Broadcast & Production - Numero 3/2013

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Anno XV - Numero 3 - Giugno/Luglio 2013

RK1000 Il Change-Over di segnali ASI e SD/HD-SDI

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E D I Z I O N E I TA L I A N A D I R A D I O W O R L D & T V T E C H N O L O G Y

RADIOTV FORUM DI AERANTI-CORALLO 2013

Sommario

L’Italia del broadcast c’è!

NEWS RadioTv Forum 2013 di Aeranti-Corallo pag. 3 Eutelsat pag.10 Sefram pag.12 AES pag.14 InfoComm pag.16 DIGITAL RADIO pag.22

REC ORD 3 .1 8 PR 0 ALL ESEN ’EVE ZE NTO

WEB TV

WEB RADIO WEB TV

pag.24 pag.26

LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI pag.30 REPORT EVENTI Photoshow 2013 pag.36 NAB2013 pag.50

WEB RADIO

DVB World 2013 pag.54 DAB in Trentino pag.60

LA PIATTAFORMA SATELLITARE RIVOLUZIONARIA PER RADIO E TV ELBER Srl. ǩ Via Pontevecchio, 42W - 16042 Carasco (GE) Italy ǩ Phone +39.0185.351333 ǩ Fax +39.0185.351300 ǩ www.elber.com - elber@elber.it



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RadioTv Forum 2013 di Aeranti-Corallo: consuntivo finale di oltre tremila presenze! L’associazione chiede sgravi di imposta per le aziende che acquistano spazi pubblicitari sulle imprese televisive e radiofoniche locali Anche l’edizione 2013, l’ottava, del RadioTv Forum di Aeranti-Corallo si è conclusa con una forte partecipazione di imprese radiofoniche e televisive e di operatori del settore, per un totale di 3.180 presenze nell’arco dei due giorni. L’evento, svoltosi a Roma il 28 e 29 maggio u.s. è stato organizzato dalla RadioTv srl, di cui è amministratore Elena Porta, con la collaborazione, per l’area expo, della NewBay Media Italy srl, editrice della rivista Broadcast e Production. Il RadioTv Forum 2013 di Aeranti-Corallo si è articolato, come di consueto, in incontri, convegni, seminari e workshop e con un’ampia area expo, con oltre 70 enti e aziende del settore broadcast, audio e video.

l’on. Alessia Rotta del PD; il Presidente della Fub Alessandro Luciano; i presidenti di diversi Corecom: Paolo Francia (Friuli Venezia Giulia), Enrico Paissan (Trento), Felice Blasi (Puglia), Il taglio del nastro. Da sinistra: il Commissario Agcom Preto, Luigi Bruno Geraci Bardelli, il Viceministro Catricalà e Marco Rossignoli (Piemonte) L’apertura Pietro L’inaugurazione è avvenuta la mattina di Colonnella (Marche); il presidente della ARD Mallia e il responsabile dell’Ufficio emittenti martedì 28, con il taglio del nastro da parte e a.d. Rai Way Stefano Ciccotti; il direttore radiotelevisive della Siae Maria Cristina del Viceministro dello Sviluppo economico della Frt Rosario Donato; il Segretario della d'Harmant François. Antonio Catricalà insieme al Commissario Rna Sergio Natucci; il Direttore generale della La relazione annuale dell’Agcom Antonio Preto. Dgscer del Ministero, Francesco Saverio Nella propria relazione annuale, Marco Dopo una visita all’area expo, accompagnati Leone; il dirigente della div. III televisiva della Rossignoli ha evidenziato che tutto il dal coordinatore Aeranti-Corallo e presidente Dgscer Marina Verna; il dirigente della div. I comparto radiofonico e televisivo tradizionale Aeranti Marco Rossignoli e dal componente della Dgscer del Ministero, Donatella Proto; il sta affrontando un periodo di fortissima crisi dell’esecutivo Aeranti-Corallo e presidente dirigente della div. IV radiofonia della Dgscer derivante dalla recessione in atto, nonché dalla Corallo Luigi Bardelli, ha preso il via Giovanni Gagliano; il dirigente della div. V concorrenza operata dalle nuove piattaforme, l’incontro di apertura. della Dgscer Alessandro Caroselli; il le quali stanno anche modificando le abitudini Allo stesso hanno presenziato, tra gli altri, Vicedirettore generale della Siae Manlio e le preferenze degli utenti nella scelta e nelle modalità di fruizione dei contenuti, mettendo in discussione il modello di trasmissione generalista e la diffusione a carattere lineare. Tutto ciò ha generato — ha affermato Rossignoli — crescenti difficoltà del mercato pubblicitario, con una rilevante contrazione dei relativi ricavi, che rappresentano, da sempre, la principale fonte di finanziamento dell’attività aziendale. In questo contesto — ha proseguito Rossignoli — al fine di evitare un drastico ridimensionamento del comparto, che dà occupazione a circa diecimila lavoratori dipendenti e ad altrettanti collaboratori, sono necessarie forti iniziative a livello governativo per la ripresa del mercato pubblicitario e per favorire l’accesso al credito bancario da parte delle imprese. Proprio parlando di risorse per il settore, Rossignoli ha affermato che sono Da sinistra: Marco Rossignoli, il Commissario Agcom Preto, il Viceministro Catricalà assolutamente necessarie, nell'immediato, e Luigi Bardelli in visita all’expo norme di indirizzo del mercato pubblicitario G I U G N O / L U G L I O

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come sgravi di imposta per le aziende che acquistano spazi pubblicitari sulla emittenza locale, in quanto la pubblicità attraverso radio e tv locali rappresenta uno dei principali mezzi per la conoscenza dei prodotti e dei servizi delle piccole e delle medie imprese, sicché un sostegno statale a tale tipologia di investimento pubblicitario non è solo un sostegno alle imprese radiotelevisive, ma costituisce anche un elemento propulsivo per la ripresa dei consumi. Rossignoli ha, inoltre, affermato che le emittenti locali devono avviare strategie di sviluppo sulle nuove piattaforme tecnologiche, affiancando alla trasmissione terrestre tradizionale, la diffusione via internet, anche tramite tablet e smartphone, e integrando la propria offerta attraverso l’uso sinergico dei social network. Con riferimento alla questione dell’ordinamento automatico dei canali della tv digitale (Lcn), Rossignoli ha rilevato che la nuova disciplina adottata dall’Agcom penalizza fortemente l’emittenza locale, riducendo drasticamente le relative numerazioni dei primi due archi che passano da 78 a 26. Inoltre, la riserva di alcune numerazioni alle tv locali facenti parte di syndication penalizza proprio tali emittenti, in quanto le stesse, in caso di cessazione del rapporto di consorzio o di intesa, perderebbero il diritto alla numerazione ottenuta. In relazione a tutto ciò, molte tv locali di Aeranti-Corallo hanno proposto ricorso al Tar Lazio per l’annullamento della nuova regolamentazione. Rossignoli ha quindi chiesto che le frequenze di almeno una delle tre reti del cosiddetto “exbeauty contest” (che, in base alla delibera n. 277/13/CONS della Agcom, non verranno più poste all’asta), vengano utilizzate per risolvere le numerose problematiche interferenziali che affliggono il comparto televisivo locale, a seguito della transizione alle trasmissioni digitali terrestri. Rossignoli ha poi aggiunto che occorre definire al più presto i

Marco Rossignoli e il Viceministro Catricalà tempi e le modalità per le modifiche di destinazione della banda 700 Mhz (canali 4960 Uhf ), in modo tale da non recare ulteriori disagi al comparto televisivo locale. Infine, con riferimento alla destinazione dei canali 61-69 ai servizi di comunicazione mobile di larga banda, Rossignoli ha sollecitato attenzione al tema della compatibilità tra gli impianti di trasmissione televisiva e quelli dei servizi LTE. Sul fronte radiofonico, Rossignoli ha ricordato che il Ministero ha rilasciato i diritti di uso delle frequenze per il progetto pilota in provincia di Trento alla concessionaria pubblica e a tre società consortili private costituite da soggetti autorizzati alla fornitura di contenuti radiofonici digitali, sulla base del regolamento per le trasmissioni radiofoniche digitali approvate dall’Agcom nel dicembre 2009. In particolare, le emittenti radiofoniche locali, ha proseguito Rossignoli, partecipano al progetto pilota con due multiplex (blocchi 12D e 10A) attraverso i quali verrà realizzata una diffusione complessiva, nell’area di Trento, di 22 programmi (commerciali e comunitari) di cui 12 già attivi e 10 che

La relazione annuale di Marco Rossignoli sullo stato dell'emittenza locale 4 B R O A D C A S T

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verranno attivati nei prossimi giorni. Rossignoli ha quindi evidenziato che l’avvio delle trasmissioni radiofoniche digitali in altre aree del Paese dovrà essere possibile solo in presenza di una quantità di risorse frequenziali e di una pianificazione che permettano ad ogni soggetto interessato, locale e nazionale, avente titolo, di poter effettivamente accedere alla nuova tecnologia trasmissiva, a parità di condizioni, con tutti gli altri operatori. Rossignoli ha quindi affermato che ai fini dello sviluppo della nuova tecnologia è dunque indispensabile acquisire ulteriori risorse frequenziali come il canale 13, attualmente attribuito ad altri servizi dal Pnrf.

Un vivace dibattito Luigi Bardelli, componente dell’esecutivo Aeranti-Corallo e presidente Corallo, ha evidenziato l’importanza che venga acquisita una mentalità che veda l'emittenza locale come un polo importante nell'assetto radiotelevisivo italiano. L'emittenza locale — ha proseguito Bardelli — rappresenta una valore per tutto il Paese; nel comparto operano migliaia di lavoratori, vi sono oltre 2000 giornalisti e tutto il settore garantisce il pluralismo informativo. Le imprese radiofoniche e televisive locali, ha affermato Bardelli, raccontano ogni giorno i fatti dei territori e rappresentano una specificità italiana, non mutuata dall’Europa. Dare dignità al comparto significa, ad esempio, che nel riassetto dell'assegnazione delle frequenze non si può pensare che l'emittenza locale non esista. Considerare l'emittenza locale significa — ha proseguito Bardelli — che, nel predisporre i bandi di gara per la riassegnazione dei numeri Lcn, occorre tener conto del valore intrinseco e specifico di chi opera nel settore. Bardelli ha poi ringraziato i

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funzionari del Ministero che nei vari uffici si prodigano per cercare di risolvere le numerose problematiche quotidiane delle emittenti. Bardelli ha quindi affermato che le emittenti hanno il dovere di ricercare la qualità, il che significa che da un lato occorre operare in un sano rapporto con i lavoratori e dall’altro che occorre attrezzarsi per realizzare palinsesti che rispondano alla mission originale, di servizio al territorio. Bardelli, infine, si è detto ottimista, in quanto crede nell’insostituibile ruolo di servizio alle comunità svolto dalle radio e tv locali. C’è bisogno di riscoprire il legame con l'identità locale, e questo è certamente il futuro del settore. E’ quindi intervenuto il Viceministro dello Sviluppo economico, Antonio Catricalà, che innanzitutto si è impegnato a garantire un continuo confronto con il settore e con le associazioni di categoria. Il Viceministro ha poi affermato che ci sono spazi per la semplificazione degli adempimenti amministrativi a carico delle imprese e per l’incentivazione del mercato pubblicitario. L’intervento del Viceministro Catricalà ha poi toccato un tema particolarmente sensibile per le emittenti locali, quello dei contributi: in riferimento al bando per le misure di sostegno tv locali per il 2013, ha affermato che lo stesso sarà firmato quanto prima e ha poi promesso il proprio interessamento per dare soluzione alla problematica dei fondi arretrati. Ha assicurato, infine, maggiore attenzione alle problematiche della radiofonia. Il Commissario Agcom Antonio Preto ha sottolineato, nel proprio intervento, due macrotendenze in atto: la convergenza e la globalizzazione dell’offerta dei contenuti. Le emittenti locali — ha proseguito Preto — hanno gli spazi per individuare e rafforzare i propri vantaggi competitivi. La vicinanza con il territorio e il peso del contesto linguistico e locale sulle abitudini di consumo degli utenti italiani sono il presente e anche il futuro cui

devono guardare le emittenti locali, tutto ciò anche in considerazione del declino della televisione generalista e del boom dell’offerta tematica. Le tv locali, a fronte della globalizzazione dei contenuti diventano il baluardo della tradizione locale, della promozione della diversità e del pluralismo. E questo ruolo — ha proseguito Preto — devono mantenere, perché permette loro al tempo stesso di rivestire una funzione sociale, promuovere il territorio e differenziarsi sul mercato. Con riferimento alla questione Lcn, il Commissario Preto ha evidenziato di aver segnalato al Consiglio alcune sue perplessità circa la compatibilità della scelta fatta con il quadro normativo vigente; infatti, a suo parere, la decisione di assegnare una riserva di numerazione a consorzi di emittenti locali, poiché non espressamente prevista dal legislatore, potrebbe porsi in contrasto con lo spirito della normativa del settore ed esporre l’Autorità al rischio di un nuovo contenzioso giurisdizionale. Il Commissario ha concluso affermando, con riferimento ai nuovi scenari, che occorre un generale ripensamento delle tradizionali forme di gestione dei contenuti audiovisivi che valorizzi il patrimonio dei broadcaster locali in un ambiente multipiattaforma. Il Presidente del Coordinamento nazionale dei Corecom Filippo Lucci ha affermato che le emittenti locali forniscono un servizio prezioso per l'informazione locale, e che, pertanto, diventa fondamentale salvaguardare tale patrimonio. Si è poi soffermato sul lavoro svolto dai Corecom che, negli ultimi anni, hanno ridotto i componenti, hanno ridimensionato la burocrazia, hanno formato i dipendenti e che, oggi, chiedono una interlocuzione ancora più incisiva con il Ministero per poter velocizzare il proprio lavoro nei confronti dell’emittenza locale. Sulla questione delle misure di sostegno, Lucci ha poi affermato che entro il mese di giugno tutti i Corecom

Preto, Catricalà e Rossignoli visitano l’area espositiva

Rossignoli e il Viceministro Catricalà

Folta presenza di visitatori nella hall del RadioTv Forum 2013

Pubblico all’incontro di apertura

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saranno pronti con le graduatorie relative alle misure di sostegno per le tv locali. In conclusione del convegno di apertura è intervenuto il Segretario generale della Fnsi Franco Siddi, il quale ha affermato che ognuno è chiamato, per la propria parte, a salvaguardare e sviluppare un sistema che fa parte della vita di tutti, quello delle emittenti locali. Questo sistema — ha proseguito Siddi — deve essere tutelato perché rappresenta un elemento strategico per la vita pubblica. Riferendosi al nuovo regolamento per i contributi all'emittenza locale, a parere di Siddi, lo stesso deve andare in favore dello sviluppo della capacità delle imprese di produrre informazione e anche attività culturale, con un maggior peso al ruolo dei giornalisti. Riferendosi alla proposta formulata da Aeranti-Corallo di sgravi fiscali per chi investe in pubblicità sulle emittenti locali, Siddi ha detto di condividerla, in quanto concedere tali sgravi significa incentivare la ripresa economica e produttiva sul territorio.

parlato della piattaforma digitale italiana e delle sue possibili implementazioni per la tv di domani. In conclusione, Maurizio Gugliotta (Xdevel) e Lorenzo Di Ciaccio (Meway) hanno illustrato l’uso delle app radiofoniche e di quelle televisive per smartphone e tablet.

Il secondo giorno Molto interessante nella mattina del giorno 29, un seminario per le imprese radiofoniche, moderato da Gildo Campesato, direttore del Corriere delle Comunicazioni, cui hanno partecipato Marco Rossignoli, con un intervento di scenario sulle prospettive per il mercato della radiofonia; Vincenzo Lobianco (Direttore reti e servizi di comunicazione elettronica dell’Agcom) che ha illustrato il progetto pilota per la radiofonia digitale in provincia di Trento; Stefano Ciccotti (Presidente ARD e Amministratore delegato Rai Way) ha parlato delle fasi di avvio del digitale radiofonico e del ruolo della Associazione per la Radiofonia Digitale in Italia. Jurg Bachmann (membro della Aer Association Européenne des Radios e presidente della Associazione Svizzera delle Radio Private) è invece intervenuto sulla radiofonia digitale in Europa e Augusto Preta (a.d. di IT Media Consulting) ha analizzato le prospettive della radio digitale. Di rilevazione degli indici di ascolto radiofonici si è parlato nella seconda parte del seminario, con Paola Ricciuti (Agcom) che ha illustrato i lavori del tavolo tecnico, costituito presso l’Autorità, sugli indici di ascolto radiofonici e Giorgio Licastro (Media measurement managing director di GfK Eurisko), che ha fornito un’analisi sui dati sulla radiofonia italiana come emergono dalla ricerca Radio Monitor. Le conclusioni sono state svolte da Fabrizio Berrini.

Incontri affollati Tra i numerosi incontri dell’evento, molto interessante è stato l’appuntamento nel pomeriggio del giorno 28, con il seminario sugli scenari evolutivi per radio e tv locali, nuovi modelli di business e nuove piattaforme. Moderato da Marco Mele de Il Sole 24 Ore, ha fornito una serie di spunti e suggestioni sulle possibili evoluzioni di radio e tv locali attraverso le nuove piattaforme tecnologiche. Dopo l’intervento introduttivo di Marco Rossignoli, Paolo Alagia, dell’Ufficio studi e osservatorio della Direzione Analisi dei mercati, concorrenza e studi dell’Agcom, ha illustrato il rapporto SCREEN realizzato dall’Agcom; è stata poi la volta di Enrico Menduni (Ordinario al Dams dell’Università Roma 3) che si è soffermato sulle opportunità per le emittenti televisive e radiofoniche locali offerte dai nuovi scenari digitali, mentre Gianni Celata (Docente di economia dell’informazione e della comunicazione all’Università La Sapienza di Roma) ha affrontato l’interazione con i social network e YouTube. Indi, Bruno Zambardino (coordinatore operativo Istituto di Economia dei Media Fondazione Rosselli) ha analizzato le nuove tendenze in atto e i possibili modelli di sviluppo per le tv locali. Luigi Bardelli ha concluso la prima parte del seminario tirando le fila sugli esiti del dibattito. Nella seconda parte del seminario è intervenuto Francesco Miceli (YouTube Strategic Partnerships Manager - Italy) che ha illustrato le modalità per le diffusione attraverso la piattaforma YouTube dei contenuti delle tv locali di Aeranti-Corallo; Marco Pellegrinato, Vicepresidente di HD Forum Italia ha invece 8 B R O A D C A S T

documentale relativo a seminari e workshop tenutisi nell’ambito del RadioTv Forum 2013 di Aeranti-Corallo è disponibile nel sito www.aeranticorallo.it, sezione “Galleria eventi” nonché nel sito www.radiotvforum.it, sezione “Galleria multimediale”, sottosezione “RadioTv Forum 2013”, al quale è possibile accedere anche tramite la barra di navigazione del sito www.aeranticorallo.it. Sul canale Twitter @aeranticorallo è, inoltre, disponibile una ampia galleria fotografica relativa a entrambe le giornate dell’evento.

La prossima edizione Vi informiamo, infine, che l’edizione 2014 del RadioTv Forum di Aeranti-Corallo si svolgerà nei giorni martedì 27 e mercoledì 28 maggio 2014.

Elena Porta

Workshop interessanti Altro importante appuntamento il pomeriggio del 29 maggio per un seminario dedicato alle imprese televisive nel quale Marco Rossignoli, ha affrontato approfonditamente la disciplina della nuova regolamentazione sull’ordinamento automatico dei canali LCN della tv digitale terrestre di cui alla delibera n. 237/13/CONS Agcom. A seguire, vi è stato l’intervento di Massimo Triolo (Operations director Nielsen TAM) che ha illustrato il funzionamento della rilevazione degli indici di ascolto tv di Auditel. Ha concluso i lavori Mario Frullone (Vicedirettore generale della Fondazione Ugo Bordoni), che ha spiegato, con riferimento alla problematica delle interferenze dei segnali LTE con la tv digitale terrestre, la situazione attuale, il ruolo della FUB e le azioni intraprese per la mitigazione di tali interferenze.Tutto il materiale audiovisivo e &

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Fabrizio Berrini

Alessia Caricato

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Il satellite in Italia secondo Eutelsat Un mercato che cresce e che… fa crescere anche i giovani studenti! Lo scorso 18 Aprile le storiche sale di Palazzo Colonna di Roma hanno ospitato la presentazione dalla ricerca ‘Il Satellite in Italia, mercato sviluppo e nuove tecnologie del broadcasting” realizzata da Eutelsat per fotografare l’attuale panorama televisivo e i modi ricezione e per quantificare il numero di famiglie che ricevono il segnale televisivo attraverso la flotta dei proprio satelliti Eutelsat. I marmi e i quadri di uno dei più bei palazzi della capitale sono stati lo sfondo perfetto per presentare anche 30 anni di attività di Eutelsat in uno scenario che dava subito l’impressione di grande vitalità del mercato e di una soddisfazione complessiva da comunicare ai giornalisti e agli operatori del settore. La serata presentata dal giornalista Andrea Michelozzi aveva come punto principale la ricerca realizzata in collaborazione con l’Ipsos ma è stata anche un’occasione per fare il punto sulla vitalità del mercato satellitare nel nostro paese. La prima voce è stata quella di Francesco Profumo, il ministro dell’Istruzione che ha illustrato insieme a Renato Farina, amministratore delegato di Eutelsat, i risultati del protocollo l’intesa con i Ministero che ha permesso di portare Internet e la banda larga in diverse scuole sulle isole e in montagna usando i servizi del Ka-Sat e anche l’esempio dell’uso di internet via satellite nella gestione dell’emergenza scolastica nel dopo terremoto in Emilia. Il compito di illustrare i fatti e i risultati è stato affidato a Franco Cataldo, Vice Direttore Commerciale, che è partito dall’impressionante numero di canali tv attualmente in onde sui satelliti della flotta

Eutelsat che sono ormai 4500. Vale la pena segnalare tra le cifre i sette nuovi satelliti che saranno lanciati entro il 2015 e i nuovi uffici commerciali aperti in Brasile, Dubai, Sud Africa e Da sinistra: Renato Farina, Francesco Profumo e Andrea Michelozzi Singapore. Eutelsat è il primo operatore satellitare in Russia e in complessiva) dovuto probabilmente alle Africa e punta nei prossimi due anni a difficoltà reali di ricezione del segnale del duplicare l’offerta di canali in HD sui propri digitale terrestre televisivo che viene transponder. Dopo la presentazione di rimpiazzato con i segnali dal satellite, come Cataldo, che ha dato l’immagine di una quello dell’offerta TivùSat. La ricerca segnala operatore in crescita e con un’ampia una profonda conoscenza dei nuovi modi di prospettiva nel futuro, Claudia consumare la televisione, come la Catch up tv Vaccarone, Direttrice Studi di Mercato & o l'on demand, ma solo una piccola fetta del Customer Experience ha iniziato a presentare pubblico utilizza realmente queste nuove la ricerca Ipsos. Il primo dato è la quota di modalità di consumo Tv. Eutelsat offre i suoi mercato della tv satellitare che raggiunge ben servizi al 93% del mercato satellitare italiano, 8.2 milioni di famiglie con una market share soprattutto con i satelliti Hotbird a 13 gradi. del 33% (la tv digitale terrestre ne raggiunge Dopo l'analisi dei dati, Renato Farina, 16.3 e l'iptv solo 0.2). Un dato interessante è amministratore delegato di Eutelsat, ha l'aumento degli utenti del satellite free to air ricordato quali sono le nuove sfide che negli ultimi 2 anni, da 3.4 milioni a 3.8 attendono un operatore satellitare in questo milioni (il 44% dell’offerta satellitare mercato multimediale. Le parole broadcast e broadband sono ormai le keyword dell'attuale offerta di Eutelsat che grazie a prodotti come il satellite Ka-Sat è riuscita a far superare all'Europa e anche al nostro paese il muro del digital divide. Le scuole sulle piccole isole citate del ministro Profumo sono solo una delle infinite applicazione di queste nuove tecnologie che grazie alla larga banda che arriva dal cielo permettono di immaginare nuove applicazione e la nascita di nuove startup. Il messaggio di Renato Farina in conclusione è stato proprio l'augurio della STUDIO SULLA RICEZIONE TV 2013 nascita di nuove idee nel nostro paese che partendo dai servizi innovativi offerti dai ITALIA satelliti di Eutelsat possano dare slancio all'economia e lanciando nuove idee imprenditoriali e non ultimo creare anche nuovi posti di lavoro. (Andrea Borgnino) 1

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Da Sefram, un nuovo modo di misura I nuovi analizzatori TV Sefram della serie 7870 definiscono nuovi standard di ergonomia, efficacia e semplicità d’uso. Con uno schermo panoramico da 10 pollici, comandi “touch”, e una nuova filosofia di hardware e software di bordo Sefram è la Casa francese specializzata in apparati e sistemi di misura che ha sviluppato una linea di analizzatori TV dalle caratteristiche e dalle prestazioni di estremo interesse. La gamma di analizzatori TV Sefram si sviluppa nelle classi di prodotto più richieste dal mercato italiano, spaziando dall'analizzatore integrato caratterizzato da una completissima gamma di dotazioni e possibilità di misura allo strumento specializzato pratico e robusto. I lettori di Broadcast&Production hanno avuto modo di familiarizzare con i modelli Sefram della serie 7865 e 7866 HDT2, che da diverso tempo ci accompagnano in cima alle montagne e sul mare, nella nostra rubrica "Televisioni impossibili". Sefram ha da poco presentato una nuova famiglia di strumenti, che si collocano al top di gamma e presentano diverse caratteristiche

Da sinistra: Roger Marenthier e Vincenzo Potertì

assolutamente uniche. Roger Marenthier, responsabile marketing di Sefram, ci ha presentato la nuova serie 7870 presso la sede di Milano - Rozzano di Delo Instruments, distributore italiano per gli strumenti Sefram. Vincenzo Potertì, key account manager per il canale broadcast di Delo Instruments, ci ha poi illustrato le caratteristiche della nuova serie più specificamente pensate per il mercato italiano. "Con la nuova serie 7870 - ci ha detto Marenthier - non volevamo fare 'solo' uno strumento migliore. Volevamo realizzare qualcosa di completamente nuovo, che potesse cambiare il modo di lavorare e di fare le misure, rendendo tutto molto, molto più semplice". Semplice non vuole dire "banale", anzi, il livello di professionalità che raggiungono i nuovi strumenti ha fatto un deciso passo in avanti. I prodotti precedenti vengono confermati, a garanzia della bontà degli stessi, ma basta una prima 12 B R O A D C A S T

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occhiata alla nuova serie 7870 perché le differenze con quanto prodotto fino ad oggi appaiano evidenti. Secondo Sefram, la sensazione che si prova è proprio quella di un modo nuovo di misura. I modelli SEFRAM 7871, 7872, 7875 e 7876 sono stati studiati per essere una famiglia di strumenti particolarmente innovativi. Ogni strumento è dotato di un ampio schermo LCD, caratterizzato da una luminosità eccellente, che permette di leggere i risultati delle misure nelle condizioni ambientali più critiche. Anche la facilità d'uso era una delle caratteristiche dove Sefram voleva raggiungere l'eccellenza, e alcune idee particolarmente originali ne sono una chiara testimonianza. Ad esempio il display divisibile, grazie al quale basta una sola schermata per vedere tutte le misure del segnale e lo spettro o lo spettro e l’immagine TV in HD. Lo schermo touch-screen da dieci pollici è il vero cuore dello strumento, che per garantire la massima praticità e omogeneità d'uso non presenta pulsanti fisici: i nuovi misuratori TV Sefram voltano definitivamente pagina,

e vi sorprenderete ad utilizzare con la massima naturalezza tutti i menu e pulsanti sul pratico schermo a sfioramento. La reattività dello schermo e dell'intero strumento ai comandi dell'utilizzatore sono eccellenti, e vi raccomandiamo di fare la prova in prima persona per rendervi conto della differenza rispetto a quanto già conoscete. Una nuova sensazione di misura: secondo Sefram la semplicità d'uso dei migliori smartphone si unisce al tradizionale rigore di uno strumento di eccellente livello. Il risultato è la possibilità di configurare le installazioni per la TV terrestre e la TV satellitare in tempi record. I menu sono intuitivi, le funzioni sono fra le più innovative e le icone sono sempre al posto giusto per guidarvi attraverso le funzioni più complesse. La nuova tecnologia implementata nel prodotto aiuta l'utilizzatore a prendere la decisione giusta. Giusto un esempio, su un tema molto “caldo” in questi giorni: se intendete analizzare l’interferenza generata dal segnale LTE, vi verranno proposte l’analisi dello spettro e apposite misure dedicate. Grazie poi alle diverse interfacce intelligenti

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di cui è dotato, non serve collegare l’analizzatore TV ad un computer: tutti i dati delle misure possono essere velocemente trasferiti su una chiave USB con grande flessibilità d’uso. Sefram sottolinea che il peso inferiore ai 3 kg e le dimensioni ridotte consentono di trasportare e adoperare il misuratore di campo con estrema facilità. La nuova struttura in alluminio garantisce una eccellente robustezza in una realizzazione compatta e leggera. Una robusta borsa da trasporto e una pratica tracolla permettono di spostamenti agili e lavorare negli impianti più complessi sempre nella più completa sicurezza. A proposito di sicurezza: lo strumento è dotato di un codice di sicurezza per proteggere da furti o smarrimenti, bloccando lo strumento fino a che non si inserisce il codice corretto. “La serie Sefram 7870 è il risultato di un vero lavoro di squadra. Come tutti i nostri strumenti, anche questi sono progettati e fabbricati nel nostro stabilimento di SaintEtienne (Francia)” ha concluso Marenthier. Delo Instruments, distributore Sefram per l’Italia, è a vostra disposizione per ogni ulteriore informazione. P R O D U C T I O N

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AES 2013 europea a Roma: l’audio è di qualità, ma… ridotto all’osso! Questa volta la convention europea dell’Audio Engineering Society s’è svolta a Roma. Alto come sempre il livello formativo, ma contenuta l’affluenza. E l’expo aziende era decisamente ai minimi Luca Pilla, collega che scrive sulla testata suoniestrumenti.it, ha così sintetizzato il giudizio nel merito della parte formativa dell’incontro che vede da decenni l’audio quale protagonista assoluto: “L'impressione generale è di una grande concretezza nei temi, nello sviluppo di essi e negli incontri personali. L'AES si conferma quell'unico ambiente di incontro tra teoria, pratica e industria. Accanto al Keynote Address con Stephen Webber, che ha sottolineato come oggi ci sia la necessità di abbinare audio e video per chi produce musica e presentarla, quindi, sui social network, di grande qualità è stata la Heyser Lecture di Wolfgang Klippel che in circa due ore ha navigato l'intero mare della distorsione sui piccoli speaker, con un dettaglio e una qualità degna delle migliori conferenze universitarie, però sempre facilmente comprensibile”. Pilla ha poi fatto notare che “Se amate i talent show, sappiate che l'AES da tempo immemore organizza, per ogni Convention, la Recording Competition, dove studenti iscritti all'AES portano le proprie registrazioni per essere giudicate, in ascolto critico, da tre giurati di alta qualità. Mentre non c'era alcun concorrente italiano (erano rappresentate quasi tutte le nazioni più importanti), uno dei tre giurati era invece italianissimo: Andrea Pejrolo da anni vive in USA ed è PH.D alla Berklee College of Music. Persona di grande gentilezza e preparazione! Dei quattro giorni, domenica è stato il

culmine del futuro dell'audio, con una giornata interamente dedicata al loudness: essere lì presenti ha significato capire cosa accadrà per il futuro prossimo, una vera e propria rivoluzione!”. Luca Pilla ha concluso notando che “Interessanti i tutorial dedicati ai prodotti commerciali, come quelli di CharterOak o di PMI: compressori, equalizzatori, microfoni visti da chi li produce, con indicazioni tecniche non proprio scontate. Roma è stata anche l'occasione per l'audio per il cinema: hanno partecipato diversi fonici italiani, tra cui i nostri Matteo Milani, Simone Corelli. Nutrita la pattuglia universitaria italiana, che da tempo è impegnata in studi e produzione di paper sulle misure e sull'acustica che hanno fatto il giro del mondo”.

Expo al lumicino Pilla ha fatto i suoi complimenti, certamente più che giustificati per la sua specifica esperienza e per l’intensità e completezza con cui ha vissuto la manifestazione, al gruppo AES Italia e scommettendo su una “rinascita italiana che comprenda anche l'audio e i suoi affluenti”. Vorremmo poter condividere il positivo entusiasmo, ma al nostro punto di vista, anche forse perché abituati a passate edizioni “monstre” dell’AES nel Vecchio Continente, quasi simili ad un IBC dell’audio, se così si può dire, siamo rimasti assai perplessi sia in merito all’incredibile lista delle aziende assenti, italiane e d internazionali, sia per la soluzione espositiva davvero essenziale che è stata adottata. 14 B R O A D C A S T

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Queste le aziende presenti: Audio Precision, Audiomatica, B&C Speakers, bdSound, CharterOak, Crane Song, EKO Music Group, Fairlight Europe, Klippel, Lambda, Link, Microtech Gefell, Nugen Audio, Proaudio Consulting, RCF, Spherovox, TC Applied Technologie, Trinnov Audio e ZP Engineering. Orientati all’apprendimento, erano presenti all’evento due centri di alta formazione: il Berklee College of Music del Valencia Campus e il CESMA Centro Europeo per gli Studi in Musica e Acustica, basato in quel del Canton Ticino, quindi a “due passi” dal confine italiano. (R.C.)

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Un futuro brillante per il mercato AV Pro Vi presentiamo un'interessantissima analisi di InfoComm International sulle prospettive del mercato mondiale globale dell'Audio e del Video professionali

Il primo report Market Definitions & Strategy Survey (MDSS) è stato pubblicato da InfoComm nel 2004. L'edizione ultima è stata realizzata da InfoComm in collaborazione con Acclaro Growth Partners, un’azienda specializzata in ricerche di mercato. Nel corso degli anni, la metodologia impiegata per realizzare i report MDDS è stata migliorata: uno dei cambiamenti più significativi è stata la costituzione di un Comitato di Ricerca i cui componenti hanno fornito una preziosa assistenza per determinare le dimensioni del mercato e per verificare la documentazione prodotta. Il report MDSS è oggi il riferimento insostituibile per gli investitori e i “decision maker” che guardano al mercato dell’AV Professionale. Per ottenere i dati dell’MDSS Data è stata utilizzata una metodologia mista “Top down/Bottom up”. "Per la parte Top Down abbiamo raccolto i dati a livello globale dai costruttori più 16 B R O A D C A S T

importanti, gli annual report di società quotate in borsa e molte altre fonti", ci dice Godwin Demicoli, CTS Regional Director Europe di InfoComm International. "Abbiamo poi suddiviso i dati in segmenti e sottosegmenti del mercato. Allo stesso tempo abbiamo sviluppato il processo Bottom Up raccogliendo dai distributori e fornitori di servizio locali i dati a livello di regione e di area (all’interno delle regioni)". Per completare il report sono state effettuate centinaia di interviste dirette. Per garantire un elevato livello di accuratezza e integrità dei dati, i risultati ottenuti dai due diversi processi sono poi stati confrontati e sono state verificate tutte le discrepanze, riconducendole quindi ad un dato unitario. Sono state identificate cinque macro-aree regionali, e complessivamente sono state condotte sei distinte ricerche: una globale e cinque regionali [Asia-Pacifico / Europa / America Latina / Medio Oriente e Africa / Nord America]. L'Australasia [Australia – &

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Nuova Zelanda – Micronesia] è un sottosegmento della regione Asia-Pacifico. La segmentazione è un fattore critico dell’MDSS perché permette di studiare il settore AV Pro da diversi punti di vista. Possiamo sicuramente guardare al mercato dal punto di vista globale o da quello regionale, ma grazie alla suddivisione che abbiamo effettuato possiamo anche osservarlo da ciascuno dei 10 segmenti individuati per tipologia di cliente, dai 13 segmenti per tipologia di prodotto, o dai 6 per la tipologia di servizi. I 10 segmenti per cliente sono: Corporate, Education, Pubblica Amministrazione, Sanità, Residenziale, Ospitalità, Rental/Staging, Retail, Eventi, Altri [Registrazione, Broadcast, Cinema, eccetera]. I 13 segmenti per prodotto sono: Audio & Video Acquisition, Audio & Videoconferencing, Cablaggi, Sistemi di controllo– Displays, Lighting Systems, Mounting Systems, Projectors, Schermi e

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cortine, Signal Management & Processing, Sound Reinforcement, Streaming Media & Webcasting, Wireless Connections & Software I 6 segmenti per servizio sono: Progettazione, Integrazione, Managed Services, Programmazione, Rental & Staging, Altri servizi (creazione di contenuti, CAD, ecc).

mercato più grande: era al 41% nel 2009 , ma calerà al 39% nel 2012. Subito dopo viene la regione Asia-Pacific con il 28%, ma cresce al 32% a fine 2012. Segue poi l’Europa con il 23% del mercato globale nel 2009 che si riduce al 20% nel 2012. Le due ultime regioni (America Latina e Medio Oriente/Africa) insieme rappresentano il 9% del mercato globale.

Global market total regions Se traduciamo in dollari le percentuali che abbiamo appena citato, vediamo che la regione Asia-Pacific chiude il 2012 a circa 25 miliardi. Grandi eventi come le Olimpiadi e la Coppa del Mondo hanno sempre sostenuto la crescita in Europa, America Latina e Medio Oriente/Africa. La forte crescita economica nelle quattro

Mercato globale Vediamo per prima cosa le dimensioni del mercato globale dell’AV Pro. Secondo le stime di InfoComm esso ammontava a 56 miliardi di dollari nel 2009, e il consuntivo 2012 è di 78 miliardi. Se consideriamo il “Compounded Annual Growth rate” ovvero, in italiano, tasso di crescita annuale composto, scopriamo che il CAGR nel periodo che va dal 2009 al 2012 è stato dell’11%, vale a dire una crescita pari all'11% da un anno all’altro. Per ogni regione, con la sola eccezione dell’Europa, la crescita stimata nello stesso periodo è di almeno il 13 % (Europa 8%).

Global market by region I 78 miliardi per il 2012 si ripartiscono nelle varie regioni. Il Nord America è il

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nazioni BRIC (Brasile, Russia, India and Cina) stimola in parallelo anche la crescita del mercato AV Pro in questi Paesi. I mercati AV Pro di India e Cina stanno registrando dei tassi di crescita (CAGR) di oltre il 20%, e questo alimenta la crescita della regione Asia-Pacific. La forte crescita del Brasile alimenta la crescita della regione America Latina, e lo stesso sta facendo la Russia per l’Europa dell’Est. Dopo i quattro paesi del BRIC dobbiamo citare il livello raggiunto da quattro grandi economie emergenti: sono i Paesi del MIST (Messico, Indonesia, Sud Corea e Turchìa). Gli economisti e le aziende AV Pro concordano nel riconoscere in questi Paesi un potenziale di crescita. Ciascuno di questi quattro Paesi ha una grande popolazione, può diventare un grande mercato e presenta una forte economia che vale circa l’1% del PIL mondiale. Sono poi tutti Paesi membri del G20.

La programmazione è diventata sempre più complessa e rappresenta una percentuale crescente nella maggioranza delle installazioni.

CAGR 2009 - 2015 e Service Split

Services install and integration

Se passiamo ora ad una panoramica del CAGR per regione, è da rilevare come l’Europa abbia la crescita più bassa: 7.4%. La regione Asia-Pacific ha invece la crescita più alta: oltre il 16%, dovuto in gran parte dalla crescita di Cina e India (oltre il 20% da un anno all’altro). E così scopriamo anche come, sul totale dei 78 miliardi di dollari del mercato AV Pro globale, i servizi contino ormai per il 33% (circa 26 miliardi). In quasi tutte le regioni i servizi crescono con tassi di crescita simili a quelli dei prodotti. I servizi comprendono: progettazione, integrazione, programmazione, Rental & Staging, Manutenzione programmata (contratti di manutenzione, personale distaccato presso i clienti, eccetera). Si rileva quindi che oggi più che mai i servizi sono essenziali per il successo dell’integratore di sistemi. Da notare poi che, mentre a livello globale il rapporto prodotti/servizi è di “due a uno”, questo rapporto si avvicina a “tre a uno” per la regione Asia-Pacific.

In un mercato che è guidato più dai sistemi che dai prodotti è aumentata notevolmente la richiesta di servizi di instalazione e di integrazione. Il valore monetario del segmento Servizi è un dato notevole. Nei mercati AV Pro emergenti c’è una focalizzazione sempre maggiore sulle soluzioni piuttosto che sui componenti. Storicamente gli integratori di sistemi nei mercati emergenti riuscivano a inglobare i servizi di installazione nel prezzo dell’hardware. Ma con l’aumentare della complessità e il calo dei margini sui prodotti è diventato difficile nascondere i costi effettivi di integrazione.

Market services A livello mondiale i servizi che crescono più velocemente sono l’integrazione e la manutenzione programmata. Tuttavia, al di fuori del Nord America, gli acquirenti di AV Pro mostrano scarso interesse verso i contratti di manutenzione. Questi utenti generalmente preferiscono l’approccio “manutenzione su chiamata” dove la manutenzione è più reattiva che proattiva e si focalizza sulle riparazioni. 18 B R O A D C A S T

Services managed La manutenzione programmata è la categoria di servizi a più forte crescita, ma in valore assoluto si deve notare che i servizi di manutenzione programmata sono solo una piccola frazione del mercato dei servizi fuori del Nord America e dell’Europa. Fino a poco tempo fa i clienti nei mercati emergenti non erano disposti a pagare per un servizio di manutenzione: perciò la manutenzione veniva spesso inglobata nella venita dell’hardware. Con l’evoluzione del mercato l’atteggiamento dei clienti comincia a cambiare. Molti integratori di sistemi ci dicono che la manutenzione programmata è la loro fonte più importante di guadagno (ricorrente) e il modo migliore per conservare i clienti. Se non fosse così, gli integratori dovrebbero continuare a cercare sempre nuovi clienti. &

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Market product Esaminiamo ora il mercato globale per segmento di prodotto. Proiettori e displays insieme rappresentano il 37% del valore complessivo del segmento nel 2012. I prodotti a più forte crescita sono streaming media e webcasting, signal management e processing, "AV conferencing equipment", e "AV acquisition and delivery equipment". Con il 15% del mercato, proiettori, schermi e cortine sono invece i prodotti con la crescita più contenuta. A livello di applicazione, l’AV conferencing è la voce con la crescita più forte a livello mondiale. Il Digital Signage è ormai una tendenza consolidata: viene adottato sempre più frequentemente e gli intervistati confermano che sta finalmente diventando una vera e propria industria. Molti integratori AV si sono affacciati al digital signage ed è opinione generale che stiano guadagnando sostanziose fette di mercato. La voce “Other Products” include le categorie illuminazione, sistemi di supporto e montaggio, cavi, connettori e wireless.

Transizioni in atto Esiste un mercato guidato dai processi di transizione dalla televisione analogica a quella digitale. Le date fissate per la transizione definitiva dall’analogico al digitale variano da un punto all’altro del globo: alcuni Paesi hanno sclto una transizione più graduale, offrendo trasmissioni simultanee nei formati analogico e digitale. Alcuni paesi non hanno ancora iniziato la transizione: per esempio in gran parte dell’America Latina si parla del 2017 o 2018 per la transizione definitiva. Il passaggio al digitale significa solo digitale a definizione standard (SD), e non implica il passaggio all'alta definizione. La domanda di visione HD da parte del

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TriCaster, TriCaster 455, TriCaster 855, TriCaster 8000 ed il logo TriCaster sono marchi della NewTek, Inc. Copyright © 2012 NewTek, Inc. e 3D Storm. Tutti i diritti riservati, le specifiche del prodotto possono essere soggette a modifiche senza preavviso. Immagine non contrattuale.

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Una gamma completa di sistemi di produzione live, dalla più piccola web tv all’emittente nazionale, tutti possono realizzare le proprie produzioni con la flessibilità, la qualità e l’affidabilità di TriCaster. TriCaster è una soluzione completa e integrata per la produzione dal vivo.

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Le funzionalità indicate variano a seconda del modello TriCaster.


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pubblico è una tendenza completamente separata, che alimenta l’acquisto di dispositivi per l’acquisizione e la trasmissione. Negli ultimi tre anni i prezzi di questi dispositivi sono crollati e questo ha aperto mercati del tutto nuovi per i costruttori di questi prodotti. Inoltre l’impiego sempre più diffuso del digital signage sta alimentando la domanda di media player digitali. Godwin Demicoli

Product audio/videa conferencing Il mercato della videoconferenza sta crescendo rapidamente nel suo complesso, ma in Asia troviamo la crescita più forte. Il mercato Asia-Pacific, grazie agli investimenti in India e Cina, sta superando già quello europeo. Anche il mercato europeo sta crescendo, ma a un ritmo più lento. Il mercato europeo è caratterizzato da una base di popolazione più ridotta e questo limita il suo potenziale di crescita in confronto con quello asiatico. Nei mercati maturi, come Europa e Nord America, i clienti si trovano a dover aggiornare le attrezzature che hanno in casa da tempo. Molti sono riluttanti a rimpiazzare le attrezzature su cui hanno investito. Ne consegue che alcune parti dei loro sistemi sono nuove e convivono con altre più anziane, che verranno rimpiazzate solo gradualmente. I mercati emergenti stanno invece costruendo le loro infrastrutture solo oggi. Perciò i clienti partono da zero e stanno acquistando i dispositivi più recenti e performanti.

Product streaming media Il mercato complessivo per streaming media e webcasting è molto ampio. Streaming media e webcasting rappresentano una delle migliori opportunità di crescita e diversificazione per i professionisti dell’AV. 20 B R O A D C A S T

Eppure la sensazione è che queste opportunità non sono colte dai professionisti dell’AV. La quota percentuale di questo mercato conquistata dai prodotti di categoria IT è molto maggiore, e cresce più velocemente. Poiché l’impiego di queste tecnologie richiede una rete IT, spesso i clienti finali si rivolgono a fornitori IT per l'integrazione. Il Nord America è il maggior mercato globale per la tecnologia streaming media e webcasting con circa il 60% di share.

Market by customer Veniamo infine alla segmentazione per tipologia di cliente. In tutte le regioni, il segmento più consistente è rappresentato dalle grandi aziende (Corporate), ma la pubblica amministrazione (Government) è comunque una parte sempre importante e influente del mercato AV Pro. Nonostante la crisi economica i governi continuano a investire nella tecnologia. La sanità è la tipologia di cliente che cresce più rapidamente. Altre tipologie a forte crescita sono il broadcasting e l’ospitalità. Le tipologie a crescita più lenta sono le società di Rental and Staging, il residenziale ed il retail. "Vorrei che tutti noi avessimo sempre presente che ciacuno di noi fa parte del mercato globale AV Pro: un business che &

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complessivamente vale qualcosa come 78 miliardi di dollari. O, se preferite, 60 miliardi di euro" è la conclusione di Demicoli. Un messaggio concreto e positivo da parte di InfoComm. Godwin Demicoli è il direttore regionale per l‘Europa di InfoComm International, l‘associazione leader del mercato AV a livello mondiale. Membri di InfoComm International possono essere tutti gli operatori dell‘AV: costruttori, distributori, dealer, integratori di sistemi, progettisti, società di rental and staging, eccetera. I membri possono essere aziende, organizzazioni o persone. InfoComm è una associazione di categoria senza scopo di lucro che rappresenta un’industria che nel mondo vale 78 miliardi di dollari, con una previsione di raggiungere 114 miliardi nel 2015. Ha 5.000 associati per 40.000 dipendenti in 80 paesi. È una organizzazione di sviluppo per gli standard ANSI. InfoComm offre inoltre programmi di formazione a migliaia di neofiti e professionisti a livello mondiale. I contenuti spaziano su tutto ciò che interessa il settore. I corsi sono disponibili attraverso una vasta gamma di formule, fra cui i corsi online della InfoComm University. Per ulteriori informazioni: www.infocomm.org

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a cura di Andrea Borgnino*

La radio digitale con il più Sinora se ne parlava molto e si faceva assai meno. Adesso parole e fatti si susseguono. Le trasmissioni radio digitali in Italia prendono sostanza e si fanno realtà Uno degli errori principali che si commettono nella pianificazione e della creazione di nuovi contenuti o nuovi prodotti editoriali è quello di continuare a vedere l’universo dei media come un mondo di scatole chiuse non comunicanti. L’avvento del digitale e del consumo mediale attraverso le reti IP ha invece cambiato completamente il contesto e ogni prodotto deve nascere in un vero contesto multimediale. L’Inghilterra da questo punto di vista rappresenta un paese avanzato dove un report pubblicato dal quotidiano The Guardian ci permette di capire come il consumo della musica sia uno dei primi settori dove questa visione globale inizia a farla da padrone. In un articolo pubblicato agli inizi di Aprile venivano presentati i dati diffusi dalla PRS For Music, l’equivalente inglese della nostra Siae, che rivelavano che per la prima volta gli editori musicali britannici hanno incassato più denaro dai canali online che dalle radio e anche dai locali pubblici (club, pub, ecc.). Nel dettagli le royalty versate dalle piattaforme digitali sono cresciute di un terzo, il 32 per cento, rispetto all'anno precedente raggiungendo la cifra di 51,7 milioni di sterline (nei cinque anni precedenti l'incremento medio era stato del 27 per cento). Nello stesso periodo le somme incassate dalle emittenti radiofoniche hanno toccato i 47 milioni di sterline. Si tratta di un dato storico in quanto l’industria musicale fino ad oggi aveva sempre accusato Internet e i media digitali di essere uno dei motivi del loro futuro fallimento e gli incassi dei diritti radiofonici avevano rappresentato una forma di “sicurezza” rispetto alla vendite dei dischi che continuano a calare. Oggi invece il panorama è completamente diverso: le piattaforme di vendita online come Itunes sono un successo e quelle di ascolto in streaming come Spotify o Pandora sono una realtà in continua crescita. In questo contesto chi ha perso di importanza è proprio la radio che sembra non rappresentare più per il pubblico uno strumento per l’ascolto e la ricerca della nuova musica. In questo contesto la radio digitale può essere un occasione di rilancio e di ricerca di nuove modalità per offrire la musica agli ascoltatori se non stimolati rischiano di spostarsi sempre di più verso nuove piattaforme digitali. Proprio in Inghilterra dove la radio digitale è ormai una realtà la maggior parte dei nuovi canali disponibili solo in modalità Dab sono 22 B R O A D C A S T

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dedicati alla programmazione musicale offrendo al pubblico una serie di “nuovi format” molto simili a quelli che per decenni hanno invaso l’etere Fm americano. Si tratta di stazioni che offrono una sola tipologia musicale come “Planet Rock” o che si dedicano a trasmettere la musica di un solo decennio come le cinque emittenti Absolute Radio dedicate agli anni 60, 70, 80, 90 e agli anni zero. Il limite di queste progetti editoriali è però quelli di offrire un colonna sonora tematica, di qualità, ma pur sempre una semplice scelta di brani lontana dal “calore” che la formula classica della radio sa offrire. Diversa è la scelta della BBC che con il canale BBC Radio6, disponibile solo in rete e in Dab, ha invece puntato sulla musica cercando ottimo conduttori e anzi portando al microfono anche musicisti famosi, come Jarvis Cocker il cantante dei Pulp. La scelta è quella non di dare un sottofondo a tema ma bensì di riportare alla radio i migliori conduttori musicali che possono dare consigli e offrire musica nuova agli ascoltatori. Il tutto con la qualità della radio digitale, con la possibilità di avere informazioni multimediali di supporto come testi e immagini della musica trasmessa e una grandissima interazione con il web. Questa è una modalità intelligente che può trovare nuovi ascoltatori, mentre l’offerta di nuovi canali tematici, ad un pubblico ormai abituato a farsi le proprie playlist sul proprio Ipod o su Spotify può essere un’occasione persa per la radio del futuro. Sulla fine del rapporto privilegiato tra musica e radio via etere sembra che ci hanno scommesso in tanti, visto che ormai nascono servizi che di questo medium prendono anche il nome. È il caso di Rdio, l’ultimo servizio di streaming musicale arrivato in Italia o Spotify Radio con le sue migliaia di playlist disponibile. Quest’occasione per creare un nuovo rapporto tra radio e musica deve essere colta anche nel nostro paese, che dopo il lancio nel Trentino Alto Adige, vedrà nei prossimi mesi il materializzarsi della radio digitale nell’etere delle altre regioni e la speranza è che ci siano nuove offerte editoriali che non si basino solo sull’ennesima colonna sonora tematica, come già stiamo vedendo in alcune trasmissioni sperimentali di gruppi editoriali italiani, ma che ci siamo spazio a nuove offerte attrattive anche per un pubblico più giovane.

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* Radioamatore dal 1991, dal 2003 utilizza il nominativo IWØHK. L’attività principale è la radiotelegrafia e il radioascolto in onde corte e la sperimentazione del nuovo standard digitale DRM (Digital Radio Mondiale). Nel 2005 in onda su RadioTre con “Radio di confine”, programma dedicato al mondo delle radio "alternative". Oggi su Radio3 Rai tutti i giovedì alle 11.40 va in onda la rubrica “Interferenze” sul mondo della radio; è project manager delle webradio di Radio Rai.

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a cura di RadUni - Ustation*

Democratica, interattiva, creativa. In una parola: Radiophonica A Perugia la radio voluta dall'Agenzia per il Diritto allo Studio e della Regione Il nostro viaggio nelle radio universitarie italiane fa tappa questa volta a Perugia. Radiophonica è il media universitario dell'Umbria, un progetto nato nel 2007 da un'idea dell'Agenzia per il Diritto allo Studio e della Regione. Costruito intorno al portale telematico www.radiophonica.com, comprende una web tv e la web radio in streaming ed è gestito tecnicamente dall'Associazione culturale l’Officina e contenutisticamente da una redazione studentesca, che accoglie studenti provenienti dalle diverse facoltà degli atenei umbri e dell'Accademia delle Belle arti e del Conservatorio di Perugia. “Da più di un anno Radiophonica ha inoltre aperto una nuova postazione a Terni – ci racconta Rossella Biagi la station manager - anch'essa gestita da una redazione studentesca. Attualmente i format originali realizzati da Radiophonica sono una trentina. Tra le collaborazioni più importanti sicuramente quelle con RadUni, il circuito delle Radio Universitarie e UStation, il network dei media universitari. Radiophonica è l'aggregatore dei contenuti legati al mondo culturale studentesco, grazie alla collaborazione dell’Università di Perugia e dell’Università per Stranieri di Perugia. Radiophonica non ha nessuna inserzione commerciale, ed è rivolta alla totalità degli studenti. Veniamo dunque all’intervista a Rossella Biagi.

Rossella Biagi

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Qual è la vostra mission? Promuovere la creatività di giovani e studenti in ambito artistico, musicale, letterario e non solo.. Radiophonica vuole fornire gli strumenti per poter acquisire competenze professionalizzanti in ambito audio-visivo e giornalistico. Uno spazio in cui mettersi in gioco per crescere professionalmente, &

sia come persone, sia come cittadini. Il punto di forza del vostro progetto? Non siamo strutturati verticalmente: ciascuno è chiamato a partecipare contribuire con le proprie energie fisiche ed intellettive alla crescita personale propria e dell'intero gruppo. Radiophonica incentiva la circolazione e condivisione delle conoscenze ed esperienze tra i vari membri della web radio-web tv. Qual e' la vostra dotazione tecnica? La redazione operativa di Radiophonica (lo spazio in cui prendono vita la maggior parte dei programmi registrati) è all'interno dell'Agenzia per il Diritto allo Studio dell'Umbria, mentre le dirette streaming vengono realizzate dalla sede dell'Associazione Culturale L'Officina di Ponte San Giovanni (PG). Impieghiamo software open source sia per la gestione editoriale (per le produzioni audio Audacity, per quelle video Kino o Cinelerra, per la regia radio invece Air Time) perchè crediamo che i contenuti debbano essere aperti e fruibili da chiunque, rimuovendo così l'ostacolo dell'acquisto di programmi o applicazioni proprietarie. Per quanto riguarda la strumentazione radio utilizziamo: microfono a condensatore AKG; 8 microfoni direzionali SHURE; 2 cuffie Audiotecnica; mixer Beringer 1202. E la vostra struttura organizzativa? Siamo sostenitori della disorganizzazione collettiva; comunque

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il Convitto Nazionale di Assisi, o i laboratori di radio-giornalismo con l'Ufficio Scolastico Regionale dell'Umbria). Oltre a penetrare più profondamente nelle Facoltà (con postazioni dedicate alle dirette streaming nei locali accademici) e alle collaborazioni con le istituzioni regionali, provinciali e comunali, stiamo lavorando ad ampliare la nostra community. In cantiere: un nuovo sito web e la promozione della nostra web tv.

abbiamo individuato tre grandi aree tematiche: informazione e intrattenimento; musica e social; web e media (gestione tecnica di podcast, video, contenuti multimediali). Ciascuna area è poi coordinata da responsabili e referenti. Oltre 70 gli studenti e i giovani che collaborano stabilmente al progetto Radiophonica creando contenuti o intessendo reti di collaborazioni con le istituzioni, le realtà culturali più attive sul territorio umbro e anche con i professori o gli studenti iscritti agli ultimi anni delle scuole superiori. In più, grazie all'apertura di una filiale nella provincia di Terni (Radiophonica Terni) riusciamo ormai a coprire mediaticamente tutti i più grandi eventi della regione. Sviluppi futuri? Radiophonica è aperta a giovani e studenti iscritti presso gli atenei umbri, ma stiamo cercando di fare attività di formazione e orientamento anche agli studenti delle ultime classi delle scuole superiori umbre (ad es. con lo spin off di una radio studentesca presso

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Il futuro delle radio universitarie in Italia secondo te? Crediamo che esista un futuro per le radio universitarie, figlie delle radio libere degli anni '70, nonostante la scarsezza di fondi e investimenti: un dato che sta contribuendo a restringere e a soffocare lo spazio della comunicazione libera. Ma la scarsezza dei mezzi a disposizione fa sviluppare la creatività necessaria per riappropriasi di quegli spazi. Contatti: radiophonica.com

* La rubrica è curata da Tiziana Cavallo, giornalista ed esperta di community media, cofounder Ustation e tra i soci fondatori di Raduni, che è un’associazione di studenti e professionisti accomunati dalla passione per il modello di radio universitaria. Info: www.raduni.org. Ustation.it è il media network in Italia, che aggrega contenuti prodotti dai media universitari e dai singoli studenti reporter. Info: www.ustation.it

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a cura della redazione di Altratv.tv*

Netizen 2013, la nuova fotografia delle web tv e dei media digitali in Italia Meno “antenne” ma più strutturate, e con un uso maggiormente consapevole dei nuovi strumenti, dai social network ai devices mobili. Lo stato della rete “dal basso” in Italia è raccontato ogn anno dalla nostra ricerca Netizen 2013, ideata e promossa dal nostro osservatorio e network Altratv.tv. Netizen sta per “Internet e citizen” e descrive da otto anni i cittadini digitalizzati videomaker, ovvero i creatori di web tv, media digitali, community online, blog e videoblog informativi e verticali. Quest'anno per la prima volta la ricerca è stata valorizzata con una infografica dedicata (che trovate in queste pagine). L'anno passato per la prima volta ha segnato una leggera battuta d'arresto nella videopartecipazione dal basso, un campanello d'allarme che sta risuonando tra gli “indipendenti” della rete. Infatti nel 2012 si sono registrate 1350 antenne, di cui 584 web tv e 766 media digitali. L'ultimo monitoraggio (riferito all'anno 2011 e già raccontato su queste pagine) contava 642 web tv. Così la crisi ha bussato anche alle porte dei nuovi media, facendo registrare per la prima volta un segno negativo: -7% rispetto all'anno precedente. Così i ricercatori del nostro osservatorio continuano a monitorare lo stato di salute delle imprese di comunicazione che nascono in rete. La ricerca è stata condotta intervistando 400 “antenne” italiane, distribuite in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Cinque gli ambiti di studio: aspetti editoriali e mezzi produttivi, partner e business model, team e relativa gestione, social network e videosharing, devices mobili. Netizen 2013 è stata illustrata nel corso del Festival del Giornalismo di Perugia alla presenza di Luca De Biase (columnist di Nova24-Sole24Ore e Presidente di Ahref).

I dati più rilevanti Così i piccoli player che resistono si strutturano maggiormente, si 26 B R O A D C A S T

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Tavolo dei relatori durante la presentazione

consorziano, tendono ad influire maggiormente nell'agenda del territorio e ad intercettare community più coese e con investimenti più cospicui. Crescono le realtà con un target verticale (28%), rispetto a quelle di taglio generalista e territoriale (60%). E i pubblici sono la vera novità, più maturi che in passato: due su tre hanno sopra i 24 anni. Cresce l'intesa con la PA: ben il 40% registra riconoscimento e collaborazione (rispetto ad un 36% che denuncia indifferenza) e un 8% formule di finanziamento. Una antenna su due (precisamente il 52%) produce contenuti ottimizzati anche per una fruizione su dispositivi mobili e addirittura un 9% ha sviluppato una app con contenuti “freemium”, ovvero gratuiti e a pagamento.

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ma si registra una notevole battuta di arresto. C'è un consolidamento di posizioni dominanti, ovvero coloro che hanno investito negli anni stanno raccogliendo i frutti. Altri, invece, sono scalzati fuori. Nel complesso, però, la rete è dinamica e crescono le offerte multipiattaforma e la capacità di intercettare l'utente anche in mobilità, grazie a contenuti digitali su smartphone e tablet. Ci sono alcuni aspetti che emergono poi con maggiore forza: per quanto afferisce la parte editoriale un 28% ha a che vedere con un target del canale molto verticale, appassionato a temi specifici, mentre un 60% del target è ancora generalista ma interessato a quello che avviene in uno specifico territorio. In questo caso di anno in anno la forbice tra verticalizzazione dell'offerta versus geolocalizzazione tende ad assottigliarsi, rendendo la tematicità delle tribù della rete un tratto distintivo e – di più - un processo di fatto irreversibile. Ecco perché tra gli obiettivi del canale spicca l'azione di informare il territorio (48%), seguita da promuovere il territorio (18%) e segnalare abusi (13%). Proprio su quest'ultimo punto, è da segnalare come il ruolo di “watchdogger”, ovvero canale di denuncia, faccia sempre fatica ad imporsi tra gli indipendenti italiani.

Focus sulle regioni Lombardia (81), Puglia (74), Lazio (66) ed Emilia Romagna (50) sono le regioni con la maggiore distribuzione di web tv. Puglia (71), Lombardia (66), Campania, Lazio e Sicilia (65) quelle dove si registra il maggior numero di media digitali. Fanalino di coda per concentrazione di web tv è rappresentato dalle regioni Molise (4), Valle D'Aosta (3) e Friuli Venezia Giulia (2). Tra i media digitali chiudono la classifica per numero di antenne Molise (14), Trentino Alto Adige (14) e Valle D'Aosta. La Pubblica Amministrazione conta 115 web tv, mentre quelle delle università sono 32.

Le necessità e le opportunità Le antenne interpellate nella ricerca non hanno, invece, dubbio alcuno sulle esigenze. Per superrare le problematiche di sosteniblità occorrerebbe avere un fisco meno gravoso e attingere eventualmente

L'analisi L'ecosistema digitale in Italia è sempre più strutturato, G I U G N O / L U G L I O

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WEB TV ▲ ▲ ▲ anche ad incentivi specifici, sulla falsariga di quelli attualmente in uso per l'emittenza locale: per un buon 48% degli intervistati se si agisse su queste due leve si supererebbero alcuni fondamentali ostacoli. È interessante notare come un nutrito 18% richieda di agire anche in campo formativo e informativo, auspicando una più capillare e sistematica azione di alfabetizzazione al digitale, da compiere in sinergia con le strutture pubbliche e gli enti formativi privati anche territoriali.

Sostenibilità, partner ed enti pubblici La chiave per comprendere la flessione delle antenne nel Netizen 2013 sta proprio in questo punto della ricerca: la sostenibilità, ovvero la struttura imprenditoriale che si deve di fatto misurare con una liquidità e una visione a medio-lungo termine. Ed entrambe spesso vengono a mancare. Per il 70% delle web tv e dei media digitali la struttura è mantenuta attiva grazie alle risorse degli ideatori, un 26% attinge a pubblicità erogata tramite adv o pre-roll, un 24% si regge grazie alle donazioni spontanee. Soltanto un timido 12% riesce ad avere finanziamenti privati o legati alla Pubblica Amministrazione anche locale, mentre un 4% bussa con successo alle porte dell'Europa. Il fronte di chi intrattiene rapporti commerciali con la PA locale tende ad assottigliarsi: lo scorso anno era al 19%, sceso appunto in un anno di 7 punti percentuali. Forse anche questo ha determinato 28 B R O A D C A S T

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che un'antenna su tre abbia dichiarato un reciproco rapporto di indifferenza con la Pubblica Amministrazione, a fronte però di un interessante 35% di sinergie con associazioni e società civile.

Antenne sempre più social e in mobilità I dati che sono maggiormente elevati hanno a che fare con la sfera dei social network e della distribuzione attraverso piattaforme di videosharing. Le antenne hanno compreso l'importanza di lavorare in ottica social, mettendo al bando la filosofia del “giardino chiuso” che aveva contraddistinto quasi la totalità delle esperienze negli anni passati. Adesione bulgara a Facebook (94%), seguito da Twitter (78%) e inaspettatamente da LinkedIn (26%) e Pinterest (22%). Tra i portali di videsharing si impone YouTube con il 78%, seguito da Vimeo (31%) e Livestream (25%). C'è poi un 14% che dichiara di avere una presenza sul mobile con app dedicata, e in prevalenza gratuita (anche se non mancano sperimentazione “freemium” ovvero free + a pagamento. Un terzo di coloro che hanno implementato una app l'hanno fatto con società esterne (34%). E questo aspetto ci consente di leggere la strategicità di questi investimenti per l'indotto, soprattutto per le nuove società digitali cresciute all'ombra della diffusione pervasiva e totalizzante di smartphone e tablet. Info: altratv.tv/ricerche

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News dalle web tv L'oro blu raccontato via web L’Italia è tra i Paesi più ricchi di acqua. Da qui parte l’indagine su ricchezza e sprechi dell’oro blu realizzata da Ispra TV, la web tv dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. “Super Giù L’Acqua” è il risultato di un viaggio attraverso le sorgenti, i fiumi e le varie risorse acquifere del territorio nazionale alla scoperta dei principali usi ai quali l’acqua è destinata fra agricoltura, industria e consumo energetico. Testimonianze, pareri e racconti da parte di professionisti, addetti ai lavori per parlare dei fattori fondamentali per la corretta gestione e la protezione della risorsa per rispondere alle esigenze del fabbisogno idropotabile. Il reportage, scritto da Lorena

Cecchini e Chiara Bolognini con il coordinamento di Giuseppina Monacelli, ha ricevuto il sostegno del “Dipartimento Tutela Acque Interne e Marine” e dei fondi della Comunità Europea. www.ispra.tv

Una web tv contro l’oppressione Accade in Azerbaijan, o meglio per l’Azerbaijan. Il giornalista, blogger e scrittore azero Emin Milli, dopo aver scontato sedici mesi di prigionia per aver realizzato un video satirico sul presidente Aliyev, ha ideato Meydan Tv, la web tv che da Berlino si propone di difendere la libertà di espressione in risposta al regime di oppressione del suo paese d’origine. L’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha stimato che la garanzia delle libertà civili in Azerbaijan è peggiorata negli ultimi 10 anni: dal 2012 sono nove i giornalisti imprigionati per aver violato il divieto a manifestare le proprie opinioni imposto dalle istituzioni. In risposta a questa repressione il progetto di Meydan tv è

sostenuto dall’entusiasmo di molti tra gli azeri emigrati che attraverso l’iniziativa di crowdsourcing ne sostengono la realizzazione permettendo alla web tv di rimanere libera e indipendente. www.youtube.com/MeydanTelevision

Un film in community (e in rete) Parte da zero il progetto per il lungometraggio comico scritto dal regista milanese Alessandro Brunello “Community il film”, che per la realizzazione si affida in tutto e per tutto alla realtà delle community. Già un centinaio di persone si sono strette in fase di pre-produzione attorno al progetto, riunite nel comitato omonimo che ha lanciato una iniziativa di crowdfunding. L’obiettivo è coprire quasi un quarto dei costi di produzione entro il periodo estivo in modo da iniziare le riprese il prossimo settembre. Sono previsti vari modi (in base alla quota di partecipazione) per

ringraziare il pubblico che, aderendo al crowdfunding, diventa co-produttore: ringraziamenti nei titoli di coda, una giornata da spendere sul set, la partecipazione agli eventi o la possibilità di regalare ad un amico l’opportunità di recitare al fianco degli attori. www.communityilfilm.com

La politica passa per il web-show Marxisti Tendenza Groucho è il primo web-show di satira politica che viene incontro alle esigenze di chi vorrebbe vedere tutti i talk show di La7 ma se si svegliasse presto per seguire Omnibus poi crollerebbe addormentato quando va in onda In Onda. Si presenta così la nuova web serie satirica che si inserisce nel piano dell’offerta digitale G I U G N O / L U G L I O

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di La7. Realizzata da Francesca Fornario e Simone Salis, “Marxisti Tendenza Groucho” trasforma il linguaggio televisivo adattandolo a quello più attivo e dinamico del web per rendere i contenuti facilmente fruibili anche attraverso i nuovi devices mobili. www.la7.it/marxisti/

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* Altratv.tv. è l’osservatorio e redazione che monitora circa 600 emittenti tv online. Gianpaolo Colletti ne è il fondatore. Per contatti: info@altratv.tv

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LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI ▲ ▲ ▲

a cura dell’Ing. Davide Moro*

Tanto tuonò che ... piovve! Ma il tempo è buono per qualche flashback Prima o poi doveva succedere, ed infatti è successo. Non erano riusciti a fermarci: il vento, le montagne, il mare, il ghiaggio, la neve. Ci è riuscita la pioggia. E adesso? L'avevamo messo in conto. Quando avevamo definito il progetto delle "Televisioni impossibili" avevamo anche identificato quegli ingredienti con i quali, per nostra scelta o per necessità, volevamo dare a tutte le puntate un sapore particolare. Volevamo fare qualcosa di diverso, di nuovo, che fosse allo stesso tempo divertente per noi e piacevole per il lettore. Avevamo scritto: “Televisioni impossibili vi racconterà storie di televisioni e di montagna. Parlerà di digitale terrestre, di coperture e di come col digitale sia possibile ricevere la televisione in posti impensabili. Vestiremo i panni dei tecnici a cui sono affidati i compiti apparentemente più ingrati, ma forse, in realtà, più appaganti: andare a risolvere problemi in posti dove il solo arrivarci (con le attrezzature adeguate) è già un problema". Quindi: televisione, misure radio, luoghi insoliti e passione. Ce n'era un'altro, che pur non avevamo esplicitamente citato, ma che in ogni caso ci era ben chiaro: il tempo atmosferico. Con il caldo, la neve, il vento non ci sarebbero stati problemi. Ma la pioggia ci avrebbe fermato: troppo alto il rischio di farsi male o di danneggiare le attrezzature. Per otto puntate siamo sempre riusciti a trovare lo spiraglio giusto: ma la primavera 2013 è stata tutta uno scrosciare di pioggia, in modo continuo e, spesso, imprevedibile. Avere scelto di andare a fare misure sul mare, utilizzando quindi un vettore per il trasporto, richiede di pianificare e "congelare" le uscite con un certo anticipo: non si può svegliarsi la mattina e decidere il da farsi con una telefonata, in base al tempo che fa. E quindi, lo ammettiamo, questa volta non ci siamo riusciti. Stavamo lavorando ad una puntata davvero speciale, ma che non poteva prescindere da un tempo atmosferico favorevole. Se la pioggia deciderà di darci una tregua, capirete tutto sul prossimo numero. Per ora, vi raccontiamo qualcosa in più sugli apparati che ci accompagnano nelle nostre uscite, e qualche "dietro le quinte" che, finora, avevamo tenuto per noi.

Dietro le quinte Ad esempio, ricordate quando siamo andati in cima al monte Palabione, in Valtellina? È stata sicuramente una delle nostre uscite più difficili, ma al tempo stesso più belle e spettacolari. Mi aveva dato una grossa mano ad organizzarla l'ing. Franco Visintin, originario di quei luoghi e appassionato conoscitore di essi. Era venuto all'Aprica con noi, e mentre noi eravamo impegnati con funi e ciaspole aveva organizzato tutto il necessario per fotografare dall'Aprica la cima del Palabione, con un super-teleobiettivo. Quando siamo ritornati al piano, ci attendeva con una foto in mano: "Questi siete voi sulla cima: siete questi accanto 30 B R O A D C A S T

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alla croce" Fig. 1 (Fig. 1). Un motivo conduttore ricorrente delle nostre uscite è stato il telefono, inteso come telefono mobile. Prendeva sempre. Dappertutto. Abbiamo ascoltato Vincenzo Potertì di Delo Instruments, che insieme a me ha partecipato a tutte le nostre avventure, rispondere a un numero imprecisato di chiamate da clienti, e formulare offerte commerciali nelle situazioni più strane, immaginiamo senza che l’interlocutore di turno si rendesse conto che tutto intorno avessimo neve, roccia, prati o, quest’anno, mare. Alcuni spiragli di quiete cellulare li abbiamo goduti nel viaggio sulla Cruise Barcelona: in mare aperto, anche il più stacanovista dei telefonini getta la spugna. Non ci eravamo più abituati a queste situazioni di tregua: quando siamo arrivati in vista di Barcellona è stato come scendere da un volo di venti ore. Il telefono è stato poi utilizzato dai nostri accompagnatori per cercare di interpretare meglio quello che trovavamo sulla cima di turno: e tipicamente c’era sempre qualcosa di diverso da come doveva essere. Per cui abbiamo interrogato database, chiesto informazioni sulla polarizzazione, su CellID fuori ordinanza, sulla paternità di segnali che accidenti - sapendo dove stanno, ma come fanno ad arrivare fino qui? Dai 2.500 m del col Seceda, in Val Gardena, abbiamo probabilmente assistito in diretta ad alcune prove tecniche su un impianto di un importante operatore nazionale. In un contesto di ricezione assolutamente perfetto, abbiamo cercato di capire cosa stesse succedendo all’unico segnale “fuori quadro”, che aveva un comportamento inspiegabile dello spettro: si alzava, si abbassava, aveva un buco nello spettro, poi due, la parte bassa tagliata, poi risaliva e si tagliava la parte alta, poi ancora buchi... Ci siamo fatti prendere dalla passione e abbiamo dato il via al brainstorming delle possibili ipotesi. “Dimenticandoci” di acquisire almeno le schermate relative allo spettro, visto che di agganciare proprio non se ne parlava. Ci siamo invece dati anima e corpo al tentativo di trovare una quota del palo, un

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puntamento e una polarizzazione che permettessero l’aggancio: volevamo a tutti i costi vedere “chi fosse” quel panettone che sembrava fatto di plastilina. In quella direzione si potevano “vedere” almeno due siti trasmittenti con una distanza angolare davvero minima, per cui la curiosità era ancora maggiore. Dopo dieci minuti di montagne russe, di colpo il segnale è diventato perfetto. Aggancio immediato e valori di misura eccellenti, il segnale è di uno dei “big” nazionali. Ci guardiamo in faccia perplessi. Attendiamo, magari lo spettacolo sarebbe ripreso. Niente: saldo come una roccia. Ci viene il dubbio concreto di avere assistito ad una prova o ad una messa a punto di un impianto. I pensieri vengono però spazzati via dall’arrivo di ospiti (quasi) inattesi. Nell’articolo vi avevo raccontato le prove che Vincenzo Potertì ed io avevamo effettuato la sera prima sull’impianto di ricezione di una casa a Santa Cristina. La casa dove ero in vacanza con la mia famiglia. La mattina dopo, i miei bimbi (all’epoca dovevano ancora compiere tre e cinque anni) che avevano trovato immediatamente simpatici sia Vincenzo sia Giuliano Rigotti di RTTR, hanno voluto a tutti i costi accompagnarci, e insieme a mia moglie hanno ripetuto con il loro passo il percorso che abbiamo fatto noi “grandi”. Ci hanno messo logicamente più tempo, ma sono arrivati, e di colpo siamo stati travolti da un entusiasmo contagioso. Il “grande” ha sequestrato Vincenzo Potertì, gli ha chiesto di indossare lo strumento e si è fatto spiegare tutto quello che stavamo facendo. Poi si è messo a fare lui. Premesso che sono abituati a dosi omeopatiche di televisione (alcuni minuti al giorno prima della nanna), in un attimo ha sintonizzato un bouquet Rai, ha fatto scorrere i servizi, e ha fatto apparire sullo schermo Rai YoYo. Era molto orgoglioso del risultato. E poi dicono che gli strumenti sono difficili da usare... Vincenzo aveva appena trovato un (ulteriore) argomento di vendita. Non deve stupire che bimbi così piccoli siano

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riusciti ad arrivare con le proprie gambe in posti “da grandi”: a tre anni, in linea di massima un bimbo è in grado di arrivare dove arriva un adulto, purché la cosa sia fatta rispettando i suoi tempi ed i suoi interessi. Quando sono entrati tutti soddisfatti al Toni Demetz (il rifugio alla Forcella del Sassolungo dove è nata l’idea di questa rubrica), alcuni dei presenti erano arrivati in funivia e ci avevano visto camminare sul sentiero, per cui erano piuttosto stupiti; i bimbi invece per prima cosa hanno identificato la figlia del gestore e hanno chiesto cosa ci fosse di merenda. La vita, a volte, è più semplice di come appare. Ancora parlando di telefono, impossibile non ricordare Agostino Bolzoni di EI Towers, ancora sulla cima del Palabione. Agostino si è trovato lì praticamente senza saperlo. Non era lui che avrebbe dovuto essere lì con noi, ma il suo collega che in origine avrebbe dovuto accompagnarci aveva avuto un impegno imprevisto. In ufficio gli avevano dato indicazioni piuttosto vaghe di quello che avremmo dovuto fare, anche perché il dettaglio delle corde e della ferrata sulla neve me lo ero tenuto per me. Agostino è un autentico operativo, e giunti al dunque non si è tirato indietro, anzi. Però arrivati in cima era quello più meravigliato dei quattro. “Ma voi tutte le volte fate cose di questo tipo?” fu una delle prime domande. Bene, qualcuno ricorderà dall’articolo che dalla cima del Palabione non eravamo riusciti ad agganciare i segnali di Mediaset. L’ipotesi cui eravamo giunti era che quella montagna, non essendo ovviamente una zona abitata, poteva essere all’interno di una delle zone di interdizione che la diffusione SFN inevitabilmente va a creare, e che i tecnici cercano, opportunamente, di far cadere al di fuori delle zone abitate. Ma prima di sposare questa ipotesi, le abbiamo davvero provate tutte. Vista la difficoltà di ricevere i “suoi” segnali, Agostino si è attaccato al telefono, per chiedere conferma ai tecnici di zona sui dati di esercizio (posizione,

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LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI ▲ ▲ ▲ polarizzazione, diagramma di antenna) dei trasmettitori ricevibili in zona. Dopo qualche chiamata ha scoperto che una squadra era in quel momento presso uno degli impianti in servizio: per cui si è messo al telefono con i suoi colleghi (Fig. 2), e da una montagna all’altra si sono messi a fare prove e controprove per vedere se avessimo identificato correttamente gli impianti e se il segnale ricevuto dalle diverse direzioni fosse coerente con il diagramma di radiazione atteso. All’Aprica fu memorabile anche il pranzo, con un ristorante che fu tenuto aperto apposta per noi ben oltre il normale orario (arrivammo a sederci a tavola verso le tre e mezza). La titolare che ci accolse come persone di famiglia che tornano da una impegnativa sfacchinata, con un riguardo ed una cortesia tali che ci dimenticammo di colpo i graffi e le ammaccature rimediati sulla ferrata. Sempre in tema di ristoranti, indimenticabile anche il pranzo al Mammarosa, il giorno della grande neve sulla Maielletta. Dopo esserci piantati nella neve, e avere spalato (con la pala e con le mani) per liberare la nostra auto e quella dei tecnici di TVQ che si stavano recando presso un loro impianto, il lavoro doveva ancora cominciare. Era dicembre, e ricordo il tempo (ed il vento) che abbiamo trovato lassù come il più inclemente che ci sia mai capitato. Ci siamo gelati anche l’anima. Torniamo alla macchina, e con lo sguardo ci chiediamo quanti chilometri dovremo fare prima di trovare un posto aperto per

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pranzare e riscaldarci (soprattutto la seconda). La stagione di sci sarebbe iniziata di lì a pochi giorni, e lungo la strada avevamo trovato una lunga sequenza di esercizi ancora chiusi. Neanche un chilometro e arriviamo ad un albergo. Nulla da fuori lasciava pensare che fosse aperto, ma davanti sono parcheggiate tre auto, e rispetto al nulla più totale che caratterizzava i dintorni costituiva un importante segnale di vita. Scende uno solo di noi, e prova a toccare la porta. Si apre. Entriamo e veniamo accolti da un meraviglioso tepore di fuoco a legna. Ci sediamo soddisfatti, e iniziamo a sgelarci. Le dita faranno male per un bel po’. Presto arrivano anche i tecnici di TVQ (Fig.3). Il menù è casalingo, ma efficace. Il caldo e le pietanze raggiungono l’effetto sperato. A noi è sembrato tutto eccellente, anche se qualcuno dice che talvolta il freddo e la fame amplificano le sensazioni di benessere. Sarà, ma noi è andata (molto) bene così. Adesso la possiamo raccontare: quel giorno ce l’eravamo un po’ cercata. Partiamo la mattina da Pescara, la strada comincia rapidamente a salire e infine arriva la neve. Abbiamo una Volkswagen Tiguan, un mezzo a trazione integrale ma non dotato di blocco manuale dei differenziali: se slitta una ruota sull’assale anteriore e una ruota sull’assale posteriore, la macchina è ferma. Vedo il fondo innevato e dando la cosa per scontata chiedo a Vincenzo se avesse montate le gomme da neve. “No” risponde tranquillo. “Hai dietro le catene?” chiedo io. “No”. Lo guardo, e inizio a preoccuparmi. L’auto è aziendale, il periodo lavorativo è molto concitato, proprio non ha fatto in tempo a passare dal gommista per il cambio... Succeda quel che deve succedere. A dire il vero, ce l’avevamo

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LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI ▲ ▲ ▲ quasi fatta, ma l’accumulo di neve creatosi in una curva “in ombra” fa spanciare la vettura. Analoga sorte toccherà poco dopo al fuoristrada “duro e puro” di TVQ. In ogni caso, mentre siamo impegnati con la pala per liberare la nostra auto, arriva una vettura della polizia provinciale. Esordiscono dicendoci che siamo in contravvenzione per una serie di motivi a nostro avviso opinabili (tipo un divieto di accesso a strada forestale sulla quale però non vi è traccia di cartelli o altra segnaletica), e soprattutto per il fatto che non abbiamo un adeguato equipaggiamento invernale (gomme da neve o catene). E su questo, c’è poco da obiettare. Proviamo a spiegare all’agente perché siamo arrivati lì, e anche il maresciallo che ci è venuto in soccorso con la pala conferma che il divieto di accesso è stato spostato molto più avanti di dove siamo ora. Dopo una lunga paternale, l’agente ritiene che la fatica che stiamo facendo è una punizione sufficiente, decide di graziarci e si allontana. Un mese dopo, scendendo dalla medesima vettura al porto di Civitavecchia per l’imbarco sulla Cruise Barcelona, noto pneumatici diversi, con ben evidente lo “snowflake” delle coperture “M+S”. “Una volta mi è bastata” dice Vincenzo, “le ho fatte mettere appena sono tornato a Milano”. Curioso, le gomme da neve per andare sull’acqua. Dovunque siamo andati, il nostro palo e la nostra antenna (Fig. 4) non sono passati inosservati. Se sulle Alpi la curiosità è rimasta in genere accompagnata dalla discrezione (anche se ogni volta era immancabile sentirsi chiedere da qualcuno: “siete venuti a mettere l’antenna per la televisione?”), in cima al Vesuvio siamo stati particolarmente notati, anche e soprattutto dalle colorite guide turistiche locali che, dopo essersi opportunamente documentati con varie domande, illustravano in dettaglio ai turisti (e in diverse lingue) cosa stessimo facendo con quella insolita attrezzatura. Abbiamo cercato di metterci in un angolo poco esposto, per non dare nell’occhio, ma non c’è stato niente da fare: le persone venivano a farsi fare la fotografia accanto al treppiede. Roger Marenthier di Sefram (Fig. 5), che fra le varie uscite ha scelto di essere con noi proprio quella volta sul Vesuvio non finiva di meravigliarsi dell’interesse dimostrato dalle varie persone. Parlando di

Vesuvio, dopo la pubblicazione dell’articolo sul giornale ho ricevuto una mail da uno stimato professionista del nostro settore. Aveva curato la progettazione della copertura radioelettrica di una emittente, che in cima al Vesuvio si riceveva in modo “diverso” da come avrebbe dovuto essere, e mi chiedeva di capirne di più. Abbiamo condiviso i dati delle posizioni esatte dove abbiamo fatto le misure, ed è risultato che il software utilizzato per la previsione di copertura aveva stimato una minuscola zona d’ombra proprio sulla cima del Vesuvio, probabilmente a causa della conformazione e della composizione del vulcano stesso. Tutto normale: la cima del Vesuvio non è considerata una zona abitata. Bene: dove ci eravamo messi a fare le misure di cui abbiamo poi pubblicato le schermate? Esattamente al centro della zona d’ombra prevista dal software. “Ma voi scegliete apposta i punti per trovare i problemi?” mi ha chiesto. Si: perlomeno ci proviamo. Certo, quella volta ci siamo riusciti davvero bene, ma abbiamo sempre detto che il nostro scopo non è certificare una copertura: noi vogliamo solo raccogliere esempi di segnali insoliti e provare a individuarne le cause. Per poi raccontarveli. Non abbiamo certo l’intenzione di fare le pulci ai progettisti o agli operatori, non è il nostro lavoro ed in ogni caso servirebbero mezzi, dotazioni e procedure diversi da quelli che utilizziamo. A cominciare da un palo di dieci metri: che non è il massimo da portare a spalla o su una nave.

Tanti grazie a tanti amici Vogliamo ricordare e ringraziare ancora le diverse persone che, di volta in volta, ci hanno accompagnato nelle nostre uscite, rendendole possibili: Paolo Merlet di Rai Way Aosta (Cresta d’Arp - Courmayeur). Rinaldo Montarsolo, Ispettorato Territoriale Liguria del Ministero Sviluppo Economico - Dipartimento Comunicazioni (Genova e Monte di Portofino). Agostino Bolzoni di EI Towers (Aprica - Monte Palabione). Carlo Rossi di Rai Way Sorrento (Vesuvio). Giuliano Rigotti di RTTR Trento (Col Seceda - Val Gardena). Anna Cecco, Commissario Capo in servizio sulla Cruise Barcelona E un grazie specialissimo a Giorgio Polatti, esperta guida e soccorritore alpino, che ci ha preso in consegna per la salita al Palabione. È arrivato con il fuoristrada giallo del Soccorso Alpino e la giubba rossa dei soccorritori, ma avremmo capito lo stesso che era lui. Con un inconfondibile phisique du rôle, era davvero impossibile pensare che potesse fare un qualsiasi altro lavoro.

Fig. 4 “Televisioni Impossibili" è un progetto di Davide Moro, realizzato in collaborazione con Delo Instruments per gli strumenti di misura e con Telecomunicazioni Aldena per le antenne.

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SPECIALE FIERE ▲ ▲ ▲

Photoshow2013

La fotografia prova a resistere alla crisi I comunicati ufficiali parlano di successo di pubblico. I numeri ci sono indubbiamente stati (circa 60.000 visitatori), ma l'atmosfera generale era decisamente da “tono minore”. Il momento è difficile e diverse aziende hanno preferito non esserci, oppure essere presenti in... sordina. Non tutte per fortuna e noi vi raccontiamo le scoperte più interessanti della nostra visita Il nome del Photoshow non può trarre in inganno. Quelle che tempo fa si chiamavano "macchine fotografiche" possono oggi consentire di effettuare il primo passo verso la produzione cinematografica di qualità. Praticamente ogni fotocamera tascabile sbandiera orgogliosamente la possibilità di effettuare riprese (addirittura) in FullHD. Ovviamente "girare" un lungometraggio da sala cinematografica richiede altre attrezzature, ma è indubbio che la disponibilità di strumenti a costo accessibile costituisca un efficace stimolo agli appassionati per esprimere e mettere alla prova la propria vena artistica o creativa, valutandone poi i risultati. Abbattere le barriere all'ingresso contribuisce sicuramente alla vivacità di un settore: più persone "provano", e maggiori saranno le possibilità che un talento in erba "ci provi" e se ne riconoscano le qualità. Il passo successivo sono le reflex digitali: la prima Casa ad intuire l'enorme potenzialità di questa redditizia nicchia di mercato è stata Canon, che dalla EOS550 in poi (ed in su) ha raccolto un meritato successo fra i videomaker. Canon non ha commesso l'errore di vedere i cineasti "da reflex" come una categoria "minore" rispetto a quanti si rivolgono a camere di ripresa

che nascono come tali. Ha puntato da subito su una ampia offerta di corpi macchina che, da un estremo all'altro della gamma, variavano di un ordine di grandezza (di costo e prestazioni). Estendendo il discorso alle ottiche il divario è ancora più ampio, garantendo al videomaker la possibilità di crescere in modo concreto senza la necessità di sostituire per intero l'attrezzatura già acquistata. In ogni caso, la possibilità di acquistare il kit formato da una fotocamera, un'ottica "di ingresso" ed un treppiede, il tutto in grado di "girare" un filmato FullHD di qualità apprezzabile, spendendo meno di mille euro ha veramente consentito a

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Canon di fare il botto. In aggiunta, in comune al settore fotografico c'è anche tutto il settore dell'illuminazione e degli accessori di ripresa, complementi indispensabili per ogni produzione audiovisiva. Il Photoshow rappresenta un appuntamento storico per gli appassionati ed i professionisti della fotografia. Da molti anni l'evento è un vero riferimento per questo settore, e come tutti i riferimenti viene utilizzato anche come "termometro" per valutare lo stato di salute ed il "mood" del particolare comparto considerato. Iniziamo con le note positive. I circa 60.000 visitatori consentono quasi di uguagliare i record stabiliti in alcune delle passate edizioni, •

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anche se da una fiera tutto sommato "consumer" ci si sarebbe aspettati qualcosa di più. Buon successo di pubblico anche per il programma di workshop e seminari, che di fatto ha costituito un vero e proprio evento nell’evento. Le oltre 100 aziende presenti alla fiera in rappresentanza dei maggiori marchi mondiali (tra cui Canon, Epson, Fujifilm, Nikon, Pentax, Samsung, Sony), hanno presentato le ultime novità di un mercato che resiste alla crisi grazie alla consistente crescita dei settori più qualificanti della fotografia. Va detto che fra gli espositori prevalevano le considerazioni positive. Tra l'altro, diversi di essi hanno organizzato le proprie aree 2 0 1 3


espositive con numerose e diverse tipologie di iniziative ed eventi, tutte impostate per interagire sempre di più con gli appassionati e i visitatori. Per quanto riguarda la composizione del pubblico, i dati rivelano una crescita della presenza femminile, e rispetto alle fasce di età un sensibile aumento dei più giovani, e forse anche per questo sul fronte prodotti, la parola d’ordine è stata “connessione”. Il mondo della fotografia digitale sfida gli smartphone e mette sul campo apparecchi che uniscono altissima qualità fotografica con la comoda possibilità della condivisione online delle immagini in tempo reale per mezzo di avanzati moduli Wi-Fi integrati.

Sony a tutto campo Visitando lo stand di Sony abbiamo incontrato il Country Manager Italia di Sony Professional Europe, Gianfranco Penocchio. “Ci presentiamo al

Photoshow con macchine per tutti i livelli di budget. La NEX-EA50 è una macchina entry-level, la NEX-FS700 è una macchina intermedia, caratterizzata da una grande capacità di rispettare la qualità del prodotto finale che si vuole ottenere; a breve sarà possibile registrare con la NEX-FS700 in 4k attraverso una interfaccia ed un adeguamento Sony: in primo piano PMW-F5, dietro NEX-EA50EH firmware. Poi la macchina top, la PMW-F5, dotata del nuovo contenuti (intorno ai 15.000 sempre disponibili, ma sensore CMOS 4K Super Euro). Rappresenta l'entryabbiamo pensato che per il 35mm in grado di offrire level Sony nella classe 4K di pubblico del Photoshow nuovi livelli di flessibilità e livello broadcast, e permette potessero essere più opzioni creative per di registrare (con un adeguato interessanti soluzioni l’acquisizione e la produzione registratore esterno) in RAW intermedie. Quindi per HD, 2K o 4K. La PMW-F5 4K, senza quindi alcun timore mostrare al meglio i segnali di consente di operare ad un reverenziale per le riprese che queste camere stiamo livello di qualità richiedono qualità senza utilizzando i monitor OLED estremamente elevato pur con compromessi o situazioni di di grado 2, in modo che un budget relativamente post produzione molto l'investimento possa essere impegnative. accettabile per il cliente. L'innesto per le ottiche varia a Per i filmmaker che seconda della camera: la F5 ha preferiscono utilizzare corpi un attacco PL, mentre per le reflex, l'offerta Sony prevede i altre sono disponibili (con conosciuti corpi macchina ad apposito adattatore per ottiche intercambiabile con compensare il differente specchio fisso e tiraggio) anche le ottiche delle semitrasparente. La tecnologia serie alpha (le ottiche per le “translucent mirror” è reflex a specchio traslucido di trasversale a tutti i nostri casa Sony) come pure ottiche modelli, quindi disponibile di terze parti, per garantire anche a chi effettua una scelta all'utente una ampia gamma entry-level. Al momento in di possibili scelte. cui scattiamo una foto o I monitor Sony OLED top di riprendiamo un video lo gamma (grado 1) sono specchio non si alza, perché MVQUICK is a hot swap system to be installed as battery interface between the camera (or any other V lock compatible device) and the battery pack. The main purpose is to allow camera battery replacement without any power interruption through an automatic detection of the battery removal. Additionally, MVQUICK provides an alternative power source of about 21W to be used as UPS in case of a sudden power failure or extended power requirements. MVQUICK is designed to work perfecty even with RED® ONE cameras .

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consente alla luce che passa attraverso l'ottica di arrivare contemporaneamente sia al sensore di ripresa che al sensore dell'autofocus, posto nella parte superiore della macchina. Il vantaggio fondamentale è la conservazione dell'autofocus continuo e costante in ogni condizione, sia di scatto che di ripresa video. Nella modalità foto, grazie allo specchio fisso si può ottenere uno scatto a raffica con cadenze molto elevate. La Alpha-99, il nostro top di gamma, è sicuramente il modello più indicato per le riprese video. Dispone di sensore full-frame, ripresa attraverso tasto dedicato, e registra video FullHD, interlacciato/progressivo o cadenza variabile (24, 25, 50 o 60 fotogrammi al secondo). Ha inoltre la possibilità di controllare l'audio direttamente dalla macchina, tramite una ghiera silenziosa, ascoltando il risultato attraverso un apposito connettore per cuffie. Sulla nuova slitta multi interfaccia è possibile collegare diversi tipi di microfono esterno, da

quelli più economici e fino ad un adattatore XLR, dove possiamo montare qualunque microfono, adatto per riprese in studio, concerti o altro. La ripresa video è agevolata dall'LCD orientabile e snodabile in qualunque angolazione a 360°. Rimane garantito il pieno controllo dell'esposizione anche in modalità video (manuale, priorità di tempi, diaframmi, ecc). Sono disponibili 31 ottiche della serie Alpha, sia fisse (dai fish-eye ai teleobiettivi) che zoom, cui si aggiungono 6 ottiche Zeiss. Un ulteriore vantaggio della tecnologia di ripresa Sony è che lo stabilizzatore ottico di immagine è integrato nel corpo macchina, quindi qualunque ottica venga

utilizzata si trova ad essere automaticamente stabilizzata”.

Canon is on Allo stand Canon troviamo David Metalli. È molto preso con alcuni clienti, per cui ci fa assistere da Riccardo Andreaus. “La serie Eos Cinema è nata circa un anno e mezzo fa con il lancio di Eos C300. Il nome Eos lega l'ambito video di queste macchine con la storica linea

Professionisti e appassionati allo stand Canon, con Riccardo Andreaus al centro

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di fotocamere Canon. Fra le macchine cinema e foto attuali, l'innesto per le ottiche è lo stesso e le tecnologie similari. Il lancio di Eos Cinema segna l'ingresso di Canon nel settore cinematografico vero e proprio. Le macchine sono basate su un sensore Super35mm, capace di risolvere in 4k ma che in C300 e C100 viene utilizzato per generare una uscita Full HD. Il sensore ha esattamente 1920x1080 pixel blu e altrettanti rossi, ma un numero doppio di pixel verdi: il risultato è che non si demosaicizza il segnale ma si sovrappongono le informazioni, il risultato sul colore è migliore ed il rumore è più “da pellicola”, ed in ogni caso molto ridotto. La novità di Eos C nel settore cinema è la compattezza, ed il fatto che la camera non sia una semplice “scatola” cui si attacca un obiettivo ed il registratore. L'ergonomia è simile a quella di una reflex Eos, anche come impugnatura, e quindi la ripresa può essere gestita anche a mano libera. Rispetto alle macchine cinematografiche “solite” il prodotto Eos C è completo e compatto, con il solo corpo si può registrare ed avere anche un monitor incorporato. Registrano su schede 2 0 1 3



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Compact Flash, economiche ma con eccellenti prestazioni in scrittura. La C300, la prima della serie, produce un file broadcast (MPEG-2 a 50 Mbit/s con campionamento colore 4:2:2). La stessa tipologia di registrazione si trova nella C-500, il top di gamma, che si differenzia dalla 300 per la presenza di uscite laterali: tramite un collegamento dual HD-SDI 3G permette di registrare un video RAW 2K e 4K. In 4K si può arrivare a 120 fotogrammi al secondo in RAW, dimezzando la risoluzione verticale. La Eos C100 è la “piccolina”, ha lo stesso sensore delle sorelle maggiori ma un corpo molto più piccolo. Registra su schede SD in AVC HD (H264 24 Mb/s in 4:2:0), ma con un registratore esterno può registrare anche in 4:2:2, raggiungendo esattamente le medesime prestazioni di una C-300 (sensore ed elettronica sono gli stessi). Ovviamente si perde la comodità di una registrazione on-board (è infatti necessario il registratore esterno), rinunciando quindi a qualcosa in termini di ergonomia. Altro fattore comune è la curva logaritmica Canon chiamata “Canon Log”, disponibile anche sulla Eos 1DC, che permette di operare una post produzione molto simile alla pellicola, ed è diventata uno standard per il digitale. La sensibilità ISO base di C100, C300 e C500 è di 850 ISO, da 320 a 20000, con una gamma dinamica di 12 stop a tutti i valori ISO (+/- ½ stop): la gamma dinamica resta immutata ma si sposta. In particolare, sotto gli 850 ISO si sposta più nella zona delle ombre. La Eos 1DC, ha il corpo di una reflex, con un sensore full frame da 18 megapixel e raffica da 12 ftg/s (14 bloccando il fuoco sul primo scatto) ma la versione cinema

permette di registrare un 4k in macchina in Motion Jpeg in 4:2:2 e applicare la Canon log. Lavorando in Full HD è possibile scegliere se effettuare il crop full frame o super 35mm, per garantire la massima flessibilità al direttore della fotografia. Ottiche: contestualmente al lancio della gamma Eos Cinema sono state lanciate ottiche fisse specifiche (24, 35 ed 85mm), ma sono stati presentati anche degli zoom, e la scelta si sta progressivamente ampliando. Recente l'annuncio di un 15mm , uno dei più spinti in commercio. L'innesto ottiche è EF per tutte le macchine, ma nella C300 e 500 si può richiedere al momento dell'acquisto l'innesto PL (non intercambiabile dopo la vendita)”.

Luci da Lupo Da Lupo Lights incontriamo Carlo Lupo, che dirige lo staff tecnico dedito alla ricerca e allo sviluppo di nuovi prodotti. L’Ing. Lupo ci parla dei nuovi pannelli Lupoled, e ci sottolinea le caratteristiche esclusive dei pannelli

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Lupoled, che includono una assoluta fedeltà cromatica (cri>94), essenziale per le riprese video e televisive. Grazie a questa caratteristica esclusiva, i colori nella ripresa rimangono perfettamente bilanciati e assenti di sgradevoli dominanti (verde) tipiche di luci meno corrette. Questo consente la corretta miscelazione con la luce solare o con altre sorgenti luminose in uso in studi video e TV e garantisce una resa del colore molto elevata. Gli illuminatori Lupoled, per la loro estrema leggerezza (1,3 Kg) sono compatti e maneggevoli, e quindi facili da trasportare. Grazie poi al bassissimo consumo dei LED, i pannelli Lupoled possono essere alimentati a batteria e a rete. Con la speciale batteria dedicata superleggera, gli illuminatori Lupoled possono essere alimentati per circa 3 ore. A garanzia di affidabilità e durata, gli illuminatori Lupoled sono sottoposti a svariati controlli di qualità e funzionamento, e non fanno impiego di condensatori elettrolitici che ne potrebbero penalizzare la durata nel

tempo. Dal punto di vista del risparmio energetico, gli illuminatori Lupoled consumano circa il 95% in meno delle sorgenti al tungsteno. Inoltre non emettendo praticamente calore, diminuiscono sensibilmente il consumo legato agli impianti di condizionamento dello studio: il consumo tipico in uno studio illuminato con i pannelli Lupoled è di appena 600 W, contro i 10.000 W tipici di uno studio illuminato con sorgenti al tungsteno. Gli illuminatori Lupoled sono poi regolabili con precisione da 0 a 100% senza variazione di temperatura colore, grazie alla speciale elettronica che è progettata per lavorare in assenza di flickeraggio (flicker free). I LED, di proprietà esclusiva Lupo Lights sono costruiti con materiali di alta qualità per una lunghissima durata di funzionamento di oltre 50.000 ore (contro le 200-300 ore di una lampada al tungsteno). Oltre ai chip e ai fosfori impiegati, anche la resina epossidica della lente è progettata per durare a lungo.

Carlo Lupo

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48 Hour Film Project: pura adrenalina, per veri filmmakers In seno alla manifestazione, l’ultimo giorno in calendario c’era anche uno workshop realizzato a quattro mani tra la nostra redazione e il promotore italiano dell’evento per filmmakers più adrenalinico al mondo. Qui trovate l’interessante resoconto del meeting di Enrico Ventrice Quando, sei anni fa, partì l’avventura italiana del “48ore”, non pensavo a un’espansione così rapida del progetto. Negli Stati Uniti era cresciuto tantissimo dal 2001, anno della prima edizione d’oltreoceano, ma gli americani, si sa, lavorano con altri ritmi. Dopo Londra, nel 2004, Roma è stata tra le prime tappe in Europa, con Amsterdam e Berlino. Me è bello vedere che, a distanza di dodici anni dal lancio di Washington DC, il progetto è cresciuto così tanto da toccare oltre cento città in tutto il mondo in tutti e sei i continenti: oggi troviamo città come Pechino, Beirut, Hong Kong, Kuala Lumpur, ma anche Johannesburg e Città del Capo, fino a San Paolo in Brasile. Non credo che al momento ci sia un altro progetto così globale nel settore audiovisivo da coinvolgere centinaia di filmmaker indipendenti provenienti da tutto il mondo, e di questo dobbiamo dare atto a Mark Ruppert, il visionario inventore del contest più adrenalinico che il cinema ricordi.

The 48 hour film project, questo il titolo originale del contest, è un concorso internazionale per filmmaker indipendenti che devono realizzare in sole 48 ore un cortometraggio della durata massima di sette minuti sulla base di elementi obbligatori assegnati pochi minuti prima dell’inizio ufficiale della gara. I “City Winner” provenienti dalla varie città aderenti al circuito internazionale, si sfidano ogni anno nella finale

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mondiale che si tiene negli Stati Uniti. I migliori film vengono inseriti nella programmazione ufficiale dello Short Film Corner al Festival di Cannes. Un’occasione di visibilità imperdibile per i ragazzi che cercano di farsi strada nel difficile mondo della produzione cinematografica. Le 48 ore ufficiali della competizione, che vengono definite “Official 48 Hour Time Period”, solitamente •

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vanno dalle ore 19 del venerdì alla stessa ora di domenica. Tutte le fasi creative avvengono all’interno di queste 48 ore: scrittura, riprese e montaggio. Le sole attività che possono iniziare prima della competizione sono la selezione dei componenti della squadra e del cast artistico, la prova dell'equipaggiamento e dell'attrezzatura ed eventuali sopralluoghi per la scelta delle 2 0 1 3


location. Gli elementi obbligatori, uguali per tutti i partecipanti, sono tre: un personaggio, un oggetto di scena e una linea di dialogo. Ogni squadra sorteggia poi un genere cinematografico con cui dovrà cimentarsi. Alcuni generi appartengono alla tradizione della cinematografia mondiale, ovvero horror, commedia, drammatico, thriller, poliziesco, western... Altri vengono creati appositamente per il 48 ore o per eventi particolari ad esso collegati, come ad esempio il genere “Film de femme”, che vuole essere un omaggio ai ruoli femminili forti, Julia Roberts in “Erin Brockovich” o Bette Davis in “Eva contro Eva”, o come il genere “Anniversary”, creato appositamente nel 2011 per festeggiare i dieci anni del concorso.

Sponsor preziosi Nel corso degli anni l’evento è stato sponsorizzato da alcune tra le principali aziende produttrici di tecnologia del settore audiovisivo. Questo perché non c’è niente di più esplicativo del 48 ore per tradurre in concreto l’idea del nuovo modo di produrre in digitale. Quando si parla di work-flow, di gestione dei file, di velocità d’esecuzione, si fa riferimento alla produzione audiovisiva in genere. Ma quando si vuole scendere nel dettaglio dell’esperienza, non c’è niente di più esemplare di questo contest, impensabile fino a qualche tempo fa, quando lo stato solido non esisteva ancora e il nastro la faceva da padrone. Durante il nostro workshop a Milano, all’interno del Photoshow, organizzato da Broadcast&Production e in collaborazione con Canon, ho avuto modo di incontrare diverse persone che, pur non avendo mai sentito parlare del concorso, si sono appassionate a tal punto da venire a

chiedermi degli approfondimenti alla fine del mio intervento. Tra questi ho avuto il piacere di conoscere personalmente Carlo Solarino, autore di diversi libri di tecnologia applicata alle produzioni audiovisive, i cui testi vengono studiati in molte università italiane, con cui ho avuto il piacere di approfondire alcuni temi legati alla produzione digitale, partendo dall’esperienza del 48 ore. A Canon spetta il primato di aver sbaragliato la concorrenza nel mondo del filmmaking indipendente attraverso l’introduzione delle reflex; l’ottanta per cento dei cortometraggi realizzati per le ultime due edizioni del concorso in Italia è stato girato con l’ormai celebre 5D, apprezzatissima dai giovani registi, target in cui la casa giapponese si è inserita prepotentemente, forse per caso. Ma l’esperienza della 5D è servita anche alla stessa Canon per correggere il tiro, approdando alla nuova Mark III e alle macchine della serie EOS Cinema, più performanti e realizzate

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specificamente per la produzione video e cinematografica. Oltre all’equipaggiamento tecnico, nel 48 ore è fondamentale avere subito una buona idea. Dopo diverse edizioni posso tranquillamente affermare che è questo che fa la differenza, non tanto il fatto di lavorare con professionisti o con mezzi tecnici all’avanguardia. È per questo motivo che spesso gli “amatori” hanno avuto la meglio sui professionisti, semplicemente perché hanno subito avuto uno spunto geniale su cui costruire una storia. Sicuramente quelli con più esperienza hanno saputo magari costruirla meglio, ma è anche successo che squadre composte da professionisti del cinema e della televisione non hanno mai consegnato in tempo. Questo perché occorre necessariamente staccarsi dalle logiche produttive classiche per realizzare un corto in 48 ore, ridisegnando l’intera filiera produttiva, compresi i ruoli di ognuno all’interno del team. È come quando in una partita di calcio saltano gli

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schemi e si gioca col cuore. Ma qui succede qualcosa di più elaborato: è un caos organizzato. Gli schemi non saltano del tutto, cambiano. L’orologio si guarda solo per tenere sotto controllo l’inesorabile avanzata del tempo. Le dinamiche del lavoro di gruppo assumono un’importanza determinante.

Senza pietà 48 ore e un minuto e si è squalificati. E vi assicuro che non c’è niente di peggio che dover chiudere la porta in faccia a qualcuno che si è battuto contro il tempo per due giorni interi e non ce l’ha fatta per una manciata di secondi. I più “esperti”, coloro che hanno alle spalle diverse edizioni del concorso, sanno già se riusciranno a consegnare o meno fin dalle prime battute: se entro un determinato orario non si ha una sceneggiatura completa, così come se entro un determinato orario non si sono chiuse le riprese, poi sarà veramente difficile consegnare in tempo. Una full immersion di

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produzione definita in diversi modi: caccia al tesoro cinematografica, follia collettiva, cinema travestito da sport (secondo la sigla ufficiale) o sport travestito da cinema (secondo i puristi della settima arte!). Ma alla fine tutti si divertono, anche i giudici, spesso autorevoli, spesso grandi professionisti del cinema (c’è stato anche un premio Oscar, Nicola Piovani), sempre meno distaccati, come invece si percepiva nelle prime edizioni, nei confronti di un concorso che riunisce decine di giovani e talentuosi filmmaker, che hanno sovvertito le regole della produzione cinematografica facendoci capire che si può lavorare anche con pochi soldi, cosa che ovviamente a qualcuno non sta bene. Carlo Brancaleoni di Rai Cinema, icona della cinematografia italiana, specialmente d’esordio, parla di una provocazione bella e buona: “in un Paese in cui, se va bene, si realizza un film in 48 mesi, è esemplare la lezione di questi ragazzi, che producono in 48 ore qualcosa di straordinario”.

Lo spirito del 48 ore Amici Miei, Mario Monicelli.

Nella mitica scena dell’imbucata al matrimonio, il Necchi definiva il genio: “È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”. Non ho mai trovato una definizione migliore per definire “lo spirito del 48 ore”! I ragazzi che ogni anno partecipano a questo pazzo week-end di produzione, hanno dimostrato di riuscire a cavarsela nelle situazioni più disparate, non senza correre dei rischi. Rubare una scena “al volo”, quasi da pirati del cinema, richiede ovviamente molto meno tempo che seguire un normale iter di richiesta di spazi e permessi. Ma può rivelarsi molto rischioso. A

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Reggio Calabria una delle squadre in gare lo scorso anno ha rischiato di essere portata via dalla guardia costiera per aver allestito un vero e proprio set in una zona militate sorvegliata dalla guardia

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armata. Del resto, come perdersi il tramonto sullo stretto da una delle posizioni più favorevoli dal punto di vista fotografico? Solo il pronto intervento del tutor Claudio Botosso ha evitato il peggio! Sono decine gli aneddoti in cui si coglie perfettamente la capacità di adattamento dei giovani filmmaker italiani, non solo dei registi, ma anche dei tecnici, degli attori e di tutti coloro che partecipano, in un modo o nell’altro, alla produzione. Quanto si è disposti a rischiare e a 2 0 1 3


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mettersi in gioco? Il confronto con il cinema vero, quello dei professionisti, quello che va in sala, non regge. Certo il 48 ore è un gioco, lo abbiamo detto spesso, ma anche i professionisti affermati sono stati emergenti, ed è strano come si possa perdere nel corso del tempo quello stesso spirito che, sono sicuro, ha caratterizzato in tutti quelli che fanno questo lavoro, le prime esperienze di produzione, quelle del “non ci sono soldi” per intenderci, di cui spesso ci si dimentica quando si entra nel circuito che conta. Flavio Costa, squadra Lurini, ricorda così la sua prima partecipazione al concorso: “la prima edizione è stata quella del corto “Western Maremmano”. Non avevo idea di cosa fosse il 48 ore all'epoca, lo organizzai all'ultimo, eravamo in cinque, attori compresi. Al sorteggio mi capitò il genere western, e fui felicissimo! Perché proprio in quel periodo ero fissato con il western all'italiana ed ero fresco di numerosi cineforum. Mi ricordai di una ragazza conosciuta qualche sera prima, mi aveva detto che il padre possedeva dei cavalli... la chiamai e la coinvolsi.

Ricordo ancora che la andai praticamente a rapire, era a cena da un'amica, portai lei, la sua amica e il cane dell'amica a casa mia, le spiegammo rapidamente che cosa stavamo facendo e lei chiamò il padre che ci diede la disponibilità. Il giorno dopo eravamo in macchina diretti a Montalto di Castro, dove il padre aveva una tenuta enorme con allevamenti di cavalli maremmani allo stato brado e campi di granturco a perdita d'occhio. Non ci volevo credere, avevamo un set meraviglioso e inaspettato! Coinvolgemmo tutti come attori nella nostra labile

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sceneggiatura di una “scuola di Western”, passammo una meravigliosa giornata all'aria aperta, consegnammo in tempo e sebbene non avessimo vinto nulla mi ricordo ancora l'emozione che provai nel sentire gli applausi a scena aperta del pubblico all'apertura del nostro corto con quella galoppata in stile western nelle vallate dell'alto Lazio”. Ricordo benissimo che la scena iniziale dell’inseguimento a cavallo non aveva nulla da invidiare a un film di Sergio Leone! A un certo punto ci venne anche il dubbio che l’avessero rubata

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da qualche pellicola. Era perfetta. Così invece la squadra Amuzing Factory, capitanata dal bravissimo Alessio Muzi, che ha partecipato alle prime tre edizioni italiane del 48 ore, descrive gli attimi concitati del sorteggio e della prima riunione degli sceneggiatori: “Venerdì 6 luglio, ore 19.00 i rappresentanti della Amuzing Factory, Alessio e Ottavia, puntuali (??) sono alla Biblioteca Bibli di Roma per assistere al temuto sorteggio del genere, nonché della linea di dialogo, dell’oggetto di scena e del personaggio obbligatorio da inserire in ogni corto. Alle 19.30 parte il cronometro ed inizia l’avventura del “48 Hour Film Project” per la Amuzing Factory. Tutta la squadra è in posizione: gli sceneggiatori, armati dei loro fedeli computer portatili, accampati (per un piccolissimo contrattempo di chi doveva aprire la porta della casa) sulle scale del portone di via Coviello 32, ricevono il fatidico messaggio: genere estratto “supereroi”. Panico sul volto di molti, soprattutto su quello di Giona, che aveva passato le ultime ore a ripetere il mantra “tutto 2 0 1 3


tranne che supereroi, tutto tranne che supereroi, tutto tranne che supereroi”... Lo scenografo attende trepidante dentro MAS il genere per poter comprare gli abiti di scena. Squilla il suo cellulare, panico anche sul suo volto, qualche imprecazione e si butta a capofitto alla ricerca dei costumi. Superato lo shock del genere si scopre che gli elementi obbligatori sono: l’uso delle pagine gialle, il personaggio Carla/o Severi insegnante d’arte e come linea di dialogo “Suoni qualche strumento?”, insomma tutte cose che con il genere supereroi vanno a braccetto! Finalmente qualcuno apre la porta di casa e gli sceneggiatori si fiondano dentro, prendono possesso del terrazzo, attaccano cavi, accendono i PC e dopo qualche maledizione al genere che ci è capitato iniziano a consultarsi sul da farsi… i

minuti scorrono veloci, il regista telefona e si informa sulle idee che circolano per poterci riflettere tornando in motorino. Ore 20.00: arriva Alessio, il regista, e getta tutti nel panico esordendo con: “Si fa Valeria la nana! Valeria è una supereroina ma ogni volta che usa il suo superpotere diventa più bassa”. Sconcerto sul viso di molti, dubbi, titubanze… Gli sceneggiatori si dividono in tre gruppi principali ed abbiamo: la corrente “anarchica” che lavora su un mockumentary, la corrente “istituzionale” che si concentra sul mettere insieme alcune idee che erano circolate cercando di tirarne fuori un soggetto e Giona, ormai solo e affranto, che cerca in ogni modo di trasformare l’idea di Valeria la nana in un romanzo rosa. Tuttavia, pressato dal regista e dopo aver cambiato e adattato all’occorrenza il suo

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mantra con “Io sono un supereroe, Alessio ha bisogno di me, non ho paura della mia capacità di scrittura”, decide di buttare giù una sceneggiatura. Si ritira quindi in solitudine sul divano ed illuminato solo da fioca lucina inizia a digitare sulla tastiera. Le ore passano, il gruppo di Valeria la nana, capitanato dal regista, si fa prepotentemente strada nella Amuzing Factory, diventando “Fionda la nana” che ha come superpotere la facoltà di saltare molto in alto, abbassandosi di 10 centimetri ogni volta che torna sulla terra dopo un salto. Alle 3 di mattina la decisione è presa : si fa Fionda la nana. Punto”. “Fionda la nana” è stato uno dei migliori film realizzati in tutte le edizioni del concorso. Ha ottenuto svariati riconoscimenti aggiudicandosi la vittoria in diversi festival. Particolare

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inquietante: al 48 ore è stato squalificato perché consegnato con due soli minuti di ritardo! Nonostante l’amarezza, l’anno successivo e quello dopo ancora, la squadra Amuzing Factory si è presentata puntuale al sorteggio del genere, perché lo spirito del 48 ore non muore mai!

Tutto in 48 ore: il contest si fa programma Tv! Carlo Freccero, presidente di giuria del 48 ore nel 2009, ha pensato subito che dal contest si potesse costruire un format televisivo. L’idea è rimasta viva per qualche anno fin quando, nel 2012, è andato in onda su Rai 5 il programma “Tutto in 48 ore”, basato sul concorso internazionale “The 48 Hour Film Project”. Un azzardo. Soprattutto dopo aver capito quali fossero le modalità di realizzazione del

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programma che la rete richiedeva. Era come se la produzione stessa facesse il suo 48 ore, alla pari, se non peggio, delle squadre che partecipavano allo show! Stesso regolamento internazionale del concorso ufficiale, anche perché era l’unico modo per far sì che il film vincitore del programma fosse certificato come “Official 48 movie” per poter così partecipare alla finale mondiale. L’unica differenza consisteva nel fatto che mentre nel normale concorso erano le squadre provenienti da tutta Italia a venire a Roma, nel programma tv, itinerante per richiesta di Rai 5 per la promozione sul territorio del digitale terrestre e del relativo processo di switch-off, eravamo noi ad andare in giro per l’Italia sulle tracce di bravi filmmaker in grado di realizzare un corto in 48 ore. Questo ha comportato notevoli difficoltà, sia di carattere economico che produttivo, con tempi ridottissimi di messa in onda, resa possibile solo grazie alle nuove tecnologie messe a disposizione da Skylogic, con il suo sistema di produzione “nomadica”, che può contare su un network satellitare

basato su protocolli IP. Questo per quanto riguarda la trasmissione delle puntate (quotidiane) al centro di messa in onda Rai di Torino. Ma l’aspetto più appassionante e allo stesso tempo più complicato è stato il cosiddetto making-of, ovvero seguire i ragazzi nella realizzazione dei corti per tutte le 48 ore ufficiali, con montaggio e messa in onda quasi immediata. Un vero e proprio centro di produzione itinerante, con due squadre tecniche distinte e separate, quella del daytime (making-of, backstage, presentazione delle due squadre in gara e della città ospitante) e quella del primetime (la serata di premiazione della squadra vincitrice di tappa al termine delle 48 ore della competizione), registrata con regia mobile esacamere. Metalinguaggio: raccontare il cinema, un 48 ore nel 48 ore, in cui curiosamente la sfida tra le due squadre in gara si è trasformata anche nella sfida tra i rispettivi tutor (a ogni team è stato assegnato un attore professionista come “guida spirituale” nella realizzazione dei corti) e tra gli autori e gli operatori del

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programma televisivo stesso che, in ogni città, dovevano raccontare tutto ciò che accadeva dietro le quinte, rispettivamente degli uni e degli altri concorrenti, tanto che non sono mancati colpi bassi e vere e proprie operazioni di “intelligence” per tenere sotto controllo il lavoro della squadra avversaria! A rendere ancora più difficoltoso il cammino e più eccitante la sfida, le condizioni meteorologiche avverse che hanno accompagnato la produzione del programma in tutta la prima parte, con le puntate di Roma, Viterbo, Genova e Torino. Avversità che hanno raggiunto il picco nella puntata che avrebbe dovuto essere registrata a Mantova, colpita in quei giorni dal terremoto, costringendo la produzione a riorganizzare tutto in pochissimi giorni, se non ore, nell’isola di Ponza. Provate quindi a immaginare cosa ha potuto significare per le due squadre in gara di quella puntata, entrambe di Mantova, spostarsi e mettersi in gioco in una competizione già di per sé così difficile, dovendolo fare in una location sconosciuta anziché nella propria città. •

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Ma lo spirito del 48 ore viene fuori proprio nei momenti più difficili: entrambe le squadre hanno egregiamente completato il film, aggiudicandosi anche uno dei premi durante la finale del programma. Cinecittà ha ospitato la puntata di “Tutto in 48 ore – Awards”, a conclusione del tour che, dopo Ponza, ha toccato anche Senigallia, Vieste, Ischia, Reggio Calabria e Terrasini (Palermo). Una vera e propria serata degli Oscar in miniatura, nella splendida cornice del set di Roma Antica, sapientemente illuminato dal bravo direttore della fotografia Riccardo Calamai, che ha visto la consegna di diversi premi, tra cui attore e attrice protagonista, sceneggiatura, montaggio, fotografia, regia e, ovviamente, il premio per il miglior film, che ha rappresentato l’Italia nella finale mondiale tenutasi a marzo a Hollywood. Per la cronaca, il film “Abbiamo tutta la notte” di Adriano Giotti, alla presenza del tutor Luca Angeletti, si è aggiudicato la prima edizione del programma e diversi premi prestigiosi come sceneggiatura, fotografia e 2 0 1 3


regia. Curioso se si pensa che la squadra di Adriano era stata eliminata dai giudici nella rocambolesca tappa di Torino, ospitata dal Museo del Cinema, in cui i problemi di carattere tecnico e meteorologico hanno accompagnato tutta la permanenza della produzione del programma nel capoluogo piemontese. Il corto “Abbiamo tutta la notte” è stato ripescato grazie al voto del pubblico sul web, che ha evidentemente ribaltato il verdetto dei giudici di tappa permettendo così al film di far parte dei finalisti, trovando il favore della giuria di Rai Cinema costituita da Carlo Brancaleoni, Caterina D’Amico, Fabrizio Mosca e Annamaria Granatello. Un risultato inatteso e insperato per la squadra capitanata da Giotti che, oltre ad aggiudicarsi la vittoria del

programma, ha anche portato a casa la produzione di un cortometraggio da parte di Rai Cinema. Un premio sicuramente da condividere con il pubblico

che lo ha votato, decretandone il successo. Lo stesso pubblico di appassionati che invitiamo a seguire la prossima edizione italiana del 48 ore, che si terrà

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a Roma nel mese di settembre. E allora, come si dice... smetti di parlare e inizia a girare, perché ogni secondo conta quando hai solo 48 ore per fare un film!

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NAB SHOW2013

La locomotiva di Las Vegas ricomincia a tirare (1a parte)

Il comparto RF si conferma in evoluzione lenta ma costante, mentre le tecnologie e gli apparati per realizzare e gestire contenuti hanno decisamente messo il turbo È stata una di quelle edizioni a cui si arriva con il fiato sospeso. L'America non è l'Europa, e da quella parte dell'oceano i segnali positivi non mancano. Però una cosa sono i segnali, un'altra è la realtà. Cosa sarebbe successo davvero al NAB 2013? Che impressione ne avremmo avuto? Quali aziende avrebbero scoperto le carte? E poi, quali carte? Il lunedì mattina del NAB ha sempre qualcosa di speciale. Intendiamo quella parte del lunedì che va da quando le nove ore di fuso orario o l'immancabile radiosveglia da comodino (a seconda dei casi) destano il visitatore, fino a quando gli implacabili uomini della Security alzeranno l'immaginaria sbarra di accesso che fino a quel momento ha separato i visitatori dalla incipiente edizione del NAB Show. Quel lunedì, quando si aprono gli occhi sulla città più strana che l'uomo abbia mai costruito in mezzo ad un deserto, si sta ancora cercando di unire con il filo rosso i diversi segnali che i numerosi eventi per la stampa della domenica ci hanno consegnato. Le grandi aziende ci tengono a stupire la stampa, e in base a come ci sono riuscite, o da come hanno deliberatamente abbassato il profilo, si provano a cogliere messaggi, cercando poi di farli quadrare fra loro. La prova del nove, però, arriva solo il giorno successivo. I cronisti, quel lunedì, amano svegliarsi all'alba. Non solo perché una delle "big" ha avuto l'idea di organizzare una press-breakfast per le sette e mezza di mattina (il buffet, in ogni caso, era eccellente), ma perché nulla più del "buzz", del mormorio, dello spirito e dello stato d'animo apparente della folla (sarà davvero una folla? quanto grande? quanto interessata?) che arriva alla spicciolata e si raduna davanti agli ingressi del Las Vegas Convention Center permette di cogliere in anteprima quale sarà il "colore" dell'edizione che si aprirà pochi minuti dopo. La press-breakfast finisce per tempo, e andiamo a prendere il polso

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alla folla. Tutto sommato i segnali del giorno prima trovano conferma: arriva tanta gente, ma con un fare sommesso e discreto. Molti sono giovani. La voglia di fare, di ripartire, c'è, ma più con i fatti che con le parole. Non si vuole gettare del sale sulle ferite del recente passato, ma nemmeno fare finta che sia stato tutto uno scherzo. Nell'aria si coglie come un bisogno di sobrio e di concreto. Dobbiamo lavorare, please. Venendo al quantitativo, quando mancano due minuti all'apertura, la folla nel foyer è quella di sempre. Buon segno. I numeri non dicono tutto, ma almeno sono un segnale: oltre 92.000 visitatori registrati, e spazi espositivi in crescita del 10% rispetto al 2012. E, in ogni caso, è stata una edizione bella, interessante e vivace. Sia chiaro, nessuno vuole raccontare che la buriana è solo un ricordo. La crisi c'è e la si sente anche dall'altra parte dell'oceano. Però la sensazione è che lo spirito sia, adesso, quello giusto. Un esempio, privo di valore statistico, ma che mi ha colpito. Sono alla fermata dell'autobus, arriva un signore dall'aspetto (molto) dimesso. Chiacchieriamo. Scopro che è un giornalista americano, che negli anni passati veniva al NAB per produrre reportage completi, in video e sul web. Adesso le cose vanno male, dice. Non ha ricevuto incarichi per questa edizione, e per contenere le spese è andato a dormire in un ostello, camerata da otto. "Ho chiesto la sistemazione più economica che avevano. L'acqua per la doccia è calda, e il sapone è gratis. Ma non potevo mancare: devo andare a trovare i miei clienti, vedere dove va il mercato, voglio essere pronto a ripartire". Chapeau! Non era il solo a pensarla così: da quanto abbiamo osservato

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in questi anni, e che ha trovato conferma anche in questa edizione, le aziende stanno cercando di reagire alle avversità, oltre che con l'immancabile "spending review" (un manager mi ha rivelato di avere volato (come sempre) in business class, ma di avere pagato di tasca propria la differenza fra la classe economica e la propria poltrona premium) anche con un cambio di paradigma, con la ricerca di nuovi servizi, di nuovi equilibri di mercato, di nuovi prodotti pensati per nuove applicazioni. Ecco, mai come in questa edizione non si è praticamente visto un solo prodotto fine a se stesso, eccellente per il puro gusto di esserlo: gli espositori del NAB proponevano tipicamente modi per affrontare situazioni, e per farlo nel migliore dei modi. L'applicazione al centro della scena, il caso concreto, il problema che nel quotidiano capita di incontrare: e non il prodotto, ma un sistema di prodotti e servizi flessibile e adattabile che permette di risolvere al meglio quella specifica applicazione, non in quanto astrattamente tale, ma declinata nelle innumerevoli sfumature che ogni specifico contesto o situazione immancabilmente propone. Lo stesso

confine fra prodotto e servizio, una volta assolutamente chiaro e visibile, diventa ogni anno più sfumato ed esteso, si passa da una linea netta ad una zona di sovrapposizione consentita fra i due ambiti che progressivamente si sta allargando. Due esempi? Le camere di ripresa. Blackmagic Design, dopo la “bomba” della Cinema Camera presentata lo scorso anno, non ha deluso le aspettative, presentando la versione 4K della stessa camera a 4.000 dollari, e la “Compact Cinema Camera”, un gioiellino formato pacchetto di sigarette ma capace di 13 stop di gamma dinamica e risoluzione FullHD, a 1.000 dollari (mille, avete capito bene). Per le camere TV, Grass Valley ha presentato un modello di pricing che farà discutere. Il medesimo hardware di ripresa (ormai è il caso di chiamarlo così) viene venduto con prezzi differenti a seconda delle funzionalità permesse dal firmware di bordo. Servono funzionalità maggiori per un evento specifico? Si può acquistare una licenza che attiva quello che serve, e fin qui nulla di così nuovo. La cosa nuova è che la licenza


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NAB SHOW2013

può “banalmente” essere perpetua, oppure temporanea, a partire da una settimana. Così si paga un “tot” per il grande evento, e poi si torna ad avere una camera con le prestazioni per cui era stata acquistata. Non si noleggia una camera più performante, si noleggia (hanno promesso: anche via internet) la possibilità di fare performare meglio la propria camera.

Potenziare l’efficienza Lo slogan con cui potremmo chiosare l'edizione 2013 del NAB Show è "empowering efficiency": in italiano è praticamente intraducibile, ma significa che l'efficienza così di moda in questi anni (a volte per necessità) ha fatto un passo avanti, è salita di livello: adesso "efficienza" non vuol dire solo risparmio, di tempo o di costi operativi. Significa flessibilità, tempi di reazione istantanei, servocontrolli quasi "umani" nel discriminare gli errori veri da quelli indotti e maniacalmente "macchine" nel tenere sotto controllo una tale quantità di parametri che l'uomo può dedicarsi ad altro. Significa fare velocemente e bene una cosa, poi cambiare pelle in un istante per fare velocemente e bene una cosa anche molto diversa. Con le console, i playout, le attrezzature di ripresa. Significa una scelta sempre più vasta di obiettivi disegnati da sistemi computerizzati che consentono caratteristiche ottiche impensabili fino a poco tempo fa, soprattutto a parità di costi. Significa una stratificazione del mercato che rende accessibili a molti le porte dell'empireo (girare in 4K oggi è davvero una pura scelta, non una questione di costo), mentre per i fortunati che possono ancora scrivere Budget con la maiuscola si spalancano ambiti di eccellenza inimmaginabili, e a costi paragonabili a quelli che servivano fino a poco fa per raggiungere l'ordinario. Il 2013 è stato l'anno del 4, inteso come 4K. Il nuovo formato di Super-high definition ha incantato tutti, anche perché per la prima volta lo si è potuto vedere, toccare, provare nella sua interezza. Erano presenti, funzionanti, tutti gli elementi della catena: camere, lenti adatte per lo specifico sensore (non dimentichiamo che è come cambiare il formato della pellicola, quindi le focali ottiche vanno riadattate), registratori compressi e no, i monitor "grado 1", la distribuzione, la trasmissione (con finalmente i primi codificatori HEVC "veri", broadcast-grade) e i televisori. Schermi da 55 pollici in su che si potevano vedere, ma anche comprare nei negozi del centro di Las Vegas, a prezzi assolutamente vantaggiosi rispetto alle caratteristiche offerte: 5.000 dollari per un Sony 4K da 55 pollici che a vederlo (da vicino e da lontano) ti leva il fiato, tanto è reale quello che l'occhio percepisce. Ecco, forse il passaggio

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dall'HD al 4K si può sintetizzare in questo modo: quello che si vede con un buon HD è realistico, quello che si vede con il 4K che era in fiera è stupendamente reale, con un senso di luminosità, una armonia di cromatismi, una sensazione di tridimensionalità che sono quanto di più reale abbiamo mai visto in un prodotto vendibile dalla grande distribuzione.

Trasmissione Venendo al mondo dell'alta frequenza, che tradizionalmente vede molte aziende italiane in primissima linea, attive sull'intero contesto planetario, dobbiamo dire che a questa edizione del NAB non c'è stata la novità da "next big thing". I temi dell'efficienza stanno progressivamente occupando i pannelli degli allestimenti, il Doherty è ormai considerato un dato di fatto e il dibattito si sta spostando sui modi per migliorare l'affidabilità e la flessibilità di questa soluzione. Le aziende che hanno resistito alle sirene del Doherty stanno sviluppando sistemi alternativi per ottenere un incremento di rendimento paragonabile, ed in questo caso la modulazione della tensione di alimentazione degli stadi finali (nota come modulazione del "power envelope") è la tecnologia che riscuote più consensi. Il rendimento complessivo del sistema modulatore+trasmettitore, nelle soluzioni più avanzate viaggia ormai poco sotto al 40%, e la differenza di alcuni punti fra un produttore e l'altro può essere in parte dovuta anche alla differente scelta dei punti di misura della potenza erogata ed al valore di MER garantito. È interessante notare come il valore del 40% (circa) è appannaggio sia delle soluzioni basate su tecnologia Doherty, che di quelle basate sulla modulazione del power envelope. Dallo scorso anno siamo in attesa di una soluzione che combini le due tecnologie: circuitazione Doherty e modulazione del power envelope almeno sull'amplificatore "carrier" del Doherty, quello polarizzato in classe AB. Non ci aspettiamo ovviamente di sommare in modo algebrico gli effetti delle due tecnologie, ma abbiamo ipotizzato lo scorso anno che in tempi non troppo distanti ci aspettiamo un rendimento complessivo di macchina che varchi la soglia del 50%. Per quanto ne sappiamo, in diversi ci stanno lavorando, e si tratta solo di vedere chi sarà il primo a scoprire le carte. Ma verosimilmente dovremo attendere il 2014. Qualcosa di non nuovo in senso assoluto, ma che comunque stupisce e si migliora continuamente è il sistema completo di produzione, radiodiffusione e ricezione 8K: con fotogrammi composti da un numero di punti che è "appena" sedici volte

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maggiore di un fotogramma Full HD. L'8K è naturalmente un mondo a parte, ed è bastato assistere alla dimostrazione della nipponica NHK per capire varie cose: ad esempio che il suono 22.2 non è una sparata da bar, ma regala una sensazione di coinvolgimento che travalica ogni notazione tecnica e percettiva per sconfinare direttamente nell'emozionale, il messaggio sonoro arriva direttamente alla "pancia", con i canoni propri delle emozioni, e non invece al cervello sotto forma di informazioni (per quanto accurate) da elaborare. Le immagini, poi, dicono anche cose che non si credevano possibili, la percezione estrema del minimo dettaglio permette di concentrarsi sull'insieme, perché per quanto si stia a guardare e a cercare il pelo nell'uovo il pelo non si trova, non c'è, c'è talmente tanta "roba" che non rimane posto per gli intrusi. E allora si finisce per osservare lo spettacolo, piuttosto che l'interfaccia che lo riproduce, come tristemente noi tecnici con gli occhi a contafili siamo talvolta (solo talvolta?) portati a fare: l'8K ci farà tornare persone normali. Notevole poi la chicca, sempre della nipponica NHK, della modalità di trasmissione MIMO su polarità ortogonali.

Zitti tutti, adesso in scena c’è il... MIMO! Ma cosa si intende con MIMO? La definizione MIMO (multiple-input e multiple-output) si riferisce all'uso contemporaneo di più di una antenna contemporaneamente (sia per il trasmettitore che per il ricevitore) per migliorare le prestazioni di comunicazione. È una delle (varie) forme con cui si può realizzare un sistema di "antenne intelligenti". Nei sistemi MIMO, un trasmettitore invia flussi diversi attraverso ciascuna antenna trasmittente. I singoli flussi di trasmissione si propagano nello spazio aereo, ed il "canale" risultante può essere descritto tramite una matrice che prevede tutti i possibili percorsi tra le antenne trasmittenti (T1, T2) sul lato trasmettitore e la diverse antenne riceventi (R1, R2) sul lato ricevitore. Il quale "prende" i segnali ricevuti da ciascuna antenna ricevente, li combina fra di essi in modo opportuno, e ricostruisce l'informazione originale. Come si può facilmente intuire, la teoria matematica che permette di descrivere in modo analitico questo processo è una cosa terrificante, e noi ci limiteremo

alla definizione di cui sopra. In estrema sintesi, possiamo dire che la tecnologia MIMO permette di conseguire un aumento significativo del throughput di un collegamento dati senza la necessità di aumentare né la banda utilizzata né la potenza di trasmissione. Il risultato è un guadagno di "array" (non di singola antenna) che migliora l'efficienza spettrale (più bit al secondo per ogni Hertz di banda), a pari potenza di trasmissione. Si può anche scegliere di limitare l'incremento di efficienza spettrale per conseguire invece una migliore robustezza della trasmissione rispetto alle perturbazioni esterne. Bene. Tanto premesso, quanta banda, quanti canali TV servono per far passare un programma 8K? Uno solo. 8 svalutatissimi Megahertz. Se non l'avessi visto non ci avrei creduto, ma il dimostratore era lì da vedere, funzionava tutto in diretta. Utilizzando una modulazione 4096 QAM (avete letto bene) e la modalità MIMO si ottiene una banda utile di circa 80 Mb/s per 6 MHz di canale (standard giapponese). Con l'HEVC e i canali da 8 MHz è verosimile che basti un solo canale. Anche perché i giapponesi, "ovviamente", trasmettevano utilizzando un sistema derivato dallo standard di bandiera del Sol Levante, cioè l'ISDB-T. Siamo sicuri che il "nostro" DVB-T2 riuscirebbe a fare ancora meglio. Ma per ora ci fermiamo. Nel prossimo numero di B&P saranno protagoniste le Aziende.


REPORT EVENTI ▲ ▲ ▲

DVB WORLD2013

Da Madrid uno scoop: il DVB-T va a morire?

(1a parte)

Si è recentemente tenuta in Spagna l'edizione 2013 del DVB World Forum, l'incontro annuale dei professionisti di più alto livello che in tutto il mondo operano nel proprio quotidiano con i diversi standard DVB, senza dubbio la più diffusa “famiglia” di standard per la televisione video che esista al mondo. Questa è la prima parte del resoconto, che proseguirà nel prossimo numero di B&P di Davide Moro Le diverse varianti principali del sistema DVB (cavo, satellite, terrestre) insieme alle declinazioni di nicchia coprono praticamente ogni aspetto possibile dell'universo noto delle telecomunicazioni. Sapevate ad esempio che il DVB si è occupato anche di normare un improbabile “canale di ritorno” per via terrestre? Dall'11 al 13 marzo scorsi oltre 200 partecipanti hanno animato tre giorni di interventi e approfondimenti di elevatissimo profilo, sia tecnico sia strategico. Da questa edizione sono emersi chiaramente alcuni temi “caldi” che guideranno il pensiero e la ricerca nei prossimi mesi: le nuove forme di 3D-TV (senza occhiali), le diverse declinazioni della “Connected TV”, il nuovissimo standard di compressione HEVC, e i formati UHDTV1 (4k) e UHDTV2 (8k). Più un autentico macigno, a forma di punto interrogativo: in effetti, fin dai primi istanti dell'evento, tutto lasciava immaginare che a Madrid si sarebbe svolto un appuntamento tradizionale, tipicamente positivo, dove le persone si incontrano, parlano, discutono, dibattono, ma di solito non arrivano colpi bassi. E in effetti così è stato, perlomeno fino alla mattina del secondo giorno, all'apertura dei lavori. Quando il Prof. Ulrich Reimers (responsabile del dipartimento di Radiocomunicazione dell'Università di Braunschweig, Germania) ha dato il proprio benvenuto all'assemblea con un saluto molto particolare. Ma ne parleremo più avanti. Lo abbiamo già scritto varie volte: a nostro parere non esiste un altro evento al mondo che riunisca in una sola sala (per quanto capiente!) i manager più competenti e di più alto livello fra quelli che operano con gli standard DVB. Il DVB World sfugge alle definizioni canoniche: non è una conferenza, perché è davvero difficile che qualcuno dei presenti ne sappia più degli altri, non è un seminario, perché si conosce l'inizio delle discussioni ma mai il punto di arrivo, non è una assemblea, perché non si decide nulla... È un evento dove si ascolta, ma anche si parla, dove gli stimoli e le

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provocazioni sono voluti e di alto livello, dove di raccolgono idee e si confrontano opinioni. Il flusso dei pensieri è liquido, e interattivo, e quanto ci si porta a casa è tipicamente il punto di partenza di futuri approfondimenti e riflessioni di là da venire. All'antitesi di un evento autocelebrativo, il DVB World è invece a nostro avviso uno dei posti che meglio riescono a fare nascere nei partecipanti le domande che ciascuno (magari da tempo) aveva a metà, ma cui non era in grado con i soli mezzi propri di dare una forma compiuta ed esplicita. E di riunire al contempo i migliori esperti con cui cercare le risposte: fa un certo effetto sapere che in sala c'è il “guru” mondiale di ogni “piega” inclusa nei (numerosissimi) standard DVB: se un intervento fa nascere un dubbio, o semplicemente una curiosità su un particolare argomento, basta chiedere all'organizzazione e si otterrà il nome della persona a cui rivolgersi. Al coffee-break successivo si starà parlando con la persona che, verosimilmente, sa di quell'argomento più di chiunque altro, e sarà tipicamente lieta di racUlrich Reimers contarvi tutto

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quello che volete sapere. A noi è capitato varie volte: con analisti di mercato, esperti ricercatori, direttori di dipartimenti universitari. Ma cominciamo dall'inizio. Dopo una masterclass squisiPhil Laven tamente tecnica sui principi e le tecniche della nuova compressione HEVC, cui hanno partecipato circa 40 fra gli sviluppatori e gli esperti di punta nel settore della codifica video, Phil Laven (Chair del DVB Project) ha aperto ufficialmente l'evento, con un “keynote” sul panorama complessivo mondiale delle trasmissioni video. "Se parliamo degli standard per le trasmissioni via satellite e via cavo, parliamo di settori nei quali le emittenti sono state libere di fare le proprie scelte, senza pressioni esterne (di ordine politico piuttosto che tecnico, NdR). E abbiamo allora visto che quando è il broadcaster a scegliere, la scelta è stata per la quasi totalità dei casi rivolta verso uno degli standard DVB", ha detto Laven. "Nel 2011 circa il 68% dei ricevitori per la radiodiffusione digitale (in tutto il mondo, IPTV esclusa) erano basati su uno o più degli standard DVB. Il DVB-S2 è un grande successo, limpido e cristallino, e sono in corso gli sviluppi sul DVB-S3. Parlando di cavo, il DVB-C e il DVB-C2 sono utilizzati nella quasi totalità delle distribuzioni digitali, in tutto il mondo. Nel campo terrestre, invece, la scelta dello standard di solito non è a discrezione delle emittenti, ma si tratta piuttosto di una decisione politica. Ed essendo una decisione politica, gli elementi che vengono posti sul tavolo di discussione sono molti, e diversi fra loro. Ci siamo trovati ad affrontare una forte, fortissima concorrenza da parte dello standard giapponese ISDB-T. Ma pur conoscendo la complessità dello scenario e degli interessi in gioco, in ogni incontro abbiamo sempre detto le cose come stavano, pubblicamente. I giapponesi, invece, sono soliti a fare discorsi a porte chiuse, a parlare alle spalle: e nel fare questo hanno raccontato le cose più strane. Ad esempio, raccontano in giro che l'ISDB-T ha prestazioni 'quasi uguali' al DVBT2. Vorrei ricordare ancora una volta che, nelle stesse condizioni di ricezione, l'ISDB-T è in grado di fornire una capacità trasmissiva di 21 Mb/s, mentre il DVB-T2 è in grado di fornire 40 Mb/s. È davvero una strana definizione di 'quasi uguali'" ha ironizzato Laven, sottolineando che un valore è la metà dell'altro. Riguardo al mercato dei set-top-box DVB-T2, a parere di Laven la Russia e l'India saranno la base per un fortissimo aumento della domanda globale di ricevitori T2, che comporterà lo sviluppo di una grande disponibilità di modelli ed una notevole discesa dei prezzi in tutto il mondo. Lieven Vermaele, direttore Technology & Innovation EBU, e David Wood, Technology & Innovation Consultant EBU, hanno discusso sulle possibili tendenze future e sulle strategie per le emittenti in uno scenario di crescita impetuosa (e disordinata) dell'economia digitale. Vermaele detto "Il nostro futuro? Sarà come trovarci nella cucina di un ristorante: dovremo mescolare, abbinare e utilizzare tanti ingredienti, molti dei quali veramente nuovi: quali saranno i ruoli di broadcast e broadband in quello scenario? I broadcaster oggi fanno pacifico affidamento su una vera e propria corsia preferenziale, sulla quale hanno costruito il

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proprio modo di fare impresa: lo spettro ad essi riservato, in via esclusiva. Ma ci sarà abbastanza spazio in futuro per queste corsie preferenziali? Cioè, esisterà ancora in futuro la possibilità di riservare le piste per qualcuno? E, nel caso, chi pagherà per queste piste? " Vermaele ha sottolineato che la fruizione non lineare è in crescita impressionante, ma dal momento che il tempo totale di visione (pro-capite) sta aumentando, il tempo totale di visione attraverso piattaforme broadcast dovrebbe rimanere invariato anche nel futuro. "Le visioni tramite PVR (i moderni eredi dei videoregistratori a cassetta domestici, NdR), VOD (podcast e visione a richiesta, NdR) e timeshift (quando, ad esempio, inizio alle 22 a vedere dal principio un programma iniziato alle 21, NdR) dovrebbero complessivamente arrivare a rappresentare il 17% del tempo di visione totale entro il 2020", ha aggiunto. A proposito dei supposti “de profundis” che le modalità di distribuzione via web di contenuti video dovrebbero a breve termine suonare nei confronti delle modalità “tradizionali” a radiofrequenza, Vermaele ha specificato: “Secondo i dati di Screen Digest il punto di pareggio dei costi fra streaming unicast tra il flusso unicast e trasmissione broadcast sarà collocato a intorno a 16.000 spettatori". Il broadcast sarà quindi la scelta d'elezione per gli eventi dal vivo e per quelli che in genere richiamano contemporaneamente un elevato numero di spettatori. Vermaele ha poi mostrato uno studio di Analysys Mason (una “firma” della consulenza specializzata nel mondo delle telecomunicazioni) che ben specifica come, in realtà, quando si parla di dati destinati a dispositivi “mobili” occorra distinguere tra due situazioni completamente diverse. Non tutti i dati che vengono fruiti su dispositivi “mobili” sono in realtà dati che contribuiscono a congestionare lo spettro radioelettrico che coinvolge suo malgrado l'universo del broadcast (la porzione fino a 1 GHz, per capirci). Esistono i dati ricevuti dai dispositivi mobili tramite interfaccia “mobile” (3G, LTE, eccetera) e quelli ricevuti tramite interfaccia Wi-Fi, che tipicamente raggiungono l'access point Wi-Fi attraverso connessioni di rete “fissa” (il classico doppino telefonico, la fibra ottica, eccetera). Secondo lo studio di Analysys Mason, il 25% del traffico dati da e per dispositivi “mobili” si svolge effettivamente su interfaccia “mobile”, mentre il restante 75% avviene su interfaccia Wi-Fi: a casa, sul treno, al ristorante. Quindi l'interfaccia mobile viene utilizzata solo per il 25% del totale: un concetto da ricordare e far ricordare quando si parla di impieghi dello spettro. Vermaele è poi passato a illustrare la sua visione sul futuro. “Dobbiamo difendere questo mondo molto più di quanto stiamo facendo adesso, anche per quanto riguarda lo spettro e le frequenze. Se vogliamo che questo mondo continui a vivere ci servono investimenti e nuove autostrade digitali per portare dati e servizi ai nostri clienti, in particolare ci serviranno molte CDN in più. La battaglia dei prossimi anni David Wood e Lieven Vermaele sarà su chi pagherà per le CDN, chi le gestirà, e con quale business model. Da un lato le aziende 'telco' non sono propense a collaborare con i broadcaster, e nemmeno questi

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REPORT EVENTI ▲ ▲ ▲

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si sentono propensi a farlo con i primi. Però sul mercato c'è Netflix, e altre aziende di questo tipo arriveranno. Se non troviamo una strategia comune, prima o poi queste aziende 'terze' ci passeranno avanti senza che nemmeno ce ne accorgeremo, perché mentre noi discutiamo di principi, di standard e di regolamenti queste realtà parlano direttamente al mercato, e offrono ai nostri clienti soluzioni e servizi che ai nostri clienti piacciono. Quindi hanno successo. Se non ci muoviamo in fretta, rischiamo di svegliarci una mattina e trovare la bandierina di Netflix (o di un’azienda simile) su tutte le case. Il broadcast deve essere il backbone di tutte le reti di comunicazioni, ma dobbiamo riuscire a collaborare con le telco” ha detto Vermaele. Che ha poi affrontato un tema molto pratico: dove si potranno trovare i soldi per gli investimenti necessari? “Le telco generano ricavi elevati, ma sono tutte gravate di debiti che devono ripagare, e per questo non hanno cassa. L'unico modo per fare nuovi investimenti è (per loro) alzare le tariffe. Se guardiamo il panorama complessivo, vediamo che l'Europa è economica per quanto riguarda i media, il broadband ed il broadcast, abbiamo un mercato molto libero che ci ha dato una buona televisione e bassi costi. In Europa ogni Paese ha diverse reti nazionali, in America hanno 5 grandi reti. Partendo da qui, dobbiamo ricordare sempre che “difendersi” solo mettendo barriere nel mercato è una soluzione pessima, non crea economia e non lo ha mai fatto. Serve un mercato davvero libero, dove i modelli di business puntano a fare soldi con i servizi che la rete può erogare, e non a fare soldi per ripagare la rete stessa. Dobbiamo trovare il modo più appropriato per fare in modo che il broadcast e broadband orientino i propri sforzi verso l'integrazione dei rispettivi punti di eccellenza, e non verso una lotta reciproca, a prescindere dalla realtà" ha aggiunto Vermaele, mostrando in una eloquente immagine (vedi sopra) una rappresentazione molto esplicita dei possibili risvolti pratici di questa sua affermazione.

Choc RTL e il possibile “effetto domino” La prima sessione della seconda giornata di lavori è stata intitolata "Oltre la seconda generazione", riferendosi agli standard DVB. E quasi nessuno si stava immaginando ciò che il Prof. Reimers avrebbe detto a proposito di qualcosa che potremmo trovare dietro la porta, una porta che in aggiunta potrebbe aprirsi molto prima del previsto.Ulrich Reimers è stato a lungo il Chairman del comitato tecnico del consorzio DVB. Attualmente è il direttore del centro di ricerca tecnologica presso l'Università di Braunschweig. Non è una

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università qualunque: è “l'Università” tedesca nel campo della radiodiffusione. Lo avevamo intervistato lo scorso anno, e aveva dimostrato una visione estremamente lucida dello scenario frequenziale dell'intero pianeta e dei possibili sviluppi delle tecnologie di radiodiffusione. Ma questa, davvero, non l'aveva prevista. Né lui, né nessun altro ancora. "In Germania la televisione che viene distribuita su piattaforma terrestre raggiunge una penetrazione di mercato che va dal 3% al 25% a seconda del Land considerato. Il resto è via cavo e via satellite. Dopo una attenta valutazione interna in merito alla possibile migrazione allo standard DVB-T2, principalmente a causa delle incertezze sulla allocazione futura dello spettro frequenziale, nello scorso mese di gennaio RTL (la più importante emittente commerciale tedesca) ha annunciato che cesserà le proprie trasmissioni DVB-T nel 2014 (alla fine di maggio 2013 nella regione di Monaco di Baviera)” ha detto Reimers. Aggiungendo che “la marcia indietro dell'emittente privata tedesca potrebbe essere seguita da un più diffuso rifiuto del digitale terrestre in tutto il Paese”, ha detto davanti ad una platea che, di prima mattina, ha accusato il colpo. Ma quali sono le motivazioni alla base della scelta di RTL? Si prevede che in Germania un passaggio “vero” al sistema DVB-T2 non avverrà prima del 2016, dato allineato con i paesi digitali della prima generazione, Regno Unito a parte. Per passaggio “vero” si intende quando una quota parte significativa dei telespettatori potrà effettivamente disporre di un ricevitore adatto a gestire il nuovo standard trasmissivo che, lo ricordiamo, non è in alcun modo ricevibile con i decoder DVB-T. RTL, davanti alla prospettiva di dover affrontare un investimento significativo per l'aggiornamento tecnologico della propria catena di diffusione, come è normale ha chiesto garanzie di profittabilità per i propri investimenti: cioè ha chiesto al regolatore tedesco per quanti anni avrebbe potuto contare sulle frequenze così convertite al nuovo standard. Prima cioè che un nuovo, ennesimo, dividendo digitale intervenga a scompigliare le carte. Il governo federale tedesco non si è impegnato a conservare la titolarità di quelle frequenze oltre il 2020, e RTL ha fatto i suoi conti: in un mercato dove il 90% degli spettatori guarda la TV via satellite e via cavo, non aveva senso continuare ad investire e a consumare l'elettricità necessaria per conservare una diffusione terrestre, con la quale si raggiunge il 10% della possibile audience. Quindi, fra passare al DVB-T2 e lasciare completamente, RTL ha scelto di passare la mano, e ha dichiarato che terminerà la diffusione DVB-T in Germania il 31 dicembre 2014, fatta eccezione per le trasmissioni a Monaco di Baviera, che verranno cessate addirittura il 31 maggio 2013. Con questo, spariranno dall'etere tedesco canali come RTL, Vox, Super RTL, RTL II e, per la sola zona di Berlino, NTV. Altri emittenti commerciali stanno soppesando la decisione di RTL, e non è escluso che siano tentate di seguirne le mosse. “Se la scelta fosse effettivamente l'abbandono della piattaforma digitale terrestre da parte degli operatori privati, anche nelle aree metropolitane il pubblico che riceve la televisione attraverso il DVB-T si troverà a ricevere solo le emissioni della televisione pubblica. Sarebbe allora prevedibile che il pubblico “terrestre”, alle prese con una offerta di programmi pari ad una frazione di quella disponibile attualmente, verrà indotto a migrare al cavo, al satellite e/o all'IPTV, e il numero di clienti DVB-T probabilmente diminuirà drasticamente" ha detto. Secondo Reimers, quindi, la mossa di RTL sarà l'anticamera di un vero effetto valanga. Gli altri operatori potrebbero essere portati a chiedersi: se RTL si ritira, perché noi dovremmo restare? Dopodiché, obbligare i consumatori ad acquistare un ricevitore

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completamente nuovo per poter ricevere solo una piccola parte dei canali effettivamente disponibili su altre piattaforme potrebbe rivelarsi un flop. "Alla fine, anche le emittenti pubbliche dovranno chiedersi: 'Ma il DVB-T è ancora economicamente sostenibile?' Perché pagare l'enorme costo di funzionamento necessario per la radiodiffusione terrestre quando solo una quota trascurabile del pubblico la utilizza per ricevere? Sarebbe molto più economico comprare ai (pochi) telespettatori rimasti un impianto di ricezione satellitare. Quindi, la mia opinione sul DVB-T2 in Germania è: non si farà mai. E quando la Germania deciderà di abbandonare la radiodiffusione terrestre, è possibile immaginare che in altri paesi si comincerà a domandarsi: 'Beh, la Germania ha fatto questo, quindi perché noi non dovremmo fare la stessa cosa? Si risparmia denaro'". In sala qualcuno ha sentito un brivido alla schiena. Ma non è tutto: "Come conseguenza, la televisione terrestre "classica" potrebbe rapidamente scomparire, trascinando con se anche l'embrione della TV mobile, che non è mai riuscita a svilupparsi per davvero. Il relativo spettro risulterebbe libero, e potrebbe essere destinato ad usi diversi, e a quel punto la totalità dei costi per il mantenimento di torri e infrastrutture risulterebbe a carico del solo broadcasting radiofonico. E la radio è in grado di sopportare da sola tutti questi costi? E poi, prosegue Reimers, quando tutta la Germania avrà abbandonato la distribuzione televisiva terrestre, cosa faranno gli altri Paesi europei? Tutti sono rimasti letteralmente scioccati dalle dichiarazioni di Reimers, probabilmente anche perché suonavano genuinamente e teutonicamente logiche. Dopo queste picconate, Reimers si è tenuto il tempo anche per fare qualche proposta costruttiva. All'Università di Braunschweig hanno provato a valutare, in un ipotetico mondo senza televisione terrestre, le capacità trasmissive del sistema LTE, cercando di misurare se l'LTE (in modalità unicast) potrà mai essere la soluzione

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ideale per la distribuzione di contenuti multimediali al pubblico indistinto, non soltanto nelle aree metropolitane ma anche nelle regioni rurali. Dopo numerosi test, la conclusione è stata che anche l'LTE non sarebbe stato in grado di assicurare la ricezione della TV in diretta per tablet PC e dispositivi simili in un'epoca in cui la “classica” TV terrestre non esisterà più: riuscire a veicolare un flusso di 7.5 Mbit/s a un pubblico composto da 20 utenti contemporanei per ogni km2 di territorio sul 50% delle posizioni fisiche richiederebbe non solo 140 MHz di spettro e una distanza tra siti di 2500 m (non così facile da ottenere al di fuori delle aree metropolitane), ma obbligherebbe ad utilizzare dispositivi di ricezione dotati di una antenna con 10 dB di guadagno. Assolutamente impossibile in un dispositivo palmare. Così, l'Università di Braunschweig sta lavorando alla definizione di un concetto di broadcasting “a strati”, con un modello di copertura nel quale il DVB-T2 funziona come carrier LTE utilizzando la capacità dello standard T2 di trasportare contenuti IP attraverso le Future Expansion Frames ed il Generic

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Stream. Il multiplex T2 potrà quindi contenere programmi televisivi “classici” e servizi P2MP LTE in proporzione variabile, fino al punto in cui l'intero bit rate utile risulterà appannaggio della componente LTE. "Dobbiamo superare l'idea del DVB come mero sistema di trasmissione: sarà una parte del sistema di comunicazione globale" ha concluso Reimers.Gelo in sala. Questo colpo di coda del dividendo digitale non l’avevamo previsto.Va detto che ogni paese ha le proprie peculiarità, e quindi le considerazioni valide in Germania potrebbero non essere applicabili da altre parti. Ad esempio, nei paesi latini la distribuzione via cavo non è in genere presente, per ragioni culturali e storiche, più che tecnologiche.Però: in tempi in cui comandano i budget, e la parola d’ordine è risparmiare, qualche ragioniere potrebbe essere portato a fare due conti anche da noi. Sapete quanto costerebbe a Rai, Mediaset, La7, ed in genere ai maggiori operatori, distribuire via satellite la propria intera piattaforma? Zero. Perché lo fanno già. Basta un decoder Tivusat. Sapete invece quanto costa all’anno l’energia elettrica e la manutenzione per le svariate migliaia (le stime dicono: settemila) siti trasmittenti italiani? Una cifra iperbolica, a maggior ragione per chi, di siti, ne ha parecchi.

DTT? No grazie Reimers non è stato il primo tedesco a salire sul carro del “no, grazie” per il digitale terrestre. Il MABB, l'autorità locale del länder di Berlino e Brandeburgo, ha sostenuto nel gennaio scorso che Internet sarebbe diventata la “più

adatta” piattaforma di distribuzione televisiva per la Germania, e ha anche sottolineato che, sebbene l’emittente pubblica ARD si sia già impegnata a sviluppare la propria rete DVB-T2, ha già reso disponibile in streaming la propria intera programmazione delle 24 ore, con una qualità ritenuta “sufficiente” per gli schermi TV di grandi dimensioni, almeno per il crescente numero di abbonati con connessioni a banda larga.Valutazione sicuramente opinabile, ma intanto il primo sasso è stato lanciato.La platea dei delegati è stata interrogata in merito alla possibilità che l'effetto domino paventato da Reimers si possa trasmettere da Paese a Paese, quasi una sorta di “contagio”, nel caso in cui la Germania deciderà di chiudere la radiodiffusione terrestre. Circa l'80% del pubblico ha detto "sì", l'effetto domino probabilmente avverrà. È qualcosa su cui, davvero, vale la pena riflettere. Va detto che non tutti i delegati concordavano con le previsioni di Reimers. La sua battuta d'effetto che ha scosso la platea di Madrid “DVB-T2 in Germany? Forget it!” (“DVB-T2 in Germania? Toglietevelo dalla testa!”) circolava al recente HDForum di St.Vincent, ripresa da alcuni dei delegati dissenzienti, in una forma leggermente adattata: “Reimers? Forget it!”, e crediamo non ci sia bisogno di traduzione. Tuttavia la provocazione del prof. Reimers merita a nostro avviso di essere attentamente analizzata ed approfondita, soprattutto in base ai reali scenari di ciascun mercato. Troverete la seconda parte del nostro reportage dal DVB World di Madrid 2013 sul numero 4 di Broadcast&Production.

Italiani al DVB World 2013 Vi segnaliamo con piacere che dei sei spazi espositivi ricavati nella zona dedicata ai coffee-break (chiamati, a ragion veduta, “power networking”), ben tre erano riservati ad aziende italiane: Aldena Telecomunicazioni, Ro.Ve.R. Laboratories e Sisvel Technology, che hanno avuto modo di presentare la propria realtà ed i propri prodotti in un intervento dedicato a ciascuna di esse. Abbiamo raccolto le loro indicazioni. Aldena Telecomunicazioni è l'azienda che, fra l'altro, produce l'antenna che utilizziamo da sempre per le Televisioni Impossibili: questa antenna era in bella mostra al DVB World 2013, e la cosa ci ha fatto un gran piacere. Carlo Perotta, Sales Account Manager di Aldena: “Al DVB World abbiamo presentato tutto il know-how sviluppato sulle nuove reti digitali DVB-T2 e DAB, nonché l'evoluzione della nostra proposta sia nei servizi offerti che nelle soluzioni dedicate. Esempi di realizzazioni: RTRN in Russia, RTNC in Congo, Doordarshan in India, EUROCarlo Perotta PA7 e RAI in ITALIA. I servizi di pianificazione di rete sono effettuati attraverso personale dedicato ed il continuo sviluppo del software proprietario EMLAB. EMLAB, strumento di riferi-

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Gino Salocchi

mento per l'antenna design, è oggi utilizzato con successo anche per il network planning e l'ottimizzazione delle reti digitali con l'introduzione di funzioni dedicate al DVB-T2, DAB e ISDB-T. Tra i servizi che l'azienda può proporre, è da segnalare la realizzazione di un nuovo TEST PLAN di 120 m (uno tra i più grandi in Europa) in spazio libero per la misura e l'ottimizzazione dei sistemi radianti forniti. In termini di prodotti, le novità riguardano la BANDA UHF con l'introduzione di nuove antenne turnstile (serie ATS - antenne omnidirezionali,con guadagno fino a 8 dB e max power fino a 5 kW), ma anche la proposta in BANDA III è stata completamente rinnovata con i nuovi pannelli disponibili per ogni tipo di polarizzazione (serie AVP, antenne a pannello a 2 o 4 dipoli). Da segnalare inoltre specifiche antenne di misura calibrate in banda III/IV/V”. Gino Salocchi, Direttore Vendite di Ro.Ve.R.: “Ro.Ve.R. opera con due divisioni di business, che implementano e sviluppano le tecnologie DVB in vari prodotti per le diverse applicazioni: strumenti di misura per impianti televisivi SMATV, CATV, IPTV e ottici così come per le reti di radiodiffusione. Con oltre 40 anni di esperienza nella progettazione di attrezzature professionali, al DVB World 2013 abbiamo voluto mostrare gli ultimi sviluppi e le soluzioni che proponiamo al mercato mondiale. Sul nostro stand abbiamo avuto ad

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esempio il nostro più recente modello, il Broadcast Analyzer professionale HD PROTAB, in grado di operare su tutti gli standard DVB attualmente disponibili, con funzioni e caratteristiche avanzate: è in grado di analizzare, monitorare, diagnosticare digitale segnali SAT (S & S2 Multistream) e TV (T & T2 multipla PLP, LTE), TV via cavo (C & C2), ottici, IP TV, ASI TS, LAN, e segnali GPS. Il tutto in un’esecuzione robusta che include un display touch da 10,2" e un peso di soli 3 kg, che consente un facile accesso a tutte le misure e una reale portabilità. Questo dispositivo, così come tutti i nuovi analizzatori HD Rover esposti al DVB World 2013, hanno app HW e SW con molte funzioni che possono essere aggiunte a piacimento, rendendo tutte le unità estremamente flessibili: alcuni esempi che possono essere menzionati sono la app "qualità della copertura del segnale", che permette di determinare la qualità dei servizi TV sul territorio (è incluso un ricevitore GPS), la "Qualità ITU", app per misurare la qualità radioelettrico da Q1 a Q5 secondo le norme ITU, nonché le app "misura del ritardo di rete DVB T" e molte altre”. Andrea Basso, da gennaio 2013 CEO di Sisvel Technology: “Il 3D Tile Format di Sisvel Technology retro-compatibile con i TV 2D HD si evolve in una nuova versione, 3DZ Tile Format, specifica per gli schermi auto-stereoscopici che offrono la visione tridimensionale senza il bisogno di occhiali. Sisvel Technology crede, infatti, che l’affermazione definitiva del 3D all’interno delle case avverrà con l’avvento dei TV autostereoscopici, detti anche “glasses-free”. Una delle ragioni che aumenta il costo dei TV autostereoscopici è quella legata alla potenza di calcolo che il TV autostereoscopico deve avere per produrre tutte le viste intermedie (alcune decine, meglio se un centinaio) che danno un effetto gradevole alla visione di un contenuto su

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tali apparecchi. Andrea Basso Sisvel Technology insieme a Triaxes ha, quindi, sviluppato un sistema che contribuisce a risolvere questo problema denominato 3DZ Tile Format: parte della computazione che dovrebbe fare il TV autostereoscopico viene spostata dal lato broadcasting così che presso il broadcaster viene calcolata con grande accuratezza la così detta DepthMap necessaria in sede di ricezione per creare le suddette viste intermedie. Questo è possibile perché il Tile Format non occupa interamente un frame contenitore full HD (costituito da 1920 colonne e1080 righe) e si può utilizzare la sezione libera (in fondo a destra del frame contenitore, delle dimensioni di 640 colonne per 360 righe) per portare l’informazione sulla DepthMap. In questo modo si può pensare che nel prossimo futuro i TV autostereoscopici a prezzo “consumer-like” e con qualità migliorata possano essere realizzati solo se incorporano la tecnologia per ricevere il Tile Format e se dal lato broadcaster si trasmetterà il 3D con il Tile Format”. (foto copyright: DVB World 2013)

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Radio digitale: fosse che fosse la volta buona? Forte della messa in onda del servizio “permanente effettivo”, la radio a standard Digital Audio Broadcasting ha fatto il punto e ha guardato al futuro in una due giorni in riva al Garda, a due passi da quella Trento, provincia in cui è stato avviato il servizio permanente e sede nell’occasione di un’altrettanto significativa conferenza stampa dai nostri inviati Ammettiamolo: il DAB in Italia ha avuto una storia strana. Alzi la mano chi si ricorda esattamente in quale anno si è cominciato a parlare di radiofonia digitale in Italia. È passato talmente tanto tempo che, salvo pochi addetti ai lavori, è difficile ricordare solo con precisione. Sicuramente era il secolo scorso, e in effetti da allora sono successe tante e tali cose che sembra veramente passato un secolo. Il DAB, agli inizi, è stato una cosa per pochi: la copertura delle varie sperimentazioni RAI non era male (per essere una sperimentazione), quello che mancava erano i ricevitori, per non parlare dei negozianti che sapessero come accontentare un’improbabile richiesta in tal senso. Paradossalmente, alla fine del secolo scorso, in Italia alla radiofonia digitale è successo qualcosa di paragonabile alle prime reti di telefonia mobile GSM: l'indimenticabile SIP, Divisione Servizi Radiomobili, aveva completato già nel 1992 la copertura GSM delle principali arterie stradali nell'intera penisola. Però l'offerta commerciale al pubblico del servizio GSM è iniziata solo nel 1995, perché era necessario attendere il completamento della procedura di gara per l'assegnazione della seconda licenza. Per anni, quindi, in Italia abbiamo avuto una (per i tempi) ottima rete GSM che gli italiani non potevano però usare, perché nessuno vendeva loro i telefoni. A chi serviva, allora, quella rete? Agli stranieri, che arrivavano in Italia con il loro telefonino e sperimentarono così per primi l'ebbrezza del roaming. La stessa cosa è successa con il DAB: gli stranieri che varcavano i confini italiani con una radio DAB a bordo della propria vettura potevano avere il privilegio di ascoltare per primi i programmi della Rai con una qualità che nessuna emissione FM avrebbe mai

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potuto consentire: la banda passante del DAB, infatti, non è limitata a 15 kHz come in FM, e ascoltando musica con un impianto di buon livello è molto facile percepire la differenza.

Una storia complicata Dopo i primi anni, al DAB è successo un po' di tutto. L'entusiasmo iniziale dei tecnici più appassionati si è scontrato con la difficoltà di reperire ricevitori a costi accessibili. L'incertezza normativa rendeva arduo capire chi avrebbe potuto utilizzare questa nuova tecnologia, e come. Le frequenze disponibili sembrarono da subito limitate, anche perché le frequenze di elezione per le emissioni DAB, la banda III, in Italia erano storicamente utilizzate per trasmettere i programmi televisivi della stessa Rai. L'introduzione un po' tempestosa della televisione digitale terrestre nel 2003 (legge Gasparri) costrinse la Rai a spegnere alcuni impianti DAB allo scopo di utilizzare quelle frequenze per trasmettere la televisione digitale. Alcuni operatori privati avevano nel frattempo realizzato una buona copertura DAB del territorio, affiancando quindi la Rai nel

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ruolo del pioniere, e la loro riconosciuto che provarono anche in modo concreto a promuovere la diffusione di questa nuova tecnologia attraverso diversi comunicati all'interno della propria programmazione FM, mentre invece la Rai ha dimostrato negli anni uno storico pudore nel menzionare la nuova tecnologia all'interno dei propri programmi analogici. Per finire, a metà degli anni 10, si cominciò a parlare concretamente delle evoluzioni del standard DAB, a quel punto aveva ormai raggiunto i 15 anni di età. E per aiutare le persone a capire meglio cosa stava succedendo, si iniziò a parlare di DRM e di DMB. A quel punto, anche gli appassionati iniziarono a non capirci più nulla. Poi ci fu lo switch-off della televisione analogica, e per qualche anno si pensò unicamente a quello. Da un paio d'anni, invece, soprattutto grazie all'opera di sensibilizzazione di consorzi internazionali come il WorldDMB Forum, anche a livello europeo si è ricominciato a parlare di DAB in modo serio. Il WorldDMB Forum è un'organizzazione internazionale nongovernativa, il cui scopo é la promozione, l'armonizzazione e il coordinamento dell'implementazione del Digital Audio Broadcasting con standard Eureka 147 DAB. Il Forum rappresenta un centinaio di soggetti di primaria importanza tra radiodiffusori, pubblici e privati, costruttori di apparati riceventi ed industria delle telecomunicazioni operanti in Europa, America, Africa ed Asia. L'onda di questo ritrovato l'interesse ha raggiunto l'Italia verso la metà dello scorso anno. L'AGCOM aveva infatti ufficializzato la possibilità per le emittenti interessate di consorziarsi e di iniziare

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in questa forma a trasmettere in DAB, vedendosi riconosciuta una frequenza in una forma "commerciale": non +1 "sperimentazione", ma bensì una "progetto pilota". Uno dei possibili modi per indicare che il servizio commerciale sta iniziando per davvero. La differenza fondamentale con quanto effettuato per il passaggio alla televisione digitale è che per la radiofonia non è al momento prevista alcuna data di switch-off. L'analogia più evidente è che l'ingresso nel mondo della radio digitale verrà effettuato in modo progressivo, partendo da zone specifiche del territorio italiano. La provincia di Trento venne prescelta per l'avvio della radio digitale "vera" italiana. Le ragioni di questa scelta sono sicuramente diverse. Sicuramente una valenza simbolica, in quanto questo territorio è stato uno dei pionieri anche per l'avvio della televisione digitale italiana sicuramente non estraneo alla scelta anche il fatto che, in questa zona, è stato possibile assicurare la disponibilità di una capacità trasmissiva adeguata a tutti gli operatori radiofonici che, potenzialmente, avrebbero avuto titolo di farne richiesta.

Quasi ci siamo… Si è partiti alla fine dello scorso anno. Diversi soggetti, operatori nazionali e operatori locali, si sono consorziati in raggruppamenti omogenei e hanno ottenuto i diritti d'uso sulle frequenze necessarie ad effettuare le trasmissioni DAB. A distanza di alcuni mesi, lo scorso mese di aprile si sono tenuti due importanti appuntamenti (a Trento e a Riva del Garda) per fare il punto sull'esperienza sino qui maturata, per individuare possibili percorsi di crescita futura e per confrontare la propria

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esperienza con quella sviluppata nei diversi paesi del mondo da operatori radiofonici, produttori di apparati trasmittenti e produttori di ricevitori. Il 15 aprile si è tenuta a Trento Luigi Gubitosi una conferenza stampa organizzata dalla ARD Associazione per la Radio Digitale per presentare il progetto pilota DAB che ha dato il via alla radio digitale nella Provincia di Trento. La ARD vede fra i soci fondatori Aeranti-Corallo, associazione maggiormente rappresentativa del settore radiofonico locale a carattere commerciale e comunitario con circa 600 associati, Rai Way la società del Gruppo RAI che gestisce la trasmissione e diffusione del segnale radiotelevisivo per la concessionaria del servizio pubblico, e RNA Radio Nazionali Associate che con 10 associati rappresenta la maggioranza degli editori radiofonici nazionali privati. Già a scorrere l'elenco dei partecipanti era chiaro che non sarebbe stato un appuntamento in tono minore. A raccontare l’arrivo della radio digitale in Trentino e le sue potenzialità erano infatti presenti il Presidente dell’ARD Stefano Ciccotti (che, per inciso, è anche Amministratore Delegato di Rai Way), il Direttore Generale RAI Luigi Gubitosi, il responsabile Direzione Reti AgCom Vincenzo Lobianco, il Presidente di Club DAB Italia Fabrizio Guidi e il Coordinatore Aeranti-Corallo Marco Rossignoli. Il Direttore Generale RAI, Gubitosi, è entrato subito nel vivo: "L'Italia arriva con qualche ritardo alla radio digitale e per questo motivo deve accelerare i tempi. La Rai crede nell'innovazione come fattore di sviluppo e quindi intende investire nelle nuove tecnologie. Crediamo che la radio digitale intercetterà il gradimento del pubblico". Sottolineando che "Il Trentino è stata scelta come area sperimentale in quanto territorio tecnologicamente avanzato e come partner tradizionale Rai. Qui siamo partiti, con successo, anche per la televisione digitale". Gubitosi ha anche notato che "la Rai continuerà a lavorare nel rispetto della propria mission di servizio pubblico a estendere la propria copertura a partire dal nord Italia e ad investire in tecnologie e servizi di valore aggiunto”. La RAI prevede di realizzare entro tre anni la copertura DAB da Ventimiglia a Trieste, e dal Brennero a Rimini, con l'obiettivo di assicurare la ricezione veicolare.

Anzi: ci siamo! Allora ci siamo. Chi conosce le liturgie dell'ente radiotelevisivo di stato sa bene che se il Presidente o il Direttore Generale della RAI fa affermazioni ad un evento pubblico che contengono un preciso riferimento temporale e geografico, il dado è tratto: stavolta tutto fa pensare che la RAI voglia spostarsi sulla corsia di sorpasso, ricoprendo e riappropriandosi di quel ruolo di esempio e guida dell'evoluzione tecnologica che deve essere fra le prerogative di un broadcaster di servizio pubblico. Ruolo che per la radio DAB fino ad oggi è oggettivamente stato prerogativa

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(forse non Vincenzo Lobianco richiesta, ma di fatto) del consorzio Club DAB Italia. Erano in molti ad auspicare un segnale preciso da parte dell'ente radiotelevisivo di Stato. Se è vero che la forte evoluzione tecnologica che ha caratterizzato il nostro settore negli ultimi anni ha attenuato in parte la valenza simbolica dei messaggi tecnici che provengono dalla RAI, di sicuro un preciso passo compiuto dalla stessa Rai in una determinata direzione comporta un effetto "endorsement" che il mercato non può ignorare. Rossignoli, nel proprio intervento, ha sottolineato che a Trento si riscontra una ampia disponibilità di frequenze unita ad un numero di emittenti non particolarmente elevato, ma è indispensabile che si trovino soluzioni finalizzate a garantire un numero di frequenze adeguato in tutto il Paese. Ai sensi della delibera AgCom 664/09/CONS, servono 3 frequenze per gli operatori di rete nazionali e fino a 11 per gli operatori di rete locali, a garanzia dell’avvio del mercato a parità di condizioni fra tutti i soggetti. Rossignoli ha evidenziato che i canali attualmente disponibili (il 12 in tutta Italia e il 10 nelle regioni più piccole) non sono sufficienti a garantire risorse frequenziali per tutti, e si renderà pertanto necessario reperire nuove frequenze. Rossignoli ha poi invitato le emittenti a realizzare contenuti specifici per la diffusione digitale (è possibile diversificare la programmazione digitale per il 50% del tempo, su base settimanale), ritenendo questo un elemento decisivo per lo sviluppo della nuova tecnologia, che permetterà altresì lo sviluppo del mercato dei ricevitori.

Dalla conferenza stampa di Trento al convegno di Riva del Garda Nel pomeriggio dello stesso 15 aprile si è aperto a Riva del Garda (TN) un evento di portata internazionale organizzato dal WorldDMB Forum e da Trentino Network (la società a capitale pubblico che gestisce le reti per le telecomunicazioni presenti sul territorio provinciale, il cui CEO è Alessandro Zorer. Con il titolo "The digital radio experience: Case studies on going digital" Alessandro Zorer il programma prometteva di aprire da Riva una finestra sulle diverse realtà della radio digitale nel mondo, evidenziando best practices e casi di successo. Non accade spesso in Italia di avere

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l'occasione di ascoltare, incontrare fare domande a relatori che normalmente si trovano alle conferenze del NAB, dell'IBC o ai maggiori eventi internazionali. Pensiamo ad esempio a Jorn Jensen, presidente WorldDMB e esponente di punta della radio norvegese NRK, al poliedrico Gunnar Garfors, presidente di IDAG e apprezzato blogger (www.garfors.com), Laurence Harrison, direttore Technology & Market Development di Digital Radio UK, Christian Vogg, responsabile Radio dell'EBU e Alexander Dehmel della società di analisi dei consumi GfK. Ma anche di ascoltare i contributi di personaggi chiave dal mondo della radiofonia italiana. Vincenzo Lobianco, AGCOM, ha riepilogato il percorso che ha condotto fino alla prima accensione del DAB "in via definitiva in provincia di Trento, con la formula del progetto pilota". "Abbiamo attraversato la fase dei consorzi, perchÊ il singolo soggetto non avrà una frequenza, che verrà invece assegnata a un insieme di soggetti consorziati, fino ad un massimo di 12 sul singolo mux. Questo richiede una attenta pianificazione delle frequenze: abbiamo riservato il canale 12 per il DAB a livello nazionale, insieme ad altre frequenze su base locale fino ad un massimo di 2 canali VHF completi dedicati al DAB, cioè fino ad una capacità massima pari a 8 slot (e ad altrettanti multiplex). A Trento abbiamo due operatori nazionali, un terzo in via di approvazione burocratica e due consorzi di emittenti locali, per cui avremo assegnato 5 slot su 8 disponibili. Presto passeremo anche in provincia di Bolzano, nelle prossime settimane, e poi anche in base alle richieste degli operatori capiremo come procedere per le prossime regioni. Ci

pare di capire che Christian Vogg gli operatori vogliano fare una copertura completa di tutto il nord Italia complessiva, per cui procederemo probabilmente in questo modo, senza ovviamente dimenticarci del resto d'Italia. Abbiamo chiesto agli operatori un feedback su questi primi mesi di attività : la risposta principale che ci è tornata riguarda le procedure per la costituzione di un consorzio, che vengono ritenute eccessivamente complesse. Credo che alla luce delle esperienze che abbiamo qui maturato potremmo semplificare, in effetti qualche problema sul campo si è visto, potremmo magari migliorare qualche passaggio". Lobianco ha poi sfiorato un tema che potrebbe avere ricadute molto piÚ ampie: "L'esperienza dell'"Operatore di rete" è molto interessante, e vedendo cosa succederà nel campo DAB potremo ricavare qualche indicazione per estendere l'operatore unico o plurimo all'esperienza televisiva. Il DAB potrà essere il progetto pilota per queste tematiche, e ci permetterà di valutare la possibilità di ipotizzare un operatore terzo che gestisca contenuti

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Supporta FEC SMPTE 2022.2 ed è dotato di un algoritmo di rimozione del Jitter di rete e riordino dei pacchetti che lo rende compatibile alle reti SFN senza bisogno di post-processing dello stream.

DVB-S/S2, DVB-T/T2 MONITORING & ASI PROBE ADVANCED ANALYZER – MPEG2/4 DECODER

‡ Monitoraggio paramentri di rete Broadcast MFN e SFN. ‡ Visualizzazione contenuto video da remoto. ‡ Rilevazione dei parametri di qualità .

‡ Monitoraggio del template del Transport Stream. ‡ 9HULÀ FD GHL ULWDUGL GL UHWH e controllo Jitter di rete.

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REPORT EVENTI ▲ ▲ ▲

IL DAB IN TRENTINO

provenienti da operatori diversi". Nessuno in sala è svenuto, ma va detto che i soggetti interessati anche all'emittenza televisiva erano davvero pochi (Rai esclusa, che peraltro si serve da tredici anni di un operatore di rete formalmente terzo, Rai Way). Lobianco ha poi affrontato il tema, sempre spinoso, delle frequenze, anche alla luce del costante e strisciante riassetto in corso delle allocazioni frequenziali sotto il gigahertz. "L'interesse per il DAB c'è, bisognerà lavorare molto per definire un efficace coordinamento di frequenze: ad esempio non tutti gli slot del canale 12 sono disponibili in tutta Italia nelle zone di confine, dovremo metterci d'accordo con i vicini. La conferenza di Ginevra del 2015, che vedrà l'ulteriore passaggio della banda 700 all'LTE fa pensare che lo spazio per le radio e le televisioni si ridurrà sempre più. Credo che sia il momento di parlare di 'equitable access', piuttosto che cristallizzarsi su un sistema di layer fissi e rigidi definiti a Ginevra con l'accordo del 2006: anche perché diversi Paesi si erano visti attribuire molte frequenze per le zone "di confine" nelle bande ora di pertinenza dell'LTE, per cui bisognerà davvero rivedere qualcosa. Nel 2016 penso quindi che si rivedrà il piano frequenze per intero, in base al nuovo passaggio delle frequenze 700 all'LTE. In ogni caso il DAB non deve sentirsi minacciato dalla televisione, sono convinto che troveremo gli spazi necessari. Siamo partiti forse in ritardo rispetto ai nostri vicini, ma dalle prime cose che ho visto direi che siamo partiti con il piede giusto, e la cosa mi soddisfa molto". Stefano Ciccotti, Amministratore delegato di Rai Way, ha fatto proprie le previsioni ed i piani di copertura annunciati la mattina dal presidente RAI Gubitosi, e si è poi soffermato sulla necessità che la radio DAB possa offrire contenuti nuovi e diversi da quelli disponibili in FM: "Sarà importante che le emittenti sappiano realizzare contenuti e prodotti esclusivi per il DAB, che si affianchino a quelli tradizionali e che siano capaci di generare informazione ad alto valore aggiunto e di creare quindi un mercato interessante e attrattivo per investitori pubblicitari e ascoltatori". Ciccotti ha anche inquadrato a livello europeo la questione dei ricevitori: "A Riva del Garda poi avvieremo un confronto con gli altri operatori europei per ottenere che il tuner integrato in ogni device (dai tablet agli smartphone) possa ricevere le emissioni FM e DAB+, consentendo a tutti gli operatori del continente di uniformare la propria offerta, non solo sugli apparecchi radio “tradizionali” ma di essere presenti praticamente ovunque”. Parlando in qualità di presidente ARD, Ciccotti ha poi affermato che ARD si è costituita nel 2008 per favorire una nuova regolamentazione della radio digitale. I soci fondatori (Rai Way, RNA e Aeranti Corallo), non rappresentano il 100% del mercato, "ma Stefano Ciccotti crediamo che quanto ottenuto sinora sia un risultato di sistema". L'esercizio contemporaneo delle reti FM e DAB serve a fare aderire gli ascoltatori al DAB; in massima parte questo

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avverrà perché gli stessi vi troveranno cose nuove , contenuti innovativi. Ma il simulcast durerà a lungo: si potrà parlare di switch-off, ma solo dopo che la penetrazione del DAB presso il pubblico riuscirà ad arrivare a valori elevati. "Adesso dobbiamo fare i conti con i ricevitori 'standard' che abbiamo nelle case delle persone. Ma comunque, in presenza di contenuti validi, è sicuramente possibile che le persone compreranno spontaneamente un nuovo ricevitore radio digitale. A questo proposito, ARD ha voluto fare anche il certificatore, e ha creato il 'bollino' ARD: in Italia vi sono zone dove le frequenze sono utilizzate molto densamente, e si creano scenari di ricezione molto specifici per il nostro territorio. ARD ha definito una procedura volontaria di certificazione attraverso la quale si verifica che un ricevitore avrà un funzionamento corretto anche nel difficile panorama frequenziale italiano, e che sia in grado di effettuare senza difficoltà il passaggio fra FM e DAB e viceversa senza interrompere la riproduzione del programma in corso. Il Trentino è una zona di sperimentazione, e sarà la cartina di tornasole per vedere se nel giro di un anno si riesce ad innescare una crescita rapida dei ricevitori in casa delle persone e in auto. Poi vedremo di fare in modo che il regolatore rilasci le frequenze per le aree adiacenti, intese come da Ventimiglia a Trieste e dal Brennero a Rimini: vogliamo creare un'area europea di servizio, con rapporti molto stretti con le Case del settore automotive, e pensiamo sicuramente di puntare molto sull'infotraffico. Indubbiamente, uno dei vantaggi di arrivare per ultimi è quello di trarre vantaggio di quello che è successo prima, ad esempio il crollo dei costi dei ricevitori e per la realizzazione della tecnologia".

Contributi esteri Fra gli interventi degli ospiti internazionali, ricordiamo Jorn Jensen, che si è focalizzato sull'importanza dell'ascolto in auto. Ha auspicato che un numero sempre maggiore di canali e programmi specificamente pensati per l'ascolto in auto venga realizzato e trasmesso dalle reti digitali. La radio in auto deve anche essere bella, esteticamente, e piacevole da usare, garantendo al contempo il massimo grado di sicurezza e di facilità d'uso, per evitare distrazioni al guidatore. Come esempio di possibile risparmio energetico ha citato il caso del proprio Paese: "in Norvegia spegneremo le reti FM nel 2017, e a quel momento avremo 750 trasmettitori DAB. Attualmente per garantire la medesima copertura abbiamo 3000 trasmettitori FM: il vantaggio è evidente, da ogni punto di vista" Michael Reichert ha condiviso l'esperienza tedesca in tema di comunicazione verso gli ascoltatori, tema che era stato da subito considerato di primaria Jorn Jensen importanza. "In Germania in totale la copertura della radio digitale è al 90% della popolazione, cioè solo il 10% delle persone è fuori della portata di un trasmettitore DAB (considerando gli impianti di tutti

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VETRINA COMMERCIALE

gli operatori). Ci siamo posti il problema di come far sapere al pubblico di cosa fosse già a loro disposizione. In Germania abbiamo ritenuto che fosse troppo complicato fare una società fra broadcaster di servizio pubblico e privati. Allora abbiamo fatto un "marketing body". Abbiamo realizzato ed adottato tutti una singola piattaforma, sotto forma di un sito web (www.digitalradio.de). In questo modo tutti gli ascoltatori ricevono informazioni univoche, con il medesimo formato e con lo stesso stile e linguaggio. Abbiamo pensato che questo fosse fondamentale per evitare uno stillicidio incontrollato di informazioni, che non sarebbe stato improbabile se ogni operatore avesse dovuto gestire la campagna di comunicazione in prima persona ed in modo indipendente dagli Uno scorcio dell’area expo a Riva del garda altri soggetti coinvolti. Sul sito gli ascoltatori possono verificare la copertura della zone di loro interesse semplicemente inserendo il codice utilizzano già il sistema RadioDNS, e raggiungono con esso circa postale; c'è poi un configuratore online per i ricevitori, e diverso 70 milioni di ascoltatori alla settimana. materiale promozionale (banner e altro) liberamente scaricabile Hanns Wolter, direttore tecnico del consorzio Club DAB Italia ed utilizzabile sui siti dei partner. A Berlino abbiamo realizzato e membro dello Steering Board del WorldDMB Forum ha dato una importante campagna di marketing utilizzando 20 video una risposta ai dubbi in merito alla supposta "anzianità tecnica" wall in punti strategici, collocati da soggetti pubblici e privati, del sistema DAB. "Si, il primo DAB è vecchio, ma è stato utilizzando però le stesse grafiche e gli stessi formati, per costantemente aggiornato, inserendo via via diversi elementi che assicurare la massima efficacia della comunicazione nel suo hanno consentito di tenerlo al passo con i tempi e con la complesso. Anche per la comunicazione in televisione tecnologia". L'esempio è quello del cosiddetto "service utilizziamo il medesimo formato. Abbiamo realizzato anche un following", che consente di proseguire in viaggio l'ascolto volantino comune, a vederlo sembra una radio, da distribuire a ininterrotto di un programma anche se lo stesso viene trasmesso fiere ed eventi da parte di tutti i partner. in bouquet DAB diversi a seconda della zona geografica, oppure Laurence Harrison ha affrontato il tema della radio ibrida. "Se quando viene a mancare la copertura DAB ma il medesimo la domanda è 'broadcast o internet', la risposta è 'broadcast e programma viene trasmesso da una emittente FM. Grazie anche internet', cioè la radio ibrida: è uno strumento perfettamente al lavoro del WorldDMB Forum, il service following è diventato orientato al mercato di massa e permette di integrare fra loro i uno standard tecnico internazionale (ETSI 103176), che vantaggi di ciascuno dei due mondi. Dobbiamo fare un specifica i possibili scenari ed il modo di implementarli. repackage della radio broadcast, e farla diventare una cosa simile ad una 'app'. Oggi non è importante l'oggetto, ma è importante il servizio che l'oggetto rende possibile" ha detto. Un sistema già disponibile, e gratuito per tutti, è il sistema ibrido RadioDNS, che fra l'altro permette di utilizzare tutti i metadati già esistenti nei flussi radio attuali. Può essere implementato su tutti gli standard, incluso l'FM, e consentirebbe così un vero e proprio ponte naturale fra le due Hanns Wolter tecnologie, rendendo possibile all'ascoltatore di usufruire del 'servizio' a cui si è avvicinato grazie alla radio digitale anche nelle zone dove è disponibile solo la copertura FM. BBC e ARD

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INDICE INSERZIONISTI

Azienda

pag.

Azienda

3D Storm-NewTek

pag. 19

Eutelsat Italia

Aldena Telecom.ni

pag. 31

Fluidstream

pag. 25

Bel Power Europe

pag. 59

JVC

IV cop.

II cop.

BitOnLive

pag. 23

Lupo Light

pag. 17

Blackmagic Design

pag. 5

Lynx Technik

pag. 47

BLT Italia

pag. 51

M-Three Satcom

pag. 35

Blueshape

pag. 37

Net Insight

pag. 15

BV Media

pag. 7

PM Microwave

pag. 53

C.V.E.

pag. 39

RO.VE.R.

pag. 63

Canon

pag. 9

Rohde & Schwarz

pag. 11

Comrex

pag. 49

SIRA

pag. 41

Delo Instruments

pag. 33

Sisvel Technology

pag. 21

Diem Technologies

III cop.

Sitel

pag. 57

Techno Design Eng.

pag. 61

Telsat

pag. 45

Elber

pag.

Elle Erre Elettronica

I cop pag. 65

Presidente Steve Palm Vice Presidente Carmel King Direttore Vendite Eric Trabb Direttore Responsabile e Publisher B&P Andrea Rivetta

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Broadcast & Production - Giugno/Luglio 2013

Per ricevere Broadcast & Production Vi preghiamo di riempire la cartolina in ogni sua parte. NewBay Media Italy srl decide a proprio insindacabile giudizio l’accettazione della richiesta di abbonamento. I dati raccolti con questa cartolina verranno anche utilizzati, se nel caso, anche per compilare la Guida Broadcast & Production. Dopo aver letto e pienamente compreso l'informativa sopra riportata in questa stessa pagina, ai sensi dell'art. 23 del Codice Privacy esprimo il mio consenso al trattamento dei miei dati personali da parte di Newbay Media Italy Srl, per finalità relative all'invio di informazioni su novità ed eventi relativi alle tecnologie broadcast.

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Città

CAP

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Paese

E-mail

Data

Firma

3/13

(1) Tipo di azienda ❏ A Emittente Radio ❏ B Emittente TV

Prov

❏ 1 Nazionale ❏ 2 Locale ❏ 3 Satellite ❏ 4 Web ❏ C Centro di Produzione A/V ❏ D Centro di Postproduzione A/V ❏ E Azienda Distributrice/Rappresentante

❏ F Azienda Produttrice ❏ G Fotografo Prof. ❏ H Consulente ❏ I Ag. Pub/Concess. ❏ J Laboratorio A/V. ❏ K Altro _____________ _______________________

(2) Funzione in azienda ❏ A Proprietario/Presidente ❏ B Ammininistratore Delegato/Direttore Generale ❏ C Dirigente o Funzionario Tecnico ❏ D Dirigente o Funzionario Commerciale ❏ E Produzione o Programmazione

❏ F Redazione ❏ G Comp. Grafica ❏ H Montaggio ❏ I Altro _____________ _______________________

Spazio per richieste, consigli e critiche:

INVIARE VIA FAX AL N° 02 70 300 211 (3) Ruolo nel processo decisionale d’acquisto ❏ A Raccolta informazioni

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❏ B Decisione finale

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