Broadcast & Production - Numero 1/2012

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Anno XIV - Numero 1 - Febbraio/Marzo 2012

E D I Z I O N E I TA L I A N A D I R A D I O W O R L D & T V T E C H N O L O G Y

AL VIA “LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI”

Sommario

Arrivano i Wavebusters

NEWS

pag.

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LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI pag.

18 FILMMAKERS pag. 23

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iene iche t n Co rubr ve ! nuo riginali o

WEBTV

pag. 26

WEBRADIO

pag. 30

RADIO WORLD ITALIA pag. 33 OSSERVATORIO SWITCH-OFF pag. 38 REPORT CES2012

pag. 44

GUIDA TV pag. Mixer & Switcher

48

GUIDA RADIO pag. Mixer Audio

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IN THE AIR

Love

Passion for FM and TV Broadcasting L'amore è nell’aria, etereo ma reale. Inarrestabile forza delle nostre emozioni, è intangibile ma inscindibile in tutte le scelte quotidiane. Allo stesso modo, senza interruzioni, la comunicazione attraverso i segnali FM e TV viaggia nell’aria per collegare ed informare le persone in qualsiasi momento ed ovunque. DB Elettronica, leader mondiale nel Broadcasting FM e TV dal 1975, fornisce prodotti, sistemi e servizi per la tua comunicazione.

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E alla fine arriva IPSOS... con MediaCell Ipsos MediaCT, divisione media di Ipsos ha presentato a Milano, nello scorso mese di Gennaio, la disponibilità di MediaCell anche per l’Italia. MediaCell non è – ad oggi – una ricerca d’ascolto, ma il sistema tecnologico che utilizza gli smartphone del pubblico per misurare gli ascolti radiofonici in modo naturale. «Il mondo delle radio ha subito un grande cambiamento negli ultimi anni, grazie alle tecnologie. È quindi diventato un mezzo di comunicazione sempre più dinamico, evoluto e il cui valore è impossibile da sottovalutare», ha affermato Nando Pagnoncelli, Country Manager Ipsos Italia. «È un mezzo ancora profondamente innovativo, che secondo noi va misurato in modo altrettanto innovativo. Ipsos considera la misurazione elettronica il futuro della radio e oggi è necessario più che mai offrire al mercato di riferimento un servizio preciso e completo come lo è MediaCell».

Come funziona In fase di lancio internazionale e attualmente in sperimentazione nel Regno Unito, MediaCell è “un meter… senza meter”. Al posto di un hardware dedicato, infatti, MediaCell si basa su un software che viene installato negli smartphone del pubblico, in grado di captare un segnale del tutto impercettibile, una sorta di eco artificialmente modificato, presente nella banda di frequenze udibili (anche perché i microfoni degli smartphone hanno spesso una banda passante limitata alle necessità della comunicazione vocale), ma ignorato dal cervello umano quando elabora l’informazione sonora. Questa “eco” differisce dall’eco naturale degli ambienti, comunque ridondante per la percezione del messaggio da parte delle persone. Tramite una tecnica di codifica proprietaria, il segnale viene dunque inserito nel normale flusso di trasmissione delle stazioni radio, installando l’apposito codificatore come anello della catena di trasmissione. La struttura del codice di MediaCell consente di identificare in tempo reale la stazione ascoltata, la piattaforma di ascolto (cioè se il segnale captato provenga da una radio tradizionale, da un sito web, da un

podcast, ...) e se l’ascolto avviene in diretta o in un momento successivo alla prima messa in onda (informazione molto difficile da ricavare con altri sistemi di rilevazione). Poiché il software è intermo allo smartphone, è stato chiarito in conferenza – su apposita sollecitazione – che sarà possibile riconoscere anche l’ascolto effettuato dall’utente con gli auricolari, ovviamente diverso dal suono dell’ambiente in cui egli si trova, captato dal microfono. Tutto avviene senza che l’utente debba modificare le proprie abitudini o portare con sé appositi strumenti, perché si basa sul telefono cellulare che abitualmente tiene con sé, né richiede investimenti aggiuntivi per la produzione di hardware dedicati o la manutenzione di enormi database.

Internazionale «Ipsos sta procedendo con il lancio di MediaCell in 11 paesi e siamo soddisfatti dell’ottima accoglienza che ci stanno riservando tutti i nostri interlocutori non solo nel Regno Unito, ma anche in numerosi altri paesi, come ad esempio la Francia. Siamo molto interessati al mercato italiano e convinti che il passaggio alla rilevazione elettronica, con un sistema evoluto ed affidabile come MediaCell, possa costituire un elemento chiave nello sviluppo di questo settore», ha specificato Jim Ford, Development Director di Global Ipsos MediaCT. Nel Regno Unito, MediaCell è attualmente in fase di sperimentazione grazie ad un panel di 375 utenti che hanno acconsentito ad installare il software di MediaCell sul proprio cellulare e

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che permetteranno una rilevazione quotidiana sotto l’occhio attento di RAJAR (Radio Joint Audience Research, organo ufficiale di misurazione dell’ascolto radiofonico nel Regno Unito). Inoltre, sempre oltremanica, MediaCell ha brillantemente passato il “Golden ears test’”, test tecnico cui è stato sottoposto dagli ingegneri della BBC. Presentato Media Cell in Italia, Ipsos è ora alla ricerca di partner per implementare una ricerca d’ascolto di portata nazionale e ha già il sostegno di RAI, Mondadori (R101) e del gruppo Sole 24 Ore (Radio 24). La struttura tecnologica flessibile e il dettaglio con cui si possono raccogliere e organizzare i dati, permette di sviluppare le ricerche d’ascolto e le modalità di esposizione dei relativi dati a seconda delle necessità dei diversi Paesi. Fatto salvo il principio secondo cui MediaCell rileva le emittenti diffuse dove si trovano gli utenti e non quelle che essi ricordano di avere ascoltato, questa tecnologia è ora a disposizione del mercato Italiano. Potrebbe dar luogo ad un’indagine d’ascolto innovativa, innalzando il livello della competizione anche tra le stesse società di ricerca, considerato che alcune di esse hanno già messo in campo la propria qualificata offerta. «Siamo fiduciosi che la sperimentazione italiana porterà risultati molto interessanti per tutti i protagonisti del settore e che questo sistema davvero innovativo diventerà una risorsa inequivocabile», ha affermato Pagnoncelli di Ipsos. Approfondiremo in modo minuzioso Media Cell e gli altri sistemi di rilevazione in uso in Italia nella rubrica Radio World Italia, sui prossimi numeri di Broadcast&Production. (Piero Rigolone) P R O D U C T I O N

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RadioTv Forum di Aeranti-Corallo 2012: sintomi di successo anche per la settima edizione La manifestazione di Aeranti-Corallo che vede la nostra rivista Broadcast&Production partner esclusivo per l’expo si annuncia quest’anno più che mai ricca di motivi di visita Si avvicina anche quest’anno l’edizione di RadioTv Forum di Aeranti-Corallo, giunto al suo settimo appuntamento. Questo è il meeting degli operatori del settore radio-televisivo e si terrà, come tradizione, nella Capitale presso l’Hotel Melià Roma Aurelia Antica (in via degli Aldobrandeschi, 228). Quest’anno le date da segnare in agenda sono martedì 22 e mercoledì 22 maggio. Come consuetudine, l’organizzazione ferve in queste settimane e, addirittura, ad oggi già quasi il 90% degli spazi espositivi sono stati prenotati dalle aziende che hanno confermato la propria partecipazione: l’elenco costantemente aggiornato lo potete trovare nel sito web www.radiotvforum.it. Possiamo sottolineare che quest’anno spiccherà in veste di Platinum sponsor la M-Three Satcom, mentre SES (già Astra) si è confermata nel ruolo di Gold Sponsor.

L’anno scorso il driver era stato quello della grande trasformazione della Tv italiana dall’analogico al digitale, ma ora al centro del dibattito ci saranno essenzialmente i tantissimi problemi correlati a questa transizione e dagli effetti dirompenti: dai finanziamenti a sostegno della transizione, alla gravissima situazione di penuria delle risorse in generale e, in particolare, il riferimento al comparto locale. Saranno oggetto di dibattito e di approfondimento, anche (come sempre) con i numerosi rappresentanti istituzionali, i temi relativi alla gestione dei canali di trasmissione, la regolamentazione del LCN, proprio ora nuovamente sconvolta dalle decisioni del TAR, i rapporti con gli operatori di telefonia mobile e tutte le questioni relativi al dividendo digitale. Non mancherà spazio per la radiofonia, l’editoria e il mercato pubblicitario. Si tornerà a parlare inevitabilmente della rilevazione dell’audience e su questo tema, appunto, si potrà verosimilmente discutere della recentissima (al momento del RTVF) pubblicazione dei nuovi dati d’ascolto della radiofonia italiana.

Esserci è di rigore Con quanto sta succedendo nel settore radiotelevisivo italiano, oltre che più in generale nel nostro Paese, l’edizione in arrivo sarà straordinariamente ricca di ottimi motivi per non mancare.

Anche nel 2012 il RadioTv Forum si conferma come momento essenziale per qualsiasi proprietario o dirigente di impresa radiotelevisiva (e industria collegata) per fare il punto della situazione.

In 3.000 nell’Area Expo Il RadioTv Forum non ha certo bisogno di ulteriori conferme: esso rappresenta ormai in Italia l’unico vero momento annuale di aggregazione ed incontro tra le principali aziende fornitrici di soluzioni tecnologiche per il broadcast e quasi tutti i loro potenziali clienti, nazionali e locali, radiofonici e televisivi. Anche stavolta oltre 60 aziende, in rappresentanza di ben più di 200 marchi, tutti dedicati esclusivamente a prodotti e servizi per il mondo radiotelevisivo e per la produzione e post-produzione che ad esso si riferisce, aspettano di incontrare i circa 3mila qualificati visitatori che non faranno mancare la loro presenza.

Pre-registratevi adesso Occorre ricordare che, per ragioni organizzative, è gradita la pre-registrazione dei partecipanti visitatori all’evento. La stessa potrà avvenire attraverso www.radiotvforum.it, il sito web della manifestazione. Altro non aggiungiamo se non: non perdete questa occasione unica, che sarà di aggiornamento professionale, ma anche di piacevole incontro tra “addetti ai lavori”. Inoltre, se siete un’azienda fornitrice e intendete partecipare come espositore, non possiamo che suggerirvi di affrettarvi. Gli spazi sono ormai agli sgoccioli: al momento di chiudere questo articolo, erano ancora disponibili 6 stand. 4 B R O A D C A S T

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La strategia di Radio Maria in Canada C’è una regola, in Canada: le emittenti di culto non possono restare in onda se si focalizzano su un’unica religione, anziché su più religioni. Un’emittente come la cattolica World Family of Radio Maria, che ha stazioni in tutto il mondo, è rimasta effettivamente fuori dall’etere del Canada a causa di questo limite. Tuttavia, Radio Maria ha trovato un modo legale per raggiungere il pubblico: via Web e, in modo limitato, via etere. Le versioni italo-francese e quella inglese di Radio Maria Canada fanno base in un piccolo edificio di pietra scura poco distante dal centro di Toronto. Entrambe sono organizzazioni senza fine di lucro, riconosciute dal governo. Radio Maria Canada – l’emittente italo-francese – ha iniziato l’attività nel 1995. Holy Mother World Networks (HMWN) Radio Maria – la versione inglese – è partita dieci anni dopo, nel 2005. Le stazioni trasmettono una programmazione cattolica lungo tutta la giornata, utilizzando materiali registrati oppure in diretta. I palinsesti comprendono studi sulla Bibbia, musica spirituale, interviste e le notizie di Radio Vaticana da Roma. Radio Maria Canada e HMWN Radio Maria sono entrambe condotte da volontari coinvolti tra il clero e i laici che, insieme, si prendono cura della programmazione, della gestione degli studi e dell’ufficio. Quest’utima funzione è di particolare importanza, dato che entrambe le stazioni sono completamente finanziate dalle donazioni degli ascoltatori.

Nel caso di Radio Maria Canada, la soluzione è stata quella di trasmettere nelle sottoportanti delle stazioni radio FM che posseggono la licenza. Questi canali sono noti come SCMO (Subsidiary Communications Miltiplex Operation). Le stazioni li usano sovente per i collegamenti tra studio e trasmettitore, per supportare dei servizi locali di messaggi di testo, oppure li affittano a terze parti che non hanno proprie strutture di trasmissione via etere. I canali SCMO si possono ricevere solo con speciali ricevitori di tipo domestico, non le convenzionali radio AM/FM. Nel concedere il permesso per trasmissioni SCMO a Radio Maria Canada nel 1995, la Canadian Radio-television and Telecommunication Commission (CRTC) ha concordato che “il detentore della licenza non solleciterà né accetterà mai pubblicità, pagata o non pagata, come parte del servizio religioso italiano in SCMO. In questo caso, per “pubblicità” si intendono “messaggi commerciali”, come definiti nelle normative canadesi vigenti”. Da qui, l’importanza delle donazioni per Radio Maria Canada: è il solo modo che essa e HMWN Radio Maria hanno per finanziare la propria attività. Da Aprile 1995, la stazione si ascolta a Toronto su una sottoportante a 67 kHz di CHIN 100.7 FM, ha detto il presidente della

Nessuna licenza Dunque, come fanno Radio Maria Canada e HMWN Radio Maria a raggiungere gli ascoltatori, se a nessuna delle due è consentito avere una licenza per trasmettere in AM o in Modulazione di Frequenza?

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stazione, professor Luigi Pautasso. Alla fine del 1996, è stato aggiunto il servizio in lingua italiana per Montréal su una sottoportante di CIRA 91.3 FM. Al suo lancio nel 2005, HMWN Radio Maria utilizzava anch’essa il sistema SCMO per mandare i suoi messaggi via radio. Ma ad Ottobre 2010 il suo accordo con CFNY 102.1 FM è terminato ed è uscita dall’etere canadese. Ma la stazione non è “sparita”: è passata in streaming su Web all’indirizzo Internet www.hmwn.net, dove ancora si trova.

Il canale via USB Sapendo che l’audio su computer può creare delle difficoltà agli ascoltatori tradizionali della radio, HMWN ha iniziato a vendere agli ascoltatori dei trasmettitori FM da inserire nella presa USB dei computer. “Semplicemente collegando il trasmettitore USB nel computer, tutto l’audio del computer sarà trasferito su frequenze FM (da una a cinque, e precisamente 88.1, 88.3, 88.5, 88.7 o 88.9)”, secondo il sito di HMWN. “Potrete quindi ascoltare HMWN Radio Maria chiaramente attraverso la vostra radio o il vostro impianto stereo di casa”. Secondo Pautasso, il servizio USB «non è ancora molto diffuso». Ma ha forti speranze per questo sistema, in particolar modo perché permette a HMWN Radio Maria di trasmettere virtualmente senza costi, via Web. Allo stesso tempo, il CRTC ha anche dato alla stazione il permesso di trasmettere il suo segnale attraverso le reti televisive via cavo del Canada, con un ascolto potenziale di milioni di ascoltatori.

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(James Careless) 2 0 1 2



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KM-H3000 è il mixer video digitale multi-formato di JVC Se non avete già fatto il passaggio all’HD, è probabile che lo facciate nel prossimo futuro. Come nel cuore di un piccolo studio televisivo o in applicazioni di playout e per OB, il mixer digitale JVC KM-H3000 offre flessibilità, affidabilità ed economicità con l'ulteriore vantaggio di essere in grado di gestire sia segnali video SD che HD. Il KM-H3000 è un potente mixer 12-ingressi SD/HD-SDI con 3 ingressi di chiave, contenuto in un singolo pezzo e costruito in solido metallo, è adatto sia per applicazioni desktop che desk/rack-mount tramite appositi supporti. L’alta qualità dei pulsanti e la robusta barra a T sono progettati per gestire le sfide fisiche dei mezzi mobili e l’utilizzo nei flight-case. Il mixer video digitale è caratterizzato da un tradizionale pannello con un intuitivo layout e da una struttura dei menu semplice, è molto facile sia da installare che da utilizzare. La luminosità e il colore dei pulsanti sono regolabili dall'utente per una facile lettura in ambienti oscurati, consentendo quindi di personalizzare completamente l'aspetto della propria unità. Il chroma keying di alta qualità e le sofisticate funzionalità di animazione dual playout permettono al KM-H3000 di soddisfare le applicazioni più esigenti. In un ambiente competitivo in continuo cambiamento ed evoluzione i clienti hanno bisogno di produrre contenuti sempre più economici ed efficienti. Solo i prodotti software di base hanno la capacità di seguire questi cambiamenti e di evolversi come richiesto dai mercati in continuo movimento. Quando il mixer KM-H3000 è stato progettato, è stato reso flessibile inserendo tutte le funzioni principali nel suo firmware. Molte nuove funzioni sono state aggiunte negli ultimi mesi, migliorandolo e rendendolo quindi un prodotto potente e versatile per gli studi di produzione; queste nuove funzioni sono state tutte fornite gratuitamente proteggendo così l'investimento dei clienti.

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L'ultima evoluzione del KM-H3000 è la flessibilità interna data dai 10 ingressi multiviewer di alta qualità, con la sue uscite HD-SDI assegnabili come Preview o PGM-2 . Caratterizzato da 2 riquadri con immagini di grandi dimensioni nella parte superiore e otto riquadri più piccoli nella zona inferiore dello schermo. Ciascuno dei dodici ingressi o animazioni in memoria, program o preview possono essere assegnati ad ognuno dei 10 riquadri. Questo permette agli utenti di ottimizzare lo spazio riservato ai monitor risparmiando senza rinunciare alle altre caratteristiche del KM-H3000.

definizione, ed è il compagno ideale per sistemi che incorporano le telecamere JVC da studio/ENG GY-HM790, le prime sul mercato a registrare i file nativi MOV (QuickTime per Final Cut Pro di Apple) direttamente su memory card SDHC economiche ed affidabili ad una velocità di 35Mbps, eliminando così il problema di dover codificare prima dell’editing, ed i monitor HD della serie DT-V, ideali per applicazioni OB e studio, e ampiamente utilizzati dalla post-produzione al broadcast e si contraddistinguono per le loro funzionalità, waveform monitor in sovrimpressione, latenza ottimizzata a meno di un frame, ingresso HD-SDI 3G e dual-link.

Viva la differenza! A differenza di altri mixer forniti con solo le funzionalità di base, il mixer multiformato KM-H3000 è completamente attrezzato con 10 ingressi di alta qualità con multiviewer, di tutti gli ingressi, chroma key, animazioni memorizzabili e di ingressi con tbc assegnabili, senza necessità di un ulteriore acquisto di componenti opzionali per godere della piena funzionalità. Si adatta perfettamente con la filosofia di JVC per offrire un percorso di aggiornamento conveniente per la produzione in alta &

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Caratteristiche del KM-H3000 Riepiloghiamo sul finire le caratteristiche principali di questa nuova soluzione JVC: 12 ingressi SD/HD-SDI 480i, 576i, 720p, 1080i 50/60Hz; tre chiavi; quattro ingressi con tbc assegnabili; quattro convertitori con modalità up/down; multiview con uscite assegnabili al program e/o al preview; due DVE 2D con funzione contorno e ridimensionamento; due fonti interne di memorizzazione con canale alfa per immagini fisse e animazioni; un generatore di pattern (cerchio e rotazione), un generatore di effetto wash; chroma keyer di alta qualità; sei uscite SD/HD-SDI: 2 program, preview Aux 1, Aux 2 e Aux 3; effetti professionali di transizione con anteprima del successivo; ingressi e bus sincronizzabili con conversione up/down; generatore B.B.o TriLevel sync con tre di uscite indipendenti; controllo remoto tramite RS422 e 24 porte GPI / GPO; accessori opzionali, rack-mount e alimentatore ridondante.

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Lo studio asimmetrico ora suona bene con la soluzione Acusticarte Le richieste fatte dal cliente Studio 8 ad Acusticarte erano state poche e chiare. Con quella figura geometrica particolare, non simmetrica, con l'utilizzo della sala non esclusivamente dedicata al missaggio, si chiedeva di avere un ascolto omogeneo nei vari punti della sala. Per riuscire ad accontentare le richieste del cliente sono stati fissati come punti fondamentali la misurazione acustica, la costruzione di strutture fonoassorbenti disegnate ad hoc e la verifica finale con l'individuazione del corretto posizionamento del sub woofer. Questo avrebbe permesso di accordare la sala esattamente come un musicista accorda il proprio strumento prima di ogni esibizione.

cartongesso tra i quali é stato inserito materiale bituminoso. Da questa situazione strutturale, sicuramente non ottimale, i tecnici hanno impostato le fasi di progettazione.

Prima fase Rilevamento acustico della sala su un totale di 6 punti (3 misurazioni per punto) con la sorgente sonora in 2 posizioni diverse. La media di queste misurazioni è stata analizzata con lo scopo di conoscere il comportamento acustico della sala e fissare gli obbiettivi dell'intervento. Sono state successivamente realizzate misurazioni acustiche nei punti di ascolto in modo da poter studiare le prime riflessioni. Durante la progettazione sono stati considerati l'assorbimento acustico dell'operatore, il divano, le librerie, ulteriore apparecchiatura e strumentazione,perché qualsiasi elemento presente nell'ambiente contribuisce a suo modo a creare diffusione acustica e assorbimento.

Diario di Lavoro Lo spazio é stato progettato come studio di mastering. Successivamente sono state aggiunte 2 postazioni per la produzione musicale sulla parete destra. I monitor audio principali scelti dal cliente per effettuare il mastering sono sati i Focal Twin6 Be e Sub 6, integrati da una coppia di B&W CM7 per il secondo ascolto. Nella zona di produzione sono stati utilizzati ascolti Genelec 8040a, e Yamaha NS10m PRO. La geometria dello spazio scelto dal cliente è irregolare con pianta di 23m2. Il pavimento flottante (già esistente) è in legno e copre il 100% della superficie calpestabile. Ciò aiuta a ridurre le risonanze a basse frequenze. La parete destra è in cemento armato e nella parte alta é situata una vetrata apribile. La parete sinistra invece è costituita da un sandwich con mattoni, camera d'aria, e due strati in

Seconda fase Analisi dei dati acquisiti. I tempi medi di riverbero (decadimento) scaturiti sono stati: EDT: 0.69s, T20: 0.74s. La risposta in frequenza nel punto di ascolto mostra risonanze modali esagerate a 70 Hz e 110 Hz e "buchi" con differenze di oltre 20dB nella zona intorno ai 125Hz.

Terza fase Simulazione di una proposta di correzione acustica. La proposta Acusticarte aveva lo scopo di ridurre i tempi di riverbero e migliorare la risposta nelle basse frequenze con particolare attenzione nel punto di ascolto principale. Tramite la progettazione di due

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strutture risonanti realizzate negli angoli dietro i monitor audio si è riusciti a ridurre il livello di energia delle prime riflessioni laterali indirizzando l'energia in esubero verso la parete posteriore. La parete frontale è stata trattata a sua volta con pannelli fonoassorbenti costruiti ad hoc, così come le strutture appese al soffitto, riuscendo a rispettare l'obbiettivo della riduzione del livello delle prime riflessioni verticali, abbassando di conseguenza il valore del tempo di riverbero sui valori precedentemente fissati come obiettivo.

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Quarta fase Installazione del sistema di correzione acustica progettato da Acusticarte. Vedi le foto.

Quinta fase Verifica acustica, individuazione del punto di ascolto e posizionamento subwoofer. Questa ulteriore misurazione ha confermato il raggiungimento dell'obiettivo di riduzione del tempo di riverbero (0,34). Il livello energetico delle prime riflessioni è diminuito di circa 10dB e la risposta in frequenza delle basse frequenze é notevolmente migliorata anche grazie al corretto posizionamento del subwoofer. (Valerio Stecca)

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Panasonic Italia e la “nouvelle vague” europea A partire da inizio febbraio 2012 Panasonic Italia spa è diventata un branch office di Panasonic Europe, assumendo la nuova ragione sociale di Panasonic Italia - Branch Office of Panasonic Marketing Europe GmbH. Il riassetto ha coinvolto tutte le filiali Panasonic attive in Europa e non ancora trasformatesi in Branch di PME. Stando a quanto dichiarato dalla stessa azienda: “La trasformazione societaria di Panasonic è orientata al mantenimento di un’organizzazione che abbia la capacità di gestire con accuratezza il mercato locale senza trascurare l’integrazione internazionale”. Anche dal punto di vista dello staff si sono registrate delle riorganizzazioni e dei cambi di ruolo, che hanno interessato le circa 500 persone che si occupano a livello europeo delle varie divisioni di prodotto: Visual System Communication (plasma, proiettori,…), Communication Products (stampanti, scanner, videoconferenze,…), Pro Camera System (broadcast, sicurezza e medicale), Computer&Pc (che include

anche le perifieriche), Mobile Communication (cellulari e smartphone) e l’area Cordless/Dect/Fax.

New Team In Italia il nuovo Country manager è Salvatore Palillo, a noi già ben noto per la sua storica militanza nel settore broadcast. Per la parte che più ci riguarda, come rivista, diamo il benvenuto a Danilo Contini, ora team leader dell’area Audiovideo ed IP, e ad Antonella Sciortino, che segue da ora il marketing e il supporto vendite, subentrando a Stefano Tura, che resta in azienda, ma passa ad occupare il ruolo di marketing manager per l’area del Visual System. “L’organizzazione cambia – ha dichiarato Salvatore Palillo – per presentarsi sul mercato in una logica di soluzioni globali e non di prodotti specifici. Panasonic ha tante risposte a domande diverse. Pensiamo ad un grande

Da sin. Sciortino, Tura, Palillo e Contini broadcaster che già lavora con noi, conosce e stima il nostro brand. Da sempre acquisice le nostre telecamere e prodotti per la produzione video, ma da oggi potrà considerarci anche su aspetti collaterali del suo business: la sicurezza, per esempio, o la videoconferenza, o le periferiche per le proprie reti ITC”. Il progetto di riorganizzazione prevede anche un upgrade della rete commerciale di Panasonic in Italia, che è attualmente in fase di recruiting.

Meeting Puntoit a Bologna Annunciato il quinto incontro delle micro web tv italiane e dei media indipendenti. Si svolgerà a Bologna il 19 e 20 aprile 2012. Le web tv e i media locali, espressione delle “Italie digitali”, si confronteranno tra di loro (Barcamp), miglioreranno la conoscenza degli strumenti digitali e di business (Laboratorio), dialogheranno con i professionisti dell'informazione e del digitale avviando un dibattito tra esperienze differenti in aula plenaria, raccoglieranno stimoli e intuizioni dai “guru” italiani ed esteri (Lectio Magistralis e Libro Aperitivo), parteciperanno alle presentazioni di documentari e reportage. Il ricchissimo

programma, ancora provvisorio, prevede interventi di personaggi e testimonial quali Carmen Lasorella (San Marino Tv), Piero Gaffuri (RAI), Carlo Alberto Morosetti (TG2-RAI), Luca De Biase (Sole24Ore), Flavio Tranquillo (Sky), Alberto Nerazzini (ReportRai3). Come sempre, deus ex machina dell’iniziativa è Giampaolo Colletti, fondatore di Altratv.tv, organizzatrice dell’evento, con il sopporto di Google.

Il programma completo e aggiornato in tempo reale potrete trovarlo nel sito www.meetingpuntoit.it

Giorgia Toti in SES Italia SES ha annunciato con un comunicato stampa la nomina di Giorgia

Toti a Sales Manager di SES Italia, con responsabilità per le vendite sul mercato italiano e greco. Laureata in ingegneria con successivi master di specializzazione in Telecomunicazioni, Marketing ed

Economics, Giorgia Toti vanta una approfondita conoscenza dei settori telco e media sia a livello nazionale che internazionale, grazie alle diverse esperienze maturate in ambito telecomunicazioni, internet e televisione.

ATTENZIONE! LE NOTIZIE “FRESCHE” SONO SU WWW.BROADCAST.IT Beauty contest, assegnazione frequenze, risorse per radio e tv,… In queste settimane si accavallano notizie e commenti relativi alle tante e gravi questioni aperte del settore e a proposito delle quali le parti imprenditoriali, nazionali e

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locali, avanzano suggerimenti, richieste e rivendicazioni al Governo. Impossibile parlarne sul nostro bimestrale senza rischiare di essere già “vecchi e sorpassati” al momento della pubblicazione. Per questo motivo, tutto ciò è

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materia che trovate nel nostro sito web www.broadcast.it, che vi invitiamo a visitare frequentemente, e nella nostra eNewsletter quindicinale (oltre ad uscite straordinarie in caso di news urgenti e importanti).

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Apple via dal mercato pro? Anche se ora pare che… Il lancio del proprio Final Cut Pro X, effettuato la scorsa estate, ha avuto l’effetto di uno sparo nella notte. I professionisti del video si sono subito accorti che qualcosa, davvero, non andava. Jay Ankeney su TV Technology (nostra rivista consorella in NewBay Media) ci ha spiegato cosa fosse successo. L’articolo originale è in www.tvtechnology.com.

Cambio di registro Final Cut Pro X è stato rilasciato il 21 giugno 2011 per il download dal Mac App Store per soli 299 dollari, insieme alle nuove versioni di Motion 5 e Compressor 4 venduti a 49,99 dollari ciascuno. Quattrocento dollari ed è fatta, diciamo. Il confronto con l’ultima release della suite Final Cut Studio, uscito nel 2005 ma che con l’ultimo aggiornamento del 2009, è stridente: il bundle composto da Final Cut Pro 7, Motion 4, DVD Studio 5, e Soundtrack Pro 3 (oltre a Color 1.5 e Compressor 3.5) era offerto a 1.000 dollari. Ma il vero problema è che con il rilascio di Final Cut Pro X, Apple ha interrotto il supporto di Final Cut Studio 3. Significa che i progetti creati con Final Cut pro 7 non possono essere importati o comunque “aperti” con Final Cut Pro X. I primi 1.300 clienti che hanno scaricato il software dal Mac App Store hanno attribuito un giudizio medio che suona come una condanna senza appello: solo 2 stelle e mezza, e forse anche per questa ragione si è sparsa la voce che Apple aveva iniziato a rimborsare i primi acquirenti. Apple per mesi non ha risposto alle telefonate volte ad approfondire questo argomento. I professionisti che pensavano a Final Cut Pro X come al successore “professionale” di FCP 7 hanno iniziato a grattarsi la testa. Una delle prime cose che si nota è che non è possibile importare i progetti che erano stati avviati in Final Cut Pro 7. Final Cut Pro X, inoltre, non può ingestare materiale originale da nastro o esportare il prodotto finito su nastro per la consegna. A differenza di FCP 7 manca la capacità di editing multicamera, i noti e sofisticati strumenti di authoring DVD e non è possibile scambiare progetti con altri sistemi tramite file EDL o XML. Anche l’esportazione OMF non è direttamente supportata, ma richiede il plug-in Pro Export FCP 5,0 di Automatic Duck, offerto a “soli” 495 dollari: quasi due volte il costo di FCP X! 14 B R O A D C A S T

Opinioni professionali L’interfaccia grafica completamente ridisegnata di Final Cut Pro X è una grande preoccupazione per Misha Tenenbaum, editor video e trainer certificato Final Cut Pro: "Anche per me, che pure sono un istruttore, il nuovo programma ha comportato una fatica di apprendimento enorme, e purtroppo mi viene da dire che passare da FCP 7 a FCP X è più difficile che passare da FCP 7 a Avid o da FCP 7 a Premiere Pro". Gary Adcock, un filmmaker fondatore del Final Cut User Group di Chicago, crede che il nuovo Final Cut Pro X sia “una fantastica applicazione" a causa della sua capacità di gestire metadati avanzati. Tuttavia, per il broadcast professionale e per i tipici progetti su opere cinematografiche, l’incapacità di interagire con altri sistemi, è un grave inconveniente. "Final Cut Pro X non può gestire uno qualsiasi dei file nativi R3D delle telecamere Red Digital Cinema", ha detto Adcock. "Per quanto mi riguarda, utilizzerò Final Cut Pro X solo per progetti non broadcast, in attesa di eventuali sviluppi". Scott Simmons, un professionista dell’editing televisivo che ha usato FCP 7 presso la casa di post produzione Filmworkers, ha condotto uno dei primi test di Final Cut Pro X. “Una delle cose più sconcertanti per me è il fatto che non è possibile collegare un monitor professionale broadcast a Final Cut Pro X. Mi sembra normale la richiesta di avere due monitor separati per il materiale originale e la record canvas. Con Final Cut Pro X invece c'è solo un unico display che commuta da &

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un contesto all’altro." L’editor freelance Andy Neil:"Se Apple risponderà alle reazioni rabbiose che stanno arrivando dal mercato entro i prossimi 6 mesi, la migrazione di massa verso i sistemi di editing non-lineare verrà arrestata. Diversamente, la vedo male." Nonostante tutto il frastuono che si è sollevato intorno a Final Cut Pro X, anche e soprattutto da parte dei più affezionati sostenitori del marchio e del prodotto Final Cut, Apple come al solito ostenta la tranquillità della luna che non si accorge del ragliare dell’asino. Dopo tutto, Apple è Apple, e di solito sa cosa sta facendo. Ora la domanda è: ma qualche volta potrebbero anche imparare ad ascoltare? O nel mondo etereo dei fantastiliardi ne si è dispensati?

Promises, promises... Proprio in chiusura di questo numero di B&P ecco però arrivare, il 30 gennaio, un comunicato stampa Apple che promette sostanzialmente la “correzione” di tutti questi problemi e molto altro ancora (vedi www.apple.com/it/pr/). Recuperato l’editing multicam, evolve il chroma key, si annunciano svariate integrazioni e si va testando (in fase beta) la possibilità di monitoring broadcast. Il Final Cut Pro X v10.0.3 è dato per disponibile sul Mac App Store a Euro 239.99 per i nuovi utenti, oppure come aggiornamento gratuito per gli attuali utenti di Final Cut Pro X. Bene la reazione, per quanto tardiva. Sentiremo nuovamente utenti qualificati per verificare se tali promesse risulteranno mantenute alla prova dei fatti.

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Un film “vero” su smartphone ora è realtà Prima o poi ci saremmo arrivati. Anche se fino a oggi sembrava solo una chiacchiera astratta. Grazie ai nostri colleghi di DV Digital Video (rivista consorella di Broadcast&Production) vi presentiamo il primo film interamente girato con uno smartphone. Diciamo subito che l’ottica utilizzata è un’ottica “vera”, sapientemente adattata. Ma, in ogni caso, il risultato vi sorprenderà. Hooman Khalili, un filmmaker ameri-

cano di origini iraniane, ha realizzato il primo lungometraggio ripreso interamente con uno smartphone: un telefonino Nokia N8, montato su un treppiede, con un obiettivo “serio” (vedi foto). Il cast annovera una celebrità come l'attrice Gena Rowlands, vincitrice in passato di un Golden Globe. Da questo mix di esperienza e innovazione è nato Olive, il film, la cui trama racconta, nelle parole del regista, di “una bambina che trasforma la vita di tre persone senza pronunciare una sola parola”. “La tecnologia si sta muovendo ad una velocità pazzesca, e gli smartphone erano ormai pronti ad una sfida del genere: prima o poi diventeranno un oggetto in grado di

fare davvero tutto. Mi è venuta l'idea nel gennaio 2010, all'epoca non c'era ancora in giro niente del genere – ha raccontato Khalili al Telegraph, ripreso da DV Digital Video – Mi sono detto: prima o poi qualcuno lo farà, e ho pensato di essere io il primo. C'è sempre qualcosa di speciale nell'essere il primo”. Nella sua corsa al primato, Khalili potrebbe anche aver battuto il record di velocità di produzione: il film è stato girato in cinque giorni, e montato in altri nove, con lo scopo di poter essere presentato al Sundance Festival. I primi cinque minuti di Olive sono visibili online su YouTube.

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Radioplayer cerca partner internazionali Attenzione! UK Radioplayer Ltd. sta cercando partner internazionali per licenziare e distribuire la sua piattaforma Radioplayer in tutto il mondo. Ma perché qualcuno dovrebbe licenziare e distribuire Radioplayer? Considerate i fatti: Radioplayer è una piattaforma online che attualmente fornisce l’accesso a 280 stazioni radio inglesi, pubbliche e private.

merciali hanno deciso di creare Radioplayer? «La risposta è che, prima che iniziassimo, solo il 2,5% di tutte le abitazioni inglesi si sintonizzavano sulla radio mediante i PC e i Mac, nonostante il fatto che l’80% delle abitazioni del Regno Unito sia servito dalla banda larga», ha detto Hill. «Chiaramente, c’era una ragione per cui queste persone non stessero effettuando l’ascolto della radio online, e immaginatevi quale potesse essere…». Hill ha detto che la critica più frequente era che ci fosse confusione, negli ascoltatori. Uno stuolo di player software, combinati con la mancanza di funzioni standardizzate, scoraggiava la maggiore parte degli utenti ad abituarsi all’ascolto online. Immaginate se ogni marca di radio ricevitori AM e FM avesse un diverso tipo di bottoni per controllarne le funzioni, piuttosto che le classiche manopole per la sintonia e il volume e l’interruttore di accensione. Questo è il problema che teneva lontano l’ascolto online. Per rimediare a questo, BBC e le emittenti commerciali si sono unite per sviluppare una piattaforma comune di riproduzione radio sui computer, che offre un accesso semplificato a tutte le stazioni affiliate: pubbliche, private e comunitarie… AM, FM, DAB o solo online. «Questo approccio serve a lavorare insieme sul player e per competere sul contenuto», ha detto Hill. «Il risultato è il Radioplayer, con i suoi bottoni chiaramente definiti, la possibilità di ricercare le stazioni per genere e località, e la sua possibilità di memorizzare i “preferiti”, proprio come su una comune autoradio». Radioplayer è, al momento, disponibile per computer desktop e laptop. «Abbiamo anche rilasciato da poco una versione per Facebook e stiamo sviluppando Radioplayer che funzioneranno sui dispositivi mobili, gli iPad e i tablet», ha detto Hill. «Il nostro obiettivo è avere una piattaforma comune che consenta l’accesso a tutte le stazioni radio inglesi su tutti i dispositivi, con un aspetto semplice e gradevole». Dato che è stata fondata in Gran Bretagna, Radioplayer non ha mandato per aggiungere stazioni non inglesi al suo elenco. Tuttavia, la sua funzionalità, che l’ha resa un successo nella sua terra di origine, si potrebbe facilmente estendere alle altre parti del globo.

Tanti utenti unici A partire dal suo lancio nel Marzo 2011 – attraverso Radioplayer Ltd., una società senza fine di lucro controllata da BBC, Global Radio, Absolute Radio e del Radio Centre – Radioplayer ha raggiunto un totale di 6,7 milioni di utenti unici al mese. «Al momento», ha detto ad Agosto scorso Michael Hill, Managing Director di UK Radioplayer, «mi aspetto che quel numero sia stato anche superato». Effettivamente, le stazioni radio hanno molte opzioni, sia standard, sia personalizzate, per lo streaming online. Esse possono essere semplici, come un player senza marchio basato su Flash o Windows Media, fino a un player più elaborato graficamente che comprende il supporto per le inserzioni pubblicitarie e molteplici flussi audio. Allora, perché BBC e i suoi partner com-

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«Abbiamo fatto il lavoro e abbiamo sviluppato un prodotto che potrebbe essere utile alle emittenti, ovunque», ha detto Hill. «Allo stesso tempo, il fatto che il Radioplayer sia così personalizzabile, significa che si può distribuirlo altrove con un aspetto anche completamente diverso, ma con la stessa funzionalità di base che l’ha

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Michael Hill

reso tanto semplice da usare». Detto quanto sopra, ha aggiunto che ha senso pensare a terze parti che ne licenzino il software e lo vendano su scala globale. «Il costo per le stazioni radio non deve essere elevato», ha detto Hill. «Per esempio, in Gran Bretagna utilizziamo tariffe proporzionate alla quantità di ascoltatori. Ciò significa, ad esempio, che una stazione radio gestita da studenti può avere il Radioplayer per sole 90 sterline l’anno».

Aperti ai suggerimenti La proposta per i partner di Radioplayer si

può trovare all’indirizzo www.radioplayer.co.uk. La domanda è poco formale, con molti margini per negoziare l’accordo. «In sostanza, ci serve un partner per disegnare la struttura, negoziare le licenze in ciascun territorio, assistere il lancio sul piano tecnico e salvaguardare il marchio Radioplayer in tutto il mondo», secondo quanto dice il sito Web. «Ma molto altro lo potete aggiungere voi… Come approccereste il pacchetto del nostro codice e la riproposizione del Radioplayer nel vostro mercato…. Dove concentrereste i vostri sforzi per rilasciare licenze… dobbiamo pensare a un canone annuale o a un costo una tantum? Che modello di remunerazione vorreste stabilire per i vostri servizi»? «Siamo aperti a idee e proposte innovative», ha detto Hill. «Ecco perché abbiamo pubblicato una simile richiesta di manifestazioni di interesse. Ma una cosa è certa: il nostro Radioplayer ha un valore reale che può essere esportato in tutto il mondo» Non c’è bisogno che le emittenti radio reinventino la ruota con una piattaforma di riproduzione personalizzata, ha detto Hill. «Ne abbiamo una che funziona chia-

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ramente e che è supportata e aggiornata regolarmente da UK Radioplayer Ltd.». (James Careless)

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LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI ▲ ▲ ▲

a cura dell’Ing. Davide Moro*

Le Televisioni Impossibili 1a puntata Forse è capitato anche a voi. Ci avete fatto caso? Quando fuori fa freddo, il buio sembra ancora più scuro. La notte è notte, d’accordo, ma in una notte sottozero è come se il buio ti si stringesse addosso. È pure luna nuova, l’ha fatta tre giorni fa. Del resto, non c’è molta scelta: abbiamo davanti quasi trecento chilometri di strada, e poi comincerà il bello. tempo fa impensabili fuori da un laboratorio (si pensi al MER per portante), demodulano tutto senza richiedere componenti aggiuntivi. Ma sono sempre più piccoli e leggeri. Talmente piccoli da poter essere trasportati facilmente in uno zaino. Già, uno zaino. Poi, la televisione. Il caro analogico ci sta salutando; ma purtroppo grazie alla scelta miope (ed imposta dall’alto) dell’SFN, il digitale non ha portato alle nostre case una televisione “migliore”: ha portato un sacco di problemi, con canali che sparivano e altri che andavano a singhiozzo. Se dovessimo giudicare dai fatti, saremmo portati a pensare che la televisione digitale si riceve “peggio” di quella analogica, specie nelle zone “difficili”. Questo è l’esatto contrario non solo della realtà, ma anche del messaggio che era necessario veicolare. Si parla di “agenda digitale” come di un percorso di modernizzazione che costituisca un fattore di crescita per la società e per l’economia: purtroppo in quasi La Squadra dei Wavebusters. Da sinistra: Paolo Merlet (Rai Way Aosta, che ringraziamo per il supporto logistico), Vincenzo Potertì (Delo tutte le regioni il digitale è stato percepito dalle persoInstruments), Paolo Teoldi (Aldena) e Davide Moro (B&P) ne come un incremento dei problemi ed una pura complicazione di cose che in precedenza erano più È il 27 dicembre 2011. Sono due settimane che ci proviamo. Due setsemplici. Gli specialisti sanno bene che il segnale digitale terrestre ha timane passate a guardare il meteo, i bollettini, a telefonare alle stadelle potenzialità di ricezione fenomenali, al di là di qualunque segnazioni in quota. Niente: in due settimane collezioniamo nevicate solenle analogico. Tant’è che può essere facilmente ricevuto anche in posti ni, nuvoloni che non si vedrebbe oltre la punta del naso, e vento, “impossibili”, per i quali nessuno si sognerebbe mai di progettare una tanto vento, che fa fermare le funivie. Ma oggi, forse, è la volta copertura di segnale. E allora, l’idea ha preso forma. I lettori della buona. Appena la macchina mette il muso fuori dalla rampa dell’aunewsletter di Broadcast&Production conoscono anche dove e come torimessa si nota subito che la giornata è speciale. È buio pesto, ma è scoccata la scintilla che ha dato il via a tutto. l’aria è limpida, eccezionalmente limpida: basta Fig. 1 guardare le luci della città per capirlo. L’autostrada è già animata, nonostante le feste; passiamo a rac70% cogliere l’equipaggio, e poco alla volta si forma la piccola comitiva. Siamo in tre. Ma dove stiamo andando? A fare cosa? E, soprattutto, perché? Parcheggio Parking Parking

Cassa Cash desk Caisse Polizia di Stato PS Police Soccorso Rescue Secours Parco giochi Playground Aire de jeux Toilette Toilets Toilettes

Funivia Cable car Téléphérique

Pista facile Easy run Piste facile Pista media Medium run Piste moyenne Pista difficile Difficult run Piste difficile Itinerario fuori piste Off-pistes itinerary Itinéraire hors-pistes

Cabinovia Gondola Télécabine Seggiovia Chair lift Télésiège Sciovia Ski lift Téléski

Mt BIANCO 4810 m

innevamento artificiale snow making neige de culture

ARVA checkpoint ARVA contrôle

Punta Helbronner 3462 M

ARVA park

Mt BERRIO BLANC 3252 m

Torino 3375 M

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Cresta D’Arp 2755 m

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Col D’arp 2570 m

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L’idea è nata qualche mese fa. Gli analizzatori di segnali televisivi hanno conosciuto negli ultimi anni una evoluzione fenomenale. All’ultimo IBC abbiamo visto come anche i costruttori più prestigiosi credano molto negli strumenti compatti a batteria che, se ben progettati e realizzati, sono macchine utilizzabili sia dall’antennista evoluto che dai broadcasters, come strumento di prima linea. Sono sempre più completi, con display sempre più grandi e leggibili, permettono misure fino a poco

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Un’idea che diventa vera

Pre de Pascal 1912 M

Plan Checrouit 1704 M

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Funivie Monte Bianco

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La palud 1370 M

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A caccia di guai Mettere in uno zaino un completissimo analizzatore TV e una antenna di misura, arrivare in cima al posto sulla terraferma più disabitato cui si potrebbe pensare (la cima di una montagna), e vedere cosa si trova. Si trattava solo di farlo. D’estate proveremo la portabilità dello strumento, messa alla prova da diverse ore di arrampicata sui sentieri. D’inverno, proveremo la sua funzionalità, la sua usabilità e la durata della batteria in condizioni di temperatura estreme (sotto lo zero). In tutte le circostanze, metteremo alla prova il segnale digitale, e vedremo di cosa è capace. A qualunque temperatura. Dicembre; a meno di dotarsi di ciaspole (ed essere degli specialisti), non è realistico pensare di raggiungere la cima di una montagna a piedi. E allora per la prima uscita abbiamo cercato una cima che fosse raggiungibile in funivia. Abbiamo voluto rendere omaggio alla regione che ha fatto da apripista per la televisione digitale terrestre italiana, la Valle d’Aosta, e in particolare alla montagna che di questa Regione è uno dei simboli indiscussi: il Monte Bianco. Si trattava solo di trovare la cima giusta. È meno facile di quello che si potrebbe pensare. Non perché manchino le montagne (o le funivie): ma perché i trasmettitori, di solito, sono messi proprio in cima alle montagne. Andare a fare misure sotto ad una antenna trasmittente non aveva molto senso, tanto vale attaccarsi alla monitoria. Per cui dovevamo stare alla larga da ogni impianto trasmittente. Solo che, se doveste scegliere dove installarne uno, qual è il primo posto che vi verrebbe in mente? Ovvio: di fianco all’arrivo di una funivia, ché di elicotteri e dorsi di mulo ne facciamo volentieri a meno tutti. Per cui, non si poteva scegliere un posto a caso. Due, tre, quattro telefonate ad esperti del luogo, e ci costruiamo la mappa dei trasmettitori della zona. Poi, ci ha guidato la passione. Fra i molti impianti di risalita del comprensorio sciistico Courmayeur-Mont Blanc (www.cmbf.it, vedi Fig.1), abbiamo scelto quello che porta al punto più alto di tutti: i 2.755 metri di Cresta D’Arp, esattamente di fronte al Monte Bianco. Solo a guardare la cartina, veniva la pelle d’oca. Arriviamo a Courmayeur verso le dieci di mattina. La cittadina si sta animando, e lungo i marciapiedi si assiste ad una curiosa processione di persone con gli sci sulle spalle. Fra tutti, i più curiosi però siamo noi. Non abbiamo scarponi da discesa ma da trekking, non abbiamo sci ma treppiedi, antenne, computer e macchine fotografiche. In mezzo a tutto questo, il nostro nuovissimo strumento Sefram 7865HD-T2; ma si notava soprattutto il resto, e la gente ci guardava con aria interrogativa. Per arrivare da Courmayeur a Cresta D’Arp bisogna prendere quattro funivie, una dopo l’altra. La prima, chiamata “La Gigante” (si capisce il motivo dalla Fig.2) ci lascia a Plan Checrouit, e lo spettacolo è fantastico. Sole brillante, non c’è una nuvola, il cielo è di un azzurro che è difficile raccontare a parole. Ma siamo solo a 1.700 metri. Altra funivia, piccolina, fino a Col Checrouit, 2.255 metri, in mezzo ad una nuvola di giovanissimi con lo snowboard. Terza cabina, fino a Cresta Youla, oltre 2.600 metri, e l’aria inizia a cambiare. L’ultimo impianto, fino a Cresta D’Arp, lo prendono in pochi. Una campata unica, una fune tesa fra le due stazioni. Lo prendono in pochi perché da Cresta D’Arp non ci sono piste battute per scendere. Appositi cartelli (in cinque lingue, fra cui il russo) avvisano gli incauti che da quel punto in poi saranno stati tutti Fig. 2 e solo problemi loro. Siamo nel regno dello sci-alpinismo, per il quale Cresta D’Arp è un’ottima base di partenza, o come minimo del fuori pista “duro”: le

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GLI AMICI DELLE TELEVISIONI IMPOSSIBILI A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi: perché Sefram? Perché Aldena? Certamente perché sono aziende che propongono prodotti eccellenti, e poi perché queste due società hanno aderito con il giusto e necessario entusiasmo al nostro progetto. Una iniziativa come questa, con levatacce all’alba, freddo a volontà, e una buona dose di fatica può riuscire bene solo se la fai con persone che ci credono, che hanno la tua stessa (tanta) voglia di farle, la stessa passione per la montagna, per la televisione e (anche) per rendere possibili le sfide “impossibili” che ci aspettano. sciabolate che vedevamo disegnate sulla neve fresca sotto di noi la dicevano lunga. Arriviamo a 2.755 metri. Sono le undici passate, e il termometro segna zero gradi. Caldo, per la stagione. L’addetto alle funivie che ci vede sbarcare con tutta la nostra dotazione sembra quasi divertito. Cerchiamo un posto per mettere in sicurezza il treppiede, il terrazzo soprastante è perfetto (Fig. 3). Nessuna foto potrebbe rendere l’idea di quello che vediamo. Il cielo è ancora più limpido di prima, anche se non c’è un filo di vento. Intorno a noi neve, montagne, sole. E silenzio. Era davvero la giornata giusta. Abbiamo girato diversi video, ma quello che meglio racconta cosa abbiamo visto lo trovate qua: http://youtu.be/-j2ECYME5J8

Antenna Aldena ALP1847710 collegata allo strumento Sefram 7865HD-T2

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Fig. 3

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LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI ▲ ▲ ▲ Prima di fissare il treppiede ed alzare il palo, con il nastro bianco/rosso da cantiere ci riserviamo una piccola porzione del terrazzo: siamo stati l’attrazione del giorno per i pochi visitatori (fra cui una giapponese molto incuriosita), e non era il caso di rischiare che qualcuno inciampasse. Palo metallico, ma ultima sezione (circa un metro - Fig. 4) in dielettrico: le misure di copertura si fanno così. Colleghiamo l’antenna Aldena (ultimissimo modello, fresco di progetto e produzione) allo strumento, e l’uscita ASI del Sefram ad una Dektec DTU245, a sua volta collegata via USB ad un computer, e un hotspot wifi portatile ci collegava alla rete. A proposito: la connettività 3G arrivava fin lassù (alla faccia dell’LTE). Di fronte a noi, il Monte Bianco. Non ci era mai capitato di fare misure in un posto così.

Fig. 4

Curiosity killed the cat Eravamo curiosi: cosa avrebbe trovato lo strumento? Come previsto: tanta, tanta roba. Diciannove canali, tutti perfettamente ricevibili. Solo quattro erano in condizioni critiche, ma effettuando un puntamento fine la situazione poteva sicuramente migliorare. E di sicuro nessuno ha pensato a prevedere la copertura di una cima a quasi tremila metri dove, oltretutto, non vive proprio nessuno. Vediamo qualche caso curioso che vale la pena di approfondire. Lo spettro che appare in Fig. C1 è il tipico caso di interferenza da riflessioni vicine: lo spettro si presenta con diversi intagli netti che,

se si ripetono, di solito sono hanno andamento regolare in frequenza. Tipicamente sono riflessioni che provengono da ostacoli naturali, vicini al punto di ricezione. La prima cosa da fare è guardare la risposta ad impulso. Ad una prima analisi (Fig. C2) sembra però che non vi siano echi significativi accanto al segnale principale: il primo eco è a -30 dB, e non è certo in grado di generare uno spettro così frastagliato. In questi casi, attenzione alle scale. È sufficiente zoomare l’asse dei tempi per vedere che, in realtà, gli echi vicini ci sono, eccome (Fig. C3): accanto al segnale principale si

Fig. C1

Fig. C3

Fig. C2

Fig. C4

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vedono distintamente diversi echi a -15 dB che causano le distorsioni dello spettro che abbiamo notato. L’analisi del MER per portante (Fig. C4) conferma quanto ci suggerisce l’analisi dello spettro. In questi casi se l’impianto di ricezione prevede di miscelare il segnale proveniente da diverse antenne è opportuno verificare se isolando una o più antenne (anche se nominalmente dedicate alla ricezione di altre bande di frequenza) la situazione migliora. Se l’impianto è a singola antenna conviene procedere al puntamento fine tenendo lo strumento sulla schermata della risposta ad impulso, cercando di attenuare al massimo gli echi vicini, e verificando poi la regolarità dello spettro. Per un lavoro a regola d’arte, non basta verificare che il valore di BER sia nei limiti: le riflessioni vicine tipicamente arrivano da ostacoli naturali, e al variare delle condizioni atmosferiche (da sole a pioggia, da freddo a caldo) la capacità dell’ostacolo di riflettere i segnali potrebbe cambiare di molto, rendendo impossibile la ricezione. Nel passaggio alla televisione digitale, un modo sicuro per ottenere dal medesimo impianto una copertura ben più estesa rispetto alle trasmissioni analogiche è utilizzare una modulazione 16QAM al posto della onnipresente 64QAM. Si perde capacità utile, ovviamente, ma se l’operatore non ha a disposizione tutti i contenuti che servono a “riempire” il bouquet, la capacità inutilizzata va a discapito della qualità del servizio. Lo ha ben capito l’emittente di cui vedete la costellazione in Fig.D1: non solo la modulazione è 16QAM, ma l’intervallo di guardia è impostato ad ¼, valore tipico di chi vuole proteggersi al massimo dagli effetti nocivi dell’SFN (e dalle riflessioni in genere), ed il code rate è ben 2/3, valore che rivela la volontà di rendere il segnale molto robusto. Rispetto ad un pur cautelativo set a 64QAM (con GI ¼ e code rate ¾) con i parametri di cui sopra la capacità utile scende da 22,4 Mb/s a 13,3 Mb/s, ma guardate i valori di misura (sempre Fig. D1): il MER è pari a 23,1 dB, non certo un valore ottimale, ma il BER pre-Viterbi viaggia sul 10 -8, a prova di bomba! Con una scelta di questo tipo non si ottiene solo una copertura molto estesa (sarebbe teoricamente possibile spegnere alcuni impianti a parità di utenza servita), ma la ricezione è più protetta anche nelle zone “tipiche” del trasmettitore considerato: in questo modo anche chi non ha un’antenna a regola d’arte, o usa una antenna indoor, potrebbe ricevere perfettamente.

Fig. D1 Curiosando per lo spettro, ad un certo punto abbiamo notato una cosa singolare. È indicata con la freccia rossa in Fig. E1. Notate quella crestina che spunta? A prima vista, è il classico profilo di un interferente analogico: il “picco” è posizionato apparentemente in corrispondenza della portante video di un segnale TV analogico. Ma l’analogico non dovrebbe essere tutto spento? Anzi, vietato? Abbiamo cercato di scoprirne di più. Ruotando l’antenna a 360° abbiamo capito da dove arrivasse il segnale “strano”. Ma lo strumento non ne voleva sapere di riconoscerlo come un segnale televisivo, pure se ampiamente interferito. Impostando allora lo span al valore minimo Fig. E1


LE TELEVISIONI IMPOSSIBILI ▲ ▲ ▲ consentito dallo strumento, abbiamo notato che la crestina non era “ferma”, ma sembrava modulata in frequenza. Un’occhiata al numero del canale che stavamo ricevendo ci ha fatto venire il dubbio di essere in presenza di una (forte) prima armonica di un trasmettitore FM: la frequenza ci sta tutta. Altra curiosità: nelle zone alte della banda V abbiamo notato, perfettamente centrata sullo spartiacque fra due canali, un’altra crestina sospetta, anch’essa modulata in frequenza. Eravamo troppo lontani dalla banda FM perché si trattasse di un’altra armonica: più probabilmente si trattava di un “transito” analogico “in mezzo” a due canali. Un sistema di antica memoria ma che, teoricamente, non avremmo dovuto trovare. Abbiamo anche tentato una cosa davvero “impossibile”: ricevere da Cresta D’Arp il segnale sperimentale DVB-T2 che RAI sta trasmettendo dall’impianto di Gerdaz, sopra Aosta (ne abbiamo parlato a pag. 68 dello scorso numero di Broadcast&Production, in un servizio dal Centro Ricerche RAI di Torino). Da Gerdaz, il segnale dovrebbe farsi largo in un labirinto di montagne per riuscire ad arrivare fino qui. E difatti non ci riesce. Ci proviamo in tutti i modi, ma niente da fare. È davvero troppo. Fotografie di rito e ci prepariamo a scendere. Siamo rimasti qui quasi due ore, e la batteria del Sefram è ancora a tre quarti. A zero gradi è un ottimo risultato, anche considerando che abbiamo usato poco il decoder video, ma in tutto questo tempo lo strumento è rimasto sempre acceso. Scendiamo. Da Cresta Youla in giù la gente scia serena sotto la nostra cabina. Un po’ di vento inizia a fischiare dai finestrini. Notiamo un gruppetto di bimbi sugli sci che scende seguendo diligentemente il maestro. Avranno tre o quattro anni al massimo. Sembrano i paperotti che seguono mamma anatra.

Finisce così… Riprendiamo la macchina e dirigiamo verso casa. Però la curiosità del T2 ci è rimasta. Eh, si. Ci fermiamo ad Aosta. È già buio, ma non fa nulla. In un parcheggio sistemiamo veloci treppiede, palo, antenna e strumento. Eccolo: 32.000 portanti e modulazione 256QAM (Fig. F1). Non potrebbe essere che un T2. In questo momento stanno trasmettendo Fig. F1 solo due programmi, ma in ogni caso registriamo anche un po’ dell’ASI, per studiarcelo con calma. Adesso possiamo davvero tornare a casa.

*“Le Televisioni impossibili" è un progetto dell’Ing. Davide Moro, realizzato in collaborazione con Delo Instruments/Sefram e Aldena Telecomunicazioni. Si ringrazia la Funivie Courmayeur Mont Blanc S.p.A. (www.courmayeur-montblanc.com) per la preziosa collaborazione in occasione di questa prima uscita.


FILMMAKERS ▲ ▲ ▲

a cura di Enrico Ventrice*

Low budget or... no budget? A caccia dei fondi Mibac Classe 1980, Aldo Iuliano è un regista molto creativo, con grande gusto dell’immagine, anche grazie al suo background da disegnatore di fumetti. Pur essendo molto giovane ha già all’attivo un lungometraggio indipendente dal titolo Il Re di Bastoni, con Roberto Vecchioni, attualmente in fase di post-produzione. Al 48 ore, al comando del team Freack Factory, si è fatto notare per un paio di produzioni molto interessanti: Eject nel 2010 (nomination per la miglior sceneggiatura) e Natalino nel 2011 (miglior montaggio e premio speciale per la qualità tecnica). Aldo lavora spesso in coppia con suo fratello Severino, scrittore e sceneggiatore, con cui ha curato diverse produzioni, tra cui l’ultimo, riuscitissimo cortometraggio dal titolo Fulgenzio, una commedia grottesca in cui il regista ha utilizzato una scansione dei piani molto curata, a voler omaggiare i grandi maestri del genere western. La storia non è originalissima, ma è ben scritta e molto divertente. Così come fece Oscar Wilde ne L’importanza di chiamarsi Ernesto, gli sceneggiatori, Severino Iuliano e Enrique Cherta Ferreres, hanno voluto sottolineare quanto l'apparenza spesso divori il vero significato delle cose. Una giovane sposa è intenzionata a mandare all’aria il matrimonio dopo essere venuta a conoscenza, ormai sull’altare, del secondo nome, Fulgenzio appunto, del suo futuro marito. Un piccolo capolavoro di genere, che ha visto la partecipazione di attori molto bravi come Andrea De Rosa (Notte prima degli esami), Pietro De Silva (La vita è bella), Alberto Di Stasio (Boris) e Mario Donatone (Il padrino parte III), senza escludere la sorprendente Andrette Lo Conte, all’esordio davanti alla macchina da presa. Fondamentale l'apporto tecnico della giovane casa di produzione Redigital di Roma, oltre che del talentuoso direttore della fotografia Davide Manca, che ha già all'attivo una menzione speciale ai Nastri d'Argento 2011. L’obiettivo dichiarato (per nulla ambizioso!) di Fulgenzio era quello di avvicinarsi alla fotografia di un grande film d’autore, avendo come riferimento l’immaginario visivo dei fratelli Cohen. Gli unici strumenti a disposizione: una RED, un ottimo DIT (Digital Imaging Technician) e 5 proiettori ARRI Daylight. Davide, oltre a studiare con Aldo in maniera certosina l’atmosfera descritta in sceneggiatura, dopo diversi sopralluoghi ha scelto di utilizzare le ottiche RED diaframma 1.8, che lavorano alla perfezione con il sensore della Rossa. È stato scelto l’utilizzo della RED per le ottime possibilità di lavoro in post-produzione, dove i filtri nativi RAW sono stati trattati con il software Apple

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Aldo Iuliano

Color. Il vero valore aggiunto è stata la possibilità di avere sul set il Digital Imaging Technician. Si tratta di una soluzione sempre più adottata nelle produzioni cinematografiche in cui si utilizzano cinecamere digitali ad alta risoluzione, tanto che la figura del DIT è sempre più ricercata e sempre più numerosi sono i corsi che mirano a formare professionisti dell’immagine con il compito di coadiuvare il lavoro del direttore della fotografia prima, sul set, e del colorist poi, in post. Il

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FILMMAKERS ▲ ▲ ▲ DIT è dunque una vera e propria figura di collegamento tra le varie fasi della produzione. Tutto il film si svolge all’interno di una chiesa romana di 400 mq. Ottima la cura dei volti dei personaggi. I Daylight ARRI HMI hanno permesso di lavorare con la luce solare che filtrava dai larghi finestroni invece di combatterla “capannando” tutto e impiegando molto del poco tempo a disposizione: low-budget vuol dire anche girare solo nelle ore in cui la location gratuita è disponibile. Investimento ridotto all’osso: duemila euro in tutto, ovviamente grazie alle molte collaborazioni amichevoli. Siamo in presenza di un vero e proprio esempio di no-budget, espressione che le nuove generazioni di filmmaker e produttori indipendenti conoscono bene. Fortunatamente le cose stanno cambiando, almeno sembra, anche per quanto riguarda i contributi e le agevolazioni degli enti pubblici, e in particolare del Mibac (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) che, se fino a qualche tempo fa costituiva una fonte di finanziamento su cui potevano contare i soli grandi produttori cinematografici, ora sembra essersi aperto anche alle giovani società di produzione.

Intervista con Martha Capello Di finanziamenti abbiamo allora parlato con Martha Capello, giovane e intraprendente presidentessa dell’AGPC (Associazione

Giovani Produttori Cinematografici). D: Martha, innanzitutto, che cos’è l’AGPC? R: È un’associazione nata da alcuni giovani produttori che hanno deciso di fare gruppo perché la situazione italiana è troppo complicata per affrontarla da soli. Siamo quasi 70 società di produzione, tutte caratterizzate dall’essere micro o piccole imprese che portano avanti progetti a budget ridotto, prevedendo l’utilizzo di diversi canali di finanziamento, anche internazionali. D: Quali sono attualmente le possibilità per le piccole società di accedere ai finanziamenti pubblici? R: In Italia i fondi a cui si può accedere sono principalmente quelli del Mibac, quelli regionali e, per alcune categorie, quelli europei. Per quanto riguarda il Mibac sono cambiate un po’ di cose, anche a causa della crisi economica. Prima i finanziamenti alle opere prime e seconde erano molto più consistenti, nell’ordine di quasi un milione di euro a film, quindi erano Martha Capello poche le società ammesse, più che altro quelle conosciute e ben strutturate. Adesso le cose sono cambiate e il Ministero ha preso una nuova strada, decidendo di finanziare molte più opere, anche di società giovani, concedendo molti meno

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soldi per singolo film. Questo, da una parte, agevola il piccolo produttore che ha un modus operandi molto più dinamico ed è abituato a cercare soluzioni anche all’estero, riuscendo, di fronte a un contributo inferiore, a sviluppare un piano finanziario composto da diverse voci (sponsor, product placement, tax credit, fondi regionali o da recuperare sul territorio, valorizzandolo), quindi molto più sano, dove anche la sua partecipazione diretta ai costi di produzione ha valore. Dall’altra parte, molti produttori della vecchia guardia non sono abituati a queste nuove modalità, tanto che, di fronte a finanziamenti così bassi, si trovano a non riuscire a chiudere il piano finanziario, con la conseguenza che investono meno in opere prime e seconde. Ci sono stati addirittura diversi casi di rinuncia al finanziamento. A mio avviso questo cambiamento crea quella dinamicità che mancava al nostro settore.

Un nuovo modo di fare cinema L’esperienza del 48 ore ci ha insegnato che si possono fare grandi cose anche con pochi soldi. È sorprendente vedere all’opera i ragazzi di una produzione indipendente, in cui viene richiesta una sempre maggiore capacità di multitasking e le differenze tra le varie figure professionali sono sempre meno marcate. È indubbio che il modo di fare cinema stia subendo modificazioni importanti, così come è indubbio che molti addetti ai lavori si pongono in una posizione del tutto critica nei confronti di questo processo di trasformazione. Tempo fa un grande regista italiano, rilasciando un’intervista alle nostre telecamere nel corso di una vecchia edizione del 48 ore, disse che quello che si produce in questo concorso non è cinema, ma qualcosa di diverso, perché è impensabile realizzare un film in 48 ore. Ha ragione Maestro, è impensabile produrre un film in 48 ore, se non altro un film come siamo stati abituati a intenderlo e, soprattutto, com’è abituata a intenderlo la vecchia industria cinematografica. Ma la Fédération Internationale Des Archives du Film (FIAF), nel suo statuto dà la seguente definizione: “per film occorre intendere ogni registrazione di immagini in movimento, eventualmente accompagnate da suoni, su qualsiasi supporto esistente o da inventare”. A mio avviso, se ci sono delle buone idee, non serve molto altro. Mi piacerebbe tornare sull’argomento su uno dei prossimi numeri, quindi vi invito a scrivermi e a farmi sapere cosa ne pensate.

* Dal 2007 ad oggi ha curato le edizioni italiane di “The 48 Hour Film Project”, ai più conosciuto semplicemente come “48 ore”, una competizione internazionale di filmmaking che gli ha dato la possibilità di scoprire e ammirare il talento di centinaia di giovani professionisti della macchina da presa. Per contatti: enrico.ventrice@gmail.com


WEBTELEVISION ▲ ▲ ▲

a cura di Altratv.tv*

Piccole Web Tv crescono: è online il nuovo “Netizen 2012” Che siamo protagonisti di una vera e propria rivoluzione lo dicono i numeri: la percentuale di italiani per i quali la televisione rappresenta l’unica fonte di informazione si è ridotta dal 46,6 al 26,4 % (Fonte: Open Society Foundation, dicembre 2011). E oggi, secondo Cisco, 14 milioni di internauti guardano video in Rete, il 367% in più rispetto a cinque anni fa. Inoltre si stima che nel 2014 più del 90% del traffico IP sarà rappresentato dal video. Una rivoluzione che coinvolge anche la Rete italiana, non ancora matura ma protagonista di scosse di magnitudo sempre più forte. Questi epicentri sismici non sono necessariamanete geolocalizzati nei grandi centri urbani: oggi più che nel passato la via del digitale in Italia passa attraverso centinaia di esperienze di videocomunicazione “dal basso”, realizzate dai Netizen, ovvero dagli Internet Citizen, i cittadini videomaker. E proprio Netizen si chiama la ricerca che da 7 anni fotografa lo stato della Rete videopartecipata e “dal basso”.

Il Team di Europocket Tv

Popolo che cresce Stando al nuovo rapporto annuale, con il 2012 l'esercito dei videomaker italiani creatori di Web Tv ingrossa le sue fila, raggiungendo quota 590 “antenne” distribuite in modo piuttosto omogeneo su tutto il territorio nazionale, con una densità maggiore nel Lazio (102), in Lombardia (85), in Puglia (63) e in Emilia-Romagna (53). Le micro Web Tv sono aumentate in maniera minore rispetto allo scorso anno, registrando una crescita più lieve, intorno al +11% (nel 2011 se ne contavano 533 con un aumento del +52% sull'anno precedente). Ma l'aspetto positivo è che oggi sono decisamente più strutturate e con obiettivi più chiari.

Piccole imprese, crescono Queste web tv italiane iniziano a diventare vere e proprie start up: così questi canali svolgono un ruolo di presidio territoriale sempre più permanente, sostituendo o integrando in modo sinergico l'informazione locale fino a qualche tempo fa a stretto appannaggio delle

Tv locali: informano sulla cronaca e sugli eventi del territorio (lo fa il 33% delle Web Tv), denunciano ciò che non va (il 15% si occupa in modo sistematico di inchieste), creano un filo diretto tra cittadini e istituzioni (il 7% delle Web Tv ha rubriche specifiche, spesso realizzate insieme all'amministrazione locale). E se i finanziamenti legati alla Pubblica Amministrazione diminuiscono, complice una crisi economica e di sistema, migliorano i rapporti: ad oggi il 12% delle Web Tv riceve finanziamenti dalla PA, ma per il 61% c'è riconoscenza e collaborazione tra Web Tv e PA (nello scorso anno il dato era fermo al 34%). Cresce però la parte di business legata alle imprese del territorio, a quel ricco patrimonio rappresentato dalle piccole e medie imprese: si incrementano in modo considerevole i rapporti commerciali e oggi l'80% delle Web Tv intrattiene business realizzando video su commessa (24%) o producendo pubblicità con pre-roll o banner (32%). Diminuiscono le Web Tv che si basano su donazioni o su risorse degli ideatori (il dato aggregato registra il 56% del totale).

Staff essenziali Più business, con squadre più numerose (il 19% ha una squadra composta da 6 a 10 collaboratori) e mature (oltre la metà, il 53%, ha un'età compresa tra i 31 e i 40 anni, solo il 5% sono net-nativi). L’informazione predilige il territorio, comunicando ciò che accade (33%) e valorizzandolo (25%). Si potrebbe proprio dire “piccole Web Tv crescono”: così le antenne nate per caso o per passione si stanno trasformando in vere e proprie realtà imprenditoriali.

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WEBTELEVISION ▲ ▲ ▲

Standard tecnici che migliorano Realtà sempre più strutturate con apparecchiature tecniche professionali (69%), portali aggiornati quotidianamente (53%, erano soltanto 39% nel 2010) e accessi in crescita, in un ecosistema sempre più digitale: aumentano le Web Tv con accessi in una forbice compresa tra i 7.000 e i 10.000 contatti unici mensili (30%, erano soltanto il 20% nell'anno precedente) e con oltre 10.000 (28%). E c'è anche chi inizia timidamente a sperimentare una serialità grazie a Web series (8%). Crescono, inoltre, i canali verticali (oltre un terzo, precisamente il 36%, nello scorso monitoraggio erano il 26%). Gli elementi di novità sono rappresentati dall'adozione dei social network (per 8 canali su

10) e dalla integrazione con le piattaforme di videosharing: tra queste ultime eccelle YouTube, adottata come business partner per il 72% (nell'anno precedente era fermo al 60%) e si segnala Vimeo per l'11% delle Web Tv. L'82% delle antenne è su Facebook, il 46% su Twitter e il 37% ha attivato un account su Foursquare e lo utilizza per fare marketing territoriale Bassa però la misurazione dell'efficacia dei social network: solo il 16% adotta monitoraggi qualitativi della conversazione in Rete. Emerge poi la crescita esponenziale della distribuzione multipiattaforma, che oggi predilige i devices mobili. Per il 14% delle Web Tv i download superano le mille unità, ma addirittura il 63% non effettua una loro tracciabilità.

LA STORIA

A Pordenone la prima "Restaurant Tv" L'idea gli venne nel 2006. Due anni dopo andò online il primo servizio nella prima Web Tv della città. Nacque così Pnbox, dapprima micro web tv cittadina e oggi anche la prima “Restaurant Tv” al mondo. Siamo a Pordenone, e la creatività la fa da padrona. La storia di Francesco Vanin, d'altronde, è tutta incentrata sulle nuove tecnologie e sulla creatività. Il digitale come bene per la collettività: negli studios della sua web tv cittadina ha realizzato un vero e proprio ristorante con prodotti a chilometro zero e con annessa Web Tv. Alle pareti del locale gli schermi irradiano il palinsesto della Web Tv, raccontando la città di Pordenone. Poi c’è un palco per le presentazioni dei libri e in cucina tutti giovani chef provenienti dalla scuola alberghiera. La struttura gli è stata data in concessione dietro un pagamento d’affitto direttamente dal comune di Pordenone, tramite la vittoria di un bando pubblico. «Sono orgoglioso della mia creatura. Nella mia restaurant tv acqua, pane e Internet sono gratuiti.

Per me sono in fondo i beni primari, ed eccco perchè ai miei clienti non faccio pagare questi servizi», ha dichiarato Francesco.

L’INTERVISTA

Incompiuti d'Italia Sul web si moltiplicano le storie di malaffare, di abuso, spesso recensite e geolocalizzate. È il caso di Alterazioni Video, un collettivo di cinque artisti che ha messo in rete Incompiutosiciliano.org, una mappa delle opere mai terminate made in Italy. «Recuperare gli ecomostri lasciati a metà e trasformarli in opere d'arte, questa è la filosofia del collettivo», precisa il fondatore Andrea Masu. Da nord a sud il progetto ha contato più di 500 tra edifici-scheletri, cantieri non ultimati e viadotti sospesi. D. Come nasce il progetto Incompiuto Siciliano? R. Insieme a Claudia D'Aita ed Enrico Sgarbi abbiamo iniziato circa cinque anni fa la ricerca sul campo in Sicilia. Ci siamo imbattuti nelle prime opere incompiute a Giarre, in provincia di Catania. Alla fine del giro, in una sola giornata, ne abbiamo contate 9, tutte nel territorio di in un solo comune con poco più di 26.000 abitanti. Il database è online su www.incompiutosiciliano.org, il primo osservatorio sul fenomeno dell'incompiuto in Italia. Oggi è possibile per chiunque pubblicare la propria segnalazioni, creando una scheda nuova per ogni opera. Un'archivio partecipato unico nel suo genere che restituisce in tempo reale uno spaccato sulla storia recente di questo Paese. D. L'incompiuto più scandaloso? R. Sicuramente la diga di Blufi in provincia di Palermo è quella che ci ha lasciato più sbigottiti. Uno degli invasi più grandi d'Europa si presenta come una surreale pista in cemento pronta per l'atterraggio di

astronavi spaziali; li dove era prevista l'acqua da utilizzare come riserva per l'acquedotto palermitano, fanno capolino pecore e capre al pascolo.

* Giampaolo Colletti è il fondatore di Altratv.tv. Collabora anche con Nova24, l’inserto tecnologico del quotidiano economico Il Sole 24 Ore. Per contatti: info@altratv.tv

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WEBRADIO ▲ ▲ ▲

a cura di RadUni - Ustation*

Unica Radio: dalla Sardegna con passione e innovazione Unica Radio, la web radio degli studenti universitari di Cagliari, nasce l’8 ottobre 2007 dall’idea di Domenico Sanna (studente di Filosofia dell’Ateneo cagliaritano), di Roberto Ibba (rappresentante degli studenti universitari) e di Carlo Pahler (studente di ingegneria), con l’intento di creare un mezzo di comunicazione che potesse dare voce agli studenti, dando loro la possibilità di confrontarsi, conoscersi e sperimentare, ricalcando il filone delle prime radio libere. Abbiamo allora incontrato Carlo Pahler, coordinatore station manager di Unica e con lui abbiamo scambiato alcune battute sulla loro esperienza di organizzazione e gestione.

Carlo Pahler

D. Ci racconti i passaggi salienti della vostra storia? R. Nei primi anni di vita la radio viene ospitata presso gli uffici di un nostro amico dal momento che l’ateneo non aveva sedi libere. All’interno di una piccola stanza iniziamo a trasmettere via Internet. Nel 2008 abbiamo deciso di costituirci in associazione e grazie alla partnership con la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, abbiamo avuto una nuova sede, più grande. Non ci fermiamo solo alla radio: in questi anni abbiamo deciso di creare una Web Tv. Infatti, abbiamo iniziato ad acquistare la strumentazione necessaria, tra cui due telecamere professionali Sony FX1 e Z1, microfoni panoramici e Tricaster Studio della NewTek. I lavori sono ancora in progress ma a breve contiamo di acquistare altra strumentazione per poter dare vita anche a questo progetto. Il nostro lavoro è stato anche premiato: nel 2010 abbiamo trionfato nella categoria “No profit Italia” nel concorso European Podcast Award. D. La vostra mission? R. Unica Radio è una radio per gli studenti fatta dagli studenti, che ha tra i suoi intenti quello di creare uno spazio comunicativo, in modo da consentire agli stessi di informarsi, esprimersi, confrontarsi e riflet-

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tere su temi di interesse comune, e allo stesso tempo stimolare la socializzazione e la partecipazione attiva alla vita dell’ateneo, rafforzando il senso di appartenenza a una più vivace comunità universitaria. D. Qual è la vostra dotazione tecnica? R. Da un punto di vista tecnico abbiamo deciso di duplicare la postazione di editing in modo tale da avere la medesima strumentazione presente in diretta così da poter far esercitare gli studenti e, qualora si dovessero realizzare delle produzioni registrate avere le stesse caratteristiche audio, timbro e qualitative della diretta.

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A lot more broadcasting for a lot less money DIGITAL MIXING CONSOLE

Progettato come soluzione flessibile per la radiodiffusione e la produzione, OnAir 1500 combina una superficie di controllo intuitiva con I/O adattabili ad ogni esigenza, fornendo una console digitale con il massimo rapporto qualità prezzo.

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WEBRADIO ▲ ▲ ▲ Come software regia abbiamo scelto Mbstudio Pro dopo vari test su altri programmi gratuiti o a basso costo tra cui Zara Radio, DjSelector e SAM Broadcasting. Si è deciso di usare Mbstudio Pro per un ottimo rapporto qualità-prezzo/prestazioni. È una regia che gestisce un gran numero di automatismi dall'encoder audio per lo streaming, alla pubblicazione su internet, mail, sms, richieste musicali, podcast, in modo preciso. Una regia affidabile e stabile è necessaria per un’emittente.

Al lavoro in redazione

D. Dicci dell’organizzazione. R. Settoriale: ogni partecipante ricopre un ruolo ben preciso e utile al raggiungimento dello scopo comune. Lo staff è composto da una decina di persone che collaborano in modo continuativo e dai ragazzi che trascorrono il loro periodo di tirocinio. Abbiamo una redazione giornalistica, l'area musica e programmi e una validissima area tecnica che contribuisce a farci considerare una delle web radio studentesche più tecnologiche e all’avanguardia. D. Sviluppi futuri? R. In breve tempo faremo una app anche per Iphone. Attualmente sul market Android è presente solo l’app di Unica Radio per questo sistema operativo open source. La nostra qualità audio varia dai 64 AAC+ a 192K in mp3. Vorremo sperimentare il formato OGG e mettere in piedi sul nostro server di streaming audio, presente all’interno della radio, un transcoder audio-video multi formato. Lo studio di Unica Radio

Abbiamo di recente concordato con l’ateneo e il nostro ente per il diritto allo studio, la possibilità di trasmettere in modo continuativo e costante la radio all’interno dei locali e della mensa. Pubblicheremo sul nostro sito la possibilità di poter vedere i nostri studi via streaming video in tempo reale. Qui la pagina test dove ogni fotogramma viene aggiornato ogni 5 secondi: www.unicaradio.it/webcam D. Il futuro delle radio universitarie in Italia? R. Credo che sia lo stesso di tutte le radio ovvero quello di evolversi su altri mezzi che non saranno di certo quelli dell’FM per natura limitata ed elitaria. (Intervista curata da Tiziana Cavallo)

M2U Su M2O la radio giovane del gruppo L'Espresso ogni mattina dalle 7 alle 8 va in onda M2U - M2O University un programma a cura delle radio associate a RadUni per raccontare le proprie universita' e la vita studentesca. Per ascoltare i podcast: www.m2o.it sezione reloaded

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a cura di Piero Rigolone*

On Air, On Line... ...purché On! Nella storia dei mass media avviene una sorta di selezione naturale che raramente li estingue, ma spesso ne trasforma le modalità di produzione, fruizione e i modelli di business. La radio è il mezzo che ha mostrato la maggiore capacità di adattamento ai contesti e alle tecnologie che li hanno determinati o supportati. Considerati, poi, la flessibilità e l’economia della sua offerta di servizi pubblicitari, potremmo affermare che la radio si è sempre adattata agevolmente anche ai mercati in cui ha operato. D’altronde, mercati, fruitori e tecnologie sono strettamente connessi. Alla base della radio c’è la trasmissione di un messaggio sonoro “da uno a molti”, contemporaneamente. La fruizione della radio non richiede tempo esclusivo e questa è la caratteristica che resta immutata e la mette al riparo dai mezzi concorrenti. Ai principi di cui sopra, e all’uso tradizionale della radio, si possono aggiungere molteplici servizi ausiliari, che arrivino a comprendere la comunicazione “da uno a uno”, l’ascolto dei contenuti sonori in differita, l’interazione. È interessante notare, comunque, che tutti questi servizi ausiliari non sono indispensabili per fruire il servizio principale della radio, e che terminali di ascolto sono, potenzialmente, tutti i dispositivi elettronici connessi a

una rete dati. Quanto sopra dimostra che è imprudente fare previsioni sulla possibile estinzione del mezzo radio, cercando similitudini con mezzi analogici del passato come i dischi in vinile, o con sistemi oggi rivoluzionati, come la filiera della produzione e distribuzione delle opere musicali. Ad esempio, non ci sono più i dischi e le case discografiche funzionano diversamente, ma nuovi musicisti continuano ad emergere e noi continuiamo a fruire dei loro messaggi, se li riteniamo validi. Così, potranno anche scomparire le


R A D I O W O R L D I TA L I A ▲ ▲ ▲ autoradio analogiche dalle automobili, ma se un’emittente è valida, se il suo servizio è utile all’ascoltatore, egli la cercherà in mezzo ad una più estesa offerta di canali digitali.

Radio che cambia A tracciare un quadro sulla radio di oggi e su alcune tecnologie già utilizzabili, ha provveduto, sul finire del 2011, il bel convegno “La Radio che cambia”, nell’ambito del Prix Italia. Ci si è, paradossalmente, ritrovati nel salone che ospita il Museo della Radio di Torino, tra le teche ricche di valvole e antichi ricevitori, a parlare di tecnologie per il presente e il futuro digitale del mezzo. Alcuni aspetti hanno differenziato questo convegno da quelli che, negli anni, si sono proposti di fare il punto sulla trasmissione DAB, i suoi problemi di attuazione e le sue opportunità. Nel convegno “La Radio che cambia”, innanzitutto, si è parlato di radio digitale in senso lato, a partire da quella veicolata su Internet e, più in generale, su reti IP, indipendentemente dal supporto fisico. Sono state trattate anche le tecnologie “ibride”, come quella di Radio DNS, che già oggi è in grado di aggiungere valore al programma analogico lineare, collegando ad esso dei contenuti multimediali attinti dal Web. Notevoli, poi, sono stati il profilo e l’apertura internazionale dell’evento, cui hanno preso parte anche i rappresentanti di alcune emittenti estere che si stanno confrontando con un quadro della radiofonia digitale diverso da quello italiano e differente di Paese in Paese. Il convegno è stato aperto dai saluti di Giovanna Milella, Segretario Generale Prix Italia e di Eva Hamilton, Presidente Prix Italia. Bruno Socillo, direttore di Radio Rai, è partito dalla considerazione che la radio è scissa dal mezzo fisico, a differenza della TV e altri mezzi tradizionali. Radio Rai ha affrontato le nuove sfide prendendo atto che realtà come podcast, streaming e smartphone sono oggi la norma per un numero significativo di utenti. In particolare, i programmi radiofonici trasmessi in FM e poi resi disponibili in podcast, hanno dato luogo a 20 milioni di download nel primo trimestre 2011, con Radio2 che ha i migliori riscontri sul podcast. Radio1 ha avuto oltre due milioni di download e Radio3 un milione circa. Le Webradio Rai, canali “Web-only” affiancati a quelli che effettuano il simulcast dell’FM e della Filodiffusione, contano su oltre 200.000 contatti al giorno. Pur rappresentando una cifra limitata rispetto all’ascolto FM, i dati sono interessanti per le caratteristiche del target servito.

Webradio Le Webradio, che attualmente sono una novità, in prospettiva potrebbero diventare utili per veicolare contenuti di servizio pubblico, che attualmente si incastrano con difficoltà nel normale flusso di intrattenimento delle reti generaliste. Le Webradio Rai possono anche essere considerate l’embrione di eventuali canali audio prossimamente diffusi in DAB, in aggiunta a quelli attualmente presenti in FM. Secondo Socillo, però, il mercato pubblicitario pare non avere ancora compreso il valore di questi mezzi, che peraltro sono a target, e un’altra difficoltà sarebbe rappresentata dalla miopia del mondo politico, in ritardo storico nel sostenere lo sviluppo della banda larga e del Wi-Fi in Italia, sistemi di comunicazione che avrebbero come conseguenza uno sviluppo economico e culturale.

On air Stefano Ciccotti di Rai Way ha riepilogato i passaggi, già noti agli operatori italiani, attraversati dalla tecnologia DAB e dalle sue evoluzioni DAB+ e DMB, sin dal periodo delle freddezza e della frammentazione da parte degli editori. Negli ultimi quattro anni si è assistito a un maggiore impegno e un aiuto è arrivato anche dalla tecnologia, dunque il percorso per la radio digitale è ormai avviato e riscuote interesse da parte di tutti i soggetti coinvolti, grazie all’ARD –Associazione per la Radio Digitale. In essa, Aeranti Corallo, che rappresenta la maggioranza delle emittenti locali, ha giocato un ruolo chiave.

Ora, gli oltre 1000 soggetti che hanno i requisiti per trasmettere via DAB+ o DMB, hanno ancora due ostacoli da superare: la disponibilità di frequenze, “contese” dalle emittenti TV e divenute di crescente interesse anche per le compagnie telefoniche, e la concorrenza delle compagnie telefoniche stesse. Infatti, quando la capacità di trasporto IP delle compagnie telefoniche aumentasse ulteriormente, esse potrebbero prestarsi per veicolare programmi radio a condizioni più convenienti delle attuali, per gli ascoltatori. La differenza sostanziale – spunto interessante – è che il servizio pubblico deve essere gratuito, mentre quello offerto dalle compagnie telefoniche è, giocoforza, condizionato. La radio su Internet (o, meglio, su IP), dunque, completa ma non sostituisce quella FM (e, in prospettiva, DAB). L’impegno di Rai Way è garantire la fruibilità comunque non condizionata.

Banda larga Albino Pedroia e Augusto Preta, di IT Media Consulting, hanno spiegato che la banda larga è cruciale anche e soprattutto per il mercato musicale in mobilità, accennando al fatto che gli investimenti pubblicitari sulla TV generalista sono calati e si stanno spostando sulla TV digitale (intendendo probabilmente, con ciò, la TV tematica o “multicanale” n.d.r.). Quando la radio cresceva in modo fisiologico, cresceva come il Web, ma non sentiva la necessità di cambiare. Ora, potrebbe accadere che gli investimenti pubblicitari sulla radio si riducano come è avvenuto per la Tv, ed ecco che diventa utile parlare di radio digitale.

Non solo broadcaster Una nota riguarda gli aggregatori di contenuti che, nell’opinione dei relatori, potrebbero sostituire i broadcaster. Un flusso radio, tuttavia, ha caratteristiche di coerenza interna e coinvolgimento emotivo dell’utente, sui programmi in diretta soprattutto, che difficilmente possono essere ricreati dall’aggregazione di contenuti prodotti in modo distinto da soggetti diversi. L’Italia non è però ultima, sul fronte della radio digitale. La Francia non ha fatto ancora nulla. La Gran Bretagna, più avanti in generale, non ha curato l’ascolto in auto e una minima parte delle autoradio può ricevere il DAB, mentre la Germania è stata più accorta. Negli Stati Uniti, Sirius XM offre, per 13 dollari al mese, l’abbonamento a quasi tutti i programmi, che sono originali e prodotti dall’operatore stesso. A fine Giugno 2011, gli abbonati erano 21 milioni. Tim Davie, direttore Audio e Musica BBC, ha ribadito la necessità che la trasmissione non sia ad accesso condizionato. Le auto sono il punto critico: se non si raggiungono quelle, la radio digitale non ha senso. I perni del successo per la radio digitale sono: forte copertura e contenuto esclusivo. Altrimenti, perché l’ascoltatore dovrebbe cercare sulla radio digitale quel che trova già sui canali tradizionali? L’interattività, collegata alla fruizione del programma lineare, può essere interessante svilupparla per i programmi a cui gli ascoltatori si affezionano (un sito con slide che scorrono orizzontalmente, ad esempio, offre la percezione di navigare in un flusso). È opportuno non visualizzare del contenuto addizionale per tutto quel che viene programmato in radio, ma solo per quel che merita. Ad esempio, no alla webcam che riprende 24 ore su 24 lo studio, sì alla ripresa del dj che sta facendo una maratona in diretta per una raccolta di fondi da dare in beneficenza. Altro spunto interessante di Tim Davie è stata la richiesta di mettere ordi-

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R A D I O W O R L D I TA L I A ▲ ▲ ▲ Anche la semplicità del mezzo radio viene in parte conservata quando si parla di applicazioni con interattività “di base”. Nel dominio digitale, ancor più che in quello analogico, poi, conta il fatto che il mezzo è a target. A parte i limiti oggettivi ancora presenti per la diffusione della tecnologia DAB e il “rischio” che i collegamenti IP su reti telefoniche mobili completino la copertura prima che siano pronte le reti DAB, restano ancora da esplorare i modelli di business e il reale interesse all’interazione da parte di un ascoltatore di radio. ne nel marketing delle radio riceventi, e avere un player (anche quello software, che si apre nei siti Web) disegnato in modo uguale per tutte le radio. Esso, può anche integrarsi in modo standard negli smartphone.

Radio DNS... and more Abbiamo già accennato a Radio DNS, che sfrutta i codici identificativi inviati nella sottoportante RDS delle trasmissioni FM analogiche per creare, mediante il software del ricevitore, il collegamento a contenuti multimediali che permettano l’interazione, senza perdere di vista la fruizione sincrona e il relativo coinvolgimento emotivo dell’ascoltatore, tipici del flusso radio. James Cridland, Segretario di Radio DNS nel Regno Unito, ha parlato di questo progetto come di un modo per non “disperdere la radio” nel mare delle comunicazioni Web. Giuseppe Braccini, Responsabile Progetto Radio Digitale di Rai Way, ha aggiunto che oltre ad offrire un accesso incondizionato ai programmi radio digitali, considerata l’impossibilità di veicolare ulteriori flussi audio, si intende arricchire quelli esistenti con contenuti visuali e interattivi: Digital Slide Show, dati di pubblica utilità, come l’infomobilità, interattività locale sul ricevitore (l’applicazione più semplice è il trasporto del servizio Televideo). L’interattività della radio è limitata, non paragonabile a quella che già attualmente hanno gli smartphone ma, siccome i terminali digitali per radio e Web coincidono, i dati associati al programma radio possono creare un link con i contenuti Web “puri”, attraverso il software stesso dello smartphone (evoluzione del principio spiegato per Radio DNS). Candido Peterlini, direttore del Product Concept Infotainment di Fiat Group, ha parlato di infotainment a bordo dell’auto: radio, contenuto “time shifted”, audio e applicazioni collegate agli smartphone. La radio locale può essere di aiuto agli automobilisti nel contesto cittadino, ad esempio offrendo informazioni dettagliate sui parcheggi, e i social network si possono integrare con l’auto per comunicare ai passeggeri, durante il viaggio, dove siano le persone che loro conoscono. Se è vero che il sintonizzatore digitale per auto, al momento, costa 10 volte tanto quello analogico, e solo il 5% delle auto ne è dotato, si dovrebbe arrivare al 30% nel 2015 e, comunque, dal 2012 verranno installate le prime radio DAB nelle auto Fiat, come optional. Se c’è domanda, diventeranno di serie al momento opportuno. Alti relatori hanno illustrato, nei loro interventi, i punti di vista e le esperienze di Radio France Internationale (dati associati ai programmi), EBU – Unione Europea di Radiodiffusione (l’analisi e le proposte), Pure (produttore di ricevitori radio digitali, recentemente apparsi anche sul mercato italiano dell’elettronica di consumo), CRA – Commercial Radio Australia. È stato anche presentato il rapporto sulla Radio Digitale Terrestre in Francia, realizzato su incarico del Primo Ministro francese.

Memoria online Andrea Borgnino, Responsabile Progetto Archivi Audioteca Rai e Webradio (già Project Manager di EBU New Radio) ha moderato la parte di convegno dedicata alle esperienze ed Enrico Pagliarini, Giornalista e conduttore del Programma “2024” di Radio 24, ha moderato la tavola rotonda sulle prospettive della radio digitale. In sostanza, vengono ribadite la vitalità, la flessibilità, la capacità evocativa del mezzo radio. Le caratteristiche tipiche del mezzo radio, dunque, possono essere trasposte sui contenuti associati al flusso sonoro e sulla relativa possibilità di fruizione.

Suoni e soldi Resta anche da valutare la sostenibilità e profittabilità economica dei numerosi canali su cui si “polverizzerebbero” ascolto e investimenti pubblicitari. Ci si trova, infatti, davanti a una moltiplicazione dei canali o, almeno, a un aggravio di impegno per la produzione dei contenuti associati all’audio, che richiedono ulteriori risorse a parità di “torta complessiva” degli investimenti pubblicitari e di TSL degli ascoltatori. Il modello “pay” pare funzionare in USA, ma in Europa non è ancora stato sviluppato, per la radio. Né l’automazione dei processi, utile a contenere i costi, può giovare, in particolare per i contenuti sonori, in quanto essi devono avere il valore aggiunto “umano” e/o quello della diretta, per battere con sicurezza le forme di ascolto di contenuti auto-selezionati (vedi Pandora, Last.fm ecc.). Fatto salvo che il principio della radio, che occupa il solo senso dell’udito, è intramontabile, la soluzione sembrerebbe, al momento, quella di mantenere per la radio un modello broadcast “da uno a molti”, con un numero relativamente limitato di canali e una interazione di base che occupi poco l’ascoltatore. Egli ha comunque, sempre, la facoltà di staccarsi dall’attività che sta svolgendo mentre ascolta la radio digitale e, sfruttando a questo punto la piattaforma IP disponibile nel suo ricevitore, avviare una “navigazione” e una interazione che sono esperienze tipiche del Web e dei social network, ma con un punto di partenza collegato al segmento sonoro trasmesso in radio. Un palinsesto radiofonico che diventa una sorta di motore di ricerca “propositivo”. L’anello cruciale sarebbe, dunque, il collegamento sincrono dei contenuti “extra” al flusso radio, come il flusso radio è, in fondo, collegato in modo sincrono allo scorrere del tempo e degli eventi nel mondo reale. Principi come quello di Radio DNS, pertanto, rappresentano una chiave importante anche nella transizione verso la radio “totalmente” digitale e permettono già oggi, agli editori di radio “analogiche”, di aggiungere contenuti alla loro traccia sonora, e incominciare a confrontarsi con le reazioni degli ascoltatori e degli inserzionisti pubblicitari. Nelle prossime puntate della rubrica Radio Word Italia proveremo a sondare, tra l’altro, le azioni che le emittenti radio italiane hanno già intrapreso nello scenario sopra descritto, e i riscontri sin qui ottenuti.

*Piero Rigolone da fine anni ’80 opera nel settore della comunicazione, in particolare quella radiofonica, ed è docente in master e corsi universitari sui media. Ha fondato Bitradio, società di servizi per la radiofonia. Contatti: bitaradio@bitradio.it

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a cura dell’Ing. Davide Moro*

Diversamente migliore. Digitalmente migliore Uno dei passi avanti che può consentire la tecnologia è aiutare a superare le difficoltà di accesso che alcune persone possono trovarsi a sperimentare. “Includere” - è questa la parola magica. Il vero progresso, quando c'è, è per tutti. Nessuno escluso. Vi accompagniamo in un viaggio lungo le frontiere delle più recenti tecnologie per darvi un’idea di cosa potrebbe facilmente consentire la televisione digitale. E come invece alcuni si stiano occupando d’altro. Il primo televisore dotato di Una Tv per “segnanti”... Televideo fece il suo ingresso a casa mia quasi trent’anni fa. Erano gli anni del Commodore 64, e quasi tutti i computer si dovevano collegare al televisore di casa. Quando dal tubo catodico sparivano le immagini, e lasciavano posto alla pagina 100 con le letterine di tutti i colori, sembrava che il televisore fosse a un passo dal fare a meno del computer. Una delle pagine più affascinanti, che provai subito dopo la 101 (Ultim’ora) e la 504 (Stasera in onda), era la pagina 777. Ne sentivo parlare da un po’, le annunciatrici informavano compìte che quel dato programma poteva condurre in una dimensione percettiva nuova, per certi aspetti rivoluzionaria. L’analogico stava aprendo un tenue spiraglio a qualcosa di digitale, e lo faceva portando in dote uno strumento prezioso per avvicinare molte persone ad una migliore comprensione di quanto proponeva il teleschermo. Non mi riferisco solamente ai sordi (v. nota 1), che sicuramente erano i primi destinatari del progetto dei sottotitoli. Anche le persone con difficoltà cognitive, o semplicemente un po’ avanti negli anni, o comunque con i riflessi un po’ rallentati, trovarono utile quella forma di stenografia in diretta che ripeteva e riassumeva il succo di quanto stava accadendo. Vennero poi le audiodescrizioni di quanto si stava svolgendo sullo schermo, trasmesse via radio e pensate soprattutto per consentire ai ciechi di seguire il percorso narrativo. La televisione analogica, imbrigliata nei propri standard, stava collaborando al massimo delle proprie possibilità (v. nota 2), ed era difficile ottenere di più. Ma il digitale poteva aprire possibilità completamente nuove. Con la modalità di trasmissione digitale vengono trasmessi solamente dati. Le immagini, i suoni, i colori, e anche i sottotitoli, sono convertiti in dati e vengono trasportati nel medesimo flusso di informazioni. Non solo: per mostrarci il contenuto di nostro interesse, il ricevitore identifica tutti gli elementi video, audio e dati contenuti nel flusso sintonizzato, e ci mostra (o ci fa ascoltare) solo quello che abbiamo

selezionato. In sostanza, riceve tutto e applica un filtro per eliminare quello che non ci interessa. Se ampliamo il filtro, è tutto già disponibile e pronto per essere utilizzato. Sounds good.

Sottotitoli Iniziamo con qualche domanda. La sottotitolatura di un contenuto, o di una percentuale dei contenuti trasmessi, è un obbligo di legge o una scelta volontaria? È vero che ce lo impone una legge europea? E chi sarebbero i soggetti tenuti ad adeguarsi? Andiamo con ordine. In Italia la sottotitolatura non è obbligatoria. Va però segnalato che l’art. 7 della Direttiva 2010/13/UE del Parlamento europeo del 10 marzo 2010 – “Direttiva sui servizi di media audiovisivi”, sostiene che la sottotitolatura dei programmi televisivi è “incoraggiata” dalla Comunità Europea, per tramite degli Stati membri, per garantire che i servizi di media “diventino gradualmente accessibili per le persone con disabilità visiva o uditiva”. In particolare, nel Regno Unito ed in altri Paesi del Nord Europa, storicamente caratterizzati da una sensibilità all’avanguardia per le persone in difficoltà, sono già attive leggi che rendono obbligatoria la pubblicazione dei sottotitoli nelle principali reti televisive. Il report forse più completo sullo stato della sottotitolatura nei diversi Paesi dell’Unione Europea può essere ottenuto dal sito dell’EFHOH (European

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densare, ovviamente, “dettando” inoltre le punteggiature. Un altro operatore in una cabina accanto verificherà ortografia e punteggiatura, e rilascerà i sottotitoli per la messa in onda. Capite bene come, per quanto questi operatori siano bravi e veloci, lo stesso processo di creazione ed inserimento dei sottotitoli comporta un ritardo di alcuni secondi fra l’istante in cui viene terminata la pronuncia di una frase nel contenuto originale e l’istante in cui il corrispondente sottotitolo appare. Se poi pensate ad un qualsiasi talk-show politico con il consueto accapigliamento verbale dei presenti, potete comprendere come fare il “respeaker” non sia un lavoro alla portata di tutti. Esistono però sistemi che consentono di fare a meno di questa figura. Siamo alle frontiere più avanzate della tecnologia di riconoscimento vocale, e per fortuna rimaniamo in Italia. Esistono sistemi basati su complessi algoritmi di riconoscimento del parlato che, indipendentemente dalla voce, dal tono e dalle inflessioni di chi parla, sono in grado di trascrivere quanto è stato appena pronunciato. L’accuratezza supera di slancio il 90%, ma grazie al successivo operatore che rivede la trascrizione l’accuratezza complessiva può arrivare al 100%, con latenze paragonabili o inferiori al respeaking. Si potrebbe però fare anche di meglio. Le latenze introdotte dal sistema di sottotitolatura “live” sono dell’ordine di alcuni secondi. Da tre a sei, potremmo dire. I contenuti registrati, se processati prima della messsa in onda, possono invece essere perfettamente sincronizzati. Sarebbe così impensabile collocare il sistema di inserimento dei sottotitoli accanto allo studio dove viene prodotto il contenuto “live” e ritardare la messa in onda di un talk show di cinque secondi? Il sistema di sottotitolatura avrebbe tutto il tempo di assolvere egregiamente al proprio compito, e i sottotitoli verrebbero quindi inseriti dalla messa in onda nel contenuto da trasmettere, in perfetto sincronismo con il video che li ha “aspettati” per ben cinque secondi. Non è applicabile ad eventi sportivi in diretta (a meno di non concedere cinque secondi di vantaggio sul goal ai nostri concorrenti...), ma praticamente a tutto il resto della programmazione lo è. Per la sottotitolatura di contenuti in archivio, si stanno affacciando al mercato soluzioni di workflow management che permettono di creare automaticamente ed inserire nei contenuti stessi i sottotitoli del caso, conservandoli in modo duraturo. Con queste nuove frontiere, è ragionevole pensare che il costo complessivo della sottotitolatura (inclusi gli oneri per l’organizzazione del servizio) scenda a livelli tali da non poter essere più utilizzato come giustificazione per la scarsa diffusione degli stessi. Basterebbe davvero poco per fare un salto di qualità enorme. E attenzione: i sottotitoli non servono necessariamente solo alle persone con specifiche difficoltà: ulteriori benefici sono il miglioramento della comprensione per le persone anziane, il supporto alla comprensione della seconda lingua (straniera per italiani e italiana per stranieri: con il digitale i sottotitoli possono essere in varie lingue, come pure le colonne sonore, esattamente come nei DVD), il miglioramento delle capacità di lettura dei bambini normodotati, la possibilità di comprendere ciò che viene detto guardando programmi televisivi in posti pubblici come sale d’attesa, aeroporti, bar e palestre. ... o una Tv per “oralisti”?

Federation of Hard of Hearing People), da cercare all’indirizzo www.efhoh.org. Apparentemente l’Italia, con il suo 60 per cento di programmi sottotitolati sulle reti pubbliche (con obiettivo 70 per cento per il 2011), pur lontanissima dal 99,25 di BBC 1 e 2, per una volta non occupa le ultime posizioni nelle classifiche di merito dell’Unione. Peccato che il dato citato nel report non sia frutto di rilievi sulla programmazione effettiva. Come la cifra troppo rotonda (virgola zero zero) suggerisce, il valore del 60 o del 70 per cento corrisponde invece ad un obiettivo stabilito in sede regolamentare, precisamente nel Contratto di Servizio Rai/Stato. Per altri paesi sono invece riportate le percentuali reali, con due decimali. In ogni caso: l’obiettivo è stato raggiunto? Un articolo di Enrico Paoli apparso il 30 dicembre 2011 su “Libero” (v. nota 3), con toni un po’ coloriti raffredda i possibili entusiasmi. Vi si legge, fra l’altro: “La Rai, in realtà, (….) negli ultimi anni ha sottotitolato solo il 30% dei programmi, a fronte di un obbligo del 60% che deve andare a salire. Un’asticella, quella del 60%, «estremamente difficile da applicare», come aveva sottolineato l’allora direttore generale della Rai, Mauro Masi, in occasione dell’audizione in commissione di vigilanza del 10 marzo dell’anno scorso”. Se ciò fosse confermato, dovremmo amaramente constatare come il settore pubblico stia contraddicendo gli impegni che ha preso con se stesso.

Ma è così difficile “fare” i sottotitoli? In realtà la difficoltà ci sfugge. Nell’era in cui tutto, anche le produzioni, vengono interamente realizzate in digitale, per i programmi registrati i sottotitoli potrebbero essere agevolmente inseriti come metadati nel file del contenuto stesso, e conservati per sempre senza alcuna fatica. Secondo alcune fonti, la sottotitolatura comporterebbe un impegno aggiuntivo inferiore all’1% del costo complessivo di produzione, ma a nostro parere le tecnologie più attuali consentono di operare con costi molto inferiori. Con il vantaggio che i sottotitoli avrebbero la medesima vita utile del contenuto, essendo inglobati nello stesso. Per le produzioni dal vivo, fra cui i telegiornali, la tecnica più frequentemente utilizzata prevede il cosiddetto “respeaking”: un operatore altamente professionalizzato si pone davanti al video, osserva lo svolgimento del programma e ascolta i dialoghi ed i rumori di scena. Davanti a se ha un microfono, nel quale detta in tempo reale ad un computer il contenuto dei sottotitoli. Detta così è semplicissima, ma provate a condensare in cinque parole una frase di venti e pronunciarla intanto che ascoltate la frase successiva. Che dovrete poi conF E B B R A I O / M A R Z O

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O S S E R VATO R I O S W I TC H O F F ▲ ▲ ▲ ni e la corrispondenza tra l’istante in cui i sottotitoli venivano letti e l’azione corrispondente che si svolgeva sullo schermo. Ridurre la velocità di riproduzione di un contenuto trasmesso in forma digitale è molto semplice: non si fa assolutamente nulla lato trasmettitore, la catena di messa in onda non viene minimamente coinvolta. È sufficiente implementare questa funzione in un normale decoder, aggiungendo un po’ di memoria per consentire l’accumulo dei dati che verrebbero così riprodotti ad una velocità minore di quella con cui vengono ricevuti. Dieci euro a decoder, e sarebbe fatta.

Enhanced Audio Description

Grafico della sequenza di visione a velocità rallentata. Immagine per gentile concessione dell’Universitat Autonoma de Barcelona

A velocità ridotta La televisione di oggi è fatta di ritmi veloci, frenetici, coinvolgenti. A volte fin troppo. Può capitare che le persone più anziane o con difficoltà cognitive possano far fatica a seguire lo svolgimento delle azioni. Anche i dialoghi possono essere a volte troppo veloci per i non madrelingua, e a causa del ritmo incalzante, anche il tempo per cui appaiono i sottotitoli può essere troppo ridotto. La velocità dei sottotitoli può costituire un problema anche per le persone colpite da dislessia. Questi gruppi di ascoltatori potrebbero trarre beneficio da un piccolo “trucco” che con la televisione analogica non sarebbe stato nemmeno pensabile, ma che con il digitale è un piccolo uovo di Colombo. Universitat Autonoma de Barcelona, Institut fuer Rundfunktechnik e TV Catalunya hanno studiato la possibilità di ridurre la velocità di riproduzione dei contenuti allo scopo di migliorare la comprensibilità dei programmi televisivi. Secondo questa tecnica, la riproduzione del video viene rallentata in modo uniforme lungo l’intera durata dello stesso, e la colonna sonora viene processata nel tempo per rimanere in sincrono, e in frequenza per conservare un suono naturale e realistico, eliminando l’effetto “disco a 45 giri suonato a 33 giri”. Questi interventi comportano che la durata complessiva di riproduzione venga incrementata di un fattore corrispondente alla riduzione di velocità applicata. Entro limiti ragionevoli i movimenti appaiono naturali, e grazie alla correzione in frequenza, i dialoghi, i brani musicali ed i rumori di fondo conservano la propria impronta originale. I risultati dei diversi test condotti dai vari organismi di ricerca hanno mostrato in modo evidente come la riduzione della velocità di riproduzione possa avere un effetto positivo sia sulla percezione visuale delle scene, sia sulla comprensione delle stesse. Per questi test sono stati selezionati contenuti che tipicamente presentano difficoltà per le persone con difficoltà cognitive, come ad esempio talk show, programmi sportivi e programmi di divulgazione scientifica. I risultati dei vari test hanno anche evidenziato che un’eccessiva riduzione della velocità di riproduzione produce un senso di fastidio in una quantità di persone molto superiore a quelle che possono trarre beneficio da una riduzione di velocità così marcata. I migliori risultati si sono ottenuti con velocità di riduzione comprese tra l’80% ed il 90% dell’originale. Durante i test condotti, un sistema automatico rilevava il movimento delle pupille delle persone che osservavano le scene sul teleschermo. Ricostruendo la successione dei punti su cui si soffermava l’attenzione degli ascoltatori (vedi grafica in alto), è stato possibile riscontrare oggettivamente la maggiore capacità di seguire lo sviluppo delle azio-

Le audio descrizioni sono tracce audio addizionali composte dalla narrazione di quanto avviene sulla scena, pensate per le persone con difficoltà visive. Il sistema di Enhanced Audio Description è uno dei risultati più incisivi a cui è pervenuto il consorzio DTV4All (Nota: il copyright DTV4All Project è della Universitat Autonoma de Barcelona) composto da diverse università e broadcasters europei. Il consorzio ha focalizzato i propri studi su tre possibili modalità per le audio descrizioni. Il modello Live Streaming Internet TV ed il modello Podcast sfruttano integralmente la rete internet per veicolare i contenuti all’ascoltatore attraverso tecniche di web streaming e si differenziano principalmente per la modalità lineare (live streaming) oppure nonlineare (podcast). Il modello più interessante dal nostro punto di vista è però il terzo, che prevede la trasmissione simultanea dei contenuti standard e dei contenuti di audio descrizione attraverso la medesima catena di broadcasting. È una modalità estremamente flessibile ed è stata pensata per le famiglie o per le piccole comunità, al cui interno una o più persone possono avere benefici dall’audio descrizione, mentre le altre potrebbero preferire un modello di fruizione convenzionale. Rispetto al modello comunemente utilizzato di audio descrizione, che prevede di veicolare le informazioni aggiuntive attraverso un canale su un dispositivo separato (tipicamente radiofonico), questo sistema non richiede di utilizzare veicoli di radiodiffusione diversi dalla televisione digitale. Il contenuto con l’audio standard viene riprodotto sullo schermo televisivo a beneficio degli spettatori che non richiedono l’audio descrizione; una uscita separata del decoder permette (ai soli spettatori interessati) di ascoltare la traccia di audio descrizione, ad esempio attraverso cuffie. Il decoder è il medesimo, e questo garantisce che la traccia di audio descrizione sia perfettamente sincronizzata con il contenuto video sullo schermo e con le informazioni audio standard. Questa modalità di fruizione consente un ascolto familiare assicurando a tutte le persone esattamente il tipo di visualizzazione preferita o richiesta.

Quello che non avremmo voluto scoprire Abbiamo iniziato questo viaggio alla ricerca di una televisione che vorremmo rispettosa dei diritti e delle opportunità di ciascuno di noi con l’idea che le cose utili non hanno colore o fazione: se sono utili, vanno promosse con lo scopo principale di concretizzarne al meglio le potenzialità positive. Meno c’è di “altro” in questa attività di promozione e meglio è per tutti, anche per l’efficacia dell’azione virtuosa. Per la predisposizione di questo articolo abbiamo cercato, esaminato ed approfondito una quantità considerevole di materiale e di informazioni, provenienti dai più diversi canali. Intendiamoci: tutto quello che abbiamo trovato, a prima vista sembrava avere l’unico intento del “fin di bene”. Ma appena ci siamo messi a grattare la vernice, abbiamo scoperto molte cose che ci hanno turbato. Passi per la documentazione ipertrofica prodotta dal consorzio DTV4All (ci riferiamo al numero di pagine totali, potete farvene un’idea dalla loro home page:

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www.psp-dtv4all.org). Tutto insieme dà l’impressione di un lavoro immane, anche se forse, vista la quantità e la qualità delle energie utilizzate, sarebbe stato lecito attendersi esiti più incisivi, ad esempio lo sviluppo e l’industrializzazione di prodotti in grado di tradurre nella realtà quotidiana il frutto di tanto studio, che invece ha dato luogo ad un rilevante archivio di presentazioni e documenti dal contenuto forse un po’ diluito, e forse un po’ troppo simili fra loro. Ma sono altri gli aspetti che ci hanno maggiormente colpito. Sull’ultimo numero di Elettronica e Telecomunicazioni, la rivista online pubblicata dal Centro Ricerche RAI di Torino, appare un articolo sul progetto Atlas, un progetto di ricerca promosso e co-finanziato dalla Regione Piemonte e finalizzato allo sviluppo di un sistema che realizzi la traduzione automatica dall’italiano alla lingua dei segni italiana tramite un attore virtuale che appare sullo schermo, animato in grafica 3D.

Segnanti e oralisti Detta così è meravigliosa. Poco dopo l’inizio, però, l’articolo riporta: “La lingua dei segni italiana rappresenta la madrelingua per le persone sorde, in particolare per i sordi segnanti”. Non ci tornava. Con il massimo rispetto per il CRIT, abbiamo approfondito. Premessa: i sordi si dividono in “segnanti” e “oralisti”. I primi utilizzano la lingua dei segni (LIS) come principale strumento di comunicazione, e sono i cosiddetti “sordomuti”: non sentono e non hanno

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imparato a parlare. I secondi, investendo una quantità enorme di impegno personale e risorse anche economiche, ricorrono in modo intensivo alla logopedia (la disciplina che insegna ad articolare le corde vocali per ottenerne suoni specifici) e agli ausili elettronici, principalmente impianti cocleari. Riconoscono il labiale e parlano correntemente, pure con qualche difficoltà di dizione. Per cui affermare che la lingua dei segni, strumento preziosissimo per carità, sia “la madrelingua per le persone sorde” è quantomeno fuorviante. L’articolo aggiunge “in particolare per i sordi segnanti”: peggio ancora, in quanto i sordi segnanti sembrano essere una minoranza rispetto ai sordi oralisti.

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O S S E R VATO R I O S W I TC H O F F ▲ ▲ ▲ Non ci tornava. Ci siamo allora registrati su un forum dedicato alle persone sorde (www.sorditaonline.it, frequentato in prevalenza da sordi oralisti), ci siamo presentati come giornalisti e abbiamo fatto alcune domande. Le risposte che gentilmente ci sono arrivate ci hanno aiutato a scoprire come il mondo dei sordi italiani sia profondamente diviso fra le due realtà di cui sopra. Forse anche per ragioni storiche, le associazioni che sostengono la lingua dei segni riescono ad ottenere una visibilità politica e mediatica molto superiore a quella che riescono ad ottenere i sordi oralisti. I motori di ricerca sul web ve lo potranno confermare: se già non lo sapevate, farete fatica a scoprire che i sordi possono capire e parlare anche senza utilizzare la lingua dei segni. Una recente proposta di legge era finalizzata a riconoscere la lingua dei segni come una vera e propria lingua di una minoranza etnica, al pari del ladino, del francese o del tedesco. Su questa proposta di legge si stanno avventando le opposte fazioni, in una battaglia che poco porterà alla causa dei sordi e molto agli interessi particolari (economici) di chi le due opposte fazioni sostiene. Le rendite di posizione dell’associazionismo storico e degli interpreti, da una parte, e le multinazionali della biomedica dall’altra (per gli impianti cocleari). La più bella testimonianza di quanto la tecnologia possa fare per una persona sorda l’abbiamo trovata in un cortometraggio (e potrete cercarlo anche voi) su Youtube che si chiama “Io, straniera?”. La nostra opinione è che la tecnologia “vera”, quella che porta sviluppo e benessere, sia sempre “inclusiva”. Tale cioè da costituire un oggettivo passo avanti rispetto ad una situazione di partenza, ma anche e soprattutto orientata a rendere possibile e favorire lo stesso passo avanti a tutti coloro che lo desiderano. Uno smartphone da 5.000 Euro è “esclusivo”: esclude cioè dai propri potenziali bene-

fici buona parte delle persone. Un cellulare semplice, ma funzionale da 20 Euro è “inclusivo”, include cioè una vasta parte delle persone fra i beneficiari attivi della tecnologia radiomobile. Siamo ovviamente lieti che il progetto Atlas stia portando a risultati positivi, ottenuti anche grazie a fondi pubblici. Ma, in quest’epoca di ristrettezze, ci viene da pensare che, forse, al momento di decidere una priorità da seguire, uno dei criteri potrebbe essere valutare anche le caratteristiche “inclusive” di una tecnologia. La lingua dei segni esclude i sordi dalla comunicazione con chi la lingua dei segni non la conosce (fra cui, a quanto pare, la maggioranza dei sordi stessi). È esclusiva. Insegnare ai sordi la lettura labiale e ad articolare le corde vocali, ricorrendo anche ad ausili elettronici (impianti cocleari) consente ai sordi di comunicare con chiunque. È inclusiva, come piace a noi.

NOTE ALL’ARTICOLO Nota 1: le persone che vivono questa realtà tipicamente preferiscono la definizione “sordo” a “non udente”, in quanto il “non” pare sottolineare un aspetto di “negazione”, di “mancanza”, mentre invece l’attributo “sordo” identifica la “presenza” di una caratteristica. Nota 2: Il Televideo è un segnale digitale trasmesso sfruttando i tempi morti del segnale televisivo. Infatti, ogni immagine viene visualizzata proiettando sullo schermo un fascio di elettroni che si muove da un lato all’altro, scendendo gradualmente verso il basso. Giunto in fondo, il fascio impiega un certo tempo per ripartire dall’alto. Durante questa frazione di tempo, che non può essere utilizzata per le normali immagini, viene trasmesso il segnale Televideo. Il meccanismo consente di trasmettere 25 pagine al secondo. Tutte le pagine si susseguono ciclicamente. Alcune però, utilizzate più spesso (come l’indice o l’Ultim’ora), vengono trasmesse più volte in uno stesso ciclo. Altre invece, dette “rolling”, sono suddivise in più sottopagine, che si alternano a ogni ciclo. Quando si richiede una pagina con il telecomando, il decodificatore presente nell’apparecchio attende il suo passaggio, la riconosce grazie al codice identificativo posto in testa alla pagina stessa e la memorizza, visualizzandola poi sullo schermo in formato televideo. Nato in Inghilterra, il Televideo è stato introdotto in Italia nel 1984 dalla Rai. Nota 3: http://www.liberoquotidiano.it/news/902013/La-Raispegne-i-sordomuti-ma-non-%C3%A8-servizio-pubblico.html)

* Attivo nell'ambito delle telecomunicazioni e della grande impiantistica, Davide Moro si occupa tipicamente della gestione di grandi progetti operativi o strategici (comunicazione, metodi e strumenti per la gestione e l'ottimizzazione di processi aziendali, e la gestione del cambiamento). Ha lavorato per AGIP, Foster Wheeler, TIM - Telecom Italia Mobile, e Rai Way. Attualmente esercita la libera professione come consulente nel mondo del Broadcasting. Per contatti: editor@broadcast.it

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CES 2012

L’elettronica lancia il guanto di sfida alla crisi Da questa parte dell'oceano non abbiamo una percezione così ottimista su come potrà svilupparsi il 2012, ma osservando i numeri del Consumer Electronics Show, il consueto appuntamento con la tecnologia di frontiera che tutti gli anni si tiene a Las Vegas agli inizi di gennaio, verrebbe da pensare che almeno una parte del mondo si sta già preparando ad ingranare “le ridotte”. Lo fa per trascinarsi fuori con le cattive dalle sabbie mobili, più o meno latenti, nelle quali ci sta inchiodando da troppo tempo una delle peggiori crisi che si siano mai viste Iniziare a raccontare di una fiera parlando di numeri invece che di prodotti o tendenze può sembrare uno scontato trionfalismo a stelle e strisce. Ma dato il clima che si respira dalle nostre parti, e non parliamo solo del mondo del broadcasting, il messaggio contenuto nelle statistiche che arrivano da Las Vegas è forse la notizia più forte che ci manda il Consumer Electronic Show. Come il nome stesso suggerisce, questa fiera è un evento per gli addetti ai lavori che vive anche e soprattutto di prodotti destinati al grande pubblico. Quello che fa la spesa tutti i giorni, quello che si lascia infiammare da un dettaglio, quello che quando serve tira la cinghia, quello che (lo ricordiamo) in ultima analisi paga lo stipendio a tutti noi che ci occupiamo del settore professionale. Per cui, se l'edizione 2012 del CES è stata la più “grande” dei 44 anni di storia di questa manifestazione, con oltre 3.100 espositori su 1.861.000 metri quadrati netti di spazio espositivo, oltre 153.000 visitatori (più di 34.000 dall'estero), vorrà dire qualcosa. Come pure il fatto che il record precedente per lo spazio espositivo (il termometro della salute e delle aspettative dell'industria che espone) non è datato 2011, come in un “qualsiasi” trend in crescita, ma è stato registrato nel Gary Shapiro (CEA) e gennaio 2008, l'ediJulius Genachowski (FCC) zione che si è svolta poco prima che la crisi di cui sopra fosse percepita nel pieno della propria gravità e della propria portata.

Be “Smart” Visitando in lungo ed in largo questa edizione del CES era normale che ogni visitatore potesse avvertire un complesso di inferiorità pensando al proprio televisore di casa ed ai relativi gadget di

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intrattenimento. La liberalità con la quale i giganti dell’elettronica ammannivano la definizione “Smart” era tale da indurre chiunque a domandarsi se almeno uno dei giocattoli che lo attendevano a casa, e dei quali fino a poco prima era tanto orgoglioso, potesse avere un quoziente intellettivo sufficiente per essere ammesso nell’olimpo della modernità elettronica. Alcuni giornali americani l’hanno ribattezzato “S-world”, e sembrava che non ci fosse scampo: Panasonic magnificava i nuovi televisori chiamandoli Smart Viera, Samsung prometteva "Il futuro della Smart TV, adesso" (ma perché, nel presente ci eravamo già entrati?). La cinese Hisense aveva gioco facile nell’avocare a se "La prima Smart TV mobile", e l’altro colosso coreano LG Electronics chiedeva distrattamente ai visitatori: “Quanto Smart è il tuo 3D?". Ma anche con i prodotti che, almeno in teoria, dovrebbero limitarsi ad eseguire pochi, precisi, compiti, la musica non cambiava: lavatrici, asciugatrici, frigoriferi, machine fotografiche, attrezzature per fitness, esibivano una qualche forma di intelligenza di cui andare orgogliosi. Per non parlare poi di smartphone e tablet PC. C’era indubbiamente la voglia di comunicare al pubblico qualcosa di nuovo, di diverso. E anche questo è un segnale che conferma quanto detto poco sopra riguardo alla voglia di innestare le ridotte, dare gas e mollare la frizione. A proposito: pure i costruttori di automobili avevano qualcosa da proporre sul tema. L’amministratore delegato di Ford Alan Mulally promette auto che si guideranno “con le mani sul volante, gli occhi sulla strada, e tutto il resto a comando vocale”. Anche i freni? "Siamo qui perché vogliamo lavorare insieme a tutti quelli che hanno idee da portare avanti. Le idee che stiamo vedendo qui sono assolutamente fantastiche” ha detto alla stampa. In ogni caso, molti si domandano quanti saranno i consumatori che verranno convinti all’acquisto dall’attributo “Smart” dei diversi prodotti. La discussione è ovviamente aperta, ma sul fronte dell’ottimismo si è schierato apertamente Gary Shapiro, presidente della Consumer Electronics Association che fra l’altro organizza il CES. Shapiro prevede che il fatturato delle sole aziende statunitensi che operano nell’elettronica di consumo vedrà un incremento del 3,7 per cento nel corso del 2012, superando quota 202 miliardi di dollari, e l’intero mercato dell’elettronica di consumo registrerà vendite superiori a 1.000 miliardi di dollari. Shapiro ritiene che il fattore chiave di questi risultati sia la costante innovazione dei prodotti e delle tecnologie:

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"La ragione principale per spingere con convinzione verso una forte innovazione è, paradossalmente, lo stato di salute dell’economia globale. Il dato di fatto è che sempre più Paesi dovranno fare i conti con i gravi problemi causati da una spesa pubblica eccessiva. Questi Paesi dovranno scegliere fra tre opzioni per cercare di rimettere in sesto le proprie finanze: aumentare le tasse, tagliare la spesa, o spronare la crescita dell’economia. Di queste tre possibili scelte, credo che puntare sulla crescita sia la più virtuosa. Crescere è il must di tutti noi, e non c’è crescita senza innovazione.” A proposito di Shapiro: in tanti ricordavamo le “amabili” parole con cui, al discorso di apertura dell’edizione 2011, il presidente della CEA aveva approcciato il tema sempre caldo della disponibilità delle risorse frequenziali. “I broadcasters con il loro chiasso (sic!) stanno bloccando lo sviluppo del nostro futuro a banda larga", e "lo spettro destinato alla diffusione televisiva deve necessariamente essere ridotto, e la banda così liberata deve essere utilizzata per altri scopi". Così, giusto perché nessuno potesse dire di non avere capito che aria tirasse. Ne seguì un botta e risposta di tono adeguato con il presidente della National Association of Broadcasters, Gordon Smith. Quest’anno Shapiro avrà usato maggiore creanza? Vediamo... In effetti le cronache dell’edizione 2012 non riportano episodi paragonabili, anche se sul tema dello spettro pare che un anno sia passato invano: siamo punto e a capo, con Shapiro a rinnovare le richieste di assegnare porzioni dell’attuale banda broadcast per usi non televisivi, e il presidente della FCC Julius Genachowski a difendere l’operato della propria Commissione, focalizzato sul riacquisto delle frequenze degli operatori broadcast da parte dello Stato, e sulla successiva riassegnazione attraverso un’asta competitiva. Niente di diverso da quanto detto lo scorso anno, anche se va riconosciuto che l’approccio della FCC è su un altro pianeta rispetto al modo con cui è stato gestito il nostro “dividendo esterno”. Per farvi un esempio, Genachowski ha ricordato che nella città di New York si ricevono 28 canali via etere. “Probabilmente nessuno è in grado di dimostrare che 28 è esattamente il numero di canali che servono a New York. Qual è allora il numero giusto? Con la procedura che abbiamo adottato, la restituzione delle frequenze è su base volontaria, a fronte di un corrispettivo economico da parte dello Stato: per cui sarà il mercato a decidere quale sarà il numero giusto di canali.” Ma forse, a casa nostra hanno pensato che questo ragionamento fosse troppo semplice, troppo lineare.

Per una volta, tutti d’accordo. Nelle scorse edizioni del CES ci si domandava puntualmente quale sarebbe stato il dispositivo mobile che avrebbe fatto breccia nel futuro, e la discussione si arricchiva ogni anno di una nuova categoria di protagonisti: prima gli smartphone, poi i tablet, poi gli “ultrabook”… Quest’anno sembrava che l’argomento attirasse minori attenzioni. Attenzioni che erano invece concordemente focalizzate sui dispositivi che indubbiamente si sono guadagnati il gradino più alto del podio dell’interesse di visitatori e degli addetti ai lavori: gli schermi OLED. Nati per schermi di ridotte dimensioni, con il passare del tempo e l’affinarsi delle tecnologie di produzione anche questi display stanno conquistando dimensioni impressionanti. Rispetto ai conosciuti pannelli LCD, i pannelli OLED non richiedono alcuna retroilluminazione: ognuno dei tre led asserviti ad un singolo pixel è in grado di emettere autonomamente la quantità di luce colorata sufficiente ad assicurare la visione. Oltre ad una eccezionale velocità di risposta, questo consente dei livelli di nero sconosciuti a qualsiasi altra tecnologia a schermo piatto, e non solo: all’ultimo IBC Sony ha dimostrato che con

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Tutti al CES

pannelli OLED per impieghi professionali anche i CRT, ormai, hanno perso anche l’ultima carta che avevano da giocare; messi fianco a fianco con un OLED da colorimetria, anche i mitici monitor a tubo cedevano (con dignità) le armi. Da Samsung ed LG le proposte OLED più impressionanti: i display hanno infranto di getto il muro dei 50 pollici e stanno puntando a dimensioni in grado di impensierire più di una parete domestica: il limite ormai sembra proprio quello, la tendenza è puntare verso schermi in grado di consentire un coinvolgimento totale dello spettatore all’interno della scena.

Be real A proposito di coinvolgimento e realismo: si parlava ancora di 3D? Si, certo, anche se l’impressione era che le aziende esponessero prodotti 3D non perché ci credessero più di tanto, ma perché in fin dei conti il 3D i concorrenti ce l’hanno, e vuoi mica fare la figura di quelli che sono indietro? In effetti i timori del passato si sono concretizzati: gli occhialini attivi sono scomodi, costosi e non intercambiabili fra una marca di televisori e un’altra. Gli schermi autostereoscopici hanno ancora troppi limiti, e gli occhiali passivi impongono eccessivi compromessi in termini di perdita di risoluzione. Cioè, imponevano. LG ha annunciato uno schermo 4k dotato di tecnologia stereoscopica passiva. Significa che ogni linea orizzontale viene emessa con una polarizzazione non compatibile con quella della riga precedente: è sufficiente un paio di occhialini passivi (due economicissimi polarizzatori al posto delle lenti) e la magia del 3D non conosce limiti ed ostacoli: si può girare il capo, muoversi per la stanza, allungarsi sul divano, e l’effetto tridimensionale prosegue indisturbato. Svantaggi: gli schermi con tecnologia “passiva” erano sino a poco fa estremamente costosi. Ma soprattutto si perdeva metà della risoluzione verticale dello schermo, e se già la tecnologia trasmissiva scelta aveva imposto di perdere metà della risoluzione orizzontale, si torna in pieno nel era dell’SD. La tecnologia 4k, invece, permette un deciso passo avanti, permettendo di offrire una visione full HD anche con display “passivi”. Potrebbe essere la svolta che il mercato aspettava? Se i vari termini vi stanno disorientando, ricordiamo che la sigla 1080p identifica schermi con una risoluzione pari a 1.920 x 1.080 pixel, pari a circa 2 milioni di pixel. Il nuovo standard 4k si riferisce invece a schermi capaci di una risoluzione tipica di 4.096 x 2.160 pixel, pari a circa 8 milioni di pixel. Per cui, pur perdendo metà della risoluzione verticale (inevitabile con il 3D “passivo”), le immagini che appariranno sullo schermo saranno sempre e comunque full HD (se la tecnologia di distribuzione riuscirà finalmente a trovare uno standard che lasci inalterata la risoluzione originale lungo il percorso del segnale).

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più frequenti, e anche alcune voci fuori dal Size matters coro hanno rincarato la dose. Ormai anche Nella patria dei big foot e delle diversi celebri fotografi si sono schierati limousine, è d’obbligo un piccolo dalla parte degli smartphone: Annie spazio classifiche. Sharp ha presenLeibovitz ha recentemente dichiarato che la tato uno schermo appeso sopra… fotocamera dell’iPhone 4S è un buon una Smart. La vetturetta serviva apparato per le foto di tutti i giorni. Nella unicamente per dare un’idea delle convinzione che la migliore fotocamera è dimensioni dello schermo: era quella che si ha già con sé, non solo i conappena più corto della simpatica sumatori, ma anche i professionisti in alcubiposto, con i suoi 80 pollici. Gli ne occasioni preferiscono scattare fotografie altri però rispondevano a tono: Voglio uno schermo esagerato con il proprio telefono piuttosto che portal’ammiraglia di LG Electronics re con se un aggeggio a parte. Nel nostro piccolo, misurava 84 pollici, e Mitsubishi confermiamo questa tesi: ad esempio la fotografia che accompaElectric arrivava a 92. Bazzecole, per Panasonic: 152 pollici al gnava il lancio della rubrica “Televisioni Impossibili” è stata scattaplasma, più o meno le dimensioni di una piccola piscina, proposto ta con la camera a 5 Megapixel di uno smartphone Android, al prezzo di lancio di 500.000 dollari (opere murarie escluse). Per impostata sul controllo manuale di esposizione e fuoco. I costrutla stanza degli ospiti Panasonic propone un modello 3D da 103 tori di fotocamere stanno reagendo lanciando nuovi modelli sempollici, con un rapporto qualità/prezzo più favorevole: 65.000 dolpre più “Smart” (ancora!), tipicamente caratterizzati da una conlari. nessione dati che permette di condividere immediatamente le foto Per gli inguaribili amanti dell’understatement, invece, un più dissui social network (funzione incredibilmente popolare) o di salvarcreto modello da “soli” 65 pollici... Ma non ditelo in giro. le sul proprio PC o nel cloud. Cosa dovrebbe cogliere il mondo The cable-cutting dilemma del broadcast da questa tendenza? Certo, noi non ci occupiamo di Pura terminologia yankee per un fenomeno curioso, difficile da fotocamere, ma proviamo a chiederci quale sarà il prossimo effetto prevedere e da imbrigliare in definizioni che, semplicemente, oggi collaterale dell’invasione di smartphone e tablet. È facile immaginon ci sono. In una nazione che è il regno della televisione via narne almeno due: i microfoni per i collegamenti ENG e i contricavo, si sta assistendo al diffondersi di una tendenza che prevede la buti video per le breaking news. Quanto resisteranno i prodotti disdetta degli abbonamenti agli operatori di cable tv. Tagliare il professionali di fascia entry level? cavo, appunto. I consumatori sono attratti dalle proposte sempre Nessuno pensava che un vetrino grande più stimolanti che arrivano dal web, ma anche (in minoranza) come due capocchie di spillo potesse dalla rinnovata offerta via etere grazie al passaggio (si, anche negli produrre fotografie pubblicabili su un USA) alla televisione digitale terrestre. In ogni caso, mentre ci si giornale. Gli smartphone di fascia interroga sulla portata prospettica e potenziale del fenomeno, gli medio-alta sono già dotati della potenza esperti di programmazione si sono convinti che definire un palindi calcolo per “far girare” codec piuttosesto su offerte web equivale a disegnare un campo minato: bisosto sofisticati, permettendo riprese audio gna poi riuscire ad uscirne, possibilmente interi. Anche le scelte stereofoniche a 15 kHz di banda o più. della tecnologia non sono univoche e, anzi, si stanno rivelando Prima o poi qualcuno se ne accorgerà. I molto fluide: hardware generici, hardware proprietari, dispositivi contributi video per le breaking news che si inseriscono in strumenti esistenti e dispositivi del tutto sono invece strettamente dipendenti dalnuovi ed aggiuntivi a quanto già si trova nelle nostre case. l’ampiezza di banda disponibile per l’uDiciamo che stanno sperimentando un po’ di tutto, e non fanno pload. Ma anche qui è prevedibile che in nulla per nasconderlo. L’oscar per l’elemento più dirompente va a futuro ci saranno passi da gigante. una piccola società, Syncbak. Il suo fondatore, Jack Perry, conoGrandi idee per aziende in crescita sce bene i meccanismi e le potenzialità della Web Tv: lo ricordiaPer concludere, due interessanti citazioni. Tobii, una piccola e mo per avere lanciato al CES 2000 il portale TitanTV.com. Perry semi-sconosciuta azienda svedese, presentava la propria tecnolodice che i grandi guru stanno seguendo la strada sbagliata: il tema gia Gaze. È un sistema di rilevamento dei movimenti dell’occhio caldo del video sul web non è come trovare i programmi che ci umano che consente di controllare un PC senza mouse o altri interessano: piuttosto è come nuovi programmi possono trovare dispositivi, ma semplicemente guardando lo schermo e muovennuovi telespettatori. "Siamo in grado di mettere on air i programdo gli occhi. Dovunque volgerete lo sguardo, vi troverete il punmi di qualsiasi operatore in meno di cinque minuti, a zero spese, tatore del mouse. Era una tecnologia esclusiva, sviluppata per il grazie allo streaming web - dice Perry, aggiungendo che - nello prossimo Windows 8, ed era veramente entusiasmante. scorso anno 50 emittenti televisive hanno avuto un assaggio di L’italiana Sisvel, invece, era presente al CES con un proprio cosa consentisse loro questa tecnologia, riuscendo a raggiungere 22 milioni di famiglie. E la prossima frontiera sono le app per la visio- stand per presentare lo standard di trasmissione retrocompatibile 3D Tile format. Una apposita dark room permetteva di evidenne dei contenuti su dispositivi mobili e tablet”. ziare la praticità ed i vantaggi qualitativi di questa tecnologia C’era una volta la macchina fotografica tutta italiana, impiegando il proiettore Lumis 3D-S, sviluppato Gli smartphone hanno semplicemente distrutto il mercato delle da Sim2, azienda partner di Sisvel. fotocamere digitali. Molti consumatori stanno abbandonando la Non possiamo che apprezzare la passione e l’energia che Sisvel propria fotocamera, magari seminuova, per passare ad utilizzare il dedica non solo alla ricerca ed allo sviluppo di tecnologie innovaproprio smartphone. Magari i risultati non saranno esattamente gli tive, ma anche alla promozione dei propri prodotti nelle sedi in stessi, ma a quanto pare sono considerati adeguati alle necessità assoluto più competenti e più qualificate. 46 B R O A D C A S T

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Ambizioni alte, prezzi bassi L’elettronica di qualità risponde con grande efficacia alle esigenze di complessità dei broadcaster. Pur registrando un costante incremento del livello di aspettativa, le soluzioni adeguate competono sul fronte dei costi, a tutto vantaggio del mercato

Queste pagine sono realizzate in collaborazione con la redazione di TV Technology www.tvtechnology.com

“Facciamo che io ero il principe” prende vita con Exformat e ATEM di Blackmagic Design Una storia tutta italiana che vede protagonista la prestigiosa azienda australiana che ha fatto del rapporto qualità/prezzo la sua bandiera e una delle ragioni del suo successo Blackmagic Design ha annunciato che il Mixer di Produzione ATEM 1 M/E è stato usato dalla società di produzione italiana Exformat Comunicazione, per la realizzazione della nuova serie per ragazzi dal titolo ‘Facciamo che io ero il principe.’ Realizzato in Trentino Alto Adige, Exformat Comunicazione sta filmando e producendo ‘Facciamo che io ero il principe’ usando attori reali e sfondi grafici animati come ambientazione per raccontare questa suggestiva fiaba. La serie è alla sua prima stagione ed è programmata su una delle reti televisive del circuito Sky dall’inizio del 2012. La produzione è realizzata negli studi di Exformat Comunicazione in full HD 16:9 utilizzando telecamere Sony F3 e Panasonic 371 e il Mixer di Produzione Blackmagic ATEM 1 M/E sfruttato per gli ingressi e le uscite

In questa guida parliamo di: Blackmagic Designs............................pag. 48 Ensemble Designs...............................pag. 62 Eyeheight ................................................pag. 63 For-A..........................................................pag. 60 Grass Valley............................................pag. 58 Harris ........................................................pag. 56 IHSE ...........................................................pag. 60

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JVC ..............................................................pag. 8 Link Electronics ....................................pag. 58 Miranda ..................................................pag. 62 Multidyne ...............................................pag. 56 Pesa............................................................pag. 54 Ross Video..............................................pag. 52 Sierra Video ...........................................pag. 60

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Sigma Electronics ................................pag. 63 Snell ...........................................................pag. 50 Sony...........................................................pag. 60 Tv-One .....................................................pag. 58 Utah Scientific ......................................pag. 62

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HD, SDI e HDMI e per l’ottimo chroma key e motion tracking. Exformat Comunicazione sta inoltre utilizzando le schede di acquisizione Blackmagic DeckLink HD Extreme 3D e l’UltraScope waveform monitor per il controllo qualità. Corrado Measso, direttore di Exformat ha detto: “Ho deciso di realizzare questo meraviglioso progetto perché ci credo personalmente e volevo farne parte. È un progetto particolare con un metodo produttivo economico ma di grande livello artistico. Sono convinto che la televisione abbia bisogno di nuove produzioni per ragazzi fresche e con contenuti di buon livello culturale come questa”. Corrado afferma inoltre che hanno recentemente comprato l’ATEM 1 M/E per realizzare il programma ‘Facciamo che io ero il principe’ e il mixer ha funzionato a meraviglia: “Il chroma key si è rivelato eccellente come anche l’elevato numero di ingressi e uscite. È stato molto facile imparare ad usarlo tanto che dopo dieci minuti ero già in grado di utilizzarlo come un professionista. Il rapporto qualità/prezzo è ottimo e sono molto contento di questo prodotto.”

Universal Videohub Router Con l’occasione segnaliamo anche la piattaforma per il routing Universal Videohub: è estremamente flessibile e consente agli utilizzatori di configurare completamente il sistema secondo le proprie esigenze. Sono due le configurazioni base di questo router, con matrici

di dimensione rispettivamente di 72x72 e 288x288. Non ci sono limiti al numero di card che possono essere inserite nei telai di questo router, poche o tante che siano; l’utente può inoltre scegliere di avere le interfacce BNC SDI oppure fibra ottica per lo switching, come pure la porta di controllo per switching in standard RS-422. La scheda madre non ospita componenti elettroniche, e si può effettuare l’hot swap di tutte le card installate (se neccessario). L’affidabilità di questo router è superlativa. La versione Universal Videohub 288 può ospitare cross-point e alimentatori elettrici ridondanti in grado di effettuare un change-over automatico in caso di mancanza di alimentazione elettrica. Per informazioni: www.blackmagic.com

SMPTE CONNECTION SYSTEM 3K.93C SERIES FOR HDTV

Connettori HDTV 3K.93C Ibridi 2 Fibra ottica + 2 connessioni di potenza + 2 basso voltaggio Aderiscono agli standard ARIB + ANSI / SMPTE + EBU Più di 30.000 cicli di connessione / sconnessione Possibilità di fornire cavi precablati sul territorio italiano

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Semplifica la transizione da analogico a digitale coi router Snell Case Study di Tyrone Stith, Direttore dei servizi di accesso e Direttore di ingegneria presso MNN, ovvero il Manhattan Neighborhood Network di New York L’obiettivo è rendere tutto più semplice con un solo apparato. Si può dire che il passaggio di MNN da analogico a digitale è diventato un case-study per molti altri network di pubblico accesso. MNN ha stabilito lo standard, per quanto riguarda le operazioni in formato digitale, tra i network di pubblico accesso. Il percorso di MNN è diventato un esempio ed un modello da seguire per tutta una serie di aspetti, quali l’avanguardia delle tecnologie utilizzate, l’efficienza nella gestione, l’affidabilità durante le operazioni ed il rapporto prestazioni-costo totale di installazione. I router Snell non sono solo caratterizzati da una facilità di uso superlativa e da un’impostazione fortemente user-friendly, ma si potevano integrare perfettamente con i sistemi già installati presso la struttura di MNN senza aver bisogno di interfacce software (cosa che rappresentava un considerevole vantaggio rispetto ad apparati di altre case costruttrici). I vantaggi per le emittenti? Un minor numero di macchine installate, e, conseguentemente, un minor costo di installazione. La scelta dei sistemi Snell è stata la cosa più naturale da farsi: avevo già avuto modo di toccare con mano la facilità di uso dei router Snell (nel caso specifico, il sistema ProBel) nella mia precedente esperienza presso Oxygen Media: utenti con minima o nessuna esperienza dell’ambiente digitale erano stati in grado di operare con questi sistemi e di portarli in pochissimo tempo alla loro massima efficienza. Così, al momento di aggiornare i sistemi di MNN, e ben sapendo che i router dei segnali sarebbero stati il centro nevralgico della nuova struttura di controllo, Snell non ha trovato rivali. La transizione da analogico a digitale si è svolta molto gradualmente: in un primo momento si è installato un router Snell Freeway 32x32 per gestire tutta la parte analogica esistente dei segnali, mentre si procedeva nella costruzione della parte digitale del network. Il passo finale di questa transizione sarà l’installazione del router Sirius 800 per i segnali HD, un router che sarà in grado di gestire semplicemente tutte le tipologie di segnale utilizzate da MNN (per i dettagli si vedano le note di chiusu50 B R O A D C A S T

ra). Al termine di questo processo, Manhattan Neighborhood Network sarà in grado di gestire tre tipi di segnale, analogico, digitale SD e digitale HD, e, in questo modo, potrà facilmente scambiare i suoi contenuti con altre stazioni statunitensi, senza preoccuparsi del tipo di segnale gestito da queste ultime, sia esso digitale HD, SD o ancora analogico. A mio parere i router Snell sono caratterizzati da una facilità di uso impressionante, sono facili da configurare, e si interfacciano con tutti gli altri sistemi di MNN con estrema semplicità ed efficacia. Lo staff di supporto tecnico di Snell è sempre pronto ad assistere i clienti, quasi come se gli obiettivi dei clienti diventassero i propri, e non solo per onorare un contratto. Per tutti questi motivi, non mi stancherò mai di raccomandare i router Snell.

Il contesto dello studio New York conta su un certo numero di networks premium di pubblico accesso, reti che mettono a disposizione di persone comuni le proprie attrezzature ed esperienza, consentendo la produzione e la trasmissione di programmi, inchieste, talkshow indipendenti. Il Manhattan Neighborhood Network (MNN) è il network di pubblico accesso destinato agli abitanti del quartiere di Manhattan: grazie a MNN, i residenti della zona possono fare sentire la loro voce in maniera democratica, libera e priva di censura, utilizzando i canali della tv via cavo. In particolare, MNN gestisce quattro canali aperti alla comunità, con un pubblico di oltre 620.000 abbonati, gli stessi abbonati dei network via cavo RCN, Time Warner Cable e Verizon FiOS. MNN comunque non si limita a questo: offre infatti corsi gratuiti, con il conseguimento di un diploma finale, sulle tematiche di video production editing e broadcasting, e mette inoltre a disposizione i propri studi di registrazione, a titolo gratuito, ai residenti della zona. &

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Nel panorama delle televisioni nazionali di pubblico accesso, MNN ha fatto dell’avanguardia tecnologica delle sue attrezzature un vero punto di forza, ed ha costruito la sua solida (e ben meritata) reputazione proprio su questa caratteristica. Per questo, quando è arrivato il momento di cambiare dai tradizionali sistemi analogici agli attuali sistemi digitali, MNN si è affidata a Snell, un marchio di eccellenza nel panorama broadcasting, ed in particolare ha scelto il sistema Snell Sirius 128x128, un router d’avanguardia, come cuore del suo nuovo centro di controllo digitale. MNN non si fermerà qui: il prossimo passaggio infatti sarà la conversione da SD a HD, e, per questa conversione, ha già programmato l’acquisto di un router Snell Sirius serie 800, 576x576. Tyrone Stith è direttore degli access services e direttore del reparto tecnico di MNN, dove supervisiona tutte le operazioni di ingegneria. È la persona che ha gestito la transizione di MNN da analogico a digitale, e che ha mantenuto l’eccellenza di MNN anche in un ambiente totalmente nuovo. Può essere contattato via mail: tyronestith@mnn.org Per informazioni: www.snellgroup.com

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Il BCO del National Press Club si affida a Ross per il passaggio all’alta definizione Un’esperienza raccontata da David Schrader Ingegnere Capo presso il Broadcasting Operations Center del prestigioso National Press Club Il National Press Club Broadcast Operation Center di Washington è nato come struttura di produzione in formato SD, e mantiene tuttora una buona parte di apparecchiature “d’epoca”, risalenti proprio al momento della sua fondazione, dedicate alle trasmissioni analogiche. Il mondo broadcast si sta però muovendo, e a velocità sempre crescente, verso il regno dei video in alta definizione e quindi, per mantenere un profilo di avanguardia, anche il Broadcast Operation Center ha deciso di avventurarsi nella giungla della produzione HD. Come primo passo il routing switcher installato è stato sostituito con un router Ross, modello NK-3G144 3G/HD/SD 144x144, inizialmente attrezzato in configurazione 32x32 e controllato da un controller RCP-NKQ. Su questo stesso router verranno in un futuro collegate tutte le linee analogiche dell’Operations Center.

in poche ore siamo stati in grado di smontare il vecchio router, installare il nuovo Ross e riprendere il nostro lavoro come se niente fosse. Il Ross NK-3G144 3G/HD/SD 144x144 che il Broadcast Operation Center ha scelto è un routing switcher estremamente adatto alle piccole realtà: semplice da installare, flessibile, espandibile e facile da usare. Ross inoltre garantisce un adeguato supporto tecnico. Come primo passo, è sicuramente stato un ottimo passo. Ma la strada verso la conversione completa ad alta definizione è ancora lunga, e sono sicuro che la collaborazione con Ross sarà molto proficua.

Una sola taglia non basta La scelta del router non è stata semplice, e, prima di giungere a Ross, sono state vagliati diversi altri prodotti: sul mercato infatti esiste un grandissimo numero di router, ciascuno con i suoi pregi ed i suoi difetti. Giunti al punto, però, ci siamo accorti che la maggior parte di questi apparecchi era decisamente sovradimensionata per le nostre esigenze, e questo si rifletteva ovviamente sui prezzi delle macchine. Ross aveva esattamente quello che ci serviva: un routing switcher semplice da installare e facile da usare, affidabile, di buone caratteristiche di base ad un prezzo competitivo. Un vantaggio non da poco, inoltre, la possibilità di effettuare le ulteriori espansioni solo al momento opportuno, il che significa un ulteriore risparmio negli investimenti e la possibilità di gestire dettagliatamente ogni cambio. Al momento della sostituzione del nostro vecchio router con questo nuovo apparato, per evitare i soliti problemi che si verificano durante l’installazione e la messa in produzione di un’apparecchiatura nuova, avevo già concordato con Ross, attraverso il loro canale commerciale, un servizio di supporto continuo. In realtà ci siamo accorti che tutto questo non era necessario: 52 B R O A D C A S T

Chi è il protagonista Il National Press Club Broadcast Operations Center fa parte di una società non-profit di giornalisti, il National Press Club, per l’appunto, che ha alle spalle una storia di più di cento anni. È una società di produzioni video che non solo offre i suoi servizi alla “casa madre”, il National Press Club (NPC), ma che lavora anche come una vera e propria società commerciale. Il centro di controllo principale del Broadcast Operation Center si trova al quarto piano della sede dell’NPC, vicino agli studi di produzione. Il centro può contare su due studi di produzione, due sale di controllo ed una struttura completa per il montaggio video e può occuparsi di &

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tutti gli aspetti della produzione video. Le sue infrastrutture sono completamente interconnesse, sia per quanto riguarda i segnali audio, sia per quanto riguarda i segnali video. Il National Press Club viene spesso scelto come sede di eventi speciali: leader politici mondiali, direttori di grandi corporation, e celebrità di spicco scelgono spesso questo Club, ed in particolare la sua sala banchetti al tredicesimo piano, per le loro apparizioni pubbliche. Eventi pubblici di una certa risonanza sono tutt’altro che infrequenti, in questo salone dei banchetti, e per questo motivo, il Press Club ospita regolarmente, a rotazione, troupe televisive delle maggiori agenzie di stampa e quindi l’Operation Center ha deciso di dotarsi di un routing switcher dedicato per garantire a tutte queste troupe la possibilità di trasmettere in diretta gli eventi più significativi che si tengono nel salone dei banchetti. Malgrado la fama del National Press Club, e la sua presenza nel panorama mondano, il Broadcast Operation Center di NPC è in effetti una piccola realtà nel panorama della produzione video; dato il contesto, il cambio di un routing switcher è pertanto un investimento molto importante. Dan Schrader, nel campo del broadcasting da 29 anni, è attualmente ingegnere capo al National Press Club Operations Center. Può essere raggiunto alla mail: dschrader@press.org Per informazioni: www.rossvideo.com

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Chelsea si affida all’esperienza Pesa per entrare nel mondo dell’alta definizione Steve Bickman è il General Manager dei Chelsea Television Studios e ci racconta come è andata Un meraviglioso supporto ai clienti

Gli studi Chelsea di New York si sono impegnati a fondo per massimizzare l’efficienza operativa e per introdurre degli elementi di ridondanza nel sistema. Per questo motivo, le sale di controllo di entrambi gli studi di registrazione sono state dotate di apparecchiature molto avanzate: nuovi switchers HD, modernissime console per le registrazioni audio digitali, e tutta una serie di apparecchiature di eccellenti prestazioni. Però, il cuore di tutte queste modifiche è stato il router Pesa Cheetah 256x256, usato per veicolare i segnali da uno studio all’altro.

Al momento dell’installazione, Pesa ha garantito la presenza di un suo tecnico: in questo modo Chelsea non ha dovuto preoccuparsi in prima persona del corretto routing dei vari segnali. Il tecnico si è fatto principalmente carico della configurazione iniziale del router, delle necessarie verifiche di funzionamento e dello start-up. Ha inoltre controllato che fossero disponibili e correttamente installati tutti gli accessori e controlli necessari. I nostri maggiori dubbi riguardavano il mux/demux sui collegamenti tra il router Cheetah e le nostre videocamere compatte Sony XDCAM HD. Non ci sono stati problemi né durante l’installazione e le prime verifiche, né in seguito, durante le operazioni di routine. Pesa ha modificato in maniera rapida, semplice ed efficiente i protocolli di comunicazione del router per poter gestire anche questi segnali. Siamo sicuri che, grazie all’impiego dei router Pesa, saremo in grado di gestire qualunque situazione si possa presentare durante la produzione dei nostri show. Tanto per dare un esempio recente, durante la cerimonia di premiazione dei Tony Awards abbiamo ospitato l’orchestra di supporto nel nostro studio B, e grazie al router Cheetah, abbiamo potuto trasmettere l’audio (in modalità bi-direzionale) senza alcun problema per tutte le tre ore di diretta della trasmissione. Abbiamo usato il router per fare l’embedding ed il de-embedding dell’audio secondo lo standard AES per poter inviare i segnali ad un mezzo mobile, e, allo stesso tempo, abbiamo potuto sia inviare, sia ricevere cinque canali di intercom analogici (quattro fili) su fibra non compressa a 1,5 Gb/s dal teatro fino al nostro studio. Il router era completamente trasparente per ciascuno di questi collegamenti, e questo ha consentito alla troupe di concentrarsi esclusivamente sulla produzione dell’evento. Un grande passo avanti rispetto al passato è l’eliminazione del processing esterno, e la riduzione del numero di apparecchiature dedicate alla conversione dei segnali.

Ottimo curriculum Abbiamo avuto una lunga e proficua esperienza con i router Pesa installati sulla flotta dei mezzi mobili di AMV (All Mobile Video), la compagnia di produzione video di cui Chelsea Television Studio fa parte. AMV registra in studio o in esterni, e si caratterizza per i sistemi di registrazione e produzione sempre aggiornati. Anche il teleporto AMV Gateway, il nostro centro internazionale di trasmissioni in New Jersey si basa su un router Pesa. La nostra esperienza con Pesa, sempre positiva, ci ha fatto subito orientare verso il loro router Cheetah anche per i Chelsea Television Studios. In campo, questo nuovo router HD Pesa Cheetah è collegato ad un secondo router Pesa, quest’ultimo usato sia per gestire e distribuire i segnali nei processi di editing, sia per inviare i segnali via fibra ottica al teleporto AMV Gateway. Al momento di aggiornare gli studi, abbiamo deciso di spendere qualcosa in più per dotarci di router Pesa Cheetah, in particolare la serie DRS, che impiega la tecnologia multiplexing per la distribuzioni dei segnali audio. Possiamo quindi prendere l’audio embedded dalle nostre telecamere e convertirlo direttamente (senza ricorrere quindi ad apparecchiature esterne) in un segnale in standard AES oppure in formato analogico per trasmetterlo a qualsiasi altra destinazione. Grazie a questa apparecchiatura abbiamo evitato la difficoltà di collegare ogni singola sorgente audio a una matrice crosspoint centralizzata. Da noi, le sorgenti sono cablate solo localmente, e poi distribuite a tutti i punti di interesse utilizzando cavi di tipo CAT-5. 54 B R O A D C A S T

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Chelsea, chi? Chelsea Television Studios ha un’esperienza consolidata nella produzione di talk e reality show, con programmi quali il “The Tyra Banks Show”(un talk show pluripremiato di attualità e inchieste sul mondo femminile giovanile, condotto dalla modella Tyra Banks) e l’ultimo nato, il recente reality “The Marriage Ref” (dove un gruppo di giurati famosi dirimono le controversie di una coppia), trasmesso in prima serata sul network NBC. Anche il “Martha Stewart Show” (uno show a metà tra “La prova del cuoco” e “I menù di Benedetta” - NdT), è stato prodotto dagli studi Chelsea per più di sei anni e lo è tuttora. La scorsa estate è stata caratterizzata per gli studios da due eventi, tra loro diversissimi: il “Martha Stewart Show” è approdato su Hallmark Channel, e gli studi hanno preso la decisione di aggiornare le loro strutture e convertire tutte le apparecchiature alle produzioni in alta definizione. I due studi di registrazione di Chelsea Studios Television sono strutturati per avere il pubblico durante le registrazioni dei programmi e sono progettati per poter lavorare con un massimo di dieci telecamere. Steve Bickman è il direttore generale delle operazioni degli studi di produzione Chelsea Television Studios. Ha un’esperieza ventennale nel campo televisivo, e ha speso gli ultimi 16 anni lavorando con Chelsea. Può essere contattato via mail: sbickman@amvchelsea.com Per informazioni: www.pesa.com

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Harris Platinum equipaggia l’ammiraglia “country” Nic Dugger è il presidente e proprietario di TNDV a Nashville Non è per niente comune che un tecnico video intorno ai trent’anni debba gestire una flotta di mezzi per le riprese mobili in alta definizione. Ma questa è proprio la situazione in cui Nic Dugger, presidente e proprietario di TNDV si è trovato, dopo soli sette anni dalla fondazione della sua compagnia. Nic Dugger non ha aspettato che le riprese SD diventassero fuori moda per iniziare l’avventura dell’alta definizione: il suo primo mezzo mobile con capacità SD ha ancora un grande carico di lavoro, ma questo non gli ha impedito di attrezzare per le riprese HD “Aspiration”, un nuovo mezzo mobile da 12 metri con cabina di lavoro espandibile. Il modo di lavorare di TNDV è particolare: non conta su contratti a lungo termine, come fanno invece la maggior parte delle altre imprese del settore. TNDV si concentra piuttosto su eventi speciali, dalle caratteristiche uniche per budget, per capacità di personale o per location. Quello che ha consentito a TNDV di costruire il suo successo, e che tuttora costituisce la base del suo modo di lavorare, è stata fondamentalmente la flessibilità. “Aspiration” è un mezzo mobile di caratteristiche superiori e uniche, dotato di 12 telecamere di ripresa: con questa dotazione, il punto nevralgico dell’architettura dell’intero sistema sarebbe stato sicuramente il router. Per poter funzionare e far funzionare adeguatamente tutto l’equipaggiamento di “Aspiration” il router avrebbe dovuto essere una base affidabile per l’intero sistema video e consentire il multiviewing. Il Router Harris Platinum con le opzioni HView e SX Hybrid per il multiviewing aveva tutte le caratteristiche che stavo cercando. Dice Nic: “Sono rimasto impressionato in particolare dalla modulabilità dell’apparecchio, e dalle capacità di

image-processing, veramente sopra la norma. Una peculiare caratteristica di questo router è la varietà di configurazioni che si possono applicare al pannello di controllo utente. Io sono l’ingegnere responsabile della produzione, quindi è importante per me riuscire ad avere il massimo controllo su tutti gli aspetti delle riprese; il pannello di controllo utenti che mi presenta il numero maggiore di funzioni si è quindi rivelato perfetto: permette di controllare contemporaneamente diverse applicazioni, di configurare facilmente le funzioni GPI ed i cambi del sistema. Ci sono invece dei casi in cui tutto questo non è necessario: posso avere anche un solo output da questo router, ed in questo caso ho il vantaggio di poter addestrare efficacemente i miei tecnici, che ci devono mettere le mani, in tempi molto brevi.” Quando il router Harris Platinum viene controllato da un interfaccia seriale i segnali tally possono essere inviati allo switcher senza nessuna complicazione. Inoltre, questo router consente il monitoring dell’audio direttamente sullo schermo e dispone di una serie di strumenti di misura e di test diagnostici integrati, sicuramente due opzioni di grande aiuto. “Recentemente - aggiunge Dugger - mi sono occupato di un evento per cui erano necessarie diverse telecamere, che dovevano essere visualizzate con un multiviewer. Con l’apparecchio di Harris sono stato in grado di controllare tutti gli switcher di ingresso e uscita per le riprese e la trasmissione dell’evento, e, grazie al modulo HView integrato, sono stato anche in grado di costruire output multiview per il direttore tecnico, per i manager di produzione locali e per il tecnico di registrazione.

Avevo preparato anche dei triggers GPI che mi permettevano di cambiare il formato di quello che stavo registrando a seconda di cosa stavo registrando. Sono riuscito ad aggiungere degli ingressi semplicemente posizionando opportune schede in punti pre-cablati, e, grazie alle funzioni di controllo presentate direttamente sullo schermo, il mio tecnico di produzione poteva disporre le immagini semplicemente con un click del mouse.” Grazie a tutte queste caratteristiche, tra cui la facilità di uso, le possibilità di espansione, ed un progetto d’avanguardia che pensa al futuro delle tecnologie broadcast, il router Harris Platinum è diventato la spina dorsale di “Aspiration”, il mezzo per riprese mobili più raffinato e moderno di TNDV, e ha fatto maturare in Nic Dugger la convinzione che sarà imprescindibile utilizzare i router Harris per aggiornare gli altri mezzi mobili destinati alle riprese HD. C’è solo da decidere quale sarà il modo più efficiente per farlo. Decisamente Harris Platinum si è rivelato la scelta giusta per un investimento così delicato e importante. Nic Dugger è il presidente ed il proprietario di TNDV e può essere contattato vie e-mail all’indirizzo nic@tndv.com Per informazioni: www.broadcast.harris.com

Router elettro-ottico Multidyne EOS-4000 La serie di switcher elettro-ottici EOS4000 consente di effettuare il routing anche sui segnali trasportati da fibra ottica. Sono disponibili diverse configurazioni per i modelli di questa serie, dalla piccola 16x16 fino alla 288x288. Questi router possono gestire i più diversi formati di segnale video digitale: DVI, single oppure dual link, HDMI, RGB-HV, oltre ai classici SD, HD e 3G. La serie EOS-4000 è ampiamente espandibile e 56 B R O A D C A S T

orientata al futuro: è progettata per supportare operazioni a 10 Mbps e consente di attivare nuove porte di I/O praticamente in qualsiasi momento. Si può eseguire l’hot-swapping su uno qualsiasi dei moduli presenti, dai moduli di alimantazione ai moduli per la gestione del network, oppure i moduli ricetransmittenti SFP e XFP. In aggiunta, il router è compatibile con i controlli AMX e Creston sia su porta seriale RS-232, sia &

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con protocollo Ethernet, via IP. Per informazioni: www.multidyne.com

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San Juan migra al digitale con Grass Valley Ariel Diaz Osorio è Ingegnere Capo dell’emittente portoricana e ci racconta la sua esperienza di transizione al digitale televisivo Nel 2009 WMTJ ha deciso di convertirsi integralmente al digitale, affidandosi ai prodotti Grass Valley per quanto riguarda la produzione e distribuzione dei segnali ed il channel branding. In dettaglio, Grass Valley ha fornito un sistema per il master control ed il branding, diversi media servers K2 ed un video router digitale Concerto. Il sistema master di controllo gestisce attualmente tre canali SD e un canale in alta definizione. Il master control si affida al sistema Maestro multicanale, che a sua volta si basa sui router della serie Concerto, configurati per lavorare sia in SD, sia in HD. Sul principale canale SD, come pure sul canale HD, è stata implementata la possibilità di inserire effetti grafici oppure loghi pubblicitari, e questo grazie alle caratteristiche di branding e editing degli effetti video proprie delle macchine Grass Valley. Il sistema è collegato direttamente a un network K2 per l’archiviazione dati, network capace di gestire otto canali bi-direzionali SD, due canali dedicati all’ingest in formato HD e sei canali per la trasmissione, anche questi in alta definizione. Grass Valley è conosciuta, tra le altre cose, per la grande affidabilità dei suoi prodotti, e, dopo tre anni di utilizzo, non posso che confermare questa fama: in tutto questo tempo il sistema non ci ha mai lasciato a piedi. In aggiunta, devo dire che

il passaggio a digitale è stato molto semplice e si è svolto senza intoppi. La nostra sensazione è che in tre anni il sistema di Grass Valley si sia ampiamente ripagato; questo è veramente un’ottimo sistema. Di sicuro, la relazione professionale che si è stabilita tra WMTJ e Grass Valley, ed in particolare il supporto post-vendita ricevuto dai rappresentanti locali di Grass Valley, è stata una dei fattori chiave che ha consentito di non avere problemi durante il passaggio a digitale. Le apparecchiature Grass Valley hanno anche l’apprezzabile vantaggio di essere molto intuitive: imparare ad usarle, ed insegnare ad altri ad usarle, è qualcosa di estremamente semplice. Praticamente tutto il nostro staff è stato in grado di imparare ad utilizzare l’intero sistema in meno di una settimana. Se ripercorro tutta la mia vita lavorativa, devo dire che mai il periodo di apprendimento (su una qualsiasi macchina di un qualsiasi produttore) è stato così breve. Un’emittente deve essere in grado di lavorare il più semplicemente ed efficacemente possibile: con le macchine Grass Valley, WMTJ è riuscita ad automatizzare la maggior parte dei processi di gestione dei contenuti, semplificando al massimo il flusso dei programmi e, al contempo, incrementando in maniera significativa la produttività. Il supporto che abbiamo ricevuto dal

personale di Grass Valley, un supporto che sappiamo continuerà negli anni e che ci aiuterà quando dovremmo fare fronte ad eventuali problemi delle apparecchiature e/o del sistema, ha dato un contributo fondamentale al processo di conversione e modernizzazione delle nostre infrastrutture.

Alla scoperta di WMTJ WMTJ è un’emittente che lavora all’interno della Ana G.Mendez University di San Juan, Portorico, ed è affiliata al PBS (Public Broadcasting System, la televisione pubblica statunitense. Il suo palinsesto è composto sia di programmi statunitensi, sia da programmi locali, e comprende notiziari, programmi sportivi e varietà. WMTJ può contare su due studi di produzione che registrano su server standalone che gestiscono entrambe i formati SD e HD, e che sono serviti dal sistema principale di routing switcher della serie Concerto. Ariel Diaz Osorio lavora con WMTJ da 25 anni, nella posizione di direttore di Ingegneria. Può essere contattato via mail: ca_diaz@suagm.edu Per informazioni: www.grassvalley.com

Routing switcher S2-108HD della TV One Il router S2-108HD è un routing switcher 8x2 per segnali video digitali in definizione HD o SD. Questo apparato rispetta entrambe gli standard SMPTE 292M e 259M, e si caratterizza specificamente per il relocking dei segnali e l’equalizzazione automatica. Il router può essere controllato

con diverse modalità: attraverso il pannello frontale di controllo, attraverso un telecomando a infrarossi oppure attraverso la porta seriale RS-232. Può funzionare sia in modalità stand-alone, sia come modulo di espansione da abbinare agli altri switcher scalari della serie C2-2000. Il router S2-

108HD è montato di serie in un cabinet, stile desktop, e può essere dotato, opzionalmente, di un kit di montaggio su rack. È alimentato a 12 Volt DC attraverso un alimentatore esterno fornito di serie. Per informazioni: www.tvone.com

Router video Link 762-XLHD3232L3 Le caratteristiche salienti del routing switcher 762-XLHD3232L3 sono essenzialmente una matrice 32x32 e la capacità di gestire segnali video digitali SD oppure HD con una capacità massima di 1.485 Gb/s. Il router occupa uno spazio di soli 2RU ed è equipaggiato di serie con un alimentatore frontale singolo, ma mette 58 B R O A D C A S T

comunque a disposizione un secondo alimentatore opzionale, per ragioni di ridondanza; è di costruzione modulare, in modo da consentire agli utilizzatori di effettuare espansioni ed aggiornamenti della macchina direttamente sul sito di lavoro. Il pannello frontale di controllo è di ottima qualità costruttiva; il router può comunque &

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essere controllato anche attraverso un protocollo Ethernet (con una porta RJ-45) oppure con controllo seriale attraverso una porta RS-232. Tra le possibilità di switching, questo router può effettuare un audio-follow-video switching secondo lo standard AES. Per informazioni: www.linkelectronics.com

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Introducing Ericsson E2E TV™. Individual TV Experience is desired by people, See more at ericsson.com/televisionary. E2E TV – that’s televisionary

Distributore ufficiale per l’Italia Ericsson E2E TV™


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Router video Ponderosa 6464HD3G di Sierra Il routing switcher 6464HD3G Ponderosa di Sierra Video Systems è stato progettato per gestire segnali video SD, HD e 3G SDI. E’ compatibile con gli ingressi SMPTE310M,

SMPTE259M, SMPTE344M e DVBASI, fino a 540 Mbps. Può gestire anche segnali secondo gli standard SMPTE292M e SMPTE424 3G. Lo hot-swapping è una caratteristica fondamentale di questo routing switcher: schede di ingresso e uscita, CPU, schede di controllo del sistema e gli alimentattori possono essere tranquillamente sostituiti in modalità hot-swapping. Il router, di serie, dispone di una porta TCP/IP per

consentire il controllo tramite IP da un MAC o da un PC, e anche di una porta seriale RS-232/422, in modo da essere compatibile con la maggior parte dei sistemi di controllo disponibili sul mercato. Il routing switcher 6464HD3G di Ponderosa, come optional, può essere dotato di alimentatori ridondati oppore di una morsettiera I/O per la fibra ottica. Per informazioni: www.sierravideo.com

Routing switcher MFR della For-A I nuovi apparecchi della serie di routing switchers MFR di piccole e medie dimensioni consentono di supportare una vasta serie di formati per segnali SD, HD, 3G e ASI. I nuovi modelli comprendono MFR-3232, che dispone di 32 ingressi e altrettante uscite, MFR3216 (32 ingressi/16 uscite), e MFR 16/16 (con 16 ingressi e 16 uscite). Tutti i modelli riconoscono automaticamente lo standard utilizzato dai segnali in ingresso e tutti i modelli possono

essere dotati (opzionalmente) di una sorgente ridondante di alimentazione. Questi nuovi router presentano comunque molte delle caratteristiche disponibili nei router For-A di gamma superiore, modello MFR-5000: connessioni tally, il tracking automatico del nome delle sorgenti dei segnali e capacità di interfaccia per la connessione di più routing switchers. I nuovi router MFR hanno anche a disposizione connessioni ethernet per potersi collegare ai router

MFR-5000 esistenti. Per informazioni: www.for-a.com

Router video DracoTera HD KVM di IHSE IHSE ha presentato il nuovo modello DracoTera, un router DVI pensato per gestire grandi volumi di informazioni; può effettuare lo switching senza introdurre ritardi e mettere a disposizione fino a 288 porte di ingresso/uscita per i segnali. Fa affidamento su una tecnologia non-blocking switching e può gestire risoluzioni fino a 2560x1600 a 60 Hz. Per lo scambio dei dati, questo switcher può contare su porte USB oppure su porta seriale RS-232, a scelta, e può essere

equipaggiato anche con porte SRC audio, analogico o digitale. A seconda del numero di ingressi/uscite installate, questo switcher può occupare da un minimo di 9RU (nella configurazione a 160 porte) fino a 13RU (nella configurazione a 288 porte). Grazie alla tecnologia FlexPort, tecnologia proprietaria di IHSE, non esiste distinzione tra porte di ingresso o porte di uscita: tutte le porte possono esserre configurate dinamicamente in input o output secondo le necessità. Lo switcher può anche contare

su svariate possibilità di interfacciamento: ad esempio può gestire direttamente connessioni CATx e connessioni per la fibra ottica, multi o single mode, senza aver bisogno di altri apparati. Per informazioni: www.ihseusa.com

Sistema di routing integrato Sony IXS6600 In un solo apparecchio, il router IXS6600

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può combinare segnali video SD e HD SDI, segnali audio analogici e digitali, timecode e segnali dati RS-422A/RS-485. Gli ingressi e le uscite possono essere assegnate fino a 16 livelli, utilizzando sia il protocollo Ethernet, sia il controllo S-BUS. &

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Questo router è estremamente affidabile ed è inoltre di facile manutenzione. Sono disponibili diverse card opzionali che consentono di configurare l’apparecchio secondo le esigenze specifiche dei vari utenti. Per informazioni: www.sony.com/professional

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Utah Scientific propone MCP-4000 e MC-4000 Il sistema composto dalle due unità master control digitale MC-4000 e dal pannello di controllo MCP-4000 è decisamente un sistema di avanguardia per la gestione delle situazioni più complicate che si possono verificare durante le trasmissioni live in uno studio televisivo. Il pannello di controllo MCP-4000 è l’ultimo nato della sua gamma in casa Utah: si interfaccia sia con i master control MC-4000 che con

quelli delle serie precedenti, ed è in grado di gestirne tutte le funzionalità, comprese la possibilità di avere diversi tipi di modulazione segnale, di offrire un supporto multicanale, e così via. Dal canto suo il MC-4000 offre un elaborazione dual-channel, con la possibilità di operare in SD/HD per ogni canale. Rende disponibili fino a quattro diverse modulazioni; consente di effettuare elaborazioni audio

discrete, embedded oppure mixate; mette a disposizione la funzione squeeze-back, oltre alla possibilità di archiviare clip; può inoltre creare messaggi audio/testo EAS (allarmi di rilevanza locale o nazionale, come allarmi per eventi meteo od atmosferici) in scroll sul video principale. È compatibile anche con il sistema di channel branding MC-400, sempre di Utah. Per informazioni:www.utahscientific.com

Router Avenue Flexible Matrix di Ensemble Designs mazioni relative alle sorgenti e alle uscite dei segnali. La dimensione della matrice di input/output non è predefinita, e questo consente la massima libertà da parte degli utenti nel dimensionamento del router per una specifica applicazione. Questo router ha impostato di default una matrice 8x2, ma le configurazioni 12x5 oppure 28x2 sono immediatamente disponibili. La massima dimensione di matrice è comunque

Il router Avenue Flexible Matrix visualizza le immagini thumbnail dei segnali video che sta gestendo, e permette inoltre di visualizzare le infor-

15x15. Il router Avenue Flexible Matrix mette a disposizione la sincronizzazione a schermo intero dei segnali in ingresso; inoltre, per assicurare uno switching preciso tra sorgenti non sincronizzate, ogni segnale viene sincronizzato con un riferimento interno. Uno switcher di questo genere è ideale per un gran numero di applicazioni comuni nella pratica televisiva, come ad esempio il bypass MC, il controllo di qualità e l’allestimento di studi di produzione mobili, anche per i notiziari. Per informazioni: www.ensembledesigns.com

Router ibrido Miranda Nvision 8500 I router ibridi della serie Nvision 8500 sono disponibili in quattro diverse taglie, con capacità che variano da una matrice 144x144 fino alla matrice 1152x1152. Tutti i modelli offrono di serie un sistema di processamento audio a 16 canali che permette all’utilizzatore di effettuare operazioni di de-embedding, shuffling sui canali, breakaway, e reembedding, il tutto all’interno del router. Grazie a questo sistema, i problemi di ritardo tra i flussi audio e quelli video, spesso dovuti a operazioni di de-embedding e re-embedding effettuate in un apparecchiatura esterna, si riducono sensibilimente. I routers della serie 8500 inoltre uti62 B R O A D C A S T

lizzano connettori coassiali ad alta densità e dispongono anche di connettori per fibra ottica: in questo modo la gestione dei cavi di ingresso/uscita viene molto semplificata. Sono sistemi estremamanete affidabili, e permettono lo hot-swapping praticamente di tutti i componenti: unità di alimentazione, entrate, uscite, crosspoints e schede di controllo. Da ultimo, questi router sono compatibili con un gran numero di pannelli di controllo, e questo consente una grande flessibilità nella gestione dell’apparecchio stesso. Per informazioni: www.miranda.com &

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Routing switcher Eyeheight NS-41 Lo switcher NS-41 è un apparato semplice ed essenziale, progettato per lavorare con segnali video SDI in definizione SD. Questo router 4x1 è compatibile con gli standard video 525/60 e 625/50 e permette di effettuare switch in modo non sincronizzato, così da non avere bisogno di un riferimento

esterno. Un relè meccanico consente di bypassare l’ingresso numero uno di questo router; inoltre, il router si può collegare direttamente allo chassis dell’Etherbox FB-9E-1RU, sempre di Eyeheight. L’etherbox ha a disposizione sei slot in grado ciascuno di ospitare un modulo NS-41. In questo modo, in

uno spazio 1RU possono essere alloggiati fino a sei router 4x1. Per controllare il router NS-41 possono essere utilizzati i pannelli di controllo remoti FP-9 o FP-10 di Eyeheight. Per informazioni: www.eyeheight.com

Router HDVS3232 Dagger di Sigma Electronics Il Routing Switcher HDVS3232 Dagger di Sigma Electronics è essenzialmente un router digitale 32x32 che riconosce automaticamente i segnali in definizione SD o HD. Si può installare come unità 2RU e può essere controllato sia localmente con il pannello di controllo in dotazione, sia attraverso una porta seriale RS232/422 da

collegarsi al controller di sistema. Questo router si caratterizza precipuamente per l’equalizzazione automatica dei segnali in ingresso ed il re-locking di tutte le uscite. Può funzionare come un sistema stand-alone oppure può essere integrato in un sistema Sigma Electronics per il routing dei segnali.

Il pannello di controllo dell’HDVS3232 visualizza lo stato e le informazioni di controllo per ciascun canale. È inoltre possibile, grazie a un modulo opzionale che riconosce lo standard AES/EBU, effettuare lo switching anche sui segnali audio digitali. Per informazioni: www.sigmaelectronics.com


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Mixer Audio

Superfici senza limiti Queste pagine sono realizzate in collaborazione con la redazione di Radio World

L’evoluzione del “caro, buon, vecchio mixer audio” verso quelle che sono diventate le interfacce digitali è ormai compiuto. L’audio fattosi bit viene gestito con strumenti compatti nelle misure, ma potentissimi per capacità di management e qualità dei risultati. Tuttavia resistono ancora soluzioni a base analogica, degne di tutto il rispetto

AEQ Forum è semplicemente digitale l mixer digitale Forum di AEQ è una soluzione integrata e modulare progettata e realizzata per far fronte alle esigenze delle moderne emittenti radiofoniche e televisive, per la messa in onda dei loro programmi. La flessibilità è forse la caratteristica più immediata di questa console, che la rende idonea a qualsiasi applicazione on-air. Forum include tutte le caratteristiche necessarie all’operatività in ambienti radiofonici: esclusione automatica dei diffusori monitor, muting, segnalazioni per controlli, segnalazioni per le interfacce di automazione o per apparecchi esterni, gestione delle comunicazioni esterne, intercom, ecc. Grazie alla disposizione ergonomica di tutti i moduli, al concetto modulare “all in one” ed alle dimensioni contenute, Forum si adatta agevolmente ad ogni ambiente di lavoro. Applicazioni tipiche sono la messa in onda automatizzata, la regia audio, la produzione televisiva, in configurazioni semplici,

miste o anche come integrazione in grandi ambienti di rete. La configurazione del sistema ed il controllo totale della console è possibile effettuarlo da remoto, via Ethernet, rendendo le operazioni di gestione estremamente agevoli attraverso software dedicati. Il router interno ha una capacità per una combinazione massima di 64x64 In/Out ed altrettanti canali possono essere aggiunti tramite il link MADI, opzionale. La semplicità e la potenza operativa si integrano in Forum per garantire la massima sicurezza di funzionamento, sia in situazioni semplici che in ambienti operativi sofisticati. La superficie di controllo può essere configurata con un minimo di 4 fader per poter essere espansa ad 8 o anche 12 canali. Ogni funzione base della Forum, come il setup, la regolazione dei livelli ed il routing dei segnali hanno, per ogni singolo canale, un loro specifico controllo, mentre i settaggi di minor utilizzo sono raggruppati in controlli contestuali, comuni per tutti i canali, che sono accessibili in pochi semplici passaggi: semplicità e facilità d’utilizzo per un controllo molto dinamico della console senza possibilità di errore. Display Oled e 4 led indicano l’esatto stato di ogni singolo canale. La possibilità di memorizzare ogni tipo di settaggio nella console con-

sente di poterla facilmente adattare alle diverse esigenze dei programmi ed alle necessità dei fonici. 14 sono gli slot disponibili per le schede In/Out a scelta tra le varie soluzioni analogiche e digitali, micro o linea ed anche ibrido digitale. Disponibili nella sezione monitoria 15 tasti programmabili per l’accesso diretto ad apparecchiature o funzioni specifiche. La sezione comprende due Vu-Meter ad alta precisione ognuno dei quali può essere assegnato alla visualizzazione sia dell’uscita Master che alla secondaria o PFL. Forum ha due sezioni distinte per la monitoria della regia e dello studio. Livelli separati per il controllo delle cuffie, degli altoparlanti e degli speaker integrati per il cue. Ogni selezione è monitorata sui display Oled dedicati disponibili. Una linea intercom dedicata facilita la comunicazione tra il tecnico e gli speakers ma anche eventualmente con le linee esterne. Il microfono talk-back può essere anche assegnato ed utilizzato come auto-control. Un ampio display Oled multifunzione consente di monitorare i settaggi e le configurazioni. Il menù grafico è di facile navigazione grazie agli encoder rotativi. Diversi livelli di accesso sono consentiti per la funzionalità generale, regolazione ed attivazione dei vari parametri. Per informazioni: www.aeq.eu

In questa guida parliamo di: AEQ ...........................................................pag. 64 Allen&Heath .......................................pag. 68 Arrakis .....................................................pag. 66 Axel Technology ..................................pag. 70 Axia Audio ..............................................pag. 68

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Henry Engineering ............................pag. 70 Lawo ..........................................................pag. 70 Logitek......................................................pag. 72 Radio Systems ......................................pag. 72 Sonifex ....................................................pag. 69

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Soundcraft .............................................pag. 66 Stagetec ..................................................pag. 72 Wheatstone ...........................................pag. 66

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Mixer Audio

In quel di Seattle Sandusky ha optato per WheatNet mo scelto le console Evolution1 a 12 fader: queste unità compatte contengono i loro strumenti di misura e i display per il controllo e ci danno un insieme di funzioni completo, in poco spazio. Nelle sale di produzione, abbiamo fatto un altro cambiamento “pesante”: non ci sono console! Al loro posto, stiamo usando le console virtuali Glass-E di Wheatstone, che emulano una superficie di controllo completa della serie E mediante software. Ciascuno dei nostri studi – emissione, ausiliari e produzione – è dotato di un suo switch Cisco 2960G. Questa disposizione permette a ogni sala di funzionare in modo indipendente anche in caso di guasto sulla rete.

Rob Pudry, tecnico di studio, ci spiega il processo di aggiornamento degli impianti presso Sandusky Broadcasting. Per noi, l’affidabilità è la chiave. La possibilità di costruire una rete di piccoli blocchi intelligenti utilizzando cavi e componenti per la commutazione non tradizionali – in altre parole, un’infrastruttura IP aperta – significava che potevamo progettare un sistema senza, essenzialmente, alcun punto critico che potesse guastarsi. Dopo avere valutato le varie tecnologie di rete e trovato che il WheatNet-IP di Wheatstone soddisfaceva al meglio i nostri bisogni. Ciascuna di queste console è stata dotata di un motore di missaggio Blade e due IP-88ad Blade, per un totale di 16 ingressi e uscite analogici e 16 digitali AES. Per i nostri studi ausiliari, abbia-

Interfacciamento Abbiamo anche scelto di utilizzare il driver WheatNet-IP sulle nostre macchine AudioVault di Broadcast Electronics, per eliminare le schede audio, e siamo stati in grado di interfacciare il controllo dell’AudioVault con il sistema WheatNet-

IP mediante Ethernet. Dato che stavamo ristrutturando i locali esistenti anziché trasferirci in una nuova sede, c’è voluto un po’ di tempo per pianificare e implementare con cura questa ricostruzione, attraverso fasi successive. Una delle nostre stazioni, KKNW (AM), è stata trasferita da uno studio all’altro nel mezzo di due trasmissioni consecutive, da remoto. Abbiamo iniziato e sostanzialmente finito il lavoro in meno di 4 mesi. Transizioni come questa non sono mai facili per il personale, ma questa è stata più soft delle altre. Dopo il cambiamento, i nostri collaboratori sembrano felici. I nostri produttori apprezzano particolarmente il modo un cui le interfacce del mixer virtuale Glass-E concedono loro più spazio per lavorare, perché non devono tenersi davanti un’ingombrante console che sottrae spazio al piano di lavoro. Quanto a me, la mia tranquillità deriva dal fatto che la nostra struttura si basa ora su una infrastruttura IT indipendente ed è pronta al futuro, comunque esso sia. Per informazioni: www.wheatstone.com

Arrakis ARC-8 punta anche sul costo basso Con un singolo bus di missaggio, l’ARC-8 di Arrakis Systems può gestire trasmissioni in diretta con ritmi incalzanti, produzione e applicazioni remote. Due microfoni supportano i formati talk con un conduttore e un ospite. Il bus mix-minus (per ibrido esterno) supporta i formati talk che prevedono conversazioni telefoniche. Il bottone “Talk” sul canale del microfono 1 manda l’audio del microfono all’altoparlante del telefono remoto e la voce proveniente dal telefono sul sistema di preascolto della

console. L’ARC-8 contiene anche una scheda audio sul canale 8B per riprodurre l’audio digitale direttamente dai software per PC. Il programma in uscita dalla console si può registrare in digitale mediante connessione USB, direttamente nel software di registrazione del Personal Computer. Arrakis fornisce il software DigitalXtreme con il sistema, per permettere agli utenti di andare in onda e fare produzione immediatamente. L’apparecchiatura è di semplice instal-

lazione, dotata di connettori jack bilanciati professionali e non bilanciati di tipo domestico. Per informazioni: www.arrakis-systems.com

La guida al “mix” di Soundcraft su iPad di Keith Watson, Marketing Director: "'The Soundcraft Guide to Mixing' è uno strumento didattico fondamentale per studenti, musicisti e per persone che si stanno affacciando al mondo dell'audio professionale. L'iPad è un ottimo

Soundcraft ha introdotto "The Soundcraft Guide to Mixing" App creata appositamente per iPad. Disponibile su itunes.apple.com al costo di USD 2.99. Una versione gratuita, ma ridotta, è altresì disponibile. Questo il commento 66 B R O A D C A S T

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strumento portatile ed interattivo, adatto alla Guida". Per informazioni: www.soundcraft.com

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Mixer Audio

Allen & Heath XB-14 suona rock QRock è una stazione in onda a tempo pieno esclusivamente su Web, creata come tributo alla vecchia “Rock 102” di Myrtle Beach. Con John Van Pelt, direttore dei programmi e tecnico, conosciamo meglio la struttura. A QRock (www.qrockradio.com) c’è sempre il sole e ci si sente sempre in spiaggia. Il motto è “vi facciamo rivivere la migliore estate della vostra vita”, con un mix eclettico di musica dagli anni ’60 agli ’80. Abbiamo individuato gli XB-14 appena sono stati rilasciati, avendo saputo con piacere che Allen & Heath stava entrando nel mercato dei mixer broadcast. Stavamo cercando un buon compromesso tra dimensioni contenute, funzionalità e prezzo. L’XB-14 soddisfaceva tutti e tre i requisiti. L’installazione è stata facile e l’lXB-14 ha il giusto numero di ingressi e uscite di cui avevamo bisogno. Le funzioni a noi utili comprendono l’alimentazione separata per le cuffie del conduttore e dell’ospite (con la possibilità di comunicazione tra i due e il preascolto anche per l’ospite), canali microfonici che, all’apertura, escludono gli altoparlanti, ingressi doppi sui canali stereofonici, ingresso per monitoraggio esterno (per

monitorare il segnale via etere), ingressi/uscite audio USB e altre funzioni aggiuntive come attenuazione degli altoparlanti, chiusure di contatti per controllare apparecchiature esterne, uscite per illuminare i cartelli “in onda” ecc.

Collegamenti Apprezziamo gli interruttori “On” su ciascun canale. I led che indicano il livello e il preascolto su ciascun canale tolgono molti dubbi su quanto stia succedendo. Ciascun canale ha una mandata ausiliaria (utilizziamo il riverbero sui microfoni) e un equalizzatore a tre bande, che utilizziamo quotidianamente per ripulire le fonti esterne di bassa qualità e per gli effetti. Con connettori XLR, da ¼ di pollice e RCA, questi mixer si installano velocemente e sono adatti a studi radiofonici di piccole dimensioni e per le trasmissioni da remoto. È facile collegare un iPod o altri apparecchi di uso comune: i connettori sono sulla faccia superiore. L’audio USB è

una gran cosa per registrare le telefonate e altri contributi fuori onda. L’audio USB è come avere un’ulteriore scheda audio per computer, a disposizione per un’altra sorgente sonora. I canali telefonici sono un modo semplice per interagire, oltre che con chi è al telefono, anche tra persone nei diversi studi. Abbiamo studi a Minneapolis, Raleigh e a Myrtle Beach e siamo in grado di passare la linea da un conduttore all’altro, da uno studio all’altro, come se fossimo tutti nel medesimo posto. Utilizziamo anche i canali telefonici e Skype per consentire ai conduttori di uno studio di partecipare alle interviste con ospiti in un altro studio, lontano migliaia di chilometri. Pensiamo che Allen & Heath abbia realizzato un prodotto vincente, soprattutto per le stazioni radio Internet, quelle studentesche, le Low Power FM ecc., che sono in cerca di un mixer valido, ma piccolo e a prezzo molto conveniente. Per informazioni: www.allen-heath.com

Element di Axia Audio prende il comando Qualche anno fa WSUM, la stazione FM degli studenti dell’Università del Wisconsin, ha finalmente ottenuto una sede fissa presso il campus, dopo circa dieci anni di trasmissioni da uno studio esterno. La tradizione vuole che, presso le emittenti radio, ci siano molti fili elettrici nelle pareti. In una struttura multi-studio, poi, occorre che tutte le sorgenti audio siano disponibili indipendentemente dalla stanza in cui si trovano, quindi dovrebbero esserci “più fili elettrici”, giusto? Non con la tecnologia Livewire di Axia, per l’audio in rete.

ta Element che trasportano il segnale audio mediante la tecnologia IP Livewire. Il concetto è semplice: convertire l’audio in uno stream IP multicast e inserirlo o estrarlo dalla rete quando viene creato o richiesto. La tecnologia IP Livewire di Axia crea una piattaforma audio che consente economie di scala, grazie all’impiego di switch di rete forniti e gestiti 24 ore al giorno, 7 giorni a settimana, dal Dipartimento IT dell’Università. La combinazione di switch di rete aggiuntivi, una VLAN privata esclusivamente usata per gli stream audio, e del cavo Cat-6 installato appositamente (che ha reso più felici gli architetti, perché non sono occorsi fori nelle pareti), ha avuto come risultato una struttura diversa ed espandibile, per gli studenti dell’Università. Una rete Livewire correttamente configurata può codificare, distribuire e decodificare l’audio più velocemente di quanto le onde si propaghino meccanicamente nell’aria. Questo, rende

Audio su IP Axia Audio ha una linea di console chiama-

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disponibile tutto l’audio in ogni luogo e, dato che il flusso è multicast, non occorreranno mai amplificatori di distribuzione. Gli switch di rete inviano semplicemente l’informazione a tutti i dispositivi a cui l’audio viene assegnato. Questo ha un altro effetto collaterale positivo, perché alle console non occorrono DSP interni, ma esse fanno riferimento a un DSP alloggiato altrove, lasciando lo studio in ordine e, soprattutto, in silenzio. La nuova sede di WSUM ha una console Axia Element nello studio principale, che serve l’FM e lo stream Web. Lo studio principale si trova lungo i corridoi del campus Est dell’univeristà e ha quattro postazioni per gli ospiti, ciascuna dotata di pannello di controllo, una postazione per il conduttore e una stazione di lavoro per dj con giradischi e mixer digitale Rane TTM57 per il crossfade. Il conduttore ha accesso a una coppia di lettori CD da produzione, una coppia di lettori CD da dj, MiniDisc, cassette, registratore su memoria flash compatta, due giradischi automatici a trazione diretta e un pannello

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personalizzato con ingressi e uscite XLR, RCA, da1/8 di pollice, AES 75 ohm, AES 110 ohm e un’interfaccia USB per computer o dispositivi come i registratori portatili. Il pannello personalizzato per ingressi e uscite, grande una unità rack, contiene anche una connessione USB al computer a doppio monitor del conduttore, con il software IP-Audio Driver di Axia, che manda l’audio alla rete attraverso Ethernet, rimpiazzando le schede audio per PC. Fa parte della sede di WSUM anche uno studio per i notiziari (con vista sullo studio principale) equipaggiato con un’altra console Axia Element. Uno studio di produzione con la stessa capacità dello studio principale

viene guidato anch’esso da una console Element. La struttura ha anche tre sale di lavoro attrezzate con console Radio System Millenium dotate di connettività Livewire. Infine, uno studio di produzione audio dal vivo contiene una console M7-CL48. Questa ha una scheda di ingresso/uscita AES da 16 canali collegata direttamente a un Digital Audio Node AES/EBU di Axia per l’ingresso e l’uscita sulla rete. Il computer dello studio ha anche il driver audio multi-canale di Axia, che trasporta molteplici coppie di ingressi/uscite Livewire a un driver ASIO in Windows 7. A WSUM, la scelta è di usare l’audio su IP ha avuto un impatto significativo sulla funzionalità e la

versatilità degli studi. In quanto sede progettata per essere un laboratorio didattico così come uno studio di trasmissione, l’accesso a “tutto l’audio, ovunque”, è essenziale. In soli due anni, questa organizzazione studentesca è cresciuta per servire mediamente circa 200 studenti e i membri della comunità che partecipano alla trasmissione o alle produzioni. E tutto questo è stato fatto senza praticare neanche... un foro nei muri! L’esperienza qui raccontata è stata riportata da Matt Rockwell, Capo Tecnico di WSUM (FM) a Madison, in Winsconsin. Per informazioni:www.axiaaudio.com

Sonifex S1 promette: nessun compromesso

su uno zoccolo D-sub a nove pin, un’uscita analogica monofonica cleanfeed su XLR bilanciato (per l’uso con un ibrido telefonico), un’uscita analogica stereo cleanfeed su XLR bilanciati (per l’uso con un codec ISDN/IP) e uscite monitor per le cuffie del conduttore, dell’ospite e gli altoparlanti. Sono disponibili uscite aggiuntive per talkback su connettore D-sub a nove pin e per la misurazione dei livevlli, utilizzando

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VETRINA COMMERCIALE

Sonifex descrive il suo mixer broadcast S1 come una console di missaggio di formato fisso dall’elevato rendimento, compatta e a basso costo, senza alcun compromesso sulla qualità. Punta a portare le sue funzionalità alla stazioni radio commerciali di piccola dimensione, alle comunitarie, alle radio studentesche e a quelle con fini didattici. Ha ingressi e uscite sia analogici, sia digitali, con possibilità di trasmettere simultaneamente in locale e su Web. L’S1 ha ingressi per quattro microfoni, quattro linee analogiche monofoniche e 10 stereofoniche, linee digitali stereofoniche, una per telefono e un ingresso stereo clean-feed, tra cui gli utenti possono scegliere. Le uscite consistono in: programma audio stereo analogico su XLR bilanciati, programma stereo digitale AES/EBU o phono S/PDIF, due uscite ausiliarie analogiche stereo bilanciate

uno zoccolo D-sub a 15 pin. Le uscite digitali possono trovare riferimento in un clock interno tra 32 e 96 kHz oppure si possono collegare sorgenti di sincronismo esterne mediante S/PDIF, AES/EBU o BNC word clock. Il LED Digital Synk si illumina quando l’uscita digitale è agganciata a un clock esterno o interno. L’S1 è una console di formato fisso, autonoma, con dimensioni complessive di circa 45 x 40 x 15 cm. Si può appoggiare su un banco o montare a rack con le staffe da 9 unità. Si può anche controllare da remoto mediante il software gratuito Sonifex SCi. Per informazioni: www.sonifex.co.uk

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Mixer Audio

Axel Tecnology aggiunge l’Oxygen 4 Digital Tra le ultime novità di Axel Technology nella sua linea di mixer c’è l’Oxygen 4 Digital, una console di missaggio digitale indipendente, alimentata dai processori DSP di Texas Intstruments. Ha 18 ingressi analogici e digitali, un crosspoint router, il processamento a 32 bit, frequenze di campionamento fino a 96 kHz, convertitori della frequenza di campionamento sugli ingressi digitali e controlli dell’equalizza-

zione e della dinamica su ciascun canale. Questi strumenti sono accessibili mediante la superficie di controllo o un PC collegato al mixer attraverso una rete IP. La variante dell’Oxygen 4 Digital è progettata come un “motore digitale” da montare a rack, con una superficie di controllo separata dotata di otto fader. L’unità “motore” da 2 unità rack gestisce il processamento audio e il suo instradamento. Ha quattro ingressi microfonici, due ingressi monofonici e cinque stereofonici, sette ingressi e uscite digitali stereofonici con un convertitore di frequenza di campionamento. Le uscite analogiche sono dedicate a: programma principale, submix, aux, monitor e cuffie. Il DSP interno a 32 bit utilizza calcoli a virgola mobile. I segnali conservano la loro risoluzione a 24 bit sin dalla conversione in ingresso.

I percorsi audio dell’Oxygen 4 Digital sono programmabili grazie alla presenza di un router di ingresso. Questo elimina la necessità di una matrice di collegamento esterna. Con la connessione Ethernet gli utenti possono controllare qualsiasi Oxygen 4 Digital da ovunque ci sia un computer connesso via IP. Tutte le funzioni si possono gestire via software. C’è anche uno slot per schede di memoria in cui gli utenti possono salvare le proprie configurazioni per richiamare le impostazioni personalizzate. Axel Technology è stata fondata nel 1996 a Bologna. La sua linea di prodotti comprende processori audio broadcast, codificatori RDS/RBDS, ibridi telefonici, segnali luminosi per studi di trasmissione e sistemi di programmazione e fatturazione pubblicitaria. Per informazioni: www.axeltechnology.com

Aggiornamento dello StereoSwitch di Henry Lo StereoSwitch di Henry Engineering è un commutatore/router audio molto popolare. La versione più recente si chiama StereoSwitch II. È un commutatore/router a tre ingressi audio stereofonici per commutare sorgenti audio bilanciate. Usa commutatori a relay passivi, in modo che l’audio della sorgente non venga degradato. Dato che la commutazione è passiva, lo si può anche utilizzare “al contrario” come router, per mandare una singola sorgente audio a tre diverse destinazioni. Lo StereoSwitch II si può controllare da remoto con qualsiasi interfaccia GPI, come una chiusura di contatto esterna, segnale logico o corrente conti-

nua. Il segnale di controllo in ingresso può essere momentaneo o continuo. La nuova versione comprende anche dei bottoni sul pannello frontale dell’apparecchiatura, così da potere attivare localmente la selezione della fonte. L’unità dispone anche di programmazione del comportamento all’accensione, così da potere impostare quale fonte/destinazione deve essere selezionata quando si attiva l’alimentazione elettrica. Un’altra nuova funzione è la modalità “auto return”, che si può usare per forzare l’unità a preselezionare l’ingresso “A” come default se non viene selezionato alcun altro ingresso. Lo StereoSwitch II ha un alimentatore di

rete incorporato ed è largo 1/3 di unità rack. Si possono montare fino a tre unità affiancate nello spazio di una unità rack e per questo è disponibile un’apposita staffa. Per informazioni: www.henryeng.com

Sapphire di Lawo fa scintille in radio Lawo. Con ben 128 ingressi disponibili, il sistema può miscelare fino a 80 segnali. Con l’opzione MADI, sono disponibili più fonti, che si possono instradare mediante la matrice 384 x 384, inclusa. Lo Sapphire ha funzioni di rete che permettono la connettività in studio e l’amministrazione. Gli stati logici possono essere scambiati mediante la rete, le sorgenti possono essere condivise e un sistema intercomunicante è compreso nel sistema. La console si può monitorare da remoto e, sempre da remoto, se ne possono gestire i servizi. Così, più studi posso-

Il Sapphire è l’ultima offerta di Lawo tra le console di trasmissione. Disponibile in configurazioni da 4 a 60 fader motorizzati, questo sistema modulare permette di realizzare console in un’ampia varietà di dimensioni con controlli rotativi, schermi e tasti aggiuntivi. Ciò è particolarmente utile quando il Sapphire viene utilizzato come console di produzione o nelle redazioni televisive dove è richiesto un flusso di lavoro maggiormente orientato all’uso di più canali. Il Sapphire si basa sul sistema di moduli di ingresso/uscita Dallis I/O di 70 B R O A D C A S T

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no essere amministrati da un solo tecnico, anche attraverso collegamenti WAN. È disponibile una versione dello Sapphire preconfigurata da tavolo, a 12 fader, con 40 canali di ingresso/uscita, GPI e quattro porte MADI. Combinato con il software per schermo tattile VisTool e il Nova29 come router centrale, la società dice che Sapphire rappresenta una soluzione completa per le trasmissioni in diretta, i mezzi mobili remoti o le strutture di produzione televisiva e editoriale. Per informazioni: www.lawo.de

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Mixer Audio

Nuovo “motore” per il Platform di Radio Systems Il Platform è una nuova console di Radio Systems. La società lo descrive come “meraviglioso da vedersi” e come in grado di offrire “un nuovo approccio al missaggio in diretta e per la produzione”. La superficie di controllo si collega a un motore mediante cavo Ethernet Cat5, che fornisce anche l’alimentazione. Si possono collegare fino a quattro superfici (da quattro a 24 canali) a un singolo motore, mediante uno switch Ethernet standard, abbattendo il costo che avrebbe un simile sistema, con componenti tradizionali. Uno schermo tattile di controllo da 7 pollici presenta all’operatore le applicazioni attive e quelle che si possono preparare, comprese le impostazioni dello scenario di lavoro, quelle dei bus ausiliari, il processamento del suono e il controllo remoto. Solidi schermi di configurazione permettono al tecnico della struttura di

definire le impostazioni del sistema e la completa funzionalità delle sorgenti in entrata. Per il Platform è uno standard l’“Event Controller”, un sistema di controllo remoto che permette a ciascuna funzione della console di essere controllata da remoto o di pianificare un’azione attraverso qualsiasi tipo di filtro, come ad esempio l’ora del giorno, mediante i collegamenti esterni GPIO. Sotto l’involucro, la tecnologia DSP Sharc fornisce “cavalli di potenza”, compresa una matrice da 128 x 128 commutazioni e dozzine di bus mix-minus e virtuali. Nel 2011 è stato presentato il nuovo “pacchetto” più piccolo, con un motore da 3 unità rack per installazioni più economiche che richiedono meno ingressi e uscite. Dato che il Platform è un’apparecchiatura di Radio Systems, la

connettività può avvenire mediante le periferiche attive StudioHub+. Nella tradizione dello StudioHub+, il Platform utilizza molteplici standard industriali compreso Ethernet, CopperLan e POI, che aggiungono alla console un alto rendimento e molta flessibilità, aumentandone allo stesso tempo la compatibilità e abbassando i costi. Il Platform comprende un software che permette agli utenti di far funzionare versioni virtuali della console su schermi situati negli studi di produzione e editing adiacenti, e ovunque ci sia una connessione Internet. Per informazioni: www.radiosystems.com

Logitek rilancia il suo marchio ROC Logitek ha reintrodotto il nome della console ROC nella sua linea di prodotti, su una serie riprogettata che offre funzioni audio su IP per un’ampia varietà di usi in radio e Tv. È progettata per operare con la piattaforma di audio su IP in rete JetStream Mini. La nuova serie ROC è disponibile in configurazioni da 6, 12, 18 o 24 fader, con schermi OLED e descrizioni stampate in rilevo che rappresentano una finitura attraente proteggendo, al contempo, la superficie. Gli utenti possono anche avvalersi di un sistema di segnalazione luminosa in RGB per accendere/spegnere cartelli

luminosi personalizzati, a colori. Un router opzionale compreso nel pannello di controllo offre una semplice selezione delle sorgenti e delle destinazioni per cinque direzioni. Sono disponibili dei pannelli opzionali con bottoni assegnabili a specifiche funzioni, secondo definizioni personali. Ci sono anche 12 GPIO nell’unità di alimentazione, che si può montare a muro o a rack. Il JetStream Mini è il cuore dei sistemi da console di Logitek. È un nodo audio configurabile che gestisce funzioni della console, così come l’audio in rete su IP. Il missaggio audio, l’instradamento e il processamento vengono svolti all’interno

di un involucro da due unità rack, raffreddato per convezione e senza ventole. Gli utenti possono mescolare e far “dialogare” schede per ingressi/uscite audio analogiche e digitali per creare la migliore combinazione di fonti e destinazioni, compresi microfoni, lettori CD, monitor da studio e altro ancora. Incorporando il “condotto” di rete JetNEt di Logitek, il JetStream permette di trasferire direttamente l’audio in rete dai sistemi di riproduzione basati su hard disk di altri partner di Logitek JetNet, senza l’uso di schede audio. Per informazioni: www.logitekaudio.com

Stagetec: On Air 24 è modulare e scalabile L’On Air 24 è un sistema di missaggio digitale di Stagetec che punta al mercato broadcast. È un sistema modulare, flessibile e scalabile con superfici di controllo impostate per le specifiche d’uso come combo, studio o attività di editing. La superficie di lavoro consiste in moduli fader ciascuno nel suo contenitore (quattro fader per ciascun modulo e fino a 24 per sistema) e modulo monitor. Queti moduli si possono montare in modo fluttuante nei mobili esistenti in studio. Il software GUI gira su un PC collegato via Ethernet all’unità di controllo, montata in un frame di sistema. 72 B R O A D C A S T

Una volta impostato e in funzione, il GUI simula gli elementi di controllo, cosicché gli operatori remoti possano accedere ad ogni controllo si trovi sulla superficie fisica, compresi gli indicatori, i fader e i codificatori. Così, una configurazione fisica minima di un solo modulo da quattro canali, due codificatori e qualche bottone può avere la stessa potenza della console On Air 24 completa che c’è in backgound! Il livello di complessità delle operazioni che si possono svolgere sul sistema, si può impostare in base a ogni singolo utente e il controllo logico può essere configurato per &

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varie funzioni come fader start, mic mute e commutazione automatica sul punto di incrocio. Il sistema consente anche il controllo remoto dell’attività mediante Ethernet. Secondo Stagetec, l’On Air 24 beneficia della flessibilità e della resilienza del sistema di routing digitale Nexus offrendo significative possibilità di interfacciamento in ingresso/uscita. Il Nexus rende anche semplice integrare l’On Air 24 in singoli studi o in più grandi strutture di trasmissione dove si possono mettere in rete molteplici sistemi. Per informazioni: www.stagetec.com

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INDICE INSERZIONISTI

Azienda

pag.

Azienda

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ABE Elettronica

III cop.

Italtelec

pag. 51

JVC

pag. 23

Leading Technologies

pag. 31

Aldena Telecomunicazioni pag. 71

Lemo

pag. 49

Blackmagic Designs

pag.

5

Litepanels

pag. 25

BLT Italia

pag. 22

Lupo Light

pag.

BV Media

pag. 27

Movie People

pag. 63

Cartoni

pag.

M-Three Satcom

I cop.

DB Elettronica

II cop.

M-Three Satcom

pag. 65

Delo Instruments

pag. 43

NewTek

pag.

Diem Technologies

pag. 59

Panatronics

pag. 24

DMG Communication

pag. 41

Rohde&Schwarz

pag. 53

DVB World

pag. 29

Screen Service

IV cop.

Elber

pag. 55

Sira

pag. 67

Elettrica 2000

pag. 33

Sisvel

pag. 47

Elle Erre Elettronica

pag. 69

Sitel

pag. 21

Eurotek

pag. 61

Sony

pag.

7

Exhibo

pag. 35

Stream Solution

pag.

30

Gestitel

pag. 73

Telsat

pag. 37

IRTE

pag. 57

Video Progetti

pag.

ATS - Advanced Telecom Systems

pag. 13

15

Presidente Steve Palm Vice Presidente Carmel King Direttore Vendite Eric Trabb Direttore Responsabile e Publisher B&P Andrea Rivetta

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Periodica Italiana

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Broadcast & Production - Febbraio/Marzo 2012

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