NN #30

Page 1

Numero 30 Dicembre 2010

NN

John Lennon A life less ordinary di Laura Albergante

®

“La cristianità finirà. Andrà via. Svanirà e diminuirà. Non ho bisogno di argomentare questo pensiero. Sono nel giusto verrà dimostrato. Noi siamo più popolari di Gesù adesso”. Questa dichiarazione provocatoria, rilasciata da John Lennon al London Evening Standard il 4 marzo 1966, fu pane per i denti di coloro che vedevano nel rock’n’roll un afflato satanico pronto a corrompere i giovani. I Rolling Stones bruciavano di “insoddisfazione” tra strizzatine d’occhi maliziose. Gli Who affermavano di voler morire giovani. I Beatles erano all’apice del successo. Lo scarafaggio eccentrico, sfrontatamente sensuale sul palco, chitarra in spalla, gambe divaricate come un novello Elvis “da strada” nacque il 9 ottobre 1940 a Liverpool, durante un raid tedesco notturno. Difficile dire qualcosa di nuovo su Lennon, che rientra a tutti gli effetti tra le più influenti figure del Novecento. John Lennon sfugge a tutte le definizioni perché è tutto ma anche il suo contrario: grande songwriter e sperimentatore musicale estremo; amante delle donne e misogino; geloso e libertino; dipendente dalle droghe e insofferente ai legami; fragile e forte al tempo stesso; provocatore iconoclasta e insicuro di sé. Lennon è un enigma dal volto di Monna Lisa e dallo sguardo orientale. La sua Imagine, contenuta nell’album omonimo del 1971, è una delle canzoni più amate di sempre. Rolling Stone l’ha inserita al terzo posto nella classifica musicale dei migliori brani musicali di tutti i tempi. Un vero e proprio manifesto che nelle parole dello stesso John è “anti-religioso, anti-nazionalista, anti-convenzionale e anti-capitalista, e viene accettato solo perché è coperto di zucchero”. In effetti Imagine non è un brano innocuo: parla di spiritualità, speranza e unione. “La sofferenza è ciò che ci accompagna per la maggior parte del tempo. E io penso che tanto più grande è il dolore tanto più abbiamo bisogno di Dio”. I Beatles sono ormai storia. Tra i fab four John spiccava per l’originalità, l’umorismo tagliente, la profondità e un certo carattere intellettuale. La coppia Lennon-McCartney scrisse decine di hit immortali, forti di un gusto innato per la melodia, capaci di incarnare in pochi minuti i sentimenti delle generazioni a venire. La fascinazione per le donne dal carattere forte si concretizzò in Yoko Ono. John la incontrò per la prima volta nel novembre 1966 in una galleria d’arte di Londra presso la quale l’artista, che faceva parte del movimento d’avanguardia Fluxus, stava preparando un happening di arte concettuale. Forse non fu amore a prima vista; sicuramente fu qualcosa di unico e irripetibile. I due iniziarono a frequentarsi: il matrimonio di John con Cynthia, la prima moglie, naufragò. Così come nel 1970 naufragarono i Beatles, ormai scossi da innumerevoli tensioni interne. Ancora oggi, passati trent’anni esatti da quella fredda notte di dicembre in cui Mark Chapman uccise il suo idolo, non possiamo dire di conoscere John Lennon. É stato poeta, musicista, attore, scrittore, pittore. Un working class hero. Un baronetto irriverente. Cinque colpi di pistola squarciano il gelo di New York. Quell’America sospettosa che conservava un dossier dell’FBI sulle sue attività sarebbe stata anche la sua ultima patria. “Ehi, Mr. Lennon! Sta per entrare nella storia!”. E calò il sipario.

Nella Nebbia

Enjoy Santa Claus

Park Avenue

Pin-Up Bond Girl


“Casa mia, colazioni e pranzi veloci di lavoro in un ambiente di classe, ma informale, dove poter gustare ottimi vini, serviti anche al calice. Cucina mediterranea, con pesce di ottima qualità e carni scelte, ideale per cene uniche vissute in un’atmosfera accogliente e calda proprio come quelle di casa.”

via Caduti sul lavoro 12 - 13100 Vercelli - info@ristorante-casamia.it tel. (+39) 0161.501326 Aperto tutti i giorni tranne lunedì e sabato a pranzo


Sommario Dicembre 2010

04

enjoy santa claus

08

ALESSANDRA MONTRUCCHIO

10

IL RICORDO ETERNATORE

12

park avenue time tour

14

SEMPLICEMENTE FRED

15

pin up

19

copertoni animati

20

una casa da vivere

22

passato? no... next

24

rubriche

27

agenda

la fantascienzache non t’aspetti

innovativo e tradizionale

l’associazione 12 dicembre vi invita a teatro

bond girl

Serge Van De Put alla galleria zaion

non solo da abitare

nei saloni del castello sua maesta’ il vintage

Editoriale “…E così è Natale, per i deboli e i forti, per i ricchi e i poveri, il mondo è così sbagliato.

E così è Natale, per i neri e i bianchi, per i gialli e i rossi, smettiamola di combattere. Buon Natale e felice anno nuovo. Speriamo sia un buon anno senza timori né paure…” Scritta nel 1971 da John Lennon e la moglie Yoko Ono, Happy Xmas (War Is Over) è una canzone di protesta contro la guerra in Vietnam. Passano gli anni, cambiano i configgenti, le armi, gli scenari, ma l’avidità e i drammi, madre e figli delle guerre, rimangono tragicamente suppergiù gli stessi, in una perversa interpretazione del nostro comune abitare questo pianeta. E così, mentre ci accendiamo (magari scaldiamo un po’ il motore, con il gelo che c’è….) per incolonnarci alla spasmodica ricerca dell’ultimo regalo da fare, possiamo forse preservare uno spazio, un frammento di tempo per pensare alle cose davvero essenziali: e allora pensiamo che esserci è importante, pensiamo che le nostre azioni sono le reazioni di chi ci vive accanto, pensiamo che il regalo più prezioso possibile, senza comparazioni, è l’amore spassionato e disinteressato. Pensiamo anche alle tante associazioni, ai gruppi di persone che remano e sudano per il bene del prossimo (tutto l’anno). Pensiamo alle piccole occasioni di lotta per il Bene che ci vengono offerte, quotidianamente, come domande cui rispondere, magari balbettando, magari sotto Natale. Pensiamo e facciamo anche noi, per quanto ci è possibile, la nostra parte. Buone feste!

pensieri, idee e stravaganze

Studio Kaboom

come, dove e quando Copertina del numero precedente:

30

fumetto

NellaNebbia ® Mensile Gratuito di Arte & Cultura

Editore:

Elio Mariani - “Sogno di primavera”,1969 Riporto fotografico su tela emulsionata, MEC-ART

Registr. Tribunale di Vercelli n.347/2008 del 15/04/2008 N.30 Dicembre 2010 Rivista Mensile

Direttore Responsabile Andrea Bellavita p.zza Risorgimento, 12 13100 Vercelli tel. 0161 1850396 Redazione Novara Via Giovanni De Agostini, 2 28100 Novara tel: 0321. 393756 email: nn.novara@gmail.com

Editor Testi: Eliana Frontini Grafica: StudioKaboom, Alberto ‘Spillo’ Piccolini Hanno collaborato Laura Albergante, Guido Andrea, Alessandro Barbaglia, Elisabetta DellaValle, Eliana Frontini, Veronica Gallo, Serena

Galasso, Roberta Invernizzi, Elena Leone, Gianluca Mercadante, Simon Panella, Marco Pozzo, Alberto Salvalaio, Michele Trecate, Emanuele Zimbardi

vieni a trovarci

Concessionaria pubblicitaria StudioKaboom s.n.c. / Ufficio Commerciale cell. 334.6741727 tel. 0161 1850396 commerciale@nellanebbia.it Ufficio Commerciale Novara Roberto Pronzello cell 347.2225068 nn.novara@gmail.com Stampa: Sarnub Via Santhià, 58 13881 Cavaglià (BI)

www.nellanebbia.it


04

arte

testo: alberto salvalaio

a t n sa y o enj claus

al o n r o t n i nda legge e ’ a t e al Veri laus C a t n mito di Saario che lo rese pubblicit immortale


R

iuscite a focalizzare il momento esatto in cui i vostri genitori vi hanno confessato che Babbo Natale non esisteva? Certamente deve essere stato un piccolo trauma, ma difficilmente ce ne ricordiamo. In compenso negli anni abbiamo sostituito l’irrazionale natalizio con decine di altre storie assurde. Alcune paradossalmente legate anch’esse al Natale e al suo “Babbo” panciuto dispensatore di regali. Una di queste cosiddette leggende metropolitane racconta di una potente multinazionale di bibite gasate che d’un tratto modifica radicalmente la precedente immagine di Babbo Natale per meri scopi commerciali. Vestendolo con i propri colori societari (rosso/bianco) e imponendolo al mondo intero come testimonial del suo marchio. Niente di più falso. Ovviamente per risultare credibili le leggende metropolitane hanno bisogno di una qualche base di realtà. Il fondo di realtà in questa storia è che il vecchio “Santa Claus”, come viene chiamato negli Stati Uniti, fu effettivamente utilizzato intorno agli anni Venti dalla Coca-Cola per pubblicizzare il proprio prodotto. E che effettivamente la compagnia ingaggiò dei pubblicitari per curarne l’immagine. Ma questi non fecero altro che ispirarsi ad una tra le svariate raffigurazioni di Sinterklaas o St. Nicholas che da lungo tempo circolavano nell’iconografia natalizia. Il percorso che portò San Nicola, vescovo di Myra nel IV secolo, a trasformarsi nel “Santa Claus” attuale ha infatti radici lontane che si snodano, tra riforme e controriforme, per un’antica devozione fatta di dolci lasciati vicino ai letti, sui davanzali, o davanti al focolare, e raccontano di coloni olandesi e tedeschi che imbarcarono nel viaggio verso il Nuovo Mondo i propri miti e folclori.

arte

Alle tradizioni arcaiche (protettore di marinai, pescatori, bambini e donne in cerca di marito) si mescolarono via via eventi storici, invenzioni letterarie ed esigenze di mercato che contribuirono a crearne l’immagine odierna. L’Ottocento fu un secolo decisivo in questo processo. Infatti la crescita economica che spingeva al consumo masse di lavoratori sempre più benestanti e con maggior tempo libero (soprattutto durante il periodo natalizio), coinvolse inevitabilmente anche la figura di Santa Claus che prese nuove sembianze adeguandosi ai mutati stili di vita. Niente più austeri copricapo da vescovo o modesti abiti da cacciatore artico!

NN 05


06 Nel 1823 una poesia destinata a diventare molto popolare, “Una visita da San Nicola”, oggi meglio conosciuta come “The Night Before Christmas” di Clement C. Moore, introdusse molti dei tratti distintivi del moderno Babbo Natale: il grosso ventre, il sacco strapieno di giochi, il largo sorriso bonario sovrastato da un enorme naso arrossato dal freddo. Così le illustrazioni che seguirono ne subirono inevitabilmente l’influenza. Come nel caso di Thomas Nast, che disegnò Babbo Natale in diverse forme per oltre trent’anni, arruolandolo addirittura per promuovere l’Unione durante la Guerra Civile americana. Quasi una profezia per la futura carriera nel marketing dell’ignaro Babbo Natale. Fu proprio Nast ad introdurre la tradizionale mise in rosso bordata di pelliccia sfruttata successivamente dalla Coca-Cola. La compagnia americana infatti, decisa nel voler spingere le vendite anche durante il periodo invernale, ideò nel 1922 lo slogan “La sete non conosce stagioni”. Il passo successivo fu appunto quello di legare il marchio ad uno dei simboli più riconoscibili del Natale. Nel 1930 fu usato per la pubblicità un dipinto dell’artista Fred Mizen

Coca-Cola per illustrare la propria reclame, Sundblom scelse proprio lui come modello dato che, a suo dire, aveva il giusto physique du rôle e la gran quantità di rughe sulla sua faccia comunicava una genuina allegria. Quando Prentice morì Haddon decise di non cercare un nuovo ispiratore ma, con l’aiuto d’uno specchio, usò sé stesso come prototipo, visto che anche il suo viso di immigrato nord-europeo possedeva le stesse pieghe gioconde. Il venditore non fu l’unico amico di Sundblom ad essere ritratto. Anche i figli dei vicini di casa furono utilizzati in alcune illustrazioni. E addirittura il cane del fiorista del quartiere, un barboncino grigio, si ritrovò immortalato in uno degli sfondi natalizi creati dall’artista. Nato nel 1899, ultimo di nove figli in una famiglia originaria di Åland in Svezia, Sundblom era cresciuto a Chicago. In gioventù aveva lavo-

che mostrava un uomo vestito da Babbo Natale in mezzo alla folla di un grande magazzino mentre si concedeva una pausa bevendo la bibita. Si può dire che il processo di “secolarizzazione” del santo, vescovo, elfo, simpatizzante dell’Unione, eccetera subì allora il suo colpo definitivo. E così si arriva alla storia del vecchio Lou Prentice. Lou era un rappresentante in pensione che abitava accanto ad un illustratore pubblicitario di nome Haddom Hubbard Sundblom. Ingaggiato dalla C

M

Y

CM

MY

CY CMY

K

rato per un alcune imprese di costruzioni svedesi per potersi pagare le lezioni serali alla scuola d’arte. Fu poi assunto come apprendista presso lo studio di grafica pubblicitaria di Evereth Charles Johnson dove, iniziando da incarichi modesti, imparò i trucchi del mestiere. Si sposò con Viola, sorella del conterraneo Warner Sallman - illustratore ancora oggi celebre per aver dipinto il quadro più riprodotto di sempre di Gesù Cristo (“The Head of Christ” del 1941) -, con cui ebbe quattro figli e quattordici nipoti, tutti rigorosamente raffigurati nelle sue illustrazioni pubblicitarie. A metà degli anni Venti riuscì ad aprire un proprio ufficio. Così quando, tramite l’agenzia di pubblicità D’Arcy, nel 1931 la Coca-Cola gli commissionò le illustrazioni per la propria campagna invernale Sundblom era già un creativo di successo. L’azienda di Atlanta gli chiese di creare una sua versione di Babbo Natale che fosse allo stesso tempo realistica e simbolica. Un vero e proprio “Santa Claus” e non un uomo mascherato come nel dipinto di Mizen. Sundblom ispirandosi al poema di Moore, e al proprio vicino, volle creare una figura universale, una specie di magico progenitore collettivo, dal cuore d’oro, ma con qualche debolezza umana. Uno che, recapitandoti i regali, non avrebbe esitato a vuotarti il frigorifero per uno spuntino di mezzanotte. Utilizzando principalmente la tecnica ad olio Haddon creò più di centocinquanta lavori pubblicitari per la Coca-Cola, che furono pubblicati all’interno di famose riviste come il National Geographic o il New Yorker oltre ad essere utilizzati su calendari, poster, manifesti, espositori da negozio e persino per pupazzi di peluche. Tra il 1931 e il 1964 mostrò Santa Claus mentre consegnava i giocattoli, oppure mentre leggeva le letterine dei bambini; o ancora mentre giocava con i piccoli rimasti svegli per salutarlo, o si arrendeva alla sua passione per le prelibatezze gastronomiche incustodite. Sundblom fu sempre scrupoloso nell’adeguarsi ai tempi che cambiavano. Tanto che riuscì ad infilare uno dei suoi Santa Claus anche dentro un razzo spaziale, proprio mentre l’America era alle prese con la corsa per la conquista della luna. Nel 1972 illustrò persino la copertina del numero di dicembre di Playboy, raffigurando ovviamente una giovane donna in succinti abiti da Babbo Natale. Durante i suoi ultimi anni, quando ormai nella pubblicità la fotografia aveva soppiantato l’illustrazione grafica, Sundblom si dedicò ai ritratti, pur non considerandosi mai un vero e proprio pittore da mostre o gallerie d’arte. Valutati intorno ai venticinquemila dollari i suoi dipinti sono stati esposti in tutti gli Stati Uniti, in Giappone e persino al Louvre di Parigi! Circa il suo rapporto con la bibita pare abbia dichiarato: “Non ho mai potuto sopportare quella roba”. Nonostante questa presunta repulsione Sundblom fu così abile nel suo lavoro da creare un’icona per l’immaginario collettivo natalizio. Tanto longeva da essere utilizzata ancora oggi e talmente popolare da far nascere intorno a sé una vera e propria mitologia, come appunto la “leggenda (metropolitana) del santo bevitore” di Cocacola.


MASTER UNIVERSITARI A VERCELLI

Due proposte del Politecnico di Torino e dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale per i laureati. Venti anni fa si poneva l’accento sulla necessità di disporre di quantità sempre crescenti di energia, oggi il problema ambientale si sovrappone a quello del fabbisogno energetico e l’imperativo non è più solo produrre maggiori quantità, ma produrre attraverso fonti e metodi che salvaguardino l’ambiente. La strada per risolvere il problema energetico deve quindi passare attraverso l’adozione di un complesso di misure che comprendano il risparmio generalizzato, l’aumento dell’efficienza energetica, il ricorso a fonti rinnovabili e la ricerca di nuovi metodi di sfruttamento. Da una parte abbiamo quindi un aspetto importante come quello della diffusione della cultura del risparmio e della razionalizzazione energetica, dall’altro uno più tecnico legato allo sviluppo di nuovi materiali e sistemi di sfruttamento. Quello delle energie rinnovabili, in tutti i suoi aspetti, risulta oggi uno dei mercati in maggiore crescita e con più prospettive e perché questo continui e si incrementi sempre più è necessario che le politiche energetiche ed ambientali siano affiancate, sul piano delle tecnologie, da azioni di sostegno ai processi di qualificazione e di innovazione tecnologica e, sul piano degli attori coinvolti, dalla disponibilità di figure professionali con competenze specifiche in questi ambiti. Sul territorio locale, il Consorzio UN.I.VER., rappresenta un nodo cruciale proprio per lo sviluppo degli aspetti formativi, mettendo a disposizione le competenze dei suoi soci accademici Politecnico di Torino e Università degli Studi del Piemonte Orientale da una parte, e le attività più fortemente legate al mondo imprenditoriale attraverso la sua partecipazione al Polo di Innovazione delle energie rinnovabili dall’altra. Da queste considerazioni nasce l’offerta formativa di UN.I.VER., che per l’anno

accademico 2010/2011 propone due Master Universitari proprio sulle tematiche delle energie rinnovabili e dell’ambiente. “Il Master in Comunicazione e Marketing delle Energie Rinnovabili, proposto in collaborazione con il Politecnico di Torino a Vercelli – sostiene il Presidente di UN.I.VER. Carlo Piazza – risponde alle esigenze di un mercato in forte espansione che necessita non solo di progettisti qualificati, ma anche di figure specifiche di tipo tecnico commerciale e con buone capacità di comunicazione in grado di promuovere l’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili”. Se questo Master crea un profilo professionale più legato alla diffusione dell’utilizzo delle energie, il secondo Master proposto “Materiali per Energia e Ambiente” vuole invece rispondere all’esigenza di fornire una formazione tecnica più incentrata sulle tecnologie legate alla produzione di energia. “Materiali per Energia e Ambiente è un Master svolto in collaborazione con l’Università degli Studi del Piemonte Orientale – continua Piazza – che si dedicherà soprattutto allo studio dei materiali utilizzati trattando in modo sia teorico sia pratico la preparazione, le proprietà e le applicazioni dei materiali nel settore energetico”. Entrambi i Master si svolgeranno a Vercelli, presso la sede del Politecnico di Torino all’inizio del prossimo anno. Per ulteriori informazioni è attivo Numero Verde 800.90.27.41 dove il personale del Consorzio UN.I.VER. è a disposizione per ogni approfondimento. Confidiamo in questa occasione di avere tra gli iscritti non solo studenti provenienti dalle diverse regioni italiane, ma anche qualche studente della provincia di Vercelli che sappia cogliere l’opportunità.

MASTER MATERIALI PER ENERGIA E AMBIENTE MASTER COMUNICAZIONE E MARKETING DELLE ENERGIE RINNOVABILI

Con il patrocinio di:

Le edizioni passate, 2009 e 2010, hanno visto la partecipazione di Sede del Politecnico di Torino a Vercelli

Università degli Studi del Piemonte Orientale

Università degli Studi del Piemonte Orientale

iniziativa condivisa con ENERMHY - imprese aderenti al polo di innovazione energie rinnovabili e mini hydro Sede del corso Contenuti Il Master si svolgerà da febbraio a dicembre 2011. Le lezio- COMUNICAZIONE E MARKETING ni avranno luogo presso la sede del Politecnico di Torino a Principi di marketing, Comunicazione aziendale, Operazioni Vercelli, in orario diurno. commerciali. Durata complessiva 1500 ore (di cui 600 di lezione frontale in aula, 250 di stu- ENERGIE RINNOVABILI ED EFFICIENZA ENERGETICA dio individuale e 650 di stage) Matematica e fisica per le tecnologie energetiche, Analisi dei sistemi energetici, Generazione energetica, Risparmio energetico. Destinatari Il corso è rivolto a giovani e/o adulti laureati (di I o II livello) Normativa, certificazioni e sicurezza dei sistemi energetici. disoccupati ELEMENTI DI CULTURA GENERALE Quota di partecipazione Tecnologie informatiche, Sicurezza sul lavoro, Elementi per la L’iscrizione al Master è gratuita sostenibilità ambientale, Orientamento, Pari opportunità. Modalità di SELEZIONE È previsto un test di verifica relativo alle conoscenze di base Sbocchi professionali sui temi del corso (energia, ambiente, comunicazione e Il Master favorisce lo sviluppo di professionisti in grado di marketing) ed alle conoscenze ed abilità pari a quanto richie- comprendere e valutare problematiche legate all’uso dell’energia, sto dal Modulo 2 della certificazione ECDL o equivalente. fornendo gli strumenti per interagire efficacemente col pubblico e con i potenziali clienti. E’ previsto inoltre un colloquio motivazionale Il corso intende creare un profilo professionale adatto a diffondere Prerequisiti la cultura delle energie rinnovabili e dell’uso razionale dell’energia, E’ richiesta la conoscenza del sistema operativo a livello ed al tempo stesso adatto a comunicare e promuovere prodotti utente e servizi energetici innovativi. Le iscrizioni sono aperte fino al 21 Gennaio 2011 Al Master sarà ammesso un numero massimo di 20 iscritti Il corso rilascia un attestato di Master di I Livello del Politecnico e lo stesso non sarà attivato con un numero di partecipanti di Torino, con riconoscimento di 60 crediti formativi. inferiore a 12 Sono previste Borse di studio

Sbocchi professionali: I partecipanti saranno in grado di integrare e applicare le conoscenze e lo sviluppo di materiali e l’implementazione di nuove tecnologie al campo energetico. Ciò consentirà loro di affrontare con fondamenti culturali e metodologici corretti le problematiche connesse ai materiali, al risparmio energetico, all’efficienza energetica, all’utilizzo di fonti rinnovabili. Tale figura professionale sarà in grado di progettare e studiare le proprietà chimico-fisiche dei materiali e valutare il loro impatto nel settore energetico ambientale. Destinatari: Il corso è rivolto a giovani e/o adulti laureati (di I o II livello) disoccupati Titolo rilasciato: Diploma di Master Universitario di I livello dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale (60 CFU). Periodo e sede: Il Master si svolgerà da febbraio a dicembre 2011. Le lezioni avranno luogo presso la sede del Politecnico di Torino a Vercelli, in orario diurno. Scadenza iscrizioni per studenti stranieri:14 gennaio 2011 Scadenza iscrizioni per studenti italiani: 21 gennaio 2011 Durata complessiva: 1546 ore (di cui 456 di lezione frontale in aula, 440 di studio individuale e 650 di stage) Prerequisiti: E’ richiesta la conoscenza del sistema operativo a livello utente Selezione: Analisi del curriculum vitae e successivo colloquio motivazionale, durante il quale saranno anche accertate le conoscenze di Informatica di base, se non attestate da eventuali esami sostenuti. Si richiede inoltre la conoscenza di base, scritta e parlata, della lingua inglese. Al Master sarà ammesso un numero massimo di 20 iscritti e lo stesso non sarà attivato con un numero di partecipanti inferiore a 10. Costo: 2500 Euro Sono previste Borse di studio Contenuti FASE 1 - FONDAMENTI DI TERMODINAMICA E STATISTICA

FASE 3 - CHIMICA E FISICA DEI MATERIALI PER L’ENERGIA

FASE 4 - PREPARAZIONE E CARATTERIZZAZIONE DI MATERIALI E DISPOSITIVI FASE 2 - ASPETTI TECNICO-ECONOMICI E SOSTENIBILI DELLA PRODUZIONE E UTILIZZO DELL’ENERGIA FASE 5 - ASPETTI TECNOLOGICI E APPLICATIVI

L’attivazione del master è subordinata all’approvazione e al finanziamento da parte della Regione Piemonte. I corsi UN.I.VER. sono rivolti ad ambosessi (L.903/77)

programmi e modalità di iscrizione sul sito: www.univer.polito.it / mail:info.univer@polito.it n u m e r o v e r d e 8 0 0 . 9 0 2 7 4 1 dal lunedì al venerdì 8:30/12:30

- 14:00/18:00

Unione Europea Fondo sociale europeo


08

letteratura

A R D N A S S ALE O I H C C U R MONT

testo: gianluca mercadante

io z spa o u t o nel t l o ta i v acc o ire er n v e v v da di a de t n pre ecessi n che ’ Un libro ntale, e’ solo la me

n

ell’anno 2088 l’intero pianeta Terra subisce una catastrofe ambientale dagli effetti devastanti. Il mondo così come a tutt’oggi ci è noto cambia radicalmente aspetto e, in un futuro non meglio identificato e in ogni caso posteriore al periodo detto della “Caduta”, in un ricco Paese europeo che al suo interno condensa numerose etnie e una netta discrepanza sociale tra le classi, la convivenza è sorretta dall’unanime tentativo di far fronte alla principale piaga ereditata dal passato: la carenza di acqua potabile. Un argomento scottante e di estrema attualità, che la scrittrice torinese Alessandra Montrucchio ha voluto porre al centro del suo ultimo romanzo. Con E poi la sete (Marsilio, pp. 270, € 18), la Mon-

trucchio spiazza chiunque l’abbia finora letta, perché un romanzo di fantascienza, o di fantapolitica come qualche critico letterario l’ha poi definito, era davvero difficile aspettarselo da lei. Ma la fantascienza, nelle mani di uno scrittore, può trasformarsi in un mezzo di critica, di denuncia? E, soprattutto, ha ancora senso che lo faccia, qualora la risposta sia sì? Cercheremo di scoprirlo durante questo incontro con l’autrice. Come mai ti sei cimentata con la fantascienza, genere tanto insolito rispetto ai tuoi precedenti lavori? Non ho pensato subito alla fantascienza, è stata semmai la tematica che intendevo trattare a spingermi di nuovo verso serbatoi di storie, di mondi, che conoscevo bene e sentivo appartenermi. Ho let-


letteratura to Orwell e visto Blade Runner molto tempo prima di concepire l’idea di E poi la sete. Una successiva chiacchierata in merito alle attuali condizioni ambientali del pianeta ha poi alimentato in me l’esigenza di raccontare una storia in questi termini e mi ha riportato alla mente quei libri – e quel film in particolare. Tuttavia dici di non essere affatto una lettrice di fantascienza. Sei ancora d’accordo su questo? Se col termine di fantascienza vogliamo riferirci a storie che raccontano di alieni, o dell’invasione di altri mondi, sono ancora d’accordo senz’altro. Se parliamo invece del già citato Orwell, o di certo Philip Dick, allora il discorso cambia. Ambientazioni in mondi non dissimili dal nostro, introspezioni di un pensiero che trasloca altrove talune problematiche della società contemporanea e le analizza alla luce di una trama che le esaspera, mi sembrano aspetti di un tentativo anche filosofico di ricorrere a un genere per raccontare tutt’altra cosa. Ribadisco che la fantascienza in quanto tale non mi è mai piaciuta, ma ho sempre letto volentieri le distopie negative che possono derivare da essa. Quindi stiamo parlando di fantascienza come strumento di critica alla contemporaneità? Esattamente. Nella Los Angeles del 2019, rappresentata in Blade Runner da Ridley Scott nel 1982, si esploravano già i possibili sviluppi di alcune realtà contemporanee: l’inesorabile riduzione numerica dell’etnia bianca, l’inquinamento atmosferico, la sovrappopolazione. Sebbene la reale evoluzione degli stessi non sia avvenuta proprio così come il regista del film ce l’ha descritta, rivederlo oggi fa riflettere. Direi in sintesi che una fantascienza in grado di presentare un domani apocalittico, un domani in cui l’uomo non è riuscito a risolvere i problemi dell’oggi, è una fantascienza che m’interessa. Anche E poi la sete ha un’ambientazione di questo tipo. In che modo hai lavorato alla costruzione del mondo narrativo? Volevo mettermi alla prova su di un registro narrativo che da scrittrice non avevo mai sperimentato. Ho effettuato perciò un robusto lavoro di ricerca e di documentazione. Il nodo principale della narrazione riguarda la carenza di acqua potabile sul pianeta, che si lega al surriscaldamento globale; ho quindi studiato tantissime ricerche da parte di esperti del settore, che hanno tentato d’intuire scientificamente come potrebbe svilupparsi il nostro mondo nei prossimi decenni. Di base, non volevo ritrarre un pianeta immediatamente successivo alla catastrofe ecologica, per cui ne ho immaginato uno che avesse avuto il tempo di riprendersi dagli sconvolgimenti e si fosse poi ricomposto con parametri riconoscibili, ma nettamente dissimili dagli attuali. La catastrofe ecologica che ho immaginato avere luogo nel 2088, è una catastrofe nella quale si sono concentrate e realizzate le peggiori possibilità ipotizzabili – ed è abbastanza improbabile si concretizzino tutte assieme. A noi ne basterebbe una soltanto perché il nostro modo di vedere le cose si modifichi radicalmente. Se pensiamo al black-out nazionale del 2003, forse basta ancora meno… Margherita Hack diceva che quando, nell’ambito di un mondo ipertecnologico, la tecnologia stessa viene a mancare, o non è più utilizzabile al cento per cento, l’uomo contemporaneo è più fragile ed esposto che non un uomo del Seicento. In un mondo come quello in cui stiamo bene o male sopravvivendo, iper-tecnologico e in attesa di un’eventuale apocalisse, la narrativa, oltre a rendersi uno strumento critico, può ancora rappresentare anche un mezzo di protesta? Io non parto dalla volontà di lanciare messaggi. Io parto dalla volontà di raccontare una storia, con tutta una sua riflessione dietro e una posizione da parte mia politica, perché parlare d’acqua significa assumere una posizione politica, rispetto alle decisioni che si stan-

no prendendo in tema di acqua pubblica e privatizzata. Non è per niente un caso se nel romanzo il responsabile della distribuzione al popolo di acque radioattive spacciate per desalinizzate e potabili, sia proprio il maggior esponente politico del Paese. Tant’è che qualcuno ha definito E poi la sete un romanzo di fantapolitica. Ciò significa che una protesta, di fondo, dev’esserci. Quale impatto possa poi ottenere, non saprei. E perché mai dovrebbe risultare debole? Perché la narrativa, al di là di pochissimi e selezionati nomi, gode di una diffusione assai ristretta. Il potenziale lettore di questo mio ultimo libro, se non è un divoratore onnivoro di romanzi fantascientifici (o presunti tali), potrebbe essere qualcuno che ha già maturato una personale visione sulla problematica inerente alla carenza d’acqua e desidera scoprire in quale chiave l’ho affrontata io. Stiamo in ogni caso parlando di una cassa di risonanza ben poco ampia, rispetto all’attenzione che il problema, non il mio libro, richiede. La questione potrebbe essere collegata anche e soprattutto a un (volontario?) deficit di comunicazione: Fabio Volo, autore da 750.000 copie di vendita, dispone di una notorietà televisiva e radiofonica che, forse, Alessandra Montrucchio non possiede. E agli scrittori non serve nemmeno tutta la televisione, fra l’altro. Oggi, per vendere bene, basta venire intervistati in una trasmissione il cui conduttore è seguito da una folta schiera di telespettatori che gli danno fiducia e che all’indomani, si recheranno in libreria. Inoltre la letteratura è abbastanza dimenticata dai mezzi pubblicitari di marketing. Manca una vera informazione libraria. In un simile quadro, che è reale e non più fantascientifico, quale futuro si prospetta per la letteratura italiana, secondo te? Sono molto scettica sul futuro della letteratura in generale, italiana o meno. La cultura popolare vede ormai il libro come qualcosa di lezioso, di snob, di troppo complicato, di cui per altro non si parla quasi mai da nessuna parte – il che fortifica tali pregiudizi. Tutto tende a mantenere l’informazione, e i possibili interessi personali che se ne possono trarre, su livelli superficiali, di non-approfondimento, ben lontani dal dispiegamento del fantastico insito in ognuno di noi. Un libro necessita di venire accolto nel tuo spazio mentale, è solo lì che prende davvero vita. Purtroppo, non viviamo più in un mondo che ci lasci lo spazio di due ore quotidiane in cui sederci, nel silenzio, per lasciarci assorbire dalle pagine e creare questo universo fantastico nella nostra immaginazione. In quanto all’immaginazione, mi sia permesso dire che ci stiamo abituando a usarla in maniera “applicata”. Quindi ci attende un futuro senza storie o un futuro senza libri? Si può forse immaginare un futuro senza libri, data la recente crescita del mercato degli e-book e i problemi relativi all’impiego della materia prima. Ciò nonostante, io non ci credo. Il lettore ha un rapporto feticista col libro che legge. Questa è la ragione per cui difficilmente un libro lo si presta, questa è la ragione per cui un libro lo si conserva benché non sia piaciuto, questa è la ragione per cui un libro, quando e se lo si cede in prestito, non torna indietro: perché chi lo ha letto, ha finito col farlo suo. Ma nessuno può vivere senza le storie, mai. Raccontare delle storie è uno dei tratti imprescindibili della natura umana. Finché rimarrà viva l’unica caratteristica che ci contraddistingue dagli altri mammiferi, i quali si scambiano informazioni ma di certo non si raccontano nulla, rimarrà vivo anche qualcuno che racconta, perché è più bravo a farlo, e qualcuno che invece legge. O ascolta.

Bio: Alessandra Montrucchio vive a Torino. Per Marsilio, oltre al recente E poi la sete qui discusso, ha pubblicato Ondate di calore (1996, Premio Calvino), Cardiofitness (1998, da cui il film di Fabio Tagliavia con Nicoletta Romanoff ), Macchie rosse (2001), Non riattaccare (2005, Premio Selezione Bancarella) e Fuoco, vento, alcol (2006, Premio Settembrini Giuria Giovani). Per Feltrinelli ha scritto il libro di viaggio Berlino (2007) e, con Cristina Virone, la saga per bambini di Salamandra Daremouse. Insieme a Laura Tonatto, ha pubblicato per Einaudi Storia di un naso (2006).

Il sindacato dei pensionati della CGIL –Vercelli-Valsesia, in questo anno particolarmente difficile per tutti, giovani e anziani, uomini e donne, lavoratori e disoccupati, immigrati, famiglie di cassintegrati, persone deboli e ammalate, ha cercato in ogni modo di essere presente, accogliendo e ascoltando i bisogni della gente, nella faticosa ricerca di ogni possibile risposta e soluzione ai tanti problemi, sostituendo spesso, nelle azioni, chi dovrebbe occuparsi delle difficoltà della gente .

I Segretari ed i collaboratori, con i pensionati volontari, si sono attivati nella mobilitazione nazionale della CGIL, impegnandosi in azioni territoriali di informazione rivolte agli iscritti e alla gente comune, manifestando poi a Roma il 27 Novembre con tutta la CGIL per un futuro che possa esprimere i diritti di tutti. Lo sportello donna dello Spi di Vercelli ha operato e continuerà a lavorare sul territorio avviando una serie di progetti mirati alla sicurezza e alla tutela delle fasce più deboli e delle donne. A tutti i cittadini ed in special modo a coloro che si trovano in condizioni di grave difficoltà è rivolto il nostro pensiero per le prossime festività. Vogliamo dir loro che la CGIL continuerà a resistere e a lavorare instancabilmente, ricercando l’unitarietà, per dare la giusta rappresentanza a quei valori irrinunciabili come il lavoro, la salute, il benessere e la dignità di ogni persona.

Le fotografie della piazza di San Giovanni a Roma (pubblicate sul nostro sito), colma di tanti giovani e pensionati, uniti a donne e lavoratori e alle associazioni di immigrati, esprimono la forza e la gioia che deriva dalla volontà di lottare per il bene comune, insieme ad una partecipazione basata sull’impegno personale e sull’attenzione rivolta a tutte le persone considerate però sempre una ricchezza nella loro individualità. Noi della CGIL ci crediamo. Credici anche tu!!!! Buon Natale e un sereno 2011 dal Sindacato Pensionati della CGIL Vercelli-Valsesia

www.spivercellivalsesia.org

NN 09


10

O D R O IL RIC E R TO A N R E ET

letteratura

testo: Emanuele Zimbardi

zione pria o La riappr le o p o d essi t di se s guerra della i n o i distruz ’opera di Pavese in un

A

nguilla, soprannome del protagonista dell’ultimo romanzo di Cesare Pavese, “La luna e i falò” (1950), afferma: “[…]questo paese, dove non sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo. Adesso che il mondo l’ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto.[…]Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.” Queste intime riflessioni del primo capitolo svelano il significato della storia all’approssimarsi del suo svolgimento. Pavese regala ai suoi lettori un tuffo nei ricordi dell’ormai maturo Anguilla, del quale viene riportato solo questo colorito soprannome in quanto si ignora chi siano i suoi genitori. Ben lungi dall’essere un romanzo sentimentalistico, sorta di nuovo David Copperfield, questo libro potrebbe interessare particolarmente gli appassionati della letteratura memoriale per il suo carattere contemporaneamente innovativo e tradizionale. “La luna e i falò” è un viaggio che l’autore-narratore (molti studiosi ritengono che sia un’opera di ispirazione autobiografica) compie insieme al lettore alla riscoperta delle proprie radici. Anguilla riporta i propri ricordi attraverso una semplice “rammemorazione” del passato: dunque non ha intenti autobiografici con ulteriori fini di autocompiacimento o giustificazione. Il modo di procedere nella memoria è discontinuo, non pianificato, tale che, ad esempio, ad un dialogo vivo segue un improvviso flashback; spesso la narrazione si fa dettagliata e scorrevole, opponendosi a momenti quasi riassunti. In definitiva, manca un filo conduttore che scandisca ordinatamente gli avvenimenti narrati e le riflessioni loro connesse. L’unico criterio unitario potrebbe essere la mente di Anguilla, che seleziona casualmente i ricordi della sua memoria. Ebbene, se ciò che importa all’autore non è tanto la loro disposizione organica, quanto la loro sostanzialità, perché i ricordi non si susseguono sulla base della loro reale temporalità? La risposta è offerta dalla natura degli eventi raccontati: questi non sono episodi che hanno segnato in modo notevole la vita del narratore, né aneddoti simbolici di un certo carattere; anche riordinando i dettagli che sporadicamente Anguilla rivela, da questi non potremmo ricostruire

senza buchi la sua biografia, la sua personalità e i suoi stati d’animo, ma solo evidenziare un vago percorso di crescita e di graduale conoscenza del mondo fino al raggiungimento dell’indipendenza. Con “La luna e i falò” sembra essersi chiusa una stagione della letteratura italiana incentrata sull’ego: dalla “Vita” di Alfieri e di Casanova, alle “Confessioni di un italiano” di Nievo, ai protagonisti dannunziani alter ego dell’autore, il tempo dell’individualismo è a metà Novecento concluso. Non esistono più i superuomini ed esteti sicuri della propria superiore unicità al punto da farne un’opera d’arte. Anguilla non si sofferma sugli aspetti individuali, bensì punta all’evocazione di eventi collettivi, come le occasioni di festa o di vendemmia, di superstizioni locali, come quella della luna e i falò che dà nome all’opera, immergendosi talvolta in generali riflessioni esistenziali che possono umilmente emergere da queste realtà. Spesso il narratore soffoca l’attenzione verso se stesso per rivolgerla ad altri personaggi; le minibiografie “a puntate” delle giovani borghesi Irene e Silvia, il decadimento del Valino e del Cavaliere, le idee sulla vita di Nuto, l’interesse ad aiutare Cinto sono tutti momenti che esprimono la natura contraddittoria del romanzo: la rappresentazione di certe particolari condizioni universali dell’uomo attraverso “modelli” sociali di persone, e, unita ad essa, la trasmissione di lirismo narrativo che in Pavese è sempre molto discreta. Questa abilità rimane la cifra dell’opera pavesana: pur tentando di astrattizzare la condizione dell’uomo cercando di trarne l’essenza, l’autore riesce a non cadere nella trappola simbolista nella quale invece era incorso Elio Vittorini quando nel suo “Conversazione in Sicilia” (1941) aveva inteso riassumere la condizione del “mondo offeso” nella sua originarietà, rendendo così la narrazione onirica e avulsa dal contatto con la realtà. Cesare Pavese mostra come l’opera d’arte possa, pur con una pudica rudezza, conservare la propria specificità rappresentativa, volta, tramite la finzione narrativa che le è propria, a separare dal contesto prettamente reale eventi meritevoli e pensieri emblematici attinenti alla realtà, immobilizzandoli nella scrittura.

Anguilla è serenamente distaccato da ciò che narra, non si lascia trascinare dall’onda delle emozioni del momento; si limita ad essere una voce narrante neutra nonostante le vicende raccontate lo tocchino più o meno da vicino. Così, il narratore esclude dalla sua onnipotenza creativa la possibilità di emergere nella propria individualità: il suo intimo obiettivo non è di descrivere oggettivamente le varietà di piante della sua terra, gli ambienti, le persone, ma anzi di fare in modo che la terra si impossessi di lui, affinché questa, inducendo nel suo animo i travolgenti effluvi della memoria inarrestabile, gli permetta di ristabilire il rapporto di simbiosi originaria che Anguilla sente di aver perduto irrimediabilmente. Del resto, le persone e gli insediamenti umani sono inevitabilmente invecchiati o spariti; la terra, per il suo speciale statuto di elemento metafisico non suscettibile all’erosione del tempo, è la sola linfa vitale da cui poter riassorbire energia con il naturale affiorare dei ricordi: ecco come Anguilla recupera e rende nuovamente proprio il suo passato. Egli si sente un pezzo del Belbo e di Canelli e della Mora staccato dal suo quadro completo, ed in quanto tale avverte sia il vuoto che ha lasciato dietro di sé sia l’insofferenza di chi non sa adattarsi all’assenza di ritmi regolari, come l’alternarsi sicuro delle stagioni, che vive al di fuori del suo paese, in America. La positività dell’opera è tuttavia minata alla base dallo sfondo temporale: la cruda realtà della guerra appena finita, e in particolare la traumatica esperienza italiana della Resistenza che viene emblematicamente a chiudere l’opera stessa attraverso la storia di Santina. È il fedele compagno d’infanzia Nuto a raccontarla: egli è colui che mostra ad Anguilla cosa sia diventato il mondo ora che la guerra ha spazzato via ogni sicurezza, come la vita sia diventata piena di difficoltà pratiche ed economiche. Nuto è una sorta di contrappeso: è il lato meno lirico e sognante del libro, che spezza l’incanto che i ricordi piacevoli di Anguilla avrebbero certamente creato, rendendo il libro solamente una piacevole evasione dalla realtà all’insegna dell’esaltazione della propria terra. Finita ogni forma di individualismo, la letteratura deve farsi portavoce della definitiva perdita di certezze dell’uomo all’indomani della guerra. Al pari della poesia coeva, la prosa fa del suo meglio per donare il suo contributo con i mezzi che le sono propri: Pavese, tramite il suo Anguilla, cerca di cristallizzare nella certezza del passato il rapporto con il paese natio, che viene volutamente lasciato nell’indefinito temporale: un ricordo inserito nell’indeterminatezza non è forse ciò che si avvicina di più all’eterno infinito?


Un paiolo, un teschio e un pallone. tradizioni, ironia e avanguardia, questa è la Rivoluzione!

Nasce il Birrificio Sant’Andrea, uno stabilimento che produrrà birra artigianale di pregio, ma non per pochi palati fini: insomma, qualità per intenditori del settore e per tutti i curiosi che possono finire per diventarlo. Le birre BSA vengono realizzate con un’accurata ricerca delle materie prime e dei processi produttivi e ulteriormente insaporite con il divertimento e la passione di chi le produce. Il progetto, in verità, mira ad offrire il contesto ideale per momenti ricreativi a tutto tondo, per estendere lo spirito dei produttori, secondo un meccanismo di sano contagio: insieme al BSA, infatti, avrà vita anche il Glu Glu Club, un ritrovo per ascoltare musica, giocare a calcetto, sfogliare fumetti e leggere libri. Un ottimo modo per conoscere le nuove birre proposte da BSA in modo informale, per disfarsi della pomposità che molto spesso circonda tutti i prodotti di qualità, sorseggiando, assaporando e stando insieme agli amici in relax e allegria.

L’appuntamento per l’inaugurazione è per sabato 11 dicembre presso lo stabilimento BSA, in via Cima Dodici n. 22, a Vercelli: brindiamo a questa nuova realtà tutta vercellese, rivolta agli amanti di birra di ogni dove. www.birrificiobsa.com


12

“Q

MUSICA

testo: Serena Galasso / foto: francesca crepaldi

uando ho sentito il nostro primo singolo, Golden mind, in radio dopo Day Tripper dei Beatles, il mio gruppo preferito fin da quando ero bambino, ero in macchina e ho rischiato di sbandare”: sono le parole di Federico Marchetti (Fede), front man dei Park Avenue alle porte del Time Tour, che porterà la band novarese in decine di locali di tutta Italia. Scrivo queste righe con il primo cd della band, Time to, in sottofondo e lascio che le sue sonorità mi guidino nel parlare della loro storia. E quando ascolti il cd, presentato un anno fa alle Officine sonore di Vercelli, sembra quasi impossibile pensare che ritmi, testi e suoni di respiro internazionale prendano vita da ragazzi che vivono accanto a te.

Questo è ciò che recita la biografia del gruppo, reperita sul sito di Friends & Partner, sua agenzia booking (tra i suoi artisti Renato Zero, Claudio Baglioni, Francesco Renga) dall’estate 2010: “I Park Avenue nascono a Novara nel gennaio 2006 e cominciano subito la loro esperienza live proponendo il proprio repertorio inedito. Si esibiscono nei più importanti locali nazionali e partecipano a numerosi concorsi, vincendo l’Emergenza Rock Festival. Suonano in Germania al Tahuberthal Open Air Festival, allo Sziget Festival di Budapest e a Praga al Rock For People, esibendosi prima di grandi artisti internazionali, tra cui Gogol Bordello, The Killers, Massive Attack, Pink e The Offspring. Nel 2008 l’incontro con il produttore Fa

bio Gargiulo della Bkm Production che, immediatamente interessato al progetto, decide di produrre il primo album della band, dal titolo Time to (Bkm / Time / Venus). Il disco è stato registrato a Milano presso i Bach Studios e poi mixato in parte da John Paterno (Robbie Williams, Pearl Jam, Suzanne Vega) a Los Angeles. Dal disco sono stati estratti i singoli Golden mind e I play, entrambi ‘adottati’ da Virgin Radio, che ha fortemente voluto il primo nella sua compilation Style Rock 3, accanto a nomi prestigiosi del panorama musicale internazionale, come Depeche Mode, Franz Ferdinand, Oasis. Di I play è stato girato un videoclip con la collaborazione di Andrea Basile e Fabio Jensen alla regia. Il video è tuttora on air su Deejay


musica Tv, Rock Tv, Match Music e sulla web tv di Virgin Radio, presso la quale è stata registrata un’esibizione unplugged con intervista alla band”. Il cd è interamente composto da canzoni scritte in inglese, una scelta che denota determinazione e apertura da parte della band, che aspira a raggiungere il mercato internazionale, pur non escludendo in futuro un progetto in italiano. Tra i brani della tracklist vale la pena citare Automatic, aggressivo e frenetico come la società che ci rende ‘automatici’, piuttosto che liberi di godere la vita; Lady Truth, ricercato nell’arrangiamento, invita l’ascoltatore a ‘vedere’ anche le sottigliezze; Runaway Boy, deciso e adrenalinico, e Time to, da cui prende nome il disco, che in qualche modo rappresenta lo slogan del progetto: Tempo di... sognare, agire, esistere. Tempo dei Park Avenue. Un “tempo” che ha portato la band novarese a una meta impensabile fino a solo qualche mese fa: l’apertura dei concerti di Ligabue negli stadi di Messina e Pescara. Un ricordo e un brivido che a distanza di quattro mesi non scema nella memoria dei protagonisti. “Sarò retorico e banale” dice Marcello Cravini (Cello), chitarrista, “ma suonare davanti a 50 000 persone è stato semplicemente incredibile. La mattina stessa in cui ci siamo trovati per partire in macchina avevo il cuore in gola”. “Nell’andare allo stadio di Messina” gli fa eco Fede “mi sono messo a piangere, forse non mi hanno visto nemmeno gli altri, perché ho pensato che qualche anno prima suonavo la chitarra in camera mia, da solo, fingendo di essere John Lennon o Liam degli Oasis; facevo anche le mosse, come se avessi avuto migliaia di persone davanti... E poi eccomi lì, verso uno stadio. Ricorderò per sempre noi quattro dietro al palco di Pescara che aspettavamo di essere chiamati dallo speaker: eravamo solo noi, da soli, a guardarci in faccia e a caricarci l’un l’altro. Se vivi un gruppo, vivi anche le emozioni degli altri e in quel momento ho sentito che eravamo una cosa sola; comunque vada, non lo dimenticherò mai”. I concerti di Ligabue sono stati solo la punta di un iceberg di viaggi e concerti strepitosi in cui i Park Avenue si sono esibiti: “Ligabue a parte” commenta Alberto Piccolini (Spillo), bassista, “l’estate pazza del 2007 è quella che ricordo con più emozione. Il Tahuberthal Open Air Festival in Germania e lo Sziget Festival di Budapest. Per la prima volta passavamo dai soliti locali piccoli e raccolti della provincia ai palchi di tutta

Europa. In posti che solo fino a qualche mese prima potevamo solo immaginare”. Un cd in distribuzione, riconoscimenti internazionali, un tour alle porte... Ma dove vuole arrivare questa band? “Personalmente” dice Cello “mi piacerebbe suonare molto, non solo in Italia, ma provare a portare i Park Avenue all’estero”. Vinicio Vinago (Vins), batterista, confessa: “Sinceramente sono già molto contento di ciò che è stato, non penso che al giorno d’oggi la musica ti possa cambiare la vita... e io ho già una certa età (parla un trentenne), però mi piacerebbe andare a Sanremo, più che altro per immaginare i miei genitori a casa sul divano che mi guardano. Penso

che il Festival, anche con i suoi difetti, sia l’unica occasione che può farti arrivare subito a tanti”. Il Time Tour, dopo le tappe di Torino e Modena, prosegue l’11 dicembre al Velvet di Rimini, dove i Park Avenue suoneranno sul palco con i Baustelle. Ancora nomi noti del panorama musicale italiano. “Un sogno” dice Fede “sarebbe calcare il palco con Elisa o i Radiohead”. “Se di sogni si parla” dice Spillo “io vorrei aprire il concerto dei Coldplay o dei Pearl Jam”. Il sogno, come accade a molti gruppi, parte da una città di provincia. E

anche se tutti i componenti della band ammettono che Novara non è un posto semplice, che i locali sono pochi e le occasioni per esibirsi live non molte, proprio a Novara è nato il loro pubblico più scatenato e il loro fan club ufficiale. “L’idea del fan club” raccontano i fondatori “era già nell’aria da qualche mese e con l’inizio del Time Tour abbiamo deciso che sarebbe stato meglio partire già con un’organizzazione di base. Abbiamo firmato lo statuto il 15 agosto 2010, ispirandoci a uno dei brani della band, On August 15, per l’appunto”. Il presidente del fan club racconta come l’incontro con la musica dei Park Avenue sia stato del tutto casuale e abbia scatenato un vero colpo di fulmine: “Dopo il primo ascolto durante un live è nato il desiderio di conoscere tutto della loro storia e del loro modo di fare musica. E così ho fatto: penso di essere stato anche un vero incubo per loro, volevo conoscere tutti i pezzi vecchi e nuovi, quelli in cantiere, quelli messi da parte perché non ancora ritenuti a posto ecc. Ogni volta che ascoltavo qualcosa di nuovo le sensazioni erano sempre molto forti e coinvolgenti”. I live sono i veri fiori all’occhiello del gruppo. Dal racconto dei tanti fan emerge come “l’onda musicale invada le persone, scenda dal palco e lasci tutti stregati”. Uno stile e una passione che sono riusciti a entrare anche nel cuore dei novaresi più riluttanti. Forse perché le canzoni parlano di esperienze comuni o forse perché la band ha alla base un forte sentimento di amicizia, che trascina nuove amicizie, e allora “perché non condividere con amici un meritato sogno, perché non star loro vicino per cercare di far sì che il loro sogno si possa avverare?” Questo è il motivo per cui tanti non si sono persi mai un concerto, seguendo il gruppo anche nei tour in giro per l’Italia. Ecco allora le prossime date, per chi volesse intraprendere con i Park Avenue un viaggio nella musica dal vivo: il 15 dicembre al Dual Beat di Napoli, il 16 al Teatro Ateneo di Fisciano (provincia di Salerno), il 17 a Reggio Calabria e il 18 a Cosenza. E con il 2011 il Time Tour non si ferma: l’8 gennaio i Park Avenue saranno al Sonar di Colle di Val D’Elsa (provincia di Siena), il 17 a La Casa 139 di Milano e il 28 alla Stazione Birra di Roma. Un strada costellata di obiettivi raggiunti e di successi, che dimostra come un po’ di coraggio, un po’ d’incoscienza, spalle larghe, tenacia e un buon spirito d’adattamento e sacrificio portino dei risultati. Ovviamente non può mancare un pizzico di fortuna, “La fortuna” conclude Fede “prima o poi ti aiuta, se tu ti fai trovare pronto”.

NN 13


14 vercelli

solidarietà e spettacoli

nte semplicemefred

testo: marco guerrieri

12 dicembre e n o i z cia tro ea t l’asso a a t i v n vi i

C

ome da consolidata tradizione, “Nella Nebbia” e “12Dicembre” si riabbracciano: la Onlus fondata per ricordare attivamente e concretamente Enrico e Ilaria, i due sposi scomparsi nel 2004 nel violento maremoto del Sud Est Asiatico, regala anche quest’anno alla città di Vercelli una serata di spettacolo davvero speciale, nella cornice del Teatro Civico, e il nostro giornale aderisce all’invito, estendendolo con entusiasmo a tutti i lettori. Dopo la splendida performance di Eugenio Finardi e lo spettacolo “Suono” del 2009, l’evento del 2010 sarà dedicato al ricordo del grande Fred Buscaglione. La simpatica canaglia in abiti da gangster, che

spopolò dai juke box di tutt’Italia sul finire degli anni ’50 con swing dal sapore d’oltreoceano ed esilaranti invenzioni musicali, rivivrà grazie ad una band di tutto rispetto: la voce di Roberto Sbaratto, il pianoforte di Luigi Ranghino, le chitarre di Roberto Seccamani, i sax di Gianni Dosio e Claudio Bianzino, la tromba di Francesco Cilione, il contrabbasso di Stefano Profeta e la batteria di Claudio Saveriano. Per scoprire e capire Fred Buscaglione bastano le sue canzoni, che danno la cifra della sua versatilità unica, del suo sense of humor autenticamente piemontese, del suo occhio acuto, avvezzo a cogliere ogni piccolo stimolo, e del suo orecchio capace di tradurre i fatti in musica. Per divertirsi basta lasciarsi trascinare dalle sue geniali trovate, che passano attraverso ritmi rutilanti e rumori da fumetto e che ti stupiscono con quei coretti che tanto hanno influito sulla sua fortuna artistica e che ancora oggi, a cinquant’anni dalla sua scomparsa per un dannato incidente d’auto, fanno esclamare, ascoltando ogni suo brano: “Ma quanto è moderno!”.

L’associazione “12Dicembre” opera con prestazioni di volontariato e persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale, umana, civile, culturale volte a favorire il progresso economico, sociale e culturale delle aree periferiche del Sud del mondo e ovunque si renda utile la sua azione. Partecipare alle splendide iniziative che l’associazione organizza e promuove, quindi, non significa semplicemente concedersi finestre di svago ed esperienze culturali per arricchire il proprio quotidiano: esserci vuol dire aderire ai valori di cui “12Dicembre” si fa portatrice e avere l’occasione, se lo si desidera, di sostenere concretamente gli sforzi dell’associazione per realizzare numerose attività in Nepal, Randa, Thailandia, Tanzania e in Bolivia, ma anche sul territorio di Vercelli, con interessanti progetti formativi per le scuole primarie e secondarie. Per maggiori informazioni:

http://www.12dicembre.org

“Nella Nebbia” dà appuntamento a tutti martedì 7 dicembre al Teatro Civico: non mancate!

piazza palazzo vecchio,1413100 Vercellitel.fax 0161215274www.arredidea.cominfo@arredidea.com

Criterio ed armonia, parole chiave per riempire superfici e pareti di casa donando a chi la vive benessere. Uno spazio da abitare va interpretato attraverso l’eleborazione di un’idea, il progetto quindi nasce e si evolve al fine di soddisfare in pieno chi lo deve utilizzare.


PIN-UP

testo: marco guerrieri, roberta invernizzi / foto: Michele trecate

d n bo girl

e rici t t sedu re t l o e t t sedo a t ogni barrica

D

ici Bond girl ed evochi immediatamente fascinose figure di femmina, scaltre, morbide e un po’ torbide. Coprotagoniste insieme all’irresistibile James di avventure mozzafiato pompate di poco realistici ma coreografici colpi di scena, sono da sempre elementi irrinunciabili e spesso finiscono per costituire l’attrattiva fondamentale per il pubblico, curioso di scoprire la “eletta” di turno. E allora, bionda o mora? Anzi, più in generale, quale Bellezza? Gli stereotipi del momento, confermati, rafforzati, rappresentati nella loro forma più compiuta, oppure bellezze senza tempo, icone inossidabili, oltre ogni moda effimera? Scorrendo come in un ghiotto catalogo i ritratti delle varie Bond girl, incontriamo la raffinatezza di Carole Bouquet, per esempio, scoperta nel ‘77 nientemeno che da Buñuel e Bond girl in “Agente 007 - Solo per i tuoi occhi”, quattro anni dopo, evidentemente pellicola pop ma non per questo da snobbare. Poi c’è Kim Basinger, Domino Petachi in “007. Mai dire mai”, film girato tre anni prima del grande successo “Nove settimane e ½” e che segnò il ritorno di Sean Connery (per chi scrive, inarrivabile) nel ruolo di James Bond; un’altra bionda girl, più eterea, è

NN 15


16


pin-up

Barbara Bach, moglie dell’ex-Beatles Ringo Starr, che in “Agente 007. La spia che mi amava” interpretò il ruolo dell’agente russa Anya Amasova, alleata di Bond contro un losco figuro ossessionato dal progetto di creare una sorta di umanità subacquea. Non dimentichiamo Maud Adams, l’unica attrice che può vantare di essere stata Bond girl per due volte, prima in una piccola parte (“L’uomo dalla pistola d’oro” del 1974) e poi come protagonista (“Octopussy” del 1983). Venendo ad anni più vicini, è del 2002 la scelta di Halle Berry come prima bond girl di colore, in “Agente 007. La morte può attendere”; in “Quantum of Solace”, del 2008, la saga strizza l’occhio alle congiunture estetiche specifiche dell’attualità, scegliendo come bond girl di turno è la ventinovenne ucraina Olga Kurylenko, una delle modelle più sexy delle passerelle mondiali di quei mesi (il ritmo della moda, si sa, è questo…). Ma nella memoria rimane scolpita l’immagine originaria, quella di Ursula Andress, alias Honey Ryder, nel primo film della lunga serie, “Agente 007. Licenza di uccidere” (siamo nel 1962), mentre lascia alle sue spalle il mare, noncurante, statuaria, ipnotica: fu lei a diventare immediatamente l’icona immortale del fascino e della sensualità indissolubilmente legata al personaggio dell’elegante spia di Sua Maestà. I film di James Bond fanno scuola, insomma, indicano modelli, dettano regole estetiche. La moltiplicazione delle bond girl all’interno della medesima avventura, per esempio, potrebbe sembrare un segno dei tempi, passivamente rispecchiato dai film di 007: dall’esclusività dell’eroina/regina alla pluralità richiesta dall’ingordigia, che rilancia sempre. Eppure, a ben vedere, già nel 1967 comparivano nello stesso film, “Agente 007. Si vive solo due volte”, due belle fanciulle, le giapponesi Akiko Wakabayashi e Mie Hama… Buone o cattive? Le Bond girl non si mostrano soltanto: agiscono, fanno. E in quale direzione, rispetto alle forze in campo? In tempi di elenchi, v’invitiamo a scorrere quello dei nemici di Bond e dei rispettivi scopi pubblicato da Wikipedia: la contesa fra l’impero britannico rappresentato con charme dall’Agente 007 e l’Altro va, di volta in volta, dal controllo del traffico di armi e droga, alla conquista dello spazio, al monopolio di risorse energetiche, fino alla distruzione del genere umano per una qualche fantasiosa rifondazione ingegneristicamente pianificata. Non sono bazzecole quelle affidate alle mani del malandrino James… E le girl come si collocano sul delicato scacchiere? A volte sono strumenti del Male, che attraversano una conversione più o meno repentina e in modo pressoché esclusivo determinata dal fascino di Bond, scavalcando la barricata dopo stuzzicanti scaramucce; altre volte, invece, sono alleate della prima ora e intrecciano ogni loro intervento con quelli, spericolati e d’effetto, del super-agente, in una danza di seduzione basata sulla complicità più affiatata. Questi cliché ritornano naturalmente anche nella più celebre parodia di 007, il supervirile Austin Powers. Improbabile agente segreto inglese rimasto ibernato dagli anni Sessanta a oggi, lui, goffo e sgraziato, che irrompe nel mondo moderno portandosi dietro gli stereotipi dell’agente-sex symbol, in un gioco di contrasti davvero esilaranti: anche qui non possono mancare le intriganti bond girls tutte curve, dark ladies pronte a tutto, irrimediabilmente sedotte dal nostro eroe. Non è certo un caso che la prima delle “Power girl” sia stata, nel 1997, Elizabeth Hurley, paradigma di britannica beltà. Complicità e seduzione, fascino e mistero: anche noi di “Nella Nebbia” abbiamo deciso di giocare con queste armi e di immaginare una Bond girl tutta nostra, con pistola d’argento in pugno e sguardo divertito (perché l’ironia è tutto, o quasi!), coinvolta in non meglio definite “situazioni pericolose”, che sicuramente la vedranno vincente. Chi soccomberà sotto i suoi tacchi a spillo? Avranno la peggio il tiepido, l’indeciso, il grigio, l’insincero, l’ordinario, il superficiale, il pavido, il qualunquista, l’ipocrita, il doppiogiochista. E trionferà la Passione. Quella pura e sfrontata, che non si perde certo dietro a quisquiglie come “da che parte stai?”. È questo il messaggio che vogliamo leggere sotteso alla significativa componente “rosa” delle vicende di James Bond: il fascino e la fascinazione non conoscono fazioni, o meglio, se le conoscono le ignorano, le fagocitano, le superano in nome del piacere, del gioco dei sensi, perché in fondo si è sempre e comunque uomini e donne.

NN 17



arte

i n o t per co i t anima

biella

testo: roberta invernizzi

e Put D n Va Serge

n KO icheli M e e risuscita tone, Pirelli ridges B trasforma

A

ai disegni per insegne luminose alle decorazioni per il teatro d’animazione fino ad un elefante gigantesco, a proboscide alzata, piazzato in laguna per la Biennale di Venezia 2009: uno scultore autodidatta, dopo anni spesi nel mondo della pubblicità e della grafica per quella sorta di quieto vivere che dall’esterno impone un po’ di normalità, un giorno, nel 2001, si arrende definitivamente alla sua fragorosa creatività. Serge Vand De Put è un sorridente belga, suppergiù cinquantenne, sguardo spavaldo, zazzera bianca e grandi mani (il web, peraltro piuttosto parco di notizie su quest’artista, ce lo svela così): un personaggio di questa pasta non poteva che essere notato, desiderato e portato a Biella da Zaira Beretta, art director della Galleria Zaion. D’altra parte, la Galleria Zaion ha sempre qualcosa di nuovo da raccontarci. Ormai ci ha abituati ad esposizioni che stupiscono ed emozionano, spingendosi ben oltre le mode del momento e le mostre più tradizionali, magari ricercate ma raramente originali, che possiamo trovare spesso anche presso vari spazi culturali del nostro territorio. Una voce che si distingue nel coro di una richiesta curiosa di arte e di bello che, se anestetizzata da un’offerta miope, grossolana o improvvisata, rischia di lasciarsi sfuggire meraviglie fuori dagli schemi e ironicamente pop come questa. Van De Put è un artista-artigiano con tanto di grembiule da operaio e il suo atelier è un laboratorio-officina che immaginiamo rumorosa (risate, attrezzi…) e forse un po’ puzzolente (sudore, materiale…). Le sue opere sono ben lontane da evanescenze allusive e virtualità tecnologiche autoreferenziali: la materia che plasma è la gomma, quella corposa, tenace, rude degli pneumatici usati; materiale di scarto, quindi, residuo di chissà quali corse e avventure, sempre tra acceleratore e freno, per le strade del mondo, ancora qui, a narrare nuove storie, dopo un bel po’ di torsioni, tagli e viti per domarlo. Le opere di Van De Put trasmettono plasticità potente, anche nervosa, che si esplicita in gestualità vivaci, in espressioni caricaturali e posture catturate da istantanee in tre dimensioni, in raffigurazioni anche di notevoli dimensioni che risultano di un realismo davvero sorprendente. Van de Put plasma i copertoni con energia fisica pari a quella ideativa: insieme, consentono a fasce, brandelli e strisce di annodarsi, sfrangiarsi, arrotolarsi, piegarsi, coprire segrete armature metalliche per dare vita a oranghi, rinoceronti, struzzi e pinguini, ritratti di cele-

brità-simbolo come il Dalai Lama e Nelson Mandela, figure complesse come un matador con tanto di toro e di mantello ricavato da un cofano d’auto. L’artista preferisce selezionare il suo materiale fin dal principio in base ai colori che gli occorrono: e nel silenzioso bianco latte della Galleria Zaion (l’allestimento è sobrio, lineare ed efficace, come di consueto), l’impatto del nero dominante, degli arancio e dei sabbia, con sprazzi vermigli e giallo sole, tutti insieme, è davvero convincente. Personaggi, animali e cactus (unica presenza vegetale, forse per compattezza estetica…) sono i frutti del riuso di gomma mai esausta, in quelle mani sapienti e forti, che sezionano con il taglierino e bloccano con tenaglie e avvitatore, lottano e assecondano insieme, per reinterpretare liberamente la realtà attraverso un linguaggio ironico sfacciatamente espressivo: basta guardare gli occhi, queste biglie che ti osservano, lucide, quasi t’interrogano e ti sorridono, che siano di uomo o di animale. La nuova vita dei copertoni trova la sua voce nelle fasce muscolari delle zampe di un ingrugnito bulldog (accessoriato con collare e guinzaglio a catena: sembra di sentirlo ringhiare, là, in fondo alla galleria), nelle superfici opache e gibbose che restituiscono, esasperandoli, i lineamenti di Sarkozy e Woody Allen, piccoli busti total black montati su di una molla di ammortizzatore, a mo’ di piedistallo; un segugio sta correndo, elegante e lesto, a recuperare la preda; ci sono anche un’aquila appollaiata sopra un ramo (Serge l’ha rubato per lei alle onde del mare) e uno scimpanzé appeso lassù, in cima ai finestroni che si affacciano sul torrente; e poi, sfruttando gli intagli originari dei copertoni, ecco narici, ricci di pelo, pieghe della pelle sui musi dei cani e sul corpo di una giraffa che da un momento all’altro potrebbe lanciarsi in una corsa folle nella savana biellese. Uscendo viene da voltarsi e dare un ultimo sguardo di saluto a quella bizzarra compagnia che stupisce e diverte, in fondo consunta (ma chi lo ricorda più?) eppure così dinamica, fresca e nuova, omaggio concretissimo alla persistenza multiforme della vita: il significato più profondo del messaggio ecologista, reso tangibile e davvero bello.

SERGE VAN DE PUT è alla GALLERIA ZAION

Salita di Riva 3 (Lanificio Pria, secondo piano), Biella; tel 380 5140212; http://www.zaiongallery.com/ Fino a venerdì 14 gennaio 2011

Palinsesto da Lunedì a Venerdì e Sabato mattina 6:00 LA CITTA’ SI SVEGLIA Programma di informazione

All’interno: GR Nazionale: 7:00, 8:00 Meteo, EcoCity, Infomobilità Piemonte: 7:05, 7:30, 8:15, 8:30 Minuto :20 – Il GR del Piemonte Orientale (ed. completa): 6:20, 7:20, 8:20 Titoli delle principali notizie locali: 6:50, 7:50, 8:50 Prima di tutto (riflessione): 6.40, 7:50 Rassegna stampa nazionale: 7:40 Stretta di mano (solidarietà e volontariato): 8:40

9:00 OGNI GIORNO IL SOLE Conduzione della mattina in diretta, con ospiti e temi diversi All’interno: GR Nazionale: 9:00, 10:00, 11:00, 12:00 Meteo, EcoCity, Infomobilità Piemonte: 9:05, 10:05, 11:05, 12:05 Minuto :20 – Il GR del Piemonte Orientale (ed. breve): 9:20, 10:20, 11:20, 12:20 MyCity (interazione con gli ascoltatori): 9:26, 10:26, 11:26, 12:26 Rubrica a tema o con ospiti/interviste: 9:40, 10:40, 11:40, 12:40 Informagiovani: Lun., Mar. e Mer. 11:40 I Motori di Biella Style: Mer. 12:40 Associazione Consumatori Biella: Giov. 9:40 Università Popolare di Vercelli: Giov. 12.40 Informazione medica: Ven. 9:40 StarCity (interviste musicisti nazionali e internazionali): Ven. 12:40

13:00 INFOCITY – LA VOCE DELLA CITTA’ CHE VIVE Servizio All News di metà giornata All’interno: GR Nazionale: 13:00 Meteo, EcoCity, Infomobilità Piemonte: 13:10 Minuto :20 – Il GR del Piemonte Orientale (ed. completa): 13:20 Zoom, dentro la notizia (approfondimento): 13.24

13:30 SPIRITO LIBERO Musica e informazione

All’interno: GR Nazionale: 14:00, 15:00, 16:00 Meteo, EcoCity, Infomobilità Piemonte: 14:05, 15:05, 16:05 Minuto :20 – Il GR del Piemonte Orientale (ed. breve): 14:20, 15:20, 16:20 GR Sport (nazionale): 13:40, 16:40 Rubriche a tema o con ospiti/interviste: 14:40, 15:40

17:00 CITY LIGHTS Radio City accende le luci sugli eventi del Piemonte Orientale

All’interno: GR Nazionale: 17:00, 18:00, 19:00, 20:00 Meteo, EcoCity, Infomobilità Piemonte: 17:05, 17:30, 18:10, 18:30, 19:05, 19:30, 20:05 Minuto :20 – Il GR del Piemonte Orientale (ed. completa): 17:20, 18:20, 19:20 Minuto :20 – Il GR del Piemonte Orientale (cinema e spettacoli): 20:20 Titoli delle principali notizie locali: 17:50, 18:50, 19:50 Cultura e Segnalibri (ospiti esponenti della cultura nel Piemonte Orientale): 17:40, 18:40 Insieme (notizie della Diocesi di Vercelli): 19:40 GR Sport (nazionale): 20:40

21:00 LE EMOZIONI DELLA MUSICA/COMMUNITY Programma musicale e serate a tema 24:00 ROCK CITY Musica rock e alternative fino alle 6 del mattino

Palinsesto Sabato pomeriggio e sera 6:00 RADIO CITY WEEK END Più musica e solo le notizie che ti servono 17:00 HAPPY CITY – L’HAPPY HOUR DELLA CITTA’ CHE VIVE Solo musica anni ‘80 21:00 CITY IN LOVE – CANZONI D’AMORE Richieste a diretta@radio-city.it 24:00 ROCK CITY Musica rock e alternative fino alle 6 del mattino

Palinsesto Domenica 06:00 RADIO CITY WEEK END Più musica e solo le notizie che ti servono 18:05 CITY SPORT Radiocronaca Pallacanestro Biella, Campionato nazionale Serie A

Province di Biella, Novara e Vercelli: fm 89.9 Vercelli città: fm 103.9

www.radio-city.it diretta@radio-city.it

0161 255.233 / 015 015.1961 347 87.51.716 (pubblicità)

Radio Ufficiale Pallacanestro Biella

NN 19


20

COmFORT

testo: Serena Galasso / foto: MARTELLIPROGETTOCASA

A S A C A UN ERE V I V DA

E R A T I B A A D O L O S NON

I

l posto in cui viviamo ci rappresenta. Rappresenta il nostro approccio verso gli altri, verso la famiglia, e verso noi stessi. Abitare una casa vuol dire viverla non solo viverci. Vuol dire che tutto il tempo che trascorriamo all’interno della nostra casa è tempo prezioso e come tale va vissuto al massimo. Massimo dell’efficienza, massimo della praticità, massimo della qualità, massimo del confort Il vecchio adagio che diceva che “il tempo è denaro” non parla solo di come dedicare tempo al lavoro porti profitto, ma anche, e forse oggi più che in altri tempi, di come il tempo sia un bene prezioso, un lusso e una risorsa limitata che va vissuta in un modo che dia benessere alla nostra vita. A questo tende il concetto innovativo di arredo e approccio al-

l’abitare che si basa su due parole chiave: “qualità” e “valore”. La qualità come carattere di una casa accogliente, confortevole, funzionale, sana, luminosa, interessante; il valore come obiettivo fondamentale, non soltanto nella costruzione o nell’acquisto della casa, ma anche in ogni successivo intervento (dall’arredamento alla manutenzione, alle modifiche impiantistiche, alla ristrutturazione) da vedere innanzitutto come investimento al quale deve corrispondere un aumento di prestazioni, di qualità e quindi di valore, appunto. La casa è un insieme complesso, fatto di tante componenti legate tra loro (arredamento, ambiente interno ed esterno, impianti, in-

volucro edilizio) e di tanti fattori che le caratterizzano, tra i quali il confort donato dalla luce, dal silenzio, dalla qualità ambientale, dalla funzionalità; le prestazioni, come la tecnologia, la flessibilità, la durata e la sicurezza; il risparmio energetico, reso possibile da apparecchi e impianti evoluti e da un ottimo isolamento termico; l’eco compatibilità, fornita dalla riciclabilità e atossicità dei materiali; l’igiene, riscontrabile nella qualità dell’aria, nel controllo del calore e dell’umidità, nell’assenza di agenti patogeni. Tutti questi elementi determinano la qualità della casa e quindi anche il suo valore. Ogni intervento su di essa deve tener conto dei legami che esistono tra questi aspetti che rendono migliore la vita di chi vi vive. .


COMFORT Chi compra e ristruttura ora una casa non può non tener conto della profonda trasformazione che la casa sta vivendo. Anzitutto per la necessità di ridurre drasticamente i consumi di energia non rinnovabile, che ha dato luogo a normative che comportano l’obbligo di adottare sistemi di isolamento termico ed impianti per il riscaldamento, per il condizionamento e l’illuminazione artificiale di tipo nuovo, nella direzione di una completa autosufficienza energetica della casa. Questo, al di là degli obblighi di legge, comporta risparmi grandissimi nei costi e rende quindi vantaggiosi gli investimenti in questo campo. La problematica del risparmio energetico è di tale e rilevante importanza che questo tipo di investimento è favorito da agevolazioni fiscali.

DETTAGLI COSTRUTTIVI Parete esterna, sottofondi e pavimenti 1 Solaio esistente 2 Pannello per isolamento acustico 3 Massetto in cemento 4 Riscaldamento a pavimento 5 Massetto in cemento 6 Pavimento 7 Tinteggiatura

10

8 Cartongesso 9 Isolamento - lana di roccia

16 15 14

13

12

10 Struttura in acciaio

Aumenta l’interesse anche verso il miglioramento della qualità ambientale, acustica ed igienica della casa, che si lega al concetto generale di “confort abitativo”. Si introducono così materiali, sistemi costruttivi e impianti sempre più perfezionati, che determinano un nuovo standard qualitativo ed anche una nuova base di valore del prodotto edilizio. Bisogna quindi slegarsi dal concetto “tradizionale” di casa. Se fino a ieri, l’obiettivo di qualunque intervento era di garantire funzionalità, comodità e bellezza della casa, oggi si propongono nuovi temi: risparmio energetico, salubrità, silenziosità, luminosità, sicurezza, elasticità, efficienza tecnologica.

11 Muro in laterizio

17 11

18

9

8

7

19 20 21 22

6 5 4

12 Adesivo 13 Pannello isolante 14 Rasante

3 2

15 Rete di armatura 16 Rivestimento colorato

1

17 Pavimento in gres porcellanato 18 Malta impermeabilizzante 19 Massetto in cemento 20 Guaina in caucciù 21 Massetto in cemento

Sono queste le qualità di una casa evoluta, che sa mantenere alto il suo valore nel tempo: “valori aggiunti” che si possono ottenere non soltanto nelle nuove realizzazioni, ma anche attraverso la riqualificazione delle abitazioni esistenti. La nostra casa è fatta anche di mobili, di tendaggi, ecc… e anche gli interventi sull’arredo e le finiture devono essere visti come occasioni in questo senso: basta pensare alla cucina o al bagno, come anche all’illuminazione e alla domotica. Ogni singolo elemento abitativo può essere scelto affinché rispetti i valori espressi fino ad ora.

22 Pannello isolante

Copertura, terrazzi e chiusure esterne 1 Copertura in lamiera di alluminio 2 Isolamento termico in doppio strato di lana minerale 3 Solaio in laterocemento 1

4 Canale in acciaio inossidabile 5 Rivestimento colorato

2

6 Rete di armatura 7 Rasante 8 Pannello isolante

C’è una realtà in provincia di Novara, a Galliate, che opera a tutto tondo in questo settore: l’iniziativa denominata Martelliprogettocasa, nata dalla collaborazione tra il noto negozio di mobili Luciano Martelli, lo studio Martelli e la società immobiliare Progetto 90. Questa collaborazione, incentrata sui rapporti tra arredamento e altri aspetti della casa, sviluppa una gamma coordinata di prodotti e di servizi, basata su un’importante esperienza nel campo del recupero edilizio e del risparmio energetico: la realizzazione, ai piani superiori del palazzo Martelli, di un complesso di 18 alloggi in classe A di risparmio energetico, con impianto geotermico a pompa di calore integrata da pannelli solari, isolamento acustico certificato e finiture di qualità. Martelliprogettocasa può rispondere ad ogni tipo di esigenza nel campo della riqualificazione edilizia ed energetica degli edifici esistenti, essendo in grado di fornire tutta la gamma di prestazioni che va dallo studio di fattibilità alla progettazione tecnica, allo svolgimento delle necessarie pratiche amministrative, all’esecuzione completa degli interventi e alla finitura integrata dei mobili e arredi. Insomma, un team di esperti che è in grado di risolvere ogni necessità, non solo per ciò che riguarda le case, ma anche spazi adibiti ad altre destinazioni, come gli uffici. La qualità ripaga sempre e in più il “pacchetto assistenza” fornito da Martelliprogettocasa, permette di rivolgersi ad un solo interlocutore per risolvere problematiche pertinenti alle proprie abitazioni, di varia natura. Lo staff di esperti è felice di incontrarvi. Mettetevi in contatto attraverso l’indirizzo mail: info@martelli-progettocasa.it Iniziate da subito a prendere la buona abitudine di vivere in un luogo sano, che faccia stare bene voi e le persone a cui tenete. .

9 Adesivo

3

10 Muro in laterizio

4

11 Pavimento in gres porcellanato 12 Malta impermeabilizzante 13 Massetto in cemento 14 Guaina in caucciù 15 Massetto in cemento

18

16 Pannello isolante 5

17 Solaio

6

7 8

9

10

18 Struttura a pergolato in acciaio inox 19 Balaustra in vetro stratificato con telaio in acciaio inox 20 Scossalina in alluminio

19

21 Canale in acciaio inossidabile 22 Balaustra in vetro stratificato con telaio in acciaio inox

11 20

21 23 Serramento in alluminio spazzolato con doppio vetro stratificato

12 13 14 15

16

17

24 Soglia in pietra

23

22

24

NN 21


22

MODA

testo: Serena Galasso

belgioioso

? o t passa next! . . . o n o: ell t cas del i n o sal ei n ntage i v il � t sua maes

U

n vocabolo inglese che deriva dal latino vindemia, la raccolta dei frutti della vite e perciò l’annata e di conseguenza, ai nostri tempi, i vini d’annata, di pregio. Una parola che già di per sé evoca raffinatezza e scelte sofisticate, entrata da qualche anno nel linguaggio comune per indicare vestiti, accessori, complementi d’arredo, strumenti musicali, automobili d’antan: vintage! Definire qualcosa vintage attribuisce qualità e valore a un og-

getto prodotto almeno vent’anni fa. È vintage, originale e possibilmente non “usato”: la sua caratteristica è il valore che progressivamente ha acquisito nel tempo, per gli elevati standard qualitativi, nonché per essere testimonianza dello stile di un’epoca passata e per aver segnato profondamente alcuni tratti iconici di un particolare momento storico della moda, del costume, del design, coinvolgendo e influenzando stili di vita. Il vintage piace. Piace per la sua unicità, per la storia che ha

alle spalle, per la facilità che ha di adattarsi con i giusti accorgimenti a tutti gli stili, perché è in linea con ciò che fa tendenza, pur essendo di un’altra epoca. Come scrive Antonio Mancinelli nel suo libro Moda! qualche regola e molte eccezioni per creare il proprio stile (Sperling & Kupfer, 2006): il vintage piace per “il sapore retrò di accessori e mise riciclate da periodi molto intensi della creatività applicata al vestire, gli anni ’50, ’60 e ’70. Esso risponde a una doppia esigenza estetica:


belgioioso

da una parte unire capi che provengono da stili ed epoche differenti, facendo diventare il proprio guardaroba a tutti gli effetti post-moderno, dall’altro lato desiderio di affidabilità, sicurezza, stabilità, Protagonista assoluto di questo stile è il recupero. Recupero di capi e accessori soggetti a reinterpretazioni (felpe che perdono le maniche e diventano gonne, camicie trasformate in borse, trench ritagliati in abiti da sera)”.

“Per sempre e senza tempo – dicono ancora a Belgioioso – sono gli aggettivi più in uso per definire meglio il termine vintage, proprio per sottolineare come le scelte giuste si conservino per sempre nel tempo. Comprare a ragion veduta, investire con sentimento e lasciarsi travolgere solo da quello che veramente ci conquista: questi sono i diktat dello shopping in tempi di austerità.”

Gli oggetti definiti vintage sono considerati oggetti di culto per differenti ragioni, tra le quali le qualità superiori con cui sono stati prodotti, se confrontati ad altre produzioni precedenti o successive dello stesso manufatto, o per ragioni legate a motivi di cultura o costume. A dimostrazione del grande interesse suscitato da questi oggetti sono fioriti e aumentati negli ultimi anni mostre e mercati di abbigliamento vintage: Firenze, Roma, Forlì... E una delle più importanti proprio vicino a noi: a Belgioioso in provincia di Pavia: Next Vintage.

Le attrici hanno fatto scuola e sui red carpet sfilano sempre più spesso indossando pezzi d’annata. Abiti e cappotti dalle silhouette slanciate, segnate al punto vita, revers alti e stretti accompagnati da pantaloni slim, abitini bon ton, abiti che giocano sul geometrismo e stampe, foulards di seta, giacche morbide e leggere. Tessuti spinati e in fantasia, cachemere e lana. Il colore è la marcia in più di tutte le esposizioni vintage, a contrastare l’inverno una paletta di colori vivaci e luminosi: bianco, viola, giallo, argento, blu e verde brillante.

“Sapete qual è il segreto della moda vintage?” – ammiccano gli organizzatori – “Che non passa mai di moda”. Così si sintetizzano i quattro giorni svoltisi dal 15 al 18 ottobre al Castello di Belgioioso, trasformato per l’occasione nella più importante e fornita vetrina di vintage d’Europa.

Alla manifestazione pavese hanno partecipato 55 espositori provenienti da tutta Italia. Scarpe, borse, abiti da sera, tessuti raffinati, colori accesi, materiali insoliti accostati tra loro. Questo il tuffo nel passato che ci si concede entrando nel Castello di Belgioioso. Fiore all’occhiello del Next Vintage appena tra-

scorso la mostra Foulards d’Artista: una selezione di foulards provenienti dall’archivio storico Venturino Vintage di Asti. Storici e straordinari foulards disegnati da artisti del Novecento, tra i quali si riconoscono Picasso con i tipici tratti delle composizioni cubiste, Fornasetti per i caratteristici disegni al tratto così come il gusto calligrafico, Cassinari con figure femminili e cavalli disegnati in punta di china su seta tinta in rosa e azzurro, Nespolo con figure incastrate come tessere in un puzzle dai toni squillanti dei colori primari, resi ancor più luminosi dal supporto serico. E per chi ritiene che la moda sia un interesse a uso esclusivamente femminile gli organizzatori rispondono con uno spazio For Men. “Finalmente la moda maschile è diventata protagonista – dicono – nell’atrio del castello sono stati esposti una selezione di capi e accessori vintage interpretati dagli espositori della mostra. Smoking, frac, cappotti in pelle, divise militari, completi in lana, cappe e diversi accessori”. Per le suggestioni di primavera attendiamo il prossimo appuntamento con il Next Vintage di Belgioioso ad aprile 2011 e, come diceva il filosofo e psicanalista James Hillman, “il vecchio salverà questo mondo troppo assetato di nuovo”.

NN 23


24 rubriche

parola alla psicologa

Punto informativo di Vercelli - Ordine degli Psicologi del Piemonte

infovercelli@ordinepsicologi.piemonte.it

Dimmi che regalo fai…

Tempo di Natale… tempo di regali, ma, come spesso capita, si vi-

senso della condivisione della festa.

vono i gesti rituali del nostro quotidiano meccanicamente, senza

Possiamo quindi dire che, forse, non si utilizzano gli stessi criteri

soffermarsi troppo sul loro significato. Per esempio, le due pa-

per scegliere un dono o per decidere un regalo: se il regalo ha

role che noi usiamo in modo intercambiabile (dono e regalo)

l’obiettivo più formale di attestare il ruolo di qualcuno (alzi la

in realtà riportano a significati un po’ differenti: se per dono

mano chi non si è mai scervellato per ricercare un regalo gradito

siamo tutti concordi nel riferirci a qualcosa di gratuito, che non

al proprio capo, alla suocera, al collega di lavoro o a qualcuno

necessita di nulla in cambio, ma che, per così dire, è fatto per la

che gli ha fatto un favore!), il dono, per il fatto di essere spesso

gratificazione stessa del donare qualcosa, la parola regalo, inve-

rivolto a qualcuno cui teniamo, è più personale, dice qualcosa di

ce, riporta a concetti che hanno a che fare con il lusso, la regalità,

noi e dell’altro.

il vivere alla grande.

Il dono, per sua stessa definizione, non dovrebbe essere un

In effetti, sembra davvero che il Natale sia l’occasione per fare

obbligo! Dovrebbe saper esprimere apprezzamento ed essere

doni o regali: alcuni di noi, forse, esagerano, tentando di com-

l’unione del gusto di chi lo riceve e di chi lo sceglie. Se non si

pensare il timore di essere stati poco presenti nella vita dei propri

tiene conto di questi significati, può passare in secondo piano il

cari durante il resto dell’anno, a causa di impegni professionali;

fatto che, tramite esso, comunichiamo agli altri qualcosa di come

altri, invece, specialmente se hanno vissuto in passato ristrettez-

noi li vediamo, oltre che qualcosa di noi stessi; ne sono un esem-

ze economiche, desiderano che ai propri figli non debba man-

pio la cura per i particolari ed i dettagli, come la confezione e il

care nulla. Quest’ultimo atteggiamento, volto a soddisfare ogni

biglietto di auguri.

desiderio sempre e immediatamente, può portare a perdere il

I doni, inoltre, dovrebbero essere segno tangibile di un legame

gusto di sognare e desiderare.

interpersonale. In questo modo, lo scambio di un dono può an-

In realtà, esagerare con il numero ed il valore dei regali può far

che essere un momento per ritrovarsi, per passare del tempo in-

sì che non vengano apprezzati nella giusta misura, che non si

sieme, prendendoci una pausa dalle vite frenetiche in cui siamo

impari a dare peso alle cose, che si scambi il desiderio di com-

sempre catapultati.

pensare qualche mancanza con il significato simbolico del dona-

Un’ultima cosa: provate a chiudere gli occhi un momento e

re, non cogliendo il piacere insito nell’atto di regalare e ricevere.

cercate di pensare a quale è stato il dono più significativo che

Secondo questo punto di vista il rischio è quello di trasformare

abbiate ricevuto nella vostra vita, e provate a capire che cosa

il senso del Natale, presi dalla fretta degli acquisti, snaturando il

ha reso quel dono così importante… e buon Natale a tutti!!


rubriche

scrittori nella nebbia

Terapia e borsette

a cura di Gianluca Mercadante

di Veronica Gallo

Era una sera di dicembre... Era una sera di dicembre, l’antivigilia di Natale, una di quelle sere piovose con una spessa coltre di nebbia e piena di freddo, che non faceva certo presagire un inverno più generoso dell’autunno. Presi posto sul treno che mi avrebbe portato a Santhià. Avevo trascorso il pomeriggio a Torino con alcuni amici. La coreografia natalizia con tante luci e colori avevano reso ancora più piacevoli quelle poche ore vissute con intensa emozione tra via Roma, piazza Castello, via Garibaldi. Si sentiva l’avvicinarsi del Natale e tutto assumeva un significato particolare, pieno di ricordi che ci riportavano a quando, bambini, stavamo sempre insieme, inseparabili, specialmente in quei giorni quando andavamo nei campi a raccogliere il muschio per rendere il presepe, nelle nostre case, ancora più bello. Abbandonai per un attimo quei piacevoli pensieri e cercai di organizzarmi, visto che altri passeggeri cercavano un posto a sedere. Disposi la borsa e il soprabito sull’apposito porta oggetti e ripresi la lettura del giornale, di cui tante cose ancora non avevo letto dopo il viaggio del mattino. Mancava più di mezz’ora perché il treno partisse. Presi posto quasi vicino alla porta e mi fu facile sentire un rumore, come se qualcosa avesse urtato contro una parete. Mi voltai all’improvviso, incuriosito. Un signore aveva con sé un grosso pacco, probabilmente pesante, aveva inciampato e il pacco aveva urtato la parete provocando quello strano rumore. Mi alzai chiedendogli se avesse bisogno di aiuto. Mi guardò, non so se insospettito o sorpreso di quel mio gesto, ma non rispose. Aveva con sé anche una busta di plastica, quelle che si trovano ai supermercati per deporvi la spesa. Sembrava contenesse qualcosa di voluminoso. In silenzio, quasi timoroso per non recare disturbo a qualcuno, andò a sedersi sul sedile più avanti, rivolto verso la mia parte. Cercai di guardarlo con più interesse, aveva un viso dai lineamenti quasi scolpiti , con acuti occhi svegli, senz’altro era peruviano, mi son detto, lo si capiva benissimo dai suoi caratteristici lineamenti. Aveva un’aria dimessa, stanca, e dal suo viso non traspariva altro che un senso di tristezza, se non di paura. Il treno si era quasi riempito e poco dopo si sentì quell’inconfondibile contraccolpo, tipico dei treni quando partono. Dalla busta l’uomo estrae una pentola, svolge un tovagliolo molto grande e se lo pone sulle ginocchia. Dalla tasca della giacca tira fuori un involucro di carta dentro il qua-

di Leonardo Guerrieri

le vi è un cucchiaio. Con calma, ma con altrettanta avidità, incomincia a mangiare. M’è sembrato mangiasse pasta e fagioli. Muoveva il cucchiaio con un movimento controllato, ma svelto: evidentemente aveva fame e probabilmente quello doveva essere il suo pasto principale della giornata. Ad un certo punto smette di mangiare, ripone il cucchiaio dentro la pentola e la poggia sul sedile accanto. Estrae dalla tasca interna della giacca una busta, ne preleva il foglio e incomincia a leggere. Mi è parsa quella lettura una cosa importante, visto l’impegno che metteva nel leggerla. Dal suo viso non trapelava alcun segno emotivo, il suo era un contegno impassibile. Penso che l’abbia letta almeno due volte. Chissà quale poteva essere il contenuto: certamente doveva trattarsi di notizie importanti. Forse era della moglie che gli comunicava notizie dei figli, o dai suoi genitori che gli raccontavano novità riguardanti il loro villaggio. Il suo volto rimaneva impassibile, misterioso. Ripiegò la lettera e la infilò nella busta, rimettendola nella tasca della giacca. Riprese la pentola e ricominciò a mangiare. Lo osservavo con molta attenzione e curiosità nello stesso tempo. Mi accorsi che aveva finito il suo pasto dal rumore che il cucchiaio provocò cadendo sul fondo della pentola. Rimise la pentola nella busta, ripiegò con molta cura il tovagliolo e se lo mise in tasca. Concluso il pasto si appoggiò con la testa allo schienale del sedile, mi sembrava pensieroso, infatti riprese a leggere la lettera, questa volta con più attenzione. Continuavo a guardarlo convinto che prima o poi anche lui mi avrebbe guardato, invece no, rimase con se stesso assorto nei suoi pensieri. Mi sarebbe piaciuto sorridergli, fargli capire che lo avevo osservato e probabilmente capito e quindi volevo che cogliesse un mio segno di solidarietà. Non mi fu possibile, il treno si stava avvicinando a Santhià, era la mia fermata e dovevo scendere. Cercai in tutti i modi di farmi notare, quando mi alzai per avviarmi all’uscita gli passai accanto, feci cadere il giornale sul suo grosso pacco e soltanto in quel momento, nell’atto di prendere il mio giornale e porgermelo mi guardò ed io potei osservare ancora da più vicino il suo sguardo in quel viso pietrificato; soltanto allora capii la solitudine e la sofferenza di quell’uomo. Gli sorrisi di nuovo e lui mi guardò incredulo, lo salutai e gli porsi la mano augurandogli Buon Natale.

Tiriamo le somme Cari lettori, se come me conservate gelosamente ogni numero di questo bel mensile, potreste rileggervi la lista di cose da fare nel 2010 che riempiva codesta rubrica nel numero di gennaio. Allora scrissi che un battito di ciglia ci separava dal tirare le somme di quest’anno che segna la fine di un decennio. Per cui non solo ci tocca ripensare a ciò che ha caratterizzato gli ultimi mesi, ma qualcuno sta già ragionando su cosa resterà di questi anni zero, senza scomodare Raf è ovvio. Ad una prima occhiata direi che sono stati gli anni dei reality e dei talent show, ma contemporaneamente negli ultimi tempi si sono moltiplicati i programmi di approfondimento politico e sociale. In 10 anni ci siamo aggiudicati non solo un cellulare, ma persino una mail ed un profilo su un social network. Siamo passati attraverso l’extralusso, il minimal, l’extralusso ed ancora il minimal per poi

arrivare quest’anno a vestirci in stile anni ’50 (Mad man docet). Ma visto che tutti i settimanali vi diranno queste cose in questo dodicesimo mese dell’anno, per poi suggerirvi cosa regalare a Natale (p.s. io vorrei il Kindle). Io, invece,, vi dirò se ho rispettato la famosa lista pubblicata un anno fa. Il primo punto riguardava lo struccarsi tutte le sere: bene l’ho fatto, ma non tanto per rispetto della mia pelle, quanto di mio marito: sarà l’età o il dormire sulla schiena causa stato interessante, ma ultimamente russicchio, per cui tutte le sere gli strati di fondotinta vengono accuratamente rimossi per lasciar posto a quei cerottini nasali che fanno tanto Roberto Baggio. Sembra funzionino, ma ho un sogno ricorrente: il mio nasino alla francese che diventa una patata ed io che come Amy in Piccole Donne rimedio dormendo con una molletta sul naso. Molti punti riguardavano il perdere peso: ne ho presi 7 e prima della fine di gennaio potrebbero essere 11: è vero che siamo in due, ma mi auguro di non metterci il prossimo decennio per smaltire le vitamine i beveroni e naturalmente le nutellate notturne di questa gravidanza infinita. Al punto “acquistare meno magazine” ho miseramente fallito: ai soliti venti giornali di moda ho aggiunto le guide per la mamma felice, giornali di arredamento camerette e guide di cucina per donne in attesa. Invece ,ridimensionare l’indispensabilità di un vestito o di una scarpa è stato un gioco da ragazzi: le mie pump tacco dodici vengono regolarmente spolverate e fanno bella mostra di sé accanto alle bomboniere dei matrimoni delle mie amiche, le quali, non avendo due prosciutti al posto dei piedi, possono indossare le loro (maledette). Per quanto riguarda invece la non rilettura di Twilight and company, e l’andare regolarmente in palestra mi autorimando all’anno prossimo, del resto lista o non lista nessuno è perfetto! Buon Natale, Buon anno e mi raccomando fatevi una lista: il 2011 incombe.

NN 25


26 rubriche

abitare sostenibile di Marco Pozzo

I like the way you move

Sono uscito questa mattina, non credevo ai miei occhi cento miliardi di bottiglie arenate sulla spiaggia. The police, message in a bottle Se avete un cellulare acceso in tasca dovete convivere con l’idea che qualcuno, da qualche parte, sa dove siete. Ovviamente costui deve aver voglia di sapere dove siete (ad esempio il mossad non dovrebbe essere interessato alla mia posizione...) e deve avere accesso ai dati del vostro operatore telefonico da cui si vedrà a quale antenna della rete cellulare voi siete collegati. Però mettiamo che a voi non interessi particolarmente nascondere i vostri spostamenti o che, al contrario, vogliate far sapere a qualcuno dove vi trovate in quel momento: allora si aprono degli scenari culturalmente esplosivi che potrebbero cambiare il nostro modo di utilizzare lo spazio. Ad esempio Google approfitta di tutti quelli che danno il consenso a far conoscere la loro posizione per determinare a che velocità si stanno muovendo gli automezzi sulle strade e quindi a trasmettere al mondo il servizio “traffico” col quale possiamo conoscere le condizioni delle strade in tempo reale e scegliere il nostro percorso di conseguenza. In Italia questo servizio funziona solo per le autostrade ma in USA, Francia e Cina è attivo anche nelle grandi città e permette letteralmente di svicolare gli ingorghi vedendoli dall’alto. Sempre Google, tramite latitude attivo sul telefono cellulare, permette di far sapere, a chi scegliamo noi o a tutto il mondo, dove ci troviamo esattamente. Anche facebook permette di condividere con gli amici la nostra posizione, ma il programma che potrebbe cambiare tutto si chiama foursquare: chi lo accende sul proprio telefono ritiene inutile anche il minimo concetto di privacy e si muove in uno spazio parallelo di comunicazione collettiva in cui il comando

“mi piace”, tanto amato dagli utenti di facebook, viene appiccicato ai luoghi. Muovendosi con foursquare in funzione si vedono i luoghi vicini a noi segnalati e commentati dagli altri utenti e si vedono i punti di aggregazione, in cui c’è più gente e anche chi c’è e chi non c’è, ma soprattutto si può segnalare al mondo un luogo che si ritiene speciale e spiegare il perché. I locali o i negozi o i musei possono diventare coordinatori di questo movimento e premiare chi li frequenta di più (ad esempio consumazione gratuita per il primo iscritto della serata...), ed il tutto può diventare un grande gioco di società premiando coloro che diventano i maggiori frequentatori con il titolo di sindaco di quel luogo. Che cosa hanno in comune questi strampalati strumenti di comunicazione se non permettere alle persone di far sapere a tutti quanti i fatti proprii? Quante volte succede di parlare con chi non vi permette neanche di interromperlo per l’ansia di raccontare la parte di sé che vuole che tutto il mondo conosca? Il problema sembra essere, piuttosto, trovare qualcuno che resti in ascolto. La privacy è quindi un gingillo per avvocati? Un problema legato a questioni commerciali? Infatti i 500 milioni di iscritti a facebook dimostrano che i rapporti sociali sono fondati esattamente sull’opposto della privacy, vale a dire sull’esibizione. Una delle scene chiave di social network, il film nelle sale in questi giorni che racconta la turbolenta nascita di facebook, è quella in cui uno studente chiede al protagonista informazioni confidenziali su un ragazza: Zuckerberg risponde che non ne sa nulla e che la gente dovrebbe andare in giro con un cartello con su scritto se è sentimentalmente libera e le sue intenzioni. Facebook è questo cartello, un messaggio in bottiglia che vaga nella rete. Foursquare è invece un cartello piantato in mezzo alla strada che cambia le gerarchie spaziali

utilizzando il sapere collettivo. Questa idea di amicizia di massa incuriosisce molto chi deve progettare lo spazio fisico perché, se il progetto architettonico deve essere un gesto culturale diventa importante capire se la società si muove verso un futuro individualista e pieno di paure per la diversità, che trova la sua unica panacea nello shopping come vorrebbero convincerci la televisione e la pubblicità, oppure se si sarà in grado di utilizzare internet come strumento per realizzare una comunicazione di massa autogestita invece che filtrata. A quanto pare il mondo virtuale di chi viaggia nella rete, a dispetto dei timori di scollamento dalla realtà, sembra possa tornare utile per la riappropriazione corale dello spazio fisico. In Italia si stanno guadagnando una nota di merito in tal senso i ragazzi di critical city che hanno inventato un gioco contagioso in cui bisogna guadagnarsi dei punti girando per la propria città, ma anche restando a casa propria, superando delle prove sia individuali che collettive. Una specie di caccia al tesoro il cui risultato è una mappa divertita di luoghi abbandonati da riscoprire e di luoghi conosciuti caricati di nuovi significati. Mentre c’è che costruisce muri (come quello che si è iniziato a realizzare pochi giorni fa al confine tra Israele ed Egitto), altri costruiscono ponti virtuali che finiscono con l’essere più utili dei ponti fatti di cemento e acciaio.


AGENDA dicembre

a cura di:

INFORMAGIOVANI CITTA’ DI VERCELLI

C.so Libertà, 300 - 13100 Vercelli Tel. 0161.25.27.40 - Fax 0161.54.384

Michele Trecate

informagiovani@comune.vercelli.it

www.vercellink.com

www.informagiovanivercelli.it

“Cultura”

“Segnalibri”

da Lun. a Ven. alle ore 17.40 da Lun. a Ven. alle ore 18.40

3 venerdi Arte/Mostre

Intra (VB) Mostra di pittura: luci e colori nel paesaggio di Mauro Borgotti Hotel Il Chiostro Via F.lli Cervi, 14 Fino all’8 dicembre info: www.verbania-turismo.it

Cinema/Teatro

Momo (NO) Due dozzine di rose scarlatte Teatro di Momo Via Marconi, 9 Ore: 21.15 info: 0321.398485 Novara Prima che sia tardi, reading musicali Teatro del Cuscino Via Magalotti, 11 Ore: 21.30 info: www.laribaltaartgroup.it Vercelli Stagione Teatrale 2010/201 “PremiataGalleriaBertoldo concerto in due tempi di Gipo Farassino” Teatro Civico Ore: 21.00 info: Stilema Tel. 011 56 24 259

Musica/Concerti Biella Carlo Aonzo in concerto Teatro Sociale Villani Ore: 21.00

Eventi

Vercelli La festa del Cioccolato P.za Zumaglini “Villaggio del Cioccolato” fino a mercoledì 8 dic. info: ASCOM Tel. 0161 25 00 45

4 sabato

Fiere/Mercatini Intra (VB) Mercatini natalizi Piazze e vie di Intra Ore: 9.30 - 19.30 info: Tel. 0323/503249

Novara Mercatino della Solidarietà Largo Puccini Ore: 9.30 - 19.30. Fino al 12 dicembre info: 0321 33393 Novara Mercatino dell’antiquariato Viale IV novembre Ore: tutto il giorno info: 0321 3703360 Novara Mercatino dell’antiquariato Viale IV novembre Ore: tutto il giorno info: 0321 3703360 Novara Profumi e Sapori della Natura Corso Mazzini Ore: dalle 8.00 alle 20.00 Vercelli NaturalVercelli P.za Cavour Ore: dalle 7.30 alle 20.30 info: Confesercenti Tel. 0161 50 15 95

Musica/Concerti

Cannobio (VB) Brani della tradizione jazzistica Nuovo Teatro di Cannobio Statale 34 Ore: 21.00 info: www.nuovoteatrocannobio.it

Intra (VB) Concerto Di Natale: Brotherhood Gospel Choir Auditorium Villa Caramora Ore: 21.00 Novara NovaraJazz Winter Session: Sabir Mateen - Omni Four Auditorium f.lli Olivieri del Conservatorio Cantelli Largo Sante Colonna Ore: 20.00 info: info@novarajazz.org Vercelli Officine Sonore Soyuz, indie da Brescia Via Ugo Schilke Ore: 22.00 info: Tel. 0161 25 56 42 www.officinesonore.org Masserano Concerto di Santa Cecilia della Banda Pietro Generali Teatro Comunale Ore: 21.00 info: Comune di Masserano Tel. 015 96820

Cinema/Teatro

Novara L’inganno (Sleuth), di Anthony Shaffer Teatro Coccia Via Rosselli, 47 Ore: 21.15 info: www.teatrococcia.it

info: Stilema Tel. 011 56 24 259

Fiere/Mercatini

Vercelli Mercato straordinario Centro storico info: Comune Uff. Cultura Tel. 0161 596 354 Pray Per Natale, artigiani e sapori in fabbrica Fabbrica della Ruota Ore: dalle 10 alle 19 info: DocBi Tel. 015 31463 015 7388393 www.docbi.it docbi@docbi.it Sordevolo 9^ Edizione del tradizionale Mercatino degli Angeli Area antistante Anfiteatro Giovanni Paolo II Ore: dalle 10 alle 18 info: Ass. Teatro Popolare di Sordevolo Tel. 015 2562486 www.ilmercatinodegliangeli.it info@ilmercatinodegliangeli.it

6 lunedi

Musica/Concerti

5 domenica

Vercelli Linguaggi Jazz - 3° appuntamento Salone Dugentesco Ore: 21.30 info: Associazione Culturale Centro Jazz Torino, 011 88 44 77 web: www.centrojazztorino.it; Informagiovani Città di Vercelli 0161 25 27 40

Intra (VB) Percorso enogastronomico con degustazioni Via Baiettini Ore: 11.00 - 18.00

7 martedi

Eventi

Masserano Magie di Natale Per le vie del borgho Ore: dalle 10.00 info: Comune di Masserano Tel. 015 96820 Candelo La magia della casa di Babbo Natale Ricetto info: Comune di Candelo Tel. 015 2534118 www.prolococandelo.it info@prolococandelo.it

Musica/Concerti

Novara NovaraJazz Winter Session: Mike Reed’s - People, Places & Things Auditorium f.lli Olivieri del Conservatorio Cantelli Largo Sante Colonna Ore: 20.00 info: info@novarajazz.org

Eventi

Vercelli L’Associazione Dodici Dicembre presenta “Semplicemente Fred”ricordando Enrico e Ilaria, spettacolo benefico per la raccolta fondi da destinare alla costruzione di un asilo in Nepal Teatro Civico. Ore: 21.00 info: Associazione Onlus DodiciDicembre info@12dicembre.org

Incontri/Conferenze Vercelli Conferenza “Criminalmente” Teatro Civico Ore: 21.00 info: Comune Uff. Cultura Tel. 0161 596 354

8 mercoledi

Pallanza (VB) Stagione Concertistica 2010/2011 “La Compagnia dell’Alambiq” Villa Giulia Ore: 16.30 info: www.verbaniamusica.it

Musica/Concerti

Cinema/Teatro

Vercelli Officine Sonore Io monade Stanca + Calva Via Ugo Schilke Ore: 22.00 info: Tel. 0161 25 56 42 www.officinesonore.org

Novara L’inganno (Sleuth), di Anthony Shaffer Teatro Coccia Via Rosselli, 47 Ore: 18.00 info: www.teatrococcia.it Vercelli Stagione Teatrale 2010/2011 ”Shylock - il mercante di Venezia in prova” Teatro Civico Ore: 21.00

Pallanza (VB) Stagione Concertistica 2010/2011 “Gerardo Chimini - pianoforte” Villa Giulia Ore: 16.30 info: www.verbaniamusica.it

Fiere/Mercatini Biella “Mercatini di Natale” Quartiere Riva

NN 27


28

dicembre

INFORMAGIOVANI CITTA’ DI VERCELLI C.so Libertà, 300 - 13100 Vercelli Tel. 0161.25.27.40 - Fax 0161.54.384

informagiovani@comune.vercelli.it

www.informagiovanivercelli.it

agenda

info: Ufficio Polizia Urbana e Commercio - Tel. 015 3507224 015 3507295 manifestazioniriva@libero.it Sordevolo 9^ Edizione del tradizionale Mercatino degli Angeli Area antistante Anfiteatro Giovanni Paolo II Ore: dalle 10 alle 18 info: Teatro Popolare di Sordevolo Tel. 015 2562486 www.ilmercatinodegliangeli.it info@ilmercatinodegliangeli.it

Eventi

Candelo La magia della casa di Babbo Natale Ricetto info: Comune di Candelo Tel. 015 2534118 www.prolococandelo.it info@prolococandelo.it

9 giovedi Eventi

Arona (NO) “ Aperitivo con il Mistero”, Camilla Moro “La Tigre in Giardino “ giallo sul Lago Maggiore Taverna Paradiso Ore: 20.00 info: www.tavernaparadisoarona.it

Musica/Concerti

Vercelli “Area 24 live” Concerto Area 24 via Caduti sul Lavoro Ore: 23.00 Vercelli Stagione Concertistica 2010 Concerto del “Quartetto Lyskamm” Museo Borgogna Ore: 21.00 info: Museo Borgogna Tel. 0161 25 27 76

10 venerdi Eventi

Biella “Aladin il musical” Lauretana Forum

Lunedì 6 dicembre ore 21 presso il Salone Dugentesco terzo appuntamento “Linguaggi Jazz” con Stefano’s Barber Mouse plays Subsonica INGRESSO LIBERO

CROMATICA 10 music art skate dance and more Ore: 21.00 info: IEBComunicazione Tel. 015 8555777 http://aladinilmusicalabiella. wordpress.com/

Musica/Concerti

Vercelli Officine Sonore Chiara Zocchi da Chiambretti Night. Via Ugo Schilke Ore: 22.00 info: Tel. 0161 25 56 42 www.officinesonore.org

11 sabato

Musica/Concerti

Borgomanero (NO) Concerto di Natale Orchestra Sinfonica Carlo Coccia Collegiata di San Bartolomeo Ore: 21.00 info: www.comune.borgomanero.no.it Cannobio (VB) Magnificat Nuovo Teatro di Cannobio Statale 34 Ore: 21.00 info: www.nuovoteatrocannobio.it Cannobio (VB) Magnificat Nuovo Teatro di Cannobio Statale 34 Ore: 21.00 info: www.nuovoteatrocannobio.it Masserano Magie di Natale Concerto di Natale Teatro Comunale Ore: 21.00 info: Comune di Masserano Tel. 015 96820 Trivero “Concerto di Natale” Teatro Giletti di Ponzone Ore: 21.00 info: Comune di Trivero Tel. 015 7592111 Vercelli 61° Concorso Internazionale di Musica “G. B. Viotti” fino al 19 dic info: Società del Quartetto Tel. 0161 25 26 67

Vercelli Officine Sonore Baraonda Meridionale, pizziche e tarante per tutti i gusti Via Ugo Schilke Ore: 22.00 info: Tel. 0161 25 56 42 www.officinesonore.org

Cinema/Teatro

Novara La vie parisienne Teatro Coccia Via Rosselli, 47 Ore: 21.00 info: www.teatrococcia.it Pallanza (VB) XXV edizione. Lampi sul Loggione “Pinocchio Libero Tutti” Auditorium Sant’Anna Ore: 21.00 info: 0323/401027

12 domenica Fiere/Mercatini

Viverone Mercatino di Natale Parco comunale info: Comune di Viverone Tel. 0161 987021 Intra (VB) “Strade e pensieri per domani”, Mercatino di abiti e oggetti usati Piazza San Vittore Ore: 8.00 - 20.00 Novara Fiera di Natale Via XX Settembre Arona (NO) Aronatale Centro storico Tutto il giorno info: www.comune.arona.no.it Novara Mercatino di Natale Portici di Palazzo Orelli Piazza Martiri Tutto il giorno Biella Mercatini Natalizi Piazza Vittorio Veneto Viale Matteotti Tutto il giorno Vercelli Mercato straordinario Centro storico

Sabato 18 e Domenica 19 Area ex Montefibre

info: Comune Uff. Cultura Tel. 0161 596354

Cinema/Teatro

Cossato Stagione Teatrale 2010/2011 “Ciao Frankie”, tributo a Frank Sinatra Teatro Comunale Ore: 21.00 info: Teatro Comunale Tel. 015 93899

Musica/Concerti

Pallanza (VB) Stagione Concertistica 2010/2011 “Alberto Magagni pianoforte” Villa Giulia Ore: 16.30 info: www.verbaniamusica.it Oleggio (NO) Stagione Teatrale 2010/2011 Il Sogno di MT Live Teatro Comunale di Oleggio Via Roma, 43 Ore: 21.00 info: www.nessundormaoleggio.it

13 lunedi

Cinema/Teatro

Biella Stagione sinfonica Teatro Odeon, via Torino 69 Ore: 21.00 info: Tel. 015 21802 www.onlinesymphony.it

14 martedi

Musica/Concerti

Novara Stuttgarter philharmoniker Teatro Coccia Via Rosselli, 47 Ore: 21.00 info: www.teatrococcia.it

Cinema/Teatro

Borgomanero (NO) Ciao Frankie, Massimo Lopez Teatro Nuovo Via IV Novembre, 25 Ore: 21.15 info: borgomanero.ilcontato.it Vercelli Martedì No TV

Hotel - Ristorante - Pizzeria Specialità pesce

Menù di Capodanno Antipasti

primi

dolci

Culatello con Ananas Bresaola in Barchetta Salame d’Oca Pere al Mascarpone Insalata di Mare

Crespelle con ricotta e crema di carciofi Fusilli Napoletani allo Scoglio

Dolce di Frutta al Porto Torta del buon Anno

Euro: 50,00

Carré di Maiale all’Ananas Grigliata di pesce con insalata mista di stagione

15 mercoledi Eventi

Galliate (NO) Noi come Voi: Lotteria di Natale Largo Martiri 2 agosto Ore:18.30 info: www.noicomevoi.org

Musica/Concerti

Biella Concerto del Coro Genzianella Caffetteria di Palazzo Ferrero Corso del Piazzo 25 Ore: 21.00 info: Coro Genzianella Tel. 015 2558355 www.corogenzianellabiella.it corogenzianella@libero.it

Cinema/Teatro

Novara ‘Finchè c’è la salute’Cochi e Renato Teatro Coccia Via Rosselli, 47 Ore: 21.00 info: www.teatrococcia.it Biella Stagione teatrale 2010/2011 “Medea” Teatro Sociale Villani Ore: 21.00 info: Il Contato del Canavese Tel. 0125 641161

Arte/Mostre

Pallanza (VB) “Presepi in mostra a Villa Giulia” Villa Giulia Ore: 14.00 - 19.00, sabato e domenica 11.00 - 19.00 Fino al 28 dicembre info: 0323/505411

16 giovedi

Musica/Concerti

Vercelli “Area 24 live” Concerto Area 24 via Caduti sul Lavoro Ore: 23.00

Via Variante XXV Aprile, 51 13048 Santhià (VC)

Piccadilly

secondi

”La solitudine dei numeri primi” di Saverio Costanzo Cinema Italia Ore: 21.30 info: Tel. 0161 25 77 44

Il ristorante sarà felice di allietare la serata con musica ed animazione per info e prenotazioni:

0161/921196

Caffè Vino: Monte Pulciano d’Abruzzo Chardonnay Spumante


agenda Incontri/Conferenze

info: www.laribaltaartgroup.it

Vercelli Seminario “Psicologi in Città” la psicologia scende in piazza Piccolo Studio Ore: 21.00 info: Ordine degli Psicologi cell. 320 93 45 455

Vigliano Biellese Presepio vivente Parrocchia di San Giuseppe Operaio Ore: 21.00 info: Ufficio Polizia Urbana e Commercio Tel. 015 3507224 o 015 3507295

17 venerdi

Cinema/Teatro

Incontri/Conferenze Novara Sgarbi, l’altro Teatro Coccia Via Rosselli, 47 Ore: 21.00 info: www.teatrococcia.it

Musica/Concerti

Vercelli Officine Sonore Togo Festival, una serata di solidarietà per l’africa con l’africa Via Ugo Schilke Ore: 22.00 info: Tel. 0161 25 56 42 www.officinesonore.org

18 sabato Eventi

Novara Presentzione del libro “Mamma… da grande farò l’artista” di Barbara Bozzola Sala Borsa Piazza Martiri Ore:18.00 info: 0321.659791 Biella “Auguri di Natale” Canti e corali Quartiere Riva info: Ufficio Polizia Urbana e Commercio Tel. 015 3507224 o 015 3507295 Novara Festa di Natale con Dinner for Two Teatro del Cuscino Via Magalotti, 11 Ore: 21.00

Novara Love machines, Kataklò Teatro Coccia Via Rosselli, 47 Ore: 21.00 info: www.teatrococcia.it

Arte/Mostre

Arona (NO) 100 presepi in vetrina Salone Merzagora Fino al 6 gennaio info: www.aronanelweb.it

Musica/Concerti

Arona (NO) “Concerto di Natale” Chiesa di San Graziano info: www.comune.arona.no.it Vercelli Officine Sonore Secundus live Via Ugo Schilke Ore: 22.00 info: Tel. 0161 25 56 42, www.officinesonore.org

Fiere/Mercatini

Vercelli Mercatino Art & Decoupage Piazza Cavour Dalle 8.00 alle 19.00 info: Confesercenti Tel. 0161 50 15 95

19 domenica Musica/Concerti

Novara Trio Filippo Rodolfi ‘Omaggio a Mc

Coy Tyner’ Teatro Coccia Via Rosselli, 47 Ore: 11.30 info: www.teatrococcia.it

Ore: 21.00 info: Il Contato del Canavese Tel. 0125 641161

Novara Christmas Gospel Concert: Joey Blake & Quincy Blue Choir PalaVerdivia Celestino Sartorio/ Viale Verdi Ore: 21.00 info: 0321 611440

Musica/Concerti

Biella Concerto Cattedrale di Santo Stefano Ore: 11.30 info: oro Genzianella Tel. 015 2558355 www.corogenzianellabiella.it corogenzianella@libero.it

Incontri/Conferenze

Novara La domenica al Museo Faraggiana Ferrandi Museo di Storia Naturale Faraggiana Ferrandi Ore: 10 - 12; 15 - 17 info: 0321 3702755

21 martedi

Musica/Concerti

Vercelli Stagione Concertistica 2010 Concerto dell’Orchestra Filarmonica di Sofia Teatro Civico Ore: 21.00 info: Comune Uff. Cultura Tel. 0161 596 354

23 giovedi Cinema/Teatro

Biella Teatro Sociale Villani - Stagione teatrale 2010/2011 “Lo schiaccianoci” Teatro Sociale Villani

Vercelli “Area 24 live” Concerto Area 24 via Caduti sul Lavoroi Ore: 23.00 Vercelli 31° edizione con l’Orchestra “Vercelli Jazz Fisarmonica” Teatro Civico Ore: 21.00 info: Comune Uff. Cultura Tel. 0161 596 354 Vercelli Officine Sonore Rock’n Roll Christmas Via Ugo Schilke info:Tel. 0161 25 56 4 www.officinesonore.org

24 venerdi Eventi

Ronco Biellese Fiaccolata della Vigilia Partenza da fraz. San Carlo Ore: 22.45 info: Comune di Ronco Biellese Tel. 015 461105 www.comune.roncobiellese.bi.it

25 sabato

Musica/Concerti

Vercelli Officine Sonore Natale con Ducoli e il suo quartetto Via Ugo Schilke info:Tel. 0161 25 56 4 www.officinesonore.org

26 domenica Eventi

Roppolo Visite guidate alla dimora storica del Castello di Roppolo info: Enoteca Regionale della Serra - Tel. 0161 987520 info@enotecadellaserra.it

29 mercoledi Musica/Concerti

Biella Concerto di Capodanno Teatro Odeon, via Torino 69 Ore: 21.00 Info: Tel. 015 21802 www.onlinesymphony.it

30 giovedi Musica/Concerti

Vercelli “Area 24 live” Concerto Area 24 via Caduti sul Lavoroi Ore: 23.00

31 venerdi

Musica/Concerti

Vercelli Concerto di Capodanno Orchestra della Camerata Ducale. Teatro Civico Ore: 19.30 Info: Camerata Ducale Tel. 011 75 57 91

Eventi

Novara Gran Galà di San Silvestro ‘Celiberti: tango & bolero’ Teatro Coccia Via Rosselli, 47 Ore: 22.30 Info: www.teatrococcia.it

NN 29




ALLA REGGIA DI VENARIA Una produzione

Le Macchine della Meraviglia Lanterne magiche e film dipinto 400 anni di cinema

PROROGATA AL 9 GENNAIO 2011

Le Sale delle Arti Piani Alti della Reggia

dal 22 luglio 2010

Per informazioni e prenotazioni

+39 011 4992333 www.lavenaria.it www.museocinema.it


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.