Cynthia Bourgeault - LA SANTA TRINITÀ E LA LEGGE DEL TRE

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Cynthia Bourgeault

LA SANTA TRINITÀ E LA LEGGE DEL TRE Il dinamismo trasformativo della Trinità alla luce delle idee di J. Böhme e G.I. Gurdjieff Prefazione di Emanuele Mocarelli Traduzione di Mariavittoria Spina

SPAZIO INTERIORE


Cynthia Bourgeault La Santa Trinità e la Legge del Tre titolo originale: The Holy Trinity and the Law of Three traduzione: Mariavittoria Spina revisione: Elisa Picozza © 2013 Cynthia Bourgeault © 2019 Spazio Interiore Published by arrangement with Shambhala Publications, Boulder Edizioni Spazio Interiore Via Vincenzo Coronelli 46 • 00176 Roma www.spaziointeriore.com redazione@spaziointeriore.com in copertina Cristo con il simbolo della Trinità, Giampietrino, xvi secolo progetto grafico Francesco Pandolfi I edizione: marzo 2019 ISBN 978-88-94906-28-8 Tutti i diritti sono riservati. Finito di stampare nel marzo 2019 presso csr, Centro Stampa e Riproduzione, Roma


a Helen Daly (1952-2012) una vera trobador di Sapienza e a Rafe sempre e ovunque



INDICE Prefazione di Emanuele Mocarelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33 Introduzione di Cyinthia Bourgeault . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37 Prima Parte LA LEGGE DEL TRE Capitolo 1 perché femminilizzare la trinità non funziona . 53 Capitolo 2 esplorare la legge del tre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65 Capitolo 3 la legge del tre in azione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85 Capitolo 4 la legge del tre e l’enneagramma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99 Seconda Parte METAFISICA DEL DUE E DEL TRE Capitolo 5 lo spostamento verso il blu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Capitolo 6 dinamismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Capitolo 7 jacob böhme, maestro ternario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Capitolo 8 sette proprietà, tre forze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Capitolo 9 contraccolpo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Terza Parte LO SVILUPPO DELLA TRINITÀ Capitolo 10 le regole essenziali di base . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Capitolo 11 prima fase – la prototrinità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Capitolo 12 seconda fase – la trinità primordiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . Capitolo 13 terza fase – la trinità sophianica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Capitolo 14 quarta fase – la trinità incarnazionale . . . . . . . . . . . . . . Capitolo 15 quinta fase – la trinità messianica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Capitolo 16 sesta fase – la trinità pentecostale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Capitolo 17 settima fase – la trinità economica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Capitolo 18 la trinità riflessiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Quarta Parte IMBRIGLIARE IL POTERE DEL TRE Capitolo 19 la radio ricetrasmittente nella credenza . . . . . . . . . 279 Elenchi utili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 299 Note . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 301 Bibliografia selezionata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 323


PREFAZIONE

di Emanuele Mocarelli

non puoi catturare un cavallo selvaggio correndo, ma nessuno che non stia correndo lo catturerà1

Certi libri rimangono indissolubilmente associati al luogo e alle circostanze della prima lettura. Per me questo ha un’impronta cinetica lieve ma persistente, generata dal dondolio di un’amaca nel piccolo giardino pieno di vita sul retro della casa di un amico sciamano specialista di rapé, alla periferia di Sorocaba, Brasile. Mi sono chiesto a lungo perché questa immagine chiedesse con insistenza di essere evocata, sulla soglia di una prefazione. Credo che l’esperienza di essere sospesi tra due alberi, abbandonati ma in leggera trazione, rappresenti plasticamente e con precisione quasi isomorfica la struttura e la scommessa di questo libro. Dove l’autrice, rispettata teologa e prete episcopale, «generalmente identificata con l’ala teologica più progressista»,2 mette a rischio la propria reputazione per proporre una rilettura del dogma trinitario, fondamento e vertice della fede cristiana, alla luce della Legge del Tre elaborata da G.I. Gurdjieff.3 1. Proverbio sufi, si veda p. 94. 2. Si veda p. 42. 3. Benché il maestro armeno abbia più volte formulato degli accenni in tal senso, Bourgeault segnala che «non è ancora emersa nessuna prova schiacciante che convalidi l’affermazione di Gurdjieff secondo cui la dottrina della Trinità un tempo era esplicitamente connessa con la Legge del Tre». Si veda p. 83.

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Come se non bastasse, lungo la strada Cynthia Bourgeault applica i risultati della sua impresa ermeneutica alla decifrazione del pensiero di Jacob Böhme, «eccelso e magnifico cosmologo visionario»,4 nonché sublime philosophus teutonicus, nella cui opera – sono parole di Ernst Bloch – «riemerge la dialettica oggettiva di Eraclito come formatrice del mondo, come ciò che produce il mondo a partire da se stessa, come essenza che lo pungola a manifestarsi».5 Non temere, lettore: l’autrice mette a frutto anche in questo libro la sua consumata esperienza di scrittrice e di conduttrice di seminari, e nonostante la natura apparentemente arcana dei temi, riesce a coinvolgerci immediatamente, trasformando la lettura in un percorso avvincente e di concreta pregnanza. Quando – con un soprassalto – ci si riscuote dall’incantesimo, si scopre di essere sospesi su un abisso insondabile, aggrappati al movimento oscillatorio di un “ponte tibetano” di pensieri incalzanti. Non so dire se ogni dettaglio del panorama mozzafiato che l’autrice dischiude ai nostri occhi reggerà allo scrutinio degli specialisti. Ma so che si tratta di uno dei libri più generosi che abbia letto, uno di quelli che mi ha più stimolato all’esercizio del pensiero come attività, e posso dire che decisamente merita di essere attraversato più e più volte (la vertigine passa, con l’esercizio). Pier Paolo Pasolini, in un documentario televisivo del lontano 1967, usava parole memorabili per definire l’entusiasmo suscitatogli dalla Lettera a una professoressa della Scuola di Barbiana: «C’è una definizione di Berenson, che dice qual è il metodo pratico, esistenziale, per giudicare la bellezza di un libro, ed è l’aumento di vitalità che dà. Leggendo questo libro, la vitalità aumenta in modo vertiginoso».6 Ebbene, anche il libro che hai in mano può notevolmente accrescere la tua vitalità, a 4. Si veda p. 44. 5. E. Bloch, Filosofia del Rinascimento, Il Mulino 1981, p. 101. 6. Si veda Pier Paolo Pasolini parla di Lettera a una professoressa su YouTube.

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giudicare da quanto è accaduto a me. Il richiamo del grande poeta friulano al criterio empatico – intercettato nelle sue radici propriocettive – costella una genealogia risalente alla teoria della Einfühlung, alla quale le recenti scoperte sui neuroni-specchio hanno restituito prestigio.7 Non siamo lontani dal paradossale rapporto tra Io sono e riflessi motorii, o tra eventi imprevisti della vita quotidiana e Corpo esserico supremo: un tema cruciale nell’insegnamento di Gurdjieff, che alle “scale degli Idrogeni” affidava proprio una morfologia della tensione come misura e tramite dei gradi di condensazione e scambio dell’intelligenza universale. Quest’anno ricorre il settantesimo anniversario della morte del maestro armeno, e proprio in questi giorni esce negli Stati Uniti una sua biografia firmata da Roger Lipsey, figura di spicco del movimento statunitense di Quarta Via.8 Nella prefazione a lei affidata, Bourgeault racconta di come si avvicinò per la prima volta al pensiero del celebre insegnante spirituale, nel 1982, attraverso la lettura di un libro di P.D. Ouspensky: 7. Un contributo sintetico di D. Freedberg, Empatia, movimento ed emozione, è pubblicato in: AA.VV., Immagini della mente. Neuroscienze, arte, filosofia, Cortina 2007. 8. R. Lipsey, Gurdjieff Reconsidered. The Life, the Teachings, the Legacy, prefazione di Cynthia Bourgeault, Shambala 2019. Le traduzioni dai testi non pubblicati in Italia sono dello scrivente. Da segnalare, in questa nuova biografia, gli accostamenti del pensiero di Gurdjieff – e del suo stile letterario – alla tradizione pitagorica, a quella cinica e soprattutto a Rabelais, sommo esponente di quel ramo “democriteo” della tradizione iniziatica rinascimentale che faceva riferimento alla scuola medica di Montpellier. Su Pitagora e lo sciamanesimo, e più in generale sulle radici della civiltà occidentale, sono essenziali le opere di Peter Kingsley, nelle quali si nota una misteriosa assonanza con il clima spirituale gurdjieffiano. Una prospettiva di “sciamanesimo quotidiano” che rimette al centro il ruolo del movimento, e che non sembra fuori tema segnalare qui, è offerta da Ya’Acov Darling Khan nella sua appassionante autobiografia Giaguaro nel corpo, farfalla nel cuore, Spazio Interiore 2018.

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«Come molti che si scoprono attratti da questo insegnamento, divorai il libro tutto d’un fiato, scoprendo che il mio universo cristiano, fino ad allora solido, veniva soavemente scosso fin dalle fondamenta. Come chiarisce Gurdjieff stesso, il varco spazio-temporale verso la ricettività è spesso aperto da una delusione profonda – “Beato l’uomo afflitto: egli ha trovato la vita”, per dirlo con le parole del Vangelo di Tommaso.9 Nel mio caso, questa delusione faceva perno intorno a una crescente frustrazione riguardo al perché una religione che vanta al proprio epicentro uno dei maestri più compassionevoli e inclusivi che abbiano mai camminato sul pianeta debba abitualmente esprimersi in modi che sono rigidi, giudicanti ed escludenti. Nell’insegnamento che mi veniva esposto, potevo vedere esattamente perché, e la visione continuò a estendersi. Si aprì all’esterno, permettendomi di comprendere come mai l’intero processo istituzionale [della religione cristiana] continuasse a correre fuori strada. [...] Verso i miei insegnanti e compagni di cammino nel Lavoro ho un debito permanente per avere aperto gli occhi e il cuore di una “esperta” beatamente ignara al più ampio mondo della presenza e dell’attenzione consapevole. Sono tornata da quei sette anni di partecipazione attiva con il mio cristianesimo totalmente risvegliato e trasformato, applicato a orizzonti molto 9. Si tratta del logion 58 nell’edizione a cura di L.C. Bauman, W.J. Bauman e della stessa Bourgeault: The Luminous Gospels, Praxis 2008, p. 26. Il volume contiene una traduzione commentata dei Vangeli di Tommaso, Maria Maddalena e Giacomo. In tale traduzione, il testo recita: «Yeshua says: Blessed are the troubled. They have seized hold of life». Nell’edizione degli Apocrifi del Nuovo Testamento a cura di M. Erbetta, (Marietti 1975, vol. 1, p. 273) il logion è numerato come 53, e suona: «Gesù ha detto: Beato l’uomo che si è affaticato! Egli ha trovato la vita».

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più vasti e scoperto nella sua dimensione di mappa stradale che finalmente rimette insieme l’immagine completa».

Va detto che la rev. Bourgeault iniziava a partecipare al Lavoro di Gurdjieff e a studiare la tradizione Sufi avendo già alle spalle un notevole percorso di vita e di studi. Era stata ordinata prete episcopale10 a trentadue anni, nel 1979, dopo aver conseguito due dottorati, in Letteratura medievale e Musicologia;11 e praticava uno stile di vita che lei stessa così descrive in un testo del 2008: «Sono una contemplativa, con il che intendo, nella tradizione cristiana, che la mia pratica spirituale è basata su una pratica regolare della meditazione, della preghiera silenziosa e della lettura scritturale meditata. Ho lavorato a stretto contatto con padre Thomas Keating al Monastero di San Benedetto, in Colorado, sulla pratica della Preghiera Centrica. È la mia pratica di meditazione da più di due decenni, ed è attraverso di essa, e mediante quell’altra antica disciplina monastica chiamata lectio divina, che sono pervenuta alla maggior 10. La Chiesa episcopale fa parte a tutti gli effetti della Comunione anglicana: ne condivide la tradizione, la liturgia e la teologia (quasi identiche – sia detto per inciso – a quelle della Chiesa cattolica), e ne è la rappresentante negli Stati Uniti. Ammette le donne all’ordinazione sacerdotale dal 1977, si oppone alla pena di morte e supporta i movimenti per i diritti civili. In molte diocesi episcopali sono ammesse al sacerdozio le persone omosessuali e si celebrano matrimoni tra persone dello stesso sesso. 11. Frutto delle competenze musicali dell’autrice è un bel manuale dedicato alla cantillazione dei Salmi: C. Bourgeault, Chanting the Psalms. A practical guide with instructional cd, Shambhala 2006. Per il compositore Ray Vincent Adams, Bourgeault ha scritto il libretto di un oratorio sulla Passione di Cristo, The Passion, eseguito per la prima volta ad Aspen nel 2004.

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parte di ciò che conosco dall’interno circa il nostro cammino nella tradizione cristiana».12

Alla Preghiera Centrica, di cui è universalmente considerata una maestra autorevole, Bourgeault ha dedicato due dei suoi libri più interessanti.13 Non era dunque una new ager ingenua e sprovveduta quella che si avvicinava al mondo di Gurdjieff quasi trent’anni fa, e che ancora oggi si esprime così riguardo a ciò che vi ha trovato: «In questo corpus di insegnamenti si trovano prospettive e strumenti pratici che non si trovano da nessun’altra parte. Per nominarne solo alcuni: la Legge del Tre e la Legge del Sette, l’Enneagramma, la materialità universale, il reciproco sostentamento, i cinque sforzi esserici, la non-identificazione, il lavoro conscio e la sofferenza intenzionale. Questi sono tutti concetti-chiave incardinati nel Lavoro che, quando applicati in un’unica visione inte12. C. Bourgeault, The Wisdom Jesus. Transforming Heart and Mind: a New Perspective on Christ and His Message, Shambhala 2008, p. 5. 13. C. Bourgeault, Centering Prayer and Inner Awakening. prefazione di Thomas Keating, Cowley 2004; C. Bourgeault, The Heart of Centering Prayer. Nondual Christianity in Theory and Practice, Shambhala 2016. Thomas Keating, insieme al confratello benedettino Basil Pennington, è l’iniziatore di questa pratica che rende accessibile a chiunque il senso della bimillenaria esperienza meditativa monastica, sulle orme dell’insegnamento di Thomas Merton e con un linguaggio e un quadro di riferimento aperti alle acquisizioni della teologia e della psicologia contemporanee. Il lettore italiano dispone dell’ottimo manuale dello stesso Pennington, La Preghiera Centrica. Che cos’è, come la si vive, Gribaudi 2007. Dispiace tuttavia che non siano stati tradotti anche gli apprezzatissimi testi di Bourgeault, nei quali risalta in modo particolare l’originalità dell’approccio dell’autrice, capace di rivitalizzare e attraversare criticamente i temi più consueti della tradizione contemplativa, senza mai “gettare via il bambino con l’acqua sporca”.

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grata, hanno la forza di spezzare la morsa micidiale che la metafisica neoplatonica, binaria, continua a imporre sulla filosofia perenne».

La conclusione di questa frase ci introduce nel vivo del tema che alimenta la trentennale ricerca dell’autrice, affiora carsicamente nelle sue opere, ma viene compiutamente messo a fuoco e sviluppato solo nel presente libro, costituendo un motivo peculiare del suo interesse: la confutazione dello spiritualismo dualista che, a partire dalla cosiddetta “Età assiale”, informa la tradizione della filosofia perenne.14 Prima di procedere oltre, mi vedo costretto a motivare le molte citazioni alle quali farò ricorso, quasi un collage antologico di testi tratti dal libro che il lettore ha tra le mani, e da altri. È una scelta obbligata per due ragioni: da un lato sono impressionanti le doti di chiarezza della scrittrice Bourgeault, messe in ulteriore risalto dalla magistrale traduzione di Maria Vittoria Spina, che non si limita a consegnarci un testo limpido e godibile, ma ne rende con eleganza la prosa musicale, lessicalmente non meno che concettualmente sorvegliata, e ricca di inflessioni poetiche; dall’altro, pare inutile duplicare qui il riassunto estensivo della struttura e dei temi del libro che l’autrice stessa si premura di offrire nelle prime pagine della narrazione. Non ci si aspetti dunque da queste righe altro che un tentativo di avvicinare il lettore, per spunti di riflessione fatalmente rapsodici, all’ampiezza di pensiero e allo spessore umano di una scrittrice sin qui inspiegabilmente ignorata dagli editori italiani. Quali sono dunque i termini del problema della filosofia perenne?

14. Si veda p. 120 e sgg.

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«Con la Divinità, o Sorgente, visualizzata come l’iniziale big bang della grande catena dell’essere, la creazione inevitabilmente si presenta come una discesa, un vastissimo effetto Doppler cosmico [l’autrice definisce questa dinamica uno spostamento verso il rosso]. Le energie della Divinità scorrono all’esterno, perdendo frequenza durante il loro procedere e facendo emergere una serie di universi racchiusi uno nell’altro, ciascuno progressivamente più denso del suo predecessore. [...] Essere creato, in particolare come essere umano di carne e sangue, significa scendere a uno stato inferiore, in una modalità dell’essere più grezza e “corrotta”, soggetta alle leggi dell’entropia e del decadimento. Inevitabilmente quindi ne consegue che il ritorno a Dio debba comportare una qualche forma di ascesa: tornare a farsi strada verso il raggio della creazione come un salmone che risale la corrente».15

L’anchilosi ereditaria imposta da questa sistematica svalutazione del piano di immanenza – svalutazione che costituisce il caposaldo e la forma più compiuta dell’ideologia patriarcale – non è devastante solamente per il nostro rapporto con il mondo della vita: «La tendenza a equiparare la densità fisica con la corruzione e a raffigurare il viaggio verso Dio come un’ascesa a un piano più spirituale della realtà [...] si scontra direttamente con il dato fondante dell’esperienza cristiana vissuta: in Gesù Dio è stato portato vicinissimo e in effetti “è diventato carne e ha abitato per un tempo fra di noi” (Gv 1:14). Al centro dell’identità cristiana, in aperta sfida alla mappa della filosofia perenne, c’è l’e15. Si veda p. 125 e sgg.

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sperienza vissuta del fatto che Dio non perde energia immergendosi nella forma. [...] Ancor più contraria al seme del pensiero metafisico è quella sbalorditiva intimazione di Giovanni sul fatto che il motivo della missione di Gesù è “perché Dio ha tanto amato il mondo” (Gv 3:16). All’opera qui c’è qualcosa di più di una semplice azione di salvezza: il mondo creato è infinitamente prezioso e di valore di per sé».16

Se questa è la diagnosi del problema, il rimedio è intravisto proprio nella rilettura del Mistero trinitario: «Gli stessi cristiani non sono abituati a pensare alla loro amata Trinità nei termini di un procedimento metafisico. Sono stati addestrati a pensare che la Trinità riguardi delle “persone”, i cui nomi sono Padre, Figlio e Spirito Santo, che vivono in una comunità eterna, autogenerante e autosufficiente. Sebbene la complessa interrelazione tra queste persone divine possa sfuggire a tutti tranne che ai teologi ben preparati, il fatto che queste persone effettivamente esistano, e che siano tre manifestazioni uniche dell’invisibile pienezza di Dio, nell’esperienza cristiana costituisce la pietra angolare della teologia. Ho stupito molti suggerendo che la Trinità potrebbe in realtà essere vista come l’equivalente cristiano del simbolo orientale dello yin-yang. La Trinità riguarda principalmente il modo in cui Dio si muove e fluisce, come muta passando di forma in forma (o “stato”) all’interno dell’ambito della manifestazione, e così facendo compenetra la mutevolezza della creazione con la pienezza dell’essere divino. L’idea che la Trinità possa essere un procedimento in16. Si veda p. 129.

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vece che delle persone sembra un concetto di stampo radicale».17 «In poche parole, sosterrò che racchiusa nella formula teologica che recitiamo per lo più in modo automatico (Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo) si trova un principio metafisico potente, che potrebbe cambiare la nostra concezione del cristianesimo e darci gli strumenti tanto a lungo e dolorosamente richiesti per riunire i pezzi della nostra frammentaria cosmologia, riaccendere la nostra immaginazione visionaria e cooperare coscientemente alla manifestazione qui sulla Terra del Regno dei Cieli di cui parlava Gesù. Tale principio si chiama Legge del Tre, e la metafisica che ne deriva può essere definita metafisica ternaria. Io credo che la Legge del Tre sia l’albero motore nascosto del cristianesimo, la cui presenza fino a ora è stata solo intuita, ma mai esplicitamente identificata dai teologi».18 «Con la Legge del Tre come chiave ermeneutica, la Trinità rivela la conoscenza del modo in cui Dio, luce nascosta, immanifesta e inaccessibile, diventa luce accessibile che crea e manifesta amore, e di come l’amore, dal canto suo, diventa l’albero di trasmissione di tutta la creazione, portando tutte le cose alla loro pienezza, non sfuggendo alla condizione di creatura ma portandola a compimento».19

Una definizione piana della Legge del Tre si può a questo punto proporre: «L’intrecciarsi di tre forze indipendenti [affer17. Si veda p. 55 e sgg. 18. Si veda p. 39. 19. Si veda p. 58.

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mazione/negazione/riconciliazione] ne produce una quarta in una nuova dimensione».20 È impossibile esagerare l’importanza del ruolo della terza forza: essa è invisibile e «non entra in una situazione automaticamente, ma richiede la mediazione cosciente di una presenza vigile e un’intelligenza flessibile».21 Bourgeault dedica molte pagine – compilando quasi un manuale – per introdurre concretamente il lettore alla comprensione operativa di quella che Gurdjieff definiva come “la Legge di Creazione del Mondo”, mediante esempi che insegnano a lavorare con essa nella vita reale, penetrandone l’apparente semplicità: «Un altro passo principale nella curva di apprendimento della Legge del Tre è iniziare a percepire la differenza tra la negoziazione tradizionale di un compromesso e un’autentica nuova manifestazione stabilita dalla Legge del Tre. La sorpresa è un elemento quasi sempre presente in uno sviluppo autentico della Legge del Tre, e può verificarsi in molti modi, come l’incontro con una persona in cui ci si imbatte per strada, una sincronicità improvvisa o un’imprevista complicazione che cambia completamente la situazione. Ma si tratta proprio di un nuovo scenario, e l’indicazione più potente che ne abbiamo è il senso di soddisfazione che lo accompagna. A differenza di un compromesso, che spesso lascia entrambe le parti insoddisfatte e polarizzate, c’è una sorta di rivelazione istantanea in una soluzione della Legge del Tre che consente alle prime due forze di allentare la presa e di ritirarsi in buon ordine dalle proprie posizioni, così la nuova triade è libera di manifestarsi».22 20. Si veda p. 148. 21. Si veda p. 78. 22. Si veda p. 90.

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RINGRAZIAMENTI

Un libro che ha occupato una parte così considerevole della mia vita ha necessariamente alle spalle un’ampia scia di gratitudine. La prima bozza di quella che sarebbe diventata la Terza Parte venne alla luce nell’inverno del 1999-2000, quando mi trovavo al Contemplative Centre sull’isola canadese di Salt Spring, nella British Columbia. Il resto del libro venne finalmente completato dodici anni dopo, durante i sei mesi di periodo sabbatico che trascorsi su un’isola del Maine, Eagle Island. Da allora a oggi si sono avvicendati centinaia di studenti, insegnanti, incontri casuali e fortuiti, libri, conversazioni, e ore e ore trascorse in meditazione, che hanno contribuito al risultato finale della presente opera. Per tutto questo esprimo un sentito grazie di cuore. Ho avuto la benedizione di lavorare con tre dei mistici cristiani più brillanti dei nostri tempi, Bruno Barnhart, Beatrice Bruteau e Raimon Panikkar, e ciascuno di loro ha dato un contribuito significativo a quest’opera. Bruno Barnhart è stato il mio mentore per quasi trent’anni, e le sue generose intuizioni e la nostra vivace corrispondenza sono state un dono straordinario durante le fasi di formazione del libro. Sono altrettanto grata ai miei insegnanti nel Lavoro di Gurdjieff, in particolare a Elsa Denzey e a Jyri Paloheimo, che mi hanno preso sotto la loro ala con fede inamovibile nel fatto che alla fine ci sarei “arrivata” e mi hanno mostrato che il La33


voro a tutti gli effetti ha un cuore umano. Jyri è stato un sostenitore entusiasta di questo progetto sin dal principio e mi ha fatto da mentore con grande energia, condividendo la sua vasta conoscenza sia della cosmologia scientifica che di quella gurdjieffiana, fino alla sua prematura morte nel 2006. A te, caro amico, esprimo gratitudine speciale e la più profonda certezza che tu ce l’abbia fatta davvero a raggiungere il «Santo Pianeta Purgatorio». Grazie di cuore al mio collega amante del rischio Richard Rohr, che mi diede la prima occasione per presentare queste idee pubblicamente, durante una nostra conferenza sulla Trinità nel gennaio del 2005. I cd di quella conferenza (intitolata The Shape of God), sono ancora disponibili nel suo Center for Action and Contemplation ad Albuquerque, in New Mexico, e l’accoglienza entusiasta che continuano a ricevere mi ha incoraggiato a credere che effettivamente esiste un pubblico interessato a quello che ho da dire. In senso molto concreto, a far venire alla luce questo libro sono stati i trentacinque studenti che hanno partecipato alla nostra Advanced Wisdom School a Orange County, nello Stato di New York, durante l’autunno e l’inverno del 2011-2012. L’entusiasmo dimostrato, l’energia e la profonda comprensione dell’importanza delle idee che stavo condividendo con loro alla fine mi hanno convinta a smettere di considerare quest’opera “il mio libro postumo” e a decidermi a metterlo nero su bianco. Il programma che abbiamo seguito durante le lezioni essenzialmente è diventato la scaletta dei contenuti di questo libro. Esprimo profonda gratitudine a tutti voi: Judy Arnold, Lois Barton, Debra Brewin-Wilson, Robin Cameron, Eileen Clark, Susan Cooper, Liz Dahmus, Helen Daly, Marietta Della Penna, Helen Dunphey, Diane Elliott, Sandra Etemad, Mary Louise Fisher, Steve Fisher, Maureen Hanley, Mary Ellen Jernigan, Wendy Johnston, Carol Leach, Jane McKenna, Elizabeth Moulton, Kathleen Nelson, Barbara Osborne, Sherrill e 34


David Pantle, William Redfield, Gina Ricciardi, Phil Rogacki, Carol Sadlek, Rosemary Shirley, Patricia Speak, Jane Waldron, Gail e Alec Wiggin e Betsy Young. E ovviamente a Catherine McCarthy, che ha indetto la Wisdom School e ha accolto praticamente tutto il mio insegnamento dei miei dieci anni in New England nel suo ruolo di coordinatrice della Contemplative Outreach Orange County. Una menzione speciale per lo straordinario contributo di Robin Cameron. Quando alla fine ho cominciato ad andare in giro a insegnare lo sviluppo della Trinità nella nostra Wisdom School, la bozza originale composta sul mio iMac del 1999 era già svanita nel cyberspazio. Fu Robin a trascrivere tutto il testo da una copia scansionata dell’originale (e grazie a te, Gail Wiggin, per la scansione!) e a ribatterlo al computer in un formato compatibile con la tecnologia del xxi secolo. Robin è un’insegnante certificata di enneagramma, oltre che una dattilografa terribilmente brava e ha sistemato il mio capitolo sull’enneagramma e sulla Legge del Tre per essere minuziosamente vagliato da due delle sue colleghe di enneagramma che sono anche ben versate negli insegnamenti di Gurdjeff. A Robin Cameron, Gloria Cuevas-Barnett e Belinda Ashenfelter sono profondamente grata per il loro aiuto e per i commenti immancabilmente di supporto. Un ringraziamento speciale anche a Jens Abildgaard che ha revisionato il mio materiale sulla Legge del Tre e la Legge del Sette sulla base della sua esperienza di una vita (letteralmente!) nel Lavoro e che ha corretto alcuni errori significativi nella mia presentazione. Infine, continuo a rimanere sbalordita dall’imprudenza profetica del mio editore, David O’Neal, nella sua volontà di assumersi i rischi di un manoscritto così fuori dagli schemi da non avere un pubblico di riferimento prestabilito. So che il libro non sarà facile da vendere: è troppo al di fuori della teologia accademica tradizionale, probabilmente troppo intellettuale per i con35


templativi, troppo mistico per gli intellettuali, troppo esoterico per gli ortodossi e troppo ortodosso per molte delle principali correnti di esoterismo. Il suo impegno nei confronti di queste idee e del cambio di paradigma che potrebbero contribuire a catalizzare è stata una prova di fiducia straordinaria, anche se entrambi sappiamo che i frutti di questa avventura potrebbero non venire raccolti nel corso di questa vita. Grazie, Dave! Grazie per avermi vista. Questo è stato uno di quei compiti da svolgere nella vita e grazie a te sono stata in grado di portarlo a compimento. Cynthia Bourgeault Eagle Island, Maine settembre 2012

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INTRODUZIONE

La prima sfida che ho affrontato nello scrivere questo libro è quella di convincervi che contenga qualcosa degno di considerazione. Per quale motivo si dovrebbe sprecare del tempo con la Trinità, una dottrina che gran parte del mondo (e anche buona parte della Cristianità) considera artificiosa e irrilevante, quando ci sono talmente tante questioni pratiche urgenti che l’umanità deve affrontare sul piano spirituale? Perfino alla teologia è richiesto uno sforzo immaginativo considerevole per poter affermare che la Trinità è sempre stata parte degli insegnamenti originali di Gesù o che essa contribuisce in qualche modo a chiarirli o incrementarli. In effetti, l’eminente teologo del xx secolo Karl Rahner ha affermato che se la Trinità scomparisse senza fare rumore dalla teologia cristiana, per non essere mai più citata, gran parte del mondo cristiano non noterebbe nemmeno la sua assenza. Per rispondere a questo interrogativo prendendo una strada tortuosa, lasciatemi citare una storia che mi venne raccontata da un mio insegnante e amico di lunga data, il derviscio abcaso Murat Yagan il maggiore. Murat mi riferì che, negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale, trascorse un periodo facendo l’allevatore in un angolo remoto della Turchia orientale. Lì divenne amico di un’anziana coppia con cui spesso condivideva il 37


pasto. La vita era stata buona con loro, ma la loro sola tristezza era di aver perso di vista il loro unico figlio, che se n’era andato qualche anno prima per cercare lavoro a Istanbul. In effetti, lui era diventato un uomo d’affari di successo, ma aveva scarsi contatti con i genitori e a loro mancava enormemente. Un giorno, quando Murat arrivò a casa della coppia per il tè, i due anziani, traboccanti di orgoglio, gli mostrarono la nuova credenza che loro figlio aveva appena mandato da Istanbul. Era proprio un bel mobile, e la signora aveva già sistemato il servizio da tè della festa sullo scaffale superiore. Murat era gentile ma anche curioso, e si chiedeva perché mai il figlio avrebbe dovuto sostenere una tale spesa per mandare ai genitori una credenza. E dal momento che l’evidente funzione di un mobile di quel tipo è fare da dispensa, perché non c’erano cassetti e sportelli? «Siete sicuri che si tratti di una credenza?» domandò Murat. Loro ne erano certi. Quella domanda però continuava a tormentare Murat. Alla fine, proprio prima di congedarsi, domandò ai due anziani di dare uno sguardo più attento alla credenza e con il loro permesso girò il mobile, scoprendo sul retro un paio di assi avvitate e delle ante che una volta aperte rivelarono di contenere una radio ricetrasmittente perfettamente funzionante. Quella “credenza” ovviamente era stata inviata per mettere i genitori in contatto con il figlio, ma non essendo consapevoli del suo contenuto, i due anziani l’avrebbero utilizzata solamente per mettere in mostra le porcellane. A me sembra che questa storia rappresenti un’impressionante analogia del modo in cui noi cristiani abbiamo utilizzato la Santissima Trinità. È la nostra “credenza teologica”, un mobile sul quale mettiamo in bella mostra le ceramiche più pregiate della dottrina, le nostre preziose dichiarazioni sul fatto che Gesù, un essere umano, è totalmente divino. Quest’uso non è necessariamente una brutta cosa, proprio come non era un male che l’anziana signora avesse disposto il suo miglior ser38


vizio da tè in bella vista sul suo nuovo mobile. Ma che dire se, all’insaputa praticamente di tutti, all’interno si nascondesse un potente strumento di comunicazione che potrebbe connetterci al resto dei mondi (visibili e invisibili), consentendoci di aprirci un varco attraverso i molti vicoli ciechi etici e dottrinali del nostro tempo, e di collocare gli insegnamenti di Gesù in un sistema metafisico dinamico capace veramente di sprigionare il loro potere? Si tratta semplicemente di “girare la credenza” e comprendere che cosa contiene. Ed è proprio quello che mi propongo di fare in questo libro. In poche parole, sosterrò che racchiusa nella formula teologica che recitiamo per lo più in modo automatico (Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo) si trova un principio metafisico potente, che potrebbe cambiare la nostra concezione del cristianesimo e darci gli strumenti tanto a lungo e dolorosamente richiesti per riunire i pezzi della nostra frammentaria cosmologia, riaccendere la nostra immaginazione visionaria e cooperare coscientemente alla manifestazione qui sulla Terra del Regno dei Cieli di cui parlava Gesù. Tale principio si chiama Legge del Tre, e la metafisica che ne deriva può essere definita metafisica ternaria. Io credo che la Legge del Tre sia l’albero motore nascosto del cristianesimo, la cui presenza fino ad ora è stata solo intuita, ma mai esplicitamente identificata dai teologi. Tale legge è nettamente diversa dalle formulazioni speculative della teologia patristica, e anche dalle logore mappe metafisiche della Sophia perennis (“la filosofia perenne”) in cui si innestano quasi sempre le correnti di Sapienza alternative all’ortodossia dottrinale. Completa, profondamente originale e, come tutti gli alberi motore, riguardante un movimento in avanti, la Legge del Tre è l’autentico temperamento del cristianesimo, la chiave in cui teoria e pratica si uniscono, e in cui tutti gli insegnamenti iniziano a connettersi l’uno con l’altro. 39


Eppure, questo principio è quasi interamente inaudito, non perché sia particolarmente nascosto o sepolto, ma perché la discussione su di esso si è spinta così lontano all’interno di circoli specialistici da essere stata considerata una materia ormai interdetta alla ricerca accademica tradizionale e all’indagine teologica. La Legge del Tre non appartiene a nessun corpus di conoscenze che i teologi generalmente considerano attinente ai loro studi. Non fa parte della teologia patristica o dei fondamenti neoplatonici su cui poggia tale teologia. Non è nemmeno parte dell’ermetismo cristiano classico o della grande tradizione della Sophia perennis. E sebbene se ne possano discernere dei barlumi in certe correnti mistiche cristiane (in particolare in quelle del filone di Jacob Böhme e Teilhard de Chardin), è stata articolata soltanto nei primi del xx secolo dall’insegnante spirituale di origine armena G.I. Gurdjieff, e fino ai tempi recenti è stata studiata e trasmessa esclusivamente all’interno della corrente di esoterismo contemporaneo nota come il Lavoro di Gurdjieff. Questo va oltre i limiti di ciò che risulta accessibile e a cui si può arrivare. A dire il vero, i tempi stanno cambiando. Soltanto una generazione fa il termine Lavoro di Gurdjieff era sconosciuto praticamente a tutti e non avrebbe suscitato nessuna reazione nell’interlocutore. Ora che il Lavoro inizia finalmente a uscire allo scoperto (emerso, in gran parte, attraverso il movimento contemporaneo dell’enneagramma dei tipi di personalità, con cui condivide un corpus notevole di materiale esoterico per lo più sovrapponibile), le persone considerano con ritrovata curiosità la metafisica eclettica e ampiamente originale che il genio spirituale, unico nel suo genere, di G.I. Gurdjieff (1866-1949) affermò di aver sintetizzato dalle scuole di Sapienza da lui scoperte, dopo una lunga ricerca, in Asia Centrale. La Legge del Tre, secondo Gurdjieff, insieme alla sua compagna, la Legge del Sette, comprende quelle che egli definisce le fondanti «Leggi di Creazione e di Mantenimento del Mondo». 40


L’intrecciarsi di queste due leggi cosmiche si trova raffigurato nel simbolo dell’enneagramma, le cui nove punte rivelano (a coloro che sono stati adeguatamente iniziati) la direzione e il dinamismo energetico con cui il mondo mantiene il suo moto in avanti. Durante i dieci anni in cui ho partecipato al Lavoro, abbiamo studiato queste leggi assiduamente, applicandole alla soluzione dei problemi sia ordinari che relativi ai misteri cosmici, e abbiamo danzato tracciando le loro linee nei famosi Movimenti di Gurdjieff. Incidentalmente abbiamo persino sentito dire che la Legge del Tre ha avuto origine nelle profondità delle tradizioni orali della Chiesa Ortodossa d’Oriente e che la misteriosa preghiera del “tre volte santo”, il Trisagion, che recita «Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi» potrebbe effettivamente riflettere un residuo di consapevolezza delle forze primordiali della Legge del Tre. Tuttavia, nessuno di coloro che ho incontrato nel Lavoro di Gurdjieff appariva particolarmente interessato a reintegrare questo potente principio trasformativo nel cristianesimo (molti sembravano pensare che il cristianesimo si trovasse già ben oltre il punto di recupero), e certamente molti dei cristiani che ho conosciuto durante i miei turni quotidiani come ministro episcopale e guida durante i ritiri religiosi erano oltremodo scettici nei confronti di qualsiasi cosa che avesse anche solo un vago sentore di esoterismo. Così, per lungo tempo mi sono limitata a tenere separate queste due correnti, consentendo alla conoscenza raccolta negli anni trascorsi all’interno del Lavoro di Gurdjieff di informare esclusivamente i miei sforzi personali di risveglio interiore. Sebbene a volte tornassi a chiedermi se ci potesse davvero essere un legame di connessione tra la Trinità e la Legge del Tre, quest’ambito sembrava troppo inconsistente e irto di difficoltà da superare. A farmi uscire da questo schema di pensiero restrittivo fu qualcosa di totalmente inatteso: un sorprendente disagio che notai di provare riguardo a una delle iniziative teologiche più 41


popolari del nostro tempo, precisamente lo sforzo di rivendicare lo Spirito Santo come una “lei” o persona divina femminile. Motivate da un sincero desiderio di recuperare il “divino femminino” del cristianesimo, molte voci in coro si erano saldamente arroccate attorno a questa reimpostazione al femminile dell’immaginario trinitario, che in effetti aveva una certa giustificazione linguistica al pari di una forte presa a livello archetipico. Come ministro episcopale donna generalmente identificata con l’ala teologica più progressista, rimasi sorpresa nel ritrovarmi ostinatamente contrariata da questa tendenza, ma qualcosa dei miei giorni nel Lavoro evidentemente si stava innescando, mentre iniziavo a realizzare che l’intera nozione di “dimensione femminile di Dio” apparteneva a un sistema metafisico binario, basato sull’equilibrio cosmico di opposti simmetrici, quando invece il contesto metafisico cristiano, per via del suo lignaggio propriamente trinitario, si rifaceva a un sistema metafisico ternario. Ancora non sapevo esattamente che cosa significasse, ma capivo che in quell’accomodamento apparentemente innocuo propenso alla parità di genere, i teologi contemporanei stavano dando una svolta sbagliata e molto grave, rischiando di perdere un inestimabile patrimonio metafisico di gran lunga più importante delle rivendicazioni femministe. Il mio tentativo di dare voce ad alcune di queste preoccupazioni fu messo a frutto con un articolo intitolato Perché femminilizzare la Trinità non funziona, che apparve nell’edizione di Natale del 2000 della rivista teologica Sewanee Theological Review. Essenzialmente, quel testo costituisce il seme dal quale nacque il presente libro. Con il cuore in gola, presentai la Legge del Tre, introducendola formalmente nella discussione teologica cristiana, e cercai di suggerire una strategia per la quale il lato femminile “mancante” del cristianesimo avrebbe potuto trovarsi semplicemente liberandoci dalle nostre fissazioni sulle tre persone divine e consentendo alla Trinità di confluire in nuove configurazioni, secondo il dinamismo intrinseco nella 42


Legge del Tre, un po’ come avviene quando si gira un caleidoscopio. Da allora molte persone mi hanno chiesto di sviluppare ulteriormente quelle idee. Questo libro rappresenta lo sforzo di mettere insieme i miei insegnamenti e scritti sulla Trinità e sulla Legge del Tre, prodotti negli ultimi dodici anni, e di creare una panoramica unificata del modo in cui funziona la Legge del Tre, del motivo per cui la considero l’albero motore metafisico della Trinità, e del perché è così importante riaffermarla. Il libro non intende essere uno studio esaustivo sulla Trinità, né un tentativo di dialogo con il pensiero teologico tradizionale. Nel corso della trattazione dell’argomento, proporrò una breve indagine degli sviluppi più entusiasmanti avvenuti nella teologia trinitaria contemporanea (che potrebbero rincuorare Karl Rahner), ma non intendo affatto basarmi formalmente su di essi. Se da un lato è incoraggiante vedere che alcuni dei più convincenti pensatori cristiani stanno abbracciando la Trinità in termini più vicini al dinamismo intrinseco alla Legge del Tre, il mio compito in questa sede è di proporre ai fini della discussione un contributo che sia esclusivamente mio. Per quanto ne so, nessuno ha mai scritto in modo specifico sulla Trinità e la Legge del Tre, nessuno ha mai cercato di intrecciare la metafisica cristiana e l’insegnamento di G.I. Gurdjieff e, cosa ancora più certa, nessuno ha mai cercato di dimostrare in che modo la Trinità, quando viene fatta “ruotare” secondo la Legge del Tre, produce una magnifica mappa del percorso del divenire divino in cui visione mistica, cosmologia, evoluzione, storia e sì, anche l’aspetto femminile mancante del cristianesimo, si uniscono nella stessa trama, che in effetti somiglia un poco alla classica visione archetipica delle “sette età dell’uomo”, ma su una scala molto più vasta. E tutto questo costituisce il tema che intendo sviluppare in quest’opera. Il libro strutturalmente è diviso in tre parti. Nella prima presenterò la Legge del Tre (iniziando da quel mio articolo originale apparso nella Sewanee Theological Review), ne esplorerò 43


i principi basilari con l’aiuto di alcuni punti di riferimento riconosciuti nel Lavoro di Gurdjieff, e vi mostrerò come potete lavorarci in pratica. Infatti, la Legge del Tre viene intesa innanzitutto e principalmente come uno strumento pratico. Non riguarda soltanto la cosmologia e la metafisica, è ugualmente capace di risolvere agevolmente i problemi interpersonali, influenzare gli esiti politici e farsi strada superando ostacoli di ogni genere e forma. Impareremo anche i principi che costituiscono il nocciolo della metafisica ternaria che verrà trattata nella Terza Parte del libro. Nella Seconda Parte, affronterò un quesito più difficile: perché mai penso che la Legge del Tre abbia qualcosa a che fare con la Trinità? Ammetto che questa tesi sia difficile da sostenere da un punto di vista storico, dal momento che la teologia trinitaria precede di ben sedici secoli la formulazione della Legge del Tre da parte di Gurdjieff; ma cercherò di dare sostanza alle mie argomentazioni sulla base di un’affinità dinamica più che di una causalità strettamente lineare. La mia impressione è che la metafisica cristiana sia sempre stata intrinsecamente ternaria (proprio perché al suo centro pone l’avvento del Cristo) e che il nucleo della nozione di Trinità sia emerso dall’immaginario collettivo dei primi padri della Chiesa cristiana proprio per creare spazio a questa realizzazione, fino al momento in cui principi di funzionamento di tale legge sarebbero stati articolati in modo più completo. Nonostante sia notoriamente disseminata di punti insidiosi, la dottrina della Trinità resistette a una certa tendenza gnostica, intrinseca alla teologia cristiana sin dai primi tempi, e insistette sulla centralità dell’incarnazione e sul principio spirituale della kenosis, lo “svuotamento” o discesa, come punti di riferimento della concezione cristiana. In questa parte del libro svilupperò alcune delle suddette intuizioni nel dettaglio, dopodiché mi appellerò a Jacob Böhme, eccelso e magnifico cosmologo visionario medievale, per aiutarmi a costruire un ponte tra i punti 44


di riferimento più noti del misticismo tradizionale cristiano e la Legge del Tre. La Terza Parte dell’opera sarà la più impegnativa, sia perché essa è molto personale sia perché, francamente, si tratta di un mondo a sé. Dovendo descriverla, probabilmente la presenterei come un poema metafisico in prosa, più artistico che teologico, per il quale l’approccio migliore è lo stesso che si utilizza nel salto della corda: semplicemente si entra con un balzo e si continua a saltare seguendo il ritmo. Mi scuso in anticipo se questa Parte lascerà indietro alcuni lettori, per via della sua evidente combinazione eccentrica di visione mistica, “matematica” metafisica e paracosmologia; potreste chiedervi che genere di dimensione della realtà pensi di descrivervi. Ed è la stessa domanda che mi sono posta anch’io, ma è proprio per esporre questa Terza Parte che ho scritto la presente opera. Devo confessare che questo poema in prosa (se si può definire così) è emerso, tale e quale, da una sola ondata visionaria non molto tempo dopo aver completato quell’articolo originale sulla femminilizzazione della Trinità. Nel paragrafo finale di quel testo, come vedremo tra breve, proposi la sfida seguente: «La soluzione non è abbandonare il principio ternario, bensì applicarlo, permettendo alla Trinità di tornare a fluire». Un pomeriggio mi ritrovai a raccogliere quella sfida. Che cosa significava esattamente «permettere alla Trinità di tornare a fluire»? Che cosa sarebbe successo se avessi applicato il principio fondamentale della Legge del Tre, ovvero che «l’intrecciarsi di tre forze separate fa emergere qualcosa di nuovo su un nuovo piano», per mettere in movimento il tanto familiare e statico triangolo Padre, Figlio e Spirito Santo, generando così nuove configurazioni? La risposta arrivò come un lampo! Questo è davvero tutto quello che riesco a dire per descriverlo. In meno di un’ora le convenzioni che governano questa “rotazione” della Trinità trovarono tutte una collocazione precisa, con un genere di ele45


ganza matematica che mi confermò di essere sulla strada giusta. Quello che emerse durante le successive due settimane fu uno scorcio mozzafiato del viaggio dell’amore divino dentro al tempo, attraverso il tempo e fuori dal tempo, dall’Alfa all’Omega, dall’origine al «Consummatum est» finale. Nella vastità di quella volta, finalmente potevo assaggiare la spaziosità di ciò che era emerso nel profondo inno paolino contenuto in Colossesi 1:15-20: Egli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato. Poiché al Padre piacque di far abitare in lui tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della sua croce; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli. 46


Padre, Figlio e Spirito Santo non è semplicemente una formula, ma racchiude un principio metafisico che potrebbe cambiare la comprensione del cristianesimo e darci quegli strumenti, oggi più che mai necessari, per riaccendere la nostra immaginazione visionaria e collaborare consapevolmente con la manifestazione del Regno dei Cieli di Gesù qui sulla terra. In questo libro – davvero unico nel suo genere – C. Bourgeault ricostruisce e spiega, con stile chiaro e irresistibile, l’intreccio che lega la metafisica cristiana della Santa Trinità e la Legge del Tre, per come inconsapevolmente intuita da J. Böhme e poi insegnata da G.I. Gurdjieff. Un libro rivolto tanto ai religiosi quanto ai laici, che arricchisce e vivifica uno dei principi immanenti alla cultura occidentale e cristiana, e che dimostra in che modo la Trinità, allorché venga vista in maniera dinamica e fatta “ruotare” secondo la Legge del Tre, possa produrre una magnifica mappa del percorso del divenire divino, in cui visione mistica, cosmologia, evoluzione e persino l’aspetto femminile mancante del Cristianesimo, si uniscono nella stessa trama.



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