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Da piccolo

farò lo scie nziato!

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NUMERO

Poste Italiane SPA - Spedizione in abbonamento € 20,00 - copia singola € 7,00 Autorizzazione del Tribunale di Padova numero 4093 del 21 novembre 2013 ISSN 2284-0761 - ISBN 978 88 6787 838 3 - Quadrimestrale - Numero 14 - Maggio 2018

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SCIENZA E ARTE IN QUESTO NUMERO: un viaggio entusiasmante tra colori, parole, disegni e musica!

GIOCO IN REGALO! COSTRUISCI IL TUO QUADRATO INFINITO

E in p iù.. LE AV . una storia VENT URE D a fumetti! La tri logia I MAR dell’e IE E M rmell EPISO AX i n o DIO 2 : UN FA LSO F ALSO ita.indd 1

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Esatto! Andiamo subito al museo!

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I punti di incontro tra arte e scienza sono davvero tanti: eccone alcuni. IL DISEGNO Ti piace di più disegnare o fare esperimenti? Se fossi vissuto secoli fa non avresti potuto scegliere più di tanto: per essere un bravo scienziato… era conveniente anche essere un bravo disegnatore! Gli scienziati per studiare la natura hanno sempre cercato di riprodurre quello che vedevano, ma di certo non sono sempre esistiti macchine fotografiche, microscopi e telescopi. Per questo gli scienziati disegnavano molto!

Fiocco di cellule flu orescenti di Annamaria Regina , Università Aldo Moro di Bari (2017)

I COLORI Gli scienziati hanno studiato a lungo come funzionano i colori e le loro scoperte sono state di grande aiuto anche per gli artisti: sapere come funziona il colore e come noi lo vediamo è utile anche per dipingere. Anche lo scienziato ha bisogno del colore per il suo lavoro. Spesso infatti, usa delle sostanze che colorano quello che vuole osservare al microscopio per vederlo meglio.

Ernst Haeckel, un biologo, zoologo, filosofo e artista tedesco, vissuto tra il 1800 e il 1900, faceva bellissimi disegni sulla natura.

Alcuni artisti hanno usato strumenti scientifici per disegnare. Vai a pagina 34 per saperne di più.

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L’ultima parola lo! l e v r e c l a Oltre agli occhi e alla luce, anche il CERVELLO gioca un ruolo molto importante nella visione dei colori: è lui che ha l’ultima parola sul colore che vediamo. L’informazione che parte dai coni dell’occhio raggiunge il cervello, dove delle cellule specializzate si mettono al lavoro per dirci finalmente quale colore stiamo vedendo. INGANNI COLORATI

Il cervello può essere facilmente ingannato quando osserviamo i colori. Il cervello, infatti, fa in modo che vediamo più o meno gli stessi colori sia quando c’è molta luce, sia quando ce n’è poca e ci riesce tenendo conto di quello che già sappiamo sul colore degli oggetti e sull’illuminazione dell’ambiente. Proprio per questo è possibile ingannarlo e fargli credere che due colori siano uguali o diversi tra loro solo giocando con la luce! Osserva i due quadratini sulle due facce del cubo indicati dalle frecce: sembrano uno marrone e uno arancione, vero?

Ecco i quadratini indicati dalle frecce visti con lo stesso sfondo. Di che colore ti sembrano i quadratini adesso? Non c’è nessun trucco e non siamo matti: gli occhi funzionano, la luce anche, ma il cervello riconosce i colori anche a seconda dell’ambiente in cui si trovano, quindi per capire il colore dei quadratini si fa influenzare da quello che sta intorno ai quadratini stessi.

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INTERVISTA a Valerio Jalongo

di Matteo Serra (fisico, divulgatore scientifico)

LA BELLEZZA DELLA SCIENZA SBARCA AL CINEMA Valerio Jalongo è il regista di un film che racconta un esperimento davvero incredibile!

Forse avrete sentito parlare di un film un po’ particolare uscito al cinema negli ultimi mesi: si intitola Il senso della bellezza. Parla di un grande laboratorio nella città di Ginevra, in Svizzera. È il CERN, dove si fanno esperimenti di fisica molto importanti, grazie a una “super-macchina” che si chiama LHC (si legge proprio “elle acca ci”). Il messaggio del film è che anche un esperimento scientifico può essere “bello”, esattamente come un’opera d’arte. Ma è possibile che la scienza e l’arte ci facciano provare le stesse emozioni? Ne abbiamo parlato con il regista del film, Valerio Jalongo.

Valerio Jalongo

Valerio, come è nata l’idea di questo film?

«Qualche anno fa ho avuto la possibilità di visitare i laboratori del CERN di Ginevra, e sono rimasto molto colpito dalla macchina LHC. È davvero un oggetto molto particolare, perché non assomiglia a nulla che si possa vedere nella nostra vita di tutti i giorni: va a caccia addirittura di cose invisibili! Mi ha molto emozionato, e soprattutto mi ha spinto a cercare di capire meglio gli esperimenti che si fanno in quel luogo».

Ma una macchina come LHC può essere “bella”? Nel film viene definita addirittura “poetica”...

«Certo, ed è quello che ho imparato facendo questo film. Anche se a vederla può sembrare un oggetto freddo ed estraneo, non dobbiamo mai dimenticarci che è stata fatta dall’uomo, con le sue mani e grazie al suo cervello. In più fa esperimenti straordinari e affascinanti. Insomma, è molto “umana”, quindi può essere anche poetica».

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DOSSIER

“È La natura la più grande artista” Alice, una ragazzina di 11 anni, ha detto proprio co sì ed è con questa frase che iniziamo il nostro incredib ile viaggio alla scoperta de lle opere d’arte che la natu ra stessa, anche con un pizz ico di scienza, ci mostra og ni giorno.

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Spirali

La spirale è una forma che troviamo molto spesso in natura anche se non ci facciamo caso. Ăˆ una curva che si allontana sempre di piĂš da un punto centrale, continuando ad avvolgersi attorno ad esso.

Rosa

Galassia

Conchiglia

Girasole

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LA SCIENZIATA

di Ilaria Ampollini (Dottorato di Ricerca in Storia della scienza, Università di Trento)

La pittrice studiosa di insetti Nome:

Maria Sibylla Merian Nascita: 1647 Morte: 1717 a Nazionalità: Tedesc Segni particolari: ama gli insetti

Questa storia ha tre protagonisti: l’arte, lo studio degli insetti e una donna, Maria Sibylla Merian. Maria Sibylla nacque a Francoforte, in Germania, nel 1647. Rimasta orfana di padre a tre anni, fu cresciuta dalla madre e dal patrigno, un pittore di “nature morte”, cioè composizioni di fiori e frutti tolti dal loro ambiente naturale. Grazie al patrigno, Maria imparò a dipingere. Inoltre, raccogliendo gli insetti e le piante che poi il patrigno ritraeva, iniziò a interessarsi della natura che la circondava. Nacquero così le sue due grandi passioni: l’arte e l’entomologia. Per tutta la vita; Maria Sibylla si sarebbe infatti dedicata a dipingere e studiare piante e insetti. Con i suoi disegni documentò per prima le trasformazioni degli insetti (gli scienziati chiamano queste trasformazioni “metamorfosi”), anche allevando e osservando con attenzione alcuni esemplari di farfalla in ogni fase della loro vita. Il suo sguardo scientifico le consentì di confermare quello che Francesco Redi, un medico e naturalista italiano, aveva affermato qualche anno prima,

Una parola nuova…

Lo studio degli insetti si chiama “entomologia”

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CHE BEL DIFET TO!

di Agnese Sonato (redazione)

Simmetrie, bei colori, forme perfette che seguono regole matematiche... tutte cose che rendono la natura molto bella. Però in natura esistono anche i difetti e a volte sono proprio queste imperfezioni a farci dire “Che bello!”. Vecchio e bello

Anche le cose vecchie e rovinate possono fare un bell’effetto… come la vernice colorata che con il passare del tempo comincia a togliersi dalle superfici.

Forme irregolari

I sassi non sono tutti uguali, le loro forme e i loro colori non sono per niente perfetti. Eppure sono così belli tutti insieme…

Colori a sorpresa

In un campo di tulipani gialli può esserci un tulipano rosso… oppure in un campo di tulipani rossi può esserci un tulipano bianco. Forse chi ha piantato i semi non se l’aspettava, però il risultato non è per niente brutto: è molto particolare e ci lascia a bocca aperta.

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Ingredienti bizzarri... Prima di essere usati o venduti, i pigmenti vengono messi in una sostanza liquida che si chiama “legante” e serve a disperdere le polveri. Fino al 1400 il legante più usato era… il tuorlo d’uovo allungato con un po’ d’acqua. Solo nel 1500 il tuorlo è stato sostituito da olio di lino, noce o papavero. Grazie allo sviluppo della chimica sono stati creati anche nuovi leganti. Per fortuna: altrimenti dovremmo dipingere con le uova!

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A Z N E I C LA S O N O U S DEL Cos’hanno in comune la tua canzone preferita, il canto di un uccellino e la sirena di un’ambulanza? Facile: tutti e tre sono formati da tanti suoni. Ma che cos’è un suono? Pensa alle onde prodotte da un sasso che cade in acqua. Il suono viaggia nell’aria allo stesso modo, allontanandosi dal punto in cui è stato prodotto. In effetti il suono è proprio un’onda e, come le onde del mare, può avere caratteristiche diverse. A onde diverse corrispondono suoni diversi.

di Marco Barbujani e Marta Carli (redazione)

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A D R A U G ! A N U L CHE di Sarah Libanore (redazione)

È il 1609 e Galileo Galilei sta per... disegnare la Luna. Disegnare la Luna?! Proprio così: oltre che essere un grande scienziato, Galileo è stato anche un artista davvero bravo! Abbiamo immaginato cosa ci avrebbe raccontato Galileo sul suo lato artistico...

Ciao! Forse hai già sentito parlare di me... sono Galileo Galilei! Ti stai chiedendo che cosa c’entro io con l’arte? Sono pronto a spiegartelo! Devi sapere che moltissimi anni fa gli uomini credevano che il cielo fosse un luogo speciale e gli artisti si divertivano a disegnarlo abitato da creature fantastiche, padrone del destino degli uomini.

La Luna disegnata da Galileo.

Tutto ad un tratto però... sono arrivato io. Un amico mi aveva regalato un cannocchiale e in una bella notte del 1609 decisi di puntarlo verso la Luna per osservarla meglio e capire cosa ci fosse davvero in cielo. Osservai qualcosa di sorprendente: sulla Luna c’erano crateri, monti e valli. Allora con carta e acquerelli mi sono messo a disegnare quello che vedevo per poi annunciare le mie nuove osservazioni. Rimasero tutti a bocca aperta. Grandi pittori poi hanno iniziato a rappresentare ciò che avevo descritto, togliendo i mostri dal cielo e aggiungendo sempre più dettagli che venivano da osservazioni scientifiche: guarda ad esempio questo quadro di Donato Creti del 1711, dove la Luna è ricca di crateri.

La Luna e i suoi crateri dipinti da Donato Creti.

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Quanti strumenti... per disegnare meglio di Marta Carli (redazione)

Gli scienziati amano osservare la natura con i propri occhi e rappresentarla con disegni e foto per descriverla meglio. A volte, però, gli occhi non bastano. Per questo, molti scienziati hanno osservato il mondo usando degli strumenti. Eccone alcuni!

Vedere il cielo più da vicino Questi strumenti, conservati al Museo di Storia della Fisica a Padova, sono cannocchiali. Il cannocchiale è uno strumento che permette di vedere un’immagine ingrandita degli oggetti e quindi di studiarne i dettagli. Galileo utilizzò proprio un cannocchiale per disegnare immagini spettacolari della Luna e di altri oggetti del sistema solare.

Cannocchiali conservati al Museo di Storia della Fisica a Padova. Risalgono alla fine del Seicento.

Oggi gli scienziati osservano il cielo con i telescopi, strumenti simili ai cannocchiali che però forniscono immagini migliori e permettono di osservare anche oggetti più lontani. Quello nella foto è uno dei telescopi dell’Osservatorio Astrofisico di Asiago, ed è dedicato proprio a Galileo.

Il telescopio “Galileo” di Asiago

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Ritratti . . . O F U i d o no?

di Agnese Sonato (redazione) e Massimo Polidoro (CICAP, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze)

Ci sono altre forme di vita nell’Universo? Bella domanda, tutti vorremmo saperlo! Pensando a come rispondere di sicuro abbiamo immaginato UFO o dischi volanti, parole che si sentono dal 1950 circa, cioè dagli anni in cui è nata la “caccia agli UFO”. Alcune persone, come Peter Kolosimo e Erich Von Däniken, sostenevano però una cosa molto buffa: non ci siamo inventati noi gli UFO ma anche i nostri antenati li vedevano, quindi gli alieni esistono davvero. Ma Peter e Erich che prove avevano per dimostrarlo? Come prova sostenevano che ci fossero UFO già in opere d’arte molto antiche… vediamo se avevano ragione!

Una parola nuova... La parola “UFO” è l’ab breviazione di “Unidentified Flying Objec t” o “Unknown Flying Object”, cioè “oggetto volante non identificato”.

Pensa che... nome: si La ricerca di UFO ha persino un prende chiama CLIPEOLOGIA. Questa parola ttore e spunto da Plinio il Vecchio, uno scri e il 79 naturalista romano vissuto tra il 23 ere dischi dopo Cristo, che sosteneva di ved infuocati in cielo.

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Un tempio costruito con la regola della sezione aurea

Sulla facciata del Partenone ad Atene, in Grecia, sono riconoscibili molti rettangoli aurei.

Questa spirale la troviamo in natura in alcu ne conchiglie ma anche in altri elementi dell’architettur a, come alcune rampe di scale.

Questa spirale viene anche chiamata “spirale di Fibonacci”, in onore di Leonardo Fibonacci, il matematico italiano che l’ha descritta all’inizio del tredicesimo secolo. ita.indd 61

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Nel prossimo numero...

SCIENZA E AMBIENTE Settembre 2018 n. 15

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In the next issue...

SCIENCE ENVIRONMENT AND US September 2018 n. 15


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