L'Ortofrutticola di Albenga - L'O - Autunno 2022

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NOTIZIARIO TRIMESTRALE DELLA COOPERATIVA L’ORTOFRUTTICOLA DI ALBENGA Trimestrale della Cooperativa L’Ortofrutticola - Anno XXV - n.3 Autunno 2022 - Spedizione A.P. 70% - Reg. Trib. SV n. 318 (1/3/1985) - DISTRIBUZIONE GRATUITA. dapag.6 Assistenza tecnica Gli attacchi di nematoidi pagg.8,9 Aziende locali Azienda agricola Ratto pagg.4,5 Ambiente La siccità
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3 13 SETTORE ORTAGGI Il caldo anomalo 16 ORTOSHOP Prodotti locali selezionati “L’ORTOFRUTTICOLA - LA COOPERATIVA” TRIMESTRALE DELLA COOPERATIVA “L’ORTOFRUTTICOLA”
Amministrazione e Pubblicità Reg. Massaretti, 30 Bastia
(SV)
Direzione,
d’Albenga
- Tel. 0182 50374
10 SETTORE FIORI In fiera a Varsavia 12 NATUROPATIA L’eucalipto 18-19 COLTURE Le fronde ornamentali
Direttore responsabile: Erica Marzo Hanno collaborato a questo numero: Alberto Cannata, Emanuela Colamartino, Giuseppe Del Core, Massimo Enrico, Luciano Gallizia, Osvaldo Geddo, Michele Introna, Simone Moroni, Lara Ravera, Alessio Roba. Grafica e impaginazione Edoardo Caputo - Studio Orasis design - orasisdesign.it Stampa: Tipografia Ciuni - Albenga

Un semestre difficile con dati allarmati Caldo e siccità, le maggiori criticità

Risalita del cuneo salino e deperimento dei frutti tra i principali problemi

Un anno davvero difficile il 2022 che ha visto, tra le varie difficoltà affrontate da tutti, anche una vera e propria emergenza siccità a livello nazionale.

Il 2022 in Italia è stato nel primo semestre l’anno più caldo di sempre con una temperatura superiore di 0,76 gradi rispetto alla media storica ma si registrano anche precipitazioni praticamente dimezzate lungo tutta la Penisola, con un calo del 45% (dati pre sentati in luglio all’assemblea nazionale dell’Associazione Naziona le Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue).

Stiamo assistendo ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi e lunghi periodi siccitosi.

Gli esperti dell’Assistenza Tecnica della Cooperativa ci spiegano di seguito quali sono le più grandi criticità legate al fenomeno del caldo e della siccità.

Risalita del cuneo salino

Una grande problematica legata alla siccità è quella della risalita del cuneo salino, specie nelle zone vicine al mare. Il mare avanza nei bacini a causa della loro ridotta portata e ciò ha provocato la carenza d’acqua in numerosi pozzi della pianura.

Solitamente la spinta dell’acqua salata e quella dell’acqua fluviale sono in equilibrio ma in caso di siccità la spinta dell’acqua dolce verso il mare è più debole e quindi l’acqua salata riesce a farsi strada nell’entroterra attraverso la falda acquifera che quindi si riempie in parte di acqua salata, diventando inutilizzabile per scopi agricoli.

Cattiva resa o perdita di coltivazioni e raccolti

La siccità e le eccessive temperature estive hanno provocato diverse difficoltà in molte delle più comuni coltivazioni della piana di Albenga.

Per l’olivo l’eccessiva siccità è la causa dell’imbrunimento e

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del disseccamento della drupa con la conseguente cascola dei frutticini.

Anche la vite ha subito danni provocati dall’ustione degli acini sui grappoli scoperti dalle foglie, oltre ad una generale sofferenza della pianta con giallumi e seccumi fogliari.

Per il peperone i danni maggiori sono stati causati dal colpo di caldo, che provoca alterazioni sui frutti con grandi macchie marroni.

Le problematiche che hanno afflitto il pomodoro possono distin guersi in due diverse tipologie, in base al metodo di coltivazione. Il pomodoro in pieno campo è stato spesso soggetto ad ustioni sui frutti non coperti dalle foglie, con la comparsa di aree biancastre, fino ad arrivare all’avvizzimento della pianta. Un’altra conseguenza è stata l’irregolare maturazione dei frutti con una particolare colorazione giallognola.

Nel pomodoro in serra, invece, l’eccesso di calore provoca appassimenti nelle ore calde, marcato allungamento delle piante e cascola dei fiori.

Anche la coltivazione delle aromatiche (rosmarino e lavanda) ha riscontrato diverse problematiche, infatti la temperatura elevata surriscalda il terriccio e favorisce l’insorgenza di marciumi radicali da oomiceti, in particolare phytoptora .

Per il ciclamino l’eccesso di calore nelle serre è la causa dell’indu rimento delle foglie, di arresti nella crescita e di scarsa radicazio ne. A causa del caldo l’acqua nel substrato non viene assorbita dalle radici e tende a stagnare e a riscaldarsi, risultando dannosa per l’apparato radicale.

ANOMALIE DA INIZIO ANNO 2022

TEMPERATURA (°C) PRECIPITAZIONI

Italia +1,1 -43%

Nordovest +1,7 -62%

Nordest +1,1 -39% Centro +1,0 -45% Sud +0,9 -21%

Sicilia +0,4 -43%

Sardegna +1,0 -44%

Anomalie calcolate rispetto alla media climatica del trentennio 1981 - 2010 - Fonte: www.iconaclima.it

Piante orticole e floricole nella zona di Albenga Attacchi di nematodi

Più soggetti a questi parassiti sono pomodoro, zucchino, basilico, garofano, aneto e rosa

I nematodi, detti anche anguillule, vivono a spese delle piante e possono provocare ingenti danni. Di norma si trovano nel terreno e parassitizzano le radici; alcune specie possono attaccare la parte aerea delle piante.

Nelle nostre zone, fra i nematodi che attaccano l’apparato ipogeo, i più importanti sono quelli appartenenti al genere Meloydogine, i cosiddetti “galligeni”, poiché in seguito al loro attacco le radici reagiscono con la formazione di galle in genere ben visibili. Nella zona di Albenga, tra le piante coltivate più soggette agli attacchi di questi nematodi, figurano un po’ tutte le solanacee, pomodoro in particolare (foto 1), zucchino, basilico in serra (foto 2), aneto, garofano e rosa; recentemente, sono stati osservati attacchi di nematodi del genere Meloydogine incognita su piante di Solanum rantonettii ,Solanum jasminoides ( foto 3) e dimorfoteca coltivate in vaso, sia in serra che in pieno campo, su piante di Lavanda officinalis coltivate in vaso in pieno campo .

Sintomatologia

Le piante colpite crescono stentatamente, e presentano in giallimenti molto pronunciati sulla parte aerea. Il sintomo più tipico dell’attacco è rilevabile sulle radici, dove si osservano rigonfiamenti ovali, le cosiddette galle (nell’albenganese questa sintomatologia viene volgarmente detta “mal della balletta”). All’inizio dell’attacco i rigonfiamenti sono piccoli, perlopiù a forma di minuscola pera; in seguito, le galle diventano più evidenti e tondeggianti. Le radici alterate perdono la loro normale funzionali tà, le piante rallentano il loro sviluppo ma raramente muoiono, in quanto i nematodi tendono a conservare in vita la fonte del loro nutrimento. Le galle sulle radici ostacolano il regolare flusso della linfa all’interno dei fasci vascolari: viene così diminuito l’assorbi mento dell’acqua, con ristagni idrici a livello radicale che causano gli ingiallimenti sulla parte aerea.

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Ciclo biologico

Il genere Meloydogine è caratterizzato da uno spiccato dimorfi smo sessuale: i maschi conservano sempre il loro tipico aspetto anguilliforme, e si trovano liberi nel terreno, le femmine invece a maturità cambiano aspetto: assumono forma tipicamente pirifor me e compiono l’intero ciclo biologico ben conficcate sulle radici o addirittura dentro la galla stessa. Ogni femmina depone le uova all’interno dei tessuti radicali, o all’esterno nel terreno, protette in una sorta di sacco mucillaginoso (ovisacco). Questi parassiti, con il loro stiletto boccale (quasi un microscopico ago da siringa) pungono le radici delle piante per nutrirsi. Iniettano inoltre dei secreti salivari capaci di provocare per reazione la formazione delle caratteristiche galle. Il ciclo biologico di Meloydogine incogni ta si svolge in 20-50 giorni a seconda delle condizioni ambientali ed in un anno con una temperatura del terreno compresa tra i 15°C e 30°C si possono susseguire fino a 4 – 6 generazioni. Nel periodo invernale perciò questo nematode non è attivo, tranne che nelle serre. I nematodi possiedono una elevata resistenza alle condizioni ambientali avverse, superando periodi di freddo intenso o di siccità, anche in assenza della pianta ospite. Non hanno una grande capacità di movimento nel suolo, però possono muoversi facilmente in presenza di acqua: negli attacchi sulle colture in vaso la diffusione è favorita dall’acqua di irrigazione, che fuoriesce dal fondo dei vasi, e anche dall’irrigazione a pioggia; l’infestazione si diffonde a macchia d’olio partendo da uno o pochi focolai e provocando i sintomi descritti.

Diffusione

La presenza di nematodi galligeni su piante di Solanum e lavanda in vaso è dovuta al fatto che nelle aziende dove si è evidenziato il problema anni fa venivano coltivati in successione pomodoro (cuor di bue e marmanda) e zucchino, colture entrambe soggette al mal della balletta; ciò ha contribuito ad aumentare notevolmen te la carica nematica nel terreno. La disinfezione con fumiganti, pur fornendo buoni risultati, non consente però l’eradicazione dei nematodi cisticoli, che è molto difficile in quanto questi parassiti hanno una cuticola molto spessa, costituita da più strati, che offre loro una efficace protezione; possono inoltre trovare uno scudo protettivo nei residui vegetali non ben decomposti. Inoltre, i nematodi galligeni, in condizioni ambientali avverse ( es. estrema siccità) o in mancanza di piante ospiti entrano in uno stato di quiescenza che può durare molti anni, e anche le uova nel terreno, protette da una sostanza mucillaginosa, possono rima nere vitali senza svilupparsi per lunghi periodi di tempo; quando poi una specie sensibile viene nuovamente coltivata nel terreno infetto (nel caso in questione Solanum, Dimorfoteca e lavanda in vaso) si risvegliano, migrano verso le radici che fuoriescono dal fondo del vaso attaccandole per prime e propagandosi poi su tutto l’apparato radicale.

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Alla scoperta delle aziende locali Intervista ai fratelli Ratto

Massimo e Giorgio Ratto alla guida dell’azienda di famiglia

Per la nostra rubrica “Alla scoperta delle aziende locali” su questo numero andiamo a conoscere l’azienda agricola Ratto Florovivai smo, dei fratelli Massimo e Giorgio Ratto, che si trova in Regione Paragi, non lontano dall’abitato di Campochiesa.

L’azienda è di circa ottomila metri quadrati, suddivisi in serra e campo aperto.

Spiega Giorgio Ratto: “Un tempo l’azienda si occupava principal mente di reciso, strelitzie in particolare, che nostro nonno prima e nostro padre Giovanni poi vendevano direttamente sulle piazze di Genova e Sanremo. Dagli anni ’90 noi ci siamo dedicati soprattutto alle piante in vaso da siepi, giardino e fronda, come nel caso del pitosforo Silver Queen, una pianta molto versatile che coltiviamo in diverse pezzature: dai vasi più grandi ai più piccoli, partendo dalle talee; sempre con la stessa destinazione commerciale abbiamo l’Eugenia Myrtifolia, un arbusto sempreverde molto apprezzato principalmente per la realizzazione di siepi. Ovviamente nella nostra azienda non mancano coltivazioni di margherite ma riteniamo che diversificare sia un modo efficace per far fronte alle

diverse e altalenanti richieste del mercato. Quello della fronda è un mercato in crescita che non ha mai subi to particolari battute di arresto come nel caso del pitosforo Silver Queen che noi coltiviamo. Si tratta di una pianta delicata e quindi viene coltivata in luoghi riparati ma non in serra. Noi vendiamo i vasi e poi i nostri acquirenti si occupano eventualmente di tagliare per avere la fronda”.

La stagione 2022 si è dimostrata molto particolare, come aggiunge Massimo Ratto: “Durante il Covid e i lockdown molte persone hanno riscoperto la casa, il terrazzo ed il giardino, cercando proprio nel verde una distrazione dalle preoccupazioni e un momento di stacco dalla frenesia dei nostri tempi. Quest’anno abbiamo invece vissuto un periodo di difficile decifrazione e chi investe sulla stagione primaverile ha avuto non pochi grattacapi. Noi, con il vivaismo, siamo abituati ad un mercato più diluito nel tempo che rende meno frenetico il nostro lavoro. Oggi il mercato interno, che è molto ridotto rispetto a 20 o 30 anni fa, non assorbe che in piccola parte il prodotto; invece, la fa da padrone il mercato

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nordeuropeo, in cui c’è anche una maggiore attenzione al verde rispetto alle nostre latitudini dove il clima mite ci permette di godere di una ricca vegetazione anche in natura. Sicuramente un elemento importante per il futuro prossimo del nostro settore sarà quello legato all’aumento dei costi di produ zione; l’energia, in particolar modo, può diventare una pesante incognita per gli agricoltori. In tempi non sospetti noi abbiamo investito sulle rinnovabili e grazie ai pannelli fotovoltaici oggi abbiamo un buon risparmio, è stato sicuramente un investimento importante ma oggi ne siamo ripagati. La nostra serra ha impianti fotovoltaici che portano l’energia ad inverter che a loro volta la ridistribuiscono all’azienda e alle nostre abitazioni. Grazie a questa innovazione abbiamo creato anche una zona per la radicazione che, in caso di necessità, può essere riscaldata tramite tappetini elettrici. Ci occupiamo, infatti, non solo della coltivazione ma anche delle talee perché quando le talee si comprano da fuori non si è autonomi nella scelta. Mi piace pensare che il nostro sia un ciclo virtuoso che si va a chiudere: dal sole l’energia che poi torna alla terra. Per noi è molto importante il concetto di riciclo e riuso, per questa ragione utilizziamo le fronde potate per creare un compost simile al sottobosco naturale che poi riutilizziamo per le nostre coltivazioni a terra.

In merito al ruolo che L’Ortofrutticola riveste e può rivestire, i fratelli Ratto dicono: “L’Ortofrutticola fa un importante lavoro di consulenza e fornitura di materiale, oggi però il mercato globalizzato mette gli agricoltori in competizione sotto molti punti di vista e crediamo sarebbe molto importante creare un gruppo di lavoro specializzato in marketing e ricerche di mercato così da poter in qualche misura prevedere i cambiamenti di un mercato in continua evoluzione”.

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Un mercato in continua espansione in un Paese in crescita A Varsavia il verde è vita

L’analisi del Settore Fiori dopo la fruttuosa trasferta in Polonia

Il Settore Fiori de L’Ortofrutticola di Albenga ha partecipato con il suo stand alla Fiera “Green is Life” (Zielen to Zycie in polacco) che si è tenuta in Polonia, a Varsavia, dall’1 al 3 di settembre.

La prima partecipazione alla fiera “Green is Life” della Cooperativa risale a sette anni fa, anche in quella edizione l’esperienza era stata positiva.

Il mercato polacco, oggi come ieri, è sensibile alla produzione albenganese, per la quale dimostra sempre un vero interesse. I polacchi, infatti, sono amanti delle piante e del settore florovivaistico in generale e al contempo molto attenti a tutto ciò che concerne il verde, basti pensare che sono almeno quattro le riviste dedicate al settore.

L’affluenza in fiera è stata costante: sono venuti in visita clienti storici, che hanno potuto discutere sui programmi per la nuova stagione, ai quali sono state anche mostrate, a mezzo di un album fotografico appositamente preparato, numerose piante dell’assorti mento primaverile a loro ancora sconosciute. Infatti, poiché la mani festazione si è svolta a settembre e non alle porte della primavera, come invece succede per altre esposizioni del settore, gli operatori

del Settore Fiori hanno ritenuto importante la presenza di materiale fotografico che rappresentasse l’offerta della Cooperativa in maniera più completa, in mancanza di fiori da poter esporre fisicamente; per questa ragione è stato realizzato un vero e proprio book fotografico, un libro con una raccolta di foto delle piante in vaso che in maggior misura sono prodotte nella Piana.

Lo stand de L’Ortofrutticola è stato visitato non solo da clienti con solidati ma anche da nuovi contatti, alcuni dei quali conoscevano la Cooperativa solo di nome.

Quest’evento ha dimostrato una volta di più come la partecipazione alle fiere offra sempre la possibilità di un confronto diretto con i clienti, indispensabile, qualora occorresse, per riadattare la strategia commerciale in corso o semplicemente per definire quanto già pianificato.

Il contatto diretto con grossisti e referenti dei piccoli negozi ha per messo di comprendere che mentre i primi hanno una buona cono scenza del prodotto della Piana, i secondi ne hanno una conoscenza più marginale, per cui l’offerta della Cooperativa risulta ancora poco conosciuta ma ha riscosso sicuramente un notevole interesse.

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Nello specifico e grazie soprattutto all’ultima giornata di fiera in cui l’esposizione era aperta al pubblico, è emerso che il cliente finale conosce poco la produzione di Albenga e le innumerevoli proprietà ed usi delle piante aromatiche ed ha anche pochissime conoscenze del comparto floreale, per il quale nutre, allo stesso tempo, sia inte resse che remore; l’interesse è senz’altro quello verso un prodotto di qualità mentre le remore sono legate alla possibilità oggettiva di coltivazione, almeno per la stagione invernale, in un ambiente natu rale in cui le temperature minime possono scendere di molto al di sotto dello zero ( -10°C è infatti una temperatura piuttosto frequente). Un’attenta analisi non può che evidenziare una delle maggiori criti cità per il commercio in Polonia, quella legata al trasporto, settore nevralgico ed indispensabile per garantire uno sviluppo commercia le tra i due paesi.

Per concludere non si può prescindere da uno sguardo d’insieme alla bella città di Varsavia che ha saputo dare un’immagine molto positiva di sé: una capitale in continua espansione, come testimonia to dal grande numero di cantieri presenti in città, ed attenta ai nuovi trend e a nuove possibilità di crescita e sviluppo.

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EUCALIPTO UN IMPORTANTE ALLEATO

Questa pianta pur essendo originaria dell’Oceania, è molto diffusa anche in Liguria in diverse specie. Bene o male da tutti conosciu ta, se non altro per le caramelle gialle e nere mangiate da bambi ni, è anche molto utilizzata in ambito fitoterapico, in particolare in gemmoterapia.

L’uso del macerato di Eucalyptus globulus è utile come antinfiam matorio delle mucose, soprattutto quando il glucosio nel sangue è elevato. Aiuta in caso di coliti di vecchia data che tendono ad essere ulcerative e iperglicemie con interessamento vascolare; se ne consiglia l’uso di circa 60 gc (gocce n.d.r.) al giorno, ma è sempre importante chiedere consiglio ad un esperto e al proprio medico di fiducia.

In aromaterapia l’olio essenziale di Eucalipto è molto utilizzato per purificare l’aria e lenire le vie respiratorie. Balsamico, espettorante, antinfiammatorio e antisettico, è ottimo per bronchiti e forme in fluenzali, raffreddando i “bollenti spiriti”. Può essere utilizzato anche come si faceva con il famoso unguento che le mamme spalmava no sul petto; infatti l’olio essenziale di Eucalipto si può diluire (2-3 gocce in un cucchiaino di olio di jojoba, aloe o un unguento con la cera d’api) e massaggiare su petto e schiena al bisogno. Ricordiamo sempre, però, che gli oli essenziali sono molto attivi ed

è quindi bene prestare attenzione nell’utilizzarli; infatti, è preferibile utilizzare il chemotipo Radiata di olio essenziale di Eucalipto, anziché il Globolus, quest’ultimo è più maneggevole e delicato e va bene su lungo periodo pur rimanendo molto efficace. Si sconsiglia, invece, un uso continuativo dell’olio essenziale allo scopo di preve nire patologie della gola perché si potrebbe raggiungere il risultato opposto, addirittura irritandola.

Una rubrica a cura di Lara R. Cavallero Naturopata specializzata in fitoterapia, cromopuntura e riequilibrio del respiro Studio in Borgio Verezzi (SV) 347 1105893 - info@laracavallero - www.laracavallero.it Disciplinato ai sensi della legge del 14 gennaio 2013, n. 4 (G. V. 26 gennaio 2013, n. 22)

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Pillole naturopatiche
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Un problema che tenderà a ripresentarsi Caldo anomalo e nuove strategie di mercato

Un’estate difficile ma che può essere spunto di riflessione per le scelte future

Quella appena conclusa è stata senza dubbio un’estate anomala dal punto di vista climatico. Con gli esperti del Settore Ortaggi della Cooperativa vediamo le caratteristiche di una stagione 2022 dalle tante criticità ma che può essere un buono spunto di crescita. Spiega Emanuela Colamartino, responsabile del Settore Ortaggi: “Uno sguardo d’insieme all’estate 2022 non può che evidenziare una delle sue principali caratteristiche, l’anticipo di molte produzio ni, dovuto ad un caldo anomalo e particolarmente intenso e al suo perdurare in tutte le ore del giorno e della notte. Questo fattore ha influenzato notevolmente le produzioni di ortaggi, inizialmente il caldo ha provocato solamente un anticipo del periodo di matu razione e raccolta, con il perdurare di questa situazione, però, le piante hanno iniziato a subirne i contraccolpi. Ciò è stato evidente in particolar modo nei pomodori: le piante hanno perso parte dei fiori e quindi la produzione è stata compromessa, per alcuni colti vatori solo in parte, per altri nella sua totalità. Anche le trombette appena nate, non sopportando le alte temperature, perivano; in altre varietà di ortaggi la pianta non riusciva a crescere, come accadeva nelle insalate. Una situazione questa, comune a tutta la Penisola, che pone dei quesiti importanti su come affrontare le sfide di un clima in cambiamento e di una tendenza sempre più marcata ad avere temperature elevate anche in futuro. La sfida che ci si pone innanzi è capire se ci possono essere varietà orticole in grado di subire meno i contraccolpi di questa nuova realtà climatica”.

POCHE PRECIPITAZIONI E CALDO I DATI ALLARMANTI DEL CNR

Con precipitazioni quasi dimezzate (-46% delle precipitazioni cumulate), il 2022 in Italia è ad oggi l’anno più siccitoso di sempre cioè dal 1800, da quando vengono rilevati i dati a livello nazionale. A indicarlo sono i dati pubblicati ogni mese dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISAC-CNR). La riduzione maggiore, del -52% ha colpito il Nord, leggermente inferiore invece al Centro-Sud con -42% rispetto agli accumuli medi. Il 2022 passerà alla storia anche come l’anno più caldo di sempre in Italia, almeno fino a questo momento. Un “bollettino” record causato da una temperatura superiore di +0,98 gradi rispetto alla media storica. L’anomalia climatica più evidente quest’anno si è avuta in estate con il mese di giugno che ha fatto registrare una temperatura media superiore di ben +2,88 gradi rispetto alla media, valori che sono vicini al massimo registrato nel 2003. A luglio, invece, la colonnina è stata più alta di +2,26 gradi la media, inferiore solo al 2005. Le alte temperature e la siccità hanno provocato danni all’agri coltura che superano i 6 miliardi di euro, (dati Coldiretti), pari al 10% della produzione nazionale. A cambiare significativamente in Italia è la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni anche se l’Italia resta comunque un paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, ma per le carenze infrastrutturali se ne trattengono solo l’11%.

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proposti dallo storico frantoio alassino Frantoio Armato

Innovazione nel segno della tradizione per la quinta generazione di frantoiani

Nel cuore della Riviera Ligure, a due passi dal mare di Alassio, un piccolo angolo che sembra sospeso fuori dal tempo, il frantoio Aldo Armato. Qui si respira tutta la passione di Alessandra e Giordano, la quinta generazione dietro le macine di questo storico frantoio. Spiega Giordano: “Le radici della nostra azienda familiare affonda no nell’alta val Merula, nell’entroterra di Andora e precisamente a Stellanello. Qui, a circa 400 metri sul livello del mare, i nostri avi possedevano uliveti di gran pregio e per generazioni si sono dedicati alla produzione di olio, naturalmente extravergine di oliva. La tradizione frantoiana è decisamente molto antica come testi moniato da un singolare ritrovamento che abbiamo fatto proprio a Stellanello; nell’edificio adibito storicamente a frantoio abbiamo trovato, infatti, un antico torchio con incisa la data 1871, a riprova che a quei tempi il frantoio già esisteva ed era operativo. Il trasfe rimento ad Alassio risale al 1968, una scommessa in quegli anni, perché i frantoi fino ad allora avevano sempre lavorato per conto terzi e non esisteva il concetto di vendita al dettaglio di produzioni proprie. La scelta si è rivelata vincente, grazie alla crescente

curiosità verso i nostri prodotti da parte del turismo piemontese e lombardo prima e poi di quello straniero; la clientela ha così imparato a conoscerci e ad apprezzarci”.

Aggiunge Alessandra Armato: “Ho sempre avuto una grande pas sione per questo lavoro, fin da piccola aiutavo mio padre in fran toio e da lui ho imparato tanto. I suoi preziosi insegnamenti, così come i bei racconti del passato della nostra famiglia, mi permet tono oggi di affrontare questo lavoro con grande consapevolezza, sapendo bene che non è una semplice attività commerciale ma è molto di più. L’olio extravergine di oliva non è per noi un semplice prodotto di consumo, è un’occasione di incontro. Per questo organizziamo visite all’azienda ma non solo: il 7 e l’8 dicembre, in occasione di Sant’Ambrogio, patrono di Alassio ma anche di Mila no, facciamo due giorni di festa aperta a tutti, organizzando veri e propri rinfreschi, con assaggi dell’olio nuovo e degustazione di vini forniti da produttori locali. Questa festa, chiamata Festa dell’olio nuovo, è per noi un evento molto importante perché ci permette di incontrare vecchi e nuovi clienti, sempre curiosi di provare l’olio

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nuovo e le varie novità tra i prodotti trasformati. Alcuni dei nostri clienti hanno visto l’azienda, noi e i nostri figli crescere, hanno gioito dei nostri successi e continuano a seguirci con affetto”. Oggi, oltre al classico olio extravergine di oliva (cultivar Taggiasca), il frantoio Armato propone una grandissima varietà di prodotti. Continua Alessandra: “Oggi giorno il frantoio non può più essere concepito solo come luogo di frangitura delle olive per conto terzi. Proprio per venire incontro alle nuove esigenze del mercato abbiamo iniziato a proporre nuovi prodotti, dai numerosissimi trasformati e sott’oli, agli oli aromatizzati a quelli speciali, come lo S-Ciappa, un olio molto delicato o U Re, il cui nome fa riferimento al soprannome dato a mio nonno in valle. Gli oli, i trasformati ed il nostro pesto, realizzato con una antichissima ricetta di famiglia, sono i prodotti più richiesti anche per i cesti che prepariamo durante le feste di Natale”.

Facile dire olio Quando si parla di olio è facile generalizzare. In realtà questo prodotto ha molti volti ed altrettante caratteristiche. Al frantoio Armato, ad esempio, vengono realizzati oli speciali, partendo sempre da olive di grande qualità e dall’extravergine che se ne ricava, nascono gli oli aromatizzati, che combinano l’extravergine con le ricchezze delle erbe aromatiche e degli aromi del nostro entroterra. Con la stessa materia prima d’eccellenza, requisito fondamentale per ogni grande risultato, si creano oli unici, come lo S-Ciappa, ottenuto da una prima spremitura a freddo e che deve il suo nome proprio al fatto che le olive vengono appena rotte (sciappae in dialetto ligure); si tratta di un olio dalle caratteristiche organolettiche particolari, dovute alla spremitura a freddo e all’utilizzo della sola prima polpa dell’oliva. Molto delicato al palato, è l’olio ideale per i bambini e i malati.

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Le novità de L’OrtoShop

Prodotti selezionati e scelti con cura in vendita all’OrtoShop

I lamponi di Adele

A Bardineto Valentina Carretto ed il suo compagno Davide, titolari dell’azienda agricola “Le Collette”, hanno deciso, 5 anni fa, di sperimentare una nuova strada con la produzione di lamponi. Spiega Valentina: “L’idea dei lamponi è nata con l’arrivo di nostra figlia Adele, da qui il nome del prodotto. Volevamo coltivare frutti che i bambini potessero mangiare direttamente dal lamponeto ed è per questo che i nostri lamponi sono assolutamente naturali; ad esempio concimiamo solo con il letame che ci fornisce un allevamento della zona. Ad oggi stiamo coltivando due diverse tipologie di lamponi così da allungare la sta gionalità del prodotto e presto vorremmo proporre anche il prodotto trasforma to”. Adesso potete trovare i “Lamponi di Adele” anche sui banchi dell’OrtoShop.

Gli ortaggi di Loredana

Loredana Rossi, titolare dell’omonima azienda agricola di Campochiesa, produce ortaggi naturali che dai suoi campi arrivano ai banchi dell’OrtoShop. Spiega Loredana: “Gli ortaggi che proponiamo ai nostri clienti sono accurata mente selezionati; si tratta principalmente di trombette, carciofi, scorzonera e cipolla, mentre recentemente abbiamo aggiunto una produzione di miele. Il vero braccio operativo dell’azienda è però Paolo Cipolla: senza la sua competenza, professionalità e passione difficilmente avremmo i risultati che otteniamo”. Da qualche tempo l’azienda di Loredana Rossi aderisce ad un importante progetto. Aggiunge Loredana: “Collaboriamo con una associazione che si occupa di disa bilità, allo scopo di inserire le persone diversamente abili nel mondo del lavoro”.

Panificio Bergonzo

Dal oltre 70 anni il panificio Bergonzo di Aurigo propone i suoi prodotti da forno. Spiega il titolare, Simone Boero: “In origine i miei bisnonni producevano solo pane, oggi abbiamo arricchito la nostra produzione con grissini stirati a mano, grissini integrali, focaccia secca e biscotti tradizionali. Dopo la chiusura del pastificio Agnesi ci sembrava doveroso mantenere la tradizione della pasta secca nell’imperiese e con il pastaio Leonardo Schenardi, che precedente lavorava proprio alla Agnesi, abbiamo iniziato a produrre una nostra linea di pasta secca artigianale. La varietà dei nostri prodotti è accomunata da una ca ratteristica, usiamo solo materie prime di prima scelta”. I prodotti del panificio Bergonzo da oggi sono in vendita anche all’OrtoShop, venite a provarli.

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Una coltivazione che si va diffondendo Le fronde recise

Le fronde recise, per il loro valore estetico, sono sempre più richieste dal mercato; esse rappresentano un elemento di primaria importanza nel complemento delle composizioni floreali. Le fronde recise diventano indispensabili nel confezionamento di orchidee, anthurium e gerbere il cui peduncolo fiorale è privo di foglie. La loro classificazione prevede una suddivisione in quattro tipologie, in base ai caratteri di decoratività: fronde verdi (stelo con foglie come l’Asparagus plumosus o il Ruscus hypoglossum), fronde fiorite (stelo con foglie e fiore come la mimosa o l’acacia dealbata), fronde con frutto (stelo con foglie e frutti persistenti come l’agrifoglio), foglie prive di stelo (come l’Aralia sp.).

Proprio per il fatto che la richiesta di fronde recise da parte del mercato non ha visto flessioni negli ultimi anni, ed anzi, è in continua crescita, sono numerose le aziende che hanno deciso di affiancare questa produzione ad altre più tradizionali.

Infatti, anche se l’interesse commerciale per le fronde recise è rela tivamente recente, esso trova riscontro anche nella sempre maggio re diversificazione delle produzioni florovivaistiche; questo tipo di coltivazione ha costi produttivi sensibilmente inferiori rispetto alle produzioni di fiori recisi ed ha anche più limitate esigenze colturali (generalmente le fronde possono essere coltivate in pien aria o in serre non riscaldate), infine necessita di meno manodopera perché ha una tipologia di raccolta più semplice rispetto ai fiori recisi e la durata post raccolta è generalmente abbastanza lunga, senz’altro superiore a quella del reciso floreale.

Di seguito alcune delle principali coltivazioni di reciso.

EUCALIPTO, UN SOLO NOME PER OLTRE

700 VARIETÀ

L’eucalipto é una delle piante da fronda must degli ultimi tempi, spesso accompagna i fiori nei bouquet delle spose e fa bella mostra nelle case. Sono più di 700 le varietà di eucalipto, per la maggior parte originarie dell’Australia, alcune provenienti della Nuova Zelanda e altre delle isole del sud Asia. Il nome deriva dal greco èu (bene) e kalyptos (coperto), in riferimento alla protezione dei boccioli fiorali.

Gli eucalipti sono apprezzati per il loro colore (grigio cenere) e la forma delle foglie (a cuore); le foglie giovani sono spesso molto diverse per la forma e l’inserzione sui rami rispetto a quelle adulte, questa caratteristica è detta eterofillia.

L’eucalipto predilige i climi miti e temperati, la temperatura ottimale va dai 18 ai 25 °C; viene coltivato in pien aria in aree riparate dal vento (subisce soprattutto i venti marini che possono causare una necrosi marginale delle foglie) e si mantiene in vegetazione se la temperatura non scende al di sotto dei 12° C; tuttavia sopporta temperature anche basse, fino a -5° C.

L’ombreggiamento sembra migliorare le caratteristiche ornamentali delle piante, con una maggiore intensità di colorazione delle foglie rispetto a piante cresciute in pieno sole e aumenta la produzione di fronde da recidere.

La pianta inizia a germogliare in primavera mentre la raccolta (a

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Tante varietà sempre più richieste dal mercato

partire dal secondo anno) comincia a settembre sui rami più bassi per continuare fino a marzo e aprile. Viene raccolta solo la fronda giovane e matura e si confeziona in rami lunghi circa 40 centimetri. I mazzi possono essere confezionati a peso oppure a decine e la fronda, opportunamente trattata ed essiccata, può anche venire colorata o condizionata.

L’ASPARAGO

Il genere Asparagus comprende circa 300 specie di piante erbacee perenni, suffruticose, cespugliose o rampicanti, dotate di un rizoma sotterraneo dal quale si dipartono radici avventizie e fusti detti turioni. Originario dell’Africa tropicale e dell’Asia centro-occiden tale, il suo nome è rimasto quello latino. Tra le varie specie la più adatta allo scopo di creare fronde recise è l’Asparagus plumosus. Originario del Sud Africa, questo asparago presenta foglie ridotte a brattee scagliose e fusti terminali trasformati in cladodi sottilissimi, quasi aghiformi, che conferiscono alla pianta l’aspetto piumoso. Da adulta la pianta diventa un rampicante, può arrivare ad una altezza di 3 metri. Se ne conoscono tre diverse tipologie: Compactus, che ha come principale caratteristica la compattezza della vegetazione; Nanus, simile alla precedente ma di dimensioni più ridotte ed adatto anche come pianta da appartamento; Pyramidalis, che ha appunto un portamento cespuglioso e piramidale. La raccolta inizia dopo un anno dal trapianto e deve essere effettua ta seguendo la maturità fisiologica della pianta. Le problematiche più importanti in cui può incorrere l’asparago reciso sono la pre matura caduta dei cladodi, a causa di stress idrico, e l’ingiallimento delle foglie se conservato per lunghi periodi in luoghi bui.

IL PITOSFORO SILVER QUEEN

La pianta di Pittosporum tenuifolium “Silver Queen” è un arbusto compatto, proveniente dalla nuova Zelanda, si tratta di una pianta di dimensione media, sempreverde, caratterizzata dai contrasti creati tra il fogliame e i suoi rami. Proprio i rami giovani hanno una particolare colorazione che va dal grigio scuro al nero; le foglie sono piccole e alterne con una forma che può essere oblungo-ovata a ellittica-obovata; sono di colore grigio verde, lucide ed hanno un margine ondulato bianco ed irregolare. La dimensione delle foglie varia dai 2,5 ai 6 centimetri circa. Nella tarda primavera e all’inizio dell’estate questo arbusto produce fiori campanulati e profumati di miele di colore rosso scuro, tendente al nero. Il pitosforo Silver Queen può raggiungere una larghezza di 2 metri. Ha una crescita abbastanza rapida da giovane, più lenta invecchiando, cresce bene nelle zone con clima mite e nelle zone marine e predilige posizioni di mezz’ombra. La messa a dimora del pitosforo può avvenire in autunno nelle zone a clima mite se il terreno non risulta eccessivamente umido o con un principio di gelate. Se l’arbusto è coltivato in vaso sono rari gli interventi di potatura. L’irrigazione per gli esemplari in vaso dovrà essere regolare mentre per quelli a terra non sarà necessaria se non nelle stagioni più calde.

L’utilizzo del pitosforo “Silver Queen” è molto vario: può abbellire giardini, con una piantumazione isolata o in gruppo, oppure essere utilizzato per realizzare siepi o frangivento o ancora coltivato per ottenere fronde recise.

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Il chinotto Un agrume unico e da tutelare

Continua la collaborazione tra l’Istituto Agrario Aicardi di Albenga e L’Ortofrutticola per dar voce ai giovani studenti che rappresentano il futuro del settore agricolo. Qui di seguito una riflessione del neodiplomato Pietro Vadone.

Il chinotto è un piccolo agrume originario della Cina meridionale, che ha trovato il microclima adatto a proliferare nel ponente ligure, specie nel finalese, più precisamente nella zona che va da Varazze a Pietra Ligure.

Nell’ottocento viene citato nel “Traité du Citrus” di Giorgio Gallesio chiamandolo “Nanino da China a foglia di mirto”. Leggenda vuole che a portarlo dall’oriente fu un navigatore savonese. Sul finire dell’Ottocento la produzione in Liguria era talmente importante che il 10 luglio 1887 venne costituita la Società dei Produttori di Chinotti, che arrivò a contare ben 152 soci e nel 1921 nacque la Società Cooperativa Agricola Anonima fra i Produttori di Chinotti in Savona. Le gelate del rigido inverno del 1953 decimarono la produzione e una crescente richiesta di terreni edificabili a scopi turistici, specie nelle zone costie re, ha contribuito a un forte calo della produzione di chinotto. Attualmente il chinotto è stato ricono sciuto come Presidio Slow Food con la denominazione di “Presidio Slow Food del Chinotto di Savona” perchè la maggior parte dei produttori è della provincia di Savona; tra gli aderenti al presidio c’è anche l’azienda di famiglia di chi scrive. Da poco, grazie all’aiuto del CeRSAA di Albenga, si sta lavorando per ot tenere una certificazione IGP per tutelare maggiormente il prodotto dal temuto chinotto non savonese. Il chinotto è un agrume molto particolare: appartenente alla famiglia delle Rutacee, del genere

Citrus, è l’unico a non presentare spine. L’albero raramente supera l’altezza di 3 metri e i frutti sono piccoli agrumi arrotondati, legger mente schiacciati ai poli, di colore arancione a piena maturazione. Internamente può contenere una decina di spicchi, con pochi semi, di un sapore amaro e gradevolmente acido.

La raccolta del chinotto è scalare e avviene da settembre a dicem bre, a seconda dell’utilizzo finale.

A differenza di come si può pensare, per ricavarne le migliori es senze e per avere gli aromi migliori, il chinotto viene raccolto acer bo (verde), prima che giunga a piena maturazione. Vengono lasciati sulle piante circa un terzo dei chinotti; poco prima dell’invaiatura la raccolta viene sospesa e successivamente ripresa una volta che i frutti risultano maturi. La raccolta avviene manualmente, da terra o con scale, e con l’ausilio di forbici per non privarli della rosetta e di parte del picciolo.

Il chinotto raramente viene venduto per il consumo diretto ma è utilizzato per la produzione di trasfor mati: oltre che la famosa bevanda analcolica, si producono principalmente marmellate ottenute da chinotti verdi o maturi (la differenza ne varia co lore e sapore); possono essere messi sotto alcool, sotto maraschino, sciroppati o canditi.

Oltre a numerosi prodotti dolciari, con il chinotto si possono produrre anche olii essenziali, distillati, usati per produrre gelati, per aromatizzare birre artigianali o addirittura profumi e prodotti di cosmetica. Un piccolo frutto, che racchiude al suo interno più di un secolo di storia qui, nel savonese; una storia che speriamo duri altri cent’anni!

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I ragazzi dell’Istituto Agrario Aicardi si raccontano

UN CONNUBIO VINCENTE TRA LA CULTURA DEL TEATRO E QUELLA DELL’ENOGASTRONOMIA LOCALE TERRENI CREATIVI: ARRIVA IL RICONOSCIMENTO DEL PREMIO HYSTRIO

Terreni Creativi è il festival multidisciplinare ideato da Kronoteatro che si svolge nelle aziende agricole dell’entroterra di Albenga ed è giunto quest’anno alla sua tredicesima edizione. Kronoteatro porta il teatro nel cuore economico del territorio ingauno, le aziende agricole, in un connubio vincente tra la cultura teatrale e quella enogastronomica. Kronoteatro negli anni ha ricevuto importanti riconoscimenti per questo festival, ultimo, solo in ordine di tempo, il Premio Hystrio “Altre Muse”, conferitogli lunedì 19 settembre scorso al Teatro Elfo Puccini di Milano. Il Premio, che viene assegnato da una giuria di circa cinquanta critici, ha visto primeggiare Kronote atro nella categoria progetti speciali, con la seguente motivazione:

“Terreni Creativi porta ogni agosto il teatro, la danza e la musica nel cuore economico di Albenga: le serre. È un progetto che, nelle forme di una rinata convivialità sociale, intreccia tessuto produttivo e culturale, con l’obiettivo e di spiazzare e di far ragionare il pubbli co, proponendo un modo alternativo di vivere la scena contempora nea, con spettacoli spesso mai visti prima in Liguria, ma anche nel resto d’Italia. Maurizio Sguotti, Tommaso Bianco, Alex Nesti e tutta la compagnia hanno voluto e realizzato Terreni Creativi in queste tredici edizioni nonostante tutto. Nonostante intralci, contrattempi e chiusure, ben prima del covid-19. Nonostante la sofferenza finan ziaria delle aziende agricole che lo ospitano. Nonostante il ripetuto appiattimento del sostegno e degli investimenti a livello nazionale e locale. Ciò è stato possibile grazie a una comunità - quest’anno definita tribù - di spettatori, artisti, maestranze, operatori, giornali sti, che non hanno fatto mai mancare il proprio aiuto concreto. Una sensibilità che, al di là dell’affetto, dimostra di trovare nel Festival la forza, la dedizione e l’entusiasmo della costruzione della propria identità”. Una realtà che coniuga cultura e coltura e che L’Ortofrutti cola è orgogliosa di aver sostenuto sempre, fin dai suoi primi passi.

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Il sostegno de L’Ortofrutticola a questa realtà che porta da oltre un decennio il teatro nelle aziende agricole

UN

CONVEGNO, ACCOMPAGNATO

DA SPETTACOLI TEATRALI E

DEGUSTAZIONI

ARNASCA D’ARGENTO 2022

Olivicola, di cui è presidente da oltre trent’anni: “Siamo ormai a più di 30 anni di gestione del territorio dell’Arnasca, un progetto molto importante per la Cooperativa Olivicola di Arnasco e per i suoi soci; abbiamo creduto nell’agricoltura biologica e nella biodiversità nella coltivazione dei nostri oliveti, durante questi anni il nostro credere e la nostra passione ci hanno fatto ottenere un olio unico, che permette a chi lo acquista di conoscere la sua storia e il suo terroir”.

Nei giorni precedenti al convegno, come tutti gli anni, si è tenuto il corso di muretti a secco.

Continua il presidente Gallizia: “Il corso 2022 si è concluso con successo, gli allievi, sotto la guida attenta e capace di Samuele Cama, hanno realizzato con un acciottolato la scritta Arnasco che risalta all’ingresso del paese. Non è stata solo la settimana dei muretti a secco, abbiamo avuto l’onore di ospitare due famosi artisti danesi che hanno voluto impreziosire la galleria d’arte all’aperto dei nostri murales con due loro opere inedite”.

Il programma della manifestazione, che anche quest’anno si è svolto all’aperto presso la frazione Bezzo in P.zza Santi Cosma e Damiano ad Arnasco, ha toccato diversi aspetti di un’attività che unisce tradizione, storia e sostenibilità ambientale.

Si è tenuto sabato 3 settembre il consueto appuntamento con Arnasca d’Argento, il prestigioso evento che è il fiore all’occhiello dell’attività della Cooperativa Olivicola di Arnasco, fondata nel 1984, con oltre 300 soci e una produzione di eccellenza di olio extraver gine di oliva, una vera star in bottiglia dal gusto delicato. Quest’anno il tema del convegno è stato “L’Arnasca tra terra e pietre”, storia di una comunità legata alle sue origini, tesori del passato che indicano le vie del futuro.

Spiega Luciano Gallizia, fondatore e anima della Cooperativa

A fine convegno si è tenuto lo spettacolo teatrale di Pino Petruz zelli “Vite nei Boschi”.

La serata si è conclusa presso il Castello di Bezzo sulla fantastica terrazza vista Albenga brindando sotto le stelle.

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Torna il consueto appuntamento autunnale della Cooperativa Olivicola di Arnasco

Proseguire e potenziare le progettualità delle filiere produttive che interessano i settori del comparto agricolo: filiere corte, reti di impresa e aggregazioni di soggetti imprenditoriali. Questo è uno degli obiettivi programmatici del presidente provinciale CIA Savona, Sandro Gagliolo.

Afferma il presidente Gagliolo: “Le innovazioni dei processi produttivi legati alle nuove frontiere dell’agricoltura 4.0 rappresentano un supporto decisivo alla creazione di una maggiore sinergia operativa tra le aziende che possano usufruire di vantaggi competitivi rispetto ai loro prodotti e ai canali di distribuzione e commercializzazione, oltre che ottenere maggiori finanziamenti tramite gare e bandi.

Grazie ai nostri tecnici e alla collaborazione scientifica del CeRSAA, ad esempio, abbiamo le possibilità di rinnovare e modernizzare il tessuto produttivo dei vari settori agricoli, in un ambito coordinato e integrato, proprio grazie ad accordi di filiera di carattere inclusivo e partecipativo. Insistere e promuovere, con direttrici più mirate, la sicurezza alimentare, la sostenibilità ambientale e la tracciabilità dei prodotti del nostro territorio daranno un valore aggiunto significativo a tutte le nostre produzioni e alla loro presenza sui mercati, fermo restando la forte battaglia sul fronte della concorrenza sleale e gli aspetti distorsivi a livello normativo e/o burocratico che troppo spes so hanno ostacolato prospettive di sviluppo”. Infine, il messaggio che sancisce la linea di azione su crescita delle filiere produttive e supporto ai processi innovativi per le aziende agricole: “Auspichiamo, quindi, che possano essere introdotte misure e strumenti in grado di favorire un aumento di soggetti aggregati per nuovi progetti di impresa e attività di filiera. A questo è necessario il parallelo sostegno di una promozione capace di rappre sentare nell’offerta turistica i prodotti enogastronomici e specialità locali identitarie di un territorio e della sua storia. Questo vale sia per il filone degli agriturismi e del turismo green quanto per l’attrattività delle località costiere e il legame sempre più stretto con lo stesso nostro entroterra” conclude il presidente provinciale CIA Savona.

CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI 23
POTENZIARE FILIERE CORTE E RETI DI IMPRESA DEL COMPARTO AGRICOLO AGRICOLTURA 4.0, SVOLTA PER AGROALIMENTARE E TURISMO I vantaggi per le imprese nella produzione e commercializzazione: sinergia con operatori economici e territorio

UNA MISURA COMPRESA NEL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA INVESTIMENTI PER GLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI

taici con una nuova capacità di generazione di 375.000 Kw da energia solare.

È stato pubblicato l’avviso pubblico che approva il rego lamento operativo recante le modalità di presentazione delle domande di accesso alla realizzazione di impianti fotovoltaici da installare su edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale, a cui sono destinati 1,5 miliardi di euro nell’ambito della misura PNRR, “Parco Agrisolare”.

La misura è inserita nella missione “Rivoluzione verde e transi zione ecologica”, componente “Economia circolare e agricoltura sostenibile”, ed è finalizzata a sostenere gli investimenti nelle strutture produttive del settore agricolo, zootecnico e agroindu striale al fine di rimuovere e smaltire i tetti esistenti e costruire nuovi tetti isolati, creare sistemi automatizzati di ventilazione e/o di raffreddamento e installare pannelli solari e sistemi di gestione intelligente dei flussi e degli accumulatori. Obiettivo finale della misura è quello di promuovere l’installazione di pannelli fotovol

Le risorse sono destinate alla realizzazione di interventi nel settore della produzione agricola primaria per una quota pari a 1,2 miliardi di euro, mentre due quote di 150 milioni di euro sono destinate rispettivamente alla realizzazione di interventi nel settore della trasformazione di prodotti agricoli in agricoli e alla realizzazione di interventi nel settore della trasformazione di prodotti agricoli in non agricoli. Un importo pari almeno al 40% delle risorse complessive è destinato al finanziamento di progetti da realizzare nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Le domande di accesso agli incentivi dovranno essere presentate attraverso il portale messo a disposizione dal Gestore dei Servizi Energetici S.p.A. accessibile dall’Area clienti.

Il caricamento delle proposte sarà possibile dalle ore 12:00 del 27 settembre fino alle ore 12:00 del 27 ottobre 2022.

Le agevolazioni verranno concesse mediante una procedura a sportello sino ad esaurimento delle risorse disponibili.

Per informazioni e richieste di chiarimento è possibile consultare la sezione dedicata del sito GSE Servizi/Attuazione Misure PNRR / Parco Agrisolare, in cui è anche presente un link denominato “Portale di supporto del GSE”.

CONFAGRICOLTURA
Approvato il regolamento operativo per presentare le domande d’accesso ai fondi
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DA EPACA TUTTA L’ASSISTENZA NECESSARIA LE MALATTIE PROFESSIONALI

Prosegue la campagna promossa da Epaca Coldiretti di sensibiliz zazione sul tema della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali.

La malattia professionale, definita anche tecnopatia, è una patologia che il lavoratore contrae nello svolgere la propria attività lavorativa ed è dovuta ad alcuni fattori presenti nell’ambiente nel quale presta la propria attività professionale. Si differenzia dall’in fortunio sul lavoro perché questo accade in maniera rapida ed immediata, mentre la malattia professionale si sviluppa nel tempo a causa dell’esposizione ad uno o più fattori di rischio.

La malattia professionale ha dunque origine da una causa diluita, dovuta all’esposizione nel tempo a dei fattori di rischio presenti nell’ambiente e nei luoghi in cui il lavoratore presta servizio. Nuova differenza con l’infortunio sul lavoro è quindi che ci deve essere un rapporto diretto tra malattia e lavoro. La malattia può infine essere causata dal lavoro stesso o dall’ambiente un cui si svolge (o da entrambi).

Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connet tivo, ad esempio quelle dovute prevalentemente a sovraccarico bio-meccanico, come le affezioni dei dischi intervertebrali e le tendiniti, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio (l’ipoacusia da rumore) continuano a rappresentare, anche nei primi sette mesi del 2022, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dai tumori e dalle malattie del sistema respiratorio. Il tipo di lavoro svolto, l’uso di macchinari che trasmettono vibra zioni, il costante contatto con sostanze nocive e lavorazioni che impongono posture incongrue, movimenti ripetitivi e prolungati nel tempo, portano frequentemente a sviluppare gravi patologie. È importante sottolineare che, a determinate condizioni, ed entro certi limiti di tempo, anche chi è già pensionato o chi ha già abbandonato l’attività lavorativa, potrebbe comunque chiedere il riconoscimento di una malattia professionale riscontrata nel periodo indennizzabile.

Epaca si avvale della consulenza specialistica di medici legali convenzionati che valuteranno ogni singolo caso per garantire tutta l’assistenza medica necessaria.

L’indennizzo che l’INAIL prevede per le malattie professionali è di carattere economico, sanitario e riabilitativo.

Per ulteriori informazioni e specifiche è possibile rivolgersi a Epaca presso tutti gli uffici Coldiretti della Provincia di Savona.

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Patologie dell’apparato osteomuscolare e del tessuto connettivo tra le più frequenti

LA STORIA DELLA COOPERATIVA

La Viticoltori Ingauni società Agricola Cooperativa nasce nel 1976 per iniziativa di 13 soci, che si uniscono per vinificare e commer cializzare il vino più tipico della nostra zona: il Pigato. Negli anni il numero dei soci è andato gradatamente aumentando con conseguente incremento delle quantità e delle tipologie di uve vinificate, infatti oltre al Pigato si fanno sempre più strada gli altri vitigni della nostra riviera di ponente, il Vermentino, il Rossese detto di Campochiesa, l’Ormeasco di Pornassio nelle sue varianti più conosciute quali il tradizionale, il Superiore e lo Sciac-tra, e la Lumassina mossa.

La Cooperativa ad oggi conta circa 198 soci iscritti, che sono distribuiti su un territorio della Riviera Ligure di Ponente che và dal Finalese, all’Albenganese fino al territorio di Diano Marina, mentre l’entroterra riguarda in parte la Valle del Lerrone e soprattutto la Valle Arroscia risalendo da Albenga fino al comune di Pornassio passando per Ortovero. La nostra Cooperativa non ha terreni nè di proprietà nè in affitto, pertanto tutta la produzione deriva da uve conferite dai soci, che hanno le proprie aziende su un territorio molto vasto con terroir altrettanto vario, permettendo così di beneficiare delle caratteristi che migliori delle uve provenienti dalle varie zone. Attualmente vengono vinificati all’anno circa 4500/4700 q.li di uve di cui il Pigato costituisce circa il 58% il Vermentino circa il 18% l’Ormeasco di Pornasio nelle varie tipologie circa il 10% il Rossese

circa il 7% la Lumas sina e i vini IGP e da Tavola il restante 7%. Vari sono stati i riconoscimenti conseguiti dalla nostra Cooperativa negli anni quali concorso Douja d’Or anni 1994-1995-20032005-2006-2009-20102011; il premio Gran medaglia d’argento di Cangrande (conferita al Vinitaly di Verona). Attualmente la sede della nostra cooperativa, si trova ad Ortovero (SV) in Via Roma n 3, al suo interno vi è presente un piccolo punto vendita dove si possono apprezzare e acquistare tutti i nostri vini sia sfusi che in bottiglia.

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