E il mensile marzo 2012

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storia 58 - Samh Aly Aly El Meligey

Lezioni islamiche

storia raccolta e fotografata da

Lorenzo Bagnoli

Samh Aly Aly El Meligey, classe 1979, è un milanese di origine egiziana che lavora come impiegato amministrativo in una società privata. Padre di due bambini di 7 e 4 anni, dal 2004 frequenta un corso di Teologia islamica per corrispondenza.

“Di’: In verità la mia orazione e il mio rito, la mia vita e la mia morte appartengono ad Allah Signore dei mondi”. Questo versetto del Corano significa che tutto quello che un musulmano fa, è per amore di Dio. Ecco cosa più apprezzo dell’islam: non è solo una religione, ma uno stile di vita. Ho 33 anni e sono nato in Italia da una famiglia di origini egiziane. Non mi piace essere definito “un ragazzo G2”. Mi suona come un’etichetta e a me i marchi non piacciono. Sono solo un cittadino italiano che ha deciso di approfondire lo studio della religione per diventare un uomo migliore. Per questo studio Teologia islamica per corrispondenza in un’università francese, l’Institut européen des sciences humaines, e sostengo gli esami presso il Centro islamico di Brescia. In Italia l’islam è una religione ancora giovane: i convertiti faticano a trovare testi tradotti che spieghino il Corano, così come maestri che conoscano esattamente sia la cultura islamica sia quella italiana. Ho pensato di poter contribuire al bene della società facendo filtro tra i due mondi, mettendoli in relazione tra loro: una sorta di mediazione culturale. Dopo gli anni della scuola dell’obbligo passati per la maggior parte in Egitto, ho studiato Informatica alla Statale di Milano mentre lavoravo per mantenermi: da magazziniere a operatore museale, da informatico a impiegato di direzione in un’azienda, la mia attuale occupazione. Con il passare degli anni, però, mi sono accorto che l'informatica non era ciò che mi interessava veramente e ho deciso di interrompere il percorso accademico e di iscrivermi al corso di Teologia islamica in Francia. Ma l’islam non si impara solo sui libri. Io sto accumulando esperienza ascoltando lezioni di studiosi nelle moschee di Milano, spiegando la storia del profeta agli italiani convertiti, partecipando alla consulta interculturale del Comune di Pioltello, facendo volontariato presso grandi associazioni come Islamic Relief, intervenendo nelle giornate dedicate al dialogo tra religioni. A guardar bene, è un po’ come l’informatica: non serve un titolo di studio per capire di computer. Basta qualcuno

che t’insegni le basi della programmazione, un po’ di curiosità e di esperienza sul campo. Così è per l’islam: non devi essere per forza un intellettuale. Servono le basi teoriche e la voglia di darsi da fare per la comunità. Ogni ruolo acquisito in un centro islamico, è frutto del lavoro tra le persone. Le guide, che siano spirituali o politiche, diventano tali quando chi partecipa alla vita comunitaria ti chiama in questo modo, senza nessuna elezione. In futuro mi piacerebbe fare politica, anche se non è un’attività che al momento suscita molte simpatie. Io la considero uno strumento per aiutare gli altri nei problemi di tutti i giorni. Anche senza poltrone, stando semplicemente in mezzo agli altri. Finora i musulmani vengono interpellati dai media solo per i casi di cronaca nera, per il ruolo delle donne nella società o per la questione del velo. Mai, invece, per sapere come affronterebbero la disoccupazione, la crisi economica o altri problemi che affliggono tutti. Dell’islam si continua ad avere paura. I regimi dittatoriali del Nordafrica hanno usato l’islamofobia per giustificare la loro presenza. «Se ce ne andiamo noi arrivano gli estremisti», dicevano. Sono molto orgoglioso di avere amici egiziani che hanno partecipato alla rivoluzione di piazza Tahrir. Fra loro, alcuni fanno parte dei Fratelli musulmani, ma quest’informazione, in Italia, spaventa. Ti bolla subito come un estremista. E a chi crede a questa propaganda antislamica, dico solo di venire a vedere cosa accade in moschea, di assistere alle preghiere e ai riti della comunità. Troveranno risposta a tutte le loro ansie e capiranno che non hanno nulla da temere.

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