PLaNCK! 20 - Verso un mondo... sostenibile

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POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – 70% NE/PD € 25,00 - copia singola € 7,00 Autorizzazione del Tribunale di Padova numero 4093 del 21 novembre 2013 ISSN 2284-0761 - ISBN 978 88 5495 158 7 - Quadrimestrale - Numero 20 - maggio 2020

NUMERO

20 Da piccolo

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farò lo scie nziato! www.planck-magazine.it

Verso un mondo

SOSTENIBILE

AL CENTRO: A LL IL GIOCO DEITÀ! L I SOSTENIB

E in p iù.. MARI . una storia EE a IL COR MAX IN... fumetti! T DEL P OCIRCUITO IANET A

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Marie e Max in...

Il cortocircuito del pianeta

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Quando la Terra si sporca Pensa a un ambiente naturale bello e vivace, dove vivono molte piante, animali e altri organismi. Un sistema così complesso e delicato può essere facilmente inquinato, cioè modificato aggiungendo qualcosa che non appartiene a quell’ambiente e che può fargli male.

di Marta Carli (redazione)

Cosa può inquinare?

Purtroppo ci sono tanti modi per inquinare un ambiente. Gli inquinanti possono essere, ad esempio:

Luci e rumori, che possono disturbare i ritmi di vita degli animali e anche degli esseri umani.

Sostanze ch imiche o particelle, come quelle emesse dalle auto o quelle utilizzate nei processi indus triali.

Oggetti solidi che non si decompongono nel terreno, come i rifiuti di plastica.

Specie animali che pr ovengono da altri ecosistemi, co me le cimici asiatiche, che da noi non hanno predatori.

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Spostarsi salvando l’ambiente

di Agnese Sonato (redazione)

Inquinamento, traffico, suolo consumato per costruire nuove strade… sono tutte cose che danneggiano l’ambiente e che derivano dall’uso di veicoli privati come automobili e motorini. E se pensi a quanti veicoli girano nelle grandi città, è chiaro che spostarsi così diventa un grosso problema per l’ambiente. Soprattutto negli ultimi anni, però, si stanno pensando diverse soluzioni che ci permettano di spostarci facendo meno danni possibili all’ambiente. Tutte queste soluzioni danno origine a quella che chiamiamo “mobilità sostenibile”, cioè un modo di muoversi che diminuisca proprio le gravi conseguenze sull’ambiente, ma anche nella società e nell’economia. In queste due pagine trovi molti spunti per questo tipo di soluzioni!

PALE EOLICHE per ricavare energia dal vento.

AUTO ELETTRICHE con stazioni nelle città per ricaricarle. Questo riduce l’inquinamento.

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DOSSIER

CAMBIAMENTO CLIMATICO Il 20 agosto 2018 Greta Th unberg, una ragazza di Stoccolma (Svezia), decise di non andare a scuola fino alle elezioni del 9 settem bre 2018 del suo Paese. Voleva che il governo svedese facesse qualcosa per il cambiamento climatico. Lo slo gan di Greta era, nella sua lingua, “Skolstrejk för kli matet”, che in italiano significa “Sciopero della scu ola per il clima”. Da allora è nato il movimen to globale “Fridays for future”, cioè “Venerdì per il futuro”, che ha portato nelle piazze di tutto il mond o grandi manifestazioni per sensibilizzare sul camb iamento climatico e le possibili soluzioni per salva re la Terra. Ma cos’è il cambiamento climati co? E, facendo un passo indietro, cos’è il clima? Nelle prossime pagine troverai un approfondimento dedicato proprio a questo.

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Gli ingredienti del clima di Marco Barbujani (redazione)

Clima caldo, clima freddo, sciopero del clima... Da un po’ di tempo sentiamo spesso queste parole. Ma come funziona esattamente il clima?

Per raccontare il clima di un posto gli scienziati studiano e osservano per tanti anni com’è il tempo atmosferico di quel preciso luogo, per fare un riassunto e conoscere, ad esempio, quanto piove, quanto può fare caldo, com’è il mese più freddo e così via. In altre parole, il clima descrive come sono in media, negli anni e in un determinato luogo, la temperatura, la pioggia, la neve, la durata della stagione secca, ecc. Ad esempio, il clima di Milano è più freddo di quello di Palermo perché, in media, a Milano fa più freddo. “In media a Milano fa più freddo” vuol dire che anche a Palermo ci sono giorni freddi, ma la maggior parte delle volte Milano è più fredda di Palermo.

Sullo sfondo: foto di un tifone del nostro pianeta scattata da un satellite (© NASA)

Per sapere cos’è la media, vai a pag. 29!

Ma perché il clima è diverso nelle varie parti del mondo?

Il clima dipende soprattutto da... • ...La quantità di energia che arriva dal Sole. la Terra è quasi tonda: la sua forma, simile a una palla schiacciata ai Poli, è chiamata geoide. Per questo motivo non è colpita dai raggi del Sole nello stesso modo: all’Equatore arriva molta più energia rispetto ai Poli, dove c’è più freddo. Più vi avvicinate all’Equatore, più il clima è caldo. • ...Le correnti d’aria. Le diverse temperature che sentiamo sulla Terra provocano degli spostamenti dell’aria tra le diverse parti del mondo e influenzano anche la quantità di pioggia. Infatti, dove arriva l’aria umida piove molto e possono formarsi le foreste (e anche loro possono regolare il clima!), mentre in altre zone non piove quasi mai, e allora incontriamo il clima del deserto.

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Clima, diritti, giustizia di Sarah Libanore (redazione)

I diritti sono dei bisogni che ogni persona ha e a cui non è possibile rinunciare: ci concedono di crescere nella pace, vivendo serenamente e rispettandoci l’un l’altro. Alcuni sono detti fondamentali: si tratta di diritti indispensabili affinché ogni persona possa vivere in modo dignitoso. Tra questi ci sono: il diritto alla vita, il diritto alla salute, il diritto ad avere un’istruzione e un lavoro.

I diritti fondamentali sono... Universali: per tutti gli esseri umani, senza eccezioni. Inalienabili: devono essere garantiti durante tutta la vita di ogni persona. Indivisibili: nessun diritto è indipendente o più importante degli altri. Interdipendenti: rispettare un diritto porta a rispettare anche gli altri. Non discriminatori: per tutti, senza distinzioni di nazionalità, età, genere, orientamento sessuale, idee religiose, posizioni politiche o altro.

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Uno sguardo...

GLOCALE No, il titolo non è sbagliato. “Glocale” è una parola che forse non troverai sul vocabolario, ma che è stata inventata unendo le due parole “globale” (una cosa che riguarda tutta la Terra) e “locale” (una cosa che riguarda il luogo dove ci si trova). Per fermare il cambiamento climatico dobbiamo infatti pensare in modo “globale” perché la Terra è una sola ed è di tutti, ma poi è necessario che ognuno di noi faccia qualcosa a livello “locale”, proprio lì dove vive. Ecco alcune azioni concrete che puoi fare anche tu, da solo/a o con l’aiuto della tua famiglia.

di Marta Carli (redazione)

1) Utilizza il più possibile i mezzi pubblici o la bicicletta invece dell’auto, per ridurre le emissioni dei gas che causano il cambiamento climatico (soprattutto biossido di carbonio).

2) Riduci i consumi energetici e, se la tua famiglia può scegliere, preferite le energie rinnovabili (come l’energia solare) e i sistemi di costruzione delle case che riducono gli sprechi. 3) Riduci i consumi di materiali, riutilizza e ricicla. Non sprecare, acquista meno cose, scegli quelle che si possono riutilizzare o, almeno, riciclare. Ad esempio, scegli una borraccia riutilizzabile invece delle bottigliette di plastica usa-e-getta.

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INTERVISTA a Serena Giacomin

CHE TEMPO FARÀ?

di Agnese Sonato (redazione)

Chi è e che cosa fa un meteorologo? E lo sapevate che dietro le previsioni del tempo c’è tanta matematica? Ecco svelati tutti i segreti delle previsioni del tempo con la meteorologa Serena Giacomin! Serena, tu sei meteorologa. Ma cosa significa di preciso?

Il mio lavoro consiste nell’analisi e previsione del tempo atmosferico, per capire sia come sarà il tempo in un determinato giorno (se sarà una giornata di sole, se ci sarà la pioggia, la neve, o il vento…), sia per capire come evolve il clima del nostro pianeta. Per farlo, noi meteorologi partiamo dallo studio dell’atmosfera terrestre, della troposfera in particolare, quella parte dell’atmosfera a contatto con la superficie della Terra. Essere meteorologi, in pratica, è essere studiosi dell’atmosfera. Analizziamo tutti quei parametri dell’atmosfera che influiscono sul tempo: la temperatura dell’aria, l’umidità, la radiazione del Sole, il vento, la pressione, eccetera. È da questi parametri che poi si arriva alle previsioni del tempo che tutti siamo abituati a trovare e a guardare per decidere se andare a fare una gita o per sapere come possiamo vestirci.

Serena Giacomin

Come si studiano i parametri dell’atmosfera di cui ci hai parlato? Insomma, da dove arriva la previsione del tempo?

Dietro quei simboli che vediamo sulle app dei nostri smartphone o alla televisione, durante i programmi che ci dicono le previsioni del tempo, c’è una lunga storia e c’è tantissimo lavoro, che pochi conoscono. Tutto parte dalla misura e analisi dei parametri atmosferici in un momento preciso grazie agli strumenti meteorologici: stazioni meteo a terra o stazioni meteo che lavorano in mare, come le boe meteo-oceanografiche, palloni sonda lanciati in aria, aeroplani o satelliti. Tutti i dati che vengono raccolti descrivono il tempo atmosferico al momento della loro raccolta, che per noi meteorologi è la situazione di partenza. Una volta che si conosce questa situazione di partenza, i dati vengono elaborati per cercare di capire come possono evolvere nel futuro in modo da poter prevedere come sarà l’atmosfera nel futuro e prevedere, così, il tempo.

Un pallone sonda.

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Riciclare non basta:

di Stefano Bertacchi (biotecnologo industriale e divulgatore scientifico)

arriva la BIOPLASTICA La plastica è ovunque intorno a noi, dalle bottiglie ai pezzi dell’automobile, passando per le sedie e le finestre, ma non solo: se guardiamo come ci vestiamo ogni giorno e gli oggetti che utilizziamo troveremo tantissima plastica. Insomma, è difficile trovare qualcosa in cui non ci sia questo materiale che ha rivoluzionato la nostra vita. Grazie alla plastica possiamo anche proteggere i nostri alimenti, costruire componenti elettroniche e realizzare strumenti utili nella medicina. Tuttavia, sappiamo anche che la plastica ha alcuni difetti come il fatto che deriva da fonti inquinanti e che si stanno esaurendo: le fonti fossili, come il petrolio. Inoltre la plastica non si degrada facilmente nell’ambiente: se viene lasciata in giro si accumulerà per anni e anni sino a creare delle enormi isole di plastica. Per questo il riciclo degli imballaggi in plastica permette di ridurre il problema, ma da solo non basta. Ecco che da un lato è bene cercare di utilizzare meno plastica, dall’altro scienziati e scienziate hanno trovato delle soluzioni alternative con un minore impatto ambientale, come la bioplastica.

Parole di scienza (pagina 63) BIOMASSE

Ecco la novità!

Le bioplastiche sono materiali con caratteristiche simili a quelle della plastica ma che hanno qualcosa di speciale. Infatti possono derivare, invece che da fonti fossili, da biomasse rinnovabili, come per esempio le piante, che crescono grazie alla fotosintesi: in questo modo è possibile produrre, per esempio, il bio-PET o il bio-PP. In alternativa, le bioplastiche sono compostabili, cioè possono essere gettate insieme al rifiuto umido-organico, in modo che possano essere poi trasformate in compost, un utile fertilizzante utilizzato per far crescere nuove piante. Alcune bioplastiche hanno entrambe le caratteristiche e questa sarebbe la cosa migliore per tutti. Due esempi sono l’acido polilattico (abbreviato con “PLA”) e i poliidrossialcanoati (abbreviati con “PHA”).

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LA SCIENZIATA

Per l’ambiente e per la pace Nome:

uta Wangaarii M Maath

940 Nascita: 1 1 Morte: 201 : keniota Nazionalità colari: Segni parti l’ambiente re e g g te ro p per lei la pace. re a re c a ta aiu

L’altro Premio Nobel di cui parliamo è Wangari Muta Maathai. Wangari Maathai nasce nel 1940 a Nyeri, un piccolo paesino di campagna del Kenya. Grazie a una prestigiosa borsa di studio, può volare negli Stati Uniti, dove si laurea in biologia, per poi fare ritorno in Kenya, dove diventa professoressa al Dipartimento di Veterinaria dell’Università di Nairobi, la capitale. Wangari non si dedica solo alla scienza: è appassionata di politica e vuole essere utile per il suo Paese. I racconti delle donne che vivono nelle zone più povere del Kenya la colpiscono profondamente: hanno poco cibo, devono camminare per moltissimi chilometri per raccogliere un po’ di legna e i corsi d’acqua vicini ai villaggi sono sempre più asciutti. Nel 1977, Maathai ha un’idea: fonda il Green Belt Movement (in italiano sarebbe il Movimento della Cintura Verde), con l’obiettivo di migliorare la vita delle donne kenyote, ma anche di proteggere l’ambiente. Wangari Maathai coinvolge nel suo progetto moltissime donne, con le quali apre decine di vivai e pianta milioni di alberi in tutto il paese. Proprio per questo suo impegno nella difesa dell’ambiente e dei più deboli, Wangari nel 2004 riceve il Premio Nobel per la Pace.

Il discorso di Wangari alla consegna del Premio Nobel

Quando ha ricevuto il premio Nobel, Wangari ha tenuto un discorso in cui diceva: “Ho sempre sentito che quello che facevamo non era semplicemente piantare degli alberi. Si trattava di ispirare le persone ad avere cura dell’ambiente in cui vivono, delle loro vite e del loro futuro. Proteggere e curare l’ambiente contribuisce alla pace”.

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RIFIUTI... SPAZIALI?!

di Sarah Libanore (redazione)

Gli alieni hanno creato discariche orbitanti? Oppure qualche stella si è dimenticata di fare la raccolta differenziata? Niente di tutto questo: quando parliamo di rifiuti spaziali, stiamo pensando a qualcosa che noi esseri umani abbiamo lasciato in giro… E che si trova proprio sopra le nostre teste!

Immagina come sarebbe viaggiare per mare se i nostri antenati avessero lasciato galleggiare in giro tutte le navi della storia: ogni crociera diventerebbe uno slalom tra le triremi romane, i vascelli pirateschi e le caravelle di Cristoforo Colombo! Oggi sta per succedere una cosa simile, non nel mare ma sopra le nostre teste. Da quando, circa 60 anni fa, abbiamo iniziato le missioni spaziali, tutti i satelliti che abbiamo lanciato hanno iniziato ad accumularsi in orbita. Anche quando vengono disattivati, essi continuano ad orbitare alla deriva perché il loro rientro sulla Terra sarebbe complicato e costoso. In orbita inoltre si possono trovare altri tipi di detriti, come frammenti di razzi utilizzati per i lanci o residui prodotti da scontri o esplosioni. Come se questo non bastasse, ognuno di questi pezzi si rovina nel tempo e disperde parti sempre più piccole: esistono circa 23mila pezzi di dimensione tra i centimetri e il metro, ma si raggiunge il milione considerando anche i residui più piccoli. Tutto ciò crea un problema: il cielo sta diventando sempre più affollato e la probabilità che i nuovi satelliti si scontrino con i rifiuti sta diventano sempre più alta. Per questo motivo, l’Agenzia Spaziale Europea ESA ha iniziato a progettare un “carro attrezzi” dello spazio. Si chiama ClearSpace-1: verrà lanciato nel 2025 per recuperare un frammento di satellite e, dopo averlo agganciato, bruciare insieme ad esso.

Esistono diversi tipi di satelliti, alcuni servono per la ricerca scientifica (ad esempio per osservare lo spazio), mentre altri vengono utilizzati per le telecomunicazioni (tipo per trasmettere i segnali de i nostri cellulari). Ce ne sono poi alcuni che guardano la Terra, per studia re il meteo o per monitorare la situazio ne di certe zone. Tutti questi satelliti ve ngono per lo più posizionati nell’orbita terrestre bassa (tra i 200 e i 2000 km dal suolo) o nell’orbita geostazionari a (a circa 42mila km dal suolo).

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Scar tare o riusare? Un po’ di idee... sostenibili! Scar to o risorsa?

Scarto è ciò che pensiamo non sia più utilizzabile e che per questo motivo buttiamo. Eppure non è sempre così: la nostra creatività ci permette di dare una seconda vita anche a quello che sembrerebbe irrecuperabile. Attraverso opportuni processi di rilavorazione, i materiali possono essere trasformati per un secondo uso, magari diversissimo dal primo. Partendo dagli scarti evitiamo di consumare nuove risorse e aiutiamo l’ambiente!

di Kira Karelina e Martina Tardivo (redazione)

Stoffa dalle arance, pelle dal vino... una magia?

Lo scarto generato dalla produzione di succo d’agrumi, fatto di bucce, resti di polpa e semi, è un rifiuto difficile e costoso da smaltire, che però può anche diventare risorsa. Dal pestazzo d’agrumi, questo il nome dello scarto, si estrae la cellulosa, una fibra vegetale, che dopo essere stata trasformata in filo, viene utilizzata per produrre tessuti belli e resistenti, ma completamente ecosostenibili. Su questo sistema si basa persino un’azienda che ha deciso di produrre i suoi tessuti utilizzando questo materiale. Esiste poi una pelle vegetale ottenuta dalle vinacce, ovvero dall’insieme di bucce, semi e raspi, cioè lo scarto della produzione del vino. Attraverso degli speciali trattamenti si ricava una miscela che, una volta spalmata ed essiccata, permette di realizzare dei veri e propri pezzi di pelle, con caratteristiche paragonabili a quella animale. Un’alternativa ecosostenibile alle pelli sintetiche, prodotte invece a partire dal petrolio utilizzando processi inquinanti. Pensate che, una volta fatte essiccare, le vinacce possono essere lavorate anche dopo tre anni senza perdere le loro proprietà!

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IL LEGNO CHE RISPET TA LE FORESTE

di Marco Barbujani (redazione)

Sembra incredibile, ma uno dei materiali più sostenibili del mondo è... il legno! Con il legno infatti si possono ricavare assi, pali, travi e moltissimi altri prodotti quasi all’infinito, perché basta avere sempre a disposizione nuovi alberi che crescono. Vediamo come...

Il legno ha tanti vantaggi: è più leggero del cemento (tanto che può galleggiare in acqua) ma è resistentissimo ed elastico, e per fabbricare il legno bastano... alberi. Insomma, un albero può essere una “fabbrica” di materiale davvero preziosa, che produce legno senza inquinare. E non solo: mentre l’albero vive, moltissimi altri esseri viventi possono vivere, compresi noi umani. Ma c’è un piccolo problema. Per usare il legno, bisogna tagliare l’albero, e quando si tagliano tanti alberi l’ambiente intorno all’improvviso cambia: ad esempio, la terra può franare senza più radici a tenerla ferma, l’acqua dei fiumi diventa fangosa, molti animali perdono la casa e il clima intorno può diventare più caldo e secco. Senza più alberi, infatti, il Sole batte forte sul terreno, che si secca e si scalda più velocemente. Senza più foglie e rametti secchi per terra, poi, il terreno secco trattiene ancora meno l’acqua, e così le piogge possono creare inondazioni perché non vengono più assorbite come prima. Insomma, tagliando gli alberi si rischia di creare danni importanti. Ma allora come si fa a usare questo materiale così prezioso senza cambiare troppo l’ambiente? Negli ultimi decenni si è capito che è possibile usare il legno e allo stesso tempo rispettare le foreste, senza che per l’ambiente ci siano conseguenze gravi. Gli scienziati che studiano le foreste chiamano questo sistema gestione forestale sostenibile.

Dopo aver tagliato degli alberi, è importantissimo che ne nascano subito di nuovi!

Usare una foresta in modo sostenibile significa fare in modo che, anche usando il suo legno, la foresta rimanga sempre capace di dare i preziosi servizi che consentono la vita di tutti. Uno dei segreti per usare il legno in modo sostenibile è che ci siano sempre nuovi alberi al posto di quelli tagliati... semplice, no? Si tratta di “imitare” quello che succede in natura, perché anche in natura gli alberi muoiono e vengono sostituiti da altri.

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Nel prossimo numero...

SCIENZA E SPORT Settembre 2020 n. 21

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In the next issue...

SCIENCE AND SPORT September 2020 n. 21


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