Le Mutilazioni Genitali femminili nel Lazio - A cura di Giuliana Candia

Page 168

Le mutilazioni genitali femminili nel Lazio

pensa che senza dubbio lo avrebbe fatto o lo farebbe alle proprie figlie, troveremo che ben 6 di queste dichiarazioni provengono da donne la cui occupazione principale è quella di casalinga. Pur non volendo attribuire nessuna rappresentatività statistica al gruppo selezionato, questo dato ci sembra molto interessante per due motivi: il primo per le sue dimensioni considerevoli (le donne favorevoli alle Mgf sarebbero più della metà nel sottogruppo delle casalinghe che comprende 11 casi in tutto); il secondo perché sembra supportare l’ipotesi che coloro che hanno minori occasioni di relazione al di fuori del contesto familiare presentano delle visioni più tradizionaliste e attaccate alla cultura e all’identità di origine. La realtà dei migranti contempla infatti un processo di integrazione che non passa solo attraverso la stratificazione degli anni di residenza, ma anche e soprattutto attraverso la quantità e la qualità dei rapporti sociali – ovvero il loro “capitale sociale” – che riescono a costruire negli anni. E la realtà di molte donne immigrate, soprattutto a seguito di ricongiungimento con un marito giunto prima e già inserito, può restare per molti anni ristretta all’interno di un ambito di relazioni molto limitato. Una restrizione che può in alcuni casi essere imposta, ma che può anche poggiare sulla scarsa conoscenza della lingua, lo spaesamento iniziale e il ripiegamento sulla rete di relazioni della comunità di connazionali, laddove è presente. Il mantenimento di una visione conservatrice dei propri costumi tradizionali anche in presenza di un rinforzo in senso negativo da un contesto sociale percepito come “esterno”, estraneo e nemico, ci sembra una probabile conseguenza di questo status. Dice un’intervistata: “Se avessi una figlia farei come nel paese mio, perché credo alla mia cultura; e guarda che mi sono stancata di sentire le chiacchiere dell’occidente, ci devono lasciare in pace, siamo capaci di usare il nostro cervello”. (int. 126, Sudan, 33 anni)

Al contrario sembra che le donne impegnate in attività lavorative abbiano maggiori opportunità di incontro, confronto e scambio con una pluralità di persone, che nella società attuale significa non solo con uomini e donne italiane, ma anche altri migranti di diverse nazionalità. Una donna della Guinea Konacrì, racconta questo episodio che la vede protagonista con la figlia più grande, escissa quando erano ancora al paese: “Mi ricordo un giorno con una mia amica marocchina abbiamo parlato

168


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.