PLaNCK! 18 - Destinazione futuro!

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NUMERO

18

Da piccolo POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – 70% NE/PD € 20,00 - copia singola € 7,00 Autorizzazione del Tribunale di Padova numero 4093 del 21 novembre 2013 ISSN 2284-0761 - ISBN 978 88 5495 005 4 - Quadrimestrale - Numero 18 - settembre 2019

farò lo scie nziato!

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O R U T FU IN QUES TO NUM ERO: - Come immagin iamo il f - Il futur uturo? o dell’un i v er so - Cosa c ambierà nella vit di tutti i a giorni

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Verso il futuro! È il 2805 e sulla Terra è rimasto un solo abitante, un piccolo robot. Stiamo parlando di “Wall-e”, il cartone animato uscito nel 2008 che racconta una storia ambientata in un futuro in cui il robot di nome Wall-e è l’unico abitante del nostro Pianeta, ormai abbandonato da tutti gli esseri umani perché troppo inquinato e pieno di rifiuti. Se facciamo qualche passo indietro, un altro cartone animato del 1962 raccontava la storia della famiglia chiamata “I pronipoti”. Stavolta siamo nel 2063 circa. Da loro non ci sono più automobili ma macchine o dischi volanti, non si fanno più i lavori di casa perché ci sono i “robot casalinghi”, il cibo che si mangia è molto diverso e anche molto buffo. Questi sono solo due esempi comparsi al cinema che ci mostrano un’immagine della nostra vita e del nostro Pianeta in un futuro più o meno lontano. D’altra parte immaginare come sarà la vita nel futuro è qualcosa che ci affascina da sempre. Spesso questi racconti mostrano un mondo pieno di robot e di macchine volanti dove le persone fanno una vita completamente diversa da quella a cui siamo abituati oggi. Ma sarà davvero così? E cosa vuol dire esattamente pensare alla vita nel futuro?

di Agnese Sonato (redazione)

Wall-e

ronipoti: P I e d ia l , Jane, La famig e g r o e G , robot) e Astro Rosie (il n a c il e y, Judy, Elro

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INTERVISTA a Eleonora Barelli

Immaginare oggi il mondo di domani

di Marta Carli (redazione) e Andrea Frison (redazione)

Vi capita mai di immaginare il futuro? Probabilmente ci mettete i vostri sogni, i vostri desideri, forse anche qualche paura. Ma ci si può allenare a immaginare il futuro? E in che modo la scienza può darci una mano? Ne abbiamo parlato con Eleonora Barelli, dottoranda di ricerca dell’Università di Bologna che ha lavorato a un progetto Europeo che si chiama “I see”, che tradotto in italiano significa “Io vedo”. Eleonora, cosa significa essere capaci di costruire “visioni del futuro”? “Immaginate voi stessi tra vent’anni. Fatto? Ora immaginate, sempre tra vent’anni, di comprare un giornale. Che notizie leggete? Com’è il mondo raffigurato nelle foto? Alzando gli occhi dalle pagine, che oggetti avete attorno a voi? Come vedete le strade, le persone, la vostra città? Ecco, rispondere a queste domande significa costruire uno scenario, una visione del futuro.”

Perché è impor tante saper immaginare il futuro? “Potrebbe sembrare un esercizio di fantascienza, ma l’immaginazione del futuro è importantissima per capire come comportarsi nel presente. Infatti, se immaginiamo il mondo nel quale vorremmo abitare, possiamo capire come agire oggi per renderlo possibile: possiamo identificare alcune azioni concrete da realizzare nella nostra famiglia, città o scuola, per contribuire a un obiettivo globale.”

Eleonora Barelli

E perché, soprattutto al giorno d’oggi, è difficile immaginare il futuro? “Nella nostra società tutto cambia così velocemente che anche il presente ci sembra incerto. Per questo motivo è ancora più difficile riuscire a proiettarsi in avanti, nel futuro.”

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Le risorse di domani

di Marta Carli (redazione) e Andrea Frison (redazione)

Oggi, in tutto il mondo, vivono circa otto miliardi di persone. Nel 2050, cioè fra 31 anni, gli abitanti della Terra potrebbero diventare dieci miliardi. Gli esperti hanno calcolato che se tutti noi continueremo a vivere come stiamo facendo adesso, nel 2050 serviranno tre pianeti Terra per soddisfare le esigenze di tutti. Noi, però, di Pianeta Terra ne abbiamo solo uno: cosa possiamo fare perché nel 2050 tutte le persone del mondo possano avere risorse sufficienti per vivere bene? La prima cosa da fare è trattare meglio il nostro Pianeta e le risorse che abbiamo a disposizione.Vuol dire inquinare meno l’acqua, sprecare meno cibo e consumare meno energia. L’ONU, l’organizzazione che riunisce 193 Stati del mondo, ha preparato una vera e propria lista di cose da fare che si chiama “Agenda 2030”. È un documento molto interessante e contiene notizie che devono farci riflettere e suggerimenti su cosa fare per poter salvare la Terra e vivere in un Pianeta in grado di soddisfare le nostre esigenze nel 2030.

ACQUA

Nel mondo, solo il tre per cento dell’acqua è potabile e la maggior parte si trova congelata al Polo Nord, al Polo Sud o nei ghiacciai. Per darti un’idea delle proporzioni, immagina di avere 100 bottiglie d’acqua in casa. Di queste, solo tre contengono acqua potabile, ma il contenuto di due bottiglie e mezza è congelato. Allora ci rimane solo mezza bottiglia di acqua potabile che possiamo usare rispetto alle 100 bottiglie iniziali! Questo ti fa capire che l’acqua che abbiamo è preziosa, non va inquinata né sprecata, anche perché oggi un miliardo di persone non ha acqua potabile.

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Obiettivi... a tutto tondo!

di Manuel Ballatore, divulgatore scientifico (MUSE, Trento)

Ecco l’“Agenda 2030” dell’ONU Nel 2015 l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha lanciato un programma molto ambizioso per costruire un futuro straordinario: l’“Agenda 2030”. È un documento che contiene i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile che indicano il percorso da seguire per raggiungere una condizione di benessere per tutti gli abitanti del Pianeta, in un futuro non troppo lontano, nel 2030. Tutta l’umanità è chiamata a impegnarsi nei confronti di questi obiettivi, per concretizzare il sogno del migliore fra i futuri possibili. A scrivere questo programma hanno collaborato molte persone provenienti da oltre cinquanta Paesi nel mondo e, dopo due lunghi anni di riflessioni, sono stati stabiliti gli obiettivi da raggiungere entro il 2030.

Gli obiettivi dell’ “Agenda spesso con la sigla “SDG” c di “Sustainable Developm “Obiettivi per uno svilup

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Circondati da oggetti “smart” Pensiamo a cosa usiamo per scrivere: una penna. Ecco, i nostri bisnonni e chi andava a scuola intorno al 1950 hanno visto le penne molto tardi e hanno avuto a che fare con i calamai, delle boccette d’inchiostro in cui immergere un pennino. Senza tutto questo una volta non si poteva scrivere! E può sembrarci incredibile che nessuno abbia mai pensato prima alla semplice ma efficace rivoluzione che ha portato la penna. Nella storia delle invenzioni ci sono tantissimi esempi simili a questo e ogni volta oggetti che sembravano indispensabili sono stati sostituiti da altri che oggi per noi sono “normali”, o magari già vecchi.

di Cristina Pozzi, Impactscool (www.impactscool.com)

Ecco che oggi ci chiediamo: per quanto tempo ancora utilizzeremo lo smartphone? Questo oggetto esiste da dodici anni ed è già nelle mani di più di metà degli abitanti del nostro Pianeta! Ogni giorno ci permette di svegliarci all’ora giusta, telefonare e mandare messaggi a famigliari e amici, giocare, imparare, ascoltare musica, fare acquisti, restare in contatto, scattare foto, orientarci, tradurre lingue, informarci... Da una certa età in poi, non da subito, serve per poter lavorare e fare moltissime cose! La caratteristica fondamentale dello smartphone è nel suo nome che è fatto di due parole:“smart”, che in italiano possiamo tradurre con “intelligente” e “phone”, che tradotto in italiano è “telefono”. Per il telefono essere smart significa essere connessi a Internet e svolgere attività in modo autonomo. Secondo alcune persone, una grande rivoluzione potrebbe essere che alcuni oggetti che abbiamo in casa, come il frigorifero, la porta d’ingresso o la sveglia, inizino a fare da soli cose che prima non facevano, connettendosi a Internet o al nostro smartphone.

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AI CONFINI DEL TEMPO Se chiedete a uno scienziato come sia iniziata la storia dell’universo, lui saprà descrivere in dettaglio ciò che è accaduto: i dati che oggi abbiamo ci hanno infatti permesso di capire cosa sia successo in quei primi istanti. Se gli chiedete invece quale sarà la fine della storia, le risposte saranno più dubbiose, perché non possiamo raccogliere dati su ciò che ancora non è successo. Sappiamo però come funziona l’universo, quali siano i suoi ingredienti e le sue regole: possiamo usarli per provare a indovinare quale sarà il suo futuro. Ecco quindi, secondo quello che gli scienziati sanno oggi, come dovrebbe proseguire l’avventura del nostro Universo.

di Sarah Libanore (redazione)

Il nostro viaggio nel tempo inizia dalla Terra, un mondo popolato di uomini. Siamo costretti a saltare le prime migliaia di anni: non possiamo prevedere come questi strani esseri influenzeranno la vita del Pianeta. Su tempi più lunghi, però, sappiamo che la Terra stessa si trasforma: l’erosione cambia il paesaggio, i continenti si spostano, possono nascere nuove isole. Il cambiamento più grande sarà però dovuto al Sole: tra moltissimo tempo (cinque miliardi di anni) la sua luce diventerà più forte e la sua dimensione aumenterà. In questo modo la temperatura sulla Terra sarà così elevata da far evaporare gli oceani.

Ecco come immaginiamo la Terra dopo l’evaporazione degli oceani, quando il Sole sarà più grande di come è oggi.

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INTERVISTA a Roberto Paura

Piacere, sono un futurologo

di Agnese Sonato (redazione)

Abbiamo fatto qualche domanda a Roberto Paura, uno studioso del futuro, presidente dell’Istituto italiano per il futuro (in inglese: Italian Institute for the Future) ed uno dei fondatori dell’Associazione dei Futuristi Italiani. Quindi Roberto si occupa di futuro a tutti gli effetti e con lui abbiamo capito un po’ meglio in cosa consiste il lavoro del futurologo e dello studioso di futuro. Roberto, chi è e che cosa fa il futurologo? È una persona che parte dallo stato attuale della tecnologia, dell’ambiente, della medicina e così via e che, guardando quali sono gli ultimi risultati e gli obiettivi della ricerca cerca di immaginare come sarà la nostra vita in futuro. Il suo compito è anche quello di aiutare chi lavora nelle aziende, ad esempio, per capire cosa potrebbe succedere tra trenta o anche tra cento anni.

Quando è nata la futurologia?

Roberto Paura

C’è un fatto storico molto importante che segna la nascita della futurologia: la pubblicazione del Rapporto sui limiti dello sviluppo nel 1972 in cui c’erano delle predizioni sul futuro di trent’anni dopo. E molte cose, come i problemi legati all’inquinamento o il riscaldamento climatico erano già state segnalate allora. Questo è il primo caso della storia in cui si racconta a tutti un possibile futuro per gli abitanti della Terra.

Non è facile parlare di futuro perché alcune cose è molto probabile che poi succedano, ma altre meno, oppure alcune cose sono davvero impossibili. Come fate quindi? I futurologi e tutti quelli che si occupano di studi sul futuro distinguono bene le varie possibilità e studiano molto prima di raccontare cosa potrebbe

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Nel prossimo numero...

L’ACQUA Gennaio 2020 n. 19

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