b2eyes magazine 5/2015

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N52015 Sommario

B2TRADE Editoriale Dalla parte di Marta 3 Attualità VisionOttica: un road show per i nuovi servizi CRM e digital 4 Essilor: marketing, ma con gusto 8 Vision Group: la forza dell’esclusiva 12 Punto Iride entra in Oxo 16 Vernaleone: tutte le strategie portano a Gallipoli 18

SPECIALE LAC Editore FGE Srl - Fabiano Gruppo Editoriale Reg. Rivelle, 7/F 14040 Moasca (AT) Tel. 0141 1768908 - Fax 0141 1768911 info@fgeditore.it Pubblicità Ferdinando Fabiano f.fabiano@fgeditore.it Cell. 335 5654574 Direttore responsabile Angelo Magri a.magri@fgeditore.it Redazione Francesca Tirozzi f.tirozzi@fgeditore.it Nicoletta Tobia n.tobia@fgeditore.it Grafica e impaginazione FGE Srl - Fabiano Gruppo Editoriale Stampa Giuseppe Lang - Arti Grafiche S.r.l. Via Romairone, 66/N 16163 Genova (GE) Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 293/2009 in data 17 giugno 2009 Registrazione R. O. C.: 18653 € 1,80 - Copia omaggio

La crescita di toriche e multifocali 22 Italia: effetto major o effetto nanismo? 24 Multifocali: il successo applicativo sfiora l’80% 26 Il fitting Rgp nel cheratocono: contatto o sfioramento apicale? 28 Rgp minisclerali e sclerali: la testimonianza di Scott Brown 32 Cso: dalla topografia corneale all’analisi della superficie oculare 36 Diottrica delle lenti a contatto 40 Neonati e bambini: perché sì alle lenti a contatto 42 Ortocheratologia: il ruolo della refrazione periferica 46 Occhio x Occhio: il primo distributore Menicon in Europa 50

B2EXPERT Practice Management Professional, i primi step: curriculum e formazione 62 Education Sga Sioo: consulenza insieme alla formazione 64 Spilli L’uomo e la macchina 66 Lo Gnommero Con Expo 2015, nessun dorma…

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Editoriale

DALLA PARTE DI MARTA di Angelo Magri

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el Vangelo Gesù viene accolto da Marta e da Maria, che rappresentano due modi diversi di onorarlo: la prima con comportamenti più pratici, la seconda in maniera più spirituale. Anteponendo le debite scuse per un raffronto così ardito, quanto sta succedendo oggi tra ottici e oculisti ricorda quello splendido passaggio delle Scritture. Da una parte le rispettive associazioni scientifiche, professionali o sindacali fanno sfoggio di sondaggi e indagini: sul rapporto tra le due categorie, soprattutto negli screening pediatrici, quello di Asmooi, presentato all’ultimo congresso milanese della Società Oftalmologica Italiana, a metà maggio; sul ruolo dell’ottico optometrista al servizio della prevenzione, quello appena lanciato da Federottica. Dall’altra fior di professionisti dell’area tecnica e dell’area medica si confrontano quotidianamente sulle problematiche della salute e del benessere visivo con soddisfazione reciproca. Un riflesso lo si può trovare nello Speciale di questo numero dedicato alla contattologia: ricerche, studi, seminari, innovazioni, partnership, aziende, prodotti e molto altro ancora. Tutti collocabili nel segmento di mercato delle lenti a contatto, disposable, di prescrizione o rigide gas permeabili, ma tutti, direttamente o meno, che puntano sulla collaborazione tra i vari livelli dei professionisti della vista e della visione. Una collaborazione che ha fatto registrare una recente svolta con la tavola rotonda sulla presbiopia al Mido del marzo scorso: oftalmologi, ottici e optometristi a confronto per la prima volta su tematiche concrete e su scala nazionale, anzi in uno scenario internazionale come quello della fiera di Milano, con centinaia di operatori della filiera ad assistere. Tanto che i vertici associativi l’hanno prevalentemente vissuta da spettatori. L’evento di tre mesi fa ha ribadito con forza e autorevolezza non solo la necessità, ma persino la volontà di sinergia tra le due categorie professionali. La stessa richiesta è giunta da quasi la metà dei 650 partecipanti, tra oculisti e ortottisti, al già citato sondaggio Asmooi. E molto probabilmente saranno le stesse indicazioni che avrà Federottica dalla sua indagine in corso. C’è chi parla e chi fa, chi si impunta e chi dialoga, chi resiste e chi propone. Ma in fondo, Maria e Marta non erano sorelle?

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Attualità

VISIONOTTICA: UN ROAD SHOW PER I NUOVI SERVIZI CRM E DIGITAL Si è concluso il ciclo di incontri organizzati in nove città italiane dall’insegna glocal di Vision Group che, in poco più di tre mesi, ha fatto registrare la presenza di oltre 240 partecipanti

a cura della redazione

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l road show, svoltosi tra febbraio e aprile, ha rappresentato un importante momento formativo per aggiornare gli affiliati VisionOttica sui rapidi cambiamenti in atto nel mondo della comunicazione e nei sistemi di Customer Relation Management, focalizzando l’attenzione su tutte le opportunità e i servizi che l’insegna propone. «Per sfruttare le potenzialità offerte dai canali digital e in genere dalle nuove tecnologie è necessario non solo essere sempre aggiornati, ma interpretare correttamene tutte le novità adeguandole alla propria realtà e alle proprie esigenze», spiega Angela Muto, marketing manager VisionOttica, che ha tenuto il corso insieme al responsabile della formazione, Maurizio Bianchi, ai key account di zona e a esperti della Unit Digital dell’agenzia Meloria.

Angela Muto, marketing manager VisionOttica

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Attualità I relatori hanno guidato partnership con la sede i partecipanti, attraveritaliana di Google, è staso ricerche di mercato e to presentato un progetto case history extra settore, di visibilità che permette in un percorso di aggiora VisionOttica di centranamento e comprensione lizzare tutti i servizi legadei profondi cambiamenti ti all’offerta Google, da che il processo di acquisto MyBusiness alle attività dei consumatori ha subìto di SEO (Search Engine a seguito dell’introduzioOptimization), dalle piane di nuove tecnologie e nificazioni di campagne dell’utilizzo sempre più diflocali ADwords a Business fuso del web e dei social View, gestendo per conto media. Una panoramica degli affiliati campagne che ha permesso di comweb locali e operazioni di prendere l’importanza dei posizionamento sui motori nuovi servizi VisionOttica di ricerca spesso molto imcome il sistema CRM cenpegnative o impossibili da tralizzato e la proposta di realizzare come singolo. Maurizio Bianchi, responsabile della formazione soluzioni per migliorare la La giornata si è concluVisionOttica gestione del web e dei sosa con un focus sui social cial media. media e la condivisione di In particolare, il sistema CRM di VisionOttica è una “netiquette” per consentire a tutti i centri stato implementato per poter analizzare a li- ottici di gestire in maniera professionale ed efvello centrale il database dei centri ottici of- ficace anche la presenza su questi canali. «La frendo un importante servizio di monitoraggio pagina Facebook di VisionOttica lavora con un della clientela e dei dati di traffico in nego- piano editoriale definito settimanalmente che zio con l’obiettivo di acquisire una maggiore consente ai centri ottici di condividere ogni conoscenza del proprio bacino d’utenza e di giorno contenuti aggiornati sulla propria pamigliorare la pianificazione delle attività di gina – continua Muto – Oggi grazie a questo comunicazione per incrementare la notorietà sistema e alle oltre 160 pagine a format dei sindell’insegna a livello locale, fidelizzare i clien- goli centri ottici arriviamo a intercettare oltre ti attivi e acquisirne di nuovi. I centri ottici già 150 mila utenti sfruttando il meccanismo viral entrati nel sistema hanno la possibilità di ef- tipico di questi canali». fettuare in maniera costante, mirata e senza Tutti i servizi digital di VisionOttica fanno capo alcuno sforzo operativo efficaci campagne di a una presenza coerente e coordinata sul web direct marketing attraverso sms, mail e lette- grazie a una piattaforma che collega il sito ufre sia sui clienti attivi sia su quelli potenziali, ficiale VisionOttica a quelli degli affiliati che misurandone la redemption e valutandone in hanno la possibilità di realizzarli utilizzando maniera oggettiva l’impatto sulle performance un format in linea con il posizionamento glocal del punto vendita. «In particolare il sistema è dell’insegna. Nella realizzazione dei siti è stata in grado di programmare richiami automatici predisposta, infatti, la possibilità di inserire teche garantiscono al cliente quella vicinanza e sti ottimizzati sulle esigenze del singolo centro quell’eccellenza del servizio che costituisce la ottico e, al tempo stesso, di avere sezioni che si promessa principale che l’insegna VisionOttica aggiornano automaticamente e che presentano fa ai consumatori», dice Muto. i servizi e le iniziative che l’insegna promuove Nella seconda parte del corso, grazie a una a livello nazionale.

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Attualità

ESSILOR: MARKETING, MA CON GUSTO Vista e cibo vanno di pari passo: “Mangiare con gli occhi”, il format della filiale italiana del gruppo di lenti oftalmiche, dedicato ai clienti partner, ha toccato nel mese di maggio Roma, Milano, Bari e Firenze di Francesca Tirozzi

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uca Strigiotti, direttore generale di Essilor Italia, ha accolto i quasi 300 invitati, in rappresentanza dei principali centri ottici del nord Italia, all’evento di Milano dell’11 maggio scorso, presso le Officine del Volo, seconda tappa dopo quella inaugurale di Roma. «L’obiettivo di questo appuntamento è creare un’esperienza che tocchi i sensi. Vogliamo che questo sia davvero un incontro tra professionisti del settore e un’occasione di confronto – ha sottolineato il manager – Inoltre, con il percorso pensato per questo format, vogliamo aiutarli a far vivere al consumatore un’esperienza unica: acquistare un paio di occhiali non dovrà più essere considerata solo una necessità». L’appuntamento è stato anche l’occasione per aggiornare i partner sulle ultime novità in casa Essilor, tra cui Eyezen, le nuove lenti multischermo. Una doppia famiglia proposta per due target specifici: Essilor Eyezen, dedicate agli ametropi, una soluzione visiva evoluta per la vita di tutti i giorni, e Varilux Eyezen, rivolte ai presbiti che utilizzano Varilux, la nuova soluzione visiva per il secondo occhiale indoor. «Il mondo è sempre più digital – ha spiegato Alessandra Barzaghi, marketing manager di Essilor Italia, durante la plenaria, in programma la mattina – Sono circa 40 milioni gli internet user: secondo i dati di Audiweb, circa l’85% degli utenti ha un’età compresa tra gli 11 e gli 84 anni, una percentuale in crescita di circa 7 punti negli ultimi due anni; quasi il 70% si con-

La sala plenaria durante l’evento di Milano dell’11 maggio

nette, inoltre, da uno smartphone per un totale di un’ora e mezza al giorno». È partendo da questi presupposti che l’azienda ha pensato alla nuova lente. «Essilor ha ampliato l’offerta con Eyezen, in grado di contrastare l’affaticamento visivo e non solo - ha sottolineato Roberto Tripodi, product manager di Essilor Italia – Il cuore delle lenti Eyezen è la nuova tecnologia Eyezen Focus che, insita nella struttura della lente, sostiene grazie a uno specifico extra potere presente nella parte inferiore della superficie gli sforzi accomodativi dell’occhio. Questa straordinaria peculiarità favorisce la messa a fuoco delle immagini ravvicinate in modo semplice e confortevole, assicurando un enorme vantaggio per il portatore che sentirà gli occhi meno stanchi e più rilassati a fine giornata e dopo un utilizzo prolungato di device digitali».

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Attualità

Luca Strigiotti, direttore generale di Essilor Italia

creare un rapporto basato su fiducia e credibilità e scoprire le vere esigenze del cliente». In “Il gusto della strategia marketing” sono state, invece, fornite nuove ispirazioni con le tecniche del marketing mix per una gestione ottimale della brand experience, determinante nella decisione d’acquisto. «Oggi non si acquista solo un prodotto, ma soprattutto l’esperienza che questo prodotto e questo acquisto ci permettono di vivere – ha ricordato Barzaghi nel corso del workshop pomeridiano – Nasce da tutti gli elementi della marca o del centro ottico, materiali e immateriali, con i quali una persona entra in contatto. Inclusi voi». Da qui la necessità di preparare un piano di marketing, per elaborare una strategia di mercato, per avere una visione di insieme delle nostre attività e per ottimizzare le relazioni con i clienti. «Una possibilità è quella di raccontate una storia che “prenda” emotivamente i vostri clienti perché riflette la loro esperienza di vita – ha aggiunto la manager – Progettate esperienze sensoriali che rimangano impresse nella mente dei consumatori. Tenete la storia semplice e chiara e pensate a più sensi da impiegare per aumentare l’impatto».

Alessandra Barzaghi, marketing manager di Essilor Italia

Durante l’evento gli ottici partner sono stati coinvolti in alcuni momenti di formazione: “Il gusto della relazione con il cliente”, tenuta e sviluppata insieme alla scuola di business training Dale Carnegie Training. «I clienti non cercano solo un prodotto, ma cercano soprattutto una “relazione” con il centro ottico – ha detto Dario Formica di Dale Carnegie Training – Razionalità ed emotività sono due componenti fondamentali nel processo di acquisto e nella relazione: bisogna, perciò,

VARILUX S: IN TV INSIEME AL VISTA-SOLE Dal 3 giugno e per due settimane lo spot delle progressive di Essilor è di nuovo on air sulle principali reti nazionali e sul satellitare Sky con mille passaggi tv e 130 milioni di contatti. Non solo: complice la stagione particolarmente indicata, ricorderà al pubblico anche l’opportunità di un secondo occhiale con lenti vista-sole. Duecento milioni di contatti nel 2014, 271 milioni nel 2015: sono i numeri registrati dallo spot di Varilux S che hanno convinto Essilor a tornare in tv. «L’incremento dei risultati e i segnali positivi dal mercato hanno motivato la nostra scelta di dare continuità al percorso intrapreso ormai da tempo e supportare il business anche nel periodo caldo dell’anno – ha affermato all’evento “Mangiare con gli occhi” Strigiotti – Crediamo che sia molto importante spiegare che cos’è una progressiva e per farlo abbiamo scelto come protagonisti della nostra campagna persone comuni per far sentire la vicinanza agli ottici: la call to action ha dimostrato di funzionare soprattutto per quanto riguarda i volumi. Siamo cresciuti insieme e insieme abbiamo sostenuto l’incremento del sell out». La campagna verrà rilanciata per mantenere alta la “curva del ricordo”. «Il mercato in questo momento è tonico – ha aggiunto il manager – Per questo abbiamo deciso di inserire un richiamo al sole, in particolare mettendo in evidenza le opportunità offerte dal vista-sole, nelle molteplici versioni Eyes&Sun di Essilor». Compongono la linea Eyes&Sun la nuova collezione di lenti specchiate e-mirror UV, le polarizzanti Xperio, i colori naturali di Physiotints, la gamma di lenti solari Sun Max (versione monofocale e Varilux) e le lenti vista-sole con E-Spf 50+, indice che certifica il valore globale di protezione Uv. «Si tratta di un mercato potenziale – ha ricordato Barzaghi – In Italia si contano 21 milioni di ametropi su un totale di 58 milioni di italiani: di questi il 55% porta occhiali da sole, ma a usare quelli graduati sono solo un terzo. Una vera opportunità d business poiché chi sceglie questo tipo di lenti difficilmente poi torna indietro».

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Attualità

VISION GROUP: LA FORZA DELL’ESCLUSIVA Alle private label Contemporary Heroes, Visi-On e CH Textureyes ora si aggiungono Façonnable, Paul & Joe e Red Bull Racing Eyewear a cura della redazione

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l’arma più aggressiva, occorre avere la certezza dell’esclusiva. Questo è il motivo per cui, anche con un impegno importante, Vision Group ha deciso di offrire ai propri affiliati l’arma della distribuzione in esclusiva di sei diversi brand. La scelta di sei linee è dunque legata a un concetto di gamma, la più completa possibile: di quali linee si tratta? Tre linee sono private label di cui abbiamo direttamente curato l’ideazione del marchio, il posizionamento di prezzo al pubblico e la comunicazione per dare agli affiliati la possibilità di rispondere alle esigenze di clienti che vogliono vedere bene con un prodotto di qualità al giusto prezzo. I tre marchi sono Visi-On, l’ultimo nato, Contemporary Heroes e Textureyes, quest’ultimo a firma di un prodotto completamente italiano e realizzato in materiale leggerissimo e molto flessibile. Contemporaneamente abbiamo voluto accontentare anche quei clienti un po’ più esigenti, che vogliono scegliere prodotti più esclusivi e per i quali anche la notorietà del marchio fa la differenza. Per questo ci siamo garantiti la

ision Group ha lanciato nel mese di maggio una campagna per promuovere le sei linee di occhiali che costituiscono il rinnovato portafoglio di prodotti brand e private label distribuiti in esclusiva per i centri ottici affiliati: “Noi ci mettiamo gli occhiali” è il claim. Cinzia Galbusera, category specialist del comparto occhialeria del gruppo, illustra i dettagli dell’iniziativa. La distribuzione in esclusiva di sei linee di occhiali è un progetto impegnativo: qual è la strategia cui risponde? In un mercato molto competitivo come il nostro l’unico modo per distinguersi dalla concorrenza è adottare prodotti e servizi in grado di fare la differenza. Nel mondo degli occhiali il contenuto moda e quello professionale viaggiano di pari passo, un prodotto non può essere solo bello, senza essere anche utile a risolvere i disturbi visivi dei nostri clienti. Per poterci distinguere dalla concorrenza, per garantire un prodotto di qualità a un prezzo giusto, senza sottostare alla pressione di chi ha deciso di fare del prezzo

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A cosa è dovuta la scelta dello slogan per la campagna? “Noi ci mettiamo gli occhiali” è il nome della pagina facebook creata appositamente per rendere disponibili ai centri ottici affiliati tutte le immagini e le informazioni sul prodotto. L’obiettivo è garantire ai centri ottici contenuti sempre aggiornati da condividere sulle proprie pagine facebook, che i consumatori possono trovare esclusivamente presso i punti vendita di Vision Group.

I cartelli vetrina dei sei marchi esclusivi di Vision Group

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Attualità

PUNTO IRIDE ENTRA IN OXO Il Consorzio Optocoop Italia consolida la propria presenza in Sicilia con 69 nuovi centri ottici: ha, infatti, aperto le porte a un importante gruppo presente nella regione a cura della redazione

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rancesco Ferraro, presidente di Gruppo Iride, ricorda che «ci siamo incontrati diverse volte per condividere le idee e le opportunità: entrare in Oxo è stata per noi una scelta naturale». Per il professionista siciliano essere nel Consorzio Optocoop significa far parte di un gruppo nazionale con un respiro più ampio. «Avevamo necessità di confronto con realtà diverse dalla nostra, che avessero però gli stessi valori di base – aggiunge Ferraro – La capacità di Oxo di predisporre campagne orientate al consumatore, con un linguaggio e un’immagine sempre al passo con i tempi, era qualcosa di cui sentivamo il bisogno e che da soli non riuscivamo a gestire e ciò che abbiamo visto ci ha convinto. Inoltre, il fatto di mantenere la centralità dell’ottico e la possibilità di customizzazione dei servizi ai soci sono stati per noi vincenti». Dopo l’uscita di Optocoop Sicilia un paio d’anni fa, con questa partnership il Consorzio Optocoop Italia consolida la propria presenza nella regione. «L’ingresso di Punto Iride nella grande famiglia Oxo è motivo di grande soddisfazione per noi – affermano Marco Carminati e Luca Sangalli, rispettivamente presidente e direttore generale di Oxo – Si tratta di un gruppo importante con un’ottima organizzazione e sede re-

Da sinistra, Marco Carminati, presidente di Oxo, Luca Sangalli, direttore generale di Oxo, e Francesco Ferraro, presidente di Punto Iride

gionale, con sale meeting per incontri formativi e un efficiente magazzino, con ampio assortimento di prodotti che ci permetterà di servire ancora meglio i nostri soci siciliani». Ferraro e Carminati sono, inoltre, convinti che attraverso questa nuova alleanza potrà continuare il processo di rinnovamento all’interno del Consorzio Optocoop Italia. «Il continuo confronto, lo scambio di esperienze, fondamentale tra le diverse cooperative locali, ci consentirà di presentare al mercato un gruppo sempre più coeso e forte», concludono i due presidenti.

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Attualità

VERNALEONE: TUTTE LE STRATEGIE PORTANO A GALLIPOLI Dopo Copertino e Lecce l’imprenditore pugliese ha tenuto a battesimo a fine aprile il suo terzo centro VisionOttica. A supporto dell’apertura, una campagna di comunicazione dallo spirito fortemente glocal, che ha capitalizzato la notorietà dell’ottico e dell’insegna portando nel punto vendita già numerosi clienti di Nicoletta Tobia

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utilizzato in maniera costante e capillare Facebook – racconta l’imprenditore pugliese – Inoltre abbiamo realizzato un flyer, inviato con un servizio di direct mailing a un vasto database di clienti potenziali, visto che entravamo in una zona nuova, distante da quelle che già presidiavamo con gli altri due negozi. A poche settimane dall’inaugurazione, l’afflusso è buono. Nonostante questo sia un bacino d’utenza nuovo, la clientela ripone già fiducia nell’insegna e in noi come professionisti, infatti abbiamo realizzato da subito diverse vendite nel segmento vista, che non ci aspettavamo nell’immediato». Il nuovo centro ottico, disposto su quasi 200 metri quadrati, è stato pensato come luogo accogliente in cui il consumatore possa vivere un’esperienza d’acquisto piacevole e gratificante.

uella di aprire un nuovo negozio nella Città Bella è stata una scelta strategica, tanto per l’imprenditore quanto per l’insegna. «Gallipoli è da tempo nelle nostre aree di interesse, essendo una località ad alto flusso turistico nonché il paese di riferimento per il sud del Salento – spiega Alessandro Vernaleone – Inoltre, in città non era ancora presente un centro VisionOttica, perciò abbiamo preso la decisione di inserirci qui in sinergia con il gruppo, unendo la forza di entrambi i nomi». Per comunicare efficacemente la nuova apertura, Vernaleone ha potuto contare sul costante supporto del marketing VisionOttica. «Abbiamo pianificato affissioni in formato 6x3 in città e nei principali paesi limitrofi e al contempo abbiamo

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Attualità «Per questo – sottolinea Vernaleone – Abbiamo realizzato un’ampia e chiara esposizione del prodotto dove il cliente viene guidato nella scelta dell’occhiale grazie alla presenza di uno staff qualificato, composto da tre ottici e optometristi fissi, oltre a due che si affiancano nel fine settimana». Tre le zone in cui è suddivisa l’area vendita: una per il vista e due dedicate al sole, con marchi di lusso e tecnico-sportivi. «Il centro ottico dispone anche di uno spazio pensato per il bimbo, con un corner dedicato che richiama un acquario e una postazione da seduti specifica, per creare un ambiente idoneo affinché viva la scelta dell’occhiale come un gioco e non come un presidio medico – prosegue il professionista – Qui i piccoli, che rompono più spesso gli occhiali o graffiano con maggiore facilità le lenti, ricevono il SOSServizio Occhiali Sicuri Bimbo, libretto di assistenza post vendita specifica sui prodotti per i bambini da 0 a 10 anni. Anche nella realizzazione di questa zona abbiamo potuto usufruire della consulenza di VisionOttica, perché si integrasse con coerenza nell’assetto del negozio». Tra i servizi di marketing offerti dall’insegna, Vernaleone apprezza particolarmente anche quello di CRM, che i clienti percepiscono come un grande valore aggiunto. «È un servizio che da soli non riusciremmo mai ad attuare – conclude Vernaleone – ma che con il supporto del gruppo possiamo garantire ai clienti, seguendoli nel tempo fino a una distanza post vendita di due-tre anni, facendoli sentire presi in cura con costanza e professionalità».

Alcune immagini di VisionOttica Vernaleone a Gallipoli, durante la recente inaugurazione

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La crescita di toriche e multifocali Italia: effetto major o effetto nanismo? Multifocali: il successo applicativo sfiora l’80% Il fitting Rgp nel cheratocono: contatto o sfioramento apicale?

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Rgp minisclerali e sclerali: la testimonianza di Scott Brown

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Cso: dalla topografia corneale all’analisi della superficie oculare

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Diottrica delle lenti a contatto Neonati e bambini: perché sì alle lenti a contatto

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Ortocheratologia: il ruolo della refrazione periferica

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Occhio x Occhio: il primo distributore Menicon in Europa

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LA CRESCITA DI TORICHE E MULTIFOCALI I dati GfK relativi al 2014 mostrano come i due segmenti, che insieme coinvolgono un portatore italiano su quattro, sono in sviluppo, così come le giornaliere, i materiali più avanzati e le private label di primo prezzo a cura della redazione

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nalizziamo il mercato delle lenti a contatto morbide in base alla diversa tipologia di sostituzione della lente: giornaliere, mensili e convenzionali. «Nel 2014 le giornaliere con un trend a valore del +5% rispetto al 2013 si confermano il driver della crescita. Rimangono invece sostanzialmente stabili le lenti con ricambio bisettimanale-mensile, mentre soffrono quelle convenzionali con durata superiore al mese», spiega Francesco Foffa, Global Product Manager Vision Care di GfK. Se si prende poi in considerazione il mercato suddiviso per difet-

Lenti a contatto morbide GfK Panel Market Italia Vendite a valore in Euro Per tipologia di ricambio 2013

2014

51,1

52,1

Per difetto visivo

Trend sull’anno precedente

2013

2014

5%

1%

75,6

74,5

PER MIOPI

GIORNALIERE BI-SETTIMANALI/ MENSII

1%

PER ASTIGMATICI

6%

PER PRESBITI

CONVENZIONALI

46,0

45,4 -9%

2,8

2,5

© GfK 2015 - All rights reserved | 4/2015

Figura 1

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Trend sull’anno precedente

N5 2015

20,4

20,9

4,0

4,6

18%


Speciale LAC to visivo (miopia, astigmatismo e presbiopia), GfK ha rilevato nel 2014 trend positivi a valore in tutti e tre i segmenti, in particolare nel comparto delle lenti toriche per astigmatici e delle lenti multifocali per presbiti: queste ultime evidenziano un +18% rispetto all’anno precedente, pur partendo da un livello di diffusione ancora basso (Fig. 1). Addentriamoci ora nel segmento principale del comparto, quello delle lenti giornaliere. «Sta

Lenti a contatto giornaliere per miopi GfK Panel Market Italia Vendite a valore in Euro 2013

2014

17,5

Trend sull’anno precedente

22,6

35%

> 21 €

SILICONE

> 18 <= 21 €

TRADIZIONALE

82,5

> 0 <= 18 €

77,4

-2%

© GfK 2015 - All rights reserved | 4/2015

Figura 2

Soluzioni liquide GfK Panel Market Italia Vendite a valore in Euro 2013

2014

Trend sull’anno precedente

-1% 50,5

50,2

SOLUZIONI UNICHE

8%

COLLIRI ALTRE

14,2

15,3

35,2

34,5

Lo scorso anno le vendite « a valore delle lac per presbiti hanno registrato un incremento del 18%, quelle per astigmatici del 6%

»

aumentando sempre di più il peso delle lenti di ultima generazione realizzate con materiali in silicone, con un trend del +35% a valore – dice Foffa – Analizzando i prezzi considerando solo le unità vendute in confezione da 30 lenti, si evidenzia Vendite a confezione, pacco 30 lenti una polarizzazione di questo segmenTrend 2013 2014 sull’anno precedente to: nel 2014 è stata, infatti, registrata una crescita del 4% a valore nella 33,4 33,5 4% fascia premium del segmento (>=21 euro) e un incremento dell’11% nella fascia più bassa (<=18 euro), spin30,5 32,5 -2% ta dal fenomeno delle private label» (Fig. 2). L’ultimo flash è sui prodotti per la cura 36,1 34,0 delle lenti a contatto settimanali e 11% mensili. «Soffrono le soluzioni uniche utilizzate per conservare e igienizzare le lenti morbide mensili e convenzionali e che rappresentano la metà del mercato in termini di valore – afferma Foffa – Trend positivo, invece, per il comparto dei colliri (+8% a valore), sostenuti dalla forte crescita dei prodotti Trend rinfrescanti in grado di dare sollie2013 2014 sull’anno precedente vo all’occhio e ridurne la secchezza, adatti sia ai portatori di lenti a contat44,1 21% 49,5 to che non» (Fig. 3).

RINFRESCANTI PER TUTTI LUBRIFICANTI PER PORTATORI LENTI

55,9

50,5

-3%

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-2%

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Figura 3

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Speciale LAC

ITALIA: EFFETTO MAJOR O EFFETTO NANISMO? Il mio primo giorno di lavoro in Ciba Vision, a gennaio 1990, iniziò con un picchetto operaio che mi ostruiva l’ingresso. Ma dato che ero il nuovo direttore marketing e comunicazione gli operai, che a quei tempi confezionavano le lenti a Marcon, mi lasciarono passare di Nicola Di Lernia

C

i serve la pubblicità – dissero gli operai – se vendiamo di più nessun posto di lavoro sarà a rischio. Non so se feci completamente il mio dovere a tal proposito oppure il mercato era destinato ad altri palcoscenici, resta il fatto che spesso i presenti non fanno i conti con gli assenti. Arrivò Johnson & Johnson e la monouso a pacchetto. In breve tempo le lenti a contatto si trovarono in tutti i negozi di ottica rispetto al 30% cui si era abituati. Le belle insegne con la scritta “Applicazioni lenti corneali” iniziarono a lasciare il passo alla cartellonistica di prodotto, ai concorsi, alle promozioni di prezzo. Se ricordo qualche bel centro applicativo? Certo. Zanaboni di Piacenza. Il padre. Uomo di rara tecnica applicativa e di grande conoscenza della vita. I centri sono per lo più scomparsi anche se oggi sento il vento di un grande potenziale ritorno. Ho lavorato quasi dieci anni in Ciba Vision e nessun grande applicatore riuscì a mettermi su le lenti a contatto. Muscolo palpebrale insuperabile. Un giorno, persi gli occhiali, tornai a casa dall’azienda con addosso gli occhiali di misurazione della vista, modello Frankenstein, e il casellante quando ricevette i soldi del pedaggio fu preso dal panico. Forse è questo uno dei veri blocchi di questa

straordinaria soluzione. La difficoltà di essere facilmente assunta e l’impossibilità ad avere un numero elevato di professionisti in grado di saperlo fare bene. A parte il mio caso clinico e cronico, serve gente in gamba per applicare. Serve tecnica, passione e psicologia. Anche se oggi ogni grande azienda si differenzia e si confonde l’un l’altra. E nonostante tanti congressi Assottica non è emersa nessuna vera “Pubblicità Progresso” combinata tra le major con la volontà di aprire insieme il mercato come fece tanti anni fa Renzo Arbore con la birra. In Italia, questa straordinaria risorsa dei nostri occhi, pare soffrire di nanismo. Cresce ogni anno, ma non diventa mai abbastanza grande da convincere l’ottico a puntarci in modo pesante. Ma probabilmente i prossimi anni potrebbero essere fecondi dell’appropriarsene di questa eterna incompiuta da parte dei grandi imprenditori e professionisti dell’ottica italiana. La realtà dell’e-commerce della lente a contatto deve trovare il suo contraltare qualitativo e quest’ultimo deve farsi forte del valore della tecnologia e della comunicazione a distanza. L’apertura al mercato della presbiopia deve convincere i riluttanti che qualcosa di più va fatto. Saranno pochi, saranno i primi. Non saranno gli ultimi.

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SGA

SI O-O

Scuola di Gestione Aziendale


Speciale LAC

MULTIFOCALI: IL SUCCESSO APPLICATIVO SFIORA L’80% Quello della presbiopia è un mercato importante, anche se i numeri sviluppati in Italia sono ancora inferiori alle potenzialità. Cresce però l’interesse delle aziende e dei professionisti su questo segmento: è il caso di Safilens con il lancio della fusion 1day presbyo e di Giancarlo Montani per la ricerca e gli studi in questo settore di Angelo Magri

G

li esperti sono convinti che con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, aziende, applicatori e classe medica, si possa finalmente dare un impulso alla conoscenza e alla diffusione delle lenti a contatto multifocali presso gli utenti finali. «L’importante è superare vecchi preconcetti, tipo quello che non sono lenti facili da applicare o quello secondo cui ci vuole troppo tempo per farlo – sostiene Giancarlo Montani, docente del corso di laurea in Ottica e Optometria all’Università del Salento e uno dei massimi esperti, in Italia e non solo, in materia – Di fatto le soluzioni oggi presenti sul mercato garantiscono ottimi risultati di applicazione, a fronte di percorsi applicativi ottimizzati». Secondo Montani, inoltre, per partire bene risulta fondamentale la fase pre-applicativa, che va dall’accurata selezione del portatore all’attenta valutazione dei parametri fondamentali, fino alla corretta analisi della

condizione refrattiva, così da proporgli la soluzione compensativa più adatta sia nel campo dell’oftalmica sia in quello delle lenti a contatto. «Per i presbiti esiste una variabile in più che può indurre al drop out, oltre a quella del Giancarlo Montani comfort, comune a tutti i portatori: l’effetto correttivo – spiega Montani – I portatori di quella fascia di età già sono più facilmente indotti a passare alle lenti oftalmiche progressive, se poi la qualità della visione risulta non adeguata alle loro aspettative, il rischio allontanamento dalle lac aumenta». Montani, tuttavia, è convinto che se un contattologo segue con precisione l’iter applicativo, la percentuale di successo si aggira intorno all’80%. Anche

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Speciale LAC dicazioni aziendali, quando si applica una lente a contatto per presbiopia, dal momento che i margini di manovra non sono elevati. E disporre di più fornitori per poter scegliere tra diverse geometrie, oltre, naturalmente, al costante aggiornamento Da sinistra a destra, prima e dopo l’applicazione di fusion 1day presbyo: ecco come si presenta al professionale». Aggiorsoggetto presbite il miglioramento visivo, secondo Safilens namento che passa anche dal coinvolgimento dell’area medica, come ha dimostrato la seguitissima tavola rotonda organizzata all’ultimo Mido, all’interno del programma formativo Vision up-to-date. «Il principale risultato di quel meeting è stato condividere i sistemi diagnostici e le tecniche di compensazione, coinvolgendo tutti i professionisti che si occupano di presbiopia, con pari dignità – afferma Il packaging della fusion 1day presbyo di Safilens Montani - Una tappa significativa, quindi, nel motivare i medici oculisti sulla necessità di far perché l’offerta presente oggi sul mercato ga- arrivare ai loro pazienti tutte le informazioni rantisce agli applicatori una buona scelta. «Si utili al soggetto presbite, compresa quella che spazia da lac morbide, soprattutto giornaliere oggi può risolvere il proprio deficit visivo ane mensili, a immagini simultanee fino a lenti che con le lenti a contatto». di prescrizione o RGP a immagini simultanee Giancarlo Montani è stato coinvolto nel preo alternate – ricorda il docente, toscano di na- lancio di fusion 1day presbyo, la nuova lente scita ma pugliese d’adozione – Oggi, inoltre, a contatto giornaliera di Safilens. «Si tratta di si può addirittura correggere anche l’astigma- uno strumento in più per gli applicatori e tra tismo con lenti multifocali toriche. Un aspetto quelli maggiormente innovativi oggi disponiimportante è seguire in maniera precisa le in- bili – rivela l’esperto – Innovativo è soprattutto il modo in cui è stata introdotta la multifocalità in questa lente: sempre con l’obiettivo di aumentare la profondità di fuoco dell’occhio presbite, ma con un approccio non strettamente ottico, bensì lavorando in determinate aree della lente e non sull’intera superficie». In questo modo, secondo Montani, il quale ha condotto uno studio sulla fusion 1day presbyo, presentato a fine maggio a Liverpool in occasione del prestigioso appuntamento annuale con la Bcla, «si rende più semplice l’approccio alla selezione dei parametri e la lente viene meglio recepita dai portatori, che ne apprezUna fase dell’iter applicativo della nuova giornaliera dell’azienda zano soprattutto il comfort e i buoni risultati italiana, durante l’edizione di gennaio 2015 di opti, il salone di Monaco di Baviera in cui la nuova lente a contatto ha fatto il debutto visivi». ufficiale

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Speciale LAC

IL FITTING RGP NEL CHERATOCONO: CONTATTO O SFIORAMENTO APICALE? È una patologia della cornea dalle conseguenze impattanti sulla capacità visiva: il deficit refrattivo, provocato dalla protrusione conica, si ripercuote fortemente sulla qualità della vita di chi ne è affetto, coinvolgendo diverse sfere, da quella professionale alla vita di relazione

di Marco Tovaglia Contattologo

P

ur assistendo negli ultimi anni a una crescente offerta di soluzione contattologica di grande qualità sia sotto l’aspetto della compensazione ottica sia del comfort, come le lenti ibride gemellate, intra-limbari (R) GP o sclerali (ad appoggio extra corneale, per l’appunto), la scelta più frequente riguarda le lenti rigide gas-permeabili corneali, grazie alla più semplice reperibilità per il contattologo, perché lo stesso, quasi sempre, possiede già trial set in varie geometrie. Diverso sarebbe poter disporre di soluzioni applicative più complesse sia per protocollo sia per una più articolata necessità di preparazio-

ne specifica. Nell’ambito delle lenti corneali RGP resta, però, acceso un dibattito relativamente al metodo applicativo: preservare l’apice del cheratocono con una lente che in appoggio presenti una discreta riserva lacrimale rispetto alla superficie della cornea o, invece, comprimere la stessa con l’intenzione e la speranza che tale azione meccanica possa avere risvolti contenitivi nei confronti della protrusione conica? È un annoso topic su cui molti opinion leader hanno discusso e continuano a farlo. Già dai tempi del protocollo CLEK, Collaborative Longitudinal Evaluation in Keratoconus, studio clinico a tutto tondo sulle caratteristiche di

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Speciale LAC impatto fisico ed emotivo del cheratocono stesso, cui hanno partecipato 16 cliniche oftalmologiche americane dal 1996 al 2004, si è voluto verificare quanto l’energia compressiva di una lente corneale RGP possa contribuire a innescare processi degenerativi a carico dei tessuti cheratici stessi. Nei test condotti dai ricercatori sono state impiegate prevalentemente lenti a contatto a “risparmio apicale”, proprio per verificare quanto un simile comportamento applicativo rappresentasse una soluzione al progressivo peggioramento dello sfiancamento corneale. In realtà sembra che, pur avendo generato meno traumi alla protrusione conica, non sia riscontrato un positivo impatto contenitivo e di rispetto apicale a differenza di soggetti, con la medesima affezione, che indossassero lenti palesemente più piatte come curvatura. Per lo più il protocollo CLEK ha evidenziato molte altre condizioni che hanno contribuito ad aggiungere importanti tasselli relativamente alla descrizione delle caratteristiche della ancor oggi misteriosa patologia cheratoconica, a differenza dell’approdo a una certezza sul metodo applicativo da impiegare in questi casi. Altri ricercatori si sono concentrati verso ulteriori indagini per evidenziare quale comportamento applicativo possa risultare meno traumatico in una circostanza corneale più o meno compromessa dall’ectasia. È il caso di uno studio recente, pubblicato sul Journal of Optometry, in cui Miguel Romero Jiménez, Jacinto Santodomingo-Rubido, Patricia Flores-Rodriguez, José-Manuel Gonzàlez-Meijome hanno voluto confrontare gli effetti biomeccanici e ottici di due metodi applicativi molto utilizzati: la compressione apicale e l’appoggio su tre punti. L’utilizzo di lenti RGP corneali mostra nel tempo variazioni topografiche sia in soggetti con cornea di forma regolare sia in coloro che siano affetti da cheratocono: nei primi le variazioni di curva sono subordinate alla geometria delle lenti e al numero di anni in cui vengono adottate, mentre nei secondi un appoggio prevalentemente apicale causa appiattimento centrale della cornea. Al contrario, una lente stretta con apical clearance cospicua genera un aumento di curvatura temporaneo che può essere, spesso, confuso con un aggravamento della protrusione. Più recentemente alcuni esperti hanno riportato, in letteratura, variazioni di acuità visiva e spessore, oltre all’incremento di

Lente che indenta a ore 12 e si solleva a ore 6 a causa di asimmetria corneale

Buona corneo-conformità di una lente RGP con profilo tetra-conico

Fit su cheratocono con tecnica della clearance apicale

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Speciale LAC aberrazioni di alto ordine (HOA) da parte di coloro che hanno temporaneamente dismesso le lenti a contatto RGP in uso, per una settimana, in una

modalità applicativa a tocco apicale e portate da un tempo medio di sette anni. Nello studio inizialmente menzionato, sono stati arruolati cinquanta soggetti con cheratocono, suddivisi equamente tra applicazione in contatto apicale e appoggio su tre punti. Al termine della ricerca è risultato che le lenti a contatto RGP hanno indotto significative riduzioni a carico dell’astigmatismo corneale centrale in particolare nella modalità applicativa con tocco deciso dell’apice. Anche relativamente al parametro descrittivo dell’asfericità corneale si è riscontrata un’importante riduzione della repentinità di appiattimento tra centro e periferia della principale lente dell’occhio con lenti ad appoggio prevalentemente apicale. Un incremento nello spessore della porzione ectasica è stato rilevato nella tecnica a distribuzione dell’appoggio su tre punti. Un altro dato interessante mette in evidenza la responsabilità di un’applicazione piatta relativamente all’innesco di processi infiammatori tali da poter aggravare la condizione cheratoconica stessa. Per ciò che riguarda le aberrazioni di alto ordine, è stata riscontrata una particolare riduzione delle stesse nelle applicazioni apicali: ciò è dovuto al conseguente appiattimento dei parametri corneali, provocato dall’atto invasivo di questa tipologia di fitting. La conclusione cui sono approdati i ricercatori è che differenze sostanziali, tali da promuovere una tecnica applicativa rispetto all’altra in termini di preservazione corneale, non ve ne siano. Secondo la mia esperienza, al di là di considerazioni scientifiche di questo tipo, deve prevalere il buon senso, che ci deve portare a evitare tutto ciò che possa risultare impattante e lesivo a livello corneale: un’applicazione piatta, unitamente a una marcata secchezza apicale tipica di chi è affetto da cheratocono, può determinare erosioni importanti in termini di danno tissutale, a volte anche definitive e, quindi, irreversibili.

Appoggio piatto nella tecnica a 3 punti

Mappa pre e post applicazione: modalità di controllo del fitting intrapreso

Riferimenti bibliografici • Journal of Optometry (2015) 8, 48-55, “Short-term corneal changes with gas-permeable contact lens wear in keratoconus subjects: a comparison of two fitting approaches” • Cont Lens Anterior Eye. 2007 September; 30(4): 223–232. doi:10.1016/j.clae.2007.03.001, “Collaborative Longitudinal Evaluation of Keratoconus (CLEK) Study: Methods and Findings to Date”, H. Wagner, J.T. Barr, K. Zadnik and the Collaborative Longitudinal Evaluation of Keratoconus (CLEK) Study Group

Aberrazioni alto ordine nel cheratocono

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Speciale LAC

RGP MINISCLERALI E SCLERALI: LA TESTIMONIANZA DI SCOTT BROWN Il 10 e 11 maggio all’Istituto Zaccagnini di Bologna il docente britannico ha svolto due intense giornate formative nell’ambito del programma di attività di aggiornamento rivolto ai professionisti attivi e di eventi educativi integrativi della didattica che contraddistinguono l’offerta della struttura felsinea a cura della redazione

N

ella prima giornata Brown, Optometrist, MCOptom, BSc Optometry (with Honors) alla Glasgow Caledonian University, ha tenuto un corsoworkshop clinico dal titolo “L’applicazione delle lenti a contatto mini-sclerali e sclerali su cornee irregolari”, rivolto a optometristi, seguito il giorno successivo da un seminario sul “Contenimento della progressione miopica e ortocheratologia”, aperto esclusivamente agli studenti dei corsi di Optometria dell’Istituto Zaccagnini. Brown pratica la professione di optometrista privatamente, insegna clinica di contattologia alla Glasgow Caledonian University e, in qualità di titolare della Scotlens, progetta e costruisce lenti a contatto su misura. «Essere attivo in ogni ambito della contattologia, ricerca, clinica e costruzione, gli consente di possedere un bagaglio di conoscenze ed esperienze che ren-

dono i suoi insegnamenti particolarmente efficaci e comprensibili», commenta Giorgio Righetti, direttore dell’Istituto Zaccagnini. Brown ha ricordato che le lenti a contatto rigide gas permeabili a diametro sclerale e minisclerale sono un’ottima alternati- Scott Brown va per la soluzione di problematiche complesse. Le indicazioni più frequenti all’uso di queste lenti sono numerose: • ectasie corneali (ad esempio, cheratocono); • irregolarità corneali post traumatiche; • post cheratoplastica; • post chirurgia refrattiva;

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Speciale LAC salina senza preservanti e applicarla dal basso verso l’alto, se necessario con uno specchio appoggiato su un piano. La soluzione salina all’interno funge da serbatoio lacrimale, serve per creare capillarità e ha una funzione ottica. Se, una volta applicata la lente, si dovesse presentare Tabella 1. Il confronto tra i diversi tipi di lenti a contatto rigide. Il diametro tra le varie tipologie è molto una bolla d’aria, la lente diversificato e anche l’appoggio e il ricambio lacrimale. Con l’aumento di diametro aumenta sia l’effetto di serbatoio lacrimale sia l’appoggio della lente sul tessuto sclerale va rimossa e riapplicata dopo aver riempito nuovamente di salina la sua ca• occhio secco; vità interna. La presenza di bolle d’aria è talvol• errori refrattivi elevati; ta riconducibile a un’eccessiva altezza sagittale • estetica e cosmetica. della lente, all’errata procedura di inserimento A livello di comfort il loro comportamento, anche o alla mancanza di soluzione di riempimento. iniziale, è molto buono, paragonabile a quello Il controllo della lente viene fatto applicandodi una lente morbida tradizionale. Con queste la dopo averla riempita con soluzione salina e lenti, ha spiegato l’optometrista scozzese, si ri- fluoresceina. Lo scambio tra i fluidi sotto la lenduce notevolmente il rischio di insuccesso da te e la lacrimazione esterna sono scarsi, come scarso comfort molto diffuso tra le lenti rigide conseguenza del diametro elevato e dell’apgas permeabili corneali. Possono essere, quin- poggio sclerale della lente: la fluoresceina, di, utilizzate in caso di intolleranza a lenti RGP quindi, deve essere obbligatoriamente inserita corneali. La definizione di lente mini-sclerale e in fase di applicazione della lente, insieme alla sclerale può essere basata sul superamento del soluzione salina di “riempimento”. diametro totale rispetto al diametro orizzontale La valutazione della relazione con la superficie dell’iride visibile: nella tabella 1 viene riportata oculare viene realizzata con metodi differenuna classificazione tratta da Contact Lens Spectrum, dove i valori del diametro della lente hanno l’obiettivo di orientare il professionista. La lente può essere inserita e rimossa facilmente utilizzando le classiche ventose. Una ventosa “cava” viene usata per trattenere la lente durante l’inserimento, mentre una “piena”, identica a quella utile per le RGP corneali, per rimuoverle (Figura 2). Per poter inserire la lente correttamente, si deve riempirla di soluzione

Figura 2. Le ventose utilizzate per una facile applicazione e rimozione delle lenti. La ventosa “piena” viene usata per la rimozione della lente, mentre quella “cava” per trattenere la lente in fase di applicazione. È possibile per i pazienti più abili applicare la lente anche senza l’uso delle ventose, appoggiandola sulle dita, ma risulta comunque un sistema pratico utilizzare le ventose

Figura 1. Confronto tra lente corneale, mini-sclerale e sclerale. Si osserva la notevole differenza di diametro tra ognuna delle tipologie

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Speciale LAC

Figura 3. Il menisco lacrimale (clearence) sotto la lente nei limiti del possibile deve risultare regolare. Nella figura si possono notare distintamente, da sinistra a destra: la sottile linea di film pre-lente, la lente (colore scuro), la clearence (verde intenso) e la sezione corneale

Figura 5. Un momento clinico del corso, Scott Brown applica una lente sclerale. La posizione preferibile di inserimento è con il viso rivolto in basso, mentre ci si guarda in uno specchio appoggiato a un piano. In questo modo la soluzione di riempimento rimane all’interno della lente

ti, tra cui la lampada a fessura. Si valutano il centraggio della lente e il suo quadro fluoroscopio, in particolare con la tecnica della “sezione ottica” (Figura 3). La lente ben applicata deve sollevarsi dall’intera area corneale e limbare lasciando una clearance lacrimale adeguata tra lente e cornea. Il quadro fluoroscopico della lente sclerale viene suddiviso in tre zone: una zona ottica centrale di sollevamento corneale, una di transizione di sollevamento limbare e una sclerale di appoggio. Queste possono essere modificate così da rendere il più possibile allineata la lente al profilo corneale centrale e limbare. Brown ha infine sottolineato come sia possibile modificare il valore della sagittale centrale o limbare o periferica per ottenere l’allineamento migliore. A differenza di lenti di diametro più

ridotto, come quelle corneali o limbari, l’appoggio della lente è totalmente a carico della sclera. La sagittale, detta anche freccia, può variare molto a seconda del set di prova. I set di prova sono costruiti in base alle esigenze delle diverse situazioni da trattare (ad esempio, ectasie corneali, tipologie di cheratoplastica, ecc) e possono coprire cornee a profilo fisiologico. La sagittale varierà in base alla tipologia di cornea da trattare: – cornee normali, sagittali basse, valori di sagittale 3.900-4.100 micron; – cornee post-chirugiche o ectasiche, sagittali alte, valori di freccia tra 5.000-5.600 micron. A seconda dei casi che si intende trattare, sarà possibile dotarsi di un set di prova adatto a coprire una o più esigenze applicative.

Figura 4. Il concetto di altezza sagittale. Per poter utilizzare questo tipo di lenti si deve ricorrere a tale concetto di forma. L’altezza sagittale è il risultato di diametro e raggio base della lente. Nella figura si nota come le tre lenti di pari diametro rappresentate in colorazione azzurra abbiano un’altezza sagittale differente. Solo la lente intermedia può essere considerata allineata alla cornea (profilo verde a sinistra), le altre due lenti presentano una sagittale troppo alta (lente chiara) o troppo bassa (lente scura)

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OPEN DAY MAGGIO, Sabato 23 e Domenica 24 MARZO, Sabato 7 e Domenica 8 APRILE, Sabato 18 e Domenica 19 SETTEMBRE, Sabato 12 e Domenica 13

SONO APERTE LE ISCRIZIONI ALL’ANNO SCOLASTICO 2015 / 2016 CORSO ABILITANTE BIENNALE PER OTTICO

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Il Corso abilitante alla professione di Ottico, cui si accede con titolo di scuola media superiore, grazie a metodologie didattiche e programmi attuali, risponde alle reali richieste del mercato del lavoro dell’ottica. Il corpo docente interdisciplinare, i moderni ed attrezzati laboratori e ambulatori consentono di acquisire le conoscenze e le abilità professionali più aggiornate. Anche per il 2015/2016 verrà attivata una sezione riservata a studenti-lavoratori.

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La laurea inglese in Optometria e Pratica Clinica è conferita dalla Aston University di Birmingham ed è proposta in Italia, in collaborazione con IBZaccagnini Vision Sciences Department di Bologna. Aston è un’Università di vertice del Regno Unito con un primato universalmente riconosciuto nell’insegnamento e nella ricerca in Optometria. Il piano di studi conferisce le conoscenze e le competenze optometriche al più alto livello europeo. La Laurea rilasciata dall’Aston – cod. UCAS B510 - vale 360 crediti universitari equivalenti a 180 crediti ECTS.

Il Corso Biennale di optometria si rivolge a tutti gli Ottici abilitati attivi nella distribuzione ottica che vogliono evolvere da Ottico in Optometrista ed avere nuovi spazi professionali e una qualificazione superiore. Le modalità di frequenza e le metodologie didattiche sono state concepite tenendo conto delle esigenze di chi lavora. Il corso sarà attivato in autunno a Bologna, Torino e Venezia.

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Speciale LAC

CSO: DALLA TOPOGRAFIA CORNEALE ALL’ANALISI DELLA SUPERFICIE OCULARE L’azienda toscana ha sviluppato uno strumento che affianca le funzioni dei più moderni topografi a un’analisi completa della superficie dell’occhio

a cura della redazione

L

a topografia corneale è l’esame strumentale di riferimento per l’analisi della forma della cornea. I topografi basati sul principio del disco di Placido proiettano un’immagine che viene riflessa dal film lacrimale, distribuito sulla superficie della cornea, quindi, per il suo stesso principio di funzionamento, ogni topografo a riflessione è anche uno strumento in grado di analizzare la distribuzione delle lacrime sulla cornea. Partendo da questi presupposti, CSO ha sviluppato uno strumento, l’Antares, che affianca tutte le funzioni dei più moderni topografi a un’analisi completa della superficie oculare e a una serie di funzioni specifiche per la contattologia: il break up time non invasivo (NIBUT), l’altezza del menisco lacrimale inferiore, oltre l’osservazione delle ghiandole di Meibomio e l’analisi della fluoroscopia. NIBUT Osservando la regolarità dell’immagine de-

gli anelli è possibile valutare la stabilità e la regolarità del film lacrimale. Il tempo di rottura non invasivo (Non-Invasive Break Up Time, NIBUT) è la misurazione, in secondi, del

Figura 1. Rottura del film lacrimale visibile con la cheratoscopia

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Speciale LAC tempo trascorso fra l’ultimo ammiccamento completo e la comparsa della prima discontinuità nell’immagine degli anelli. Per ottenere una misura affidabile, il soggetto deve essere adeguatamente istruito: una volta esaminato guarda dritto davanti a sé ed è incoraggiato ad ammiccare reFigura 2. Sommario del NIBUT valutato con l’Antares di CSO golarmente, poi gli si chiede di mantenere gli occhi aperti, senza sbattere le palpebre il più a lungo possibile. A questo punto, con un cronometro, si possono misurare i secondi fra l’ultimo ammiccamento completo e la prima rottura dell’immagine riflessa sul film lacrimale. Per rendere la misura più semplice e, contemporaneamente, più ripetibile, l’Antares è in grado di acquisire una cheratoscopia dinamica, cioè un filmato che registra la distribuzione delle lacrime fra un ammiccamento e l’altro, e poi, con un’analisi d’immagine, di creare una mappa della stabilità del film lacrimale. In questo modo su una mappa a falsi colori è possibile evidenziare Figura 3. Altezza del menisco lacrimale inferiore le aree corneali che tendono ad asciugarsi più rapidamente (colori caldi) e le aree che invece sono più resistenti all’evaporazione (colori verdi). Bagnabilità lenti a contatto Non essendo necessario instillare fluoresceina, queste misure possono essere eseguite anche con le lenti a contatto morbide indossate, per valutare la bagnabilità di superficie e la distribuzione del film pre-lente. Rispetto all’osservazione con il diffusore della lampada a fessura questa tecnica offre notevoli vantaggi, perché permette di osservare contemporaneamente tutta la superficie della lente Figura 4. Ghiandole di Meibomio nella palpebra inferiore, evidenziate a contatto. tramite illuminazione a infrarossi

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Speciale LAC

Figura 5. Ghiandole di Meibomio nella palpebra superiore, evidenziate tramite illuminazione a infrarossi

Menisco lacrimale La maggior parte delle lacrime si raccoglie nel menisco lacrimale inferiore e superiore. La misura del menisco lacrimale che si forma sul margine della palpebra inferiore offre, quindi, un’utile indicazione del volume di lacrime prodotto. Il menisco lacrimale può essere valutato considerandone l’altezza, la regolarità e la forma. La riflessione degli anelli cheratoscopici sul menisco lacrimale inferiore permette di evidenziare la sua altezza senza instillare alcun colorante e, quindi, senza alterare la composizione delle lacrime. Meibomiografia È possibile eseguire la meibomiografia, mediante sorgente a infrarosso, e poi analizzare l’immagine delle ghiandole di Meibomio, mediante un software sviluppato in collaborazione con Heiko Pult. Fluoroscopia Oltre tutti gli esami non invasivi, condotti senza l’ausilio di coloranti, grazie all’illuminazione blu cobalto e al filtro giallo di sbarramento integrati, l’Antares permette anche di analizzare la superficie corneale mediante l’utilizzo di fluoresceina. Lo strumento permette di acquisire immagini fotografiche o anche un filmato del break up time (BUT), in modo da valutare i tempi di rottura in modo oggettivo. Inoltre, con la fluoresceina è possibile evidenziare eventuali alterazioni epiteliali e mettere in relazione le zone di disepitellizzazione

Figura 6. Meibomiografia: grading scale secondo Pult (Pult H, RiedePult B. Comparison of subjective grading and objective assessment in meibography. Cont Lens Anterior Eye. 2013 Feb; 36(1):22-7)

con quelle di asciugatura, per giungere così a una più completa comprensione del quadro clinico. L’instillazione di fluoresceina permette anche di mettere in evidenza lo spessore del menisco lacrimale inferiore, confrontando eventualmente questo dato con la misura non invasiva. Scelta delle lenti rigide Per quanto riguarda le funzioni specifiche per la contattologia, l’Antares permette di simulare l’aspetto fluoroscopico di lenti a contatto RGP di qualsiasi geometria sulla base dell’altimetria misurata della cornea. È poi presente un modulo di autofit, per la ricerca rapida della migliore lente a contatto. È possibile personalizzare qualsiasi lente a contatto sulla cornea, inserendone i parametri descrittivi, e poi simularla e spostarla in diverse posizioni o inclinarla, per simulare l’effetto della pressione delle palpebre. Inoltre, l’illuminazione blu cobalto e filtro giallo di sbarramento presenti nell’Antares permette di acquisire in fluoresceina immagini e video delle lenti a contatto applicate, passando così, con lo stesso strumento, dall’immagine virtuale della lente, simulata sulla topografia, a quella reale, applicata sulla cornea. (con la collaborazione di Antonio Calossi)

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Speciale LAC Istituto di Ricerca e di Studi in Ottica e Optometria

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Speciale LAC

DIOTTRICA DELLE LENTI A CONTATTO Ecco come un argomento considerato marginale nella contattologia assume, in alcuni casi, un’importanza rilevante

di Francesco Ragna Docente di Contattologia nel corso di Optometria, Istituto Enrico Fermi

L’

optometria è lo studio della funzione visiva, in tutti i suoi aspetti, e rientrano nelle competenze dell’optometrista l’identificazione, la prescrizione e il controllo di ausili per tutti i difetti visivi. La contattologia è, invece, lo studio dell’applicazione delle lenti a contatto: le competenze per applicare una lente a contatto vanno dalla matematica alla fisica, dalla chimica

alla biologia, alla fisiopatologia, oltre a tutti gli aspetti visuo-percettivi che la lente a contatto induce. La lente a contatto rientra come un ausilio visivo prezioso e a volte insostituibile nella vita di una persona, perciò è fondamentale riconoscere come modifichi gli aspetti visivi in funzione del cambiamento di in-put visivo e il conseguente out-put funzionale, rispetto agli occhiali. Questo breve lavoro, quindi, vuole ri-

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Speciale LAC condurre il professionista all’osservazione su alcuni concetti già studiati, per alcuni anche marginali, ma che marginali non sono, considerando come una prescrizione che non sia attenta alle ricadute funzionali visive possa creare interferenze generali sulla persona, come è riconosciuto da molti professionisti in ambito posturale, ad esempio. In contattologia la distanza che separa la superfice posteriore della lente a contatto dalla cornea è così piccola che per motivi di calcolo viene considerata zero. Per questo si ottengono subito i seguenti effetti: • correttivi: nell’ipermetropia è necessaria una lente con potere maggiore e contemporaneamente si produce sulla retina un’immagine retinica più piccola, mentre nel miope inversamente si deve ridurre la gradazione della lac rispetto all’occhiale e l’immagine retinica prodotta risulta di dimensioni maggiori rispetto all’occhiale. Ovviamente le suddette variazioni sono proporzionali ai valori diottrici in gioco; • accomodativi: con lac l’ipermetrope necessita di uno sforzo accomodativo minore mentre il miope deve aumentare la richiesta accomodativa. Questo ci porta a fare alcune considerazioni: in generale il miope ha un

Punto Osservato 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4

Diottrie 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Risultato 0 0,12 0,24 0,36 0,48 0,6 0,72 0,84 0,96 1,08 1,2

Esempio di calcolo con lente positiva sf+8.00: D= 2x(+8))x(-4.00) x(0.015)= -0,96dt

miglioramento del visus e l’ipermetrope un peggioramento che in parte è, però, controbilanciato dalla scomparsa delle aberrazioni indotte dalle lenti oftalmiche. L’ulteriore vantaggio nel passaggio dagli occhiali alle lenti a contatto è l’eliminazione dell’aniseiconia indotta dall’anisometropia o dall’antiametropia; • nel soggetto presbite: se la presbiopia è incipiente, il miope corretto con occhiale monofocale per lontano riuscirà comunque a leggere ancora bene, mentre con le lenti a contatto avrà difficoltà; l’ipermetrope, invece, avrà minore necessità di correggere la visione per vicino e lamenterà disagio solo in caso di particolari esigenze visive. Per calcolare la quantità di sforzo accomodativo richiesto nel momento in cui l’ametrope sostituisce gli occhiali con le lenti a contatto esiste una formula precisa: D=2 ARd. “D” rappresenta la differenza tra lo sforzo accomodativo degli occhiali e delle lenti a contatto. “A” indica l’ametropia statica. “R”, che è sempre negativo, indica l’inverso della distanza in metri tra l’oggetto osservato e l’occhio; “d” è la distanza tra l’apice corneale e la faccia posteriore della lente a contatto. Se “A” risulterà positivo, il valore “D” sarà negativo, indicando il minor sforzo accomodativo che l’occhio ipermetrope compie quando passa dagli occhiali alle lenti a contatto.

Grafico esplicativo dove 4 indica il punto osservato a 25 cm (4 dt) e la distanza apice corneale lente è 15 mm

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NEONATI E BAMBINI: PERCHÉ SÌ ALLE LENTI A CONTATTO Una volta erano poco permeabili all’ossigeno e potevano essere alla base di complicazioni per un occhio in piena crescita. Negli anni ’80 sono comparse le lenti rigide con Dk elevato, che permettevano il porto prolungato, utilizzate con successo nel bambino afachico. In seguito le lenti in silicone hydrogel hanno permesso di effettuare applicazioni in maggior sicurezza ai piccoli portatori che mostravano intolleranza alle lenti rigide

di Sylvie Berthemy*

N

el corso degli anni ’80, negli ambienti del grande consumo e della produzione di oggetti a breve durata, nasce il concetto della sostitu-

zione frequente. Le lenti idrofile si sporcavano meno e le allergie legate a queste problematiche sono diminuite. Abbiamo quindi “osato” applicare ad adolescenti sempre più giovani, ben sapendo che si limitavano i rischi infettivi e immunitari. I materiali sempre più sofisticati, che permettono notevoli ricambi dei gas, guadagnando in bagnabilità, in comfort, in qualità della superficie limitando i depositi, hanno permesso di pensare al porto permanente

* Oculista, lavora all’Università Joseph Fourier di Grenoble e come perito presso il tribunale della città transalpina: vanta numerosi studi sull’applicazione di lenti a contatto a neonati e bambini e in casi di malattie rare.

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Speciale LAC senza rischio anossico, fattore essenziale nel neonato o nel bambino un po’ più grande. Le nuove geometrie che tengono conto della topografia corneale Figura 1 e della geometria dei bordi hanno favorito il passaggio del film lacrimale sotto la lente, eliminando così i depositi. Inoltre hanno guadagnato in stabilità, elemento che migliora il comfort. Tutto ciò ha Figura 2 permesso di colmare il gap tra applicazione al neonato afachico e quella all’adolescente ormai adulto, alla ricerca della propria personalità, intollerante agli occhiali correttivi, anche se colorati. Figura 3 Perché? Innanzitutto per aiutare il suo occhio. Nei bambini con meno di tre anni, infatti, l’applicazione di lenti a contatto risponde alle esigenze mediche, tra le prime la cataratta Figura 4 congenita o più difficilmente quella provocata da una piaga della cornea. (Figure 1 e 2). Dopo questa età le indicazioni sono più numerose e le motivazioni, che andremo a illustrare in seguito, più ampie. Nel neonato lo sviluppo e l’allargamento del campo visivo permettono il conseguente sviluppo delle corrispondenze retiniche e facilitano la fissazione maculare. Le lenti a contatto nel bambino afachico aumentano il campo visivo e favoriscono lo sviluppo motorio e sensoriale. Per le forti ametropie, le lenti danno alle immagini retiniche una dimensione più “fisiologica”: riducendo le

aberrazioni ottiche dei bordi delle lenti oftalmiche, diminuiscono il rischio che si manifestino ambliopie uni o bilaterali. Inoltre costituiscono un vantaggio pratico ed estetico non trascurabile qualunque sia l’età. Nelle anisoametropie, che danno origine ad ambliopia da privazione per defocalizzazione dell’immagine retinica, sono essenziali nella riduzione dell’aniseiconia. E se le lenti rigide diminuissero anche l’evoluzione della miopia? In secondo luogo le lenti a contatto nei più piccoli possono aiutare il loro ego: perché no, quindi? Per chi? Dalla nascita a 3 anni circa, c’è solo una vera indicazione, la cataratta (Figure 3 e 4). Se è unilaterale, in assenza di impianto, non ci sono dubbi: l’applicazione è obbligatoria. Il bambino accetterà più volentieri l’occlusione dell’occhio sano. Se è bilaterale, la mia esperienza mi porta ad applicare a bambini la cui evoluzione visiva in termini di acuità e di visione binoculare, incluso il nistagmo, è spettacolare se paragonata ai risultati ottenuti con gli occhiali. Se la cataratta è conseguente a una piaga corneale, l’applicazione è solo un po’ più complicata. In maniera più amena, si può essere portati a vedere delle cataratte da ectropia del cristallino, microsferoafachia o post infiammatoria del segmento anteriore.

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Speciale LAC Dopo i 3 anni, le indicazioni restano terapeutiche: • Afachie tardive, secondarie, piaghe della cornea. • Distrofie corneali, lenti terapeutiche in caso di abrasioni corneali, di piaghe non perforanti o di ulcere traumatiche. • Congiuntivite stagionale o gigantopapillare, per cui si farà momentaneamente ricorso a lenti giornaliere disposable.

Figura 5

rende difficoltoso praticare uno sport in quel momento della vita. • O di forti ametropi, complessati o infastiditi dal porto di occhiali dagli effetti ottici ben noti. • Bambini che rifiutano di portare una correzione, che fa emergere un’ambliopia duramente e lungamente rieducata, o bambini recidivi da strabismo. Possono anche manifestare sbalzi di umore o soffrire di cefalee a causa dell’insorgere di una foria. Come? Tre punti fermi: sviluppare la visione, rispettare la fisiologia dell’occhio, preservarne il futuro. Nel neonato afachico, il porto permanente è una necessità: evita l’intrusione regolare dell’adulto su un elemento essenziale del suo corpo, il suo occhio, attraverso il quale passa una buona parte dei suoi rapporti con il mondo. Consente, inoltre, al bambino che si sveglia da solo nel suo letto di vedere il suo ambiente circostante immediatamente in buone condizioni senza dover aspettare che qualcuno gli metta gli occhiali o gli applichi le lenti. Sebbene non parli, capisce in fretta dov’è il suo interesse. In sintesi, vengono presi i parametri in sala operatoria durante l’intervento. Si controllano con un cheratometro portatile o con una lampada a fessura, il che abitua il bambino al controllo oculistico senza provocargli stress (Figura 6) durante la visita presso l’ambulatorio oculistico. Si ordina la lente adeguata, in genere due per occhio. Viene applicata una mattina di inizio settimana, si rivede il bambino la sera, l’indomani mattina e sette giorni dopo, avendo cura di prescrivergli un prodotto antisettico e un prodotto idratante in monodose.

Per ragioni refrattive, si può applicare con: • Anisoametropie ambliogene: – miopia o ipermetropia superiore a 3 diottrie, ambliogena. A tal proposito, bisogna notare che si devono assolutamente eseguire due test, a volte non sempre considerati: lo stereotest che, se è normale, ci incoraggia ad applicare le lenti a questi bambini, altrimenti è più facile portare occhiali così come occludere l’occhio sano; e l’acuità da vicino: se non è buona, bisogna “essere tenaci” nel restaurare la visione, il che passa attraverso lenti che diminuiscono la neutralizzazione cerebrale dell’immagine riducendo l’aniseiconia; – astigmatismo unilaterale congenito o conseguente a un’affezione corneale. • Cheratocono incipiente: lo Javal è essenziale e la topografia verrà eseguita in caso di dubbio. • Forti ametropie quali l’elevata miopia intorno alle 8 diottrie. • Forte ipermetropia con o senza strabismo (Figura 5). Le lenti liberano lo spasmo accomodativo e rivelano le sotto correzioni frequenti nonostante l’utilizzo di schiascopi dopo aver applicato cicloplegici. Le lenti diminuiscono lo sforzo accomodativo nella visione da vicino. Infine, l’aumento della qualità dell’immagine favorisce le corrispondenze retiniche. • Nistagmo: le lenti favorendo le corrispondenze retiniche permettono un blocco parziale del nistagmo stesso e un guadagno nella visione da 1 a 2 punti. Dopo i 6 anni, si può pensare alle ragioni pratiche o, perché no, anche a quelle estetiche: • Si tratta di bambini ai quali portare occhiali

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Speciale LAC Senza esitazioni, la sola lente possibile a questa età e per queste indicazioni è la lente rigida gas permeabile. I suoi vantaggi sono: la qualità ottica, che è la prima esigenza applicativa a quest’età; la diminuzione del rischio infettivo, grazie al passaggio del film lacrimale sotto la lente e l’eliminazione di qualsiasi deposito; l’elevata permeabilità all’ossigeno che rende più sicuro il porto continuo; l’ampia gamma, che permette di coprire attualmente tutte le ametropie, anche i forti astigmatismi con le lenti toriche. Si utilizzano lenti di cui si conosce bene la geometria e i cui Dk/e sono i più elevati. La lente morbida idrofila deve essere utilizzata solo se con la lente RGP l’applicazione non funziona o nel caso non si ottengano le misure corneali precise. I problemi, invece, sono: rischio infettivo grave in caso di porto permanente, poiché il bambino dorme molto a questa età; la disidratazione, poiché il bambino ammicca poco. Nel bambino piccolo, la lente RGP resta comunque la lente di prima prova per le seguenti ragioni: forti ametropie che riducono la permeabilità all’ossigeno per via dello spessore della lente, astigmatismi corneali, anisoametropie, strabismi associati spesso a una forte ipermetropia, durata del porto modulare in

funzione delle attività e dello stile di vita. L’applicazione è la stessa dell’adulto. Sotto controllo medico, un porto prolungato di 7 giorni è possibile. Si può notare, in effetti, che il porto di lenti a questa età è estremamente variabile nella durata. La lente morbida silicone hydrogel a sostituzione frequente o la lente morbida giornaliera sono rivolte ai fallimenti delle lenti rigide. Le gamme sono ancora limitate, ma di enorme aiuto. La lente silicone hydrogel torica permette di applicare gli astigmatismi interni, misti o mal corretti dalle lenti RGP. La lente morbida giornaliera trova terreno fertile negli sport nautici, in ambienti polverosi e anche per risolvere il problema dato da una congiuntivite papillare. Sarebbe bene poter disporre di lenti silicone hydrogel giornaliere. Conclusioni Ci sono tre soggetti coinvolti nell’applicazione: il medico oculista, il bambino e il genitore. L’atto del medico deve essere chiaro, leggibile e ben comprensibile. Successivamente la collaborazione è multipla e indipendente: ottico, ortottista, medico (spesso pediatra), personale dell’asilo o insegnanti. Tutti devono essere messi a conoscenza del fatto che il bambino di cui si occupano è portatore di lenti a contatto e per questo potrebbe avere la necessità di manipolarle (piscina, occhio rosso, lacrimazione, ecc). Le visite di controllo e il follow up devono essere costanti e rigorosi. Il sistema di manutenzione va spiegato perfettamente, preteso dal bambino e dai genitori. Si deve fare ben presente che in caso di qualsiasi reazione avversa o effetto indesiderati, ci si deve rivolgere al medico. La rimozione immediata delle lenti è fondamentale fino al parere del medico stesso. Si tratta, infatti, di un atto medico rigoroso: eseguito correttamente, dà moltissime soddisfazioni tra cui quella di aver contribuito allo sviluppo armonioso del bambino. Un numero sempre crescente di bambini beneficia della contattologia fin dai loro primi anni di vita: a noi professionisti il dovere di assicurarne la continuità.

Figura 6

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Speciale LAC

ORTOCHERATOLOGIA: IL RUOLO DELLA REFRAZIONE PERIFERICA Lenti a geometria inversa e lac morbide per il controllo della miopia: questo ramo della contattologia viene studiato dai migliori centri di ricerca optometrica, tra cui quello dell’Irsoo di Vinci

di Alessandro Fossetti Direttore IRSOO

I

giovani difficilmente si rendono conto della velocità con cui sono cambiati certi scenari della nostra vita nell’ultimo ventennio. Un esempio? Lo sviluppo della telefonia, dai primi cellulari agli smartphone: chi oggi ha meno di 20-25 anni non riesce nemmeno a immaginare cosa potrebbe essere un mondo in cui non si è perennemente connessi con migliaia di persone, anzi non crede che sarebbe possibile viverci in quel mondo. Ebbene una rivoluzione simile è avvenuta nelle lenti a contatto: a partire dall’introduzione delle daily disposable nel 1996, è stato tutto un susseguirsi di innovazioni che hanno portato a una vera e

propria rivoluzione nella contattologia. Prima di tutto in quella “normale”, che interessa milioni di persone. I passi avanti fatti nelle qualità dei materiali, prima con il miglioramento delle caratteristiche delle lenti idrogel, poi con l’introduzione del silicone idrogel e il suo sviluppo in prodotti sempre più affidabili, confortevoli e sicuri, hanno permesso di ampliare notevolmente la diffusione delle lac. Mercati come il nostro, fermi da anni a percentuali di penetrazione ridicole, hanno iniziato a crescere e finalmente ad arrivare a valori a due cifre. Poi nella contattologia “speciale”, quella che interessa occhi con problemi di vario tipo,

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Speciale LAC dal cheratocono al post chirurgia refrattiva o al post trapianto. In questo campo abbiamo assistito a un consolidamento e al rilancio della contattologia rigida, stiamo vivendo la rinascita delle lenti sclerali e si sta consolidando in tutto il mondo l’ortocheratologia notturna. Quali sono gli scenari che ci attendono in un futuro prossimo? A parte le smart lenses, che promettono addirittura di giungere a una lente “accomodativa” che simuli il meccanismo dell’accomodazione, di misurare le variazioni di pressione endoculare o il tasso di glucosio o, ancora, di aiutare gli ipovedenti, la rivoluzione più grande la potremo avere, se le premesse provenienti da molti studi verranno mantenute, nella difesa dall’aumento della diffusione della miopia, che ha raggiunto punte del 90% in molti paesi orientali, ma che sta crescendo rapidamente anche in quelli occidentali, Stati Uniti in testa, dove siamo ormai al 40%. Potrà essere effettuata mediante l’applicazione di lenti morbide speciali, il cui sviluppo e messa a punto sono già in atto da alcuni anni grazie ai successi dell’ortocheratologia notturna. Secondo una meta-analisi effettuata dal gruppo di lavoro di Jun-Kang Si, del Dipartimento di Oftalmologia dell’Università di Shandong in Cina, l’ortocheratologia è efficace nel rallentamento della progressione miopica. I ricercatori hanno estratto dalla letteratura scientifica ben 461 lavori: 439 sono stati esclusi perché duplicati o con dati non rilevanti; dei 22 esaminati ne sono rimasti soltanto 7 che avevano i requisiti richiesti: cioè studio clinico controllato, età dei soggetti inferiore a 18 anni, presenza del gruppo di con-

trollo, misura della lunghezza assiale e non soltanto della refrazione. I risultati mostrano che l’ortocheratologia riduce l’allungamento assiale dell’occhio per valori compresi tra -0,22 mm e -0,33 mm in due anni. Non è facile riportare questi dati in termini diottrici, con i quali l’ottico e l’optometrista sono più abituati ad avere a che fare, ma possiamo ipotizzare che il contenimento della miopia vada da mezza diottria a oltre tre quarti di diottria in due anni. Che non è poco: ai tassi di aumento annuali della miopia può significare un rallentamento di oltre il 50%. Del resto questa realtà era nota da tempo e già riportata in molti lavori scientifici e in congressi in tutto il mondo. Anche in Italia se ne è parlato abbondantemente, e in anticipo sui tempi, sia nei congressi dell’Accademia Italiana di Ortocheratologia sia in quelli della Sopti sia, più recentemente, in quello dell’Irsoo dello scorso ottobre: qui anche gli studenti di optometria e i neodiplomati hanno potuto presentare le sperimentazioni effettuate nei laboratori attrezzati per la misura delle dimensioni dell’occhio e dei componenti oculari, delle aberrazioni associate al trattamento ortocheratologico e della refrazione periferica. Qual è il meccanismo per cui l’ortocheratologia notturna riesce a rallentare la crescita dell’occhio miope? L’ipotesi più accreditata oggi è che l’ortocheratologia corregga la miopia nel campo centrale, ma lasci una condizione miopica in periferia. Sarebbe questa miopia periferica che blocca o rallenta lo sviluppo assiale dell’occhio. Earl Smith II, professore al College of Optometry dell’Università di Houston, ha dimostrato infatti come la retina periferica abbia un ruolo fondamentale nel controllo dell’allungamento oculare: i miopi sembrano presentare una periferia per così dire “ipermetropica” e questa condizione facilita il progredire della miopia. Sostituire una refrazione relativa periferica ipermetropica con una miopica sarebbe, dunque, il grimaldello per scardinare la regola che la miopia una volta iniziata aumenta e favorirne invece il blocco. Bene, a partire da questa considerazione sembra automatica un’idea: perché non sviluppare lenti morbide che simulino la medesima condizione refrattiva che hanno gli occhi sottoposti a

Interpretazione della teoria di Smith: l’ipermetropia periferica stimola la crescita del bulbo, la miopia indotta dall’ortocheratologia la frena

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Speciale LAC

In queste immagini, i laboratori di ricerca dell’Irsoo a Vinci

sicurezza per il portatore di lenti a contatto. Sebbene al momento imparagonabili al Brien Holden Institute, i laboratori e i ricercatori dell’Irsoo di Vinci saranno impegnati, tra gli altri, in alcuni progetti di ricerca che riguardano proprio la refrazione periferica e la correzione della miopia con lenti morbide ad addizione periferica positiva. Abbiamo costruito negli ultimi due anni le attrezzature e il know how per lavorare ad alto livello in questo campo. Vogliamo che i nostri studenti imparino anche a fare sperimentazione nel loro ciclo di studi, che aprano le proprie menti all’esame degli sviluppi più recenti della ricerca mondiale e che ne facciano esperienza. Come mostrano, ad esempio, le recenti relazioni tenute al convegno annuale Antonio Madesani, tenutosi il 18 maggio scorso, nel quale ben sei interventi su dodici erano dedicati al trattamento ortocheratologico, con studi sulla refrazione periferica, sulle aberrazioni indotte, sulla sensibilità al contrasto, sulla qualità della visione, sulla sensibilità corneale e sulla visione binoculare. Accanto a questi spiccavano altri grandi temi, come l’ipossia indotta da lac morbide spessorate, il warpage corneale indotto da lac, la disparità di fissazione, l’influenza dell’attenzione periferica sulle performance di lettura. Un grande successo soprattutto per gli studenti, protagonisti del convegno, che hanno dimostrato di avere la preparazione, le capacità e la voglia di provare a eccellere nel campo degli studi optometrici e delle scienze della visione.

ortocheratologia notturna? Ovvero che correggano la miopia nella parte centrale, ma la sottocorreggano in periferia, come si potrebbe fare, ad esempio, con una lente a contatto a visione simultanea per la correzione della presbiopia con centro per lontano. Sembrerebbe banale, le lenti progressive già presenti sul mercato sono state provate, ma i risultati non sono stati troppo incoraggianti. Si è passati allora a lenti con geometrie realizzate ad hoc per lo scopo e i primi risultati appaiono più che soddisfacenti. Su questo argomento Brien Holden, parlando al Global Specialty Lens Symposium, tenutosi a Las Vegas dal 22 al 25 gennaio del 2015, ha presentato una serie di ricerche portate avanti al Brien Holden Vision Institute, in Australia, finalizzate a valutare l’effetto di differenti geometrie di lac morbide con addizione positiva periferica: in tre anni di studio hanno trovato una riduzione del 47% della miopia. In un lavoro recente, con un nuovo design, hanno verificato, nell’arco di sei mesi, una riduzione della miopia del 50% e una riduzione della lunghezza assiale del 58%. Il futuro sembra dunque andare in questa direzione: a risultati confermati non passerà molto tempo per la commercializzazione di questa tipologia di lac in Europa. Mi preme sottolineare come saranno proprio gli optometristi i primi attori di questa possibile “rivoluzione”, i protagonisti, ancora una volta, di un’attività che potrebbe portare grandi vantaggi alla popolazione, come già stanno facendo per altri aspetti, quali il comfort visivo e la

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cchio x Occhio è distributore esclusivo dei prodotti Menicon per tutto il territorio italiano dal 2006 e tra le due aziende «c’è da sempre massima collaborazione», come ricorda Franca Pazzaglia, titolare della società di Ferrara. «Menicon in Italia era quasi sconosciuta nell’ambiente della contattologia e Occhio x Occhio ha iniziato con questo gruppo una grande sfida: lenti rigide gas permeabili in materiale di altissimo livello unico nel suo genere, il materiale Menicon Z, in un mercato orientato sulle lenti morbide e da lì, passo dopo passo, è arrivata a un business oggi molto importante in termini di fatturato, tale da diventare il primo distributore europeo di Menicon», spiega Pazzaglia. Quali sono le principali novità di Menicon che

Occhio x Occhio è in grado di proporre oggi al mercato italiano? «Menicon, attraverso Occhio x Occhio, propone al mercato prodotti sempre innovativi: nell’ambito delle lenti rigide, la celeberrima gamma Rose K2 prodotta in materiale Menicon Z, le lenti per Franca Pazzaglia, titolare di Occhio x Occhio cheratocono più vendute al mondo – dice l’imprenditrice emiliana - Nell’ambito delle lenti morbide, invece, spicca l’innovativa lente giornaliera Miru 1day Menicon Flat Pack, contenuta in un blister di 1 mm di spessore. E sono in arrivo altri nuovi prodotti, che sicuramente attireranno l’interesse degli applicatori italiani». Quali invece le prospettive e le opportunità future della partnership tre le due aziende? «Menicon e Occhio x Occhio hanno rafforzato in questi anni la loro collaborazione: è obiettivo di entrambe proseguire su questo cammino per offrire ancora ai professionisti italiani della visione prodotti di alta gamma, con un rapporto qualità-prezzo competitivo», sottolinea Pazzaglia.

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PureVision® 2 for Presbyopia: una soluzione facile ed efficace per la compensazione della presbiopia con lenti a contatto dei sistemi digitali, utilizzati dal 30% dei soggetti adulti per oltre la metà delle ore di veglia (più di 9 ore!) abbia assunto un ruolo fondamentale nella vita di tutti i giorni della popolazione e, quindi, anche dei presbiti. Fermo restando l’importanza della visione da lontano, in un’indagine condotta su 705 soggetti presbiti in Francia e Stati Uniti, più del 70% degli intervistati riferisce di aver bisogno per il proprio lavoro di una buona visione da vicino e a distanze intermedie e più del 50% sostiene di avere difficoltà nella visione da vicino e a distanze

Il segmento della contattologia con il più grande potenziale di sviluppo è certamente quello relativo alla compensazione della presbiopia. I presbiti oggi, pur rappresentando una parte molto significativa della popolazione mondiale, verosimilmente non hanno ancora incontrato nel mercato delle lenti a contatto delle soluzioni ideali e di ampia adozione. Una recente indagine(1) ha riportato che a livello mondiale la percentuale media di applicazioni di lenti morbide in questo segmento è dell’11%, il che dimostra come ci siano ancora ampi spazi di sviluppo. Soprattutto perché è stato valutato che il 75% dei portatori di lenti a contatto e il 60% degli utilizzatori di occhiali sarebbero invece interessati a utilizzare una lente a contatto in grado di compensare la presbiopia(2): un gap tra bisogno espresso e offerta disponibile. Inoltre, nonostante questo interesse gli stessi ottici applicatori non propongono con convinzione le lenti a contatto ai presbiti, essenzialmente preoccupati da due problemi: da un lato la scarsa efficacia in termini visivi dei prodotti a oggi disponibili sul mercato e dall’altro una certa difficoltà in termini di portabilità e di tempi di adattamento degli stessi prodotti. Il risultato è che molti potenziali portatori presbiti oggi ancora non sanno che, in realtà, esistono già soluzioni adatte a loro. Al fine di modificare questa condizione, l’industria è fortemente impegnata nella ricerca scientifica e tecnologica mirata a proporre agli applicatori soluzioni sempre più efficaci e in grado di superare le loro diffidenze. Per tale motivo Bausch + Lomb, nello studio dei suoi nuovi prodotti, ha analizzato a fondo i bisogni dei potenziali utilizzatori e le esigenze degli applicatori, giungendo a evidenze che hanno fortemente orientato il recente lavoro di sviluppo. È stato ad esempio rilevato come durante gli ultimi anni le esigenze visive dei presbiti siano molto cambiate: in particolar modo come l’utilizzo

Figura 1. Geometria 3-Zone Progressive™ della lente PureVision®2 for Presbyopia

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intermedie con i loro attuali sistemi compensativi(4). La stessa indagine aveva, inoltre, considerato le risposte di 150 ottici applicatori: anche per loro (80% dei casi) la visione da vicino e a distanze intermedie è la sfida più grande per chi applica lenti a pazienti presbiti. Inoltre evidenziano come 3 presbiti su 10 non abbiano mai avuto un’applicazione di lenti a contatto soddisfacente e come siano necessari mediamente 2,6 tentativi prima di raggiungere un’applicazione ottimale. Partendo da tali evidenze e al fine di superare queste problematiche, Bausch + Lomb ha sviluppato una geometria di lenti più efficace proprio nel garantire il miglior risultato visivo a tutte le distanze e al tempo stesso molto semplice da applicare. La lente multifocale PureVision®2 for Presbyopia, con il 3-zone progressive™ design e geometria centro vicino, è disponibile con due addizioni correttive ed è stata progettata utilizzando un programma di modellizzazione computerizzato(5) in grado di ottimizzare la performance visiva per tutte le distanze, ma con particolare attenzione alle distanze di utilizzo dei sistemi digitali (Figura 1). Come nascono queste lenti? Per comprendere al meglio le caratteristiche della geometria di una lente multifocale è fondamentale conoscere il comportamento ottico delle zone che la compongono. Per ottenere queste informazioni utili allo sviluppo delle lenti PureVision® 2 for Presbyopia, Bausch + Lomb ha utilizzato uno strumento con un sensore Hartmann-Shack ad alta risoluzione (Optocraft UHR SHS Inspect) in grado di registrare più di 6.000 punti di misura nei 6 mm centrali della lente a contatto. Utilizzando i risultati ottenuti è stato possibile evidenziare come il potere della lente cambi dal centro alla periferia della zona ottica (Figura 2). Il grafico che si ottiene presenta sull’asse verticale la variazione di potere (con incremento del potere positivo verso l’alto) e sull’asse orizzontale la zona di lente interessata partendo dal suo centro. Dai risultati riportati in figura 2 si evidenzia come il maggior potere positivo, o minor negativo, sia al centro della lente e progressivamente si riduca verso la periferia. Poiché la parte sinistra del grafico non è altro che l’immagine speculare della parte destra valutando solo una metà della lente, abbiamo tutte le informazioni necessarie per

capire come il potere cambi all’interno della zona ottica della lente. Idealmente il profilo del potere di una lente dovrebbe mantenere lo stesso andamento indipendentemente dal potere per lontano, evitando così all’applicatore di dover effettuare più aggiustamenti sulle lenti prima di trovare la combinazione più efficace. Molte delle lenti presenti sul mercato, invece, non rispettano questa condizione e gli applicatori, al variare del potere per lontano, si trovano così a dover effettuare maggiori aggiustamenti al fine di trovare il miglior risultato; talvolta, nonostante gli aggiustamenti, non si riesce proprio ad approdare a un risultato visivo ottimale(6). Ecco perché la lente PureVision® 2 for Presbyopia è stata, invece, progettata per mantenere il profilo del potere più stabile al variare del potere per lontano (Figura 3), garantendo così un’applicazione più “prevedibile”. Prima del lancio la lente è stata inoltre testata in 10 paesi, al fine di ottimizzare il percorso applicativo considerando i suggerimenti provenienti dagli stessi applicatori(7). I risultati sono che la scelta delle prime lenti di prova risulta semplice come per una lente morbida sferica, perché il “potere” viene determinato sulla base della refrazione aggiornata, considerando per lontano il maggior valore positivo o il minor valore negativo riportato se necessario sul piano corneale, senza bisogno di sommare o sottrarre ulteriori valori. Inoltre avere a disposizione due valori di addizione, “low” per addizioni inferiori a 1,50D e “high” per addizioni superiori, riduce le variabili in gioco facilitando ulteriormente l’applica-

Figura 2. Variazione del potere nella zona ottica della lente PureVision® 2 for Presbyopia

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Figura 4. Profilo assottigliato della lente PureVision®2 for Presbyopia.

zatori ha evidenziato soddisfazione su questa criticità, rispetto alle altre lenti oggi in uso(7). Questo risultato è dovuto, oltre che dalla presenza nel blister di poloxamina, che rende la lente meglio tollerata all’inserimento, proprio alla particolare geometria della lente, che risulta più sottile. Ad esempio, la PureVision®2 for Presbyopia rispetto alla PureVision® Multifocal (PVMF) risulta più sottile del 22% al centro, dell’8% nella media periferia e del 21% al bordo (Figura 4). In conclusione PureVision® 2 for Presbyopia, progettata sulle esigenze visive del mondo reale dei soggetti presbiti, evidenzia un percorso applicativo semplice e prevedibile, oltre a garantire alla fine all’utilizzatore un eccellente risultato visivo associato a un comfort elevato.

1. Philip Morgan et al. International Contact Lens Prescribing in 2014. Contact lens Spectrum. January 2015

Figura 3. Il profilo del potere con le lente PureVision® 2 for Presbyopia rimane più stabile al variare del potere per lontano

2. Edward S Bennett. Innovations in gas permeable multifocal contact lenses. Clinical Optometry 2010. 2 85–90 3. 2015 digital eye strain report - The Vision Council 4. Market research: Kadence International. July 2012.

zione. Anche gli eventuali aggiustamenti risultano semplificati, dando priorità all’occhio dominante se si vuole migliorare la visione per lontano e al controlaterale se si vuole migliorare il risultato visivo per vicino e a distanze intermedie. Dall’indagine effettuata sugli applicatori di lenti PureVision® 2 for Presbyopia emerge così che il 90% ritiene questa lente più facile da applicare rispetto ad altre lenti multifocali(7). Anche il comfort associato a questa lente è risultato molto alto: l’89% degli utiliz-

5. Kingston A, Cox I, Vogt A. Utilizing clinical eye models to predict retinal image quality of individuals. Presented at: The British Contact Lens Association. May 26, 2011. Manchester, UK. 6. Hovinga K, Ludington P. Consistency of power profiles in multifocal contact lenses. Presented at: Global Specialty Lens Symposium. January 26, 2013. Las Vegas, USA. 7. Indagine condotta su 39 applicatori in 10 paesi diversi che hanno applicato le lenti PureVision®2 For Presbyopia a 422 utilizzatori di lenti multifocali.

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VII Congresso Internazionale su aggiornamenti in contattologia e ottica oftalmica Direzione: Giancarlo Montani

Le modiďŹ cazioni del sistema visivo per effetto dell’etĂ Monopoli,

11-12 ottobre 2015 Comune di Monopoli


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Reset®, lenti pulite e umettate La linea umettanti di Vita Research Indossare le lenti a contatto per diverse ore al giorno fa sì che su queste vadano ad aderire progressivamente depositi lipidici e proteici. Come un vetro che presenti in superficie striature e aloni non permette all’osservatore una visione nitida attraverso esso, così una lente che presenti dei depositi in superficie non consente al portatore di usufruire di quel comfort e di quella qualità della visione tipici di una lac appena indossata. Le gocce oculari Reset®, con la loro azione pulente e umettante, restituiscono all’occhio, con indosso una lente, quella freschezza e quella chiarezza nella visione che inevitabilmente può vedersi ridotta man mano che passano le ore. La sensazione di fastidio tipica che generalmente avverte un portatore di lac può essere dovuta sia alla presenza di depositi di natura lipidica e/o proteica sulla lente (dovuti alla fisiologica composizione del film lacrimale dell’individuo) sia alla deposizione di particelle provenienti dall’ambiente esterno (ad esempio la polvere) o, ancora, a causa della sintomatologia legata all’occhio secco. L’utilizzo di un prodotto umettante e lubrificante permette di arginare le situazioni che possono arrecare disagio al portatore, ristabilendo quell’equilibrio che nel sistema lente-film lacrimale-superficie corneale può venire a mancare. L’inserzione di una lente a contatto non è un evento previsto dalla fisiologia oculare, per cui questo dispositivo, atto a facilitare la nostra visione, verrà a trovarsi in un ambiente in cui sono presenti frazioni organiche lipidiche e proteiche costituenti il film lacrimale, influenzandolo ed essendone, a sua volta, influenzato. Con il passare delle ore, le componenti organiche del film lacrimale tendono a

interagire con i materiali costituenti le lenti (fenomeno più spiccato in alcune silicone idrogel, particolarmente affini ai componenti lipidici) e, conseguentemente, a “sporcarle”. La progressiva deposizione di residui organici può fungere da innesco per la formazione di ulteriori legami con agenti esterni sia di natura biologica (microrganismi) sia inorganica (polvere, conservanti presenti nei sistemi di disinfezione classica, ecc), con conseguenze sul comfort, sulle prestazioni e la sicurezza del dispositivo lente. Un prodotto che deterga e umetti una lac può essere utile in tutte quelle situazioni in cui la sensazione di comfort dell’utilizzatore possa essere inficiata e in cui ci sia percezione di un occhio particolarmente secco, della presenza di un corpo estraneo, di bruciore o di irritazione. L’azione idratante e lubrificante di Reset® è principalmente legata alla presenza della carbossimetilcellulosa, polisaccaride derivato dalla cellulosa, dalle spiccate proprietà viscosanti e umettanti. Queste due caratteristiche fanno sì che la carbossimetilcellulosa sia uno dei componenti impiegati nelle preparazioni oftalmiche per prolungare il loro tempo di residenza sulla superficie oculare(1). Alcuni autori hanno indagato come una pre-applicazione di gocce contenenti carbossimetilcellulosa sulla lente prima dell’inserimento possa ridurre il fenomeno del corneal staining, derivante da una disinfezione effettuata con soluzioni a base di polyhexanide(2). L’utilizzo, inoltre, di un sistema di conservazione che si scinde in componenti fisiologici per l’occhio (OxyChlorite®) fa sì che durante l’uso di Reset® non vengano rilasciati conservanti sulla lente e sulla superficie corneale evitando, in questo modo, che un loro progressivo accumulo sull’epitelio contribuisca, a lungo termine, a fenomeni di ipersensibilizzazione.

1. Garrett Q, Simmons PA, Xu S, Vehige J, Zhao Z, Ehrmann K, Willcox M., Carboxymethylcellulose binds to human corneal epithelial cells and is a modulator of corneal epithelial wound healing. Invest Ophthalmol Vis Sci. 2007 Apr; 48(4): 1559-67. 2. Paugh JR, Marsden HJ, Edrington TB, Deland PN, Simmons PA, Vehige JG., A pre-application drop containing carboxymethylcellulose can reduce multipurpose solution-induced corneal staining. Optom Vis Sci. 2007 Jan; 84(1): 65-71.

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Fiduciosi nell’Italia Dany Sarrouf e Tommaso Panzieri illustrano le strategie di differenziazione e i progetti di Mark’ennovy sul mercato interno Qual è la vostra visione dell’attuale mercato delle lenti a contatto e come si evolverà nei prossimi tre anni? L’industria delle lenti a contatto sta diventando sempre più competitiva e il numero dei produttori è in calo. I professionisti della visione hanno la grande opportunità di consolidare questo mercato offrendo a tutti i loro clienti una lente a contatto su misura, come alternativa, non solo a quelli con prescrizioni particolari. Questo determinerebbe una maggior fidelizzazione e un aiuto per differenziarsi dai “non professionisti” e per proteggersi dalla vendita online. Qual è l’elemento distintivo di Mark’ennovy? Siamo un’azienda a carattere familiare: questo ci dà il vantaggio di rispondere alle esigenze dei nostri clienti in modo veloce ed efficiente. Crediamo che la combinazione di materiali innovativi, parametri e sostituzione frequente che offriamo sia impareggiabile nel mercato odierno. Siamo in grado di produrre virtualmente qualsiasi parametro con un rimpiazzo mensile e spediamo entro tre giorni lavorativi. Il nostro customer service è composto da ottici optometristi ed è in grado di offrire assistenza sia pratica sia clinica persino sulle applicazioni più complicate. Anche la maggior parte dei nostri venditori sono ottici qualificati. Siamo orgogliosi di offrire un servizio unico e di altissimo livello.

Dany Sarrouf Mark’ennovy Director Dopo aver ricoperto diversi ruoli di vendita s finanziari negli Stati Uniti , Dany Sarrouf si trasferisce a Madrid per lavorare insieme al padre e Ceo, George Nabil Sarrouf, e avviare il gruppo Mark’ennovy nel 1997. Dany, direttore e azionista del gruppo, ha trascorso la maggior parte della carriera impegnandosi nello sviluppo del business internazionale e contribuendo a espandere la presenza di Mark’ennovy in oltre 30 paesi. Il prossimo obiettivo è il rafforzamento del team e lo sviluppo del mercato italiano, che presenta un eccellente potenziale di crescita per i prodotti e i servizi che Mark’ennovy è in grado di offrire ai professionisti della visione.

Quali benefici può avere un professionista della visione scegliendo Mark’ennovy? Offriamo molti servizi, dal marketing ai corsi di perfezionamento. Vendiamo le nostre lenti esclusivamente ai professionisti, aiutandoli a proteggere il loro lavoro dalla vendita su internet. Proprio perchè siamo specializzati in costruzione di lenti toriche, multifocali e multifocali toriche, sappiamo come riuscire ad applicare anche le prescrizioni più complicate e siamo in grado di dare un aiuto professionale a tutti i nostri clienti. Quando si parla di qualità e benessere visivi, il costo delle lenti a contatto rimane una priorità per il portatore? Anche se qualche professionista crede il contrario, molti studi hanno verificato che il prezzo non è il fattore più importante. Le priorità per un portatore di lenti a contatto sono il comfort, la visione e il benessere visivo: se le lenti offrono questi fattori e possono allo stesso tempo correggere il loro difetto visivo, indipendentemente dalla loro prescrizione, nella maggior parte dei casi il prezzo non è determinante. Siamo molto positivi sul futuro di Mark’ennovy in Italia e fiduciosi che sempre più portatori indosseranno le nostre lenti.

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Tommaso Panzieri Business Development Manager Mark’ennovy Italia Proviene da una famiglia impegnata nel campo dell’ottica da varie generazioni. Inizia la sua carriera lavorativa partendo dai laboratori di ottica, fino ad arrivare alla gestione di vari negozi, per poi approdare in Mark’ennovy. Grazie alla sua esperienza come applicatore è in grado di offrire assistenza sia tecnica sia pratica ai professionisti della visione.


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Mark’ennovy: lenti a contatto differenti Nella moderna contattologia gli ottici potrebbero percepire che quasi tutte le lenti a contatto, specialmente quelle a sostituzione mensile, siano molto simili. Tuttavia, quando vengono esaminate più da vicino, la maggior parte delle lenti presenta differenze per quanto riguarda la geometria, il materiale e il packaging. Esiste una famiglia di lenti a contatto che dimostra le sue uniche qualità, rendendole degne di nota per i contattologi e gli esperti del settore interessati a un prodotto differente. La lente in silicone hydrogel, ha un mercato in crescita stimato del 40%. Generalmente queste lenti sono stampate e necessitano di stampi estremamente precisi e molto costosi. Questo si traduce in un limitato range di parametri disponibili per il contattologo. Mark’ennovy utilizza un processo di tornitura per produrre le proprie lenti mensili su misura Gentle 80, Gentle 59 e Saphir Rx. Questo processo consente di produrre un quasi infinito numero di parametri, fabbricando in modo individuale lenti in materiale biomimetico (Ori:gen Technology) e in silicone hydrogel (Filcon V3).

Le lenti a contatto Mark’ennovy sono prodotte singolarmente per ogni paziente

Gentle 80

Saphir Rx

Gentle 59

Ori:gen Technology, 80% H20

Silicone Hydrogel, 75% H20

Ori:gen Technology, 59% H20

DK

60

60

30

Modulo (MPa)

0.13

0.29

0.36

CoF

0.05

0.09

0.05

Disidratazione:

> 0.50%

1%

< 1%

Materiale

Gamma di parametri Diametro (mm)

13.00 a 16.00 step di 0.50

Curva Base (mm)

7.10 a 9.80 step di 0.30

Sfero (D)

+30.00 a -30.00 step di 0.25

Cilindri (D)

-0.75 a -8.00 step di 0.25

Assi (º)

Tutti step di 1º

Addizione (D)

0.50 a 4.00 step di 0.50

MF - Design

CD – CN

Geometrie

Sferiche, toriche, multifocali e multifocali toriche

Tabella 1. Range di parametri e informazioni sui materiali di Gentle 80, Saphir Rx and Gentle 59 by Mark’ennovy

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Gentle 80 è prodotta in Ori:gen Technology, un materiale di nuova generazione con alto Dk (60) e un elevato contenuto di acqua (80%); ha inoltre il modulo più basso esistente sul mercato (0,13 MPa), rendendola perfetta per quei pazienti non applicabili con lenti in silicone hydrogel. La lente è estremamente sottile e con una scarsa disidratazione: questo fa sì che anche i portatori con una scarsa lacrimazione possano indossarla in modo confortevole. Recentemente è stata proclamata “Lente a contatto dell’anno 2015” agli Optician Awards nel Regno Unito. Gentle 59 è anch’essa prodotta in Ori:gen Technology, ha un contenuto d’acqua del 59% e un Dk 30. È una lente un po’ più corposa che la rende ideale per quei pazienti che richiedono una lente di facile manipolazione. Saphir Rx è prodotta in Filcon V3, ha un alto contenuto di acqua (75%) che determina il suo basso modulo (0,29 MPa) e un Dk 60. Gli attuali parametri disponibili per tutte e tre le lenti a contatto includono poteri sferici da +30,00 a -30,00, diametri fino a 16 mm comprendendo anche la scelta del raggio base. I parametri completi sono mostrati nella tabella 1, che comprende anche geometrie toriche, multifocali e multifocali toriche. Proprio per questa inconsueta disponibilità di parametri, oltre che per le prescrizioni più semplici, Mark’ennovy consiglia Gentle 80, Gentle 59 e Saphir Rx per la correzione di alti difetti refrattivi, curve corneali piatte o strette, cornee irregolari o pazienti che necessitano di diametri differenti rispetto a quelli standard. Inoltre queste lenti offrono nuove possibilità per molti pazienti presbiti e astigmatici che in precedenza non erano in grado di indossare le lenti. Con questa disponibilità di parametri saranno molto pochi i pazienti non applicabili con una lente mensile.

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Practice Management

PROFESSIONAL, PRIMI STEP: CURRICULUM E FORMAZIONE È l’area del nostro percorso più discussa, ma anche meno valorizzata dall’ottico verso il proprio pubblico e il mercato: si danno molte cose per scontate oppure si opera in maniera spontanea e disordinata, senza garantire alla professione quel ruolo strategico che le spetta

di Nicola di Lernia Esperto del mercato dell’ottica

U

na volta, rischiando, mi espressi sul reale valore della professione ottica additando la fine dell’era dei “parrucconi” a tutto vantaggio di una nuova professionalità strategica. In pratica non accettavo il valore erudito fino a se stesso se non rinforzato da una buona dose di capacità comunicative, orientate al cliente, e manageriali, orientate al mercato. Eccoci così a una visione più strategica della professione, un modo per investire non solo sull’esercizio dell’ottica ma soprattutto sull’imprenditore ottico per po-

ter gestire i cambiamenti in atto, sempre con la consapevolezza di saper fare bene il proprio lavoro per il bene del cliente e indirettamente il proprio. Sono quattro gli elementi fondamentali, necessari a ripartire: curriculum, percorsi formativi, specializzazioni e servizi alla carta. In questo articolo ci occupiamo dei primi due, lasciando gli altri due al mese successivo. Curriculum Il curriculum vitae et studiorum (più comunemente curriculum vitae oppure, semplicemente, curriculum, talvolta abbreviato in CV), che

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Practice Management ovvero al percorso formativo professionale e personale che voi intraprendete ogni anno. In sostanza la formazione è un progetto più che una raccolta punti o una partecipazione estemporanea a un evento vicino o interessante. L’imprenditore ottico deve fare della formazione il proprio cavallo di battaglia professionale. Deve mettere in budget una percentuale del fatturato per la formazione professionale annuale, consiglio oggi un 1,5-2% del fatturato, per sé e il suo team. Poi definire gli obiettivi formativi che si devono distinguere tra quelli squisitamente professionali e quelli individualmente manageriali. Consiglierei di suddividere le aree di interesse formativo in 4-5 macro aree dove porrei l’aggiornamento professionale tecnico tra le prime e l’approccio alla vendita tra le seconde. Altre aree strategiche sono quelle informatiche e quelle di marketing. Non disdegnerei una formazione anche di carattere estetico legato alla scelta dell’occhiale su un viso specifico. Vedete come le complessità di aggiornamento non sono solo legate alla questione professionale. Oggi la professione deve saper ruotare di 360 gradi e approcciare l’ottica sul piano tecnico, informatico, estetico e psicologico. La formazione manageriale per l’imprenditore ottico è un altro nodo da sciogliere. Il manager deve saper affrontare la rotta della nave con una conoscenza sufficiente del lavoro degli altri, ma con nuovi strumenti di lettura del proprio percorso aziendale. Nella futura sezione Finance di questa rubrica vedremo come i vecchi parametri di valutazione se ne sono andati in cantina. Oggi l’imprenditore deve avvalersi di professionisti non contabili e saper gestire l’impresa sia all’interno sia all’esterno, attraverso controlli e pianificazione della gestione e visione strategica. Bene, pianifichiamo allora il percorso formativo di un anno. Diamogli un budget in percentuale al fatturato, definiamo gli obiettivi formativi, diamo un nome ai partecipanti e chiediamogli dei risultati in breve. Infine comunichiamo ai nostri clienti che stiamo lavorando per loro e che il nostro percorso formativo comporterà per loro una serie di vantaggi: controlli più accurati, servizi più performanti, più estetica, ecc.

tradotto dal latino significa corso della vita e degli studi, è un documento redatto al fine di presentare la situazione personale, scolastica e lavorativa di una persona. Spesso non ci rendiamo conto di quanto sia importante fare periodicamente uno stop e lavorare sul passato, che è il nostro presente. Il curriculum di un professionista è il punto fondamentale d’arrivo per ciò che lui rappresenta e di partenza per ciò che vuole rappresentare in futuro. Non serve solo a cercare nuovo lavoro, nel senso “dipendente”, ma anche a rassicurare coloro con cui abbiamo contatti professionali del nostro percorso passato. Se ci siamo dimenticati cos’è un curriculum vitae possiamo affidarci alla modernità del social media più vicino a questa teoria: Linkedin, il migliore database aziendale del mondo che raccoglie oltre 100 milioni di curriculum di professionisti con un’età media di 43 anni e un reddito alto, sopra i 100 mila euro. Non siete ancora iscritti a Linkedin? Bene. Due piccioni con una fava. Siete iscritti ma lo utilizzate poco e non ne capite i vantaggi. Molto bene. Vi convincerò del contrario. In ogni caso da Linkedin potremmo trarre spunto per realizzare anche il nostro curriculum cartaceo. Linkedin è un curriculum vitae interattivo il cui profilo personale è come il vostro biglietto da visita visibile da milioni di persone. Creando il vostro profilo potrete anche inserire un sottotitolo per spiegare alla gente, oltre alla qualifica di ottico, le vostre specializzazioni. Potete mettere un’immagine che fa simpatia, effettuare sempre aggiornamenti che verranno visti dalla vostra rete di conoscenze (ad esempio: “ho appena concluso un corso di aggiornamento sulle lenti a contatto e lo sport”). Potete infine chiedere una lettera di referenze scritta da colleghi e clienti che rafforzino quanto dite per vostro conto. Bene, dopo aver aperto o aggiornato il vostro profilo su Linkedin, ed essere visto quindi dai vostri clienti facoltosi, procedete con il curriculum cartaceo con una nuova forza. Quella di essere e di saper essere. Non sottovalutate di questi tempi lo sforzo di ricordare agli altri chi siete. Percorsi formativi Dal curriculum vitae, la fotografia del corso della nostra vita, passiamo al work in progress,

(continua nel n.6)

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Education

SGA SIOO: CONSULENZA INSIEME ALLA FORMAZIONE È il progetto della nuova struttura formativa di Firenze, alla luce dei positivi risultati ottenuti con i primi tre workshop e in vista del debutto di due master per la gestione del centro ottico a cura della redazione

D

opo la soddisfacente risposta ottenuta dalle tre giornate di Workshop & Formazione 2015, che si sono svolte a Firenze tra marzo e maggio, la Scuola di Gestione Aziendale, che fa capo alla Scuola Internazionale di Ottica e Optometria, ha deciso di presentare due nuovi master dedicati alla figura professionale dell’ottico optometrista. «È ormai un fatto acquisito da tutti quanto sia fondamentale al giorno d’oggi dotarsi di una cultura manageriale capace di allargare e approfondire le competenze specifiche e gli skill legati alla professione – spiega Silvano Abati, direttore della Sioo di Firenze – Qui si parla di quella specifica cultura manageriale rivolta ai centri ottici e con essa la capacità di gestire e comunicare, organizzare e pianificare: requisiti fondamentali per chi vuole fare business con successo nell’ambito della gestione di un punto vendita ottico». Così la Sga Sioo partirà da settembre con due nuovi corsi rivolti ad altrettante figure professionali: il Master in gestione del centro ottico, de-

stinato a completare il percorso formativo degli ottici optometristi che si sono diplomati o laureati da poco, e l’Executive master in gestione del centro ottico, indirizzato a coloro che già da tempo sono attivi nella professione. Con i due nuovi master verranno affrontati temi fondamentali per nuovi imprenditori e per imprenditori avanzati: Pianificazione e Controllo, Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane, Comunicazione relazionale con il cliente sia attraverso strumenti pubblicitari classici da punto vendita sia con l’utilizzo dei social network. Lo staff dei docenti ha maturato importanti esperienze nell’ambito della formazione e ha sviluppato un progetto formativo calibrato sulle esigenze dell’ottico: non solo lezioni frontali e teoriche in cui sedimentare concetti guida, ma anche il supporto di un apparato didattico che prevede applicazioni e sperimentazioni in aula con prove pratiche. «In questo modo la formazione sarà realmente esperienziale, così da permettere ai partecipanti l’acquisizione della competenza operativa – dice Abati – Oltre all’at-

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Francesca Rulli, una dei relatori che si sono alternati nelle tre giornate di formazione della Scuola di Gestione Aziendale, tra marzo e maggio

tività didattica in aula Sga Sioo si propone come supporto strategico e punto di riferimento per il centro ottico per quanto riguarda lo sviluppo di programmi e di progetti ad hoc. L’obiettivo è sostenere il centro ottico attraverso un network di competenze che costituiscano un unico riferimento per l’imprenditore e lo assistano insieme al suo personale nel percorso di crescita. L’offerta riguarda servizi di consulenza a supporto, sugli stessi temi della formazione, sia on site sia a distanza, a seconda dei servizi stessi. Consulenza che potrà essere fornita anche ad aziende del settore e a quanti vorranno usufruire delle opportunità che questa nuova realtà andrà a presentare sul mercato».


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Spilli

L’UOMO E LA MACCHINA Oggi le macchine hanno sostituito le nostre mani, ma non possono sostituire il nostro pensiero, la progettualità, il genio. E le competenze di chi sa progettare un occhiale

di Laura Rattaro*

N

el 1936 esce nelle sale Tempi moderni di Charlie Chaplin, film precursore delle proteste operaie che caratterizzeranno i decenni a venire, in cui si denuncia lo sfruttamento umano nelle fabbriche. Nell’iconografia del tempo la

macchina è rappresentata come un mostro capace di inghiottire l’essere umano e di ridurlo a ingranaggio. Il film, nonostante l’avvento del sonoro, esce in versione muta. Oltre la musica (magnifica), si possono ascoltare i rumori delle macchine infernali a sottolinearne la grandezza e la potenza. Quello che si percepisce è l’uomo schiavo della macchina, vittima delle sue stesse invenzioni. I tempi sono cambiati e le condizioni degli operai, per fortuna, sono diverse anche se lavorare in grandi fabbriche resta un lavoro pesante e alienante. Nel suo senso più generale il rapporto uomo-macchina non comprende solo quello

* Nasce a Genova, si diploma in ottica e trascorre i primi anni nel centro ottico del padre Armando. A Parigi impara a progettare montature per occhiali e a realizzarne i prototipi, avvia l’attività di progettista di occhiali prima per piccole aziende italiane, poi per medie e grandi imprese tedesche. Oggi collabora dall’Italia come freelance con medio-piccole aziende di nicchia.

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Spilli testa. Qualsiasi programma di disegno non mi aiuterebbe in questo. Perciò non è vero che con una macchina tutti possono fare tutto. L’idea, il progetto, la capacità di andare oltre con la fantasia non sono cambiati rispetto al passato. La creatività unita all’esperienza, all’osservazione del mondo, al coraggio di guardare oltre, sono ciò che ci differenzia gli uni dagli altri. Nella mia vita lavorativa ho visitato decine di fabbriche. Ormai in ognuna di esse c’è un discreto numero di centri di lavoro a controllo numerico, spesso macchinari della stessa marca e modello, ma il prodotto finale non è mai uguale. Perché? È la cultura del prodotto che fa la differenza: è quello che l’uomo chiede alla macchina di fare che cambia. La cultura del prodotto è l’insieme delle conoscenze che si hanno su quell’oggetto. Parlando di occhiali, non basta mettere insieme un frontale con due aste, un occhiale non è due cerchi e un ponte che li unisce. Un occhiale è qualcosa di complesso che, anche secondo il materiale con cui è realizzato, necessita di competenze specifiche. La crisi economica di questi anni ha stravolto gli equilibri e sempre più di frequente sento di ottici che si avventurano nella realizzazione di piccole collezioni di occhiali con lo stesso spirito e la stessa leggerezza con cui si decide di andare a fare una gita in campagna. La convinzione è che sia “roba da poco, che ci vuole, mi compro due pantografi o un centrino e li faccio solo per me, come dico io, fatti bene e li pago anche meno…”. Non funziona così, non mi stanco di dirlo. Senza nulla togliere agli ottici, con i quali, tra l’altro, condivido un titolo di studio, un po’ di anni dietro un banco e diverse migliaia di ore in laboratorio, penso che ognuno dovrebbe fare il proprio mestiere al meglio e affidare alle altrui competenze cose che non sappiamo fare. Non basta avere le macchine giuste, bisogna anche avere la patente adatta.

descritto in modo grottesco da Chaplin ma, soprattutto oggi, fa parte della nostra vita e delle nostre relazioni sociali e personali, ad esempio tramite un computer che ci connette alla rete. Usiamo macchine per ogni cosa, in casa e al lavoro, per spostarci e per studiare, per curarci, per viaggiare. Le macchine hanno sostituito le nostre mani, ma non possono sostituire il nostro pensiero, la progettualità, il genio. Se oggi Chaplin potesse vedere fino a che punto siamo arrivati, vedrebbe la situazione capovolta. L’uomo che domina e che usa le macchine come strumento. Ed è su questo punto che mi interessa riflettere per sfatare il luogo comune che con le macchine tutti possono fare tutto. Il mio lavoro è fatto sostanzialmente di proget-

L’uomo e la macchina, immagine di Laura Rattaro

tualità. Prima di avere un computer per mettere su carta le mie idee, usavo la matita, la gomma e i pastelli colorati. Ci voleva molto tempo, non potevo modificare il disegno con la stessa rapidità di adesso e per riprodurne una copia dovevo uscire di casa, recarmi in una copisteria e aspettare almeno un giorno per avere il duplicato. Ma ora, come allora, penso, immagino, cerco la soluzione di un problema nella mia

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CON EXPO 2015, NESSUN DORMA…

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essun dorma!...Tu pure, o Principessa, / Nella tua fredda stanza / Guardi le stelle / Che tremano d’amore e di speranza. / Ma il mio mistero è chiuso in me, / Il nome mio nessun saprà!.... È l’incipit della celebre romanza per tenore all’inizio del terzo atto di Turandot, l’ultima opera scritta, e lasciata incompiuta, da Giacomo Puccini, morto nel novembre del 1924. Il nodo cruciale del dramma, che Puccini cercò invano di risolvere, è costituito dalla trasformazione della principessa Turandot, algida e sanguinaria, in una donna innamorata; e nella notte di Pechino, in totale solitudine, Calaf il “principe ignoto” attende il sorgere del giorno, quando potrà finalmente conquistare

l’amore di Turandot, la principessa di ghiaccio. L’opera pucciniana ha inaugurato la stagione Expo e il Teatro alla Scala ha dato il meglio di sé. L’Esposizione Universale, inaugurata a Milano il primo maggio, è da alcuni anni il traino di un’indefinita quantità d’iniziative, proposte, suggerimenti e progetti in città. Tale dinamica energia riguarda non solo la cosa pubblica, l’arredo urbano in primis, ma anche un ribollire di manifesti d’intraprendenza collaterali, da Leonardo in 3D a Palazzo Reale al ritorno del Nibbio alla Darsena e ai molti che riguardano anche l’imprenditoria, ottica compresa. Probabilmente il Sovrintendente alla Scala, il viennese Alexander Pereira, non ha pensato ai professionisti della visio-

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ne nello scegliere l’opera d’apertura della stagione Expo, ma certamente il potere evocativo e comunicativo della romanza del principe Calaf sembra un pressante invito a noi tutti a cogliere il metaforico messaggio: stereotipati provincialismi culturali vogliono gli ottici il front office solo mercantile della visione e gli optometristi i professionisti senza titolo, così come qualche scuola il diplomificio dal facile consumo. Ma le opinioni stereotipate, che nel breve tempo si consolidano, solo sul lungo periodo si demoliscono. L’educazione alla professione deve essere il focus primo di chi crede nella preparazione e nella maturazione del pubblico. Ascoltiamo il principe Calaf: nessun dorma se vogliamo assaggiare il futuro, per dirla con Expo.


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