Tracciati d'arte n8

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“Volo sull’acqua”, (particolare) acrilico 100x70 di Ermanno Ciani

8 - AGOSTO - SETTEMBRE - Ottobre


la BOTTEGA PITTURE, SMALTI, COLORI, CARROZZERIA, EDILIZIA, PARATI, VERNICI, BELLE ARTI

8 SISTEMI TINTOMETRICI

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EDITORIALE

Lettera aperta ai ragazzi Lavorare tanto, si, ma con un obiettivo. Voglio dire a voi giovani, che non dovete sentirvi sfiduciati, anche se la situazione sociale è grave. Ognuno di noi ha un potenziale, che è ricchezza. Lavorare tanto per raggiungere anche un piccolo obiettivo questo è il primo passo. Abbiate fiducia, ponetevi un primo piccolo obiettivo e cercate di capire quale può essere la giusta strada per arrivarci. Un primo passo che vi darà forza e vi farà pian piano conoscere le vostre possibilità. Raggiungere anche un piccolo traguardo vi darà energia e man mano che andrete avanti se ne accumulerà altra. Nello studio, nel lavoro, nelle vostre passioni, credete in voi e organizzatevi. Ogni obiettivo si raggiunge organizzando al meglio la propria settimana. Tutto nella vostra settimana deve trovare spazio, il divertimento, il riposo, l’impegno. Rubare al tempo il proprio tempo è il segreto del successo, e il successo non è certo quello che si vede in TV o nelle riviste d’attualità. Il vero successo è la soddisfazione personale. Ci dà sicurezza, c’infonde gioia, e ci fa vivere pienamente. Organizzare al meglio la vostra settimana, nero su bianco, significa prendere in mano la propria vita dando spazio solo a ciò

che è più importante per voi e per i vostri obiettivi. Sarete voi a dare un nuovo andamento alla vostra giornata accettando anche le novità e prendendo al volo le occasioni, ma senza lasciarsi vivere da ciò che succede in modo casuale. Carissimi ho raggiunto delle grandi soddisfazioni personali lavorando sodo e organizzando al meglio il mio tempo così facendo posso averne sempre tanto altro a disposizione. Abbiate speranza nel futuro, Abbiate fiducia nelle vostre capacità, se pensate di non averne non è vero, dovete soltanto scoprirle e per scoprirle dovete cambiare qualcosa! Iniziate con il cambiare l’organizzazione della vostra settimana, provare non costa nulla, fatelo almeno per due settimane, vedrete, sarete più determinati e sperimenterete un semplice modo di gestire meglio la vostra vita! Poi, quando avrete ben capito qual è l’obiettivo che volete raggiungere inseritelo nel “piano settimanale” dando spazio anche al divertimento, al riposo e ai vari impegni che avete e il gioco è fatto! Vedrete, prima o poi il mondo intorno a voi cambierà, sarete più soddisfatti e più felici e vedrete nuovi orizzonti ancora celati ai vostri occhi.

Per chi volesse approfondire o avere chiarimenti sul “piano settimanale” può scrivere alla redazione: tracciatidarte@gmail.com

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Stefano Rippo Ermanno Ciani Libri in vetrina Migliori Foto Ladispoli Cake Design Carmelo Segreto, un gioiello parlerà di te Aprite il Castello! Un nuovo promettente inizio per Ladispoli La Terra delle acque, Val di Chiana Museo Etrusco Chianciano Terme La Tomba delle statue di Ceri Saltandiars Le mostre di Tracciati D’Arte Mino Freda, Unchined Soul Max Smeraldi Grazie Signor G. - Omaggio a Giorgio Gaber 50 opere in mostra - Renato Guttuso Arte nell’orto Mostre a Roma Mostre terminate Alessandro Costa “Destini Comuni” Su il sipario di Peppe Militello Andrea Cerqua, Appunti di Viaggio Un caso di morte apparente Favole e storie scritte dai più piccini per i più piccini EDITORE Andrea Cerqua DIRETTORE RESPONSABILE Luana Rossi

IN REDAZIONE Roberto Serafini Claudia Crocioni Noemi Paris Patrizia Iovine Patrizia Maio Peppe Militello Flavio Enei Fabio Papi Eleonora Baliani

GRAFICA E IMPAGINAZIONE Adriano Di Santo www.officina19.it

Andrea Cerqua, Artista, Editore Tracciati D’Arte

PER LA TUA PUBBLICITÀ SU TRACCIATI D’ARTE 320.1662965 tracciatidarte@gmail.com Tracciati D’Arte

TRACCIATI D’ARTE è un organo di divulgazione dell’associazione culturale “Fatto a mano”


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Roberto serafini Nell’ambito del rinnovo delle cariche sociali, ci siamo trovati, in questo secondo anno di vita dell’associazione culturale “Fatto a mano”, a dover eleggere il vice-presidente. Ebbene, con grande orgoglio sono qui ad annunciare agli affezionati lettori di “Tracciati d’Arte”, che la carica di vicepresidente sarà ricoperta quest’anno dal sottoscritto. Vorrei in poche righe presentarmi a Voi, affinché possiate avere un ulteriore punto di riferimento, a testimonianza che l’associazione è viva e sempre in movimento, al fine di migliorarsi ogni anno di più e proporre continuamente novità che ci auguriamo possiate apprezzare. Mi chiamo Roberto Serafini, e vivo nel nostro amato territorio, ricco di storia e cultura, dal 1982. Trapiantato da Roma, come moltissimi di voi credo, ho apprezzato sempre di più,

nel corso dei decenni passati, le bellezze naturalistiche che mi circondavano. In pochi chilometri, è possibile trovare una varietà di paesaggi che vanno dal mare alla collina, dal lago alle campagne dove le viti e gli ulivi sembrano essere antichi testimoni del tempo passato, con il suo carico di popoli, personaggi, artisti che hanno calcato questi stessi luoghi dove anche noi svolgiamo, a volte inconsapevoli, le nostre attività quotidiane. L’arte posso dire fa parte della mia vita da sempre, nello specifico sono un appassionato di musica nonché musicista dilettante. Ho maturato questa vocazione e passione proprio qui, nella nostra terra, e in tanti anni ho potuto verificare e apprezzare la moltitudine di artisti crescere e affermarsi nelle forme d’arte più sva-

riate: pittori, scultori, poeti, musicisti, cantanti… sembra proprio che le Muse, accompagnate da Apollo, amino danzare e cantare nella nostra terra, ispirando e incoraggiando quanti amano l’arte. È proprio per dar voce a questi artifex, artefici dell’arte, artigiani, creatori, che la rivista è nata. Vogliamo, come stiamo facendo, contribuire a far amare l’arte e gli artisti che vivono tra noi, dando loro voce e possibilità di farsi apprezzare per il dono che hanno. Da parte mia, continuerò a dare il meglio di me nell’affiancare tutti gli amici della redazione e il presidente Andrea Cerqua, nel portare avanti questo intento. Ci auguriamo di crescere ogni giorno di più, grazie anche a tutti coloro che ci leggeranno e ci seguiranno con passione e fiducia. Roberto Serafini, Vicepresidente Ass. Cult. Fatto a Mano

www.tracciatidarte.wordpress.com Con viva soddisfazione e grande entusiasmo siamo lieti di annunciare che, da alcune settimane, la rivista Tracciati d’Arte ha aperto un proprio blog. L’idea nasce dal fatto di voler rendere fruibile la rivista ad un pubblico sempre più vasto, come si direbbe oggi, anche al mondo degli internauti. Il blog è strutturato principalmente come un grande contenitore che raccoglie tutti gli articoli pubblicati sulla rivista cartacea che sono suddivisi in categorie o argomenti, in modo da facilitare la consultazione in base ai propri interessi. Avremo modo così di cercare facilmente tutti gli articoli pubblicati nei vari numeri che trattano per esempio dei pittori, oppure degli scrittori, ma anche visualizzare tutti gli articoli di una singola rivista semplicemente navigando nel menù posto sulla sinistra. Possiamo anche affinare la nostra ricerca utilizzando il campo “trova” e ricercare direttamente un nome oppure un termine specifico. Nella pagina iniziale invece, fanno bella mostra tutte le bellissime

copertine delle riviste che, se cliccate, conducono ad un altro sito di appoggio (it.calameo.com), dove sarà possibile leggere le stesse con il metodo sfogliabile, puntando il mouse su un angolo e trascinando oppure, per i possessori di tablet, sfogliando con la punta del dito proprio come si farebbe con un giornale cartaceo. Un regalo ulteriore che Tracciati d’Arte fa ai propri lettori è che dal sito it.calameo.com, è possibile scaricare in formato pdf la rivista, e questo senza obbligo di registrazione (come spesso invece viene richiesto in questo tipo di siti). Chi lo desidera potrà quindi effettuare il download sul proprio PC o tablet e leggerla comodamente in un secondo tempo. Bene, a questo punto, non ci rimane che dire dove trovare tutto questo. L’indirizzo internet del blog è: tracciatidarte.wordpress.com. Venite a trovarci e iscrivetevi, utilizzando la casella in fondo alla pagina, per ricevere via e-mail notizia sulle uscite dei nuovi numeri di Tracciati d’Arte.

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Stefano Rippo nasce a Roma nel dicembre del ‘49. Dopo alcune esperienze lavorative entra nel mondo dell’ arredamento, studia ed inizia il suo percorso creativo. La semplice rappresentazione di progetti d’ arredo si trasforma in qualcosa di più ampio: si allarga all’ esterno. Inizia a disegnare e a ritrarre prevalentemente ad acquarello i paesaggi che lo circondano, il giardino di casa e la sua luce su cipressi e ginestre, le campagne toscane, i vecchi borghi. Non abbandonando la paesaggistica, lavora accanitamente allo studio del corpo umano. Sono molti i corsi di

nudo frequentati e non smette, tutt’oggi, di esercitarsi in questa pratica che ritiene essenziale. Trova in questa ricerca, a volte gioiosa, spesso inquieta, una soluzione laica ai problemi dello spirito. Non occorre più un’identificazione religiosa. La carne quasi trascende e diviene una strada verso un tentativo di silenzio. L’essere umano, dipinto o disegnato, oscilla tra due poli: l’ innocenza prepeccato originale e la corruzione smodata. Lo sguardo è sempre partecipe.


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ERMANNO CIANI LE FLUIDE TRASPARENZE DELLA LUCE

di Alessia Cervelli Trasparenze, giochi di luce, riflessi inaspettati si compongono su superfici acquatiche, specchio della vita umana che ogni giorno si compie. Ermanno Ciani, con la sua arte indaga l’essere umano ed i suoi più intimi segreti, facendo dell’acqua il suo elemento. Con la sua fluidità, libera dai vincoli, filtra nelle coscienze portando a galla sentimenti nascosti, repressi, a volte dimenticati. In un connubio tra passato e presente, con uno slancio verso un futuro positivo, fiducioso, Ciani fonde la materia con il

proprio spirito, entra in contatto con la natura circostante e le affida i suoi pensieri che, come l’acqua, divengono limpidi. La natura, con i suoi elementi, è, quindi principio fondante per quest’artista che ne fa metafora di vita e fonte di forza, oltre che espressione del proprio essere. L’uso dell’acrilico e dell’acquarello permettono a Ciani di poter creare trasparenze attraverso velature leggere, passate in rapida successione, grazie anche alle proprietà delle tecniche usate. La cromia verte su toni freddi, propri dell’acqua, dal blu intenso al verde, passando dalle innumerevoli sfumature possibili. Soggetti, colori, tecniche, pensieri, si legano, dunque, armonicamente, dando vita ad opere di immenso valore estetico e momenti di intensa riflessione.


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Estate in Ladispoli Spesso Tracciati d’Arte getta uno sguardo anche allo sport del nostro territorio, sottolineando a volte situazioni interessanti che meritano continuità. Una voce importante al riguardo ce la fornisce puntualmente Fabio Ciampa, delegato allo sport del comune di Ladispoli che come moltissime persone già conoscono, rappresenta per il territorio una personalità di tutto rispetto in quanto si impegna e crede nei suoi obiettivi con passione e sincerità di intenti. E’ proprio in periodi come questi, ci dice Fabio, in cui la trasparenza, l’onestà, e la passione per le cose buone e giuste sono luce

che guida verso una ripresa e un uscita dal buio della crisi che è prima di tutto crisi dei valori. A Ladispoli, nei mesi di Luglio e di Agosto le tantissime iniziative artistiche e sportive organizzate sul viale Italia, in Piazza Rossellini, Piazza della Vittoria, sul Lungomare, ma anche in altri luoghi come la Grottaccia, i giardini pubblici di via Firenze, nell’Arena Polifunzionale di via De Begnac, sono state una dimostrazione di come le persone di buona volontà che amano la terra in cui vivono e soprattutto hanno a cuore il bene comune e lo sviluppo, unendosi e credendo fer-

mamente ad una collaborazione oltre le barriere, siano riuscite a dare un nuovo impulso turistico ad una cittadina potenzialmente ricca di risorse. D’accordo con molti commercianti coordinati da Giuseppe Pierucci e i suoi collaboratori, il Viale, la Piazza e il Lungomare dal 5 Luglio al 31 Agosto si sono colorati di eventi di arte e sport, coinvolgendo un pubblico proveniente da tutto il territorio a nordovest di Roma. Tutto ciò ci dice Fabio è stato possibile soprattutto con l’aiuto degli uffici di Sport, Turismo, Cultura e Spettacolo del comune di Ladispoli. Fabio Ciampa ci saluta e sottolinea che l’organizzazione sportiva degli eventi del viale Italia da lui coordinata è stata possibile grazie anche alla pronta collaborazione di Roberto Rossi e dei suoi amici Rugbisti nelle persone di: Cavallini Lillo, Claudio De Silvestri, Marco Cavicchia.

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LIBRI IN VETRINA Gianfranco Rucco. Figli della luce. Il risveglio di una memoria iperborea. Settimo Sigillo Edizioni.

Thule, l’isola del sole, e Iperborea erano i centri principali del ciclo nordico, il cui ricordo si è conservato nelle leggende, nella saga, nei poemi e nella concezione religiosa di molti popoli dell’antichità. I Veda, l’Edda e l’epos omerico rivelano molte inequivocabili tracce di questa primitiva patria nordica degli Indoeuropei. Da questi studi ed approfondimenti Gianfranco Rucco ha raccolto e pubblicato alcuni dati e racconti in una sorta di “diario di viaggio”: Il racconto del rapporto che dura ormai da quasi venti anni tra l’autore, un uomo del nostro tempo, ed alcune Guide, Maestri Invisibili che lo accompagnano nel cammino della vita parlando per bocca della Veggente, la sua Compagna Eterna, ritrovata grazie ad uno di Loro dopo anni molto bui. Quest’opera letteraria vuole raccontare di come a volte gli avveni-

A cura di Claudia Crocioni

menti della vita, apparentemente casuali, siano in realtà ricollegabili ad un “filo rosso” che li riunisce e li indirizza verso un’unica direzione. Riscoprendo quel filo sottile possiamo riassaporare la vera essenza della vita e capire il senso secondo il quale vale la pena di viverla. Gianfranco il tuo libro parla in qualche modo di Teologia? Fondamentalmente, questo è un libro sul “senso” e tenta di trasmettere l’esperienza del progressivo, faticoso e profondo processo di disvelamento del senso dell’esistenza attraverso la rilettura dei segni che nel corso degli anni si sono manifestati mediante gli eventi della vita e che recuperano il loro vero significato alla luce dei Messaggi delle Guide. Essendo l’argomento molto intrigante e soprattutto a tratti metafisico, come hai pensato di strutturare il testo?

Adesso altre pecore è un romanzo sulle anime migranti, ma il tema principale è solo lo spunto per una scrittura libera, giocosa, leggera. Il protagonista è convinto d’aver vissuto infinite volte e racconta dei tempi lontani in cui era corbezzolo, molecola organica, abete su una pista di sci. La sua adorata Adelina è caduta in un dirupo a Canale Monterano e lui crede che si sia reincarnata nell’orologio a cucù appeso in salotto. Spera in cuor suo che si rompa e che l’anima di Adelina trovi alloggio nel corpo di una donna. Quando ciò accade, va a cercarla a Parigi accompagnato da un’amica barbona ex docente universitaria e un ladro in pensione che sostiene d’esser fittizio, inventato. A Parigi ha inizio l’azione vera e propria, il ritmo si fa serrato, con fughe in taxi, risse, raffiche di mitra, travestimenti, svenimenti. Guido Piccoli sul Mattino ha scritto che «se ridere fa bene perché dicono riduca la pressione arteriosa, irrori l’organismo di ossigeno, moltiplichi le endorfine anti-dolorifere e agevoli la digestione, leggere Adesso altre pecore dovrebbe fare benissimo». Un libro che diverte e fa bene alla salute, ma è anche molto di più. La scrittura ha la forma e l’inconsistenza del sogno, dove il rapporto tra causa ed effetto è labile se non inesistente, e il racconto, come ha scritto Sergio Durante sul Corriere del Mezzogiorno: “Pur condotto sul crinale di assoluta volatile fantasia, è sempre brillante, pieno di grazia e di arguzia, d’informale eleganza e si nutre d’infiniti riferimenti, prelievi, rinvii e allusioni alla grande letteratura”.

Questo libro non ha una struttura sistematica: è fatto di ricordi, di “risonanze” e d’immagini, miei e di Altri; è fatto di racconti di avvenimenti appartenenti a tempi e luoghi diversi, a volte percepibilmente storici, a volte più apparentemente “mitici”, che sembrano affiancarsi e sovrapporsi senza un nesso; è scritto intenzionalmente così perché non serve a insegnare qualcosa, serve a far reagire, in chi lo abbia, un Immaginario Archetipico specifico: quello della Memoria Iperborea e a provocarne il risveglio. Sono perfettamente consapevole che alcune scelte strutturali e sostanziali fanno di questo libro un testo di una certa complessità, ma negli scritti iniziatici vale la regola che… vede chi ha occhi per vedere.

Enrico Careri (Roma, 1960) è professore di musicologia all’Università “Federico II” di Napoli. Ha pubblicato libri e articoli sulla musica strumentale italiana del diciottesimo secolo, tra cui la prima monografia sul compositore, violinista e trattatista Francesco Geminiani (Oxford University Press 1993; Lim, 1999), diversi saggi sull’uso espressivo del silenzio nelle composizioni di Haydn, Mozart, Beethoven e Schubert, e ha curato l’edizione critica dell’opera seria in tre atti La verità in cimento (1720) di Vivaldi, della Inchanted Forrest di Geminiani e delle sonate a tre di Bonporti. È direttore del Centro Studi Canzone Napoletana presso la Fondazione Roberto Murolo di Napoli.


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Migliori Foto LADISPOLI IN POSA

La nuova rivista on line MIGLIORI FOTO LADISPOLI nasce per caso dalla collaborazione fra me, Marco Izzo e Claudia Crocioni, una sera di un mese fa. Ci siamo conosciuti a una cena e tra una chiacchiera e l’altra, Marco e Claudia esprimevano il loro desiderio di voler fondare una casa editrice ed io mi ritrovavo a esprimere, in grosse linee, il loro stesso desiderio; pur avendo sempre diretto il mio progetto verso le edizioni digitali. Avevamo in comune l’idea di creare una rivista gratuita per dare importanza e prestigio alla nostra città, quindi visti questi buoni propositi, decidemmo di creare il periodico di Migliori Foto Ladispoli. Per questo abbiamo puntato sulla diffusione di cultura non retribuita, il nostro obiettivo è di far conoscere Ladispoli sotto il punto di vista fotografico, vogliamo comunicare informazioni riguardo com’era la nostra città, vogliamo insegnare a fotografare grazie agli articoli che riguardano le attrezzature fotografiche e le lezioni base di fotografia, includendo fra le pagine alcune interviste ai fotografi che ogni giorno postano i loro capolavori sul nostro profilo Facebook, valorizzando la nostra città attraverso i loro scatti. Parlando del nostro profilo Facebook, Migliori Foto Ladispoli ha da subito conquistato il cuore dei Ladispolani ed è diventato in

meno di due anni un punto di riferimento per la città e per coloro ai quali piaccia abitarci o venirci in vacanza. Spesso sottolineo di amare Ladispoli per la sua bellezza. Io stesso che vivo in viale Florida dal 1991, mi sono accorto che qualche particolare della zona mi era sfuggito e mi emoziona vederne le foto scattate da ogni sua particolare angolazione e forti di quelle sfumature di colore che solo i nostri bellissimi tramonti sanno effondere. Vedere le antiche foto di Ladispoli mi emoziona molto e mi vengono i brividi quando ripenso alla crescita che la nostra città ha avuto nel giro di pochi anni. Chiunque può partecipare ai nostri contest, sui quali è fondata la classifica esposta nella rivista stessa. Ovvero sarà sufficiente condividere le vostre foto della città proprio sulla pagina Facebook Migliori Foto Ladispoli e ricevere il punteggio migliore per partecipare al grande gioco di fine anno, dove saranno messi in palio tanti bei premi da parte della nostra associazione. Voglio cogliere l’occasione per ringraziare tutti i nostri lettori, le nostre lettrici, chi ci segue su Facebook, Tracciati d’Arte e chi ogni giorno ci sostiene per far sì che Migliori Foto Ladispoli abbia un futuro sempre migliore. Adesso siamo un’associazione culturale e vantiamo, appena al nostro esordio, più di 3000 lettori. Vi invito a sfogliare

la nostra rivista on-line su www.issuu. com oppure su Facebook e leggere i nostri articoli riguardo la cultura, l’arte e la storia di Ladispoli, oltre che le lezioni di fotografia ed i consigli sull’attrezzatura e molto altro ancora. Buon proseguimento di lettura e buona cultura gratuita. Christian Albert Sena


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DESIGN La torta è, da sempre, la regina indiscussa di ogni festa! E’ impossibile pensare a un party senza una torta. Che si tratti di un battesimo, di un matrimonio, di un compleanno o di un anniversario la torta rimane l’elemento principale di tutte le celebrazioni. Già nell’antichità gli Egizi conoscevano il modo di cuocere una torta, ma è solo nel diciassettesimo secolo che si possono trovare i primi esempi di decorazioni. In questo periodo, infatti, l’aristocrazia europea iniziò a sfoggiare splendide torte come elemento decorativo di feste e banchetti. Le vere origini del cake design vengono fatte risalire al diciannovesimo secolo quando i francesi iniziarono a introdurre le torte decorate come dessert alla fine del pasto. La storia vuole che la prima torta decorata sia stata realizzata in occasione delle nozze della regina Vittoria. Partita dalla Francia quest’usanza si diffuse poi in tutta l’Europa. Nel 1840 poi, con l’introduzione sul mercato

del bicarbonato di sodio, dei lieviti e dei forni a temperatura controllata, la cottura delle torte diventò sempre più facile. Così il cake design iniziò a essere sempre più popolare e si svilupparono vari metodi di decorazione. Tra tutti, i cake designer più famosi furono Joseph Lambert che scrisse il primo manuale di Cake Design e Dewey McKinley Wilton che aprì la prima scuola dedicata a questa forma d’arte dolciaria. In particolare quest’ultimo iniziò a commercializzare singoli materiali e kit per decorare dolci anche in casa. L’ingrediente “base” per questo tipo di torte è un composto a base di zucchero e albume d’uovo che una volta asciugato assume l’aspetto del ghiaccio (royal ice). Oggi l’industria legata al sweet design è fiorente in tutto il mondo e l’arte di decorare i dolci come torte e cupcakes si sta espandendo sempre di più.



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UN GIOIELLO PARLERà di te A cura di Eleonora Baliani Nella parte più antica ed affascinante di Cerveteri, ad un passo dal belvedere, un negozio ha attirato la mia attenzione. L’insegna, intrigante, indica “SEGRETO”. Entro e mi ritrovo in un ambiente confortevole dalla luce soffusa. Mi accoglie il sorriso di Carmelo Segreto, artista e titolare del negozio. Conosco poco di lui, giusto per sentito dire. Vorrei conoscerne l’anima e il cuore. Non faccio domande, decido di farlo parlare “a ruota libera” e scopro cose straordinarie, che superano di gran lunga la preparazione teorica e tecnica acquisita con gli studi e la sua lunga esperienza nel settore: concepisce il gioiello come essenza, interpretando, con sensibilità e profonda conoscenza, l’immagine di ciò che si vuole rappresentare e tradurla “magicamente” in un oggetto prezioso che esprime appieno le emozioni, i ricordi e i valori del cliente. Ha una capacità straordinaria di spaziare con la fantasia, senza porsi alcun limite, ed è questo che gli rende possibile dare forma anche alle richieste più strane! Carmelo Segreto, rende così il gioiello un’opera d’arte che parla di vita vissuta. Il gioiello prende vita, diventa una “creatura”, non più un semplice oggetto, ma lo scrigno di tante piccole e grandi cose che lo rendono unico e irripetibile, destinato ad essere tramandato proprio perché parte di un vissuto. Non abbiamo memoria storica di questo genere

Aurora

- Nato il 23 Maggio 2012. L’emozione del cliente nel descrivere l’evento del suo venticinquesimo anniversario con la moglie, hanno ispirato la creazione del gioiello, disegnato e realizzato da Carmelo Segreto, simboleggia l’unione tra loro che, nel corso degli anni, si è affinata sempre più. L’amore e la passione consolidati in questi anni, rappresentati alla base del gioiello è un intreccio di diamanti che sostiene un rubino. La moglie, pilastro della famiglia, sempre presente nella vita delle sue figlie, costituisce l’elemento primario del gioiello con un atteggiamento protettivo e fiera di trasmettere loro tutti i valori condivisi in questi anni con il marito, solido sostegno per tutta la famiglia. Le figlie sono racchiuse nell’abbraccio dei genitori, rappresentate da due delfini portatori di pace. Tre diamanti come la Trinità, presenza costante dell’Eterno.

ARMONIA - Armonia”, è nato il 4 maggio

2013. “Siamo Angeli con una sola ala, voleremo solo se uniti”, proprio come la rappresentazione delle iniziali in positivo e negativo che formano le ali di una farfalla. Il gioiello “Armonia” è stato disegnato da Carmelo Segreto, realizzato e incastonato nel laboratorio della gioielleria Segreto. “Armonia” è nato il 04 Maggio 2013, ispirato dalla volontà di Lisa di voler augurare, al figlio Giorgio e alla nuora Daniela, per le loro nozze, di vivere con felicità i valori del matrimonio.“ Siamo angeli con una sola ala, voleremo solo se uniti”, proprio come la rappresentazione delle iniziali in positivo e negativo che compongono le ali della farfalla, augurando a Daniela e Giorgio di poter camminare sempre insieme, uniti e complici nelle difficoltà della vita. di gioielli. Nei gioielli figurativi, per esempio, venivano rappresentate scene o immagini prive di contenuti emozionali e della personalità del committente. Nel nostro mondo cosiddetto moderno, la globalizzazione ci isola e ci priva della nostra personalità; spesso siamo semplici numeri. Proprio questo concetto è lo stimolo per Carmelo Segreto ha creare gioielli, che invece, esaltino la personalità e l’io interiore del cliente. È un connubio indissolubile, così come la natura ha predisposto il concepimento di una creatura, Carmelo, insieme al cliente, in un momento di stretta e intima confidenza, danno vita ad una creatura preziosa ed unica. Questo gioiello può realizzarsi solo con il contributo di entrambi: Carmelo è l’artista che realizza l’oggetto, il cliente, a sua volta, è l’altra metà dell’opera, quella che dà l’input alla creazione: l’uno è il compendio dell’altro.


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Un regalo che accresce il vissuto e arricchisce il vivere del domani. L’arte contemporanea non è vissuta come possibile dono o come messaggio di un valore che rappresenti un sentimento e, nella convinzione che l’arte e la cultura sono cibo per la mente e per il cuore, che le opere dei nostri antenati sono state e sono ancora oggi strumento di crescita materiale e culturale, Carmelo Segreto ha ideato e disegnato ”Il libro della vita”

IL LIBRO DELLA VITA

- Carmelo Segreto ha ideato e disegnato ”Il libro della vita”, un libro realizzato in vari modelli, da maestri librai umbri, in cuoio e carta cotone, materiali che sottolineano, in un mondo in cui tutto sta diventando virtuale, il piacere del tatto, degli odori, del disegnare e dello scrivere a mano. Il libro contiene un’opera pittorica originale di artisti affermati; vuole essere il seme e lo stimolo, per chi lo riceve, a lasciare traccia del proprio vissuto, arricchendo le biblioteche del futuro. Il libro viene valorizzato da una scultura orafa dello stesso Carmelo.

LINFA -

L’uomo si è evoluto nel corso dei millenni, lasciando tracce del suo percorso sotto molteplici forme. Le grandi passioni, vissute con forza e convinzione, sono destinate a lasciare un segno indelebile nel mondo tanto che noi, oggi, fondiamo la nostra esistenza e la nostra evoluzione su quello che hanno pensato, progettato e realizzato i nostri genitori e antenati. Linfa è nato il 28 Aprile 2012 come segna pagina. Il gioiello nell’armonia delle proprie forme, racchiude questi valori. E’ stato richiesto da una nonna per sua nipote. La base del gioiello, rappresentata da elementi acquatici, simboleggia la presenza costante della nonna sostegno per la nipote Ludovica. Al centro, l’albero custode e fonte da cui attingere la conoscenza necessaria per la crescita. Le due piante simboleggiano i due emisferi della vita: “professione e affetti” attingono dall’albero il necessario nutrimento per esprimere appieno le proprie passioni. Ai lati due delfini vogliono essere l’augurio affinché Ludovica possa trasmettere a sua volta, passioni e valori, nutrimento di chi vivrà il domani. Sopra tutto e tutti tre diamanti simbolo di eternità, segno di protezione e legame con Gesù.

ha un laboratorio interno in cui si eseguono creazioni, riparazioni, saldature laser, incastonatura e incisioni. Il laboratorio della gioielleria Segreto produce in sede i propri gioielli con il marchio di identificazione “RM 1024” essendo quindi riconosciuto fabbricante, gli acquisti avvengono direttamente dai più importanti fornitori italiani ed esteri, riducendo così notevolmente i costi e mantenendo scrupolosamente alta la qualità. I gioielli con diamanti, Zaffiri, Rubini, Smeraldi, Acquemarine, Perle,Coralli ecc. vengono corredati da certificati e, per gemme più preziose, da certificati gemmologici internazionali. I gioielli del cliente possono essere lavorati in sua presenza su appuntamento.

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APRITE IL CASTELLO! A cura di Flavio Enei

apprezzati dai visitatori. A seguire, la comune lettura degli articoli della Costituzione, del Codice dei Beni Culturali e della legge regionale che prevede la tutela e la valorizzazione del nostro patrimonio ha creato un momento di grande attenzione nella suggestiva cornice del castello. Infine, i ragazzi del Liceo Galilei hanno presentato tramite un’interessante proiezione all’interno del Museo del Mare un ottimo lavoro di sintesi storica sulle vicende di Pyrgi e del successivo insediamento romano e medievale, con approfondimenti sulle indagini archeologiche in corso e sullo studio antropologico della popolazione medievale che sta effettuando l’Università di Roma di Tor Vergata. La manifestazione è stata il bellissimo risultato del lungo lavoro delle insegnanti che hanno aderito al progetto proposto dal “Comitato Cittadino per la difesa del Castello di Si è appena svolta la grande manifestazione di fine anno Santa Severa”, affinché il complesso monumentale possa scolastico a cura delle scuole di Santa Marinella e Civi- avere un degno futuro “di cultura e turismo” e soprattuttavecchia che negli scorsi mesi hanno adottato il Castello to possa essere a disposizione dei cittadini e delle scuole di Santa Severa come ideale memoria del territorio. Una lezione di civiltà storica da conoscere e valorizzare. Ben e di cultura che ha fatto avvicinare i quarantacinque classi di ogni ordine e CINQUECENTO giovani alla conoscenza del patrimogrado, dalle elementari al liceo hanno nio e della memoria storica che gli RAGAZZI lavorato a un gran numero di ricerche appartiene. DELLE SCUOLE e di attività che sono state presentate Un ottimo risultato per i docenti che in occasione della pacifica e simbolica DI SANTA MARINELLA si sono impegnati nel lavoro, per il conquista del Castello, purtroppo anMuseo Civico di Santa Marinella, CONQUISTANO cora chiuso al pubblico dopo anni di per le tante persone e per le 42 AssoIL CASTELLO restauri. All’arrivo dinanzi alle mura il ciazioni del Comitato che da oltre un fiume colorato di ragazzi ha trovato il DI SANTA SEVERA anno si sta battendo per fare in modo portone chiuso e soltanto dopo un lunche il Castello di Santa Severa resti go e prolungato coro generale che ha un bene pubblico fruibile per tutti, gridato ritmicamente “Aprite il Castello!!” le grandi porte centro di scienza, educazione e ricerca. Al nuovo sindadi legno si sono miracolosamente spalancate e il fiume di co di Santa Marinella che è stato appena riconfermato il ragazzi si è potuto riversare negli ampi cortili medievali. compito di vincere la battaglia. I giovani con i loro insegnati hanno allestito una ricchissima mostra dei lavori che raccontano la storia, l’archeologia e le peculiarità paesaggistiche del complesso monumentale e del territorio circostante. Un gran numero di disegni colorati narrano come antiche storie illustrate fantasiosi attacchi di demoni cattivi che cercano di rubare il castello a chi lo abita…Ovviamente i cattivi vengono sempre sconfitti! Il gran lavoro fatto dagli insegnanti ha consentito di realizzare diversi spettacoli di musica e danza medievale che hanno allietato la bella mattinata nel Cortile delle Barrozze. Giovani danzatrici e musici hanno intrattenuto con vivaci e liete melodie i loro compagni e i genitori intervenuti al suono di flauti, chitarre e tamburi. Molto applauditi i brani Rap con il pezzo dedicato al castello che ha inneggiato alla sua storia e alla necessità di difenderlo come bene di tutti. Ogni ora le “Piccole Guide” hanno assicurato ai compagni la visita del Museo Civico “Del Mare e della Navigazione Antica” descrivendo sala per sala i reperti e le tematiche ad essi collegate. Un gioco dell’oca castellano e tanti lavori eseguiti dai ragazzi nei laboratori del Museo durante l’intero anno scolastico sono stati posti in bella mostra e sono stati molto


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UN NUOVO PROMETTENTE INIZIO PER LADISPOLI

A cura di Eleonora Baliani

La sera del 14 giugno 2013, ha avuto termine, dopo tre intense giornate, la prima edizione della Rassegna cinematografica “Ladispoli Città aperta”, rassegna di stampo per così dire “giovanile” che prende il nome dal capolavoro filmico del mitico Roberto Rossellini; una rassegna che parla di un cinema non spazzatura come troppo siamo abituati a vederne al giorno d’oggi ma di un cinema quasi “nuovo”, fatto da giovani e fatto bene. Un cinema che si ripropone di raccontare davvero qualcosa, che vuole scuotere le coscienze del pubblico facendolo divertire ma anche pensare, senza nascondere la vera essenza dei problemi ma portandoli alla luce con raffinata grazia e puntigliosa eleganza. Ne sono esempio le due opere proiettate l’ultimo giorno della rassegna, il cortometraggio di Cristiano Celeste, La Sigaretta e il lungometraggio di Matteo Vicino OUTINGFidanzati per sbaglio. Il primo dei due lavori ha lasciato un’impronta a shock sui volti degli spettatori. Uno straordinario Leo Gullotta, “drogato” di sigarette, convinto erroneamente di aver finito il pacchetto, si trova a vivere delle avventure allucinanti pur di poter fumare una sigaretta … una sola … che non riuscirà a fumare e che anzi lo porterà alla sedia elettrica. E’ risultata chiara la metafora usata dallo sceneggiatore/regista che, tramite una piccola e scontata sigaretta, ha voluto in realtà raccontare molto di più, ponendo l’uomo moderno di fronte ai propri limiti ed alle proprie debolezze. Di seguito OUTING- Fidanzati per sbaglio, ha portato alla luce altre denunce non certo meno forti. Quella del dramma del panorama lavorativo italiano del giorno d’oggi; quella dell’immensa difficoltà di essere “diversi” e di sentirsi quindi per questo “bollati”; quella di un finto pudore e

perbenismo; quella del non poter gareggiare contro un sistema marcio ma di doversi trovare ad affrontarlo combattendolo con le sue stesse armi. Alla serata, entusiasta del film, ho avvicinato il regista per un’intervista. Buonasera Sig. Vicino. Mi dica, da cosa Le è venuta l’idea per realizzare questo film? (Ride) In realtà non mi è “venuta” … nel senso che i miei Produttori mi hanno dato questa idea ed io non ho fatto che un lavoro su commissione … anche se poi il film è stato trasformato in qualcosa di molto più complesso rispetto a quella che era l’idea originaria dei produttori (due ragazzi che si devono fingere gay, il loro “colpo di genio”!). Loro volevano un prodotto molto commerciale, esattamente quello che non volevo io. E’ invece diventato un film di merito, un film che parla di due persone costrette alla truffa perché non sanno cos’altro poter fare; così come, dal mio personale punto di vista metaforico, accade per molti di noi che, non sapendo per l’appunto cosa fare devono accettare, per forza di cose, lavori su commissione. Io considero OUTING un po’ come una scatola che contiene qualcosa di più profondo; in ogni dialogo troverete qualcosa di molto più intelligente dietro. Però si ride e di questo non ci dobbiamo vergognare perché anche il grande Totò faceva ridere, quindi io non mi vergogno assolutamente delle battute comiche che ci sono. E’ un film diverso pur essendo italiano, speriamo che non sia che l’inizio. Lei non è solo regista ma anche soggettista, sceneggiatore, montatore … Non è un desiderio di onnipotenza mi creda, è solo che dovevo controllare al 100% il prodotto, altrimenti la “macchina cinema italiana” me lo avrebbe distrutto. Sarebbero intervenuti i pro-

duttori con alcuni “colpi di genio”, poi sarebbe intervenuto il montatore con altri “colpi di genio”! Quindi dovevo cercare, nell’ambito dell’idea che mi hanno dato, nel rispetto chiaramente del fatto che doveva essere un film comico, di fare qualcosa che però avesse un’identità reale. Come si è trovato a lavorare con gli attori più emergenti? Con Andrea Bosca mi sono trovato benissimo perché è estremamente preparato. Ritengo che lui insieme a Mia Benedetta e a Camilla Ferranti siano stati i migliori di questa esperienza. C’è qualcosa di particolare che desidera far sapere al Suo pubblico? Sì. “Outing” è un film molto più intelligente e sofisticato di quello che sembra e di quello che la distribuzione ha mostrato con il trailer. Non è assolutamente un cinepanettone. Purtroppo il Cinema, non italiano ma proprio Romano, voleva un prodotto molto comico, per il basso pubblico; non hanno capito che la gente è molto più intelligente di loro. Inoltre Le chiedo una cortesia ed è la stessa che chiedo a chi leggerà il Suo articolo: a casa cerchi su Youtube il mio primo film che si chiama Young Europe; quello è esattamente ciò che volevano i miei colleghi attori prima, un film diverso. Dall’intervista sono rimasta ammirata ed interdetta allo stesso tempo; ammirata per la caparbietà dell’uomo, interdetta ed un po’ dispiaciuta per l’amarezza dell’artista. è avvilente pensare che al giorno d’oggi non ci si possa mai davvero esprimere, che tutto il mondo lavorativo giri unicamente intorno alle solite leggi vecchie come il mondo … sarebbe ora di buttarsi, di osare, di lasciarsi andare ed essere finalmente originali e invece …! Tuttavia, se le nuove leve del Cinema d’oggi hanno e continueranno ad avere la forza e la caparbietà che si sono palesate nei giovani registi di questa rassegna, senza farsi inglobare dal vortice del Sistema, una speranza allora certamente c’è ... grandi trasformazioni ci attendono!


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ITINERARI D’ARTE E BENESSERE

VAL DI CHIANA La terra delle Acque

La Val di Chiana, fa parte del territorio delle terre di Siena. Originariamente assediata dalle acque in cui lo stesso Leonardo da Vinci si cimentò in un progetto di bonifica, è da tempo immemorabile ricchissima di fonti e sorgenti. Acque termali dalle miracolose proprietà benefiche comprese già duemila anni fa da quando gli Etruschi si insediarono in questi luoghi. Di siti termali nella Val di Chiana ce ne sono molti e visitarli immergendosi nei riflessi di una terra ancora incontaminata vuol dire entrare in sintonia con un mondo in cui storia, gusto e benessere si fondono insieme. Federico Fellini, celebra nel famoso capolavoro 8 e ½ le terme di Chianciano, allo stesso modo Luigi Pirandello, premio Nobel, vi ambienta due dei suoi racconti. Lo stile di vita di questo territorio attrae tutt’oggi artisti e personaggi famosi che scelgono qui di fermarsi a vivere. Moltissimi i romanzi e film ambientati nelle strade, nelle piazze dei centri storici o nelle terme. Sogno di una notte di mezza estate, Il paziente inglese, il recentissimo Non ti muovere, ambientato nelle terme prestigiose di San Casciano dei Bagni. Il paesaggio, collinare, nelle albe e nei tramonti avvicina visioni di raro fascino e suggestione e richiama l’anima di un popolo ancora avvolto nel mistero: gli Etruschi.

La fertile Val di Chiana, dominata dalla cittadina di Chianciano Terme e posizionata su un’alta collina svolgeva una funzione di controllo sull’importante tracciato viario che collegava l’Etruria settentrionale interna con il mare, posto lungo la valle dell’Astrone nacque un centro etrusco abbastanza rilevante. Un ruolo importante nello sviluppo di Chianciano etrusca ebbero anche le numerose sorgenti, che abbondanti sgorgano presso la città, tanto che la località già nel V secolo a.C. era sede di un culto di Apollo, a cui in età ellenistica (III-II secolo a.C.) si affiancò quello di Diana-Sillene. Nel secolo scorso furono scoperti resti imponenti pertinenti a statue di bronzo di ottima fattura. Più recentemente è stato individuato un altro tempio, posto poco lontano dalla sorgente di Fucoli, per cui sembra lecito supporre la connessione di questo luogo di culto con quella fonte salutare. Le numerose tombe scoperte nelle colline che circondano il moderno centro urbano, mostrano l’estrema raffinatezza della committenza etrusca esistente presso Chianciano.


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Museo Archeologico Etrusco di Chianciano terme

Il Museo Archeologico Etrusco di Chianciano Terme è considerato uno tra i più bei musei etruschi sia per la ricchezza degli oggetti esposti che per il suggestivo allestimento. I reperti esposti provengono da scavi condotti negli ultimi 20 anni nel territorio comunale grazie specialmente alla dedizione e alla passione dei soci dell’ Associazione Geoarcheologica di Chianciano Terme.

Entrare in questo museo è veramente un piacere, sia per la cura con la quale è stato allestito, sia per l’ospitalità e per l’attenzione al benessere dei visitatori. Il museo è organizzato per sezioni tematiche, che illustrano tutti gli aspetti della vita e della morte degli antichi abitanti della toscana, attraverso suggestive ricostruzioni, descrizioni, immagini e video.

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Il piano terra ospita la suggestiva ricostruzione a grandezza naturale della camera sepolcrale di una delle tombe più ricche rinvenute nel territorio di Chianciano Terme.

2 Al piano interrato si trova una bella camera circolare con pilastro centrale detta “l’oliera” poiché qui in passato veniva conservato l’olio. Si prosegue poi verso le vecchie cantine dell’edificio, qui l’effetto scenografico della galleria scavata nella sabbia della collina si sposa perfettamente con le ricostruzioni delle tombe del VII sec. a.C. e con le suggestive ricostruzioni delle camere sepolcrali nelle varie tipologie: a ziro, a camera, a cassone etc. con i misteriosi cinerari a forma umana detti canopi. Al termine di questa galleria spicca l’imponente figura della Mater Matuta che introduce all’esposizione permanente sulla figura della donna nella società etrusca dove viene illustrato l’importante ruolo che la donna svolgeva contrariamente a quanto succedeva nelle altre civiltà coeve.

Salendo al primo piano si entra nel regno della sacralità e religiosità. Qui si possono ammirare i resti di un santuario etrusco di IV° sec. a.C. I principi fondamentali della religiosità etrusca sono illustrati sia con pannelli che con video. Si passa poi alla sala principale dove c’è la ricostruzione a grandezza naturale di un frontone templare etrusco dove sono state collocate le statue e i fregi rinvenuti in prossimità di una sorgente termale tutt’ora sfruttata: “I Fucoli”. Si segnala l’acroterio laterale con la splendida figura femminile alata, forse la dea Thesan, e una enigmatica testa virile barbata.

4 L’ultimo piano ospita la suggestiva sezione sul simposio etrusco. Il visitatore è virtualmente invitato a visitare l’abitazione di un principe etrusco “Aranth”.


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La tomba delle statue di ceri

Ceri, incantevole paesino arroccato su un ”panettone“ di tufo a pochi chilometri da Cerveteri, ha una storia antica che risale già al XI-X secolo a.C. in piena età del ferro, come ne testimoniano le sepolture nelle sue vicinanze e in epoca etrusca la presenza della vasta necropoli delle Fornaci posta nelle rupi intorno all’abitato. Si è sempre supposto che la stessa Ceri (l’antica Caere Nova) fosse, come da deduzione logica, l’abitato antico delle sue necropoli, ipotesi però questa, confermata in un ritrovamento effettuato nell’aprile 2002 dal Settore Ricognizione del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, che rinvenne nelle immediate vicinanze sotto le mura medievali in uno scasso dovuto a opere di consolidamento, vari frammenti di ceramica dell’età del ferro, etrusca e medievale, proveniente dalla sommità e quindi dell’abitato, www.gatc.it (“Un po’ di luce sulla storia di Ceri” 04 2012). Un luogo fantastico. Tutto intorno al paese a 360°, boschi fitti e macchia mediterranea, celano sorprese inaspettate e note solo a pochi….purtroppo. Come le tre incredibili “tagliate” parallele, strade etrusche scolpite nel tufo, l’antico molino con il suo acquedotto, diga e laghetto con annessa cascatella, la piccola chiesetta diruta (in pericolo di crollo…o già crollata..) di San Felice….la Tomba delle Statue.

Situata a circa 400 metri dal paesino, su una piccola rupe nascosta da un canneto, rappresenta un unicum nel suo genere. Dromos (rampa d’acceso) crollato, porta ad arco con stipiti inclinati, due camere ad asse, nella prima camera a pianta rettangolare con soffitto liscio, sulle pareti di destra e di sinistra sono raffigurate in bassorilievo nel tufo, due figure umane in assise a grandezza naturale, forse due demoni a guardia dei defunti o forse la rappresentazione dei defunti stessi. Entrando, la figura di destra avvolta in un mantello impugnava il lituo, bastone del comando, la testa andata perduta era in tutto tondo, s’intravede la tipica barba a punta etrusca e parte della capigliatura. I piedi nei tipici calzari, poggiavano su un “banchetto” a forma di spirale. La figura di sinistra, anch’essa avvolta in un mantello e piedi su “banchetto”…testa perduta, impugnava un ventaglio o uno scettro a palmette. La camera di fondo con banchine soffitto a volta, era destinata ai defunti. Nel febbraio 2001, la tomba è deturpata a “picconate” da ignoti e da circostanze ignote. Reminescenze medievali sulla paura dei demoni? Ci domandiamo come si può commettere un atto simile? E’questa solo ignoranza e pura stupidità dilagante? www. gatc.it (Monumenti all’inferno 02-2001). Le due statue rappresentano attualmente la testimonianza delle più antiche forme scultoree ritrovate in tutto il mondo etrusco forse per opera di artisti siriaci, datata 690-670 a.C. Si fa in questa sede, l’ennesimo appello per, almeno salvare quello che resta. A tute le associazioni locali, alla soprintendenza, al Comune di Cerveteri, noi del G.A.T.C. mettiamo la nostra più completa disposizione volontaria per un’eventuale ripulitura del sito, accesso facilitato da scalette, pannello didattico esplicativo, sorveglianza, cancello di chiusura della tomba (anche e qui lancio un ulteriore appello con raccolta di fondi e magari sponsor per la realizzazione delle opere). Difficile??

Acura di Fabio Papi Responsabile ricognizione e tutela territorio GATC.

STABILIMENTO BALNEARE

IL TRITONE

Acque poco profonde per i più piccini Presentazioni di libri e incontri d’Arte

Lungomare Marco Polo, Ladispoli - Roma


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SaltandiArs Ricerca del Movimento Danzato

Per la Direzione Artistica e Coreografia di Rita Marozza, il gruppo SaltandiArs nasce nel 1998. Parte da una formazione di base della Ritmica Sperimentale e della Danza, per poi seguire un percorso di ricerca legato all’emozionalità e allo studio dell’espressione del corpo e della sua percezione e trasmissione di energia, definendo uno stile unico e contaminato che va dal teatro fisico al contact, dal movimento nella sua forma danzata all’uso della potenzialità espressiva degli interpreti. Il movimento coreografico diventa strumento di comunicazione nel quale si percepisce soprattutto lo studio della sua appartenenza geometrica nello spazio, la ricerca di armonia tra il singolo e l’insieme, la tensione verso un’espressività comunicativa. SaltandiArs si avvale inoltre delle

arti visive attraverso l’utilizzo di videoinstallazioni che producono l’effetto di una rappresentazione tridimensionale in continuo mutamento e coinvolge l’utente totalmente, rendendolo protagonista di questa realtà parallela e parte integrante della performance. Videoinstallazioni tratte dallo Spettacolo OFFLine di SaltandiArs Partecipano a “IL Coreografo Elettronico 17 edition” selezionati e proiettati presso il Museo Pan di Napoli. Ultimo lavoro di

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SaltandiArs è ATIELLE – Lungo la Linea: rappresenta il nostro modo di percepire il percorso umano: proiettato fin dalla nascita verso un cammino codificato, preconfezionato, perfettamente aderente ad una linea guida che il mondo, prima di noi, ha scrupolosamente stabilito. Camminiamo a fatica lungo la linea come se fosse una fune sospesa nel vuoto; la possibilità di muoverci è limitata e la paura di cadere ci attanaglia… Ma se torniamo alla nostra originaria capacità immaginativa e fingiamo che la fune non sia altro che un disegno fatto col gesso e l’aria intorno il pavimento, riusciremo a procedere con sicurezza su tutte le funi.


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LE MOSTRE di

Piazza d’Ar te E PIAZZA D’ART 26 LUGLIO 2013del Comune di Cerveteri Con il Patrocinio zione dell’Assessorato e con la collaboraettacolo nella persona di alla Cultura e Sp suggestiva cornice della Lorenzo Croci, laento a Cerveteri la sera del piazza Risorgimlorata di Arte e Musica. 20 26 luglio si è co to opere in estemporanea artisti hanno crea ottima musica dal vivo. accompagnati da

Roma In Duo: Chiara Viola, voce Flavia Ostini, contrabbasso https://www.facebook.com/ romainduo?fref=ts

Artisti: Alessandro Costa, Andrea Colusso, Gianpaolo Sidoti, Gabry, Manuel, Andrea Cerqua, Noemi Aversa, Marco Schembri, Vittoria Schembri, Yolanda Zerboni, Anna Proietti, Carlo Marcucci, Salvatore Macrì, Antonella Ricci, Kim Colace, Carmelo Ferraro, Carlo Grechi, e Francesca Lucarini. L’organizzazione della mostra e dell’estemporanea è stata curata da Tracciati d’Arte in collaborazione con l’associazione culturale ”Fatto a mano”, gli artisti che vogliono partecipare alle prossime esposizioni possono contattare la redazione della rivista alla mail: tracciatidarte@gmail.com

JOLLY BAR Via Santa Maria, 24

BAR 2000 Via A. Ricci, 5

MILLE 800 - Stazione del gusto Via A. Ricci, 9


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Hofficinad’Arte

31 MAGGIO 2013 HO Nella storica galleria FFICINAd’ARTE no esposto in una colledi via del Vantaggio 14 artisti hanti D’Arte. Durante il ttiva curata dallo staff di Tracciadal presidente dell’A.finissage della mostra, presenziato stata presentata l’esibR.G.A.M. , Carmine Siniscalco, è nestrello degli artisti” izione di Peppe Militello “il me.

Artisti: Noemi Aversa, Sebastiano Benardinelli, Andrea Cerqua, Ermanno Ciani, Danzare a Marzo, Giohà Giordano, Rosato Fabbri, Gisella Farinini, Giada Tamburrini, Sandro Frinolli Puzzilli, Claudio Lanzidei, Marco Maschietti, Stefano Rippo, Viola Rojo. SI RINGRAZIANO GLI SPONSOR DEL CENTRO STORICO DI CERVETERI BAR CENTRALE Cerveteri, Piazza Risorgimento

CARONTE Cerveteri, Via Ceretana

LA CHICCHERIA Cerveteri, Piazza Aldo Moro


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Mino Freda, Unchained Soul Musica e cinema in magica simbiosi

La nota etichetta CNI - Compagnie Nuove Indye pro- e cattura i sensi. La molteplicità sonora, altalenante tra pone una ricca raccolta di musiche da film composte, richiami classici e ritmi moderni, si sposa felicemente arrangiate e dirette da Mino Freda dal titolo “UNCHAI- con la musica da film e ne esprime appieno i sentimenti. NED SOULS”, un cd da lui stesso prodotto insieme a Dopo l’analisi attenta delle immagini lasciate scorrere Uno.cinque di Firenze. dietro la lente delle emozioni, il “Quando in sala montaggio Una compilation che annovera compositore riesce a creare sonosi procede all’inserimento musiche originali ideate per l’ultirità capaci di svelarne significati mo film del grande regista Mario della giusta musica sotto le immagini di un film, reconditi e immutabili. L’ultima questo assume le sembianze Monicelli (Le Rose del Deserto, raccolta di musiche da film è stata di una mongolfiera in procinto di partire. Luna Rossa prod. 2006), insieme concepita soprattutto per un ascolSi gonfia e poi si stacca da terra”. a quelle nate per i lavori cinemato autonomo e intimo in cui semtografici di giovani registi italiabrano rincorrersi e prender forma ni tra cui Francesca Garcea (Il volo di Dio, Contrari le immagini scivolando giù proprio per liberare le nostre Prod. 2012), Massimo Fersini (Totem Blue, Leucasia anime, come recita il titolo, dalle catene. Il significato di Film, 2010 pluripremiato al Film Indie Fest Film, Ca- “Unchained Souls”, oltre a riferirsi alla suite orchestralifornia, Usa), Raffaello Sasson (Il Demonio, 39 Steps le contenuta nel CD e tratta dal lavoro cinematografico Prod. 2011) e Marco Carlucci (Il punto Rosso, Prima- “Il Demonio” denota proprio la possibilità di affrancafilm 2006). Il contenuto musicale è d’indubbio valore re le musiche dalla funzione natia e renderle palpabili poiché racchiude, tra le note, una vellutata eleganza e nell’immensità dell’inconscio, inesauribile Eldorado di un pathos dai toni marcatamente mediterranei. Lo sti- passioni ed emozioni. le di Freda è originalissimo, colpisce le corde emotive

Oltre a lavorare per il cinema, il romano Mino Freda musicista-compositore dotato di un singolare talento artistico che abbraccia le varie discipline dell’arte musicale, è attivo nel settore del Sound Design, nella pubblicità e nelle tecniche visive contemporanee. Collabora come arrangiatore e compositore con la CNI con cui ha pubblicato Mixtus (2005) e Totem Blue (2008). E’ insegnate IED di Storia della Musica nel Cinema al corso di Sound Design ed è titolare del CM Studio (sezione produzioni e post-produzioni multimedia di Uno. Cinque). Vive e lavora a Cerveteri. Sito Ufficiale: www.minofreda.it Per l’acquisto del CD: www.cnimusic.it o in tutti i circuiti Feltrinelli. On line iTunes www.itunes.com

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MAX

SMERALDI


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Per maggiori informazioni e per seguire Max Smeraldi, visita il suo sito: http://maxsmeraldi.webnode.com

Nel precedente numero di Tracciati d’Arte abbiamo brevemente presentato un noto musicista del nostro territorio. Vorremmo ora parlarne in modo un po’ più ampio per meglio approfondire la sua conoscenza e mettere in risalto le sue qualità artistiche, che raramente si trovano così concentrate in una singola persona. Parliamo di Max Smeraldi, nato a Roma nel 1960, chitarrista dalla tecnica sopraffina che da oltre trent’anni è definito un vero talento e virtuoso delle sei corde. Non siamo noi a dirlo né lui stesso, ma la sua lunghissima carriera in diversi gruppi più o meno noti e il genere musicale in cui si è cimentato negli anni: dall’Heavy Metal all’Hard Rock, dal Neoclassic al Progressive. Tutti generi in cui velocità e tecnica non possono certo mancare, qualità tra l’altro che non sfuggono ai veri intenditori e appassionati di questi generi musicali. Del resto basta leggere qualche commento dei suoi fans nelle decine di video musicali che girano su Youtube. Musicista completo dicevamo, infatti, oltre che eccelso chitarrista, Max è anche compositore, arrangiatore, autore di testi, polistrumentista (suona a buoni livelli anche altri strumenti quali basso, batteria e tastiere) e insegnante. Ma andiamo con ordine e ripercorriamo, seppur brevemente, la sua lunga carriera. Tutto iniziò con un regalo da parte del nonno materno, ricevuto all’età di sette anni: una chitarra. Fu amore a prima vista. Da allora Max non se ne separerà mai e in pochissimi anni di studi, arrivò a conoscere e a padroneggiare lo strumento come pochi altri… al mondo! Chi lo conosce da una vita, ripete spesso una frase, che non è il classico “modo di dire”: “Max a sedici anni già suonava come oggi lo ascoltiamo”. A dimostrazione che ha bruciato in brevissimo tempo tutte le tappe e i corsi di studio necessari per imparare questo difficile strumento. Tant’è che il suo maestro privato di allora, il prestigioso chitarrista Lorenzo Pietrandrea (una carriera concertistica di almeno cinque lustri al fianco della cantante Maria Carta) dopo un solo anno di lezione (1972-73) disse che aveva appreso tutto quanto poteva insegnargli. La fame di musica era infinita e ne ascoltava tanta, riuscendo poi a eseguire gli stessi brani che ascoltava nei dischi o nelle musicassette. Il suo musicista preferito, neanche a dirlo, è Jimi Hendrix, del quale imparò ogni singolo brano, emulandolo alla perfezione. Ovviamente il suo pane quotidiano da

quel momento in poi sono i Deep Purple, Van Halen, Def Leppard, Santana, Malmsteen. Queste influenze musicali lo orientano al genere Heavy Metal, anche se non esclude altri generi di musica (pop, leggera) che gli danno l’opportunità di affrontare i primi palchi e il pubblico. È proprio con il suo primo gruppo, Gli amici della sera (1979-83) che partecipa a un concorso nazionale di gruppi emergenti e vince il suo primo premio: la realizzazione e promozione di un 45’ giri inedito. Dal 1984 e per un decennio il suo percorso artistico si orienta invece, sempre più prepotentemente, verso il genere Metal, suonando con diversi gruppi e musicisti romani. È del 1985 lo storico EP “Poker” inciso con gli “Alter Ego”, band romana tra le prime a fare metal in lingua italiana. Frequentando per così dire, un certo “underground”, viene notato dal “guru” del mondo metal romano di quegli anni, Richard Benson che, sempre alla ricerca di talenti, gli chiede di partecipare a una “compilation” da lui prodotta e pubblicata dalla RCA, dal titolo “Metal Attack 2” (1987), nella quale Max propone un brano composto e suonato da lui. Nel 1994 finalmente il grande salto, che lo porta ad essere chiamato dal Banco del Mutuo Soccorso, con il quale registra il “13” e partecipa a Sanremo alla 19a Edizione della “Rassegna della canzone d’autore”. Conclusa l’esperienza con il Banco, Max si concentra nella carriera da solista, sfornando il suo primo CD interamente suonato e cantato da lui dal titolo “Strade Roventi” (1997). Da quel momento in poi si dedica quindi alla composizione e all’autoproduzione di CD e Demo (“Iperfusion” 2002, “Kadabra” 2004, “Classic Sweet Opus” 2005, Our Shadows 2009 e contemporaneamente si dedica a collaborazioni con altri artisti componendo, arrangiando e registrando brani, alcuni dei quali vincitori di premi a manifestazioni e concorsi musicali (Bi. Live, Premio Poggio Bustone, Pyrgi Contest Festival). Anche come esecutore lo vediamo vincitore nell’edizione del 1999 dell’”Heavy Metal Guitar War” e secondo classificato nel 2000 alla “Notte mondiale dei chitarristi”. Attendiamo ora impazienti il suo prossimo CD, che è in preparazione, dove ci farà sicuramente ancora sognare con la sua “Musicamagica”.


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OMAGGIO A GIORGIO GABER

GRAZIE, SIGNOR G. “Grazie, Signor G.” è l’ultimo nato dalla penna di Massimiliano Paris, medico, dietologo e psicoterapeuta nato e residente a Ladispoli. Si potrebbe pensare che libri su Giorgio Gaber ne sono stati scritti molti e che questo di Paris non è altro che un ennesimo “racconto” degli spettacoli e delle canzoni dell’artista, scritto, non a caso, nel decennale della sua scomparsa. Spiacenti, ma niente di tutto questo. “Grazie, Signor G.” nasce dopo una lunga e sofferta gestazione, iniziata negli anni ’90, con la consegna dei primi tre capitoli a Gaber e maturata in questi anni, carichi di tutto e di niente, d’ideali spenti dal vento delle ideologie, crescendo in Paris una forte emozione che lui stesso delinea come sentimento di giustizia, senza sottovalutare la sofferenza personale di una perdita irrimediabile. Lo scrittore attua una profonda e sofferta analisi del PIANETA GABER (da intendere come PIANETA UOMO) e va

alla ricerca dei suoi satelliti che lo identificano, quello della politica, del sociale, dell’amore, dell’umanesimo e della dimensione personale, con una spiccata sensibilità e un’accurata ricerca del loro significante più profondo. Nell’universo Gaber, Paris ci invita a metterci in viaggio insieme al Comandante Signor G., il quale è salpato da un mondo orizzontale, dove tutto è preordinato, dove la vita si consuma nell’adesione incondizionata ai valori di un’esistenza massificata; un mondo privo di critica e di ricerca, dove la vita scorre come un film in bianco e nero visto troppe volte, sempre uguale a se stesso; i rapporti con gli altri sono privi di emozioni, la propria umanità sotterrata e l’aria odora di paura di tutto ciò che è nuovo e diverso: un mondo di AUTOMI. Ma una spinta utopica interiore, porta Gaber a cambiare rotta, spronandolo ad abbandonare le comode poltrone, alla ricerca del significato personale della propria

Ritengo che raccontare un’amicizia sia una prova ben più ardua che descrivere un amore, soprattutto quando si parla di un’amicizia tra due uomini. Il rischio maggiore è scendere in un comunissimo cameratismo per paura di lasciar trapelare l’intimità di un sentimento che potrebbe essere interpretato come melenso. Massimiliano Paris ha invece sorpreso la platea, intervenuta nell’aula consiliare di Ladispoli domenica 30 giugno, in occasione della presentazione del suo ultimo libro: Grazie Signor G. Iniziando con una proiezione di alcuni filmati di Gaber, l’autore ha voluto comunicare l’uomo e l’umanità, l’amore e la solidarietà, la condivisione e l’arricchimento reciproco quando si abbandona l’individualità per confrontarsi anche con la diversità. Finalmente un’analisi di Gaber lontana da qualsiasi connotazione politica su cui ben troppo è stato scritto. Attraverso la narrazione del suo rapporto personale con il Signor G, Massimiliano ha voluto donare al pubblico perle, piccoli e grandi dubbi, spunti di riflessione, nuove partenze. Ha comunicato la forza di un uomo che è tale solo amando la propria fragilità, perché è nel buio della crisi che scocca la scintilla del cambiamento. Emozionante è il tema dell’amore, degno di questo nome solo quando non conosce termini di possesso, quando si dà per ciò che è e si riceve senza proiettare sull’altro le nostre personali aspettative. L’amore che ti lascia essere “persona” con la propria individualità anche appartenendo. La commozione di Massimiliano nel ridare un’intima affinità elettiva con Gaber è prova di condivisione e di analisi personale sul concetto di amicizia. Il suo soffermarsi sulla gestualità, sugli occhi, sul naso, esprime un contatto che va ben oltre le parole e la

esistenza. L’arte del dubbio e la ricerca della realtà oggettiva, sono diventate le coordinate personali per scoprire il mondo verticale; il cammino è faticoso per raggiungere la meta, ma bisogna imparare ad accettare il dolore, la lacerazione, la sofferenza. Imparare a rimanere fedeli a se stessi ha un prezzo, chiamato incomprensione ed emarginazione; imparare a guardare nella nostra anima, è necessario per compiere una pulizia del sentire. La paura non si vince, ma si attraversa, c’è la ricerca costante di nuovi strumenti per scendere e risalire da dentro noi stessi. Un libro quindi, che evidenzia un percorso di vita strettamente personale, ma al tempo stesso, comune all’essere umano, un viaggio in parallelo con l’alter ego G. nei “sotterranei dell’anima”. A questo punto mi è doveroso concludere con le parole di Paris: “…….. e sono profondamente convinto Giorgio, che quando io, quando l’essere umano sarà capace di amare, ……. amerà come te! Grazie, Signor G.”

Elisabetta Ghezzi

Massimiliano Paris e Max Smeraldi alla chitarra frequentazione. Quante cose potremmo comprendere se osservassimo maggiormente un gesto o ascoltassimo un silenzio… Ma il pubblico ha percepito e compreso la sincerità e la semplicità delle sue parole, dimostrando che quando ci si dispone all’ascolto dell’altro con umiltà, si accettano anche le cose più difficili da riconoscere. Per concludere, penso che se il Signor G, avesse frequentato più assiduamente Massimiliano, avrebbe detto anche lui, come me: GRAZIE MASSIMILIANO! Ester Tina


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PROPOSTA DELLA FORMAZIONE DI UN CENTRO STUDI PERMANENTE DEL “PENSIERO DI GABER”. Avendo seguito l’intero percorso del Signor G. è sempre stato chiaro dentro di me che l’opera di Gaber non rappresenti solo le incredibili capacità artistiche di un cantante, funambulo, attore e poeta, ma che rappresenta invece il viaggio di un uomo che ci ha insegnato delle modalità per scendere dentro noi stessi e che quindi sia possibile concepire e sentire la nostra vita in una forma più completa, se potessimo vedere quello che di più intimo alberga in noi. E’ quindi fondamentale custodire e riscoprire l’opera di un maestro, di una guida che possa essere di esempio per le future generazioni. Questa idea d’altronde non è nuova perché alcuni intellettuali stanno già portando Gaber nelle scuole. La novità che vorrei proporre sta nel fatto di creare un centro studi Gaber ripercorrendo dall’inizio alla fine la modalità psicologica con cui il Signor G. ha partorito se stesso come umanista e illustrare il percorso tecnico oltre che emotivo. Ho parlato di questo con Paolo Dal Bon Presidente della Fondazione Gaber e con il Sindaco di Ladispoli Crescenzo Paliotta, i quali si sono contattati, nonché con l’Assessore alla cultura Francesca Di Girolamo. Il comune è pronto a mettere a disposizione delle stanze per la Fondazione. Quello che io vorrei fare è promuovere Gaber nelle scuole e fare quattro incontri l’anno ripercorrendo tutti gli spettacoli e le opere tea-

trali della coppia Gaber-Luporini. Nel nostro comprensorio ci sono attori, poeti, scrittori, registi, cantanti, musicisti e gente di cultura. Attraverso la calamita Gaber possiamo creare un premio letterario nazionale. Gaber ha spaziato su tutti i temi che interessano l’essere umano; dall’amore, al sociale, alla politica alla dimensione personale. Possiamo creare dei responsabili di settore che gestiscano il proprio modo di concepire la cultura e raccordarci poi come iniziative e come confronto. Credo che non debba specificare che questa mia iniziativa non ha fini di lucro, per lo meno per coloro che mi conoscono, ma è importante essere chiari. Invito tutti gli interessati a comunicare tramite mail per eventuali forme partecipative. Essendo vicini alle vacanze vi risponderò entro il 15 settembre e concorderemo la prima riunione. Un abbraccio a tutti e il Signor G. ci ricorda che non l’abbiamo rubata la gioia di vivere ma ci spetta di diritto e che la vita è semplice anzi dovrebbe. Massimiliano Paris Massimiliano.paris@alice.it


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50 OPERE IN MOSTRA DI RENATO GUTTUSO A cura di Patrizia Maio, docente e Storica dell’Arte. Quest’anno il Museo Archeologico Regionale di Aosta, apre la stagione primaverile con la mostra pittorica “Il Realismo e l’attualità dell’immagine”, dedicata al grande artista siciliano Renato Guttuso scomparso nel 1987. La sezione mostre del Museo ha presentato cinquanta quadri dell’artista, esposizione curata da Flaminio Gualdoni e Franco Calarota. Passeggiando adagio attraverso le sale, illuminate da una penombra che non aggredisce i dipinti, si ha la sensazione di trascorrere la vita del pittore. Si percepisce, quanto effettivamente Guttuso scelga una doppia identità per la sua pittura. Da un lato le attribuisce un valore di racconto simbolico che mi riporta indietro nel tempo a quando nell’Antica Roma gli scultori dei rilievi storici o delle colonne Aureliana e Traiana, utilizzavano le sculture come linguaggio storico e celebrativo. Guttuso ci presenta i suoi quadri come un manifesto, ma con la differenza che raffigurare in maniera realistica dei soggetti, significava non fare della retorica celebrativa, come nell’antichità, bensì interpretare seriamente il proprio tempo, per giungere alla creazione addirittura di un nuovo periodo epico. Dall’altro la sua pittura è testimonianza del rapporto attivo dell’artista con la storia. Renato Guttuso ha occupato un posto di rilievo nell’arte del II dopoguerra; quando “l’impasse” per i pittori del ‘900 era mitizzare la propria disciplina. Il pittore riesce attraverso l’utilizzo di diversi registri; natura morta, ritratto, pittura popolare, l’amore per il Rinascimento, la famosa arte murale messicana, a fondere i soggetti passando da un’oggettività a un’allegoria, fino a trasmettere un’enorme forza comunicativa. Intorno agli anni ’60 scriveva: ”Se io potessi, per un’attenzione del Padreterno, scegliere un momento nella storia e un mestiere, sceglierei questo tempo e il mestiere di pittore…” Quando Guttuso dipingeva, aveva sempre una certezza e un dubbio, che non gli provenivano dal mondo, ma dalla consapevolezza che dipingere non era una convenzione, ma una necessità. Un quadro che a mio avviso incarna pienamente questo concetto è sicuramente” L’Eroina garibaldina” del 1954, (olio su tela, cm 110x120, Galleria d’arte Maggiore, Bologna). La donna stesa a terra, esanime e gigantesca, occupa quasi l’intera superficie della tela, comunica al mondo il dramma politico della guerra, il bisogno di testimoniare la lotta partigiana. La straordinaria resa di questi colpi di pennellate vivaci rosse, anche tra i capelli, che inneggiano il sangue versato per la patria, rende l’opera rappresentativa per il periodo

storico che l’Italia stava vivendo. Guttuso non si limita a raffigurare un’arte che parli solo di se stesso, ma che riconduca l’uomo “al centro dell’attenzione” (Flaminio Gualdoni). Ogni soggetto rappresentato è come se gridasse dal suo interno un’energia, ricercatrice di un ruolo primario nell’arte. Il dipingere deve diventare un dialogo che inviti lo spettatore a “pensare insieme alla pittura” (Franco Calarota). Tuttavia per Guttuso la vera libertà per l’essere umano stava proprio nell’esprimere la verità anche attraverso, perché no, la raffigurazione di tante nature morte che servono all’artista per segnare in maniera permanente momenti cruciali della sua esistenza. Interessante dal punto di vista interpretativo è la sezione dedicata allo Zodiaco. Nella sala sono esposte dodici litografie a 6-18 colori, cm 50x70, del connubio sinuoso tra la mitologia, la classicità greca, legata alla riproduzione di un bronzo di Riace e l’essere umano la cui parte bestiale si sostituisce a quella fatale. Questo ciclo fu ispirato dal trionfo della morte celebrato nell’opera Guernica di Picasso, realizzata nel 1937. Fu Brandi che regalò a Guttuso nel 1938 una cartolina dell’opera e lui la conservò fino al 1943 in tasca, divenendo una chiave di lettura su quest’aspetto dell’animo umano che arriva a condizionare il nostro destino. L’opera più nota è certamente “Il Comizio di quartiere”, realizzato nel 1975, acrilico e collage su carta intelata, cm 210x200, del GAM di Bologna. E’ una testimonianza del suo tempo, utilizzata dall’artista per comunicarci, il dubbio, la certezza, la speranza e la fiducia del suo vissuto, come fosse una realtà tutta da scoprire. Opera emblematica è “L’Omaggio agli Impressionisti” del 1966, con il sole e l’orecchio di Van Gogh, Seurat, Cézanne e Picasso. Dopo gli anni sessanta, Guttuso cominciò a definire il Realismo, come un tentativo da parte dell’arte di non precipitare in un baratro, ma di fronteggiare il pericolo attraverso la pittura. Sicuramente Renato Guttuso rappresenta il caso limite di un artista che è riuscito a far coesistere la politica con una sorta di sintesi stilistica; questa oggi è la giusta chiave di lettura che offrono i critici d’arte del grande pittore. Sarebbe bello e così farò, concludere questo viaggio attraverso le opere di Guttuso, con una citazione, che invita chi come me ama l’arte dal profondo dell’animo, a riflettere sul significato vero di ciò che essa ci trasmette: “Il pittore è un filosofo, la sua filosofia è la pittura e non il discorso filosofico. Dipingere non è difficile, è difficile pensare”. R. Guttuso, 1965. A cura di Patrizia Maio, Storica dell’arte


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ARTE NELL’ORTO 2013 VII EDIZIONE A cura di Claudio Marini

La nave nuda e arenata, di Vincenzo Pennacchi

“SAGOMA” di Stefano Trappolini

Dopo il meritato successo delle edizioni precedenti, anche quest’anno l’artista Claudio Marini ci ha accolto nella sua residenza di Velletri (Rm) per la VII edizione dell’evento ARTE NELL’ORTO. La residenza dell’artista è ormai diventata un vero e proprio “museo a cielo aperto”, dimostrazione tangibile di un fenomeno di riappropriazione degli spazi pubblici e privati che avviene attraverso l’arte ed espressione del desiderio avvertito dagli artisti e dal pubblico, di liberare l’arte dagli spazi a essa deputati, per inserirla e viverla in un contesto sociale, collettivo, condivisibile. Ciò che nasce dall’uomo per l’uomo, sulla stessa terra, si afferma. Il 12 Luglio sono state inaugurate due nuove installazioni: “Sagoma” di Stefano Trappolini, una tavola di legno alta circa 3 metri, incisa dalla silhouette della Sagoma viaggiante dell’artista, elemento riconoscibile in tutta l’ultima produzione del maestro e “Cacciato dalla porta rientra dalla finestra” di Enzo Lisi, intervento in site specific. Lisi installa una Sagome-segnaletica di legno rappresentata nell’atto di una fuga, sulle parteti della cantina preesistente di Marini ridipinta di verde, rendendola parte integrante del suo lavoro. La cantina stessa quindi, diventa contenitore e contenuto di simbolo segnaletico. Interessante è l’affinità del soggetto Sagoma, che con diversa caratterizzazione, è adottata da entrambi gli artisti, in ambedue le opere e sempre rappresentata nel lampo in cui si libera da un cliché e cammina, corre, viaggia. La comunicazione che si realizza per analogia del tema, diventa un discorso capace di coinvolgere lo stesso spettatore in un invito all’azione come risposta a un presente che troppo spesso ci vede immobili, passivi. L’opera di Trappolini e quella di Lisi, sono dunque un appello ad assumere un comportamento responsabile, militante, sollecitazione che si rivela nell’istante in cui le opere sono percepite dall’osservatore come “specchio”: quelle Sagome, siamo noi. Vogliamo ricordare tutti i lavori che sono stati realizzati nelle sei edizioni precedenti di Arte nell’Orto, ringraziando ancora ogni maestro


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che negli anni permette che da terra fertile, nasca altra bellezza, tra la bellezza: “L’albero del sole” di Fausto Roma; “Non c’è difesa” di Claudio Marini; Giancarlo Soprano autore di “ La valigia degli angoli retti”; Sergio Gotti autore di “Oltre la porta”; “Alberi e alberi” (sette guardiani di un piccolo giardino) di Francesco Pernice; “ Nuvola” di Giorgio Galli; “Totem e totem” di Roberto Pruneddu; il “Centro della sfera” di Carmine Mario Muliere e “L’organo ad acqua” di Manfred Vogt; infine l’opera di Vincenzo Pennacchi che di anno in anno viene modificata riuscendo sempre a sorprendere i visitatori. Romina Guidelli

Sopra, “Non c’è difesa” di Claudio Marini Sotto, “L’organo ad acqua” di Manfred Vogt

Opera di Enzo Lisi

ARTE NELL’ORTO Velletri - via colle San Francesco, 87 Tel. 06 9627651 - 347 3655251 studio@claudiomarini.it www.claudiomarini.it


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Arte a Roma

Macro • Scrivere la pittu ra disegnare il lin guaggio. Gastone Fino al 1 settembr Novelli. Opere su e 2013 carta • Ji Dachun. I de sideri dimenticati e le nuvole che li Fino al 1 settembr accompagnano e 2013 • SAM DURANT La stessa storia a cura di Bartolom Fino al 1 settembr eo Pietromarchi e 2013 • Ritratto di una ci ttà #2. Arte a Rom a 1960 - 2001 Fino al 1 settembr e 2013

del Scuderie

Macro

Quirinale

• Augusto o 2014 3 - 31 gennai 1 ottobre 201

• Marina Ballo Charmet, SGUARDO TERRESTRE 5 ottobre 2013 - 17 novembre 2013 • FOTOGRAFIA - Festival Internazionale di Roma 5 ottobre 2013 - 8 dicembre 2013 • Imran Qureshi - Deutsche Bank’s Artist of the Year 2013 25 settembre 2013 - 17 novembre 2013

Esposizioni Palazzo delle 13 - 2 febbraio 2014 in mostra .11 ottobre 20 Anni Settanta. Roma

Chiostro del Bramante

Cleopatra - Roma e l’incan tesimo dell’Egitto 12 ottobre 2013 - 2 febbra io 2014

Museo N azionale di Venezia del Palazzo di Roma VENANZO CROC

ETTI E IL S L’eleganza n ENTIMENT el Novecento O DELL’AN 2 settembre TICO 20 ottobre 2 013

Mercati di Traiano • T.R.I.P. Travel Routes In Photography Fino all’8 settembre 2013

Bilotti Museo Carlo Aranciera di Villa Borghese • Justin Peyser bre 2013 Fino all’8 settem • Franco Mulas 2013 Opere dal 1980 al bre 2013 Fino all’8 settem ura • Museo delle M ente Percorsi d’Occid a. sin es M Vittorio bre 2013 Fino all’8 settem

Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea • Marcel Duchamp. Tracce di un percorso ital iano, 8 ottobre 2013 - 19 gennai o 2014 • Giosetta Fioroni. L’arge nto. 26 ottobre 2013 - 19 gennai o 2014

STUDIO S

Dal 18 Settembre 2013 fino al 10 Ottobre. Pittura Corsara Personale di Flavia Mantovan Divagazioni Opere inedite su Carta di Piero Mascetti


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MOSTRE TERMINATE primi piani di roma 23 Aprile - 7 Maggio A cura di Gloria Porcella e Lamberto Petrecca

CA’D’ORO In concomitanza con la ricorrenza del Natale di Roma del 21 aprile, è stata presentata una Rassegna che unisce i lavori di tre artisti che, da diverse angolature, ritraggono Roma, i personaggi che la affollano e gli stati d’animo che questa città suscita.

lantonio enrico di nico

Barbara Bouchet

Sigfrido oliva

HOFFICINAd’ARTE

Vincitori del concorso d’arte, Personal Exibit curato da Simona De Pinho 21 Giugno 2013 Michela Crisostomi Azita Maniì Yan Feng Wei


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Esposizione d’arte “Destini Comuni”

ALESSANDRO COSTA

A cura di Romina Guidelli

Costa nasce come restauratore, lo spazio in cui sarà aperta al pubblico la sua prima mostra, è la bottega che condivide con l’amico e collega Federico Costantini, in Via di Monserrato a due passi da Campo dei Fiori, Roma. “Ombelico” di un Centro Storico che accoglie con passione Antico, per poi “rilanciare” con illustre Moderno nato dalla ricerca dell’equilibrio come fondamento di bellezza; dove Contemporaneo esplode in ogni intervento nuovo come ex novo, ribaltando qualsiasi stabilità conquistata e ogni scorcio, ogni folgorazione, deflagrazione stessa è capace di suscitare un disinibito e attuale sentimento del Sublime. Alessandro lavora su quelle strade che conducono ad antiche costruzioni sbocciate in nuovi palazzi, dove l’intervento contemporaneo preserva, distrugge o nobilita; tra antiche fabbriche e nuovi esercizi, dove è possibile riscoprire passati mestieri legati a materiali mai superati, perché innegabilmente presenti. Cammina su Roma, sopra Dadi di pietre nere che creano percorsi tra i discorsi: incrociano storie, incontrano uomini e lasciano che quotidianamente essi s’incon-

trino; rappresentano altezza e resistenza di cui Costa subisce il fascino fino all’assillo. Così, per racconto o per liberazione, inizia a dipingere reale dal vivo e la consistenza del soggetto Sampietrino, si traduce in materia e gesto, riconoscibili anche quando l’artista forza i colori che lo caratterizzano per lasciare che insieme alla pittura esca il significato della mutevolezza del Tempo e delle esperienze dell’Uomo. Nei suoi quadri r-accoglie la meraviglia passata e la decadenza attuale capaci di creare altre strade tra le strade, di cui i sassi neri diventano guardiani protettori. La sua ricerca parte da una tecnica accademica in grado di rendere riconoscibili maestranze e testi-

monianze, per poi trasformarle attraverso materiali e punti di vista attuali. Atteggia-


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DAL 21 SETTEMBRE AL 12 OTTOBRE 2013 VERNISSAGE 21 SETTEMBRE 2013 ORE 18.30 Apertura al Pubblico: LUN/SAB Dalle 9.30 alle 19.30 ROMA - Via di Monserrato, 6A Sabato 21 Settembre alle ore 18.30

mento metodico, figlio di un Post Moderno promotore della cultura del frammento e della Pop Art Italiana: poco commerciale, molto ideologica. Costa è perfettamente consapevole che sfruttare l’immagine di un oggetto comune, ben oltre la seduzione subita e l’ovvietà (polemica o estetica) dello stesso, significa creare un punto d’unione senza filtri con il pubblico, ecco perché la conversazione si apre e ciò che conta è il contenuto condivisibile. Il racconto dell’artista, è strada percorsa e percorribile, è traccia di chi è passato prima e di chi passa, di chi tutti i giorni ha sotto gli occhi l’opera del Tempo, il vero protagonista. Attraverso le Epoche il punto di vista si modifica e cambia la percezione dei “frammenti”. Così, diventa evidente che l’intero paesaggio è frutto di una performance in continuo divenire firmata dal Tempo. Costa lo sa e per questo motivo chiede attenzione: per vedere oltre. Dalle scritture criptate delle vie di Roma, insieme a lettere di alfabeti privati, la sua pittura fa da eco alla voce della Città. Su Sampietrini fatti di terra, acqua, vento e passi, Tempo trascorre e “scrive”. Sullo

stesso tappeto riposano i simboli della società del consumo, che l’artista rielabora per stravolgerli con audaci prospettive, con il colore e il gesto pittorico. Satura il soggetto scelto perché avvenga un transfert consapevole, che permetta un doppio punto di vista: dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto, totale, libero, possibile perché umano. Allora l’artificio è custode d’innegabili realtà: vero è che la terra si sfalda e

che i Sampietrini scoprono nera bellezza, esattamente come possono considerarsi semplice supporto, oppure, labirinti magici. Il suo lavoro è comunque un augurio di buon viaggio per ogni visitatore e ogni passante; per tutti gli uomini, in tutte le strade in cui s’incontreranno e in cui ancora una volta Tempo lascerà che si sfiorino Destini Comuni. Unica grande esclusa, Signora Noncuranza”.


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SU IL SIPARIO LE MANI DI ALBERTO MORAVIA Disegno di Renato Guttuso

L’affermazione è unica, nel dire che le MANI sono come la vita, il loro linguaggio è universale. La volontà, la forza, la potenza delle mani, non c’è organo che possa imitarle. Lo stesso cuore s’inchina a baciarle. Barysnikov, il più grande ballerino di tutti i tempi, affermava fino all’ultimo momento prima di morire: “Muoio con tristezza perché non

sono riuscito a imitare le mani, le loro coreografie sono inimitabili ma, nello stesso tempo sono felicissimo perché nessuno ci riuscirà”. Le mani ti fanno godere, ti salvano la vita di continuo, ti vendicano dei nemici. Ma il momento più bello è quando arriva la notte, da sole incominciano a danzare. E’ vero movimento, come fossero corpo a parte. Poi c’è

un altro momento: quando si nasce. Le mani del neonato già parlano, corrono e senza conoscerti ti amano. Credo sia il solo organo che nasce già vecchio, e quando uno muore le mani non stanno ferme. Il loro movimento, lento e silenzioso, va a stringersi per aggrapparsi in un unico abbraccio eterno.

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a cura di PEPPE MILITELLO - il menestrello degli artisti

Storie e foto inedite di vita vissuta

IL CARUSO DEL 1950 Pupi Avati, regista, scrittore, ma soprattutto un Gran Signore! Un giorno mi venne l’idea di consegnare nella buca delle lettere di Pupi Avati, un mio scritto… Una storia siciliana dal titolo: UN CARUSO DEL 1950. Dopo due mesi nessuna risposta, ormai non ci speravo più, “…in fondo, pensavo, volevo solo un suo giudizio”. Mi chiesi, “ma ti pare che un regista serio come Pupi Avati risponde a te, caro Peppe?”. Alcuni giorni dopo mi suona il postino per consegnarmi un plico. Era proprio la risposta di Pupi Avati, che, scusandosi per il ritardo, dopo aver letto il tutto, si complimentava dicendomi che ”il Caruso del1950” lo trovava interessante dandomi dei consigli preziosi. Un pomerig-

gio, passeggiando per Via del Babbuino incontrai Pupi Avati e lo ringraziai! Proprio quella sera mi invitò alla Libreria Feltrinelli della Galleria Alberto Sordi. Presentava un suo libro, accettai con tanto entusiasmo. La sala della Feltrinelli era stracolma, era circondato dai suoi fans. Ebbe un gran successo, alla fine lo salutai e andai via. Mentre tornavo verso casa riflettevo, quest’uomo è meraviglioso, “dando un mio pensiero personale”, Pupi Avati è un uomo che guarda dalla parte dei deboli e dei meno fortunati dando affetto e rispetto, un vero Signore!. In fondo noi tutti abbiamo una storia da raccontare, basta però che qualcuno ti ascolti, se poi questo qualcuno si chiama Pupi Avati…Grazie Maestro. Lunga vita a Pupi Avati! Con affetto, Peppe Militello

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Andrea Cerqua

APPUNTI DI VIAGGIO

...a volte c’è bisogno di lasciare che le cose vadano come devono andare per scoprire la forza del Creato, non solo la sua Bellezza. Servono buoni osservatori per buone mani, quelle dell’arte. Oltre il piacere estetico, c’è l’emozione e il pensiero, ecco perchè l’artista è capace di giocare con il Sublime. Possiamo scegliere di non guardare. Quasi impossibile resistere all’urto di quello che osservando la pittura di Cerqua, ci esplode davanti agli occhi. Nessuno può dire di non aver visto, sentito. Romina Guidelli


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…IL VENTO CHE SOFFIA MENTRE GUARDO CERCANDO RISPOSTE… …LA BIANCA SPUMA CHE SORSEGGIA LA SPIAGGIA COPRENDO SENZA REMORE ORME E CONCHIGLIE… IN LONTANANZA FIGURE CHE SEMBRANO MONTAGNE SCOMPARIRE… … QUESTO IO SONO… ti di viaggio” Andrea Cerqua da “Appun

Patrizia Maio


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“Un caso di morte apparente”

La Stazione dei Piccoli Artisti in scena al teatro Claudio di Tolfa Il gruppo Junior Play del Laboratorio Teatrale Permanente è andato in scena con una commedia da far quasi “morire dal ridere”. Tratta dal romanzo di A. Campanile, per l’adattamento e la regia di M. Concetta Galluso, gli interpreti, tutti di età compresa tra i sei e gli undici anni, hanno dato prova di saper tenere la scena sorprendentemente con un’energia e una maturità artistica che ha lasciato il pubblico estasiato. Completamente a loro agio questi piccoli artisti hanno saputo rendere la brillantezza della commedia e il ritmo vorticoso della scrittura di Campanile. Alla morte del “povero Piero” i familiari cercano di rispettarne le ultime volontà: comunicare la notizia a esequie avvenute. Ma non è facile nascondere l’accaduto e il salotto di casa diventa sempre più affollato di parenti e amici che arrivano per unirsi al dolore della vedova. E così mentre il defunto viene sballottato, trafugato, nascosto negli armadi, iniziano i rituali, i gesti convenzionali e le piccole ipocrisie legati ad ogni morte: le frasi di cordoglio, le trattative con l’impresario delle pompe funebri, gli addobbi floreali, i necrologi, i messaggi degli amici. Aldilà

della trama, che rientra in quel teatro dell’assurdo, contano gli episodi collaterali, una dilagante sequela di vicende surreali che, in un crescendo di equivoci e sorprese, vede alternarsi il riso e il pianto dei protagonisti fino al colpo di scena finale. Un carosello di personaggi ridicoli e spassosi, patetici e nevrotici, diciannove piccoli attori che hanno saputo divertirsi e divertire in maniera travolgente, sapientemente diretti dalla loro insegnante Concetta che ha voluto mantenere la serissima riflessione sulla vita e sulla morte, con lo spensierato sorriso che l’autore voleva e che appartiene ai bambini. La scenografia, realizzata da Rosa Saltarini in collaborazione con la regista, e con la gentile partecipazione delle responsabili del Teatro Claudio a Tolfa, le signore Fiorella e Simona, ha voluto mantenere un’atmosfera sobria ma dettagliata, riproducendo il salotto di casa D’Aven-

za, palcoscenico di rocamboleschi malintesi e personaggi, grotteschi, seri, faceti, reali, ogni volta diversi. Il proscenio e la platea sono stati quel luogo altro, il fuori campo dove agiva l’animo del Povero Piero, e di tutti noi. Quei pensieri a voce alta di un uomo qualunque, che senza moralismi invitano semplicemente a condividere e confrontarsi su concetti astratti e universali come la vita e la morte e le conseguenti reazioni umane. Grazie a tutti gli interpreti e a tutti gli allievi de “La Stazione dei Piccoli Artisti” per esserci stati e per esserci, per le irripetibili emozioni che si rinnovano nella loro unicità, grazie a tutte quelle persone che anche inconsapevolmente vi hanno preso parte.

Renato Palazzotto - Ilaria Lipperi - Sofia Barrale - Ginevra Mortellaro - Gabriele Cerqua - Margherita Tosti Matteo Bellucci - Nello Berardo - Ismaele Spinelli - Sara Tesini - Giorgio Guarnieri - Simone Cama - Deniz Gulen Francesca Brunone - Francesco Sarcinella - Alessandra Trani - Veronica Tomei - Marina Capobianco - Giulia Rossi

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Storie e favole scritte dai più piccini per i più piccini

IL cane dai super poterI raccontami una storia prima della nanna C’era una volta, in una giornata torbida, un cucciolo di cane il cui nome era FILY che girovagava per le strade di Gheopard City. A un certo punto, mentre il cuccioletto Fily camminava, non sentendo più il terreno sottostante si rese conto che stava volando. E così si chiese se avesse altri poteri e si sforzò a metterli in atto ma proprio in quel momento vide un bimbo piangere su un marciapiede davanti a una gelateria. A quella vista andò subito da quel bimbo e gli chiese il motivo di quel lago di lacrime tanto grande da tuffarcisi da un tranpolino alto 20 metri!!! Il bimbo rispose che lui era troppo piccolo per arrivare al bancone dove stanno tutti i gelati e così il gelataio che prepara tutti i gelati non lo vedeva. Il cuccioletto riflettè e poi disse al bimbo la sua idea: - ora andiamo dentro e io ti prederò in braccio e volerò in alto tanto da farti vedere dal gelataio e avrai il tuo gelato ma attento a non fartelo sciogliere dal sole, sai con questo caldo...- E così fecero e il bimbo ebbe il suo gelato. Il cuccioletto diventò MEGA BAU con il suo aiutante BIMBO GELATO e da quel momento nessuno pianse più per le strade di Gheopard City

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