Alphega Farmacia Magazine n°1 Marzo - Maggio 2009

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Marzo-Maggio 2009

Vivere in allergia Come affrontare i disturbi provocati dai pollini 10 > Salute e bellezza Manteniamo giovane la pelle del viso 16 > In collaborazione con Alliance Healthcare

Dossier prevenzione Salute è mangiare in modo corretto 12 >



In questo numero

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SALUTE DA...

Informazioni di attualità

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SALUTE E BELLEZZA

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SALUTE E SCIENZA

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DI SANA PIANTA

Manteniamo giovane la pelle del viso

PIANIFICARE LE NASCITE

Contraccezione: quale metodo preferire?

E’ molto meglio pensarci prima ono in diminuzione costante, gli aborti in Italia: rispetto all’inizio degli anni 80 si sono quasi dimezzati. Ma restano pur sempre circa 125 mila ogni anno, e non occorre scomodare principi di etica per considerare assai negativo un dato come questo che segnala, quanto meno, un insufficiente ricorso a metodi non certo così estremi per il controllo delle nascite. Per pianificare la procreazione esistono numerose possibilità tra le quali scegliere; le esaminiamo, con una guida per semplificare la decisione, in questo numero di Alphega Farmacia Magazine, nel quale vedremo anche come fronteggiare un disturbo tipico della primavera: l’allergia ai pollini, una patologia i cui sintomi si possono contrastare con farmaci che potrà consigliarvi il farmacista. Nel dossier dedicato alla prevenzione parleremo di alimentazione, e di quanto una dieta moderata e bilanciata sia condizione per evitare il sovrappeso e tenere alla larga una serie di malattie; a questo proposito esamineremo anche i regimi dietetici da seguire in caso di alcune patologie come diabete, ipertensione, nefropatie, celiachia, intolleranza al lattosio. E poi vi consiglieremo come mantenere giovane la pelle del viso, con molti accorgimenti e possibili trattamenti che risultano di gran lunga preferibili a interventi di chirurgia estetica dai risultati spesso discutibili. Ma esamineremo anche il decalogo con cui oltre 30 enti e associazioni scientifiche hanno messo in guardia dalle terapie alternative, segnalando tra l’altro la necessità di attenzione nell’impiego dei farmaci di automedicazione: un aspetto, quest’ultimo, su cui si sofferma la rubrica ‘Il consiglio del farmacista’. Buona lettura.

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SALUTE ALL’APERTO

Vivere in ‘allergia’ riconciliandosi con i fiori

Terapie alternative: istruzioni per l’uso IL CONSIGLIO DEL FARMACISTA

Curarsi da sé va bene, ma richiede giudizio

DOSSIER PREVENZIONE

Salute è mangiare in modo corretto

Dall’ippocastano sollievo per le vene

Anno V, numero 1 (Marzo-Maggio 2009) Registrazione Tribunale di Milano N. 882 del 22 novembre 2005 Periodico trimestrale di DI PHARMA s.r.l., via Moggia 75/A, 16033 Lavagna - GE Edizione in esclusiva per le farmacie Alphega. Direttore responsabile Angelo Cambié ancambi@tin.it Redazione Florio Bovio Coordinamento scientifico e redazionale, grafica e impaginazione InterMedia Servizi Editoriali, via S. Antonino 3, 24122 Bergamo, tel. 035.226859, fax 035.4178840 (Consulenza scientifica Mariapia Fazio) Gestione spazi e materiali pubblicitari InterMedia Servizi Editoriali, via S. Antonino 3, 24122 Bergamo, tel. 035.226859, fax 035.4178840 Editore Sinergie s.r.l., Corso Italia 1, 20122 Milano Stampa Galli Thierry Stampa s.r.l., via Caviglia 3, 20139 Milano Amministrazione DI. PHARMA s.r.l., via Moggia 75/A, 16033 Lavagna - Ge Tel. 0185.315755, fax 0185.315745 © Proprietà letteraria riservata. La riproduzione intera o parziale in ogni forma e su qualunque supporto, anche citando la fonte, è vietata in ogni lingua. Diritti riservati in tutto il mondo.

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Attualità in breve

SALUTE DA… ADELAIDE

L’Università del Sud Australia, uno dei tre atenei di Adelaide

Dormire poco favorisce l'obesità nei più giovani e determina scarso rendimento scolastico, poiché causa deficit di attenzione e di memoria, oltre a dare origine a problemi futuri di ansia e depressione e a una più elevata vulnerabilità alle malattie. E’ la conclusione di una ricerca del professor Tim Olds, docente di scienze della salute nell’Università del Sud Australia, ad Adelaide. L’indagine è stata condotta su un campione di oltre 4.000 ragazzi e ragazze tra i 9 ed i 18 anni e ha evidenziato che i ragazzi più snelli dormono in media 20 minuti in più degli obesi. “Dormire poco”, ha spiegato Olds, “innesca gli ormoni deputati alla stimolazione dell’appetito.”

BERKELEY • I grandi russatori, con forme severe di apnea notturna, bruciano durante il riposo molte più calorie rispetto ai russatori lievi. Lo rivela uno studio della University of California. I ricercatori statunitensi hanno calcolato le calorie bruciate durante il sonno da 212 russatori, soprattutto uomini quarantenni. A fronte di una media di 1.763 calorie consumate, i russatori più lievi bruciavano 1.626 calorie, mentre i soggetti con grave apnea notturna 1.999. Ben 373 calorie in più, quindi: un consumo pari a un allenamento in palestra di circa mezzora.

MILANO • Una corretta igiene orale può ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Lo dimostra uno studio condotto a Milano dall’Università degli studi, dall’ospedale Sacco e dalla Fondazione Don Gnocchi. I ricercatori hanno osservato che nei soggetti sani colpiti da malattia parodontale o piorrea (un’infiammazione delle strutture che sostengono i denti) si hanno alterazioni metaboliche e infiammatorie che aumentano il rischio cardiovascolare. Ma lo studio dimostra anche che questo rischio diminuisce se si cura la malattia, attraverso l’uso sistematico e accurato di spazzolino, filo interdentale e collutorio.

SYDNEY Muoversi a ritmo di rock duro può provocare traumi a collo e testa. A segnalare il pericolo sono due ricercatori australiani dell’università del New South Wales. Assistendo a numerosi concerti di heavy metal e hard rock, hanno osservato che scuotere la testa al ritmo di 145 battiti al minuto (tipico delle canzoni incriminate) può causare danni, di entità modesta, se l’ampiezza del movimento supera i 75 gradi. A ritmi e ampiezze superiori, il rischio cresce in modo esponenziale.

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REUS

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Mangiare ogni giorno una manciata di noci, mandorle e nocciole aiuta a sconfiggere la sindrome metabolica, vale a dire quell’insieme di fattori che aumentano il pericolo di malattie cardiovascolari (grasso addominale in eccesso, colesterolo e trigliceridi alti, ipertensione). Studiosi dell’università Rovira i Virgili a Reus, in Spagna, hanno sperimentato tre diversi tipi di diete - mediterranea con molto olio di oliva, mediterranea con noci e nocciole, e un semplice regime alimentare con basso contenuto di grassi - per un anno su 1.200 volontari di cui 751, ossia il 61%, soffrivano di sindrome metabolica. Al termine del test, gli studiosi hanno osservato la riduzione più consistente dei fattori di rischio tipici della sindrome metabolica nel gruppo che aveva seguito la dieta comprendente tre noci, otto nocciole e sette mandorle ogni giorno. Tra queste persone l’incidenza della sindrome è scesa dal 61 al 52%. E i benefici erano evidenti anche senza un calo di peso.


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Pianificare le nascite

Una scelta che dipende da molti fattori

LE RISPOSTE DEL VOSTRO FARMACISTA In quale periodo

del ciclo mestruale la donna è fertile? La fecondazione può avvenire solo dopo che l’ovaio femminile ha liberato l’ovulo, cioè la cellula che, unendosi a quella analoga maschile - lo spermatozoo - dà origine a un nuovo organismo; questa liberazione - detta ovulazione - avviene tra il 13° e il 15° giorno dalla comparsa dell’ultima mestruazione. L’ovulo sopravvive nelle vie genitali femminili, in condizioni tali da poter essere fecondato da uno dei molti milioni di spermatozoi presenti nello sperma maschile, per 24-48 ore; gli spermatozoi, dal canto loro, resistono per circa 4872 ore nelle stesse vie genitali della donna, e quindi un rapporto fertile può aversi da tre giorni prima dell’ovulazione a un paio di giorni dopo, vale a dire dal 10°-12° al 15°-17° giorno dopo l’inizio dell’ultima mestruazione. Tutto questo vale però solo in teoria; in realtà l’ovulazione può anticipare o ritardare in maniera sensibile. 6

Contraccezione: quale metodo preferire? I sistemi per evitare di procreare sono diversi: nessuno risulta efficace in maniera certa, ma molto della riuscita dipende dal modo in cui ogni pratica viene attuata. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità un buon metodo contraccettivo deve avere sei caratteristiche: essere sicuro, innocuo, accettabile da un punto di vista psicologico sia individuale sia di coppia, reversibile (tale cioè da consentire il ripristino della capacità procreativa dopo la sospensione

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del suo uso), economico e di semplice impiego. Tutti i metodi attualmente utilizzati per evitare la procreazione rispondono bene a questi requisiti, anche se in misura diversa l’uno dall’altro e nessuno soddisfacendoli tutti nella maniera più piena. Soprattutto per i metodi meno sicuri, l’efficacia può essere incrementata combinando tra loro più sistemi, come l’uso del diaframma o del preservativo con quello degli spermicidi, oppure il metodo Billings con quello della temperatura basale. Ma la riuscita di una procedura

contraccettiva deriva in gran parte anche dalla cura con cui questa viene attuata.

LA SICUREZZA IN TEORIA E IN PRATICA Del resto, la sicurezza teorica dei vari metodi è piuttosto elevata quasi per tutti, a parte l’OginoKnaus usato da solo e il coito interrotto (riquadro della pagina successiva). La sicurezza riscontrata nella pratica, invece, resta alta per i sistemi nei quali non è previsto un intervento attivo, come la spirale (trafiletto della pagina successiva), mentre si abbassa, in qualche caso


drasticamente, per quelli affidati a una corretta operatività da parte di chi li utilizza. Una misura della sicurezza relativa ai principali sistemi contraccettivi viene fornita dalla tabella a fianco, nella quale per ogni metodo viene preso in esame il numero di gravidanze indesiderate che si presentano nell’arco di un anno per 100 donne che lo utilizzano: questo valore, detto indice di Pearl, viene espresso nella tabella sia da un punto di vista teorico sia da uno concreto. I metodi più sicuri, soprattutto sulla carta, sono quelli di tipo ormonale (riquadro a fianco): compete loro un indice di Pearl tra 0,02 e 0,8, che sale però nella pratica a 4-10; un valore, questo, che si avvicina nel minimo a quello della spirale (5) e coincide nel massimo con quello del preservativo, un anticoncezionale considerato molto meno sicuro della pillola da un punto di vista teorico, con un indice di Pearl pari a 3. Con la stessa affidabilità teorica del profilattico, d’altro canto, il diaframma (riquadro in basso nella pagina successiva), appare meno sicuro in concreto, con un indice di Pearl di 17. La differenza tra teoria e pratica diviene poi notevolissima per metodi come quello Billings e quello della temperatura basale (riquadro in alto nella pagina successiva). Tutti i metodi naturali di contraccezione - basati, con la sola eccezione dell’arcaico coito interrotto, sull’astensione dai rapporti sessuali nel periodo di fertilità femminile che si crea ogni mese - risultano pesantemente compromessi dalla difficoltà di

Il rischio di gravidanza con i vari sistemi METODO

NUMERO DI FALLIMENTI PER 100 DONNE IN UN ANNO INDICE TEORICO

INDICE RISCONTRATO

Anello contraccettivo

0,3

8

Cerotto transdermico

0,3

8

0,02-0,8

4-10

1-3

5

Metodo Billings

2

25

Profilattico

3

10

Diaframma con spermicida

3

17

Metodo della temperatura basale

7

20

Coito interrotto

9

20-25

Metodo Ogino-Knaus

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Anticoncezionali orali (pillola) Spirale (IUD o dispositivo intrauterino)

I metodi basati sugli ormoni

IUD LA SPIRALE INTRAUTERINA

PILLOLA. L’azione si basa sul fatto che l’introduzione quotidiana, da parte della donna, di un progestinico e di un estrogeno - i due ormoni femminili contenuti in questo che è a tutti gli effetti un farmaco e deve essere prescritto dal medico - non solo impedisce la produzione dell’ovulo, rendendo quindi impossibile la fecondazione, ma inoltre modifica il muco della cervice uterina rendendolo impenetrabile agli spermatozoi e altera la mucosa dell’utero, che diviene inadatta all’annidamento dell’ovulo. Deve essere presa tutti i giorni, per 21 giorni, a partire dal primo giorno del ciclo mestruale.

E’ un oggetto in plastica lungo 3-5 cm, di diverse forme e materiali, che viene inserito nell’utero dal ginecologo e controllato periodicamente dallo stesso specialista. Non viene percepita né dall’uomo né dalla donna. Detta anche IUD (intrauterine device), la spirale rende difficile la penetrazione e la sopravvivenza degli spermatozoi e impedisce l’annidamento dell’ovocita sulla parete dell’utero. Alla sua estremità è attaccato un filo di nylon che fuoriesce per un breve tratto dal canale cervicale: attraverso questo il ginecologo può estrarla facilmente. La spirale può favorire lo svilupparsi di infiammazioni e infezioni che, se non curate, possono avere conseguenze negative sulla fertilità.

ANELLO CONTRACCETTIVO. Va inserito per tre settimane su quattro (e cambiato ogni settimana) nella vagina, dove rilascia dosaggi bassissimi e costanti di estrogeni e progestinici. Rispetto alla pillola, risente meno del rischio di dimenticanze o ritardi di assunzione e delle variazioni nell’assorbimento intestinale; permette inoltre di assumere dosaggi bassissimi pur mantenendo un buon controllo del ciclo. CEROTTO TRANSDERMICO. È un sottile cerotto che contiene un progestinico e un estrogeno, e li rilascia attraverso la pelle. Può essere collocato sui glutei, sul braccio e la spalla, sulla parte bassa dell’addome. Si utilizzano tre cerotti al mese, con cambio settimanale, modificando ogni volta la posizione per evitare irritazioni. Dopo tre settimane, se ne fa una di pausa senza cerotto.

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Pianificare le nascite

I sistemi naturali METODO OGINO-KNAUS. È basato sull’astensione dai rapporti in un periodo ‘critico’ calcolato come segue. Si prende nota della durata del ciclo per almeno 12 mesi; si sottraggono dal ciclo più breve 18 giorni (ottenendo così il giorno d’inizio del periodo critico) e dal ciclo più lungo 11 giorni, in modo da identificare l’ultimo giorno di astensione dai rapporti. METODO DELLA TEMPERATURA BASALE. La temperatura del corpo si mantiene sui valori normali nei giorni delle mestruazioni e in quelli successivi, si abbassa di poco immediatamente prima della maturazione dell’ovulo e poi si innalza con l’ovulazione, mantenendosi su questi valori fino alla successiva mestruazione. Tre giorni dopo l’innalzamento della temperatura, il periodo fertile si può considerare terminato. Si deve però considerare che i tre giorni precedenti l’ovulazione, potenzialmente fertili, non sono individuabili.

METODI CHIMICI I PRODOTTI SPERMICIDI Sono sostanze (confezionate in forma di capsule, ovuli, gelatine, creme) che provocano la morte degli spermatozoi. I prodotti spermicidi devono essere introdotti profondamente in vagina subito prima del rapporto sessuale, perché la loro efficacia è limitata nel tempo. Vanno utilizzati esclusivamente assieme al preservativo o al diaframma (che va trattenuto in vagina dopo il rapporto per dar modo a questi prodotti di agire), poiché da soli non offrono sicurezza. 8

METODO BILLINGS. Si basa sull’osservazione del muco prodotto dal collo dell’utero durante il ciclo mensile: dopo la mestruazione, per qualche giorno, non ci sono perdite vaginali e si dovrebbe percepire una sensazione di secchezza delle mucose, che dura per tutto il periodo non fertile. Invece, a partire da 4-5 giorni prima dell’ovulazione - vale a dire da poco prima che si inizi il periodo a rischio - la secrezione aumenta sempre più, fino a che diventa, in corrispondenza della liberazione dell’ovulo, molto fluida, trasparente ed elastica. In seguito il collo dell’utero comincia a produrre un muco più denso, opaco e appiccicoso: il quarto giorno dopo aver notato questa trasformazione il periodo a rischio di concepimento è terminato. COITO INTERROTTO. Consiste nel ritrarre il pene dalla vagina prima che avvenga l’emissione di sperma. Ma la retrazione può non essere abbastanza tempestiva, e poi anche nella fase precedente si può avere l’emissione di spermatozoi.

Gli anticoncezionali di barriera CONDOM O PRESERVATIVO Liberamente acquistabile in farmacia, consiste in una sottilissima guaina di latice con cui si deve ricoprire completamente il pene prima di qualsiasi contatto con l’apparato genitale della donna. E’ rigorosamente monouso. Ne esistono di differenti tipi, alcuni dei quali talmente sottili da modificare solo in maniera minima la sensibilità, altri tali da facilitare il rapporto grazie a vari accorgimenti. Evita anche il contagio di Aids e altre malattie a trasmissione sessuale. DIAFRAMMA Il ginecologo o l’ostetrica lo prescrivono dopo una visita ginecologica. È una cupola di gomma, fissata su un anello flessibile che la donna colloca sul fondo della vagina. Può essere inserito in qualsiasi momento, ma è necessario aggiungere un po’ di prodotto spermicida (trafiletto a fianco) prima di ogni rapporto sessuale, anche senza togliere il diaframma. Non viene avvertito né dall’uomo né dalla donna. Deve essere tenuto in vagina per almeno 6 ore dopo il rapporto. Dopo l’uso va lavato con cura.

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individuare con esattezza il momento dell’ovulazione. E’ consigliabile, allora, utilizzare contemporaneamente almeno due tra i metodi ‘classici’ che aiutano a identificare i giorni fertili, in modo che i loro livelli di sicurezza, singolarmente non molto alti, si possano sommare divenendo piuttosto accettabili. Alcune coppie abbinano questi metodi naturali di contraccezione ad altri di diverso tipo, come l’uso del preservativo o del diaframma.

GLI ELEMENTI DELLA SCELTA I vari sistemi, insomma, sembrano differenziarsi, assai più che per la loro sicurezza intrinseca, per la difficoltà della loro utilizzazione, che comporta il rischio di un uso non adeguato. Di questo si dovrà certo tenere tener conto nella scelta, facendo riferimento in ciò anche al proprio temperamento: una persona metodica, ad esempio, potrà affidarsi alla pillola - che richiede sistematicità nell’assunzione - più tranquillamente di una svagata, che potrebbe invece far ricorso a un sistema poco impegnativo come la spirale. E poi, nella decisione del metodo da preferire, andrà considerata anche la frequenza dei rapporti: una donna che ne abbia solo di saltuari, ad esempio, potrebbe trovare poco giustificata l’assunzione sistematica della pillola; d’altro canto una persona che non possa o non voglia ‘pianificare’ la propria attività sessuale ben difficilmente si rivolgerà ai metodi naturali che presuppongono la sospensione dei rapporti per diversi giorni al mese.



Salute all’aperto

Le reazioni al polline si possono contrastare

LE RISPOSTE DEL VOSTRO FARMACISTA Esistono farmaci per prevenire le allergie ai pollini? Il medico può

utilizzare i vaccini desensibilizzanti: si iniettano sottocute quantità crescenti della sostanza che provoca allergia, così da attenuare la risposta immunitaria. Ma è un trattamento non adatto a tutti i pazienti.

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Vivere in allergia riconciliandosi con i fiori Il primo passo è individuare quali piante provocano reazioni, dopo di che ci si può difendere con alcune precauzioni. E se queste non bastano si possono limitare i sintomi con farmaci specifici. Schivare un’allergia, tenendosi alla larga dalle sostanze che la provocano, è sempre piuttosto complicato . Ma farlo quando a indurre reazioni di questo tipo è qualcosa che si trova in dispersione nell’aria, come il polline delle piante, può diventare

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particolarmente difficile. Un primo ostacolo lo pongono i sintomi di questa allergia: starnuti, naso chiuso, eccessiva secrezione nasale, qualche colpo di tosse. Tutti fastidi che possono essere scambiati con quelli di un raffreddore virale, affezione oltretutto tipica dello stesso periodo (tardo inverno e primavera). Può indirizzare, nella diagnosi, il fatto che l’allergia sia spesso caratterizzata anche da prurito agli occhi - quasi sempre assente nel raffreddore - e qualche volta da difficoltà nel respirare; se poi i

sintomi si presentano a lungo o sono ricorrenti, soprattutto in primavera o in un altro periodo circoscritto dell’anno, è necessario rivolgersi al medico di base o all’allergologo per verificare se l’allergia sia presente e quali tipi di polline la provochino. E il medico, dopo aver circoscritto con il colloquio i sospetti in un ambito piuttosto ristretto, procederà con prove allergologiche semplici e indolori, con cui si valuta la reazione locale della cute all’inoculazione di piccole quantità dei pollini


individuati come possibile causa di allergia. Qualora questa prova non fughi tutti i dubbi, è possibile anche eseguire esami di laboratorio, alla ricerca di anticorpi specifici per i vari pollini (l’allergia è il risultato di una risposta eccessiva del sistema immunitario). Una volta individuata la pianta cui si deve la reazione, occorre evitare il più possibile l’esposizione a quel polline, e dunque limitare, nel periodo della fioritura, le uscite in campagna o in parchi nei quali la pianta sia presente, soprattutto nelle giornate di vento e in assenza di precipitazioni, e più in generale quando i bollettini locali dei pollini segnalino elevate concentrazioni per quella specie.

Le piante che fanno starnutire di più ALBERI E ARBUSTI

Betulla

ERBE

COME RIDURRE I DISTURBI Se queste precauzioni non bastassero, di fronte a una crisi allergica si può ricorrere ai farmaci, alcuni dei quali acquistabili senza ricetta medica, dietro consiglio del farmacista: contro i sintomi si possono usare prodotti a base di antistaminici, principi attivi che contrastano una sostanza - l’istamina, appunto fondamentale nella reazione allergica; ne esistono da assumere per bocca (quelli classici inducevano sonnolenza, mentre quelli attuali sono molto meno sedativi) oppure per uso locale, in forma di gocce o spray nasali, a volte associati a cortisonici con funzione antinfiammatoria. Sempre per uso locale si possono utilizzare ma senza protrarre il trattamento oltre una decina di giorni per evitare di danneggiare la mucosa nasale - anche vasocostrittori con funzione decongestionte.

Parietaria

Artemisia

GRAMINACEE

Coda di topo

Nelle regioni settentrionali i principali pollini allergizzanti liberati da alberi appartengono alle Betulaceae (soprattutto betulla e ontano) e Corylaceae (nocciolo, carpino bianco e nero) mentre nelle regioni centrali di particolare importanza è l’allergia al polline delle Cupressaceae (cipresso, tasso, ginepro) e nelle regioni meridionali prevale quella alle Oleaceae (essenzialmente l’olivo). I pollini del cipresso - pianta che si è ampiamente diffusa per motivi ornamentali - sono responsabili di manifestazioni allergiche che, a causa della loro precocità stagionale (la fioritura comincia già a dicembre, per protrarsi fino ad aprile), spesso non vengono riconosciute come tali. Anche il polline di betulla, allergizzante molto aggressivo, compare precocemente, tanto che ha un picco a febbraio; la fioritura dura poi fino ad aprile. Simile il periodo dell’ontano, che però provoca allergie meno intense. Tipiche già di gennaio e febbraio anche le Corylaceae, la cui pollinazione è massima ad aprile. L’olivo, in particolare nelle regioni centro-meridionali, è causa di allergie intense nel periodo maggio-giugno. In primavera incomincia la stagione di fioritura delle piante erbacee. Particolarmente importante da un punto di vista allergologico è la pollinazione di parietaria, che si protrae per tutta l’estate fino all’inizio dell’autunno, raggiungendo valori massimi durante la primavera e nel periodo siccitoso estivo. In molte regioni meridionali, a causa delle condizioni climatiche, spesso questo polline è presente in quantità notevoli anche nei primi mesi dell’anno, tanto che la sintomatologia può diventare talvolta perenne. Numerose sono altre erbe allergizzanti come la lanciola (Plantago lanceolata), il romice (Rumex), il farinaccio (Chenopodium album) e l’amaranto (Amaranthus retroflexus), piante che crescono spontanee lungo le scarpate, sui prati, sui terreni abbandonati, lungo le strade in città e in campagna. I loro pollini, anche se mai in quantità elevate, si trovano in atmosfera per periodi molto lunghi, da metà primavera fino a tutta l’estate. Tra le ultime piante a fiorire molte Composite, tra cui artemisia e ambrosia sono i generi più diffusi e allergologicamente importanti. In Italia l’artemisia è presente con varie specie, la più diffusa e allergizzante delle quali è l’Artemisia vulgaris (assenzio selvatico), che presenta spesso una sensibilizzazione associata a quella per le graminacee. Il polline di artemisia si trova in atmosfera da fine luglio a tutto settembre, mentre quello di ambrosia dalla prima metà di agosto fino all’inizio di ottobre. Sono una grande famiglia di erbe annuali o perenni che comprende oltre 5000 specie; molte sono spontanee e infestanti, altre sono coltivate per l’alimentazione umana e degli animali, come grano, orzo, segale, avena, mais. In Italia costituiscono la prima causa di allergia respiratoria. Le elevate concentrazioni di pollini che questa famiglia fa registrare in maggio-giugno sono dovute a moltissime graminacee spontanee. Tra le prime a fiorire sono il paleo dei prati, la coda di topo (Alopecurus), l’erba fienarola (Poa pratensis), l’erba mazzolina (Dactylis); mentre queste sono ancora in fioritura, seguono il loglio, l’avena, la codolina (Phleum) e molte altre che fanno raggiungere a questa famiglia un picco tardo-primaverile in tutte le regioni italiane. In giugno poi, quando questi stessi generi possono presentare una seconda fioritura, si inizia la pollinazione della gramigna comune (Cynodon dactylon), che si protrae fino all’inizio dell’autunno.

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Dossier prevenzione

Non è solo l’aspetto fisico a trarre vantaggio da un’assunzione di alimenti adeguata nelle quantità e nella composizione: la prima forma di prevenzione verso varie malattie avviene proprio a tavola. 12

Salute è mangiare in modo corretto L’importanza di una dieta varia, equilibrata e non calorica

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Un’alimentazione corretta influisce sull’aspetto e sullo stato di benessere, ma non solo: sani comportamenti alimentari, da attuare fin dall’infanzia, riducono il rischio di patologie quali obesità, malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete, alcuni tipi di tumore, osteoporosi.

L’organismo ha bisogno di oltre 40 nutrienti diversi, e nessun alimento è in grado da solo di fornirli tutti. Per questo motivo, è necessario consumare un’ampia varietà di cibi (tra cui frutta, verdura, cereali, carne, pesce e pollame, latticini, grassi e olii): alcuni studi hanno messo in relazione


varietà alimentare e longevità. Oltretutto, scegliere tra molti cibi rende più gradevoli i pasti. Ma non basta variare: è anche importante bilanciare l’assunzione degli alimenti, introducendo quantità sufficienti, ma non eccessive, di ogni tipo di nutriente. Se le porzioni sono mantenute entro limiti ragionevoli, non c’è bisogno di eliminare alcun cibo: non esistono alimenti ‘buoni’ o ‘cattivi’, ma soltanto diete giuste o sbagliate. Qualsiasi cibo può rientrare in un’alimentazione sana, attuata con moderazione ed equilibrio. Un pasto adeguato può essere composto da un piccolo piatto di pasta, un etto scarso di carne, un frutto di media grandezza; se non si consuma il primo piatto, si può mangiare una pallina di gelato.

PESO SOTTO CONTROLLO Assumendo in maniera moderata tutti gli alimenti si può anche mantenere più facilmente il peso entro i valori normali (trafiletto nella pagina successiva). L’eccesso di grasso corporeo, infatti, si crea quando si introducono più calorie di quante ne vengano dissipate: ciò che ‘avanza’ viene immagazzinato dall’organismo sotto forma di grassi, che fungono da deposito di energia. Le calorie possono essere fornite dai carboidrati, dall’alcol, dalle proteine e soprattutto dai grassi. Per rendere più favorevole il bilancio tra calorie introdotte ed energia consumata, l’attività fisica gioca un ruolo fondamentale: è

un’ottima via per aumentare il dispendio di energia e inoltre, attivando varie funzioni dell’organismo, genera una sensazione di benessere. Se si sta ingrassando, insomma, bisogna agire su entrambi i fronti: mangiare meno e fare più esercizio fisico (basta anche rinunciare all’ascensore per ottenere qualche risultato, non è necessaria la palestra).

DA DOVE LE CALORIE Molto importante, oltre all’apporto energetico dei cibi, è la loro composizione. Per almeno il 55 per cento del totale le calorie dovrebbero derivare da carboidrati, come quelli contenuti

“ ”

Se le porzioni sono ragionevoli, non c’è bisogno di eliminare alcun cibo: non esistono alimenti ‘buoni’ o ‘cattivi’, ma soltanto diete giuste o sbagliate. in cereali, legumi, frutta e verdura: e infatti questi cibi sono verso la base nella piramide della corretta alimentazione, in cui gli alimenti sono collocati tanto più in alto quanto più moderato deve essere il loro consumo (figura in basso). In particolare, ogni giorno dovrebbero essere consumate almeno cinque porzioni di frutta o

La piramide della sana alimentazione Carni rosse

Sei bicchieri d’acqua al giorno

Ogni mese Ogni settimana

Dolci Ogni giorno Uova

Vino con moderazione

Carni bianche Pesce

Latticini

LATTE

yogurt

Olio di oliva Frutta anche secca Riso cereali

Verdura legumi Pasta pane

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Dossier prevenzione

DIETE SPECIALI

Quando occorre più attenzione LE RISPOSTE DEL VOSTRO FARMACISTA Come si fa a

capire se e quanto si è sovrappeso? Si può fare riferimento a un parametro detto Indice di massa corporea (IMC), che consiste nel rapporto tra il peso (espresso in chilogrammi) e il quadrato dell’altezza (in metri quadrati): peso (kg) IMC = ––––––––––––––– altezza2 (m2) Per esempio, un adulto che pesa 72 kg ed è alto 1,76 m avrà un IMC pari a 72 : 1,762 = 23,2 kg/m2. Si è in condizioni di: • sottopeso con IMC inferiore a 18,5; • normalità con IMC tra 18,6 e 24.9; • sovrappeso con IMC tra 25 e 29,9; • obesità con IMC da 30 in poi. Per valutare come il grasso è distribuito nel corpo si può poi misurare la circonferenza della vita. Se è superiore a 102 cm per l'uomo e 88 cm per la donna, significa che c’è un eccesso di grasso addominale, associato a un elevato rischio di incorrere in problemi di salute, anche qualora l’IMC sia più o meno nella norma.

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DIABETE Una dieta corretta è particolarmente importante in caso di diabete: occorre scegliere gli alimenti in modo da ridurre il rischio di complicanze della malattia e di patologie cardiovascolari, mantenendo il più possibile vicino alla normalità le concentrazioni di glucosio e di grassi nel sangue e i livelli della pressione arteriosa. La dieta deve includere non meno di 130 grammi al giorno di carboidrati provenienti da frutta, vegetali, grano, legumi e latte scremato, assunti in maniera equilibrata. Evitare l’uso di saccarosio (zucchero da cucina), sostituibile con dolcificanti reperibili in farmacia; qui si trovano anche marmellate e altri dolci senza questo zucchero. Riguardo ai grassi, contenere il loro apporto sotto al 7 per cento delle calorie totali giornaliere, con particolare limitazione per i grassi saturi e il colesterolo. IPERTENSIONE Per contrastare la pressione alta del sangue (ipertensione) occorre una dieta equilibrata, ricca di frutta e verdura, povera di grassi e in generale di calorie (anche quelle degli alcolici), in modo da mantenere il peso entro i valori normali. Occorre inoltre ridurre il più possibile il sale, il cui consumo dovrebbe essere limitato, da parte di tutti, a 5 grammi al giorno, mentre in Italia se ne introducono in media 10 grammi. In realtà il sale presente negli alimenti copre da solo il fabbisogno giornaliero, cosicché non occorrerebbe aggiungerne. Tra l’altro, a una dieta senza sale il palato si abitua in poche settimane. E per insaporire i cibi si può ricorrere alle molte spezie della cucina italiana, oltre che ai sostituti del sale acquistabili in farmacia; questi contengono potassio, che in associazione con alcuni farmaci usati per curare l’ipertensione può creare problemi: parlatene con il farmacista. MALATTIE RENALI Anche il rene subisce gli effetti negativi di un eccessivo apporto di sale, che tra l’altro favorisce la formazione di calcoli. E in caso di insufficienza renale la dieta deve essere povera, oltre che di sodio, anche di fosforo e potassio, nonché di proteine (anche la farina e i suoi derivati ne contengono, e vanno sostituiti con i prodotti aproteici acquistabili in farmacia). Vietati dunque insaccati, inscatolati, formaggi, legumi, dadi da brodo, estratti di carne, alimenti in salamoia, alcolici, budini, cioccolato, creme, frutta secca e oleosa, aceto, sedano. Condimenti solo vegetali, a crudo. I pasti devono essere frazionati.

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verdura: numerosi studi hanno dimostrato un’associazione tra l’assunzione di questi alimenti e la diminuzione del rischio di contrarre malattie cardiovascolari e certi tipi di tumori. Frutta e verdura fresca si possono mangiare a volontà perché sono una buona fonte di nutrienti e, in generale, sono povere di grassi e calorie; sono anche un concentrato di vitamine e sostanze antiossidanti, le une necessarie e le altre benefiche per l’organismo.

LE PROTEINE E I GRASSI Le proteine sono essenziali perché costituiscono i componenti di base dei tessuti e svolgono numerose funzioni. Il loro apporto non deve mai mancare: se ne dovrebbe assumere, ogni giorno, 0,75 grammi per ogni chilo di peso corporeo. Queste proteine dovrebbero derivare per i 2/3 da prodotti di origine animale e per 1/3 da alimenti vegetali. Ma anche i grassi sono fondamentali per la salute. Costituiscono una fonte immediata di energia e permettono al corpo di assorbire, mettere in circolo e accumulare le vitamine liposolubili A, D, E e K. Gli alimenti che contengono grassi sono necessari a fornire gli acidi grassi essenziali, che il corpo non è in grado di produrre da solo. Un eccesso di grassi, soprattutto saturi, può tuttavia avere effetti negativi, quali soprappeso, colesterolo elevato e aumentato


Se il glutine dei cereali genera intolleranza Un regime alimentare appropriato può costituire, in alcuni casi, una terapia di per sé sufficiente. E’ quanto avviene con le allergie alimentari o con le più frequenti intolleranze ad alcuni cibi, come la celiachia: in una persona ogni 100-150 il glutine - una proteina presente nel grano e in altri cereali - comporta una infiammazione cronica della mucosa intestinale, che si manifesta con una serie di sintomi fastidiosi ma poco caratteristici. Ed è proprio per via di questo che la celiachia rimane spesso non diagnosticata: dei 400 mila italiani che si stima ne soffrano, solo 35 mila lo sanno e riescono quindi a evitarne i disturbi. Gli altri ci convivono più o meno sopportabilmente, senza immaginare che basterebbe poco per risolvere un quadro clinico caratterizzato da sintomi gastrointestinali come diarrea, stipsi, dolori addominali, irregolarità nello svuotamento intestinale, difficoltà digestive, vomito, e anche da disturbi a carico degli altri organi, nella maggior parte risultato di un insufficiente assorbimento di nutrienti: anemia, scarso sviluppo corporeo, ulcere dolorose in bocca (afte), osteoporosi, innalzamento delle transaminasi (enzimi prodotti dal fegato), aborti ricorrenti, carenza di smalto nei denti, dolori muscolari e articolari. Per accertare con sicurezza la malattia occorrono due esami: uno del sangue (alla

rischio di malattie cardiovascolari e di certi tipi di cancro. Limitare la quantità di grassi, in particolare quelli saturi (senza però eliminarli completamente), è fondamentale in una dieta sana: meno del 30 per cento

ricerca degli anticorpi che l’organismo produce contro il glutine, percepito come sostanza estranea e pericolosa) e uno istologico, che consiste in una biopsia intestinale con cui verificare lo stato della mucosa. Esiste un test, basato sulla ricerca degli anticorpi, che può anche essere eseguito in casa; acquistabile in farmacia, è affidabile e facile da eseguire: basta una goccia di sangue prelevata da un dito. L’unico trattamento possibile per la celiachia è eliminare completamente il glutine dalla dieta, e quindi fare a meno di alimenti che contengano frumento, segale, orzo e farro, quali pasta, pane, pizza, biscotti, fette biscottate, grissini, molti dolci, cibi impanati o Il logo riportato sui prodotti contenenti besciamella, senza glutine birra, vodka, whisky non scozzese. E occorre anche prestare attenzione al fatto che il glutine può essere presente in tracce, oppure ‘nascosto’ nei cibi tra gli additivi, i conservanti o gli aromi. Con un rigoroso regime alimentare si possono non solo ridurre ed eventualmente eliminare i sintomi, ma anche ricostituire i tessuti intestinali. La capacità di ripresa e di recupero della mucosa, però, dipende anche da molti altri fattori, come l’età in cui la malattia viene diagnosticata, o il danno che si è già prodotto. In farmacia sono disponibili alimenti sicuri per le persone celiache, riconoscibili dal logo della spiga barrata.

dell’apporto calorico giornaliero deve provenire dai grassi e meno del 10 per cento da quelli saturi. E poi c’è l’acqua: occorre berne almeno un litro e mezzo al giorno, e anche di più quando fa caldo o se si pratica attività fisica.

Per saperne di più • Associazione italiana diabetici: tel. 02 2570453; numero verde: 800.820.082.

• Associazione italiana celiachia: tel. 010 2510016.

LATTOSIO UNO ZUCCHERO CHE PUO’ DARE PROBLEMI La più comune intolleranza alimentare è quella al lattosio, lo zucchero contenuto nel latte. E’ dovuta al fatto che non vengono prodotte sufficienti quantità dell’enzima - la lattasi - che scinde il lattosio, rendendolo assorbibile e utilizzabile dall’organismo. Non venendo digerito, il lattosio rimane all’interno dell’intestino, dove viene fatto fermentare dalla flora batterica. Di qui i sintomi: dolori addominali, presenza di aria nell’intestino, diarrea e in alcuni casi anche perdita di peso e malnutrizione. Qualora si diagnostichi l’intolleranza al lattosio - e la conferma si ha nei casi dubbi attraverso un semplice test da eseguire in day hospital, una specie di prova del palloncino - il trattamento consiste in una dieta che escluda o limiti i cibi contenenti questo zucchero, e quindi principalmente latte di mucca e di capra, latticini freschi, gelati, panna, oltre a molti dolci e biscotti contenenti latte ma anche ai numerosi alimenti in cui il lattosio è utilizzato come additivo. Sono disponibili in farmacia latti e altri alimenti senza lattosio, per bambini e adulti. Esistono inoltre integratori dell’enzima lattasi, da assumere prima dei pasti.

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Salute e bellezza

Sane abitudini e validi dermocosmetici possono aiutare

Manteniamo giovane la pelle del viso Ricorrere a trattamenti

chirurgici che alterino la fisionomia e l’espressione è poco consigliabile. Ma contro l’invecchiamento del volto si può fare molto anche per altre vie.

Il viso è la parte del corpo che ha maggiore visibilità in qualsiasi stagione dell’anno, oltre che quella con cui maggiormente ci si raffronta con il resto del mondo. Dunque in questa sede i segni di invecchiamento e gli inestetismi

cutanei, ai quali oltretutto il volto è particolarmente soggetto per via della continua esposizione agli agenti esterni, sono tali da incidere negativamente sulle capacità relazionali e perfino sull’equilibrio psicologico.

COME INVECCHIA LA CUTE L’invecchiamento della pelle viene provocato innanzitutto da cause legate al trascorrere del tempo: • fattori genetici; • processi metabolici (tra cui quelli che creano accumulo di radicali liberi); • modificazioni ormonali (nella donna riduzione degli estrogeni, con diminuzione dell’idratazione e del turgore cutaneo). Tutto questo porta a un progressivo impoverimento, nella pelle, delle fibre elastiche e del collagene, oltre che delle strutture di sostegno come il tessuto sottocutaneo adiposo, quello muscolare e anche quello osseo. Su questa pelle indebolita agisce poi, sempre più marcatamente, la forza di gravità. Inoltre c’è l’effetto dei continui movimenti dei muscoli facciali, i quali provocano una ripetuta contrazione e decontrazione della pelle: con il passare del tempo, i segni delle espressioni assunte come ridere, aggrottare le sopracciglia, strizzare gli occhi, sorridere e anche masticare - si fissano sul viso e induriscono i lineamenti. Ma nel determinare 16

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l’invecchiamento intervengono anche fattori ambientali: • prevalentemente, la continua esposizione alla radiazione solare, con conseguente danno da accumulo di radicali liberi e degenerazione delle fibre elastiche e di collagene: la cute assume sempre più un aspetto giallastro, opaco, ruvido, con rugosità diffusa e pigmentazione irregolare; • l’inquinamento; • le sostanze chimiche cui si è esposti per i motivi più diversi. E poi ci sono alcune abitudini, negative per la salute e quindi per l’aspetto della pelle: • fumo di sigaretta; • consumo di alcolici; • alimentazione ricca di grassi e di zuccheri; • carenza di sonno. Il combinarsi di tutti questi fattori, intrinseci e ambientali, fa sì che l’età biologica della pelle non corrisponda con quella anagrafica, cosicché l’aspetto del viso spesso non indica in maniera attendibile gli anni della persona.

COMBATTERE LE RUGHE Se sui fattori legati al patrimonio genetico possiamo fare molto poco, su quelli legati allo stile di vita e alla cura di sé possiamo agire per ringiovanire il volto. Tutto questo senza perdere di vista che le rughe sono anche la testimonianza di una vita vissuta e un segno del carattere, e non vanno dunque eliminate a tutti i costi, compreso quello di perdere, come avviene spesso in seguito una chirurgia estetica invasiva, la propria espressione caratteristica e la propria fisionomia. Oggi la ricerca nel campo del ringiovanimento ha compiuto passi in avanti notevoli, apportando soluzioni sempre più

I diversi tipi di rughe che invecchiano il volto 1

Rughe di espressione. Sono solchi che si formano sulla cute del volto a causa delle trazioni esercitate dai muscoli facciali. Sono più evidenti in chi ha una mimica pronunciata e sono più marcate in alcune sedi o dal lato più usato per l’espressione. Già a 30 anni sono ben visibili e diventano sempre più profonde.

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Rughe attiniche. Sono dovute al danno esercitato dalla radiazione solare sulle fibre elastiche e sul collagene. Sottili e diffuse, creano un aspetto corrugato della pelle. Compaiono precocemente nei soggetti con pelle chiara che si sono esposti ripetutamente e per periodi prolungati alle radiazioni ultraviolette naturali o artificiali.

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Rughe gravitazionali. Compaiono quando le fibre elastiche e i fasci di collagene non sono più in grado di controbilanciare la forza di gravità. Diventano sempre più evidenti.

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Pieghe da sonno. Sono unilaterali poiché determinate dalla postura notturna prevalente. Si localizzano, generalmente, sulla fronte nell’uomo e sulle guance nella donna. Inizialmente sono reversibili, e scompaiono se si varia la posizione; in seguito tendono a divenire progressivamente permanenti.

efficaci e sempre meno drastiche, e l’obiettivo si sta sempre più spostando da quello di una perfezione innaturale e impersonale a quello di una correzione non eccessiva dei segni creati dal tempo, con trattamenti dermocosmetici altamente efficaci in grado di minimizzare in modo naturale gli effetti dell’invecchiamento: esistono in questo campo prodotti molto avanzati, e il personale della farmacia saprà guidarvi nella scelta del più adatto. E a parte i trattamenti locali, molta importanza assumono anche comportamenti e abitudini che possono incidere sull’aspetto del volto, tra cui: • una dieta equilibrata e ricca di antiossidanti come la vitamina C o la vitamina E; • un costante esercizio fisico; • un’esposizione al sole limitata e protetta da prodotti schermanti; • una vita senza eccessive tensioni e un riposo notturno adeguato.

IL TEST

Calcolate l’età cutanea Aggiungete o sottraete alla vostra età anagrafica quanto indicato per ogni fattore eventualmente presente e otterrete l’età biologica della vostra pelle.

1 Colorito molto chiaro

■ +4

2 Colorito chiaro

■ +3

3 Frequente esposizione al sole

■ +3

4 Abitudine al fumo

■ +2

5 Consumo di alcolici

■ +2

6 Menopausa

■ +2

7 Stress, mimica molto accentuata

■ +2

8 Abitudini alimentari non corrette

■ +1

9 Esposizione allo smog

■ +1

10 Vita sedentaria

■ +1

11 Attività fisica regolare

■ -1

12 Alimentazione equilibrata

■ -1

13 Vita senza molto stress

■ -2

14 Impiego di cosmetici appropriati

■ -2

15 Protezione solare

■ -3

16 Trattamenti dermatologici

■ -3

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Salute e scienza

Necessarie alcune precauzioni

IL DECALOGO UN’INIZIATIVA DEL MONDO SCIENTIFICO E’ stato l’Istituto Superiore di Sanità a stilare, assieme alla Società italiana di farmacologia e a ben 32 tra enti e associazioni scientifiche, il decalogo sulle terapie non convenzionali, nell’ambito di una campagna di sensibilizzazione riguardo ai rischi di questi trattamenti. La necessità di una corretta informazione è stata evidenziata tra l’altro da alcuni fatti di cronaca, relativi a malati che hanno rischiato la vita o l’hanno addirittura persa per avere abbandonato le terapie tradizionali in favore di quelle alternative.

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Terapie alternative: istruzioni per l’uso Agopuntura, medicina tradizionale cinese, manipolazioni osteoarticolari, medicina ayurvedica. Sono solo alcune tra le più diffuse terapie alternative, verso le quali cresce l’interesse dei cittadini, ma spesso non altrettanto la consapevolezza di alcune necessarie precauzioni, che si possono raccogliere nel seguente decalogo. 1. Mai incominciare una di queste terapie senza parlarne con il medico. 2. Mai abbandonare le terapie convenzionali senza averne discusso con il medico. 3. Mai affidarsi a presunti ricercatori o esperti, al sentito dire, al fai da te o ai consigli di amici e conoscenti. Non praticare l’automedicazione al di fuori di

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disturbi minori o piccole patologie di breve durata (vedi a pagina 21). 4. Mai usare prodotti a composizione sconosciuta o privi di etichetta. Se non sono prescritti, mai usare prodotti naturali durante la gravidanza o l’allattamento. Mai usare a scopi medicinali erbe spontanee raccolte in natura. 5. Mai fidarsi delle vendite su Internet o a domicilio che non diano precise garanzie. Mai credere alle terapie o ai rimedi miracolosi. 6. Informarsi sempre sui reali vantaggi di ogni terapia, sulle garanzie di sicurezza ed efficacia, in particolare se ci si propone di sostituirne una convenzionale. 7. Consultare sempre medico o farmacista

prima di prendere un prodotto naturale o di darlo a bambini e anziani, soprattutto se malati o in terapia con altri farmaci. 8. Affidarsi sempre a medici esperti, chiedendo al proprio medico di famiglia, alla Asl, all’Ordine dei medici e a società scientifiche accreditate. 9. Conservare i prodotti nella confezione di origine, non alla portata dei bambini, all’asciutto, lontano da fonti di luce o calore. 10. Segnalare sempre al proprio medico o farmacista ogni sospetta reazione avversa a un medicinale o prodotto naturale. Segnalare ai rispettivi Ordini chiunque prescriva o pratichi queste terapie senza averne i requisiti professionali.


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Curarsi da sé richiede giudizio Un raffreddore, un mal di testa, un episodio di stitichezza, un arrossamento degli occhi. Lievi disturbi o patologie passeggere, che si siano già presentati e non siano collegati a patologie serie, possono essere affrontati efficacemente anche senza l’intervento del medico. Per curare da sé i problemi di salute minori si può ricorrere a farmaci appositamente formulati, chiamati appunto ‘di automedicazione’, vendibili anche senza prescrizione medica perché, in anni di ricerche e di impiego ampiamente diffuso, si sono dimostrati sicuri, facili da utilizzare e privi di effetti indesiderati complessi o pericolosi. Sono riconoscibili dal bollino rotondo che riporta la dicitura ‘farmaco senza obbligo di ricetta’ attorno a una croce rossa, al centro della quale è raffigurato un volto sorridente. Dunque sono prodotti sicuri, ma sono pur sempre farmaci. In quanto tali possono presentare

effetti collaterali, controindicazioni e ‘interazioni’, cioè reazioni indesiderate prodotte dalla combinazione con altri medicinali assunti nello stesso periodo. Ecco perché, anche se sono venduti liberamente, i farmaci di automedicazione - detti pure medicinali da banco o Otc, dall’inglese over the counter (sopra il banco) - devono essere assunti con il rispetto di basilari norme. Innanzitutto automedicarsi non significa fare tutto da soli senza alcuna guida, tanto meno in via preliminare: provare i farmaci per tentativi, come si fa con i vestiti, è sempre sbagliato. Per questo, prima di prendere un nuovo medicinale mai utilizzato, è necessario parlare con il medico o il farmacista, segnalando anche tutti gli altri farmaci che già si assumono, in modo da evitare interazioni rischiose. E se poi il disturbo perdura nel tempo, si ripresenta spesso o aumenta di intensità, occorre

Come utilizzare i farmaci di automedicazione

segnalare la cosa al medico anziché protrarre l’automedicazione. Al medico o al farmacista occorre in particolare rivolgersi per l’uso di farmaci Otc da parte di bambini, anziani e gestanti.

Istruzioni per l’uso corretto • Individuare i farmaci di automedicazione in base al principio attivo - la sostanza curativa - e non solo al nome commerciale. • Leggere attentamente il foglio illustrativo; attenersi strettamente a modi, tempi e dosi di impiego, alle indicazioni per la conservazione, alla data di scadenza. • Evitare in ogni caso l’utilizzo di questi medicinali per patologie non indicate o a dosi non previste. • Non prolungare il trattamento oltre il periodo indicato nel foglietto illustrativo. • Non assumere più medicinali di automedicazione contemporaneamente senza consultare il medico o il farmacista; evitare i cocktail tra farmaci simili (ad esempio due antidolorifici). • Astenersi dal consigliare o dare ad altri un farmaco, anche se di libera vendita: si potrebbero creare situazioni pericolose.

Fare in proprio solo con gli Otc L’automedicazione va fatta solo con i farmaci previsti per questo uso, le cui caratteristiche sono tali da consentirla in condizioni di sicurezza. E’ molto importante che non la si attui mai con prodotti da prescrizione, neanche se sono in casa dopo un impiego autorizzato in precedenza dal medico.

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Di sana pianta

Utile contro gambe gonfie ed emorroidi

Noto anche con il nome di castagno d’India, l’ippocastano è un albero che perde le foglie in autunno; i suoi fiori sono bianchi, macchiati alla base dal giallo al rosa. I frutti, detti anche ‘castagne matte’, secondo la tradizione respingono le tarme e, se tenuti in tasca (quindi toccati frequentemente), allontanerebbero i raffreddori.

Dall’ippocastano sollievo per le vene Utilizzato soprattutto come albero ornamentale, tipico dei viali, l’ippocastano ha anche impieghi medicinali: le preparazioni a base di questa pianta sono usate da tempo per le proprietà protettive nei confronti delle vene, antinfiammatorie e decongestionanti tipiche dell’escina contenuta nei semi. Questa sostanza contrasta la formazione di edemi e il ristagno di liquidi sia aumentando la contrazione della muscolatura presente nello spessore delle vene, sia aumentando resistenza ed elasticità dei capillari, con diminuzione della loro permeabilità. Si ritiene che la sostanza eserciti questa seconda azione facilitando l’attività dell’acido ascorbico (la vitamina C), indispensabile per il nutrimento dei capillari; il potenziamento della contrazione venosa viene invece messo in relazione con un

La carta d’identità NOME BOTANICO: Aesculus Hippocastanum. FAMIGLIA: Hippocastanaceae. DOVE CRESCE: originario dei monti della Penisola Balcanica, si trova in tutta l’Europa e nel Medio Oriente. QUALE PARTE SI USA: i semi (le castagne). CHE COSA CONTIENE: ricchi di amidi, di zuccheri e di sostanze grasse, i semi contengono anche flavonoidi, ma soprattutto escina, la sostanza con azione farmacologica.

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aumento delle prostaglandine ad azione vasocostrittrice prodotto dall’escina.

I BENEFICI CIRCOLATORI I preparati a base di escina vengono utilizzati nei casi di insufficienza venosa, di fragilità capillare e per il trattamento di edemi e delle emorroidi. Studi che hanno coinvolto circa 6000 pazienti hanno confermato l’efficacia e la tollerabilità dell’estratto secco di escina nell’insufficienza venosa degli arti inferiori e nelle emorroidi, dimostrando un significativo miglioramento dei sintomi, con una riduzione di dolore e alterazioni della sensibilità. E’ stata anche accertata una riduzione della circonferenza delle caviglie paragonabile, dopo sei mesi di terapia, a quella ottenuta con l’impiego delle calze contenitive. In tutti questi studi gli effetti collaterali sono stati rari e di lieve entità. La capacità dell’escina di ridurre il gonfiore è particolarmente valida nella fase iniziale del processo infiammatorio e i risultati sono tanto migliori quanto più tempestiva è la somministrazione, dato che l’azione terapeutica si manifesta dopo alcune ore. I preparati a base di ippocastano sono in genere ben tollerati. A volte, in dosi elevate, possono causare irritazione nel punto di applicazione. Per via orale, l’impiego è controindicato nei

casi di insufficienza renale. L’ippocastano può inoltre potenziare l’attività anticoagulante se si assumono farmaci dotati di questa azione: in entrambi i casi, occorre un controllo medico. Va usato con cautela in gravidanza, specie nel primo trimestre.

Come si utilizza La forma farmaceutica più indicata è l’estratto secco, titolato in escina minimo 3%. Il dosaggio giornaliero va da 10 a 13 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo, suddiviso in due o tre somministrazioni, preferibilmente lontano dai pasti. Per uso esterno si utilizzano sia il decotto (6 grammi in 100 cc d’acqua bollente) sia la pomata al 20%. L’ippocastano si ritrova spesso in associazione con altre erbe per il trattamento di problemi circolatori.



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