Puglia in dicembre 2011

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DICEMBRE 2011

€ 2,00

Il Magazine dell’eccellenza pugliese

POSTE ITALIANE Spedizione in abbonamento postale d.l. 353/2003 (convertito il legge 27 febbraio 2004 n. 46) art. 1 co. 1 – DCB BA

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UNITÀ D’ITALIA L’ARCHITETTURA DI

DIOGUARDI

Aspettando un gran 2012...

AUGURI



Buon Natale



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Block notes

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Primo piano

Aria di Natale 12 L'arte antica degli zampognari 14 Presepi, affreschi viventi di una storia di duemila anni fa

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La folle corsa al regalo?

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The world

Sviluppo

Con Zaccone un premio alla ricerca pugliese

La green economy pugliese piace ai mercati esteri

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Agroalimentare

Ambiente

L'olio pugliese di qualità cavalca la crisi

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La cultura della bellezza è un patrimonio da difendere

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L'olio è l'oro verde di Puglia

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É l'ora dei sacchetti verdi

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Come riconoscere un buon olio? Basta assaggiarlo con attenzione Olivoo, la risposta made in Puglia alle grandi catene della ristorazione A cerignola l'oliva è "bella" e buona

Sempre più export per la Puglia

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Cultura Saverio Dioguardi il genio dell'architettura barese

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Eroi di Puglia

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Un Garibaldi... made in Puglia 35 27

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Spettacoli Mezzapesa porta le spose infelici di Desiati sul grande schermo

Una super Rettore è ancora in cattedra di trasgressione

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Quel martire anglosassone patrono di Mottola

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Nella civiltà contadina le radici della nostra Terra

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I mondi fantastici di Oronzo De Matteis

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Tanto Jazz per chiudere l'anno 42 É sempre tutto esaurito con i maestri del teatro in vernacolo

Sport 43

La stella del Sud vuol tornare a splendere nel firmamento del basket che conta 44

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Puglia in fiera

Anno IV n. 10 Dicembre 2011 Periodico free press Registrato c/o Tribunale di Bari al n. 3 dell’1 febbraio 2008 Direttore responsabile Fabio Paparella Collaboratori Antonio Verardi, Osvaldo Negro, Egidio Franco, Vincenzo Madaro, Daniela De sario, Roberto Mastrangelo, Mariangela Sgaramella, Isabella Battista, Giovanni Moebi, Annalisa Tatarella, Enrico Ciccarelli, Fortunata Dell'Orzo Immagini Osvaldo Negro (Ricerca immagini) Stock.xchng

Redazione pif@publimediasud.it Via Abate Giacinto Gimma, 163 I-70122 Bari ----------------------------------------Editore Publimediasud S.r.l. info@publimediasud.it www.publimeidasud.it Pubblicità Publimediasud S.r.l. Responsabile Ufficio Commerciale Maria Carella Graphic Design ed Editing Publimediasud S.r.l. Stampa

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di Fabio Paparella

Chiusi per lavoro Torniamo a febbraio ma con tante novità. Vuoi esserne protagonista?

A

lla fine, come ogni anno, ci si ritrova a dicembre a commentare con amici, colleghi e parenti che un altro anno è volato via. Saranno sempre le stesse frasi ma, risultano sempre azzeccate. Quello che sta per chiudersi non è stato un anno facile. La crisi economica, la crisi di Governo, le tensioni geopolitiche nel Mediterraneo... diciamo che forse è meglio chiuderlo al più presto questo capitolo e augurarci che tutto sia migliore nonostante i calendari Maya... In questo anno, però, avrete avuto modo di leggere su queste pagine anche cose positive. Per fortuna dei pugliesi, non è poi tutto da buttar via. Certo non basta, certo dobbiamo fare di più. Se guardo nel nostro piccolo, Publimediasud, l'azienda editirice di questo magazine, qualcosa in più l'ha fatta. Del resto saremmo risultati un po' ipocriti se dalle colonne di questo giornale invitassimo tutti ad osare per combattere la crisi e poi noi ci fossimo tirati indietro. E invece, no. Non ci siamo sfilati. Abbiamo cercato di aggredire la crisi raddoppiando i numeri di questo magazine e abbiamo creato una nuova iniziativa editoriale, Diritti Doveri, una guida alla cittadinanza attiva che piano piano vedrete arrivare anche nel vostro comune. Per quest'anno l'abbiamo testata su Cerignola con ottimi risultati, A questo punto però, restando in tema di luoghi comuni, l'appetito vien mangiando... e per il 2012 abbiamo in mente di fare tanto altro. Questi che stiamo vivendo, infatti, sono per noi giorni frenetici. Innanzi tutto il nostro magazine subirà un restyling grafico e contenutistico per offrirvi sempre di più. Stiamo, anche, lavorando su un grande e ambizioso progetto che dia una scossa energica a questa Terra. Puglia in e Diritti Doveri ne faranno parte e siamo sicuri che tale progetto possa trovare la convergenza di Istituzioni e aziende. Avremo necessità di nuove collaborazioni e, infatti, stiamo ricercando ragazzi con tanta energia e voglia di rimboccarsi le maniche in un settore dinamico e affascinante come il nostro. Uomini e donne esperti o no, che vogliano fare i giornalisti e gli account, ma anche i grafici, i creativi o i "markettari" della situazione. Insomma, la lunga crisi si fa sentire, ma noi non stiamo a guardare e se anche voi avete voglia di reagire è il vostro momento. Il 2012 sta per iniziare allaciate le cinture, si parte!


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DEIS s.r.l De Sortis Industrie Semoliere 71042 CERIGNOLA (FG) - Italy S.S. 545 Rivolese Km. 3,300 - Zona Industriale Tel. (+39) 0885 449016 - Tel. (+39) o885 449017 - Fax (+39) 0885 449080 e-mail: deis@desortis.it

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Be’ basta...

L’inciso tra parentesi è quanto mai fondamentale in questo caso… Altrimenti sarebbe davvero difficile riuscire a prendere sul serio questa sagra organizzata a Casarano! Ma in fondo, si sa, le feste in paese sono o non sono un’occasione per ridere e divertirsi in compagnia??? Ecco, di sicuro in una sagra del genere il divertimento inizia già prima di cominciare.

Basta proprio!

Foto di Puglia

Che spettacolo! Che questa regione sia ricca di fascino e bellezze naturali lo sapevamo, ma che fosse così incantevole vista dallo spazio non lo immaginavamo mica! che dire, parafrasando una nota canzone: "Guarda che Puglia"...

La ricetta del mese

Le cartellate

Mettete la farina a corona sul tavolo da lavoro. Nel centro mettete il vino intiepidito e l’olio. Sciogliete un pizzico di sale in 50 cl di acqua tiepida da utilizzare per impastare tutto il composto affinché risulti né troppo duro né troppo morbido. Ottenete dalla massa delle palline che stenderete col mattarello; tagliate delle strisce con la rotella della larghezza di 3 o 4 cm. Piegate in due le strisce e unitele,con le dita, a distanza di 3 cm. creando cosi delle conchette. Arrotolate su se stesse le strisce a spirale e fatele asciugare e riposare per circa 6 ore. Friggete le cartellate in abbondante olio bollente. Immergetele nel vincotto di fichi o nel miele e spolveratele con la cannella unita allo zucchero a velo. La spolverata finale puo essere fatta anche con gli anicini colorati.

Ingredienti 1 kg. di farina bianca 200 gr. di vino bianco secco vincotto di fichi o miele cannella in polvere e zucchero a velo 400 gr. di olio extra vergine di oliva 10 gr. di sale, acqua tiepida


Sfogliando la Puglia Un viaggio inaspettato Sguardi di speranza, sorrisi di gioia, volti rigati da lacrime di sofferenza, braccia che stringono il dolore, labbra che si uniscono in un bacio che riporti calore. Gesti d’amore, gesti che parlano di vita, quella che a tutti i costi bisogna salvare, con l’aiuto della ricerca che non si ferma mai ma anche con la volontà di chi lotta per guarire. I protagonisti sono loro, i bambini speciali del reparto di oncoematologia pediatrica del Policlinico di Bari fotografati nei loro momenti di vita quotidiana in corsia. Istantanee a colori scattate da Attilio Rossetti, e raccontate da Nica Ruggiero sono racchiuse nel libro “un viaggio inaspettato, insieme contro i tumori nell’infanzia”. Edito da Ancora, questo libro nasce dalla voglia di regalare una testimonianza e al tempo stesso di lanciare un messaggio di speranza anche a chi ha avuto la fortuna di non vivere in prima persona una diagnosi drammatica quale può essere quella di una leucemia. L’idea del volume fotografico è dell’Apleti, Associazione Pugliese per la Lotta contro le Emopatie e i Tumori dell’Infanzia, nata da un gruppo di genitori di piccoli pazienti che hanno deciso di porre come mission quella di mettere il bambino oncologico al centro di ogni cura, medica e psicologica. La scoperta di un cancro è come dover fare un viaggio inaspettato, improvviso e quando ad ammalarsi è un bambino, la tragedia colpisce soprattutto i genitori che nella loro consapevolezza sanno di dover affrontare un percorso fatto di tanti ostacoli: dalla diagnosi alla cura, con la speranza mista alla determinazione di vedere il proprio figlio guarire. A parlare in questo libro sono le emozioni dei piccoli pazienti. Molti di loro ce l’hanno fatta, ma tanto ancora bisogna fare per migliorare la qualità di vita dei piccoli pazienti. É questo l’obiettivo, dal 1980, dell’Apleti. "Un viaggio inaspettato" di Nica Ruggiero.

L'anomalia italiana e l'autodafè della sinistra In questo saggio Egidio Zaccheo, docente di Scienza politica e Storia delle dottrine politiche presso l’Università del Salento di Lecce ha voluto raccogliere una serie di interventi intorno al dibattito politico che ha visto impegnata l’area della sinistra democratica fino al congresso fondativo del Pd, con sullo sfondo un Paese alla ricerca di un cambiamento e con nel mirino la crescita ed il riscatto della Nazione all’indomani della caduta della Prima Repubblica e dei vani tentativi di creare un partito riformatore di sinistra che si sono susseguiti negli anni precedenti. “Dopo le cose dette e decise dai dirigenti dell’ex partito dei Democratici di Sinistra nel Consiglio nazionale del 15 luglio 2005 – afferma l’autore nella Prefazione – avevo maturato la convinzione e formulato la previsione che quel partito si sarebbe posto l’obiettivo storico di eliminare l’anomalia politica del nostro Paese dell’assenza di un forte partito riformista e di governo della sinistra”. Si parte dall’analisi della sfida dei Ds sull’unità della sinistra per proseguire lungo un filo rosso che si snoda lungo gli agili capitoli del libro verso la ricerca dell’unità del centrosinistra in un partito “fuso”, passando attraverso la sfida del riformismo socialista, le scelte (disastrose) del Ds e della Marcherita e i disastri del veltronismo, definito “oppio della politica” e con un accenno in particolare alla situazione pugliese. L’anomalia italiana e l’autodafè della sinistra. - Saggi di Egidio Zacheo. Pietro Manni Editore, 2010, 180 pagine, € 22.00

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Lott ro c' nume "Gianna. edito da o im i, lt ro Nell'u afico. Il lib ero Grass 010). pp. G 2 r tipog nna" è di rale Rts, ( o u una D rativa cult e Coop 15,00. 260, €


C'era una volta Bari Di libri su Bari ce ne sono tanti. C'è oggettivamente l'imbarazzo della scelta ormai. Questo pamphlet di Nicola Mascellaro edito da "L'Arco e la Corte" merita però una particolare menzione per la dovizia con cui l'autore racconta la città. L'essere stato per trent'anni responsabile dell'archivio della Gazzetta del Mezzogiorno ha fatto si che l'autore divenisse una sorta di custode delle memorie di Bari e oggi queste memorie le ha messe a disposizione della collettività con questo volume. Il racconto di una città che un tempo era la "Regina delle Puglie" con una borghesia che ha fondato aziende, costruito teatri e che però pian piano ha perso il proprio blasone. Come giustamente scrive Mascellaro: "Andiamo a New York per il week end e poi magari non sappiamo chi è il personaggio che dà il nome alla strada dove abitiamo". Conoscere la propria città nei colori, odori, fatti e tradizioni dovrebbe essere alla base della propria formazione culturale, ma oggi è un esercizio mentale sempre più in disuso. Questo libro non è una "opera Omnia" su Bari ma aiuta sicuramente a riappropiarsi delle proprie radici. "C'era una volta Bari" di Nicola Mascellaro L'Arco e la Corte Editore, pp. 248 € 10,00.

Socialismo e antifascismo a Gioia del Colle Nicola Capozzi Le lotte del movimento bracciantile le delusioni e le speranze della Puglia nelle contraddizioni del Novecento: le vicende biografiche di Vito Nicola Capozzi (1889-1976), gioiese e personalità di rilievo del socialismo pugliese, tracciate da Ermando Ottani, ci consentono di riflettere su alcuni passaggi nodali che emergono dall’intreccio che lega la storia locale agli avvenimenti della “grande storia”. Alle nuove generazioni si può dire che Capozzi ha saputo interpretare e dare voce alle esigenze di un’Italia povera e dimenticata ed ha combattuto la sua lotta contro il fascismo e per la giustizia sociale, pagandone di persona le conseguenze più dolorose. In un momento storico in cui chi alza la voce sembra farlo solo per perseguire interessi personali, la figura di Nicola Capozzi ci ricorda che sono gli ideali di giustizia e solidarietà sociale a dare senso e significato alla storia di una comunità. Punti vendita: Bari (Feltrinelli, Laterza, Roma, La Goliardica, Egafnet), Gioia del Colle (Minerva, Arcadia, Aretusa, Librellila, Agorà, Pegaso, Curione, Carmen, Dafne, Eureka, Il Giocattolaio), Sammichele di Bari (Suma Ed. Fortunato, Casa In), Noci (Trisolini), Acquaviva delle Fonti (Stella). "Socialismo e antifascismo a Gioia del Colle – Nicola Capozzi" di Edmando Ottani; Suma Editore, ( 2011) € 15,00

Spaghetti paradiso Il primo romanzo dell’avvocato Nicky Persico, inizia con un sogno e finisce con la storia di Ulisse e Polifemo e, nel mezzo, qualche ricetta con ingredienti che danno sapore alla vita. Si legge tutto d’un fiato “Spaghetti paradiso”,in cui è la visione d’insieme a dare il ritmo ai personaggi e alle loro storie. Quella visione d’insieme che è anche il titolo di un capitolo del libro e che diventerà l’unica vera arma per combattere lo stalking, anzi per sottomettere questo fenomeno tanto dilagante quanto difficile da riconoscere, prendendo in prestito una filosofia di combattimento cinese. Secondo la Sun Tzu occorre riflettere, mantenere la calma e acquisire informazioni, perché lo stalking è una forma di manipolazione che esista, come la mafia, che usa l’intimidazione per assoggettare e acquisire il controllo. Mafia e stalking sono i reati in cui si imbatterà un giovane praticante avvocato, il cui destino incrocerà quello di due donne vittime di violenza, mentre una ragazza senza passato si metterà alla ricerca del suo pezzo di vita mancante, in un racconto dove protagonista sarà anche un eroe metropolitano. A fare da sfondo alla rete di personaggi e trame intessute, è la Puglia, con i suoi colori e la sua gente. "Spaghetti paradiso" di Nicy Persico; Aliante Editore, ( 2011) pp. 272 € 16,00

Segnalaci la tua pubblicazione. Scrivi a pif@publimediasud.it o consegna una copia saggio direttamente in redazione.


Dicembre

Agenda BARI CINETEATRO ROYAL H. 21,00 - Ingresso da € 15 A € 33

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LA RESISTIBILE ASCESA DI ARTURO UI

DI BERTOLD BRECHT si replica 15, 16 e 17 dicembre

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ARTE POVERA MOSTRA prosegue sino a marzo

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IL GATTO E GLI STIVALI rappresentazione teatrale info www.bookingshow.com

VERDENA in concerto info www.bookingshow.com

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VASCO SHOW BAND in concerto

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RENZO ARBORE E L'ORCHESTRA ITALIANA in concerto

BARI TEATRO KISMET H. 9,00 - Ingresso da € 3 a € 5

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LECCE TEATRO POLITEAMA GRECO H. 21,00 - Ingresso a € 19,00 e 34,00

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CAPAREZZA in concerto info www.bookingshow.com

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puglia in fiera



Merry Christmas

Aria di

Natale Alberi, candele, presepi, luci, palle, vischio e chi più ne ha, più ne metta... Ecco tutto ciò che da sempre fa di case, negozi, uffici e strade l'atmosfera più natalizia

Il Natale è una festa pagana nata molti secoli prima della venuta di Cristo, quando l’uomo guardava stranito ai prodigi della Natura e cercava di conquistarne i favori con rituali propiziatori, per ridestarla dal suo torpore e assicurarsi prosperità. Così, tra il 22 e il 24 dicembre, si celebrava la Festa del Solstizio d’Inverno, il momento in cui il Sole veniva partorito dalla Grande Madre, per garantire lui stesso, successivamente, come figlio ed amante, la fertilità della sua sposa. Questi significati della festa permangono tutt’ora e il nostro modo di celebrare la festa continua a presentare, con nuove vesti, antichi retaggi culturali, rituali pagani e simboli assorbiti dalla religione. Simbolo per antonomasia del Natale è l’albero. Adorno di luci e decorazioni, sfere colorate e addobbi d’ogni genere, esso evoca gli antichi culti legati alla fertilità e alla procreazione. Nelle culture nordiche l’albero rappresentava l’elemento fallico e, dunque, la potenza

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creatrice della Natura. Sarebbe stato San Bonifacio, nell’VII secolo, a trasferire l’uso dell’albero al mondo cristiano, identificando, per il suo carattere sempreverde, l'abete con la vita eterna. Dopo di lui, Lutero fu il primo a porre delle candele sull'albero di Natale, inaugurando, così, la tradizione attuale di usare luci, fili colorati e nastri, che, in parte, rimandano ai capelli delle fate o alla luce degli spiriti che abitano la foresta e sono simbolo della vita della natura. Per quanto riguarda le palle, c’è un’antica leggenda che ne parla: un giocoliere, povero a tal punto da non avere niente da portare a Gesù appena nato, decise di recarsi da lui a mani vuote, ma facendo ciò che gli riusciva meglio, cioè il giocoliere. Con il suo spettacolo fece ridere il bambinello: da allora, si tramanda che le palle colorate appese al nostro albero, rappresentino tutte le risate di Gesù. Secondo i rituali di mietitura, l’albero doveva essere battuto, percosso o addirittura bruciato per assicurare la fuoriuscita dello spirito silvestre e, dunque, la fertilità. In quest’ottica s’inserisce l'usanza dell'accensione

dei fuochi e del ceppo natalizio. La tradizione vuole che, qualche giorno prima della Sacra Notte, ogni maschio della famiglia andasse nei boschi per tagliare alberi di ulivo, betulla, abete o quercia da ardere sul fuoco, trasformandoli appunto in "ceppi" natalizi. Allora, le luci di cui oggi l'albero viene addobbato potrebbero ricordare anche questo fuoco rituale e i doni deposti sotto di esso, il suo carattere fecondatore e portatore di gioia. É legato alla tradizione natalizia anche l’uso del vischio, considerato una pianta magica per la sua origine: essa non spunta dal terreno ma, nascendo sui tronchi dei meli, delle querce e dei pioppi, sembra venire dal cielo ed è, perciò, apportatrice di fecondità. Ancora oggi, la sua presenza è di buon auspicio per la famiglia che ne fa uso sulla propria tavola, o nella propria casa. Per le stesse ragioni si regalano l’agrifoglio o il pungitopo: entrambe sono considerate piante della fortuna e le loro foglie dure e piene di spine figurano puglia in fiera


Merry Christmas

la forza e la prevenzione contro tutti i mali. Accanto ad esse, ogni tavola natalizia che si rispetti, deve avere anche un cesto di arance, il melograno e un cero. Frutti invernali per eccellenza, le arance ricordano il calore del sole e raffigurano speranza e splendore; il melograno rappresenta la rigenerazione della natura; il cero simboleggia la nascita di Cristo, che con il suo avvento portò la luce tra gli uomini. Di derivazione pagana è l’usanza della tombola: durante i giorni che precedevano il solstizio d’inverno, dedicati a Saturno, si permetteva eccezionalmente il gioco d’azzardo, proibito nel resto dell’anno: ciò era in stretta connessione con la funzione rinnovatrice del dio, il quale distribuiva le sorti agli uomini per il nuovo anno. É soltanto cristiana, invece, l’usanza del Presepe. Il primo, vivente, con il bue e l’asino nella mangiatoia, risale al 1223 a Greccio, vicino Rieti: lo ideò San Francesco d’Assisi, ispirandosi alla tradizione liturgica di molti Paesi europei di organizzare sacre rappresentazioni atte a rievocare le principali scene evangeliche. Francesco volle rievocare la scena della Natività con un bue e un asino in carne ed ossa ed un bambinello posto nella mangiatoia, che potesse essere adorato dai fedeli. Tra i simboli natalizi, non si possono, infine, dimenticare i nostri classici panettone e pandoro. Pare che, originariamente, il panettone fosse un grosso pane, alla preparazione del quale doveva sovrintendere il padrone di casa, il quale, prima della cottura, vi incideva col coltello una croce in segno di benedizione. Esso veniva poi consumato dalla famiglia, solennemente riunita per la tradizionale cerimonia natalizia. Il nostro pandoro sarebbe, forse, invece, l’antico “Pan de oro”, un dolce ricoperto di sottili foglie d’oro zecchino (da cui probabilmente il nome attuale) che veniva servito in Veneto sulle tavole delle famiglie più ricche, o il “Nadalin” un dolce a forma di stella, che per tradizione le famiglie veronesi preparavano per Natale. Antonio Verardi

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speciale Natale 2011

L'angelo del gloria Di solito lo mettono per ultimo. Se è fortunato, ha un compagno che gli regge l’altro lembo del lenzuolo, quello bianco tutto plissettato dove c’è scritto “Gloria nel più alto dei cieli ecc”. Il più delle volte però, gli capita di dover fare tutto solo da angelo-sandwich, con questa immensa proclamazione di gloria fra le braccia spalancate. Un lavoro usurante, non c’è dubbio. Ma essendo un angelo, si presume che la sua vita eterna, in un certo senso, lo preservi dalla decadenza. E un Presepe, senza di lui/lei (non parliamo di sesso degli angeli, per favore…) non sarebbe un vero Presepe.“Mi sono iscritto di recente alla Federangeli” ci confessa mentre dà una rinfrescata alla scritta sul lenzuolo bianco. “Ho chiesto almeno di poter usufruire, ogni tre o quattrocento anni, di un ventennio sabbatico e potermi godere un poco di mondo”. E già, perché lui lavora fisso a Betlemme, che poi non è quella città tentacolare che si potrebbe pensare, anche se tutto o quasi è successo qui. “Mi ricordo il dibattito, a suo tempo: Nazareth o Betlemme? Siamo sempre più o meno in Palestina, ma vuoi mettere la differenza? A Nazareth non era successo mai niente, mai mai. Nemmeno una piccola citazione nella Bibbia. Mai. A Betlemme, invece, mi ricordo quando nacque Davide, il futuro re, quello che fece secco Golia, per intenderci. E per questo il capo decise per Betlemme…”. Gli chiediamo se non si senta una figura minore del presepe, se l’asino e il bue, che gli tolgono sistematicamente la scena, non siano in qualche modo dei privilegiati rispetto a lui. “Be’ vedi, in realtà io sono la prima e per ora unica figura multimediale del presepe…” Deve aver colto l’espressione sorpresa che ci sta disegnando la faccia perché continua: “Io sono il vero protagonista dell’annuncio – sorride – perché senza di me nessuno capirebbe quello che sta realmente succedendo: una grotta, una stalla, un posto assolutamente privo di qualsiasi attrattiva, tre poveri disgraziati fra cui un neonato 'al freddo e al gelo' come cantate voi. Potrebbe essere una delle tante famiglie di poveri disgraziati in un momento di crisi acuta. Migranti, barboni, gente così…quelli sempre ai margini, sbattuti dalle onde, destinati prima o poi a finire in fondo al mare dopo aver tentato di traversare le acque verso la felicità. E invece? Invece no: io canto e proclamo la gloria, fin nel più alto dei cieli, dove mai nessuna astronave potrà mai arrivare. Perché questa famiglia di disgraziati ha ben altro da dire e da dare a voi piccoli, presuntosi umani. Annuncio, canto, proclamo: la prossima volta guardami meglio e vedrai che le mie ali ondeggiano appena alla musica celestiale, altro che ipod..” Il suo lenzuolo bianco è pronto, la scritta riluccica d’oro alle lucine tutto attorno. Lui levita verso la sommità della grotta ancora semivuota dove sta per avverarsi il grande miracolo di ogni Natale. Quest’anno ci sembra di vederlo sorridere mentre distende la sua proclamazione di Gloria, Gloria nel più alto dei Cieli, perché anche quest’anno, a Natale, Qualcuno ci regalerà ancora un briciolo di Speranza e tanto Amore. Fortunata Dell'Orzo

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Merry Christmas

Zampognari L'arte antica degli

É sempre più raro trovare in giro per le città maestri zampognari. Gaetano Romanelli e Biagio Cassano sono due baresi appasionati dello strumento più cool del Natale. Li abbiamo sentiti per voi

Gaetano Romanelli e Biagio Cassano, sono due ragazzi appassionati di musica popolare che da qualche anno a questa parte, girano per la Puglia in veste da zampognari con l’intento di ricreare l’atmosfera natalizia di una volta. Da quanto tempo siete zampognari e com’è nata questa passione? «Esattamente dal 2005. Sia io che Biagio facciamo parte di un gruppo di musica popolare e dato che colleziono strumenti musicali e sono polistrumentista - suono la fisarmonica, l’organetto diatonico, la chitarra battente e la tammorra - mi sono interessato anche a questo strumento. Nell’estate di quell’anno andammo a Scapoli, in provincia di Isernia, al Festival

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Internazionale della Zampogna, organizzato dal Comune di Scapoli e dal Circolo della Zampogna, in cui si riuniscono zampognari e suonatori di strumenti a sacco (come cornamuse e pive). Fu proprio in quella occasione che acquistai la prima zampogna molisana, mentre Biagio comprò la relativa ciaramella. Da quel momento, in maniera autodidatta e mediante una lunga ricerca sul campo, abbiamo imparato ad usare gli strumenti e a suonare il vasto repertorio di nenie, pastorali e tarantelle appartenenti alla tradizione meridionale; successivamente ci siamo fatti realizzare dalle sarte il costume tipico dello zampognaro che è composto da cappello scuro, un mantello nero, un gilet di pelle di pecora, le ciocie (i calzari) e poi i calzettoni di lana bianca o di pelle di pecora».

nel Comune di Scapoli. In realtà però questo Comune non è l’unico centro di riferimento, poichè la zampogna è uno strumento ancora molto utilizzato soprattutto in Basilicata, Calabria e Sicilia dove vi sono ancora abilissimi costruttori e suonatori. L’unico costruttore, invece, di zampogne in Puglia è il maestro Gigi Rizzo di Monopoli, punto di riferimento per i pochi zampognari della regione». Una volta terminato questo periodo, cosa fate durante l’anno? «Terminato il mese di Natale, mettiamo da parte gli abiti degli zampognari ma non gli strumenti, in quanto li utilizziamo correntemente nel repertorio del nostro gruppo

Quando iniziate a girare e dove? «Abbiamo una data fissa, il 6 dicembre. Essendo baresi, siamo molto legati alla tradizione di San Nicola e alla funzione che si svolge alle 4 di mattina, così iniziamo la nostra attività proprio a quell’ora. Dopo la messa iniziamo a girare per il Borgo Antico e la gente che ci incontra resta molto entusiasta, in quanto sono diversi anni che a Bari non circolano più zampognari. La nostra stagione lavorativa termina il 6 gennaio, con l’Epifania. Sotto Natale noi giriamo per tutti i paesi pugliesi in occasione di messe solenni, presepi viventi o mercatini natalizi». Esiste un’associazione pugliese degli zampognari? «No, esiste il circolo della zampogna puglia in fiera


Merry Christmas

Terra dei Suoni, che fa capo all’Associazione omonima. Quest’Associazione nasce nel 2009 grazie ad un progetto della Regione Puglia “Bollenti Spiriti - Principi Attivi”, e si occupa di ricerca e di proposta della musica tradizionale pugliese e animazione turistica. Abbiamo una sede nel Borgo Antico di Bari in Strada Vallisa, 48 e organizziamo anche corsi di tamburello, pianoforte, chitarra, violino, teoria musicale e solfeggio, oltre i corsi di danze popolari e tradizionali: pugliesi prima di tutto e poi anche ebraiche, rumene, russe, francesi, greche ecc... Parallelamente a questo realizziamo corsi specifici nelle scuole per fornire il primo approccio agli studenti a quella che comunemente viene chiamata musica popolare, ma che in realtà nasconde le più antiche radici culturali». Isabella Battista

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speciale Natale 2011

La zampogna La zampogna è uno degli strumenti più arcaici che abbiamo e che sin dalla sua creazione ad oggi è rimasta quasi involuta nel suo aspetto, poiché gli elementi che la costituiscono sono di natura semplice e reperibili in un ambiente rurale e povero. É composta: dal ceppo in cui vengono inserite le canne sonore o chanter, di solito quattro, che hanno un proprio nome come la ritta per la mano destra, la manca per la mano sinistra e i due bordoni. Molto spesso queste parti vengono fatte di ulivo e ciliegio, alberi più diffusi nel sud Italia; dalle ance che sono fatte con le canne che si trovano nelle zone più umide e paludose; e dall’otre (la sacca) che è fatto con una pelle naturale di capretto. Ma la costruzione della zampogna ha subito, da una decina d’anni a questa parte, delle importanti innovazioni a partire dall’introduzione delle ance in plastica, il mylar, che rendono stabile il suono nonostante gli sbalzi della temperatura e il tasso di umidità presente nell’aria; all’otre che, dalle pelle naturale o dalla camera d’aria di copertone che provocava problemi sia allo strumento che al suonatore che respirava le eventuali muffe e residui plastici, è diventato di wintex, un materiale che si usa per fabbricare le tute degli sciatori, capace oltre ad avere una elasticità simile a quella della pelle naturale, di permette all’aria di non uscire e all’umidità di non entrare! Le zampogne si misurano in base alle tonalità e quindi alla grandezza. Più piccola sono, più è acuto il suono e viceversa. In Molise si utilizza un sistema di misura numerico (ad esempio la 25, la 30 ecc..) mentre in Calabria e in Basilicata l’antico sistema di misura a palmi (ad esempio 3 palmi, 3 palmi e ½, 6 palmi ecc…). La ciaramella invece è l’antenato dell’oboe a livello popolare, alcuni lo chiamano piffero, in Calabria viene chiamata pipìta ed è la compagna inseparabile della zampogna. E’ anch’essa fatta di ulivo o ciliegio e monta un’ancia di canna.

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Merry Christmas

Presepi, affreschi viventi di una storia di duemila anni fa Dal Gargano al Salento, ci sono diverse ricostruzioni storiche della Natività da ammirare in giro per la regione. Tra le stradine dei borghi antichi, nella caratteristica atmosfera delle grotte, tra i ruderi delle chiese medievali e sulle colline innevate: sono questi gli scenari nei quali si rinnova la tradizione dei presepi viventi. La Puglia anche per quest´anno si trasforma in palcoscenico della Natività con numerosi comuni che hanno allestito per le feste natalizie rappresentazioni viventi della Betlemme di duemila anni fa. Affreschi di vita che fondono arte, tradizione, religione e folclore. Le ricostruzioni storiche, che attraversano tutta la Regione - dal Gargano al Salento - rievocano la notte di Natale attraverso personaggi in costume, sono caratterizzate da musiche palestinesi e canti popolari, sapori e odori della cucina locale nei caratteristici angoli dei borghi antichi. Ad Alberona sono già iniziati i preparativi per la rappresentazione della Natività. Scene e ambientazioni del presepe vivente alberonese saranno ospitate nella parte più antica e meno conosciuta di Alberona, in un percorso che si dipanerà tra gli archi, le viuzze di pietra, le piazzette e le abitazioni dei quartieri storici. Alberona fu sede dei cavalieri Templari, leggendari difensori della cristianità, che hanno lasciato tracce indelebili del loro passaggio soprattutto sulla facciata della Chiesa Madre. Il percorso attraverso le scene della Natività, inoltre, sarà un affascinante cammino per chi ama gli stemmi e i portali delle abitazioni poste nel cuore del centro storico alberonese. Nel panorama regionale il presepe vivente di Faggiano si è ritagliato nel corso degli anni uno spazio ed un interesse di assoluto prestigio e di grande notorietà, diventando esso stesso una tradizione che premia la cultura delle popolazioni ioniche. Nato nel 1992, è stato premiato da diversi riconoscimenti, tra cui quello di Miglior Presepe Vivente d’Italia. I vari personaggi e le diverse scene che si creano, trovano naturale 16

collocazione all'interno di un paesaggio naturale incantevole entro limiti ben precisi delineati da recinzioni a secco preesistenti e dall'orografia stessa del terreno. Il paesaggio naturale è arricchito inoltre da manufatti in pietra e/o legno che ricostruiscono luoghi e situazioni caratteristiche di questa tradizionale rappresentazione. Inoltre quest’anno, cade il 25mo anniversario del presepe vivente di Pezze di Greco, altamente suggestivo, rappresentato in un antico insediamento rupestre chiamato Lama del Trappeto. I protagonisti faranno rivivere oltre alla Natività, l’autenticità della vita rurale all’interno di un villaggio rupestre. Isabella Battista

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I presepi viventi di Puglia Alberona (FG)

24, 25 e 26 Dicembre - 6 Gennaio;

Salice Salentino (LE) XVI Ed. dal 1 Dicembre al 2 Febbraio; Sanarica (LE) XXIV Ed. 25 e 26 Dicembre, 1 e 6 Gennaio; Tricase (LE) XXXI Ed.

25, 26, 28 e 30 dic. e 1, 3 e 6 gen.;

Alberobello (Ba)

Museo del Territorio "Casa Pezzolla"

dal 10 Dicembre al 8 Gennaio;

Castellaneta (TA) VII Ed.

dal 06 Dicembre al 06 Gennaio;

Crispiano (TA)

dal 18 dicembre al 5 gennaio;

Canosa di Puglia (BT)

26,27,30 dicembre e 6,7, 8 gennaio.

Illuminando Lecce Per il periodo natalizio, al posto delle tradizionali luminarie, saranno le opere d’arte luminescenti, di grande impatto scenografico, a rendere festosa la città di Lecce, coinvolgendo cittadini e turisti in un percorso artistico/ culturale del tutto inaspettato. Dal 3 dicembre fino all’8 gennaio 2012 infatti, per la prima volta la città pugliese diventa protagonista di un evento di arte contemporanea site-specific, che premia l’iniziativa di due giovani curatrici salentine, impegnate nel rinnovamento culturale del territorio. L’iniziativa prende spunto dalla manifestazione “Luci d’artista” di Contemporary Art Torino Piemonte, giunto quest’anno alla tredicesima edizione. La manifestazione vede infatti collocate nelle strade principali 8 installazioni luminose a cura di artisti affermati e di giovani emergenti, grazie alle quali il contesto urbano viene proposto come luogo di sperimentazione a cielo aperto della creatività contemporanea L’evento, a cura di Ilaria Caravaglio e Chiara Miglietta, e organizzato dalla loro Associazione Culturale “AttivArti”, vanta il patrocinio e il sostegno della Regione Puglia – Assessorato alle Politiche Giovanili e Cittadinanza Sociale, la collaborazione e il patrocinio del Comune di Lecce – Politiche Giovanili, e i patrocini della Provincia di Lecce, dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, dell’Università del Salento, di Federculture – Federazione Servizi Pubblici Cultura Turismo Sport Tempo Libero e di Confindustria Lecce. La manifestazione ha inoltre un alto valore dal punto di vista della sostenibilità e dell’impatto ambientale, dal momento che il dispendio di energia elettrica per le opere luminose, progettate con materiali ecosostenibili e lampade a risparmio energetico, sarà decisamente inferiore rispetto agli abituali consumi per luminarie natalizie. Una scelta che guarda al futuro e che trasforma la necessità di abbattimento degli sprechi in un appuntamento assolutamente innovativo, motivo di vanto e polo d’attrazione. puglia in fiera


Merry Christmas

Come era il Natale in Puglia Fra dolci e riti e tradizioni, ecco alcune consuetudini della Puglia passata Il Natale di qualche anno fa veniva vissuto come momento di aggregazione, soprattutto nella preparazione dei pranzi e delle cene, nei quali le mamme e le nonne davano fondo a tutta la loro maestria ed esperienza proveniente dalla tradizione orale. Il primo posto era occupato dai dolci natalizi e dai rosoli. La grande festa iniziava a tavola la sera della vigilia, di solito a casa della nonna. Si preparavano dolci e pasti degni dell’evento: a Conversano, vari giorni prima di Natale, dopo la

mezzanotte i garzoni dei fornai andavano in giro per la città, battendo tegami di rame o di stagno; in altri paesi facevano baccano a più non posso con marmitte, cam­pane di bovi, tamburelli e fischietti, e gridando per le strade, invitavano le massaie a servirsi del loro forno per infornare pane, dolci e ciambelle: avrebbero avuto un buon trattamento, e a un prezzo conveniente. Anche allora esisteva la concorrenza. Molto accurati erano i preparativi per il cenone; anche nelle famiglie povere si preparavano i manicaretti di rito. Ogni paese aveva la sua specialità, e nessuno derogava dalla tradizione. I dolci hanno un significato simbolico, e nella fantasia popolare le cartellate rappresentano le lenzuola di Gesù Bambino; i calzoncicchi i guanciali su cui Egli posò il capo; i calzoni di S. Leonardo simulano la culla; il latte di mandorle è evidentemente il latte della Vergine, e i mostacciuoli sono i dolci del battesimo. A Peschici le donne facevano le pettole lunghe mezzo braccio. In

effetti, ancora oggi, la specialità peschiciana sono proprio le "pettole"; in alcuni paesi delle Murge, esistevano addirittura degli accorgimenti al limite della superstizione nel rito della frittura di questi dolci. A Monte Sant’Angelo la gente si riversava nelle strade, in un continuo via vai; nel Salento, ad ora inoltrata, anche nelle case si compiva la cerimonia della nascita del Redentore. S'illuminava il presepe con piccole candele, e da una stanza vicina muovevano in corteo i bambini e le bambine presenti; il più piccolo portava il Bambinello di cera o di creta in una culla di coralli, gli altri con candele in mano l'accompagnavano in processione. Il padrone di casa recitava dei versetti, a cui rispondevano i presenti, delle preghiere, quindi deponeva il Bambinello nella grotta, fra Giuseppe, Maria, il bue e l’asinello. Terminata la cerimonia, si cantava la pastorella, si sparavano razzi e bombe carta, e si tornava a giocare. Isabella Battista

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Santa Lucia, festa di luce e di doni Dal martirio ai doni ai bambini, la giovane siracusana è diventata popolare in tutto il mondo Non c’è che dire: dicembre è un mese ricco di santità. E non solo per la celebrazione del Natale, o il culto di San Nicola. Il 13 dicembre, per esempio, si ricorda la memoria di Santa Lucia e proprio la sua festa annuncia l’inizio del periodo più santo dell’anno. Il nome deriva dal latino lux e significa portatrice di luce. Lucia evoca la luce nel giorno che la tradizione vuole come il più corto dell’anno e che coincide con il solstizio d’inverno, che, tra il 1325 e il 1350, a causa di un errore nel calendario, cadeva appunto il 13. Lucia era allora la speranza del ritorno della luce e dell’avvio di un nuovo ciclo vitale. Il culto della Santa si è diffuso nel Medioevo, grazie alla leggenda del martirio di una giovane e ricca fanciulla siracusana, che, già promessa sposa, fattasi cristiana, decise di rinunciare alle nozze e al denaro, per dedicarsi ai poveri. Denunciata dal promesso sposo, venne invitata ad abiurare e, vista la sua resistenza, fu torturata fino alla morte. Le furono cavati gli occhi, ma speciale Natale 2011

questi ricomparvero miracolosamente il giorno dopo: da allora, Lucia è diventata la Santa protettrice della vista. Con il passare del tempo, sacro e profano si sono fusi e, per molti bimbi del nord Europa e del nord Italia, la santa fa le veci di Babbo Natale nel recapitare doni. Secondo la tradizione, la notte tra il 12 e il 13, Santa Lucia arriva a cavallo di un asinello volante e dispensa regali ai bimbi più buoni. Prima di andare a dormire si lascia sul tavolo un piatto con del cibo con cui ristorare sia lei, che l’asinello. La mattina dopo, Lucia farà trovare il piatto colmo di dolcetti: sono le “pastefrolle di S.Lucia”, biscottini di varia forma (stella, cavallino, cuore) che scacciano il male e sono di buon auspicio. Anche in alcune parti della Puglia si celebra la notte di Santa Lucia, unendo alla tradizione dei regali, quella del culto contadino legato al ciclo vitale della natura. Molti paesi s’illuminano al fuoco di suggestivi falò: è una sorta di rito “propiziatorio”, che nasconde la speranza di esorcizzare ogni male

o futuro funesto ed avere sempre cibo e vino in abbondanza. Così si celebra la festa a Morciano di Leuca: sin dal mattino vengono allestite bancarelle e stand dove acquistare regalini natalizi, addobbi per l'albero, o prodotti gastronomici; il momento religioso è nel pomeriggio, quando la statua di S.Lucia esce in processione, scortata da complessi bandistici e tanti devoti, molti dei quali a piedi nudi, recano grossi ceri in segno di devozione. A Ruvo di Puglia, il programma prevede, oltre alla processione, i fuochi pirotecnici, la sagra dei ceci al tufo (un piatto tipico locale, chiamato proprio “gli occhi di Santa Lucia”), la degustazione del vino novello e la tradizionale accensione dei falò. É tradizione, un po’ dovunque, addobbare l’albero di Natale proprio nel giorno di S.Lucia, a significativa dimostrazione di un culto quanto mai vivo e sentito. Antonio Verardi

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Merry Christmas

La folle corsa al

regalo ?

Che almeno sia simpatico! La corsa natalizia ai regali è sempre la stessa, ogni anno: code dappertutto, negozi affollati, prezzi improponibili, parcheggi introvabili, idee banali e chi più ne ha più ne metta. Ecco quindi, dopo il successo dell'anno scorso, una piccola lista di doni originali, un po’ pazzi e comodamente acquistabili senza stress seduti davanti al proprio pc! a cura di Daniela De Sario TO-DO-TATTOO Amici smemorati o alle prese con esami scritti difficili da superare? Corre in aiuto il To-Do-Tattoo, un divertente set di adesivi per la pelle che permettono di annotarsi sul palco delle mano in modo ordinato tutto ciò che non si può assolutamente dimenticare! Acquistabile su: www.coolstuffcheap.com Pacco da 12 stickers: 2.50 €

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The world

Con Zaccone un premio alla ricerca pugliese Il ricercatore Claudio Zaccone, foggiano di adozione, riceverà nel 2012 il prestigioso riconoscimento "Outstanding Young Scientists Award "dell'Unione Europea delle Geoscienze

Perché, Zaccone? Cos’hanno di speciale le torbiere? «Per dirla in termini divulgativi sono 20

una specie di piccola macchina Com’è il nostro sistema del tempo: essendo degli ambienti universitario rispetto a quello degli anossici ed a pH generalmente altri? acido, la materia organica vi si «Ci sono punti di vantaggio e punti decompone molto lentamente, tanto di svantaggio. L’Università italiana che è possibile rinvenirvi mummie conosce un gran numero di figure di esseri umani (forse che sono del tutto sconosciute ricorderete l’uomo di all’estero, e che Tollund) o di animali. finiscono per costruire Le torbiere, sono Per questo motivo una rete di protezione una specie di piccola sono un ambiente rispetto alle continue macchina del tempo: prezioso per capire verifiche di merito che la materia organica vi l’interazione tra caratterizzano il resto si decompone molto suolo ed una serie di d’Europa. Il rischio lentamente, tanto che elementi, a cominciare è che nel sistema è possibile rinvenirvi dalle sostanze italiano la mancanza mummie di esseri inquinanti prodotte del continuo stimolo umani dall’uomo o dalla a produrre induca le natura». persone a sedersi

Un lavoro affascinante... «Direi proprio di sì, anche se la concretezza del lavoro di un ricercatore è fatta di tanti piccoli atti quotidiani, più che di suggestioni». La vulgata corrente è che i ricercatori italiani siano piuttosto maltrattati rispetto ai colleghi europei. È vero? «Altroché! Basta considerare che, quando da ricercatore sono tornato ad Heidelberg, il mio stipendio di 1200 euro mensili era inferiore di un terzo a quello di un dottorando! Di sicuro l’aspettativa economica non è quella principale per chi voglia fare ricerca».

Fra il 22 e il 27 aprile prossimi, durante l’assemblea generale dell’Unione Europea delle Geoscienze, a Vienna, si verificherà un evento che può far inorgoglire il nostro Mezzogiorno: la consegna del premio Outstanding Young Scientists Award per la divisione Scienze del Suolo (SSS) dell’importantissima associazione, che raccoglie oltre diecimila scienziati del Vecchio Continente. Lo riceverà Claudio Zaccone, trentaquattrenne ricercatore della Facoltà di Agraria dell’Università di Foggia. Zaccone, sposato, un figlio di pochi mesi, è nato a Valsinni, in provincia di Matera, sotto il segno del Capricorno (il che gli conferisce, per quelli che credono a queste bubbole, metodo e tenacia). Si è laureato in Scienze Ambientali e Forestali a Bari ed ha quindi intrapreso la difficile via della ricerca; ha vinto il premio, oltre che per il suo ragguardevole curriculum, per la ricerca di durata quinquennale che ha svolto, in parte, durante la sua esperienza all’Istituto di Geochimica Ambientale dell’Università di Heidelberg, sotto la guida di un luminare come il professor Shotyk. Una ricerca che si è svolta prevalentemente nell’ambito delle torbiere.

Chi è Claudio Zaccone Nato a Valsinni, in provincia di Matera. Trentaquatto anni, sposato e papà da pochi mesi. Si è laureato in Scienze Ambientali e Forestali a Bari, oggi è ricercatore Facoltà di Agraria dell’Università di Foggia. Ad Aprile prossimo, a Vienna, riceverà il prestigioso Outstanding Young Scientists Award per la divisione Scienze del Suolo.

puglia in fiera


The world

Claudio Zancone sul campo a Danta di Cadore (Bl)

sugli allori, a fermarsi». La ricerca, specialmente quella applicata, è in un rapporto sempre più stretto con l’industria. Non c’è il rischio che i poteri economici falsino o camuffino i risultati? «Il ricorso al finanziamento privato è inevitabile. L’interesse della committenza è quello di avere risultati affidabili ed oggettivi, anche se magari non desiderati. Nessun ricercatore o scienziato degno di questo nome accetterebbe mai di alterarli; ma naturalmente questo dipende dalla caratura etica degli individui».

abbandonando, non favorisce la preparazione dei nostri studenti rispetto alla vecchia laurea quinquennale». Resterà a Foggia? «Non sono in grado di dirlo. Noi, più

che andare dove ci porta il cuore, siamo costretti ad andare dove ci portano i concorsi». Un consiglio ai più giovani? «Non ho consigli, ma suggerimenti: il mio è di cogliere qualsiasi opportunità per fare un’esperienza all’estero. Non è importante solo per la carriera: è un’occasione preziosa di apertura mentale e formazione personale». Enrico Ciccarelli

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L'ordinamento del 3+2 non favorisce la preparazione dei nostri studenti rispetto alla vecchia laurea quinquennale.

Com’è il livello dei nostri ricercatori e studenti? Quello dell’italiano disorganizzato ma di talento è un falso mito? «Certamente ci sono delle eccellenze. Devo dire, ma è solo la mia opinione personale, che secondo me il nuovo ordinamento, il cosiddetto 3+2, che l’Italia ha adottato quando l’Europa lo stava dicembre 2011

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Sviluppo

La green economy pugliese piace ai mercati esteri

La Regione Puglia ha partecipato all’evento parigino con uno stand “Spazio Puglia” di circa 100 mq, la cui superficie complessiva è stata destinata, in piccola parte, al desk accoglienza e, per la maggior parte, è stata messa a disposizione dei delegati aziendali In crescita l’interesse internazionale verso la Green Economy pugliese. A Parigi durante il Pollutec Horizons 2011 oltre 70 gli incontri d’affari con protagonisti i delegati pugliesi. Capone: “Sui mercati esteri ottime prospettive per la nostra economia verde” Cresce l’interesse internazionale verso il sistema della Green Economy pugliese. É questa la buona notizia che giunge da Parigi, dove nei giorni scorsi, la Regione Puglia, con il supporto operativo dello Sprint Puglia e la collaborazione dei Distretti produttivi dell’Ambiente e Riutilizzo, “DIPAR”, e delle Energie rinnovabili e dell’Efficienza energetica, “La Nuova Energia”, ha partecipato all’edizione 2011 di Pollutec Horizons, il salone biennale delle soluzioni innovative al servizio delle sfide ambientali ed energetiche. Oltre settanta gli incontri d’affari che, nell’ambito del “Green Business Meetings”, l’iniziativa promossa dagli organizzatori del salone in sinergia con Enteprise Europe Network (la rete europea per il sostegno delle PMI, che riunisce 44 Paesi con l’obiettivo di promuovere l’innovazione e la competitività), hanno visto i delegati delle realtà produttive pugliesi (Horus di Fasano, Sereco di Noci, Thermocold di Modugno, Geatecno di Bari, Consorzio Creta di Putignano e Gaia - Rete d’Impresa di Bari -, con quest’ultima che ha rappresentato 11 aziende) dialogare con potenziali partner provenienti da ogni angolo d’Europa. Incoraggianti risultati ha offerto anche l’iniziativa condotta dallo SPRINT Puglia in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana di Lione che ha portato alla definizione di uno specifico calendario di incontri btob tra operatori pugliesi e partner transalpini finalizzati a verificare proficue opportunità di eco-partnership franco-pugliesi, a breve scadenza. Tanti e interessanti sono risultati anche gli incontri tra i delegati pugliesi e i potenziali partner nordafricani e sud americani, realizzatisi grazie alla collaborazione avviata tra i vertici di Pollutec Horizons 22

e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO) che assiste i Paesi in via di Sviluppo e i Paesi in transizione allo scopo di favorire uno sviluppo industriale sostenibile e la cooperazione internazionale tra le imprese. Un aspetto, questo, sottolineato dalla vicepresidente della Regione Puglia e Assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone: “La partecipazione a questo evento – ha detto – ha dato alla Puglia e alle sue imprese la possibilità di attirare l’attenzione non solo dell’Europa ma anche di altri continenti. Le tecnologie e le politiche d’avanguardia adottate dalla Puglia nelle energie rinnovabili e nella tutela dell’ambiente sono diventate buone pratiche che molte regioni del mondo vorrebbero imitare. Per questo i Distretti produttivi e le imprese fanno

bene a puntare sui mercati esteri e a partecipare alle iniziative scelte dalla Regione Puglia. Così esportiamo l’immagine di un sistema Puglia nel quale mondo dell’impresa, istituzioni e mondo della ricerca cooperano per il raggiungimento di un obiettivo comune”. “Durante il Pollutec – ha dichiarato il presidente della “Nuova Energia”, Enzo Tucci - abbiamo avviato i dialoghi con alcune organizzazioni attive in Africa ed in Europa che operano, come noi, a sostegno della green economy. Particolarmente interessanti ci sono sembrati quelli con alcune agenzie di sviluppo africane che ci chiedono la disponibilità a fornire competenze per spingere e sviluppare, con il sostegno dei loro governi nazionali, la generazione diffusa in una vasta area dell’Africa Centrale”.

puglia in fiera


Sviluppo

Sempre più export per la Puglia

13 dicembre 2011

III Trimestre 2011

Nel terzo trimestre 2011 si rileva una crescita congiunturale delle esportazioni per tutte le ripartizioni territoriali, più intensa per le regioni del Centro (+6,7%). Seguono quelle nord-occidentali (+3,1%) e nordorientali (+1,9%). Secondo i dati forniti dall'Istat, nel corso dei primi nove mesi del 2011 la crescita dell'export nazionale risulta sostenuta (+13,5%) e coinvolge tutte le ripartizioni. Vola ancora l'export della Puglia fino a quota +20,4% nei primi 9 mesi del 2011 e supera del 7% i valori del 2008, precedenti alla crisi. È il risultato migliore in Italia dopo quello della Sicilia (+22,6%) e particolarmente rilevante se si considera che

REGIONI ITALIANE

LE ESPORTAZIONI DELLE

Continua il trend positivo della regione nelle esportazioni. Vendola: "inversione di tendenza rispetto al 2009"

crescita 2011 si rileva una i Nel terzo trimestre ni per tutte le ripartizion congiunturale delle esportazio le regioni del Centro per e territoriali, più intensa nord-occidentali (+3,1%) (+6,7%). Seguono quelle nord-orientali (+1,9%). crescita nove mesi del 2011 la Nel corso dei primi risulta (+13,5%) e sostenuta è dell’export nazionale i. Particolarmente elevato coinvolge tutte le ripartizion (+16,7%), mentre per le l’aumento per l’Italia insularedi crescita compresi tra il tassi altre aree si registrano al Centro. 12,9% al Sud e il 13,7% il maggior contributo Tra le regioni che forniscono si segnalano nazionali ni esportazio e il alla crescita delle la Toscana (+13,9%) l’Emilia-Romagna (+14,3%),incrementi tendenziali si Lazio (+15,1%). Elevati Liguria e Abruzzo. rilevano per Sicilia, Puglia, si forti aumenti delle vendite Sui mercati extra Ue Friuli-Vene zia Giulia, Liguria, registrano per Calabria, Ue gli incrementi, di l’area Per , Sicilia e Basilicata. in particolare Lombardia minore intensità, riguardano e Umbria. Lazio, Abruzzo, Puglia crescita delle alla contributo della Il più ampio è fornito dalle vendite esportazioni nazionali il ruolo . Rilevante è anche Lombardia in Germania Lombardia e Piemonte Toscana, della delle vendite verso la Svizzera. vendite all’estero si Unito Riduzioni significative delle zia Giulia nel Regno registrano per il Friuli-Vene nel Regno Unito e per la e in Turchia, per la Liguria negli Stati Uniti. e Sardegna nei Paesi Opec ente dinamiche le particolarm Si segnalano come di metalli e prodotti in metallo i vendite sui mercati esteri apparecch di macchinari e dalla Lombardia e Veneto e dalla Lombardia e dal dall’Emilia-Romagna, dalla Sicilia. di prodotti petroliferi raffinati ni si registra per i Una flessione delle esportazio i) dal Veneto, autoveicol (esclusi mezzi di trasporto petroliferi Sicilia e per i prodotti dalla Sardegna e dalla zia Giulia. raffinati dal Friuli-Vene alla il più alto contributo Tra le province con Trieste, Piacenza, Alessandria, crescita, Lodi, Arezzo, Padova Chieti, Frosinone e Genova, Siracusa, tendenziali delle i increment registrano i maggiori 2011. dei primi nove mesi del esportazioni nel corso

l'aumento nazionale, pur importante, si ferma a 13,5%, mentre la media del Mezzogiorno (8 regioni) è del 14,3%, dell'Italia centrale è del 13,7, dell'Italia settentrionale di poco più del 13%. "La lettura di questi dati - ha commentato Nichi Vendola - ci racconta di un'inversione di tendenza. Dopo il baratro del 2009, che sembrava incolmabile per la Puglia con le esportazioni precipitate, per la crisi globale, quasi del 23%, non solo siamo tornati ai valori pre-crisi del 2008, ma li abbiamo addirittura superati di 415 milioni di euro. Non è frutto di un colpo di bacchetta magica: l'aridità ragionieristica dei numeri ci dice che le imprese hanno imparato ad

NE TERRITORIALE ESPORTAZIONI PER RIPARTIZIO zati, milioni di III trimestre 2007-III trimestre euro

2011, dati destagionaliz

Italia nord-orientale Italia meridionale e insulare

Italia nord-occidentale Italia centrale

40.000 35.000 30.000 25.000 20.000 15.000 10.000 5.000 IV

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I

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investire nell'internazionalizzazione, ma anche che la stessa Regione Puglia realizzando oltre 100 iniziative nel biennio 2010-2011 per potenziare la crescita sui mercati esteri, ha centrato in pieno tutti gli obiettivi. Non per questo abbassiamo la guardia: spingere l'innovazione e l'internazionalizzazione continuerà ad essere un tema centrale delle nostre politiche". della merce di attività economica I dati territoriali per settore dei flussi di esportazione sono .istat.it. Si segnala (CPA) e paese di destinazione dati on-line www.coeweb 2011 sono già disponibili sulla banca 2010 e del primo semestre nazionali. che i dati territoriali del ai dati con le revisioni apportate stati aggiornati in linea

III

II

III

2011, III trimestre 2009-III trimestre variazioni percentuali congiunturali

Italia nord-orientale Italia meridionale e insulare

Italia nord-occidentale Italia centrale

14

12

10

8

6

4

2

0

-2

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I

IV

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II

I

IV

III

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NE TERRITORIALE ESPORTAZIONI PER RIPARTIZIOdati grezzi cumulati 2011, III trimestre 2009- III trimestre variazioni percentuali tendenziali 50 40 30 20 10 0

Italia nord-orientale

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Prossima diffusione: 12 Marzo

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Agroalimentare

SPECIALE OLIO

L'olio pugliese di qualità cavalca l'onda della crisi

Continua il nostro reportage sulle aziende di eccellenza che nella regione resistono alla congiuntura economica negativa. A Bisceglie da oltre ottanta anni c'è l'oleificio Galantino, esempio di pugliesità esportata in tutto il mondo

Quali sono i punti di forza della vostra azienda? «Ce ne sono tanti. Innanzitutto la qualità del prodotto. Di anno in anno cerchiamo sempre di trovare degli spunti di miglioramento. Poi c’è la capacità di presentarlo. Intanto il packaging, la veste che diamo al prodotto, con una bottiglia realizzata appositamente per noi, etichette colorate e complete dal punto di vista informativo. E poi anche una comunicazione molto efficace con fiere, eventi, cataloghi...». Quanto è importante per una azienda pugliese essere presente 24

all’estero per promuoversi? raccolte e macinate qui in Puglia, «É fondamentale. Noi siamo molto e sia perché ci portiamo dietro il più conosciuti all’estero che in know-how e la tradizione pugliese. Puglia. Vendere l’olio ai pugliesi in Anche perché se esiste una terra dei fondo è come vendere il ghiaccio miracoli per l’olio di oliva, questa è la agli eschimesi. Invece vanno educati terra di Puglia». i nuovi consumatori nei paesi non tradizionali, a scoprire Voi fate un olio quali sono le qualità del certificato sia nella Venti anni fai nostro olio. Siamo molto fase di produzione in un frantoio conosciuti in Giappone, che nella logistica ci volevano in Canada, in Islanda, a dell’ambiente… 20 operai per Dubai…» «La certificazione macinare le olive serve per presentarsi e un ragioniere Quanto investite per meglio a chi non ci per portare la questo scopo? conosce. Un importatore contabilità. Oggi «Le dico una curiosità. giapponese o canadese il rapporto si è Venti o trenta anni fa in che non sa nulla, con invertito. un frantoio ci volevano la certificazione ha 20 operai per macinare importanti elementi per le olive e un ragioniere poter fare la scrematura per portare la contabilità. Oggi il sui fornitori. Poi bisogna dare tutta rapporto si è invertito. Bastano due una serie di servizi concreti sulla operai per le macine, ed un ufficio qualità del prodotto. La certificazione con 20 persone tutte dedite all’attività da sola non basta e non può bastare. commerciale, amministrativa e di E’ fondamentale la continuità nella marketing, il rapporto si è capovolto». qualità. Noi facciamo

A ben leggere l’elenco di riconoscimenti e premi l’olio Galantino, frantoio di Bisceglie, ha poco da invidiare a tutti. Tra i dodici prodotti ad essere insignito del Gallo d’oro (Coq d’Or) dalla prestigiosa Guide des Goumands francese nel 2011, premio Amphora Olearia nel 2010, 3 medaglie d’oro al Los Angeles Competition, premi a Montreal, a Shangai… Una azienda che fa della pugliesità il suo marchio di fabbrica dal 1926, quando Vito Galantino con grande volontà e maestria acquistò un mulino ottocentesco e lo trasformò in Frantoio Oleario. Da allora due generazioni si sono impegnate nell’attività molitoria, portandola a livelli di qualità assoluta. Oggi il Frantoio si approvvigiona con olive della propria Azienda e da 2.000 produttori con un ciclo produttivo interamente certificato. Dell’azienda, ma anche di come difendere la pugliesità dell’olio, abbiamo discusso con Massimo Cassanelli, responsabile marketing del Frantoio Galantino.

Qual è il vostro mercato di riferimento? «Noi vendiamo in tutto il mondo. Principalmente nell’Unione Europea, con Germania e Francia che sono il nostro primo mercato, ma siamo presenti dappertutto. Dall’Hotel La Vela a Dubai, in Giappone, a Taiwan, nelle masserie islandesi, in America del Nord, in Brasile, ed adesso stiamo crescendo nei mercati dell’Est Europa. Anche a Tallin, nelle enoteche più prestigiose, si trova l’olio Galantino». Quanto c’è di pugliesità nella vostra azienda? «Cento per cento. L’olio è tutto pugliese sia fisicamente, con olive puglia in fiera


Agroalimentare

questo lavoro dal 1926, da oltre tecnica necessaria quando si 80 anni e la continuità fa parte del esporta, la selezione dei fornitori, nostro Dna». la formazione del personale. Tutti Come l’azienda ha subito, se la aspetti che curiamo quotidianamente sta subendo, e comunque come per poter parlare di qualità». sta affrontando l’attuale periodo economico? Quanto vi sentite testimonial della «Noi quest’anno siamo in crescita, Puglia all’estero? perché abbiamo scelto di puntare «Noi siamo molto spesso testimonial su una nicchia di alta qualità, che quando viaggiamo all’estero o risente meno della crisi, quando ci arrivano e su una clientela molto telefonate o e-mail Siamo in fidelizzata. Se avessimo di clienti che hanno crescita, perché puntato solo sulla lotta utilizzato il nostro abbiamo scelto del prezzo in questo olio. Quando siamo di puntare su momento probabilmente stati in Canada per una nicchia di saremmo in crisi anche esempio abbiamo alta qualità, che noi». fatto un incontro con risente meno l’Associazione dei della crisi Si parla spesso di Biscegliesi di Montreal, qualità Ma quanto è che ci hanno accolti importante la qualità come ospiti prestigiosi nelle aziende? perché portavamo non «Per noi la qualità non è soltanto solo il nostro olio, ma il nostro essere l’olio buono. Sta nel servizio, nella pugliesi a chi è emigrato tanti anni puntualità delle consegne, la capacità fa. Ci sentiamo un po’ meno pugliesi di fornire tutta la documentazione quando vediamo cose come le contraffazioni, gli inganni…»

e la Dop». Di recente sono state molte le richieste di un marchio di “pugliesità” dell’olio e dei prodotti alimentari in genere, anche con incontri alla Regione Puglia. Voi cosa ne pensate? «Può essere una cosa interessante. Tra l’altro nell’olio non si può utilizzare, potendo scrivere o italiano oppure Dop. Un marchio e la creazione di un brend pugliese può essere positivo, ma non risolutivo. Quello che può essere davvero importante è lavorare insieme e fare sistema, come fanno in altre regioni. Per esempio dobbiamo dare al turista una esperienza completa di pugliesità: al ristorante di Bisceglie bisogna trovare la pasta, l’olio, le ciliegie pugliesi, non la banana. Nel sistema museale pugliese si dovrebbero trovare sinergie con i prodotti pugliesi. La bottiglia che ha vinto il premio come migliore confezione 2011 meriterebbe di essere nei pressi, che ne so, del museo di Castel del Monte, no?»

Roberto Mastrangelo

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Ci spieghi meglio. «Il consumatore deve sapere che oggi c’è una normativa che obbliga il confezionatore a indicare l’origine del prodotto. Però bisogna fare attenzione, perché spesso ci si limita a scrivere in etichetta che è di origine comunitaria, senza indicare da dove proviene l’olio». Come si può riuscire a informare bene i consumatori sulla qualità dell’olio? «Bisogna imparare a leggere bene le etichette e non farsi ingannare dalle diciture spesso molto sui generis. Noi scriviamo chiaramente sull’etichetta olio italiano, prodotto al 100% in Italia dicembre 2011

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L'olio è l'oro verde di Puglia La coltura dell'olivo rappresenta una delle principali risorse del Tacco d'Italia e per quest'anno i quasi quattrocentomila ettari a olivicoltura sembra abbiano dato ottimi risultati in qualità e quantità L’annata 2011 promette buoni risultati in termini quantitativi e qualitativi. In Puglia la coltura dell’olivo rappresenta una delle principali risorse agricole, occupando una superficie di 370.000 ettari pari al 41 per cento del totale regionale, facendo della regione la prima in Italia per olivicoltura, seguita da Calabria e Sicilia. Il patrimonio arboreo è di circa 40 milioni di piante. Le condizioni climatiche dell'annata sono state favorevoli allo sviluppo vegetativo del frutto, apportando nei periodi più importanti il giusto quantitativo di acqua anche durante un’estate con temperature al di sopra della media. Le alte temperature, superiori ai 32 °C, registrate nel periodo estivo in modo prolungato hanno infatti ostacolato lo sviluppo e la diffusione dei parassiti consentendo di ottenere nella fase di raccolta olive sane. Si è registrato in

tutta la Regione, infatti. una scarsa presenza o assenza di mosca delle olive, parassita principale che interessa le drupe nel periodo della maturazione determinandone la degradazione. Anche sul fronte della "lebbra delle olive", che ha creato non pochi problemi alla olivicoltura salentina, le condizioni climatiche hanno consento di registrare una abbassamento della virulenza dei funghi. Importante e fondamentale per ottenere tale risultato è anche l'attività dei frantoiani, che stanno assumendo oggi ruolo di responsabilità nel rinnovare la tecnologia di estrazione, con sistemi che consentono di migliorare e di non alterare la fragranza e le caratteristiche organolettiche dei nostri oli. Importante anche il dato quantitativo

della produzione 2011 stimata intorno a 1.800.000 quintali di olio. La coltivazione dell'olivo in Puglia occupa una superficie di 370.000 ettari cioè, il 41% del totale regionale, facendo della regione la prima in Italia per olivicoltura, seguita da Calabria e Sicilia. Nelle ultime annate sono state prodotte quasi 250.000 tonnellate di olio, pari al 37,51% del totale nazionale. Vi sono 240.000 aziende, 1.200 sono frantoi per centinaia di giornate lavorative, sia stagionali che stanziali. La ricchezza olivicola della Puglia si evidenzia, peraltro, anche con la diversità delle aree di coltivazione con 5 Denominazioni di origine protetta e 53 varietà di prodotto, che portano nei mercati di tutto il mondo un olio pugliese ricco e variegato.. Roberto Mastrangelo

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Come riconoscere un buon olio? Basta assaggiarlo con attenzione Composti chimici e speculazione sui prezzi sono i pericoli principali del settore olivicolo Una delle principali richieste di tutela che dal mondo olivicolo viene rivolta alla politica, a Regione Puglia ed Unione Europea in maniera particolare, è di tutelare la qualità del nostro prodotto attraverso buone pratiche di lavorazione del prodotto e continui controlli di qualità.

ammaccate o addirittura marce. L’olio ottenuto dalla spremitura di queste olive ha un cattivo odore, va deodorano con procedimenti chimici per avere un prodotto inodore e incolore al quale si aggiunge un additivo per colorarlo, o va miscelato con extravergine di qualità.

Uno dei parametri su cui più si dibatte, e su cui recentemente la Cia (Confederazione italiana agricoltori) è scesa in campo è l’abbassamento dei limite consentito di presenza di Alchil Esteri da 75 mg/kg a 30, in modo da non consentire le miscele fraudolente con olio lampante, che ancora oggi viene utilizzato sul mercato, anche pugliese, andando da un lato ad abbassare il costo di un prodotto a danno di chi invece rispetta le regole, dall’altro a penalizzare il consumatore.

Per questa ragione la Cia ha lanciato una petizione affinché l’Unione Europea riduca immediatamente a 30 mg/kg il parametro degli Alchil Esteri.

Gli alchil esteri sono composti chimici che si formano negli oli di bassissima qualità. Una norma per salvaguardare, dunque, la genuinità dell'olio extravergine di oliva e proteggere la salute del consumatore, dovrebbe prevedere limiti assolutamente fisiologici di questi composti. Infatti un olio ottenuto da olive sane, spremute subito dopo la raccolta, non contiene più di 10-20 mg/kg di alchil esteri; quando questi parametri raggiungono valori elevati, significa che l'olio è stato ottenuto da scarti di lavorazione, olive

Ma come fare per riconoscere un olio di buona qualità? Per fare le nostre scelte gli esperti consigliano di assaggiare l’olio,. “Bisogna sentire il sapore e l’aroma di un olio, inconfondibili requisiti della sua genuinità – dicono alla Cia – Basta mettere un po' d'olio sul palmo della mano, strofinare forte tanto da scaldare la parte e annusare fidandosi del proprio naso; se l'olio odora di urina o di grasso vegetale come la margarina, non è buono, se invece mantiene l'aroma delle olive, si può dire che è un buon prodotto". Non da ultimo bisogna fare molta attenzione alle speculazioni che, anche quest’anno, si stanno vivendo sul prezzo delle olive. I bassi prezzi delle olive non hanno alcuna giustificazione poiché vi è una carenza di extravergine di oliva a livello nazionale e, quindi,siamo di fronte esclusivamente ad una speculazione che sta determinando risvolti negativi nei confronti delle aziende olivicole pugliesi che producono olio di eccellente qualità. Roberto Mastrangelo

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Olivoo, la risposta made in Puglia alle grandi catene della ristorazione Una nuova catena di pizzeria-ristorante inaugurata questo mese a Bari. Padrino d'eccezione Al Bano Carrisi La tradizione culinaria pugliese, l' innovazione e la creatività sono gli ingredienti della nuova catena di ristoranti-pizzerie, Olivoo. Il nuovo progetto enogastronomico made in Puglia mescola la semplicità delle ricette con un format giovane e glamour e mira a portare all'estero l'enogastronomia pugliese, rispettandone la semplicità delle ricette . Il mondo della tradizione, dunque, sposa con quello contemporaneo, ridando vita a sapori antichi in chiave moderna. La prima compagine aziendale, rappresentata da Mimmo La Forgia, è stata recentemente inaugurata nel centro storico della città di Bari. Olivoo si incastona perfettamente nelle mura antiche della Piazza del Ferrrarese, per la sua architettura

sobria e tradizionale, firmata dall'architetto Fanny Cavone. Come le portate, anche l'ambiente ha le caratteristiche inconfondibili della Puglia e un tocco di originalità: gli interni total white ricordano gli antichi borghi dauni, salentini e baresi e rimandano alla tradizione, rinnovandola, anzi, esaltandola. Anche gli antichi elementi d'arredo sono reinterpretati, come il fiscolo che si trasforma in seduta. La qualità dei prodotti pugliesi è rinomata quanto desiderata, al Sud come al nord, fino all'estero. Per questo professionisti e imprenditori del territorio hanno unito forza e creatività per conquistare il mondo a “colpi di forchetta”. Dopo Bari, Olivoo sarà anche a Cellino San Marco, Taranto, Milano, Torino, San Pietroburgo e Londra. É un viaggio quello della cucina pugliese e lo fa vivere anche a chi è lontano da essa; un modo per sentirsi a casa sorseggiando un buon vino o gustando un piatto tipico del Sud, conquistando anche mondi lontani. E a proposito di viaggi, tour e sud, non poteva mancare, tra i sostenitori del progetto, Al Bano Carrisi, che di enogastronamia se ne intende quanto di musica. Sulle tavole di Olivoo, infatti, ci sarà anche il vino della sua Tenuta, selezionato tra le cantine più prestigiose della Puglia. Ma la nostra terra è anche sulla carta, basta leggere il menù garantito dal consulente della linea enogastronomica, Giacomo Giancaspro, per il quale l' oliva è quella "Bella” di Cerignola, il formaggio pecorino è murgiano, la burratina e la stracciatella sono

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A Cerignola l'oliva è “bella” e buona

andriesi, la marmellata di cipolle rosse viene da Acquaviva delle Fonti, il capocollo, invece da Martina Franca. Non sarà, dunque, difficile per Olivoo distinguersi nel settore culinario per i valori tradizionali che porta in tavola, mescolando passato, presente e futuro. Senza dubbio, le ricette della nonna sono servite, in tutti i sensi. Annalisa Tatarella

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La “Bella di Cerignola” è un'oliva e la si riconosce anche all'estero per la sua grandezza e voluminosità. É una cultivar di olivo da mensa pugliese, dal gusto delizioso, in salamoia, disponibile in varie pezzature, tutte della migliore qualità presente sul mercato. “La Bella” rappresenta uno dei prodotti tipici della dieta mediterranea per l’immediata utilizzazione senza cottura, la buona durata nella conservazione, ideali per preparazioni rapide e digeribili, che vanno dagli aperitivi all’arricchimento di antipasti e contorni. Inoltre, la presenza di acidi grassi monoinsaturi previene l’insorgenza di fenomeni arterosclerotici. l metodi utilizzati per la preparazione delle olive, sono due: Sivigliano, per le verdi, Californiano per le nere. La coltivazione della oliva “Bella di Cerignola” nel “Tavoliere delle Puglie” delll’antica Daunia, risale ad epoche immemorabili, tant’è che viene considerata come varietà autoctona dell’agro di Cerignola e zone limitrofe. La produzione e il commercio di questa oliva da tavola hanno sempre rappresentato un’attività di grande rilievo per Cerignola, consentendo una crescente affermazione della “Bella di Cerignola” sul mercato nazionale e su quelli esteri. Già dalla fine dell’ottocento, le olive coltivate e trasformate nella zona di Cerignola, venivano inviate nella parte occidentale degli Stati Uniti di America, nei caratteristici barili di legno localmente chiamati “Vascidd”, di capacità variabile dai 50 a 100 Kg, e ancor più nei cosiddetti “Cugnett”, tipici recipienti di legno di forma troncoconica da 5 -10 Kg. L’oliva “Bella di Cerignola”, intorno al 1920, venne introdotta anche in California grazie ad alcuni emigranti e, da sempre, è ritenuta tra le migliori cultivar da mensa italiane. Negli anni novanta un gruppo di agricoltori, trasformatori e confezionatori locali, coordinati dalla “Cooperativa La Bella di Cerignola” e sostenuti dalle amministrazioni pubbliche territoriali e dalle organizzazioni professionali di categoria, è stato tra i promotori della richiesta di riconoscimento del marchio di denominazione di origine protetta ,“La Bella della Daunia”, varietà Bella di Cerignola, il cui riconoscimento è avvenuto nel 2000. Con l'ottenimento del marchio europeo, DOP, si è avvertita l’esigenza di promuovere la costituzione del relativo Consorzio di Tutela con lo scopo di poter valorizzare e promuovere l’Oliva DOP, “La Bella della Daunia”. Con la costituzione del “Consorzio di Tutela Oliva da Mensa D.O.P., La Bella della Daunia cultivar Bella di Cerignola”, nel 2002, è stata garantita una maggiore tutela del prodotto locale con conseguenti vantaggi per l’economia olivicola della zona e del comparto agroalimentare più in generale. Le vendite del prodotto a marchio DOP sono cresciute in misura considerevole, tant’è che nell’anno 2009 il Consorzio ha ricevuto il premio Spiga d’oro, voluto dalla Fondazione Qualivita, per il maggior incremento percentuale delle vendite sui mercati esteri. Inoltre, grazie alla crescente richiesta di olive da parte dei mercati esteri, è in corso la realizzazione di nuovi impianti di oliveti di “Bella di Cerignola”. A.T. 29


Ambiente

La cultura della bellezza è un patrimonio da difendere Si è chiuso il IX Congresso Nazionale di Legambiente. Tema portante di questa edizione la bellezza di cose, luoghi e gesti Domenica 4 dicembre si è chiuso l'appuntamento che ha portato a Bari oltre 800 delegati per il IX Congresso Nazionale di Legambiente. Il Congresso è stato anticipato il 1 dicembre dal convegno internazionale sulla bellezza intitolato La bellezza ci salverà, realizzato da Legambiente insieme ad Anci Nazionale in collaborazione con il Comune di Bari, che ha visto il sindaco della città Michele Emiliano dialogare con il cantautore Roberto Vecchioni. Intento della manifestazione è stato quello di voler rilanciare la cultura della bellezza, come patrimonio nazionale, come risorsa economica da tutelare per poter uscire da questo momento di crisi e come antidoto contro il degrado ambientale; infatti è stata esaminata la bellezza sotto tre punti di vista: la bellezza delle cose, dei luoghi e dei gesti: vista come virtù civica, la bellezza delle relazioni. Dal 2 si è svolto il Congresso volutamente organizzato presso il CUS di Bari, città che in questi anni si è battuta molto sulla bellezza, si è distinta per la mobilità sostenibile, ha vinto il premio ambientalista dell’anno e il prestigioso premo della bandiera bosco sicuro. Francesco Tarantini, il presidente di Legambiente Puglia ha commentato: «Siamo soddisfatti del risultato ottenuto. Sono intervenuti 800 delegati da tutta Italia, di cui 44 pugliesi Il congresso è andato meglio di quello di 4 anni fa, perché rispetto a quello organizzato a Roma c’erano 70 delegati in più. In questi giorni abbiamo affrontato il tema dell’ambientalismo ai tempi della crisi, un tema che nei prossimi 4 anni deve trovare soluzioni concrete, quindi di tipo scientifico, ma che deve puntare anche alla green economy, che significa creare anche dei nuovi posti di lavoro. Abbiamo parlato del rischio idrogeologico e di ecomafie, traffico illecito di rifiuti, introduzione 30

dei delitti conto l’ambientale nel codice penale e della bella politica. La scena è stata dominata dal sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, raccontato dal figlio Antonio, un sindaco molto vicino a Legambiente ucciso il 5 settembre 2010, un sindaco che noi vogliamo portare come esempio perchè ha lavorato molto per il territorio, per migliorare la qualità dell’ambiente e che si è

speso per le generazioni future. A tal proposito Legambiente e Anci hanno istituito un premio chiamato “Il sindaco della bella politica”, che verrà conferito a maggio nell’ambito di Voler Bene all’Italia al sindaco di un comune sotto i 5000 abitanti che meglio avrà saputo interpretare la politica di Angelo Vassallo.» Isabella Battista

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É l'ora dei sacchetti

Ambiente

"verdi"

Dallo scorso gennaio in Italia è vietata la commercializzazione di sacchetti non biodegradabili. L'azienda barese Pi Trade importa sacchetti ecologici e li distribuisce in Puglia Grazie alla legge che vieta la produzione e la commercializzazione dei sacchetti di plastica non biodegradabile usa e getta in vigore dall’inizio di quest’anno, l’Italia è diventata un esempio virtuoso da seguire a livello internazionale. La loro sostituzione è prevista da un emendamento che recepisce una normativa comunitaria (Normativa En 13432) riguardante il divieto di produzione e commercializzazione dei sacchetti di plastica e, a decorrere dal 1° gennaio 2011, l’Italia vieta la commercializzazione di sacchi non biodegradabili per l’asporto delle merci. Questa legge ha quindi aperto un nuovo mercato e diverse possibilità lavorative: arriva infatti l’ecosacchetto, una nuova opportunità di advertising che coniuga Ecologia, Sostenibilità ed Eco-Lifestyle. In Puglia c’è un’azienda barese specializzata nell’importazione dei “green shoppers” per centri commerciali e punti vendita attenti alla sostenibilità dei propri consumi in termini di impatto ambientale e sociale, la PiTrade. Quest’azienda si occupa sia di commercio al dettaglio, effettuando transazioni via internet dirette ai consumatori finali, sia di commercio all’ingrosso, rivolgendosi ai centri commerciali per la distribuzione di borse ecologiche, che sono realizzate in diversi materiali: borse in tnt & shoppers biodegradabili, borse in cotone & shoppers biodegradabili e borse in juta & shoppers biodegradabili. L’impresa, specializzatasi nella distribuzione degli imballaggi, vanta un’esperienza decennale nel campo dell’import-export e oggi si avvale della rete internet per avvicinarsi sempre di più, mediante l’e-commerce, alle richieste dei consumatori attenti e sensibili alle problematiche ambientali. «La PiTrade -afferma Paola Ingegno, dicembre 2011

titolare dell’azienda- è stata costituita per concretizzare un progetto comune improntato all’importanza e al valore dell’eco-sostenibilità ambientale». «Ogni borsa, sacchetto o shoppers -continua la titolarepresenta il logo PiTrade, sul fronte o nel soffietto, ma, su richiesta del cliente, è possibile personalizzare ogni articolo con proprio logo, scritte e stampe, su uno o entrambi i lati, con uno, due o tre colori. Oltre ai sacchetti, realizzabili in diverse misure e colori, la PiTrade propone dei contenitori per i calici di vetro, singole bottiglie e diverse soluzioni per la ristorazione in tnt, cercando di venire incontro a tutte le esigenze della clientela».

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cultura

Saverio Dioguardi

il genio

dell'architettura barese A cinquant'anni dalla scomparsa dell'architetto barese lo vogliamo commemorare attraverso il ricordo di quando partecipò ad un concorso di progettazione a Chicago

Era il 1922 quando il Chicago Tribune, bandì un concorso internazionale per la progettazione della nuova sede. Il gotha dell’architettura novecentesca si mosse per partecipare ad uno dei più noti e più grandi concorsi della storia. Eliel Saarinen, Walter Gropius, Adolf Meyer, Max Taut, Bruno Taut, Marcello Piacentini, Holabird & Roche, Adolph Loos furono solo alcuni dei 263 partecipanti che, da ogni parte del mondo, aderirono alla consultazione per ridisegnare l’immagine del moderno grattacielo statunitense. Un evento che, contrapponendo progetti, scuole di pensiero e modelli culturali diversi, vide il confronto tra europei ed americani, modernisti e storicisti, simbolisti ed astrattisti. Audace, in siffatto contesto, la partecipazione anche di un giovane pugliese, Saverio Dioguardi, che misurò le proprie capacità con architetti di tale calibro. Il suo progetto non risultò vincitore, quale fu quello di Raymond Hood e John Mead Howells. Non fu considerato il progetto che, come voleva il bando, “assicurasse a Chicago l’edificio più bello del mondo”. Sicuramente l’architetto Dioguardi dimostrò di essere all’altezza di un così qualificato consesso tanto da contribuire, con il suo progetto, alla definizione del passaggio dai tradizionali grattacieli, che sino ad allora si erano ispirati a modelli tipologici riadattati, ad una nuova ricerca morfologica seppure inquadrabile in una matrice monumentalista e fortemente 32

simbolista. Un germe del genio pugliese arrivò dunque anche in America inseguendo un sogno che nasceva infranto da giochi probabilmente già fatti. Tra i partecipanti d’oltreoceano solo il progetto del finnico Saarinen entrò nella rosa dei vincitori. Saverio Dioguardi nacque a Rutigliano nel 1888. Figlio di capomastro - il padre Nicola era contitolare dell’impresa “Giuseppe Dioguardi e figli” - vide nell’esperienza vissuta nell’azienda di famiglia la propria formazione da autodidatta ed il proprio avvio alla pratica dell’architettura. Una pratica che lo portò a diventare, nel corso della sua proficua attività di progettista e successivamente anche di costruttore, un protagonista indiscusso delle vicende architettoniche della città di Bari. Numerosi sono infatti i progetti e le realizzazioni di Saverio Dioguardi caratterizzati da una cifra stilistica poliedrica e ricercata, che porteranno il nostro architetto ad essere considerato prima un esponente dell’eclettismo primonovecentesco, successivamente a progettare opere decisamente razionaliste e, ancora più tardi, ad approdare a realizzazioni più moderne allineate alle ricerche formali degli anni ‘60. Emblematici sono alcuni progetti in cui, nella realizzazione delle successive stesure, si ritrova il passaggio dai vari linguaggi e l’adattamento alle varie fasi storiche. Tra questi il complesso di San Ferdinando in cui Dioguardi si ritrovò ad approntare

un progetto di risistemazione degli esterni della preesistente chiesa neoclassica progettata da Fausto Niccolini. In una iniziale versione, realizzata a metà degli anni venti, è evidente la matrice storicista con il forte richiamo alla romanitas imperiale resa dalla riproposizione dell’immagine del Pantheon. Segue una stesura successiva in cui troneggia, seppur come retaggio della costruzione preesistente, un pronao con timpano corredato di capitelli ed archi. Da composizioni che, a causa della varietà di linguaggio che caratterizza i differenti volumi, risultano frammentarie ed a tratti incoerenti rispetto a quella finale, si passa alle successive fasi progettuali, tra il ‘27 e il ’32, in cui le linee vanno via via acquisendo maggior coerenza puglia in fiera


cultura

Le principali opere di Saverio DIoguardi 1929 Palazzo Giannelli in Via Sparano a Bari 1930 Palazzo della Provincia a Bari (con Luigi Baffa, 1930-34) 1932 Palazzo del Comando IV Zona Aerea Territoriale sul Lungomare Nazario Sauro di Bari (1932-35) 1933 Circolo canottieri Barion e ristorante sul molo San Nicola di Bari (1933-35)

tradizione. La ricerca attuata da Dioguardi ha portato l’architettura barese del ‘900 verso una dimensione di respiro, non locale, ma nazionale con uno sguardo aperto alle vicende europee e rendendo la sua eredità architettonica un patrimonio collettivo degno di divulgazione e tutela che si lega, così, indissolubilmente alla nostra città. Francesco Gismondi Architetto

1933 Caserma della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale sul Lungomare Vittorio Veneto a Bari (1933-37) 1947 Sede della Banca Commerciale Italiana e complesso residenziale in Via Abate Gimma a Bari (1947-49) 1959 Sede del Banco di Roma in Via Andrea da Bari a Bari (1959-61)

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stilistica ed assumendo l’aspetto di una massa monumentale sempre più unitaria. Sparisce il nartece ed il volume è scandito da corpi turriti e da un’alternarsi di pieni e vuoti che, come sottolinea Nicola Signorile porta questa architettura ad approdare al severo razionalismo nordico. Sempre Signorile fa notare come - impressionanti sono le analogie con la contemporanea chiesa della Natività di Maria realizzata a Mülheim nella Ruhr dall’architetto tedesco Emil Fahrenkamp nel 1929. Il lavoro di Dioguardi, attraverso il ripensamento e l’intima attività di interpretazione del mutare dei tempi, assorbe in sé lo sforzo del rinnovamento cercato nel dibattito che contrappone modernismo e dicembre 2011

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cultura

Eroi

di

Puglia

Speciale

Unità d’Italia Chiudiamo il nostro reportage sul contributo dei pugliesi al Risorgimento italiano e all'Unità d'Italia con una rapida carrellata di alcune delle figure viste in questo anno sulle pagine del nostro magazine. Da Giuseppe Massari ad Antonietta De Pace, da Felice Garibaldi a Mosè Maldacea

In tutt’Italia è stato quest’anno un pullulare di manifestazioni tese a celebrare i 150 anni dell’Unità: in tutte le regioni, anche i più piccoli Comuni hanno ricordato il proprio Risorgimento ed hanno reso omaggio a quanti, cadendo, scrissero la storia della nostra nazione. Anche la Puglia ha partecipato alle celebrazioni, così come lo aveva fatto, in termini di sacrifici e grandi imprese, al processo di unificazione. Che dire degli Eroi pugliesi portati, anche se in piccola parte, alla conoscenza del pubblico? Si sono

Qui sopra la breccia di porta Pia vista da Fattori. A sinistra il ritratto di Antonietta De Pace, In basso a destra Mosè Maldacea.

scoperti scienziati, giuristi, artisti, ecclesiastici, militari, poeti, donne, uomini comuni. Una schiera di eletti votati al sacrificio dei propri beni, della vita, delle famiglie, della libertà, per quel grande ideale che animò allora più di tre generazioni di meridionali e di italiani: la libertà dallo straniero e l’unità della Patria. Si sono scoperti anche intrecci sconosciuti fra nord e sud. Qualche esempio: la famosa frase di re Vittorio Emanuele II “non siamo insensibili al grido di dolore”, fu scritta dal tarantino Giuseppe 34

Massari, segretario di Cavour; un militare e garibaldino di Foggia, Mosè Maldacea, veniva chiamato “il veneziano” per aver lottato con Daniele Manin nella difesa di Venezia; il medico brindisino Cesare Braico combatté a Solferino e si distinse come medico nell’assistenza ai feriti, precorrendo la nascita della Croce Rossa. E poi l’eroina di Gallipoli Antonietta De Pace che sposò un patriota puglia in fiera


Cesare Braico

cultura

Un Garibaldi... made in Puglia

In pochi sanno che il fratello dell'Eroe dei due mondi, Felice, si trasferì a Bari nel 1835 e si dedicò alla produzione olearia divendendo in breve tempo un riferimento del settore

di Bergamo, e poi, e poi… La storia non finisce mai e scoprirla dà il brivido di ritrovare in quei nomi sbiaditi dal tempo, quelli dei propri paesi, delle proprie comunità, delle proprie famiglie e l’orgoglio di avere simili antenati. Solo le infauste vicissitudini della storia avevano per secoli aspramente ostacolato, impedito e persino vietato l’unificazione, costringendo l’Italia a restare divisa e schiava tra diversi padroni, condannando un popolo a vivere senza dignità e senza nome, sino alla proclamazione di Vittorio Emanuele II Savoia a primo re d’Italia. Era il 17 marzo 1861. Ricordando queste cose, forse tutti gli “Italiani” saranno fieri, senza vane ipocrisie o remore, di aver celebrato il 150° anniversario dell’Unità. In questo anno di celebrazioni, anche sul nostro giornale, abbiamo voluto dare un piccolo contributo di memoria e di approfondimento storico. Ci abbiamo creduto e abbiamo avuto la presunzione di contribuire a che nessuno possa dimenticare quanta Puglia c’è stata nella storia d’Italia e riflettere su quanta ancora ce ne possa essere per fare sempre più grande questa nazione.

Ci sono uomini destinati a grandi imprese, il cui nome entra di diritto nell’Olimpo della Storia. Ad altri, invece, tocca l'onere di sostenere gli sforzi degli eroi con impegni oscuri e silenziosi. É stato questo il destino di Felice Garibaldi, fratello del più celebre Giuseppe, protagonista del nostro Risorgimento. La sua storia si intersecò con quella della fervida borghesia pugliese di metà Ottocento, che, all’ombra degli olivi, ebbe la fortuna di restare abbastanza distante dai grandi tumulti dell’Ottocento e costruì le fondamenta dell'economia dell'Italia meridionale. Felice arrivò a Bari, proveniente da Nizza, nel 1835 e, in poco tempo, divenne una figura chiave nella produzione olearia pugliese. A sconvolgere un sistema di raccolta millenario, fu, anzitutto, il francese Pierre Ravanas, che giunse a Bari nel 1826 e realizzò un frantoio con nuove tecniche di produzione. In pochi anni, ben 120 frantoi lavoravano l'olio alla "francese", dotati di un torchio idraulico e due mole: nell'estremo sud del'Italia la rivoluzione francese aveva deposto il suo seme di novità tecnologica. Felice Garibaldi fu conquistato da queste novità e il suo datore di lavoro, il nizzardo Federico Avigdor, scelse lui per espandere le proprie produzioni in Puglia. Garibaldi studiò accuratamente le nuove tecniche di spremitura di Ravanas e decise di aggiungere a queste anche le proprie intuizioni sulla produzione olearia: quanto potesse essere conveniente selezionare gli alberi secondo le specie, raccogliere i frutti separatamente senza mischiare le varie qualità e, soprattutto, quanto fosse importante raccogliere le “drupe” ancora sull'albero. Convinti di poter produrre un buon prodotto, Garibaldi e Avigdor si legarono alla famiglia Diana di Bitonto e usarono il suo frantoio, per attuare le loro teorie: la natura diede loro ragione. Negli anni dei tragici fatti della Repubblica romana e della fuga di Giuseppe Garibaldi in America, il fratello Felice investì tutte le sue energie per trasformarsi in un imprenditore oleario. Eppure, pur vivendo i suoi anni lontano dai fermenti rivoluzionari, proprio la sua ricchezza salvò il fratello Giuseppe dai debiti e servì a finanziare alcune delle sue imprese. Uomo educato, amato, colto e rispettoso del prossimo, a cui la natura regalò un fisico molto simile a quello del più famoso fratello, Felice esportò l'olio pugliese in tutta Europa e la sua attività contribuì alla floridezza economica delle terre baresi. Nel 1851, dopo aver acquistato un negozio a Bari e aver ottenuto importanti premi per la qualità delle sue olive, dovette arrendersi ai problemi di salute e si trasferì a Napoli: tornerà a Nizza solo per morire tra le braccia del fratello che, proprio grazie al lascito dell'imprenditore, potè acquistare metà Caprera. La vicenda di Felice fa parte delle pagine di storia minore dell'Italia, ma racconta bene le inquietudini e l'intraprendenza di un'intera famiglia, in un'epoca che ha consegnato alla storia molte rivoluzioni, anche lontano dalle battaglie. Antonio Verardi

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Antonio Verardi

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cultura

Uno sguardo sulla

San Severo degli anni '50

Fino al 31 gennaio 2012 è possibile visitare a San Severo la mostra fotografica "Uno sguardo sulla San Severo degli anni '50", immagini tratte dall'Archivio Storico Fotografico Comunale Fondo "Matteo Vorrasio" (inaugurato il 17 dicembre nel corso della vernice della mostra), nell'Auditorium del Teatro Comunale "Giuseppe Verdi" di San Severo. L’evento si avvale della partnership del Rotary Club di San Severo, che per l’occasione ha realizzato e finanziato la pubblicazione del catalogo relativo alla mostra, della

Regione Puglia e della Provincia di Foggia. La bella e preziosa esposizione è stata curata dalla dott.ssa Concetta Grimaldi, direttrice della Biblioteca Comunale Alessandro Minuziano di San Severo e dagli operatori del Consorzio Libero, dott. Paolo Calvo e dott.ssa Giuliana Mundi.

Immagini in bianco e nero che aprono uno squarcio nel passato di un centro agricolo della Capitanata negli anni ’50, tra le difficoltà di una lunga ricostruzione e la consapevolezza di un futuro tutto da costruire, mattone su mattone, zolla dopo zolla, capitolo dopo capitolo. Fotografia dopo fotografia.

Quel martire anglosassone patrono a Mottola Come mai un santo inglese, S.Tommaso Becket, è diventato patrono di Mottola? Proviamo a ricostruire la storia. Figlio di una saracena e di un crociato inglese, Tommaso divenne cancelliere d’Inghilterra e arcivescovo di Canterbury. Da quel momento si scontrò sempre più spesso con il re Enrico II, perché tentava di difendere il popolo dalle tasse ingiustificate dei nobili. Il 29 dicembre 1170 un gruppo di nobili si recò di propria iniziativa a Canterbury e assassinò l’Arcivescovo nella cattedrale, dinanzi ai fedeli, che cominciarono da quel momento a venerarlo come un santo. All’epoca delle crociate in Terra Santa, dalla Puglia si imbarcavano molti cavalieri e, certamente, fra questi stranieri di passaggio, vi dovettero essere degli inglesi che pregavano per il loro santo, narrandone le azioni miracolose. Più o meno nello stesso periodo, Alimerto, vescovo di Mottola, si mise alla testa di una processione di fedeli e andò incontro ai soldati guidati dal cancelliere del principe Boemondo di Taranto, per cercare di bloccare la distruzione del paese e la strage di innocenti in atto. Il vescovo avanzava a braccia aperte a forma di croce, quando fu colpito in pieno petto da una freccia che lo uccise. Il nuovo vescovo di Mottola scelse il Becket come patrono per la cittadina, cioè un ecclesiastico coraggioso e rimpianto, come il vescovo barbaramente ucciso dai soldati di Boemondo. La rivisitazione del martirio di S. Tommaso Becket avviene a Mottola il 29 dicembre, con un corteo storico, con tanto di armature, soldati, cavalli, sbandieratori e mangiafuoco, al termine del quale re Enrico II, accompagnato dalla regina, da papa Alessandro III e da Tommaso, giunge in piazza XX Settembre, il cui scenario è reso ancora più suggestivo da giochi di luce e drappi di stoffe reali. Il giorno dopo, una cerimonia religiosa consegna al santo patrono le chiavi della città. A. V. 36

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cultura

L’ascesa resistibile di un passato inarrestabile L'ascesa di un gangster americano, Arturo Ui, in quel di Chicago è usata come allegorica trasposizione della scalata al potere di Adolf Hitler nella Germania degli anni trenta da Bertold Brecht che scrisse l'opera a cavallo tra il 1940 e il '41 scegliendo la cittadina statunitense in piena crisi del 29 e i meccanismi dell'alta economia, per raccontare come siano stati proprio il capitale e la legge di mercato a favorire l'avvento del nazismo. La resistibile ascesa di Arturo Ui, questo il titolo dell'opera, che sarà portata in scena da Claudio Longhi a Bari il prossimo 14 dicembre, è stato premiato dalla critica come migliore spettacolo del 2011. Sul palco Umberto Orsini e un preparatissimo staff di giovani attori assecondano con bravura l'ispirazione grottesca del copione, dove l'incisiva brevità dei singoli "numeri", la serie rocambolesca dei fatti di cronaca "mafiosa" narrati e messi alla berlina attraverso la graffiante comicità di cui l'autore tedesco si serve come arma storico-critica, traducono la parabola in una "rivista" briosa che riesce a far sorridere anche di una pagina così cupa e triste della nostra storia. Il cast di attori balla, canta, si rincorre e ironizza sul loro prendersi sul serio. Il contagio è lento ma inesorabile. Arturo Ui è una versione fantasmagorica della legge del più forte che lascia il segno. O.N.

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cultura

Nella civiltà contadina le radici della nostra Terra Quale occasione migliore se non una visita al Museo Contadino e delle Tradizioni di Bitonto per assaporare la vita dei nostri avi tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento Un viaggio a ritroso nella vecchia civiltà contadina della nostra terra; un tuffo nelle tradizioni popolari locali tra la fine dell’Ottocento e la metà degli anni cinquanta del Novecento. E’ questo lo scopo del Museo Contadino e delle Tradizioni Popolari di Bitonto, “Spazi della memoria”, che inaugura ufficialmente la sua attività a partire dall’8 dicembre. La collezione fa capo al Centro Ricerche di Storia e Arte di Bitonto, che, dal 1968, si occupa della ricerca, dello studio, della tutela e della valorizzazione del patrimonio archeologico, artistico, demoetnoantropologico e ambientale del territorio di Bitonto. Realizzato grazie alle donazioni di soci e simpatizzanti del Centro Ricerca, lo spazio museale si articola in diverse sezioni: nella prima (caso quasi unico nel panorama dei musei di questo genere) sono state ricostruite due stanze tipiche delle case degli inizi del ‘900 (la cucina e la camera da letto) con i relativi corredi; segue la sezione dedicata ai principali cicli agricoli (quello dell’olio, del vino e del grano) che scandivano la vita e il lavoro dei contadini; l’ultima ospita gli strumenti dei mestieri del passato (il calzolaio, il barbiere, la stiratrice, l’artigiano, il fabbro, ecc.). Tejedde (i tegami in terracotta), Pisciatiure

(i vasi da notte), Capasàune (gli orci per conservare l’acqua o le olive), Pegnèute (l’antica “pignatta” per cuocere i legumi), Meceniidde (il vecchio macinino per triturare i chicchi del caffè), Muzzequafèufe (il rompifave) e Sottapànze (la cintura per sorreggere il cavallo dal sottopancia) sono solo alcuni dei numerosi termini popolari che si potranno scoprire visitando il museo. Ricche di fascino e di una suggestiva sonorità, queste parole sono ormai scomparse dalla nostra lingua di uso quotidiano,

In alto "la stanza del grano"; In basso "la stanza del vino"; Di fianco un particolare; Le foto sono di Francesco Esposito per Burning Studio - Bitonto (Ba) Roma

perfino dal moderno lavoro nei campi. Eppure, confinate ormai alla natura di semplici espressioni dialettali, sono lì a testimoniare l’essenzialità e la poesia di una cultura umile, sana e operaia, che spesso è ancora oggetto di curiosità ed interesse. Anche nella nostra società moderna e ipertecnologica, questi termini ci ricordano, forse, da dove siamo partiti, quali siano state le nostre origini e quali siano, oggi come ieri, i valori semplici ma essenziali sui quali costruire la ricchezza del nostro vivere. Antonio Verardi

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I mondi fantastici di Oronzo De Matteis

cultura

Lontano dai rompicapi intelletualistici, il pittore salentino mette sulle sue tele tutta la sua vitalità ed energia interiore avendo per protagonista assoluto il mare Immaginare mondi fantastici, contemplarli, trasferendovi emozioni, ricordi e stati d'animo, che rasserenano la mente e sollevano l’anima dall'inquietudine, liberando entrambe dalle barriere dello spazio e del tempo. É con questo obiettivo che Oronzo De Matteis dipinge i suoi quadri. La sua è un’arte lontana da rompicapi intellettualistici: egli non dipinge per imitare, descrivere o interpretare la natura, ma per esprimere una forza vitalistica, un’energia interiore, la stessa che anima il mare, protagonista assoluto delle sue tele. Affascinato dalla scuola americana dell’Action Painting e dalla pittura gestuale di Jackson Pollock e Franz Kline, per la scelta e la produzione dei suoi colori, De Matteis si rifà ai grandi maestri del passato e ricava le sue tonalità dalla terra, secondo antiche ricette. Ha viaggiato tanto, solo per il profondo desiderio di osservare e assorbire le forme e le sfumature di tutti i mari del mondo ed i suoi oceani sono stati presentati a Toronto, Parigi, New York,

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Barcellona, suscitando dovunque enorme fascino. Egli dipinge il mare non come siamo abituati a guardarlo o a vederlo raffigurato, ma lo rappresenta come se vi fosse immerso, come se fosse egli stesso una creatura che vive sui fondali. Così, nei suoi quadri, prendono vita i colori, i moti, le suggestioni del mare aperto, dell'oceano infinito, ogni volta diverso con le sue tinte spumeggianti che decorano la superficie. Onde gigantesche nascono, s’innalzano, s’accavallano, si rincorrono, s’increspano, si spaccano, si arricciano, si placano e rifluiscono e dall’immagine sprigiona tutta la forza dell’onda, una potenza che non suscita paura, ma ammalia e nello stesso tempo annichilisce e trasporta in una dimensione metafisica. Persino i gabbiani, unici elementi del mondo animale a comparire qua e là, sembrano immersi in questa dimensione, non più abitanti del cielo, ma simboli del ricongiungimento del cielo e del mare, immagini del caos, del disordine, della libertà da cui ha

origine, per svariate ed imprevedibili combinazioni, ogni forma vitale. De Matteis è il “cantore del mare”, come se gli fosse stata affidata la missione di esserne il portavoce; come se, protetto dal Dio Poseidone, gli fosse stato concesso di guardare, osservare e catturare sulla tela le Nereidi amiche dell'uomo e queste, gli si svelassero continuamente, sollevandosi dal mare piatto, in salti e volute d'acqua e le loro voci, ogni volta diverse, diventassero, tramite il colore e le forme, musica ed armonia per l’anima. Non si può, guardare le onde di De Matteis, senza sentire il suono avvolgente e polifonico del mare e percepire il volo leggero dei gabbiani, che suggerisce libertà, entusiasmo e voglia di vivere. É qua la grandezza dell’arte di De Matteis: egli infonde nei suoi paesaggi la vita e la potenza degli elementi, catturando immediatamente il fruitore, trascinandolo nei quadri e costringendolo a provare la medesima forza vitale che palpita sia dentro che fuori di sé. Antonio Verardi

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spettacoli

Mezzapesa porta le spose infelici di Desiati sul grande schermo L'esordio del regista bitontino in un lungometraggio non sembra aver riscosso molto successo. Il film con ottime riprese e colonna sonora risulta privo di emozioni per il pubblico

Finalmente esordio! Dopo una lunga attività di autore di corti e medio metraggi (Zinanà, Pinuccio Lovero-sogno di una morte di mezza estate, Come a Cassano) il Bitontino Pippo Mezzapesa, classe 1980, esordisce sotto l’egida della Rai cinema, la Film Commission Puglia, La Fandango,il produttore barese Domenico Procacci e la critica tutta, entusiasta dell’evento. Il Paese delle Spose Infelici è stato sostenuto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali MIBAC: 500.000 euro (Delibera Riunione 03/12/2010 - Opere Prime e Seconde) e dalla Apulia Film Commission: 50.000 euro (Apulia Film Fund) ed è costato 3 milioni di euro. Liberamente tratto dal romanzo omonimo di Mario Desiati edito Mondadori, il film è scritto a tre mani da Antonella Gaeta, Antonio Leotti e dallo stesso regista, ed è la storia della formazione alla vita, all'ombra dei fumi del Siderurgico di Taranto, e dell' amore sognato di due adolescenti (Zazà e Veleno) per una donna misteriosa e "volante" (Annalisa). Il regista ci porta nel cuore di una terra magica e reale dove la tragedia coesiste con la fantasia. Mezzapesa sceglie di ambientare la sua storia tra Martina Franca e Massafra, trasformando il territorio da mero sfondo dove agiscono i suoi attori a vero protagonista della storia. Ma il film dopo tutti questi meravigliosi preamboli di presentazione, manca di forza visiva, di coraggio e di sensibilità nel saper affrontare un tema, quello di una amicizia adolescenziale complicata, che gioca sulla curiosità acerba dei due protagonisti nei confronti della mancata sposa Annalisa, risulta debole,principalmente nel racconto di questa tentata amicizia, ma soprattutto nell’indivuduare le paure, le difficoltà di questi autentici “ragazzi di vita”. Non basta una bella fotografia, e un’ottima colonna sonora a salvare un film che, 40

Il Paese delle spose infelici, regia Pippo Mezzapesa; Con Rolando Rovello, Valentina Cornelutti, Ayilin Prandi, Nicholas Orzella Ita-commedia -2011, 82’

fortunatamente dura 82’ minuti, dalla noia di noi spettatori, curiosi e attenti nel cercare un’emozione, un frammento di piacere, un attimo di vero cinema. Il film invece scorre lentamente abbagliato dal caldo e dalle tonalità gialle del meraviglioso nostro sud. In concorso all’ultimo Festival del Film di Roma, il film ha il pregio di emanare, attraverso i volti dei protagonisti, quella dolcezza e quella genuinità che forse solo gli adolescenti possiedono. Aylin Prandi, attrice italo-francese dai lineamenti delicati, nel ruolo di Annalisa è la vera scoperta del film, sensibile, brillante, sensuale ; i giovani che interpretano Veleno e Zazà ossia Nicolas Orzella e Luca Schipani (nella vita attaccante degli Allievi del Taranto), sono invece esordienti scoperti nelle scuole locali.

Michele Falcone

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Chi è Pippo Mezzapesa Nato a Bitonto (Ba) il 28 settembre 1980, laureato in giurisprudenza a Bari, si è avvicinato al cinema da autodidatta. Il suo primo cortometraggio è Lido Azzurro del 2001. Il lavoro girato a colori e in digitale vede la partecipazione dell'attore comico barese Pinuccio Sinisi e ha la durata di 11 minuti. Da allora ha scritto diverse sceneggiature e partecipato a diverse rassegne fino ad arrivare, quest'anno, a firmare la sceneggiatura e la regia del suo primo lungometraggio di finzione "Il paese delle spose infelici" tratto dall'omonimo romanzo di Mario Desiati. puglia in fiera


spettacoli

Una super Rettore è ancora in cattedra di trasgressione Il tempo sembra non passare mai per la "Donatella nazionale" che si esibirà a Bari il prossimo 17 dicembre. Nel suo nuovo album "Caduti massi" canta tutte le fasi della vita, dall'adolescenza alla morte, con il suo solito piglio pop-rock. Da registrare anche la collaborazione di Platinette Il tempo è passato, ma lei resta sempre e comunque “splendida splendente”, come nella più famosa delle sue hit: Donatella Rettore porta, infatti, tutta la sua verve trasgressiva sul palco del New Demodè (presso Modugno – Bari) il 17 dicembre alle 22,30, nell’ambito di un tour per la presentazione del suo album di inediti intitolato Caduta Massi. Giunta al suo tredicesimo album, Donatella continua ad essere un personaggio che sa far parlare di sé, e che

anche in tempi di conformismo musicale produce un album in cui non si smentisce e osa anche toccare temi scomodi con il suo caratteristico piglio pop-rock-elettronico. La star che dagli anni 80 non si è ancora stancata di essere fuori dalle righe è una che ammette con coraggio le proprie scelte: dal ricorso alla chirurgia estetica a questo album in cui, coadiuvata dal conduttore drag-queen Platinette (è sua, difatti, la presentazione nella title track) si lancia in una ironica e psichedelica critica sull’uso del Viagra. Tutto questo suo tredicesimo lavoro dell’icona gay per eccellenza, per l’appunto, è un inno al trascorrere del tempo, toccando tutte le fasi della vita, dalla giovinezza (“Adolescente”,

brano in cui è affrontato il tema del moderno modo di essere giovani, senza sapere dove andare o che fare, solo contando sulle proprie forze) alla maturità fino alla morte (“Se morirò”, canzone nella quale non c’è spazio per melensi addii, che poco si sposerebbero con l’eccentrica indole della Rettore). Concludendo, è un appuntamento imperdibile quello del 17 dicembre, in cui una delle cantautrici italiane più rappresentative si dimenerà sul palco e con le sue coinvolgenti sonorità farà scatenare tutti, perché resta sempre e comunque l’indiscussa regina della trasgressione. Daniela De Sario

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da ascoltare "Caduta massi" di Donatella Rettore etichetta Edel

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spettacoli

Tanto jazz per chiudere l'anno

Come ogni anno i big della musica ripropongono rivisitazioni di classici natalizi mentre per gli appasionati delle performance live ci sono diversi spettacoli in giro per la Puglia Se il Natale è una delle feste più suggestive, e per questo più sentite, lo si deve certamente anche alla sua particolare colonna sonora, a quell’insieme di note che fanno immediatamente “atmosfera” e che trasformano come per magia un momento qualsiasi in qualcosa di sublime. E questo gli artisti lo sanno bene, e proprio per questo non si contano i cantanti e i musicisti che ogni anno, in questo periodo, ripropongono in veste moderna i grandi classici della musica natalizia, ben convinti che si tratterà quasi sicuramente di un successo assicurato (quest’anno, ad esempio, si cimentano nell’impresa Michael Bublè, Justin Bieber e persino la trasgressiva Lady Gaga). Per chi, invece, volesse godersi l’emozione di un’esibizione live, il 15 dicembre alle ore 21, sul palcoscenico del Teatro Forma (a Bari, in via Fanelli 206) salirà Joy Garrison, raffinata jazzista newyorkese che ha anche collaborato con Zucchero e Renzo Arbore e si esibirà in “Christmas Joy”; sarà affiancata da tre talentuosi musicisti, ossia Claudio Colasazza al pianoforte, Amedeo Ariano alla batteria e Francesco Puglisi al contrabbasso. La figlia d’arte Joy (suo padre era Jimmy Garrison, contrabbassista del quartetto di John

Coltrane) grazie al suo indiscusso talento e a quella versatilità che le permette di passare agilmente dal jazz al funk e dal soul al gospel, canterà i pezzi della tradizione natalizia nell’ambito della rassegna organizzata dall’associazione Nel gioco del Jazz. I biglietti sono acquistabili presso Centromusica, Corso Vittorio Emanuele 165 a Bari. Il 17 dicembre, invece, si cambia location e ci si sposta ad Ostuni per godersi l’unica tappa nel Sud Italia del tour “Christmas song”, nel quale il musicista organizzatore Elio Tatti e il suo quartetto fanno da spalla alla sublime cantante jazz Beverly Lewis, newyorkese di nascita e nelle cui vene scorre un distinguibile patrimonio gospel e spiritual: una vocalità perfetta, insomma, per sposarsi con i brani simbolo del Natale (“Santa Claus is coming to town”, “Winter Wonderland” e “Silent Night”), in parte riarrangiati ma senza mai stravolgerli nella loro essenza. Lo spettacolo si terrà a Masseria Cantone alle 22,30 e l’ingresso sarà a pagamento, consigliata la prenotazione. Daniela De Sario

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spettacoli

É sempre tutto esaurito con i maestri del teatro in vernacolo Picccoli e poco confortevoli ma nonostate tutto sempre pieni in ogni ordine di posto per apprezzare le commedie in vernacolo barese. Un'ottima idea per passare una sera spensierata in compagnia Non avranno la bellezza del Teatro Petruzzelli o l'eleganza del Teatro Piccinni ma in questi piccoli teatrini dove il vernacolo barese la fa da padrone e dove a stento si superano i duecento posti hanno qualcosa che solitamente riesci a trovare solo nelle mura domestiche il calore, l'accoglienza la spontaneità tanto che a volte sembra di essere in pantofole sul propio divano di casa . Il venerdi' alle 21 e poi il sabato, stessa ora e la domenica alle 18 e alle 21 sempre pieni a stento si riesce a trovare posto se non prenotando parecchio tempo prima, certo sarà per i tanti problemi che ci affliggono ma una cosa è certa la gente ha voglia di ridere di rilassarsi e di passare qualche ora di spensieratezza e loro, tutto questo,

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riescono a darcelo perchè lo sanno fare e lo fanno da tanto tempo e la gente esce soddisfatta e pronta a ritornare. Il Teatro Barium con Gianni Colaiemma e il suo spettacolo "l'avvocato in famiglia" con le inseparabili Lucia Coppola e Gemma Magistro. Nicola Pignataro il baffo barese al Teatro Purgatorio con "pensavo fosse amore invece erano calecchia" e i suoi fidi Franco De Giglio e Annalisa Cardenio. Pinocchio al Teatro dell'Anonima con Dante Marmone e la bravissima Tiziana Schiavarella. E non possiamo dimenticare Gianni Ciardo che ha iniziato la sua nuova avventura a Teatro e per concludere, ma non per ultimi, il Teatro DiCagno con Mino De Bartolomeo e Rosaria

Barracano con lo spettacolo "Le pettegole" e il Piccolo Teatro di Nietta Tempesta moglie di un altro pezzo di storia barese Eugenio D'attoma scomparso con il loro cavallo di battaglia Arc Vasc con Mario Mancini. Il Teatro Duse diretto da Mia Fanelli con Franco Spadaro e Nico Salatino con "Portapannere". C'è ne per tutti i gusti e per tutte le età un mix straordinario di personaggi che quotidianamente si incontrano per strada e che straordinariamente questi geni riescono a rimodellare in divertenti commedie uno spaccato della nostra citta' dei nostri modi di dire e di fare che solitamente ci scivolano via. Egidio Franco

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Sport

La stella del Sud vuol tornare a splendere nel firmamento del basket che conta Raggiunta la final four di Coppa Italia, ora si pensa al campionato di Lega Due per continuare il sogno interrotto la scorsa estate con la retrocessione Uno sponsor importante, una società solida, un allenatore esperto e vincente, un roster di prim’ordine. Sono questi gli ingredienti per una stagione da protagonisti. Sarà sufficiente per ritornare nella massima serie di bastek maschile dopo un anno di “purgatorio” in Lega2? La New Basket Brindisi a marchio Enel ha scommesso di si e, a dispetto di un campionato lungo e difficile come quello di Lega2, promette di rinsaldare l’amore che da sempre la città di Brindisi ha per questo sport con pregevoli risultati sul campo. IL BASKET & BRINDISI Per la stagione 2011/2012 l’Enel Brindisi ha voluto affidare la sua panchina a coach Piero Bucchi (di cui parliamo nel box a parte) con il non celato obiettivo di centrare uno dei due posti che permettono l’immediato ritorno nel massimo campionato nazionale di basket maschile, dopo la mesta retrocessione dello scorso campionato, in un Palapentassuglia come sempre pieno di tifosi fedeli ed entusiasti. Ma il filo rosso che lega Brindisi al basket è lungo e glorioso, e merita di essere raccontato, sia pure per brevi momenti. La storia della pallacanestro brindisina si perde nella “notte dei tempi”. In città, da sempre, intere generazioni si sono nutrite di pane e basket. Lo si deve a dirigenti, tecnici, giocatori che hanno dedicato cuore ed anima a questo sport:

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Pentassuglia (il mitico allenatore morto tragicamente in un incidente stradale nel 1988 e a cui è intitolato l’impianto sportivo di Brindisi), Buscicchio, Todisco, Trabacca, Melone, Pasini, Primaverili, Fischetto, Donativi, Calderari, Cordella, Scotto, Malagoli, Labate, Frascolla… Un elenco che potrebbe continuare con cento ed altri nomi, anche di atleti stranieri (Howard, Yonakor, Zeno…). Brindisi, negli ultimi 50 anni, ha vissuto momenti felici, quasi strabilianti come gli ottavi dei play-off scudetto con la mitica Virtus Bologna nel 1981 (dopo aver conquistato la promozione in serie A1); altri meno lieti, tanto da non aver più alcuna squadra nei campionati che contano non più tardi di qualche anno fa. Proprio da quel momento è ricominciata la storia della “stella del sud”, scritta da Ferrarese, Corlianò, Corso… che con la New Basket hanno voluto e saputo rilanciare il basket a Brindisi.

Dopo quattro stagioni vissute tra serie B2 e serie B1 nel 2007-2008 arriva, finalmente, il momento del definitivo rilancio con la vittoria nel campionato di B1 e la successiva ammissione in Lega2. Un ritorno nei campionati professionistici che Brindisi aspettava da quando, nel maggio del 1986 il Brindisi aveva salutato la A2 con un mesto sedicesimo posto nella regular season. L’anno successivo (nel 2008) la società ha vissuto una stagione di transizione, ma è stata capace di riportare l’entusiasmo dei tifosi al Palapentassuglia, con quasi 2300 abbonati. Ma è nel 2009 che avviene il nuovo salto di qualità. Roster di primissimo piano, solito grande entusiasmo che il PalaPentassuglia non riesce a contenere: tutti i posti (2.500) assegnati in abbonamento e tanta

IL ROSTER 7 8 9 10 11 12 13 14 15 19 21 24 33 34 36

MAESTRELLO Matteo POLETTI Mitchell FORMENTI Matteo HUNTER Jimmie Lee SIMONCELLI Alexander RENFROE Gregory Alexander NDOJA Klaudio BOROVNJAK Dejan CALLAHAN Craig ZERINI Andrea GIURI Marco VORZILLO Maurizio LEGGIO Gianmarco ROSATO Antonio J. PREITE Elio

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Sport

“costretto” a sostituire numerosi giocatori pur senza trovare l’alchimia giusta per conservare il posto nella categoria.

altra gente rimasta fuori! La squadra allenata da Giovanni Perdichizzi, nuova per nove decimi, che cresce di giornata in giornata e nel girone di ritorno prende letteralmente il volo, raggiungendo il primo posto in classifica e, addirittura, ottenendo la promozione in Lega A con due giornate d’anticipo. SU E POI GIU' Brindisi torna nella massima serie dopo 29 anni per la gioia incontenibile dei tifosi. Il primo anno nel massimo campionato nazionale di pallacanestro, partito con il solito entusiasmo ha registrato la prima sfortunata retrocessione societaria. Il team guidato da Giovanni Perdichizzi prima e da Luca Bechi poi,è stato

LA RISCOSSA Il “pane e basket” di Brindisi ha portato, però, ad una immediata… reazione. Appena concluso il campionato di Lega A (con in ritorno in Legadue) è stato costituito un nuovo gruppo dirigente con rimmovate ambizioni e immadiata voglia di riscatto. Il resto è cronaca dei giorni nostri. Dopo 10 giornate c’è il primo posto in classifica (sia pure in coabitazione con Reggio Emilia, Pistoia e Brescia) ed un posto nelle final four di Coppa Italia di Lega due da disputarsi nel prossimo mese di marzo insieme a Verona, Jesi e Scafati. Lo scorso anno la Coppa è sfuggita di mano ai brindisini dopo una semifinalethrilling con Sassari (106-105) battuta da Veroli. Quest’anno a Brindisi promettono di rifarsi. Sul campionato sono esemplari le parole che, di recente ha espresso coach Bucchi: “È una squadra che ha bisogno di formarsi, avevamo un progetto biennale che con il salto di Venezia in corso d’opera (il riferimento è al ripescaggio in Lega A della squadra lagunare n.d.r.) e le due promozioni concesse questa stagione si è trasformato in annuale, perciò stiamo velocizzando questo piano di crescita. Ora puntiamo a vincerle tutte senza fare calcoli”. Allora forza, Stella del Sud, forza Enel Brindisi. La Puglia vuole il suo posto al sole anche nel basket maschile. Roberto Mastrangelo

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Il Coach Piero Bucchi

Piero Bucchi, bolognese di 53 anni. Uno dei più importanti allenatori italiani siede sulla panchina dell’Enel Brindisi dall’inizio di questa stagione. Nella sua carriera ha occupato alcune tra le panchine più prestigiose d’Italia (Rimini, Treviso, Roma, Milano) conquistando due Coppe Italia (la prima nel 2000 con Treviso e la seconda, con grande sorpresa, alla guida del Napoli nel 2006 poco prima del crack societario della squadra partenopea). Da allenatore dell’Olimpia Armani Jeans Milano raggiunge due finali scudetto di fila, ma in entrambi i casi deve piegarsi al Siena, fino all’esonero del 3 gennaio del 2011 dopo una serie di prestazioni non entusiasmanti del quintetto meneghino (sostituito dal rientrante Dan Peterson). Ora è a Brindisi con nel mirino la possibilità di una terza promozione nella massima serie, dopo quelle ottenute con il Rimini nel 1996/97 e con il Napoli nel 2001/02. Uomo serio, tecnico preparato e disponibile, riesce a trasmettere ai giocatori in campo la sua grande passione per il basket e le sue doti tecniche e tattiche sicuramente superiori alla media.

In alto Jimmie Lee Hunter, guardia americana con un passato in Nba; Qui sopra il Coach Piero Bucchi; A sinistra i tifosi del Brindisi sempre vicini alla squadra.

dicembre 2011

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Francesco D’Assisi, 35 - BAR GELATERIA VIOLA - Via Nicolai,10 3 - BAR NUOVO CAFFE F - Corso Vittorio Emanuele II, 92 - BAR SPEEDY - Via Piccinni Nicolo’, 119 - BAR STAZIONE BARI-NORD - Piazza Moro - BAR TOLESCO - Via VITTORIA - Via Quintino Sella, 198 - PANIFICIO MAGDA - Via Petroni Prospero, 32 - BAR MANHATTAN - Via Capruzzi Giuseppe, 220/B Barletta 4- BAR M MAGNA GRECIA - Viale Caduti Di Tutte Le Guerre, 5 - BAR ROSALBA - Via Rosalba Camillo, 49/A - BAR PAVONE -Piazza Giulio Cesare, 8/C EMME - Via Devitofrancesco Tenente Gaetano, 6/C - BAR DEGLI AMICI - Viale Einaudi Luigi, 33 - CAFFÈ VOLTARIE - Via Camillo Rosabla - CA STILE LIBERO - Via Andrea Da Bari, 14/16 - PANIFICIO VENETO 2 - Via Piccinni, 130 - OTTICA RANIERI - Corso Italia, 25/A - BAR CATALANO - BAR LONDON - Via Principe Amedeo - BAR SENZA TEMPO - Via Piccinni, 75 - BARRETTO - Via Roberto Da Bari - VOGLIA MATTA - Corso Vi - VIA ABATE GIMMA, 82 -BOUTIQUE MIMMA NINNI -VIA PUTIGNANI, 26 - DONNA SOTTO LE STELLE - VIA CAIROLI, 51 - IDEA BELL - VIA PUTIGNANI, 138 - CARLA G. - VIA N. PUTUGNANI, 60 CELIN b. - VIA PUTIGNANI, 51/A - CAFFE’ BORGHESE - C.SO VITTORIO EM N. PUTIGNANI, 29/A - SCARPARIUM BARI - VIA CALEFATI, 196 - ENOTECA VINO! - VIA CAIROLI, 81- PETROLLA FLORIST - VIA PRIN ALIGHIERI, 130 - MACHNE MANDARINA DUCK MARINA - VIA SPARANO, 8 - VINAGRE WINE & FOOD - VIA CAMILLO ROSALBA, 47 - LO DA BARI, 128 - RICEVITORIA CEST - VIA e. TOTI KAFFEE ZEI - Via P. Petroni, 36 -EXECUTIVE CAFE' - Via Amendola, 172/1-M - LE CAFE BISTECCA - Via L. Laforgia 20/22 - FRIZZ CAFE' - V.le Einaudi, 79-81- CAFFE' PICCINNI - Via Andria Piccinni, 53 - ANDRIA 1 MAGAZZINI GET - Via Al P.zza Vittorio Emanuele II, 114 - MAGIC PARK - S.S. 16 - Km 770-580 CERIGNOLA BAR REALE - Via XX Settembre, 1 CONVERSANO BAR DEL Emanuele II, 38 - BAR PASTICCERIA LUX - Via Bari, 65 LINEA FITNESS - Via Oleifici, 15 MASSAFRA FALSO PEPE - via SS. 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Francesco D’Assisi, 35 SAYONARA - Piazza Moro Aldo, 18/A - GRAN CAFFÈ RAGNO - Corso Vittorio Emanuele II, 92 - BAR SPEEDY - Via Piccinni Nicolo’, 119 - 1 BAR Valenzano Cairoli 86 - CAFFE’ MOZART - Via Melo Da Bari, 139 - BAR VITTORIA - Via Quintino Sella, 198 - PANIFICIO MAGDA - Via Petroni Prospero, 32 PASTICCERIA BAR MODERNO - Via Papa Pio XII, 32 - BAR MAGNA GRECIA - Viale Caduti Di Tutte Le Guerre, 5 - BAR ROSALBA - Via Rosalb 19/A-19/B - MOZART CAFFE’ -Via Ciasca, 1 - BAR DUE EMME - Via Devitofrancesco Tenente Gaetano, 6/C - BAR DEGLI AMICI - Viale Einaud - GIMMA JAZZ CAFÈ - Via Abate Gimma, 110 - CAFFÈ STILE LIBERO - Via Andrea Da Bari, 14/16 - PANIFICIO VENETO 2 - Via Piccinni, 130 - OT da Bari, 99 - BAR KOMODO - Via Principe Amedeo - BAR LONDON - Via Principe Amedeo - BAR SENZA TEMPO - Via Piccinni, 75 - BARRETTO ROBERTO DA BARI, 122 - FIORE DI MAGGIO - VIA ABATE GIMMA, 82 -BOUTIQUE MIMMA NINNI -VIA PUTIGNANI, 26 - DONNA SOTTO - VIA ANDREA DA BARI, 36 - SWEET SUN - VIA PUTIGNANI, 138 - CARLA G. - VIA N. PUTUGNANI, 60 CELIN b. - VIA PUTIGNANI, 51/A -VIA N. PUTIGNANI, 37/A - OLTRE - VIA N. PUTIGNANI, 29/A - SCARPARIUM BARI - VIA CALEFATI, 196 - ENOTECA VINO! - VIA CAIRO - PROFUMERIA PUCCY - VIA DANTE ALIGHIERI, 130 - MACHNE MANDARINA DUCK MARINA - VIA SPARANO, 8 - VINAGRE WINE & 99 - IL PANE E LE ROSE - VIA ROBERTO DA BARI, 128 -RICEVITORIA CEST - VIA e. TOTI - KAFFEE ZEI - Via P. Petroni, 36 -EXECUTIVE ABBATICCHIO - Via Amendola 6 G - LA BISTECCA - Via L. Laforgia 20/22 - FRIZZ CAFE' - V.le Einaudi, 79-81 - CAFFE' PICCINNI - Via Piccinni, Alvisi, 17 BISCEGLIE COVA CAFFÈ - P.zza Vittorio Emanuele II, 114 - MAGIC PARK - S.S. 16 - Km 770-580 CERIGNOLA BAR REALE - Via XX S VECCHIO CAFFÈ AMOIA - P.zza Vittorio Emanuele II, 38 - BAR PASTICCERIA LUX - Via Bari, 65 LINEA FITNESS - Via Oleifici, 15 MASSAFRA XX settembre, 50 MOLFETTA GELATERIA SAN MARCO - P.zza Giovene NOICATTARO VARENNE BAR - Via Vecchia Casamassima, 49 - CAF Einaudi, 10 RUTIGLIANO MEETING - Via Dante Alighieri, 81 TRANI STILE VOGUE - Via Mario Pagano, 227 - VIN CAFE’ - Piazza Trieste, 5/6 - G - EUROGOMME - Corso Imbriani, 119 VALENZANO BAR VALENTINO - Largo Plebiscito, 91 LEVERANO EDICOLA IL PAPIRO - Via della L -

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