Dialogo e Famiglia - Febbraio 2021

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Dialogo e Famiglia Giornale dell’Unità Pastorale Sacra Famiglia - Padre Marcolini N˚ 1 - Febbraio 2021

Con cuore

DI PADRE


Sommario Parola del Parroco Io non so fare Quaresima. . . . . . . . . . pag. 3 Vita della Chiesa La lettera apostolica “Patris Corde” e l’anno di S.Giuseppe . . . . . . . . . . . “

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S.Giuseppe, il “disobbediente”, che si prese cura di Gesù. . . . . . . . . . .. .

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Giuseppe, patrono della Chiesa universale da 450 anni . . . . . . . . . . .

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Giuseppe, il padre. . . . . . . . . . . . . .

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Il Papa: i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato siano aperti alle donne. .

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Presentazione e operatività della nota pastorale del Vescovo Pierantonio “Misericordia e Verità si incontreranno”. . . . . . . . . . . . .. . “ 14 Vita dell’Unità Pastorale Aggiornamenti dal Consiglio Pastorale. . . . . . . . . . .

“Glorioso Patriarca San Giuseppe, il cui potere sa rendere possibili le cose impossibili, vieni in mio aiuto in questi momenti di angoscia e difficoltà. Prendi sotto la tua protezione le situazioni tanto gravi e difficili che ti affido, affinché abbiano una felice soluzione. Mio amato Padre, tutta la mia fiducia è riposta in te. Che non si dica che ti abbia invocato invano, e poiché tu puoi tutto presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere. Amen”.

La preghiera che Papa Francesco recita da 40 anni “ 15

Verso il rinnovo degli organi ecclesiali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . “ 16

Orari S. Messe Unità Pastorale

Che cosa cercate? CAMMINO DI QUARESIMA 2021. . . . . .

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S.MESSE

CALENDARIO delle CELEBRAZIONI dei battesimi 2021 . . . . . . . . . . . .. .

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FERIALI

Calendario pastorale . . . . . . . . . . . .

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I nostri ragazzi in questo tempo. . . . . .

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Cronaca dell’Unità Pastorale La presentazione di Gesù al Tempio . .. .

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Il gruppo EMMAUS si interroga sullo Spirito Santo . . . . . . . . . . . .. .

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Vita dei Quartieri Consiglio di quartiere Badia. . . . . . . .

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Consiglio di quartiere Violino . . . . . . .

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Per un pugno di libri e di film . . . . . . .

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Anagrafe parrocchiale . . . . . . . . . .. .

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La consegna del Padre Nostro ai bambini del gruppo Cafarnao . . . . . . . . . . .. . “ 28

Redazione Don Gian Pietro Girelli, Laura Bellini, Francesco Quaranta, Elena Rubaga, Elena Vighenzi, Carlo Zaniboni.

Per chi volesse scriverci: redazione.dialogoefamiglia@gmail.com

FESTIVE

ore VIOLINO da lunedì 8.30 a venerdì

ore 18.00

venerdì

18.30

sabato

17.00 sabato

18.00

domenica

8.00 10.00 domenica 17.00

9.00 11.00 18.00

Contatti dei presbiteri della Unità Pastorale Parrocchia S.Giuseppe Lavoratore: Parrocchia San Giuseppe Lavoratore trav. Ottava, 4 - Villaggio Violino tel. (segreteria parrocchiale) 030 2410316 Parroco (don Gian Pietro Girelli): cell. 335 5866916 e-mail: pierzik@alice.it - www.parrocchiaviolino.it Parrocchia Madonna del Rosario via Prima, 81 - Villaggio Badia tel. 030 313492 www.parrocchiabadia.it

Riferimenti per gli oratori: Oratorio San Filippo Neri: via Prima, 83 - Villaggio Badia Oratorio Violino: via Prima, 2 - Villaggio Violino

DIRETTORE RESPONSABILE: DON A. BIANCHI - TRIBUNALE DI BRESCIA - AUTORIZZAZIONE 2/2018 DEL 23 GENNAIO 2018 Copertina: Margarita Sikorskaia - Paternità

BADIA da lunedì a giovedì

STAMPATO DA: AGVA ARTI GRAFICHE VANNINI VIA ZAMARA, 31 - BAGNOLO MELLA (BRESCIA)


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Parola del Parroco IO NON SO FARE QUARESIMA

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avanti a un foglio bianco... mi si dice che il Parroco deve fare un pensiero sulla quaresima, è compito suo, aiutare la gente a capire cosa vuol dire fare quaresima. Io non so “fare” quaresima. Di solito due persone quando parlano della quaresima tendono a comunicare la scelta che hanno fatto per poter dire di aver “fatto quaresima”: non mangio dolci, mi astengo dal fumare, faccio digiuno, non bevo alcoolici e altro ancora, chi più ne ha più ne metta. A ben guardare se la quaresima si potesse ridurre a una o l’altra rinuncia, piacendomi il pesce, io dovrei astenermi dal pesce proprio il venerdì per fare un sacrificio e mangiarlo tutti gli altri giorni, ma tant’è la proposta è un’altra. Anche il carnevale sembra servire a togliersi tutti gli sfizi per prepararsi ad un periodo di magra, dove il sacrificio prende il sopravvento, fors’anche per entrare in simbiosi con il sacrificio di Cristo. E sembra che tutto possa davvero essere ristretto in una prova di bravura per vedere chi resiste di più, chi non tradisce la promessa fatta a se stesso per potersi dire alla fine “ce l’ho fatta e finalmente ho finito, domani è Pasqua”. Senza nulla togliere alle motivazioni che inizialmente, certamente hanno fatto leva sull’amor proprio per giungere ad un fine maggiore, forse la quaresima non va fatta. Va vissuta! Vivere la quaresima è un atteggiamento che non si limita ad auto limitarsi e a controllare qualche istinto primordiale. Vivere la quaresima prende il passo dalla consapevolezza che nella storia dell’uomo si è compiuto qualcosa di unico e la vita non può che essere il vivere la meditazione di quanto avvenuto nella storia, per assumere il sapore nuovo della vita. Possibile che io debba ridurre l’assaggio di una bevanda così prelibata a una goccia, quando potrei assaporarne il profumo, il gusto e relativo retrogusto? Se solo ragionassi col cuore dell’uomo saprei trasformarmi in un provetto, ma scaltro sommelier, per imparare la tecnica e gustarmi il vero sapore della vita. Invece mi limito a togliere qualche sapore per quaranta giorni, a privarmi di qualche terrena soddisfazione o a gestire un po’ di tempo per qualche pratica religiosa. Come sempre abbiamo addomesticato il nostro spirito relegandolo nell’angolo delle buone pratiche, purché

non intacchi il nostro vivere quotidiano fatto di carnevale, di giovedì grasso e, se Dio vuole, di colomba sul tavolo della Pasqua. Ma se la Pasqua è davvero quel passaggio pagato da Cristo con la sua vita, ed è il dono della mia e altrui salvezza posso davvero pensare che questo sia il modo per prepararne la celebrazione? Quando siamo invitati ad una festa prepariamo tutto il necessario per presentarci con una modalità corrispondente e adeguata alla festa stessa. Ogni cosa deve essere al suo posto, sia che sia un carnevale o che sia un funerale. Siamo capaci di rispettare i tempi del divertimento e della mestizia e non siamo capaci di vedere e rispettare il tempo della salvezza? E dunque come ci dobbiamo preparare per la Pasqua, visto che di questo si tratta? Sì, la quaresima è il tempo in cui ci predisponiamo a vivere e celebrare la festa della Pasqua. Allora occorre dire che cosa occorre per vivere la Pasqua. Sono in un vicolo cieco. Davvero vi interessa che cos’è la Pasqua? L’impressione è che importi solo a pochi. Dovrei vedere delle comunità che si preoccupano di come far “saltare e ballare” le loro chiese per la gioia di questo avvenimento che ha cambiato la storia di tutti gli uomini, e invece ci si preoccupa di fare e rifare come si è sempre fatto. Dica il prete cosa si deve fare, preparare, come se la festa fosse la sua e non di tutti gli uomini. Non possiamo fare quaresima per dirci: “che bravi che siamo stati”; la grandezza della Pasqua impone che viviamo la quaresima convertendoci davvero, cambiando la direzione della nostra vita. Il che significa che non la possiamo vivere da soli, non

La Quaresima va vissuta


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la possiamo celebrare davanti ad uno schermo, non la possiamo biascicare come se fosse una cosa che passa nel cielo da un polo all’altro dell’orizzonte senza toccarci, senza dare una sola risposta a chi spera che davvero la situazione cambi. Ma tocca a noi, questo cambio di prospettiva non avviene fuori di noi, ma dentro di noi. Ma chi si ferma mai, abbiamo un sacco di cose da fare, per noi, la nostra famiglia, il nostro giardino, il nostro cane, fors’anche il gatto... e chi ha più tempo per guardarsi in giro, vedere gli altri e il mondo, il campo di “Lipa” in Bosnia e le lacrime di un bambino o il grido disperato di una madre, il sudore freddo di chi andando al lavoro trova i cancelli chiusi o di chi non riesce più a respirare per il covid-19? Qualcuno forse farà ancora la sua quaresima, i più non sapranno neppure che è quaresima, per molti sarà un tempo come un altro. È la realtà del nostro tempo che vuole tutto subito purché sia fatto da altri, che non risparmia piagnistei nei confronti di se stessa, eppure si chiude nei cancelli di ogni casa trovandoci assopiti dal quieto vivere del nostro benessere abbracciati ai nostri miseri interessi e alle nostre comodità. Agli altri ci deve pensare lo stato, se no la Croce Rossa o la Caritas (poveretta l’abbiamo fatta diventare il surrogato del Welfare, del servizio sociale!). Il nostro sguardo è rivolto a terra,

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido! 3. Mio Dio, grido di giorno e non rispondi; di notte, e non c’è tregua per me. 4. Eppure tu sei il Santo, tu siedi in trono fra le lodi d’Israele. 5. In te confidarono i nostri padri, confidarono e tu li liberasti; 6 A te gridarono e furono salvati, in te confidarono e non rimasero delusi. 7. Ma io sono un verme e non un uomo, rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente. 8. Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: 9. “Si rivolga al Signore; lui lo liberi, lo porti in salvo, se davvero lo ama!”. 10. Sei proprio tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai affidato al seno di mia madre. 11. Al mio nascere, a te fui consegnato; dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. 12. Non stare lontano da me, perché l’angoscia è vicina e non c’è chi mi aiuti. 13. Mi circondano tori numerosi, mi accerchiano grossi tori di Basan. 14. Spalancano contro di me le loro fauci: 2.

incapaci ad alzare gli occhi verso colui che abbiamo trafitto. Siamo gli uomini amati dal Signore e non ci accorgiamo a che altezza Lui ci ha portato. Che saremmo mai se non ci fosse data tale garanzia? Un mucchietto di polvere sparso in un universo insulso, senza sapore, odore, solo votato al dolore? No! Solo l’amore di chi non lascia nulla di intentato per farci conoscere la nostra grandezza poteva far fare a Dio quello che ha fatto: Dio si è fatto uno di noi per farci come Dio. E noi che pensavamo di conquistarlo con un pacchetto di sigarette, due giaculatorie e poco altro... L’amore “preveniente” del Padre ha trovato giustizia solo nella sua misericordia, solo nell’amore paritario del Figlio che a sua volta alzando gli occhi grida “Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato”, esprimendo la profezia della salvezza. Il foglio è pieno, non so se ho esagerato, ma forse per viver la quaresima basterebbe meditare ogni giorno e vivere il Salmo 22 come scritto da noi e per noi e celebrare tutti insieme il giovedì, venerdì e sabato santo, consapevoli che il dono della Sua vita non è vano. A noi testimoniare nelle opere questa verità. Viviamo la quaresima e cambierà la nostra vita di ogni giorno: sarà Pasqua!

un leone che sbrana e ruggisce. Io sono come acqua versata, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si scioglie in mezzo alle mie viscere. 16. Arido come un coccio è il mio vigore, la mia lingua si è incollata al palato, mi deponi su polvere di morte. 17. Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori; hanno scavato le mie mani e i miei piedi. 18. Posso contare tutte le mie ossa. Essi stanno a guardare e mi osservano: 19. Si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte. 20. Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto. 21. Libera dalla spada la mia vita, dalle zampe del cane l’unico mio bene. 22. Salvami dalle fauci del leone e dalle corna dei bufali. Tu mi hai risposto! 23. Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea. 24. Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe, lo tema tutta la discendenza d’Israele; 15.

Don Gian Pietro

Perché egli non ha disprezzato né disdegnato l’afflizione del povero, il proprio volto non gli ha nascosto ma ha ascoltato il suo grido di aiuto. 26. Da te la mia lode nella grande assemblea; scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli. 27. I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano; il vostro cuore viva per sempre! 28. Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra; davanti a te si prostreranno tutte le famiglie dei popoli. 29. Perché del Signore è il regno: è lui che domina sui popoli! 30. A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere; ma io vivrò per lui, 31. lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene; 32. Annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: “Ecco l’opera del Signore!”. 25.

Salmo 22


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Vita della Chiesa La lettera apostolica “Patris Corde” e l’anno di S. Giuseppe

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adre amato, padre nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza; padre dal coraggio creativo, lavoratore, sempre nell’ombra: con queste parole Papa Francesco descrive, in modo tenero e toccante, San Giuseppe. Lo fa nella Lettera apostolica Patris corde, pubblicata oggi in occasione del 150.mo anniversario della dichiarazione dello Sposo di Maria quale Patrono della Chiesa cattolica. Fu il Beato Pio IX, infatti, con il decreto Quemadmodum Deus, firmato l’8 dicembre 1870, a volere questo titolo per San Giuseppe. Per celebrare tale ricorrenza, il Pontefice ha indetto, fino all’8 dicembre 2021, uno speciale “Anno” dedicato al padre putativo di Gesù. Sullo sfondo della Lettera apostolica, c’è la pandemia da covid-19 che – scrive Francesco – ci ha fatto comprendere l’importanza delle persone comuni, quelle che, lontane dalla ribalta, esercitano ogni giorno pazienza

Icona di S. Giuseppe

e infondono speranza, seminando corresponsabilità. Proprio come San Giuseppe, “l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta”. Eppure, il suo è “un protagonismo senza pari nella storia della salvezza”. Padre amato, tenero e obbediente San Giuseppe, infatti, ha espresso concretamente la sua paternità “nell’aver fatto della sua vita un’oblazione di sé nell’amore posto a servizio del Messia”. E per questo suo ruolo di “cerniera che unisce l’Antico e Nuovo Testamento”, egli “è sempre stato molto amato dal popolo cristiano”. In lui, “Gesù ha visto la tenerezza di Dio”, quella che “ci fa accogliere la nostra debolezza”, perché “è attraverso e nonostante la nostra debolezza” che si realizza la maggior parte dei disegni divini. “Solo la tenerezza ci salverà dall’opera” del Maligno, sottolinea il Pontefice, ed è incontrando la misericordia di Dio soprattutto nel Sacramento della Riconciliazione che possiamo fare “un’esperienza di verità e tenerezza”, perché “Dio non ci condanna, ma ci accoglie, ci abbraccia, ci sostiene e ci perdona”. Giuseppe è padre anche nell’obbedienza a Dio: con il suo ‘fiat’ salva Maria e Gesù ed insegna a suo Figlio a “fare la volontà del Padre”. Chiamato da Dio a servire la missione di Gesù, egli “coopera al grande mistero della Redenzione ed è veramente ministro di salvezza”. Padre accogliente della volontà di Dio e del prossimo Al tempo stesso, Giuseppe è “padre nell’accoglienza”, perché “accoglie Maria senza condizioni preventive”, un gesto importante ancora oggi – afferma Francesco – “in questo mondo nel quale la violenza psicologica, verbale e fisica sulla donna è evidente”. Ma lo Sposo di Maria è pure colui che, fiducioso nel Signore, accoglie nella sua vita anche gli avvenimenti che non comprende, lasciando da parte i ragionamenti e riconciliandosi con la propria storia. La vita spirituale di Giuseppe “non è una via che spiega, ma una via che accoglie”, il che non vuol dire che egli sia “un uomo rassegnato passivamente”. Anzi: il suo protagonismo è “coraggioso e forte” perché con “la fortezza dello Spirito Santo”, quella “piena di speranza”, egli sa “fare spazio anche alla parte contradditto-


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ria, inaspettata, deludente dell’esistenza”. In pratica, attraverso San Giuseppe, è come se Dio ci ripetesse: “Non abbiate paura!”, perché “la fede dà significato ad ogni evento lieto o triste” e ci rende consapevoli che “Dio può far germogliare fiori tra le rocce”. Non solo: Giuseppe “non cerca scorciatoie”, ma affronta la realtà “ad occhi aperti, assumendone in prima persona la responsabilità”. Per questo, la sua accoglienza “ci invita ad accogliere gli altri, senza esclusione, così come sono”, con “una predilezione per i deboli”. Padre coraggioso e creativo, esempio di amore per Chiesa e poveri Patris corde evidenzia, poi, “il coraggio creativo” di San Giuseppe, quello che emerge soprattutto nelle difficoltà e che fa nascere nell’uomo risorse inaspettate. “Il carpentiere di Nazaret – spiega il Papa – sa trasformare un problema in un’opportunità anteponendo sempre la fiducia nella Provvidenza”. Egli affronta “i problemi concreti” della sua Famiglia, esattamente come fanno tutte le altre famiglie del mondo, in particolare quelle dei migranti. In questo senso, San Giuseppe è “davvero uno speciale patrono” di coloro che, “costretti dalle sventure e dalla fame”, devono lasciare la patria a causa di “guerre, odio, persecuzione, miseria”. Custode di Gesù e di Maria, Giuseppe “non può non essere custode della Chiesa”, della sua maternità e del Corpo di Cristo: ogni bisognoso, povero, sofferente, moribondo, forestiero, carcerato, malato, è “il Bambino” che Giuseppe custodisce e da lui bisogna imparare ad “amare la Chiesa e i poveri”. Padre che insegna valore, dignità e gioia del lavoro Onesto carpentiere che ha lavorato “per garantire il sostentamento della sua famiglia”, Giuseppe ci insegna anche “il valore, la dignità e la gioia” di “mangiare il pane frutto del proprio lavoro”. Questa accezione del padre di Gesù offre l’occasione, al Papa, per lanciare un appello in favore del lavoro, divenuto “una questione sociale urgente” persino nei Paesi con un certo livello di benessere. “È necessario comprendere – scrive Francesco – il significato del lavoro che dà dignità”, che “diventa partecipazione all’opera stessa della salvezza” e “occasione di realizzazione” per sé stessi e per la propria famiglia, “nucleo originario della società”. Chi lavora, collabora con Dio perché diventa “un po’ creatore del mondo che ci circonda”. Di qui, l’esortazione che il Pontefice fa a tutti per “riscoprire il valore, l’importanza e la necessità del lavoro”, così da “dare origine ad una nuova normalità in cui nessuno sia escluso”. Guardando, in particolare, all’aggravarsi della disoccupazione a causa della pandemia da covid-19, il Papa richiama tutti a “rivedere le nostre priorità” per impegnarsi a dire:“Nessun giovane, nessuna persona, nessuna famiglia senza lavoro!”.

Padre nell’ombra, decentrato per amore di Maria e Gesù Prendendo poi spunto dall’opera “L’ombra del Padre” dello scrittore polacco Jan Dobraczyński, il Pontefice descrive la paternità di Giuseppe nei confronti di Gesù come “l’ombra sulla terra del Padre Celeste”. “Padri non si nasce, lo si diventa”, afferma Francesco, perché “ci si prende cura di un figlio” assumendosi la responsabilità della sua vita. Purtroppo, nella società di oggi, “spesso i figli sembrano orfani di padri”, di padri in grado di “introdurre il figlio all’esperienza della vita”, senza trattenerlo o “possederlo”, bensì rendendolo “capace di scelte, di libertà, di partenze”. In questo senso, Giuseppe ha l’appellativo di “castissimo” che è “il contrario del possesso”: egli, infatti, “ha saputo amare in maniera straordinariamente libera”, “ha saputo decentrarsi” per mettere al centro della sua vita non sé stesso, bensì Gesù e Maria. La sua felicità è “nel dono di sé”: mai frustrato e sempre fiducioso, Giuseppe resta in silenzio, senza lamentarsi, ma compiendo “gesti concreti di fiducia”. La sua figura è dunque quanto mai esemplare, evidenzia il Papa, in un mondo che “ha bisogno di padri e rifiuta i padroni”, rifiuta chi confonde “autorità con autoritarismo, servizio con servilismo, confronto con oppressione, carità con assistenzialismo, forza con distruzione”. Il vero padre è quello che “rinuncia alla tentazione di vivere la vita dei figli” e ne rispetta la libertà, perché la paternità vissuta in pienezza rende


DialogoeFamiglia il padre stesso “inutile”, nel momento in cui “il figlio diventa autonomo e cammina da solo sui sentieri della vita”. Essere padri “non è mai un esercizio di possesso”, sottolinea Francesco, ma “un segno che rinvia alla paternità più alta”, al “Padre Celeste”. La preghiera quotidiana del Papa a San Giuseppe e quella “certa sfida”… Conclusa da una preghiera a San Giuseppe, Patris corde svela anche, nella nota numero 10, un’abitudine della vita di Francesco: tutti i giorni, infatti, “da più di quarant’anni”, il Pontefice recita un’orazione allo Sposo di Maria “tratta da un libro francese di devozioni, dell’800, della Congregazione delle Religiose di Gesù e Maria”. Si tratta di una preghiera che “esprime devozione e fiducia” a San Giuseppe, ma anche “una certa sfida”, spiega il Papa, perché si conclude

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con le parole: “Che non si dica che ti abbia invocato invano, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere”. Indulgenza plenaria per “Anno di San Giuseppe” Ad accompagnare la pubblicazione della Lettera apostolica Patris corde c’è il Decreto della Penitenzieria Apostolica che annuncia lo speciale “Anno di San Giuseppe” indetto dal Papa e la relativa concessione del “dono di speciali Indulgenze”. Indicazioni specifiche vengono date per i giorni tradizionalmente dedicati alla memoria dello Sposo di Maria, come il 19 marzo e il 1.mo maggio, e per malati e gli anziani “nell’attuale contesto dell’emergenza sanitaria”. Da “Vatican News”, Isabella Piro a cura di Francesco Q.

S. Giuseppe, il “disobbediente”, che si prese cura di Gesù DALL’ARTICOLO DI GIANFRANCO RAVASI IN “FAMIGLIA CRISTIANA” 19/03/2020

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testi biblici relativi a Giuseppe, lo sposo di Maria e padre legale di Gesù, sono piuttosto scarsi, a prima vista quasi lacunosi, e ciò spiega l’abbondanza di letteratura apocrifa sul personaggio. Nondimeno, scavando con attenzione nei dati neotestamentari, emerge una figura capace di interpellare anche il lettore odierno. L’evangelista Marco non parla mai di Giuseppe, ma si limita a riportare quanto dicono i nazareni, allorché affermano che Gesù è il figlio di Maria, e che fa il carpentiere. È invece da Matteo e da Luca che conosciamo il nome di Giuseppe e in Matteo 13, 55, Gesù viene definito come “il figlio del carpentiere”, termine con cui si indica un artigiano che lavora il legno o la pietra, probabilmente nell’ambito dell’agricoltura o dell’edilizia. Ciò significa che Gesù ha imparato il mestiere da Giuseppe e ne deve aver rilevato l’attività alla sua morte; la condizione economica della famiglia di Giuseppe doveva essere dignitosa, anche se non agiata, e permetteva loro, ad esempio, di recarsi ogni anno in pellegrinaggio a Gerusalemme.

Il sogno di Giuseppe - Rupnik

Com’era composta la famiglia di Giuseppe Per quanto riguarda poi la composizione della famiglia di Giuseppe, la questione è difficilmente risolvibile alla luce dei dati a nostra disposizione, poiché negli scritti neotestamentari si parla più volte della presenza di “fratelli e sorelle” di Gesù, che non ne-


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cessariamente vanno intesi come fratelli di sangue veri e propri, ma potrebbero essere semplicemente cugini o anche parenti più lontani o ancora fratellastri di Gesù, avuti da Giuseppe da un precedente matrimonio, secondo l’apocrifo Protovangelo di Giacomo. È Matteo che ci offre un ritratto squisito, indimenticabile, di Giuseppe: infatti ci descrive come egli, dapprima, di fronte all’inattesa gravidanza della promessa sposa, vorrebbe uscire rispettosamente da una storia più grande di lui: “Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto”. La giustizia di San Giuseppe è accoglienza della volontà divina Essendo tuttavia uomo “giusto” – perché disponibile a compiere gioiosamente e fedelmente la volontà divina – subito dopo, obbediente alla parola di Dio, consegna la propria vita a un progetto che lo trascende, con l’accettazione del comando di prendere con sé Maria. Ecco la giustizia di Giuseppe, che non è semplicemente quella derivante dall’osservanza scrupolosa dei comandamenti, ma la giustizia che è ricerca integrale della volontà divina, accolta con obbedienza piena. Attraverso questa obbedienza inizia per Giuseppe una vita nuova, con prospettive assolutamente insospettate, e con la scoperta di un senso più profondo del suo essere sposo e padre. Rimarrà così accanto alla sua donna quale sposo fedele, e a quel bimbo quale figura paterna positiva e responsabile. L’assunzione di questa responsabilità è espressa attraverso il fatto che è Giuseppe – secondo l’ordine angelico – a dare il nome di Gesù al figlio generato da Maria. L’atto del dare il nome significa che egli conferisce a quel bambino la sua identità sociale e che, proprio per questo, Gesù può essere riconosciuto quale vero discendente di Davide, così come esige la natura del Messia atteso. Questo bimbo è dunque consegnato alla responsabilità e all’amore di Giuseppe e, attraverso di lui, Dio consegna alla storia uma-

Giuseppe il falegname

na il più grande pegno della sua fedeltà, colui che è l’“Emmanuele”, il “Dio-con-noi”, profetizzato da Isaia. Certamente tutto ciò è avvolto nel mistero di Dio, al quale si accede solo con la fede. Ebbene, anche in questa eccelle Giuseppe, definito, proprio per la sua fede, con l’appellativo sobrio e grandioso, di “uomo giusto”. Uomo “dei sogni”, obbediente alla volontà di Dio e capace di prendersi cura Nel Vangelo matteano dell’infanzia, ogni volta che entra in gioco Giuseppe, la sua figura è caratterizzata da tre aspetti tra loro intrecciati: Giuseppe è l’uomo dei sogni, è l’obbediente che accoglie integralmente la volontà di Dio, è l’uomo che sa “prendere con sé”, cioè sa prendersi davvero cura delle persone affidategli. Attraverso il tema della visione angelica ricevuta nel sogno, l’Evangelista vuole alludere al mistero dell’irruzione del divino nella vita umana. Ebbene, Giuseppe è l’uomo che accoglie il sogno di Dio, perché in qualche modo sa egli stesso sognare una storia in cui Dio è coinvolto totalmente per la salvezza delle sue creature, così come suggerisce anche il nome di Salvatore-Gesù dato a quel bambino. Agli ordini angelici Giuseppe obbedisce sempre prontamente e ogni volta ricorre l’espressione “prese con sé”: la prima volta al termine dell’annunciazione di cui egli è il destinatario: “fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”; poi in seguito all’ordine angelico di fuggire in Egitto; infine quando si tratta di ritornare dall’Egitto. In tutto ciò emerge il ritratto di Giuseppe come di un uomo che ha scoperto l’amore divino per questa umanità, e che ha esperimentato la serietà della decisione di Dio di essere l’“Emmanuele”. Custodisce e si prende cura di Gesù anche nel pericolo Ma riflettiamo meglio: quando l’angelo comanda a Giuseppe la fuga in Egitto, il testo evangelico anno-


DialogoeFamiglia ta che Giuseppe “destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte, e fuggì in Egitto”. Questa “notte” non è soltanto un’indicazione cronologica, ma segnala la prontezza dell’obbedienza di Giuseppe, e assume lo spessore simbolico del tema della notte nei testi biblici. In questo senso Giuseppe emerge davvero come padre di Gesù, non nell’aspetto biologico, ma nel significato più profondo: il padre è infatti colui che custodisce, protegge, apre il cammino. Il genitore è la figura umana che illustra al meglio quello che significa il prendersi cura da parte di Dio della nostra fragilità. Ebbene, Giuseppe è il padre che non soltanto custodisce e provvede al bambino quando è giorno, quando tutto è facile, scontato e solare; egli lo prende con sé nella notte, quando le difficoltà sembrano avere il sopravvento, ed espandersi le tenebre del dubbio, dell’agguato e del terrore. Alla dolcezza della madre e alla debolezza del bambino, egli accompagna la fermezza della sua presenza e dedizione. Giuseppe sa muoversi anche nella notte, mentre tiene fermo il ricordo del giorno, quel giorno che egli ha conosciuto vivendo una vita nella giustizia, cioè in un atteggiamento orante e obbediente davanti a Dio. Giuseppe non si è tirato indietro, non punta sulle proprie comodità e sicurezze, ma ha preso con sé il bambino e Maria, diventando così per loro come un simbolo concreto, visibile, di quel Padre buono che ha cura di tutti, di cui Gesù parlerà nell’Evangelo. Non è un detentore del potere Nel Vangelo di Luca i racconti dell’infanzia di Gesù vedono Giuseppe al fianco di Maria, sposo solidale con lei, strettamente unito a lei in tutta la vicenda, dalla nascita alla circoncisione del bambino, fino alla presentazione al santuario di Gerusalemme e al misterioso episodio dello smarrimento e ritrovamento di Gesù dodicenne fra i dottori del tempio. La presenza di Giuseppe a fianco di Maria suggerisce la realtà di una coppia realmente affiatata, tutta protesa alla costruzione di una famiglia al cui centro sta la ricerca della volontà di Dio e dell’obbedienza alla sua legge. Giuseppe è un vero capofamiglia, che non vuole essere il detentore del potere, ma aiutare i membri della famiglia a lui affidata a compiere la propria vocazione. Per questo Luca, pur conoscendo l’origine trascendente di Gesù, designa comunque per due volte Giuseppe come “padre di Gesù”. La morte attorniato dai familiari Gli ultimi fatti evangelici che vedono coinvolto Giuseppe sono quelli riguardanti lo smarrimento di Gesù al tempio e il ritorno alla “normalità” della vita di Nazaret. Giuseppe è coinvolto in un’inaspettata crisi familiare che scoppia in tutta la sua gravità e che chiede di essere ricomposta, consentendo ai membri di uscirne più cresciuti, più maturi. Da una parte vi

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Il transito di Giuseppe - Il Parmigianino

è l’adolescente Gesù, che si stacca dai suoi genitori, dall’altra costoro che non hanno ancora fatto i conti con tale distacco, pur essendo Maria e Giuseppe! L’Evangelista mostra i tre giorni della loro ricerca angosciata, finché non ritrovano Gesù al tempio: Giuseppe e Maria prefigurano la comunità dei discepoli che dovrà vivere i tre giorni del mistero pasquale, nell’attesa di una luce e di una parola di speranza. Infine la narrazione lucana porta l’attenzione del lettore sugli anni segreti di Gesù a Nazaret, là dove vive nella sottomissione ai suoi genitori, dove entra nell’età adulta e riceve un’educazione nella quale il contributo di Giuseppe deve essere stato senza dubbio molto rilevante. Il padre deve aver trasmesso a Gesù le conoscenze del proprio mestiere, averlo introdotto nella conoscenza della Tôrah, aver celebrato le principali feste religiose e deve averlo condotto in sinagoga ogni sabato. Sempre a Nazaret scompare la figura evangelica di Giuseppe, che infatti non appare più durante la vita pubblica di Gesù. Da ciò la tradizione deduce una morte di Giuseppe circondato dalla presenza dei suoi, della sposa Maria e di Gesù. Ed è per questo che egli diventa la figura spirituale del protettore del moribondo cristiano, che affronta il trapasso con tutti i conforti della fede.


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Giuseppe, patrono della Chiesa universale da 450 anni

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entocinquant’anni fa Pio IX nel decreto «Quemadmodum Deus» (8 dicembre 1870) e nella lettera apostolica «Inclytum Patriarcham» (7 luglio 1874) affida la Chiesa alla protezione di San Giuseppe e lo proclama «Patrono della Chiesa universale». Tempi davvero tribolati per la Chiesa e il papato. Già nel 1854 in un discorso indica in San Giuseppe la più sicura speranza della Chiesa dopo la Vergine. Nel Concilio Vaticano I (1869-70) tra le diverse richieste che i padri presentano a Pio IX, due riguardano San Giuseppe. Una, firmata da 153 vescovi, chiede che il suo culto assuma un posto più elevato nella liturgia; l’altra, sottoscritta da 43 superiori di Istituti religiosi, sollecita la proclamazione di San Giuseppe a «patrono della Chiesa universale». Nel luglio 1870 il Concilio Vaticano I è sospeso per gli eventi politicomilitari.

Pio IX proclama S.Giuseppe patrono della Chiesa universale

Alle 5.15 del 20 settembre 1870 l’artiglieria italiana spara le prime bordate contro Porta Pia, Barriera dei Tre Archi, Porta Maggiore. Pio IX definisce «gran sacrilegio e la più grande ingiustizia [commessi] da un re cattolico senza provocazione». Nella breccia aperta a Porta Pia si lanciano i bersaglieri. Alle 9.30 i difensori innalzano la bandiera bianca: la loro resistenza è simbolica, come ordinato dal Papa. Il bilancio della presa di Roma è di 56 morti (e 41 feriti) nell’esercito italiano e 20 morti e (49 feriti) in quello pontificio. Il 2 ottobre: un plebiscito sanziona l’annessione di Roma e del Lazio al Regno d’Italia: 133.681 sì e 1.507 no. È la fine dello Stato Pontificio e del potere temporale del Vescovo di Roma. Papa Mastai Ferretti non cede: nell’enciclica «Respicientes ea» (1° novembre) definisce l’occupazione «ingiusta violenta, nulla e invalida»; denuncia il proprio «stato di cattività», che gli impedisce di svolgere attività pastorale; scomunica il re d’Italia Vittorio Emanuele Il e quanti hanno collaborato all’usurpazione. Il 31 dicembre Vittorio Emanuele Il raggiunge Roma in visita privata per verificare i danni dell’alluvione del Tevere e sbotta: «Finalment ji suma. Finalmente ci siamo» trasformato dalle cronache cortigiane in «Ci siamo e ci resteremo». Il decreto «Quemadmodum Deus» ha una storia curiosa. Poiché il governo italiano si arroga il diritto di sottoporre a controllo gli atti pontifici, Pio IX – che non è un ingenuo – ricorre a un decreto della Congregazione dei riti, invece che a una bolla o lettera papale. Un testo molto breve: «Nella stessa maniera che Dio aveva costituito quel Giuseppe, procreato dal patriarca Giacobbe, soprintendente a tutta la terra d’Egitto, per serbare i frumenti al popolo, così, stando per mandare sulla terra il suo Figlio unigenito salvatore del mondo, scelse un altro Giuseppe, di cui quello era figura, e lo fece signore e principe della casa e possessione sua e lo elesse custode dei precipui suoi tesori». Con l’enciclica «Quamquam pluries» (15 agosto 1889) Leone XIII si inserisce nella plurisecolare venerazione per San Giuseppe, al quale Dio «affidò la custodia dei suoi tesori più preziosi». È il documento più ampio di un Papa sul «padre putativo» di Gesù, modello dei padri di famiglia e dei lavoratori. Nell’«Oratio ad Sanctum Iosephum» prega: «Allontana da noi, o padre amatissimo, la peste di errori e di vizi, assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tene-


DialogoeFamiglia bre; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la Chiesa dalle ostili insidie e da ogni avversità». E nella lettera apostolica «Neminem fugit» (14 giugno 1892) esalta la famiglia di Nazareth come esemplare per ogni famiglia. Dopo la Grande Guerra (1914-18), quando le minacce della rivoluzione bolscevica raggiungono il culmine in Europa, Benedetto XV interviene con il motu proprio «Bonum sane» (25 luglio 1920), preoccupato per il declino della famiglia e per l’ondata di odio e le convulsioni che attraversano il Continente: «Il flagello della guerra si abbatté sulle umane genti, già infette di naturalismo, gran peste del secolo che attenua il desiderio dei beni celesti, spegne la fiamma della carità, sottrae l’uomo alla grazia, gli toglie il lume della fede, lo abbandona in balìa delle più sfrenate passioni. Moltissimi si diedero alla conquista dei beni terreni. Mentre già si era acuita la contesa tra proletari e padroni, l’odio di classe si accrebbe con la guerra: cagionò alle masse un disagio economico intollerabile e fece affluire favolose fortune nella mano di pochissimi». Pio XI in tre discorsi (1928, 1935 e 1937) definisce il patrono della Chiesa universale «egida potente di difesa contro gli sforzi dell’ateismo mondiale» che punta al dissolvimento delle nazioni cristiane. Pio XII nel 1940 invita i giovani sposi a porsi sotto il sicuro e soave manto dello Sposo di Maria; nel 1945 chiama gli iscritti alle Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori) a onorarlo come alto esempio e difesa delle loro schiere; nel 1955 annuncia l’istituzione della festa annuale di San Giuseppe artigiano il 1° maggio, Festa dei Lavoratori. Giovanni XXIII nella lettera apostolica «Le voci» (19 marzo 1961) pone il Concilio Vaticano II sotto la protezione di San Giuseppe.

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Giovanni Paolo Il nell’esortazione apostolica «Redemptoris custos» (15 agosto 1989) spiega che Pio IX «sapeva di non compiere un gesto peregrino, perché a motivo dell’eccelsa dignità concessa da Dio a questo suo fedelissimo servo, la Chiesa, dopo la Vergine, ebbe sempre in grande onore e ricolmò di lodi San Giuseppe, e di preferenza a lui ricorse nelle angustie. È certo che la figura di Giuseppe acquista una rinnovata attualità per la Chiesa del nostro tempo, in relazione al nuovo millennio cristiano. Questo patrocinio deve essere invocato ed è necessario tuttora alla Chiesa non soltanto contro gli insorgenti pericoli, ma anche e soprattutto a conforto del suo rinnovato impegno di evangelizzazione del mondo e di rievangelizzazione in quei paesi e nazioni dove la religione e la vita cristiana sono messi a dura prova». Secondo l’annuario pontificio 2018 sono 11 nel mondo gli Istituti religiosi maschili intitolati a San Giuseppe e alla Sacra Famiglia, tre fondati da santi italiani: i torinesi Leonardo Murialdo e Giuseppe Marello e il bresciano Giovanni Battista Piamarta. Murialdo nutre una speciale devozione, come tanti personaggi e fondatori dell’Otto-Novecento, per San Giuseppe e pone la sua famiglia religiosa, i Giuseppini, fondati il 19 marzo 1873, sotto la protezione dello sposo di Maria e «modello» dei lavoratori. Per lui San Giuseppe è modello di obbedienza, laboriosità e umiltà, è punto di riferimento e guida degli educatori perché «ha educato il più santo degli artigianelli». San Giuseppe Marello, torinese di nascita, astigiano di sacerdozio e vescovo di Acqui nel 1878 fonda gli Oblati di San Giuseppe o Giuseppini d’Asti. Da “La voce e il tempo”, Pier Giuseppe Accornero a cura di Francesco Q.


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Giuseppe, il padre

S. Giuseppe e il bambino - G. Reni

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iuseppe, quando sentiamo questo nome non possiamo che collegarlo con la figura del papà. Tutti abbiamo bisogno di conoscere le nostre radici, tutti abbiamo desiderio di sapere di chi siamo “gloria”, segno vivente del passaggio del prima per essere presenti nella storia e per guardare al futuro. La figura di Giuseppe si amalgama con la figura di nostro padre e ne assume le tinte, i colori maggiormente positivi del carattere e delle fattezze di nostro padre. Certo, non sempre gli atteggiamenti dei nostri padri sono capaci di esprimere le qualità che leggiamo nella figura di Giuseppe. L’amore di figli come vento che sfiora il tempo riesce a liberare la personalità del nostro progenitore e togliendo gli orpelli ci consegna comunque l’essenziale, al punto che ognuno di noi può riassumere la figura di suo padre anche solo con una parola. Mio padre Pierino era chiamato nel suo lavoro “martìlí”: sapeva lavorare il ferro e l’acciaio con professionalità e precisione inaudita. Per Giuseppe papà di Gesù il vangelo riassume la sua vita dicendo che era uomo Giusto. cioè un uomo di fede, che viveva la fede. Un uomo che può essere elencato nella lista di tutta quella gente che ha vissuto la fede come fondamento di ciò che si spera, come garanzia di ciò che non si vede, e la prova di ciò che non si vede. Giuseppe è uomo di fede: per questo era “giusto”. Non solo perché credeva ma anche perché viveva questa fede. Uomo “giusto”. È stato eletto per educare un uomo che era uomo vero, ma che anche era Dio: ci voleva un uomo-Dio per educare un uomo così, ma non c’era. Il Signore ha scelto un “giusto”, un uomo di fede. Un uomo capace di essere uomo e anche ca-

pace di parlare con Dio, di entrare nel mistero di Dio. E questa è stata la vita di Giuseppe. Vivere la sua professione, la sua vita di uomo ed entrare nel mistero. Un uomo capace di parlare con il mistero, di interloquire con il mistero di Dio. Non era un sognatore. Entrava nel mistero. Questa è la santità di Giuseppe: Vivere la sua vita, il suo mestiere con lealtà e precisione, con professionalità. quando il Vangelo ci parla dei sogni di Giuseppe, ci fa capire questo: Giuseppe ha una visione della vita e sa con precisione entrare nel mistero. Se pensiamo a noi, oggi, ai nostri genitori, ai nostri anziani della comunità del Violino e della Badia, noi tutti, sappiamo entrare nel mistero? Sappiamo guardare a quel che succede nella nostra vita ancor più in questa situazione di precarietà che la storia ci riserva con gli occhi lungimiranti del mistero? Certo ora stiamo soffrendo una condizione che nessuno poteva immaginare, l’abbiamo descritta nei film di ultima generazione, mai pensando che toccasse le nostre porte, che potesse invadere la nostra vita. In questi giorni si va dal tentativo di aggrapparci alle nostre tradizioni chiedendo protezione a Dio e ai Santi, fino a pensare che tutto si risolve con una quarantena d’acciaio. Forse non è né l’uno né l’altro che dobbiamo fare. Forse semplicemente nel fluire della vita e della storia abbiamo bisogno di vivere la nostra quotidianità con la caparbietà e la professionalità che ci è propria, semplicemente facendo il nostro dovere, compiendo i doveri che ogni giorno porta con sé quando apriamo le finestre per sentire l’aria della nuova giornata. Nel respirare del giorno, però, abbiamo bisogno di tirare un bel sospiro, sì, perché nella fede che testimoniamo possiamo inoltrarci nel mistero ben sapendo che la storia di ognuno di noi è chiamata alla pienezza della vita. Certo abbiamo bisogno di sentire la mano del padre che tiene stretta la nostra proteggendoci da ogni pericolo, ma siamone certi il Padre che ha donato suo Figlio per noi non molla la mano dei suoi Figli, lui ci accompagna e non ci abbandona mai. In ogni eucarestia si rinnova la testimonianza del suo amore perché il nostro desiderio di essere amati trovi compimento e ci possiamo sentire in ogni momento figli suoi. Don Gian Pietro


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Il Papa: i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato siano aperti alle donne

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apa Francesco ha stabilito con un motu proprio che i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato siano d’ora in poi aperti anche alle donne, in forma stabile e istituzionalizzata con un apposito mandato. Le donne che leggono la Parola di Dio durante le celebrazioni liturgiche o che svolgono un servizio all’altare, come ministranti o come dispensatrici dell’eucaristia, non sono certo una novità: in tante comunità di tutto il mondo sono ormai una prassi autorizzata dai vescovi. Fino ad oggi però tutto ciò avveniva senza un mandato istituzionale vero e proprio, in deroga a quanto stabilito da san Paolo VI, che nel 1972, pur abolendo i cosiddetti “ordini minori”, aveva deciso di mantenere riservato l’accesso a questi ministeri alle sole persone di sesso maschile perché li considerava propedeutici a un’eventuale accesso all’ordine sacro. Ora Papa Francesco, anche sulla scia del discernimento emerso dagli ultimi Sinodi dei vescovi, ha voluto ufficializzare e rendere istituzionale questa presenza femminile sull’altare. Con il motu proprio “Spiritus Domini”, che modifica il primo paragrafo del canone 230 del Codice di Diritto canonico e viene pubblicato oggi, il Pontefice stabilisce quindi che le donne possano accedere a questi ministeri e che essi vengano attribuiti anche attraverso un atto liturgico che li istituzionalizza.

Francesco specifica di aver voluto accogliere le raccomandazioni emerse da varie assemblee sinodali, scrivendo che “si è giunti in questi ultimi anni ad uno sviluppo dottrinale che ha messo in luce come determinati ministeri istituiti dalla Chiesa hanno per fondamento la comune condizione di battezzato e il sacerdozio regale ricevuto nel sacramento del battesimo”. Pertanto, il Papa invita a riconoscere che si tratta di ministeri laicali “essenzialmente distinti dal ministero ordinato che si riceve con il sacramento dell’ordine”. La nuova formulazione del canone recita: “I laici che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza episcopale, possono essere assunti stabilmente, mediante il rito liturgico stabilito, ai ministeri di lettori e di accoliti”. Viene dunque abolita la specificazione “di sesso maschile” riferita ai laici e presente nel testo Codice fino alla modifica odierna. Al motu proprio si accompagna una lettera indirizzata al Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Luis Ladaria, con la quale Francesco spiega le ragioni teologiche della sua scelta. Il Papa scrive che “nell’orizzonte di rinnovamento tracciato dal Concilio Vaticano II, si sente sempre più l’urgenza oggi di riscoprire la corresponsabilità di tutti i battezzati nella Chiesa, e in particolar modo la


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missione del laicato”. E citando il documento finale del Sinodo per l’Amazzonia osserva come “per tutta la Chiesa, nella varietà delle situazioni, è urgente che si promuovano e si conferiscano ministeri a uomini e donne... È la Chiesa degli uomini e delle donne battezzati che dobbiamo consolidare promuovendo la ministerialità e, soprattutto, la consapevolezza della dignità battesimale”. Francesco, nella lettera al cardinale, dopo aver ricordato con le parole di san Giovanni Paolo II che “rispetto ai ministeri ordinati la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale”, aggiunge che “per i ministeri non ordinati è possibile, e oggi appare opportuno, superare tale riserva”. Il Papa spiega che “offrire ai laici di entrambi i sessi la possibilità di accedere al ministero dell’Accolitato e del Lettorato, in virtù della loro partecipazione al sacerdozio battesimale incrementerà il riconoscimento, anche attraverso un atto liturgico (istituzione), del contributo prezioso che da tempo

moltissimi laici, anche donne, offrono alla vita e alla missione della Chiesa”. E conclude che “la scelta di conferire anche alle donne questi uffici, che comportano una stabilità, un riconoscimento pubblico e il mandato da parte del vescovo, rende più effettiva nella Chiesa la partecipazione di tutti all’opera dell’evangelizzazione”. Il provvedimento giunge dopo un approfondimento della riflessione teologica su questi ministeri. La teologia post-conciliare ha infatti riscoperto la rilevanza del Lettorato e dell’Accolitato, non solo in relazione al sacerdozio ordinato, ma anche e soprattutto in riferimento a quello battesimale. Questi ministeri si situano nella dinamica di reciproca collaborazione che esiste fra i due sacerdozi, e hanno evidenziato sempre più la loro indole propriamente “laicale”, legata all’esercizio del sacerdozio che compete a tutti i battezzati in quanto tali. Dal sito Vatican.va

Presentazione e operatività della nota pastorale del Vescovo Pierantonio “Misericordia e Verità si incontreranno” Con questa Nota pastorale, ci prepariamo ad accompagnare, integrare ed accogliere nelle comunità cristiane le sorelle e i fratelli che vivono situazioni matrimoniali irregolari. Il Vescovo ricorda che queste coppie, con alle spalle una esperienza, sempre dolorosa, di fallimento e sofferenza, sentono il bisogno di restare dentro la Chiesa, accolte in essa, alla ricerca della misericordia del Signore. Ecco allora che un presbitero o dei laici ben formati nelle parrocchie si mettono in ascolto accogliente di quelle coppie che desiderano iniziare un cammino di discernimento sul passato e sul presente. In Diocesi sono state già individuate tante coppie formate quante sono le zone pastorali, così da avere anche dei laici come primo riferimento possibile per questo incontro tra gente del Vangelo, che ama il proprio Signore e vuole seguire le Sue vie. Dopo questo primo contatto, che appunto può avvenire con persone di diversi carismi (sacerdoti, diaconi, religiosi, catechisti, coppie di laici), sarà importante indirizzare le coppie ad un presbitero che possa accompagnarle sulla via del discernimento. Sarà cura del Vescovo incaricare un certo numero di presbiteri sul territorio diocesano capaci e disponibili per questo delicato servizio pastorale. Il discernimento costituisce infatti, ricorda il Vescovo, l’elemento qualificante del cammino, che avrà modalità tipiche dell’accompagnamento spirituale, così che misericordia e verità si incontrino. Si tratta di un cammino non breve, almeno due anni, scandito dai colloqui spirituali col sacerdote e dall’ascolto della Parola di Dio, dalla preghiera, da un sereno confronto e dal desiderio di condividere un’intesa esperienza spirituale con gruppi di famiglie (sia gruppi cosiddetti “Galilea”, già operanti in Diocesi da anni in alcuni luoghi, sia gruppi famiglie). La Nota pastorale del nostro Vescovo indica molto bene i contenuti del discernimento, le possibili situazioni, gli interrogativi da porsi e la profondità dell’esame di coscienza. L’esito del cammino di discernimento porterà a quattro possibili esiti che, riassunti per sommi capi sono: nullità canonica del precedente matrimonio; integrazione nella comunità cristiana per un cammino di santificazione, pur nella coscienza di non poter accedere ai Sacramenti; decisione di astenersi dagli atti sessuali, vivendo la convivenza in perfetta castità e continenza, così da poter accedere ai Sacramenti; richiesta di riammissione alla Comunione eucaristica e alla Riconciliazione sacramentale, se il lungo cammino di discernimento in “foro interno” a questo avrà portato. Sarà cura del sacerdote che ha accompagnato la coppia farne una relazionare al Vescovo affinché egli possa deciderne la ratifica. Mario Sberna da “La Voce del Popolo”


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Vita dell’Unità Pastorale Aggiornamenti dal Consiglio Pastorale

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opo alcuni mesi di silenzio anche il Consiglio Pastorale Parrocchiale si è ritrovato il giorno 29 gennaio in presenza, rigorosamente distanziati presso il teatro del Violino. All’ordine del giorno vari argomenti quali i calendari di catechismo, delle celebrazioni e dei sacramenti, la Quaresima ormai alle porte e le celebrazioni pasquali, tutto condensato in poco tempo, tenuto conto del coprifuoco delle ore 22. Inutile nascondere la difficoltà che questa situazione di emergenza sanitaria ha riversato sulle nostre comunità, ha espresso don Gian Pietro aprendo il consiglio. I calendari parrocchiali sono soggetti alle restrizioni della vita sociale e aggregativa che arrivano nel tempo; questo richiede la disponibilità a modificare, di volta in volta, tempi e modi degli incontri, in una situazione di incertezza con la quale dobbiamo convivere.

Ciò nonostante, è importante comprendere come l’attività pastorale debba continuare e come la comunità debba sentirsi partecipe di questo cammino, proponendo appuntamenti nuovi e percorsi alternativi, facendo tesoro delle belle esperienze positive vissute come i centri di ascolto, i cammini di catechismo, le celebrazioni quaresimali e pasquali. Mi sembra significativo in questa fase di lavoro del consiglio, e di tutta la comunità coinvolta, riprendere alcune righe del documento sinodale del 2013 “Comunità in cammino”, che più volte abbiamo citato nel corso dei nostri cammini pastorali. “...Desideriamo che il mondo abbia i lineamenti di Cristo e lavoriamo in vista di questo. Le cose che facciamo sono piccole, come siamo piccoli noi; ma il progetto è grande quanto è grande Dio. Facciamo catechismo a un piccolo gruppo di ragazzi; ma mettiamo in loro la nostalgia di un’esistenza umana degna, un germe fecondo di verità e di amore: cosa potrebbe esserci di più importante? Celebriamo un’Eucaristia per cento persone; ma mettiamo in moto un dinamismo di comunione che fa di queste cento persone un’unica comunità e che apre questa comunità a incontrare il mondo intero nell’amore di Cristo. Se non scatta in noi questo desiderio, le cose che facciamo appariranno banali. Potremo farle per un po’ di tempo per le soddisfazioni che sempre si hanno nel fare qualcosa di bene; ma poi ci sembrerà che le cose più importanti da fare siano altre, che le persone ‘adulte’ debbano avere altri interessi. ...Se manteniamo questo spirito, il cammino della nostra Chiesa sarà costruttivo. Non sarà facile perché il mondo in cui siamo non è semplice, il tempo che viviamo non è ordinario; ma sarà un cammino creativo, nel quale lo Spirito del Signore potrà operare e dirigere tutti verso il meglio.” Il Consiglio Pastorale Parrocchiale


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Verso il rinnovo degli organi ecclesiali

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opo il rinvio dell’anno scorso, causa emergenza sanitaria, delle elezioni per il rinnovo degli organi ecclesiali, la primavera alle porte ci chiederà di assolvere tale incarico. Rileggiamo tra le pagine del documento sinodale “Comunità in cammino”, alcune semplici caratteristiche di questi strumenti, costituiti per offrire sostegno e promozione all’attività pastorale della parrocchia: ricercare, discutere e presentare proposte concrete per le sue attività; programmare le iniziative, favorire il coordinamento tra le varie realtà esistenti. “Il consiglio dell’UP funziona in stretta analogia con quanto stabilito dalla normativa diocesana e universale. Sotto la presidenza del presbitero coordinatore e in comunione con gli altri presbiteri, il CUP ha il compito di: elaborare il progetto pastorale dell’UP; verificarne l’attuazione; affrontare i problemi pastorali che emergono nell’UP. Ad esso appartengono di diritto: il presbitero coordinatore, gli altri presbiteri residenti con incarichi pastorali, i diaconi, due rappresentanti della vita consacrata.

La maggioranza dei fedeli laici presenti nel CUP viene eletta in ogni parrocchia dal proprio organismo parrocchiale di partecipazione - Il resto dei fedeli laici, saranno nominati personalmente dal presbitero coordinatore. Il CUP dovrà essere riunito almeno quattro volte l’anno e ogni volta che lo richieda la maggioranza dei membri. Per la validità delle deliberazioni è richiesta la presenza di almeno i 3/5 dei membri. Al suo interno verrà nominato un segretario che avrà la funzione anche di verbalista. I membri del CUP hanno un mandato di 5 anni e non possono rimanere in carica più di due mandati consecutivi. Il Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici (CPAE): secondo la normativa canonica (cfr. can. 537), esso va mantenuto in ogni parrocchia con i compiti specifici che ad esso competono. Esso dovrà agire in sintonia con l’organismo di partecipazione parrocchiale e tenendo presenti le scelte pastorali dell’UP e gli indirizzi della eventuale commissione economica dell’UP.” Il consiglio pastorale

Che cosa cercate?

CAMMINO DI QUARESIMA 2021 «Il Verbo si fece carne» così il Vangelo di Giovanni al versetto 14 del capitolo 1 parla di Cristo. Il tempo di quaresima che stiamo per vivere è un tempo in cui siamo invitati a metterci in ascolto del Verbo. Se fossi in una stanza arredata o in cui sono stipate diverse cose difficilmente potrei sentire una voce. In un luogo vuoto o libero potrei più facilmente udire una voce perché risuonerebbe o rimbomberebbe. Il tempo che ci è donato è un tempo in cui fare ordine, vuotare la stanza, far sì che le voci risuonino con l’eco. Ascoltare la Voce del Verbo è quello che la quaresima ci permette di fare, possiamo vuotare la nostra stanza, fare ordine affinché quella Voce che ci parla non resti lontana, ma arrivi a noi in modo chiaro e limpido. Il sussidio di quaresima che ci viene proposto in questo tempo, ci invita ad ascoltare la Voce del Verbo che

nella Scrittura e nella Celebrazione dell’Eucaristia risuona. Nel libretto proposto per la quaresima potrete trovare per ogni giorno uno stralcio del brano di Vangelo della liturgia del giorno e una piccola preghiera e ogni domenica sarà possibile incontrare dei testimoni che come Giovanni il Battista ci indicano chi seguire. Possiamo allora, come abbiamo imparato anche da questo tempo di pandemia, far areare la nostra stanza interiore, metterla in ordine e vuotarla da ciò che non è essenziale affinché nelle cose essenziali possiamo udire la Voce del Verbo. Così la quaresima non sarà più qualcosa di esterno alla nostra vita, ma un tempo in cui convertirsi perché anche se battezzati possiamo accumulare ciò che non è essenziale e che ostruisce il nostro udito. Don Simone


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CALENDARIO delle CELEBRAZIONI dei battesimi 2021 In considerazione della situazione pandemica si propongono le seguenti date precisando che al momento la celebrazione dei Battesimi è consentita solo fuori dalla celebrazione Eucaristica. MESE APRILE Domenica II di Pasqua MAGGIO Domenica - Ss. Trinità SETTEMBRE Domenica XXVI del T.O.

GIORNO 11 30 26

MADONNA DEL ROSARIO BADIA ore 17.00

SAN GIUSEPPE LAVORATORE VIOLINO ore 16.00

ore 10.00 se possibile nella messa ore 11.00 se possibile nella messa oppure ore 17.00 oppure ore 16.00 ore 17.00 ore 16.00

Per chiedere la celebrazione del Battesimo è necessario che i genitori che non hanno mai fatto incontri di formazione partecipino agli incontri sotto riportati presentando la scheda di raccolta dei dati compilata che si trova sui siti: www.parrocchiabadia.it oppure www.parrocchiaviolino.it e inviare via e-mail a: gianpietrogirelli@diocesi.brescia.it • Percorso I: 27/02 ore 16.00 on-line e 06/03 ore 16.00 presso la chiesa della BADIA • Percorso II: 17/04 ore 16.00 on-line e 24/04 ore 16.OO presso la chiesa del VIOLINO • Percorso III: 04/09 ore 16.00 on-line e 11/09 ore 16.00 presso la chiesa della BADIA PER INFORMAZIONI don Gian Pietro (335 5866916) oppure Diacono Vittorio (334 3343391)


CALENDARIO PASTORALE 2021 FEBBRAIO

VIOLINO

BADIA

2 M Pres. del Signore

Liturgia della luce + Adorazione rinnovo Spirituale 20.45 Giovani Azione Cattolica

Liturgia della luce

3 M S. Biagio

Benedizione solenne per la salute

Benedizione solenne per la salute

8 L

18.45 CPAE riuniti presso Teatro Violino

10 M S. Scolastica

20.00 Incontro degli animatori dei Centri di Ascolto

13 S

10.00 Equipe pastorale di U.P. (Presbiteri e Diaconi)

16 M

CARNEVALE - 20.45 Giovani Azione Cattolica

CARNEVALE

17 M Le ceneri

16.15 Liturgia della parola ceneri 18.00 Liturgia ceneri e S.Messa

8.30 Liturgia delle ceneri e S.Messa 16.15 Liturgia della parola ceneri

18 G Dopo le ceneri

Incontro on-line catechisti genitori ICFR

19 V Dopo le ceneri

16.30 Confessioni ragazzi ICFR

20 S Dopo le ceneri

14.30 Confessioni ragazzi ICFR

24 M

20.30 - 21.30 Incontro dei Centri di Ascolto comunitario

20.30 - 21.30 Incontro dei Centri di Ascolto comunitario

26 V

20.30 Via Crucis

15.00 Via Crucis

27 S

16.00 Preparazione al battesimo ICB

MARZO

VIOLINO

BADIA

3 M

20.30 - 21.30 Incontro dei centri di ascolto comunitario

20.30 - 21.30 Incontro dei centri di ascolto comunitario

5 V

20.30 Via Crucis

15.00 Via Crucis

6 S

16.00 Incontro in preparazione al battesimo ICB

7 D III° di Quaresima

Riconsegna della Bibbia

Riconsegna della Bibbia

10 M

20.30 - 21.30 Incontro dei Centri di Ascolto comunitario

20.30 - 21.30 Incontro dei Centri di Ascolto comunitario

17 M

20.30 - 21.30 Incontro dei Centri di Ascolto comunitario

20.30 - 21.30 Incontro dei Centri di Ascolto comunitario

20 S

10.30 Prime Confessioni Porta delle acque + ACR

14.30 Prime Confessioni Gerusalemme

21 D V° di Quaresima

Rito di consegna del Vangelo (Nazaret) Rito di consegna del Vangelo (Nazaret)

26 V

15.00 Via Crucis - 16.30 Confessioni ragazzi ICFR

20.30 Via Crucis

27 S

10.30 Prime confessioni porta d’oro Veglia delle Palme con i giovani (in Cattedrale)

14.30 Confessioni ragazzi ICFR

28 D Le Palme

Ritiro adolescenti ?

Ritiro adolescenti ?


31 M

Confessioni preadolescenti e adolescenti ?

Confessioni preadolescenti e adolescenti ?

APRILE

VIOLINO

BADIA

1 G Giovedì santo

18.00 Messa in Coena Domini

20.00 Messa in Coena Domini

2 V Venerdì santo

15.00 Via Crucis - 18.00 Liturgia Passio Domini

15.00 Via Crucis - 20.00 Liturgia Passio Domini

3 S Sabato santo

9.00-12.00 e 15.00-17.00 Confessioni 9.00-12.00 e 15.00-18.00 Confessioni 18.00 Veglia di Pasqua 20.00 Veglia di Pasqua

4 D Pasqua di Risurrezione Messe d’orario 5 L Fra l’ottava di Pasqua

18.00 S. Messa

6 M Fra l’ottava di Pasqua

20.45 Consiglio Oratorio Uniti

11 D II° di Pasqua

16.00 Battesimi

13 M

8.30 S. Messa 17.00 Battesimi - Catechismo Cafarnao 20.45 Consiglio Unità Pastorale

17 S

16.00 Incontro in preparazione al battesimo ICB

19 L

20.45 Consiglio affari economici

20 M S. della chiesa bresciana

20.45 Consiglio affari economici

24 S

16.00 Incontro in preparazione al battesimo ICB

MAGGIO

VIOLINO

BADIA

3 L

20.30 Recita del Santo Rosario 21.00 Comunità educativa (GO)?

20.30 Recita del Santo Rosario

13 G B.V.M. di Fatima

20.45 Commissione Caritas

16 D Ascensione del Signore

20.45 Redazione bollettino

23 D Pentecoste

17.00 Cresime e Comunioni

24 L

20.45 Consiglio dell’Oratorio Uniti

30 D Santissima Trinità

11.00 Battesimi nella S. Messa o pomeriggio + Rito del rinnovo promesse battesimali Nazareth

31 L

GIUGNO

10.00 Battesimi nella S. Messa o pomeriggio CPAE uniti

VIOLINO

BADIA

2 M IX° settimana del T. O. 20.45 Consiglio dell’Unità Pastorale 6 D SS. Corpo e sangue di Cristo

Ore 16.00 Cresime e Comunioni

11 V SS. Cuore di Gesù

Rito del rinnovo del Battesimo ICFR Nazareth Celebrazione presso chiesa di s. Antonio?

14 L

Grest??

17 G

20.45 Commissione Caritas

Grest??


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I nostri ragazzi in questo tempo Abbiamo chiesto agli adolescenti e ai nostri giovani come stanno vivendo questo tempo particolare e come si sentono. Di seguito le loro risposte

“Se non potremo abbracciarci e stringerci, allora impareremo a sorriderci con gli occhi con autentica sincerità. Se non potremo vederci tutte le settimane, allora impareremo a vivere uscite più entusiasmanti. Se non potremo giocare il nostro gioco, impareremo a giocare in modo diverso.” «Mi è piaciuta questa frase che ho letto: è vero, siamo stufi, stanchi e per nulla motivati ad andare avanti, ma ciò che stiamo imparando a fare è ciò che ci aiuterà ad essere più forti nel futuro. È difficile, forse troppo, perché non eravamo pronti a sacrificio, ma dobbiamo essere capaci di affrontarlo per essere pronti, quando sarà il momento di tornare ad abbracciarci, a vederci tutte le settimane e a fare quello che ci piace al meglio. Solo così, potremo far capire agli altri che noi non siamo la “generazione covid”» covid”»!! (ragazza di 14 anni)

«Non avrei mai immaginato che “RESTARE A CASA” diventasse lo slogan della nostra vita ma coraggio, pazienza e rispetto di noi stessi ci aiuterà.. Andrà tutto bene! Il dolore che si prova oggi mantenendo le distanze non ha niente a che vedere con la felicità che si proverà riabbracciandosi domani.» (ragazzo di 15 anni)

«Secondo me quest’anno è stato un anno difficile per tutti, la pandemia covid-19 ha cambiato il nostro modo di vivere (mascherine, distanziamenti, limitazioni nelle uscite ecc.. ). Il distanziamento mi è pesato perché per noi ragazzi (e penso per tutti) è importantissimo stare insieme agli amici, fare sport e tante risate tutti insieme. Spero che tutto torni alla normalità il più presto possibile. (ragazzo di 15 anni)

ECCO COME SI SENTONO E COSA PROVANO I NOSTRI GIOVANI * spaesata * perdere gli anni migliori * messi alla prova * impotente * voglia di spensieratezza * mancanza di affetti * voglia di tornare alla normalità * voglia di viaggiare * senza stimoli * affranti * incompleto * malinconico * diventa più difficile mantenere vive alcune relazioni e diventa lampante quali fossero effettivamente più profonde e quali più superficiali * per l'università sereno, anche perchè studiare può diventare una distrazione * ci si sente un po' soli e poco ascoltati, ma solo ad intermittenza * ho avuto molto più tempo per pensare a me, senza ritmi serrati della vita normale. Ovviamente è stato un periodo difficile, ma per distrarsi un po' è stato utile pensare a me e alle persone a cui voglio bene, mantenendo vive le relazioni con metodi innovativi e adattandosi alla situazione


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Cronaca dell’Unità Pastorale La presentazione di Gesù al Tempio

Q

uaranta giorni dopo il Natale, la festa della presentazione del Signore al Tempio, con l’offerta del figlio da parte di Maria Vergine e la profezia del vecchio sacerdote Simeone, chiude di fatto le celebrazioni natalizie e apre il cammino verso la Pasqua. Maria e Giuseppe decidono di ubbidire alla legge mosaica che prevede la presentazione del nuovo nato e il rito di purificazione della madre: si recano, dunque al Tempio di Gerusalemme dove incontrano il vecchio sacerdote Simeone e la profetessa Anna. La Sacra Famiglia dà, così, l’esempio della più perfetta obbedienza al Signore. “Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore” (Lc 2,22-23). DA FESTA MARIANA A CRISTOLOGICA La legge di Mosè imponeva alle coppie che avevano avuto un figlio di presentarlo al Tempio e riscattare la sua vita presso il Signore attraverso un sacrificio. Contemporaneamente , le donne che avevano partorito, dovevano purificarsi dal sangue mestruale. Ciò doveva avvenire 40 giorni dopo la nascita se il neonato era maschio, 66 giorni se era femmina. Come si deduce dal racconto evangelico della profezia di Simeone, già qui Maria appare in comunione personale con il futuro sacrificio di Cristo, tanto che inizialmente la festa era considerata Mariana e chiamata Purificazione della Beata Vergine Maria. Il Concilio Vaticano II volle, invece, sottolinearne l’aspetto di offerta che Maria fa di suo Figlio al Signore, un’offerta che a lei chiede di vederlo morire sulla croce. Nel 1960 viene, così, recuperato l’aspetto più cristologico della festa stessa e la nuova denominazione che abbiamo ancora oggi. LA FESTA DELL’INCONTRO Tra i tanti temi che si possono riscontrare nella festa della presentazione di Gesù al Tempio, il più importante è certamente quello dell’incontro tra questi e Simeone, che rappresenta l’incontro tra l’uomo vecchio e l’uomo nuovo. In molti quadri, infatti, si può vedere

Simeone che prende in braccio Gesù (o attende di riceverlo dalle braccia di Maria) il quale non ha l’atteggiamento di un bambino, ma di un adulto e un adulto re. Tutti gli altri personaggi restano in secondo piano. Con la presentazione al Tempio, infine, tutta l’umanità è fatta partecipe del mistero dell’Incarnazione: per questo può essere interpretata come festa dell’incontro tra Dio e l’uomo. ORIGINI E DIFFUSIONE In Oriente è l’imperatore Giustiniano a introdurre la celebrazione di questa festa, che a Roma arriva solo verso la metà del VII secolo con Papa Sergio I. Secondo altre fonti, però, la festa ebbe origine a Gerusalemme ed era già conosciuta a Bisanzio nel 602 (per diffondersi poi tra il V e il VI secolo) non avendo una connotazione mariana come la avrà poi in Occidente. Inizialmente, proprio in Occidente, la Presentazione di Gesù al Tempio viene celebrata il 14 febbraio e prevede lunghe fiaccolate, molto simili a quelle che si svolgevano durante la festa pagana dei Lupercali, alla metà del mese di febbraio in cui si usavano candele e si parlava di purificazione. In Oriente infine, la festa ha sempre mantenuto Cristo al centro, tanto da essere chiamata “hypapante”, cioè incontro, a evidenziare quello tra Gesù, Simeone e Anna che riconoscono in Lui il Messia. LA CANDELORA Questo è il nome popolare con cui è indicata la festa della Presentazione di Gesù al Tempio, probabilmente per l’usanza di benedire le candele durante la celebrazione. È tra le popolazioni della Gallia che compare per la prima volta questo nome. Il simbolo della luce è facilmente spiegato: Cristo è “luce per illuminare le genti” che il vecchio Simeone riconosce immediatamente. Con le candele benedette il 2 febbraio, spesso, il giorno dopo, si compie il rito dei benedizione della gola della festa di San Biagio, che ricorre, appunto, il 3 febbraio. Don Gianpaolo


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Il gruppo EMMAUS si interroga sullo Spirito Santo UNA LETTERA SPECIALE PER I BAMBINI DEL GRUPPO EMMAUS. I bambini del GRUPPO EMMAUS hanno ricevuto una lettera dallo Spirito Santo alla quale hanno risposto a loro volta con con un’invocazione, una lettera o una preghiera. • Caro Spirito Santo, ti chiedo di perdonarmi per quando non mi sono comportata bene. Inoltre proteggi tutte le persone, specialmente quelle a me care, e dona loro una vita serena. Aiuta i medici a sconfiggere il virus che incombe sul mondo e fa’ quel che puoi per cacciarlo per l’eternità dalla faccia della Terra. Infine aiutami a non cedere alla tentazione di fare cose che sono sbagliate e guidami nella vita a fare le scelte giuste nel momento giusto. • Spirito Santo tu sei la luce nell’ombra che illumina il mio cuore nei momenti belli e brutti e mi aiuta a superarli. Lo Spirito Santo è amore che penetra nel cuore di tutti facendo capire l’importanza di Gesù e la sua purezza di cuore. • Spirito Santo che ci ami aiutaci e proteggici. • Caro Spirito santo grazie che ci orienti nella vita per l’incontro con Gesù e perché ci vuoi bene.

• Ciao caro Spirito Santo, non vedo l’ora d’incontrarti il giorno della Santa Cresima e vorrei che mi guidassi sempre sulla retta via. • Caro Spirito Santo, innanzitutto volevo farti sapere che le persone non sanno esattamente cosa o chi sei, mi piacerebbe vederti ma immagino che tu sei presente sempre specie nei momenti più difficili. Ma tu sei in cielo o dentro di me? Anche io sono un po’ confuso , ma tu sei l’angelo di Dio mio custode che recito nella preghiera? Spero che tu mi indichi sempre la strada più giusta per essere un buon cristiano e ti chiedo di darmi coraggio in tutti i momenti difficili come quando tu lo hai dato ai discepoli impauriti dopo la morte di Gesù. • Ciao Spirito Santo, vorrei che tu mi aiutassi quando sarò alle scuole medie e vorrei sapere dove abiti. • Grazie Spirito Santo per la lettera che ci hai mandato, così ti ho conosciuto meglio. • Caro Spirito Santo, da te non vorrei niente perché io sto già bene cosi. Grazie di tutto, magari ti chiedo solo di aiutarmi nei momenti difficili. Gruppo Emmaus


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Vita dei Quartieri Consiglio di quartiere Badia LA NUOVA CASA PER IL NOSTRO QUARTIERE

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nche in questi ultimi mesi di vita sospesa, osteggiata dal perdurare del covid-19 e dall’alternarsi dei passaggi tra zona rossa. arancione e gialla, come cdq abbiamo continuato a lavorare per far sentire la nostra costante presenza, la vicinanza al quartiere e per tener viva la rete sociale, pur nel rispetto delle restrizioni anticovid. Punto di forza per raggiungere questo obiettivo è stata la nuova sede del Consiglio di Quartiere e del Punto Comunità, quei locali dell’ex ambulatorio in fianco alla Farmacia, inutilizzati da anni e finalmente trasformati in qualcosa non solo di utile, ma di veramente speciale: non una semplice sala civica, ma la nuova Casa per il nostro quartiere! Anche se le normative anti-covid non ne permettono ancora l’apertura, ci siamo dati da fare per far percepire da subito a tutti voi questa nuova sede come punto di riferimento per la nostra comunità, in tutti i modi permessi dall’emergenza: - utilizzo della sala come grande vetrina per esporre locandine di vario genere: di tipo culturale o informativo - posizionamento di una cassetta della posta per accogliere le vostre segnalazioni, le istanze, i suggerimenti, - allestimento di un albero di Natale illuminato, che è stato molto apprezzato da tutti i passanti. Queste luci, poste anche a ricordo delle vittime causate dal covid-19 in quartiere, volevano far capire alle famiglie colpite che non ci siamo dimenticati di loro. Ci è sembrato questo un modo immediato di raggiungere, senza creare assembramenti, il cuore delle persone oppresse dal mancato ritorno alla normalità, specialmente nel periodo natalizio. Sono continuati regolarmente gli incontri, rigorosamente virtuali, del CdQ e delle commissioni, per fare via via il punto della situazione in base anche a quanto emergeva. Ci siamo così occupati di varie segnalazioni, tra cui - il green box rimosso in via Roncadelle da Aprica e ne abbiamo ottenuto uno compensativo in via Valsaviore, un po’ fuori da Mandolossa ma in una posizione riparata e quindi meno pericolosa per i cittadini che depositano i sacchetti e meno esposta al traffico di passaggio che previene lo scarico di ogni tipo di rifiuti da parte di residenti di altri Comuni o di giardinieri professionisti;

- le inondazioni in traversa Sesta e via limitrofe ogni volta che piove. - il ritiro in via Codignole e la consegna a domicilio dei sacchi della differenziata per le persone fragili (over 75, disabili, in quarantena…) impossibilitate al ritiro di persona in via Farfengo. • La commissione Cultura ha promosso il Contest Natalizio e ha realizzato un breve filmato sul quartiere che a breve posteremo sulla pagina Facebook del CdQ Badia. Ha anche proposto e ottenuto di non rimuovere il ceppo dell’albero abbattuto a novembre nei giardinetti di traversa Quarta, ma di utilizzarlo come base per una casetta dei libri, magari per bambini visto che i giardinetti in tempo normale sono meta degli alunni che escono da scuola. Naturalmente al momento non è possibile, ma è importante progettare per quando l’emergenza sarà finalmente finita e potremo tornare ad una vita normale.

Sala Civica quartiere Badia • La commissione Sociale é composta da 11 membri oltre ai referenti del Consiglio di Quartiere e si riunisce con cadenza mensile per la valutazione di progetti o iniziative specifiche; ha operato in questo periodo particolare, sia in termini fattivi che da osservatrice delle diverse iniziative avviate dall’amministrazione comunale (il progetto del nuovo consultorio per Zona Ovest, aggiornamento periodico


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con assessorati e Servizio Sociale Territoriale Zona Ovest). Attraverso i suoi membri opera un particolare presidio di situazioni critiche della realtà del quartiere: Caritas, Anteas, ambito Sanitario e assistenziale, Giovani e anziani, con particolare attenzione ad individuare eventuali fragilità. Per questa ragione lavora in stretto contatto con il Punto Comunità e varie associazioni. • La commissione Urbanistica ha rilevato le principali criticità del quartiere ed elaborato proposte progettuali per risolverle (Mandolossa, incrocio via Santellone con via Prima, tratto nord di via Santellone, traversa Quarta). Altro lavoro importante: ha compiuto il rilievo di asfalti tombini e caditoie in tutto il quartiere, ha mappato e fotografato e segnalato ogni criticità. Si è attivata una commissione Viabilità trasversale Badia-Chiusure-Violino per occuparsi di via Valcamonica. Come Consiglio di Quartiere abbiamo aderito al Progetto Prestito a Domicilio che permetterà alle persone in difficoltà di chiedere alla biblioteca di riferimento il prestito di libri (massimo 3 alla volta). La biblioteca preparerà quanto richiesto chiuso in una busta (libri e busta sanificati), un volontario andrà a ritirarli e li recapiterà. Abbiamo poi partecipato ad una serie di incontri per la presentazione di progetti molto interessanti, che condivideremo con tutti voi quando finalmente potremo ritrovarci in presenza. Tra questi segnaliamo “Ri-accendiamo la luce. Dalla mafia alla libertà” , importante perché il prof. Antonino Giorgi ci spiegherà come l’infiltrazione mafiosa non sia un problema lontano da noi, che non ci riguarda: purtroppo è già presente da molti anni nel territorio bresciano ed è stata resa ancora più forte dal covid-19 che ha messo

in ginocchio tante attività commerciali, artigianali, piccole e medie aziende costringendole a rivolgersi all’usura. Ci aiuterà anche a capire come cogliere i segnali dell’infiltrazione mafiosa. Interessanti anche gli incontri per la presentazione di progetti rivolti ai giovani e ai genitori, davvero stimolanti, promossi dall’Assessorato alle Politiche Giovanili, di cui abbiamo esposto le locandine nella nuova sede. Nell’incontro su Consultorio via Milano 140 con dott. ssa Albini, assessora Tiboni e dott.ssa Megni siamo stati messi a conoscenza di come sarà strutturato il nuovo stabile in cui sarà trasferito il Consultorio di via Paganini con il centro vaccinale, perché ormai inadeguato alle esigenze dell’utenza. Abbiamo inoltre partecipato a “Teletutto racconta”, con una breve intervista per far conoscere il quartiere e le attività del CdQ. E per finire con un messaggio di speranza, nell’ultimo consiglio abbiamo nuovamente calendarizzato la Cena di Quartiere per il 18 maggio 2021, covid permettendo! Ci auguriamo che sempre più abitanti del quartiere possano contribuire e supportare il Consiglio di Quartiere per rendere le varie iniziative sempre più conosciute e utili al quartiere. Per eventuali approfondimenti potete scrivere alla casella mail cdqbadia@comunedibrescia.it e vi aspettiamo alla nuova sede, appena le restrizioni della situazione pandemica lo consentiranno. Il Presidente del Consiglio di Quartiere Badia (Marcella Pilotta)

IL PUNTO COMUNITÀ BADIA RIAPRIRÀ LO SPORTELLO AL PUBBLICO, IN TRAVERSA QUARTA N. 5, NEI GIORNI: LUNEDÍ - MARTEDÍ - GIOVEDÍ - dalle 9.00 alle 12.00

(non appena le condizioni legale all’emergenza covid in corso lo consentiranno).

VACCINAZIONE COVID PER ANZIANI:

I VOLONTARI DEL PUNTO COMUNITÀ SARANNO DISPONIBILI PER INFORMAZIONI E AIUTO CIRCA LE MODALITÀ DI PRENOTAZIONE. PREVIO APPUNTAMENTO NEI GIORNI SOPRAINDICATI: al n. 379 1638050 oppure puntocomunitabadia@gmail.com


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Pensionati

Brescia e Valle Camonica SIAMO PRESENTI c/o ex AMBULATORIO tr. IV n° 52 Villaggio Badia MERCOLEDÌ dalle 14.30 alle 17.00 Per prenotazioni dei servizi FISCALE PATRONATO Chiamare i numeri FNP-CISL 030/3844630 - 030/3844645

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BRESCIA

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Consiglio di quartiere Violino PROSPETTIVE E NOVITÀ

A

rchiviato il terribile e nefasto 2020, ci accingiamo ad affrontare il nuovo anno colmi di speranze e aspettative. L’inizio della campagna vaccinale ci permette infatti di guardare al 2021 con una prospettiva migliore rispetto a quella con cui abbiamo terminato il precedente. Il numero di morti da COVID e la situazione sociale e sanitaria del nostro Paese rimangono preoccupanti, ma, quantomeno, riusciamo a intravedere la luce in fondo a questo maledetto tunnel che ha avuto inizio allo scoppiare della pandemia. Il nuovo anno porta con sé parecchie novità anche per il CdQ e per il nostro quartiere. In primis abbiamo saputo che il Comune ha preso in considerazione la nostra richiesta di realizzare una ciclabile in sicurezza per il tratto di via Vallecamonica che va da Casa Barbi al Ponte Mella. Il primo tratto, fino all’incrocio con via Violino di Sotto verrà realizzato nei prossimi mesi; l’ultimo tratto, quello fino al Ponte Mella, sarà invece realizzato successivamente. In collaborazione con i CdQ Badia e Chiusure abbiamo inviato una lettera al Comune chiedendo di essere coinvolti nella progettazione dell’opera in maniera tale da poter fornire suggerimenti e modifiche puntuali. Questa nuova infrastruttura si collegherà alla ciclabile che vedrà la luce nei prossimi mesi in via Milano grazie al progetto “Oltre la strada” e ci permetterà di arrivare in centro in totale sicurezza utilizzando mezzi di mobilità dolce e sostenibile. Riteniamo fondamentale la realizzazione di interventi strutturali atti a implementare la mobilità sostenibile, ma ad essi va affiancata una mentalità differente da parte dei cittadini e delle cittadine. L’utilizzo di mezzi non inquinanti deve diventare parte in-

tegrante della nostra vita; se vogliamo veramente contribuire ad abbassare il livello di inquinamento nella nostra città dobbiamo cercare di cambiare le nostre abitudini e provare a utilizzare le automobili il meno possibile. Oltre la metà degli spostamenti nella nostra città avviene entro i 5km, una distanza facilmente copribile con mezzi di mobilità dolce. Sta quindi a noi provare a cambiare le cose. Un’altra novità che riguarda il CdQ è la possibilità di seguire le nostre sedute sia in diretta che in differita sulla nostra pagina Facebook. La prima seduta nel nuovo “formato” si è tenuta i primi giorni di febbraio e diverse sono state le tematiche affrontate. Tra le altre abbiamo pensato un progetto di riqualificazione della piazzetta di via XXV di cui invieremo una bozza al Comune per capirne la fattibilità. Altra proposta emersa dal confronto è l’organizzazione di una giornata di pulizia di un parco del Violino. In collaborazione con 5R, Legambiente e Fridays For Future organizzeremo sia laboratori per i più piccoli che attività per i più grandi atte a sensibilizzare al rispetto e alla cura dell’ambiente in cui viviamo. Nel prossimo incontro si parlerà anche del Treno Metropolitano (linea Brescia-Edolo), opera che vedrà l’importante coinvolgimento del nostro villaggio con la realizzazione della stazione Violino e del possibile intervento artistico sulla parete della scuola Montale nell’ambito del festival Link. Non voglio però svelarvi altro, tutti i dettagli potrete scoprirli nella prossima seduta del Consiglio di Quartiere che si terrà il primo lunedì di marzo. Consiglio di Quartiere Violino


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PER UN PUGNO DI LIBRI E DI FILM L’EREDITÀ DEL PADRE? I VALORI CUI HA SAPUTO DAR TESTIMONIANZA Gli studi dello psicanalista Massimo Recalcati si sono più volte concentrati sul padre, figura centrale nella famiglia e nell’educazione dei figli. In particolare in “Cosa resta del padre” parte dal concetto di “evaporazione del padre”, elaborato nel 1969 dallo psicanalista Lacan, secondo cui, per effetto dei cambiamenti sociali della fine degli anni ‘60 del ‘900, la figura del padre si è dissolta, sostituita da un desiderio di godimento senza limiti che sfocia nell’avidità e che è soddisfatto dal consumismo moderno. Ma, afferma Recalcati, se la paternità è indebolita, se la crisi educativa è evidente ed i genitori sembrano vivere nella paura di non essere amati, tuttavia non si deve rinunciare ad un ruolo così fondamentale, che va però ripensato. Infatti quello di cui si sente la mancanza oggi non è certo il padre autoritario e lontano dall’ascolto, come talvolta accadeva fosse in passato, ma quello che sa assumersi la responsabilità del figlio, senza credere di poter vantare alcuna proprietà su di lui. Ciò va al di là della paternità biologica, perché essere padre non è tanto generare un bambino, ma saperlo guidare con autorevolezza e renderlo capace di affrontare la vita, di accettare i limiti che essa ci impone. Il padre, che rappresenta la legge, deve infatti insegnare al figlio che è sbagliato credere di potere avere tutto e facilmente. Ma non può farlo a parole: i figli hanno bisogno di testimoni che dicano loro non qual è il senso dell’esistenza, bensì che mostrino attraverso la loro vita che l’esistenza può avere un senso. Mentre l’eredità lasciata dalla madre al figlio deve essere quella di essersi sentito unico, voluto e desiderato, l’eredità lasciata dal padre è costituita dai valori che è riuscito a tramandare. Massimo Recalcati “Cosa resta del padre. La paternità nell’epoca ipermoderna” Raffaello Cortina editore, 2011, euro 11.40, pagg. 152 Laura B.

PADRENOSTRO A differenza di chi sopra mi precede proponendo interessanti libri, fortunatamente sempre reperibili anche in questo drammatico tempo della pandemia, proporre la visione di un film con le sale cinematografiche chiuse e le videoteche in disuso può sembrare inutile. In soccorso ci vengono le pay tv e le piattaforme streaming dove recentemente e abbondantemente approdano quei film a cui è stata negata la visione in sala. Padrenostro di Claudio Noce, presentato con successo all’ultimo Festival Del Cinema di Venezia che al protagonista Pierfrancesco Favino ha assegnato la Coppa Volpi come miglior interprete maschile, è tra i titoli più appetibili. Claudio Noce in questo film racconta una personale e dolorosa storia autobiografica, incentrata sul rapporto padre-figlio, quando a Roma nel 1976 suo padre, il vicequestore Alfonso Noce, rimase ferito in un attentato terroristico. Il regista ritorna liberamente alla sua storia raccontandola dalla prospettiva di un bambino, Valerio che ha dieci anni è vivace e pieno di fantasia, assieme alla madre assiste all’attentato teso a suo padre da un gruppo di terroristi. La sua vita viene sconvolta nell’apprensione di quei giorni, l’infanzia vissuta nella paura pur con i genitori impegnati a rincuorare lui e la sorellina Alice nel celare la pericolosità della loro esistenza sotto scorta. Valerio ama inventarsi amici, inconsapevole mezzo di autodifesa, fino al reale incontro con Christian, un adolescente più grande di lui meno spaventato dalla vita il cui incontro, carico di scoperte per entrambi, cambierà le loro vite. Regia: Claudio Noce Interpreti: Pierfrancesco Favino, Barbara Ronchi, Mattia Garaci, Francesco Gheghi Origine: Italia 2020 - Durata 120’ Walter S.


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ANAGRAFE PARROCCHIALE Parrocchia Madonna del Rosario - BADIA

Defunti

Battesimi

Angela Gelmini in Alghisi di anni 70 funerata a Gussago

Irma Bonini ved. Valetti di anni 83

Nerina Taesi ved. Savoldi di anni 83

Maria Ferrari ved. Turra di anni 97

Sandro Maestrello di anni 62

Ugo Padovan di anni 53

Teresa Bornati ved. Stabile di anni 97

ROVIDA GIULIA di Mario e Marinelli Chiara CHIAROMONTE SOLE di Nadir e Chiappa Sara BELLERI GIORGIO di Luca e Battagliola Sara LONGO ENEA di Andrea e De Fazio Marisa ROSSI PHILIP di Alessio e Ymeri Elda GUERRA CATERINA di Matteo e Soardi Valentina GAMBA NICOLAS di Romeo e Villa Margherita PAVONI MIA di Davide e Luisa Squillario GAFFURINI MARTINO di Stefano e Dolcini Cecilia

Matrimoni SCALVINI LUCA E CAZZOLETTI FRANCESCA

ANAGRAFE PARROCCHIALE Parrocchia San Giuseppe Lavoratore - VIOLINO

Defunti

Maria Manenti di anni 94

Caterina Zanetti ved. Mombelli di anni 86

Bianca Onoriani ved. Stoppelli di anni 92

Giuseppe Pesce di anni 69

Fulvio Vighenzi di anni 80

Maria Luisa Bontempi in Serramondi di anni 77

Battesimi DI MARI MATHIAS di Lorenzo e Grande Annamaria

RINNOVO ABBONAMENTO A “DIALOGO E FAMIGLIA” Comunichiamiìo che il rinnovo dell’abbonamento a “Dialogo & Famiglia” avverrà con il prossimo numero. Le possibilità sono le seguenti: • quota ordinaria euro 15 • quota sostenitore euro 20


Consegna del PADRE NOSTRO

COSÌ I BAMBINI DEL GRUPPO CAFARNAO CI RACCONTANO COSA HANNO IMPARATO DELLA PREGHIERA DEL PADRE NOSTRO Martina B. – Dio è nostro padre e non solo mio. È padre di tutti e quindi siamo tutti fratelli. Per questo lo chiamiamo PADRE NOSTRO. Angelo – Nostro Padre è nei cieli, ma per arrivare fino a lui non è necessario viaggiare... basta volerci bene tra di noi. Per questo diciamo CHE SEI NEI CIELI. Sofia – Il nome di nostro Padre è il nome più bello. Vuol dire che lui c’è sempre e che è ovunque, per questo noi lo santifichiamo dicendo SIA SANTIFICATO IL TUO NOME. Martina M. – Nostro Padre ha preparato un regno bellissimo per noi e perciò diciamo: VENGA IL TUO REGNO. Roaul – Tutti i popoli hanno una legge per poter vivere bene, ma la sua legge, quella che Gesù è venuto a spiegarci sulla terra, è la più bella di tutte e per questo diciamo SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ. Michele – Sappiamo che a casa di nostro padre sono tutti felici, ci sono tutti quelli che erano buoni quando erano sulla terra. Ci dobbiamo ricordare di fare sempre i bravi. Per questo diciamo COME IN CIELO COSÌ IN TERRA. Michele – Se ci mancano delle cose importanti come il pane è perché non ci aiutiamo tra noi come vuoi tu. Tu sei invece sempre pronto ad ascoltarci e allora diciamo DACCI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO. Miriam – Sappiamo che quando non ti obbediamo, non trattiamo bene gli altri, siamo egoisti e cattivi, ci facciamo tanti debiti d’amore, per questo ti chiediamo RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI. Isabel – Se i fratelli o gli amici ci fanno del male e poi ci chiedono perdono, noi siamo pronti a darglielo e poi veniamo a te dicendo rimetti a noi i nostri debiti COME ANCHE NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI. Isabel – La tentazione è quando un bambino vorrebbe dire bugie, disobbedire, picchiare i compagni... eppure capisce cha a te Padre tutto questo non piace per niente. Tu ci aiuti sempre e per non cadere nella voglia di fare il male diciamo NON ABBANDONARCI ALLA TENTAZIONE. Edoardo – Il vero nemico è il male. La sua forza può farsi sentire anche in noi e ci può trascinare a fare cose cattive. Padre difendici tu dal male per questo ti chiediamo LIBERACI DAL MALE.


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