Il Piccolo Giornale di Cremona

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«Ai Giochi solo i più meritevoli» Divide la sentenza del tribunale, ma agli atleti si richiede professionalità e rispetto per lo spirito sportivo

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Quali potrebbero essere le soluzioni per arginare il fenomeno? «I controlli sono l'unico strumento a disposizione; per questo ritengo dovrebbero essere fatti frequentemente e ancor più nei confronti di chi già ha subito qualche condanna. Forse sono troppo rigido, però personalmente imporrei la fine della carriera a chi viene sorpreso a fare uso di sostanze dopanti una seconda volta. In questo modo un'atleta ci penserebbe mille volte prima di assumere qualsiasi tipo di sostanza».

matori, professionisti, semplici tifosi e appassionati: che lo si pratichi o semplicemente si seguano le gesta dei più grandi atleti, lo sport coinvolge ed appassiona. Non a caso, le Olimpiadi di Londra che prenderanno ufficialmente il via il 27 di luglio sono già da tempo al centro delle attenzioni dei media e degli appassionati di tutto il mondo. A destare l'interesse, in questo caso, non sono solamente i nomi degli atleti che vi prenderanno parte e le tante iniziative parallele che accompagneranno la manifestazione, ma anche un dibattito di tipo etico che prende il via dalla decisione del Comitato olimpionico britannico di vietare la partecipazione ad atleti che hanno scontato condanne per doping e la successiva sentenza del Tas che annulla tali disposizioni, in quanto risulterebbero, di fatto, come ulteriori punizioni. Una sentenza che sta facendo discutere non soltanto per la rilevanza dell'evento, ma anche per i molteplici aspetti solo i quali la decisione può essere analizzata, da quello strettamente giuridico a quello etico, che pure è fondamentale per una manifestazione che dovrebbe rappresentare l'apice della carriera e dello spirito sportivo per gli atleti. Secondo Simone, l'ammissione di ex dopati ai giochi olimpici costituirebbe un torto in primis nei confronti degli altri sportivi, in gara e non: «Credo che gli atleti che siano risultati positivi all'assunzione di sostanze dopanti non dovrebbero partecipare alle Olimpiadi: è vero che ci sono i controlli, però intanto questi atleti potrebbero essere arrivati a tali livelli proprio grazie alle sostanze assunte, adombrando altri che invece, se avessero potuto concorrere in modo paritario, avrebbero dimostrato di meritarsi le Olimpiadi molto di più».

Meno rigido, invece, Diego, più incline a garantire una seconda chance: «Una seconda possibilità non si nega a nessuno: se la pena è già stata scontata, un singolo errore non dovrebbe precludere la possibilità di partecipare ad un evento così importante per la carriera sportiva di un atleta. Dopotutto, sbagliare è umano, l'importante è pagare per i propri sbagli ed evitare di commetterli di nuovo». Di diverso avviso Beppe, che sottolinea la responsabilità degli sportivi: «Secondo me non dovrebbero partecipare: le Olimpiadi rappresentano l'apice della carriera sportiva di un atleta e dovrebbero parteciparvi solo coloro che possono ben rappresentare, appunto, lo spirito sportivo sul quale si fonda l'intera manifestazione». Sul confronto con gli altri atleti si sofferma anche Nadia: «Non lo trovo del tutto giusto nei confronti degli atleti che a quei livelli ci sono arrivati solo con le proprie

«Escludere gli ex dopati significherebbe punirli due volte»

forze. Si potrebbe forse ipotizzare una forma di penalizzazione in partenza per gli atleti ammessi che però hanno scontato pene per doping, oppure escludere almeno coloro che sono stati condannati più di una volta, mostrando di essere recidivi». «Se la pena è già stata scontata, significa che hanno già pagato. Se li si escludesse dalle Olimpiadi è come se li si punisse due volte per una sola colpa. Dal punto di vista giuridico, ma anche etico, non sarebbe corretto», è invece l'opinione del marito Andrea. «Se questa è la sentenza, - commenta Paola - a questo punto sta alle singole nazioni decidere se schierare atleti meritevoli di aver sempre “giocato pulito” e mostrato quindi il migliore spirito sportivo, oppure schierare tra le proprie fila anche atleti che hanno subito condanne. Sta alla nazione, insomma, decidere da chi farsi rappresentare».

Per molti, come Raffaele, la questione è particolarmente delicata se si tiene conto del ruolo rivestito dagli atleti olimpici agli occhi dei più giovani aspiranti: «Gli atleti che arrivano alle Olimpiadi sono per forza di cose un modello e un esempio per coloro che sognano un giorno di raggiungere gli stessi livelli, in particolare per i più giovani: per questo ritengo sarebbe meglio valorizzare atleti che hanno sempre fatto dell'etica un valore, rispetto ad altri che invece hanno commesso pesanti errori e assunto sostanze tra l'altro pericolose per la salute». «E' una scelta difficile - concorda Federica - perchè gli sportivi di tale livello diventano dei modelli per i più giovani; tuttavia se la pena è già stata scontata non è corretto nemmeno punire ulteriormente l'atleta», mentre Marco riflette sulla possibilità di valutare l'effettivo merito dell'atleta ex dopato: «Io non ammetterei alle Olimpiadi atleti che hanno abusato di sostanze illegali per riuscire nello sport; a questo punto come è possibile sapere se i risultati che li hanno portati fino a quei livelli sono stati ottenuti in modo leale? Non si può sapere esattamente da quanto tempo prima di venire scoperto l'atleta è ricorso a sostanze dopanti». Non tutti, però, sono contrari alla partecipazione: «L'importante è che vengano effettuati i dovuti controlli sugli atleti che partecipano alla competizione: a questo punto, se tutti sono "puliti" al momento della competizione nessuno risulta svantaggiato», è il parere di Valerio, mentre Enrico aggiunge: «Il fenomeno del doping continua a fare vittime, eppure potrebbe essere risolto con estrema semplicità: basterebbe imporre ad ogni atleta che risulta positivo ai test antidoping l'espulsione immediata da qualsiasi attività sportiva futura. In quel caso sì che ci si penserebbe su mille volte prima di affidarsi a sostanze del genere».

«Sta alle nazioni decidere da chi farsi rappresentare»


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