Rupert Sheldrake - Scienza e pratiche spirituali

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Rupert Sheldrake

SCIENZA E PRATICHE SPIRITUALI Riconnettersi attraverso l’esperienza diretta

Prefazione di Corrado Malanga Traduzione di Marina Pirulli

SPAZIO INTERIORE


Rupert Sheldrake Scienza e pratiche spirituali titolo originale: Science and Spiritual Practices. Reconnecting through Direct Experience traduzione: Marina Pirulli revisione: Elisa Picozza © 2017 Rupert Sheldrake © 2019 Spazio Interiore First published in English by Hodder & Stoughton Ltd Tutti i diritti riservati Edizioni Spazio Interiore Via Vincenzo Coronelli, 46 • 00176 Roma www.spaziointeriore.com redazione@spaziointeriore.com in copertina All Seeing Eye in Mandala di Bars Rsind progetto grafico Francesco Pandolfi I edizione: novembre 2019 ISBN 978-88-94906-35-6


In memoria dei miei genitori, Reginald e Doris, con gratitudine



INDICE

Prefazione di Corrado Malanga . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 Premessa di Rupert Sheldrake . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 introduzione

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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La spiritualità fuori della religione • La crisi della non-fede • Studi scientifici sulle pratiche spirituali

Capitolo 1 la meditazione e la natura della mente

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Breve storia della meditazione • Risposta di rilassamento e riduzione dello stress • I benefici della meditazione sulla salute • I cambiamenti cerebrali indotti dalla meditazione • La natura della mente umana • L’ambiguità del buddhismo secolare • Due pratiche meditative

Capitolo 2 il flusso della gratitudine

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Gratitudine e visioni del mondo • Differenze personali • Cosa c’è di sbagliato nella gratitudine? • Doni e obblighi • Grazia e gratitudine • Due modi per praticare la gratitudine

Capitolo 3 riconnettersi con il mondo più-che-umano

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La natura umana e non umana • Connessioni quotidiane • I benefici del contatto con la natura più-che-umana • La connessione dei bambini con la natura • Come la natura è stata separata da Dio • La reazione romantica • Le dee occulte del materialismo • Il recente ritorno dell’animismo • Il Sole cosciente • La nuova situazione di oggi • Due pratiche per riconnettersi con la natura più-che-umana

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Capitolo 4 relazionarsi con le piante

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I fiori • L’evoluzione del senso estetico • Boschi sacri e parchi nazionali • Due pratiche con le piante • Appendice al capitolo 4: terreni di famiglia

Capitolo 5 i rituali e la presenza del passato

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Origini, miti e rituali • Rituali commemorativi • Iniziazioni e riti di passaggio • Esperienze di pre-morte e annegamento rituale • Sacrifici rituali • I sacrifici sull’altare della scienza • Rituali collettivi e individuali • La risonanza morfica • Due modi per celebrare un rituale

Capitolo 6 il canto, la salmodia e il potere della musica

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L’evoluzione del canto e della musica • Sincronizzazione sociale • La salmodia • Le vocali • I mantra • Gli effetti del canto corale • Deprivazione musicale • Dee, dèi e spiriti musicali • Due pratiche musicali

Capitolo 7 pellegrinaggi e luoghi sacri

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Dalle migrazioni ai pellegrinaggi moderni • Obiezioni al pellegrinaggio • Pellegrinaggi e turismo • La rinascita dei pellegrinaggi • I benefici del pellegrinaggio • Cosa rende sacri i luoghi sacri? • Due pratiche di pellegrinaggio

Conclusioni le pratiche spirituali in un’epoca secolare

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Il secolarismo moderno • Le ambiguità dell’ateismo • Gli effetti di uno stile di vita religioso o non religioso • Le pratiche spirituali come veicoli di connessione • Viaggi di scoperta e di riscoperta

Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 253 Note . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 255 Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 273


PREFAZIONE di Corrado Malanga

La realtà del campo morfogenetico L’autore di questo libro è Rupert Sheldrake, uno scienziato inglese le cui idee hanno raggiunto fama mondiale principalmente per la sua teoria sul campo morfogenetico. Per capire a fondo il contenuto del libro che vi accingete a leggere è necessario prima di tutto comprendere quale sia stato il cammino evolutivo dell’uomo Sheldrake, all’interno di un contesto che è quello in cui lui, fino ad ora, è vissuto. Sheldrake rappresenta uno dei pochi esempi al mondo di vero scienziato, cioè di colui che, analizzando il mondo che lo circonda, ne trae osservazioni tese da un lato a comprendere le leggi che lo governano e dall’altro a riflettere sui grandi temi dell’esistenza umana. Egli infatti non si accontenta di trovare le formule e gli algoritmi che descrivono un Universo meccanicistico e acausale, ma si chiede il perché le cose stiano così come sono. Potrebbe apparire banale, ma non lo è affatto se consideriamo che solitamente la scuola non ci insegna a chiederci, per esempio, perché due più due faccia quattro. Noi, frequentando la scuola, dobbiamo imparare che le cose stanno così e basta; invece il vero scienziato passa la vita a farsi quelle scomode domande che in generale quasi nessuno ha la voglia o la capacità di porsi. 9


Infatti, al di là della misura fisica delle cose, esiste un perché le cose abbiano quelle e proprio quelle misure e non altre. La geometria si basa su Pi Greco, un numero magico che vale circa 3,14159 seguito probabilmente da infinite cifre dopo la virgola che lo rendono un numero irrazionale, dove irrazionale significa proprio sine ratio, dal latino “senza ragione”. Il non sapere perché l’Universo sia basato su una geometria che dipende da quel valore, se per il pensiero religioso potrebbe essere normale, non lo è affatto per il pensiero scientifico, poiché quest'ultimo è legato al mondo della ragione e quindi tutto deve essere spiegato o spiegabile. Da un punto di vista religioso, il non chiedersi il perché delle cose significa semplicemente rimettere nelle mani del Creatore la responsabilità di aver creato un Universo fatto così. Invece, lo scienziato che non sa assolutamente perché l’Universo abbia questi connotati, versa in uno stato di frustrata impotenza rispetto all’ottenimento del suo obiettivo, ossia descrivere matematicamente il mondo; egli è dunque costretto, in questi casi, a demandare al futuro la sicurezza che, prima o poi, qualcuno capirà perché le cose stanno così. E nel frattempo continua a studiare credendo ciecamente che i risultati raggiunti nella comprensione dell’Universo, seppure parziali, in un imprecisato futuro garantiranno la totale descrizione del Tutto. In questo contesto Scienza e Religione sono in realtà due aspetti che presi singolarmente non conducono a nessuna ovvia certezza, anzi: da un lato, la scienza stessa corre il rischio di rappresentare una nuova dogmatica religione, in cui, anche se non si sa come stanno veramente le cose, si ha fede che un giorno tutto sarà svelato grazie all'uso della sola ragione; dall’altro, la religione sostiene invece che, seppure esistono i misteri della Chiesa, un giorno arriverà Dio e ci spiegherà come Egli ha costruito il Tutto. Ancora una volta, il dualismo che scaturisce nell’analizzare il pensiero scientifico e quello religioso ci induce a sottolineare 10


come per la scienza l’Universo sarebbe stato creato dal Caso, mentre per la religione soltanto da un intervento divino. Ora, per la maggior parte della gente, il mondo che ci circonda è dominio o di forze sovrumane oppure di forze esclusivamente umane, dove le prime dominano il mondo delle sensazioni percepite mentre le seconde dominano il mondo delle misure effettuate. Gli emisferi del nostro cervello sono i luoghi in cui avvengono i processi mentali che descrivono un Universo sensazionale (emisfero destro) o un Universo fattuale (emisfero sinistro). I due emisferi si caratterizzano per avere una visione estremamente duale e incompleta di tutto l’Universo. L’emisfero destro rappresenta un approccio alla realtà di tipo femminile, con ragionamenti circolari e divergenti, dove il canale principale di comprensione è auditivo e temporale; l’emisfero sinistro rappresenta invece un ragionamento maschile, lineare, convergente, legato alla dimensione spaziale e al canale visivo. Sostanzialmente uno dei due emisferi prevale sull’altro e le persone sviluppano attitudini e credenze differenti scegliendo quindi di fare prevalentemente lo scientista o lo sciamano: il primo misura l’Universo con i suoi strumenti esterni mentre il secondo lo percepisce con i suoi strumenti interni. Il primo farà il docente di matematica e il secondo il prete, il primo metterà tutto il futuro, il presente e il passato dell’umanità nelle mani del Caso mentre il secondo in quelle di Dio. Nessuno di questi due stereotipi prenderà su di sé la responsabilità della propria esistenza a meno di non effettuare – dentro di sé – ragionamenti che, essendo cognitivamente fortemente dissonanti, lo portino a mediare fra queste due realtà e a costruire una realtà altamente illogica e risibile anche per uno sprovveduto. Il vero scienziato, invece, spinto dalla propria esigenza di capire il mondo è in grado di integrare le due visioni della realtà 11


che ci circonda, nel tentativo di trovare una terza via che metta d’accordo la ragione con la sensazione. Chi non sente il bisogno di integrare le due visioni percettive del territorio prende forti cantonate perché crede di vivere in una realtà che assolutamente non esiste. In questo modo il fanatico religioso può sostenere che il mondo ha solo quattromila anni perché così è scritto nella Bibbia, e analogamente il professore di fisica relativistica può continuare a sostenere che l’energia di un sistema fisico non potrà mai essere negativa. Il primo si trincera dietro le dichiarazioni divine mentre il secondo dietro un’interpretazione forzosa di una formula che non dice assolutamente quello che lui vorrebbe fargli dire. Rupert Sheldrake, però, nel corso della sua esperienza di vita si accorge che qualcosa non va, tant’è che scriverà un libro il cui titolo non dà adito a dubbi: Le illusioni della scienza.* Egli nasce in un’Inghilterra prevalentemente protestante, dove i suoi studi in biologia, scienze naturali e chimica lo porteranno ad assumere un atteggiamento ateo e scientista. A un certo punto, però, nel suo percorso personale e nella sua carriera, s’imbatte in un forte pensiero interiore: il mondo non può essere solo meccanicistico, non si riesce a spiegare la realtà fisica dell'Universo soltanto con le formule, e dunque ci dev’essere qualche altro piano di comprensione che la scienza non vuole prendere in considerazione. La necessità assoluta e non più procrastinabile di affrontare questi interrogativi nasceva dal fatto che Sheldrake proponeva al mondo scientifico una visione olistica dell’Universo. Egli infatti, dopo attente riflessioni sul mondo biologico, si era reso conto dell’esistenza di un campo morfico che sembrava collegare tutte le creature di questo Universo. Il campo morfico si manifestava chiaramente quando si os* R. Sheldrake, Le illusioni della scienza. 10 dogmi della scienza moderna posti sotto esame, Urra 2013.

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PREMESSA

di Rupert Sheldrake

Questo libro nasce da un lungo viaggio attraverso i regni della scienza, della storia, della filosofia, delle pratiche spirituali, della teologia e della religione, nonché da una serie di viaggi veri e propri che hanno toccato Gran Bretagna, Irlanda, Europa continentale, Nord America, Malesia, India e altre parti del mondo. La scienza e le pratiche spirituali fanno parte della mia vita fin da quando ero bambino, e i rapporti che intercorrono tra loro sono stati oggetto delle mie riflessioni in una varietà di contesti diversi. Sono nato e cresciuto a Newark-on-Trent, una città di mercatini del Nottinghamshire, nell’Inghilterra centrale. Ho ricevuto un’educazione cristiana piuttosto convenzionale; la mia famiglia era metodista, e sono andato a scuola in un collegio maschile anglicano. Fin da piccolissimo ho manifestato grande interesse per le piante e gli animali. Tenevo in casa animaletti di ogni specie. Questa passione fu incoraggiata da mio padre, che era erborista, microscopista e farmacista. Da grande volevo fare il biologo; a scuola scelsi l’indirizzo scientifico, poi studiai biologia e biochimica all’Università di Cambridge. Durante quegli anni, mi resi conto che la maggior parte dei miei insegnanti di scienze erano atei e consideravano normale esserlo. Nell’Inghilterra di allora, scienza e ateismo formavano 23


un binomio indissolubile. La visione atea sembrava essere parte integrante della mentalità scientifica, così la adottai anch’io. A diciassette anni, nel periodo tra la fine della scuola e l’inizio dell’università, andai a lavorare come tecnico di laboratorio in una casa farmaceutica. Volevo fare esperienza nel campo della ricerca. Quando accettai l’impiego, non sapevo che sarei stato destinato a un laboratorio di vivisezione. Io volevo diventare biologo perché amavo gli animali, ed eccomi invece a lavorare in una specie di campo di sterminio. Nessuno degli animali utilizzati negli esperimenti – gatti, conigli, porcellini d’India, ratti, topi, pulcini appena nati – usciva vivo dal laboratorio. Avvertivo un contrasto stridente fra il mio amore per gli animali e l’ideale scientifico di obiettività, che non lasciava alcuno spazio alle emozioni personali. Quando diedi voce ad alcuni di questi dubbi, i colleghi mi rammentarono che tutto ciò era per il bene dell’umanità; gli animali venivano sacrificati per salvare vite umane. Non potevo negare che avessero ragione. Tutti noi traiamo beneficio dai farmaci moderni, e quasi tutti sono stati inizialmente testati sugli animali. Sarebbe irresponsabile, oltre che illegale, utilizzare esseri umani per testare sostanze chimiche non sperimentate e potenzialmente tossiche. Il ragionamento si basa sul fatto che gli esseri umani hanno dei diritti; le cavie di laboratorio, invece, non ne hanno quasi nessuno. La maggior parte delle persone sostiene implicitamente questo sistema di sacrifici animali usufruendo della medicina moderna. In quel periodo lessi i libri di Sigmund Freud e Karl Marx, che rafforzarono ulteriormente la mia visione atea, e una volta iniziata l’università mi iscrissi all’Associazione Umanista di Cambridge. Dopo aver frequentato alcune riunioni, tuttavia, cominciai ad annoiarmi e la mia curiosità mi condusse altrove. Ciò che mi è rimasto più impresso di quel periodo è un discorso che ci fu rivolto dal biologo Sir Julian Huxley, un luminare del movimento umanista secolare. Secondo lui, gli esseri umani 24


dovevano assumere il controllo della loro evoluzione e perfezionare la propria razza utilizzando l’eugenetica, e in particolare la riproduzione selettiva. Huxley immaginava una nuova generazione di bambini geneticamente potenziati, concepiti mediante donazioni di sperma e inseminazioni artificiali. I donatori avrebbero dovuto possedere specifici requisiti perché si realizzasse l’auspicato perfezionamento dell’umanità: dovevano provenire da una lunga discendenza di scienziati, aver ottenuto grossi successi personali nel campo delle scienze e godere di grande rispetto nella vita pubblica. Alla fine il donatore di sperma ideale risultava essere lo stesso Sir Julian, che – venni a sapere più tardi – metteva personalmente in pratica le proprie teorie. Come ateo e biologo in erba, dovevo credere che l’Universo fosse di natura essenzialmente meccanica, che non esistesse uno scopo ultimo né un Dio, e che la mente umana si riducesse all’attività fisiologica del cervello. Tuttavia queste idee mi apparivano come forzature, soprattutto quando mi innamorai. Stavo con una ragazza bellissima, e durante un periodo di emozioni intense frequentai un corso di fisiologia riguardante gli ormoni: imparai cos’erano il testosterone, il progesterone e gli estrogeni, e quali effetti producevano sulle varie parti del corpo maschile e femminile. C’era un abisso, però, tra l’esperienza dell’innamoramento e lo studio di quelle formule chimiche. Inoltre, mi rendevo conto sempre più dell’enorme divario tra la mia motivazione iniziale – l’interesse per le piante e gli animali in quanto esseri viventi – e il tipo di biologia che mi veniva insegnata. Non c’era praticamente nulla in comune tra la mia esperienza diretta con le piante e gli animali e il modo in cui stavo imparando a conoscerli. Le lezioni in laboratorio consistevano nell’uccidere gli organismi da studiare, dissezionarli e suddividere le singole parti in componenti sempre più piccole, fino a raggiungere il livello molecolare. Sentivo che c’era qualcosa di profondamente sbagliato, ma 25


INTRODUZIONE

Tutte le religioni si avvalgono di pratiche spirituali, che aiutano a stabilire connessioni tra le persone e con forme di coscienza oltre il livello umano. Fino a poco tempo fa, la maggior parte degli atei e degli umanisti secolari dava per scontato che tali pratiche fossero una perdita di tempo, se non addirittura pericolosamente irrazionali. Queste posizioni si stanno però gradualmente spostando, soprattutto nel campo della salute e del benessere. Nonostante i suoi enormi progressi, la scienza medica non aiuta a dare senso, scopo o significato alla vita, a migliorare le relazioni interpersonali o a trasmettere valori come gratitudine, generosità e perdono. Tutto questo non è competenza della medicina; se ne è sempre occupata la religione, con notevoli effetti positivi sulla salute e sul benessere di chi la esercita. Da recenti studi sperimentali è emerso che, in media, le persone religiose sono meno colpite da ansia e depressione rispetto ai non religiosi;1 hanno minori tendenze suicide,2 fumano meno3 e fanno meno abuso di alcol e droghe.4 La maggior parte di questi studi non ha isolato gli effetti di ciascuna specifica credenza o pratica spirituale, e ogni singola religione comprende un’ampia varietà di pratiche. Alcune, come la meditazione o la gratitudine, possono essere applicate anche in un contesto secolare, apportando gli stessi benefici fisici e mentali alle persone non religiose. 35


Nel xx secolo era opinione diffusa che presto si sarebbe affermato il dominio supremo della scienza e della ragione, e le religioni sarebbero lentamente sparite. L’umanità avrebbe adottato un ordine sociale laico, basato sulla ragione e libero dalle pastoie di antichi dogmi e superstizioni. Tuttavia, invece di estinguersi, le religioni hanno persistito. L’islam non è affatto scomparso; l’induismo è vivo e vegeto; il buddhismo ha guadagnato prestigio anche in paesi non tradizionalmente buddhisti, in parte per merito del Dalai Lama. Il cristianesimo è effettivamente in declino nella maggior parte dell’Europa e del Nord America, ma sta crescendo nell’Africa subsahariana, nonché in Asia e nel Pacifico, dove attualmente ci sono più cristiani che in Europa.5 In Russia, durante l’epoca sovietica lo Stato era ufficialmente ateo e ogni religione veniva brutalmente soppressa, ma a partire dal crollo del regime comunista nel 1991 la percentuale di cristiani è fortemente aumentata. Nel 1991, il sessantuno per cento dei russi si definiva non religioso e il trentuno per cento di religione russa ortodossa; nel 2008 i non religiosi erano diventati appena il diciotto per cento, mentre i cristiani ortodossi rappresentavano il settantadue per cento della popolazione.6 Come reazione a questi fenomeni inaspettati, è tornato alla riscossa l’ateismo militante. La crociata antireligiosa di questo xxi secolo è stata guidata dai cosiddetti Nuovi Atei, in particolare da Sam Harris con il libro La fine della fede. Religione, terrore e il futuro della ragione; Richard Dawkins con L’illusione di Dio; Daniel Dennett con Rompere l’incantesimo. La religione come fenomeno naturale; e Christopher Hitchens con Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa. I Nuovi Atei non credono in Dio, ma credono fortemente nella filosofia materialista. Secondo i materialisti, l’intero universo è inconscio, fatto di materia priva di intelligenza e governato da leggi matematiche impersonali. La natura non ha alcun disegno né scopo. L’evoluzione è il risultato di un’interazione tra cieca casualità e necessità materiali. La coscienza è confinata 36


all’interno della scatola cranica, ed esiste solo nell’ambito del cervello. Dio, gli angeli, gli spiriti sono idee prodotte dalla mente umana, quindi si trovano all’interno del nostro cervello e non esistono di per sé “là fuori”. In questo sistema di credenze, la religione appare come una palude di superstizione e irrazionalità, uno stadio evolutivo che l’umanità ha ormai superato. Chi crede ancora nella religione è uno sciocco o un illuso; bisognerebbe liberarlo dalla prigione di falsità in cui è intrappolato, o per lo meno istruire i suoi figli affinché possano uscirne. La visione del mondo materialista ha giocato un ruolo fondamentale nella secolarizzazione dell’Europa e del Nord America, che è stata accompagnata dal declino dell’osservanza religiosa tradizionale soprattutto tra i cristiani.7 Oggi, in Europa, i cristiani praticanti sono un’esigua minoranza. In Gran Bretagna, la percentuale di persone che vanno regolarmente in chiesa era del cinque per cento nel 2015, mentre nel 1980 ammontava al dodici per cento.8 I non religiosi, d’altro canto, rappresentano una fetta di popolazione molto più grossa, il quarantanove per cento, e costituiscono la maggioranza della popolazione bianca.9 Con l’eccezione della Russia, il declino della fede cristiana si è verificato in quasi tutti i paesi europei, sia cattolici che protestanti. In Francia, paese storicamente cattolico, nel 2011 solo il cinque per cento circa della popolazione andava a messa ogni settimana:10 la stessa percentuale riscontrata in Svezia, paese storicamente protestante.11 Anche nei paesi in cui la Chiesa cattolica godeva di grande solidità, l’osservanza religiosa è calata drasticamente. In Irlanda, nel 2011 solo il diciotto per cento circa della popolazione andava a messa ogni settimana, mentre nel 1984 la percentuale sfiorava il novanta per cento.12 Persino in Polonia, il paese più religioso d’Europa, la percentuale di praticanti era scesa al di sotto del quaranta per cento nel 2011. Oggi, quasi tutti i paesi europei sono prevalentemente secolari e vengono spesso definiti “post-cristiani”. Gli statunitensi 37


sono più religiosi: nel 2014, l’ottantanove per cento dichiarava di credere in Dio, il settantasette per cento professava una religione e il trentasei per cento partecipava ogni settimana alle funzioni religiose. Gli atei erano appena il tre per cento, molto meno rispetto a gran parte dell’Europa.13 Tuttavia, anche negli Stati Uniti l’appartenenza e l’osservanza religiosa sono in calo.14 La situazione è in continuo mutamento. I princìpi su cui si basa il materialismo si rivelano alquanto discutibili se li esaminiamo alla luce delle nuove scoperte scientifiche, come ho dimostrato nel mio libro Le illusioni della scienza. Inoltre, l’esistenza stessa della coscienza umana pone questioni sempre più problematiche per i materialisti, che partono dall’assunto che tutto, compreso il cervello, consista di materia priva di intelligenza. Se è davvero così, se la coscienza è assente da tutto il mondo naturale, come fa a emergere nel cervello? Questo è il cosiddetto hard problem,* “il problema difficile”, nella filosofia della mente.

La spiritualità fuori della religione Il declino dell’appartenenza e dell’osservanza religiosa non significa che l’ateismo abbia preso il sopravvento. Da un sondaggio del 2013 è emerso che in Gran Bretagna solo il tredici per cento degli adulti era d’accordo con l’affermazione: «Gli esseri umani sono fatti esclusivamente di materia e non contengono alcun elemento spirituale». Oltre tre quarti della popolazione adulta dichiarava di credere che «nella vita esistono cose che semplicemente non si possono spiegare, né con la scienza né con altri mezzi». Anche tra chi si definiva non religioso, una * L’hard problem, introdotto da David Chalmers, è relativo alla spiegazione degli aspetti qualitativi e soggettivi dell'esperienza cosciente che sfuggono a un'analisi fisicalista e materialista. [N.d.T.]

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RUPERT SHELDRAKE Nato a Newark-on-Trent, in Inghilterra, nel 1942, Rupert Sheldrake è considerato tra i più importanti biologi e saggisti scientifici dell’età contemporanea. Dopo aver studiato Biologia a Cambridge e Filosofia ad Harvard, ha conseguito un dottorato di ricerca in Biochimica a Cambridge nel 1967. Ha fatto parte della Royal Society dal 1970 al 1973, studiando lo sviluppo delle piante e l’invecchiamento delle cellule. Dal 1974 al 1985 ha vissuto in India, dove è stato responsabile del Dipartimento di Fisiologia delle Piante presso l'Istituto Internazionale di Ricerca sulle Colture nelle Aree Tropicali Semi-Aride (icrisat) di Hyderabad. È autore di più di 85 articoli scientifici e di 14 libri, tradotti in tutto il mondo, di cui 6 come co-autore. È noto soprattutto per la teoria della “risonanza morfica” che, confutando alcuni capisaldi della scienza classica, dimostra come ogni membro di ogni specie attinga a una memoria collettiva propria del corredo genetico di quella determinata specie. Questa teoria, il cui dibattito è ancora in corso e che ha implicazioni enormi riguardo lo sviluppo di una coscienza collettiva di ge-


nere, è stata aspramente criticata dai membri della comunità scientifica, ma ha portato nel 2013 Sheldrake a essere inserito nella lista dei pensatori più influenti del mondo dal Duttweiler Institut di Zurigo. Nel corso della sua lunga carriera ha studiato molti fenomeni poco approfonditi dalla scienza classica come il comportamento degli animali legato alle loro capacità sensoriali (quali ad esempio le abilità telepatiche di cani, gatti e altri animali o la loro capacità di anticipare terremoti o tsunami) e altri fenomeni legati alle persone, come la sensazione di essere osservati, la telepatia tra le madri e i propri figli e le premonizioni. Vive a Londra con la moglie Jill Purce, terapeuta della voce e del suono e costellatrice familiare.



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