Boicotta le prove Invalsi

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Il capitalismo ha influenzato lʼistruzione creando progressivamente contraddizioni fra conoscenze e competenze, fra nozionismo e comprensione critica, e il modello di valutazione dellʼINVALSI tende a schiacciare questa ambivalenza sul secondo termine. Il modello dei quiz a crocette mina nelle sue fondamenta la funzione stessa di una istruzione sempre più consacrata allo sviluppo del capitalismo e del profitto di pochi, e non della società e dellʼumanità tutta. Gli studenti vengono spinti a scegliere fra risposte prestabilite, non inquadrabili, anche criticamente, in un discorso complessivo, in questo modo si sacrifica del tutto lʼapprendimento dei concetti in favore di quello delle nozioni. Il fatto che questi test diventino sempre più importanti ha invasivamente cambiato la natura delle materie insegnate, come denunciano sempre più docenti. In italiano, si preferisce la comprensione del testo al tema, con testi scelti solo per pudore fra i brani dʼautore, da analizzare spesso senza che dellʼautore importi la poetica, il contesto storico, scegliendo tra opzioni già stabilite. La matematica si riduce alla “risoluzione del problema”, minando lo statuto stesso della disciplina. Spuntano fuori libri per “la preparazione al test Invalsi”, e spesso sempre più ore di insegnamento sono sacrificate alla preparazione per i test, poiché i Dirigenti e gli stessi docenti hanno interesse a “non fare brutta figura”. Inoltre, somministrando una sola prova per ogni disciplina in scuole ad indirizzo diverso, si priva di senso la differenziazione stessa delle scuole in diversi indirizzi di studio. Il fatto che a studenti di un professionale, di un liceo scientifico e di un liceo classico sia somministrata la stessa prova di matematica è il sintomo di una scuola in cui non importa tanto la valorizzazione dei talenti del singolo individuo tramite un percorso di studio, quanto lʼutilità effettiva di questi al mercato, al quale del tuo percorso di studi non interessa.

… E SUL SISTEMA DI ISTRUZIONE Perché, in definitiva, si vuole stilare una classifica delle scuole “migliori”? La risposta è semplice. I Test INVALSI negli anni hanno costituito, in maniera sempre meno velata, la premessa per introdurre un modello di finanziamento pubblico alle scuole di tipo “americano”, utilizzando proprio i risultati dei test. In altre parole, lʼintenzione è quella di finanziare le scuole che conseguiranno i risultati più alti, invece di aiutare, come sarebbe logico, le scuole che manifestino carenze dal punto di vista strutturale e didattico. Già nel 2011 fu stabilito in via sperimentale un premio massimo di 70.000 € a scuola per gli istituti collocati più in alto nella graduatoria stilata dallʼINVALSI. Una sorta di Robin Hood al contrario, in cui tutto è valutato sulla base di una logica di stampo manageriale, e non sotto il giusto profilo che una materia delicata come lʼistruzione richiederebbe. Considerate le condizioni economiche disastrose in cui verte la scuola pubblica, manovre del genere non faranno altro che spingere le scuole a conformare gli insegnamenti al modello dei quiz pur di ottenere finanziamenti per far quadrare i bilanci, in barba alla “autonomia didattica” tanto proclamata. Inoltre, anche le scuole paritarie partecipano ai test e saranno iscritte nelle graduatorie: in pratica si sta implicitamente offrendo un ulteriore finanziamento pubblico alle scuole private. Nel complesso politiche del genere, se condotte fino in fondo, non farebbero altro che alimentare il già esistente divario fra scuole di serie A e scuole di serie B. In linea con le politiche sullʼistruzione portate avanti dai governi di destra e sinistra negli ultimi anni, si nasconde il classismo dietro lʼartificio retorico del merito.


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