Dialogo e Famiglia - Febbraio 2021

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PER UN PUGNO DI LIBRI E DI FILM L’EREDITÀ DEL PADRE? I VALORI CUI HA SAPUTO DAR TESTIMONIANZA Gli studi dello psicanalista Massimo Recalcati si sono più volte concentrati sul padre, figura centrale nella famiglia e nell’educazione dei figli. In particolare in “Cosa resta del padre” parte dal concetto di “evaporazione del padre”, elaborato nel 1969 dallo psicanalista Lacan, secondo cui, per effetto dei cambiamenti sociali della fine degli anni ‘60 del ‘900, la figura del padre si è dissolta, sostituita da un desiderio di godimento senza limiti che sfocia nell’avidità e che è soddisfatto dal consumismo moderno. Ma, afferma Recalcati, se la paternità è indebolita, se la crisi educativa è evidente ed i genitori sembrano vivere nella paura di non essere amati, tuttavia non si deve rinunciare ad un ruolo così fondamentale, che va però ripensato. Infatti quello di cui si sente la mancanza oggi non è certo il padre autoritario e lontano dall’ascolto, come talvolta accadeva fosse in passato, ma quello che sa assumersi la responsabilità del figlio, senza credere di poter vantare alcuna proprietà su di lui. Ciò va al di là della paternità biologica, perché essere padre non è tanto generare un bambino, ma saperlo guidare con autorevolezza e renderlo capace di affrontare la vita, di accettare i limiti che essa ci impone. Il padre, che rappresenta la legge, deve infatti insegnare al figlio che è sbagliato credere di potere avere tutto e facilmente. Ma non può farlo a parole: i figli hanno bisogno di testimoni che dicano loro non qual è il senso dell’esistenza, bensì che mostrino attraverso la loro vita che l’esistenza può avere un senso. Mentre l’eredità lasciata dalla madre al figlio deve essere quella di essersi sentito unico, voluto e desiderato, l’eredità lasciata dal padre è costituita dai valori che è riuscito a tramandare. Massimo Recalcati “Cosa resta del padre. La paternità nell’epoca ipermoderna” Raffaello Cortina editore, 2011, euro 11.40, pagg. 152 Laura B.

PADRENOSTRO A differenza di chi sopra mi precede proponendo interessanti libri, fortunatamente sempre reperibili anche in questo drammatico tempo della pandemia, proporre la visione di un film con le sale cinematografiche chiuse e le videoteche in disuso può sembrare inutile. In soccorso ci vengono le pay tv e le piattaforme streaming dove recentemente e abbondantemente approdano quei film a cui è stata negata la visione in sala. Padrenostro di Claudio Noce, presentato con successo all’ultimo Festival Del Cinema di Venezia che al protagonista Pierfrancesco Favino ha assegnato la Coppa Volpi come miglior interprete maschile, è tra i titoli più appetibili. Claudio Noce in questo film racconta una personale e dolorosa storia autobiografica, incentrata sul rapporto padre-figlio, quando a Roma nel 1976 suo padre, il vicequestore Alfonso Noce, rimase ferito in un attentato terroristico. Il regista ritorna liberamente alla sua storia raccontandola dalla prospettiva di un bambino, Valerio che ha dieci anni è vivace e pieno di fantasia, assieme alla madre assiste all’attentato teso a suo padre da un gruppo di terroristi. La sua vita viene sconvolta nell’apprensione di quei giorni, l’infanzia vissuta nella paura pur con i genitori impegnati a rincuorare lui e la sorellina Alice nel celare la pericolosità della loro esistenza sotto scorta. Valerio ama inventarsi amici, inconsapevole mezzo di autodifesa, fino al reale incontro con Christian, un adolescente più grande di lui meno spaventato dalla vita il cui incontro, carico di scoperte per entrambi, cambierà le loro vite. Regia: Claudio Noce Interpreti: Pierfrancesco Favino, Barbara Ronchi, Mattia Garaci, Francesco Gheghi Origine: Italia 2020 - Durata 120’ Walter S.


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