E il mensile marzo 2012

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televasioni di

Flavio Soriga

illustrazione

Borislav Sajtinac

purché se ne parli È che questo Paese sembra non cambiare mai, nelle sue corruzioni e disfunzioni, e la tv, certe volte, la guardi e dici «Ma ancora?», e scuoti la testa e pensi che l’unica cosa buona è che comunque la tv ne parli, di disastri e camorre e speculatori e cialtroni, senza che si stanchi chi la fa né chi la guarda, e magari sembrerà che non serva a niente, perché la nostra attenzione è concentrata sull’oggi e vede le disgrazie dell’oggi, ma in fondo serve, eccome. Guardi Riccardo Jacona, le sue inchieste su Rai3, i suoi inviati pronti, attenti, accurati, i loro reportage sulle peggiori realtà di questo Paese, guardi “Presa Diretta” e hai come la tentazione di pensare (anche se sai che non è vero, che è molto nella bravura dei giornalisti) che è troppo facile, fare inchiesta in Italia, che in questo posto basta dare un colpo di pala e salta fuori il malaffare. Poi guardi un vecchio filosofo intervistato da un vecchio conduttore, ricordi che quel filosofo era già un brillante filosofo da studio tv quando tu eri ancora al liceo, e passavi le notti davanti al Costanzo Show o a programmi simili, e già ti intristisce un po’ questo, e il suo viso incanutito e rugoso, e poi senti questo vecchio filosofo dire che un tempo sì, che c’era rispetto per la disciplina e per le gerarchie, per i ruoli, e allora le cose erano migliori, e vorresti gridargli che non è vero, che non era meglio quando le donne si coprivano di più e i matti stavano in manicomio e le maestre potevano picchiare gli alunni. Non era meglio per niente, è solo che lui è invecchiato e quando si invecchia è sempre dolce pensare al tempo passato, e lo si pensa migliore anche se non lo era, e invece l’oggi, pieno com’è di corruzione e disfunzione, va raccontato cercando di pensare a un possibile domani migliore, senza paragonarlo al ricordo, perché questo è un esercizio della vecchiaia, un difetto creato in noi dal passare del tempo, ma bisognerebbe cercare di correggerlo, e mettere nella bilancia le cose buone dell’oggi, i viaggi che ci sono concessi, la quantità di cose che sappiamo e più in fretta, e se non è obbligatorio che queste cose ci rendano tutti migliori, sono occasioni in più, e molti le metteranno a frutto, tra i giovani di oggi, tra i telespettatori delle inchieste della tv, e chissà quanti buoni politici e magistrati ci saranno tra vent’anni, per fortuna, e giornalisti capaci che ancora avranno voglia di indagare e indignarsi.

[siae 2012]

(“Mia madre sfogliava Novella 2000/ Ed io ai suoi piedi leggevo Prévert/ Avevo dieci anni ma pensavo già alle donne/ E chiuso nel mio bagno amavo Edwige Fenech/ A scuola i ragazzi giocavano a calcio/ Ed io sul muretto citavo Verlaine/ Avevo 16 anni e pensavo solo al sesso/ Poi vidi le sue labbra e me ne innamorai”, Brunori Sas, Italian Dandy)

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