Tracciati D'Arte n7

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Sagoma tratta da “Viaggiatori Viaggianti”, installazione di Stefano Trappolini

7 - APRILE - MAGGIO - GIUGNO


la BOTTEGA PITTURE, SMALTI, COLORI, CARROZZERIA, EDILIZIA, PARATI, VERNICI, BELLE ARTI

8 SISTEMI TINTOMETRICI

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INCONTRI DIMOSTRATIVI di: 20 Aprile ore 17.00 CERAMICA 11/18 MAGGIO ore 17.00 PAN PASTEL 8/15 GIUGNO ore 17.00 ACQUARELLO

e alla Bottega del Colore Corsi di: PITTURA, ACQUARELLO, DECORAZIONE, DISEGNO, FIMO, FOTOGRAFIA, DECOUPAGE.

Per informazioni e iscrizioni: art.studio@live.it cell. 320.1662965 • tel. 06.9913167


EDITORIALE

L’idea mi ha affascinato sin da subito, seguire una sagoma che... comincia un suo percorso. Si stacca, per perdersi o ritrovarsi, ma nulla è più come prima poiché ricongiungersi all’unità originaria sarebbe come voler ricomporre un improbabile immagine non più integra in quanto lacerata e diversa nel suo più profondo intimo. La sagoma viene verso di noi, oppure si allontana, è sicuramente in movimento ed ognuno la percepisce a suo modo. Porta con se brandelli di noi, ma riesce ad essere se stessa poiché fuori dal nostro ragionevole controllo, persa in un indistinguibile universo si fa colore e sfumatura di ogni sapore esistente dell’umano agire. E’ ogni azione, è ogni espressione, porta il seme di ciò che siamo ed è generatrice di ciò che vorremmo essere. Diviene proiezione del come e del quando, in fin dei conti noi, visti più da vicino non siamo forse… Sagome? Andrea Cerqua Editore Tracciati d’Arte - Presidente Ass. Cult. “Fatto a mano” - Artista

SOMMARIO

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Teatro Argentina Stefano Rippo I Sarcofaghi Vulcenti dell’Amore Eterno Carlo Grechi, Profumo di Donna Libri in vetrina Pyrgi e il Castello di Santa Severa L’assalto al territorio Scuola di Ciclismo e Mountain Bike a Ladispoli Max Smeraldi Erik Fisanotti, uno scultore a spasso nel tempo Adriano Fida, Evoluzione Carmelo Segreto, un gioiello parlerà di te Teatro dell’Opera di Roma, Omaggio a Verdi Corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma Benito Corradini Su il sipario, storie e foto inedite di vita vissuta Giuseppe Carlo Militello Bellezza e Benessere nell’antico Egitto e nell’età classica Il colore, questo sconosciuto! Studio S, Arte Contemporanea Le Quattro stagioni di Lina Passalacqua Duecento The Awakening TNT Group Viaggiatori Viaggianti EDITORE Andrea Cerqua

DIRETTORE RESPONSABILE Luana Rossi IN REDAZIONE Roberto Serafini Stefano Serafini Claudia Crocioni Fabiana Paris

Noemi Paris Matteo Fiorelli Romina Guidelli Silvio Petrov Patrizia Iovine Patrizia Maio Peppe Militello Guido Venanzoni Aldo Ercoli Flavio Enei

Fabio Papi Nicoletta Retico Roberto Scorta GRAFICA E IMPAGINAZIONE Adriano Di Santo www.officina19.it

PER LA TUA PUBBLICITÀ SU TRACCIATI D’ARTE 320.1662965 tracciatidarte@gmail.com Tracciati D’Arte

TRACCIATI D’ARTE è un organo di divulgazione dell’associazione culturale “Fatto a mano”


TEATRO ARGENTINA

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Eduardo De Filippo riletto da Toni Servillo dal 7 al 31 maggio sul palcoscenico del Teatro Argentina

A cura di Patrizia Iovine Toni Servillo ritorna dopo dieci anni - dalla messinscena applauditissima di Sabato Domenica e Lunedì - alla drammaturgia di Eduardo De Filippo con Le voci di dentro un testo scritto nel 1948 presentato in anteprima a Marsiglia e poi al Piccolo Grassi di Milano nel mese di marzo. Dal 7 al 31 maggio il palcoscenico del Teatro Argentina di Roma vedrà rivivere i personaggi creati dall’acuta penna dell’autore partenopeo, il pubblico capitolino assisterà alla visione onirica del protagonista, Alberto Saporito. Al fianco del versatile Toni Servillo che ne firma anche la regia, una compagnia ben assortita; Peppe Servillo, Chiara Baffi, Betti Pedrazzi, Marcello Romolo, Lucia Mandarini, Gigio Morra, Antonello Cossia, Vincenzo Nemolato, Marianna Robustelli, Daghi Rondanini, Rocco Giordano, Mariangela Robustelli, Francesco Paglino. Composto di seguito a La grande Magia (di cui ne abbiamo avuto una magistrale rilettura da parte di Luca De Filippo nel mese di febbraio al teatro Quirino), questa farsa tragica fa parte del genere dell’illusione in cui si rincorrono e si confondono finzione e realtà, quei temi

tanto cari al maestro di Eduardo, Luigi Pirandello. Rifugiarsi nell’illusione per sfuggire ad una realtà priva di certezze, ad una società sorda, all’impoverimento dei valori umani schiacciati dal secondo conflitto mondiale rappresentava, emblematicamente, la via di fuga dalla condizione psicologica ed emotiva dell’uomo di metà novecento e rappresenta ancora oggi il disorientamento dell’animo umano, la ricerca di nuovi valori etici, sociali e politici in cui credere. In quest’opera dai contorni surreali Eduardo attiva, partendo da un sogno in cui si consuma un assassinio, un meccanismo grottesco, diabolico. Da quelle voci di dentro ecco scatenarsi l’inferno fuori, ecco rivelarsi situazioni paradossali, ecco affiorare bieche ed oscure verità. Al linguaggio dei caratteri descritti nell’opera si oppone un personaggio che esprime chiaramente il rifiuto di interagire con la comunità sociale: lo zi’ Nicola è l’emblema della ribellione ad un disagio collettivo: il suo silenzio rappresenta l’inutilità di parlare ad una umanità sorda. L’umorismo eduardiano solcato da linee tragiche, il sorriso stretto tra i denti di quei personaggi sbigottiti, la voglia di uscire dall’incubo della miseria economica e morale generata dai boati bellici rappresenta l’analisi attenta delle inquietudini umane di ieri e di sempre. “Eduardo De Filippo è il più straordinario e forse l’ultimo rappresentante di una drammaturgia contemporanea popolare: dopo di lui il prevalere dell’aspetto formale ha allontanato sempre più il teatro da una dimensione autenticamente popolare. E’ inoltre l’autore italiano che con maggior efficacia, all’interno del suo meccanismo drammaturgico, favorisce l’incontro e non la separazione tra testo e messa in scena. Seguendo il suo insegnamento cerco nel mio lavoro di non far mai prevalere il testo sull’interpretazione, l’interpretazione sul testo, la regia sul testo e sull’interpretazione. Il profondo spazio silenzioso che c’è fra il testo, gli interpreti ed il pubblico va riempito di senso sera per sera sul palcoscenico, replica dopo replica.” Toni Servillo

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by

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l nudo, argomento che da sempre ha affascinato schiere di artisti e che continua ad essere fonte di fascino e godimento estetico, è ancora presentato da Stefano Rippo come alto genere d’arte e non trascurabile fonte di indagine estetico-personale. Come già sottolineato nelle scorse pubblicazioni di Tracciati d’Arte, Stefano ama concedersi “viaggi pittorici” alla scoperta della bellezza e della seduzione che, insita nella stessa materia e materiale pittorico affiora sulla superficie del supporto solo con un atto volontario che occorre alla creazione. Stefano, non concede stasi alla sua creatività trovando sempre il pretesto di nuovi lavori, ora con l’acquerello, ora con i pastelli ora con l’olio. Un vero artista romantico nel termine ma vigoroso nell’agire.



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I SARCOFAGHI VULCENTI DELL’AMORE ETERNO

A cura di Aldo Ercoli

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MUSEO DELLE BELLE ARTI DI BOSTON

l capitolo della famiglia etrusca, che ritroviamo più chiaramente nei sarcofaghi, conferma una parità di diritti tra uomo e donna. Nel Museo delle Belle Arti di Boston sono conservati due sarcofaghi, provenienti, come del resto gli affreschi della galleria Torlonia, dalle tombe di Vulci. Quasi del tutto simile è l’atteggiamento delle giovani coppie, coperte appena da leggerissime lenzuola tanto da sembrare bagnate per mettere in rilievo i sottostanti particolari anatomici. Le mani delle donne passano dietro il corpo dei compagni, occhi negli occhi, le bocche vicine, i ginocchi che quasi si toccano, le gambe che cercano il contatto. Questa sensualità “pagana”, che mal si concilia ad un onesta coppia di coniugi, è una rappresentazione, oltre la vita, dei migliori anni trascorsi, nel periodo più bello. Non ci sono segreti né tantomeno misteri. I due coniugi, oltre ad essere quasi coetanei, non sono morti nel fiore degli anni a coppia, ma avevano concepito cosi la loro estrema dimora. Come a voler immortalare “i migliori anni della loro vita… stringimi forte perché la notte è infinita…” C’è stato qualcuno che ha voluto invece interpretare le due coppie di sposi come dei libertini vulcenti “che dormono il sonno eterno fra le braccia voluttuose delle loro rispettive concubine” (Giulio Lensi Orlandi. Il segreto degli Etruschi, 1972). Sono invece marito e moglie giovani, belli e felici. Perché farsi ritrarre e lasciare ai posteri l’iconografia della loro vecchiaia? Ha tutte le ragioni il già citato Giulio Lensi Orlandi quando invece scrive che “nei capolavori di Boston si scopre la ricercata fusione di rotondità femminile e di muscolosità maschili che dinamicizza gli atteggiamenti delle coppie scolpite sopra i templi indiani. In questa tradizione vive tuttora la realtà cosmica degli Etruschi, una doppia polarità sensuale per significare la compenetrazione dei due principi attraverso il ritmo cosmico che si compie”. L’uomo senza la donna è nulla, disseccato come un guscio di cicala alla fine dell’estate. Ebbe, la perenne giovinezza olimpica, fu la sposa di Eracle eroe solare e vittorioso. Nelle tombe egiziane giovani bellissime donne, dai lunghissimi capelli neri, accompagnavano il faraone nell’aldilà con le fiaccole nelle mani come per facilitargli il cammino. In altri affreschi, le giovani donne porgono elegantemente al faraone il fiore di loto della rinascita o la chiave della vita. Sono del parere che gli Etruschi, nel periodo del loro massimo splendore, (VII-V sec. a.C.), credessero nella rinascita e nella resurrezione dei corpi. Perché dovevano portarsi (come gli Egiziani) tanti beni terrestri, per loro cosi preziosi in vita, nell’aldilà? Perché non lasciare oro, vasi, avori, gioielli ai loro eredi? La filosofia romana, molto più pragmatica, e poi quella cristiana, molto più spirituale, ha cambiato la storia. Eppure c’è qualcosa di veramente unico in questi due sarcofaghi di coppie belle e felici. Sia in quello d’alabastro che in quello di nenfro sono scolpite, sopra i loro coperchi, due favolose coppie di sposi, innamorati in vita, uniti per l’eternità. C’è qualcosa di più bello al mondo?

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CARLO GRECHI PROFUMO DI DONNA

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In occasione della mostra personale di Carlo Grechi “ Profumo di donna” al Caffè letterario della Casa Internazionale delle Donne, Roma, via della Lungara, 19 inaugurata il 13 marzo 2013 insieme alla presentazione del libro “In un giorno come questo” di Marianna Loredana Sorrentino Presidente dell’Associazione Culturale Circe

L

a pittura di Carlo Grechi ha come componente fondamentale il disegno più che il colore, un disegno le cui linee si evolvono spesso in modo autonomo rispetto al registro cromatico e in modo multidirezionale. Esse a volte contengono il colore, lo trattengono, altre volte lo lasciano espandere, creando gradevoli monocromi. Il disegno di Grechi evidenza gracili figure femminili, spesso quasi botticelliane, immerse in ambienti a noi familiari, raccontati dal pittore con lucida attenzione ed affetto. Esse sono dotate di una sensualità che non diventa mai eccessiva, anche quando la carnalità si fa più esplicita, spenta sempre da volti assorti e severi, con uno sguardo misterioso e lontano. Nella tavolozza dei colori di Carlo Grechi domina un rosso squillante e caldo che fascia sovente i flessibili corpi delle figure o fa loro da sfondo acceso, in contrasto con i freddi blu. Colori e disegno sono comunque al servizio di un racconto pittorico che mette al centro la donna, la cui bellezza nasce proprio dal contrasto fra il gesto, l’atteggiamento, la positura assolutamente femminili e umani dell’immagine e la sua immobilità, fissità, lontananza da quel mondo materiale e quotidiano che quasi sempre la circonda. Prof. Settimio La Porta

PIZZERIA

Carlo Grechi è nato a Roma nel 1944. Pittore, illustratore e grafico ha all’attivo dal 1970 numerose mostre collettive e personali. In campo editoriale ha progettato libri, locandine, manifesti, calendari. Ha collaborato con periodici a diffusione nazionale, illustrando tra l’altro racconti di R.Tilton, A.Tofanelli, C. Bukowski, D. Bellezza. Dal 1990 ha il suo studio a Cerveteri dove vive e lavora

LA FORBICE

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L’ inimitabile Pizza alla teglia cotta al forno a legna


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LIBRI IN VETRINA

A cura di Claudia Crocioni

Cari lettori di Tracciati d’Arte, sono felice di informarvi che sta per essere messa a punto una nuova iniziativa a Ladispoli, ovvero la nascita di una nostra casa editrice, la quale si occuperà di autori emergenti a livello nazionale e soprattutto di autori letterari del territorio. Sarà gestita da un proficuo gruppo di collaboratori e prenderà il nome della mia ditta: Edizioni Mercurio Comunicazioni. Vi offrirà l’editing, l’impaginazione, la stampa, l’assegnazione del codice ISBN, la grafica della copertina e molto altro con un contributo molto più economico di ciò che richiederebbe l’auto pubblicazione. Al momento della stampa, poi, vi restituiremo ciò che spendete in copie del vostro libro. Siamo pronti ad investire sulla vostra creatività… E voi siete pronti a farlo?

FRANCA LUNATO

Il coraggio di averti amato Arduino sacco editore

Quello di Franca Lunato è sicuramente un libro, lo ha pubblicato la Arduino Sacco nel 2012, ma è soprattutto un documento. Una testimonianza della sua complicatissima storia d’amore. Questa storia è veramente molto interessante e non lo dico per formalità, ho letto il romanzo tutto d’un fiato, in tre ore, e in genere mi capita solo nel caso in cui il pathos narrativo mi coinvolge o sconvolge, come in questo caso, a tal punto da non riuscire a smettere. Ci troviamo a Roma e negli anni 70 Franca aveva la

mia età, ventiquattro anni. Lo specifico perché quella è un’età molto particolare dove si decide cosa voler fare della propria vita, ma difficilmente lo si può realizzare, vuoi per colpa dei soldi, vuoi per colpa della famiglia d’infanzia o per un illimitato numero di diversi probabili fattori. Alla mia età Franca si innamora di un uomo più grande di lei di dieci anni, un uomo pieno di problematiche, caratteriali, comportamentali ma anche pratiche, poiché egli è sposato ed ha una figlia, causa stessa di quel matrimonio non voluto ma necessario. Consiglio questo libro a tutti gli autentici amanti del sentimento dell’amore, che qui riesce tramite la narrazione di eventi, di fatti, più che attraverso lo srotolamento di paroloni rinchiusi in sintassi complicate; a descriversi e ad uscire fuori in tutta la sua viscerale essenza.

La brutalità dell’amore che ci priva di noi stessi, della nostra razionalità, che ci trasforma in corpi vaganti verso l’unico nostro obbiettivo, un contatto fisico e psicologico con l’oggetto del nostro singolo desiderio. L’amore che strazia, che fa dire sempre si, che annebbia, che consuma, che tormenta. L’amore è un sentimento pieno di sfumature, l’amore può trasformarsi presto in tenebra se non siamo fortunati e questo Franca lo sa. Tuttavia non vi ha rinunciato ed è felice di aver provato l’amore nella sua schietta e pura essenza. Il suo uomo divenne latitante, un contro legge, un alienato, la sua mentalità agli antipodi sociali e la sua condotta estrema risucchieranno la vita di Franca in un vortice di eventi sconvolgenti e dolorosi. Ma comunque sempre senza che niente e nessuno riuscisse a spezzare la forza disu-

mana dell’amore, che si proietta oltre i limiti delle capacità umani e che rende chi lo possiede interiormente superiore, superiore, superiore. Nonostante tutto. Grazie Franca. “…scegli una persona d’amare, una soltanto, accetta i suoi difetti come questi sicuramente accetterà i tuoi. Andate d’accordo, non è difficile far questo, basta piegare la testa una volta per ciascuno e si arriva fino in fondo”. “Un libro memorabile, la testimonianza di una storia vera” “Nella vita serve il coraggio di amare” Disponibile in tutte le librerie di Ladispoli e di Roma. Scopritelo anche in internet su: www.sitopreferito.it www.arduinosacco.it

Vincenzo Pacelli Gianluca Forgione Caravaggio Tra Arte E Scienza

L’opera è composta da 500 pagine, e vanta ben oltre 300 foto a colori. Ha coivolto medici fra cui chirurghi, docenti di medicina, storici, filosofi e un grande numero di studiosi i quali hanno esaminato le opere del Caravaggio sotto l’aspetto scientifico, specialmente per quanto riguarda le anatomie dei personaggi ritratti, con particolare attenzione a quelli che mostravano segni di malattia. Ci si domanda se ci fosse una qualche correlazione fra la descrizione di quelle immagini e la morte del pittore, riguardo la quale non abbiamo notizie molto chiare, se non la certezza che il giovane Merisi fu imprigionato subito dopo l’approdo sulle spiagge di Palo Laziale, in seguito alla fuga da una Napoli vicereale nel Luglio del 1610. Possiamo realmente parlare di malattia negli autoritratti del pittore? L’enigma della morte di Caravaggio è tutt’ora aperto.


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Ennio Tirabassi Qualche giorno addietro ho avuto l’occasione di conoscere ed intervistare Ennio Tirabassi, egli è ormai più che noto archeologo, restauratore, ceramista e storico. Nonché delegato responsabile dell’intero sito archeologico della necropoli etrusca di Cerveteri, che dal luglio 2004 entra a far parte della lista dei siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Intendo in un primo momento fare i miei più vivi complimenti ad un uomo pieno di cultura e di passione per la sua materia, che mi ha saputo coinvolgere in ogni istante della nostra piacevole conversazione, trasportandomi con semplicità e chiarezza in un viaggio virtuale, immaginario, fra i sentieri della Banditaccia. Egli mi ha ricordato recenti studi che ho fatto per l’università, in particolare riguardo Tylor che nel 1871 segna la nascita dell’etnologia come scienza autonoma. Insieme a Malinowski etnologo del 1844, dichiareranno che la conoscenza scientifica è da estendere anche all’uomo primitivo. Infatti senza una conoscenza ed un’osservanza della conoscenza, nessuna cultura potrebbe sopravvivere. E sarà a questo tema che Ennio Tirabassi dedicherà la sua carriera e gran parte della sua vita. Nei suoi progetti figura un particolare libro che vede il fondesi di nozioni storiche e fotografie. Mi chiederete se sia dunque una guida ciò di cui sto parlando, ma in realtà è molto di più. Il lavoro di Ennio cela e svela contemporaneamente tutte le risposte ai dubbi che potrebbero assalire un turista in visita al sito archeologico. Il titolo di tale opera è: “Viaggio cronologico allíinterno della Necropoli della Banditaccia. Gli etruschi in Cerveteri”. Il Maestro Ennio Tirabassi esordisce all’interno del nostro viaggio con alcune nozioni riguardo Raniero Mengarelli, il direttore dell’Ufficio Scavi di Civitavecchia e Tolfa che nel 1911, recuperò le tombe ed i reperti del sito. Le sepolture più antiche risalgono al IX secolo A.C o a quella che viene chiamata epoca Villanoviana. Proseguendo Ennio ci spiega cosa fosse uno Ziro, ovvero la custodia di un’urna cineraria. L’aspetto più interessante riguarda la differenza della forma del vaso biconico che raccoglieva le ceneri, uterina o fallica, a seconda di sepoltura femminile o maschile. Questo conteneva anche oggetti destinati alla ”vita oltre la vita” del defunto. Le spille da balia ad esempio, spiega Ennio, brevettate dall’americano Walter Hunt, già esistevano ai tempi degli etruschi. Ma l’incinerazione non era l’unico mezzo di sepoltura presso gli etruschi. Di sovente il cadavere era adagiato presso una fossa, accompagnato dal corredo funebre e coperto da massi per evitare che animali arrivassero al corpo, scavando buche nel terreno. Il viaggio con Ennio prosegue ed arriviamo nel VII secolo A.C. L’esempio di sepoltura a quei tempi è la cosiddetta “tomba a capanna”. La sua peculiarità è quella di riprodurre l’interno di una vera e propria abitazione etrusca,

Alcune tra le riproduzioni realizzate dal Maestro completa di scaffali, banchine ed aperture ad arco ideate dagli Etruschi. Per la prima volta una tomba ci svela qualcosa sulle costruzioni abitative allíinfuori dei cimiteri. Nel VI secolo A.C le tombe cominciano a produrre reperti provenienti dall’antica Grecia. Come ad esempio il Cratere Euphronios, restituito all’Italia dal Metropolitan Museum of Art di New York. Raffigura la morte di Serpedonte nell’Iliade di Omero. Sappiamo che allora i Vasi erano un po’ come i giornali di oggi, vi si leggevano storie ed eventi. Ed erano firmati sia da chi li costruiva sia da chi li incideva. Ennio ci parla anche del V secolo A.C, con le tombe a Dado, contenute all’interno di un blocco di roccia scavato nel tufo. Ci descrive poi la tomba dei Rilievi o Matuna, datata IV secolo A.C. Considerata la tomba antica più bella del mondo. Poi conclude il suo percorso spiegandoci come la Roma nascente determinerà la decadenza del popolo etrusco, il quale era stato così potente grazie ai suoi possedimenti di ferro e di allume di rocca. Da quel momento in poi le tombe iniziano ad impoverirsi e ad assomigliarsi fra loro. Ma non voglio concedervi oltre quelli che sono gli studi e le scoperte di Ennio. Questi accenni vogliono soltanto dare un’idea degli argomenti che egli saprà esporvi, illustrarvi e spiegarvi magnificamente nel suo percorso cronologico. Accompagnandovi con meravigliose fotografie. Ed è col cuore che Ennio dedica la sua opera a chi l’ha sostenuto, a chi è venuto a mancare durante la vita ed ai genitori. Grazie Maestro Tirabassi per questo viaggio.


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PYRGI E IL CASTELLO DI SANTA SEVERA Contro qualsiasi ipotesi di privatizzazione di fatto del monumento, ventilata dalla passata amministrazione regionale, si sta battendo da oltre un anno con grande successo di adesioni il “Comitato Cittadino per il Castello di Santa Severa”, formato da quarantadue associazioni del territorio, promosso dal Gruppo Archeologico del Territorio Cerite. Si spera che grazie all’impegno dei cittadini e delle istituzioni competenti si riesca a breve a dare a questo straordinario luogo un futuro degno, restituendolo all’uso pubblico per fini di vera cultura e turismo. Il Castello di Santa Severa e il suo borgo costituiscono un sito di straordinaria importanza storico-archeologico-monumentale di interesse nazionale, fondamentale memoria storica per i cittadini del litorale nord di Roma e del Comune di Santa Marinella. Il castello, quasi unico nel suo genere, è sorto a partire dall’alto medioevo sui resti della città etrusca e romana di Pyrgi così come documentato dalle ricerche e soprattutto dai recenti scavi che hanno interessato il complesso in occasione dei lavori di recupero curati dalla Provincia di Roma. Le indagini archeologiche hanno portato alla sensazionale scoperta della chiesa paleocristiana di Santa Severa e di una frequentazione ininterrotta del luogo che dalla preistoria arriva fino ai giorni nostri, senza soluzione di continuità. Il Castello, insieme all’area archeologica di Pyrgi, dove insistono i resti del famoso santuario etrusco dal quale provengono le preziose lamine auree con iscrizioni in lingua fenicia ed etrusca e il noto altorilievo dei “Sette contro Tebe”, rappresenta un giacimento culturale e paesaggistico unico nel Mediterraneo per ricchezza e diversificazione di contenuti, estesi in un arco di tempo plurimillenario. Ormai, quasi ultimati gli interventi di recupero funzionale, il complesso costituisce un’occasione unica e irripetibile di sviluppo per l’intero comprensorio Cerite-Tolfetano-Braccianese, e in particolare per il Comune di Santa Marinella nel cui territorio il bene è situato. Il castello e il relativo borgo ad oggi sono stati ristrutturati e messi in condizione di poter ospitare una molteplice serie di strutture e servizi culturali/ambientali, formativi, di ricerca, ricreativi, artigianali, religiosi, di accoglienza/guardiania e ristoro. La proposta museale si articola su tre “Musei Straordinari” con diverse tematiche di notevole rilievo per la fruizione turistica e culturale del bene comune “Castello di Santa Severa”: 1. “Museo del Mare e della Navigazione Antica” (la vita antica sul mare e per il mare – Sezione permanente Etruschi in 3D), 2. “Museo Nazionale Pyrgense” (scavi del santuario di Pyrgi e del litorale etrusco), 3. “Museo della Rocca di Santa Severa” (storia del castello e della sua tenuta con esposizione degli eccezionali reperti rinvenuti negli ultimi scavi).

Insieme all’attivazione del polo museale, che per le sue caratteristiche è di fatto unico in tutta l’Etruria, appare di fondamentale importanza la riapertura al culto della chiesa del castello (Chiesa dell’Assunta) e del relativo Battistero, da secoli principali punti di riferimento e di preghiera legati alla memoria di Santa Severa, tornata all’attenzione generale in seguito alla sensazionale scoperta della chiesa paleocristiana avvenuta nella piazza della Rocca. La tutela e la valorizzazione del valore storico, archeologico, religioso del castello sono da considerare il centro di qualsiasi progetto di utilizzo e di sviluppo, la vera ricchezza intorno alla quale costruire un sistema compatibile di servizi utili per la fruizione dei cittadini, per le necessità degli operatori turistici, del mondo della scuola, dell’alta formazione e divulgazione scientifica. Il Museo del Mare e della Navigazione Antica nel porto etrusco di Pyrgi “Scienza, educazione e ricerca, sul mare e per il mare” Il lavoro svolto con attenzione e passione dai restauratori e archeologhi, ha portato alla creazione di un significativo “Museo del Mare e della Navigazione Antica” di cui ci occuperemo nel prossimo numero di Tracciati d’Arte. L’indirizzo: Museo del Mare e della Navigazione Antica, Castello di Santa Severa, 00050 Santa Severa (Rm), Centro Visite 0766-570209, Direzione 0766-570077, muspyrgi@tiscali.it - www.museosantasevera.org


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Dopo anni di lavoro vede la luce il volume “Santa Severa tra leggenda e realtà storica. Pyrgi e il Castello di Santa Severa alla luce delle recenti scoperte”. Si tratta di un lavoro editoriale complesso che raccoglie i risultati degli scavi di recupero svolti nell’ultimo decennio in occasione dei lavori di restauro del Castello di Santa Severa. Per la prima volta è stato possibile esplorare con metodo stratigrafico alcuni piccoli ma significativi settori dell’enorme deposito archeologico situato all’interno del castrum romano, edificato sulla città etrusca nel III secolo a.C., sul quale si è sviluppato in seguito l’insediamento medievale. L’opera, che ospita i contributi di numerosi studiosi, si propone di presentare subito una prima informazione sui principali dati emersi dalle ricerche e una nuova lettura delle millenarie vicende storico-archeologiche vissute da

questi luoghi. Gli scavi hanno permesso di scoprire una straordinaria continuità di frequentazione del sito, ininterrotta a partire almeno dall’età del ferro, iniziando finalmente a gettare luce anche sulle fasi tardo antiche e alto medievali che fino ad oggi erano rimaste di fatto sconosciute. In particolare è stato possibile giungere alla sensazionale scoperta della chiesa paleocristiana di Santa Severa che, insieme al suo battistero, costituisce una delle più antiche presenze cristiane nel litorale nord di Roma e nell’intera Etruria marittima. Il volume è stato pubblicato dal Comune di Santa Marinella (Museo Civico) con i fondi del Piano Musei 2011. E’ presentato da Cecilia D’Elia (Assessore alle Politiche Culturali, Vicepresidente della Provincia di Roma), Roberto Bacheca (Sindaco di Santa Marinella), Rita Cosentino (Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale), Letizia Ermini Pani (Presidente della Società Romana di Storia Patria). Il libro è in formato A 4 a colori con 415 pagine, corredato da 786 illustrazioni. La prima presentazione del volume avverrà indicativamente nel mese di maggio in occasione dell’auspicata prima riapertura del Castello di Santa Severa da parte della Provincia e della nuova amministrazione regionale. Potrete avere notizie più dettagliate consultando il sito www. museosantasevera.org Flavio Enei


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L’ASSALTO AL TERRITORIO DALLE SALUBRI ANTICHE AQUAE CAERETANAE ALL’ATTUALE CENTRALE A BIOGAS. Purtroppo il solito micidiale connubio tra l’ignoranza, il senso civico inesistente e il desiderio di facile ricchezza che caratterizza una certa fascia di nostri concittadini, e quindi diversi dei nostri ex e attuali rappresentanti politici, continua a produrre l’assalto al territorio con iniziative sconsiderate e devastanti per l’ambiente e i beni culturali. Dopo il tentativo di realizzare la discarica di Pizzo del Prete distruggendo uno degli ultimi angoli di Campagna Romana ancora conservati con un patrimonio naturale e archeologico di grande valore, si cerca ora di costruire un ulteriore mega centro commerciale sulla via Aurelia, realizzando di fatto “Marina di Cerveteri 2” dall’altra parte della strada, urbanizzando un ampio pezzo di territorio agricolo ancora miracolosamente libero da costruzioni. Nel Lazio e nel nostro comprensorio il consumo di terreno coltivabile è enorme, centinaia di ettari di terra fertile vengono quotidianamente coperti dal cemento o dall’asfalto rendendoli per sempre inutilizzabili. In nome di un presunto sviluppo giustificato con la solita promessa della realizzazione di posti di lavoro si cancella la bellezza della natura e del paesaggio per interessi di pochi e ovviamente senza alcun vero risultato positivo per la comunità. Pensiamo soltanto all’impatto che l’ennesimo grande centro commerciale potrebbe avere sulla viabilità, sui servizi e sull’economia del territorio dove sarebbero subito condannati a chiudere i tanti piccoli negozi che a conduzione familiare ancora resistono tra mille difficoltà. Come se non bastasse, si pensa di ripartire con la centrale a carbone di Civitavecchia facendo finta che nulla sia successo. Da ultimo si segnala un progetto in itinere per realizzare un’estesa centrale fotovoltaica nell’area compresa tra il Castello di Santa Severa, Pyrgi e la Riserva Naturale di Macchia Tonda, dove nel frattempo si prepara la stagione estiva con un ampio parcheggio a ridosso della spiaggia delle Sabbie Nere che diverrà sempre più “attrezzata”. E’ inutile dire che anche in questo caso si tratta dell’ultimo pezzo di litorale rimasto incontaminato grazie alla servitù militare e ai vincoli archeologici e naturalistici. Un’area protetta, potenziale parco storico e naturalistico unico nel Lazio! Nell’assalto sistematico al territorio, sempre più costruito e recintato, chi più ne ha

più ne metta… Purtroppo in Italia si continua a non puntare su uno sviluppo diverso, legato alla valorizzazione delle principali, uniche e sempre rinnovabili risorse del nostro Paese: l’ambiente e i Beni Culturali. Non ci vuole molto per capire che il lavoro si può sviluppare tramite una sapiente politica turistica proteggendo e non distruggendo le nostre bellezze; potrebbero trovare ampi spazi di azione anche le numerose ditte edili, oggi legate al “partito del mattone”, attraverso un adeguato piano di restauro e recupero del paesaggio, senza continuare per forza di cose a costruire e cementificare. L’ennesimo esempio dell’incapacità politica di gestire uno sviluppo positivo ed intelligente del territorio è dato dalla funesta iniziativa legata alla realizzazione della centrale a biogas di Pian della Carlotta, presso il villaggio del Sasso, nel comune di Cerveteri. Mi chiedo come sia possibile che in una bellissima fertile piana agricola, circondata dai Monti Ceriti coperti di boschi, ricca di acque naturali minerali e termali, note fin dall’antichità per le proprietà curative e ampiamente sfruttate in epoca etrusca e romana, venga in mente la sola idea di costruirci una centrale a biogas!? Soltanto una totale insensibilità, ignoranza e soprattutto brama di arricchimento facile può portare ad una tale scelta. Un paesaggio, già segnato negli anni passati da attività estrattive e dalla costruzione selvaggia di molte ville, viene ora definitivamente condannato da un impianto che gli ultimi studi scientifici certificano in modo chiaro che di “Bio” ha di certo ben poco. A breve distanza dai grandi serbatoi in cemento, ormai quasi ultimati, si trovano i resti delle antiche e sacre Aquae Caeretanae, ricordate da Tito Livio e da Valerio Massimo per le loro ottime caratteristiche. Gli scavi della Soprintendenza hanno messo in luce gli ambienti termali molto ben conservati fino anche a tre metri di altezza, ancora decorati con preziosi rivestimenti di marmo. Qui, come ricordano le iscrizioni, era la fonte di Ercole, frequentatissima in epoca augustea. Sulla piana numerosi siti archeologici attendono di essere valorizzati, insediamenti preistorici, necropoli etrusche, impianti termali romani. Cerveteri “Patrimonio dell’Umanità” non merita questi scempi. Flavio Enei (Gruppo Archeologico del Territorio Cerite)

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SCUOLA DI CICLISMO E MOUNTAIN BIKE A LADISPOLI Incontriamo Fabio Ciampa, delegato allo sport del comune di Ladispoli per farci raccontare come nasce una delle più interessanti iniziative ultimamente proposte dall’amministrazione comunale, legate allo sport, in cui passione e desiderio di migliorare il proprio territorio si fondono e danno vita a progetti che coinvolgono la cittadinanza tutta e in special modo i più piccini. Fabio, stiamo parlando di un’iniziativa che lascerà il segno vero? Proprio così, voglio innanzitutto ringraziare Lucio Latini che presentandomi Massimiliano Zanetti, presidente dell’Associazione Sportiva Guida Sicura, ha dato il via a questo progetto che vede la realizzazione, nel territorio di Ladispoli, di una manifestazione di triathlon in data primo giugno 2013. Il primo Triathlon Sprint Mtb Città di Ladispoli, organizzato senza gravare finanziariamente sulla pubblica amministrazione, sarà una gara di nuoto (750 mt), mountain bike (13 km) e corsa (5 km). Questa sarà un’importante occasione per la città di Ladispoli che finalmente entrerà nel circuito internazionale di uno sport praticato a stretto contatto con la natura. Devo inoltre ringraziare chi con me ha creduto nel progetto, nelle persone di Federico Ascani, Roberto Rossi, Roberto Ussia e ai collaboratori esterni all’amministrazione come Roberto Mignanti (ciclismo), Mario Monti (pallanuoto), Massimiliano Boccaccio (calcio), Marco Cavicchia e Claudio De Silvestri (rugby). La manifestazione sarà replicabile ogni anno e costituirà, nel calendario del progetto presentato all’amministrazione, solo la fase conclusiva di un percorso che avrà come obiettivo finale informare e sensibilizzare i bambini, i ragazzi e gli adulti all’Educazione Stradale e la Guida in Sicurezza. Tutto questo servirà per dare un contributo al progetto della C.E. “diminuire del 50% le vittime degli incidenti stradali”.

Un evento che coniuga sport ma anche indotto turistico. Sì, gli atleti che parteciperanno alle gare in programma giungeranno a Ladispoli da tutto il territorio nazionale e alloggeranno nelle strutture alberghiere del nostro litorale. Dato che le nostre località presentano decisamente una straordinaria attrattiva turistico-culturale, questo evento costituirà un’occasione per molte persone di conoscerle aumentando conseguentemente la loro permanenza nella nostra cittadina. Ne trarrà giovamento sicuramente anche il settore della ristorazione extra-alberghiera, attività commerciali, servizi, trasporti. Fabio, ma voi avete fatto di più, o mi sbaglio? No, non ti sbagli, infatti, abbiamo colto al volo l’occasione per fare in modo che questo non sia solo un evento circoscritto alla sola giornata del primo giugno, ma nell’ottica di promozione dello sport come portatore di valori e benessere fisico, abbiamo avviato un progetto che è in fase di realizzazione. All’interno di una parte dell’area verde del bosco di palo intendiamo realizzare una “scuola permanente di ciclismo per bambini” con l’uso della mountain bike, un percorso ciclabile e fruibile a diversi gradi di difficoltà. Rassicuro sin d’ora che per la realizzazione del percorso, quest’amministrazione non apporterà alcuna modifica all’ambiente interessato, ma anzi si farà carico del ripristino di vecchi sentieri e della pulizia e tutela di tutto l’ambiente interessato. A tal riguardo voglio ringraziare Domenico Trogu che ha presentato un progetto di realizzazione con costi davvero irrisori. Se la regione Lazio concederà il benestare, sono sicuro che questo progetto concorrerà a evitare l’abbandono del territorio del parco promuovendo forme di turismo ecocompatibile a bassissimo impatto ambientale.

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MAX SMERALDI

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Sono in molti a conoscere Max Smeraldi come persona e soprattutto, come chitarrista. Il suo talento manifestatosi sin da tenera età lo ha portato a spaziare innumerevoli generi musicali. Il percorso evolutivo dell’espressione musicale di Max lo ha finalmente condotto alla composizione di un opera, che ancora è in preparazione e sarà

presentata al pubblico a giugno. Come sempre Max tende a sorprenderci con un lavoro, questo, che si distacca dai canoni da lui usati fino ad oggi trasportandoci verso fiabesche melodie nate da un sogno in cui suono e stile generano un “nuovo stile” con richiami al mondo degli elfi e delle fate. Il percorso di Max si conosce da tempo, al di là delle sue doti da virtuoso dei vari generi musicali, rock, jazz, pop ecc…, dalla sua sei corde divampa energia positiva ma semplice, comprensibile da chiunque poiché Max riesce ad adottare un linguaggio universale, ma, in questo lavoro, che di rock ha ben poco, Max trova il suo vero “stile” e il suo vero “suono” cercato e inseguito da tempo. Le fusioni dei vari generi creano un amalgama che sintetizza il suo inclinamento e propensione stilistica in una ben forgiata ed efficacissima opera posta sicuramente in controtendenza rispetto i prodotti presenti sul mercato anche per il supporto scelto da Max per la sua diffusione. Ebbene si, l’opera uscirà in vinile e sarà possibile averla solo su prenotazione. Potete prenotare l’opera di Max Smeraldi tramite la mail: maxsmeraldi@libero.it

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ERIK FISANOTTI 20

Uno scultore a spasso nel tempo! A cura di Patrizia Maio, Storica dell’Arte. Conobbi Erik Fisanotti vent’anni fa, come amico di mio marito. Poliziotto nella vita quotidiana, un grande rispetto per il suo lavoro, un uomo allegro, un padre attento, uno scultore d’altri tempi e un artista che vive la sua straordinaria bravura con grande umiltà. Sapevo da voci popolari, che dopo aver frequentato la scuola di scultura e intaglio, si “dilettava” a scolpire basso rilievi e così ebbi la fortuna e l’onore, di ricevere come dono un suo bassorilievo, che ogni volta che rivede disdegna. Quando un artista guardando le opere del passato con umorismo, si esprime quasi “vergognandosi” ironicamente è sinonimo per me, di maturità artistica e consapevolezza di una crescita in positivo del proprio stile e di un’evoluzione dell’io che spesso si nega. Essendo egli stesso una persona dal profondo e spiccato savoir faire e capace di autocritica. Da poco tempo si sono concluse le due importantissime mostre – fiere dell’artigianato in Valle d’Aosta; dal 18 al 20 gennaio la Fiera espositiva di Donnas e il 30 e 31 gennaio ad Aosta l’oramai millenaria Fiera di Sant’ Orso. Non va dimenticato che da molti anni Erik, partecipando a questi appuntamenti artigianali di tradizione, viene spesso premiato per le sue sculture nella sezione del “basso rilievo”. Gente proveniente da tutte le città di Italia e non solo, ogni anno raggiunge questi artisti nel cuore della storica città, per ammirare e acquistare le loro opere. Per soli due giorni all’anno la Valle vive un momento di rispetto e completa devozione culturale che senza colpo ferire, lascia in stand bay la dinamica vita cittadina e ferma tutto per un ”istante”: quando si attraversano le antiche vie romane circondati da banchi degli artigiani. C’era anche il nostro Erik Fisanotti nella Piazza E. Chanoux con il suo piccolo spazio espositivo, un angolo troppo piccolo per la presentazione di tutte le opere che gli scultori ogni anno offrono. Purtroppo o per fortuna, c’è da dire che ad oggi il numero degli artisti è aumentato e rispetto a mille anni fa, sicuramente la città è cambiata e lo spazio urbanistico non sarà mai abbastanza per contenere la quantità straordinaria di artigiani. Nonostante tutto, Erik è riuscito a creare il suo piccolo mondo di castelli, dame, cavalieri e contadini, che da qualche tempo lo contraddistinguono. Il giallo senape del telo di sfondo scelto, ha indubbiamente messo in rilievo i contenuti delle opere, dando maggiore risalto alle essenze e alle cromaticità che lui stesso ama usare per le sue sculture. Non mancano tuttavia i famosi gnomi dei boschi, che Erik riesce sempre a immergere in un fantastico paesaggio innevato di montagna o scolpiti in versione tridimensionale. La sua mostra personale, inaugurata il 23 novembre 2012, dall’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Valle d’Aosta, nella chiesa sconsacrata di S. Lorenzo, proprio di fronte alla ecclesia di Sant’ Orso è terminata a Febbraio. Una mostra che portava il titolo: “Cavalieri e contadini”, dedicata ai castelli medievali valdostani e al lavoro degli uomini nel territorio di montagna. L’artista dichiara che da qualche anno compie ricerche sul Medioevo in Valle, legate soprattutto ai Castelli e alle loro dinamiche interne; una realtà che spesso viene data per scontata, visto il gran numero di edifici di pregio storico e artistico presenti nella regione. Erik Fisanotti è riuscito ad estrarne l’essen-

za stessa, attraverso il calore del noce e la delicatezza del tiglio, suoi legnami preferiti nella scultura, le sue cromaticità temperate sui soggetti attribuiscono ai meticolosi basso rilievi, un tocco di realismo sensuale e storico, nel rispetto dell’immagine che noi possediamo nella nostra consapevolezza culturale di ciò che è stato il periodo del Medioevo. Ciò che mi ha colpita maggiormente da studiosa d’arte, è stata la sua innata capacità di rappresentare quella parte della storicità celata di Aosta; ad esempio attraverso i suoi riferimenti ai bellissimi disegni dello storico e archeologo Francesco Corni, da ammirare nel suo libro “Aosta Antica, la città romana”, Tipografia Valdostana, 1989. Egli a suo tempo in collaborazione con la Soprintendenza Regionale è riuscito a creare uno dei più importanti testi grafici e storici che documenta le varie fasi della città antica; dalla sua fondazione all’intera costruzione. A questo proposito, Erik Fisanotti scolpisce un interessantissimo pannello, che riporta fedelmente la rappresentazione di Corni, del momento storico che da il via alla antica città romana e cioè l’incontro tra l’imperatore Augusto e l’ultimo capo dei Salassi. Attraverso diverse ispirazioni come i castelli medievali, l’artigianato locale o tematiche legate alla liturgia, gli artisti traggono approfondimenti di ricerca e studio. In particolare Erik Fisanotti, rientra nella rosa di scultori e artigiani che valorizzano, con un lavoro appassionato, l’evoluzione e il mantenimento della “civilisation valdộtaine”. La cultura che si trasforma in materia e tradizione.


ADRIANO FIDA La tecnica è la peculiarità di Adriano Fida ma la sua maggiore evoluzione è stata nei soggetti, nella ricerca e nel significato delle sue opere. Da molti critici è stato elogiato per i virtuosismi del suo tratto, ma con questa mostra si esalta l’ecletticità della sua pittura, lo spessore che ogni sua tela richiede all’osservatore. Lo studio che ogni opera necessita è rappresentato e raccontato da Fida in modo eccellente. Questo fa di Adriano non solo un artista in continua evoluzione, ma un narratore di miti e storie alcune volte dimenticati o addirittura sconosciuti. Con ogni sua tela aggiunge un tassello nel bagaglio culturale di ogni osservatore. Adriano Fida non è solo un artista eccellente, ma è un’anima pura, complessa, alcune volte ancestrale, ma decisamente talentuosa e merita di essere conosciuta.

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“Evoluzione”

Mostra personale di Adriano Fida. Opere dal 2008 al 2013. Vernissage sabato 13 aprile 2013 dalle ore 18:00, La mostra si terrà fino al 10 maggio. L’artista sarà presente al vernissage Collezionando Gallery - Via Monti di Creta, 55 Roma • www.collezionandogallery.it

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CARMELO

SEGRETO UN GIOIELLO PARLERà di te Sin dai tempi più remoti l’essere umano ha desiderato adornarsi di oggetti rari e preziosi. Il gioiello rappresenta un modo per distinguere la nostra personalità dalle altre, è garante di posizionamento sociale, ma non solo. Per gli antichi ad esempio un gioiello aveva spesso la funzione di proteggere il possessore da entità nefaste, poteva diventare talismano, o addirittura rappresentare le origini famigliari attraverso il suo tramandarsi di generazione in generazione. Ai giorni d’oggi il vero gioielliere mantiene i tratti dell’artigiano e del filantropo. Carmelo Segreto ad esempio, gioielliere di Cerveteri, ha voluto parlarmi della sua attività commerciale, artigianale e artistica. Egli attraverso l’ideazione dei gioielli racconta, modellando l’oro, le storie di chi lo commissiona. È un’arte nobile e rara quella di saper disegnare nella mente e poi su carta una serie di forme simboliche che vanno a rappresentare l’essenza dell’esperienza umana per la quale il gioiello è stato concepito, e che poi andranno a dare forma e vitalità a quello che sarà il gioiello vero e proprio. Trasformandolo in una piccola opera d’arte in cui vengono sintetizzati i valori affettivi ed emozionali che il cliente vuole esprimere. Parliamo dell’evoluzione del gioiello, l’estrapolazione di una sua quarta dimensione, la scissione fra il valore dell’oggetto in due direzioni: quello materiale dell’oro e del diamante che si trasformano nel valore morale del ricordo, del sentimento, dell’animo umano. Con Carmelo il gioiello parla, raccontandoci una storia. Per ammirare le sue creazioni, potrete recarvi mensilmente presso la Sala Ruspoli in piazza Santa Maria a Cerveteri. Lì i gioielli sono soggetti a vere e proprie presentazioni. Ne prendono parte Carmelo Segreto e i suoi collaborato-

ri, ma anche i destinatari dei gioielli stessi. Per l’occasione i relatori prendono voce in merito a questioni legate al nostro territorio e all’ambiente. Gli eventi si concludono con un concerto eseguito da professionisti del territorio. Per le date degli eventi potete visitare il sito www.segretogioielli.it Com’ è visto il lavoro di Carmelo Segreto dai propri clienti? “A volte, alcune persone che appaiono oltremodo distinte, raffinate, ricercate e signorili, alla vista della creazione, non riescono a nascondere la commozione” confessa Carmelo con forte emozione. Giulia ad esempio, l’avventrice del gioiello Abraccio, parla così: “Apprezzo veramente tanto questa iniziativa che va oltre la presentazione di un oggetto già prezioso per se, ma scoprire che racchiude un significato più profondo lo rende sicuramente unico e personale. Nel mio caso, sentimenti, emozioni ma soprattutto dialogo. Infatti, tutto parte da un piccolo occhio di Santa Lucia trovato durante una passeggiata sulla spiaggia e incastonato nel gioiello. La sensibilità di Carmelo l’ha trasformato nel simbolo della rinascita da un momento difficile della mia vita, dove tutto sembrava non avere il giusto verso. Il ricordo di una passeggiata significativa, nella quale la parola era il centro di tutto, e il dialogo sembrava essere la più grande ancora di salvezza”. Stiamo parlando del gioiello Abbraccio, potete osservarlo nella pagina accanto. Carmelo parla di una vera e propria origine dei suoi gioielli i quali vengono indicizzati con uno specifico atto di nascita, dove sono descritti il nome, la data di creazione, il materiale di composizione e la giustificazione alla sua comparsa, ovvero i motivi dai quali è stato partorito. L’albero della vita. Questo secondo gioiello è realizzato in oro bianco e diamanti, ideato in occasione del matrimonio di una critica d’arte. La donna è rappresentata da numerosi simboli floreali e di fertilità, l’uomo rimane esteticamente più asciutto e lineare. Le radici dell’albero assorbono la linfa dei ricordi e selezionano il passato, filtrandolo e dando nuovi frutti affinché la vita possa evolvere imparando dall’esperienza. In alto, invece, un arco rappresenta i mezzi di sostentamento naturali, l’energia del cosmo protesa al divino. Carmelo qui descrive il simbolismo del diamante al suo livello più alto: il diamante è legato all’eternità poiché presente sul pianeta Terra da oltre cento milioni di anni. Passando attraverso il divino si arriva al piccolo foro rappresentante Dio, forza incoercibile attraverso il quale tutto prende vita.


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Abbraccio. Realizzato in oro bianco e occhio di Santa Lucia, il quale ritrovato su una spiaggia in un momento buio, rappresenta il dialogo, la fiducia e i valori riacquisiti fra le protagoniste di questa storia. L’incontro rassicurante di una zia con la nipote, la quale ha bisogno di superare alcune controversie della sua vita. Nel gioiello, la ragazza più giovane è rappresentata dalla curvatura destra, la forma nodosa e impettita rappresenta la lotta crescente dentro di lei fra Io e Super io. I filamenti nella parte alta dell’arco rappresentano i valori che non sempre attecchiscono e infine la solidità della zia trasfigurata e rappresentata da una foglia di quercia.

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OMAGGIO A

VERDI

Teatro dell’Opera di Roma

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iamo in compagnia di Francesco Reggiani, Direttore dell’Archivio Storico del Teatro dell’Opera di Roma per parlare della mostra omaggio a Giuseppe Verdi nel bicentenario della sua nascita. La mostra: ”Bozzetti e scene del Teatro dell’Opera di Roma” inaugurata lo scorso 18 marzo all’ ”Istituto Italiano di Cultura di Budapest”, è stata realizzata dall’Archivio Storico del Teatro dell’Opera di Roma in collaborazione con la direzione generale per la promozione del Sistema Paese e sostenuta dal Ministero

“Giuseppe Verdi, incarna l’opera italiana, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo grazie a capolavori assoluti come Rigoletto (1851), Traviata (1853), Aida (1871), Falstaff (1893), e tanti altri ancora. Le opere di Verdi sono state e sono le più rappresentate nei teatri del mondo. La sua musica continua ad appassionare giovani e meno giovani. Se la lingua italiana è tanto amata ed apprezzata, conosciuta e parlata fuori d’Italia, lo si deve in gran parte anche alla diffusione dell’opera lirica in generale ed alle opere di Verdi in particolare… A metà strada tra la storia dell’arte e la musicologia, l’esposizione fa rivivere grazie alle rappresentazioni degli spazi scenici e dei costumi storici la fascinazione propria del mondo dell’opera verdiana. Un mondo straordinario che, attraverso l’esasperazione e l’amplificazione dei sentimenti e delle situazioni talvolta fino all’inverosimile, è sempre capace di suscitare emozioni profonde, commozione e partecipazione da parte dei pubblici di tutto il mondo”. Gina Giannotti Direttore Istituto Italiano di Cultura di Budapest

degli Affari Esteri. Il Teatro dell’Opera ha messo a disposizione una parte del suo straordinario patrimonio composto da.: bozzetti, figurini, maquettes, costumi di scena creati da scenografi e costumisti di fama internazionale per le rappresentazioni delle opere di Verdi. Oltre settanta i dipinti esposti e realizzati da alcune personalità artistiche tra le più rappresentative degli ultimi sessanta anni.

“Il compositore di Busseto è stato un grande innovatore nella composizione lirica, ampliandone le strutture drammatiche, potenziandone la parte orchestrale, caratterizzando e conferendo maggiore profondità psicologica ai personaggi. Verdi ha saputo includere nella sua musica le grandi passioni e i sentimenti e ha creato un nuovo linguaggio teatrale. Con lui quello straordinario intreccio di azione, musica e canto che è il melodramma è diventato una delle massime espressioni della creatività italiana, conosciuto e apprezzato ovunque... Il materiale esposto costituisce anche un affascinante testimonianza dell’enorme lavoro che c’è dietro la produzione di un’opera, dietro le luci della scena e la musica: un insieme complesso di creatività, competenze tecniche e artigianato di altissimo livello necessari per creare scene e costumi”. Vincenza Lomonaco Vice Direttore Generale per la promozione del Sistema Paese, Direttore Centrale per la Promozione della Cultura e della Lingua Italiana.


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“Il melodramma è senza ombra di dubbio uno degli elementi più importanti ed identificativi del patrimonio culturale italiano... La caratteristica che forse ha causato la fortuna del melodramma è sicuramente legata al fatto che raccoglie in sé, in un unicum di straordinario impatto emozionale, tutte le forme d’arte, quali la musica, la danza, il canto, la recitazione, l’arte figurativa per la scenografia e la costumistica. In tempi più recenti l’illuminotecnica e la regia. Il progredire artisticamente e tecnologicamente di ogni tessera di questo fantastico mosaico, ha inoltre consentito la nascita di tanti nuovi mestieri e specializzazioni, che a loro volta sono state la spinta propulsiva alla istituzione di scuole che preparassero professionalmente gli operatori del settore...La mostra propone un saggio esaustivo delle creazioni di artisti, quali Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Pierluigi Pizzi, Danilo Donati, Nicola Benois solo per citarne alcuni, che con il loro estro hanno tradotto visivamente, contesti storici, luoghi, personaggi, che il genio musicale di Giuseppe Verdi, aveva già mirabilmente descritto attraverso la sua sublime ed immortale musica...” Francesco Reggiani Direttore Archivio Storico Teatro dell’Opera di Roma

Mostra “Omaggio Giuseppe Verdi” Istituto Italiano di Cultura Budapest

La mostra sarà a Budapest fino al 18 aprile continuerà negli Istituti Italiani di Cultura di altre città, Fiume, Zara, Zagabria, Sofia, Cracovia, Algeri, fino ad arrivare il 15 novembre 2013 a New York e continuare nel 2014 nel Nord America.

Sezione dedicata al Don Carlo con regia scene e costumi di Luchino Visconti

Inaugurazione mostra con Ambasciatrice Maria Assunta Accili, Direttore Istituto Gina Giannotti e Francesco Reggiani

Sala centrale Istituto Budapest


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CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA

UN PO’ DI STORIA… Nel 1928, quando il Teatro Costanzi fu acquistato dal Comune di Roma, ristrutturato e gli venne dato il nome di Teatro Reale dell’Opera, venne istituita la scuola di ballo che, non solo doveva avviare alla danza giovani allievi, ma provvedere alla costituzione di un vero e proprio Corpo di Ballo. Nella locandina di inaugurazione del teatro con il Nerone di Boito già compariva la dicitura “ Corpo di Ballo della Scuola del Teatro”. Primi direttori furono Ileana Leonidov per le allieve e Dmitri Rostov per gli allievi. Nel 1931 vennero sostituiti dal maestro italiano Nicola Guerra, ballerino e coreografo precedentemente Maitre de ballet all’Opera Reale di Budapest. L’anno successivo una coppia di maestri prese le redini della direzione: Ettore Caorsi e Mara Dousse, ballerino eccellente il primo e maestra di scuola italiana la seconda. Nel contempo, nella stagione 1933/34 comparve in cartellone la figura di un coreografo “stabile” che fino al 1938 avrebbe stimolato la formazione “professionale” del Corpo di Ballo con tutta l’esperienza e la levatura internazionale che gli apparteneva. Il coreografo, formatosi al Marijnskij di San Pietroburgo, era Boris Romanov. Egli preparò la strada ad una compagnia che avrebbe trovato la sua chiara identità nel periodo successivo, guidata dal carismatico maestro ungherese Aurel Milloss. Con lui dal 1938 al 1945 il Corpo di Ballo raccolse innumerevoli successi. Fu in quel periodo che l’arte ballettistica nel Teatro Reale sembrò raggiungere piena autonomia riuscendo a comporsi in totale organicità con le altre arti. Dal dopoguerra ai nostri giorni il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma ha potuto contare su maestri e direttori di chiara fama. Oltre ancora allo stesso Millos, Anton Dolin, Erik Bruhn, Zarko Prebil, André Prokovski, Maya Plissetskaya, Pierre Lacotte, Vladimir Vassiliev, Eliosabetta Terabust, Giuseppe Carbone, Amedeo Amodio, e Carla Fracci. Nel corso della sua storia la Compagnia ha messo in scena i maggiori balletti della tradizione ed i lavori dei più importanti coreografi italiani e stranieri: da Marius Petipa, a George Balanchine, da Michel Fokine a Frederick Ashton, ed ancora Roland Petit, Leonide Massine,Vaslav Nijinsky, John Cranko, Luigi Manzotti, August Bournonville, Amedeo Amodio, Antonio Gades, Micha Van Hoeche.

ED OGGI… Dal 1 Settembre 2010 la Compagnia è diretta da Micha Van Hoeche con il chiaro intento di far confrontare gli attuali danzatori ed il pubblico, oltre che con il repertorio classico, con i coreografi della danza contemporanea delle origini e dei nostri giorni: Martha Graham, Doris Humphrey, Josè Limòn, Alvin Ailey, Maurice Béjart, Lindsay Kemp fino ai contemporanei italiani Virgilio Sieni, Michele Abbondanza ed Antonella Bertoni.



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BENITO

CORRADINI

è con immenso piacere che Tracciati d’Arte Presenta al suo pubblico la figura di Benito Corradini, una personalità di rilievo nel settore della divulgazione d’arte e della creazione di importanti premi e manifestazioni. Presidente dell’Accademia Internazionale La Sponda, Benito è uomo di spiccata sensibilità, scrittore e poeta. L’Accademia Internazionale La Sponda è operante nel settore delle Arti Figurative ed impegnata nell’allestimento di Mostre Personali e Collettive, Estemporanee, Murales, Rassegne d’Arte sia a livello locale, che a livello nazionale ed internazionale, e si occupa della preparazione di Cataloghi, Libri, Brochures di artisti italiani e stranieri.

Di notevole rilievo l’ideazione e l’organizzazione di Premi nazionali ed internazionali per la Cultura, l’Arte, il Lavoro, lo Sport e lo Spettacolo. Tra i più affermati ricordiamo: «FONTANE DI ROMA» (30 edizioni) «LA SPONDA» (16 edizioni) «MONTI CIMINI» (8 edizioni) «PIAZZA DEL POPOLO» (9 edizioni) «CRONACA E TURISMO» «TERZO MILLENNIO» (4 edizioni) «AMBIENTE E QUALITà della VITA» «FOTOREPORTER» «GENTI D’ABRUZZO NEL MONDO» (2 edizioni) «POMEZIA: CITTà della CULTURA del LAVORO» «CAVALLO MON AMOUR»

L’editore Benito Corradini nel suo studio di Piazza del Popolo, Roma Benito Corradini con Noemi Paris


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’Accademia Internazionale LA SPONDA col Patrocinio di Organismi Nazionali, Enti Locali, Ambasciate, Istituti di Cultura sta organizzando il 1° Premio Internazionale Arti Figurative “Luci e colori dal Mondo, Omaggio a Gaetano Bellantuono”, con la collaborazione del Sindacato Cronisti Romani, Accademie e Associazioni culturali. Il Premio si inquadra nell’impegno per la promozione dell’Arte e della Cultura, portato avanti dall’Accademia La Sponda e dal Comune di Sabaudia. Dopo il grande successo dell’omonima Mostra del 2012, visitata da migliaia di persone, l’Accademia La Sponda, per evidenziare l’impegno e la presenza degli Artisti, per onorare la memoria del Colonnello Bellantuono, e per far risaltare l’internazionalità della Cultura a Sabaudia, d’intesa con le Autorità locali, la Guardia di Finanza e la famiglia Bellantuono, ha elevato l’evento da Mostra a Premio Internazionale. Il Premio, aperto ad Artisti Italiani e Stranieri, è ad “invito”, con selezione di apposita Commissione. Il Premio si articola nelle Sezioni di Pittura, Scultura, Grafica, Fotografia e, novità assoluta nel panorama internazionale, anche nelle Sezioni di Spettacolo e Sport, riservate ad Artisti e Vip dello Spettacolo e dello Sport. E’ prevista l’esposizione di opere di illustri Maestri e la partecipazione di Artisti di 50 Nazioni. Per dare una più ampia ed attenta partecipazione di pubblico e di promozione conoscitiva, oltre alla tradizionale Giuria di Esperti, è prevista una Giuria Popolare. Il Catalogo e il Video, presentati in diverse lingue, con notizie sulla storia e sull’ambiente di Sabaudia e del suo territorio, illustrano le Opere presentate dai Maestri e dagli Artisti. I Premi consistono in Premi di Rappresentanza, Opere d’Arte di Maestri Contemporanei, Prodotti tipici del territorio di Sabaudia e Pontino. A tutti i partecipanti verrà consegnato un Diploma di partecipazione. Ai primi dieci Artisti classificati dalla Giuria ufficiale e ai primi cinque Artisti più votati dalla Giuria popolare, oltre ai Premi previsti, verranno assegnati anche spazi nelle pagine a colori sulla Rivista La Sponda. Durante il periodo espositivo sono previsti incontri con gli Artisti, presentazioni di Libri, performances musicali. La cerimonia della Premiazione avrà luogo, con uno spettacolo musicale, nella serata del 21 luglio 2013, presenti Autorità, Personaggi di Cultura, Arte, Spettacolo, Sport.

Benito Corradini e Andrea Cerqua

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’Accademia internazionale La Sponda è inoltre stata spesso invitata all’estero, come ospite e fautrice di eventi. Quest’anno, L’Accademia internazionale La Sponda, d’intesa con Fondazioni ed Istituti di Cultura internazionali operanti in Cina, con la collaborazione di Organismi ed Enti Pubblici Cinesi ed Italiani, sta organizzando un Viaggio a Xì An Cina, nel periodo 24/31 Agosto 2013, in occasione della Settimana della Cultura e del Lavoro Italiani, con Incontri, Conferenze, Work shop e il conferimento del 5° Premio Internazionale “TERZO MILLENNIO”. Su indicazione di Autorità Cinesi, quest’anno l’Evento si svolge a Xì An, antica. Capitale di diverse Dinastie dell’Impero Cinese, dove unitamente alla prestigiosa presenza dell’Esercito di Terracotta sono ubicati altri siti di grande valore artistico. L’Accademia La Sponda, da decenni organizza con riconosciuto successo in Cina Eventi, Incontri, Manifestazioni di Arte, Cultura e promozione del Lavoro, con la collaborazione di Autorità Cinesi ed Italiane, con una importante presenza di Giornalisti di Quotidiani, Periodici, Agenzie e Televisioni Cinesi. E’ in via di definizione l’intero “Programma”: in diretta sinergia con l’Ambasciata Italiana a Pechino, l’ENIT, Associazioni ed

Aziende Italiane già operanti in China. Il “Programma” verrà divulgato con comunicati, promozioni e video nelle lingue cinese, inglese e italiana. A Xì An sarà a disposizione una Segreteria organizzativa plurilingue per una più funzionale programmazione logistica. Tra l’altro, sono previste: - Presentazione/ Work Shop/ Visite guidate a Monumenti e Città - Mostra Arti Contemporanee “Luci e Colori dall’Italia” - SERATA di GALA (clou dell’Evento) con un interessante Spettacolo per la cerimonia del conferimento ad importanti Personalità ed Aziende del 5° Premio internazionale “TERZO MILLENNIO”. - Conferenze Stampa a Roma e a Xì An, dove verranno più ampiamente e nel dettaglio illustrate le iniziative e le Manifestazioni collaterali dell’evento. All’evento è prevista la presenza di Personalità ed Operatori del Lavoro e Personaggi e VIP della Cultura per il Premio “TERZO MILLENNIO”.


SU IL SIPARIO

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a cura di PEPPE MILITELLO - il menestrello degli artisti Dopo oltre quarant’anni, Peppe Militello, tira su le tende del suo palcoscenico aprendo il sipario, raccontandoci e facendoci conoscere aneddoti e storie vere, vissute insieme all’arte e ai grandi maestri di un recente passato. Tutto ebbe inizio nel lontano 1960, avevo appena compiuto 18 anni. Lasciata la mia amata città, Catania, presi il treno e sbarcai a Roma. A quei tempi Roma viveva la magia dell’allegria e tanta dolcezza. Poco tempo dopo venni assunto come postino a Bologna. Era il 1962 ed iniziò tutto quello che segue… Club “Il Pellicano” di Modena Una sera di primavera del 1963, ero stato invitato dal batterista di Giorgio Gaber. Come potete notare e vedere nella foto, c’è un Gaber in carne ed ossa, più ossa che carne. Ricordo bene quella sera, accadde un fatto molto particolare. Verso le 22 circa, si presentò all’entrata del club, un barbone che voleva entrare a tutti i costi. Intervenne la sicurezza, lo presero e lo buttarono fuori a pedate!. Ma lui, il barbone, insisteva per entrare. Sentivamo tanto trambusto, io e Giorgio Gaber fummo curiosi e andammo a vedere cosa stesse accadendo. Ad un tratto vidi Gaber gridare:- ma cosa state facendo!!! Tirando la giacca al proprietario del locale il sig. Nino Malferrari. Gaber infuriato come un leone disse:- ma come, non fate entrare il cantante??? Tutti rimanemmo pietrificati. Alla fine quel barbone, piccolo, peloso, e anche un po’ puzzolente era Lucio Dalla. Tutto accadeva nel 1963 al Pellicano di Modena, voglio aggiungere che alla fine lo fecero suonare e meraviglia delle meraviglie, quel piccolo uomo si trasformò in un gigante.

La più splendida era lei, parliamo di Monica Vitti. Quella sera mi son detto, io, menestrello, come posso cantare con l’attrice più grande del momento!! Come potete notare la mia mano destra era bloccata non riuscivo a muoverla! Lei cantava ed io fermo! Monica mi disse: Peppe, Peppe, canta… ma, n’do vai, se la banana nun ce l’hai…..

Nella foto da destra Peppe Militello, Giorgio Gaber, il dott. Petroselli e un amico.

Monica Vitti mentre insegna l’espressione artistica a Peppe Militello

Tutto accadeva nel salotto di Cristina e Tony Porcella (dietro Monica si intravede l’indimenticabile giornalista e critico d’arte Domenico Guzzi)


Storie e foto inedite di vita vissuta.

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Latte di capra Non è facile parlare di Vittorio Sgarbi. Tutti o quasi tutti conoscono il furioso Sgarbi. Per quanto concerne a me, il prof. Vittorio è un uomo gentile e affabile. Sgarbi ha due personalità come il dott. Jeckill e mr. Haid. Ma… dal momento che lui vede una telecamera televisiva accesa il suo viso si trasforma e diventa una belva, la tigre che tutti gli italiani conoscono. Se per caso incontrate Vittorio Sgarbi, invitatelo al bar a prendere un caffè, constaterete che è un vero gentiluomo e nel darli la vostra mano per salutarlo guardatelo negli occhi, vi direte… ma questo è Vittorio Sgarbi il furioso, quello che aggredisce minacciando con violenza e furia? Alla fine direte: è un grande attore e un meraviglioso uomo. Merita il Leone D’Oro!

Nella foto Peppe Militello con Vittorio Sgarbi Pittura e parole Alfredo Rapetti figlio del grande Mogol, pittore raffinato ed elegante. Quando si guarda un’ opera di Rapetti vorresti entrare, senza bussare, nel futuro. Certo io non sono ne pittore ne critico, ma dopo una vita, assistendo per anni illustri maestri del passato e conoscendo le loro tecniche artistiche, credo che qualcosa avrò imparato! Alfredo Rapetti è un pittore ultramoderno, pochi lo comprendono. Forse Rapetti dovrà incontrare un nuovo Lucio Battisti.

Nella foto Peppe Militello con Alfredo Rapetti Mogol


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SU IL SIPARIO, Storie e foto inedite di una vita vissuta Il miracolo dei Giacobini. Raccontare una storia e parlare di un personaggio famoso è semplice certo, ma non facile dopo mezzo secolo. Quando un uomo arriva all’“Età dell’Oro”, cioè anziano, rimembra sempre il passato. Vorrei parlare di un personaggio che tutta l’Italia conosce bene. Era il lontano 1961 Pippo Baudo abitava in un piccolo appartamento diviso con Tony Cucchiara, in via dei Giornalisti a Roma. Nell’Italia di quel periodo noi ragazzi avevamo tutti lo stesso problema: il benedetto lavoro! I politici di ieri e di oggi sono tradizionali e fedeli nel tradire l’articolo 1° della nostra costituzione, mi viene da dire… sono veramente bravi!!! (e noi della redazione aggiungiamo… sono veramente bravi!!!) Nel 1960 Pippo Baudo era il signor NESSUNO. Io ero venuto a Roma per lavoro. Mi presentai in Rai per fare la comparsa ma non venni MAI chiamato. Abitavo vicino a Pippo Baudo e quasi tutte le mattine ci incontravamo. Una di quelle mattine andai da lui, ero a terra e disperato “… caro Pippo” dissi, “ non posso più rimanere a Roma, ormai non ho più nemmeno i soldi per mangiare e non riesco a trovare uno straccio di lavoro!” Pippo capì il mio totale sconforto ma!! All’indomani sera, il miracolo!!! Baudo si presentò alla mia porta dicendomi: Peppe, domani mattina vai in via Teulada 66, in Rai e chiedi della signora Piazza, vedrai, lavorerai per due mesi! Quella fu per me un’ occasione che avrebbe aperto le porte del mio avvenire. Ricordo bene, feci il figurante speciale allo sceneggiato “I Giacobini”, con la regia di Fenoglio, Baudo con quell’occasione mi diede il mio pane sicuro. Grazie a te, Pippo mi sono costruito una famiglia e oggi sono un nonno felice. Pochi sanno di te, della tua generosità e del bene che hai fatto a tanti artisti, sconosciuti, che oggi sono persone di successo e famosi!!! Avrei tanto da raccontare… Ti ricordi quella sera è stata la tua prima apparizione in televisione. Eravamo in Viale Regina Margherita alla sala del bowling, e il grande signor Allegria Buongiorno (Mike Bongiorno) disse: ”…adesso ci colleghiamo con Roma, la parola a un giovane presentatore, a te Pippo Baudo” Quella sera tutta l’Italia conobbe il Pippo Nazionale. Ringrazio la rivista Tracciati d’Arte che mi ha dato quest’occasione. Lunga Vita a Pippo Giuseppe Baudo. Peppe Militello il menestrello degli artisti.

Nota dell’editore

Peppe Militello è stato assistente e menestrello di grandi artisti del passato come: Renato Guttuso, Renzo Vespignani, Carlo Levi, Ugo Attardi, Leonardo Sciascia, Riccardo Tommasi Ferroni, Carlo Quattrucci, Alberto Sughi, Carlo Cattaneo e altri. Il nomignolo “menestrello degli artisti” gli fu attribuito dal grande Carlo Levi. Negli anni dell’Oro di Roma Peppe Militello era cercato da molte persone della “Dolce Roma” poiché la sua compagnia rallegrava e portava vitalità. Negli studi degli artisti, nelle case dei galleristi, degli attori del momento, di giornalisti e durante molte inaugurazioni di mostre, ed eventi, Peppe rendeva frizzante e brioso ogni incontro, la sua chitarra, suonava per loro con impulso e passione trascinando gli animi dei partecipanti. Molti personaggi noti e meno noti scrissero versi e poesie che furono musicate da Peppe Militello. Sciascia, Levi, Guttuso, Vespignani, Pasolini e tanti altri, vivono ancora anche nelle interpretazioni musicali degnamente registrate dal “Menestrello degli artisti”. E allora, io mi chiedo, chi è in realtà questo Peppe, oltre ad essere il postino di Trastevere? E’ forse uno degli ultimi depositari di una grande ricchezza, testimone di accadimenti, azioni e racconti da trasferire alle giovani generazioni per fornire loro un indizio rigenerante? Peppe ci parla dei

Peppe Militello con Pippo Baudo

desideri, ma anche dei sacrifici che la vita impone a chi ricerca la propria strada. Una cultura che non s’impara a scuola, che non è scritta nei libri, e di cui non parla la televisione. Gli aneddoti di Peppe raccontano di particolari che nessuno conosce poiché vissuti in prima persona nella frequentazione giornaliera di un mondo pulsante di sinergie e d’incontri a casuali dove l’impensabile può accadere e i sogni più incredibili si possono avverare. E’ il mondo dell’arte, un universo dove il sognare è d’obbligo, l’intuizione, l’idea, diventa verità, è proprio lì che il sensibile si trasforma in prodotto, rappresentazione, opera materiale, lì il verbo si fa carne poiché pensato intimamente con la forza dell’intenzionalità. Insomma, mi piace pensare che Peppe abbia vissuto anni speciali a contatto con persone speciali e quella che è vita abitudinaria, azioni condotte per necessità o virtù, acquistano valore immenso a distanza di anni e aprono verità mai conosciute prima, aggiungendo un’altra tessera al mosaico colorato e variopinto della conoscenza. Roma, la città eterna, rimane sempre unica e parafrasando le parole di Peppe Militello: “Roma tu sei come un sole che non tramonta mai!!!”


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Giuseppe Carlo Militello Non è giusto definirlo “figlio d’arte” ma più propriamente io lo descriverei come un ragazzo cresciuto sotto una stella particolare. L’intensa frequentazione, da parte di Peppe Militello, degli studi di tanti maestri d’arte non poteva che dare alla fine frutti deliziosi come questo. Giuseppe Carlo Militello, figlio del nostro ormai noto “menestrello degli artisti” sin da bambino segue il papà ed entra in contatto anche lui con tanti artisti, sviluppando una sensibilità ed una creatività che lo porterà a percorrere il sentiero impervio dell’arte nella pittura e nella musica. Più che figlio d’arte quindi, un figlio adottato da molti artisti che spesso lo prendevano anche a modello per i loro lavori. Spesso Ugo Attardi lo chiamava in virtù della sua scultorea bellezza. Molte sculture di Attardi riportano caratteri del suo viso, lineamenti, e masse muscolari di Carlo. In questa pagina ve lo presentiamo in tutta la sua bellezza, e nella sua bravura di pittore.

Il mio amico Diavolo, Olio su tela

DUALE, Olio su tela

MILLE VITTORIE UNA SOLA SCONFITTA Olio su tela

Giuseppe Carlo Militello mentre ammira una scultura lignea del suo Maestro Ugo Attardi


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Bellezza e Benessere nell’antico Egitto e nell’età Classica

A cura di Fabiana Paris

Il concetto di estetica si fonde con quello della bellezza, dell’armonia, dell’equilibrio e del rispetto delle proporzioni. In tutte le epoche l’estetica ha sempre rappresentato un obiettivo da perseguire nelle varie espressioni delle scienze umane. Gli antichi egizi sentivano l’esigenza di mantenere uno standard ottimale di salute e armonia. Per loro la cura del corpo era intesa come esaltazione della bellezza, che trovava i suoi validi “alleati” nel mondo vegetale e nella terra. L’argilla era un elemento prezioso, che veniva usato come maschera per purificare viso, corpo e capelli, favorendo l’eliminazione delle impurità. Gli Egizi credevano che la vita e la bellezza potessero continuare nell’aldilà e che tutto ciò che rendesse più bello e forte il corpo avesse un significato spirituale; consideravano la cura dello stesso un rito sacro in cui la cosmesi acquistava un ruolo importante. La cura del corpo era un processo culturale comune non solo ai faraoni, ma anche ai popolani, la detergenza del viso e del corpo avveniva con l’uso di prodotti ottenuti con acqua filtrata attraverso le ceneri, oppure dalla mescolanza con oli. L’idratazione della pelle avveniva con sostanze emollienti e aromatiche (olio di balano, dattero, mandorle, sesamo, ricino e, dopo la metà del secondo millennio a.C, con olio d’oliva). All’olio d’oliva si aggiungevano resine balsamiche, come quelle di cipresso, mirra e galbano per prevenire le rughe. La tonificazione avveniva invece con l’uso di acque aromatiche, che si ottenevano dalla macerazione di fiori di rosa, giglio, loto, ninfee e gelsomino. I capelli, come la pelle, erano oggetto di cura, per uomini e donne; venivano colorati con l’hennè (foglie e radici di Lawsonia Inermis), che cresceva sul delta del Nilo e conferiva ai capelli e alla pelle un colore rosso, simbolico richiamo al fuoco, all’energia e al calore ed espressione di seduzione. La cura del corpo era nota e ricercata anche in tutta l’Antica Grecia: dall’utilizzo di cosmetici, di oli ed unguenti profumati per il massaggio del corpo ai bagni alla lavanda; inoltre non bisogna dimenticare che le donne achee dedicavano parte del loro tempo a curare e mantenere giovane la propria pelle e la propria proverbiale bellezza, più volte ritratta, celebrata dai poeti e scolpita nella pietra secondo i canoni armonici del numero aureo. Nell’antica Grecia grande importanza è stata data alla ricerca del bello, dell’armonia, della bellezza ideale; fra tutte le arti la scultura è stata quella che ha illustrato in

modo più chiaro il percorso di perfezionamento dell’arte greca, alla ricerca spasmodica di canoni di bellezza universali; si assiste quindi ad una spettacolare evoluzione, partendo da figure appena abbozzate e dalle pose innaturali (i kuros e Kore), fino a giungere a capolavori di fama mondiale (quali la Venere di Milo e la Nike di Samotracia), dove l’abilità dello scultore raggiunge un livello tale da creare opere assolutamente verosimili, dove la pietra perde la propria consistenza, diventando morbida e calda, assume le forme di un impalpabile e vellutato tessuto e trionfa nella rappresentazione di soffici e setosi capelli al vento. Il corpo, tempio dell’anima, rappresenta l’elemento fondamentale ed onnipresente della cultura ellenica. La bellezza di queste sculture, dopo più di due millenni, è riconosciuta ai giorni nostri, a riprova di come gli antichi greci fossero giunti ad elaborare i perfetti canoni della bellezza.


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IL COLORE,

questo sconosciuto! A cura di Nicoletta Retico Il colore, come la musica, colpisce subito i nostri sensi e parla all’inconscio provocando un turbine d’impressioni ed emozioni. Lo aveva intuito già l’artista antico, che doveva esaltare il prestigio e la potenza del proprio sovrano attraverso la forma e il colore; lo sapeva chiaramente la Chiesa, che durante il medioevo consacrò l’uso dell’oro per richiamare la trascendenza e legò i colori all’evocazione dei personaggi sacri; lo sapevano gli artisti rinascimentali e barocchi, che ampliarono la loro tavolozza e ne fecero un mezzo subliminale d’incanto e di pathos; lo sapevano bene gli impressionisti e i pittori delle avanguardie che fecero del colore il primo soggetto della loro arte-sensazione e addirittura lo legarono al linguaggio della musica e della letteratura (arte come sinfonia: Kandinskij, folgorato da Wagner, compose dipinti e scenografie con musicisti, anche per Mussorgsky per “Quadri di un’esposizione” e per il compositore Schonberg; i futuristi legarono colore e parola). Ora hanno piegato il colore ai loro scopi anche i propagandisti, i pubblicitari, i designer e persino i politici; la psicologia del colore è uno strumento indispensabile per qualunque strategia di marketing e la cromoterapia (influenza dei colori sulla psiche) è importante per vivere meglio in casa, ufficio, scuola, ospedali. Semplicemente, per apprendere il linguaggio del colore bisogna imparare a vedere! Perché ogni colore ha un suo codice che può colpire come sinestesia più sensi e addirittura l’inconscio, molto in profondità. I pigmenti naturali ottengono il proprio colore assorbendo la luce, mentre in natura spesso i colori sono l’effetto di processi di rifrazione e iridescenza, infatti, nessun insetto possiede i pigmenti blu, quello che si vede nelle ali delle farfalle è un fenomeno di rifrazione di ogni micro particella cangiante di nero che riluce sulle nervature. Fino al XIX secolo quasi tutti i pigmenti avevano un’origine naturale, ossia derivante da animali, piante o minerali. Con i colori

estratti si tingevano stoffe, si dipingeva, si producevano inchiostri. La porpora di Tiro, pigmento simbolo della magnificenza e del potere di Roma, era ricavata da un mollusco; l’indaco per tingere le stoffe proveniva da un’erba, il rosso robbia da una radice e il rosso cocciniglia dall’insetto omonimo, ecc. Oggi quasi tutti i colori sono di origine sintetica e sono circa 4.000. La nomenclatura dei colori, secondo studi antropologici, varia secondo le culture: per ogni colore si possono avere da un minimo di due nomi (chiaro e scuro) fino a dodici, con l’eccezione per il bianco in lingua eschimese, di cui nei vari idiomi esistono fino a sessanta termini. Bisogna poi considerare la dimensione emotiva del colore, ad esempio: il blu profondo, un verde intenso, un giallo squillante, un rosso aggressivo, come anche Leonardo teorizzò, definendo addirittura necessari i colori complementari, sulla base delle teorie legate al fenomeno dell’immagine residua, studio formulato con più precisione dopo il 1600 da Newton e altri scienziati.

tutti i enerdì Giovedì e V

O APERITIV SPECIAL

Via Settevene Palo, 36 - Cerveteri - tel.06.9942455

Bar ARCOBALENO 2000

dalle ore 17.30 alle ore 19.30

4.50€

incontri con gli artisti di Tracciati d’Arte


STUDIO S

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ARTE

Direttore Galleria, Carmine Siniscalco Via della Penna, 59 - 00186 Roma - Tel. 06.3612086 Cell. 339.3303719

ALPHA OMEGA

Prima e ultima lettera dell’alfabeto greco, espressione biblica che indica il principio e la fine e, per estensione, tutto ciò che esiste, ALPHA/OMEGA si apre con la sconvolgente rappresentazione delle origini di questo nostro mondo e si trasforma in una lectio magistralis sulla pittura ed il suo rinnovarsi: appassionata arringa e dissertazione concettuale, apologia del colore ed esaltazione del non colore, incontro-scontro di passione e ragione, urlo e sussurro di due artisti che su binari diversi percorrono uno stesso itinerario di coerente creatività partendo dal comune amore per l’arte ed esprimendosi ciascuno con un linguaggio autonomo da indagare e analizzare.

PIERO MASCETTI Non si può non apprezzare, indipendentemente dal personale modo di fare, studiare o guardare l’arte, la vitalità che scaturisce dalle “origini del mondo” delle quattro inedite emozionanti tele di grande formato (cm. 90x252) di Piero Mascetti, una vera magistrale lezione di pittura, modernissime nella loro classicità, affascinanti nella loro

mai scontata ripetitività: l’urlo di un pittore che, proiettato nel futuro, non teme confronti con l’arte del passato. Al punto da chiedersi se le sue composizioni raccontino l’alba dell’universo, ne anticipino il tramonto o siano testimonianze appassionate del suo continuo divenire, una cavalcata fuori del tempo nel colore e nella forma reperita dal caos dei primordi. RITA MELE Altrettanto suggestiva, anche se realizzata con strumenti diversi, la sussurrata riflessione concettuale offerta da Rita Mele in questo suo ciclo di tele in bianco e nero, appunti della memoria, diario di un tempo senza confini, dove la forma tende a disintegrarsi e a sparire, il disegno a divenire traccia di alfabeti del passato che lasciano orme nello spazio, la pittura a riproporsi in maniera diversa, senza riferimenti diretti ed espliciti ma appena suggeriti, e per questo più inquietanti e sorprendenti: ultima sponda di un arte tradizionale che non viene rinnegata ma trasformata e riproposta, in apparenza in maniera rivoluzionaria, in realtà costruita sulle solide fondamenta dalle quali è nata. L’OMEGA di Rita Mele si ricollega all’ALPHA di Piero Mascetti in un finale d’alfabeto che dà origine ad un nuovo ciclo vitale, quello di un arte che dal big bang delle sue origini continua ad alimentare senza soluzione di continuità, in perenne divenire, la vita dell’uomo nelle sue varie metamorfosi e trasformazioni, anche in un momento quale l’attuale in cui in questo campo, e non solo in questo, tutto sembra lecito ed ammissibile, condizionati quali siamo, anche inavvertitamente, da mode e tendenze che sono spesso templi di presunzione ed ignoranza.


CONTEMPORANEA RICORDARE

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Tributo a Bruno Canova

Ricordando che l’arte sostiene ed alimenta il libero pensiero, riteniamo importante segnalare al pubblico di Tracciati d’Arte una mostra allestita ed ormai conclusa dallo Studio S di Carmine Siniscalco, l’esposizione RICORDARE, terminata il 3 marzo 2013, ha proposto un argomento particolarmente sentito dalla galleria: LA MEMORIA DELLA SHOAH, “…non per alimentare l’odio verso i responsabili dell’eccidio ma perché le nuove generazioni possano al contrario conservarne la memoria e adoperarsi per contribuire ad un futuro senza muri discriminatori, ispirato all’amore e alla pace tra razze e popoli diversi. Due recenti avvenimenti sono stati il motore pulsante di questa esposizione: la recente scomparsa nel luglio 2012 di un artista di origine bolognese e romano d’adozione, BRUNO CANOVA (1925-2012), disegnatore e pittore illustre, di natura schiva e riservata ma di qualità indiscussa, uomo d’arte amato dagli artisti, stimato dagli addetti ai lavori, apprezzato dal pubblico, in gioventù internato in un campo di lavoro tedesco nei Sudeti per la sua attività partigiana, e la realizzazione di un ciclo di opere dedicate alla Shoah dell’artista potentino VITO MIROBALLI (Ripacandida 1958), in parte soltanto di recente esposte a Roma alla casa della Memoria e della Storia. Opere inedite di questo ciclo sono state presentate allo Studio S da Vito Miroballi, quale tributo alla memoria dell’amico artista scomparso, abituale frequentatore da giovane età dello studio di famiglia di Bruno Canova

BRUNO CANOVA - TEREZIN Acrilico e tecnica mista su masonite cm 56x71 - Anni ‘70 VITO MIROBALLI - ALBA DI GHIACCIO Acrilico su tela cm 35x25 - 2013

ARGAMARTE AL MUSEO CROCETTI

DEDICATA DALL’A.R.G.A.M. AL RICORDO DELL’ON. ANTONIO TANCREDI SCOMPARSO NEL 2012 VENERDI’ 19 APRILE 2013 DALLE ORE 18 . 30 ALLE ORE 21. 00 L’ESPOSIZIONE RESTERA’ APERTA FINO AL 6 MAGGIO 2013 Ore 11.00-13.00/15.00-19.00 . Sabato/Domenica ore 11.00-18.00 . Martedì e mercoledì chiuso L’evento primaverile organizzato quest’anno dall’A.R.GA.M., secondo tradizione al Museo Venanzo Crocetti, si ispira allo spirito di collaborazione che negli scorsi anni ha unito l’On. Antonio Tancredi all’Associazione stessa. Vi hanno partecipato 12 gallerie, di seguito elencate, con 46 opere di pittura, scultura e fotografia, di 43 artisti, storicizzati ed emergenti, attivi tra Roma e Milano e 3 Maestri entrati nella storia dell’arte, Giorgio de Chirico, Gino Marotta e Bruno Canova: artisti dunque di generazioni e tendenze diverse presentati da gallerie operanti a Roma - di tradizione, storiche e di più recente costituzione – unite dalla loro professionalità e dedizione ad un lavoro reso sempre più difficile dall’attuale crisi sociale, economica e politica che condiziona il nostro Paese. CARLA ORTOLANI (PRESIDENTE MUSEO CROCETTI) - CARMINE SINISCALCO (PRESIDENTE A.R.G.A.M.) MUSEO VENANZO CROCETTI – VIA CASSIA 492 - 00189 ROMA – TEL/FAX 06 33711468


LE QUATTRO STAGIONI 38

di Lina PASSALACQUA Vittoriano, Roma, Sala Giubileo 18 Aprile - 18 Maggio

La natura è sempre la stessa… ma l’arte deve darle il respiro della durata, deve farcela gustare come eterna.

Si apre con una frase di Paul Cézanne il pregevole catalogo monografico edito dalla Gangemi Editore, con testi di Maria Teresa Benedetti e Carmine Siniscalco nel quale sono presenti oltre quaranta opere delle sessanta che saranno in mostra dal 18 Aprile al 18 Maggio 2013 a Roma al Vittoriano nella Sala Giubileo. L’esposizione, organizzata e realizzata da “Comunicare Organizzando” è stata patrocinata dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma. PRIMAVERA “Fresie” 2011 Olio su tela, cm 50x70


39 ESTATE “I Colori dell’Estate” 2013 Olio su tela, cm 70x140

AUTUNNO “Luce Irreale” 2010 Olio su tela, cm 30x40

INVERNO “Brezza” 2010 Olio su tela, cm 30x40


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Nel prestigioso Salone del Coro dell’ Auditorium Conciliazione di Roma è stata presentata una rassegna collettiva di opere dedicate a Giuseppe Verdi terminata il 22 marzo 2013. Le Opere di ben 31 Artisti, sia italiani che stranieri, hanno formato la Mostra collettiva dal titolo “Omaggio a Verdi” ideata e curata da Gloria Porcella e Lamberto Petrecca per celebrare il 200° anniversario della nascita del genio bussetano. Molti dei dipinti, scesi dalle pareti, dialogavano tra di loro. Dopo gli applausi, quando ormai il sipario già chiuso segna il tempo, la sala si svuota di voci e presenze. La seriosità di alcune opere, a ricordare quasi la sensazione di rigore che accompagna una disciplina complessa come quella operistica, viveva accanto alla tendenza, non convenzionale, che tendeva a sconsacrare la seriosità di un corpo musicale lontano dall’essere oggi popolare. Il nostro tempo ha sostituito alle odi liriche testi e musiche diametralmente opposte per nulla riconducibili al gusto di un tempo. Classico, Pop Art e altri innumerevoli stili, la sala era colma di questa magia, frutto dell’incontro scontro di diverse creatività. Quasi un festival dell’Arte contemporanea, dove si va per partecipare e non per vincere ma poi si rimane male se non succede. Ed allora, chi sarà il vincitore, chi il perdente, è l’artista che per creare deve ancora una volta partecipare con tematiche suggerite, o la tematica esalta e convince all’azione creatrice? Dalle finestre del Salone del Coro dell’Auditorium di via della Conciliazione entrava aria fresca, e luce radente, mentre le opere venivano preparate per la spedizione in America. ”… una mostra di pop art, poiché di ritratti del maestro ne esistono un paio. I trentadue artisti chiamati all’appello hanno giocato non poco con l’immagine del genio bussetano: lo hanno nascosto, mascherato, colorato e decolorato, lo hanno sublimato e in alcuni casi lo hanno solo vagamente citato. La classica immagine delle mille lire è stata composta e ricomposta, il celebre ritratto di Boldini consacrato e sconsacrato allo stesso tempo. Tra

NTO Gloria Porcella, Lamberto Petrecca e la piccola in compagnia di Noemi Paris e Andrea Cerqua

effigi di dolcissime Maria Callas, degna di nota l’unicum a pastello di Marcello Reboani e serissimi Luciano Pavarotti e Riccardo Muti, risulta allora impossibile non tornare con la mente alle magistrali interpretazioni verdiane che hanno contrassegnato la loro carriera, il tutto accompagnato in sottofondo da reinterpretazioni in chiave classica e moderna delle più celebri arie d’opera dell’indimenticabile compositore italiano”. Oltre che essere il maggior compositore italiano, Giuseppe Verdi ha nella storia d’Italia un’importanza particolare. Senz’altro il periodo storico in cui visse ed operò, il Risorgimento, ha contribuito a far di lui un emblema dell’orgoglio e del risveglio nazionale sia dal punto di vista culturale che politico. L’influenza che Verdi ha avuto nella storia e nella cultura dell’Italia ne ha fatto il cantore, appunto, dello spirito italiano. Un gigante, un patrimonio nazionale, appartenente a tutti. Opere di: ROMERO BRITTO,FRANCESCA LEONE, AGOSTINO MURATORI, CAMILLA ANCILOTTO, RINALDO GELENG, ANGELO COLAGROSSI, ERIKA CALESINI, FABIO FERRONE VIOLA, ALFREDO RAPETTI MOGOL, FLAVIA MANTOVAN, SIGFRIDO OLIVA, IREM INCEDAYI, ENRICO DI NICOLANTONIO, MIRKO PAGLIACCI, GIULIANO GRITTINI, FRANCESCA BONANNI, VALENTINA DE MARTINI, FABIANA ROSCIOLI, MONICA CASALI, SASHA TORRISI, PAOLO GIORGI, DANIELA PASTI AUGIAS, LUDMILLA RADCHENKO, MARCELLO REBOANI, ALESSANDRO SANSONI, MASSIMO SANSAVINI, KAREN THOMAS, MASSIMO LUPOLI, GLORIA SESANA, MOJMIR JEZEK e JEAN PIERRE DURIEZ. Il 2013 oltre ad essere il 200° anniversario della nascita di Giuseppe Verdi è anche l’ Anno della Cultura Italiana negli U.S.A. e così l’esposizione farà tappa a Miami, Stati Uniti, nella sede della Galleria Ca’ d’Oro a Coral Gables.


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The Awakening

Gloria Porcella e Lamberto Petrecca meritano di essere citati oltre che per le pregiate esposizioni che presentano al vasto pubblico capitolino e d’oltre oceano, anche per altre mirabili imprese come ad esempio la memorabile installazione dell’opera dell’EUR, ormai rimossa su richiesta del sottosegretario Francesco Giro dopo tre lettere di sollecito inviate dal ministero dei Beni culturali. Quella che sembrava emergere dal sottosuolo, dal traffico della Cristoforo Colombo, con riflessi d’argento nel prato verde dell’aiuola dell’Obelisco dell’Eur era Awakening, Il Risveglio, la suggestiva istallazione di Seward Johnson ospitata a Roma in occasione dei 20 anni della caduta del Muro di Berlino. I cinque elementi visibili, una mano, la testa, un braccio, una gamba, un piede, nelle intenzioni dello scultore americano rappresentano il risveglio dell’uomo e delle coscienze, la caduta del muro di Berlino che simboleggia l’abbatti-

mento di tutti i muri, una vittoria dell’uomo sulla costrizione del potere e delle sue logiche. Nelle intenzioni del presidente di Eur SpA Pierluigi Borghini e dell’amministratore delegato Riccardo Mancini, che lo hanno posizionato sotto all’Obelisco nella rotatoria di Piazza Guglielmo Marconi, era il simbolo di un segnale di Risveglio Culturale in un’area così importante per la Città di Roma, una vittoria della necessità di unire anziché dividere. Qualcosa di cui abbiamo bisogno tutti noi, non solo la nostra città. Di questo famoso “gigante”, scelto anche per l’apertura del vertice del G8 di Siracusa, l’unica altra fusione si trova a Washington, D.C. Divenuta un punto di riferimento della città dopo una Conferenza Internazionale di Scultura del 1980, e sopravvissuta a diverse presidenze e una forte tempesta. E allora è il caso di dire: Roma, tornatene tranquilla e…dormiente!!!

La Galleria Cà d’Oro in occasione dei 20 anni della caduta del Muro di Berlino ha presentato un’installazione in Piazza Marconi di uno dei più famosi artisti americani Seward Johnson dal titolo “The Awakening”: il Risveglio

IL GOLOSONE

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Dal Manifesto TNT GROUP

“TNT sa che ci siamo già giocati la creazione e che siamo in un continuo tutti giù per terra. Fare una galleria convulsa di volti, corpi e situazioni della nostra società, genti mai viste e pur notissime, non desiderate dall’idea conforme di ciò che è bello o anche correttamente brutto. Fare il corpo e la sua deflagrazione, la sua mutazione ora, in questo ora, adesso che è l’anno che passa e quello che arriva, di questo inguaribile tempo storico. I corpi devono essere esterni, di chi è mondo visibile ai più. Nessun anonimo, tutto è noto ma non sempre in visione. LA VISIONE è di TNT. Non celebrazione di stereotipati standard, ma affronto derisione, denuncia del fenomeno del vero che accade ...ora, adesso!”

Avrete letto di loro, forse. Forse qualcuno avrà visitat il sito che mostra l’Opera-Opere, in bilico tra passato, presente e futuro prossimo, in arrivo. Benvenuti. 5 Grandi Tele Ispirazione: l’opera Davide e Golia di Caravaggio, oggi. Con lui e dopo di lui. Moderni Davide, Contemporanei Golia. Freudiani vittime e carnefici. 5 Artisti Mauro Bellucci, Daniele Carnovale, Daniele Contavalli, Fernando Di Nucci, Mauro Molle “Scegliere di reinterpretare l’Opera di Caravaggio e farlo attraverso disegno e pura pittura, significa affidarsi, sfidarsi e poi, lasciare che se ne parli”. “I 5 lavori del Gruppo TNT spaziano per il presente direttamente dalla storia dell’arte e individuano punti nevralgici dei nostri tempi: moderni Davide e moderni Golia si danno senza soluzione di continuità. Disgregazioni di punti che cercano unità, messe a fuoco, coni di luce, teatralità esibite e attualizzate; drammatiche espressioni, lucide analisi. I 5 lavori infine, dopo aver compenetrato il soggetto, si compenetrano essi stessi. Davide e Golia si mostra improvvisamente come un lavoro unico a 5 mani. Apre e chiude il palco in energiche scene presenti, vive e irreversibilmente centrali. La pittura si da senza alibi: niente eversione dalla realtà. Realtà pittorica, contenuto che in-forma. (…) Dentro, e non fuori, la pittura si disgrega, inonda lo spazio dell’emozione e forse del dolore” . Fabrizio Pizzuto Subito il fascino, sentito il peso. Rivendicato il suo significato, concepita e scoperta la destabilizzante attualità del soggetto, percepita come superiore all’immortalità dell’opera, i 5 artisti hanno elaborato l’immagine selezionata senza tradirla, facendo in modo che somigliasse il più possibile a essi stessi: uomini contemporanei. Attraverso questo desiderio e il lavoro dell’Arte, avviene la traduzione del volto e dell’anima di un’Epoca, di una condizione umana che muta, ma forse mai abbastanza; poiché nonostante ineluttabilmente evolva, nella contingenza sa eludere il suo corso, interromperlo a tratti sublimi o travestirlo.

Eppure-oppure, umanità stessa, nella pausa, nel caos, nel colore, nel gruppo, gode del tempo e lucida lo smalto. “L’artista contemporaneo, figlio del mercato e dei suoi ambasciatori, responsabile del suo Tempo, reagisce, replica e si manifesta attraverso un lessico concepito dal segno, dal colore dei ricordi e da gesti scelti elaborati dalla realtà collettiva. E quando la scelta è libera di scomodare il mito, è perché l’idea non spaventa, affascina”. Romina Guidelli. (Curatrice della Mostra)

TNT GROUP “Ora. Now” Vernissage 6 aprile 2013, ore 18.30 Dal 6 al 17 aprile 2013 HOFFICINAd’ARTE - Via del Vantaggio, 3 Roma Lun/Sab 10.30-14.00; 16.30-19.30

TEL. 06 3236208 – hofficinadarte@tiscali.it hofficinadarte@gmail.com www.ilgruppotnt.com


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MUSEO NAZIONALE PREISTORICO ETNOGRAFICO Luigi Pigorini presenta una installazione di Stefano Trappolini

“VIAGGIATORI VIAGGIANTI” Sabato 13 Aprile 2013 Ore 16.00-19.00 Dal 13 Al 28 Aprile 2013

Piazza Guglielmo Marconi 14, 00144 Roma ORARI SETTIMANALI MUSEO: lun/sab 9.30/18.00 dom. 9.00/13.30 www.pigorini.beniculturali.it • www.stefanotrappolini.com

(…) Nei disegni, così come nei quadri e nelle Sagome prodotte in 3D sul legno e dal legno, SAGOMA sembra voler abbandonare il supporto verso la ricerca, la verità, con la forza di essere duplice, possibile, punto di vista: quello da cui e verso cui guardare. (…) L’inizio di un viaggio: il senso più intimo di trasmissione che avviene da uomo a uomo e che attraverso l’arte, si proietta verso Terra Infinita, quella delle certezze offerte e delle possibilità inespresse. Terra che Arte racchiude in ogni singolo pigmento che l’artista cuce come pelle alle sue Sagome: epidermide brillante, carica d’esperienza pittorica e vitale. Quelle Sagome allora, siamo Noi e gli Altri; una diversità che non è mai distanza, ma dono, valore aggiunto, conoscenza e sogno di paesi lontani e lontane storie, di cui l’opera stessa diventa il racconto.

Romina Guidelli

Romina Guidelli, curatrice delle due mostre con il direttore della Galleria HOFFICINAd’ARTE, Claudio Marcantoni

Viaggiatori erranti, soli o in disparate compagnie. Profondamente simili, perché anche quando Colore cambia, Forma non muta, né s’interrompe Moto. Quel Movimento che nell’arte di Trappolini è atto compiuto dall’immagine stessa e rappresenta lo spirito della ricerca. Azione intesa come possibilità di riconoscere, conoscere, incontrare, perdere, ritrovare nuovo o mantenere memoria, è il viaggio stesso e la sua ricchezza. Le sue Sagome sono straordinariamente libere, perché eternamente in cammino. Il valore dell’esperienza assunta durante il percorso, supererà l’ambizione al raggiungimento della meta. Non conta la partenza, non è previsto arrivo, quando la vera bellezza è vivere nella propria vita e saper rispettare e riconoscere in quella degli altri, il moto perpetuo di Viaggiatori Viaggianti.

Di Romina mi ha colpito lo sguardo. Lo sguardo di chi sogna,di chi non si accontenta della mediocrità, della routine, delle cose banali. E’ lo sguardo di chi vive nell’arte e sa cogliere quelle sfumature apparentemente impercettibili. Chi si dedica al mondo dell’arte a tempo pieno, conserva un lato fanciullesco e frizzante che supera le barriere della stanchezza fisica o mentale. Il mondo delle percezioni non si pone limiti di nessun tipo. Non ammette restrizioni. Romina ci ha accolti nella galleria HOFFICINAd’ARTE col trasporto di chi non stabilisce confini alla propria creatività. Si respirava “aria di festa” ed i diversi stili delle opere esposte si fondevano senza stridere, combinandosi in una completa sincronia. Ho assorbito l’atmosfera festosa, la musica e il tratto di ogni singola produzione artistica da subito, custodendone gelosamente le finezze, e trattenendo un ricordo di armonia. Di squisitezza. E’ il piacere che si prova a vedere qualcuno avvicinarsi al quadro, quasi sfiorandolo, per scorgere quel “particolare improbabile” o

Romina Guidelli la vista di un’emozione positiva non trattenuta, liberata. E’ il gusto che si avverte nel conoscere un uomo che sa apprezzare la bellezza perché invece di porsi domande, si dà le risposte. Lo stupore, la stima, il rispetto non sono altro che le risposte delle nostre impressioni più intime di fronte alla bellezza. Mi sono fermata un attimo. Accanto a me c’era una ragazza gioiosa, spensierata, vivace. Le ho detto che mi sentivo “a casa” in mezzo a tutti quei colori, tele, sculture, e mi ha sorriso. “Oscar Wilde diceva che ci sono due modi per odiare l’arte : l’una è odiarla, l’altra è amarla con moderazione”. Romina mi aveva stupito ancora. Non potevo aggiungere altro, non potevo non essere d’accordo. Al forte coinvolgimento di quell’istante si è unita la consapevolezza che io e Romina la pensavamo allo stesso modo. Io e Romina condividevamo molto di più di un semplice interesse per l’arte. “E’ vero, è vero”. La mia risposta, verbale, di fronte a tanta bellezza. Noemi Paris


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La redazione di Tracciati D’Arte è orgogliosa di ricevere attestati di gradimento da importanti personaggi dello spettacolo (Pupi Avati) e da illustri nomi (Louis Godart, Segretariato generale della Presidenza della Repubblica, Consigliere per la conservazione del patrimonio artistico)


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