B2eyes magazine 02-2013

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Sono un ottico. Porto avanti il mio centro da anni, ma penso al futuro, a come nella mia professione

stiano diventando sempre più importanti gli aspetti imprenditoriali:

marketing, comunicazione, acquisti e offerte commerciali.

Per questo sono entrato in un grande gruppo,

dove poter accedere a servizi di alto livello

senza fare il passo più lungo

e senza correre il rischio

di essere assorbito da una

catena, sapendo di restare

fedele a me stesso

e nello stesso tempo

diventare più

GRANDE. Numero Verde 800 53 63 03 • www.visionottica.it • info@visionottica.it


Mensile dedicato al mondo degli occhiali, della vista, della visione e della percezione visiva Febbraio 2013 numero 2 www.b2eyes.com In copertina Essilor

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Editore B2VISION SRL UNIPERSONALE Via Ripamonti, 44 - 20141 Milano Tel. 02 3668601 - Fax 02 3668600 info@b2vision.com Amministratore Delegato Luciano Cristiano l.cristiano@b2vision.com Cell. 334 6970786 Direttore Responsabile Angelo Magri a.magri@b2vision.com Redazione Francesca Tirozzi f.tirozzi@b2vision.com Nicoletta Tobia n.tobia@b2vision.com Pubblicità e Media Planning Raffaele De Lucia r.delucia@b2vision.com Art Direction Meloria Stampa Mediagraf S.p.a. Viale della Navigazione Interna, 89 35027 Noventa Padovana (PD)

Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 293/2009 in data 17 giugno 2009 Registrazione R. O. C.: 18653 € 1,80 - Copia omaggio

B2TRADE Editoriale Mido e il telefono senza fili 3 Il punto Passano da Bologna le nuove regole delle professioni ottiche 5 Strategie e mercato La crisi cambia le carte in tavola all’ottica 7 Professioni non regolamentate: fatta la legge, ora si dovranno fare i professionisti 10 Attualità Solo le lenti sono… a contatto con il mercato 13 VisionOttica: il primo studio sulle abitudini visive degli italiani 17 L’ottico? È il nostro primo consumatore 21 Corrado Rosson: agli ottici chiedo sorrisi e critiche 25 Brogi: per chi lavora bene c’è ancora spazio 28 Un musicista mancato nelle aule dell’ottica 31 Amarcord L’optometria per Emilio Airaghi: pragmatica, metodica, passionale 35 B2STYLE Moda Visioni future 43 B2EXPERT Consulente Beni in godimento ai soci: cosa cambia 51 Meditazioni Il nostro giardino zen 55 Lab Optometria e terapia visiva funzionale: il loro ruolo nella prevenzione e trattamento della miopia 61 B2TECH Lenti oftalmiche Rodexpò: alla scoperta dell’occhiale perfetto 65 Essilor: la produzione di Varilux S arriva in Italia 68 A Mido splende il “sole” di Zeiss 71 Hoya, il piacere di essere… smart 74 Dai Optical, arriva il listino high-tech 77 Strumenti iFocus10: la gestione della relazione con il cliente… in un’app 81 Lenti a contatto Il rispetto della cornea, innanzitutto 85 Mark’ennovy: una start-up per due 90 Losi: vogliamo portare in Italia le best practice 93

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CHARMANT GMBH EUROPE, SEDE SECONDARIA ITALIA - NUMERO VERDE: 800 372233


EDITORIALE

MIDO E IL TELEFONO SENZA FILI

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uando l’età infantile non era ancora condizionata da cellulari, internet o social network, il telefono senza fili rappresentava uno dei giochi più intriganti e divertenti. Si sussurrava una parola o una frase all’orecchio del vicino, il quale a sua volta comunicava quanto aveva compreso a chi gli stava accanto e così via, fino all’ultimo della fila, che aveva l’ingrato compito di dire a voce alta quanto gli era arrivato, il cui significato era solitamente molto lontano, se non addirittura l’opposto, dell’affermazione di partenza. Quasi sempre ne scaturiva una risata generale, sotto la quale si nascondevano tutti i limiti dell’oggettività della comunicazione verbale. Sembrerà strano, ma abbiamo l’impressione che quanto sta accadendo intorno alla più grande fiera non solo italiana, ma mondiale dell’ottica assomigli molto al telefono senza fili. Da alcune edizioni a questa parte gli organizzatori di Mido hanno messo in atto importanti investimenti e iniziative per risvegliare l’attenzione dei visitatori, in particolare italiani, nei confronti della manifestazione. Il treno alta velocità Roma-Milano completamente esaurito nei 600 posti a disposizione, diversi pullman dal nord Italia, il coinvolgimento di oltre 300 centri ottici e 400 oftalmologi della provincia di Milano per un’iniziativa a sostegno della prevenzione e del benessere visivo dei cittadini, appuntamenti formativi e informa-

tivi in fiera: tutte azioni finalizzate a dare all’edizione 2013 nuovi stimoli per raggiungerla e a favorire l’incontro tra domanda e offerta. Ma proprio a marzo tre dei quattro principali gruppi mondiali di lenti oftalmiche non sono presenti in fiera. Anzi, un paio di questi ha in programma altrettanti eventi fuori salone. Gli organizzatori della mostra milanese si dicono ovviamente dispiaciuti di questi forfait; ma, al tempo stesso, sicuri che le nuove iniziative diano i risultati sperati in termini di maggiore affluenza dei clienti italiani, tali da indurre, nelle prossime edizioni, anche gli assenti a ricredersi. Fermo restando la necessità di capire le reali esigenze di tali defezioni. I fornitori oftalmici che hanno deciso di non esporre a Mido sono gli stessi, del resto, che investono in maniera massiccia sul punto vendita, cercano visibilità sulle testate trade per il lancio dei nuovi prodotti e per le varie attività commerciali o di marketing, considerano il centro ottico una figura chiave per incrementare il fatturato e la consapevolezza di un maggiore benessere visivo presso il consumatore finale. E gli stessi che, oltretutto, predispongono eventi fuori salone in contemporanea con Mido. Allora, dove si è interrotta la comunicazione? Chi ha interesse a giocare al telefono Angelo Magri senza fili?

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IL PUNTO

PASSANO DA BOLOGNA LE NUOVE REGOLE DELLE PROFESSIONI OTTICHE

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ell’anemico panorama di eventi dell’ottica e in vista del Mido, cartina di tornasole del suo stato di salute, a Bologna il 10 e 11 febbraio scorso si è tenuta la sedicesima edizione del Congresso scientifico, organizzato dall’Istituto B. Zaccagnini sul tema “Le età del vedere”. L’evento bolognese ha avuto una partecipazione inusitata per questi tempi di magra; e un consenso e un riscontro rilevanti, certificati dal fatto che l’edizione di domenica 17 febbraio del Corriere Salute ha dedicato tre interventi al Congresso e, nello specifico, ai problemi della visione connessi con l’età infantile, il tema che ha suscitato maggiore interesse. Numerosi, molto prestigiosi, provenienti da vari paesi, i relatori: i loro nomi, tenuto conto di ciò, non li citiamo, per non commettere spiacevoli discriminazioni o imparzialità. In questa pagina, che non è una cronaca del Congresso, vanno sottolineati tre diversi aspetti e momenti. Il primo è la multidisciplinarietà: ha consentito che gli argomenti trattati venissero scavati da più lati e da prospettive diverse, favorendone una loro visione a 360 gradi. Vedere medici, optometristi e specialisti di altre discipline confrontarsi e condividere tesi e argomenti scientifici ha fornito una visione di ampio respiro di quali sviluppi e quali risultati sono possibili quando ciò accade. Stimolo per grandi riflessioni e prese di coscienza è stato il workshop dedicato al confronto tra i percorsi didattici dell’insegnamento dell’optometria per il conseguimento della laurea in Italia e del BSc nel Regno Unito. Questo argomento sarà oggetto di una ripresa per le indicazioni che può fornire sulla strada della soluzione del problema dell’optometria nel nostro paese, ma qui vale la pena di ricordare come dal confronto sia emersa una differenza sostanziale tra i due sistemi didattici: mentre il piano di studi inglese è composto solo da materie direttamente connesse con l’optometria, disciplina e pratica, nei nostri piani di studio ha largo spazio l’informazione scientifica generale e quella complementare all’optometria. Infine un breve cenno alla tavola rotonda su temi collegati alla gestione del canale, che tradizionalmente conclude il Congresso, in questa edizione verteva sulle professioni e sul Registro dell’Optometrista Magistrale. L’impegno a far circolare informazioni sulle nuove normative e a dare vita a un dibattito sulle possibili implicazioni che da diverse interpretazioni potrebbero scaturire per le professioni, che sono il motore dell’ottica, va incoraggiato, sperando si traduca in una difesa collettiva Danilo Fatelli e pluralistica del canale.

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STRATEGIE E MERCATO

LA CRISI CAMBIA LE CARTE IN TAVOLA ALL’OTTICA La distribuzione, in tutta Europa, punta sempre più sulla proposta di scale prezzo del prodotto “occhiali da vista” in cui il ruolo delle marche si ridimensiona

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all’inizio del nuovo secolo le fortune dell’ottica hanno conosciuto un progressivo declino che si è appalesato in modo evidente a partire dal 2008. Come viene ripetutamente citato in tutti i lavori di ricerca delle cause della crisi che ci sta travolgendo, il reddito delle famiglie, in termini reali, ha smesso di crescere dal biennio 1998/1999, provocando una parallela contrazione dei consumi “liberi”, cioè non riguardanti spese inevitabili come quelle per la casa, la salute, le tariffe dei servizi, ecc. L’ottica è rimasta a lungo, almeno fino al 2006, apparentemente immune da questo problema, essendo marginale il suo peso sulle spese e a basso tasso di riacquisto i suoi prodotti. A nascondere la riduzione dei volumi ha contribuito anche il costante aumento dei listini – come è accaduto per molti prodotti non essenziali - che si è arrestato solo quando la loro flessione è diventata palese e si è tradotta anche in diminuzione delle vendite in valore. Dal 2008, con una lieve ripresa nel 2009, alla fine del 2012 le vendite al dettaglio della distribuzione ottica sono complessivamente diminuite, ma al loro interno le componenti merceologiche tradizionali hanno vissuto storie diverse, così come le diverse tipologie di punti di vendita hanno risentito in

di Ario Terzi

modo diverso del calo generale. All’interno della filiera, singole insegne, marche e tipologie di punti di vendita hanno registrato anche risultati positivi e sarà interessante analizzare

Dal 2008 alla fine del 2012, con una lieve ripresa solo nel 2009, le vendite al dettaglio della distribuzione ottica sono diminuite, ma al loro interno le componenti merceologiche tradizionali hanno vissuto storie diverse; così come le diverse tipologie di punti di vendita hanno risentito in modo diverso del calo generale

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cosa è successo nei dettagli per capire come e perché qualcuno è riuscito a fare meglio della media del settore. La tendenza involutiva delle vendite, che ha cause strutturali, rischia di

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STRATEGIE E MERCATO

durare ancora a lungo e il tradizionale approccio commerciale dell’ottica italiana dovrà misurarsi con l’impatto della crisi alla ricerca di un non facile rilancio. Certamente per la distribuzione ottica non sarà facile compiere una revisione complessiva del suo modo di essere nel mercato, dopo tanti decenni di tranquillizzanti successi, di indifferenza ai richiami a comportamenti più attenti e i messaggi consolatori sul valore salvifico della professione e sulle sue virtù taumaturgiche nel tenere lontani gli ottici dagli sconti e dai prezzi bassi. Del resto non si vuol dire che i singoli ottici non abbiano reagito ai problemi di contesto introducendo proposte di occhiali a prezzi politici e anche le adesioni alle campagne della Commissione Difesa Vista sono aumentate e si sono, per fortuna, fatte più convinte. Così come la pratica dello sconto alla cassa si è rafforzata, con l’effetto però di essere una tecnica commerciale ex-post che serve a migliorare il tasso di conversione delle visite in vendite, ma non a far entrare nuovi clienti in negozio.

ruolo fondamentale. Ciò non è possibile nell’ottica, dove i prezzi delle lenti sono un oggetto misterioso per il consumatore che acquista occhiali e fa fatica a vivere il binomio montatura/ lenti e per di più i prezzi delle montature cambiano più volte l’anno in una folle rincorsa ai tempi delle collezioni dell’alta moda. Molte catene europee, da alcuni anni, hanno affrontato il problema destagionalizzando la presentazione delle offerte di montature (dalla loro comunicazione il termine collezione è quasi sempre bandito) e proponendo ai clienti listini di occhiali da vista di una pagina con scale prezzo contenute (massimo cinque), i cui singoli prezzi hanno una loro motivazione comprensibile per ogni prodotto e una gamma di optional (trattamenti, lenti, montature particolari ecc). Il concetto è che il cliente viene stimolato a “costruirsi” il proprio occhiale su misura. Questa soluzione è un esempio efficace di merchandising dei prezzi che consente di offrire una gabbia di prezzi con differenze fra minimo e massimo molto

La reazione alla crisi: il ruolo del low cost In tutta Europa la reazione alla crisi si è concretizzata con il ricorso a soluzioni low cost, compresi i beni di largo consumo, voli aerei, vacanze o ristoranti. Ad esempio molti ristoranti stellati (compresi gli ultrafamosi) hanno creato bistrot dove si mangia a un terzo o a un quarto del prezzo del loro ristorante. Per applicare con successo una politica low cost è necessario che il prezzo del prodotto abbia un riferimento noto e il pubblico al quale si propongono soluzioni alternative a prezzi ridotti sia in grado di valutarne l’effettiva convenienza. Questo è possibile dove i prezzi e le tariffe di riferimento siano pubblicizzate e, in qualche modo, stabili nel tempo. In questo senso i prodotti di marca dei beni di largo consumo svolgono un

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alte entro le quali il cliente, assistito dall’ottico venditore, posiziona la sua richiesta. Se il meccanismo è correttamente impostato e gestito, il centro ottico consegue il duplice obiettivo di offrire opportunità di prezzo conveniente e, nel contempo, di porre le premesse per conseguire ricavi medi importanti con un'opportuna tecnica di vendita pianificata e senza imporre nulla al cliente. In questo modo la segmentazione dell’offerta, che comporta gamme di prodotti molto ampie, passa dalle mani del punto di vendita a quelle del cliente, il quale non cerca sempre e solo il prezzo, ma sovente vuole la qualità, ma non a qualsiasi prezzo. Listini pubblici e offerte di prezzo: una rivoluzione culturale L’introduzione di un meccanismo di relazione con i clienti, inserito in un approccio razionale e sul prezzo in cui questi scelgono il riferimento preferito sotto la guida del venditore, pone in secondo piano le marche che vengono usate come riferimenti qualitativi e le relega in secondo piano, segnalate con generici "italian stylist, designer ecc.", con citazione di marche secondarie e la conseguente affermazione delle Private Label delle insegne. Si tratta di una rivoluzione assoluta per la distribuzione che dai listini dei fornitori e dagli sconti alla cassa su prezzi, il cui interesse non è percepito dal consumatore, passa a listini pubblici e offerte di prezzo che assumono un significato in relazione all’estensione delle scale prezzo proposte e alle attese dei propri clienti. È un cambio di cultura commerciale radicale non facile da fare, in cui al ruolo di selezionatore delle proposte dei fornitori si sostituisce quello di creatore di una propria offerta (prodotti, prezzi, promozione), ma appare, anche guardando ad altri settori, come il più efficace per colpire l’interesse della clientela.

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STRATEGIE E MERCATO

PROFESSIONI NON REGOLAMENTATE: FATTA LA LEGGE, ORA SI DOVRANNO FARE I PROFESSIONISTI

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Con il varo della “4/2013” si aprono nuove opportunità anche per la professione dell’optometrista di Danilo Fatelli

è consentito solo a seguito d’iscrizione in ordini e collegi…”, con il quale il governo Monti aveva evitato la messa in mora di tutti gli ordini e i collegi professionali come conseguenza dell’ultimatum posto dall’Unione Europea a procedere, entro il 12 agosto 2013, al loro adeguamento alle direttive comunitarie volte alla loro liberalizzazione e alla tutela del cittadino. Questo argomento è stato da me, molte volte e in varie sedi, affrontato partendo dalle motivazioni che lo hanno ispirato fino alle conseguenze sull’esercizio della professione “core” dell’ottica. Proprio partendo dall’ineluttabile riforma delle professioni, io e alcuni professionisti attivi nell’ottica giungemmo all’elaborazione di una soluzione evolutiva, il Registro dell’Optometrista Magistrale, che conteneva tutti gli ingredienti che le nuove disposizioni richiedono. A seguito di queste due leggi e dei regolamenti, circolari interpretative ed eventuali rettifiche che inevitabilmente interverranno, l’articolato, dinamico e complesso mondo delle professioni risulta stratificato su tre livelli.

unedì 11 febbraio 2013, primo giorno feriale successivo a domenica 10, è entrato in vigore Il Decreto Legge 19 dicembre 2012, “Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini e collegi“, con il quale si viene a colmare un vuoto legislativo in cui navigavano tutte le professioni che fino a questo momento non avevano ricevuto un riconoscimento legale. Si è trattato dell’ultimo passaggio, in ordine temporale, della tribolata vicenda dell’adeguamento della disciplina dell’esercizio delle professioni del nostro paese alle direttive dell’Unione Europea, in materia di libera circolazione nei paesi membri, delle persone e quindi della loro libertà di esercitare, a parità di condizioni e in autonomia, qualsivoglia professione. La legge sulle professioni non regolamentate era stata preceduta dal Decreto del Presidente della Repubblica del 7 agosto 2012, “Riforma degli ordinamenti professionali … negli ambiti…. delle professioni regolamentate il cui esercizio

Le tre tipologie di disciplina delle professioni Al primo livello ci sono le 27 “professioni organizzate in ordini o collegi” (per intenderci: avvocati, ingegneri, notai, medici, ecc) che con questa legge hanno evitato la mannaia che voleva imporre l’UE e se la sono cavata con l’introduzione di pochi meccanismi di tutela, quali l’assicurazione obbligatoria, il tirocinio e la sua durata, l’obbligo di formazione continua, la pubblicità informativa e l’esplicazione della funzione disciplinare che dev’essere affidata a organi diversi da quelli che amministrano l’ordine o il collegio, con gli avvocati e i notai che hanno una disciplina specifica e soprattutto le professioni sanitarie che restano cosa a sé. Nella sostanza tutte le critiche di autoreferenzialità, assenza o scarsità di tutela degli interessi e dei diritti dei cittadini utenti e di familismo, mosse al sistema, restano intatte. Alla seconda tipologia di disciplina delle professioni appartengono quelle che, pur avendo una loro propria disciplina (professioni regolamentate riconosciute da varie autorità, ministeri competenti, presidenza del Consiglio dei Ministri),

Da questi dati la selezione dei professionisti appare condizionata da fattori territoriali, che non possono essere garanzia di qualità Fonte: Paola Monti fondazione RDB - Ordini professionali in Italia, regolamentazione, familismo e prospettive di riforma

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non sono inquadrate in ordini o collegi. Le professioni così regolamentate sono oltre 120, tra cui quella dell’ottico, che gode di un favorevole regime abilitante che consiste nel fatto che per esercitare non deve fare esami di Stato, tirocini o altro, ma titolo abilitante è il conseguimento del titolo scolastico. Notiamo, per inciso, che con il tentativo di trasformare la professione dell’ottico in quella dell’ottico optometrista laureato si sarebbe trasferito questo beneficio alla nuova figura. Infine arriviamo alla novità assoluta della riforma delle professioni, rappresentata dal decreto legge 19 dicembre 2012, “Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini e collegi“, che viene a fornire opportunità d’inquadramento e riconoscimento a tutte le altre professioni e a quelle che il progresso tecnologico e scientifico ci proporranno nel tempo, che potranno farlo, agendo tramite le associazioni e le aggregazioni, nell’ambito delle norme UNI. Da questa opportunità restano escluse, ovviamente, tutte quelle professioni già iscritte ad albi o elenchi e “tutte quelle disciplinate da specifiche normative” (articolo 1 comma 2), quindi anche quella dell’ottico, che abbiamo visto essere inclusa nella tipologia precedente, e le professioni sanitarie. A questo proposito ribadiamo che tutte le professioni sanitarie godono di un regime separato, il quale include l’ECM, sostanzialmente privilegiato. I caratteri fondamentali della disciplina delle professioni finora ignorate sono: • la volontarietà e l’autodeterminazione della regolamentazione; • il rilascio di attestazioni concernenti gli standard professionali e la loro garanzia per il cittadino che consisterà nella certificazione alla norma tecnica UNI. L’inquadramento delle singole professioni procederà nel tempo, per ovvi motivi di onerosità degli adempimenti e per il loro volume, e richiederà chiarimenti applicativi e, forse una legge che precisi meglio il ruolo delle associazioni e delle aggregazioni; ma sarà la prima reale opportunità di inquadrare in modo preciso quella optometrica, anche se non sarà più possibile unirla, concettualmente e praticamente, con quella dell’ottico.

L'indice “ICS - Informal Content of Surname” stabilisce il livello di familismo attraverso la presenza degli stessi cognomi negli elenchi professionali: il massimo livello di familismo risulta fra i docenti universitari e il minimo fra le ostetriche Fonte: Paola Monti fondazione RDB - Ordini professionali in Italia, regolamentazione, familismo e prospettive di riforma

Infine ricordiamo che nell’ambito dei provvedimenti sul lavoro nella legge detta Fornero è stato inserito un capitolo che prevede l’istituzione del libretto del cittadino. nel quale potranno essere inserite e certificate tutte le proprie esperienze lavorative. Certamente per normare e organizzare un sistema delle professioni così ampio e privo, allo stato, di riferimenti non è sufficiente l’emanazione di una legge (tenendo sempre presente che il principio che guida la riforma sulla via della liberalizzazione è quello della riduzione e semplificazione della sua disciplina), ma si richiederanno approfondimenti la cui funzione sarà duplice: garantire i diritti del cittadino che ne usufruisce e il professionista nel suo legittimo desiderio di qualificazione, cosa che finora la precedente legislazione non ha sempre garantito o lo faceva molto parzialmente.

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ATTUALITÀ

SOLO LE LENTI SONO… A CONTATTO CON IL MERCATO Il positivo trend delle lac disposable, purché brandizzate, trainato soprattutto dalle giornaliere, non compensa i cali negli altri segmenti merceologici, che hanno fatto chiudere il 2012 in Italia con un sell out a valore del -4% rispetto all’anno precedente

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econdo le rilevazioni di GfK, il 2012 è stato un anno all’insegna della contrazione dei consumi. «Nella maggior parte dei settori relativi ai beni semidurevoli che GfK monitora, il trend delle vendite rispetto all’anno precedente non è stato positivo – dice Gianni Cossar, Global Director Eyewear and Optics GfK Retail and Technology - In questo contesto difficile si posiziona il mondo dell’ottica, che a livello europeo registra complessivamente andamenti di mercato in linea con quanto evidenziato già nel 2011, mentre la realtà italiana è in sofferenza, con un calo del mercato a valore intorno al 4% rispetto all’anno precedente. Infatti, se già nel 2011 iniziavamo a individuare una tendenza negativa a volume delle lenti oftalmiche, quest’anno il trend appare deciso: la chiusura a dicembre 2012 ha fatto registrare una diminuzione superiore al 5%, sempre in termini quantitativi. La contrazione più marcata si è avuta all’interno delle progressive, che in Italia sono peraltro ancora relativamente sottodimensionate rispetto ai principali paesi europei. Sembrerebbe quasi che questo segmento, tradizionale indicatore

di Angelo Magri

Gianni Cossar, Global Director Eyewear and Optics di GfK Retail and Technology

e motore della solidità del settore, abbia solo risentito in ritardo gli effetti di una crisi economica ormai in atto da tempo». Contribuisce alla tendenza negativa anche l’eyewear, che sul mercato interno ha fatto registrare una flessione del 5% in unità, imputabile soprattutto agli occhiali da sole, in calo del 7% rispetto all’anno precedente, che si è accentuato negli ultimi quattro mesi. Anche le montature hanno evidenziato una

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leggera flessione, dovuta principalmente a una contrazione nella prima parte del 2012. Ancora in crescita, tuttavia, i modelli in plastica in termini di volumi, oltre a un importante incremento dei prodotti di fascia alta del segmento uomo. E le lenti a contatto? «Qui la tendenza è tutt’altro che negativa - afferma Cossar - Infatti, in linea con il mercato europeo delle lac, che ha fatto registrare un 2012 in leggera crescita rispetto all’anno

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ATTUALITÀ

precedente (+1% in valore), anche l’Italia conferma il trend positivo (+0.4%). Tra i molti fenomeni che hanno contribuito a questo risultato in Europa troviamo l’incremento del valore generato dai prodotti a marchio privato (+5,2%). In questo contesto l’Italia si posiziona in assoluta controtendenza rispetto alla media europea, mostrando un comportamento d’acquisto ancora attento alla marca (prodotti “branded” +1,4%, prodotti “unbranded” -3,9%), che si spiega guardando con attenzione gli andamenti delle lenti giornaliere: qui lo sviluppo del silicone hydrogel e il lancio di nuovi prodotti ha permesso al segmento di chiudere l’anno con una crescita superiore a quella del totale mercato Italia». In Europa le vendite di liquidi per lenti a contatto hanno, invece, fatto registrare una flessione pari al -2,7% in valore rispetto al 2011: l’Italia è comunque riuscita a chiudere l’anno in una situazione di sostanziale stabilità (-0,1%), principalmente grazie al contributo degli agenti umettanti, in crescita del 5% contro il +2,9% della media europea.

«In questi momenti di difficoltà è cruciale per i partner riuscire a capire le motivazioni dei trend e approfondire le analisi – spiega Cossar - Proprio per far fronte a queste esigenze abbiamo ulteriormente arricchito l’offerta dei nostri servizi. GeoMarketing, Retail Analytics (cioè lo studio che permette di analizzare in profondità cosa accade sugli scaffali dei negozi, come il

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turnover di prodotto o quale possa essere l’influenza dell’inserimento a scaffale di una nuova referenza rispetto alle altre) e Mystery shopping sono le novità più importanti. Inoltre, visto il sempre più significativo peso dell’e-commerce, abbiamo in programma per il 2013 la rilevazione delle vendite anche attraverso questo canale». GfK è ancora “Market Knowledge Partner” di Mido 2013. «Il continuo incremento dei “nuovi” mercati rilevati, come Russia, Polonia e Grecia, gli altri mercati europei, il nuovo obiettivo sull’India e il lancio dell'eyewear in Cina, nonché la necessità di ottimizzare l’offerta nei mercati “storici” portano la nostra società di ricerca a proporsi sempre più come riferimento per le analisi di mercato - sottolinea ancora il manager milanese - Le politiche commerciali, gli investimenti e i posizionamenti di nuovi prodotti, il ripensamento strategico di settori consolidati, ma in calo, necessitano il supporto di dati e di analisi aggiuntive che la nostra società riesce a garantire in maniera rapida e approfondita».

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ATTUALITÀ

VISIONOTTICA: IL PRIMO STUDIO SULLE ABITUDINI VISIVE DEGLI ITALIANI Dall’impegno dell’insegna nella sensibilizzazione sul benessere degli occhi, attraverso numerose campagne rivolte al target consumer, e dalla raccolta di dati online effettuata grazie al pre-test dello Stress Visivo, è nato un vero e proprio Osservatorio permanente

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a mole dei dati raccolti è stata tanto consistente da portare alla creazione di un vero e proprio Osservatorio permanente: il pre-test dello Stress Visivo, messo online da VisionOttica a ottobre del 2010, ha generato infatti una così massiccia risposta

di Nicoletta Tobia

da parte degli utenti internet da fornire agli esperti uno scenario pressoché completo, in grado di illustrare nel dettaglio le abitudini visive degli italiani. E dal momento che il pre-test è sempre online su www.visionottica.it, il panel cresce ogni giorno, cosicché lo studio può essere aggiornato in maniera continuativa fotografando uno scenario sempre attuale. Una volta terminato il percorso gli utenti, se

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ATTUALITÀ

necessario, sono invitati a recarsi presso i centri VisionOttica per effettuare il Test dello Stress Visivo: un semplice e affidabile screening messo a punto in esclusiva dagli esperti VisionOttica con il patrocinio della Società Oftalmologica Italiana. Per sensibilizzare il consumatore e supportare l’iniziativa, il premium brand di Vision Group con 220 centri ottici presenti su tutto il territorio nazionale negli ultimi due anni ha pianificato una massiccia campagna multicanale con il contributo dell’agenzia Meloria che ha coinvolto web, stampa nazionale e locale, radio e tv con spot e telepromozioni: un investimento importante per un marketing mix articolato e personalizzabile a disposizione degli affiliati per comunicare con la massima efficacia sul territorio di riferimento. Il risultato è stato di portare oltre 21mila utenti (il dato è aggiornato a novembre 2012. A febbraio i test svolti sono più di 24mila) a effettuare il questio-

nario di 19 domande: un campione molto vasto, composto al 61% da uomini e al 39% da donne, per il 40% appartenenti alla fascia di età compresa tra i 18 e i 30 anni. I dati raccolti grazie al pre-test, in grado di capire le abitudini e le relative sollecitazioni allo stress visivo, hanno fatto emergere la scarsa consuetudine

che accomuna uomini e donne a occuparsi della vista: il 27% non se ne preoccupa mai, il 24% raramente, il 30% ogni tanto e il 13% spesso. Resta quindi uno sparuto drappello pari al 6% che dichiara di occuparsene sempre. Un dato su cui gli esperti richiamano l’attenzione, soprattutto se si considera che l’87% degli intervistati afferma di percepire fastidio agli occhi almeno una volta durante la giornata. Il 28% avverte pesantezza, il 24% sente la vista annebbiata, il 20% fastidio alla luce e il 15% accusa bruciore. In queste pagine alcune immagini della campagna stampa e delle telepromozioni VisionOttica dedicate al Test dello Stress Visivo

LE OVER 45 SI CURANO DI PIÙ, ANCHE DELLA VISTA Tra le donne, le più attente al benessere visivo sono le appartenenti alla fascia d’età tra i 46 e i 60 anni: il 34% delle intervistate che ha risposto di occuparsene sempre infatti è compreso in questo gruppo. A seguire, quelle tra i 18 e 30 anni (27%) e quelle tra i 31 e i 45 anni (26%). E quali sono le soluzioni ottiche preferite dalle italiane? Secondo la ricerca, il 43% sceglie gli occhiali, mentre il 4% utilizza le lenti a contatto. Il 13% dichiara di utilizzarli entrambi. Sono soprattutto le giovani donne, tra i 18 e i 30 anni, a preferire le lac, in alternativa agli occhiali. L’indagine inoltre mette in luce come le donne sottovalutino l’importanza di occuparsi della propria vista anche durante le più comuni attività quotidiane: il dato interessante è che ben oltre il 24% delle donne over 40, età in cui si manifestano comunemente i primi segnali di presbiopia, non utilizza gli occhiali. «Dai risultati emerge come la maggior parte delle donne non percepisce tutte quelle attività visive legate all’ambito dei lavori domestici, ad esempio cucinare, stirare, spolverare, come fonte di potenziale stress per la vista» commenta Carlo Redaelli, responsabile relazioni area medica Vision Group.

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IL FASTIDIO AGLI OCCHI È GIOVANE Il 40% di coloro che durante il giorno avverte segnali di stress visivo quali pesantezza, vista annebbiata, fastidio alla luce e bruciore, ha un’età compresa tra i 18 e i 30 anni. Un dato cui prestare grande attenzione, se si considera che sono soprattutto i più giovani a dichiarare di non preoccuparsi del benessere della vista. Appartengono infatti a questa fascia d’età il 34% delle donne e il 51% degli uomini che hanno dichiarato di non occuparsi mai o quasi mai dei propri occhi. E sono sempre i giovani a sottoporre i propri occhi a diverse cause di stress visivo. Il 52% degli uomini che passa mediamente da 3 a 5 ore davanti al computer ha infatti tra i 18 e i 30 anni, così come sono giovani uomini, con il 44% delle risposte, a trascorrere più di 5 ore davanti alla tv. «Diventa quindi evidente come i giovani debbano essere sensibilizzati sul tema ed educati a riservare ai propri occhi una cura costante, non sottovalutando i segnali di stress visivo» chiarisce Redaelli.

IL DIGITAL STRESSA LA VISIONE I risultati raccolti con il pre-test dello Stress Visivo mettono inoltre in evidenza una generale “inconsapevolezza” dei disagi prodotti all’occhio dall’utilizzo dei device tecnologici per la lettura. Eppure davanti al computer il 60% degli intervistati passa ben più di tre ore quotidianamente, con punte di oltre cinque ore per il 38% di essi. Queste ore vengono trascorse per lo più navigando su internet (il 58% lo fa da 1 a 5 ore ogni giorno) e chattando sui principali social network: tutte attività svolte anche con gli smartphone, di cui è dotato il 45% degli italiani. Ma la “lettura” sui moderni dispositivi non è percepita come tale, e quindi non è considerata fonte di stress per la vista: il 52% degli intervistati dichiara infatti di dedicare a questa attività meno di un’ora al giorno e (il 64%) solo tra le mura domestiche.

VEDERCI BENE PER GUIDARE MEGLIO Poco rassicuranti si sono rivelati i dati che mettono in relazione la sicurezza al volante con il benessere degli occhi. Secondo quanto emerge dal rapporto Aci-Istat sui sinistri stradali nel 2011, il picco degli incidenti si verifica alle ore 18, quando all’aumento del traffico dell’ora di punta all’uscita dal lavoro si aggiungono fattori quali stress, stanchezza e difficoltà di percezione visiva dovuta alla riduzione della luce naturale. Se si considera che il 43% utilizza l’auto per recarsi in ufficio o per trasferte legate alla professione, è preoccupante che solo il 6% degli intervistati dichiari di occuparsi “sempre” del proprio benessere visivo. A questi dati si aggiungono quelli relativi ai fastidi agli occhi percepiti durante il giorno di cui parlavamo prima: disagi che, se associati a fattori come la riduzione della luce naturale, all’ora del tramonto o a condizioni meteorologiche non ottimali, possono mettere a rischio la sicurezza in strada.

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L’OTTICO? È IL NOSTRO PRIMO CONSUMATORE Zegna Baruffa, da poco alla direzione creativa di Allison, illustra le caratteristiche e le opportunità di vendita delle sue prime “creature”, Hally & Son e Opposit

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di Angelo Magri

ally & Son e Opposit, insieme ad altre importanti novità, sono il segno tangibile di quella che è la “nuova” Allison. Lo conferma Massimilano Zegna Baruffa, anche lui nuovo Chief Creative Officer dell’azienda padovana di montature, introducendo così i due marchi al debutto a Mido 2013. Quali sono le principali caratteristiche di Hally & Son e Opposit, in termini di prodotto e di posizionamento sul mercato? Sono il "Sacro e il Profano" del nostro portafoglio brand! Ma, pur essendo profondamente differenti per tipologia di prodotto, gusto e cliente target, hanno una caratteristica comune: l'eccezionale rapporto qualità-prezzodesign. Hally & Son nasce da uno scatolone malconcio che durante un trasloco stava per essere gettato… al suo interno, un vecchio raccoglitore con appunti, disegni e alcuni occhiali e componenti non finiti. A noi piace pensare che la mano fosse di un uomo che aveva un sogno. Lo abbiamo immaginato come un uomo che nei ritagli di tempo, utilizzando quello che riusciva dagli scarti e dalle rimanenze di produzione, ci stava provando. E lo faceva con suo figlio che lo accompa-

Massimiliano Zegna Baruffa, Chief Creative Officer di Allison

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Alcuni modelli delle due nuove collezioni dell’azienda padovana, Hally & Son e (nella pagina precedente) Opposit

house brand, in una fase economica così delicata? Trovo limitativo definirli house-brand: li definirei semplicemente brand. È proprio nei momenti difficili che bisogna fare la differenza e ci sono le maggiori opportunità, che gli investimenti sono doverosi. Come si collocano all’interno del portafoglio marchi di Allison? Completano la gamma proposta da Allison, ma, soprattutto, si differenziano profondamente da qualsiasi marchio di occhiali presente sul mercato. Sono il frutto di un nuovo approccio in cui la capacità e l'efficienza industriale, legate a una concettualizzazione creativa più in linea con quella dell'abbigliamento che con quella dell'occhialeria, si uniscono per portare sul mercato, a prezzi retail fair e corretti, un prodotto eccellente in cui non si è permesso alcun compromesso qualitativo o stilistico. Quale sarà la loro filosofia commerciale e di comunicazione verso gli ottici italiani? Hally & Son e Opposit comunicano all’ottico allo stesso modo in cui comunicano al consumatore finale: l'ottico, prima di tutto, è colui al quale il consumatore si affida perché venga fatta la prima scelta, quindi lo vediamo come il nostro “consumatore” più preparato, esigente e competente. I valori di cui sono portatori questi due marchi sono forti e chiari e altrettanto lo sono le leve: prodotto forte e molto identificativo pensato prima di tutto per essere un abbellitore del viso, qualità ineccepibile e ben percepibile, prezzo retail assolutamente in linea con le esigenze del mercato, rete vendita di provata qualità e con grande motivazione, alto margine per l’ottico, coerenza a 360° tra prodotto, strategia di comunicazione e valori della marca. In particolare, per quanto riguarda Opposit, pur non dimenticandoci della tradizionale carta stampata, ci concentreremo sul web.

gnava per strada a vendere i suoi primi occhiali e che fin da piccolino aveva carpito l'amore del padre per quel prodotto e sognava anche lui. A lui e a tutti quelli che hanno vissuto il sogno degli occhiali dedichiamo questa linea, che nasce dai suoi appunti e che ripercorre la nostra storia di produttori di montature attraverso gli anni. La sofisticata scelta dei materiali, come il corno di bufalo d'acqua e gli acetati appositamente creati per questa linea, si affiancano a un tocco di eccentricità, come i rivetti asimmetrici e i terminali delle aste, per far rivivere le forme più tradizionali ma allo stesso tempo modernamente attuali. Hally & Son è una celebrazione dell’occhiale classico, senza tempo, in cui l'artigianalità, il gusto e la tradizione si fondono con l'industria e la tecnologia per creare un prodotto eccellente. Opposit viene, invece, concepito per diventare uno "status symbol ideologico” per chi crede in un valore fondamentale: la libertà da condizionamenti, la volontà di essere se stessi e la capacità di accettare gli altri con le loro diversità. Essere Opposit è una presa di posizione netta: apriamoci al diverso, facciamo cadere il muro del pregiudizio e… guardiamoci negli occhi. Caratterizzato in tutti i modelli dai simboli del sesso maschile e femminile e da una scelta cromatica mai banale, Opposit proclama la libertà di vivere e amare la seduzione, la sessualità, la sensualità e la provocazione a modo proprio e di esprimere l'elemento maschile o femminile che sono in ognuno di noi. Opposit diventa così l'accessorio per chi vuole comunicare agli altri, senza parole e senza spiegazioni, il proprio orientamento di libertà. Sono modelli trasversali, che superano la distinzione tra l'occhiale pensato per l’uomo o per la donna, per la vista o per il sole: l'occhiale diventa una decorazione per inquadrare lo sguardo. Cosa ha spinto Allison a lanciare due nuovi

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CORRADO ROSSON: AGLI OTTICI CHIEDO SORRISI E CRITICHE Dagli oggetti d’arredo all’occhialeria di design, passando per l’esperienza in Luxottica: il responsabile stile e prodotto di Pramaor svela i segreti di un mestiere che, per avere successo, deve coinvolgere l’intera filiera

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di Angelo Magri

adatta a un caldo e tiepido bagno rilassante. Proprio quello che cercavo! Finalmente i miei compiti e le mie responsabilità superavano il tempo necessario per eseguirli e qualcuno aveva davvero bisogno di quello che sapevo fare. Era davvero la sfida che stavo cercando: aiutare a crescere e poter crescere a mia volta. Ho collaborato con molte aziende nel mio percorso professionale, molto grandi e molto piccole, in settori totalmente diversi, confrontandomi con molte persone dalle idee più disparate sul mercato e sul prodotto. In Pramaor per la prima volta c'è stata un’immediata sintonia su ciò che volevamo: la chiara direzione verso cui stiamo navigando fa sì che si perda poco tempo

l primo Mido, il primo Silmo, il primo campionario… A poco più di due anni dal suo ingresso in Pramaor, Corrado Rosson ha superato tutti i “battesimi” più significativi. È giunto, quindi, il momento di chiedergli un bilancio: il primo, appunto Qual è il suo percorso professionale nell’ottica? È un percorso segnato dalla nascita, quasi un destino. Lo dico un po' scherzando naturalmente, ma in parte è vero. Sono nato ad Agordo e l'aria che qui si respira dal 1961, anno di fondazione di Luxottica, è quella delle montature per occhiali. Nella vallata tutto gravita intorno a questa grande realtà e anche la mia famiglia, per lunghi anni, è stata impiegata presso lo stabilimento agordino. Ho familiarizzato quindi, giorno per giorno, con il prodotto e la terminologia propria del distretto, un linguaggio fatto di termini tecnici e mitici aforismi. Non ho mai amato, però, sentirmi un "predestinato": così per anni ho schivato questo ambiente, occupandomi del design e della progettazione di tutt'altro tipo di prodotti: rubinetti, box doccia, ceramiche e arredo. Solo nel 2006 ho iniziato il mio percorso di designer nell'ambito dell'occhialeria presso l'ufficio stile di Luxottica. Successivamente nel 2011, grazie all'amico Nicola Del Din, presidente di Pramaor, ho accettato la sfida di diventare il responsabile dell'ufficio stile e sviluppo prodotto di questa piccola e brillante realtà del made in Italy. Quali sono state le prime sensazioni, una volta arrivato in Pramaor, a confronto con quelle delle esperienze professionali precedenti? L'impatto è stato forte e decisamente stimolante, spesso lo immagino come immergersi nell'acqua minerale gasata: fresca e frizzante, ma allo stesso tempo non

Corrado Rosson, dal 2011 head of product and design di Pramaor

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Il bozzetto di Swordfish, il terminale che può essere regolato dall’ottico in tempo reale di fronte al cliente, studiato da Rosson per i modelli Blackfin

to è un sentiero che non percorri per caso. Dal concept al servizio post vendita: nulla è un pianeta isolato, tutto fa parte di un sistema. Cosa si aspetta un designer dall’anello a valle della filiera, cioè il centro ottico che prima sceglie e poi vende le montature da lui create? Essenzialmente mi aspetto due cose: sorrisi e critiche. I primi mi faranno capire di aver fatto un buon prodotto, le seconde mi aiutano a far sì che il prossimo sia migliore.

in compromessi e se ne investa invece molto in nuove idee. Credo sia la condizione migliore per un designer. Quali sono i vantaggi per un designer che lavora per un’azienda di piccole dimensioni, specializzata in occhiali di tendenza? Quali, invece, le difficoltà maggiori? Sicuramente la possibilità di mettere davvero la propria anima creativa in gioco è il miglior vantaggio e, allo stesso tempo, la difficoltà maggiore. Creare un prodotto vincente costa fatica, lavoro e una buona dose… di caffè; ma le soddisfazioni sono impagabili. Nelle grandi industrie tutto tende a essere diluito e frutto di compromessi, non sempre è facile capire la direzione giusta o indicarne una a qualcuno. Quanto conta il lavoro di team nell’attività creativa all’interno di un’azienda di occhiali? Come in ogni settore, se ogni ingranaggio fa la propria parte, il meccanismo funziona. Non è più pensabile un'azienda dove non ci sia uno stretto lavoro di squadra nelle varie aree: commerciale, marketing e sviluppo prodotto. Io posso creare un occhiale dall'elevato valore aggiunto, ma sostenerlo fino a quando è sul naso di un emozionato cliente soddisfat-

Occhiali Blackfin, l' house brand dell’azienda di Taibon Agordino, specializzato in montature in titanio

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Il punto vendita Nau! di via Orefici, nel cuore di Bologna

BROGI: PER CHI LAVORA BENE C’È ANCORA SPAZIO Più di 50 punti vendita in tutta Italia, 100 nuovi assunti nel 2012, occhi puntati sull’estero e, soprattutto, sulle opportunità d’integrazione a monte: da qui passano il presente e il futuro di Nau!

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ome si sta evolvendo la distribuzione ottica, alla luce delle recenti operazioni a valle, ma anche a monte della filiera? Alla Nau! sono convinti che il tempo e il mercato stiano dando loro ragione. «I primi ad aver fatto un’integrazione

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a monte e a valle della filiera ottica siamo stati noi – afferma Fabrizio Brogi – All’inizio è stata soprattutto un’integrazione di competenze tra la creazione di un occhiale, di una marca e di una rete». Poi, a valle, è venuto lo sviluppo oculato del progetto nato circa sette anni fa. «Da prima catena monomarca nel nostro paese Nau! oggi si è trasformata in un brand riconosciuto dal

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consumatore finale, che lo scorso anno ha dato lavoro a 100 nuove persone e lo stesso numero di nuovi assunti conta di realizzare entro il 2013 – racconta Brogi, che di Nau! è presidente – Siamo a 51 negozi in tutta Italia, con una significativa espansione anche in Puglia e in Sicilia e, presto, un’ulteriore apertura nel centro di Roma». Anche risalendo il corso della

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«Anche in una congiuntura difficile come l’attuale abbiamo saputo crescere, sia a parità di perimetro sia complessivamente: oggi il nostro cliente ci sceglie per la marca, il design, il colore, il rinnovamento e la salvaguardia dell’ambiente, mentre il prezzo è sempre meno importante»

filiera Nau! scopre nuovi fattori di successo. «In termini di prodotto il prezzo è sempre meno importante: oggi il nostro cliente acquista Nau! per la marca, il design, il colore, il rinnovamento e la salvaguardia dell’ambiente – sottolinea Brogi – Anche la brand awareness appare in crescita: una delle tante dimostrazioni viene dall’essere entrati nel canale di vendite online con Yoox, portale che esercita un’elevata selezione all’ingresso, e dal ricevere richieste di collaborazione anche oltre i confini nazionali». Ripercorrendo ancora più a ritroso la filiera si trova uno dei prossimi obiettivi della società, che ha il proprio quartier generale a Castiglione Olona. «Alla luce dei risultati raggiunti e del contesto economico, vogliamo avviare una via via crescente integrazione sulla produzione, tanto che stiamo valutando con attenzione alcune unità produttive ubicate in Italia – rivela Brogi – Nonostante tutto, infatti, il mercato è ancora grande: persino in una congiuntura difficile come l’attuale Nau! ha saputo sempre crescere, sia a parità di perimetro sia complessivamente. Segno che per le realtà in grado di lavorare

bene c’è ancora spazio». Infine uno sguardo a Mido, che da un paio di edizioni sta lanciando nuove iniziative per attirare gli ottici italiani: quale importanza hanno oggi le fiere dell'ottica per produttori e distributori? «Sull’attuale sistema fieristico sono perplesso e pure un po’ critico, anche alla luce dello sviluppo dell’e-commerce – dice il numero uno di Nau! – In fiera si va sostanzialmente per tre motivi:

Fabrizio Brogi, presidente di Nau!

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comprare e vendere, incontrare persone, vedere i prodotti. A Mido, ma anche a Silmo e in altri saloni, i primi due aspetti è da un po’ che latitano e oggi, purtroppo, rischia di diventare inconsistente pure il terzo. Tuttavia anche l’ultima edizione di Monaco ha dimostrato che una mostra può parlare di prodotto e lo si può vedere, tanto che opti risulta in crescita: a Mido il prodotto lo si vede?».

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Foto di: Saycheese!

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UN MUSICISTA MANCATO NELLE AULE DELL’OTTICA Dopo il volume sugli strumenti oftalmici Sergio Cappa ha già preparato le bozze per la storia del settore nel ‘900, che costituirà il completamento del suo “Conspicilla”

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el settore è conosciuto da molti, se non da tutti, per la sua attività di docente a Milano, oggi alla Scuola Civica di via Quarenghi, e per i suoi libri. Solo in pochi, però, sanno che invece di un’insegnante di ottica, Sergio Cappa sarebbe potuto diventare un bravo musicista. «Mi mancavano pochi esami per diplomarmi al Conservatorio, eppure decisi di

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fermarmi. Colpa, probabilmente, del mio spirito ribelle o di quella passione per lo studio, per la ricerca, di quella curiosità intellettuale ereditata da mio padre». Senza tale “colpa” probabilmente avremmo un ottimo esperto di note anziché un valido studioso dell’ottica e degli strumenti oftalmici, della sua storia e delle loro funzioni. Così, dopo la laurea in Scienze Politiche, riprende gli studi di ottica e optometria, che lo porteranno nelle aule degli istituti milanesi come docente

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e gli apriranno le porte della letteratura di settore. «Conspicilla, il volume uscito nel 2004 che deve il titolo al termine latino per indicare i primi negozi che somigliavano ai nostri centri ottici, è nata nelle Biblioteche antiche di Milano, la Braidense, l’Ambrosiana, ma anche in quelle minori in giro per la Lombardia – ricorda Cappa – Solo lì trovavo quella serenità interiore che mi ha anche permesso di ricostruire la prima storia dell’ottica dal 1300 ai giorni nostri, analizzando in

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parallelo quello che succedeva, negli stessi secoli, in Italia e nel mondo». Un lungo excursus storico che ha garantito al nostro settore di disporre finalmente di un compendio tanto snello quanto esauriente delle sue radici. Sergio Cappa, tuttavia, subito dopo il “visto si stampi” dato alla pubblicazione si rese conto che non poteva bastare, né alle esigenze dei colleghi né alla sua sete di conoscenza. «Ricontattai così Antonio Canfora, mio insegnante al Galilei di Milano e punto di riferimento per tutti coloro che in un modo o nell’altro si sono avvicinati allo studio dell’ottica – dice Cappa – Siamo alla fine degli anni ’90 e per un lungo periodo tutti i martedì sera incontravo il prof Canfora, che mi “svelò” tutti i suoi segreti, persino i preziosi appunti che rappresentavano anni di insegnamento e di cultura. Da qui, da queste frequentazioni settimanali, dalla capacità di ascoltarlo e di cogliere la sintesi del suo vasto sapere nacquero il desiderio e lo stimolo di scrivere “Introduzione allo studio degli strumenti oftalmici”». Il volume rispondeva a una precisa esigenza. «Un conto è schiacciare un bottone e leggere un risultato, ad esempio quando si utilizza l’oftalmometro, un altro invece è sapere cosa c’è dietro uno strumento – spiega Cappa – E la base di partenza fu tanto semplice quanto sconvolgente nella sua rivelazione: l’occhio

ha tutte le caratteristiche di uno strumento e come tale funziona. Studiarlo, quindi, può aiutare nella nostra professione a capire meglio quando uno strumento è valido o meno. In sostanza il volume spiega non soltanto come si utilizza uno strumento, ma anche come funziona, così da ottimizzarne i risultati». Cappa, comunque, non ha appeso la penna di storico al chiodo. In estate uscirà una sorta di se-

TUTTI A LEZIONE DI STRUMENTI OFTALMICI Suddiviso in 12 capitoli, più un'appendice, il volume, pubblicato nell’ottobre 2011 da Medical Books, “Introduzione allo studio degli strumenti oftalmici” è diviso in due parti. La prima contiene la storia della ricerca sulla struttura della luce e una sua spiegazione, supportata da alcuni esempi di applicazioni oftalmiche. Segue la definizione e il progetto di uno strumento oftalmico e una breve loro storia, da Galilei alla tecnologia del '900. Le relazioni fondamentali algebricogeometriche di cannocchiale e microscopio chiudono la prima parte. La seconda si compone di 7 capitoli con la descrizione dei più comuni strumenti di uso oftalmico: oftalmoscopio, schiascopio, oftalmometro, slit lamp, frontifocometro, forottero e tonometro, la loro struttura ottica e numerica e le caratteristiche peculiari. Tutti i capitoli, chiusi da poche note di bibliografia utile, sono supportati da una matematica volutamente essenziale, per favorirne la lettura.

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quel di Conspicilla, dedicato alla storia dell’ottica nel secolo scorso, insieme a un altro esperto e storico del settore, Silvio Maffioletti. «Con l’analisi del nostro settore nel ‘900 sarà possibile per studenti, professionisti, appassionati o semplici curiosi avere tutti gli strumenti culturali per conoscere l’evoluzione di un’attività che da quasi un millennio si occupa del benessere visivo della gente», chiosa il docente milanese.

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L’OPTOMETRIA PER EMILIO AIRAGHI: PRAGMATICA, METODICA, PASSIONALE Il 19 novembre 1992 la notizia della sua improvvisa scomparsa raggiunse i colleghi e gli studenti dell'ISSO Milano e di tutta Italia. A vent’anni dalla morte il suo ricordo e la sua eredità sono, umanamente e professionalmente, un bene molto prezioso

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na notizia drammatica e inattesa, un fulmine a ciel sereno. Così Silvio Maffioletti, che di Emilio Airaghi fu studente prima, assistente e collega poi, a Milano, ricorda quel terribile giorno di poco più di vent’anni fa. Con il suo prezioso contributo, già presentato sul web sotto l’egida di Federgruppi Ottica, ripercorriamo la breve ma intensa vita di Airaghi, partendo proprio da quel 16 novembre 1992, quando un lieve malore lo aveva colto in aula durante il seminario di OptikonFederottica del quale, quel fine settimana, era relatore in Puglia. Dopo aver sospeso la lezione alcuni minuti, si era ripreso e aveva completato il corso. Era rientrato a Lainate e aveva riferito al proprio medico; nei giorni successivi stava effettuando gli opportuni accertamenti sanitari, ma la notte tra il 18 e il 19 novembre un fatale aneurisma all'aorta lo aveva colto nel sonno, stroncandolo ad appena 34 anni. Da studente a docente: una vita per l'ISSO Emilio Airaghi nasce a Lainate, a pochi chilometri dalla cintura nordoccidentale di Milano, nel 1958. All'età di 12 anni subisce il grave lutto della repentina scomparsa del

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Emilio Airaghi in alcuni momenti della sua vita privata

padre: la drammatica esperienza accelera la sua maturazione personale e accresce il suo atteggiamento responsabile nei confronti della madre e della sorella, affetta da una seria patologia. Dopo la scuola dell'obbligo s'iscrive al corso professionale di Ottica a Milano, completandolo con successo e ottenendo, nell'estate del 1978, l'abilitazione alla professione. Gradualmente cresce la sua collaborazione con lo zio, che ha un negozio di fotografia nel centro di Lainate: lì Emilio inizia ad applicare quanto ha appreso alla scuola di Ottica, dedicandosi con impegno alla nuova esperienza professionale. Nell'autunno del 1978 s'iscrive al corso di Optometria dell'Istituto Superiore di Scienze Optometriche di Milano. Affronta studio e lavoro con slancio e fiducia nei propri mezzi. Ha carattere, è capace di autodisciplina, avvezzo alle difficoltà e sostenuto da una forte motivazione: ha doti naturali e obiettivi chiari, che persegue con passo regolare. Il suo modo di relazionarsi con le persone è diretto e sobrio, la sua comunicazione verbale è rispettosa ed essenziale, rifugge i lunghi discorsi e punta direttamente al nocciolo delle questioni. Nelle discussioni non s’impone, né agisce d'impulso; pri-

ma di prendere posizione preferisce dare spazio e ascoltare. Inoltre ha carisma e, nell'ambiente dell'ISSO milanese, trova un terreno favorevole alla propria crescita. Alcuni tra i suoi insegnanti sono i fondatori della scuola che, dal 1969, prepara optometristi provenienti da tutta Italia attirati dall'ampia presenza, nei programmi dell'ISSO, dell'approccio funzionale o comportamentale all'Optometria. Airaghi li segue con vivo interesse, riportando risultati scolastici assai positivi che lo gratificano e lo orientano con sempre maggiore convinzione verso la professione optometrica. Nel 1980, terminato il corso di Optometria, Airaghi chiede di potersi dedicare, come assistente, all'attività didattica dell'ISSO milanese. Trova la porta aperta e inizia a collaborare strettamente con vari docenti, in particolare con Riccardo Perris, nelle attività didattiche e di ricerca. Sono gli anni in cui, grazie alla nascita di corsi in varie città, l'Optometria si sta diffondendo in Italia: Airaghi coglie appieno le possibilità che si aprono e aumenta il proprio impegno. In classe spiega con pazienza e metodo, usando modi semplici che rivelano sicurezza e suscitano rispetto. Nella sua attivi-

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tà di docente adotta l'approccio che già utilizzava quando era studente: approfondire gli argomenti con rigore, controllare le fonti, applicare il metodo scientifico. Invita gli studenti ad avere spirito critico e li stimola a non fermarsi alla superficie degli argomenti, andando più a fondo per cercare sempre di capire. Supera le difficoltà legate alla mancanza di esperienza e in modo naturale, quasi fisiologico, diviene uno degli insegnanti dell'ISSO più rispettati dagli studenti. Cresce anno dopo anno e guadagna la stima anche dei colleghi più maturi, che lo considerano affidabile anche se è ancora giovane. Quello del 1989 è il primo, importante passaggio generazionale all'ISSO milanese: ai fondatori, che nel 1969 avevano aperto la scuola di Optometria, si affianca un gruppo di giovani insegnanti cresciuti sotto la loro ala e a essi fortemente legati. Emilio è tra loro. Ma, pur nella continuità, Airaghi inserisce alcuni aspetti fortemente innovativi nella propria docenza. È intellettualmente libero e aperto, quindi riesce ad affrontare gli argomenti senza dogmatismi e pregiudizi, stimolando la riflessione personale, il che viene particolarmente apprezzato dagli studenti.

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Spiega bene la propria materia, è autorevole nella gestione della classe e la sua capacità di sintesi cresce rapidamente. Rinnova l'approccio agli argomenti che gli vengono affidati, ovvero Clinica di Optometria e Ottica Fisiologica. Il programma didattico di Clinica di Optometria è vasto e comprende sia ore di teoria sia di pratica clinica; gli studenti effettuano i test secondo lo specifico protocollo, eseguono l'analisi visiva con il Metodo di Analisi Grafica e con il Metodo dei 21 punti, infine elaborano la prescrizione più opportuna, discutendola in aula davanti ai docenti e ai compagni. Airaghi è esigente e richiede impegno nell'applicazione rigorosa dei due metodi. Nella discussione dei casi va però oltre la loro applicazione meccanicistica, insegnando a valutare anche altre variabili ambientali in gioco e ad acquisire conoscenze complementari che possano essere utili nella valutazione del problema esaminato. La scelta dell'approccio Funzionale Tra i colleghi italiani, alla fine degli anni Ottanta, si sviluppa una serrata discussione su quali debbano essere le competenze primarie della professione optometrica. La posizione di Airaghi al riguardo è pragmatica: egli diffida sia di chi è troppo teorico e vago sia di chi disegna obiettivi iperspecialistici e troppo “di nicchia”. Nel suo impegno di ricerca, Airaghi preferisce coniugare concretezza e qualità occupandosi di protocolli di lavoro, standardizzazione dei dati, sperimentazione di nuove procedure interdisciplinari. È un approccio fortemente legato alla realtà di chi vive la professione tutti i giorni, sul territorio; lo adotta a scuola e anche nei corsi di aggiornamento professionale, considerando inaccettabile la posizione dei colleghi che, appellandosi alla loro esperienza, tendono a semplificare

l'analisi visiva e a optare per criteri di valutazione empirici e autoreferenziali. All'inizio degli anni Novanta in Italia s’intensifica la discussione che mette a confronto l'approccio optometrico Fisiologico (detto anche Strutturale, Tradizionale, Classico) e l'approccio optometrico Funzionale (detto anche Comportamentale). Airaghi, in sintonia con gli orientamenti dell'ISSO milanese, lavora con convinzione per lo sviluppo dell'approccio Funzionale, sia promuovendone gli aspetti teorici sia sperimentandone le applicazioni. Nel 1985 scrive con Mauro Faini e Riccardo Perris un manuale che analizza le tecniche di rieducazione delle abilità visive in caso di eteroforie di entità significativa. Ritiene necessario lo studio e la comprensione profonda dei test visivi, perché vuole mettere a punto una metodologia che vada oltre ai 21 punti e sappia unificare le conoscenze optometriche in un linguaggio comune, con un protocollo chiaro e praticabile nell'ordinaria attività sul territorio. In questa prospettiva Airaghi nell'ottobre del 1986 presenta insieme a Remo Cavalleri, al 4° Convegno Scientifico dell'ISSO Milano, un'analisi dei test dei cilindri crociati per vicino (dissociati e fusi) che prende in considerazione un campione di 1.455 soggetti. Due anni dopo, al 5° Convegno Scientifico dell'ISSO Milano, presenta insieme a Edoardo Cerri e Riccardo Perris uno studio, con 130 serie di rilevamenti, sulla metodologia da utilizzare nel rilevamento della vergenza. Intanto vuole continuare a crescere: s’iscrive al corso di laurea in Psicologia Clinica dell'Università degli Studi di Torino e lo affronta con impegno, esame dopo esame, studiando in ogni occasione opportuna. Si laurea brillantemente nel 1991 con un'innovativa tesi sperimentale sull'ambliopia quale effetto della deprivazione sul sistema visivo umano. Nel lavoro sperimentale effettuato nel tirocinio di tesi (che, dopo

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la sua scomparsa, verrà presentato da Anna Altimani al 7° Convegno Scientifico dell'ISSO Milano), Airaghi sottopone un campione di soggetti con cataratta congenita ad alcune prove, realizzate misurando i tempi di reazione evocati da flash luminosi, per valutare la funzionalità della retina. Dopo la laurea in Psicologia Clinica, l'unione tra le conoscenze optometriche e quelle percettive introduce Emilio Airaghi in una stagione di piena maturità non soltanto didattica, ma anche professionale. Dopo aver consolidato la propria preparazione, infatti, investe nella propria attività di Lainate: ristruttura e arreda i locali del negozio rilevato dallo zio, dotandolo di strumentazione e servizi adeguati. Nasce così Ottica Sirio, in cui viene affiancato dalla cugina Michela, pure lei formatasi all'ISSO di Milano. Ritiene che per guadagnare stima ed essere competitivi nel mercato vadano coniugati doveri individuali, rispetto di regole collettive e qualità del servizio agli utenti. A partire dalla metà degli anni Ottanta viene scelto nella squadra di relatori ai quali Federottica, guidata da Giuseppe Ricco, affida vari incontri formativi presso le Assopto di tutta Italia. I seminari

New York, 1990: da sinistra, Maurizio Bettanin, Anna Altimani ed Emilio Airaghi all'ingresso del SUNY College of Optometry

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Optikon-Federottica, assai partecipati, si articolano in una sessione teorica di otto ore (la domenica) e in una sessione pratica di quattro ore (il lunedì). Alcuni tra i migliori insegnanti delle scuole italiane di Optometria si mettono a disposizione del progetto e predispongono i contenuti delle dispense: in quella a sussidio del corso sulla miopia, edita nel 1991, lavorano Emilio Airaghi, Aldo Buoni, Sergio Cappa, Pietro Gheller, Umberto Leoni, Antonio Madesani, Riccardo Perris, Salvatore Pintus, Anto Rossetti e Carlo Vannucci. L'esperienza della SDO All'inizio degli anni Novanta Airaghi è tra i delegati dell'ISSO milanese che incontrano a più riprese, per concordare una comune posizione italiana in ambito europeo, i colleghi dell'IRSOO di Vinci e di altre scuole italiane di Optometria. Successivamente viene chiamato a rappresentare l'Italia negli incontri dove si prepara un programma comune delle scuole di Optometria dell'Unione Europea, in ossequio a un'idea che era stata avanzata nel 1987 dall'Aesco, l'associazione delle scuole europee di Optometria. Con Airaghi nella delegazione italiana ci sono Cappa, Madesani, Perris, Rossetti e Gianmario Reverdy. Airaghi, in quel periodo, rileva la penalizzante precarietà didattica e organizzativa nella quale lavorano gli insegnanti delle scuole italiane di Ottica e di Optometria: così, nel 1991 fonda, con Buoni, Cappa, Gheller, Madesani e Rossetti, la società per lo

Sviluppo della Didattica dell'Optometria (SDO), la prima associazione di insegnanti di Ottica e Optometria in Italia. SDO, con documenti assai precisi, produce un'ampia riflessione sulla figura professionale dell'optometrista. Entra nel merito delle questioni relative all'esame optometrico di base, all'impostazione delle scuole di Optometria, ai compiti del corpo docente coinvolto. «È nostra opinione che il tema dei futuri docenti di Optometria sia di grande importanza nel disegnare le prospettive della professione optometrica in Italia – si legge nell’articolo “Optometria: una proposta formativa”, pubblicato sulla Rivista Italiana di Optometria nel luglio ’93 dai promotori dello SDO - Vogliamo

Anno scolastico 1991-92; gli studenti del 3° anno del corso di Optometria all'ingresso dell'ISSO milanese con i docenti Silvio Maffioletti, Silvia Cozzi ed Emilio Airaghi (in alto, da sinistra) e il segretario amministrativo Potito Ceci (in basso)

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fare un appello alla categoria e a chi dovrà prendere decisioni. Fate che l'esperienza dell'insegnamento dell'Optometria, in quanto scienza libera, non vada dispersa. Permettete di continuare a svolgere attività educativa a chi ha dimostrato o dimostra, nei corsi di Optometria, di possedere le capacità adeguate. Aiutate a mantenere l'essenziale coerenza professionale tra docente e discente senza la quale l'Optometria che si svilupperà non sarà quella che le persone hanno imparato ad apprezzare: conoscere i percorsi formativi e gli scopi nostri e altrui è il solo modo per comprendere la nostra professione, esserne fieri, trasmettere agli altri questa consapevolezza».

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IL RICORDO DEI COLLEGHI Maurizio Bettanin - L'ho conosciuto nel settembre del 1978 nell’edificio di cemento armato in via Noale, al primo anno della scuola di Optometria. Eravamo giovani ed entusiasti della nostra professione e siamo subito diventati amici: ci si vedeva a scuola ma anche a casa, nel tempo libero, in vacanza. Emilio aveva molti amici e coltivava vari interessi: era appassionato di moto, seguiva il calcio, tifoso dell’Inter e del Bologna, come suo padre, amava i viaggi e la fotografia. Era un trascinatore, sempre all’avanguardia nel lavoro come nella vita. Mauro Faini - Emilio Airaghi è stato studente agli albori della nostra scuola, nella sede di via Noale, dove per alcuni anni è mancato persino il riscaldamento nelle aule. Allora eravamo dei pionieri, era necessaria una forte motivazione per frequentare il corso: alcuni studenti che la possedevano hanno fatto onore all’Optometria ed Emilio era uno di loro. Dopo il percorso studentesco, è stato assistente per alcuni anni; quindi è passato alla docenza, impegnandosi senza risparmio. Riccardo Perris - Era mio studente nella scuola di Optometria di Milano. Era brillante, esprimeva curiosità e capacità d’intuito. Gli sono stato vicino nel percorso formativo e professionale; nel tempo si è dimostrato disciplinato e fermo nel voler raggiungere un livello di preparazione sempre più elevato. Emilio, divenuto docente, era amato da tutti gli studenti; lo stimavano per l’entusiasmo che trasmetteva e per il rigore scientifico con cui spiegava. Nel corso degli anni con lui si era stabilito un rapporto affettivo che andava ben oltre il semplice fatto di essere colleghi. Emilio era orfano di padre e mi sono sentito a volte suo padre putativo. La sua improvvisa

scomparsa, assai dolorosa, per me ha rappresentato e rappresenta ancor oggi la perdita di un figlio. Maurizio Giannelli - La sua spontaneità dei rapporti rivelava un animo delicato e una capacità di ascolto fuori dal comune. Remo Cavalleri - Durante la scuola di Optometria abbiamo affrontato lunghe discussioni per precisare quali dovessero essere le caratteristiche della professione optometrica. Abbiamo trovato un accordo definendo l’Optometria come la scienza che si occupa di misure psico-biologiche della visione. Gianmario Reverdy - Quando nel 1989 la scuola di Optometria di Milano s’insediò nei nuovi locali di via Soderini, iniziò un periodo di grande entusiasmo e speranze. Finalmente l'Optometria milanese aveva trovato una sua sistemazione. Fu in questo contesto che nella scuola si affermarono alcuni giovani insegnanti. Emilio Airaghi fu uno di loro: innovatore, determinato, preparato e dotato di grande entusiasmo, partecipò a tutte le iniziative finalizzate ad attribuire importanza alle scuole italiane di Optometria. Lo ricordo agli incontri tenuti nel 1992 a Londra e a Parigi: Emilio, con la sua partecipazione attenta e intelligente, esprimeva la precisa volontà di dimostrare che l'Optometria italiana c'era ed era seria. Era bello in quegli anni vedere l'entusiasmo dei giovani docenti come Airaghi fondersi con l'esperienza di chi, meno giovane, credeva in questo sogno. Ed entrambi ci credevamo. Stefano Panzeri - Ero suo studente e

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Londra, City & East London College, 1992: la delegazione italiana durante i lavori per la definizione del diploma europeo di Optometria. Da sinistra si riconoscono Sergio Cappa, Emilio Airaghi, Gianmario Reverdy, Valeria e Riccardo Perris

poi sono stato suo assistente. Ho ammirato la sua disponibilità verso gli studenti e i colleghi, la sua caparbietà, la sua solida competenza professionale: sapeva collegare velocemente argomenti diversi, cogliendo gli aspetti essenziali e necessari a risolvere concretamente i problemi visivi delle persone. Trasmetteva con naturalezza agli studenti e ai colleghi il suo entusiasmo e la sua passione per l’Optometria: poggiavano su una profonda conoscenza della materia, che non aveva pari nell’ambiente optometrico italiano. Michela Pogliani - Emilio Airaghi era capace di trasmettere la propria conoscenza per l’Optometria in modo unico, instaurando con noi studenti un rapporto serio, rispettoso e disponibile. Sandro Bresciani - Nello svolgimento della professione di optometrista in studio aveva mantenuto lo stesso entusiasmo che lo caratterizzava a scuola. A esso aveva aggiunto la competenza derivante dalla sua solida preparazione e da un' etica professionale integra e trasparente.

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Carlo Vannucci - Nei fine settimana affrontavamo con entusiasmo e senza risparmio i seminari del tour Optikon-Federottica. Erano i tempi belli e pioneristici del confronto sull'Optometria nascente: studiavamo in modo intenso e disperatissimo, ci impegnavamo nell'insegnamento e tenevamo corsi di formazione ovunque, affrontandoli generosamente e riversandovi una forza e una determinazione quasi militari. Il viso segnato di Emilio era a volte triste, ma capace di nascondere le sue preoccupazioni familiari. Il suo sguardo cambiava quando parlava dei nostri progetti, della nostra professione, della crescita dell'Optometria in Italia per la quale si è speso senza riserve. Airaghi è rimasto, oggi come ieri, un nitido e luminoso esempio per tutti noi. Sergio Cappa - Negli incontri avvenuti a Londra e a Parigi non era semplice coniugare professionisti e insegnanti assai diversi tra loro, provenienti da varie parti d’Europa: ciò costringeva tutti a un confronto serrato per limare differenze e cogliere opportunità. Eppure Emilio Airaghi si muoveva con naturalezza, come se quelle persone e quei luoghi fossero una sua quotidiana frequentazione. Era il suo stile. Nonostante la sua capacità propositiva, Emilio non peccava mai di protagonismo di circostanza: la misura che lo guidava era l’equilibrio di chi sa separare i protagonisti dagli interpreti. Pietro Gheller - Emilio ha spinto a fondo sull’acceleratore perché noi insegnanti di Ottica e Optometria avessimo un’identità unica, tanto da convincerci a fondare la SDO. Devo oggi la mia identità d’insegnante anche ad Airaghi e a come egli, in quell’associazione, ha lavorato per far sì che noi fossimo… insegnanti.

Sergio Perris - Era un vero cultore dell’Optometria e la spiegava con intelligenza e passione. Capace di annullare le distanze tra sé e i suoi allievi, si distingueva per l’incredibile facilità con cui sapeva trasmettere a noi tutti l’interesse e la passione che lo animavano. Enrico Pirotta – Airaghi attribuiva particolare importanza allo stretto legame che univa la pratica clinica e la conoscenza teorica e questo era assai stimolante per i colleghi. Si partecipava con interesse ai suoi corsi di aggiornamento perché approfondiva in dettaglio l'esecuzione e il significato di ogni singolo test, facendo emergere con chiarezza il legame teoria-clinica e guidando la riflessione verso la soluzione prescrittiva più opportuna. Marco Vai - Emilio Airaghi credeva fino in fondo alle potenzialità della nostra professione, finalizzata soprattutto a cogliere, approfondire e risolvere i problemi visivi delle persone laddove esse vivono, studiano e lavorano. Silvio Maffioletti - Negli anni successivi alla sua scomparsa Anna Altimani ha completato "I muscoli dell’occhio e la funzionalità binoculare", che è stato edito dall'ISSO Milano nel 1997: è il libro che Emilio stava scrivendo. Il trascorrere del tempo non cancella il suo ricordo, del quale si vanno scontornando i dettagli ma si consolida l'essenza. Ci accompagna la memoria del lungo tratto di strada percorso insieme, nel quale spesso ci precedeva e ci stimolava. Emilio

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Airaghi è stato, nel suo tempo e in pienezza, un vero pioniere dell'Optometria italiana che oggi conta su centinaia di laureati, corsi di laurea in prestigiose università italiane e strutture didattiche di prim'ordine. Le fondamenta dell'Optometria italiana sono solide perché sono state costruite da colleghi come lui, che, nel loro tempo, hanno lavorato per portare al massimo livello la formazione e la professionalità degli optometristi italiani. Airaghi ci manca, anche se sono passati vent'anni. È stato un bravissimo insegnante e ci ha fatto innamorare della sua materia; poi, quando siamo divenuti colleghi, è stato un rassicurante compagno di viaggio nell'impegnativo itinerario professionale che insieme stavamo percorrendo. Vent'anni dopo la sua scomparsa, ricordare Emilio Airaghi vuol dire rievocare con riconoscenza quanto egli ha dato alla nostra scuola e alla nostra professione, traendo dal suo esempio nuova energia per lavorare, studiare, insegnare con competenza e dedizione. Come egli ha sempre fatto.

1989: incontro tra le delegazioni dell'ISSO di Milano e dell'IRSOO di Vinci

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VISIONI FUTURE Come saranno i prossimi occhiali? È di moda l’iperfunzionale, il confortevole, l’ecosostenibile. Ed è la tecnologia che viene in aiuto, come sempre di Luisa Espanet

Nella fashion week di New York dello scorso settembre Diane Von Furstenberg ha fatto sfilare le sue modelle con i Google Glasses, coordinati ai colori degli abiti. La scelta di questi occhiali capaci di filmare quello che si vede non è stata una trovata per far parlare. È indicativa di una tendenza, di un’attenzione al supertecnologico-funzionale, assolutamente di attualità. Gli occhiali rientrano in questa concezione. Diventati accessorio fashion, danno per scontata la valenza estetica e contemporanea. E proprio come succede nella moda, ma anche in altri settori, cercano di seguire valori e criteri diversi. Da un po’ di tempo la moda, soprattutto quella maschile, dà importanza alla ricerca dei materiali. Una ricerca che non punta solo al bello, ma vuole il comfort, la vestibilità e perfino la durata nel tempo. È finita la stagione dell’effimero, dei capi o degli accessori civetta per far colpo e consumarsi rapidamente. L’usa e getta, emblema di una società consumista, è ormai l’espressione del non valore, del cheap. In sostanza del cattivo gusto. Quello che è bello, per esserlo veramente deve restare nel tempo. L’usura entro certi limiti diventa un atout. Il capo nuovo è out. È il concetto del lord che faceva indossare le scarpe nuove dal maggiordomo prima di metterle… E per gli occhiali si segue lo stesso criterio di scelta. La ricerca fa passi da leone. Per studiare una lente ci sono pool di esperti, una cerniera è posta sotto mille controlli. Si eseguono severissimi test perfino fuori dai laboratori. Con l’aiuto di una tecnologia sempre più avanzata si punta alla funzionalità. Si cercano materiali più flessibili, più leggeri, ma anche resistenti all’usura e agli urti. Si evita tutto quello che limita il comfort, che può provocare allergie, che si rovina a contatto con gli elementi atmosferici. Con un occhio anche all’eco-sostenibilità. In sostanza si riporta sugli occhiali la linea di pensiero dell’architettura e del design. Google Glasses coordinati agli abiti di Diane Von Furstenberg, collezione primavera/estate 2013, che hanno sfilato lo scorso settembre a New York

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MODA

Massima calzabilità

Blackfin by Pramaor in titanio e beta titanio con il terminale Swordfish che consente di modificare in tre mosse la lunghezza delle aste.

Grande comfort

Hally & Son di Allison sono in corno di bufalo, quindi un materiale naturale è anallergico, che si adatta alla pelle del viso ed è molto leggero.

Più flessibili

H-Sport Italia Independent sono in Superflex, nuovo materiale sottile ed elastico che consente alle aste di ruotare fino a 180° gradi.

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Robustezza super

Charmant Titanium Perfection è un modello glasant in titanio senza viti sulle cerniere, con perni sul ponte.

Ultraresistenti

Elite di ZeroRH+ resistono all’usura e agli agenti chimici, hanno lenti con trattamento idrofobico e oleofobico per difendersi da creme solari e salino.

Indistruttibili

G3 Devil di Gloryfy: lenti e montatura sono in un materiale flessibile ed elastico anche alle temperature piĂš estreme.

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MODA

Superflex d’avanguardia

T-Charge di Go Eyewear si compone di un mix di acetato e titanio: il t-spin system inserito nelle cerniere permette una flessione dell’asta a 360 gradi.

Effetto pelle

Klimt di EyEart la prima linea da vista di Glassing sono interamente in acciaio, quindi leggeri, elastici, robusti, con il trattamento skin.

Con tessuto

Romeo Gigli Eyewear Jeans: un dettaglio dell’inserto di tessuto denim e il modello classico con rivestimento in seta sulle aste.

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MODA

A iniezione

John Lennon Collection by Adlens con due rotelle ai lati per variare l’iniezione nelle lenti del fluido che regola la vista secondo necessità .

Ultra-flat

Blacktie Dior Homme by Safilo: in acetato ultrapiatto e ultraleggero con una sottile anima in metallo e marchio in trasparenza.

Anallergici

Ti-Lite di Rodenstock in titanio: pesano solo 2,5 grammi, calzata e resistenza al top.

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Ecosostenibili

Stella Mc Cartney by Luxottica, la prima collezione da vista della stilista è in bioacetato, che combina cellulosa biodegradabile e rinnovabile a plastificanti naturali.

Intercambiabili

Try Change di Allison, inserto in gomma e un sistema di montaggio facile e che garantisce resistenza.

Leggerissimi

Titan Minimal Art-The Icon di Silhouette sono in titanio, realizzati quasi interamente a mano senza viti e cerniere, dal peso di 2 grammi.

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BENI IN GODIMENTO AI SOCI: COSA CAMBIA Una nuova normativa regola tutti i casi in cui le imprese concedono i beni posseduti in uso ai propri soci o familiari, per fini che esulano dall’attività dell’impresa stessa

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di Tobia Chiesurin Consulente aziendale

ntro il 2 aprile 2013 (vista la coincidenza con le festività pasquali del 31 marzo, scadenza ordinaria della norma) dovranno essere trasmesse all’Agenzia delle Entrate le comunicazioni relative ai beni delle imprese dati in uso ai soci nel corso dell’esercizio 2012.

norma non riguarda invece i professionisti. L’obbligo della comunicazione riguarda: • i finanziamenti e le capitalizzazioni effettuate dai soci nei confronti della società concedente; • i beni concessi in godimento dall’impresa ai soci inclusi i familiari; • i beni concessi in godimento dall’impresa ai soci, inclusi sempre i familiari, di altra società appartenente al medesimo gruppo. La normativa ha due effetti: uno in capo al soggetto titolare del bene, l’altro in capo al soggetto utilizzatore. In particolare: • le imprese che concedono in uso i beni posseduti a propri soci o familiari non possono dedurre il relativo costo nella determinazione del reddito, se il corrispettivo è inferiore al valore di mercato del diritto di godimento; • il socio o il familiare che utilizza i beni farà concorrere al proprio reddito imponibile la differenza tra il valore di mercato del diritto di uso e il prezzo pagato alla società proprietaria.

La norma La nuova disciplina regola tutti i casi in cui le imprese concedono i beni posseduti in uso ai propri soci o familiari, per fini che esulano dall’attività dell’impresa. Può capitare, ad esempio, che l’automobile intestata all’impresa sia utilizzata a fini personali dai soci della stessa o dai familiari di questi ultimi: la norma in esame vuole proprio colpire queste intestazioni “di comodo” di beni. Sono sottoposti alla nuova disciplina, quali concedenti, tutti i contribuenti titolari di reddito di impresa di qualunque tipologia e dimensione: imprese individuali, società di persone (Snc e Sas), società di capitali (Srl, Spa, Sapa), società cooperative ed enti commerciali. La

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Per quanto riguarda l’oggetto della comunicazione, quest’ultima non riguarda solo le automobili, bensì qualsiasi altro bene strumentale o bene merce di importo superiore a 3 mila euro, oltre che gli immobili. In particolare, per l'imprenditore individuale, si considerano relativi all'impresa tutti i beni indicati nell'inventario, mentre per le società (sia di persone sia di capitali) tutti i beni a esse appartenenti. Una volta individuato il bene e l’utilizzo di esso, si dovrà determinare l’eventuale corrispettivo pagato dal socio per il godimento, nonché il valore di mercato del bene stesso. Se non vi è corrispettivo, il valore di mercato del bene costituirà globalmente reddito imponibile per il socio.

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La sancita indeducibilità “in ogni caso”, in capo all’impresa concedente, di tutti i costi relativi ai beni concessi in godimento, comporta che andranno recuperati a tassazione non solo gli oneri sostenuti per l’acquisto dei beni, ma anche gli altri componenti negativi: ad esempio, le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, le spese di gestione, ecc. Tale indeducibilità trova tuttavia una deroga in tutti i casi in cui siano concessi in godimento beni per i quali il testo unico delle imposte sui redditi prevede già una limitazione alla deducibilità: ad esempio le auto, i cui costi sono ordinariamente deducibili al 40 per cento. L’invio dei dati anagrafici dei soci o dei familiari dell’imprenditore che hanno ricevuto in godimento beni di proprietà dell’impresa, con le informazioni dettagliate dei beni, può essere assolto dal titolare della società, oppure, in via alternativa, dai soci o dai familiari. Le sanzioni La norma stabilisce l'applicazione della sanzione del 30%, in caso di omessa o irregolare comunicazione dei dati, sull'importo che costituisce reddito diverso per il socio o per il familiare. Si applica, invece, la sanzione "residuale" da 258 a 2.065 euro, se i componenti negativi relativi ai beni non inerenti non sono stati dedotti e se il socio ha dichiarato un reddito diverso pari al valore normale del diritto di godimento.

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MEDITAZIONI

IL NOSTRO GIARDINO ZEN Ottica professionale è diversa da ottica commerciale. Il centro di ottica professionale non è il negozio di ottica, così come il nostro giardino zen non è il giardinetto del giardiniere

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di Luisa Redaelli Communication consultant

’Homo faber, che mentre realizza un’opera sta già progettando la successiva, ha dato mano alla rivoluzione del giardino di casa nostra. Avevamo uno spazio molto bello per sua natura e posizione, però privo di orientamento, di percorsi, di definizioni. L’Homo faber ha una creatività molto fertile, organizzata e ortogonale, io ho una fantasia vaga e fluttuante, sognante e lievitante: insieme formiamo una mente attiva e meditativa, capace di muovere mondi di cambiamenti e rivoluzioni, all’interno delle nostre vite e negli spazi che viviamo. Condividiamo, ci rendiamo complementari, sembra che ci potenziamo a vicenda, credo che ci capiamo, certamente ci accogliamo, ci ascoltiamo, ci lasciamo liberi, perché c’è amore. Così studiamo insieme le idee, che poi l’Homo faber mette in opera con le sue mani capaci, mentre io metto mani spellate e piego la schiena a fare il garzone. Ci sto, fa parte del gioco, il gioco delle parti e dei ruoli, nella nostra intesa creativa

e costruttiva. Le mie idee e le sue idee, unite in un progetto comune, esprimono, danno forma e materializzano i nostri desideri di bellezza e armonia. Questo è lavorare insieme; vivere insieme così è molto bello, affascinante, direi, importante, tanto, in ogni aspetto. Per me, sempre ribelle a ogni comando e anarchica a ogni regola imposta, è così facile obbedire e rispondere positivamente, perché so di esser parte, di essere apprezzata e coinvolta, le mie creatività si fondono naturalmente con quelle dell’Homo faber, che sa bene di non esser solo nell’impresa, bensì affiancato e sostenuto, insieme. In questa sfera di positività, tutto si muove secondo natura, con facilità, senza intoppi; e ciò di cui abbiamo bisogno si trova lì, subito, come per magia. Un esempio banale del progetto “giardino”? Abbiamo espresso il desiderio di pietre antiche per i nostri percorsi e in pochi giorni l’occhio vigile dell’Homo faber le ha viste depositate in un cantiere abbandonato. Ho trovato di chi erano, ho chiesto e ci sono state date, come la cosa più naturale del mondo, giuste e perfette per delineare le nostre curve

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verso il gazebo della vigna, il nostro nuovo orto, le nostre direzioni verso gli infiniti di lago, i nostri luoghi protetti. Rifletto, mentre lavoro di testa e di mani in questa dimensione, indago gli scenari che vedo nella mia professione e penso ad alcuni aspetti importanti che riguardano lo svolgimento delle diverse professioni nel nostro settore dell’ottica qualificata. Innanzitutto, ottica professionale è diversa da ottica commerciale ed è tempo che questa differenza sostanziale si dichiari con ferma lucidità. Il centro di ottica professionale non è negozio di ottica, così come il nostro giardino zen non è il giardinetto del giardiniere. La logica del centro di ottica professionale è quella di offrire servizi di qualità per la migliore efficienza visiva. In questo contesto tutti gli elementi concorrono a definire un livello di professionalità elevato. Gli addetti sono culturalmente qualificati, per assistere il cliente con una valida consulenza ottica scientifica per la scelta delle migliori lenti, e anche per un appoggio psicologico ed estetico nella fase della definizione dell’occhiale o delle altre soluzioni

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MEDITAZIONI

proponibili. Il luogo, gli spazi di lavoro saranno progettati con studio approfondito per dare significato utile e funzionale a ogni dettaglio, per fare in modo che si configuri un ambiente di estrema gradevolezza, accogliente, ospitale, comodo. I prodotti saranno selezionati con attenzione e con severità, per avere e poter dare le migliori garanzie di valore aggiunto reale e concreto e di assistenza sicura nel tempo, grazie all’ottima affidabilità di chi li produce e di chi li immette sul mercato. Nel centro di ottica professionale si vogliono esprimere valori reali, derivati dalla profonda coscienza del lavoro che si vuole fare: è una scelta di vita, una filosofia. La scelta dei partner è importante, per uscire dalla logica delle strategie di mercato-consumo, “moda usa e getta”, per comprendere e proporre i prodotti più seri e specifici del settore. Non nomi di grande risonanza senza contenuto in ottica, bensì prodotti che siano studiati da colleghi appassionati e capaci, per risolvere le situazioni ottiche specifiche, con un necessario contributo aggiunto di estetica, di design, di bellezza. Insisto, è un mio chiodo fisso, non lasciamoci buggerare da falsi illusionisti e sirene raccontastorie. Cerchiamo sempre la migliore qualità, che non è proporzionale al prezzo, ma esprime sicurezza di valore, affidabile serietà. Un prodotto ha valore quando è “etico”, ovvero il rapporto

qualità-prezzo è equilibrato ed equo, dichiarato con sincerità, trasparenza, onestà. In questo mondo dove l’economia è severa per tutti, nessuno è più disposto a giocare con i denari o a inseguire chimere false ed effimere. Siamo concreti e sinceri, lasciamo le bugie o le false promesse a chi fa dell’illusione la propria missione, sperando che non possano andar lontano. C’è un principio di onestà che inseguiamo nella vita, di sincerità, di trasparenza, necessarie

sempre e soprattutto quando vogliamo dare un significato durevole alla nostra esistenza. Chi agisce con menzogna, senza coerenza, con dichiarazioni mendaci e fasulle non potrà aver vita lunga: la coerenza dei principi pagherà sempre, l’onestà degli intenti, la passione sincera, la voglia di esser veri e scoperti, di realizzare qualcosa di notevole, di portare un contributo generoso nel mondo, sono lo strumento migliore e più efficace per manifestarsi. Io ci credo e di conseguenza mi comporto, offrendo consulenze su ciò che conosco, affian-

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candomi e immergendomi nelle realtà specifiche, delle quali voglio sentire il profumo, assorbire la sostanza, per aiutare, se posso, ad andare verso progetti migliorativi, a misura e dimensione delle necessità particolari delle persone coinvolte, che cerco di comprendere a fondo, nel loro ecosistema d’appartenenza, che cerco d’interpretare nel modo più intuitivo. Gli elementi che compongono il giardino zen devono esser pochi, semplici e altamente significativi. Nell’abbondanza e nella ridondanza si corre il rischio di generare confusione, perdendo di vista l’essenzialità delle energie vitali. Nel giardino zen si deve cogliere il senso della bellezza e della serenità, qualità che si trasmettono, si emanano, si contagiano: l’atmosfera del giardino zen anima l’aria di pensieri soavi. Il giardino zen rappresenta un centro di espressione e di ricerca della bellezza essenziale, quella del pensiero intuitivo. Il giardino zen è una forma continuamente variabile, che si trasforma quotidianamente, che segue e riflette il costante mutamento dell’universo, creando uno spazio di pace tranquilla e di grande armonia. Il giardino zen crea un senso di tranquillità e calma, nel quale la mente può espandersi e liberare l' immaginazione. Questo dovrebbe esser lo scopo, il fine, la ricerca del nostro lavoro quotidiano e io, nel mio piccolo, cerco di portare questi valori nelle consulenze che svolgo,

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pensando, con somma presunzione, che ve ne sia parecchio bisogno, in questo mondo confuso e inquinato. Gli elementi che compongono il giardino zen del centro di ottica professionale, pertanto, sono pochi ma indispensabili tutti. Io suggerisco di dare importanza alla creazione d’un ambiente non banale, gradevole di luci, profumi, colori, armonie di forme, sviluppato con percorsi definiti e chiari, luoghi con funzioni riservate e “sacre”, per svolgere al meglio il proprio lavoro e dare ai fruitori un senso di riconoscibilità. Ritengo importante la preparazione culturale di tutti gli addetti, ben coordinati nel sentimento della squadra, dove ognuno abbia l’identità e la dignità di un ruolo delineato, da svolgere con responsabilità, per un progetto comune condiviso. Non in ordine d’importanza, ma sempre di pari grado, sostengo la necessità di scegliere e vagliare con attenzione tutti i partner, i fornitori, affinché offrano le migliori garanzie per consentire il più efficiente svolgimento della professione, senza inganno e senza frode, nel rispetto dell’onestà del lavoro, nel giusto valore dei prezzi, nella presentazione di prodotti con un verificabile contenuto di materiali, di design, di ricerca, di passione applicata, di supporto nell’assistenza, nel ricambio, nelle sostituzioni. Occorre cultura, non si può più improvvisare e nemmeno “dormire sugli allori”. Occorre esser pronti e preparati, abbandonare chi non ci segue e non è pro-attivo con noi, prendere con coraggio strade più adeguate, più confacenti alle necessità di testa, di cuore e di tasca che oggi sono presenti. Scegliere i percorsi e mettere in pratica tutto il sistema coerente e conseguente è il progetto da realizzare. Con l’Homo faber abbiamo disegnato i nuovi percorsi nel nostro giardino, imparato a posare le beole, abbiamo cambiato il

posto dei limoni e delle gardenie, abbiamo dato nuove fioriture alle azalee e al bergamotto, ci siamo inventati un nuovo scenario, dove circolerà aria nuova, vedremo lo stesso paesaggio come tanti diverso, perché i nostri spazi si sono dilatati, pur restando i medesimi. Abbiamo scelto le nostre piante e abbiamo cercato di dare a ognuna maggior spazio vitale, per non lasciarle in competizione di radici e di fronde tra di loro. Faremo il nostro orto, con le piante aromatiche e le nostre verdure, tutto crescerà in armonia e con rinnovate proposte. Lo abbiamo fatto unendo le nostre teste, forze, cuori, avendo un progetto in comune, forte, per rinnovarci e rinnovare i nostri spazi vitali e così avremo modo di goderli con maggiore intensità, noi e tutti coloro che vorranno entrare, condividerli, percorrerli. Abbiamo recuperato anche le vecchie pietre che già erano nel giardino, trovando loro nuova dignità d’esistere, valorizzando laddove abbiamo trovato del bello. Non abbiamo eliminato nulla, abbiamo aggiunto e creato un nuovo ordine di spazio, linee, volumi, colori, profumi. Non occorrono rivoluzioni e distruzioni, passi enormi e sconvolgimenti per mettere in atto cambiamenti. Se pensiamo così non faremo nulla, schiacciati dall’immensità dell’impresa. L’Homo faber m’insegna che basta un piccolo gesto alla volta e il desideriopiacere-volontà di farlo, nella condivisione, per sentirsi fortemente insieme, a sognare, a progettare, a realizzare. Io medito, l’Homo faber è attivo: due componenti complementari che si arricchiscono a vicenda. Il senso del lavoro quotidiano dovrebbe esser questo. Trovare la coesione nel lavoro di squadra, dando significato a tutti i collaboratori, valorizzando l’opportunità del contributo di ognuno, è importante. Dare spazio alle due valenze fonda-

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Poesia Zen Né un fiore, né un'ombra Dov'è l'uomo? Nel trasporto di rocce, nella traccia del rastrello, nel lavoro della scrittura

mentali del centro di ottica, la preponderanza della prestazione professionale e dei servizi per il benessere visivo delle persone, con tutte le competenze possibili necessarie, e l’aspetto commerciale, imprenditoriale, gestionale, altrettanto importante, ma da gestire con oculatezza e soprattutto secondo principi più maturi e che interpretino i tempi attuali. Homo faber fortunae suae: e con un piccolo aiuto di cultura e conoscenza, di spinta all’azione e di buon gusto, di onestà e di coscienza, possiamo insieme andar lontano. Voglio concludere con una storia Zen, che narra di un monaco che viveva solitario sulla cima di una collina, dove aveva trasformato l’esiguo spazio intorno alla propria capanna in un giardino di fiori colorati e profumati. Ogni giorno all’alba e al calar del sole si sedeva e dialogava con i fiori, da mente a mente. Un giorno l’anziana donna del villaggio che gli portava il cibo delle offerte gli chiese con curiosità e irritazione perché al posto d’inutili fiori non coltivasse cavoli e carote. Il monaco non rispose. Guardava le api che ciondolavano leggere, da un fiore all’altro. Poi si chinò verso il più vicino dei fiori profumati, lo raccolse e, con un ampio sorriso di felicità, lo offrì alla vecchia contadina, che si vide così svelato il segreto dello Zen.

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Punti di vista

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Il "cahier de tendances" dell'eyewear "Nel mondo della moda, dove è forte l'amore per il travestimento, servono per mettere soggezione. Sfuggire lo scambio di sguardi ti permette di mantenere una certa distanza. Perchè li indossano? Per essere (o sembrare) più cool". Ecco cosa afferma Hadley Freeman, giovane giornalista britannica del Guardian, nel suo libro "The meaning of sunglasses" ovvero una divertente quanto irriverente guida ai trend dell'eyewear. Preziosi come gioielli, raffinati come costruzioni di design: gli stilisti scelgono proprio gli occhiali come palestra di creatività estrema. Proposte per indurre anche le persone meno avvezze a cadere in tentazione, eludendo la sobrietà imposta dall'attuale situazione economica. E gli occhiali, da sole e da vista, sono gli accessori dell'affordable luxury per eccellenza, oggetti magici con cui dar voce alla propria voglia di apparire. La tendenza? L'importante è divertirsi con un melting pot di tendenze, spesso contrastanti: un giorno si può essere un aviatore il giorno dopo una diva degli anni 50, o un intellettuale di fine 800. Vince su tutti uno stile sempre sofisticato, ma con tocchi eccentrici e un po' retrò!

Lezioni di geometria Un tempo si chiamavano semplicemente "pois". Oggi è un termine d'antan a cui si preferisce la più eccentrica definizione di "tendenza boules". Dai vestiti agli accessori, il passo è breve. E così anche gli occhiali propongono variazioni al John Lennon style: la montatura tonda conquista le passerelle con dettagli di design e con divagazioni sul tema dimensioni, extrasmall o extralarge, senza soluzioni di continuità. Occhiali molto particolari, sospesi tra passato e futuro, dalla linea decisa e sobria, giocano con una delle forme base della geometria: i cerchi appunto. Seguono la linea del compasso, ma poi divagano, aggiungendo testate importanti, aste maxi, montature a reticolato e ponti geometrici. Anche nell'eyewear si cerca un "cerchio" di gravità permanente, una stabilità... che faccia "girare" tutto nel verso giusto.

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Eleganza contemporanea L'occhiale da sole riscrive le regole dell'eleganza: sofisticati e al tempo stesso, grintosi, per costruire raffinati look ispirati agli Sessanta e Settanta. Grandi, sì, ma mai eccessivi, attingono alla tavolozza dei nuovi "neutri": la nuova gamma dei verdi, la calda bellezza marrone, il grigio, il modaiolo tortora e pochi ma decisi flash più intensi, dall'arancio al viola scuro (al bando la scaramanzia!) e qualche azzardo, come la lente a specchio dorata. E le montature da vista sfoggiano materiali ipertecnologici. Ovali e rettangolari, la parola d'ordine è ultralight. Modelli classici, glam, sexy e frizzanti: l'eleganza (contemporanea) è servita!

Party Glamour! Astenersi monotone e noiosette! Questo è lo stile per ragazze che sanno osare. Non esistono le sfumature, a farla da padrone sono i colori, nelle loro versioni più accese. Un tuffo nel blu dipinto di blu, con tutte le gradazioni dell'oceano, un'onda arrembante di toni dal turchese all’indaco, per una palette multisfaccettata come i fondali marini. In pieno trend ecosostenibile ed ecocompatibile c'è poi la green therapy e la natura diventa pret à-porter: dal military allo smeraldo, passando per menta e pistacchio. Immancabili le"quote rosa": ingenuo e romantico, nella sua versione confetto, oppure sensuale e passionale quando sconfina nel fucsia. Una cura vitaminica con un mix di arancio bon ton e limone che regala fresh touch. Occhiali da sole e da vista per coprire e stupire con look allegri, disinvolti, in una parola, irresistibili! E per gli animi hippy, montature dai tocchi fiorati, piuttosto sfrontati: flower power alla riscossa!

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A ME GLI OCCHI(ALI)! "SGUARDI" SPECIALI PER NON PASSARE MAI INOSSERVATI Avvolgenti come maschere, oppure retro, dalle forme morbide e abbondanti, da diva, o a farfalla, da pin up, coloratissimi o tartarugati, scintillanti o nei toni urban chic nero, bianco, grigio e marrone. Ecco le coordinate di un accessorio moda diventato ormai un cult l'occhiale, da sole o da vista!

C'era una volta una gatta... Gli occhiali, da sole e da vista, come magici strumenti di seduzione? Basta quella forma un po' all'insù e il gioco è fatto. Non serve fare le fusa, lo stile a gatta seduce senza se e senza ma, ammiccante come non mai. Si può optare per la versione piccola con lenti sfumate per un'allure tutta anni 50 o scegliere le versioni più strong, maxi nella forma o nelle dimensioni, o audaci nel colore per costruire uno stile molto personale. Da sole usati per celarsi, allo stesso tempo catturano l'attenzione (mai come in questo caso vale la regola "nasconditi dietro qualcosa che si vede"!) e da vista evocativi di un'icona di stile come Marilyn Monroe che li ha ampiamente sdoganati in “Come sposare un milionario” (1953), sfoggiandoli addirittura nel giorno del sì della miope quanto vezzosa modella Pola Debevoise interpretata nel film. Da sfoggiare senza remore per chi si sente diva in libera uscita. Controindicazioni? Evitare i posti affollati , per non dover firmare autografi! Anima candida Bianco candido e inafferrabile, assoluto, forte e deciso, in versione glitter o matt, perfetto anche per la grand soirée. Il non colore per eccellenza "imbianca" anche l'eyewear 2013, dopo avere illuminato le passerelle delle ultime sfilate. L'occhiale bianco, da sole e da vista, è uno sprazzo di luce sul volto, in grado di regalare un tocco romantico e una dimensione poetica, un accessorio di seduzione allo stato puro. Per le più ardite l'opzione imperdibile è il contrasto totale, in un black&white molto grafico e molto optical (fu Mary Quant, la "mamma" della minigonna a lanciare per prima la "op art" nei vestiti). Per tutte le altre, meglio accostamenti più morbidi e piacevoli contrasti, delicati come un soffio. Per essere candidamente very chic.

Let's shine! Al bando modelli classici e monotematici, gli occhiali 2013 hanno forme speciali e dettagli ultradecorati. Strass, ma anche perle... concesse stranezze ed eccessi: argento e oro giallo, un tocco metallico. E un pizzico di romanticismo vittoriano e influenze anni '20. L'ingrediente segreto è uno solo, quasi un diktat, il luccichio. Che sia il metallo o gli strass, che siano gli inserti in oro o una spolverata di glitter, che siano cristalli o veri diamanti, l'obbligo è essere occhiali luccicanti e preziosi che illuminano il viso per essere protagonisti dal tramonto all'alba. Accessori che si trasformano in vere e proprie opere d'arte, seducono e catturano l'attenzione, fanno sognare chi li indossa e chi guarda, si trasformano in esperienze del nuovo lusso. Tocchi brillanti per non passare inosservati. Mai e poi mai!

Intellectual geek L'ex nerd diventa intellectual geek. Forme vintage perfettamente in linea con il gusto contemporaneo. Tartarugati per un look da collegiale, (ma anche con tocchi animalier per look più aggressive) ovali o rettangolari in perfetto stile intellettuale chic per un look androgino rivisto in chiave ironica. E non mancano scelte eccentriche, come le lenti colorate. Gli occhiali di Clark Kent, tornano e si aggiornano, in un elegante equilibrio tra nuovo e vecchio. Il sapore del passato si mixa allo stile d'avanguardia e trasforma gli occhiali (da sole, ma, soprattutto da vista) in una allegra esibizione. Ugly Betty e Patty (Il Mondo di) fanno parte del passato, oggi l'occhiale grande ed esibito è un classico degli attori di hollywood, un vintage in equilibrio tra poesia e modernità. Non se ne può proprio fare a meno.

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OPTOMETRIA E TERAPIA VISIVA FUNZIONALE: IL LORO RUOLO NELLA PREVENZIONE E TRATTAMENTO DELLA MIOPIA La moderna Vision Therapy deve considerare che non si lavora solo attraverso gli occhi, ma soprattutto attraverso il cervello

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di Robert Kaplan (estratto del workshop tenuto al XVI Congresso Interdisciplinare dell’Istituto Zaccagnini)

La miopia Secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la metà della popolazione mondiale sarà affetta da miopia strutturale entro l’anno 2020. La miopia intesa come ametropia misurabile dell’occhio rappresenta anche un rischio sanitario che può portare all’aumento dell’incidenza di eventi dannosi, di distacchi della retina e di patologie glaucomatose nelle persone sane. Secondo le attuali teorie l’incremento della miopia sarebbe dovuto al maggior lavoro da vicino, all’utilizzo degli smartphone, all’uso del computer, alle cattive abitudini alimentari, alla mancanza di esercizio e alla scarsa luce solare. Nello studio delle possibili soluzioni alla miopia, l’optometria funzionale ha tradizionalmente concentrato l’attenzione sul ruolo che nella sua determinazione hanno il sistema nervoso e lo stress. I fattori di stress ambientale influiscono su parametri refrattivi, forie, fusione binoculare e accettazione o rifiuto della lente positiva. Tuttavia alcuni studi interdisciplinari indicano che la miopia ha una molteplicità di cause. Anche la psicologia ipotizza una correlazione fra personalità e miopia.

o fondato il mio lavoro, supportato da 40 anni di professione e ricerca, sull’assunto che i difetti visivi devono essere considerati non soltanto come pure e semplici alterazioni di genetica o di disfunzione organica, ma come la manifestazione dello stato emotivo del paziente. Durante il seminario di Bologna ho messo in evidenza, attraverso dimostrazioni e giochi di ruolo con i partecipanti, come il trattamento o la gestione dei disturbi visivi (miopia, ipermetropia, astigmatismo, ecc.) generano, oppure se stimolati possono generare, stati emotivi o feedback corporei che abitualmente vengono definiti benessere o malessere. Gli studi più accreditati e innovativi della neurofisiologia e della neuropsicologia ci spiegano che i difetti visivi sono il risultato di conflitti emozionali e delle attività multicorticali, elementi di cui bisogna tener conto e coinvolgere nel percorso riabilitativo. L’optometrista quando definisce e realizza un percorso di Vision Therapy deve considerare che non si lavora solo attraverso gli occhi ma, soprattutto, attraverso il cervello.

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• di offrire tecniche avanzate di prescrizione per la

Inoltre sembra svolgere un ruolo anche la coscienza che il paziente ha di sé attraverso le percezioni. Altri ricercatori offrono una spiegazione maggiormente fisica individuando il rapporto fra funzione retinica e maculare come altra possibile variabile nello sviluppo della miopia. Pare, inoltre, che il modello emergente fondato sul triduo occhio/mente/cervello possa rappresentare un’altra possibile evoluzione per affrontare la diffusione di proporzioni epidemiche della miopia che già affligge milioni di persone. Invece di esaminare il problema applicando vecchi metodi di compensazione, questo nuovo modello fornisce un approccio veramente preventivo sia per il professionista sia per il paziente. Al Congresso Interdisciplinare di lunedì 11 febbraio ho voluto, quindi, chiarire ai presenti che: • le correzioni con lenti negative di elevato potere alterano la binocularità e aumentano il rischio di peggioramento della miopia; • semplici tecniche di rilassamento del paziente contribuiscono ad aumentare l’accettazione della correzione positiva e a migliorare l’acuità visiva; • il rapporto occhio/mente/cervello rappresenta un modello di biofeedback visivo che può avere un ruolo preventivo in Optometria Clinica. L’approccio clinico della terapia visiva funzione così presentata consente:

miopia oltre alle normali lenti correttive;

• di offrire metodiche di prevenzione semplici ed

efficaci con conseguente aumento del numero di pazienti; • di entrare nella nuova era della terapia visiva funzionale per soddisfare le esigenze dei moderni

KAPLAN, STUDI E CARRIERA NEL NORD AMERICA Laurea in Optometria nel 1974 e Master Interdisciplinare quattro anni più tardi all’Università di Houston, in Texas, dove ha successivamente ottenuto la specializzazione in Terapia Visiva Interdisciplinare: Robert M. Kaplan, sudafricano di nascita, è stato professore di optometria dal 1974 al 1984 negli Stati Uniti, dove ha pubblicato oltre 30 lavori clinici riguardanti i Concetti di Visione Funzionale. È, inoltre, autore di 5 libri sul moderno approccio funzionale di cura e prevenzione dei difetti della visione, tradotti in ben 18 lingue. Attualmente è direttore educativo della società canadese Beyond2020Vision, che si occupa di programmi di educazione continua pubblici e professionali.

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LAB consumatori di prodotti e di servizi per la vista. La nuova era della terapia visiva funzionale consente di offrire al paziente un nuovo paradigma per la gestione della miopia: • possibilità di assumersi maggiore responsabilità per la gestione di prodotti e servizi per il proprio problema visivo; • utilizzare un altro paio di occhiali come parte di un programma di prevenzione e terapia domiciliare della miopia; • possibilità di adottare un approccio funzionale integrato in aggiunta agli occhiali e alle lenti a contatto. Gli obiettivi professionali che mi sono posto nel condurre il seminario, quali l’utilizzo della disparità di fissazione rilevata per prescrivere lenti correttive e conservare il massimo di visione binoculare, comunicare al paziente la necessità di utilizzare occhiali speciali in funzione del training, guidare il paziente nel monitoraggio costante dei fattori di stress tramite l’utilizzo di lenti riabilitative, hanno trovato positivo riscontro nei partecipanti: nel corso delle attività pratiche, infatti, hanno potuto verificare gli assunti su cui si fonda questo metodo nuovo per l’Italia. L’11 febbraio, a Bologna, nell’ambito del XVI Congresso Interdisciplinare dell’Istituto Zaccagnini oltre 150 delegati hanno seguito il seminario sul trattamento e la gestione della miopia funzionale tenuto da Robert Kaplan e centrato sul passaggio dell’approccio dall’optometria classica funzionale a quello dell’optometria funzionale relazionale. Nelle foto, alcuni momenti del workshop

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Alberto Tappainer, amministratore delegato di Rodenstock Italia

RODEXPÒ: ALLA SCOPERTA DELL’OCCHIALE PERFETTO Presso le Fab di Bollate, nella cintura nordoccidentale di Milano, il 2 e 3 marzo Rodenstock dedica ampio spazio per conoscere e approfondire il metodo Sistema Better Vision e i See Better Center

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odexpò è l’evento a margine del Mido organizzato da Rodenstock, gruppo specializzato nella produzione di lenti ad alta tecnologia e montature. Riservato agli operatori del settore, clienti

di Mario De Paola

e partner, rispecchia la nuova strategia che l’azienda tedesca persegue da tempo. Presso “Le Fab” di Bollate, in provincia di Milano, attraverso un percorso esperienziale in uno spazio di oltre mille metri quadrati, nelle giornate del 2 e 3 marzo gli ospiti possono scoprire i segreti per

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la creazione dell’Occhiale Perfetto by Rodenstock, grazie all’innovativo metodo Sistema Better Vision, che parte dalla nuova Social Media Strategy dedicata al consumatore finale, lo accoglie nei See Better Center e lo accompagna in un processo di acquisto volto al circolo virtuoso del

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dell’ottico l'eccellenza dei prodotti Rodenstock, si ottiene la massima soddisfazione del cliente finale». Si tratta di un evento riservato e dedicato alle nuove proposte di lenti e montature legate dal concetto dell’occhiale completo, oltre alle moderne strumentazioni, frutto dei constanti investimenti che l’azienda tedesca fa nell’ambito della ricerca e dello sviluppo. Immancabili poi, a Rodexpò, oltre alla collezione Rodenstock, le collezioni Porsche Design, Mercedes Benz, Dunhill e Baldessarini. Il Concept Shop Rodenstock e il logo del Rodexpò

passaparola. «L’obiettivo del progetto Rodexpò è quello di presentare ai partner ottici il “Sistema Better Vision” in tutte le sue componenti, volto a favorire la realizzazione dell’Occhiale Perfetto: il migliore prodotto che ciascun consumatore finale può consapevolmente scegliere in funzione delle proprie esigenze, non solo visive, ma anche economiche - afferma Alberto Tappainer, amministratore delegato di Rodenstock Italia – Così, unendo alla professionalità

RODENSTOCK, QUASI 140 ANNI DI STORIA NELL’OFTALMICO Rodenstock GmBH è il produttore leader di lenti oftalmiche e montature per occhiali in Germania. L'impresa, fondata nel 1877, con sede a Monaco, vanta 4.300 collaboratori in tutto il mondo ed è rappresentata in più di 80 paesi da società commerciali e partner nella distribuzione. Rodenstock gestisce stabilimenti per la produzione di lenti oftalmiche presso 14 sedi in 12 paesi e realizza due terzi del suo valore aggiunto nel processo produttivo in Europa, tra cui il 75% in Germania. La competenza sia per lenti sia per montature fa di Rodenstock l'unico marchio nel settore in grado di offrire il sistema "occhiale completo" da un solo fornitore.

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ESSILOR: LA PRODUZIONE DI VARILUX S ARRIVA IN ITALIA Sostenere il prodotto nel punto vendita e creare valore aggiunto per gli ottici partner sviluppando nuove opportunità di business. In questa direzione vanno le iniziative di Essilor per il 2013: dall’avvio della produzione di Varilux S in Italia, festeggiata con un grande evento alla Scala, al co-marketing tra Lichtena e Crizal Forte UV, passando per il servizio chiavi in mano di allestimento vetrine offerto ai clienti

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di Nicoletta Tobia

possibilità in più – continua Barberis – proprio perché errà avviata anche presso il l’ottico stesso può fornire ai propri clienti un valore sito italiano a partire da marzo aggiunto». la produzione di Varilux S. Per celebrare la novità Essilor ha in programma il Si apre con questa novità il 4 marzo un grande evento al Teatro alla Scala di 2013 di Essilor, che dopo aver Milano: per l’intera giornata la location è a completa introdotto sul mercato le nuove lenti progressive a disposizione degli oltre mille ottobre dell’anno scorso presso i Centro Specialista ospiti, invitati ad assistere Varilux e gli Eye Code Center, ora si appresta a commercializzarle in maniera più diffusa. La decisione a un esclusivo concerto dell’Orchestra Filarmonica di introdurre il design top di gamma nel paniere di del Teatro alla Scala, prodotti realizzati in Italia è coerente con il riscontro, diretta dal Maestro Daniel al di sopra delle aspettative, che le nuove lenti Harding, che hanno così multifocali del marchio hanno avuto in questo lasso anche la possibilità di visitare di tempo presso i clienti e i consumatori finali, tale da gli spazi museali. «Si tratta farle diventare «un punto di riferimento per il mercato. probabilmente dell’evento più Il fatto che indossandole i portatori riescano a vedere subito perfettamente, senza l’effetto ondeggiamento e la distorsione tipici delle lenti progressive, genera un livello di soddisfazione molto alto, anche nei medici oculisti che hanno meno diffidenza nel prescriverle. Ciò contribuisce ad abbattere le barriere che sino a oggi ne hanno ostacolato la diffusione – spiega Massimo Barberis, direttore marketing e vendite di Essilor Italia – I feedback positivi e il passaparola hanno avuto una ricaduta dal punto di vista commerciale, e questo fa bene al mercato oltre che a Essilor». L’avvio della produzione anche in Italia risponde alla logica di garantire il servizio in 48 ore agli Specialisti Varilux, ai quali quindi il prodotto top di Massimo Barberis, gamma potrà essere consegnato in tempi direttore marketing e rapidi. «Questo evidentemente ci dà molte vendite di Essilor Italia

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importante messo in campo sino a oggi dall’azienda italiana» commenta Barberis, che ha scelto un contesto di prestigio «in sintonia con l’elevata qualità del prodotto e con il grande avvenimento che vogliamo festeggiare». Come preannunciato, Varilux S verrà ora resa disponibile presso un numero maggiore di punti vendita. «Così come abbiamo fatto con i nostri specialisti – conclude Barberis – faremo in modo di formare anche i nuovi centri. È stato infatti pianificato un programma di open day, format che utilizziamo già da due anni, con cui toccheremo anche nuove città al di là dei grandi nuclei urbani su cui ci siamo concentrati fino ad oggi». Novità in vista anche per le Crizal Forte Uv. Le lenti oftalmiche che proteggono gli occhi dai raggi UVA e UVB, lanciate nel 2012 insieme al concetto di E-SPF (Eye-Sun Protection Factor), anche quest’anno saranno una delle leve fondamentali del piano d’azione dell’azienda e di tutte le opportunità che darà ai propri partner ottici. Essilor ha infatti stretto un accordo di co-marketing con Giuliani Farmaceutici in base al quale il consumatore, all’acquisto di una coppia di lenti Crizal Forte UV, riceverà in omaggio una crema Lichtena con fattore di protezione dai raggi UVA e UVB pari a 30 per quanto riguarda le lenti chiare e a 50+ per le lenti colorate. «Lo scopo di questa iniziativa – spiega il direttore marketing - è fare in modo che l’ottico abbia la possibilità di sostenere la vendita del prodotto UV argomentando al consumatore finale l’importanza della protezione dalle radiazioni ultraviolette grazie a un nesso diretto con il settore delle creme». Se infatti il concetto di protezione della pelle è già sedimentato presso il grande pubblico, che è ben cosciente dei danni che la radiazione ultravioletta può causare alla cute e dell’importanza di difenderla applicando cosmetici ad hoc, lo stesso non vale per quel che riguarda i possibili effetti nocivi sugli occhi e la necessità di salvaguardarli con lenti apposite. La scelta, per l’operazione, di una referenza top di gamma come Lichtena, distribuita attraverso il canale farmacia, risponde alla logica di abbinare una vendita “di valore” del prodotto oftalmico a un prodotto cosmetico di altrettanto valore. A supporto dell’iniziativa Essilor ha pianificato una campagna tv, in onda a partire dal 25 febbraio per cinque settimane su Sky Tg 24, che prevede oltre

Un’immagine della campagna per le lenti Varilux S

2000 passaggi con un presidio praticamente totale della rete. Il voice over dello spot, andato in onda lo scorso anno, è stato modificato per veicolare il messaggio “proteggi i tuoi occhi così come proteggi la tua pelle”. La domination di canale punta a garantire a Essilor una grande visibilità, anche perché Sky Tg 24 è fruito in molti contesti extra domestici, come le zone aeroportuali, le stazioni ferroviarie, gli alberghi. «Tra l’altro la pianificazione è spalmata a cavallo del periodo elettorale, momento in cui l’interesse del pubblico è fortemente orientato ai notiziari, quindi è facile ipotizzare che l’audience e lo share aumentino» commenta Barberis. A sostegno del concetto di protezione UV, ma anche delle Varilux S, Essilor ha infine messo a punto un nuovo servizio chiavi in mano dedicato all’allestimento vetrine, con dei professionisti a disposizione dei partner ottici pronti a supportarli nel riorganizzarle, rinnovarle e fare in modo che dialoghino con il consumatore: «Anche questo – conclude Barberis – rientra nella logica di sostenere le due tipologie di prodotto all’interno del punto vendita. A ciò naturalmente si affiancheranno anche eventi in store, attività di marketing locale, e tutto ciò che attiene all’attività di trade marketing in senso più stretto».

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A MIDO SPLENDE IL “SOLE” DI ZEISS La gamma colorazioni standard per lenti vista-sole si rinnova completamente per rispondere alle molteplici esigenze dei portatori. E la tecnologia fotocromatica è ancora protagonista grazie a un’importante novità a supporto del centro ottico partner

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on la stagione primaverile alle porte, sempre più di frequente il portatore di occhiali si trova di fronte alla necessità di avere un occhiale adatto al proprio stile di vita, che garantisca protezione e perfetta visione sia in ambienti chiusi sia all'aperto. «Le lenti PhotoFusion disponibili sia nella gamma prodotto Zeiss sia nella proposta CZV Quality, rispondono a questa esigenza reagendo con una velocità del 20% superiore alle precedenti versioni di lenti

di Mario De Paola fotocromatiche Carl Zeiss Vision, consentendo una visione confortevole in tutte le condizioni di luce – spiegano alla Carl Zeiss Vision - Risultano particolarmente chiare in ambienti interni (92% di trasparenza con trattamento antiriflesso) e diventano molto scure alla luce del sole (11% di trasparenza con trattamento antiriflesso). Le lenti offrono, inoltre, il 100% di protezione ai raggi Uv fino a 400 nm e una stabilità cromatica che permette una visione naturale. La tecnologia di queste lenti si basa sulla reazione di molecole fotoattive brevettate che si espandono quando sono esposte

Le campagne della nuova gamma colore per le lenti vista-sole Zeiss e della lente PhotoFusion

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alla luce ultravioletta e scuriscono la lente, proteggendo gli occhi». Da metà febbraio la gamma PhotoFusion si è completata con la disponibilità del materiale 1.5 a stock con trattamento antiriflesso per i centri ottici che vogliono garantire una risposta al proprio cliente in tempi molto ridotti con un prodotto dalle performance conosciute. Da marzo, inoltre, verrà arricchita la disponibilità di lenti di ricetta negli indici 1.5, 1.6 e 1.67, nella versione grigio e marrone. Zeiss rinnova e amplia anche la propria gamma colore per lenti vistasole. L’obiettivo è soddisfare a pieno le esigenze dei portatori più fashion

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e degli sportivi, sia da un punto di vista estetico sia come fattore di protezione. «Al giorno d’oggi i consumatori richiedono soluzioni il più personalizzate possibile rispetto ai loro bisogni – ricordano dall’azienda di lenti oftalmiche - Come risposta a questa esigenza di mercato, Zeiss, a partire dal 14 marzo, propone una nuova gamma di colori in linea con i recenti trend della moda e capaci di abbinarsi al meglio con gli stili di vita dei portatori». Il nuovo campionario comprende le tonalità nero, marrone,

grigio, pioneer, blu e rosé, tutte disponibili 1.5, 1.6 e 1.67 con i medesimi livelli di assorbimento. Per soddisfare poi le richieste dei consumatori più esigenti, manteniamo l’offerta di colorazioni ad alte performance, come le lenti della linea Skylet e ProGolf, che proteggono la vista dai raggi Uv e permettono una visione nitida anche in presenza di forti contrasti di luce – aggiungono alla Zeiss - Si riesce così a venire incontro alle necessità di chi pratica sport all’aperto, come vela, alpinismo, sci e motociclismo».

Anche le lenti della gamma Skylet sono disponibili in tutti gli indici, 1.5, 1.6 e 1.67 con una percentuale di assorbimento che può arrivare fino al 90%. Gli indici 1.6 e 1.67 sono stati aggiunti anche alla linea ProGolf, nei colori tinta unita e sfumati. «Nell’area fashion, invece, non ci sono limiti per i colori delle lenti di precisione Zeiss, le quali possono avere qualsiasi tipo di colore che il consumatore richiede ed essere disponibili in tutti gli indici (1.67) nella gamma in CR», concludono all’azienda.

LENTI DA UFFICIO: ZEISS È UN… “BOOK” APERTO! Che sia un portatile, un tablet o uno smartphone, oggi il veloce progresso tecnologico impone a ognuno di noi grandi cambiamenti di stili di vita e abitudini, anche per la nostra vista, soprattutto dopo una certa età, quando più difficilmente l’occhio riesce ad accomodare. Per far fronte a questi cambiamenti nel 2012 Zeiss ha proposto il portfolio di lenti Officelens, ideali per la visione dal vicino fino a 4 metri, che oggi si completa con una nuova versione Book, specifica per la visione nella distanza di lettura fino a 1 metro e disponibile dal 14 marzo. Le nuove lenti Officelens sono disponibili in tre diversi design, Superb, Plus e Individual, con altrettante diverse possibilità di M.I.D. (Maximum Intermediate Distance), a seconda delle specifiche necessità. «Book può rientrare a buon titolo nella gamma delle lenti da lettura, offrendo, a differenza di quelle tradizionali, un comfort visivo anche sulla distanza che va da quella di lettura consigliata fino alla M.I.D. di 1 metro: la massima distanza intermedia è quel valore che definisce esattamente la distanza fin dove il portatore di lenti necessita di una visione chiara e nitida – spiegano alla Zeiss - Inoltre Officelens Book garantisce un ampio raggio Un’immagine tratta dalla brochure delle lenti Officelens di visione rispetto ai tradizionali occhiali da lettura che di Zeiss nascono per garantire un campo visivo che va dai 40 ai 60 cm. A sua volta Near garantisce un’ottima visione dalla distanza consigliata di lettura a un M.I.D. di 2 metri: questa versione è dedicata ai portatori che trascorrono la maggior parte della loro giornata davanti al computer o in ufficio. Room, invece, è dedicata soprattutto a un uso interno, consentendo una chiara visione dalla distanza di lettura consigliata a un M.I.D. di 4 metri, ma può essere la soluzione ideale per chi svolge un’attività all’aperto, ma non necessità di un campo visivo oltre i 4 metri. Infine Individual è la classe d'élite nel portfolio di lenti per occhiali da ufficio Zeiss, disponibile per le lenti con design Individual: il campo visivo è personalizzato e può essere impostato tra la distanza personale di lettura e quattro metri».

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HOYA, IL PIACERE DI ESSERE… SMART Già dopo l’introduzione di HoyaiLog e ancora di più con il successo delle App, lanciate un anno fa, il gruppo con casamadre giapponese si consolida come “The Smart System Company”

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di Angelo Magri

’apprezzamento dei professionisti italiani è stato confermato dai numeri: quasi duemila pezzi venduti tra videocentratore visuReal Portable e Realtà Aumentata, le App per iPad lanciate esattamente un anno fa sul mercato italiano da Hoya. «Al di là dei numeri, comunque molto soddisfacenti, siamo felici di riscontrare il regolare utilizzo di queste innovative applicazioni da parte dei centri ottici italiani, grazie ai vantaggi chiari dei

In queste pagine alcune immagini relative alle due novità 2013 di Hoya: Hoya Vision Consultant e BlueControl

due sistemi, che hanno contribuito a contrastare il trend negativo di mercato favorendo la vendita di prodotti evoluti - afferma Maurizio Veroli, presidente e amministratore delegato di Hoya Lens Italia – Siamo stati i primi a introdurli sul mercato nazionale dell’ottica e beneficiamo del valore aggiunto dello sviluppo interno all’azienda di queste applicazioni». Veroli ricorda anche i vantaggi del visuReal Portable, l’App per la videocentratura che può sostituire il videcentratore tradizionale a colonna o addirittura esserne l’ideale completamento, per fornire al centro ottico un prodotto adatto a spazi ridotti o a una tipologia di clientela con difficoltà di movimento (gli anziani, ad esempio) o, al contrario, con eccessiva tendenza a spostarsi (è il caso dei bambini). «Per il nostro visuReal Portable è stato studiato un dispositivo ottico dedicato, per ottenere un'immagine di qualità elevata indispensabile per la massima precisione, oltre a un server dedicato e a esso collegato, in grado di aumentarne la possibilità di calcolo – sottolinea il numero uno di Hoya Lens Italia – Ecco perché, dall’introduzione sul mercato di HoyaiLog fino a oggi, l’elevato numero e la qualità dei servizi al centro ottico offerti dal nostro

Maurizio Veroli, presidente e amministratore delegato di Hoya Lens Italia

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gruppo ci consentono di definirci “The Smart System Company”». Per illustrare questa ampia gamma di prodotti e le novità in cantiere per il 2013, Hoya ha deciso di organizzare un FuoriSalone a Milano, in marzo, e un evento a New York, in maggio, destinati agli ottici partner: punta così a ottenere lo stesso successo raccolto dall'iniziativa organizzata lo scorso anno a Milano durante Mido, per il lancio delle App di Hoya. Niente salone neanche quest'anno per Hoya, dunque, ma "porte aperte" agli ottici presso la tecnologica

unità produttiva di Garbagnate Milanese domenica 3 marzo e lunedì 4, sempre in concomitanza con Mido. «Anche in questa occasione presenteremo nuovi prodotti ai clienti italiani e, soprattutto, mostreremo loro come i nostri sistemi di vendita, in particolare HoyaiLog, sono integrati con l'apparato produttivo - dice Maurizio Veroli, presidente e amministratore delegato di Hoya Lens Italia - Pur non essendo presenti fisicamente, si tratta di un modo diverso di fare sinergia con la fiera internazionale dell'ottica, in programma negli stessi giorni a Fieramilano Rho».

BLUECONTROL E HOYA VISION CONSULTANT: DEBUTTO AL FUORISALONE DI MARZO Se nello spettacolare evento del 2012 aveva registrato un successo di adesioni e grande interesse per le App, nel 2013 con il FuoriSalone Hoya punta alla sostanza: stimolare le vendite e dare impulso al business dei centri ottici grazie a due importanti novità. «Dato il continuo apprezzamento dei clienti, Hoya organizza speciali visite guidate nel laboratorio di produzione italiano, per illustrare come i famosi sistemi di vendita Hoya si integrano alla perfezione con il sistema produttivo, a partire dall’ordine in negozio, attraverso la sagomatura a distanza, fino all’invio delle lenti su misura direttamente nel centro ottico – spiegano dalla sede di Garbagnate Milanese - I clienti avranno la possibilità di verificare i passi principali della costruzione delle lenti e il rigore dei controlli di qualità, che avviene grazie a processi automatizzati e alla verifica di occhi esperti». Nel 2013 Hoya celebra 50 anni di trattamenti innovativi presentando BlueControl. «In questo momento uno dei pochi settori in crescita è rappresentato dai ” tecnologici”, che con smartphone e tablet ci permettono di usufruire di contenuti multimediali in piena libertà, ovunque – affermano alla Hoya - Questi dispositivi, così come gli schermi LCD e LED di computer e televisori, emanano luce blu, presente naturalmente nella luce solare e responsabile della regolazione del ritmo sonno-veglia. Una prolungata esposizione a queste irradiazioni, che sono destinate ad aumentare con il costante miglioramento della qualità degli schermi, non solo ci mantiene svegli anche a sera tarda, nonostante la stanchezza, ma producono numerosi fastidi agli occhi, come arrossamento, bruciore, lacrimazione e, di conseguenza, mal di testa. BlueControl di Hoya protegge dalla luce blu emessa da LCD e schermi a LED e, oltre a ridurre l'affaticamento degli occhi e i disturbi che ne derivano, offre anche minor abbagliamento e maggior contrasto nella visione. BlueControl è offerto in combinazione con il trattamento antiriflesso Hi-Vision

LongLife, per offrire ancora più comfort ai portatori: elevata resistenza ai graffi, idrorepellenza, facilità di pulizia e maggiore affidabilità grazie a processi di adesione esclusivi perfezionati». L’altra pietra miliare del 2013 è Hoya Vision Consultant, «un programma di consulenza che guida l’ottico optometrista nell’intero processo di vendita delle lenti ideali, dall’inserimento della prescrizione fino all’ordine definitivo, in modo intuitivo e interattivo». È organizzato in due sezioni principali, informazione e consulenza. «La prima aiuta nella spiegazione dei difetti e delle soluzioni visive tramite immagini chiare e animazioni impattanti, mentre la seconda, partendo dai dati del cliente, facilita la scelta della geometria, materiale e trattamento migliori, agevolando up e cross selling tramite tabelle comparative – dicono alla Hoya - Inoltre è un sistema “tutto in uno”, s’interfaccia cioè con i sistemi Hoya (visuReal, MyStyle iDentifier, HoyaiLog) e gestionali più diffusi, per un facile inserimento e scambio di dati con un unico login. Essendo un programma online, permette di avere sempre a disposizione i prodotti e i dati più recenti del cliente e inserirli una sola volta, con un notevole risparmio di tempo e uno scambio d’informazioni coerente e costruttivo in tutto il processo di vendita, ad esempio tra sala di refrazione e banco di vendita».

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DAI OPTICAL, ARRIVA IL LISTINO HIGH-TECH La nuova tecnologia free form personalizzata e le applicazioni per iPad sono i fiori all’occhiello del catalogo 2013 per l’azienda di Molfetta

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di Mario De Paola

l’alta gamma multiasferica, Basic, tutti i prodotti con l 1° febbraio Dai Optical ha lanciato il geometrie tradizionali sferiche e asferiche, e Moving. La Catalogo Lenti Oftalmiche 2013. «Rearicerca del prezzo sia nel listino al pubblico sia in quello lizzato con estrema chiarezza, è ricco di confidenziale risulta molto semplice: è sufficiente incroprodotti e di informazioni tecniche sugli ciare la lente scelta dal cliente, di serie o da ricetta, con stessi e sulla loro filosofia di costruzione, i vari trattamenti. per soddisfare tutte le esigenze del cliente sia in termini Nel nuovo catalogo, all’interno di un’ampia gamma di di qualità sia di prezzo», spiega Roberto De Gennaro, prodotti spiccano nuovi disegni di progressive come amministratore, insieme al fratello Onorio, dell’azienda Daitach Stab e le nuove applicazioni Dai Emotions. di Molfetta, che ha lanciato un nuovo brand “IngegneDaitach Stab è la nuova progressiva free form persoria italiana - sviluppato e prodotto in Italia”. «Si tratta nalizzata che si aggiunge alle due tecnologie top di del motivo conduttore aziendale, nonché del nuovo gamma, Daitach Plus e Daitach. marchio presente solo nei prodotti «Grazie alla tecnologia Daitach Stab ad alto contenuto tecnologico che il nuovo design di superficie interna identifica tutto quanto viene pensaè in grado di garantire una zona to, progettato e fabbricato nei nostri "stabile" da lontano e da vicino – afstabilimenti, quindi senza alcuna ferma De Gennaro - Daitach Stab ha royalty o acquisto di software che come punto di partenza la rotazione standardizzano i vari design – prodel bulbo oculare, garantendo una segue l’imprenditore pugliese - Per visione estremamente naturale: quequesto investiamo continuamente sto significa una visione confortevole nell’automazione del nostro processo a tutte le distanze e in movimento, produttivo al fine di avere un’altisdal momento stesso in cui iniziano a sima qualità, un servizio efficiente e indossare gli occhiali. Ecco i benefici basse percentuali di scarto». Il listino per i portatori delle lenti progressive è stato completamente rinnovato e Diva Unique costruite con la tecnolola copertina ha un design minimagia Daitach Stab: zona visiva del lonlista “total white”, con una nuova tano più chiara e ampia, rappresensuddivisione sia nell’ametropia sia ta il 50% di tutta la superficie della nella presbiopia, in tre grandi temi, lente, ideale per attività dinamiche utili a individuare il prodotto giusto Roberto De Gennaro, amministratore come la guida e lo sport; zona visiva per la necessità del cliente: Top, tutta di Dai Optical Industries

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Alcuni esempi di realtà aumentata con le Dai Emotions: la simulazione con e senza antiriflesso e per le lenti fotocromatiche

cui sovrappone informazioni multimediali interattive intermedia perfettamente bilanciata, con un’ottimizzaper facilitare la selezione della lente più idonea. L’iPad, zione delle zone periferiche; zona visiva da vicino amdunque, inquadra in tempo reale l’ambiente circostante pia (maggiore del 15% rispetto a una Daitach), per un cui l’applicazione aggiunge, in base alle alternative, comfort migliore nella lettura; più sottili del 20% rispetto livelli di contenuto: questo permette al cliente la scelta a tutte le altre lenti free form. Il segreto? Il filtro stabie l’acquisto più coinvolgenti di lenti su misura – spiega lizzato, ovvero una superficie costruita dalla somma di ancora De Gennaro – Il simulatore visivo Dai Sim, a migliaia di algoritmi, in grado di creare una matrice sua volta, è un valido ausilio per il lavoro di consulenottimizzata e calcolata in tempo reale dopo che l’ordine za e di proposta della soluzione visiva più adeguata: viene inserito. Il grado di ametropia e presbiopia ha attraverso contenuti multimediali e molta influenza nell’uso delle diverse interattivi di forte impatto, il cliente pozone della lente progressiva. Ecco trà comprendere e scegliere, in modo perché è importante gestire la geomesemplice e consapevole, trattamenti, tria della lente in modo da ottenere un geometrie di costruzione, tecnologia elevato bilanciamento tra le aree di e costi. In Dai Sim, inoltre, è presente visione, per fare in modo che si adatti anche l’innovativo sistema I-Fast, che perfettamente alle esigenze visive del permette l’inserimento guidato di ordiportatore più attento ed alla montatuni, trattamenti e lavorazioni. Infine con ra scelta. Grazie all’introduzione del il centratore elettronico Check Pad è filtro di stabilizzazione le lenti Daitach possibile rilevare tutti i parametri neStab sono realizzate distribuendo il cessari per ordinare lenti progressive potere e gli astigmatismi indesiderati, personalizzate freeform della famiglia conseguenti alla costruzione di ogni Daitach: la centratura da lontano e da lente progressiva, in aree minuziosavicino con indicazione delle due semimente individuate in fase di calcolo». distanze pupillari, la rilevazione delle Dai Emotions sono, invece, le tre apaltezze minime di montaggio, l’angolo plicazioni per iPad dedicate ai centri di inclinazione pantoscopica, l’angolo ottici. «La realtà aumentata di Dai di avvolgimento, la distanza apice Reality utilizza le immagini reali, riLa campagna di Daitach Stab corneale-lente tutto su iPad». prese dal vivo dalla webcam dell’iPad,

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L’app per iPad iFocus10 sviluppata da Bludata Informatica

IFOCUS10: LA GESTIONE DELLA RELAZIONE CON IL CLIENTE… IN UN’APP L’applicazione per iPad che interagisce con il programma per ottici Focus è la grande novità presentata da Bludata a questo Mido. Tra i vantaggi che offre, quello di rendere più diretto, moderno e coinvolgente il rapporto con il consumatore

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di Nicoletta Tobia

prosegue Visentin - era quella di rendere più diretto, moderno e coinvolgente il rapporto con il consumatore, avendo la possibilità, ad esempio, di compilare la scheda optometrica nella sala di refrazione subito dopo aver effettuato l’esame, confrontare la visita con quelle passate, verificare l’evoluzione del difetto visivo del cliente, senza doversi per questo trasferire in un altro punto del centro. Il nostro obiettivo è stato, quindi, quello di elaborare uno strumento che l’ottico potesse avere sempre con sé e spostare agevolmente anche in un negozio molto piccolo, dove un computer avrebbe un ingombro eccessivo per lo spazio a disposizione. Il benefit aggiuntivo è che ciò trasmette un’immagine molto positiva del centro, che disponendo di una tecnologia all’avanguardia dimostra un profilo professionale ancora più elevato». Quando l’ottico non è in negozio, tra l’altro, iFocus10 si connette in modo protetto e sicuro all’archivio di

all’attento ascolto delle esigenze espresse dai clienti è nato iFocus10, l’app per iPad che interagisce con Focus in qualsiasi punto del centro ottico coperto da rete wi-fi. «L’idea di questo nuovo tool - spiega Chiara Visentin, direttore marketing e vendite di Bludata, l’azienda trevigiana che ha sviluppato l’applicazione – è sorta perché da sempre ascoltiamo le necessità del cliente e gli ottici, nei contatti quotidiani che teniamo con loro, ci hanno posto una specifica richiesta in tal senso». Si è quindi verificata insieme a loro la presenza nei punti vendita di almeno un iPad, se non più di uno. Spesso sono infatti le aziende fornitrici a inviarli ai centri, per fornire loro un supporto nel coinvolgere maggiormente il consumatore nell’esperienza d’acquisto. «La grande esigenza da soddisfare –

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di poter modificare la scheda anagrafica e quella optometrica, di esaminare la fornitura di occhiali correttivi al cliente, ma anche di monitorare la presenza degli articoli nel magazzino. «Ovviamente alle funzionalità presenti in questa prima release se ne affiancheranno in seguito altre – conclude Visentin che svilupperemo sulla base delle indicazioni che ci daranno gli ottici stessi e delle nostre valutazioni in proposito».

Focus per consultare le schede clienti o visualizzare le più recenti analisi dei dati. Lo sviluppo della nuova app ha comportato investimenti significativi da parte di Bludata, anche in termini di tempo: per la realizzazione, infatti, sono stati necessari molti mesi di lavoro di un team dedicato: iFocus 10, rispetto a Focus, si concentra su tutte le funzionalità relative alla gestione della relazione con il cliente. Consente, così, di avere accesso e

BLUDATA, A MIDO "FOCUS" SULLA FORMAZIONE Anche quest’anno Bludata pone l’accento sulla formazione. Dopo il successo delle ultime edizioni, infatti, l’azienda ripropone dei brevi corsi incentrati sul programma per ottici Focus 10, in programma durante questo Mido. «Gli anni scorsi gli ottici ci hanno dimostrato di apprezzare le nostre iniziative di formazione in fiera partecipando numerosi - ci spiega Chiara Visentin, direttore marketing e vendite di Bludata – Abbiamo così organizzato delle sessioni, di un’ora circa ciascuna, in cui vengono presentate le evoluzioni più interessanti del programma, svelando anche le modalità di utilizzo di funzionalità poco note che solitamente non vengono sfruttate. Nel 2013 poi continueremo a puntare sulla formazione, grazie alla collaborazione con Nadia Zuppardo, imprenditrice e titolare di un centro ottico». Durante gli incontri “Focus, da archivio dati ad alleato strategico” Nadia spiegherà ai partecipanti non tanto il funzionamento nel dettaglio del software, ma il proprio metodo organizzativo, suggerendo le

Uno dei corsi di formazione per ottici presso lo stand Bludata a Mido 2012

procedure e gli strumenti da utilizzare per trasformare Focus in una vera e propria leva strategica. «L’obiettivo - sottolinea Visentin - è quello di far guardare a Focus “con occhiali diversi”: non va considerato un semplice schedario, ma uno strumento fondamentale,

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che permette di misurare gli obiettivi e verificare se il proprio modello di business funziona». Gli incontri, che si terranno in varie località italiane, inizieranno a marzo e dureranno sino a fine anno, in base alle richieste che perverranno.

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SELECTIVE LADY: CHI VUOL ESSER BELLA, SIA! Mille sono i modi con cui una donna sottolinea la propria femminilità, ad esempio mostrando un aspetto luminoso e tonico come quello che dona una seduta di bellezza. È un desiderio “pink”, che gli ottici amici di Galileo Club potranno soddisfare, dal 1° al 31 marzo, attraverso un’accattivante offerta: un COFANETTO SMARTBOX per un trattamento estetico personalizzato. Un’iniziativa così femminile non poteva che essere associata al prodotto d’eccellenza per le donne: la lente progressiva Selective LADY, espressione di un design che integra specifici parametri legati alla visione femminile quali la distanza di lettura, la convergenza oculare, l’inclinazione delle lenti in relazione alle montature generalmente più gradite. La promozione di Selective LADY diventa così un riferimento irresistibile per le signore che vogliono pensare a se stesse, al proprio benessere: da una parte assaporeranno il piacere di immergersi in un’oasi di relax e bellezza, dall’altra apprezzeranno i benefici visivi di una soluzione tecnologica avanzata. La nuova progressiva di Galileo è, infatti, particolarmente naturale e confortevole, precisa nei dettagli, di immediato adattamento. Selective Lady non difetta neppure di ottimi argomenti per perfezionare il look delle giovanili over 40; vediamoli: il trattamento Neva Max UV mette al riparo dai riflessi, dai micro-graffi e dai depositi di impurità lasciando allo sguardo tutto il suo potere attrattivo; la versione Transitions protegge dagli effetti dei raggi UV responsabili di eventuali danni oculari e dell’invecchiamento precoce della zona perioculare, insomma quelle tanto famose quanto odiate zampe di gallina; il modello Mini di gamma Lady rappresenta la scelta perfetta per chi preferisce le piccole montature, molto richieste ad esempio dalle donne che hanno un viso minuto e lo vogliono valorizzare con un occhiale in armonia con le loro proporzioni. Senza dimenticare che tutte le appassionate del colore potranno esibire la nuova progressiva di Galileo nelle tinte più attuali. High-tech ed estetica: una bella combinazione da divulgare alle signore presbiti attraverso svariate iniziative di comunicazione, tutte personalizzabili dal punto vendita e scaricabili dall’area web riservata ai membri Galileo Club del nostro sito. Naturalmente, per gli ottici che aderiranno all’iniziativa, non mancherà il materiale coordinato per dialogare con il pubblico femminile attraverso elementi interni ed esterni al negozio.

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IL RISPETTO DELLA CORNEA, INNANZITUTTO Nell'abituale pratica clinica il contattologo procede, prima di affrontare un'applicazione di lenti RGP, con una nutrita raccolta d'informazioni sulla shape corneale. Perché non considerare uguali attenzioni anche per un approccio applicativo nel soft?

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di Marco Tovaglia contattologo

urante il congresso NCC, tenutosi a Veldhoven (Olanda) a maggio dello scorso anno, mi è capitato di incontrare il collega Eef van der Worp, PhD, noto opinion leader a livello internazionale e ricercatore all’Eye Research Institute dell’Università di Maastricht. Era intento a preparare il proprio imminente intervento in sessione plenaria, visualizzando velocemente le slide della presentazione ma, soprattutto, studiando gli attacchi di una base musicale. La cosa mi ha alquanto incuriosito, poiché è abbastanza insolito, per la nostra professione, preparare un PowerPoint per una lecture tecnica con un tema musicale introduttivo. C'era una forte attinenza, però, del brano scelto con l'argomento che da lì a meno Eef sarebbe andato a trattare. Con “Respect” di Aretha Franklin avrebbe introdotto, infatti, un fondamentale concetto: l’importanza del rispetto della forma e della La cover del successo di Aretha Franklin “Respect” fisiologia corneale. In particolare la

sua disquisizione si sarebbe concentrata sull'attenzione che si deve porre sempre alla forma della cornea e a un suo rispetto anche quando vengono applicate lenti a contatto morbide. Nell'abituale pratica clinica il contattologo procede, prima di affrontare un'applicazione di lenti RGP, con una nutrita raccolta d'informazioni sulla shape corneale, in particolare l'eccentricità, ovvero il coefficiente che descrive l'andamento del profilo di forma della principale lente dell'occhio tra centro e periferia. Questo dato influenza la scelta del professionista nel delineare la geometria della curva base di una lente corneale dura. Perché non pensare quindi che anche per un approccio applicativo nel soft ci possano essere uguali attenzioni? È forse meno problematico e con minori conseguenze in termini d'impatto, per l'eventuale stress corneale, applicare una lente morbida basandosi soltanto su una cheratometria? Siamo perfettamente a conoscenza della geometria della lente hydrogel che stiamo procedendo ad applicare? Sarà monocurva, bicurva, tricurva o asferica? L'osservazione che mi è stata avanzata è che se procedessimo, ogni qualvolta venga effettuato un controllo relativo all'applicazione delle lenti morbide abitualmente in uso, con una topografia successiva alla

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Cornee con medesimo raggio apicale, ma con differenti profondità sagittali a parità di HVID

rimozione, potremmo assistere alla presenza di deformazioni corneali. Attingendo informazioni dalla relazione di Van der Worp, secondo uno studio di Schornack et al pubblicato su “Contact Lens and Anterior Eye” nel 2003, circa un terzo dei warpage corneali è provocato da lenti a contatto morbide. Dopo questa segnalazione, l'interrogativo che viene da sé è quanto possa essere il tempo sufficientemente necessario per riequilibrare la forma della superficie corneale dopo un'applicazione che ha generato tale warpage. In uno studio di Loretta et al pubblicato su “Optometry & Vision Science” nel 2007 dal titolo “Preoperative assessment of cornea and refractive stability in soft contact lens wearing in photorefractive candidates” vengono riportati tempi di regressione dallo stress biomeccanico, a seconda del tipo di strumentazione impiegata nell'osservazione, nel recupero della forma corneale originaria. In particolare ci vogliono circa 10,7 ± 10,4 giorni di cessazione nell'uso di lenti idrofile prima di poter dichiarare stabilizzata la condizione morfologica della superficie della cornea. Se il criterio utilizzato come verifica strumentale è l'ausilio di un cheratometro sono necessari 16,2 ± 17,5 giorni, con il topografo la normalizzazione del profilo avviene in 28,1 ± 17,7 giorni e addirittura, se si utilizzasse un pachimetro, 35,1 ± 20,8 giorni. Sembra quindi estremamente importante, nel rispetto della condizione fisiomorfologica della cornea, selezionare con attenzione, oltre a un adeguato materiale, anche la geometria di una lente a contatto morbida attingendo, in base alle circostanze, a tre principali categorie di prodotto. Secondo Mattew Lampa e Mark Andrè (2011) vi sono lenti di stock, lenti fuori dallo standard e custom made. Le prime possiedono una geometria definita con la quale il contattologo testa l'integrazione e la portabilità da parte dell’utente finale. Quanto maggiore varietà vi è tra le tipologie di lenti standard, tanto maggiore percentuale di successo si prospetterà sul risultato

finale. Le lenti fuori dallo standard possiedono pur sempre un design prefigurato, ma permettono la scelta su un più ampio range di valori, parametri dei quali le lenti a stock non dispongono. Le custom made vengono, invece, costruite individualmente e personalizzate “su misura” in funzione della specifica forma oculare non risentendo, di conseguenza, di limiti parametrici sia per ciò che riguarda il design della curva base sia per compensazioni diottriche. L'obiettivo del contattologo è saper scegliere tra queste tre categorie quella che meglio coniuga la praticità e disponibilità di base, nel rispetto della forma e della salute corneale. La forza pressoria provocata da una lente “opprimente” può avere delle ripercussioni sulla stabilità del profilo corneale, evidenziabile facilmente in topografia attraverso un ben delineato anello dalla colorazione eloquente. Proprio a tal proposito, nel voler dimostrare quanto un profilo non perfettamente conformato alla superficie oculare di una lente idrofila possa generare un'azione di ostruzione al regolare pompaggio lacrimale, il gruppo di Meng Lin dell'Università di Berkeley (“Investigative Ophthalmology” + “Vision Science” 2002) si è concentrato sulla velocità di scambio lacrimale. A seconda del tipo di materiale e di design in una lente morbida, l'intervallo di tempo che trascorre per un completo ricambio lacrimale o tear mixing da sotto la superficie idrofila, è di 22-35 minuti rispetto ai 3-5 minuti di una RGP. In questo processo diventa determinante l'associazione di un’adeguata geometria della curva base della lente morbida in relazione al contesto corneo-sclerale interessato dall'appoggio. Il ricambio lacrimale è estremamente importante, addirittura più dell'apporto del flusso di ossigeno che passa attraverso la superficie polimerica di una lente a contatto. In uno studio di José Manuel Gonzàlez Meijome e del suo gruppo portoghese (“British Journal of Ophthalmology”, 2012) sono state comparate lenti a contatto in silicone-hydrogel in modalità continous-wear

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dotazioni diagnostiche, vi sono oggi molti più elementi scientifici di ricerca a supporto del professionista contattologo per fornire risposte a quesiti che fino a qualche anno fa potevano rimanere irrisolti. Tali conoscenze permettono di rivalutare con interesse l'approccio alla contattologia morbida con maggior metodo tecnico e senso critico. Il rispetto della cornea, nella sua fisiologia e biomeccanica, è fondamentale. Aretha Franklin, pur essendo una cantante di fine anni ‘60, può divenire attuale nei contenuti della sua canzone per sottolineare l'importanza del rispetto, innanzitutto.

La profondità sagittale è calcolata mediante la formula riportata qui sopra, dove "S" rappresenta la Sagitta, "R" il raggio di curvatura, "C" è la semi-corda e "p" il coefficiente di forma corneale (CW) e lenti RGP ortocheratologiche notturne ad alto Dk. Il team ha analizzato i mediatori infiammatori presenti nel film lacrimale di entrambi i gruppi esaminati evidenziando, in ognuno, una pari entità di cellule infiammatorie. Questo sta a indicare che il ricambio lacrimale è essenziale, pur impiegando materiali considerati metabolicamente ideali per l'elevato flusso ossigenativo che possono garantire alla cornea. Si è più volte parlato anche dell'importanza del raccordo di profilo tra cornea e sclera nell'allineamento di una lente a contatto morbida con la regione estrema interessata dal suo appoggio. In uno studio condotto mediante l'ausilio di un OCT Lee Hall et al (“Investigative Ophthalmology & Vision Science”, 2011) hanno posto l'attenzione sulla transizione corneo-sclerale concludendo che il 24% della prevedibilità del movimento di una morbida può essere considerato precocemente attraverso una più approfondita valutazione del profilo limbare. Per anni ci siamo basati, per il calcolo della curva di una morbida, sulle letture cheratometriche, non considerando che i fattori determinanti per una perfetta integrazione delle lenti, nel contesto in cui dovranno operare, dipendono maggiormente dal profilo del raccordo corneo-sclerale, dal diametro visibile dell’iride e della profondità della camera anteriore. A parità di valori cheratometrici, due cornee possono mostrare comportamenti differenti tra uguali lenti morbide, a esse destinate, in virtù di una più o meno profonda camera anteriore e, quindi, differente altezza sagittale della cornea per unità di corda. Ovviamente l'obiezione, per il momento, resta la difficoltà di una valutazione strumentale di caratteristiche come la profondità sagittale della cornea o dello specifico andamento del raccordo limbare, a meno che non si disponga di un metodo di misurazione Tomografica in Coerenza Ottica (OCT) o di una Scheimpflug Camera. Almeno una cosa è certa, però: anche non disponendo di tali

Bibliografia: 1. Reddy T, Szczotka LB, Roberts C. Peripheral corneal contour

measured by topography influences soft toric contact lens fitting success. CLAO J. 2000 Oct; 26(4): 180-5 2. Lin MC, Graham AD, Fusaro RE, Polse KA. Impact of rigid gas-

permeable contact lens extended wear on corneal epithelial barrier function. Invest Ophtalmol Vis Sci. 2002 Apr; 43(4): 101924 3. Szczotka LB, Roberts C, Herderick EE, Mahmoud A. Quantita-

tive descriptors of corneal topography that influence soft toric contact lens fitting. Cornea 2002 Apr; 21(3): 249-55 4. Schornack M. Hydrogel contact lens-induced corneal warpage.

Contact Lens Anterior Eye. 2003;26:153-159 5. Ng LT, Lee EM, Nguyen AL. Preoperative assessment of corneal

and refractive stability in soft contact lens wearing photorefractive candidates. Optom Vis Sci. 2007 May; 84(5): 401-9 6. Young G, Schnider C, Hunt C, Efron S Corneal topography and

soft contact lens fit. Optom Vis Sci. 2010 May; 87(5): 358-66 7. Lampa M. Andre M. What is a Custom Soft Contact Lens? Soft

Special Edition Newsletter – Fall 2010: http://softspecialedition. com 8. Cui L, Shen M, Wang J. Micrometer-scale movements imaged

by ultrahigh-resolution optical coherence tomography. Am J Ophthalmol. 2012 Feb; 153(2): 275-283 9. Global Contact N°3 – 2012

Special thanks to Eef van der Worp for permission to publish some parts of his study.

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MARK’ENNOVY: UNA START-UP PER DUE Giacomo Grassi, un passato trentennale nelle lenti a contatto, si rimette in gioco sul mercato italiano insieme a una multinazionale specialistica. L’obiettivo? Far innamorare ancora gli ottici della contattologia

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di Angelo Magri

impegnativa e costosa. E lo steso applicatore vi si è adeguato, trasformandosi troppo spesso in mero distributore di scatolette». Il responsabile di Mark’ennovy per l’Italia è convinto che ci sia un percorso alternativo, altrettanto soddisfacente per il contattologo, dal punto di vista sia professionale sia economico. «Capisco bene la cosiddetta “sindrome del cassetto” che condiziona chi guida, con fatica e impegno, un centro ottico, soprattutto in una fase congiunturale difficile come l’attuale – dice Grassi

ido 2013 è la prima “uscita” ufficiale di Mark’ennovy in Italia. «Perché a Mido bisogna esserci. In modo particolare se non si ha occasione di incontrare i clienti durante l’anno, mentre in fiera si può stringere la mano a tutti, anche quelli che si conoscono soltanto tramite sigle, numeri o fatture». Con il suo pragmatismo tipicamente milanese e l’esperienza di più di tre decenni nel settore, Giacomo Grassi riassume così obiettivi, aspirazioni e aspettative non solo della presenza fieristica di Mark’ennovy, ma anche del suo lancio in Italia. «Per avere successo occorrono due fattori: la passione e l’ascolto del cliente – sottolinea il manager lombardo – Ecco perché sono convinto che Mark’ennovy avrà successo anche nel nostro paese: vogliamo ascoltare le esigenze dei professionisti della visione e trasmettere loro quella passione per la contattologia, che in molti oggi, purtroppo, hanno visto spegnersi». Secondo Grassi, infatti, negli ultimi tempi l’industria ha puntato quasi esclusivamente su produzioni di serie, destinate alla fetta più ampia dei consumatori, ma non necessariamente adatte a tutti. «Questo è sicuramente il compito delle grandi case produttrici: già trent’anni fa si auspicava, ad esempio, una larga diffusione delle lenti usa e getta giornaliere, solo che allora non c’era la tecnologia per realizzare questo obiettivo – spiega Grassi – Il limite attuale, però, è quello di aver voluto necessariamente adattare queste produzioni di massa a situazioni specifiche o particolari non sempre idonee. Le responsabilità di questo trend sono generalizzate: per il produttore sembrava la strada più facile e immediata per ampliare il mercato, per il consumatore quella meno

Giacomo Grassi, responsabile di Mark’ennovy per il mercato italiano

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LARGO CONSUMO E NICCHIA? SI PUÒ È il “biglietto da visita” con cui si presenta Mark’ennovy sul mercato domestico. «Il respiro internazionale dell’azienda, in grado di coprire con unità produttive proprie l’intera filiera, dallo sviluppo dei materiali alla produzione, fino alla distribuzione, offre all’applicatore italiano l’opportunità di un’offerta che coniuga le lenti a contatto morbide di largo consumo, a esclusione delle giornaliere, con prodotti di nicchia: un’offerta così ampia difficilmente la può trovare dal medesimo fornitore». A ribadirlo è Giacomo Grassi, attivo nella contattologia dalla fine degli anni ‘70, tra CooperVision, Barnes Hind e Aspect Vision, nonché tra i fondatori di Assottica. Dal 1° novembre Grassi ha avviato la filiale italiana della società creata da George Nabil Sarrouf, già presente in Spagna, Regno Unito, Francia e Germania. «Mark'ennovy propone lenti a contatto per alte miopie, alti astigmatismi e multifocali di livello elevato, anche toriche. La punta di diamante della gamma è Saphir, una lente in silicone idrogel di prescrizione, in modalità mensile anche in blister - dice il manager milanese - Abbiamo, comunque, anche una linea di lenti a contatto tradizionali, sempre tornite, e un'altra in castmolding, ideali, ad esempio, per produzioni di private label destinate a gruppi o catene». Oggi la struttura italiana di Mark'ennovy è composta da una rete vendita di tre agenti, guidati dallo stesso Grassi, che entro il 2013 diventeranno sei. E da un customer care composto da Emanuela Croci, da vent'anni attiva nel settore, per la parte commerciale, e, a breve, anche da un ottico optometrista per rispondere alle questioni tecniche segnalate dalla clientela. «In precedenza il mercato italiano era gestito dalla Vision Care di Padova; con la nuova struttura contiamo di raggiungere quel migliaio di centri ottici potenzialmente interessati ai nostri prodotti di punta entro il prossimo anno», afferma Grassi.

Il prodotto di punta di Mark’ennovy: Saphir, lente in silicone idrogel di prescrizione, disponibile in modalità mensile in scatole da 3 blister

– A sua volta però ci si deve sforzare di capire di essere di fronte a due tipologie ben distinte di mercati, per quanto riguarda le lenti a contatto: il dispensing, segmento in cui si guadagna poco e, soprattutto, non si fidelizza il cliente finale; e la contattologia professionale, quella che richiede sicuramente più tempo, per individuare se la lac è la soluzione visiva adatta a uno specifico ametrope e, in caso positivo, quale gli ava applicata, in base alle sue esigenze, ai suoi comportamenti, al suo stile di vita: solo così, del resto, si conquista un cliente che resterà fedele molto a lungo, se non addirittura per sempre, e a resa economica altissima». Secondo Grassi il portatore di lenti a contatto, potenziale o già effettivo, va guidato lungo un percorso ideale. «Prendiamo le numerose persone che presentano bassi livelli di astigmatismo – sottolinea – Perché non provare a correggerlo con un paio di lenti a contatto idonee, così da fidelizzarle e poi seguirle, ad esempio, dopo i 45 anni, quando avranno bisogno di un paio di multifocali? Oggi gli applicatori professionalmente all’avanguardia possono trovare sul mercato i prodotti più adatti: l’importante è tornare a fare davvero contattologia, innamorandosene di nuovo».

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LOSI: VOGLIAMO PORTARE IN ITALIA LE BEST PRACTICE Il presidente di Assottica, che terrà il suo Convegno internazionale il 10 e 11 novembre a Roma, fa il punto sui risultati e l’importanza dell'incontro organizzato a dicembre in Senato, in merito alla necessità di introdurre sul mercato interno la “specification”

di Angelo Magri

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elle lenti a contatto disposable siamo il secondo mercato in Europa, dopo il Regno Unito, e siamo un mercato in crescita, con un tasso di velocità anche superiore a quello anglosassone. «Eppure, mentre la maggior parte degli altri paesi europei ha già introdotto la specifica di prodotto, cioè un documento, rilasciato da colui che ha effettuato l'applicazione, contenente tutte le informazioni sul tipo di lente più adeguato per il portatore, l'Italia non lo ha ancora fatto ricorda Nicoletta Losi - Invece la "specification" creerebbe un circolo virtuoso, coinvolgendo tutte le figure chiave del processo, dal contattologo, che così avrebbe un ruolo sempre più importante nell'applicazione e fornitura, al consumatore finale». L'importanza di coinvolgere il consumatore finale è ribadita dal questionario diffuso da Assottica l'autunno scorso per capire meglio le resistenze nella scelta della lente a contatto come mezzo di compensazione. «I risultati della campagna "Lenti a contatto. Qui si... informa" sono stati ben al di sopra delle nostre aspettative: più di 800 applica-

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tori italiani hanno aderito spontaneamente all'iniziativa - sottolinea Losi - Il numero di risposte ai questionari dovrebbe, quindi, essere piuttosto elevato e tale da garantire una base significativa per discutere dei risultati al prossimo Convegno Assottica, le cui date sono state definite proprio nei giorni scorsi: il 10 e 11 novembre 2013 a Roma». Assottica Gruppo Contattologia rappresenta le sette principali aziende produttrici e distributrici sul mercato italiano di lenti a contatto disposable e soluzioni per la loro manutenzione. Alcuni applicatori lamentano, tuttavia, che proprio i grandi gruppi stiano dismettendo prodotti di nicchia o di elevata specializzazione a favore di un'eccessiva massificazione dell'offerta. «Nella Guida ai prodotti realizzata da Assottica si trovano ben 200 diverse tipologie di lenti a contatto e soluzioni, che coprono il 96% delle esigenze del mercato - afferma Losi - Del resto, è naturale che il prodotto più innovativo tenda a superare quello preesistente: la morbida disposable, per fare un esempio, negli ultimi cinque anni ha lanciato almeno venti tipi di nuovi prodotti all'avanguardia, con una gamma di poteri molto più estesa del passato».

GIOVANZANA: MANCA UNA FIGURA PROFESSIONALE PER LE LAC Secondo il costruttore e applicatore milanese, presidente di Ancleco, è questo il motivo principale del fatto che in Italia ci sia un numero ridotto di utilizzatori di lenti a contatto rispetto a gran parte d’Europa. «Dove individuare la figura professionale di riferimento che si assuma la responsabilità della prescrizione delle lenti a contatto? – si chiede Mario Giovanzana (nella foto) - Nel piano di studi dell’oculista non è presente alcun esame in contattologia. Nel piano di studi dell’ottico e dell’optometrista, invece, sono presenti esami in contattologia, ma l’ottico, in base al profilo professionale che ne delimita le competenze, non può effettuare la prescrizione né agli astigmatici né ai miopi astigmatici, agli ipermetropi o agli ipermetropi astigmatici». Il presidente dell’associazione che raccoglie le imprese italiane costruttrici di lenti a contatto su misura ricorda, inoltre, che in Germania ci sono 6 produttori di lac, in Inghilterra 9, in Francia 4 e in Italia addirittura 25. «I produttori, nel momento in cui forniscono lenti a contatto a chi fa un ordine, fanno formazione con la “prescrizione”, in cui vengono indicati i parametri identificativi, come raggio di curvatura, diametro, potere - continua Giovanzana - Il produttore, inoltre, fornisce il supporto tecnico necessario per realizzare una corretta applicazione. Del resto si tratta di dispositivi medici marcati CE e su misura, che quindi necessitano di una prescrizione after fitting, la quale dev’essere redatta sia per le lenti su misura sia per le disposable. La prescrizione deve riportare i parametri che identificano il dispositivo, il nome dell’utilizzatore e il nome di chi ha prescritto il dispositivo».

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Oscar e la pianificazione assortimenti per azzerare il rischio magazzino. Vision Group ha sviluppato un nuovo sistema di Pianificazione degli Assortimenti. Un metodo centralizzato che permette di acquistare quello che serve al minor prezzo possibile, e di rendere la merce invenduta a cambio collezione. Scopri Oscar (Ottimizzazione della Supply Chain ad Alta Reddittività) e i suoi strumenti, creati per dare una nuova visione al mondo dell’ottica.

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Mod. RY 006 col. 01 - Mod. RY 014 col. 01 - www.allison.it


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