NCAA Time Magazine Febbraio-Marzo 2019

Page 1

Le Regular Season si sono concluse e non sono mancate le sorprese anche tra le major. Kansas termina la sua striscia vincente in Big XII lasciando strada a Kansas State e Texas Tech, in una delle peggiori versioni della Pac12 vince Washington e nella sfida tra Tennessee e Kentucky la vittoria della SEC finisce a LSU



Photo Gallery

04-07

Editoriale

08-09

Appunti universitari di Carlo Perotti

10-14

Una corona per due in Big XII di Isabella Agostinelli

15-18

Il Pagellone della ACC di Giovanni Oriolo

19-25

Hanno collaborato:

Giovanni Oriolo Carlo Perotti di Basketinside Isabella Agostinelli

Tutte le immagini inserite in questo numero appartengono ai rispettivi proprietari






Redazione NCAA Time Magazine

Chi conosce il college basket sa che il valore delle regular season è relativo dato che, almeno per tutte le mid-major, è il torneo di conference che dona il ticket per la Madness. Le regular season sono, però, il vero cuore della stagione e per le conference migliori sono quelle che si sono appena concluse le sfide che contano per trovare il seed migliore per il torneo di conference ed NCAA. Quest’anno non sono mancate le sorprese nelle varie conference, vediamo la situazione finale delle più importanti con, successivamente in questo numero, qualche approfondimento. Iniziamo dalla AAC che è stata la mid-major di riferimento di questa stagione. La conference è stata inizialmente dominata da Houston, ma i Cougars hanno poi dovuto sudare fino all’ultima decisiva sfida per superare Cincinnati. Stesse lettere per la conference che era destinata a Duke: la ACC. Duke ha tenuto testa al suo compito per gran parte della stagione, ma l’infortunio di Zion è coinciso con il periodo delle due sconfitte che hanno lasciato la conference alla solidissima Virginia ed a North carolina che con la doppia vittoria sui Blue Devils hanno chiuso con una serie di 7 vittorie. Se parliamo di serie, indubbiamente la notizia dell’anno è la fallita vittoria da parte di Kansas della Big XII. Dopo 14 anni consecutivi, i Jayhawks non si sono presentati al torneo di conference con la vittoria della regualr season. La vittoria è andata a Texas Tech, che conferma la crescita di queste ultime stagioni, e Kansas


State, che dal 2013 non chiudeva 14-4, con anche una stagione da 5-13 nel 2015-16. Il derby tra Michigan State e Michigan ha chiuso la BIG10 e la vittoria degli Spartans ha ribaltato quanto successo nei primi mesi. Michigan finisce al terzo posto dietro Michigan State e Purdue, ma sono due stagioni che il torneo della conference è di casa ad Ann Arbor. Howard ha chiuso a 25 punti di media, ma non sono bastati a Marquette per vincere la Big East, che è stata decisa da… Seton Hall. La squadra che è arrivata al terzo posto con un record di 9-9 ha chiuso le ultime due gare contro le due regine della conference con due vittorie che hanno deciso la classifica finale con Villanova al primo posto ed i Golden Eagles al secondo con una serie di quattro sconfitte finale. Tennessee è stata al vertice del ranking per qualche settimana, fino alla sconfitta contro Kentucky ed il ritorno tra le due si pensava potesse essere decisivo per la SEC, ma quando le gare di conference sono finite e si è andati a vedere la classifica, ecco che nessuna della due ha potuto fregiarsi della vittoria, ma è stata LSU a segnare il titolo della regualr season di quest’anno. La conference più debole di quest’anno è stata la PAC12 che ha visto il trionfo di Washington, nonostante la clamorosa sconfitta contro California che è stata il fanalino di coda. L’ultimo ranking ha visto ancora in testa Gonzaga, che ha chiuso la regular season della WCC imbattuta e con solo le due sconfitte contro Tennessee e Nerth Carolina a sporcarne il tabellino. Gli Zags, però, si sono fatti sorprednere sa St Mary’s nel torneo di conference e rischiano di perdere qualche punto in credibilità. Proprio mentre le Major concludevano la loro stagione, ecco che tra le mid-major sono arrivati i primi verdetti dei tornei che danno gli automatic bid e la prima squadra a qualificarsi è stata Murray State che ha replicato la vittoria dello scorso anno grazie ai 36 punti del prospetto Ja Morant. Come ormai tradizione vi ricordiamo che potrete seguire i risultati più importanti con i quotidiani aggiornamenti sulla pagina Facebook del magazine. https://www.facebook.com/ncaatimemagazine/ Infine non possiamo che ricordarvi che se siete appassionati del College Basket e volete condividere con noi le vostre idee, vi aspettiamo per entrare nel nostro team di redattori. Scriveteci nei contatti che troverete nel banner a fine Magazine.


Di Carlo Perotti Con una clamorosa rimonta nel secondo tempo, da meno venti-tre, Duke sbanca Louisville e fa un bel passo avanti verso la vittoria della splendida ACC, da qualche anno di gran lunga la conference più competitiva d’America, grazie anche alla netta vittoria di qualche giorno prima a Charlottesville contro Virginia ed il riscatto un paio di giorni dopo proprio dei Cavaliers in trasferta al Dean Dome sulla lanciatissima North Carolina con un gioco da quattro punti di Kyle Guy che ha chiuso la contesa ad un minuto dalla fine. Ora Duke comanda con dieci vittorie ed una sconfitta inseguita dalle affiancate Virginia (9-2 entrambe le sconfitte coi Blue Devils) e North Carolina mentre si staccano Syracuse (8-3) e Louisville (8-4) che sono le due variabili impazzite della Atlantic Coast Conference. Se nella rimonta furiosa coi Cardinals il protagonista è stato il pressing a tutto campo di Tre Jones e del play di riserva Jordan Goldwire invece nell’impressionante vittoria a Virginia in cui Duke ha marcato ben 81 punti alla miglior difesa del college basketball sono stati altri due i fattori decisivi: il tiro da tre punti, che era considerato non a torto il punto debole dei Blue Devils, con un Cam Reddish da 17 punti e 5-8 da tre e RJ Barrett con 26 punti e 6-10 dalla distanza per un totale di 62% di squadra nelle triple ed ancora la difesa di squadra, se i Blue Devils giocassero ai ritmi di Virginia allora concederebbero solo 56 punti di media agli avversari, la difesa di Duke è troppo sottovalutata dai media ma è l’aspetto più importante in vista del Torneo NCAA.

Ja Morant è stato uno dei giocatori più sottovalutati in uscita dalle High Schools due anni fa tanto da non esser nemmeno incluso nei vari servizi di recruiting on line ma ora il playmaker di Murray State vola nel suo anno da sophomore verso una chiamata in lotteria al draft. Due anni fa ebbe solo un’offerta da un programma di primo livello ovvero dal suo college statale South Carolina ma senza troppa convinzione da parte dei Gamecocks di coach Frank Martin; fu così scoperto casualmente dal vice allenatore di Murray State James Kane che, in cerca di uno snack da mangiare, lo vide in una palestrina secondaria giocare 3 contro 3 e ne rimase incantato per poi convincere coach Matt MacMahon ad offrigli subito una borsa di studio. La forte volontà di coach McMahon di averlo a tutti costi nel piccolo college del Kentucky sarà poi il fattore decisivo


della scelta di Morant. Dopo un buonissimo anno da freshman con 12.7 punti 6.5 rimbalzi e 6.3 assist a gara, quest’anno Ja Morant è esploso viaggiando a quasi 24 di media, 5.4 rimbalzi e ben 10.2 assist a partita finendo anche spesso negli highlights di Espn grazie ai suoi salti esplosivi verso canestro e la sua velocità che lo rende irresistibile quando attacca il ferro, considerando che ha anche un buon controllo del corpo ed un’ottima visione di gioco è certamente un giocatore interessantissimo per i GM NBA anche se ha, al momento, un tiro piuttosto lento nel caricamento e le sue percentuali dalla distanza non sono ancora accettabili con uno scarso 30%. La banda che suona un motivetto malinconico mentre i pochi tifosi restati nella PNC Arena si abbracciano e cantano consapevoli di aver visto la più brutta esibizione su un campo da basket da anni a questa parte. Un’apoteosi di mattoni lanciati verso il ferro, tiri mal costruiti, errori da principianti che non possono esser stati causati da due difese sì buone ma non asfissianti. Finisce con Virgina Tech che batte North Carolina State 47 a 24 coi Wolfpack che tirano col 16% dal campo e 7% (2 su 21) da tre così che gli Hokies passeggiano grazie al loro sontuoso 33% al tiro. Eppure non è il peggior punteggio della storia di NC State poiché nel 1968 vinse 12 a 10 contro Duke… sì ma con un grosso ma … era l’epoca in cui non c’era l’orologio dei 30” e le squadre potevano congelare il risultato palleggiando e passandosi la palla per minuti e minuti, una scelta tattica in cui era maestro Dean Smith a UNC e pure una noia mortale tanto che il comitato NCAA si decise di introdurre il cronometro per rendere più interessante le partite per la televisione in grande crescita di ascolti. Ve lo immaginate oggi Dick Vitale urlare per venti minuti filati mentre i giocatori si passano la palla disposti nei quattro angoli?!

Abbiamo guardato una gara di Davidson, come sempre una squadra gradevole da ammirare, per capire le qualità di Kellan Grady, guardia che sta viaggiando a 17.2 punti a partita col 50% dal campo: si tratta di un tiratore di 1.95 dal tiro rapido e compatto che sa uscire bene sui blocchi per crearsi un tiro rapidamente. Volevamo scoutizzare Grady ma alla fine come al solito abbiamo ammirato il nostro Jon Axel Gudmundsson che nella sfida contro Rhode Island ne mette 20 aggiungendo 12 rimbalzi tenendo il campo con la solita intelligenza ed attenzione: una gioia per i nostri stanchi occhi. Ma ha fatto bene anche Luka Brajkovic centro austriaco (chiaramente di origine slava) di 2.08 dalla clamorosa somiglianza fisica con Kevin McHale ed in grande crescita nelle ultime gare.


Non è proprio un buon momento per le case produttrici di scarpe ed il loro rapporto controverso con il mondo della NCAA. Dopo i problemi emersi mesi fa fra Adidas, alcuni viceallenatori e vari personaggi che agiscono nell’ombra vicini ai migliori prospetti, ecco la vicenda dell’esplosione della scarpa di Zion Williamson dopo trenta secondi del derby, atteso come non mai, con North Carolina. L’estrema potenza dell’ala di Duke ha letteralmente stracciato via la suola dalla tomaia delle sue Nike PG3 con il ginocchio che ha subito una rotazione innaturale anche se fortunatamente senza gravi conseguenze. La Nike ha pagato a caro prezzo questo incidente: oltre ad un terribile danno d’immagine, con le concorrenti (in particolare Puma) scatenate nel mettere il coltello sulla piaga, nei primi dieci minuti dell’apertura di Wall Street ha perso l’1% del valore delle azioni per un danno di oltre 1 miliardo di dollari. Si sono poi scatenati due fronti polemici: quello che analizza il rapporto fra case produttrici di scarpe ed i college che ricevono vari milioni di dollari per legarsi ad un marchio (per esempio Duke è territorio Nike, North Carolina è Jordan, Kansas è Adidas) cogli atleti che però ricevono delle scarpe standard che, come si è visto nel caso di Williamson, a volte non sono nemmeno adatte allo stile di gioco del giocatore tanto che solo ora Zion riceverà delle scarpe rinforzate in grado di resistere al suo peso abbinato alla sua velocità e potenza e la seconda polemica con una serie di analisti o pseudo-tali come Pippen e l’onnipresente, in questi casi non manca mai, Jalen Rose che hanno consigliato al fenomeno di Duke di fermarsi e non giocare più in vista del draft, considerazioni che hanno a dir poco irritato Mike Krzyzewski.


Nel frattempo nella notte Duke ha superato Syracuse 75-65 in un Carrier Dome strapieno e Coach K ha presentato degli adattamenti ripescando DeLaurier ed O’Connell, poco utilizzati ultimamente, ed addirittura il tiratore freshman Joey Baker, bruciando la sua redshirt, per ovviare anche allo slump al tiro dell’aussie Jack White, che è restato a guardare in panchina. Abbiamo un limpido amore per Wisconsin ed il loro ex allenatore Bo Ryan. Amiamo il campus di Madison, la sua atmosfera rilassata ed ecofriendly e lo stile di gioco controllato ed intelligente che i Badgers hanno continuato anche dopo il ritiro del loro mitico coach grazie al suo assistente di lungo corso Greg Gard, promosso al suo posto ed in grado di mantenere Wisconsin regolarmente in Top25. E continuando a produrre lunghi, di solito bianchi, di grande solidità come Ethan Happ. La storia di Happ è interessante essendo cresciuto fisicamente tardi, giunse a Winsconsin misurando due metri scarsi, e cresciuto dopo il suo anno da redshirt freshman sino a quota 2.08 centimetri ma mantenendo una rapidità di piedi da ala piccola. Nel suo anno in redshirt ha imparato parecchio in allenamento contro Kaminsky e Dekker tanto da prendere presto la loro eredità. Happ è un giocatore delizioso: oltre ad essere un ottimo difensore, sa attaccare fronte a canestro in palleggio con eccellente uso delle finte e del piede perno ed ha mani educatissime in area, viaggia 17.7 ppg e 10.2 rpg con quasi 5 assist a partita ed è letteralmente il perno dei Badgers, per molti versi è un giocatore old school anche se a livello pro la sua esplosività appena nella media e l’incapacità di prendersi un tiro da fuori, nemmeno un tiro da tre a segno nei quattro anni di college ed un pessimo 43% dalla linea di tiro libero, potrebbe farlo scendere (e parecchio) al prossimo draft. Giocatore fatto dal sarto per il basket Europeo indeed…

Era dai tempi dei Phi Slama Jama, termine iconico inventato da un reporter locale negli anni ‘80 per i favolosi Houston Cougars di (H)Akeem Olajuwon, Clyde Drexler Larry Micheaux e Michael Young (invenzione che fruttò al college parecchi soldi in merchandising ed al cronista… una t-shirt omaggio…), che non si vedeva il college texano così in alto a livello di college basketball. UH viaggia a 26 vinte ed una sconfitta ed al primo posto nell’American Conference che le conferisce un posto nella top Ten stagionale ed ottime prospettive in ottica di Torneo NCAA. La squadra di coach Kelvin Sampson ha uno stile di gioco totalmente differente da quello veloce ed esplosivo proposto da coach Guy Lewis che coi suoi favoritissimi ragazzi perse la finale NCAA contro la North Carolina State di Jim Valvano con la schiacciata di Lorenzo Charles sulla sirena, infatti se i Phi Slama Jama volavano a canestro in modo arioso i Cougars attuali invece controllano benissimo il ritmo di gioco rallentandolo a proprio piacimento e difendono decisamente bene sulla


palla, hanno poi un gran tiratore in Armoni Brooks (13.8+6.4) ed un realizzatore in Corey Davis Jr e sanno pescare bene i lunghi coi tagli verticali. Houston sarà un fattore da tenere in considerazione fra un paio di settimane… Altra squadra totalmente diversa rispetto al recente passato è Kentucky, meno strapiena di talenti in rotta verso la NBA ma molto più solida difensivamente e controllata nel gioco, i Wildcats sono partiti lentamente perdendo qualche partita ad inizio stagione ma dopo aver battuto la #1 Tennessee hanno preso il comando della SEC. Il gioco proposto quest’anno da Calipari è più controllato, paziente ed attento in difesa grazie ad un play come Ashton Hagans che pensa più a difendere e mettere in ritmo i suoi compagni (un buon assist/turnover ratio) che non a prendersi un tiro per sé stesso, un tiratore bianco dal fisico imponente che sfiora i due metri come Tyler Herro (13.7 ppg con 36% da tre ed il 92% dalla lunetta) che ci ricorda vagamente Kyle Korver, l’esperta ala Reid Travis (un graduate senior dopo i quattro anni a Stanford) ed una sola vera stella in PJ Washington. Ecco ma anche Washington (15.2 ppg 7.9 rpg) è un giocatore atipico per gli standard dei Wildcats: è un talento clamoroso, con mobilità di piedi notevole, capacità di andare al tiro in vari modi dai ganci in area al tiro da tre punti (46%) ma pur giocando da 4 ha un atletismo nella media ed è un giocatore più tecnico che fisico ed è alto solo due metri cosicché a livello NBA dovrà spostarsi stabilmente nel ruolo di ala piccola, cosa peraltro che può fare agevolmente.


Di Isabella Agostinelli Non sarà di certo la conference che staccherà più pass per il Torneo, ma di sicuro la Big 12 è stata una delle conference più equilibrate di questa stagione e quella che ha riservato le sorprese maggiori. Per la prima volta in 14 anni, il titolo non è infatti finito in una bacheca di Allen Fieldhouse, a Kansas University, ma a Lubbock e a Manhattan, nelle sedi di Texas Tech e Kansas State. Correva l’anno 2004 quando i Jayhawks si laurearono per la prima volta campioni della Big 12 nella stagione regolare: Usher cantava “Yeah” e al cinema veniva trasmesso l’ultimo capitolo del “Signore degli Anelli”. Quest’anno si sono dovuti invece accontentare di guardare i festeggiamenti da bordo campo, consapevoli che anche il resto delle squadre era effettivamente felice della fine della loro egemonia. Le immagini di coach Self e dei suoi ragazzi in panchina e con lo sguardo perso nel vuoto nel match contro Oklahoma (perso per 81 a 68) segnano un momento di svolta nella storia di questa conference. E l’evento è stato di tale portata che Twitter si è divertito a ricordarci la straordinarietà dell’accaduto con una serie di tweet che rimarranno nella storia. Ma torniamo nel mondo reale. Nel post partita della sconfitta che ha di fatto spazzato via ogni speranza per i Jayhawks di riacciuffare la vetta della Big12, la domanda che è riecheggiata in sala stampa è stata: “le cose sarebbero state diverse con Azubuike in campo?”. Domanda abbastanza retorica vista la stazza fisica del numero 35 di Kansas University! Udoka Azubuike ha di fatto giocato una sola partita di conference - la prima della stagione - e il destino ha voluto che quel match fosse proprio contro Oklahoma, squadra che da lì a pochi mesi avrebbe messo fine alla dinastia di KU. Ma Coach Self non si nasconde dietro all’infortunio di una delle pedine più importanti della sua formazione, come non usa gli infortuni di Lagerald Vick e la sospensione di Silvio de Sousa (inconsapevole vittima di pagamenti ricevuti dal suo tutore legare Fenny Falmagne) come delle attenuanti.

No. In fondo, senza di loro, i Jayhawks sono riusciti a vincere anche contro le due future regine del torneo, Texas Tech e Kansas State. Quello che semmai è mancato a KU è stata la consistenza in questi risultati e una poca tenuta nei 40 minuti. Frutto anche del fatto che coach Self ha dovuto mettere mano alla sua formazione titolare più e più volte nel corso della stagione. E così tanti sono stati i minuti per i freshaman Ochai Agbaji (che doveva farsi un anno da redshirt), Devon Dotson, Quentin Grimes e David McCormack.


Il giocatore chiave è stato senza alcun dubbio Dedric Lawson, il giocatore più continuo per i Jayhawks. Con l’infortunio di Uzubike si è speso molto in difesa, e per di più ha guidato da solo l’attacco di Kansas. Ma le sue sole giocate, non sono bastate a difendere il titolo. Sfumato il rpimo obiettivo stagionale, ora tutta l’attenzione dei Jayhawks sarà rivolta al Torneo di Conference e poi verso il Torneo NCAA. L’ultimo titolo di KU risale al 2007-2008: in 11 anni, Self ha guidato i suoi ragazzi a cinque Elite Eight, due Final Four e a una sola finale. Non sarà affatto facile replicare quel risultato!

Ma per una regina che ha abdicato, ce ne sono state altre due che invece sono balzate agli onori delle cronache e delle poll in vista del Torneo: Texas Tech e Kansas State. Entrambe le formazioni, nonostante i vari alti e bassi, si sono aggiudicate la regular season con il record di 27-4 e 14-4 in conference. E se i Wildcats erano già tra le favorite nelle pre-polls (che la davano al numero 2 dopo KU) vedere snobbata Texas Tech a favore di Texas, West Virginia e TCU, alla luce dei fatti, fa un po’ sorridere.


Vero è che i Red Raiders si affacciavano alla stagione 2018-2019 con quattro titolari da rimpiazzare e poco importava se l’anno precedente erano arrivati fino alle Elite 8. L’ultimo trofeo per TTU risale invece al 1996, quando giocava ancora nella Southwest Conference. Quello compiuto da coach Chris Beard a Lubbock in appena tre anni è stato un piccolo miracolo. Non solo ha trasformato Texas Tech in uno dei migliori programmi del Paese, ma ha creato un ambiente unico nel suo genere: se la United Supermarkets Arena si è trasformata in un fortino inespugnabile, è anche merito suo e ad alcune iniziative che lo hanno visto protagonista, come vendere birra dentro il palazzetto. Birre a parte, a Beard va il merito di aver saputo aggiustare la sua squadra in corso d’opera e allo stesso tempo di essere riuscito ad incorporare anche quattro giocatori che lo scorso anno non erano neppure nel campus: Tariq Owens, Matt Mooney, Deshawn Coprew e Kyler Edwards. Per questo coach Beard è seriamente candidato al premio come miglior allenatore della Big 12. Ma dato che a quanto pare a TTU piace condividere tutto, probabilmente anche questo premio andrà “diviso” con Weber o con Scott Drew di Baylor: in fondo, lo scorso anno era andato a parimerito a Beard e a Self!

Le chiavi del trionfo di Texas Tech sono state due: la solidità in difesa e una rinascita nella fase offensiva nei momenti caldi della regular season. In difesa, i Red Raiders hanno fatto registrare le percentuali migliori della Big 12 (58.6, la seconda a livello nazionale, per percentuali difensive con 4.9 stoppate a partita e 484 forced turnovers). Anche se si sapeva che Tariq Owens sarebbe stato una pedina fondamentale in chiave difensiva, nessuno si aspettava che dopo la partenza di difensori come Zhaire Smith, Justin Gray e Zach Smith, la difesa dei Red Raiders avrebbe potuto mantenere gli altissimi standard dello scorso anno. Men che meno che potesse migliorarli! La sorpresa maggiore è stata sicuramente Matt Mooney, portato a Lubbock per le sue doti offensive e che si è dovuto reinventare un difensore. Per lui 54 palle rubate, il secondo miglior bottino della Big 12. Ma TTU non ha vinto di sola difesa. Dopo aver litigato con il canestro per tutta la prima fase del torneo, e dopo aver toccato il fondo nel match perso contro Duke a dicembre (68-59), i Raiders hanno voltato pagina dopo il trionfo su TCU il 28 gennaio. Da lì in poi hanno sempre superato quota 70. Tutto merito del tiro da tre e del neo eletto “Player of the Year”della Big 12 Jarret Culver. Una menzione speciale la merita anche il nostro Davide Moretti che ha terminato la stagione con dei numeri impressionanti: 11.6 punti a partita e 50.7 di percentuali al tiro, 48.1 dall’arco dei 3 e un 93.3 nei tiri liberi. Una macchina. Nella partita del titolo contro Iowa State, Davide ha fatto registrare il suo terzo “ventello” stagionale (6/12 dal campo, 4/4 ai liberi). Niente male per il Moro che nel suo anno da sophomore è stato nominato per la third-team All-Big 12. Non è un caso se i suoi


miglioramenti hanno coinciso con l’exploit di TTU soprattutto in chiave offensiva. Grazie al connubio di questi due fattori, TTU è riuscita ad uscire dal vortice creato intorno a Kansans e Kansas State per poi trovare una striscia vincente che dal 2 febbraio (data della sconfitta contro KU) non si è più interrotta. Meno sorprendente, ma altrettanto inaspettata, è stata la vittoria di Kansas State. Per i Wildcats infatti, il trofeo arriva alla fine di un percorso iniziato tanti anni fa quando le vittorie non arrivavano e la panchina di coach Weber era a rischio. Ma grazie alle senior class formata da Dean Wade, Barry Brown e Kamau Stokes, il programma è rinato ed è tornato a vincere. L’ultima volta che KSU era riuscita a vincere contro tutte le avversarie di conference almeno una volta, Mike Evans e Curtis Redding erano impegnati a tagliare la retina in occasione del titolo della Big Eight Conference vinto dai Wildcats nel 1977. Per riassumere la stagione di Kansas si potrebbe usare questo slogan: “l’esperienza al servizio della difesa”. La difesa di KSU è una difesa organizzata (sesta difesa della nazione per efficienza difensiva, 88.1) che fa dell’aggressività sul perimetro e del controllo sotto i tabelloni la sua forza. Le tre colonne portanti di questo gruppo sono Wade, Brown e Stokes che, come da pronostico iniziale, si sono guadagnati una nomination all’ All Big 12 1st Team. Ma se l’impegno difensivo è il vanto e l’anima della squadra, la parte offensiva si conferma una lacuna storica. In questa stagione, l’attacco ha ruotato attorno ai soli Brown e Wade. Un sistema che però ha dato i suoi frutti. Dopo un pessimo 0-2 in avvio di conference, i ragazzi di coach Weber hanno dato una svolta alla stagione con la vittoria allo scadere contro Iowa State che ha ridato fiducia al leader Barry Brown (15.1 media di punti a partita, 4 rimbalzi, 2.8 assist e una percentuale al tiro pari a 44.6). Ma il vero punto di svolta è stata la vittoria in rimonta contro Virginia West, quando KSU ha ricucito un gap di 21 punti mettendo a punto la rimonta più grande mai compiuta nel programma. Per una buona parte della stagione, i Wildcats hanno saputo inoltre far fronte all’assenza del loro migliore giocatore, Dean Wade che una volta tornato ha ripreso saldamente in mano le redini della sua squadra e l’ha portata alla vittoria finale. La sconfitta contro Kansas del 25 febbraio (49-64) non hai mai messo in discussione il titolo per KSU: ha messo solo un po’ di pressione ai ragazzi di coach Weber che hanno poi infilato tre vittorie pesanti a Baylor (6660), TCU (64-52) e infine Oklahoma (68-53) il match che ha consegnato loro il tanto atteso trofeo di regulare season dopo un’astinenza durata sei lunghi anni. Riuscirà una delle tre arrivare fino in fondo e aggiudicarsi il Torneo? Appuntamento all’ 8 aprile quando scopriremo insieme il nome della nuova regina NCAA.


Di Giovanni Oriolo Virginia Cavaliers Score: 27-2 (15-2 in ACC) MVP squadra: De’Andre Hunter Voto: 9.5 Stagione eccezionale per i ragazzi di Tony Bennett, primi in ACC (probabilmente la Conference più impegnativa quest’anno) e secondi in Division I, dietro solo a Gonzaga. Migliorata la previsione di inizio regular season, che li dava come quinta forza. I Cavaliers hanno basato il loro dominio solo una solidissima difesa (migliore tra i 353 college con 54.1 di DRtg) e un attacco molto cinico in contropiede. Per dare un idea della loro potenza difensiva, il massimo punteggio subito è sono stati gli 81 punti presi da UNC, in una delle due sconfitte stagionali. E’ inutile dire che i Cavaliers sono i favoriti, anche più di Duke e North Carolina, per la vittoria finale del torneo di Conference. Però coach Bennett, non vuole mettere limiti alla sua squadra questa stagione. Quindi, dopo aver tentato l’assalto alla ACC, l’Ateneo di Virginia punterà alla vittoria del March Madness. Torneo nel quale sono arrivati 2 volte nella storia alla Final Four, senza mai neanche disputare la finale. Gli uomini fondamentali di questa stagione per gli Wahoos sono state le tre guardie: De’Andre Hunter, Kyle Guy e Ty Jerome. Il primo è un sophomore, che l’anno scorso era stato nominato sesto uomo della ACC. Quest’anno, dopo la partenza di Devon Hall e di Isaiah Wilkins, Hunter è diventato il giocatore di maggior talento della squadra. Questa è stata la stagione della definitiva stagione esplosione per il nativo di Philadelphia, sul quale diversi scout hanno già messi gli occhi. Il ragazzo, nell’ultimo mock draft di ESPN, è stato messo come sesta scelta assoluta (sicuramente è da top 10). Come dimostrano le sue medie, Hunter è un buon scorer, 15.4 di media in questa stagione, tirando con il 55% dal campo. In più, la guardia dei Cavaliers, è un ottimo tiratore da oltre l’arco (ha il 49% dalla linea dei 3 punti). Gli altri due sono due junior di grande impatto. Guy è la classica guardia tiratrice letale da ogni parte del campo. Kyle ha un ampio repertorio nella metà campo avversaria essendo il miglior realizzatore della squadra. Jerome, anche lui ha buone medie in attacco, ed è un gran uomo assist (come mostrano i 5.3 passaggi vincenti a partita). Comunque entrambi hanno la possibilità di essere scelti al secondo turno del prossimo draft.

North Heels

Carolina

Tar

Score: 25-5 (15-2 in ACC) MVP squadra: Luke Maye Voto: 9 Coach Roy Williams è uno dei più allenatori in NCAA, ma la gestione della sua squadra quest’anno è stata spettacolare. UNC ha iniziato la stagione soffrendo un po l’abbandono di due veterani come Joe Berry (eroe dell’ultimo successo dei UNC) e Theo Pinson. In questa annata Roy ha dovuto superare tanti ostacoli. Il primo problema è stato il caso Little. Il giocatore è arrivato in North Carolina con l’alta possibilità di diventare una scelta top 3 del draft. Però Nassir non ha mai convinto l’esperto allenatore che gli ha ritagliato un ruolo da sesto uomo. Mossa non digerita subito dal numero 5 dei tar Heels, ma una volta capita, è diventata l’arma in più in chiusura di stagione del college della North Carolina. Altro jolly pescato da Williams è Co-


by White (giocatore da 16.2 punti e 4.1 assist a notte). La giovane guardia è arrivato come possibile role player, ma è diventato in niente il playmaker titolare già in preseason e da li non si è più mosso. Altro giocatore rinato è Cameron Johnson. L’ala piccola ah capito che questa era la stagione giusta per incuriosire gli scout della NBA e allora ha mostrato tutto il suo repertorio. Johnson così è diventato uno degli scorer più pericolosi della ACC tirando con il 48% dal oltre l’arco (chiedete a Duke o a Gonzaga che hanno rispettivamente subito 26 e 25 punti dal nativo di Moon Township). Però io non ho scelto nessuno di questi tre come MVP dei Tar Heels, ma Luke Maye. Il lungo, al quarto anno di college, è colui che ha preso la pesantissima eredità di Berry. Maye è sempre stata etichettato come giocatore leggero e non capace di essere il leader di una squadra, ma finalmente è riuscito a smentire tutti. La dimostrazione non sta solo nelle ottime medie (14.9 punti e 10.4 rimbalzi a match), da lui sempre avute, ma per come sta in campo e per come ha saputo essere il punto di rifermento della squadra e per il coach nei momenti di difficoltà. Grazie a tutto questo i Tar Heels si sono guadagnati la possibilità di giocarsi il secondo posto di Confernece nell’ultimo match di RS contro gli storici rivali di Duke. Ora, in casa Tar Heels, si punta ad arrivare in fondo al torneo di ACC e poi si penserà a far bene anche al March Madness. In visione draft, Little sgomita per recuperare le posizioni perse e tornare in top 5, White è addirittura finito nel primo giro (negli ultimi draft), mentre Cameron Johnson sembra poter raccattare una chiamata al secondo turno.

Duke Blue Davils Score: 26-4 (14-3 in ACC) MVP squadra: Zion Williamson Voto: 8 Con una preseason così esaltante e un inizio di stagione da schiacciasassi, forse, ci si aspettava giustamente qualcosa in più da Duke del terzo posto di Conference. Infatti, i Blue Davis, quest’estate, hanno arruolato quattro dei migliori prospetti delle High School (basta dire che due di questi si giocheranno la prima scelta del prossimo draft per farne capire il livello). Ciò però ha alimentato troppa pressione sui giocatori (tutti conviti della loro prima posizione in ACC). Ciò, con qualche infortunio al momento meno adatto, ha fatto che pure gli acerrimi rivali dei Tar Heels finissero davanti a loro (tra l’altro grazie alla vittoria all’ultima giornata di RS). Però nulla è perduto e, con il rientro di Zion Williamson, la vittoria del March Madness è alla portata. In più anche il successo, nel torneo ACC, è un obbiettivo assolutamente da realizzare (Virginia e North Carolina permettendo). Andando ad analizzare la stagione dei singoli giocatori si è confermata la strapotenza fisica di Zion, il talento RJ e la certezza che i due faranno strada anche ai piani alti. I due viaggiano a una media di 21.6 punti, 8.8 rimbalzi, 2.2 palle recuperate e 1.8 stoppate il primo e 23.4 punti, 7.5 rimbalzi e 4.2 assist il secondo. Si è un po perso, invece, la terza promessa del quartetto Cam Reddish. Il nativo della Pennsylvania ha disputato una discreta stagione, non confermando però le percentuali al tiro, né tutta la tecnica espressa al liceo. Ciò ha pesato sul mock draft, nel quale è sceso dalla terza alla attuale 5/6 piazza, ma potrebbe slittare ancora più in giù. Ora sta a lui invertire la rotta nelle partite di postseason e rimettere il suo nome in cima ai taccuini degli scout NBA. Sempre in prospettiva piani alti, Tre Jones, ha leggermente superato le aspettative, confermando un maggior talento rispetto al fratello che milita nei T’Wolves. Chissà che per lui la carriera in NBA non sia più ricca di luci del fratello. A questo punto il destino della ACC division, e forse dell’intera NCAA, sta tutto nelle mani dei ragazzi di coach Mike Krzyzewski. Se giocano al massimo del potenziale non ce ne è per nessuno. Però, a questo punto della stagione, non sono più ammessi passi falsi.


Florida State Seminoles Score: 25-6 (13-5 in ACC) MVP squadra: Mfiondu Kabengele Voto: 7.5 I Seminoles hanno fatto una stagione decisamente migliore del previsto, chiudendo al quarto posto della ACC e al dodicesimo posto della Division I. Loro che a inizio anno erano dati intorno alla ventesima posizione, visto la perdita di giocatori del calibro di CJ Walker, Braian Angola-Rodas e Ikey Obiagu. Qui si vede la bravura di coach Leonard Hamilton, che nonostante gli addii sopra citati e un roster privo di stelle, è riuscito a chiudere la stagione subito dietro le Big 3 squadre della Conference. Nella mediocrità della rosa del college della Florida spuntano due nomi: quelli di Mfiondu Kabengele e Terance Mann. Kebengele è un sophomore che dopo una dignitosa prima stagione è riuscito a veder lievitare i suoi minuti e, di conseguenza, anche la sua media punti (passata dal 7.2 al 13.1). Il nativo di Burlington è una delle sorprese della stagione dei Seminoles, se non addirittura della intera Confernce. Mann, invece, è la classica guardia tiratrice, che quest’anno ha decisamente alzato la percentuale dalla lunga distanza portandola a 43.8%. Il ragazzo di Lowell è un ottimo scorer, oltre che il veterano più affidabile per allenatore e compagni essendo ormai arrivato al suo quarto e ultimo anno al college. Soprattutto su questi due ragazzi, e sul gioco di squadra, che si basano le speranza dei tifosi dell’Università di Florida State, sia per il torneo di Conference (nel quale vorrebbero far meglio del primo turno dell’anno scorso), sia per il ballo di Marzo.

Virginia Tech Hokies Score: 23-7 (12-6 in ACC) MVP squadra: Nickeil Alexander-Walker Voto: 7 Gli Hokies, a inizio stagione, non venivano considerati nella top 25 di Division I. Invece, il college di Virginia, ha sbalordito tutti chiudendo addirittura in sedicesima posizione, grazie anche alla dodicesima miglior difesa di tutta la NCAA. Tutto questo è accaduto, soprattutto, grazie all’esplosione dello sophomore, Nickeil Alexander-Walker (attualmente considerato giocatore da chiamata dentro la lottery per quanto riguarda il prossimo draft). Il nativo di Toronto si era già fatto notare nella stagione da matricola, ma quest’anno ha fatto il definitivo salto di qualità e lo ha fatto fare alla squadra. Le sue medie realizzative si sono decisamente alzate (da 10.7 a 16.6) esattamente come i suoi minuti (da 25.4 a 34.1). Oltre al canadese, il coach di Virginia Tech, ha trovato un valido supporto dai veterani delle squadra: il junior Kerry Blackshear e i due senior Justin Robinson e Ahmed Hill. Il lungo originario di Orlando è il miglior marcatore e rimbalzista della squadra, mentre le altre due sono due guardie con un buon tiro dalla distanza. Soprattutto Robison è un giocatore molto pericoloso palla in mano, oltre che dal perimetro, anche se in questa stagione è stato limitato da un infortunio che gli ha fatto saltare 10 partite. Mentre Hill è stato il giocatore più impiegato del roster degli Hokies. Per le prospettive del torneo di ACC si giocheranno con l’Università della Florida (se si rispetteranno i pronostici) il posto come quarta semifinalista.

Syracuse Orange Score: 19-12 (10-8 in ACC) MVP squadra: Tyus Battle Voto: 6.5 Mezzo punto in più per esser una delle due squadre ad esser riuscita a battere Duke prima dell’infortunio di Zion (l’altra è Gonzaga). La stagione della squadra di coach Jim Boeheim ha più o meno rispettato le aspettative, partita molto meglio di come è finita. Infatti dopo il 16–6 iniziale, gli Orange hanno chiuso con un pesante 3-6. Il record negativo ha pesato anche nella posizione finale di Conference, visto che le sei sconfitte sono arrivate da altrettanti college di ACC. La stella dell’Università di Syracuse è Tyus Battle. Il nativo del New Jersy è uno scorer di buon livello, come ben dimostrano i 17.2 punti di media e i 32 filati ai Blue Davils, nel loro primo confronto. Nell’ultimo


mock draft di ESPN la guardia americana viene messa subito dopo la sessantesima posizione (ultima disponibile per una chiamata). Però il ragazzo meriterebbe, secondo me, una chance in NBA. Oltre a Battle, gli altri due uomini chiave del roster di coach Boeheim sono i due lunghi Elijah Hughes e Oshea Brissett. Tra i due il secondo è il vero secondo violino. Nona caso Brissett è il miglior rimbalzista degli Orange (viaggia a 7.5 carambole a match) e ha una media di 12.6 punti a sfida. Però in questa stagione non è arrivato il salto di qualità che tutti ci aspettavamo da lui. Spesso ha steccato la partita, mentre in altre ha mostrato tutte le sue potenzialità, ancora troppo discontinuo.

Louisville Cardinals Score: 19-12 (10-8 in ACC) MVP squadra: Jordan Nwora Voto: 6.5 Discorso molto simile a quello fatto per gli Orange vale anche per i Cardinals, bene l’inizio e male il finale di stagione. Infatti per un periodo di regular season hanno avuto la quarta posizione a portata di mano, ma chiudendo, alla fine, settimi. Comunque rimane la buona stagione disputata visto il roster del college di Louisville. Infatti a inizio anno le aspettative erano decisamente inferiore visto che il poco talento in rosa (Jordan Nwora escluso). L’ala nativa di Buffalo è senza dubbio il giocatore più pericoloso della squadra, ed è il ragazzo su cui più punta l’head coach Chris Mack. Nwora ha chiuso la stagione regolare con una media di 17.3 punti e 7.7 rimbalzi da assoluto protagonista. Gli aiuti principali sono arrivati da due veterani della squadra, Dwayne Suttun e Christein Cunningham, e a fasi alterne anche dal centro Steven Enoch (a cui però vengono concessi meno minuti dei tre sopracitati). Il perdere lo scontro diretto con L’Università di Syracuse potrebbe esser stato un aiuto per il sorteggio del torneo di Confernce. I Cardinals, infatti, se passeranno il primo turno, affronteranno la seconda testa di serie; ossia UNC. Mentre gli Orange, se approderanno al secondo round, troveranno di fronte la terza testa di serie, ossia Duke, che ritroverà Zion Willimason.

North Carolina State Wolfpack Score: 21-10 (9-9 in ACC) MVP squadra: Torin Dorn Voto: 5 Sarà stato un calendario extra Conference piuttosto facile, sarà stato che nell’ultima parte di stagione si è rivelato il vero livello dei Wolfpack. Però fino al derby contro i Tar Heels, che allora stava dietro in classica, le avevano vinte quasi tutte (141 era il loro record). Dopo di quella sconfitta hanno realizzato 7 vittorie in 16 gare, finendo dietro anche a Syracuse e Louisville, che hanno uno score generale inferiore, ma hanno vinto più gare contro college della ACC. Il giocatore più continuo della squadra del North Carolina è sicuramente la guardia senior di casa Torin Dorn (che viaggia a 13.7 punti e 6.9 rimbalzi a partite). Però il giocatore più interessante, anche se deve migliorare la costanza, è uno dei due cecchini della squadra, Markell Johnson. A dimostrare la pericolosità del nativo di Cleveland ci sta la percentuale del tiro da oltre l’arco, superiore al 40%.Il torneo di ACC, per NC State sarà più complesso, perché dopo il primo turno con Clemson (se vinceranno) ci sarà il leader della Conference: Virginia Cavaliers.


Cleamson Tigers Score: 19-12 (9-9 in ACC) MVP squadra: Marcquise Reed Voto: 5.5 Nonostante l’esponenziale crescita di Marcquise Reed, arrivato ormai al suo ultimo al college, Clemson non riesce a ripercorrere l’eccezionale stagione scorsa che li ha portati alla Sweet Sixteen del grande ballo. Ma anzi le tigri sono scese dal quarto al nono posto. Come detto la stagione di Reed è stato l’unico lato positivo di questa annata per il college di Clemson. Il numero 2 dei Tigres ha realizzato una media di 19.4 punti, 5.6 rimbalzi e 3 assist. Altro ragazzo che ha migliorato le sue medie è il centro texano Elijah Thomas, che ha dimostrato grande dominio sotto entrambi i canestri come mostrano i 13.2 punti, 8 rimbalzi e 2.2 stoppate a notte. Mentre è un po sceso il rendimento del playmaker della squadra Shelton Mitchell. Per quanto riguarda il torneo di ACC poco da dire, per arrivare alle semifinali, come l’anno passato, c’è un Everest da scalare. Perché, se riescono a far fuori NC State, poi si troveranno davanti a Virginia.

Georgia Tech Yellow Jackets Score: 14-18 (6-12 in ACC) MVP squadra: James Banks III

Voto: 6 Georgia Tech conferma il record dello scorso anno, guadagnando però ben 3 posizioni. I Yellow Jackets, infatti, guidano il trenino delle ultime e, al primo turno del torneo di Conference, se la vedranno con l’Università di Notre Dame. In caso di vittoria affronteranno la sorpresa della Conference: Louisville. I fari della squadra sono lo sophomore Josè Alvaro e il centro junior James Banks III. Il primo ha confermato la buona stagione da matricola, anche se le sue percentuali al tiro sono drasticamente scese (da 44.8% a 39.2% dal campo e 37% al 28.6% da oltre l’arco). Però ha tenuto costante la media punti a 12.5 a partita. L’ex Texas, invece, dopo le prime due stagioni al college giocate molto male, è completamente rinato in Georgia. Adesso viaggia a una media di 10.5 punti, 7.7 rimbalzi e 2.5 stoppate, tirando con il 56% dal campo. Giocatore di interesse per il futuro è il freshman Michael Devoe, cha ha quasi raggiunto la doppia cifra di media punti nella sua prima stagione in NCAA.


Boston College Eagles Score: 14-17 (5-13 in ACC) MVP squadra: Ky Bowman Voto: 5.5 Dopo la partenza di Jerome Robinson è toccato alla coppia di junior, composta da Ky Bowman e Nik Popovic, il compito guidare la squadra dell’Ateneo del Massachusetts. Ky, che con molte probabilità il prossimo anno passerà in NBA (attualmente viene dato come giocatore da secondo giro al draft), ha compiuto il salto di qualità definitivo. Il nativo della North Carolina ha chiuso la stagione con la media di 19 punti, 7.5 rimbalzi, 4 assist e 1.4 palle recuperate, giocando una regular season da vero leader. Mentre il bosniaco, dopo due anni un po altalenanti a Boston, ha finalmente trovato la sua posizione nella squadra. Anche lui ha chiuso con ottime medie (14.5 punti e 7.2 rimbalzi), ma lui sembrerebbe interessato a fare ancora un anno al college. Giocatore che ha rubato l’occhio, nel roster degli Eagles, è stato Wyston Tabbs. La guardia al primo anno in NCAA aveva iniziato la RS con ottime prestazioni, ma la sfortuna lo ha fermato dopo 15 match. Assolutamente da rivedere il prossimo anno. Una menzione la merita anche il senior canadese Jordan Chatman, che quest’anno dovrebbe l’ultimo a Boston. Per quanto riguarda l’ACC, il primo turno è piuttosto agevole contro i Pittsburgh, ma il secondo con Syracuse sa di ritorno a casa.

Miami Hurricanes Score: 14–18 (5-13 in ACC) MVP squadra: Chris Lykes

Voto: 4.5 Va bene che hanno perso i tre giocatori principali della cavalcata dell’anno scorso (Lonnie Walker VI, Dewan Hernandez e Bruce Brown), però passare dal terzo al dodicesimo posto della Conference è davvero pesante. Tutti sapevano che ripete la stagione passata era impossibile. Però l’arrivo di Zach Johnson e la crescita dei vai Chris Lykes, Anthony Lawrence II e Ebuka Izundu non faceva pensare ad una stagione così disastrosa. La sorpresa, oltre che una delle poche note positive della stagione degli Hurricanes, è la stagione del sophomore nativo di Mitchellville. Lykes, dopo una buona prima stagione, ha finalmente trovato lo spazio adeguato a lui in quintetto e ha potuto mostrare tutte le sue qualità (facendo una stagione da 16.2 punti di media a stagione). Oltre alla guardia tiratrice altri 4 compagni sono riuscita ad andare sopra la doppia cifra di media. Nel torneo di Conference, gli Hurricanes, dovranno prima vedersela contro Wake Forest. In caso di passaggio del primo turno, la squadra della Florida troveranno degli ostici Hokies di fronte a loro.

Wake Forest Demon Deacons Score: 11-20 (4-14 in ACC) MVP squadra: Jaylen Hoard Voto: 5 Sulla stagione poco da dire, ci si aspettava un’annata mediocre, da bassa classifica per i Demon Deacons e quella è arrivata. La squadra di coach Danny Manning ha perso quasi tutte le partite con la squadre che la precedono (solo NC State e Miami ha perso contro di loro), giocando anche molto male nella prima parte di stagione. I Demon Deacons conservano il record dell’anno scorso, avanzando però di una posizione. Però ciò difficilmente il tredicesimo posto gli darà la possibilità di avanzare al secondo turno di Confernce (il college di Miami sembra superiore). Nonostante la brutta stagione in casa dei demoni, la matricola Jaylen Hoard è riuscito a farsi notare dai talent scout NBA. Infatti, l’ala francese, nell’ultimo mock draft di ESPN, è stato messo come possibile 50esima scelta del prossi-


mo draft. Hoard, nella sua prima stagione al college, ha messo a referto 13.1 punti e 7.6 rimbalzi. Però non sono le statistiche la parte che ha attratto le attenzioni dei piani alti, quanto la leadership e la continuità avuta in tutta la stagione. Altri giocatori di relativo interesse presenti nel roster sono: Bryant Crawford (playmaker al terzo anno di Università, chiuso con 16.9 punti, 4 assist e 1.5 palle recuperate a partita) e Chaundee Brown (sophomore nativo di Orlando che viaggia a una media di 11.9 punti e 5 rimbalzi a match).

Pittsburgh Panthers Score: 14-19 (3-15 in ACC) MVP squadra: Xavier Johnson Voto: 5 Per i Panthers fare peggio dell’anno scorso in Conference era impossibile (lo 0-18 fu veramente pesante). Però le anche quest’anno il fondo della classifica è loro (peggior score insieme a Notre Dame). Il college di Pittsburgh, tra le matricole, ha pescato un interessante playmaker, Xavier Johnson, che ha guidato la squadra in tutte le vittorie stagionali. Lui, insieme alla guardia senior, Jared Wilson-Frame, hanno creato discreto backcourt che, soprattutto nella prima parte di stagione, ha fatto soffrire diverse difese. Il primo ha chiuso la stagione con 15.5 punti, 3.9 rimbalzi, 4.5 assist e 1.2 palle recuperate a match, mentre il secondo viaggia a una media di 12.7 punti e 5 rimbalzi (tirando con il 40% da oltre l’arco). Entrambi sono stati fondamentali anche nella vittoria all’ultima giornata contro i Fighting Irish, che gli ha perso di finire la stagione alla quattordicesima posizione. Per il torneo ACC poco da chiedere, già difficile passare il primo turno contro Boston College, impossibile passare un eventuale secondo round contro Syracuse.

Notre Dame Fighting Irish Score: 15-19 (3-15 in ACC)

MVP squadra: John Mooney Voto: 4 Le due importanti partenze estive di Bonzie Colson e Matt Ferrell ha nettamente pesato sull’andamento della stagione. Soprattutto Colson (l’anno scorso 20 punti di media a partita), attualmente sotto contratto con i Bucks, è un’assenza che i Fighting Irish non sono riusciti a colmare. Anche TJ Gibson, terzo violino della scorsa stagione, ha leggermente peggiorato le sue medie e prestazioni. Se si somma tutto il passaggio dalla decima all’ultima posizione di Conference è praticamente certa. L’unica nota positiva di questa stagione è la crescita del junior nativo della Florida John Mooney. John è il classico lungo bianco che domina sotto canestro (11.2 rimbalzi a partita) e che viaggia a una doppia doppia di media a partita. Vicino a lui anche il sophomore, DJ Harvey, ha migliorato nettamente le sue prestazioni. Per il torneo di Conference poche speranze Georgia Tech al primo turno e, a un eventuale secondo, Louisville.


Rushandslam nasce come blog di un appassionato di sport americani per tutti coloro che condividono la stessa passione. Nato nel 2013 con quattro sezioni di base (NBA-NCAABB-NFL-NCAAFB) presto riesce a trovare un discreto numero di lettori, fatto che porta all'inizio del 2014 alla creazione di una pagina Facebook dedicata

www.facebook.com/rushandslam

Sempre nel 2014 nascono anche diverse collaborazioni con siti importanti e la partecipazione ad eventi LIVE quali il College Basketball Tour a Vicenza ed il 2K Classic a New York oltre all'annuale report da Londra per le NFL International Series. Il blog non si colloca nel panorama dei siti web di basket e football americano come una pagina di aggiornamenti giornalieri, ma come una punto di ritrovo per opinioni sugli argomenti che nascono dalle Leghe americane.



Segui il college basket, ti piace NCAA TIME MAGAZINE, vorresti scrivere per noi? Contattaci via mail o su facebook a questi indirizzi e potrai far parte del nostro team! ncaatimeita@gmail.com Facebook.com\ncaatmemagazine


LA NUOVA FRONTIERA DEL COLLEGE BASKETBALL IN ITALIA


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.