FUTURE. Immaginare il mondo di domani tra distopie, eterno presente e nuovi mondo (im)possibili

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In foto: Mackenzie Davis in una scena dell’episodio San Junipero (3x04) della serie Black Mirror (2016) di Charlie Brooker


Art Direction Vincenzo PatanÊ e Mattia Caruso Concept Design Clarissa La Viola Hanno scritto in questo numero Elisabetta Colla, Luca Bove, Mattia Caruso, Elisabetta Di Minico, Sandra Orlando Rivista iscritta al Finanzamt di Brandeburgo. Ogni riferimento legale è impugnato dal tribunale di Berlino. Steuernummer e Vatnummer registrati presso il Gewerbe Anmeldung di Berlino. Contatti Taxidrivers direzionetaxidrivers@gmail.com Issuu Twitter Instagram Facebook Group Facebook Official www.taxidrivers.it


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Indice 6.

Editoriale 8.

Il futuro è già passato. Retrofuturismo 10.

Realismo distopico 12.

Il futuro non é piú quello di una volta 16.

Non é la fine del mondo 22.

Film da vedere


In foto: Katherine Helmond e Jim Broadbent in una scena del film Brazil (1985) di Terry Gilliam

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Editoriale MATTIA

uardare a un futuro possibile non è mai stato solo un esercizio di immaginazione. Il modo in cui la letteratura e poi l’audiovisivo hanno messo in scena i mondi che verranno è sempre stata l’occasione per parlare della propria epoca, l’indicatore di aspirazioni, sogni e desideri già radicati nel proprio presente. È per tracciare l’evoluzione del modo in cui il cinema e la serialità hanno esercitato tale sguardo che nasce questo speciale. Un percorso che parte dalle più celebri distopie del passato fino ad arrivare ai giorni nostri, individuando proprio nel passaggio alla contemporaneità un cambio di rotta sostanziale. Perché è il modo di immaginare il futuro, oggi, ad essere radicalmente cambiato. Un mutamento legato alle degenerazioni stesse del sistema tardo capitalista che, come descritto da Mark Fisher nel suo fon-

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damentale saggio “Realismo capitalista”, ci rende impossibile, ormai, anche solo immaginare un futuro diverso dal nostro presente, la possibilità, anche ingenua, di una nuova utopia. Tra film post-apocalittici (perché, scrive ancora Fisher, è pur sempre più facile immaginare la fine del mondo che la fine del Capitalismo) e distopie che sembrano già la copia carbone del nostro mondo, passando per l’ormai imperante effetto nostalgia che permea gran parte delle rappresentazioni contemporanee, compresa la fantascienza (da qui il così detto retrofuturismo), il quadro che emerge è così quello di un cul de sac. Un eterno presente condannato alla reiterazione degli stessi modelli, di una stessa visione del mondo. Nell’attesa, si spera, di un cambiamento, della ritrovata capacità di immaginare finalmente un nuovo futuro. E, di conseguenza, un nuovo presente. Buona lettura.

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CAPITOLO 1

Il futuro é giá passato. DI ELISA B

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DI MINI TA C

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In foto: Ato Essandoh in una scena dell’episodio Parallel (1x06) della serie Tales from the Loop (2020) di Nathaniel Halpern

Retrofuturismo


Non potendo immaginare un futuro altro si torna a guardare a come il passato lo immaginava

L’

umanità ha sempre giocato, utopicamente o distopicamente, con il concetto di “futuro” e ha costruito migliaia di scenari possibili per il mondo di domani, partendo, a volte, da un passato rivisitato, da un momento storico ucronicamente modificato, come nel filone letterario e cinematografico che immagina un Nazismo vittorioso alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Un esempio perfetto è l’osannata serie Amazon Prime The Man in the High Castle (2015-2019), basata sull’omonimo romanzo di Philip K. Dick: nel mondo che ci viene mostrato, gli insegnamenti di Hitler sono comandamenti, lo sterminio e il rifiuto sono normalizzati, il mostro della dittatura è costantemente ben nutrito da odio e paura e si può persino osservare la cenere dei forni crematori diffusa nell'aria senza il minimo sussulto, senza il minimo dispiacere. A volte, invece, il domani è già ieri o ancora oggi: il fascino di tali visionarie narrazioni rimane invariato e, anzi, in una società collegata più al suo spettro digitale che al suo corpo reale, è romanticamente nostalgico guardare al passato e costruire racconti che abbraccino la materiale naïveté del retrofuturismo, rievocando un futuro previsto negli scorsi decenni e un passato mai attualizzatosi. Questa piacevole tendenza ad un malinconico “revival” è molto d’impatto e aggiunge una leziosa ricercatezza alla

settima arte, anche per quanto riguarda scenografia, architettura, design e moda. Il retrofuturismo affonda le sue radici nelle arzigogolate descrizioni che, già da inizio del XX secolo e in particolare tra gli anni ’50 e ’60, promuovevano un incredibile progresso scientifico, medico e tecnologico, costellato di macchine volanti, viaggi interplanetari, complessi processi di ringiovanimento, cibo in pillole e tanti altri progetti, a volte strambi, a volte attrattivi. Tendenzialmente, questo tipo d’immaginazione era ottimista e si opponeva alle visioni catastrofiche che affollavano (e affollano) parte della fantascienza. Nella nostra realtà sempre più spaventata dal “luogo cattivo”, infettata da sentimenti razzisti, misogini e omofobici e minacciata da problemi ambientali e sanitari, però, la distopia sta diventando un imperativo discorsivo e la suggestione retrofuturista, pur conservando la sua esteriore ed idillica calma, non può far altro che fondersi con una profonda inquietudine socio-politica, come ci mostrano magistralmente Tales from the Loop, serie Amazon Prime del 2020 (basata su delle illustrazioni dell’artista svedese Simon Stålenhag) che racconta della città di Mercer (Ohio) e del suo Centro di Fisica Sperimentale, dove, tra misteri, bizzarri macchinari e robot arrugginiti, “l’impossibile diventa possibile”, e Maniac, miniserie Netflix del 2018 diretta da Cary Fukunaga, con protagonisti Emma Stone e Jonah

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Hill. Quest’ultima opera, che racconta in maniera totalmente folle e barocca dei traumi psicologici dei due personaggi principali, inserisce al suo interno dettagli futuristici e memorie tecnologiche tipiche degli anni ‘80. L’attenzione al tema dell’emarginazione, della limitazione dello spazio personale ed abitativo, del consumismo (quasi fisicamente) invasivo e della droga, con tanto di spietata multinazionale farmaceutica, ha chiari richiami cyberpunk. In Maniac, l’incubo soft e prosciugante del capitalismo, pilastro di capolavori distopici come L’uomo che fuggì dal futuro (1971) di George Lucas e La fuga di Logan (1976) di Michael Anderson, è sempre in agguato, come ci ricordano la Statua dell’Extra-Libertà e gli “Ad buddy”, ossia dei pop-up umani che offrono ossessivamente e continuativamente pubblicità ai cittadini in cambio di denaro per i loro acquisti. Dall’arredo alle atmosfere, però, veniamo catapultati indietro di tre decenni, tra computer mastodontici, grafiche 8-bit, capelli cotonati, abiti variopinti e tappezzerie floreali. Alle tematiche dolorose e critiche si mescolano colori rassicuranti e rocambolesche avventure, che strizzano l’occhio a film come Alien, Il Dottor Stranamore e Il Signore degli Anelli, fino a creare un contrasto straniante ed ipnotico, da rendere già cult un’opera recente. E anche questo, forse, è un esempio – metamediale – della seduzione retrofuturista.

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CAPITOLO 2

In foto: Tye Sheridan in una scena del film Ready Player One (2018) di Steven Spielberg


DI M AT AC TI

ARUSO

Realismo distopico

La distopia come degenerazione del presente (capitalista), un presente che ha ottenuto il completo monopolio sull’orizzonte del pensabile e non é piú possibile mettere in discussione

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ra stato Mark Fisher, parlando de I figli degli uomini di Alfonso Cuarón, il primo a notare il cambiamento profondo che stava avvenendo nel cinema di fantascienza contemporaneo. “Un tempo – scriveva nel suo “Realismo capitalista” – i film e i romanzi distopici erano esercizi di immaginazione in cui i disastri agivano come pretesto narrativo per l’emersione di modi di vivere nuovi e differenti. Con I figli degli uomini questo non avviene: il mondo che prefigura sembra un’estrapolazione o un’esacerbazione del nostro, più che una reale alternativa vera e propria.” È questa mancanza di alternativa, dunque, il nodo centrale della mutazione che, oggi, dall’opera di Cuarón in poi, pare interessare la stragrande maggioranza di film e serie a tema fantascientifico. L’incapacità, cioè, di gettare uno sguardo su mondi veramente altri, su realtà in grado di discostarsi realmente dalla nostra. Perché nelle produzioni del nuovo millennio la distopia non può che essere necessariamente (e soltanto) la degenerazione del nostro presente, un

presente che, proprio come il sistema capitalistico che lo caratterizza, ha ottenuto il completo monopolio sull’orizzonte del pensabile, tanto da sedimentarsi e condizionare persino il nostro inconscio. È così che la fantascienza diviene il regno dell’oggi. Un presente immutabile e impossibile da mettere in discussione perché, dopo la fine della Storia, è l’unico mondo possibile. “There is no alternative” era il motto di Margaret Thatcher proprio in tempi in cui il sistema cambiava definitivamente volto. Una frase non difficile da applicare anche alla situazione attuale dove, non solo il sistema economico e sociale ma anche la tecnologia e le sue contraddizioni vengono accettate a priori, quasi come fatto naturale (non parla forse anche di questo il recentissimo The Social Dilemma di Netflix?) e il loro lato oscuro non è più un monito per il futuro ma è già presente, qui e ora, nei nostri comportamenti di utenti e consumatori (Black Mirror, Upload). In quest’ottica dove l’alternativa non è contemplata è inevitabile allora che anche le distopie vere e proprie siano solo degenerazioni di aspetti decisamente

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contemporanei. Dalla saga de La notte del giudizio a The Handmaid’s Tale, sono così i problemi stessi della nostra società (l’ossessione per la sicurezza, il maschilismo, il classismo) a essere ingigantiti fino a diventare esplicita metafora politica (Snowpiercer, Elysium), relegando la possibilità di nuovi mondi all’alienazione prodotta da software virtuali (Ready Player One e la sua chiusura in un passato nostalgico e fittizio) o da inquietanti parchi di divertimenti (Westworld). Mentre il futuro, quello vero, resta sempre fuori campo, nebuloso e irrappresentabile, relegato al massimo a una riga di sceneggiatura, come avviene paradossalmente (si tratta pur sempre di viaggi nel tempo) nel Tenet di Christopher Nolan. Perché non c’è catastrofe o Apocalisse che tenga: la Fine, oggi, forse è già avvenuta senza che nemmeno ce ne accorgessimo, lasciandoci soli con la continua reiterazione di quanto già esiste e (si teme) esisterà per sempre.

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CAPITOLO 3

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In foto: Una scena del film Metropolis (1927) di Fritz Lang

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Il futuro non è piú quello di una volta


Quando la distopia era la degenerazione di altri mondi possibili


“H In foto: Harrison Ford e Daryl Hannah in una scena del film Blade Runner (1982) di Ridley Scott

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“Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia.” Correva l’anno 1982 quando uscì Blade Runner, di Ridley Scott, uno dei cult movie di fantascienza più amati di tutti i tempi - di cui si è ricordato sopra uno dei monologhi forse più noti e citati della storia del cinema contemporaneo - che raccontava di come umani e replicanti umanoidi potessero assomigliarsi tanto da arrivare, pur se avversari nei rapporti di potere, ad innamorarsi gli uni degli altri, per l’affinità delle caratteristiche evolutive ed emotive, mentre il futuro descritto a livello estetico ed ambientale appariva già allora paragonabile al recente passato - oggi, quasi 40 anni dopo, un passato remoto - salvo pochi elementi decisamente fantascientifici, come le navicelle volanti sostitutive dei bus metropolitani. Dunque un certo filone di film ‘classici’ di fantascienza, inaugurato all’inizio del XX secolo da pellicole come “Metropolis”, uno dei capolavori di Fritz Lang girato nel 1927, ed ambientato nel 2027

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(a 100 anni esatti dalla sua uscita), ha avuto seguito, tra alterne vicende, fino agli anni Sessanta ed Ottanta, traendo origine spesso da opere divenute best seller letterari, come “Fahrenheit 451”, film diretto da François Truffaut nel 1966 e basato sul romanzo omonimo di Ray Bradbury del 1953, in un futuro distopico dove i libri venivano demonizzati e bruciati, o “Brazil”, del geniale Terry Gilliam, uscito nel 1985 e liberamente ispirato a “1984” di George Orwell, edito nel 1949 ed ambientato in un mondo distopico dove la burocrazia senz’anima ed il controllo su ogni azione indipendente hanno preso il sopravvento e disumanizzato la vita degli individui. Non a caso il celeberrimo romanzo di Orwell fu scritto dopo i drammi spaventosi della Seconda Guerra Mondiale, così come spesso, nel cinema e nella letteratura, i grandi temi della fantascienza non fanno altro che esasperare quanto di mostruoso l’uomo ha già ideato se non agito. Queste pellicole, che raccontavano il futuro proiettandolo negli ultimi anni del XX secolo o nei primi del XXI (come 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick realizzato nel 1968), rappresentano oggi scenari decisamente


vintage perché descrivevano il futuro come distorsione/alterazione del mondo reale, applicando la metamorfosi sia ai tempi-luoghi del mondo raccontato, sia agli abitanti del pianeta ed alle loro abitudini, possibilità, attività e pensieri. Talvolta un intervento esterno (il Grande Fratello, un virus sconosciuto, ecc.) talaltra l’acuirsi delle disparità sociali o l’abuso di potere di gruppi di uomini verso i propri simili, portavano il mondo del passato ad una crisi senza ritorno che degenerava in scarsità di risorse, anche umane, atteggiamenti fondamentalisti delle classi dominanti, torture fisiche e psicologiche verso i non allineati e i diversi, tentativi di omologazione, lotta per la sopravvivenza che lasciavano quasi sempre presagire all’immaginario collettivo le più cupe distopie, molte delle quali si sono anche tristemente realizzate nell’ex futuro, oggi passato, nel migliore dei casi in forme diverse e meno eclatanti. Oggi tutto questo costituisce un bagaglio cinematografico irrinunciabile, in termini artistici, culturali, narrativi e tecnici, a cui nuovi mondi reali o pensabili, immaginari futuribili e rinnovate utopie, negative o positive, possono attingere, in un mélange che si confronta

con le modificate condizioni delle società attuali, dall’impatto sulla realtà virtuale alle attese catastrofiste su basi ambientaliste, a molto altro. Fra gli altri, Strange Days, film di fantascienza del 1995, scritto e prodotto da James Cameron e diretto dalla regista Kathryn Bigelow, dove il protagonista vive spacciando clips su cui vengono registrate le esperienze altrui in una realtà virtuale, apre già alle prospettive del futuro postmoderno, dove anche gli orientamenti etici, nei protagonisti e nelle vicende narrate, non sono più monolitici.

In foto: Oskar Werner e Cyril Cusack in una scena del film Fahrenheit 451 (1966) di François Truffaut

«Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia» 15

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CAPITOLO 4

DI L

UC AB OVE

Non é la fine del mondo Come é piú facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo

In foto: una scena del film Mad Max: Fury Road (2015) di George Miller



I In foto: una scena della serie The Walking Dead (2010) di Frank Darabont. Nella pagina accanto: Viggo Mortensen e Kodi Smit-McPhee in una scena del film The Road (2009) di John Hillcoat

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rapporti tra cinema e letteratura sono sempre stati molto intensi. Dopo l’ultimo scorcio dell’Ottocento, la settima arte inizia a raccontare delle vere e proprie storie e il repertorio letterario diventa la primaria fonte d’ispirazione. David W. Griffith, uno dei padri fondatori del cinema, in molti casi ha utilizzato opere letterarie per realizzare i suoi film come After Many Years (1908), Enoch Arden Part I e Enoch Aden Part II (1911); tratti dal poema Enoch Arden, scritti da Alfred Tennyson. Il cinema non si è limitato a trasposizioni di singole opere, ma si è appropriato di un intero genere letterario; la distopia. Il termine pare sia stato coniato nel 1868, dal filosofo John Stuart Mill e in modo semplicistico lo si contrappone all’utopia, ma la questione è molto più complessa. In ogni opera (letteraria e/o cinematografica) la distopia richiama di continuo l’utopia. Questa, come il suo contrario, ha una vocazione totalitaria, in quanto

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si pone come suo principale obiettivo il perfezionamento dell’uomo, eliminando chi resta lontano da tale perfezione. Ciò che differenzia maggiormente le due visioni è il diverso rapporto che viene a crearsi con il conflitto; che nell’uno si mantiene sempre vivo, e nell’altro viene negato. Entrambe rappresentano un non-luogo, uno spazio inesistente. Ma la diversificazione avviene nella loro connotazione. L’utopia indica un luogo felice e la distopia un luogo pessimo, che dovrebbe chiamarsi ca-topia. Il prefisso “dis”, però, non indica solo sottrazione e negazione, ma anche spostamento che intensifica l’aspetto maligno. Il cinema inizia a raccontare il mondo della distopia molto presto. La pellicola più conosciuta è senza ombra di dubbio Metropolis (1927), il capolavoro di Fritz Lang, scritto insieme a sua moglie Thea von Harbou. Merita di essere ricordato anche La vita futura (1936) di William Cameron Menzies, tratto dal romanzo The Shape of Things to Come dello scrittore G. Wells, uno dei più im-


portanti esponenti del genere. È tra il 1960 e il 1970, che la visione catastrofista del mondo diventa un tema ricorrente nel cinema, con registi del calibro di Elio Petri, con La decima vittima (1965), Jean Luc Godard, con Agente Lemmy Caution: missione Alphaville (1965) , Francois Truffaut, con Fahrenheit 451 (1966) e Stanley Kubrik, con 2001: Odissea nello spazio (1968) e Arancia meccanica (1971). Questi film potrebbero essere tutti inseriti nel macro filone della fantascienza, che ha molti lati in comune con la distopia. Entrambe aprono uno squarcio su “altri mondi” e la presenza dell’altro rappresenta un pericolo. Ma i due generi hanno una differenza sostanziale, mentre la fantascienza ha caratteristiche che tendono verso la pura evasione (esistono molte eccezioni); la distopia è sempre portatrice di una forte critica sociale di carattere polemico. In ogni forma che si presenti, dalla distopia della tirannia, della guerra, della catastrofe naturale, o della pandemia; ha sempre un bersaglio preciso: la società industriale e il capitalismo selvaggio. Sono questi i fattori che

hanno reso l’uomo malvagio e brutale e il cinema non tralascia di raccontare avvenimenti dove l’essere umano esprime la sua avidità ed egoismo. Ma il genere nel cinema, come in letteratura, non è solo portatore di una polemica di natura marxista. In molti casi, il carattere malvagio dell’umanità ha una motivazione riconducibile al pensiero antico e alla filosofia illuminista. In film come 28 giorni dopo, Io sono leggenda sembra prendere corpo la tesi riassumibile con l’espressione latina homo homini lupus (l’uomo è lupo per l’uomo). Usata per la prima volta in una commedia di Plauto, questa espressione ha esercitato una forte influenza sul pensiero di alcuni filosofi illuministi. Thomas Hobbes, Immanuel Kant e successivamente, Arthur Schopenhauer hanno sviluppato, con le dovute differenze, le loro teorie basandosi sull’espressione latina. Per questi filosofi l’uomo è un essere malvagio come il lupo e il suo vivere civile in società non è determinato da una forma di altruismo, piuttosto da interessi comuni. Ma la distopia distrugge

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ogni regola della società civile e l’uomo torna al suo stato primordiale di “bestia malvagia.” Fino agli anni ‘90 la catastrofe più ricorrente nel cinema era il disastro nucleare, come in Allarme rosso (1995) di Tony Scott, con l’avvento del nuovo secolo, sono prevalsi le calamità di carattere ecologico. La distopia, in ogni modo, nel cinema ma del resto anche in letteratura, ha sviluppato due grandi filoni tematici, oltre all’apocalisse di carattere catastrofico, troviamo quella di carattere totalitario. Quest’ultimo tema non ha potuto evitare riferimenti ai regimi totalitari del secolo scorso e sono numerosi i rimandi sia al nazifascismo, che alle dittature comuniste, come succede in parte in Orwell 1984, diretto da Michal Radford. È ovvio che non esiste una distinzione netta tra i due principali filoni e spesso avviene la loro fusione. È il caso della saga cinematografica di Mad Max, ideata da George Miller, regista e produttore australiano.

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In foto: una scena del film La quinta stagione (2012) di Peter Brosens e Jessica Woodworth


DI SAND

RA ORLANDO

Film da vedere METROPOLIS Fritz Lang 1927

Nell'anno 2026, un gruppo di industriali governa il pianeta, relegando i lavoratori in un mondo sotterraneo, in cui subiscono ogni sorta di maltrattamento. Tuttavia, un androide dalle sembianze femminili li ispira alla rivolta.

BLADE RUNNER Ridley Scott 1982 In un futuro prossimo venturo Deckard, un investigatore, ha il compito di eliminare un gruppo di androidi assassini in fuga dal loro artefice, ma nel corso della propria ricerca viene a conoscenza di una verità terrificante.

FAHRENHEIT 451 François Truffaut 1966 In un futuro nel quale leggere è proibito, un pompiere rivaluta il proprio ruolo sociale quando incontra una donna amante dei libri in grado di fargli aprire gli occhi sulla realtà che lo circonda.

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BRAZIL Terry Gilliam 1985 Sam Lawry è addetto agli sterminati archivi di una megalopoli, capitale di un non identificato Paese, in cui la fanno da padrone il Potere e la Burocrazia. Nulla sfugge al sistema computerizzato del Dipartimento Informazioni. Nella città da qualche tempo hanno preso ad agire gruppi di terroristi, che seminano il terrore pur di smuovere qualcosa. Sam, dal canto suo, oppone al grigiore della routine la sua possibilità di evadere nel sogno.

STRANGE DAYS Kathryn Bigelow 1995 Los Angeles, 31 dicembre 1999. Le tensioni razziali e sociali stanno raggiungendo il limite. La nuova droga è lo squid, un vettore di memoria artificiale: una specie di lettore cd permette di rivivere esperienze proprie o altrui nel modo più realistico. Lenny Nero è uno dei più quotati spacciatori di squid. Venuto in possesso di un dischetto con le prove dell’assassinio di un leader di colore da parte di poliziotti bianchi, Lenny deve decidere se rendere pubblico ciò che sa.

MAD MAX George Miller 1979 Max Rockatansky fa parte di un gruppo speciale di poliziotti motorizzati. Siamo in un futuro prossimo, dominato da violenza, droga e bande di teppisti. Quando uno di questi gruppi si presenta all’orizzonte, Max viene coinvolto in una lotta sanguinosa di cui fanno le spese la moglie e il figlio. Non gli rimane che la strada della vendetta.

IO SONO LEGGENDA Francis Lawrence 2007 New York, 2012. Un misterioso virus ha ucciso gli uomini e li ha trasformati in vampiri. L’unico essere umano sopravvissuto al contagio è il dottor Robert Neville , che lotta disperatamente per trovare una CURA. Con lui il suo fedele cane Sam.

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THE WALKING DEAD Frank Darabont 2010 Un’epidemia di zombie si è abbattuta sul pianeta. Un gruppo di superstiti, guidati dallo sceriffo Rick Grimes, vagano in cerca di un rifugio.

28 GIORNI DOPO Danny Boyle 2002 Un potente virus che trasforma le persone in assassini fuoriesce da un laboratorio di ricerca inglese. In 28 giorni l’epidemia dilaga e i sopravvissuti si riuniscono per fuggire dalla città.

THE ROAD John Hillcoat 2009 In uno scenario post apocalittico, un uomo ed un bambino tentano di mantenere vivo il sogno di una nuova civilizzazione.

E VENNE IL GIORNO M. Night Shyamalan 2008 Strani comportamenti iniziano a manifestarsi tra gli abitanti di New York, portando ad una massiccia ondata di suicidi in tutta la città. Un professore di scienze e sua moglie fuggono, ma la strana malattia si diffonde velocemente.

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LA QUINTA STAGIONE Peter Brosens, Jessica Woodworth 2012 Gli abitanti di un piccolo villaggio delle Ardenne si preparano ad festeggiare la fine dell’inverno con una consueta celebrazione che coinvolge tutta la comunità. Purtroppo, questa volta la stagione fredda sembra non avere fine.

BLACK MIRROR Charlie Brooker 2011 Nel 1984, un giovane programmatore vuole creare un videogioco basato su un oscuro romanzo di fantasia, realizzato da uno scrittore psicopatico. Tuttavia, durante questa attività, si ritrova a mettere in discussione la realtà.

UPLOAD Greg Daniels 2020 Upload è ambientato nel 2033, in un futuro in cui gli esseri umani sono in grado di “caricare” (upload) la propria coscienza, al momento della morte del proprio corpo, in un aldilà digitale, un ambiente più o meno ideale a seconda del prezzo pagato per ottenerlo.

TRANSCENDENCE Wally Pfister 2014 La coscienza di uno scienziato, alle prese con la creazione di un computer senziente, viene caricata dentro di esso dopo che l’uomo viene ferito a morte da persone che si oppongono alla sua ricerca sull’intelligenza artificiale.

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THE HANDMAID’S TALE Bruce Miller 2017 In un futuro non lontano, il tasso di fertilità umana è in calo a causa di malattie e inquinamento. Dopo una guerra civile, il regime teocratico totalitario di Gilead prende il comando nella zona un tempo conosciuta come Stati Uniti d’America. Le donne assumono un ruolo fondamentale. Infatti come risposta al crollo delle nascite, il regime DIVIDE le donne in gruppi contraddistinti da abiti di un colore specifico: blu per le Mogli, grigio per le Marta, ossia le donne in grado di lavorare e messe a servizio delle Mogli ed infine rosso per le Ancelle, ossia le donne fertili.

I FIGLI DEGLI UOMINI Alfonso Cuarón 2006 Nel 2027 l’umanità è a rischio estinzione. Da svariati anni non nascono più bambini e la scienza non riesce a risolvere questo problema. In una Londra infestata da frange nazionaliste, che vorrebbero espellere tutti gli immigrati, Theo Faron si lascia convincere dall’ex moglie rivoluzionaria Julian a salvare e proteggere una donna che è rimasta miracolosamente incinta.

LA NOTTE DEL GIUDIZIO James DeMonaco 2013 2022, negli Stati Uniti la situazione socio-economica è ideale e disoccupazione e criminalità sono state arginate. Questa pace sociale ha però un prezzo: una notte all’anno il governo lascia libero sfogo agli istinti violenti dei suoi cittadini, rendendo legale ogni crimine, incluso l’omicidio.

SNOWPIERCER Bong Joon-ho 2013 Durante una nuova era glaciale causata da un esperimento fallito, un gruppo di sopravvissuti viaggia su di un treno speciale che non si ferma mai. Le differenze fra i passeggeri, però, portano presto alla rivolta.

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ELYSIUM Neill Blomkamp 2013 Nel 2154 i ricchi vivono nel lusso della stazione spaziale Elysium mentre il resto dell’umanità sopravvive a stento sulla Terra. Un operaio, che non ha più nulla da perdere, decide di ribellarsi per dare vita ad un nuovo inizio.

WESTWORLD Jonathan Nolan, Lisa Joy 2016 In un futuristico parco dei divertimenti popolato da androidi, due turisti americani vengono coinvolti, loro malgrado, in una rivolta delle macchine scatenata da un guasto informatico.

READY PLAYER ONE Steven Spielberg 2018 Nel 2045 il mondo è sull’orlo del collasso. OASIS, un universo virtuale creato da James Halliday, è l’unica salvezza per l’umanità. Alla sua morte, l’uomo lascia tutto in eredità alla persona in grado di vincere una caccia al tesoro.

MANIAC Cary Fukunaga 2018 Annie Landsberg e Owen Milgrim sono due estranei che si incontrano casualmente per prendere parte ad un progetto di sperimentazione tenuto da una fantomatica casa farmaceutica nota come Neberdine Pharmaceutical Biotech, sotto la supervisione di due dottori, James Mantleray e Azumi Fujita.

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TALES FROM THE LOOP Nathaniel Halpern 2020 Tutti gli abitanti della cittadina in cui si svolgono le vicende sono in qualche modo connessi al Loop, senza che essi sappiano come questo incida sulle loro vite e ritrovandosi ad essere testimoni diretti di eventi sovrannaturali come, ad esempio, la telecinesi e i viaggi nel tempo.

THE MAN IN THE HIGH CASTLE Frank Spotnitz 2015 In seguito alla sconfitta degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, la Germania e il Giappone si scontrano in un conflitto senza esclusione di colpi, causando gravi conseguenze per entrambe le fazioni.

SOURCE CODE Duncan Jones 2011 Colter Stevens, pilota di elicotteri, partecipa ad un’operazione militare segreta che gli consente di rivivere gli ultimi minuti di vita della vittima di un attentato nella speranza di scoprire l’identità dell’autore della strage.

EDGE OF TOMORROW Doug Liman 2014 Un soldato ucciso in azione si risveglia e deve combattere e morire in un continuo loop temporale per cercare di sconfiggere una razza aliena che ha colpito la Terra e sembra infallibile.

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In foto: Una scena della serie The Handmaid’s Tale (2017) di Bruce Miller

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