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sci a Re li g u s le a r o c a t s Una grande fe di Luigi Borgo
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La Coppa Scarnu
Nel 1949 sotto le direttive del maestro Gianni De Toni di Valdagno, si era istituito a Recoaro un coro alpino denominato Stella Alpina con l’intento di educare i giovani al canto. A frequentare le lezioni del maestro erano i giovani residenti del centro e di alcune vie limitrofe. S’incontravano la sera, dopo il lavoro, in un edificio che oggi non esiste più e che sorgeva nei pressi dell’attuale oratorio San Giorgio. Durante le prove, più spesso dopo la fine delle prove, quando il maestro De Toni ripartiva per Valdagno, tra i giovani si animavano discussioni su chi avesse cantato meglio. Accadeva, allora, che qualcuno sostenesse l’amico nel suo giudizio e che costui fosse un residente della stessa via. “Fu così”, come ricorda Nico Randon in una testimonianza del 1991, “il mi son mejo de ti divenne nojaltri semo mejo de vojaltri, tanto che una certa sera decidemmo di confrontarci anche sugli sci”. Era il 1952 e due erano le squadre che si sfidavano, i Cittadini, poi Piasaroti, residenti nel centro del paese, e i Valligiani che Le prime abitavano poco fuori. izioni:
tre ed 1952, 1953, 1954
Il nome o” “Coppa Scarnuss Deciso che doveva essere una sfida su chi fosse più bravo sugli sci tra Piasaroti e Valligiani, si cercò un premio, un simbolo per lo più, da dare al gruppo vincitore. Ci sarebbe voluta una coppa vera e propria, ma non erano anni, quelli, in cui era facile trovare i soldi per acquistare un trofeo, così pensarono di costruirne uno in legno. Si cercò una radice di faggio che sarebbe servita da stelo e una vecchia scodella di legno che avrebbe fatto da coppa. Il tutto, poi, sarebbe stato arricchito da un “ragno” in ferro battuto, appositamente realizzato, che avrebbe fatto da corona al trofeo. E così fu fatto: trovata una bella radice, attaccata la scodella e il ferro, mancava solo il nome. “Dopo varie ipotesi”, racconta Vito Bisson, “si decise di chiamarla ispirandosi al nome del luogo in cui fu trovata la radice di faggio, Scarnusso, una piccola zona poco conosciuta nella valle del Richelere”. Il nome “Coppa Scarnusso” suonava bene e così fu deciso di chiamare la sfida sciistica tra i coristi del maestro De Toni.
edizione del ‘54
giani nell’ Piasaroti e Valli
Sfilata co
edizione del ‘53
ani vincitori dell’
po dei Valligi n in testa il grup
La prima edizione della Scarnusso, molto probabilmente, non ha avuto tra i suoi partecipanti gli sciatori più forti del paese. La sfida fu ancora tutta all’interno dei frequentatori del coro. Furono circa una ventina i concorrenti, divisi in due sole squadre, Piasaroti e Valligiani. Vinsero questi ultimi: primo fu Vittorino Trevisan, secondo Paolino Dal lago e terzo Nico Randon. Ma più che la classifica individuale valse l’aver surclassato la squadra rivale. Per mesi i Valligiani schernirono i compagni di coro del gruppo dei Piasaroti, sconfitti sugli sci. Nell’edizione dell’anno successivo, infatti, si organizzò un corteo, a capo del quale c’era la squadra vincitrice con il proprio gonfalone e a seguire la squadra che aveva perso. I Valligiani indossavano i vestiti tipici dei boscaioli con i calzoni alla zuava di fustagno, camicia grossa e fazzoletto al collo, mentre i Piasaroti avevano abiti alla moda, calzoni neri da sci elasticizzati infilati negli scarponi e maglione nero in tinta. Il corteo partì dal ponte sull’Agno in via Lelia e arrivò al piazzale Duca d’Aosta, dove i partecipanti presero l’allora nuova seggiovia. Molti cittadini di Recoaro assi-
stettero alla manifestazione. L’edizione del ’53 confermò la supremazia dei Valligiani sui Piasaroti, vinse ancora Vittorino Trevisan, secondo fu Paolino Dal Lago e terzo Adone Garbin. Dopo la sfilata del 1953, la Coppa Scarnusso non fu più solo una sfida tra coristi sciatori ma coinvolse tutto il paese. Nel ’54 le squadre da due divennero tre: i Piasaroti, che si erano dati un nuovo nome, Infiammabili, data la presenza dell’unica pompa di benzina nel centro del paese, nome che evocava la vocazione verso la modernità e il progresso del gruppo del centro; mentre i Valligiani, forse perché troppo numerosi, si erano divisi in due squadre: il gruppo della Val Rikelere, in omaggio del luogo in cui era stata trovata la radice che aveva dato il nome alla Coppa, e il gruppo dell’alta Val Binkele. Non si sa chi sia stato il vincitore di questa edizione, così come non si sa il motivo per cui per ben 24 anni, dal ’54 al ’78, si smise di disputare la sfida.