Alphega Farmacia Magazine n° 4 Dicembre - Febbraio (2008)

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Dicembre 2007-Febbraio 2008

Un disturbo risolvibile L’incontinenza urinaria 6 >

Dossier prevenzione Quando i cereali danno intolleranza 12 > Salute e bellezza Evitiamo che il freddo inaridisca la pelle 18 >

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Autorizzazione del 9 febbraio 2007


1184 003 Sommario

16-11-2007

16:58

CONOSCERE PER PREVENIRE Una persona su 100-150, in Italia, è affetta da celiachia, un’intolleranza alimentare provocata dal glutine contenuto in alcuni cereali tra cui il grano. Tra questi pazienti coloro che sanno di esserlo sono meno di uno su dieci. E senza una diagnosi i sintomi prodotti dalla malattia, alcuni dei quali riconducibili all’insufficiente assorbimento dei cibi, persistono con tutto il loro carico di fastidio e anche di invalidità. Pensare che tenerli lontani, qualora se ne riconosca l’origine, è semplice anche se un po’ faticoso: basta eliminare totalmente dalla dieta ogni fonte di glutine. Ne parleremo nel dossier dedicato, come in ogni numero di Alphega Farmacia Magazine, alla prevenzione. E ci occuperemo anche di un altro disturbo che può essere combattuto spesso in maniera efficace, purché lo si riferisca prima possibile a un medico: l’incontinenza urinaria, tipica delle donne e dell’età senile (anche se non solo) e spesso conseguente al parto. E a proposito di gravidanza: quando il bambino non arriva ci sono diversi modi, tutti regolamentati legislativamente, per dare una mano alla natura: li esamineremo in un articolo dedicato alle tecniche di procreazione assistita. E poi vedremo come difendere la pelle dal freddo e dalle altre insidie tipiche dell’inverno, come usare correttamente i farmaci, come sfruttare le molte virtù terapeutiche di una pianta - la camomilla - nota soprattutto per le sue proprietà rilassanti e digestive, ma dotata anche, tra l’altro, di azione antinfiammatoria, emolliente, antisettica e cicatrizzante. Buona lettura.

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La celiachia

La pelle in inverno

sommario

La camomilla

DAL MONDO SALUTE E BELLEZZA 4 SALUTE Informazioni di attualità 18 Evitiamo che il freddo provochi inaridimento della pelle E TERZA ETA’ 6 SALUTE Affrontare senza timori l’incontinenza urinaria

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SALUTE IN FAMIGLIA Che cosa si può fare se il bambino non arriva

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DOSSIER PREVENZIONE Quando i cereali danno intolleranza

IL CONSIGLIO 21 DEL FARMACISTA Le precauzioni necessarie nell’assumere farmaci

SANA PIANTA 22 DINon solo rilassante la camomilla, ricca di molte altre proprietà

Anno III, n. 4 - Dicembre 2007 - Febbraio 2008 Registrazione Tribunale di Milano N. 882 del 22 novembre 2005 Periodico trimestrale di DI PHARMA s.r.l., via Moggia 75/A, 16033 Lavagna - GE Edizione in esclusiva per le farmacie Alphega. Direttore responsabile Angelo Cambié ancambi@tin.it Redazione Florio Bovio Coordinamento scientifico e redazionale, grafica e impaginazione InterMedia Servizi Editoriali, via S. Antonino 3, 24122 Bergamo, tel. 035.226859, fax 035.4178840 (Consulenza scientifica: Mariapia Fazio) Pubblicità InterMedia Servizi Editoriali, via S. Antonino 3, 24122 Bergamo tel. 035.226859, fax 035.4178840 (Gestione spazi e materiali pubblicitari: Maria Grazia Palmerio) Editore Sinergie s.r.l., Corso Italia 1, 20122 Milano Stampa Galli Thierry Stampa s.r.l., via Caviglia 3, 20139 Milano Amministrazione DI. PHARMA s.r.l., via Moggia 75/A, 16033 Lavagna - Ge Tel. 0185.315755, fax 0185.315745 Proprietà letteraria riservata. La riproduzione intera o parziale in ogni forma e su qualunque supporto, ©anche citando la fonte, è vietata sia in italiano sia in ogni altra lingua. Diritti riservati in tutto il mondo.


salute dal mondo RICERCA ITALIANA

La sigaretta favorisce l’acne

Chi non dorme rischia l’infarto Sotto le cinque ore di sonno raddoppia la possibilità di eventi cardiovascolari. E nei bambini l’insonnia origina sovrappeso. WARWICK-CAIRNS Chi dorme meno di cinque ore è più esposto alle malattie cardiovascolari. Lo segnala una ricerca realizzata nell’Università di Warwick, in Gran Bretagna. Lo studio, che è durato 17 anni, ha interessato 10.308 lavoratori pubblici tra i 35 e i 55 anni; tutti sono stati posti sotto osservazione due volte, negli anni 1985-1988 e 1992-1993. Risultato: decessi per infarto e rischio di eventi cardiovascolari 1,7 volte superiori in chi non ha rispettato le necessarie sette ore di sonno. Probabilmente dormire poco, dicono i medici, incide

negativamente sulla pressione sanguigna. Altri danni della carenza di sonno sono stati evidenziati in Australia, a Cairns, alla conferenza internazionale sul sonno WorldSleep07. Un sondaggio condotto dall’Università di Adelaide su mille bambini australiani da cinque a dieci anni e sui loro genitori ha dimostrato che i maschi tendono a dormire meno delle femmine, e questo sembra direttamente collegato alla maggiore incidenza, tra i ragazzini, del sovrappeso. Ma è noto che anche dormire troppo fa aumentare di peso.

ROMA Il fumo non soltanto invecchia la pelle e provoca le rughe, ma scatena anche - lo ha scoperto l’Istituto ’ dermatologico San Gallicano di Roma - l’acne, soprattutto in una particolare forma che segna guance e fronte con punti neri e microcisti. Fumare da adolescenti, inoltre, quadruplica il rischio di avere l’acne nell’età adulta. In un gruppo di donne fra 25 e 50 anni, il 41% delle fumatrici aveva l’acne comune contro il 10% delle donne che non fumavano - e il 91% quella da fumo.

Con le cipolle cervello giovane ASAHIKAWA Gli scienziati dell’Università Hokkaido Tokai, ad Asahikawa in Giappone, hanno scoperto che le cipolle danno un forte stimolo al cervello, aiutandolo a prevenire malattie come l’Alzheimer e il Parkinson e a contrastare gli effetti dell’invecchiamento.

DISPUTE TRA ESPERTI

Peperoncino: fa male alla prostata, anzi no MILANO “Troppo peperoncino fa male alla prostata, e apre la strada a lesioni precancerose”. A dare l’avvertimento è stata la Società italiana di urologia. “Il peperoncino”, spiega Vincenzo Mirone, presidente della Siu, “è utilizzato spesso come afrodisiaco, ma non va consumato in modo sconsiderato. Un uso eccessivo infatti infiamma la ghiandola, favorendo la prostatite, legata ai tumori”. Di ben diverso avviso l’Associazione nazionale medici fitoterapeuti, il cui presidente Fabio Fiorenzuoli replica che “non esistono lavori scientifici in cui si dimostri la pericolosità del peperoncino, del quale anzi è provata la spiccata attività antiossidante, tale da contrastare lo sviluppo del tumore prostatico”.

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salute nella terza età UN PROBLEMA CHE SI PUO’ PREVENIRE E RISOLVERE

COM’E’ FATTA LA VESCICA

Affrontare Aff ff t senza ti timorii

L’INCONTINENZA Ne sono affetti più spesso gli anziani, anche se possono soffrirne pure le persone giovani. Ma la perdita involontaria di urina si può correggere, con esercizi per i muscoli pelvici. e soffre, in Italia, almeno una persona su otto. L’incontinenza urinaria, secondo uno studio eseguito nella Asl di Padova, riguarda il 17 cento delle donne e il 9 per cento degli uomini. Ma l’incidenza reale di questo disturbo, che consiste nella perdita involontaria di urina, è probabilmente ben più alta, considerato che in un’altra indagine, compiuta a Monza, delle persone in cui è stata individuata l’incontinenza - in questo

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caso quasi il 19 per cento tra le donne con meno di 65 anni - oltre la metà non aveva mai parlato con nessuno del proprio problema, e un altro 13 per cento abbondante ne aveva riferito solo in famiglia, senza aver mai consultato un medico, un farmacista o altri operatori sanitari. D’altro canto, nello stesso studio di Padova risultava che solo il 25 per cento dei pazienti si era rivolto a un medico. Esistono tre tipi di incontinenza urinaria. ✓ Incontinenza da sforzo, cioè la perdi-

Sfintere interno

Sfintere esterno

ta involontaria di urina in seguito a colpi di tosse, starnuti, salti, riso, sollevamento di pesi o corsa; di solito vengono perse piccole quantità per volta. E’ causata da un difetto delle strutture - per lo più muscolari - su cui appoggia la vescica, il cosiddetto pavimento pelvico. Il parto per via vaginale (con lo stress cui sottopone muscoli, tessuti e nervi di tutta la zona), il sollevamento di pesi in maniera impropria, la stipsi cronica, la menopausa con il calo di ormoni estrogeni che comporta sono tutti fattori che nel tempo contribuiscono a indebolire le strutture del pavimento pelvico - il quale mantiene in posizione la vescica e il condotto che la collega all’esterno, l’uretra - rendendo insufficiente il controllo dell’atto di urinare. ✓ Incontinenza da urgenza, cioè la perdita di urina accompagnata o preceduta da un intenso desiderio di urinare, in maniera non procrastinabile. E’ dovuta a una eccessiva funzionalità della vescica, che in alcuni casi può essere causata da bevande alcoliche, cibi piccanti, bevande gassate, mirtilli, mele, pompelmi, uva, ananas, fragole, pomodoro, cioccolato, caffè. Altri fattori che possono favorire questa forma di incontinenza sono una eccessiva quantità di liquidi con la dieta, malattie organiche della vescica come infezioni urinarie, calcolosi o tumori vescicali, alcuni farmaci assunti cronica-


mente o difficoltà motorie legate all’età. ✓ Incontinenza mista, in cui c’è coesistenza dei due tipi precedenti.

IL TEST

Un disturbo ppiù spesso p femminile

❶ Le succede di avere un urgente, improvviso e irrefrenabile stimolo di urinare? ■■ sì ■ no

L’incontinenza da sforzo è la forma più comune, con una percentuale che nella donna si avvicina al 50 per cento. Quella da urgenza è presente nel 10-20 per cento delle pazienti, mentre quella mista nel restante 30-40 per cento dei casi. La tipologia dell’incontinenza varia anche con l’età: l’incontinenza da sforzo è più comune nelle donne giovani e di mezza età, quella da urgenza prevale nelle anziane. Negli uomini l’incontinenza, assai meno frequente che nelle donne, ha caratteri diversi, tanto che prevale la forma da urgenza rispetto a quella da sforzo. Vari fattori di rischio, oltre a quelli comuni alle donne - come età, infezioni urinarie, forme di demenza, malattia di Parkinson, ictus, diabete - espongono i maschi alla comparsa dell’incontinenza urinaria, e tra questi gli interventi sulla prostata, in particolare per tumori. Benché non sia necessariamente un aspetto dell’invecchiamento, l’incontinenza urinaria può costituire il risultato di cambiamenti del corpo che intervengono con l’età, soprattutto nelle donne: si tratta di mutamenti che riguardano la struttura e la funzionalità della vescica, del pavimento pelvico e del sistema nervoso centrale (tra queste alcune patologie del midollo spinale, le malattie degenerative del cervello, la sclerosi multipla). Il graduale deterioramento delle vie di controllo e del basso apparato urinario, l’uso di più farmaci, malattie e interventi chirurgici influenzano grandemente la funzione vescicale, condizionando situazioni complesse caratterizzate da incontinenza.

Il ruolo del ppavimento ppelvico Il compito della vescica è di immagazzinare urina, e poi di svuotarsi. Quando questo contenitore diventa pieno i nervi

Scoprite se l’avete e di quale tipo ❷

In genere va a urinare più di otto volte durante il giorno? ■■ sì ■ no

Le capita di alzarsi per urinare più di una volta per notte? ■ solitamente ■ a volte ■ no o raramente

❹ Negli ultimi tre mesi ha avuto perdite involontarie di urina, compiendo sforzi anche piccoli, o tossendo, starnutendo o anche solo ridendo? ■ no ■■ sì ❺

Arriva troppo tardi alla toilette dopo aver sentito il bisogno di urinare? ■ sì ■ a volte ■ no

❻ Se ha avuto episodi di incontinenza, quanta urina ha perso ciascuna volta? ■ molta ■ quantità variabile ■ poca Se la risposta alle prime cinque domande è ’no’, non è presente incontinenza urinaria. Altrimenti può esserlo, e a seconda del colore che contrassegna il maggior numero di risposte si può individuare il tipo di disturbo: ■ incontinenza da urgenza; ■ incontinenza da sforzo; ■ incontinenza di tipo misto, con caratteristiche di entrambi i tipi precedenti.

ALCUNI ACCORGIMENTI PER PREVENIRE LE PERDITE ✓ Eseguire pochi semplici esercizi che consentono di rinforzare gli sfinteri e migliorarne il controllo (esercizi di Kegel, nel riquadro della pagina prossima). ✓ Adottare misure igieniche come l’uso di biancheria intima e indumenti con fibre naturali e non troppo aderenti. ✓ Svuotare l’intestino con regolarità. ✓ Attivarsi e informarsi già durante la gravidanza per evitare disfunzioni perineali consigliandosi a tale proposito con il ginecologo o eventualmente con l’ostetrica. ✓ Non aumentare di peso. ✓ Non fumare: la tosse cronica peggiora lo stato del pavimento pelvico. ✓ Se possibile urinare prima dei rapporti sessuali. ✓ Evitare di sollevare pesi. ✓ In caso di episodi ripetuti di perdita di urina, tenere un diario che riporti la diuresi e gli episodi di incontinenza in rapporto alla quantità di liquidi ingeriti: sarà molto utile al medico. ✓ Trattare alcune condizioni che favoriscono incontinenza urinaria: infezioni del tratto urinario, menopausa, diabete, ipertensione, alcune patologie neuropsichiatriche, alcolismo, malattie invalidanti di ossa e articolazioni, stipsi.

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salute nella terza età QUANDO IL PAVIMENTO PELVICO NON REGGE PIU’

Utero Vescica BUON SOSTEGNO

Colon

SOSTEGNO INSUFFICIENTE

Gli esercizi per rinforzare i muscoli con cui si urina Innanzitutto occorre individuare i muscoli del pavimento pelvico: per fare ciò, svuotate parzialmente la vescica, poi cercate di interrompere o rallentare il flusso dell’urina. I muscoli che sentite impegnati da questa operazione sono quelli da esercitare con gli esercizi di Kegel. Usate questa tecnica almeno una volta al mese, per un ’ripasso’ dei muscoli da esercitare e per verificare se gli esercizi comportano miglioramenti. Una volta individuati i muscoli da esercitare, provate a contrarli per circa tre secondi, con contrazione minima dei muscoli addominali, dei glutei e della parte interna della coscia; successivamente rilassateli per la stessa durata di tempo. Ripetete per 12-15 volte di seguito, e riprovateci durante il giorno per 3-5 volte. Se i muscoli del pavimento pelvico sono molto deboli,

dovete porvi nella posizione indicata in figura per compiere gli esercizi. Man mano che li sentirete rinforzarsi, potrete porvi in posizione seduta, e in seguito eseguirli anche stando in piedi. Potreste anche variare questi esercizi, per esempio contraendo i muscoli del pavimento pelvico per una durata maggiore, fino a 10 secondi, o contrarli e rilassarli in rapida successione. Oppure schiarendo la voce o addirittura tossendo mentre tenete i muscoli contratti. Potete fare gli esercizi di Kegel durante le attività quotidiane, magari mentre siete in riunione, o in automobile con il semaforo rosso, o mentre parlate al telefono: sono esercizi discreti, che nessuno noterà.

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segnalano la cosa al cervello, che produce il desiderio di urinare. Per espellere l’urina, i due sfinteri dell’uretra (figura a pagina 6) si rilasciano e i muscoli della vescica si contraggono. Una volta svuotata la vescica, i muscoli del pavimento pelvico e degli sfinteri si ridispongono in modo da mantenere chiusa l’uretra fino alla successiva espulsione di urina. Il più delle volte l’incontinenza urinaria, soprattutto nella donna, è un aspetto di un complesso disturbo del pavimento pelvico, il quale può abbassarsi per effetto di quello che è comunemente noto come prolasso, vale a dire la discesa verso il basso di organi del bacino (vescica, utero, intestino). Il prolasso viene comunemente gestito dagli urologi, dai ginecologi e dai colonproctologi a seconda dell’organo prevalentemente coinvolto (gli urologi si occupano di vescica, i ginecologi di utero, i colonproctologi di retto), anche se il ginecologo ha sempre avuto un ruolo prevalente nella gestione del problema.

Ma si può fare molto Molto si può fare per prevenire o correggere l’incontinenza urinaria, condizione della quale non si deve esitare a parlare prima possibile con un medico. Un ruolo importante riveste la rieducazione, basata sugli esercizi individuati già nel 1948 da Arnold Kegel (riquadro a fianco), un allenamento per i muscoli del pavimento pelvico che contribuisce a mantenere sufficiente il tono muscolare, in modo che la struttura possa supportare l’uretra in modo efficace a ogni variazione brusca delle pressioni addominali. Un idoneo tono muscolare del pavimento pelvico è in grado di indurre un controllo anche nei confronti dell’incontinenza da urgenza. Il trattamento risulta risolutivo nel 75 per cento dei casi.

PER SAPERNE S DI PIU’ U • Numero verde FINCO (Federazione Italiana Incontinenti): 800 050 415.



salute in famiglia UNA COPPIA SU SETTE NON RIESCE AD AVERE UN FIGLIO

Che Ch h cosa ffare per superare

L’INFERTILITA’ In molti casi la causa dell’incapacità di procreare, che spesso consiste nel sovrappeso o in varie patologie curabili, può essere eliminata. Altrimenti si può ricorrere alla procreazione assistita. na coppia che non riesca a concepire un figlio dopo 12 mesi di rapporti mirati non protetti - secondo altre accezioni il periodo va però esteso a due anni - viene considerata infertile. Una situazione tutt’altro che infrequente: questa condizione, che l’Organizzazione mondiale della sanità considera alla stregua di una patologia, riguarda circa il 15 per cento delle coppie, con ‘responsabilità’ equamente distribuite tra i due sessi: tra le coppie che si rivolgono ai centri per la procreazione assistita, quelle in cui l’infertilità è maschile sono il 35,4 per cento, e quelle con incapacità a procreare della donna il 35,5 per cento; in 15 casi su cento a essere infertili sono l’uomo e la donna insieme.

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Le cause dell’infertilità, sia femminile sia maschile, sono numerose e di diversa natura. Un ruolo significativo viene attribuito a fattori sociali complessi come lo stile di vita, la ricerca del primo figlio in età tardiva (molto importante soprattutto per la donna), l’uso di droghe, l’abuso di alcool, il fumo, le condizioni lavorative, l’inquinamento (riquadri a fianco). In molti casi, come per esempio quando l’origine è da ricercare nell’obesità o nelle infezioni, l’informazione e la prevenzione possono fare molto. In altre situazioni, come quando la causa è un’endometriosi, sono essenziali la diagnosi precoce e cure adeguate e tempestive. Se l’infertilità rimane anche dopo un percorso diagnostico e terapeutico esaurien-

te, è possibile rivolgersi alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, rigorosamente regolamentate dalla legge 40 del 2004. Queste possono essere di base - semplici e poco fastidiose - e avanzate, complesse e più invasive.

L’inseminazione artificiale Tipica tecnica di base è l’inseminazionee artificiale, che consiste la maggior parte delle volte nell’introduzione del liquido seminale- sottoposto a una idonea preparazione - all’interno della cavità uterina. E’ indicata in tutti i casi di incompatibilità fra muco della cervice uterina e liquido seminale, perché permette di superare il tratto cervicale e immettere gli spermatozoi direttamente in utero. Può essere dunque consigliata: ✓ in tutti i casi di sterilità inspiegata; ✓ nei casi di infertilità maschile di grado lieve-moderato; ✓ nei casi di ripetuti insuccessi di induzione della gravidanza con stimolazione dell’ovulazione e rapporti mirati; ✓ nei casi di patologie sessuali che rendano difficile o impossibile un rapporto sessuale completo. In combinazione si può utilizzare anche l’induzione della crescita follicolaree multipla: si può, cioè, stimolare con una terapia ormonale l’ovaio a produrre più ovociti durante lo stesso ciclo.

La fecondazione in vitro

La microiniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo, una tecnica di fecondazione in vitro.

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Una tecnica avanzata di procreazione medicalmente assistita è invece quella denominata fecondazione in vitro e trasferimento dell’embrione (FIVET). In questo caso i gameti (ovocita per la donna e spermatozoo per l’uomo) vengono fatti incontrare fuori dal corpo della donna; dopo la fecondazione e la produzione di uno o più embrioni, questi vengono trasferiti nell’utero. Questa tecnica viene consigliata nei casi di: ✓ patologia delle tube acquisita o congenita; ✓ infertilità maschile di grado moderato,


LE PRINCIPALI CAUSE DELL’INFERTILITA’ FEMMINILE ✓ PROBLEMI DI PESO. L’obesità e l’eccessiva magrezza causano l’infertilità nel 12 per cento dei casi. La maggior parte delle volte (sette su dieci) se il peso torna normale anche la fertilità viene recuperata. E’ importante quindi che chi ha problemi di peso, prima di sottoporsi a terapie per l’infertilità invasive e impegnative, recuperi il proprio peso-forma: spesso è sufficiente. ✓ FUMO, DROGHE, ALCOOL. Le fumatrici hanno tassi di infertilità più alti, una fecondità (possibilità di concepire per ciclo) ridotta e impiegano più tempo a concepire (in genere oltre un anno). Il fumo, infatti, è dannoso per le ovaie femminili. Anche il consumo di droghe e l’abuso di alcool danneggiano la fertilità. ✓ INFEZIONI. Le infiammazioni dell’apparato genitale femminile costituiscono un grave problema per la riproduzione. Responsabili sono le infezioni causate da malattie a trasmissione sessuale come la sifilide, la gonorrea o, ancora più insidiosa perché asintomatica e diffusissima, la chlamydia. ✓ ENDOMETRIOSI. E’ una delle cause più comuni di sterilità. In Italia soffrono di endometriosi - lo sviluppo di tessuto simile a quello che riveste la superficie interna dell’utero anche all’esterno di questo organo - circa tre milioni di donne, che spesso arrivano a una diagnosi certa dopo diversi anni, quando presumibilmente la malattia si è aggravata. ✓ ETA’. Con il progredire degli anni invecchiano gli ovociti, che hanno la stessa età della donna: a differenza degli spermatozoi, infatti, sono tutti presenti già nel feto femminile, e sono gli stessi che matureranno di volta in volta a ogni ciclo mestruale. Oltretutto con l’età aumenta il rischio di malattie connesse all’infertilità, tra cui quelle infiammatorie pelviche, le patologie tubariche, lo sviluppo di fibromi uterini, la stessa endometriosi.

QUANDO A NON POTER CONCEPIRE E’ L’UOMO La fertilità maschile ha subito una significativa riduzione. Secondo diversi studi, la concentrazione di spermatozoi nel liquido seminale si è quasi dimezzata negli ultimi 50 anni. Cause mediche sono le patologie in grado di alterare la struttura e la funzione del testicolo o del pene, come criptorchidismo, ipospadia, varicocele, tutte malattie in aumento. Il tumore al testicolo è un fattore di rischio sia in se stesso sia per via del trattamento chemioterapico o radioterapico che richiede. In alcuni casi è possibile raccogliere e congelare gli spermatozoi prima di interventi o terapie a rischio. Talvolta l’incapacità di procreare deriva da fattori genetici. Ma sull’infertilità maschile, oltre a condizioni soggettive patologiche, sembrano influire anche le condizioni ambientali e lo stile di vita. Alcuni lavori, che espongono a radiazioni, a sostanze tossiche o a microtraumi, aumentano il rischio di infertilità. Anche gli inquinanti prodotti dal traffico urbano agiscono negativamente. Il fumo di sigaretta nuoce agli spermatozoi: i fumatori spesso hanno più spermatozoi con struttura anormale. Lo stesso stile di vita, se eccessivamente stressante, riduce la fertilità. L'età per gli uomini è molto meno significativa che per le donne, anche se uomini maturi e anziani producono spermatozoi meno numerosi, meno mobili e con più frequenti anomalie.

qualora il trattamento medico-chirurgico o inseminazioni intrauterine non abbiano prodotto risultati o siano stati giudicati non appropriati; ✓ endometriosi (riquadro a fianco) di grado avanzato, e anche di grado lieve se la chirurgia o le inseminazioni intrauterine non hanno dato risultati o sono state giudicate non appropriate; ✓ infertilità inspiegata, se le inseminazioni intrauterine non hanno dato risultati o sono state giudicate non appropriate; ✓ seme conservato a basse temperature che abbia perso alcune proprietà per via dello scongelamento. La fecondazione in vitro può essere eseguita con e senza induzione della crescita follicolare e maturazione di più ovociti mediante la somministrazione di farmaci induttori dell’ovulazione. Si esegue il prelievo degli ovociti con un intervento attraverso la vagina, sotto controllo ecografico, in anestesia locale e/o sedazione profonda; viene inoltre eseguita una preparazione del liquido seminale e si scelgono gli ovociti da fecondare. Si procede quindi all’unione extracorporea di ovociti e spermatozoi e, dopo la fecondazione di ciascun ovocita, si esegue il trasferimento in utero degli embrioni. Talvolta l’incontro dei gameti viene fatto avvenire con la cosiddetta microiniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (ICSI, dalle iniziali della dicitura in inglese): gli spermatozoi - prelevati attraverso varie tecniche, in alcuni casi direttamente dai testicoli - vengono inseriti ognuno all’interno di un ovocita, con una vera e propria iniezione eseguita al microscopio (immagine nella pagina a fianco). Questa tecnica viene consigliata nei casi di: ✓ infertilità maschile di grado severo; ✓ assenza di spermatozoi nel liquido seminale; ✓ mancata o ridotta fertilizzazione in precedenti cicli di fecondazione in vitro; ✓ ovociti scongelati; ✓ ridotto numero di ovociti.

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DOSSIER PREVENZIONE LA CELIACHIA CREA DISTURBI DI CUI SPESSO NON SI RICONOSCE L’ORIGINE

Quando i cereali danno

INTOLLERANZA Il glutine - una proteina contenuta nel grano, nella segale, nell’orzo, nell’avena produce in alcune persone una reazione della mucosa intestinale che comporta, tra l’altro, difficoltà nell’assorbimento degli alimenti. La terapia è semplice, anche se un po’ faticosa: eliminare dalla dieta ogni traccia di questa sostanza.

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a maggior parte delle persone può mangiare una grande varietà di alimenti senza alcun problema. In una piccola percentuale di individui, invece, alcuni cibi o componenti alimentari provocano effetti negativi di varia intensità, da un’eruzione cutanea a manifestazioni anche gravi. Queste reazioni agli alimenti possono essere causate da intolleranza o da allergia, anche se spesso solo a quest’ultima si fa, erroneamente, riferimento: circa una persona su tre ritiene di essere allergica a certi alimenti, mentre la vera allergia alimentare ha un’incidenza effettiva intorno al 2 per cento della popolazione adulta. Nei bambini il dato sale al 3-7 per cento ma, nella maggior parte dei casi, l’allergia viene superata quando si arriva all’età scolare. In molti casi, dunque, la reazione avversa al cibo è provocata da altre cause, come un’intossicazione alimentare di tipo microbico, un’avversione psicologica a un alimento o un’intolleranza a un ingrediente. Esistono diversi tipi di intolleranze alimentari: quelle enzimatiche sono determinate dall’incapacità dell’organismo, per difetti congeniti, di metabolizzare alcune sostanze che vengono introdotte. L’intolleranza enzimatica più frequente è quella al lattosio, una sostanza contenuta nel latte; un altro esempio è il favismo (che come il nome suggerisce comporta tra l’altro reazioni quando si assumono le fave).

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La forma più comune di intolleranza è la celiachia, provocata da una proteina - il glutine - presente nel grano, nella segale, nell’orzo, nell’avena e in altri cereali. Una patologia la cui diffusione è sottostimata: fatta salva qualche differenza tra i vari stati, in Europa gli esami sierologici rilevano la malattia - che altrimenti in molti casi non verrebbe diagnosticata - in un individuo su cento.

I SINTOMI PIU’ FREQUENTI NEI PAZIENTI CELIACI STOMACO E INTESTINO diarrea 47% stipsi 15% vomito 5%

Molti non sanno di essere celiaci In Italia probabilmente l’incidenza è di un caso ogni 100-150 persone, e in base a queste stime i celiaci sarebbero circa 400 mila; eppure solo per 35 mila è stata fatta una diagnosi certa di questa malattia. Ogni anno si scoprono 5.000 nuovi casi e nascono 2.800 celiaci, con un incremento annuo del 9 per cento. Nelle persone celiache, l’assunzione di alimenti contenenti glutine, quali pasta, pane, biscotti o anche tracce di farina di grano, comporta una infiammazione cronica della mucosa intestinale con scomparsa dei villi, le estroflessioni della parete interna dell'intestino - a forma di piccole dita e ricche all’interno di vasi sanguigni e linfatici - che consentono di aumentare la superficie con cui vengono assorbiti i componenti dei cibi (figura a pagina 15). La parete di rivestimento dell’intestino tenue, così danneggiata, subisce una riduzione della capacità di assorbire nutrienti essenziali quali grassi, proteine, carboidrati, minerali e vitamine. Non sempre la celiachia si presenta in modo palese. Le sue forme cliniche possono essere molteplici: ✓ tipica, che ha come sintomatologia la diarrea e l’arresto della crescita subito dopo lo svezzamento; ✓ atipica, che si presenta tardivamente con sintomi soprattutto extraintestinali (come l’anemia); ✓ silente, nella quale mancano sintomi evidenti; ✓ potenziale, evidenziata da esami sierologici positivi (presenza degli anticorpi

diff ddif iiffi ffic ficolt fico coltà oltà tà tà diige dige dig gesti ges estive estiv stive tive ive v ve 6% 6%

svuotamento intestinale irregolare 13%

dolori r ad add ddo dom omi m nali 14% 4%

ALTRI ORGANI anemia 52%

dolori muscolari e articolari 3%

carenza di smalto nei denti 4%

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Il test per scoprire da soli a casa la patologia Per scoprire la celiachia si può fare anche da soli: il test domiciliare per la diagnosi dell’intolleranza al glutine, acquistabile in farmacia, è affidabile e di semplice esecuzione. Basta una goccia di sangue prelevata da un dito per determinare la presenza degli anticorpi antitransglutaminasi, che attualmente costituiscono il marcatore immunologico più sensibile per la diagnosi di questa malattia. Se si sta già seguendo una dieta priva di glutine il livello di questi anticorpi diminuisce e talvolta non è più determinabile: è possibile dunque ottenere un risultato negativo anche se l’intolleranza c’è. Il risultato non viene invece alterato se si utilizzano alcool o anestetici locali sul polpastrello. In caso di risultato positivo, si rende necessario rivolgersi a un medico che provvederà a far eseguire altri esami di secondo livello, con i quali accertare definitivamente se la malattia è presente o meno. L’efficacia del nuovo test è stata dimostrata da un centro finlandese specializzato a livello mondiale nella diagnosi della malattia, che gli ha attribuito una precisione pari a oltre il 96 per cento: un risultato che è stato confermato da uno studio condotto nella clinica pediatrica dell’Ospedale ‘Burlo Garofolo’ di Trieste.

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DOSSIER PREVENZIONE antigliadina IgA e IgG), ma con la mucosa intestinale normale.

I sintomi della celiachia Le manifestazioni evidenti della celiachia possono essere anche molto diverse, e si sviluppano in varie fasi della vita. Sono divisibili in due grandi categorie: ✓ sintomi gastrointestinali, che consistono soprattutto - nell’ordine di frequenza evidenziato dall’Istituto superiore di sanità in uno studio su 3182 casi di celiachia - in diarrea, stipsi, dolori addominali, irregolarità nello svuotamento intestinale, difficoltà digestive, vomito (grafico a pagina 13); ✓ disturbi a carico di altri organi, che secondo lo stesso studio sono principalmente anemia, scarso sviluppo corporeo, ulcere dolorose in bocca (afte), osteoporosi, innalzamento delle transaminasi (enzimi prodotti dal fegato), aborti ricorrenti, carenza di smalto nei denti, dolori muscolari e articolari (grafico a pagina 13); meno frequenti sono irritabilità, depressione, crampi muscolari, insensibilità agli arti, irritazioni della pelle (eczemi e dermatiti), irregolarità dei cicli mestruali. Molti di questi sintomi sono il risultato di un insufficiente assorbimento di nutrienti, e quindi, in pratica, di una forma di malnutrizione. Nella maggior parte dei casi, l’intolleranza si evidenzia in tenerissima età, a distanza di qualche mese dall’introduzione del glutine nella dieta, con un quadro clinico caratterizzato da diarrea, vomito, mancanza di appetito, irritabilità, arresto della crescita. Nelle forme che esordiscono tardivamente, dopo due o tre anni di vita, la sintomatologia gastrointestinale è in genere più sfumata e prevalgono invece altri sintomi, quali deficit dell’accrescimento, ritardo dello sviluppo puberale, dolori addominali ricorrenti e soprattutto anemia con carenza di ferro, che non risponde alla somministrazione di questo elemento per via orale. Pur essendo una malattia genetica, l’intolleranza al glutine può non manifestar-

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Ecco come regolarsi con l’alimentazione quotidianaa GRUPPI DI ALIMENTI

CIBI CONSENTITI

CEREALI, FARINE E DERIVATI

riso, farina di riso, crema e amido di riso, mais, farina di mais, pasta al mais, pop corn fatti in casa, farina di tapioca senza aggiunta di malto, farina di soia, grano saraceno puro, farina di castagne, farina di ceci e di altri legumi, miglio, manioca, quinoa, amaranto, sorgo (purché non abbiano subìto contaminazioni con altri cereali)

CARNE, PESCE, UOVA

tutti i tipi di carne e pesce freschi o congelati; pesce conservato al naturale, sott’olio, affumicato senza additivi e aromi; uova; prosciutto crudo

LATTE E DERIVATI

latte fresco e a lunga conservazione non addizionato, latte per la prima infanzia; yogurt naturale; panna fresca e UHT; formaggi freschi e stagionati

yogurt

LATTE

VERDURA E LEGUMI

tutti i tipi di verdura tale e quale (fresca, essiccata, congelata, surgelata, liofilizzata); verdure conservate prive di additivi e aromi, tutti i legumi tali e quali (freschi, secchi e in scatola)

FRUTTA

tutti i tipi di frutta tale e quale (fresca, surgelata, sciroppata, secca, tostata)

BEVANDE

succhi di frutta non addizionati; bevande gassate, caffè, tè, camomilla, vini, rhum, cognac, tequila; whisky solo scozzese

DOLCI

miele, zucchero; radice di liquirizia grezza

CONDIMENTI

burro, strutto, oli vegetali, aceto, pepe, sale, pomodoro passato, pelati


per evitare completamente l’assunzione di glutine DA USARE CON ATTENZIONE

CIBI VIETATI

farine, fecole, amidi dei cereali permessi (per esempio maizena), malto, estratto di malto, tapioca, farina per polenta precotta o istantanea, polenta pronta, cialde, gallette dei cereali permessi, cereali permessi soffiati o in fiocchi, fibre vegetali, pop corn confezionati, risotti pronti, tortillas, tacos

frumento, segale, orzo, avena, farro, kamut, triticale; farine, amidi, semolini, fiocchi dei cereali vietati, paste ripiene, gnocchi di patate e alla romana, pane, pizzoccheri, pangrattato, pancarrè, focaccia, pizza, piadine, fette biscottate, grissini, crackers, crostini, salatini, crepes preparate con farine vietate; germe di grano, muesli, grano, porridge, cuscus, bulgur, malto, polenta taragna (se la farina di grano saraceno è miscelata con farina di grano); crusca e fibre dei cereali vietati

salumi (bresaola, coppa, salame, speck, mortadella, cotechino, pancetta, würstel, prosciutto cotto, salsiccia, zampone); conserve di carne e pesce in scatola; piatti pronti o precotti a base di carne o pesce; tuorli e albumi in polvere

carni e pesci impanati o infarinati (cotolette, bastoncini, frittura di pesce) o miscelati con pangrattato o cucinati con salse addensate con farine vietate; surimi (preparati di pesce che imitano la polpa dei crostacei)

panna condita; yogurt alla frutta, aromatizzati, cremosi; formaggi a fette, fusi e da spalmare; creme e budini, panna già montata, latte in polvere a uso industriale; latte condensato, addizionato; bevande a base di latte

piatti pronti a base di formaggio impanati con farine vietate; yogurt al malto, ai cereali, ai biscotti

patatine; piatti pronti a base di verdura surgelata precotta; purè istantaneo; patate surgelate prefritte o precotte; verdure con altri ingredienti

minestroni e zuppe con cereali, verdure impanate infarinate, in pastella

frutta candita o glassata

frutta secca infarinata (per esempio fichi secchi)

bevande light, bevande a base di frutta; caffè solubile, frappè pronti, integratori salini; succhi di frutta addizionati; preparati per cioccolata in tazza, sciroppi per bibite, tè freddo liquido; preparati in polvere

surrogati del caffè a base di orzo o malto; bevande con malto, orzo, segale; birra, vodka; whisky non scozzese

marmellate, zucchero a velo, cioccolata in tavolette, creme spalmabili, gelati, caramelle, confetti, gomme da masticare

cioccolato con cereali; torte, biscotti e pasticcini preparati con farine vietate

aceti balsamici, dadi da brodo, maionese, salse, pasta d’acciughe, curry, margarina

besciamella, lievito di pasta madre

si subito, e comparire più o meno acutamente in un periodo qualsiasi della vita, spesso dopo un evento stressante come una gravidanza, un intervento chirurgico, un’infezione virale. Diagnosticare la celiachia in base a queste manifestazioni è difficile, perché i sintomi sono troppo simili a quelli di numerose altre malattie. Inoltre, in una percentuale non piccola dei casi, la celiachia non sviluppa alcun sintomo evidente, ma produce ugualmente un danneggiamento dei tessuti intestinali. Per accertare con sicurezza la malattia occorrono allora due analisi mirate: quella del sangue (alla ricerca degli anticorpi antigliadina e antiendomisio, che l’organismo produce contro il glutine, percepito come sostanza estranea e pericolosa) e quella istologica, che consiste in una biopsia intestinale con cui verificare lo stato dei villi. Recentemente è stato messo a punto un nuovo test basato sul dosaggio di anticorpi antitransglutaminasi (riquadro a pagina 13). Se si evidenzia la celiachia in una famiglia, data la caratteristica trasmissione genetica della malattia è opportuno eseguire accertamenti in tutti i parenti di primo grado del paziente.

La cura è nella dieta L’unico trattamento possibile per la celiachia è una dieta completamente priva di glutine (tabella a fianco): per questa via si possono non solo ridurre ed eventualmente eliminare i sintomi, ma anche ricostituire i tessuti intestinali. La capaci-

La struttura della parete intestinale con i villi

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le risposte del vostro farmacista

DOSSIER PREVENZIONE COME SI PUO’ RICONOSCERE SE UN PRODOTTO ALIMENTARE E’ ADATTO PER LE PERSONE AFFETTE DA CELIACHIA?

Grazie alla nuova legge sull’etichettatura è diventato più facile individuare i prodotti conformi alla dieta senza glutine attraverso la semplice lettura della composizione, obbligatoriamente indicata sulla confezione. Inoltre è di grande utilità, per un riconoscimento facile e certo, il logo ‘spiga barrata’ (a sinistra), concesso dall’Associazione italiana celiachia a tutti i prodotti certificati mediante test qualitativi di tutta la filiera produttiva, che vengono eseguiti con cadenza semestrale. SI POSSONO OTTENERE GRATUITAMENTE GLI ALIMENTI SPECIALI PER LA CELIACHIA?

Sì, presentando una diagnosi eseguita da strutture pubbliche autorizzate. La distribuzione dei prodotti avviene mensilmente tramite Asl e farmacie, con modalità che possono differire da regione a regione. CI SONO FARMACI CONTROINDICATI IN CASO DI CELIACHIA?

Più che altro il problema è quello della formulazione: tra gli eccipienti (le sostanze aggiunte ai principi attivi per dare corpo alla preparazione) possono esserne presenti alcuni contenenti glutine: chiedete sempre in farmacia. I CELIACI POSSONO IMPIEGARE PER USO ESTERNO L'OLIO DI GERME DI GRANO, E IN GENERALE PRODOTTI CONTENENTI GLUTINE COME SHAMPOO O CREME?

Sì, i prodotti contenenti glutine per uso esterno non arrecano rischi ai pazienti celiaci, purché non li si ingerisca in quantità anche minime.

Le cose da evitare in cucina per non contaminare ✓ Impanare gli alimenti con pangrattato o con farine contenenti glutine. ✓ Mettere farine al glutine in salse e sughi di cottura. ✓ Inquinare il cibo con mani infarinate o con utensili sporchi di farina (pentole, scolapasta, mestoli, teglie da forno, eccetera). ✓ Riutilizzare carta da forno o fogli di alluminio che possono essere venuti a contatto con alimenti contenenti glutine, come il pane comune. ✓ Appoggiare il cibo direttamente su superfici che possono essere contaminate: per esempio il piano di lavoro, le teglie, la base del forno, la piastra o la griglia. ✓ Utilizzare olio di frittura già usato per friggere cibi infarinati o impanati. ✓ Utilizzare l'acqua di cottura già impiegata per la pasta normale, o cuocere in cestelli per cotture multiple in un pentolone dove viene lessata anche la pasta. ✓ Preparare caffè utilizzando dispositivi anche in parte comuni a quelli che si impiegano per fare bevande a base di orzo.

PER SAPERNE S DI PIU PIU’ U • Informazioni, suggerimenti e assistenza dalla Associazione italiana celiachia: telefono 010 2510016, fax 010 2721615, sito Internet www.celiachia.it.

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tà di ripresa e di recupero della mucosa, però, dipende anche da molti altri fattori, come l’età in cui la malattia viene diagnosticata, o il grado di danneggiamento che si è prodotto. In generale, se la dieta viene rispettata e la malattia è solo all’inizio, è possibile restituire un funzionamento normale all’intestino, con ricostituzione dei villi, nel giro di tre-sei mesi. In adulti malati da tempo, la corretta alimentazione riesce a eliminare i sintomi in periodi più lunghi, fino a due anni. Rispettare una dieta rigorosamente priva di glutine non è una cosa drammatica, ma certamente pone una serie di problemi psicologici e pratici con cui i celiaci e le loro famiglie devono fare i conti. Il veto ad alimenti comuni quali pane, pasta, biscotti, focacce e pizza comporta un’educazione alimentare e una consapevolezza cui molte persone non sono abituate. Le difficoltà maggiori derivano dal fatto che la dieta deve essere organizzata in base agli ingredienti di ciascun piatto proposto in un ristorante o in una mensa, o di ciascun prodotto in vendita in un supermercato. E occorre anche prestare attenzione al fatto che il glutine può essere presente in tracce, oppure ‘nascosto’ nei cibi tra gli additivi, i conservanti o gli aromi. La situazione è notevolmente migliorata negli ultimi anni: molti ristoranti si sono attrezzati per proporre portate senza glutine, e sugli scaffali dei supermercati compaiono sempre più spesso prodotti sicuri per le persone celiache. Molti prodotti alimentari in commercio, tuttavia, non possono essere utilizzati dai celiaci perché contengono o potrebbero contenere glutine, anche in minime tracce. Per favorire un uso sicuro dei cibi confezionati, allora, l’Associazione italiana celiachia , che ha sedi in quasi tutte le regioni, ha elaborato un prontuario degli alimenti permessi e vietati. La stessa AIC ha anche stilato una lista di locali che sono in grado di servire pasti adatti alle persone celiache.



salute e bellezza ARIA SECCA E SBALZI TERMICI DANNEGGIANO LA CUTE

Evitiamo E iti che h ill freddo f dd renda d

LA PELLE ARIDA Le condizioni tipiche dell’inverno tendono a far perdere all’epidermide la sua normale idratazione, con la conseguenza di secchezza, arrossamento, prurito. Ecco che cosa si può fare. n condizioni normali la pelle si mantiene elastica e morbida - conservando il suo giusto grado di umidità grazie al grasso prodotto dalle ghiandole sebacee, presenti sotto l’epidermide (figura a fianco). Ma ogni volta che ci si la-

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va si asporta una notevole quantità di sebo e la pelle, non più protetta da questo strato, perde acqua e diventa più secca. Se l’ambiente in cui si vive ha un adeguato tasso di umidità, la pelle riesce a recuperare da sé la normale idratazione.

La struttura della pelle

Quando invece l’aria è secca, come accade spesso in inverno sia all’esterno sia, soprattutto, all’interno a causa degli impianti di riscaldamento, la pelle perde l’opportunità di reintegrare l’acqua, e questo viene aggravato dagli sbalzi di temperatura tra ambienti chiusi spesso mantenuti a temperature eccessive e aria esterna pungente. L’abitudine di fare, nella stagione fredda, bagni o docce più caldi fa il resto, e le conseguenze di tutto ciò sono presto evidenti: la superficie della pelle si fa secca, arida e tesa, le rughe diventano più profonde ed evidenti, e inoltre si producono desquamazione, arrossamento e prurito, che in alcuni casi possono costituire sintomi di una reazione infiammatoria detta eczema.

Qualche accorgimento Per limitare la disidratazione della pelle occorre innanzitutto, soprattutto sulle zone più esposte all’aria come il viso e le mani, evitare l’uso di saponi aggressivi e servirsi di acqua tiepida, visto che quella troppo calda scioglie il sebo. Anche la durata del lavaggio - soprattutto di doccia e bagno - è importante, e non va protratta oltre lo stretto necessario. Una lozione detergente che abbia anche proprietà idratanti aiuterà a mantenere il giusto contenuto di acqua nella pelle. Alcune precauzioni sono poi importanti quando si deve stare a lungo all’aperto. Innanzitutto applicare sul viso e sulle mani un abbondante strato di crema o

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Lavarsi bene le mani, ma senza seccarle troppo Lavare le mani molto accuratamente è una pratica di buona igiene che va attuata secondo la procedura - non a tutti familiare in ogni suo aspetto illustrata nelle figure. Alcune persone, come quelle impegnate nella sanità o nella preparazione e distribuzione degli alimenti, devono ripetere il lavaggio molte volte al giorno, e sono dunque maggiormente esposte al rischio che l’asportazione dello strato di grasso cutaneo prodotta dal sapone crei disidratazione e quindi secchezza, che si manifesta con ruvidità e screpolature anche sanguinanti. Per ovviare a questo, è bene, soprattutto nella stagione invernale, usare sapone poco aggressivo, meglio se liquido o in schiuma, e applicare al termine del lavaggio una crema protettiva.

Togliete ogni gioiello e bagnate le mani con acqua tiepida

Applicate sapone liquido o in schiuma Non usate mai solventi

Strofinate tra loro le palme delle mani con movimento rotatorio

Strofinate il dorso di ogni mano con il palmo dell’altra

Intrecciate le dita delle due mani e sfregatele tra loro

Strofinate il dorso delle dita di ogni mano con il palmo dell’altra

Ruotate il pollice di ogni mano dentro al palmo dell’altra che lo stringe

Ruotate ogni polso dentro al palmo dell’altra mano

Risciacquate accuratamente con acqua tiepida

Asciugate bene le mani con un asciugamano o un getto di aria calda

Soprattutto nei bagni pubblici, chiudete l’acqua usando l’asciugamano

Applicate una crema per le mani ad azione protettiva

La superficie della pelle vista al microscopio

latte idratante che contenga anche uno schermo solare ad ampio spettro, perché è necessario proteggersi dalle radiazioni ultraviolette pure nella stagione fredda. Sono disponibili diversi prodotti di questo tipo: il farmacista saprà consigliare il più adatto a ogni tipo di pelle. Particolare riguardo bisogna prestare al contorno degli occhi: la pelle di quest’area è molto delicata e, soprattutto in inverno, va protetta con prodotti specifici. Altra zona critica è quella delle labbra: su queste occorre fare uso di uno stick protettivo, da applicare più volte al giorno. Dopo il bagno o la doccia, applicare su tutto il corpo una crema o un latte idratante mentre la pelle è ancora umida, in modo da trattenere l’acqua negli strati più superficiali dell’epidermide. Se la pelle è particolarmente secca, preferire un prodotto idratante in forma di unguento, che forma uno strato protettivo sulla pelle. Non applicare però questo tipo di prodotti sulle zone del corpo che tendono a sudare. Evitare i deodoranti antitraspiranti, che seccano ulteriormente la pelle. Mettere i guanti protegge le mani dall’aria fredda e secca preservandole da arrossamenti e screpolature. I guanti, come in generale tutti gli indumenti, non devono però essere ruvidi o irritanti a contatto con la pelle, e vanno tolti appena possibile se si bagnano. Bere regolarmente acqua nel corso della giornata aiuta a mantenere idratati i tessuti, compresi quelli cutanei. Infine, per evitare che l’aria risulti troppo secca, è importante utilizzare in casa un umidificatore, facilmente reperibile anche in farmacia.

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il consiglio del farmacista

Richiede molte precauzioni

ASSUMERE FARMACI rima di usare un farmaco è importante chiarire con il medico e il farmacista tutti gli aspetti della terapia, non avendo mai timore di rivolgere quesiti: non esistono domande banali o inutili quando c’è di mezzo la salute. In particolare prestate attenzione a questi aspetti. ✓ Informatevi circa la compatibilità con altri farmaci che state utilizzando. ✓ Informatevi circa gli effetti sulla guida e il potenziamento in associazione con alcolici. ✓ Informatevi sugli effetti collaterali. ✓ Leggete sempre l’etichetta e le istruzioni (se avete smarrito il foglietto illustrativo chiedetene una copia al farmacista) e controllate la scadenza.

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DITE QUESTE COSE PRIMA Prima di farsi prescrivere o di acquistare un farmaco è buona norma informare il proprio medico o farmacista circa: ✓ eventuali reazioni allergiche o indesiderate a cibi, farmaci o altro; ✓ il proprio regime alimentare; ✓ eventuale stato di gravidanza in corso o futuro: attenzione, l’uso di farmaci in gravidanza deve sempre essere valutato dal ginecologo; ✓ allattamento (molti farmaci passano nel latte); ✓ contemporaneo uso di altri farmaci (per esempio lassativi, antiacidi eccetera) o integratori alimentari (anche le crusche); ✓ stato di salute e presenza di altre patologie (diabete, ulcera eccetera); ✓ difficoltà di ricordare le istruzioni o di leggere le etichette.

✓ Cercate di stabilire una procedura che vi permetta di ricordare quando dovete prendere i farmaci, associando l’assunzione a momenti della vostra consueta attività giornaliera come vestirsi, fare pranzo o cena, lavare i denti e così via. ✓ Cercate di assumere i vostri farmaci agli orari prestabiliti, tenendo tuttavia presente che piccoli cambiamenti, come mezz’ora prima o dopo, generalmente non hanno importanza; in ogni caso, se avete dubbi, chiedete al medico o al farmacista. ✓ Se vi accorgete che avete dimenticato di assumere un farmaco, quando dovete prendere la dose successiva non la aumentate per questo motivo. ✓ Se vi accorgete di avere dimenticato di assumere un farmaco quando e’ il momento di prenderne uno di altro tipo, non assumete le due dosi insieme senza avere prima consultato il medico o il farmacista. ✓ Rispettate tempi e modalità della prescrizione (per esempio una compressa dopo colazione, dopo pranzo e dopo cena). ✓ Non interrompere arbitrariamente una terapia. ✓ Annotate la data di apertura sulle scatole dei farmaci, e tenetene conto soprattutto per le confezioni multidose (riquadro a destra). ✓ Richiudete i flaconi e riponeteli a posto anche se andranno usati dopo poco tempo. ✓ Evitate di consigliare o dare ad altri un farmaco: si potrebbero creare situazioni pericolose. ✓ In caso di ingestione di una dose eccessiva, contattate il medico o il farmacista comunicando per prima cosa il nome del farmaco in questione. ✓ Al buio o di notte: accendete sempre la luce prima di prendere un farmaco. ✓ Per la sicurezza dei bambini: non assu-

mete farmaci in loro presenza, evitate di incuriosirli, comportatevi con la massima naturalezza, riponete i farmaci in alto o in luogo inaccessibile se siete stati interrotti (per esempio da una telefonata) durante l’assunzione e soprattutto conservateli in un armadietto chiuso a chiave. ✓ In viaggio evitate di riporre i farmaci in valigia (può essere stivata in luoghi molto caldi o freddi): è meglio portarli con il bagaglio a mano. ✓ Prima di partire accertatevi di avere quantità sufficienti dei farmaci che state usando o di trovarli nel paese di destinazione, e portate con voi la ricetta medica. ✓ Non aumentare le dosi: due compresse invece di una non fanno guarire in metà tempo.

I farmaci aperti durano... ✓ Compresse, confetti, capsule in flacone: 4-6 mesi. ✓ Pomate in tubo: 2-3 mesi. ✓ Granulati in barattolo: 1-2 mesi. ✓ Sciroppi: 1-2 mesi. ✓ Gocce: 1-2 mesi. ✓ Gocce e spray per il naso: 2-3 settimane. ✓ Colliri in flacone: 2-3 settimane. ✓ Spray nasali: 2-3 settimane. ✓ Pomate oftalmiche: 2 settimane. ✓ Granulati in busta unica: 5 giorni. ✓ Polveri da sciogliere: 5 giorni.

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di sana pianta

Non soltanto rilassante

LA CAMOMILLA anto blanda da essere utilizzata comunemente come bevanda più ancora che come preparato farmaceutico, la camomilla è dotata di molteplici effetti terapeutici. Originaria del Sud-est asiatico, è un’erba annuale, con fusto alto fino a 50 centimetri nelle piante spontanee e fino a 80 in quelle coltivate; i fiori, riuniti in capolini, si recidono all’inizio della fioritura, in maggio-giugno: vengono staccati dalla pianta con le dita o con appositi pettini, e vengono poi essiccati in strati sottili in luogo aerato e all’ombra, prima di essere conservati in recipienti di vetro al riparo dalla luce. Per la sua azione calmante e al tempo stesso antispasmo, la camomilla viene impiegata per alleviare i dolori dello stomaco e dell’intestino dovuti a nervosismo e ansia; proprio per il suo effetto rilassante nei confronti della muscolatura viscerale è utile anche nel trattamento di ogni tipo di coliche, specialmente quelle renali e biliari. Stimola anche la motilità del tubo digerente, e viene perciò consigliata a chi è

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LA CARTA DI IDENTITA’ NOME BOTANICO: Matricaria chamomilla. FAMIGLIA: Compositae. DOVE CRESCE: in tutto il bacino del Mediterraneo e nel Sud America, dal mare fino a 800 metri di altitudine; è comune nei prati e nei campi coltivati. La fioritura va da maggio ad agosto. QUALI PARTI SI USANO: i capolini. CHE COSA CONTIENE: l’essenza, con azulene e bisabololo, ma anche flavonoidi e cumarine.

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stato operato recentemente e a chi soffre di meteorismo, perché favorisce l’espulsione dei gas. La tisana è indicata in caso di indigestione o di digestione pesante: calma la nausea e il vomito e stimola leggermente l’appetito; le varietà più amare esercitano un’azione digestiva più intensa. La camomilla normalizza inoltre la funzione mestruale in quantità e in periodicità, e allevia i dolori legati al ciclo. E’ consigliata sia in caso di febbre - perché fa abbassare la temperatura e stimola la traspirazione - sia per attenuare dolori di testa e nevralgie.

Le proprietà meno conosciute Ma oltre a queste, che sono le caratteristiche più note della camomilla, sono preziose anche altre proprietà terapeutiche meno conosciute. E’ stata accertata scientificamente una capacità di moderare rinite e congiuntivite di natura allergica, che rende la pianta utile sia per calmare le crisi allergiche acute, sia per prevenirle; i risultati migliori si ottengono grazie alla combinazione dell’uso interno (con tisane) con quello esterno (con colliri e irrigazioni nasali). Per uso esterno la camomilla ha proprietà cicatrizzanti, emollienti e antisettiche: viene impiegata per lavare ogni tipo di ferite, ulcere e infezioni della pelle, ed è stato dimostrato che l’azulene contenuto nell’olio essenziale è efficace contro le infezioni dovute allo stafilococco emolitico e al proteus. L’infuso di camomilla costituisce un ottimo preparato per lavaggi oculari in caso di congiuntivite o di irritazione oculare, e viene inoltre utilizzato come antinfiammatorio, in impacchi, per curare eczemi,

eruzioni e altre malattie della pelle. I lavaggi anali con l’infuso decongestionano le emorroidi, mentre l’olio di camomilla si adopera per fare frizioni in caso di lombaggine, torcicollo, dolori reumatici e contusioni. I fiori di camomilla essiccati, raccolti in bustine di garza e posti negli armadi, allontanano tarme e altri insetti. L’infuso concentrato, aggiunto all’acqua del bagno, esercita effetto rilassante; se viene utilizzato per lavare i capelli biondi, castani o rossi, dona riflessi chiari e brillanti.

In quali forme si utilizza Infuso. Un cucchiaio di fiori essiccati in una tazza di acqua bollente. Lasciare un’ora e poi filtrare. Olio per frizioni. Far macerare per una settimana 100 grammi di fiori secchi sminuzzati finemente in mezzo chilo di olio di oliva. Scaldare a bagnomaria per due ore mescolando di tanto in tanto. Lasciar intiepidire e filtrare con una tela spremendo bene. Conservare in bottiglie di vetro scure a chiusura ermetica. Tintura. Far macerare per 8 giorni 20 grammi di fiori sminuzzati in 100 grammi di alcool a 70 gradi. Filtrare e conservare in bottiglia di vetro scuro con contagocce.



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