Puglia_in giugno 2012

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GIUGNO 2012 C 2,00

sulla strada dei

social I DIALOGHI DEL

CAMBIAMENTO

SCHERMA

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giugno 2012 - numero 4

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Sommario

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L’ editoriale

La Puglia vista da Antonio Stornaiolo Siete mancini?

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s torie Sulla strada dei social Un cinguettio ci salverà Se Twitter è ancora un mistero...

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Glossario

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Tirocinio formativo attivo, per insegnare devi passare da qui

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Swap party, riciclare con fantasia (A)vendo talento

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RIciclare alla moda

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g usto Tutti pazzi per il gelato La pasta perfetta è pugliese

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Italia e Montenegro dialogano sull’arte

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A Bari Maggio è per l’infanzia

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Palazzo dei Celestini

Sfogliando la Puglia

s entieri Le cattedrali pugliesi sul mare

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s pettacoli Indiesposti C’è una nuova Fabryka di musica e creatività

Venti di cambiamento su Trani Nel segno di Nicola Le ferite di Jara

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s port Scherma a cinquecerchi La scherma è pronta per i cinque cerchi Dove nascono speranze

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Vale, portaci a Londra

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L’editoriale

fabio Paparella

` ora dei lettori E trepuntozero Siamo onesti, muoversi in questo marasma di socialmedia è una impresa titanica. Non fai a tempo a conoscere Facebook, che devi andare a studiarti google plus; stai ancora lì a ripassare il concetto di cerchie che apprendi che tutti quanti hanno un profilo su LinkedIn e tu, che sei un professionista, non puoi mancare. E le foto? su Yfrog ovviamente, anzi no, su Instagram, no, no, no condividiamole con Pintrest... Insomma è una battaglia dura da vincere, impossibile essere presenti su tutti i nuovi media. In questa giungla però, è chiaro che twitter oggi è la piattaforma del momento. Il microblogging si è imposto come vero e proprio socialmedia ma riserva ancora per molti, diversi lati oscuri: tutti lo vogliono ma ancora non tutti lo sanno usare, o se mi passate la metafora per rimanere in termini “orinitologici”: tutti vogliono volare ma in pochi ancora hanno imparato a distendere le ali. In questo numero abbiamo deciso di dedicare la rubrica “storie” ai social media ed in particolare a twitter che, nonostante le difficoltà che qualcuno possa incontrare nel suo utilizzo, si sta affermando come una vera e propria rivoluzione (del resto ve ne parliamo da qualche numero). Anche la nostra redazione ha fatto un piccolo passo avanti, verso il futuro. In queste settimane molti di voi avranno avuto modo di testare il nostro nuovo modo di fare informazione attraverso i social media e per scelta abbiamo deciso di sacrificare in questo momento la classica impostazione del sito di informazioni e di sacrificare l’altrettanto classico magazine cartaceo. Probabilemnte queste scelte ci stanno costando qualcosa in termini di lettori e di inserzioni pubblicitarie ma siamo sicuri che alla fine tutto si riequilibrierà. Non temete caro lettore, presto avremo anche noi un sito più semplice, più “classico”, oggi, però, vogliamo che il sito sia la cosa meno importante di noi, vogliamo navigare nel mare aperto delle cerchie, dei follower e dei mi piace. Il senso di questa scelta, caro amico lettore, è quello di renderti consapevole dell’epocale cambiamento del mondo dell’informazione: forse la carta non verrà mai abbandonata, forse i giornali on line continueranno ad essere come ora, ma di certo l’informazione non sarà più come prima. Stiamo andando verso una comunicazione 3.0 ormai. Ora il protagonista sei tu! Anche per noi, soprattutto per noi... Ora la nostra distribuzione sei tu, il nostro reporter diffuso sei sempre tu! Scarica il pdf online gratuitamente e diffondilo, segnalalo ai tuoi amici come se fosse tuo, scrivici una notizia in un tweet, fotografa la bellezza incantevole di questa Terra per noi. Questo giornale ormai è di fatto tuo. Abbiamo avviato un processo di cambiamento dove, tu lettore, sarai chiamato ad interagire; sarai per noi “uno dei nostri”. Passatemi la banale parafrasi di uno slogan di un noto centro commerciale: “Puglia in sei tu, chi può darti di più”. Insomma le tag dunque saranno interazione, sondaggi, foto... Puglia in sta sbocciando come un fiore fa di questi tempi... non è più un semplice magazine, ma uno stile di vita. Stiamo lavorando per una grande casa comune dell’informazione, scegliamo insieme come arredarla. f.paparella@publimediasud.it giugno duemiladodici

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La Puglia vista da

antonio stornaiolo

Siete mancini?

Anche in Puglia, come nel resto del Paese, tanto è il malcontento dei cittadini per l’andazzo preso dalla politica con la p minuscola. Tra tanto ciarpame e qualunquismo, ormai ogni elettore non è più sicuro della sua scelta e delle sue ideologie. A destra come a sinistra. E proprio ai simpatizzanti di quest’ultimo schieramento, la sinistra, offriamo questo breve vademecum per verificare il loro spirito “democratico” e riformatore. Sette regolette con le quali chiarirsi le idee ed affrontare con capacità analitica e spirito di discernimento tutte le prossime tornate elettorali. Siete “mancini”? E allora –nel senso buono- fatevi sotto! 1 – Si è di sinistra se si è raccontato, almeno una volta nella vita, una barzelletta su Berlusconi. Va bene tutto: una boutade, un aneddoto divertente, anche un semplice gioco di parole, purchè lo si abbia preso per i fondelli. A cominciare dai capelli modello “Mandrake”, passando dalle scarpe col rialzo e finendo –of course- alla notti brave in quel di Arcore. 2 – Si è di sinistra se si è indossato, almeno una volta nella vita, dei pantaloni di fustagno in pieno agosto. 3 – Si è di sinistra se si è compreso, almeno una volta nella vita, un teorema politico di Antonio Di Pietro. 4 – Si è di sinistra se si è visto, almeno una volta nella vita, Fassino ridere e Rutelli piangere. 5 – Si è di sinistra se si è partecipato, almeno una volta nella vita, ad un “girotondo” di protesta. Per noi pugliesi si dice vada bene anche uno “sguincio” o uno “strifone”. 6 – Si è di sinistra se si è sfilato, almeno una volta nella vita, ad una manifestazione contro l’invio di un contingente militare italiano in una zona di guerra. Vanno bene tutte le guerre, tranne quella in Serbia, ovviamente. 7 – Si è di sinistra se si è pianto, almeno una volta nella vita, per la scomparsa di Enrico Berlinguer. Ma -soprattutto- si è veramente di sinistra se si riesce a dimostrare che nella vita non si è mai pianto nel vedere chi lo ha sostituito.

www.antoniostornaiolo.it

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s torie

un cinguettio ci

#FF

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salvera Alla domanda “Chi non ha mai sentito parlare di Twitter?” nessuna mano si alzerebbe, perché Twitter è il fenomeno del momento; il social network più diffuso al mondo non è solo una piattaforma nella quale riversare i propri pensieri, ma anche un “luogo” dove in soli 140 caratteri si concentrano discussioni, confronti e dibattiti sui temi più disparati. C’è un hashtag praticamente per tutto, simbolo di come ogni argomento, dal più aulico al più popolare, sia meritevole di essere discusso su Twitter.

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Vero è che per apprezzare e conoscere le infinite potenzialità dell’ “uccellino” (che è il simbolo di Twitter, e non a caso i messaggi condivisi, i tweet appunto, in inglese sono l’equivalente del cinguettio) a volte c’è proprio bisogno di una guida

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La piattaforma inventata da Biz Stone e soci permette ormai a chiunque di restare informato in tempo reale sugli argomenti di proprio interesse, oltre che di fare il cosidetto networking. e non dimentichiamoci dell’aspetto più frivolo: i gossip e la visibilità dei Vip. Ovviamente il bussines non poteva restar fuori da tutto questo e così si è sviluppata anche una “Social Media Marketing” che prevede le attività di incremento della visibilità sui Social Network , le community e le piattaforme open del web 2.0. Un esempio molto usato di Social Media Marketing è l’azione di Marketing virale che puo’ coinvolgere le piattaforme Facebook, Youtube, Myspace, Twitter e Flickr nella condivisione di contenuti in modo da creare lo scambio spontaneo tra gli utenti di network piuttosto che di un’altro.

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Oggi casa nostra ci sta stretta, abbiamo bisogno di relazionarci con chiunque senza alcun limite ed è per questo che a febbraio il microblogging cinguettante ha raggiunto i 500 milioni di utenti attivi (per attivi si intende che fanno accesso almeno una volta al mese).

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Se Twitter è ancora un oggetto del

mistero...

Cinguettando con Miriam Torrente, specialst web 3.0 e New media marketing, per cercare di capirne di più

Quindici anni di successi con share del 27%, un bel risultato per un programma radiofonico, poi all’improviso la chiusura. È successo l’anno scorso ad un programma importante della Rai: Italia, istruzioni per l’uso di Emanulea Falcetti. Il programma, che si proponeva di essere “una guida per il cittadino affinché costui sopravviva ai disservizi”, andava in onda su radio, Tv, internet e mobile ed era un brillante caso di successo di interazione fra vari mezzi comunicativi. Era, anche, uno dei pochi programmi “utili” della Rai ma questa è altra storia. Purtroppo però, proprio quando, con l’arrivo dei social media questa interazione sarebbe dovuta essere più forte e più facile, il programma è stato chiuso. Questo interessante caso è stato, tra le altre cose oggetto di un interessante incontro lo scorso 26 maggio avente per titolo #TTT05 quando radio e Tv incontrano Twitter dove la tripaT sta per “Twitter Tips & Tricks”, il cancelletto è nel gergo di twitter “l’hastag” (vedi boxino n.d.r) e lo “05” stava ad indicare che l’evento era alla sua quinta edizione nel giro di pochi mesi e si svolgeva in contemporanea in cinque città italiane

(Roma, Torino, Bologna, Messina e non ultima la nostra Lecce). Per partecipare all’evento occorreva versare 10 € per accaparrarsi un posto presso la Libreria Ergot di Piazza Falconieri a Lecce. L’ iniziativa organizzata sotto forma di corso/aperitivo è stata messa in piedi da Miriam Torrente, giovane spagnola trapiantata a Lecce appasionata di social media o come si autodefinisce nella propria bio di Twitter “Specialist Web 3.0 and New Media Marketing”. Il corso ha consentito di interagire con due relatori in live streamming il professor Marco Stancati, docente alla Sapienza di Roma e Francesco Soro, presidente del Corecom Lazio. Unico requisito fondamentale per essere ammessi: il possesso di uno smartphone, passpartout necessario!

Puglia in, sempre sensibile a questi temi che, non sono tipicamente pugliesi ma che possono sicuramente aiutare a far crescere la Puglia, era ovviamente presente e pochi minuti prima dell’inizio della manifestazione abbiamo letteralmente rapito Miriam Torrente per capire qualcosa di più. Miriam, come è nata questa iniziativa? «È nata a Lecce nel mese di novembre con il supporto di Torino. La idea iniziale era di fare dei corsi di formazione avanzata sull’uso di Twitter in contemporanea da Lecce e Torino e sfruttare il microblogging e il live twitting per comunicare tra le due città. Twitter è un Social Media poco diffuso rispetto a Facebook in Italia e molti degli utenti che lo utilizzano non riescono a farlo in maniera ottimale, quindi ci siamo posti come obiettivo insegnare ad utilizzare e diffondere le potenzialità di Twitter agli users più inesperti. Abbiamo fatto 2 edizioni a Lecce (#TTT01

L’obiettivo del #TTT è quello di creare un network d’esperti di Twitter

Il #TTT @Lecce

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In alto la conduttrice Emanuela Falcetti, durante la trasmissione “Italia, istruzioni per l’uso”; A destra una delle statistiche di Insights, servizio prodotto da Facebook

e #TTT02), alla terza è entrata Torino (#TTT03), alla quarta Roma (#TTT04) e alla quinta edizione sono entrate Messina e Bologna (#TTT05)».

Per sfruttare al massimo i Social Media bisogna conoscerli in maniera approfondita

Non male come inizio, edizione dopo edizione il gruppo si allarga... «Il TTT è uno esperimento sociale continuo e stiamo alla ricerca della piattaforma giusta e il format giusto, ogni edizione cresciamo e miglioriamo».

Svolgendosi in diverse città immagino avrai qualcuno che ti aiuti... «Certo, interagisco con i tweet Angels, preziosissimi organizzatori delle serate nelle diverse città. Loro moderano la discussione sul tema e promuovono l’autoscambio di tweets tra i partecipanti durante l’evento». Ma della

quale

«L’obiettivo della manifestazione è quello di creare un network d’esperti di Twitter tra le diverse città d’Italia. Il TTT deve essere un momento d’incontro tra persone appassionate di Twitter in ogni città con la finalità di creare un dibattito online (tra i partecipanti delle diverse città) e offline (tra i partecipanti della stessa città) su diverse tematiche d’attualità».

è l’obiettivo manifestazione?

P r o s s i m e iniziative, sapete già quali saranno le prossime città ad essere coinvolte? «Stiamo organizzando il #TTT06 estivo a Luglio, presto vi daremo tutta le informazioni al riguardo! Work in prorgress! Sccc...» Fra pochi minuti inizia questo corso sul’interazione fra nuovi media e vecchi media, secondo lei

Nel cerchio a destra Miriam Torrente, organizzartice di #TTT A sinistra alcuni scatti della serata del 26 maggio a Lecce durante l’aperitivo a base di vini delle cantine Cantele (nel cuore del Salento) e i tipici sapori mediterranei di “Colori e Sapori” a cura di Gianluca di Pascalis. (Foto di Dario Perrone).

come i social media stanno cambiando la comunicazione? «I Social Media sono un ottimo mezzo per comunicare e diffondere la informazione molto più veloce che i media tradizionali, ma il problema principale è che per sfruttare al massimo i Social Media bisogna conoscerli in maniera approfondita altrimenti si rischia d’utilizzarli male e di non riuscire a capire le vere potenzialità. I Social Media e il Web in generale hanno rappresentato una rivoluzione al vecchio modo di fare marketing e di comunicare. Una buona conoscenza del web e di tutti i social Media ci può aiutare a migliorare il modo di comunicare, informare ed interagire. Il TTT ha come base la diffusione della cultura digitale attraverso degli esperti del microblogging con la finalità di trovare un linguaggio comune e la creazione di fonti attendibili d’informazione». L’argomento di questa quinta giornata è caldo ed interessantissimo i presenti “cinguettano” in c o n t i n u a z i o n e, la discussione è interessante: come interagiscono queste nuove forme di media con le loro “antenate”, le tradizionali radio, TV e stampa? L’intrusione di Twitter in molti programmi televisivi e radiofonici è evidentissima, quindi anche loro sembrano essersi fatti contagiare dalla voglia di collegare l’online con l’offline, spinti dall’incessante richiesta del pubblico di poter interagire in ogni fase, in ogni momento, dicendo la propria e sperando di conquistare quell’attimo di visibilità che fa gola a tanti. Una vera e propria rivoluzione copernicana chiamata “social tv” che rende per la prima volta protagonisti coloro che sono dall’altro lato, seduti sul divano a guardare la televisione e o in macchina ad ascoltare la loro radio preferita. E se Twitter ha segue...

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s torie completamente modificato quella che era la Tv o la radio che conoscevamo, che dire della stampa? Adesso grazie alla condivisione istantanea deve muoversi tutto più velocemente, giornalisti compresi… E forse anche questo fa sì che tutti si sentano un po’ reporter d’assalto; è sufficiente essere nel posto giusto e avere un cellulare con cui raccontare ciò che si è visto. Se questo sia un bene o un male…ai posteri l’ardua sentenza. L’hashtag dell’evento (#ttt05), intanto, è stato tra i Trend Topic del giorno. Fabio Paparella Daniela De Sario

RIPRODUZIONE RISERVATA

Qui di fianco un precisa mappa dei social media tratta da blog francesce fredcavazza.net

Glossario

TT - Trend Topic

Sono i temi di tendenza in quel momento sul social. Una vera e propria classifica dei tag più gettonati. Twitter ti da la possibilità di scegliere anche il luogo di proprio interesse (Universale o una nazione).

DM - Direct message

Sono in sostanza dei Tweet privati che possono leggere solo autore e destinatario

#FF - Followfriday

«il venerdì delle persone da seguire» o «le persone da seguire del venerdì». Il venerdì di ogni settimana gli utenti di Twitter trovano sulla propria pagina decine di tweet contrassegnati dalla hashtag #FF, che invitano a seguire, per le ragioni o i meriti più vari, altri utenti del social network. La cosa sembra sia nata nel gennaio 2009, quando, Micah Baldwin (@ micah) che consigliava ai suoi contatti di seguire altri due utenti. La hashtag #followfriday gli venne suggerita poco dopo, e già dal primo giorno diventò trending topic su Twitter.

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FriskFriday

È l’hashtag più hot di twitter e anch’esso si scatena di venerdì. Le ragaze più sexy ed esibizioniste si fotografano o si fanno fotografare in pose hot, svestite o quasi. Una sfida tra le ragazze più sexy del mondo che si danno battaglia pubblicando su Twitter le loro foto più provocanti. Con questa etichetta capita di imbatterti in studentesse, pornostar, calasinghe annoiate e Vip (tra le più famose Scarlet Johannson).

# - Hashtag Cosa sono gli hashtag? Sono dei tag, etichette che si “incollano” ai tweet utilizzando il simbolo cancelletto “#” (es. #Puglia, per indicare che il tweet fa riferimento alla Puglia) e che permettono a chiunque di leggere quanto si è twittato senza necessità di essere seguito da chi legge, sarà sufficiente fare una ricerca sul tag.

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Tirocinio formativo attivo, per insegnare devi passare da qui Il Tirocinio formativo attivo, corso annuale abilitativo all’insegnamento. Un anno di studio e formazione per giovani laureati, necessario per prepararsi all “difficile” di insegnante Il Tirocinio Formativo Attivo (TFA) è un corso abilitante all’insegnamento istituito dalle università. Esso ha durata annuale e attribuisce, tramite un esame finale, il titolo di abilitazione all’insegnamento in una delle classi di abilitazione previste dal DM 39/1998 e dal DM 22/2005, sino a quando tali decreti non saranno sostituiti. Il Tirocinio Formativo Attivo consiste di tre gruppi di attività: insegnamenti di materie psico-pedagogiche e di scienze dell’educazione; un tirocinio svolto a scuola sotto la guida di un insegnante tutor, comprendente una fase osservativa e una fase di insegnamento attivo; insegnamenti di didattiche disciplinari che vengono svolti in un contesto di laboratorio mirante a stabilire una stretta relazione tra l’approccio disciplinare e l’approccio didattico. Allo scopo, nei laboratori, è prevista una collaborazione tra docenti universitari, che li dirigono, e gli insegnanti tutor. L’attività di tirocinio nella scuola si conclude con l’elaborazione di una relazione di tirocinio di cui è relatore un docente universitario e correlatore l’insegnante tutor che ha seguito l’attività di tirocinio. La relazione deve consistere in un elaborato originale, non limitato a una semplice esposizione delle attività svolte. L’elaborato deve evidenziare la capacità del tirocinante di integrare a un elevato livello culturale e scientifico le competenze acquisite nell’attività in classe con le conoscenze in materia psico-pedagogica, nell’ambito della didattica disciplinare e, in particolar modo, nelle attività di laboratorio. È requisito per l’accesso all’anno di Tirocinio Formativo Attivo il possesso del titolo di laurea magistrale e dei crediti previsti dalla classe di abilitazione.

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Per le classi di abilitazione relative agli insegnamenti della scuola secondaria di primo grado l’accesso al tirocinio è riservato ai laureati nei curricula o nelle classi di laurea magistrale a tale scopo istituiti. Coloro che siano in possesso del titolo di dottore di ricerca e degli specifici requisiti curricolari di accesso possono accedere in soprannumero al TFA relativo alle scuole secondarie di primo grado tramite un’apposita prova di ammissione organizzata secondo i criteri di seguito stabiliti per le scuole secondarie di secondo grado. Le attività del Tirocinio Formativo Attivo fanno capo alle Facoltà che

organizzano sia le attività didattiche e di laboratorio, da svolgersi in sede universitaria, sia i tirocini che si svolgono presso gli istituti scolastici. L’esame finale di abilitazione consiste nella discussione di una relazione finale di tirocinio di cui è relatore un docente universitario e co-relatore l’insegnante tutor che ha seguito l’attività di tirocinio. Le iscrizioni al test preliminare scadono l’11 giugno. Per ulteriori informazioni consultare https://tfa. cineca.it/ Isabella Battista

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Swap party

riciclare con fantasia

Tutto si recupera e nulla si butta: binacheria, guardaroba e perfino cosmetici: ci si incontra e ci si sbarazza degli “oggetti inutili” dandogli una nuova vita L’oggetto dei desideri a costo zero? Basta partecipare ad Swap Party, dove tutto si recupera ma con stile! E se nella Francia della Belle Époque le dame si riunivano per leggere un feuilleton oppure, in tempi più recenti, ci si incontrava durante le presentazioni commerciali di prodotti vari – per la casa, cosmetici, di biancheria -, oggi la tendenza sembra per certi versi ripetersi. Ben diversa è la finalità, che fa gola anche alle Fashion Victim più accanite, senza dimenticare il portafogli. L’idea arriva dagli States, dove è collaudata da tempo. Semplice la formula: ci si incontra per barattare di tutto. E così, tra un biscottino e una tazza di te, ci si ritrova a rifarsi il guardaroba e a dare una seconda chance anche a quell’abitino, troppo largo o troppo stretto, comunque finito in fondo all’armadio e che proprio non ci piace più. Non piace più a noi però magari qualcun altro lo apprezzerà e saprà reinventarlo per dargli nuova vita. Ma durante uno Swap Party non si scambiano soltanto vestiti ma anche scarpe, borse e accessori, nonché libri e cd. Di recente sul web fioccano siti internet dedica-

(A)VENDO TALENTO La mostra mercato per nutrire la fantasia dei giovani pugliesi

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ti, gruppi appositamente creati all’interno dei socia network, iniziative delle associazioni o di singoli per favorire gli scambi ma anche per creare un modo nuovo per socializzare. Un trend che inizia a prender piede anche in Puglia. Tra le associazioni più attive sul territorio si segnala Adirt – Associazione Difesa Insediamenti Rupestri e Territorio (www.adirt.it), che promuove a Bari incontri generici ma anche “a tema” , per scambiare un tipo mirato di oggetti. In ascesa anche lo Swap Party di Effetto Terra (www.effettoterra.blogspot.com), che organizza gli appuntamenti grazie all’ospitalità della cooperativa Ecopolis (sita in via M. Troisi, Bari-Japigia). Qui oltre allo swap vero e proprio si tengono corsi per riciclare materiali e dare libero sfogo alla creatività. In un laboratorio ad hoc c’è un esperto che all’occorenza fornirà istruzioni passo passo per realizzare sportine partendo da buste di caffè o bijoux attraverso materia prima di scarto. Insomma: “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Giovanna Lodato

Un momneto dello Swap party organizzato a Bari dale centro commerciale “Mongolfiera”

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Ci ripetono tante volte che la crisi può rappresentare un momento di rinascita per la creatività e l’occasione perfetta per risvegliare la fantasia, ma siamo abituati anche a credere che sia solo una forma di patetica consolazione; ebbene, abbiamo le prove del fatto che non si tratta di un ritornello privo di significato, ma è davvero così. Le ristrettezze economiche aguzzano l’ingegno, e la Puglia sa davvero affrontare con spirito positivo le difficoltà, basta solo un po’ di originalità, fantasia e belle idee. Il 13 maggio, ad esempio, Brindisi è stata l’epicentro di un fenomeno che riesce a coniugare la forza dell’ingegno e la frugalità dei materiali usati per la realizzazione: la mostra mercato “(A)Vendo Talento” organizzata dall’Associazione “Vetrine Inedite” ha radunato un gran numero di pugliesi per presentare e vendere le loro inedite creazioni. La maggior parte sono giovani, alcuni delusi dalla realtà lavorativa non delle più felici, ma restano comunque determinati ad emergere e ad esprimere le loro potenzialità: c’è chi lo fa lavorando il metallo e ispirandosi a Picasso e Warhol, chi ricorrendo a materiali di riciclo e tipi di plastica sintetica quali fimo, cernit e premo, chi ancora riscoprendo antiche tradizioni come il lavoro all’uncinetto… Insomma, i giovani pugliesi non si fermano mai e non vedono l’ora di far ripartire il mercato con la loro energia! D.D.S. il magazine dell’eccellenza pugliese



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Tutti pazzi per il gelato Alla frutta o alle creme, classico o un po’ più particolare, artigianale o industriale con lo scoppiare della primavera nessuno resiste al fascino del gelato Xxxx

Le chiamavano “sherbet”. Bibite ghiacciate consumate dagli arabi per trovare sollievo dal caldo intenso. Ancora oggi il sorbetto è un ottimo rimedio al caldo e un antidoto all’ arsura. Un prodotto che esiste praticamente dalla notte dei tempi, e che diventa “gelato” a base di latte o alla crema di latte proprio in Italia, a Firenze nel 1560 da un’idea dell’architetto Bernardo Buontalenti. Dipendente alla corte di Caterina de’ Medici, Buontalenti, realizzava dessert a base di neve, sale, limoni, zucchero, bianco d’uovo e latte per deliziare gli ospiti. Ma la corona di re dei gelati resta in capo a Procopio, un siciliano che nella seconda metà del 1600 proponeva il gelato in cento ricette diverse che lo resero famoso in tutta l’Europa. Da allora, il gelato, è l’alimento italiano più esportato al mondo. Così famoso da poter vantare riferimenti biblici. Nella Bibbia Isacco offre ad Abramo latte di capra misto a neve: uno dei primi mangia e bevi della nostra storia. La sua evoluzione non è negli ingredien-

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ti, ma nei semilavorati. Prodotti composti, come la nocciola, il torroncino, la malaga. Ecco perché i gelati più buoni hanno una caratura regionale. Legata al territorio ed ai frutti che la sua natura regala. Un alimento di moda non solo in estate. Benché, a seguire il gelato anti-età, il team di “taste hunter” abbia introdotto nella lunga lista di gusti il gelato che abbronza. Ovvero il gelato per la primavera-estate 2012. Grazie ad un mix di prodotti freschi tipici delle isole tropicali, questo gusto innovativo stimolerebbe la produzione di melanina Ma tornando alla tradizione, nei gusti alla crema o alla frutta, è amato da grandi e piccini, in tutte le stagioni, anche della vita. Oggi sappiamo che il gelato è un vero e proprio alimento. Come inserirlo allora in una dieta equilibrata?

QUANDO È PREFERIBILE CONSUMARLO?

Molto più che un dessert, una coppa media di gelato fragola e fiordilatte può dissetare e al tempo stesso essere un piacevo-

le spuntino. Infatti il gelato è per il 60% acqua e per il resto latte, uova, zucchero, frutta. La sua composizione apporta zuccheri corroboranti, proteine di alto valore biologico, grassi, vitamine e sali minerali insieme ad una buona dose di calcio e fosforo, che ne fanno a tutti gli effetti un alimento completo. Il gelato in un una dieta equilibrata può essere consumato a metà pomeriggio, eventualmente a metà mattina, cercando però di stare attenti alle quantità. Solo saltuariamente, è consentito sostituirlo ad un intero pasto, insieme a qualche cialda per aumentare l’apporto di carboidrati. Cento grammi di gelato alla crema forniscono in media 230-300 calorie. Esattamente la metà, quello alla frutta. Una valida alternativa per chi deve seguire un’ alimentazione restrittiva sono i ghiaccioli. Comodi e con poche calorie. Confezionato o artigianale, cono o coppetta, in Italia consumiamo 10 chili di gelato all’anno. il magazine dell’eccellenza pugliese


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La pasta perfetta

è pugliese Dal centro di ricerca per la cerealicultura di Foggia una varietà di grano duro in grado di fornire quantità e qualità di proteine superiore alla media Quando si parla di eccellenza, in Italia e ancor più in Puglia viene immediato pensare al cibo, perché la cucina e i suoi prodotti sono tra le più grandi ricchezze del nostro patrimonio; e se a queste si aggiunge lo studio e la ricerca scientifica per scegliere quelle materie prime che renderanno il nostro cibo ancor più speciale, il risultato non può che essere eccezionale! La buona tavola passa anche attraverso l’attività del CRACER, ossia il centro di ricerca per la cerealicoltura, polo di studi situato a Foggia che fin a partire dalla sua fondazione nel 1919, si è sempre impegnato e distinto per la sua attività di promozione del miglioramento genetico del frumento duro e di altri cereali, nonché per quella di aggiornamento dell’agrotecnica cerealicola. Finalmente adesso, dopo anni di ricerca, questo team di studiosi ha presentato la pasta perfetta made in Italy: essa nasce da una particolare varietà di grano duro (chiamato PR22D89), una materia prima nella quale si riscontrano un’inedita quantità e qualità delle proteine e che dona al prodotto finale un colore giallo intenso. Una semola così visivamente d’impatto, garantiscono i ricercatori del CRA-CER, non solo è garanzia di qualità ma è anche molto più accattivante per il pubblico, che quindi al momento dell’acquisto la sceglie più volentieri. Possiamo inoltre definirla pasta perfetta in quanto da un solo ettaro coltivato se ne possono produrre circa 40 quintali, simbolo di una grande capacità di produzione.

Quello industriale ha le stesse caratteristiche e la stessa composizione del gelato artigianale. Solitamente sulla confezione è riportata un’etichetta nutrizionale che descrive la composizione e l’apporto in calorie. Insomma perfetto dal punto di vista della sicurezza alimentare. Il gelato artigianale lascia in bocca un mistero di bontà il cui segreto è invano rincorso dai prodotti industriali. Magari stessi ingredienti, stessa ricetta, eppure l’intensità del sapore della frutta locale, un certo cioccolato raro, mescolati con fantasia e sapienza antica, svelano universi di gusto che copiare non si può. E per non rinunciare alle mode potremmo proporre un gelato gustoso che ci prepari alla tintarella senza dover arrivare ai Caraibi. Magari affidando la nostra pelle ad un “mastro” gelatiere che abbia voglia di preparare per noi un cono fragola e carota. Maria Pia Ferrante

Questa formula è il lascito dell’ex direttore di fama internazionale del CRA-CER, Natale Di Fonzo, scomparso prematuramente nello scorso anno e che, dopo una vita dedicata allo studio dei cereali, è stato ricordato durante un convegno come “lo scienziato del grano”. Questo poiché credeva nelle potenzialità di un prodotto nostrano come la pasta, e sognava che, sedendosi in un ristorante, fosse possibile scegliere la pasta tra tante varietà proposte, proprio come si fa con la carta dei vini. La pasta frutto della ricerca è un prodotto 100% meridionale, in quanto il grano creato dal centro di ricerca di Foggia è stato poi lavorato in un mulino di Altamura e trasformato nel prodotto finito in un pastificio in provincia di Napoli. L’unica pecca è che, trattandosi di un’eccellenza, il prezzo non sarà dei più democratici: ma in fondo si sa, la qualità si paga! Daniela De Sario

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Immagini dell’archivio fotografico del pastificio “Divella”

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Venti di cambiamento su Trani

Dialogo e confronto tra i paesi e le culture del mediterraneo alla ricerca della nostra identità comune Venti di cambiamento agitano il Mediterraneo. E’ su questo sfondo che si aprono I Dialoghi di Trani, manifestazione, giunta alla sua XI edizione, che si terrà presso il Castello Svevo di Trani dal 14 al 17 Giugno 2012. Il cambiamento politico, il cambiamento sociale, il cambiamento economico affrontati da molteplici punti di vista, in molteplici sfumature, attraverso il dialogo, il confronto. Il viaggio degli spettatori inizierà con la ricerca di una nuova identità, la sfida del lavoro per i giovani, il vento delle rivoluzioni arabe e lo sviluppo della scienza, passerà per la crisi quale spettro quotidiano del nostro tempo, dramma o nuovo punto di partenza, fino ad arrivare ad un approdo, dando la parola a giovani autori, innovativi imprenditori e tecnovisionari. Tutto questo affrontato tramite di conversazioni, spettacoli, mostre, workshop, laboratori e vetrine, tenuti da grandi nomi della Cultura nazionale ed internazionale. “I partiti sono soprattutto macchine di potere e di clientela”: La questione morale, la storica intervista rilasciata nel 1981 da Enrico Berlinguer ad Eugenio Scalfari da cui è tratta questa affermazione, tanto forte quanto attuale, sarà il tema dell’incontro di apertura del quale sarà protagonista il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola.

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Si parlerà di Scienza con i giornalisti Antonio Pascale, autore di Scienza e sentimento (Ed. Einaudi), e Giuliano Foschini: le abitudini ed i prodotti del passato che spesso rimpiangiamo sono stati realmente migliori degli attuali o i cambiamenti apportati dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche andrebbero rivalutati? Da non perdere sarà la tavola rotonda intitolata Gli italiani al tempo della crisi, alla quale parteciperanno Franco Cassano, professore di Sociologia della Conoscenza all’Università di Bari, Piero Dorfles, giornalista, critico letterario e co-conduttore della trasmissione televisiva Per un pugno di libri in onda su Rai3 e Roberta De Monticelli, professoressa di Filosofia della persona all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ancora Piero Dorfles, insieme a Emil Abirascid, giornalista ed esperto di innovazione e impresa, e Jacopo Zanchini giornalista, vicedirettore di Internazionale, saranno attori della riflessione intitolata Intercettare il cambiamento: il valore della rete, nella quale si cercherà di comprendere il ruolo del Web nell’evoluzione della nostra società. Come già accennato, “non di soli Dialoghi” si godrà durante l’evento: tra le attività previste segnaliamo lo spettacolo in prosa Ri-tratto d Antonio Gramsci scritto ed interpretato da Betti

Pau ed il documentario sulla storia di Eluana Englaro realizzato da Giovanni Chironi e Ketty Riga, cui seguirà un dibattito al quale saranno presenti Beppino Englaro, Francesco D’Agostino, professore di Filosofia del diritto presso l’Università Tor Vergata di Roma e la giornalista Cinzia Sciuto. Inoltre, ci si potrà lasciar accarezzare dalla voce e dalle note della giovanissima artista biscegliese Erica Mou, seconda classificata nella sezione Giovani, premio della critica e premio della sala stampa radio TV del Festival di Sanremo 2012. Questa è solo una piccola anticipazione di ciò che offriranno “I Dialoghi di Trani” in questo inizio d’estate pugliese. Per i lettori/spettatori impazienti sarà possibile partecipare alle anteprime del 4 e 6 Giugno, “in compagnia” di Massimo Cacciari, in dialogo con gli studenti del corso di Linguaggi della filosofia dell’Università di Bari, e Dacia Maraini, nella nostra regione per presentare il suo ultimo libro, La grande festa. Curiosi? L’appuntamento è a Trani, nel mese di Giugno e, per chi non potrà esserci, Puglia in ha in serbo una piacevole sorpresa (vedi articolo sulla diretta Twitter). Vi aspettiamo numerosi! Alessia Colaianni

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I Dialoghi di Trani

Ingresso al Castello: intero euro 3 ridotto (18-25 anni) euro 1,50 gratuito (fino a 18; oltre i 65 anni) L’accesso sarà consentito fino ad esaurimento dei posti

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Informazioni: Segreteria dei Dialoghi Tel. e fax 0883 482966 info@idialoghiditrani.com www.idialoghiditrani.com

Alcuni dei volti più famosi presenti quest’anno a Trani: 1. Massimo Cacciari; 2. Dacia Maraini; 3. Nichi Vendola; 4. Erica Mou; 5. Beppino Englaro; 6. Piero Dorfles; 7. Roberta De Monticelli; 8. Franco Cassano; 9. Luciano Canfora

Quando i venti del dialogo Undici edizioni, undici successi e del cambiamento fanno bene La Puglia è una regione ricca di meraviglie artistiche e naturalistiche, gremita di persone che vorrebbero rendere il nostro territorio migliore, valorizzandolo, tutelandolo, creando occasioni di crescita per il nostro Sud, tanto martoriato quanto ricco di straordinarie potenzialità. La nostra redazione si è sempre occupata delle eccellenze nate nella Nostra Terra con orgoglio, cercando di sostenerle il più possibile, come si fa tra amici che si stimano perché uniti da un fine comune. Partendo da questo punto di vista, Puglia In è fiera di poter scrivere de I Dialoghi di Trani. Oltre alle anticipazioni che troverete in questo numero, nel mese di Giugno potrete leggere approfondimenti sui temi trattati nel corso dell’evento, interviste con i protagonisti della kermesse, recensioni di alcuni dei libri degli autori presenti e molto altro ancora. Seguiremo la manifestazione “da vicino”, aggiornandovi in diretta tramite le nostre pagine Facebook (http://www. facebook.com/Puglia.in) e Twitter (@Puglia_in): il tema portante dei Dialoghi di quest’anno sarà Cambiamenti e sono proprio le trasformazioni che stanno subendo Informazione e Comunicazione negli ultimi anni che ci spingono verso questo nuovo modo di interagire con voi lettori, sempre più esigenti e sempre più desiderosi di accedere alle notizie velocemente ma non prescindendo dalla qualità e dalla chiarezza. Quindi non ci rimane che dirvi: “Rimanete connessi!”.

Franco Cassano, Achille Bonito Oliva, Cristina Comencini, Gianrico Carofiglio, Moni Ovadia, Carmela Vincenti. Questi sono solo alcuni dei personaggi che hanno partecipato a I Dialoghi di Trani nel corso delle dieci precedenti edizioni: non semplici presentazioni di libri scritti da autori a caccia di pubblicità ma incontri tra persone differenti nei più svariati modi che, per l’appunto, dialogano a partire da un un’idea, una riflessione. Un esempio di evento culturale che ha avuto modo di crescere nel tempo e diventare un vero e proprio riferimento, un appuntamento imperdibile per il pubblico pugliese e non solo: nato nel 2002 come “confronto fra scrittori, filosofi, scienziati, giornalisti, artisti su temi di pressante attualità” si configura oggi come un turbinio di conversazioni, spettacoli, mostre, visite tra le bellezze storico-artistiche della città ospitante ed esperienze legate al territorio (ricordiamo, ad esempio, il minicorso di degustazione guidata a cura di Strada dei vini DOC Castel del Monte dell’edizione del 2006). Attualmente I Dialoghi di Trani sono una manifestazione promossa dalla Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, in collaborazione con l’Associazione Culturale “La Maria del Porto” e il Comune di Trani, con il contributo di Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo, Comune di Trani, Regione Puglia – Assessorato al Turismo e Industria Alberghiera, Provincia BAT e il patrocinio dell’Università di Bari. A.C.

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c ultura Festival dell’arte russa a Bari

Nel segno di

Nicola Quinta edizione del Festival, caledoscopio di eventi pensati e organizzati per favorire l’incontro, la conoscenza reciproca, lo scambio culturale e la fratellanza del popolo russo con i baresi

Una mostra di meravigliose opere di arte applicata, una raccolta di paramenti sacri ricamati in oro, spettacoli di complessi folkloristici, una mostra fotografica, un’esposizione di dipinti, una rassegna cinematografica e concerti di cori religiosi: è questo il variegato “menu” di manifestazioni che anche quest’anno viene proposto ai cittadini baresi dal Festival dell’Arte Russa. Giunto ormai alla sua VI edizione e organizzato dalla Fondazione barese Nikolaos e dalla Fondazione Russa per le Iniziative Sociali e Culturali, il Festival è in programma nel nostro capoluogo dal 17 al 22 maggio. Un caleidoscopio di eventi, pensati e organizzati per favorire ancora una volta l’incontro, la conoscenza reciproca, lo scambio culturale e la fratellanza del popolo russo e di quello italiano, barese in particolare. Grazie a questa collaborazione, anche il Festival “Giardino invernale delle arti”, nelle due edizioni svolte a Mosca, si è accreditato come un appuntamento imperdibile, con artisti pugliesi e prodotti della nostra terra che hanno mostrato ai visitatori russi alcuni tra i migliori esempi della nostra eccellenza. Un vero e proprio dialogo tra città e culture, dunque, a testimonianza di quanto davvero Bari sia uno splendido ed efficace ponte d’unione tra Occidente e Oriente. E come ogni anno, la rassegna artistica si svolge in occasione delle festività in onore di San Nicola, già finite per i baresi, ma appena all’inizio per i pellegrini russi che, proprio il 22 maggio, festeggiano la memoria ortodossa del Santo Taumaturgo. Ma il festival non è solo un mezzo di dialogo e sviluppo culturale: mai come quest’anno è anche un’occasione per stringere rapporti di amicizia, collaborazione e sinergia economica. Grazie al Festival, nel 2010, è stato ad esempio stipulato un accordo di gemellaggio tra Bari e la cittadina sacra di Sergiev Posad; quest’anno nasce un primo contatto tra Bari e Kostroma, una cittadina medievale della Moscovia, che fu culla dei Romanov, la famiglia degli ultimi zar dell’impero russo. Oggi è un grande centro artigiano, noto per la sua gioielleria e produce manufatti apprezzati in tutto il mondo. Proviene da qui la ricca collezione di simboli ortodossi realizzati dalle abili mani di Vladimir Mikhailov, maestro orafo che, con tecniche dal sapore ancora antico, dà vita a gioielli bellissimi, come le sofisticatissime “uova di Pasqua” con soggetti di festa, o le icone con le vite dei Santi. Sono queste opere, forse, il fiore all’occhiello di una manifestazione che, anche quest’anno, vuole stupire e coinvolgere i baresi, coltivando la simpatia, la collaborazione, l’amicizia tra due popoli da sempre uniti nel nome di San Nicola. Antonio Verardi RIPRODUZIONE RISERVATA

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s torie La Fondazione prende il nome Nikolaos per rappresentare la città di Bari e il Suo Santo Patrono, amato con lo stesso slancio ed ardore dal popolo ortodosso. Nasce dall’esperienza di un'Organizzazione impegnata nella promozione di dialoghi interculturali a confronto, in primo luogo tra la Puglia e la Russia, nell’interesse di far emergere e valorizzare l’arte e la cultura ricercate nelle espressioni popolari che raccontano la loro storia della città di Bari e della Regione Puglia. Le diverse iniziative culturali ed economiche intraprese finora dalla Fondazione, hanno l’obiettivo di erigere idealmente un "ponte culturale" attraverso il quale si possano investire risorse e idee finalizzate a dare impulso allo sviluppo del territorio barese e visibilità alle tante eccellenze dell’intera Regione Puglia. Grazie alla fratellanza e la spiritualità che lega il popolo pugliese a quello russo, alimentate nel tempo dalle molteplici affinità sociali e culturali, hanno dato inizio ad un prezioso rapporto tra la Fondazione Nikolaos e la Fondazione russa delle Iniziative Sociali e Culturali. Una collaborazione consolidata in breve tempo grazie alla volontà e all’impegno di entrambe che, a metà maggio ha visto la realizzazione del VI Festival dell’Arte Russa a Bari “Giardino estivo delle arti”, confermandolo ancora una volta tra gli appuntamenti tradizionali baresi. Inoltre, a dicembre prossimo venturo, vedrà lo svolgimento nella città di Mosca del III Festival dell’Arte Italiana: Suggestioni di Puglia “Giardino invernale delle arti, entusiasmante e prestigioso evento che da tre anni offre l’opportunità alla produzione artistica e culturale pugliese di farsi spazio oltre confine. La Fondazione Nikolaos auspica al suo fianco sostenitori che, nel condividere le finalità della sua autorevole missione, siano disponibili a sostenerne le attività, nella convinzione che l’immenso patrimonio storico-culturale e le mille risorse del territorio, possano dare impulso e visibilità alla città di Bari e a tutto il territorio pugliese, elevandolo a rapporti di interesse internazionale, sia in ambiti culturali, sia economici.

Devolvere il 5 x 1000 dell’IRPEF è semplice e non costa nulla! Aiuta la Fondazione Nikolaos a sostenere le sue iniziative. Scrivi nellapposito spazio il codice fiscale: 06914540726

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www.fondazionenikolaos.it festival.nikolaos@gmail.com, info@fondazionenikolaos.it Sede operativa: Viale J.F. Kennedy, 51- 70124 BARI • Italy Tel/Fax +39 080 5093086

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Le ferite di

JARA

I drammi sociali di donne e bambini come figure sospese in una vita parallela, sono i protagonisti di “Come bocca di pesce i pensieri” l’ultima esposizione dell’artista barese Jara Marzulli

In foto alcune delle opere dell’artista barese Jara Marzulli

Nata a Bari nel 1977, Jara Marzulli ha conseguito il diploma di maturità artistica e il diploma di laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. Successivamente ha insegnato tecniche pittoriche presso botteghe d’arte e nei laboratori scolastici, mentre attualmente collabora per realizzazioni di grafica creativa e illustrazioni. Ha partecipato a numerose esposizioni d’arte, estemporanee e concorsi artistici, ricevendo premi, riconoscimenti e pubblicazioni delle sue opere in cataloghi d’arte. Da segnalare la partecipazione alla XII Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo presso Castel Sant’Elmo di Napoli nel 2005 e la recente “Wannabee Prize International Art Contest 2011” a Milano. Il lavoro della Marzulli è basato sulla ricerca nella parte introspettiva dell’umano, in tutti i suoi mutamenti, in tutte le sue ambiguità nascoste. L’opera nasce assieme a chi posa per l’artista, in un gioco di sguardi e di segni tracciati sulla pelle che seguono ritmi lontani ed arcaici. I gesti sfiorano la teatralità, i corpi nudi, quasi sempre di donne e bambini, si trasformano in figure sospese, in una vita vissuta parallelamente al nostro secolo e al nostro universo, che ci trasmettono i loro drammi sociali apparentemente assenti,

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attraverso delle piccole ferite inferte sul loro corpo. L’ultima esposizione, intitolata Come bocca di pesce i pensieri, si è svolta ad Adelfia dal 31 marzo al 29 aprile. In tale occasione l’artista ha scelto di addolcire il tono delle figure femminili con la delicatezza del nastro per invitarlo a proseguire un discorso più intimo. Dietro, lo sfondo si anima per la prima volta e si evolve. Le pennellate richiamano la leggerezza dell’acquerello e si avverte la tridimensionalità dell’immagine, quasi a voler dimostrare che l’artista non ha più bisogno di utilizzare sfondi neutri per concentrare l’interesse sui corpi. Ma oltre al nastro e allo sfondo, nuovi simboli arricchiscono il repertorio di Jara, come la parrucca, che evoca il travestimento e la capacità di giocare con la propria identità, di provare a mettersi nei panni dell’altro per meglio comprenderlo, come lasciano intuire le raffigurazioni di coppie di donne. La ricerca personale ha fatto apparire sulle tele graffiti e figure di animali: come il colibrì, che con lo sbattere rapidissimo delle ali traccia la forma di un otto coricato, simbolo matematico dell’infinito; la sfinge del galio, che in quanto farfalla è segno di trasformazione e di rinascita, così come è simbolo dell’anima; il pesce, il magazine dell’eccellenza pugliese


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c ultura che dalla notte dei tempi è rappresentazione grafica del ventre materno, legato alla sessualità e alla fertilità e che è una parte del titolo della mostra. Uno sguardo attento alle opere di Jara Marzulli e una mente aperta forniscono l’occasione allo spettatore di farsi coinvolgere in una riflessione introspettiva, con l’obiettivo rivolto ai corpi nudi e alle ferite interiori che trapelano da essi. Isabella Battista RIPRODUZIONE RISERVATA

I colori della natura ci sorridono Antononella Ursi, pittrice tarantina osserva e rappresenta la natura della sua terra, instaurando con essa un rapporto viscerrale, poetico ed appassionato

Una ridente cromaticità che si rivela in tinte squillanti ed espressive; dolci paesaggi che esprimono un proprio linguaggio interiore; volti pensosi e suggestivi; fiori e campi che sembrano testimoniare l’urlo di un ambiente del quale, forse, troppo presto, in molti hanno perso memoria e lsensibilità. Si riassume in questo l’espressione artistica di Antonella Ursi, pittrice tarantina che, sin dagli esordi degli anni ‘80, dà sfogo alla sua creatività osservando e rappresentando la natura della sua terra: distese di papaveri e margherite, uliveti, paesaggi rupestri, macchie mediterranee, brani di mare e di cielo.Una tantum compare l’immagine femminile, quasi mai isolata, ma sempre contestualizzata nel panorama della natura. Nel 1994, consegue il diploma in pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Bari. Nel 1998 avviene un incontro decisivo e stimolante per la carriera, con il critico e “personaggio” Vittorio Sgarbi che contribuisce a farla conoscere al grande pubblico. Così, partecipa a numerose mostre collettive e personali presso gallerie e spazi prestigiosi della

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propria regione e non solo, riscuotendo sempre maggiori consensi. I primi lavori, tempere ed olii, evidenziano un’attenta cura del particolare, tipica della pittura figurativa. Ma è nella resa generale del paesaggio che la Ursi dà il meglio di sé. Tra l’artista e la natura nasce e si instaura un rapporto immediato, viscerale, poetico ed appassionato allo stesso tempo. È un rapporto di simbiosi, di intima correlazione con l’ambiente, che la Ursi vive dentro di se in una sorta di introspezione dello stesso paesaggio, di “estasi panica” dannunziana. La luce che si diffonde e si ritrae, che si diversifica per intensità, trascendenza, quella luce che Antonella Ursi insegue con l’occhio dell’anima, diventa elemento fondamentale e fonte di ricerca, una luce che dona, ai suoi soggetti, uno strano effetto d’insieme fluorescente. Grazie alla sua capacità di sintesi, l’artista elabora tutte le possibili componenti di questa ricerca sensorial d emotiva sulla natura, il cui linguaggio, oltre a quello dei colori forti e naturali, è quello di un’anima turbinosa che sente il desiderio e la voglia di raggiungere un

obiettivo: la resurrezione delle menti e la riqualificazione del Sud. La Ursi è il Salento, la Murgia... la Puglia tutta, con la sua voglia di riuscire a mettere insieme preziosi cocci di un vaso frantumato dalle difficoltà civili, dai problemi, dall’assenza di regole stabili, dalla denigrazione. Antonella rappresenta la voce che si eleva alta per divenire riferimento illuminante, capace di schiarire sempre più le coscienze, sempre più luoghi comuni che sono stati alla base di un degrado intellettuale e sociale. Nelle su opere è la nostra terra che parla, i nostri fiori, le nostre architetture, la nostra anima. La bellezza della sua arte sta nell’aver saputo dare voce alle pietre, sensibilità ai fiori, riflessione alle persone, lasciandoci un invito a considerare la nostra natura come riferimento principale del nostro modo di essere. Occorrerebbe prenderne atto!

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Palazzo dei Celestini Un viaggio nella “Firenze del Sud” per scoprire una delle più belle espressioni di architettura barocca, oggi sede della Provincia di Lecce e della Prefettura Una tappa fondamentale per chi visita Lecce (da qualcuno definita la “Firenze del Sud”), è certamente il complesso dello zingarello, o meglio noto come il Palazzo dei Celestini. Senza dubbio una delle espressioni più ricche ed emblematiche del barocco leccese, l’edificio fu per tre secoli fastosa residenza dei padri Celestini, ed è oggi sede dell’Amministrazione provinciale e della Prefettura. Le origini del Palazzo sono incerte. Il riferimento più credibile può farsi risalire al 1154, quando i Padri Celestini diedero inizio alla costruzione della loro nuova chiesa, quella di S. Croce, e all’annesso monastero. Ne affidarono la costruzione all’architetto leccese Gabriele Riccardi: alla sua mano sono da ascrivere il disegno del chiostro cinquecentesco e il portale d’accesso alla chiesa. Nel ‘600 i lavori proseguirono sotto la direzione di Giuseppe Zimbalo, che operò sul primo livello del lungo prospetto principale. La realizzazione del secondo livello si deve, invece, a Giuseppe Cino, allievo dello Zimbalo. Nel 1807 l’ordine dei Celestini venne soppresso ed il Palazzo divenne sede giugno duemiladodici

dell’Intendenza della Terra d’Otranto. Nel corso del tempo, l’edificio ha subito restauri e ristrutturazioni che hanno inciso profondamente sul suo aspetto originario; tuttavia, il tempo ha conservato, nella sua forma integrale, la facciata e il chiostro, che riassumono l’immagine architettonica che i suoi fondatori diedero al grande monastero. Nel chiostro, in fondo al cortile e di fronte al portale d’accesso, c’è la grande scala d’onore che conduce ai locali di rappresentanza. E’ questa la parte dell’edificio che ha conservato, nelle decorazioni e nell’arredamento, le caratteristiche originali del palazzo: locali ampi e fastosi, in linea con la dignità delle istituzioni che ospita dagli inizi del secolo. Tra le sale più interessanti si segnala il Gabinetto del Prefetto, con i suoi preziosi mobili d’epoca, il grande lampadario e, soprattutto, un bellissimo soffitto affrescato con le allegorie delle province di Bari, Taranto, Lecce e Brindisi. La sala degli stemmi introduce ad una serie di ampi saloni riccamente decorati con tappezzeria, stucchi e marmi. Nel grande Salone delle feste, arredato

con eleganti specchiere, lampadari di cristallo e mobili della prima metà dell’800, si svolsero fastosi ricevimenti ai quali parteciparono illustri ospiti, come Gioacchino Murat e il re Ferdinando II. Qui, nel 1859, fu attuato il primo esperimento di illuminazione elettrica e qui si svolsero le prime importanti cerimonie per la celebrazione dell’Unità d’Italia. Esternamente, il Palazzo dei Celestini è tra i più belli ornamenti di Lecce, splendida testimonianza della cultura barocca salentina. Gli ordini della facciata sono divisi verticalmente da lesene; il prospetto è arricchito da due loggette poste sui lati, da numerose finestre decorate con elaborate cornici e da un fregio ornato con scudi araldici. Il portale d’ingresso, posto al centro, offre una ricca decorazione di putti e grappoli di frutta. Testimone di tanta parte della storia religiosa, civile e architettonica di Lecce e del Salento, il complesso dei Celestini mantiene inalterato il suo antico splendore e pulsa ancora oggi di vita, cultura e attività umana. Antonio Verardi RIPRODUZIONE RISERVATA

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c ultura S fogliando la Puglia rubrica a cura dI Fortunata Dell’Orzo

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Per la tutela dell’architettura contemporanea a Bari

Il mondo visto da

COSSIGA

AUTORE

Questo libro svela un Francesco Cossiga lontanissimo dal frusto cliché del “picconatore”. Per diversi anni, infatti, con discrezione e acume, Cossiga perseguì e condusse, prima come presidente del Consiglio e poi come Capo dello Stato, una politica estera parallela a quella dei Governi e di quella ben più lungimirante. Quando ancora dominavano realpolitik e timori, il presidente emerito, da statista quale fu, vide più lontano, intuendo prima di altri l’incipiente crollo del sistema sovietico, la riunificazione della Germania e il ruolo che il gigante tedesco tornato unito e l’Italia avrebbero potuto giocare insieme nel nuovo contesto europeo. Un’opera di diplomazia personale durata per moltissimi anni, poco nota e ancor meno compresa, che oggi può finalmente essere raccontata e valutata con serenità.

Clio Pedone CASA EDITIRCE

Clio Pedone, giornalista specializzata in politica estera, ha collaborato con cattedre di Diritto e Politica internazionale presso le università “La Sapienza” e “Lumsa”. Si è occupata di comunicazione istituzionale e politica presso i Ministeri della Giustizia e dell’Ambiente. Ha pubblicato con l’Athena Editoriale Lo Stato Papale dall’interno e dall’esterno e curato diverse pubblicazioni della Camera dei Deputati, tra cui Il ruolo dell’Italia nel Mondo e Guerra in Libia. Riflessione sul dibattito parlamentare.

Illustrazione di Alberto Giammaruco, HaunagDesign.

L’uomo che guardò oltre il muro

passaggi cruciali dell’ultimo Novecento italiano: dalla crisi degli euromissili alla crisi di Sigonella, dal mondo diviso in blocchi al Muro di Berlino che, con il suo significato più profondo, è la scenografia che fa da contorno al dispiegarsi di questa narrazione. Le affascinanti pagine del libro, che si leggono catturati come dal fascino di un romanzo, descrivono la realtà di uno scacchiere internazionale molto complesso, realtà che come appunto spiega Cossiga nel testo - ha profondamente condizionato tutta la storia politica italiana. Cossiga racconta alla giovane scrittrice come tutto sia legato da fili più o meno invisibili e che non sarebbe stato difficile, con questa consapevolezza, ipotizzare e prevenire la crisi della politica, delle ideologie e dei partiti che le incarnavano nel momento in cui il Muro di Berlino venne giù. Ed è proprio questo il codice di valutazione che questo libro, edito da Rubbettino, ci regala: la possibilità di capire cosa è oggi l’Europa, quanto incide su di essa il colosso tedesco o l’ingresso di quegli Stati e dei loro popoli dai quali il Berlin Mauer ci teneva separati. CLIO PEDONE L’UOMO CHE GUARDÒ OLTRE IL MURO

A volte la lettura di un libro può essere un codice per accedere a valutazioni nuove. Questo capita soprattutto con i libri storici e politici. Questo capita con il nuovo libro di Clio Pedone “L’uomo che guardò oltre il muro – la politica estera italiana dagli euromissili alla riunificazione tedesca”. Un libro su Francesco Cossiga che svela un politico lontanissimo dal solito cliché’ del ‘’picconatore’’, concentrandosi su quello che del presidente emerito della Repubblica era un grande amore: la politica estera. Il volume è arricchito dalla prefazione della figlia del presidente, Anna Maria Cossiga, dall’introduzione dell’ambasciatore Luigi Vittorio Ferraris e da interviste all’ex ministro della Difesa Lelio Lagorio, all’ambasciatore e già capo ufficio stampa di Cossiga negli anni del Quirinale, Ludovico Ortona, e all’attuale vice capogruppo vicario del Pd a palazzo Madama, Luigi Zanda, fidatissimo collaboratore di Cossiga quando fu ministro della Riforma per la Pubblica Amministrazione. L’autrice, giornalista esperta di politica internazionale, ha intervistato il Presidente emerito della Repubblica Italiana su alcuni

Chissà quante volte vi sarà capitato di sentirvi dire da qualcuno che Bari la conosce poco (e poco l’ama) che il capoluogo pugliese non ha grandi monumenti al di là di un paio di basiliche, uno stadio ultramoderno e un lungomare hollywoodiano. Niente di più falso e impreciso. Questo volume, per esempio, presenta ben 60 capolavori dell’architettura barese, sparsi fra centro e periferia, costruiti tutti fra la seconda metà del diciannovesimo secolo e l’ultimo trentennio del ventesimo. Sono una scelta ristretta, chè i due autori garantiscono d’essere in grado di individuarne altrettanti e non è escluso che a breve ne vedremo tracce in libreria. Basterebbe farsi qualche passeggiata in centro (e non solo) guardando finalmente un po’ in giro, magari con il volume a disposizione, quasi fosse una piccola guida turistica. Palazzi magnifici, uffici pubblici sorprendenti, facoltà universitarie, licei classici: Bari è costellata di stupende realtà architettoniche, non tutte tutelate e protette dalle variazioni decise senza troppo riflettere, come purtroppo è accaduto all’attuale palazzo dell’economia, in Corso Vittorio Emanuele. E meno male che a sanare la nostra vista, in quella piazza, oggi c’è il bellissimo Cavallo con Gualdrappa di Mario Ceroli.

Atlante ‘900

AUTORI Nicola Signorile Francesco Gismondi CLIO PEDONE

CASA EDITIRCE Laterza Pagine e prezzo 231 pp. 20,00 €

STUDI INTERNAZIONALI

L’UOMO CHE GUARDÒ OLTRE IL MUR O

LA POLITICA ESTERA ITALIA NA DAGLI EUROMISSILI ALLA RIUNIFICAZIONE TEDES CA SVELATA DA FRANCESCO COSSI GA

Rubettino Pagine e prezzo

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€ 14,00

Rubbettino

88 pp. 14,00 €

Rubbettino

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Mile e na notte

Un abbraccio sin dal titolo, che in Bantu-Kimbundu (una delle lingue dell’Angola significa appunto “benvenuto”) da parte di un filosofo e antropologo africano, uno dei pochissimi (e per certi aspetti l’unico) che scrivano e insegnino direttamente in italiano le “secrete cose” del pensiero africano Bantu (l’etnia più numerosa e complessa del Continente Nero). Una sintesi, ma molto esaustiva che poi mette voglia di approfondire e continuare lo studio perché parole come intercultura e convivenza delle differenze non siano sintesi vuote e stanche parole d’ordine. Un testo alla portata di chi sia appena appena avvertito di filosofia e che abbia la curiosità sufficiente di aprirsi a un mondo e a un pensiero nuovi, nel quale il principio di non contraddizione (quello che esclude ogni terza via) non solo non è praticato, ma viene visto come fonte di profonde divisioni dell’Essere. E il benvenuto del titolo, grazie anche alla postfazione di Angelo Prontera, diventa davvero un caldo abbraccio esistenziale.

L’autore è un barese che ha avuto la pazienza di raccogliere ben 1000 fra proverbi veri e propri e modi di dire in dialetto barese ancora non “sporcato” dal gergo urbanizzato degli ultimi quarant’anni. Un’operazione di archeologia che, insieme a tante altre, certo serve solo per mantenere memoria materiale di un dialetto che va scomparendo, come tutti quelli che mai sono assurti alla dignità di “lingua” (il napoletano, il siciliano specie agrigentino, i quattro grandi ceppi sardi, il lombardo e il veneto). Canonico attribuisce alla suocera questa specie di pozzo senza fondo in cui il buon senso, la saggezza popolare, l’ironia sempre un po’ disincantata dei baresi e la loro grande fantasia hanno costruito nei secoli quella strana parlata, molto influenzata sia dall’arabo sia dal francese, che oggi è ridotta quasi a pura cadenza, che li rende riconoscibili in pochi secondi. L’importante, per chi legge, è sapere che quelle pagine, in realtà, sono ceneri da venerare. Nulla più.

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Mile e na notte

Sintesi epistemologica di Filosofia Africana

Le ditte de srogheme

AUTORE Pedro F. Miguel

AUTORE

CASA EDITIRCE Milella editore

CASA EDITIRCE

Pagine e prezzo 150 pp. 00,00 €

Terra di Bari

Luoghi di memorie

Geopolitica e nuove povertà

Se avete qualche amico riottoso, che ha spesso rifiutato il vostro invito a visitare Bari e il suo territorio, la soluzione è regalargli questo magnifico volume, con le affascinanti fotografie di Mimmo Guglielmi. Non resisterà oltre. Un volume in cui si profonde la cultura sterminata di due accademici dell’Ateneo barese, impaginato secondo l’originale sequenza di mettere insieme luoghi, nomi, storie, vicende dalle antiche origini quasi ai giorni nostri. Fotogrammi preziosi in grado di restituire l’emozione intima e l’incredibile stupore che prende chiunque abbia appena un po’ di sensibilità rispetto ad una terra che parla e canta nel sangue della sua gente, nelle radici dei suoi alberi, nella vita dei suoi animali e nello splendore del mare. Una di quelle opere che ci consolano circa il ruolo che Bari e la Puglia hanno avuto e possono ancora avere nel panorama più complessivo della storia italiana e che ci fanno sentire orgogliosi d’essere nati fra tanta storia e tanta bellezza.

Crisi e non capirci nulla. Globalizzazione, finanza, speculazioni. La sensazione che stia andando male e che le speranze di intere generazioni rischino di squagliarsi come neve al sole, è fortissima. La certezza che non ne usciremo tanto presto e che, soprattutto, nessuno abbia davvero idea di come farlo, genera ancora più angoscia. Insomma, serve un po’ di studio in più, chiunque si senta in grado di dare un contributo, lo deve fare. Michele Monno non è un accademico ma un imprenditore che ha fatto “le scuole alte” e che da giovane ha militato in quella sinistra chiamata extraparlamentare. Oggi è un politico del PD, area Margherita, e si sente in grado con questo testo di darci delle indicazioni sui perché e i percome ci siamo ridotti alle pezze. Un testo che consigliamo soprattutto a chi sta studiando da economista: un bignamino sulle complicate vicende che ci hanno regalato questa crisi che sembra infinita e incomprensibile.

Terra di Bari Luoghi di memorie

AUTORI

AUTORE Michele Monno

E/it Edizioni

Francesco Tateo Pietro Sisto CASA EDITIRCE

PAGINE E PREZZO

Cacucci Editore

141 pp. 00,00 €

PAGINE E PREZZO

Luigi Canonico

222 pp. 25,00 €

giugno duemiladodici

Geopolitica e nuove poverta

CASA EDITIRCE Editrice Rotas PAGINE E PREZZO 135 pp. 14,00 €

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c ultura Pensieri e parole i nostri lettori raccontano

Il miracolo Sua madre non aveva fatto in tempo a chiederglielo tente, lo sguardo sempre altrove, i capelli folti, lisci, che lei si era già offerta di accompagnarla. Il tri- appena appena argentati mossi dal lieve vento. gesimo del fratello maggiore: un altro pezzo di una Lei si ritrovò a sorridere sulla nota melodia: il famiglia immensa, come si usava una volta, s’era suono trillava dalla chitarra come acqua da una disperso nel mistero della morte. Chissà perché, vi- chiara fonte e fu solo allora che gli occhi indefiniti sto che abitavano da tutt’altra parte, i congiunti di lui la inquadrarono. Le sembrò le sorridesseavevano scelto una chiesa in pieno centro, creando ro ma fu davvero un lampo. Tornarono a perdersi immediatamente il problema del parcheggio per chi nell’altrove come delfini al largo. arrivasse dalla periferia. “Ti porto io, mamma” Iniziarono ad arrivare i fedeli: l’aria compunta aveva rasserenato così lo sguardo affranto che sem- dei trigesimi, tutta gente a lei sconosciuta. Gettabrava pregarla senza parlare. Il sorriso azzurro vano appena un occhio a lui, attirati dal suono, dei suoi occhi la compensava da quella non gradita e poi a lei, seduta e trasandata quasi quanto lui scocciatura. al capo opposto della piccola scala. Ne passarono Lei, la figlia, in chiesa ci una mezza dozzina prima andava poco anzi nulla. La che una donna, più o meno madre si sforzava di farlo dell’età di sua madre, le poralmeno per le circostanze “rigesse complice e comprensiva @ cordevoli” o per i funerali di una banconota da mille lire. qualche vecchio amico o col“Tienili tu, che lui se li va lega. Per suo fratello Settimio a bere”. (era il settimo di una sfilza E moltissimi di quelli che arInvia il tuo racconto a: innumerevole) non poteva rivarono, fecero la stessa cosa: pugliain@gmail.com mancare. lanciavano risibili monete nel Caso volle che il parcheggio cappello di lui e poi le metteIndicate in oggetto: spuntasse inopinatamente a vano in mano più sostanziose “Pensieri e parole”; due passi dalla chiesa. Per carte. Qualcuno le chiedeva Massimo 3000 battute cui madre e figlia scesero dalse avessero bambini e lei, più una introduzione di la macchinetta utilitaria, la che aveva ancora una folta massimo 500 battute prima al braccio della secone riccioluta chioma scura, (spazi inclusi). da. Ma quando la figlia ebbe rispondeva di sì, arrossendo accompagnato al banco la appena. madre, le disse in un orecchio Quando iniziò la messa e finì che l’avrebbe aspettata fuori. il flusso dei fedeli, lei aveva E uscì. Una bella giornata raccolto venticinquemila lire: di sole, un venticello gentile: quasi senza accorger- era evidentemente una mendicante credibile. Si sene si ritrovò seduta sul penultimo gradino della alzò e senza dire una sola parola infilò tutto nel scalinata che costituiva il piccolo sagrato. Pochi cappello di lui, che aveva smesso di suonare. “E istanti e un giovanotto dall’aria trasandata e un non te li bere tutti” aggiunse proprio come avrebbe po’ seppiata dalla vita, una chitarra a bandoliera fatto una moglie devota. sulla schiena, apparve alla base dei gradini. Lui guardò il cappello con attenzione poi spostò Sedendosi fece due cose: si tolse il cappello che posò gli occhi su di lei. Sorrideva più divertito che sodper terra davanti a lui e si passò sul petto la chi- disfatto. Prese il cappello e si alzò. Mise al sicuro tarra. Due gesti fluidi e risaputi, fatti centinaia l’incasso e si risistemò la chitarra a bandoliera. di volte. Non la degnò di uno sguardo mentre ar- “Domani suono a San Ferdinando” la informò meggiava per accordare il suo strumento dal suono prima si allontanarsi. dolce e preciso. Iniziò a suonare, intenso e compeAngela Biavasco

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Le cattedrali pugliesi sul

MARE

Come in ogni angolo del religiosissimo Mezzogiorno d’Italia, in Puglia diversi sono i luoghi da visitare durante i riti della Settimana Santa, noi vi proponiamo un percorso alternativo nel profondo Sud pugliese. Le vacanze in Puglia sono sinonimo di mare, sole, divertimento, cibo buono…ed anche cultura. Le coste lungo la regione offrono, infatti, un panorama sorprendente di paesaggi incantevoli e sempre diversi, ma conservano anche prestigiose testimonianze architettoniche del romanico pugliese. Le bellissime cattedrali che si stagliano sul mare sfoggiano ancora intatto il loro antico splendore e diventano segni di un medioevo che qui ha espresso un’architettura unica nel suo genere. La Puglia nel XII sec. era governata dai Normanni e costituiva terra di transito di un gran flusso di pellegrini provenienti da tutta l’Italia e diretti in Terrasanta. Fra il XII secolo e la prima metà del XIII sec. le città si arricchirono perciò di splendide cattedrali. Dalla Capitanata fin giù al Salento, passando per la provincia di Bari, un ricco fermento ha portato alla costruzione di numerosissimi edifici sacri, tra i quali spiccano le chiese baresi come punto di riferimento, creando una meravigliosa e articolata costellazione che merita assolutamente di essere visitata e conosciuta. Un percorso interessante è quello che si snoda lungo il mare adriatico e tocca le cattedrali di Giovinazzo, Molfetta, Bisceglie e Trani.

GIOVINAZZO La cattedrale di Giovinazzo si leva ritta e snella nella sua sagoma, a nord della città,

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in posizione leggermente sopraelevata e, in origine, era totalmente isolata e distaccata da ogni altra costruzione. Fu Arsone I, nel 1125, ad iniziare i lavori della cripta, ma solo il popolo, alcuni sovrani e la generosità pontificia concorsero alla costruzione dell’intero tempio, che dovette iniziare verso il 1165. Il 23 maggio 1283 la cattedrale fu consacrata e dedicata all’Assunta. Ignoto resta il nome del suo costruttore. Le facciate di interesse artistico sono quelle di levante e di mezzogiorno: presentano un bel rosone, un’ampia bifora ed un caratteristico portale ornato da un timpano poggiante su corte colonne tortili. I campanili sono due: il maggiore si erge per oltre 43 metri e conserva miracolosamente quasi integri gli elementi decorativi di stile romanico; il minore è stato rifatto nel 1700. Se l’esterno della chiesa conserva l’originario stile romanico, l’interno si presenta fortemente rimaneggiato per i continui restauri e i rifacimenti di gusto barocco e rinascimentale. Apprezzabile è l’altare del Crocifisso, che presenta un grande Cristo in croce, antico e “miracoloso”, se è vero che, dinanzi ad esso, ha sostato in preghiera perfino S.Giuseppe da Copertino. Con grande emozione e sorpresa, rimuovendo il pavimento ottocentesco del coro, durante i lavori di restauro del 1990, sono venuti alla luce preziosi frammenti di mosaico, con raffigurazioni umane e bei motivi ornamentali di fattura locale,

forse della seconda metà del XII secolo. Di grande significato religioso e bella fattura è poi la preziosa icona bizantina, venerata da secoli nella cittadina, sotto il titolo di Madonna di Corsignano. La cripta, il cui accesso è all’esterno del tempio, è articolata in 15 crociere,

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s entieri il progetto originario. Archetti pensili, pennacchi, piastrini, mensole aggettanti e capitelli con decoro prevalentemente vegetale o antropomorfico arricchiscono la decorazione.

BISCEGLIE

In foto la cattedrale di Molfetta; sotta, a sinistra la cattedrale di Giovinazzo, e a destra Trani.

poggianti su 10 colonne e 12 pilastrini. Le colonne derivano certamente da materiale di spoglio e di esse sei sono in marmo cipollino, due in marmo greco, una, la più antica, è di marmo numidico. I capitelli sono medioevali eccetto due più recenti. Sulla parete est della cripta è incastonata una lastra tombale del 1386 che racchiude le spoglie del nobile giovinazzese Antonio Sindolfi e dei suoi eredi.

MOLFETTA Il duomo di San Corrado di Molfetta sorge sul limite del mare, quasi ad estendere la sua protezione non solo al borgo ma anche alle navi che solcavano le acque prospicenti. Si ignora la data di fondazione della chiesa che, comunque, risale alla seconda metà del XII secolo. Nei secoli successivi vennero costruite le cappelle gentilizie che circondano l’edificio, solo in parte abbattute nei restauri moderni. Estremamente suggestiva è la vista della fiancata settentrionale rivolta verso il mare aperto. Le tre cupole, poste in asse, sono nascoste da strutture coperte da piramidi di altezza diversa, mentre le due torri orientali, che sorgono ai lati dell’abside principale, sono state ricostruite nel XVII secolo. L’interno della chiesa è costituito da tre campate coperte da cupole affiancate da navatelle coperte a semibotte. La pianta irregolare dimostra che i costruttori incontrarono difficoltà progettuali che modificarono in parte giugno duemiladodici

La cattedrale di Bisceglie fu fondata nel 1073 per volontà del Conte Normanno Pietro II, che volle dedicare una chiesa al Santo del suo nome. La sua costruzione, piuttosto lunga, terminò nel 1295 quando, il primo maggio dello stesso anno, il Vescovo Leone la consacrò con una cerimonia solenne a cui parteciparono altri sette vescovi. Costruita in stile romanico-pugliese risulta oggi senza uno stile architettonico preciso, dovuto ai vari rifacimenti che ogni vescovo apportava per renderla attuale allo stile in vigore. Da questa deturpazione sono rimasti illesi solo l’abside, parte della facciata ed i muretti dei matronei. La facciata presenta un portale decorato con triplice fascia di tralci e foglie ed un piccolo portico sorretto da agili colonnine poggianti su grifi con capitelli di foglie di acanto. Dei due portali laterali, sono rimasti solo gli archivolti sorretti da mensole con testa leonina. Due bifore e quattro monofore completano la facciata insieme ad una finestra barocca che sostituisce l’originario rosone. Sul lato destro si trova un grande portale fra due colonne antiche su cui poggiano le statue di San Pietro e Paolo. L’interno, basilicare a tre navate ha perso la sua originaria bellezza, imbruttito dal barocco sfacciato apportato durante i rimaneggiamenti. La cripta anch’essa rimaneggiata poggia su dieci colonne di colore giallastro, ed è la sede ove si conservano i resti e le reliquie dei tre santi patroni. Ai lati del presbiterio è presente un coro ligneo in noce massiccio proveniente dalla Badia di Santa Maria dei Miracoli in Andria. Su di esso vi è scolpita tutta la storia dell’ordine Benedettino dalle origini fino alla fine del medioevo. Composto da due ali che occupano interamente i lati del presbiterio,è formato da 38 stalli; 24 nel primo ordine e 14 nel secondo, ma vi è anche un terzo ordine formato da nude panche. Affinché il coro fosse sistemato nel presbiterio, fu necessario ridurne le proporzioni, asportarne qualche pezzo.

TRANI Parlando di tappe obbligate, non si può, però, omettere la cattedrale di Trani, la “regina delle chiese di Puglia”, forse l’edificio più emblematico del romanico pugliese. Alla sua fama ha certamente contribuito lo splendido scenario in cui è inserita: una splendida e ampia piazza affacciata direttamente sul mare: progettata in ideale posizione scenografica, la chiesa testimonia lo

splendore della Trani medievale. Eretta in onore di S. Nicola Pellegrino, un ragazzo greco di 18 anni morto a Trani in odore di santità il 2 Giugno del 1094, si tratta di un edificio maestoso e imponente, non solo per le notevoli dimensioni, ma anche per l’intensità che è capace di trasmettere. La facciata spicca per la sua luminosità dovuta all’uso di una pietra bianco-rosata di cui sono ricche le cave locali, che si arricchisce di mille riflessi alla luce del sole. La costruzione viene collocata presumibilmente tra il 1159 e il 1186, mentre i lavori di costruzione

del bellissimo campanile, alto m. 58,90, iniziarono nel XIII secolo e si protrassero per più di un secolo. Se l’impatto migliore con la costruzione si ha venendo dal mare, non si può non rimanere colpiti anche dal corpo absidale. Dalla poderosa struttura del transetto si staccano i semicilindri delle tre absidi altissime, da cui emerge prepotentemente quella centrale arricchita da un monumentale finestrone. L’accesso all’interno della chiesa è possibile attraverso una porta aperta nella fiancata sud. Da qui si accede alla chiesa di S. Maria: una lunga aula divisa in tre navate da ventidue colonne di spoglio. Continui scavi hanno portato alla luce vasti tratti di pavimentazione musiva, visibili attraverso botole aperte sul pavimento della cripta. Una scala permette l’accesso al sacello di S. Leucio. Sempre dalla chiesa di S. Maria, scendendo alcuni scalini, si accede alla cripta di S. Nicola Pellegrino. Qui colpisce la presenza di colonne di marmo greco alte e sottili, che conferiscono un’impressione di levità. Tra le due cripte due scalinate conducono alla chiesa superiore: una vasta aula divisa in tre navate da un doppio filare di sei colonne. Purtroppo, oggi l’unica testimonianza dell’antico splendore è ciò che resta del pavimento musivo nell’area dell’altare maggiore: è certo poco, ma anche sufficiente a far immaginare una chiesa sontuosamente addobbata e ricca di colore, come lo furono tutte le cattedrali pugliesi.

Antonio Verardi

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Indiesposti

Il gruppo barese “U’Papun”, guidati da Alfedo Colella, pubblica il nuovo cd “Cabron” e lancia il primo singolo “Indiesposto” contro l’omologazione di massa. Un progetto nato dal lavoro di un cantautore, quattro musicisti e un teatrante, che propongono uno spettacolo di musica e teatro che spazia dal cantautorato alla musica etnica, dal folk al funk, dal jazz alla tradizione popolare, il tutto miscelato ad un sound rock e moderno. La band U’ Papun, capeggiata dalla voce e dalla teatralita’ del carismatico frontman Alfredo Colella, vanta la presenza di musicisti con moltissime esperienze di background e ottima qualità tecnica: Gigi Lorusso (chitarra elettrica e strumenti etnici), Enrico Elia (piano e tastiere), Mario Orlandi (basso) e Cristiano Valente (batteria e percussioni). Il loro repertorio inoltre è accompagnato nei live da siparietti ricchi di sorprese e colpi di scena. Come è esperienza

nata

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la

vostra musicale?

«Stiamo insieme dal 2005 circa e abbiamo fatto un percorso tra festival , concorsi, aperture di concerti degli Après la classe, Goran Kuzminac, Marta sui Tubi, Suoni Mudu e Caparezza, con il quale abbiamo anche avuto una collaborazione e abbiamo realizzato un brano dal titolo l’Appapparenza. Successivamente abbiamo pubblicato un disco, Fiori Innocenti, un album che contiene 16 tracce molto varie musicalmente, ma legate testualmente dalla finta innocenza dei personaggi di cui si parla. Uomini colmi di paure e insicurezze che cedono alla corruzione del proprio animo. È un disco che abbiamo pubblicato dopo anni di attività live grazie a Just Play Music, con la quale abbiamo pubblicato anche Cabron!». A proposito dell’Appaparenza, voi parlate dell’omologazione nel mondo dello spettacolo. In questo album a mio avviso avete esteso un messaggio di

denuncia sociale in tutto il disco. «Quest’ultimo lavoro, per certi versi più maturo e consapevole del primo album, ha un filo conduttore che si dirama in tutte le tracce. Lo definirei un disco sociale, che parla della situazione attuale, dell’omologazione di massa e di censura, di omicidi sentimentali, di storie raccontate e confessate dai protagonisti e soprattutto dell’amore visto da un’altra prospettiva, da quella del fallimento di una relazione o del tradimento». Anche nel look, al contrario del video con Caparezza, avete un aspetto più sobrio, totally black. Soprattutto nel make up... «A differenza degli esordi, in cui avevamo un look più folcloristico, in cui io (Alfredo, ndr) portavo anche una maschera tribale ed eravamo più truccati, adesso con il nuovo album abbiamo deciso di rendere più misurato il nostro abbigliamento, caricandolo il meno possibile e restando anche in linea con il nome del gruppo, dato che in dialetto magazine dell’eccellenza dell’eccellenza pugliese pugliese ilil magazine


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U’PAPUN da ascoltare Cabron!

barese U‘Papunn significa Uomo nero». Il primo singolo che avete lanciato è Indiesposto, una vera provocazione contro l’omologazione di massa. Come voi stessi avete ammesso, ci sono diverse citazioni riprese da altri videoclip... «L’idea è stata messa su dal regista Enzo Piglionica, che già ci aveva diretti nel video dell’Appapparenza. All’epoca volevamo un video in stile Monty Python i cui personaggi, interpretati da noi, dovevano avere quel non so che di demenziale. Essendo il nostro primo video volevamo farci rappresentare al meglio, mettendo in luce quella teatralità che caratterizza i nostri show. Enzo è stato il regista giusto perché è riuscito ad entrare in simbiosi con noi, creando una situazione lavorativa spassosa e a tratti surreale. Indiesposto invece è un omaggio ai video di alcuni dei più importanti artisti del panorama indie internazionale, tra i quali facilmente riconoscibile maggioduemiladodici duemiladodici giugno

è la citazione del video Seven Nation Army dei White Stripes o quella dei Radiohead in No Surprises». Alfredo, nel vostro sound si percepisce sia l’influenza internazionale che quella delle vostre radici culturali, come nel brano Terra. Avete mai scritto un brano totalmente in dialetto barese? «Effettivamente sì, nel disco precedente c’è una canzone dal titolo La nebbie, che ho scritto di getto una notte in cui la città di Bari, raramente invasa dalla nebbia, ne era completamente avvolta. È un brano che parla del lato oscuro della città, delle malefatte, dei pregiudizi e del degrado che la sta piano piano avvolgendo, come una nebbia appunto». Durante i live vi avvalete della collaborazione di un attore sul palco. Come è nato questo

connubio? «Francesco Tatone ricopre i ruoli più svariati, dal comico alla maschera, dall’ironico al drammatico. In realtà la collaborazione con lui è nata per caso, infatti l’abbiamo provata durante un concerto e vedendo che questa fusione tra musica e teatro, piaceva al pubblico, abbiamo deciso di mantenerla». A proposito di live, avete in progetto un tour per Cabron? «A partire da fine maggio inizia la nostra serie di concerti per la promozione del disco. Il 24 infatti, in occasione della Notte Bianca degli studenti, saremo al Campus di Bari per aprire il concerto dei Marta sui Tubi, mentre da giugno in poi, partirà il tour di Cabron!, con dei live ricchi di sorprese». Isabella Battista

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C’è una nuova Fabryka di musica e creatività Dopo la bella performance sul palco del Primo maggio, siamo andati a trovare il gruppo barese dei Fabryka per conoscerli meglio ed ascoltare insieme il loro ultimo album “5 Days” «Finalmente qualcosa di nuovo e non ovvio dal palco degli “emergenti”. Bravi, eleganti, per nulla provinciali. Niente male, davvero». Così Ernesto Assante parla dei Fabryka nel suo blog nel post dedicato al concerto del Primo Maggio. Il gruppo barese dei Fabryka, nato nel 2005, è un laboratorio musicale dall’attitudine indie pop, dalle esperienze elettroniche e le ambizioni internazionali. Nel 2009 la band trova nuovo assetto e dimensione live nella formazione che vede Tiziana Felle alla voce, Stefano Milella alla batteria acustica/elettronica, Raffaele Stellacci al pianoforte e synth, Agostino Scaranello al basso e chitarra baritona, ed Alessandro Semisa alla chitarra elettrica. Sperimentare è il minimo comune denominatore che dal 2004 porta la band a percorrere diverse strade musicali con conseguenti cambiamenti di line up. L’ultimo lavoro in termine cronologico è l’Ep 5 Days (Snowy Peach) del 2011. Questo importantissimo lavoro grazie alla direzione artistica di Ugo Tempesta,

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collaboratore di Alex Britti, Irene Grandi, Fiorello, segna la svolta sonora per la band e la stabilità nella formazione. A t m o s f e r e malinconiche, romantiche si fondono in sonorità più acustiche e ritmi più incalzanti, energici, valicando così i confini del folk rock indipendente e del pop internazionale. Pochi mesi di attività bastano per portare il nuovo progetto discografico su Mtv New Generations con il videoclip di The good insight, e all’interno della compilation di XL “Puglia Sounds Now” con il brano Silence. Recentissima è la vittoria del premio “Via Asiago Live”,

organizzato da radioRAI, grazie al quale la band si è esibita sul paco del Primo Maggio di Roma, riscuotendo grandi consensi da parte di pubblico e stampa. A tal proposito abbiamo intervistato la cantante, Tiziana Felle.

5 Days è un album positivo, parla del coraggio di cambiare, della vita e delle scelte

Tiziana, che s e n s a z i o n i avete provato nell’esibirvi su un palco così importante come quello di Piazza san Giovanni? « S i c u ra m e n t e un’emozione molto forte. In quell’occasione non solo abbiamo avuto visibilità, come dimostra il commento di Assante sul suo blog, ma dietro le quinte siamo riusciti anche a conoscere personalità

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s pettacoli come Massimiliano Casacci dei Subsonica, i Dente e il Teatro degli Orrori».

Italia e Montenegro dialogano sull’arte

Dai commenti ho notato che il vostro stile è piaciuto molto. Chi si occupa dello styling? «In realtà nessuno, ciò che vedete è il risultato del nostro gusto personale. Ognuno di noi si veste nel modo in cui si sente più a suo agio, non è affatto studiato o imposto».

Si è svolta a maggio una mostra di artisti pugliesi in Montenegro. A settembre scambio di cortesie a Polignano a Mare

Come vi definireste musicalmente? «Siamo un gruppo pop che può essere collegato all’indie folk. Per noi è molto importante l’apertura nel campo internazionale, infatti scriviamo i nostri testi sia in italiano che in inglese, mentre il nostro sound è molto vicino alla scena nord europea della fine anni ’80 inizi anni ’90».

La Fondazione Museo Pino Pascali, lo scorso 18 maggio, in occasione della Giornata Mondiale dei Musei, ha presentato in Montenegro una mostra d’arte contemporanea presso il Museo Nazionale d’Arte Moderna ubicato nel Palazzo Reale di Cetinije. L’esposizione, dal titolo Dialoghi Est/Ovest, presentava opere di artisti pugliesi ma che risultano inseriti in circuiti nazionali ed internazionali: Dario Agrimi, Cristina Bari, Raffaele Fiorella, Michele Giangrande, Claudia Giannuli, Pierpaolo Miccolis, Francesco Schiavulli, Francesca Speranza, Giuseppe Teofilo e Nicola Vinci che in questa mostra erano presenti con opere installative, sculture, pittura e fotografia. La mostra, a cura di Rosalba Branà, direttrice della Fondazione Pascali e coadiuvata dai giovani curatori Antonio Frugis e Maria Paola Spinelli, si è conclusa il 2 giugno ma avrà un seguito in Puglia. Nel mese di settembre infatti gli artisti montenegrini Irena Lagator, Danijela Mrsulja, Ana Pejovic, Marija Popovic, Djordje Rasovic e Natalija Vujosevic saranno ospitati nelle nuove sale della Fondazione Museo Pino Pascali a Polignano a Mare. La mostra, suddivisa in due sezioni, ha esposto nel Palazzo Reale Sala Biljarde le opere dei giovani e promettenti artisti pugliesi con l’intento di creare un dialogo virtuale e un rapporto vitale tra le due sponde dell’Adriatico, uno spazio visivo nel quale narrarsi e conoscersi, una preziosa occasione per definirsi gli uni rispetto agli altri pur conservando la propria identità.Nella centralissima piazza Re Nicola di Cetinije invece è stata istituita la sede staccata del Museo Nazionale ‘L’Atelier Dado’ in omaggio all’artista surrealista Dado Duric, negli spazi del suo originario studio, è sorto un Centro per l’Arte sperimentale molto innovativo e attivo a livello nazionale e internazionale. I.B.

A Bari Maggio è per l’infanzia Il vostro ultimo album, 5 days, a partire dalla copertina, è un album pieno di spensieratezza e allegria. Che messaggio avete voluto trasmettere? «In effetti 5 Days è un album molto positivo, parla del cambiamento e dell’andare oltre determinati schemi, del coraggio di cambiare, della vita e delle scelte che si intraprendono e alle rinunce che molto spesso si devono fare. La copertina vuole trasmettere l’idea di questo slancio vitale, con una costruzione fotografica onirica a cura di Valeria Giampietro. 5 Days è il diario di una band in continua evoluzione che, nel giro di cinque anni di carriera ha vissuto numerose trasformazioni nel suono e nella line-up, fino a giungere a un’inedita formazione a cinque che, per la prima volta insieme in sala d’incisione, ha concepito e realizzato i cinque brani che compongono questo lavoro». Ci sono progetti futuri? «Adesso siamo in partenza per un tour in Italia, il 9 maggio a Torino con Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione, mentre il 17 maggio parteciperemo alla selezione del Neapolis Festival. Successivamente parteciperemo ad altri live, ma nel frattempo stiamo già lavorando al nuovo album, che sarà in linea con 5 Days». Isabella Battista

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Cinquantadue eventi hanno arricchito la quindicesima edizione della manifestazione dedicata ai bambini Il nastro della XV “Maggio all’infanzia” è stato tagliato il 12 maggio e per quest’anno non sono mancate le novità: innanzitutto la durata dell’evento è stata raddoppiata, per un totale di otto giorni e addirittura saranno interessate a questo festival delle aree che negli anni passati non erano coinvolte, come l’ allestimento dello Chapiteau in piazza Diaz, un vasto spazio proveniente dal Belgio simile ad un giocoso tendone da circo. Il tutto per 52 eventi tra mostre, proiezioni di film, spettacoli (alcuni debuttanti, altri come prime regionali), documentari, concerti, forum e incontri. Il Maggio all’Infanzia nasce a Gioia del Colle, ma è stato “importato” dal 2009 dalla città di Bari, portando però avanti lo stesso spirito con il quale è venuto al mondo: questo, infatti, resta sempre un festival dell’infanzia e non per l’infanzia, sottolineando così l’importanza di coltivare per tutta la proprio vita il lato infantile di ogni uomo, quello curioso, assetato di scoperte e naturalmente aperto verso l’esterno. Proprio questa spiccata propensione ad un approccio “filosofico” all’esistenza tipica dell’infanzia è stata oggetto di un dibattito tenutosi il 12

maggio con Mariella Procaccio, la quale sostiene che i bambini siano quanto di più vicino esista alla figura del filosofo, poiché entrambi abituati a giocare tanto con le cose quanto con le idee, immaginando altri universi possibili. Il tema scelto per quest’edizione è stato La natura dei bambini, facendo riferimento sia alla natura interiore sia a quella letteralmente intesa: per far sì, quindi, che i ragazzini la conoscano davvero e si riavvicinino all’ambiente avendo con esso un rapporto sano, per tutta la durata della manifestazione (e anche oltre) essi avranno accesso al Giardino del teatro Kismet, dove hanno ricevuto nozioni base di giardinaggio e potranno dar vita ad un piccolo orto cittadino. Tutte le strutture coinvolte (il teatro Kismet, il Granteatrino e l’intera Fondazione Città Bambino) si sono impegnate comunque a rispondere all’esigenza dei bambini di avvicinarsi all’arte e al teatro insieme alle loro famiglie per tutto il corso dell’anno, e quindi non unicamente durante la manifestazione. Daniela De Sario

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s port Non solo calcio

La scherma è pronta per i cinque cerchi

Mancano poche settimane alle Olimpiadi e la suqadra italiana come sempre difenderà il proprio orgoglio grazie a sport meno quotati durante l’anno rispetto al “Dio Calcio” come ad esempio la scherma, che da sempre ci regala grosse soddisfazioni A meno di due mesi dall’appuntamento con lo sport e lo spettacolo delle Olimpiadi di Londra 2012, sono in molti a fare le previsioni sulle possibili medaglie azzurre, su dove possiamo puntare alla vittoria olimpica, e su quali sport, invece, dobbiamo puntare per eventuali sorprese. Una cosa è certa. Se c’è uno sport da sempre per l’Italia fonte di riserva aurea e di tante gioie olimpiche, è la scherma. Non soltanto negli ultimi anni, con il dominio delle ragazze del fioretto, di Valentina Vezzali, di Giovanna Trillini, di Aldo Montano e di tanti altri nomi ma-

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gari meno noti al grande pubblico, ma fin dagli albori dell’olimpismo e dello sport a cinque cerchi. Come dimenticare Edoardo Mangiarotti, che ci ha lasciato qualche giorno fa? L’atleta più vincente della storia della scherma e l’italiano più medagliato nella storia delle Olimpiadi. Nato a Renate (Milano) il 7 aprile 1919, specialista di spada e fioretto impostato come mancino, allievo e figlio del Maestro Giuseppe Mangiarotti, è stato l’azzurro che ha vinto il maggior numero di medaglie olimpiche,

partecipando come atleta ai Giochi del 1936 a Berlino (1 oro), del 1948 a Londra (2 argenti – 1 bronzo), del 1952 ad Helsinki (2 ori – 2 argenti), del 1956 a Melbourne (2 ori – 1 bronzo) e del 1960 a Roma (1 oro – 1 argento). In queste due ultime edizioni dei Giochi è stato anche Portabandiera della squadra italiana unico, insieme al marciatore Ugo Frigerio, ad ottenere questa duplice ed onorifica designazione. Dall’edizione del ‘36 fino a quella di Pechino2008, passando per Tokio1964, Mexico City1968, Monaco1972, Montreal1976, Mosca1980, Los Angeles1984, Seoul1988, il magazine dell’eccellenza pugliese


s port Due Schermidori delle “fiammegialle” a duello. Foto tratta dal sito fiammegialle.org

Barcellona1992, Atlanta1996, Sydney2000 e Atene2004, Mangiarotti ha vissuto tutte le edizioni, senza perderne una, come atleta, giornalista-inviato della Gazzetta dello Sport, Segretario Generale e rappresentante della Federazione Internazionale di Scherma, Capo delegazione delle scherma italiana e con accredito del Comitato Olimpico Internazionale. E dopo Mangiarotti tantissimi atleti che hanno cantato l’inno ai giochi di Oimpia, fino ad arrivare ai nostri giorni con quella Valentina Vezzali che da 14 anni divora oro in ogni competizione mondiale. giugno duemiladodici

VERSO LONDRA Per Londra le speranze della scherma italiana sono tante. Nei recenti campionati europei abbiamo fatto incetta di medaglie, soprattutto d’oro, non soltanto con i senatori della squadra, ma anche con giovani rampanti che non vedono l’ora di cimentarsi con i giochi a cinque cerchi. E la Puglia in questo sport con la scuola foggiana, la tradizione barese dell’Angiulli ed i rampanti giovani di Trani e Lecce non è assolutamente di secondo piano (ne parliamo a parte n.d.r.). Tante soddisfazioni a

livello nazionale ed internazionale in uno sport di cui, purtroppo, si parla soprattutto ogni 4 anni, quando perdere un oro olimpico significa delusione e silenzio per i prossimi quattro anni. Così non è. Gli almanacchi della scherma italiana sono ricchi di soddisfazioni e di grandi successi. Peccato non vengano adeguatamente celebrati. Lo meriterebbero sicuramente di più di qualche effimero successo di un calcio malato, corrotto e viziato. Roberto Mastrangelo

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s port

Dove nascono

SPERANZE... Il movimento pugliese è in continua espansione e vi riportiamo in queste pagina alcuni significativi esempi di come la scuola e i maestri della nostra regione stiano lavorando sui giovani per un futuro vincente GIOVANISSIMI: IL BILANCIO DELLA SCHERMA PUGLIESE Nessun titolo italiano per i giovanissimi pugliesi nell’edizione numero 49 del Gran Premio Giovanissimi, ma dall’appuntamento svoltosi a metà maggio a Riccione la Puglia torna con un ricco bottino di medaglie che può senz’altro definire positiva la spedizione. Tre medaglie d’argento e due di bronzo sono state conquistate dagli schermitori pugliesi: secondi posti per Giorgia Chirolli (Club Scherma Foggia) nella Sciabola Bambine, Flavio Maria Tricarico (Foggia Fencing) nella Sciabola Allievi e Davide De Vivo (Circolo Schermistico Dauno) nella Sciabola Giovanissimi; terzi posti per Ester Morlino (Circolo Schermistico Dauno) nella Sciabola Bambine e Francesco Pio Iandolo (Foggia Fencing) nel Fioretto Giovanissimi. Il bilancio per la Puglia è ulteriormente arricchito dalla quinta piazza per Sofia Pollice del Club Scherma San Severo nella Sciabola Allieve, da altri dieci atleti qualificati per gli ottavi (5 nella scia-

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bola, 3 nel fioretto e 2 nella spada) e, in totale, 35 atleti che hanno raggiunto il tabellone principale, di cui 19 nella sciabola, 8 nel fioretto ed 8 nella spada. La scherma pugliese riassapora dunque dopo due anni il gusto della finale tricolore anche se è ancora costretta a rinviare l’appuntamento col titolo più ambito. A livello di armi si nota una sostanziale conferma della sciabola come specialità trainante del movimento pugliese, anche se si sta assistendo ad una sensibile crescita da parte di fioretto e spada. Ci sono buone speranze per poter migliorare ancora, a partire magari già dalla 50esima edizione del prestigioso torneo giovanile nazionale.

COPPA ITALIA A2: NONO POSTO DI VERRONE Ad Ancona, per la fase nazionale di Coppa Italia – svoltasi unitamente ai campionati a squadre di serie A2 – il miglior atleta pugliese è risultato Fabrizio Verrone, attualmente tesserato per la società Greco Roma, classificatosi al nono posto nella

sciabola maschile; subito dietro di lui il miglior rappresentante dei club pugliesi è stato Francesco D’Armiento del Circolo Schermistico Dauno. Nei campionati a squadre di Serie A2, infine, da segnalare nella sciabola maschile il nono posto del Circolo Schermistico Dauno (con Caldarulo, D’Armiento, De Meo e Marsico) nella gara vinta dalla Virtus Bologna in cui militano, assieme all’olimpionico Aldo Montano, anche i due oriundi foggiani Giuseppe Gramazio e Francesco Scisciolo; nella sciabola femminile undicesimo posto per la Scherma Trani con Ramona Cataleta, Adriana Lattanzi, Margherita Pappolla e Francesca Pasqua Dibisceglie.

CAMPIONATI ITALIANI A SQUADRE: LE PROMOSSE PUGLIESI Grandi successi per la scherma pugliese in occasione dei Campionati Italiani a squadre: l’affermazione più prestigiosa arriva dal Club Scherma San Severo, che nella sciabola maschile conquista la promozioil magazine dell’eccellenza pugliese


s port ne in A2; sempre nella sciabola maschile la Scherma Trani viene promossa in B1, mentre il Foggia Fencing conquista ben tre promozioni (in B1 nella sciabola femminile e nel fioretto femminile, in B2 nella sciabola maschile); nella spada maschile infine il Club Scherma Taranto viene promosso in B2.

Valentina Vezzali in una foto di Maurizio Camagna

Vale, portaci a...

In foto, due schermitori del “circolo schermistico dauno”; Nella pagina a fianco una panoramica di una palestra prima degli incontri.

CIRCOLO SCHERMISTICO DAUNO: 50 ANNI D’ORO Le nozze d’oro sono un traguardo importante, e cinquant’anni di felice e proficua convivenza fra il Circolo Schermistico Dauno di Foggia e scherma andavano celebrati solennemente: per questo il prestigioso club pugliese ha predisposto un ricco calendario di eventi, iniziati quasi un ano fa con il pellegrinaggio al Santuario di S. Michele Arcangelo (protettore degli schermidori) a Monte Sant’Angelo, con l’organizzazione di una mostra d’arte in novembre, con le celebrazioni ufficiali dello scorso 22 dicembre ed infine una serie di gare e di esibizioni per tutti i livelli e le età. “I 50 anni del Circolo Schermistico Dauno – ha dichiarato il presidente del club, Dauno Morlino – rappresentano un evento sicuramente significativo, soprattutto in una città dal tessuto molto particolare come Foggia: anni di grandi soddisfazioni ma anche con tanti sacrifici, poiché fare sport nel Mezzogiorno, dove le risorse economiche sono limitate, diventa sempre più difficile”. Anni difficili, ma anche pieni di soddisfazioni, vero? “Sicuramente sono stati anche anni ricchi di successi: 81 titoli italiani, un titolo europeo, tre titoli mondiali, uno scudetto, una Coppa Italia e due stelle al merito sportivo sono traguardi che ci inorgogliscono. Gli ultimi successi, in ordine di tempo, sono il titolo italiano nella sciabola Giovani per Francesco D’Armiento ed il secondo posto Cadetti per Nicola De Meo, che ha anche conquistato un oro europeo a squadre”. E la storia continua… Roberto Mastrangelo RIPRODUZIONE RISERVATA

giugno duemiladodici

Il fioretto femminile ancora una volta portabandiera italiana nella cerimonia innaugurale delle ‘Olimpiadi. Dopo Giovanna Trillini nell ‘96 tocca alla plurimedagliata olimpica e mondiale Valentina Vezzali Valentina Vezzali sarà la portabandiera azzurra ai Giochi Olimpici di Londra2012. A distanza di sedici anni dall’ingresso di Giovanna Trillini nello stadio olimpico di Atlanta, la scherma azzurra avrà l’onore, attraverso Valentina Vezzali, di tenere in alto il tricolore nel corso della cerimonia di inaugurazione dei Giochi Olimpici di Londra, in programma il prossimo 27 luglio. «È un riconoscimento ad un monumento della scherma e dello sport italiano - è il commento del Presidente della Federazione Italiana Scherma, Giorgio Scarso -. Il Coni ha scelto un’atleta il cui curriculum ricchissimo è già emblematico del grandissimo valore sportivo. Valentina Vezzali è una campionessa di cui la scherma italiana si vanta - prosegue il Presidente federale non solo per i suoi successi, ma anche per l’esempio di grande impegno, dedizione, passione e spirito di sacrificio. È l’emblema della nostra disciplina e siamo profondamente onorati che a Londra sarà

la rappresentante dell’intero movimento sportivo italiano». Valentina Vezzali sarà la sesta rappresentante della scherma italiana a ricevere il ruolo di “alfiere azzurro”. Prima di lei, infatti, vi sono stati Nedo Nadi (Anversa ‘20), Giulio Gaudini (Berlino ‘36), Edoardo Mangiarotti (Melbourne ‘56, Roma ‘60), Giuseppe Delfino (Tokyo ‘64), Giovanna Trillini (Atlanta ‘96). «Come Presidente della Federazione Italiana Scherma - prosegue ancora Giorgio Scarso -non posso che essere grato al Coni per la scelta operata, che valuto sia anche un riconoscimento indiretto alla scherma italiana. Dopo Giovanna Trillini, un’altra grande donna oltre che straordinaria schermitrice, onorerà la nostra disciplina, testimoniando anche come con l’impegno quotidiano, stile e professionalità, si riesce ad essere simboli, emblemi e... alfieri dello sport azzurro». R. M.

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Puglia in Anno V n. 4 • giugno 2012 Periodico free press Registrato c/o Tribunale di Bari al n. 3 dell’1 febbraio 2008

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