Michele Giotto "Attimi di Jazz"

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Comune di Padova

Michele Giotto

ATTIMI DI JAZZ


Finito di stampare nel mese di dicembre 2012 presso Tipografia Veneta - Padova


Michele Giotto

ATTIMI DI JAZZ

Comune di Padova Gabinetto del Sindaco Assessorato alla Cultura


Comune di Padova Gabinetto del Sindaco Assessorato alla Cultura

Michele Giotto

ATTIMI DI JAZZ Padova, Scuderie di Palazzo Moroni 22 dicembre 2012 - 13 gennaio 2013 Evento collegato al 15° Padova Jazz Festival

Stampe fotografiche: Cardin Fotolaboratorio Professionale Limena (PD)

Passepartout: Ruggero Braga Cornici e stampe Padova

Grafica e impaginazione: Kromatos Selvazzano Dentro (PD)

Stampa: Tipografia Veneta Padova

Un ringraziamento particolare a Gabriella Piccolo Casiraghi Presidente dell’Associazione Culturale Miles

© Michele Giotto 2012


C’è una tradizione antica, ormai indissolubile, che lega jazz e fotografia. È fatta soprattutto di atmosfere, di luce e buio, di espressioni colte in un attimo breve ma perfetto, di composizioni spesso ardite ma proprio per questo capaci di proiettare dentro quell’evento misterioso, irripetibile, che è un concerto jazz. Da anni Michele Giotto è il fotografo ufficiale del Padova Jazz Festival: ciò gli ha permesso di collezionare una ricchissima, straordinaria serie di ritratti ma anche di documentare una manifestazione che nel tempo, edizione dopo edizione, è cresciuta fino a diventare un appuntamento culturale atteso e prestigioso nella vita della nostra città. Questa mostra consente di vedere una selezione importante dei suoi lavori, segnalandosi per l’assoluta qualità e per la personalità del suo stile. Forse anche tra un fotografo e i suoi soggetti deve crearsi quella speciale intesa, sincronia che i jazzisti chiamano “interplay”. Nelle immagini di Michele Giotto quel piccolo miracolo spesso esiste.

Andrea Colasio

Flavio Zanonato

Assessore alla Cultura

Sindaco di Padova



Sommario

8 La fotografia e Michele Giotto Gabriella Piccolo Casiraghi 10 Attimo dopo attimo Francesco Martinelli 12 Un appassionato testimone Stefano Merighi 14 Un’amicizia che dura da 56 anni Francesco Sovilla 17 Attimi di Jazz

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La fotografia e Michele Giotto

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Ho sempre amato la fotografia. Ricordo ancora la mia prima macchina fotografica che mi regalò a sette anni mio padre per la prima comunione. Non sono poi diventata una fotografa, come mi sarebbe piaciuto, ma ho cercato di esprimere quello che potevo al meglio della mia sensibilità ed ho sempre cercato di attorniarmi di fotografia e di fotografi.

con nomi prestigiosi e alcuni allora giovani musicisti, oggi affermati nella scena internazionale. E l’avventura della fotografia che continua, una storia fatta di piccole e grandi mostre, fra cui spiccano quelle di Herman Leonard e Giuseppe Pino, realizzate con il sostegno importantissimo del Centro Nazionale di Fotografia del Comune di Padova in luoghi di grande pregio.

Nel 1995 quando, assieme a due soci, inaugurai il bellissimo jazz club “La Fornace” a Mestrino, appena fuori Padova, realizzai la prima mostra con l’amico Francesco Sovilla che avevo conosciuto sotto i palcoscenici dei concerti jazz, dove avevo iniziato le mie prime esperienze di fotografia di spettacolo. Mi è stata molto utile la sua conoscenza ed ho imparato molto da lui anche sotto il profilo umano, divertendoci tanto.

Al festival intanto si susseguivano fotografi eccellenti nell’ambito jazz. Pino Ninfa, Daniela Zedda, Piero Principi, i cui scatti sono stati oggetto di una bellissima mostra alle Scuderie di Palazzo Moroni, dedicata ai 10 anni di scatti al Teatro Verdi.

Quante fotografie ho poi scattato alla Fornace, riempendo album di ricordi che raccontano una storia particolare e il passaggio di musicisti anche molto importanti. Nel 1998, la prima edizione di “Padova Jazz Festival”, l’inizio di un percorso,

L’esigenza di dare visioni sempre diverse alla musica mi ha portato a conoscere Michele Giotto, grande amico di Francesco Sovilla che è stato suo “allievo” e che me lo ha fatto conoscere. Persona semplice e di grande professionalità, si appresta ad accompagnarmi con passo lieve ma deciso alla sua quinta edizione del festival. In merito al suo lavoro, amo ripetere una frase non mia: guardando le foto si continua a sentire la musica! E alle pareti del bar presso


l’Hotel Plaza, le sue immagini sono rimaste lì a raccontare tante esperienze. I titolari infatti, dopo la prima mostra del 2009, hanno deciso di lasciarle a testimonianza del luogo che diventa ogni anno il “Jazz club” del festival. Oggi, grazie al Gabinetto del Sindaco che ha sostenuto la mia proposta di una mostra di Michele Giotto alle Scuderie di Palazzo Moroni, in molti potranno apprezzare questo mondo fantastico della fotografia musicale! Nel frattempo, la collaborazione con Michele è diventata amicizia e si è ampliata alla realizzazione dei materiali di comunicazione del festival, prodotti dal suo studio grafico, Kromatos.

Ringrazio, infine, anche l’amico Nicola Favero della Tipografia Veneta per avere prodotto il catalogo.

Gabriella Piccolo Casiraghi

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Attimo dopo attimo

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Come fa la fotografia, fissazione di un solo momento di un continuum mobile e per definizione mutevole come quello creato dal jazz, a dirci qualcosa di più sulla natura di questo inafferrabile fenomeno? Fin dal titolo la mostra di Michele Giotto sembra chiedersi proprio questo e con la sua consueta modestia limitarsi a dire che sono attimi, briciole di un tempo più lungo. Ma chi ama il jazz sa proprio che la sua natura più profonda è il succedersi di attimi che contengono eternità – e le foto di Michele ci permettono di soffermarci e meditare proprio su quegli attimi in cui si rivelano le componenti della musica: la personalità dei musicisti, il loro agire attraverso/su/contro lo strumento, il loro comunicare con modalità che evocano il magico. Tutte queste immagini, a volte con il loro carico di rimandi e citazioni, a volte per la loro originalità, ci interrogano sulla natura del rapporto con la musica. Carla Bley con il suo sguardo vuole impietrire come la Gorgone o impersonare lo stupore? Han Bennink impugna una bacchetta o dipinge il tempo con un pennello? E Adasiewicz ha una bacchetta da vibrafono o un leccalecca?

Quali riti compiono i sassofonisti con le loro intime compagne, le ance? Cosa nascondono gli sguardi di Rogers, Hart o Bonaccorso? E i cantanti stanno per azzannarlo o baciarlo il microfono? A volte è un dettaglio dello strumento, una posa o un gesto che rivela la personalità di un musicista, o più semplicemente la sua momentanea reazione; a volte sono linee e sovrapposizioni di sfondi, ombre e luce tra figure e strumenti a creare rapporti che rimandano a quelli della musica: Rava e Petrella, Flaten e Gustafsson, sintetizzano l'essenza di assi musicali. La bellezza, che pure in queste foto c'è, non è mai fine a se stessa, non è estetizzante; il bianco e nero non è un cliché sbiadito degli anni Quaranta, è un modo di rivelare l'essenziale. Queste foto sono anche documento, perchè ciascuna di esse è ancorata alla singola personalità, grazie alla scelta dell'inquadratura che rifugge da facili astrazioni. E il tutto senza mai dimenticare che l'umorismo è una componente essenziale della comunicazione e dell'arte: chi guardasse queste foto con occhio non distratto non mancherà di farsi anche qualche risata liberatoria.


Per come ci fai “riascoltare� i concerti padovani, grazie Michele.

Francesco Martinelli Pisa 2012

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Un appassionato testimone

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Una retrospezione della storia dei concerti di jazz a Padova ci porta facilmente a sfogliare un album di ricordi che inizia a metà degli anni 70.

niani) erano i contenitori nei quali Giotto addestrava un fiuto documentario di cui oggi possiamo ammirare la lucidità e il rigore.

Anni di notevole intensità nei quali il jazz, sia come prodotto di una moda culturale che allora evidentemente aveva ben altra stoffa, sia per una propria meravigliosa potenza espressiva, riusciva ad aggregare un pubblico eterogeneo, in cui la componente studentesca era protagonista. Anni in cui serate con Art Blakey o l'Art Ensemble of Chicago riempivano i palazzetti dello sport, lasciando forti tracce nella formazione estetica di molti, al di là dei pur evidenti malintesi culturali.

La sua accortezza discreta, quasi felina, nell'incunearsi alle prove e negli spazi agibili di artisti e addetti ai lavori ha sempre testimoniato di uno stile che è il contrario dell'invadenza e del narcisismo non ignoti invece a qualche collega, specie dall'avvento del digitale.

Credo che sfogliando gli archivi personali di Michele Giotto, si possa rivisitare quella stagione intera, così diversa dall'attuale frammentazione individualistica. Giotto infatti era presenza stabile in ogni evento e da quella atmosfera ha assorbito gli stimoli per maturare un proprio linguaggio fotografico. Le rassegne del Centro d'Arte, uniche allora nel territorio e sempre pensate come stagioni annuali (un isolato festival fu quello del 1980, dedicato ai musicisti califor-

Questa discrezione si è trasformata nel tempo in sicurezza e autorevolezza. La mia idea è quella che scorge nell'identità artistica di Michele un'evoluzione andata di pari passo con quella dei musicisti immortalati nel corso degli anni. L'atto di fotografare, dunque, non era un asettico lavoro da svolgere davanti a chiunque. Il concerto di Anthony Braxton, quello di Art Farmer o di Elvin Jones, influenzava il punto di vista del fotografo, che da lì in poi si sarebbe trasformato in qualcosa di diverso, fino alla successiva, entusiasmante scoperta sonora. Gli scatti di Giotto, inoltre, mi sembra abbiano sempre smentito un'opinione comune nell'ambito del jazz, quella cioè


che nega un gran valore della foto presa nell'atto performativo, a favore invece dei momenti piĂš laterali e casuali, del prima e del dopo concerto. Michele pare invece interagire con l'artista nell'attimo della tensione esecutiva, interagire insomma con la musica, non solo con i corpi e i volti. E credo che il jazz di quel periodo, avventuroso e sfrontato, che in tanti abbiamo contribuito a divulgare, abbia segnato lo stile di Giotto e ne abbia garantito la profonda sensibilitĂ .

Stefano Merighi

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Un’amicizia che dura da 56 anni

Sono passati 56 anni da quando ho conosciuto Michele. Ingiallite fotografie ci ritraggono insieme in un carrozzino. Difficile confonderci. I nostri papà, amici inseparabili, da giovani cantavano in un quartetto e le mamme li seguivano.

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Una foto di noi due, Michele e Checco, insieme al mio primo compleanno e, girando la pagina dell’album fotografico, uno accanto all’altro vestiti a festa. Poi papà Ezio viene trasferito per lavoro da Belluno a Padova e così anche Michele. Si cresce e si studia. Il caso vuole che io passi dal febbraio del 1978 al febbraio del 1979 un anno della mia vita vestito da fante a Padova. Non potrei avere miglior fortuna e la naja rinsalda quell’amicizia fatta ormai solo di ricordi. Vengo adottato dalla famiglia Giotto: Elena, Ezio, Manuela, Silvia e naturalmente Michele. Sto così bene da loro che raramente torno a casa in licenza. Gli amici e le amiche di Michele diventano anche miei. Michele ci scatta foto in bianco e nero indimenticabili durante le nostre scorribande sui Colli Euganei. Ricordo le bevute nelle vecchie osterie padovane e le gran mangiate di pastasciutte dai mille

gusti in casa Giotto fino a dieci minuti prima del rientro in caserma, per poi venire accompagnato a tutta velocità da Michele nella sua sgangherata auto dai grandi occhi. Nelle afose domeniche estive, Michele e io, passiamo ore a far girare i long playing di Coltrane, Mingus, Holland, Braxton, Shepp, A.E.O.C., Roach, Jarrett, Davis. Già da anni Michele scatta ai concerti di jazz. Io non fotografo ancora. Mi viene concesso dal capitano uno speciale permesso notturno di rientro in caserma oltre l’orario stabilito. Grazie a questa facilitazione posso finalmente vedere i miei primi concerti jazz dal vivo. Qualcosa scatta in me. Destino. Michele fa il resto. Finito il servizio militare Michele mi accompagna a comprare a Padova la mia prima macchina fotografica: una Nikon FM di seconda mano, che ancora possiedo. In quel periodo, con la mia FIAT 126, scendo da Belluno a Padova dove insieme a Michele fotografiamo i concerti della “Rassegna Internazionale Jazz” presso il Teatro Tenda di Prato della Valle organizzati dal Centro d’arte degli Studenti dell’Università di Padova.


Mi insegna tutto lui. Per imparare all’inizio acquisto, a un prezzo politico, le sue raccolte fotografiche e in camera oscura cerco di imitare i suoi magici bianchi e neri. È un susseguirsi di mostre fotografiche, sue e mie. Ma una in particolar modo mi sconvolge e ancora oggi è per me insuperata. All’Ex Macello di Padova Michele presenta la sua personale “Saxophone Colossus”, una serie di forti ingrandimenti di soli sassofonisti. Uno lo conservo gelosamente nel mio studio: George Adams con quegli occhi bianchi volti al cielo. Michele gravita intorno a Padova, io nel veneziano con il “Caligola”. Poi per un certo periodo Michele decide di non scattare più ai concerti jazz … Il periodo non è breve e così comincio a scattare nel “suo” territorio. Agli inizi degli anni ‘90 conosco Gabriella, anche lei fotografa per diletto ai concerti. Nasce un forte legame che ancora esiste. Lei organizza i concerti e grazie a questo ottengo i pass per scattare liberamente. Poi un giorno Gabriella mi chiede se volessi diventare il fotografo dei festival. Fantastico … ma vivo a Belluno. Impossibile lasciare la mia attività di fotografo per una settimana.

È in quel momento che, finalmente, Michele decide di ritornare a “calcare le scene”. Glielo presento. Il resto è storia conosciuta.

Francesco Sovilla

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ATTIMI DI JAZZ


Carla Bley, 2007


Han Bennink, 2008


Benny Golson, 2011


Benny Golson, 2011


Jimmy Greene, 2009


Rob Sudduth, 2010


Cecil McBee, 2009


Al Foster, 2009


Gianluca Petrella, 2012


Reuben Rogers, 2009


Roberto Gatto, 2011


Rosario Bonaccorso, 2011


Gerry Hemingway, 2012


Maria Pia De Vito, 2012


Rosario Bonaccorso e Flavio Boltro, 2011


Napoleon Maddox, 2010


Wadada Leo Smith, 2011


Gunther “Baby” Sommer, 2011


Gianluca Petrella e Enrico Rava, 2012


Gary Burton, 2010


Michel Portal, 2009


Ches Smith, 2011


Rossana Carraro e Giampaolo Carraro, 2011


Alan Paul e Cheryl Bentyne (The Manhattan Transfer), 2011


Assif Tsahar, 2012


Havard Wiik, 2012


Dave Liebman, 2007


Jason Adasiewicz, 2010


Don Byron, 2011


Nicola Dal Bo, 2011


Fabrizio Bosso, 2012


Petra Magoni, 2011


Billy Harper, 2009


Billy Hart, 2009


Elliott Sharp, 2012


Nikola Matosic, 2009


Greg Ward e Jason Roebke, 2010


Craig Taborn, 2012


Cameron Brown, 2011


Enzo Pietropaoli, 2012


Paal Nilssen-Love, 2011


Dario Deidda, 2012


Marco Strano, 2012


Ingebrigt H책ker Flaten e Mats Gustafsson, 2011


Charles Lloyd, 2010


Jim Black, 2012


Terence Blanchard, 2012


Lew Soloff, 2009


Gerald Cleaver, 2012


Benny Golson, 2011



Carla Bley Padova, Auditorium Pollini, 25 ottobre 2007

Reuben Rogers Padova, Teatro Verdi, 20 novembre 2009

Han Bennink Padova, Cinema-Teatro Torresino, 5 aprile 2008

Roberto Gatto Padova, Teatro Verdi, 18 novembre 2011

Benny Golson Padova, Teatro Verdi 19 novembre 2011

Rosario Bonaccorso Padova, Teatro Verdi, 18 novembre 2011

Benny Golson Padova, Teatro Verdi 19 novembre 2011

Gerry Hemingway Padova, Cinema-Teatro Lux 3 novembre 2012

Jimmy Greene Padova, Hotel Plaza 14 febbraio 2009

Maria Pia De Vito Ferrara, Ferrara Jazz Club 9 novembre 2012

Rob Sudduth Padova, Palazzo Zuckermann 18 giugno 2010

Rosario Bonaccorso e Flavio Boltro Padova, Hotel Plaza 19 novembre 2011

Cecil McBee Padova, Teatro Verdi 21 novembre 2009

Napoleon Maddox Padova, Cinema-Teatro Lux, 1 febbraio 2010

Al Foster Padova, Hotel Plaza 12 aprile 2009

Wadada Leo Smith Padova, Cinema-Teatro Lux, 12 maggio 2011

Gianluca Petrella Ferrara, Ferrara Jazz Club 27 aprile 2012

Gunther “Baby� Sommer Padova, Cinema-Teatro Lux, 12 maggio 2011

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Gianluca Petrella e Enrico Rava Ferrara, Ferrara Jazz Club 27 aprile 2012

Jason Adasiewicz Padova, Cinema-Teatro Torresino, 26 febbraio 2010

Gary Burton Padova, Teatro Verdi, 19 novembre 2010

Don Byron Padova, Cinema-Teatro Lux, 3 novembre 2011

Michel Portal Padova, Sala dei Giganti, Liviano, 31 marzo 2009

Nicola dal Bo Padova, CafĂŠ Tinto 14 novembre 2011

Ches Smith Padova, Multisala MPX, 10 maggio 2011

Fabrizio Bosso Feltre, Teatro della Sena 16 settembre 2012

Rossana e Giampaolo Carraro Padova, Gran Teatro Geox, 15 novembre 2011

Petra Magoni Padova, Teatro Verdi 17 novembre 2011

Alan Paul e Cheryl Bentyne (The Manhattan Transfer), Padova, Gran Teatro Geox, 15 novembre 2011

Billy Harper Padova, Teatro Verdi 21 novembre 2009

Assif Tsahar Padova, Cinema-Teatro Torresino, 4 aprile 2012

Billy Hart Padova, Teatro Verdi 21 novembre 2009

Havard Wiik Padova, Cinema-Teatro Torresino, 2 marzo 2012

Elliott Sharp Padova, Cinema-Teatro Lux, 10 ottobre 2012

Dave Liebman Padova, Multisala MPX, 2 maggio 2007

Nikola Matosic Padova, Hotel Plaza 9 ottobre 2009


Greg Ward e Jason Roebke Padova, Cinema-Teatro Torresino, 3 maggio 2010

Jim Black Padova, Bastione Santa Croce 26 luglio 2012

Craig Taborn Padova, Teatro delle Maddalene 26 marzo 2012

Terence Blanchard Padova, Teatro Verdi 16 novembre 2012

Cameron Brown Padova, Cinema-Teatro Lux, 3 novembre 2011

Lew Soloff Padova, Cinema-Teatro Torresino, 3 marzo 2009

Enzo Pietropaoli Padova, CaffĂŠ Pedrocchi 11 novembre 2012

Gerald Cleaver Padova, Teatro delle Maddalene 26 marzo 2012

Paal Nilssen-Love Padova, Cinema-Teatro Torresino, 1 aprile 2011

Benny Golson Padova, Teatro Verdi 19 novembre 2011

Dario Deidda Padova, Teatro Verdi, 17 novembre 2012 Marco Strano Padova, Hotel Plaza, 14 novembre 2012 Ingebrigt HĂĽker Flaten e Mats Gustafsson Padova, Cinema-Teatro Torresino, 1 aprile 2011 Charles Lloyd Padova, Teatro Verdi 20 novembre 2010

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In cinquanta ritratti fotografici in bianco e nero troviamo condensata tutta la passione dell’autore per la musica Jazz, cinquanta momenti unici fermati dallo scatto del fotografo in un tempo sospeso, che ci raccontano la magia della musica dal vivo e l’esclusiva singolarità del Jazz. Ogni istante catturato dall’obiettivo di Michele Giotto è un microracconto che indaga i diversi significati presenti nel gesto creativo dei jazzisti, nel loro meditare, nella gioia e nella stanchezza, nell’incrocio di sguardi che suggella l’intesa improvvisa. Tutto questo è Jazz.

ISBN 978 88 8722 228 9

€ 15,00


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