Ncaa time gennaio 2016

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Anno 3 Numero 4

Gennaio 2016

Stagione senza una dominatrice con molte big che stanno deludendo Southern Methodist resta lâ€&#x; unica imbattuta, ora si fa sul serio



FRATI ALLA RISCOSSA di Stefano Bei.......................................6-7 LOUISIANA STATE BEST FIVE di Stefano Bei...........................8-9 LA PARTITA: OKLAHOMA - KANSAS di Glauco Barbero.......10-13 IL GIOCAOTORE: JAKE LAYMAN di Alberto Buffin................14-15 DUE PAROLE CON PEYTON SIVA di Giovanni Bocciero.......16-17 LA CLASSIFICA: TOP 10 ARENA di Stefano Bei....................19-24 Lâ€&#x;ANNO IN BREVE di Glauco Barbero.....................................26-29 THE AMERICAN ROME di Luca Caslini...................................30-33

Hanno collaborato:

Stefano Bei di NBA-Evolution.com Glauco Barbero di Rushandslam.blogspot.it Alberto Buffin di Hoopscience.it Luca Caslini Riccardo Di Stefano Giovanni Bocciero di giovannibocciero.blogspot.it

ROCK CHALK CHANT di Stefano Bei...........................................34 RANKING ANALYSIS di Riccardo Di Stefano..........................36-39 CALENDARIO DEL MESE.............................................................41

Tutte le immagini inserite in questo numero appartengono ai rispettivi proprietari




Di Stefano Di Luca Caslini Bei (www.nba-evolution.com)

Una delle tante note liete del 2015 è Providence, un rinnovato entusiasmo e una squadra molto forte, forse la più forte di tutta la storia dei Friars, 4 giocatori hanno lasciato la squadra per Laurea o trasferimento e tutto sembrava andare verso un‟altra anonima ,o quasi, stagione sportiva. Nel ranking prestagionale della Associated Press ha ricevuto appena 10 voti restando sotto anche a Rhode Island e Dayton, le premesse non erano rosee. A distanza di poco più di 2 mesi però siamo qui a commentare una straordinaria partenza per i ragazzi di coach Ed Cooley che dopo 5 anni di sofferenza sta finalmente vedendo i suoi sforzi ripagati da una squadra combattiva e spietata con tutti. Guidata da un ancora più maturo Kris Dunn e dalla crescita spaventosa di Ben Bentil sta viaggiando a ritmo sostenuto verso una seconda parte di stagione che sarà sicuramente da ricordare. Nelle prime 14 partite di stagione solo una sconfitta contro la corazzata Michigan State ha macchiato (poco) il percorso dei Friars che solo due giorni prima avevano battuto Arizona.

Per quasi tutte le squadre il record a questo punto di stagione è frutto di partite giocate contro avversari spesso più deboli e cosi anche per Providence ci sono state vittorie con avversari come Harvard, Brown, Harford, Rhode Island, Bryant, Rider e UMass; alcune di queste arrivate dopo partite sofferte o non dominate che ad inizio anno sembravano tutto fuorché l‟inizio di una stagione come questa. Stagione che vede i Friars in 47a posizione per assist a partita confermando che la squadra gira nel verso giusto con sinergia e complicità fra tutti i membri della squadra in campo. Anche l‟attacco non è male con oltre 76 punti di media e con una difesa che concede solo 67 punti agli avversari, la squadra si posiziona in 71a piazza per differenza punti con 9,2 punti per partita, la più alta dalla stagione 2001 quando chiusero con un differenza di +10 punti, in quella occasione persero la prima partita del torneo contro Penn State con un passivo nemmeno a farlo apposta di10 punti cedendo 69-59. quest‟anno le cose sembrano poter andare meglio. L‟ultima vittoria al


torneo NCAA risale ormai al 1997 quando Providence raggiunse le Elite 8 eliminata da Arizona che poi vinse il titolo contro Kentucky In precedenza abbiamo citato, tirando in causa il leader Kris Dunn e Ben Bentil, due giocatori in ascesa rispetto alla scorsa stagione, Dunn resta sugli stessi livelli realizzativi giocando però quasi 5 minuti in meno a partita e mostrando una maturità da leader che lo scorso anno sembrava non esserci, migliora praticamente in tutte le colonne passando da 15.6 a 16.8 punti di media, a rimbalzo è salito a 6,2 dai 5,5 della scorsa stagione. Il miglioramento più significativo però lo possiamo trovare nelle colonne delle palle rubate dove è salito oltre quota 3 e nelle palle perse dove è sceso a 2,8 dalle 4,2 registrate 12 mesi fa. Ben Bentil ha triplicato il suo fatturato offensivo passando da 6,4 punti a 18,8 migliorando tutte le percentuali al tiro e dando una consistente mano sotto i ferri con quasi 8 rimbalzi e 1,2 stoppate di media, sta trovando anche una certa affidabilità nel suo tiro da 3 anche se con un 32% i margini di miglioramento ci sono e sono evidenti, la partita del 21 dicembre contro UMass ci ha fatto vedere che tipo di giocatore può diventare chiudendo con 32 punti, 12 rimbalzi 2 assist e 2 stoppate. Il 69% al tiro e un buon 3 su 5 dalla lunga distanza. Oltre questi due c‟è anche un terzo personaggio che secondo me è l‟autore del vero cambio di passo avuto da Providence, sto parlando di Rodney Bullock. Dopo aver saltato tutta la scorsa stagione per un infortunio sta mostrando tutto quello ci buono che aveva fatto vedere alla HS. 14,4 punti di media e 7,7 rimbalzi raccolti a partita, la sua percentuale al tiro sfiora il 50% e crede molto nel suo tiro da 3 tirando con il 37%, nell‟ultima partita del 2015 cha chiuso con 25 punti e 10 rimbalzi realizzando un ottimo 6 su 8 dalla lunga distanza risultando decisivo nella vittoria dei suoi su Butler.

La stagione di Providence potrebbe migliorare ulteriormente quando tornerà Ryan Fazekas fermo ai box causa mononucleosi. Tiratore con oltre il 45% da 3 e quasi 8 punti messi a referto in 27 minuti di gioco.


Di Stefano Bei (www.nba-evolution.com)

L‟università di Louisiana State è prettamente un college a stampo Football, le vittorie sul prato verde ormai non si contano neanche più tante quante sono. Nella pallacanestro non possiamo dire le stesse cose nonostante nell‟ultracentenaria storia della squadra siano passati alcuni dei più grandi interpreti della storia del gioco. La scorsa stagione sono tornati al torneo NCAA dopo un‟assenza durate 6 anni e hanno sfiorato la vittoria contro NC State.

mole incredibile ed insuperabile di punti segnati non è arrivato nessun titolo nazionale o di conference. L‟ultimo giocatore veramente importante ad aver vestito la maglia dei Tigers è stato Shaquille O‟Neal nel triennio 1989-92, capace di un dominio assoluto sotto i canestri che gli valse la prima scelta al Draft Nba da parte degli Orlando Magic, la storia la conosciamo tutti ed è piena di successi personali e non.

La squadra dal glorioso passato targato Bob Pettit, Pete Maravich e Shaquille O‟Neal ha però raggiunto i suoi migliori risultati spesso senza avere stelle di rilievo in squadra. E‟ il caso della Final Four raggiunta al termine del campionato 2005-2006 dove i giocaotri da copertina erano Glen Davis, Garrett Temple e Tyus Thomas, tutto fuorche dei grandi talenti e campioni.

Proprio quei successi che anche per lui sono mancati con la maglia di LSU, l‟avventura al torneo NCAA del 1992 fu infatti interrotta da Indiana che arrivò alle Final Four perdendo soltanto contro Duke che poi trionfò nella finale contro Michigan al Hubert H.Humphrey Metrodome di Minneapolis.

Anche con Bob Pettit è arrivata soltanto una presenza alle Final 4 nel 1953 con una Sweet 16 raggiunta l‟anno seguente. Nei 3 anni targati Pete Maravich nonostante la

Nella pagina seguente potete vedere il miglior quintetto della storia dei Tigers composto da giocatori di epoche e tipi di gioco diversi se non opposti.


CHRIS JACKSON 1988-1990 Chris Jackson o se preferite Mahmoud Abdul-Rauf detiene il record di punti segnati da un freshman con 965 e la rispettiva media punti pari a 30,2 al suo primo anno. E‟ stato nominato SEC Player of the Year e è stato inserito nella squadra All-American in entrambi gli anni passati al college con i Tigers

PETER MARAVICH 1967-1970 Non ha vinto niente ad LSU ma ancora oggi a distanza di più di 40 anni molti suoi record sono li che aspettano di essere battuti. In 3 anni al college ha messo a segno 3’667 punti con le seguenti medie stagionali: 43,8 - 44,2 44,5. E’ Leader assoluto per punti segnati ed è stato tre volte un All-American

BEN SIMMONS 2015 In mezzo a questi mostri sacri forse c‟entra un po‟ poco ma se già nei mesi scorsi se ne parlava bene adesso con qualche partita giocata se ne parla ancora meglio, spesso in doppia doppia anche con numeri importanti. Nel futuro sicuramente sentiremo ancora parlare di lui sopra

BOB PETTIT 1950-1954 Bob Pettit è stato selezionato per tre volte nella selezione All-SEC e due volte nella squadra All-American. Durante la sua carriera ha tenuto una media di quasi 28 punti a partita. E‟ stato il primo giocatore dei Tigers che ha visto ritirare la sua maglia da gioco, è membro della Hall of Fame

SHAQUILLE O’NEAL 1989-1992 Durante i suoi 3 anni trascorsi a LSU è stato due volte AllAmerican, due volte giocatore dell‟anno della SEC e NCAA Player of the year nel 1991. Shaq oltre ad avere la sua maglia ritirata fa parte della LSU Hall of Fame. A lui è stata dedicata una statua fuori dal campo di allenamento dei Tigers


Di Glauco Barbero (www.rushandslam.blogspot.it)

Lo scorso anno, il predominio in regular season di Kentucky, la Duke di Okafor e l'ultima stagione della Wisconsin di Kaminsky e Dekker avevano offuscato la grande stagione delle squadre della BIGXII. Quest'anno la squadra di Calipari non si è ancora armonizzata, Duke ha fatto qualche passo falso di troppo e la BIG10 non sembra avere un padrone ed ecco che che il ranking può mettere in evidenza il tanto talento della conference di Ellis, Hield, Niang. Kansas, vincitrice delle ultime stagioni della BIGXII, Oklahoma, Iowa State, ma anche West Virginia, e Baylor, sono una presenza costante del ranking e in questo inizio di 2016 hanno preso possesso delle primissime posizioni. L'infortunio a Valentine ha destabilizzato Michigan State ed Iowa ne ha approfittato per infliggere agli Spartans la prima sconfitta stagionale. Il primo ranking del 2016, quindi, ha visto Kansas e Oklahoma salire alle prime due posizioni. Spesso il destino sembra essere uno spettatore

attento degli avvenimenti dello sport e ha voluto che, poche ore dopo essere stato reso pubblico il nuovo ranking, Jayhawks e Sooners si sfidassero in una delle più emozionanti partite degli ultimi anni. La partita avrebbe comunque avuto un certo interesse da parte degli appassionati per via dei nomi in campo e per il solo valore all'interno della Conference, ma alla luce dei fatti è risultata essere lo scontro tra le due migliori squadre della Nazione, in quel particolare periodo storico. Mason III, Graham, Selden Jr, Ellis e Mickelson da una parte e Woodard, Cousins, Hield, Spangler e Lattin dall'altra hanno dato il via alla gara. Inizialmente le due squadre si sono affrontate in maniera speculare, sia in attacco che in difesa. La filosofia iniziale recitava: l'attacco deve giocare con continui blocchi sulla palla e tiratori che devono creare le giuste spaziature mentre in difesa si aiuta su ogni blocco cercando di tenere per qualche secondo il raddoppio.


Questo concetto in squadre ben allenate come le due in campo si è tramutato in: l'attacco osservi i raddoppi per scaricare sull'uomo libero e la difesa cerchi comunque di recuperare per contrastare il tiro. Una partita in cui il tiro può andare e venire, ma che vive di buone letture in attacco come in difesa, è già destinata ad essere una bella gara. Proprio l'adattamento all'avversario che hanno saputo compiere le due squadre ha snaturato il normale canovaccio offensivo che presentano i due allenatori e quindi Ellis sembrava inizialmente essere invisibile e Spangler, anche per via della difesa di Ellis, si avvicinava di rado al pitturato. A metà del primo tempo è arrivato il primo allungo, Ellis è salito in cattedra, anche coinvolgendo i suoi compagni, ed ha portato i Jayhawks sul +8 prima di riposarsi in panchina per qualche minuto con già 9 punti. Al suo rientro Oklahoma non era ancora riuscita a recuperare e quando anche Diallo è entrato sul parquet il gap era già salito a 11 punti. Questo strappo ha rotto il ritmo della partita ed entrambe le squadre hanno accelerato il proprio gioco, ma se Kansas sembrava aver preso le misure alla difesa dei Sooners, portando gli avversari dove loro volevano per poter liberare i loro tiratori o Ellis sulle tacche, Oklahoma continuava a faticare con il solo Hield costantemente a segno e Spangler sempre a patire la difesa del 34 dei Jayhawks. Il finale del primo tempo, però, è stato tutto rosso dato che i tiratori di Oklahoma hanno iniziato a vedere il canestro largo il doppio e piazzando un parziale di

12-0, compreso un tecnico a Self, che li ha fatti chiudere sul +4. A metà gara Hield era già a 22 punti come la somma di quelli dei suoi compagni, segno che i Sooners sono in mano a lui. Questo è stato visto da Self e l'inizio del secondo tempo ha visto tutta la difesa adeguata su Hield


con Woodard e Spangler spesso battezzati. La scelta non è sembrata pagare dato che Oklahoma è volata a +9. Per cercare di mantenere il vantaggio senza caricarsi di falli ecco i Sooners proporre anche una 2-3 in difesa. A 5.36 dalla fine della partita, però, è tutto da rifare, parità a 68 ed inerzia che gira verso Kansas che ha continuato a giocare di squadra anche nel momento critico mentre i Sooners hanno iniziato a dare la palla in mano ad Hield chiedendogli di inventare dopo un blocco alto di Spangler. Il finale dei 40 minuti ci consente almeno altri 5 minuti di partita dato che Lattin sbaglia il libero che avrebbe dato la vittoria a Oklahoma a 2.1 secondi dalla fine. Nel primo supplementare Oklahoma ci ha provato e Hield l'ha portata fino al +5, ma Ellis ha ribattuto colpo su colpo, anche dalla lunga distanza, il secondo supplementare è diventato realtà. Il secondo overtime ha palesato la stanchezza accumulata da ambo le parti e l'ultimo tiro di Mason III ne è stato l'esempio. Entrambe le squadre hanno dovuto, quindi, trovare energie aggiuntive per il terzo supplementare. Il terzo overtime è sembrato essere di proprietà di Kansas, ma a 88 secondi dalla fine sono i Sooners ad essere stati davanti di 1 punto. Un canestro di Selden Jr e una bomba di Woodard hanno portato Oklahoma a +2 a 45 secondi dalla fine, agli spettatori è sembrato essere il preambolo di un quarto supplementare.

106-105 per gli ospiti a 20 secondi dalla fine, ma Hield era distrutto dai 53 minuti in campo sui 54 totali e prima due palle perse, di cui una su una rimessa in attacco, poi la tripla della disperazione sbagliata sul -3 hanno regalato la vittoria a Kansas.


Il 109 a 106 finale ci permette alcune considerazioni: Kansas è una squadra completa, ben allenata, che ha saputo tenere il proprio ritmo ed il proprio gioco per tutta la partita anche quando è stata oltre 20 minuti sotto nel punteggio. Ellis da vero Leader ha preso la squadra in mano quando ha dovuto, ma ha saputo coinvolgere i compagni che in quanto a talento possono sicuramente dire la loro. Oklahoma ha giocatori in grado di vincere questo tipo di partite, Hield è stato fenomenale, ma la sconfitta passa da alcune scelte tattiche discutibili fatte quando erano in vantaggio. Nel periodo tra la fine del primo tempo regolamentare e l'inizio del secondo, i Sooners sono stati capaci di giocare di squadra e sfruttare la cura che la difesa degli avversari aveva predisposto verso Hield. Una volta creato il gap di 9 punti, hanno però perso la loro lucidità e sono andati troppo a cercare il pick and roll alto tra Hield e Spangler, che non ha mai dato un reale vantaggio al loro attacco, e cercato di riposarsi con una zona mista che non ha impensierito il sistema di gioco di Kansas. Il fatto di avere una rotazione ridotta rispetto ai Jayhawks ha poi fatto il resto dato che sono arrivati a metà del secondo supplementare completamente sulle gambe. Entrambe le squadre hanno la possibilità di arrivare molto avanti nella stagione e non vediamo l'ora di assaporare le

loro prossime sfide di quest'anno, prima tra tutte il 13 febbraio in casa dei Sooners.


Di Alberto Buffin (www.hoopscience.it)

Ala Piccola | Maryland Terrapins Senior Altezza: 206 cm Peso: 100kg Data di Nascita: 7/3/1994 High School: King Philip Regional

PRO Stazza Per un‟ala piccola, 206 centimetri di altezza sono un dato considerevole, tenuta presente anche la tendenza attuale della pallacanestro che spesso vuole sul parquet uno stretch-4, ovverosia un giocatore in grado di occupare la posizione di ala forte essendo in possesso di determinate caratteristiche che gli permettono di aprire il campo per i compagni. Layman potrebbe dunque proporre anche in NBA dei mismatch importanti per la sua squadra;

Versatilità Offensiva Se c‟è un pregio che non manca nell‟arsenale di Layman, quello è la vasta gamma di soluzioni con le quali può far male alla difesa avversaria. Partiamo innanzitutto dai modi in cui sfrutta i suoi centimetri: spalle a canestro ha mostrato di poter essere efficace in diverse occasioni, esponendo movimenti rapidi e mani educate, sebbene non sia propriamente conosciuto come giocatore da post; toccando i 206 centimetri di altezza inoltre, diventa molto difficile per i diretti marcatori disturbare la parabola della conclusione. Nel gioco del senior c‟è un altro intrigante aspetto, che probabilmente passa in sordina in quanto apparso ai nostri occhi di rado ma che lascia comunque ben sperare, ovvero la capacità di leggere il gioco effettuando anche passaggi difficili per servire i compagni. Non possiamo tuttavia escludere dalla lista la sua pericolosità al tiro da fuori, discontinuo ma presente nel kit del numero 10;


Mobilità Se oltre a raggiungere certe altezze sei anche capace di muoverti con discreta agilità sul terreno di gioco, allora è molto probabile che le tue quotazioni in ottica Draft ricevano una spinta importante a prescindere dal tuo rendimento. È il caso di Layman, esterno atletico e per questo adattabile a più posizioni, aspetto che lo rende ancora più interessante in vista di un‟eventuale salita al piano superiore, in una Lega dove la capacità di movere corpi importanti in poco tempo è da sempre un prerequisito necessario per entrarvi a far parte

CONTRO Fase Difensiva Layman sembra faticare spesso quando si tratta di fermare il diretto avversario. Dispone sicuramente dei mezzi per migliorare anche in questo settore, ma al momento non risulta essere uno stopper efficace, soprattutto contro avversari più fisici; Forza Introduciamo il punto riprendendo quello elencato precedentemente: Layman è in possesso di un ottimo corpo che, siamo sicuri, sarà in grado di traslare anche a livello NBA, tuttavia rimangono molti dubbi sulla sua forza fisica. Non conclude con alte percentuali quando si tratta di attaccare il ferro, e soprattutto fatica in difesa, dove spesso si trova a dover marcare l‟ala forte rivale;

Continuità Per divenire un giocatore affidabile, Layman deve mettere a punto la sua costanza al tiro, dove ancora non si è dimostrato capace di proporsi come tiratore di una certa caratura. Inoltre, deve lavorare sul fattore mentale, risultando troppo spesso passivo durante il corso dell‟incontro;

DRAFT STOCK Anche a causa delle diverse soluzioni offensive di cui una squadra a trazione anteriore come Maryland dispone, Layman potrebbe vedere la sua produzione calare rispetto alla scorsa annata. Ad ogni modo, il senior rimane materiale da Draft data la sua capacità nel combinare fluidità e stazza, oltre ad una fase offensiva già educata.


Di Giovanni Bocciero

Foto di Basketinside/Filauro

Nell'ultima estate sono stati quattro i giocatori campioni NCAA ad essere arrivati in Italia, ben distribuiti su tutto il territorio: dal cecchino Andre Dawkins (campione con Duke nel 2010) a Torino al centro Alex Oriakhi (UConn 2011) a Capo d'Orlando passando per l'esterno Wayne Blackshear a Pistoia ed il regista Peyton Siva a Caserta (entrambi con Louisville nel 2013). Noi abbiamo intervistato proprio quest'ultimo, fin qui poco protagonista per via dei tanti infortuni che lo hanno tenuto fermo ai box, ma giocatore dal talento cristallino. Playmaker di origini samoane, sull'infanzia di Siva si è scritto tanto, ma per chi non lo sapesse ricordiamo soltanto che ancora adolescente si mise in macchina (senza avere la patente ovviamente) per andare alla ricerca del padre tossicodipendente ed alcolista. Quando lo trovò per i sobborghi della sua Seattle, aveva una pistola in mano ed era pronto a togliersi la vita. Il piccolo Peyton gli recitò un vero e proprio sermone, la cui frase più incisiva fu: "papà ho bisogno di te". Inutile aggiungere che da quel giorno i due praticamente non si sono separati più. Siva frequentò la Franklin High School di Seattle dove si mise da subito in mostra tanto da attirare l'attenzione di un guru del college basketball come coach Pitino che lo reclutò per i Cardinals di Louisville. Prima però partecipò al consueto appuntamen-

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to del McDonald's All American riservato ai migliori liceali degli Stati Uniti. Nel Kentucky al primo anno fece da back-up a Edgar Sosa, visto qui in Italia prima a Biella e poi a Sassari con cui lo scorso anno ha vinto lo scudetto. Già dal secondo anno però, Pitino gli affidò le chiavi della regia mettendo in campo grande abnegazione, spirito di sacrificio ed ovviamente quella leadership che già da adolescente lo contraddistingueva. Nel suo anno da senior è riuscito a vincere il titolo NCAA, per poi presentarsi al Draft NBA dove fu chiamato dai Detroit Pistons con la scelta numero 56. In Michigan colleziona soltanto 24 presenze nel primo anno, dopodiché viene spedito a giocare per 48 gare a cavallo di due stagioni in D-League prima di disputare l'ultima Summer League con gli Orlando Magic. Non un grande realizzatore, anche se ha tanti punti nelle mani, ma più un playmaker a cui piace coinvolgere tutti i compagni di squadra. Questa estate gli si è presentata la possibilità di giocare a Caserta, una piazza calda del nostro campionato, e che potrebbe essergli d'aiuto per tornare al di là dell'oceano. In preseason ha fatto vedere cose straordinarie soprattutto nel torneo del PalaMaggiò dove si conquistò subito il soprannome di «Re di Caserta», poi i continui stop lo hanno frenato, eppure sul finire del 2015 si è riconquistato la scena con sprazzi di pura


classe prima nel derby di Avellino e poi con Brindisi dove ha inciso con il fuoco il proprio nome nella storia della Juvecaserta. Infatti, con i 13 assist smistati contro i pugliesi il play ex Louisville è diventato il recordman all-time della specialità in una singola partita superando altri eccellenti ex registi bianconeri come Andre Collins (fermatosi a 11 nella stagione 2011/12), Leon Wood (9 in quella 1993/94) e Ronald Moore (9 in quella 2014/15). Proprio per recuperare al 100% la forma fisica, Siva ha saltato l'appuntamento dell'All Star Game nostrano dove certamente avrebbe impreziosito la kermesse del PalaTrento. Hai giocato per una leggenda come coach Rick Pitino, come è stato e su quali aspetti del gioco pensi ti abbia fatto migliorare? «È stato fantastico giocare per Rick Pitino, che io considero il miglior allenatore per cui abbia mai giocato. Sono sicuramente migliorato come giocatore sotto la sua guida soprattutto perché ho trascorso ore e ore in palestra ed ho ascoltato parola per parola tutto quello che aveva da dirmi di continuo». Non hai avuto un'infanzia facile e Pitino ti è stato vicino quasi quanto un padre, cosa ti ha trasmesso negli anni al college? «Sono ancora tutt'oggi molto legato a "coach P". Lui per me è come una figura paterna ed è sempre lì ogni volta che ho bisogno di lui. Gli piace darmi consigli su tutto, dalla pallacanestro alla vita privata». A Louisville hai vinto un titolo NCAA, cosa hai provato e quali sono stati i suggerimenti del coach per il prosieguo della tua carriera?

«Mi sento alla grande ad aver vinto un titolo a Louisville. Ringrazio Dio per avermi permesso di giocare lì e sperimentare il successo che siamo riusciti a raccogliere. E l'allenatore mi ha dato ottimi consigli per continuare a giocare a basket a livello professionistico». Scelto al Draft NBA hai avuto poco spazio, ti senti comunque all'altezza di quel livello? «È stato bello essere scelto dai Detroit Pistons e mi ricorderò per sempre la notte in cui mi hanno scelto. Purtroppo non è andata come avrei voluto ma io sto ancora giocando a livello professionistico, e chissà forse un giorno ritornerò a calcare quel palcoscenico». Quest'anno hai deciso di venire a giocare in Italia, come ti stai trovando a Caserta? «Mi sto godendo il mio tempo a Caserta con la mia famiglia e i nuovi compagni di squadra. Sono stato fermo ai box la maggior parte di questo inizio di stagione, quindi sono solo impaziente di tornare sano e aiutare la mia squadra ad ottenere più vittorie possibili». Pensi che fare bene a Caserta possa essere un trampolino di lancio per meritare un'altra occasione in NBA? «Penso che se gioco bene a Caserta sicuramente mi permetterà di guadagnare più stima in NBA. Ma questa è una strada molto lunga, adesso devo concentrarmi solo su come ritornare ad essere al 100% dal punto di vista fisico». Ringraziamo il giocatore e la società JuveCaserta per la disponibilità


Rushandslam nasce come blog di un appassionato di sport americani per tutti coloro che condividono la stessa passione. Nato nel 2013 con quattro sezioni di base: NBA-NCAABB-NFL-NCAAFB, presto riesce a trovare una discreta base di lettori che portano all'inizio del 2014 alla creazione di una pagina Facebook dedicata

www.facebook.com/rushandslam

Il 2014 porta anche la nascita di diverse collaborazioni con siti importanti e la partecipazione ad eventi LIVE quali il College Basketball Tour a Vicenza ed il 2K Classic a New York oltre all'annuale report da Londra per le NFL International Series. Il blog non si colloca nel panorama dei siti web di basket e football americano come una pagina di aggiornamenti giornalieri, ma come una punto di ritrovo per opinioni sugli argomenti che nascono dalle Leghe americane.


di

ei B o n Stefa


Di Stefano Bei Aperta nel 1955 l‟Allen Field House è uno dei palazzi storici della NCAA, intitolata a Phog Allen, storico coach che guidò la panchina dei Jayhakws per 39 anni è intrinseca di storia in ogni suo singolo posto. Il campo dedicato a James Naismith ha visto Kansas uscire vincitrice per ben 746 volte su 845 partite giocate in questo palazzo. Qui si sono giocate diverse volete le Finali dei Regionals torneo NCAA e spesso ha ospitato amichevoli della NBA. Gente del calibro di Wilt Chamberlain, Jo Jo Wiithe, Danny Manning e Paul Pierce ha calcato questo campo e i loro numeri sono ritirati e fanno bella mostra sul soffitto insieme a quelli di Drew Gooden, Nick Collison e Kirk Hinrich. Durante gli anni è stato utilizzato per eventi extracestistici.

Di Stefano Bei Viene spesso chiamata la cattedrale del College basketball, al suo interno si respira un‟aria d‟altri tempi, tutto è rimasto cosi per quasi 100 anni, è stata infatti costruita nel 1927 e da allora ha ospitato più partite di ogni altra arena americana e sul suo parquet hanno giocato alcuni dei più grandi giocatori ed allenatori della storia del basket. Nel 1968 l‟impianto ospitò l‟International Basketball Cup, manifestazione alla quale parteciparono Real Madrid, Milano, Botafogo e Akron Wingfoots con questi ultimi che risultarono vincitori sul Real Madrid 105-73. Durante il lockout del 2011 ci fu un amichevole con giocatori NBA davanti a oltre 8'500 persone, il punteggio fu un divertente 131-122.


Di Stefano Bei La Hinkle Fieldhouse vede la luce nel 1927 e al momento della sua apertura al pubblico con il suoi 15‟000 posti era l‟impianto da gioco più grande di tutti gli stati uniti e restò tale fino al 1950. Originariamente chiamata Butler Fieldhouse, nel 1996 è stata intitolata a Tony Hinkle, storico allenatore dei Bulldogs dal 1926 al 1970. E‟ la sesta arena più datata ancora in uso ed è stata inserita nel 1985 nella lista dei luoghi più importanti nella storia degli Stati Uniti. Durante gli anni causa leggi sempre più ferree in materia di sicurezza ha visto la sua capienza ridursi drasticamente passando dai 15‟000 posti ai 9‟100 dalla stagione 2014. Fra il 1942 e il 1945 è stata usata come caserma dalla Marina e dall‟Esercito

Di Stefano Bei Costruita nel 1976 ha una capienza vicina ai 25‟000 posti a sedere che la rendono una delle più grandi arene dedicate al basket in tutto il mondo. E‟ chiamata Rupp Arena in onore di Adolph Rupp che allenò Kentucky dal 1930 al 1972 arrivando 6 volte alle Finali 4 e vincendo 4 titoli nazionali perdendo soltanto 190 partite sulle 1066 in cui ha allenato. Nel 1985 qui si sono giocate le Final 4 che ancora oggi restano nella storia per aver visto Villanova vincere con il “posto” numero 8 sul tabellone contro la numero 1 Georgetown di Pat Ewing in uno degli upset più clamorosi della storia.


Di Stefano Bei L‟idea di costruire questo palazzo risale al 1935 e fu chiamato lo stesso architetto che realizzo “La Palestra”, per l‟apertura dei cancelli si dovette aspettare il 1940 e da allora è la casa fissa della squadra di basket maschile di Duke, dal 1972 è intitolato a Eddie Cameron che allenò Duke dal 1928 al 1942 prima di diventare athletic director nel 1951, posto che ricoprì fino al 1972. solo nel 1975 è stata messa a disposizione della pallavolo e della squadra femminile di basket. I 9300 posti rendono praticamente impossibile trovare un biglietto per le partite casalinghe dei BlueDevils che giocano spessissimo in una delle arene più rumorose e pressanti di tutta l‟NCAA.

Di Stefano Bei Costruita nel 1966 come “University Arena” prese il nome “The Pit” a causa del suo desing innovativo che prevede il campo da gioco ben 10 metri sotto il livello del terreno circostante, in Italia il Palaverde e il Palatiziano hanno la stessa caratteristica. Il palazzo ha resistito al passare del tempo ed è una delle arene più affascinanti del panorama NCAA. Nel 1983 su questo campo si disputarono le Final 4 del torneo NCAA che videro trionfare Jim Valvano e la sua North Carolina State in finale contro Houston ben più quotata che aveva fra i suoi giocatori Hakeem Olajuwon che alla fine vinse comunque il premio di Most Outstanding Player nonostante facesse parte della squadra perdente, è stato l‟ultimo giocatore e riuscirci.


Di Stefano Bei Costruito nei primi anni „50 è dedicato agli studenti ed ex studenti caduti in combattimento durante la seconda guerra mondiale e una targa in memoria è posizionata all‟ingresso. In fase di progettazione si è deciso di non esagerare con le dimensioni e fu deciso di costruire solo 6’500 posti a sedere facilmente ampliabile, ora la capacità è stata portata a 14‟316 posti ma nel passato si avvicinarono anche i 16‟000 spettatori. Diverse volte è stato scelto per ospitare partite del torneo NCAA, principalmente partite del primo e secondo turno oltre ad una finale regionale nel 1973

Di Stefano Bei La prima partita fu giocata qui il 9 dicembre il 1938 e vide la squadra di casa, gli Oklahoma A&M, battere Kansas allenata da Phog Allen con il punteggio di 21-15 per quella che all‟epoca era uno scontro fra le due squadre più importanti. Alla sua apertura poteva contenere 9‟000 spettatore e in seguito a molti ammodernamenti ora ne può ospitare fino a 13‟600. Fino al 1986 è stato chiamato Gallagher Hall in onore di Ed Gallagher, allenatore della squadra di wrestling del college nei primi decenni del „900. Con la ristrutturazione del 1987 cambiò anche nome in Gallagher-Iba Arena onorando cosi anche Henry Iba che allenò i Cowboys dal 1934 al 1970.


Di Stefano Bei Costruito nel 1965 dopo che il vecchio palazzo si era rivelato troppo piccolo per una squadra lanciata verso il vertice nazionale con coach Wooden in panchina è stato utilizzato come mezzo per convincere Lew Alcindor a giocare per UCLA proprio con la promessa che avrebbe giocato in una nuova e più moderna arena. Il 28 giungo del 1987 John Wooden e Dean Smith si sfidarono su questo campo in occasione di una partita promozionale fra due squadre composta da ex alunni di North Carolina ed ex alunni di UCLA. In occasione della riapertura dopo il restauro del 2012 è stata posizionata una statua alta 3 metri in onore di John Wooden

Di Stefano Bei Costruita nel 1971 per rimpiazzare l‟ormai piccolo Gladstein Fieldhouse la sua apertura coincide con l‟arrivo di Coach Bob Knight sulla panchina degli Hoosiers. Dal momento della sua aperture nella stagione 1971-72 oltre 6 milioni di spettatori hanno visto le partite in casa degli Hoosier che nel corso degli anni hanno ottenuto strisce vincenti da 50 e 35 partite. Con i suoi 17’500 posti a sedere è una delle arene più calde e rumorose del campionato. Il campo da gioco è intitolato a Branch McCracken che guidò l‟università ai suoi primi 2 titoli NCAA nel 1940 e nel 1953.


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Di Glauco Barbero

Come ogni anno ci stiamo preparando alle sfide di conference, i tornei e poi alla March Madness, perchè per noi l'anno inizia ad agosto e finisce ad aprile, ma il 2015 ha lasciato nella nostra memoria almeno 5 cose da ricordare.

La squadra, infatti, è nata con l'idea di un platoon, ovvero con tutti i giocatori che dovevano tendere ad avere lo stesso spazio, ma quando le partite hanno iniziato a contare davvero Coach Calipari ha iniziato a fare delle scelte. Il cambio di rotta non ha impedito, però, a Kentucky di perdere la semifinale contro Wisconsin.

Il Platoon di Calipari

La Wisconsin di Ryan

Doveva essere la macchina perfetta, la squadra che avrebbe chiuso la stagione senza sconfitte, un gruppo formato da due quintetti intercambiabili capace di triturare ogni avversaria, ma non ha vinto.

Dekker e Kaminsky, ma anche Hayes e Koenig, il gruppo 2014/2015 dei Badgers si è presentato per confermarsi ai vertici della Big10 e della NCAA, nonostante qualche minima defezione rispetto all'anno precedente, e così ha fatto.

Ebbene sì, anche il 2015 è finito.

Come un moderno Achille, i Wildcats sono stati sconfitti nel periodo più importante dell'anno, quello del Torneo NCAA. Come tutte le corazzate imbattibili ha mostrato il suo fianco peggiore, quello del tiro poco affidabile e di una mancata abitudine a giocare tanti minuti nei momenti decisivi di alcuni loro elementi.

Una squadra dai meccanismi ben oliati con i due Leader all'apice delle loro prestazioni. La corsa è arrivata fino alla Finale, sono stati gli unici a battere Kentucky, ma all'ultimo atto si sono dovuti arrendere a Coach K ed alla sua Duke “particolare”.


Al termine della stagione scorsa Kaminsky e Dekker sono andati a cercare fortuna in NBA ed il gruppo ha ricominciato da Hayes e Koenig. L'a stagione è partita male e Coach Ryan ha deciso di accelerare il passaggio di consegne dichiarando il suo ritiro.

La Duke Campione 2015

La squadra ora è affidata al coach ad interim Gard e cercherà di raggiungere il Torneo, quello che rimane è la consapevolezza che per un po' di tempo non si avrà nuovamente una squadra come quella 2014/2015 tra le fila dei Badgers, forse anche perchè il recruiting non ha dato molto in un gruppo che sembrava cementificato intorno alle sue star e programmato per evolversi verso la conclusione dei quattro anni al college di Frank the Tank.

Coach K, che nel 2015 ha anche raggiunto le 1000 vittorie, ha sempre dato molta importanza allo sviluppo dei giocatori e spesso evitato di scegliere one year wonders, pronte solo a mettersi in mostra per il draft.

Il 2015 ha visto la vittoria di Duke, in fondo non è una sorpresa vedere la squadra di Coach K arrivare fino in fondo, ma quello che ha colpito è come l'allenatore di Team USA abbia allestito la squadra.

La squadra con cui passerà alla storia per questo 2015, però, è in qualche modo diversa dal suo credo dato che Okafor, Tyus Jones e Wislow sono tre giocatori che han-


no fatto il più classico degli one and done.

La Michigan State di Izzo

Quello che si è capito e forse voleva far capire Krzyzewski è che anche lui è capace di utilizzare giocatori con questo tipo di mentalità e che se servirà allestirà squadre così, perchè in fondo quello che conta è vincere.

Ormai Coach Izzo non fa più notizia, ma nello scorso Torneo ha portato alle Final Four una delle squadre con forse meno talento di quelle che ha allenato.

Alla fine alla vittoria hanno contribuito anche i vari Allen, eroe della finale, Jefferson e Matt Jones, che quest'anno sono tornati per provare a migliorarsi e per provare a ripetersi.

Trice e Dawson hanno trascinato la squadra dove pochi pensavano di vederla e preparato il gruppo di quest'anno ad affrontare una stagione che, per ora, solo l'infortunio di Valentine ha fermato. Il lavoro dell'allenatore in NCAA è sempre molto importante, sia in sede di recruiting, sia nello sviluppo di gioca-


tori che debuttano al college carenti in qualche fondamentale, in tutto questo Coach Izzo rimane uno dei migliori ed ogni anno al Torneo è lì a confermarcelo! Gli italiani alla conquista dell'America Se in NBA il gruppo di italiani si è ridotto da 4 a 3, in NCAA sono arrivati diversi nostri concittadini per dimostrare di cosa sono capaci e migliorare il loro gioco. Se Della Valle è tornato indietro dopo due anni di panchina a Ohio State, il suo ex compagno di squadra a Reggio Emilia, Mussini, ha subito preso in mano St. John's. Il periodo nero con cui ha concluso il 2015 il college non vede Federico tra i colpevoli, anzi, in questi primi mesi, Mussini ha ricevuto più volte i complimenti del suo coach Chris Mullin. Il 2015 ha poi finito i suoi giorni con un'altra sorpresa, il quintetto per Akele ed i riconoscimenti come uno dei migliori freshman della A10. A10 che ha visto una buona partenza per Oliva, altro freshman italiano, salvo poi avere un leggero calo nel finale. Il futuro del basket italiano sembra passare per i college americani.


Di Luca Caslini

Bentrovati, continua la scoperta delle città americane e della loro tradizione sportiva. Mentre la stagione collegiale entra nel vivo diventando sempre più infuocata, ci addentriamo alla scoperta della fredda capitale del Maryland. Washington D.C., parte integrante del District of Columbia ha una popolazione di 658.893 abitanti che nel computo totale dell'area metropolitana raggiungono i 5.582.170. Con una costruzione di stampo europeo e la ricchezza di monumenti, si differenzia dalla maggioranza delle città americane diventando un grande polo di attrazione turistica. La presenza della Casa Bianca, del congresso, del pentagono oltre a molti musei e alle squadre sportive professionistiche fanno di Washington la capitale politica della nazione. Tutti questi punti di forza, vengono indeboliti dall'alto tasso di criminalità che negli ultimi anni è andato diminuendo. Nel 1991 venne definita la "capitale degli omicidi" con un

totale di 479 delitti nell'anno solare. Questo record mise in cattiva luce la città e perfino la squadra locale di Nba soprannominata Bullets (proiettili) cambiò il proprio nome in Wizard (maghi) proprio per cercare di risollevare la nomea della metropoli. Come sappiamo, i ghetti e le situazioni precarie sono ambienti naturali per molti ragazzi che si affacciano allo sport collegiale per poi passare, successivamente, a quello professionistico. Dalla cartina illustrata possiamo infatti notare quali siano le città che hanno dato alla Nba il maggior numero di giocatori dal 1980 in poi. Le aree evidenziate in rosso comprendono le città di Los Angeles, Chicago( trattata nel numero di Novembre), Philadelphia, New York è appunto Washington. Dalla cittadina del Maryland provengono atleti del calibro di Kevin Durant, Roy Hibbert, Elgin Baylor, Keith Bogans e Delonte West. Anche il panorama universitario non è da meno e molte sono le università diffuse all'interno di questa vasta area


geografica. Gli Americani Eagles dell'università American University danno battaglia nella Division I all'interno della Patriot League. Per la Georgetown Washington University i Colonials competono nella Atlantic 10 Conference. La loro ultima qualificazione al torneo NCAA è del 2014 dopo aver colmato un'assenza che durava da 7 anni. Nella cittadina di Fairfax, Virginia troviamo i Patriots di George Mason University. Il piccolo ateneo è famoso al grande pubblico per la cavalcata fino alle Final Four del torneo 2006, già raccontata nel primo numero stagione di NCAA Time. Questi atenei "minori" sono affiancati nel panorama cestistico da due pesi massimi dell'universo collegiale. Georgetown Universtiy, fondata nel 1789, conta ben 23 programmi sportivi, tra cui spicca quello di pallacanestro. Il soprannome "Hoyas" deriva da un canto misto latino e greco inventato dagli studenti chiamato "Hoya Saxa" ossia "simili a rocce", ed è utilizzato dal 1920. Altra particolarità di questo ateneo in cui si sono laureati Bill Clinton, Bradley Cooper, Filippo VI di Spagna é Jack the Bulldog. La mascotte che oltre ad essere rappresentata dalla comune persona travestita è proprio un bulldog in carne ed ossa. Il team della palla a spicchi gioca le partite casalinghe al Verizon Center, milita nel Big East Tournament ( sono tra le squadre che hanno fondato questa Conference) e ha raggiunto per ben cinque volte le Final Four Ncaa vincendo il titolo nel 1984 guidati da John Thomson (padre dell'attuale coach) e da un grandissimo Patrick Ewing.

Già nella stagione 1982 con Pat Ewing matricola arrivarono alle finali ma non coronarono il loro sogno. La stagione 83-84 fu quella vincente e gli Hoyas batterono Hakeem Olajuwon e gli Houston Cougars 84-75, con Ewing MVP. L'anno successivo arriverá una sconfitta in finale per mano di Villanova e Ewing diventerà il primo giocatore di Georgetown ad essere draftato con la numero 1. Prima di arrivare ai giorni nostri e all'ultima apparizione alle Final Four del 2007 non si possono dimenticare giocatori che hanno fatto la storia per questo ateneo. Nella stagione 86-87 Reggie Williams guidò la squadra al titolo della regalar season e del torneo della Big East, cosa che si riaccade nell' '88-'89 e '89-'90 con Alonzo Mourning e Dikembe Moutombo e le loro funamboliche stoppate. Allen Iverson arrivò a Georgetown nel 1994 e subito vinse il Big East Rookie of the year, e nei suoi due anni di permanenza viaggiò a una media di 22.9 punti a partita. Con l'arrivo di John Thomson III e l'utilizzo della della Princeton offense calcarono il parquet degli Hoyas altri grandi talenti come Jeff Green o Roy Hibbert, Otto Porter e Greg Monroe.


L'altro ateneo che spicca è l'University of Maryland con i suoi Terrapins. La squadra della Big Ten (dal 2014) quest'anno é in lizza per la vittoria finale con un roster molto rinnovato a causa di molte partenze. Il senior proveniente da Duke Rasheed Sulaimon, il play Jayden Brantley, la guardia Melo Trimble e il freshman Diamon Stone, su cui sono puntati molti riflettori, compongono una squadra molto talentuosa e combattiva. Andando, invece, a ritroso negli anni si notano le due apparizioni alle Final Four del 2001 e quelle culminate con la vittoria finale del 2002. I ragazzi di Gary Williams, tra cui figuravano Steve Blake, Drew Nicholas, Juan Dixon e Chris Wilcox batterono Kansans in semifinale e Indiana nella finalissima. Molti attuali giocatori Nba,con ottimo successo, provengono da questo ateneo. Non si possono dimenticare la seconda scelta assoluta al Draft Steve Francis, la leggenda lituana Sarūnas Jasikevičius e i più attuali Alex Len e Greivis Vasquesz. Anche la squadra femminile non é da meno contando ben 6 apparizioni alle Final Four, l'ultima proprio nel 2015, tra cui la vittoria del 2006. Quello appena descritto é il meglio di Washington, una fucina di talenti in continua crescita. É tempo di cambiamenti e se a breve un nuovo presidente si insedierà nella White House, il trofeo finale potrà sicuramente tornare nelle bacheche di uno di questi atenei.


Washington DC è la capitale federale degli Stati Uniti e sede del governo federale. La città di Washington è stata fondata nel 1791 per servire come capitale nazionale e occupa una superficie che è stata donata dagli stati del Maryland e Virginia. I 3 rami del governo federale, il Congresso, il presidente, e la Corte Suprema, sono tutti situati nel quartiere. La capitale è sede di molti monumenti nazionali, monumenti e musei, tutti situati principalmente in ed intorno al National Mall. DC è anche la sede di molte organizzazioni internazionali e 176 ambasciate straniere. Washington, DC è una città pianificata, divisa in quattro quadranti di nord-ovest (NO), Nord-est (NE), Sud-Est (SE), e Southwest (SW). Il disegno urbano della città si basa su piani di città come Parigi e Amsterdam. L‟architetto di origine francese L‟Enfant è stato commissionato dal presidente Washington nel 1791 con la progettazione e lo sviluppo del capitale, e anche se l‟architetto fu poi licenziato dal Presidente, il progetto è ancora attribuito a lui. L‟architettura di Washington varia notevolmente ma, fatto interessante, edifici alti e grattacieli sono fuorilegge, infatti l‟edificio più alto in DC è il monumento a Washington in piedi a 555 piedi (169 m) di altezza. Washington, DC, è un centro nazionale per le arti con l‟illustre John F. Kennedy Center for the Performing Arts. La maggior parte dei musei sono liberi di residenti e visitatori che rende DC una destinazione di viaggio ideale.

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Crociere e tour

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Di Stefano Bei (www.nba-evolution.com)

Il “Rock Chalk Chant” è forse il canto piu caratteristico nel mondo dello sport Collegiale. Alcuni lo paragonano a un canto gregoriano ma se si va alla Allen Fieldhouse ci si accorge che qualcosa di quasi irreale. Il “Chalk Rock” risale al 1866, quando fu adottato dal Club di scienze dell‟università. Un professore di chimica E.H.S. Bailey e alcuni suoi colleghi stavano tornando in treno da Wichita e hanno passato il tempo a cercare un ritmo a questo canto, alla fine furono “condizionati” dal suono del treno sulle rotaie e la sua cadenza nella sbuffata. In un primo momento il testo consisteva in “Rah, Rah, JayHawk, KU” ripetuto tre volte. Gli studenti di Kansas fecero loro quel canto intonandolo nelle prime partite della squadra di Football. In quegli un professore d' inglese suggerì di sostituire “Rock Chalk” al posto di “Rah, Rah” perché faceva rima con JayHawk e perché il campus era circondato da cave di gesso. Dal 1897 è diventato il canto ufficiale dell’Università. Il presidente americano Roosevelt disse che il “Chant Chalk” era il piu grande e importante canto collegiale che avesse mai sentito, il canto è stato utilizzato dalla truppe

del Kansas che combatterono nelle filippine nel 1899 e nella seconda guerra mondiale. Le parole del canto sono facili. “Rock Chalk, JayHawk, KU” ripetuto per cinque volte, ma il canto non è speciale per le parole, ma per il tono e la cadenza con cui è cantato ogni verso, che ricorda appunto lo sbuffo del treno.


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Di Riccardo Di Stefano

1 Kansas 2 Oklahoma 3 Maryland 4 Virginia 5 Michigan State 6 North Carolina 7 Arizona 8 Providence 9 Kentucky 10 Xavier 11 Villanova 12 Miami 13 Iowa State

Ranking del 4 Gennaio 2015

14 Duke 15 Southern Methodist 16 Louisville 17 West Virginia 18 Butler 19 Iowa 20 Purdue 21 Texas A&M 22 South Carolina 23 Connecticut 24 Pittsburgh 25 Dayton


Il 2016 inizia con una nuova regina: Kansas, che ha legittimato la sua leadership battendo la #2 Oklahoma, allora imbattuta, con il punteggio di 109-106 dopo 3(!) tempi supplementari. Per i Jayhawks anche una vittoria di 28 punti su Baylor nell‟esordio in Big 12. Per i ragazzi di Bill Self (secondi in NCAA per punti di media) in arrivo partite toste contro West Virginia, Iowa State e Kentucky. Al numero 2 i sopracitati Sooners di Buddy Hield, oltre 26 punti di media a partita(secondo in Division I dietro James Daniel, guardia di Howard). Dopo la vittoria contro Iowa State, è arrivata l‟unica sconfitta stagionale, quella menzionata in precedenza contro Kansas. Oklahoma è squadra completa e i dati lo dimostrano, visto che i Sooners sono quarti nella nazione sia per punti che per rimbalzi a partita. Segue Maryland che ha vinto le prime 3 partite di Big Ten contro avversari, però, non presenti nel ranking. Da tenere d‟occhio la partita del 23 gennaio in casa di Michigan State. Quarta Virginia, che ha battuto avversari di prestigio quali Villanova e Notre Dame, ma ha perso di misura il derby contro Virginia Tech. La squadra di Bennett si conferma tra le migliori dal punto di vista difensivo, concedendo appena 60,4 punti a partita. Michigan State ha perso la sua imbattibilità e la testa del ranking in seguito alla sconfitta nel debutto in Big Ten contro Iowa, una settimana dopo aver rischiato in casa contro la modesta Oakland. Nel prossimo mese match importanti di confe-

rence che ci diranno molto del valore di questa squadra. Mese agevole per la n.6 North Carolina con vittorie molto ampie, comprese le prime tre all‟interno dell‟Atlantic Coast Conference. Al numero 7 Arizona che ha iniziato l‟anno con una vittoria contro Arizona State ed una sconfitta al Pauley Pavilion ad opera di UCLA. La formazione allenata da Sean Miller avrà l‟occasione di riprendersi grazie ad un calendario non impossibile nelle prossime settimane. Providence ha chiuso il 2015 alla grande con la vittoria sul campo di Butler, ma è stata battuta sul proprio da Marquette di un solo punto. Il prossimo mese sarà molto impegnativo poiché la squadra del Rhode Island dovrà affrontare Butler, Villanova e Xavier nel giro di una settimana. Con un Kris Dunn così, però, i Friars saranno un cliente scomodo per tutte le squadre della Big East. Non un periodo di straordinaria forma per Kentucky che ha perso da Ohio State e LSU, rifacendosi però con le vittorie contro Ole Miss e soprattutto Louisville nel derby statale. Il 30 gennaio big match all‟Allen Fieldhouse contro Kansas, in un remake della finale del 2012 vinta dai Wildcats di Anthony Davis. Grosso ridimensionamento per la #10 Xavier, che da imbattuta è stata spazzata 9564 sul parquet di Villanova, iniziando la stagione di Big East non nel miglior modo possibile. Importante l‟ampia vittoria contro Butler per aprire l‟anno. Il 26 di gennaio partita fondamentale in casa di Providence. Dopo la sconfitta contro Virginia, Villanova si è ripresa alla grande con


5 vittorie di fila, compresa quella menzionata in precedenza contro Xavier. Nel mese prossimo doppia sfida con Providence per una delle migliori difese degli Stati Uniti.

Al numero 12 Miami, che ha vinto l‟opener in ACC contro Syracuse. Da testare il reale valore degli Hurricanes con test molto difficili contro Virginia e Duke. In calo Iowa State che ha perso contro Northern Iowa ed Oklahoma ed ha battuto di due sole lunghezze Cincinnati. I Cyclones dovranno riprendersi al più presto visto che sta arrivando il periodo caldo della stagione di conference, con due partite casalinghe contro Oklahoma e Kansas. Sconfitta dolorosa per Duke in overtime contro Utah, al Cameron Indoor Stadium. Due vittorie facili per iniziare il cammino in ACC, contro Boston College e Wake Forest. Non ha ancora incrociato squadre da Top 25 e non lo farà neanche il prossimo mese Southern Methodist, allenata dal leggendario Larry Brown, che è una delle due imbattute del college basket nel momento in cui scriviamo. Louisville, n.16 del ranking, è uscita dalla Rupp Arena sconfitta dai rivali di Kentucky ma consapevole dei propri mezzi dopo aver giocato un‟ottima partita. I Cardinals, quinta difesa della NCAA per punti concessi a partita(58,3), ospiteranno Virginia e North Carolina a cavallo tra gennaio e febbraio con la possibilità di lanciare un messaggio all‟ACC e non solo. West Virginia ha aperto l‟anno con due vittorie più sudate del previsto contro Kansas State e Texas Christian. Per fare il salto di qualità però i Mountaineers dovranno cercare di battere le grandi della Big 12. Butler ha iniziato malissimo il calendario all‟interno della Big East con due sconfitte contro Providence e Xavier(-19). La partita di “ritorno” contro i Friars ci dirà se i Bulldogs saranno all‟altezza delle prime 3 squadre della storica con-


ference. Sorprendente Iowa, ancora imbattuta in Big Ten e finora unica squadra ad avere sconfitto Michigan State, che ospiterà gli Hawkeyes al Breslin Center il 14 gennaio. Ancora Big 10 con Purdue che ha perso le prime partite della stagione contro Butler ed Iowa ma ha battuto due nobili della conference come Wisconsin e Michigan. Mantiene un buon ritmo Texas A&M con due vittorie in altrettanti match di Southeastern Conference ed un record di 12 vittorie e 2 sconfitte. Il 30 gennaio arriva Iowa State. Alla #22 troviamo l‟altra imbattuta della Division I, i South Carolina Gamecocks di coach Frank Martin, che hanno battuto Auburn nella prima di SEC ma non hanno ancora trovato sulla loro strada avversari che figurano nel ranking. Una vittoria ed una sconfitta, arrivata in volata contro Temple, per Connecticut nell‟American Athletic Conference. 10-4 il record complessivo per i 4 volte campioni nazionali. Due vittorie contro Syracuse e Georgia Tech per Pittsburgh per iniziare la stagione di ACC con il piede giusto. L‟unica sconfitta stagionale rimane quella subita da Purdue. Chiude il ranking Dayton, che appare tra le prime 25 della nazione nonostante giochi in una conference non di primo livello, la Atlantic 10. Sono ben otto le conference rappresentate nel ranking stilato dall‟Associated Press: la ACC, con 6 squadre presenti; la Big 12 con 4, tra cui le prime due, Kansas e Oklahoma; la Big Ten anch‟essa con 4 college, di cui due nei primi 5; la Big East con 4, e due in top 10; la SEC con 3 squadre; l‟American Athletic Conference con 2; la Pac-12 e l‟Atlantic 10

con un team ciascuno (rispettivamente Arizona e Dayton).


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Sabato 16 Gennaio

Domenica 31 Gennaio

Maryland - Ohio State ore 18

St.John’s - Villanova ore 18:00

North Carolina - North Carolina State ore 18:00

Ohio State - Maryland ore 19:00

Oklahoma - West Virginia ore 22:00

Lunedi 1 Febbraio

Domenica 17 Gennaio

Louisville - North Carolina ore 01:00

Wisconsin - Michigan State ore 19:30

Martedi 2 Febbraio

Lunedì18 Gennaio

Butler - Georgetown ore 01:00

Duke - Syracuse ore 01:00

Iowa State - West Virginia ore 03:00

Iowa State - Oklahoma ore 03:00

Georgia Tech - Duke ore 03:00

Martedì 19 Gennaio

Mercoledi 3 Febbraio

Providence - Butler ore 00:30

Xavier -St.John’s ore 00:30

Oklahoma State - Kansas ore 01:00

Kansas - Kansas State ore 03:00

Sabato 23 Gennaio

Sabato 6 Febbraio

Virginia - Syracuse ore 18:00

Notre Dame - North Carolina orario da definire

Kansas - Texas ore 20:00

Duke - North Carolina State orario da definire

North Carolina State - Duke ore 20:00

Maryland - Purdue ore 20:00

Georgia Tech - Louisville ore 22:00

Kansas State - Oklahoma ore 00:00

Michigan State - Maryland ore 00:30

Lunedi 8 Febbraio

Domenica 24 Gennaio

Duke - Louisville ore 01:00

Virginia Tech - North Carolina ore 00:30

Martedi 9 Febbraio

Lunedì 25 Gennaio

Kansas - West Virginia ore 01:00

Miami - Duke ore 01:00

Purdue - Michigan State ore 01:00

Iowa State - Kansas ore 03:00

Venerdi 12 Febbraio

Wake Forest - Virginia ore 03:00

Arizona -Ucla ore 03:00

Martedi 26 Gennaio

Sabato 13 Febbraio

Wisconsin -Indiana ore 01:00

Duke - Virginia orario da stabilire

Mercoledi 27 Gennaio

Oklahoma - Kansas ore 20:00

Virginia Tech - Louisville ore 02:00

SMU - Gonzaga ore 04:00

Oklahoma State - Baylor ore 03:00

Domenica 14 Febbraio

Sabato 30 Gennaio

Michigan State - Indiana ore 19:00

Kansas - Kentucky orario da definire

Arizona - USC ore 02:00

LSU - Oklahoma orario da definire

Lunedi 16 Febbraio

Louisville -Virginia ore 19:00

Virginia - North Carolina State ore 01:00 Kansas - Oklahoma State ore 03:00


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