NATURART 44

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GIORGIO TESI EDITRICE
N. 44DICEMBRE | DECEMBER 2022 | COPIA OMAGGIOFREE COPY
Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia - Pistoia in the World the World in Pistoia

NEVER SO CLOSE!

Nurseries

A map guides you in choosing which production center to explore. Once selected, you can browse around to choose the area on the basis of those varieties that interest you, getting botanical and sales information. You can send a quote or an information request to your sales representative. The system is based on 360-degree panoramic photography, with which you can observe the surrounding environment from different points of view, thus giving realistic, high-quality views of spaces and situations.

Nurseries Virtual Tour è la piattaforma multimediale lanciata da Giorgio Tesi Group per visitare i vivai e la produzione, un innovativo metodo per dialogare con i nostri clienti in tutto il mondo. Una mappa vi guiderà nella scelta del centro di produzione da esplorare e una volta selezionato potrete navigare al suo interno scegliendo l’area in base alle varietà a cui siete interessati, ottenendo informazioni botaniche e commerciali. Potrete inviare un preventivo oppure una richiesta di informazioni al vostro commerciale di riferimento.

Il sistema si basa sulla fotografia panoramica a 360 gradi, con la quale potrete osservare l’ambiente che vi circonda da diversi punti di osservazione permettendovi quindi la visione di spazi e situazioni con realismo e grande qualità.

IT-001442 802529 QUALITY MANAGEMENT CERTIFICATION SYSTEM UNI EN ISO 9001:2008 ENVIRONMENTAL MANAGEMENT CERTIFICATION SYSTEM UNI EN ISO 14001:2004 Member of the Board of Directors
JUMP INTO THIS UNIQUE EXPERIENCE TO DISCOVER OUR PRODUCTION ANYWHERE AND ANY TIME. AN INNOVATIVE TOOL TO WORK TOGETHER
Virtual Tour is a multimedia platform designed by Giorgio Tesi Group to visit our nurseries and production, an innovative method for communicating with our customers all over the world.
virtualtour.giorgiotesigroup.it

Ricordare sfogliando

Nella nascita di NATURART, le idee, la competenza e la passione di Luciano Corsini sono state fondamentali: a lui, che ha diretto per primo il periodico, questo numero è dedicato. Il progetto che Luciano Corsini aveva impostato e seguito tra il 2010 e il 2014, ha proseguito la sua strada e si è consolidato: e questo – crediamo – è il segno più evidente della bontà dell’idea iniziale che, nonostante gli aggiornamenti e l’inevitabile evoluzione delle rivista, resta sostanzialmente immutata. Uno dei temi che più spesso ricorre nelle riunioni della redazione di NATURART riguarda il rapporto della rivista con il passato e con il presente. La volontà, infatti, è quella di raccontare ciò che è accaduto nei secoli o nei decenni trascorsi, ma anche quella di presentare il nostro territorio oggi. In questo numero, i due piani temporali si alternano e si intrecciano. C’è il Medioevo o il passato più recente (che può coincidere con la vicenda del regista Mauro Bolognini, con il lavoro dei carbonai o con i progetti dell’architetto Gino Coppedè per l’Abetone), ma c’è anche molto presente. Un presente, per certi aspetti, pervasivo: sia perché una serie di articoli riguardano esperienze in corso, fatti importanti accaduti negli ultimi mesi, volti, espressioni artistiche e operosità dell’oggi; sia perché anche il passato è raccontato con uno sguardo attualizzante: un passato rivisitato in libri appena usciti o in mostre da poco inaugurate, in dialogo con il presente.

Ed era questa, fin dal primo numero, l’impostazione che a NATURART ha voluto dare Luciano Corsini. Molti hanno la collezione completa della rivista su uno scaffale di casa; ma per chi non ce l’avesse, o per chi – vivendo lontano da Pistoia – diventa un’impresa impossibile attraversare i 44 numeri della rivista a stampa, resta l’archivio digitale, sempre aperto: https://www.discoverpistoia.it/sfoglia-naturart-archivio/ Risfogliare i primi numeri del periodico è uno dei modi che abbiamo a disposizione per salutare, ricordare e ringraziare Luciano.

Memory Browsing

Luciano Corsini’s ideas, skill, and passion were fundamental to NATURART’s launch, with this issue dedicated to the periodical’s first director. The plan Luciano Corsini set up and followed from 2010–2014 has continued along its way and has been strengthened. Moreover, we believe this to be the most unambiguous indication of how solid the initial idea was, as it has remained substantially unchanged despite all of the magazine’s changes and its inevitable evolution. One of the most frequent themes in NATURART’s editorial meetings involves the magazine’s relationship with the past and the present. The idea is to talk about happenings from past centuries or decades and also to describe our territory today. These two temporal planes alternate and intersect in this issue. There are the Middle Ages or a more recent past (which may correspond to the filmmaker Mauro Bolognini’s story, the charcoal burners’ hard work, or the architect Gino Coppedè’s plans for Abetone). Nevertheless, there is also much of a present that is pervasive in some respects due to a series of articles regarding continuing experiences, important events that have happened in recent months, faces, artistic expressions, and the industriousness of today. Similarly, the past is also recounted with a gaze toward the modern. This past has been revisited recently in published books or new exhibitions, entering into dialogues with the present. However, this was the approach Luciano Corsini wanted from NATURART’s very first issue. Many people have the complete magazine collection on a shelf at home. However, for those who do not have it or live far from Pistoia, the task of going through all 44 printed issues becomes impossible. Luckily, there is the ever-available digital archive: https://www.discoverpistoia. it/sfoglia-naturart-archivio/. Thus, thumbing through the periodical’s first issues is one way to remember, thank, and say goodbye to Luciano.

EDITORIALE
g.capecchi@discoverpistoia.it
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www.discoverpistoia.it

Un forte senso di Comunità

Pistorienses. Ritratti classici, racconti contemporanei è la mostra fotografica che è stata ospitata nel Palazzo Comunale di Pistoia e che racconta la nostra comunità attraverso gli scatti di Nicoló Begliomini ai pistoiesi che in diversi ambiti si sono distinti per il contributo creativo, imprenditoriale, artistico e sportivo dato alla città.

La creazione di un forte senso di comunità costituisce da sempre per l’Amministrazione un obiettivo e un valore da perseguire. L’intento, quindi, è stato quello di procedere con azioni legate da un fil rouge costituito da scelte e obiettivi di politica culturale, cercando di assecondare le energie, le risorse umane e associative, quei talenti che sono vivi nel territorio, creando entusiasmo, spinta a voler fare e a poter osare nella comunità tutta.

La motivazione di fondo è sempre stata quella di voler dar vita a un profilo forte d’identità e di intimo collegamento tra la nostra Città e i suoi cittadini, rafforzando il senso di appartenenza dei pistoiesi a una realtà dinamica, creativa e attenta alle emergenze.

La mostra consolida, inoltre, la proficua collaborazione che dura ormai da dodici anni con il gruppo editoriale di Giorgio Tesi che, come un accurato narratore, porta all’attenzione di tutta la comunità buone pratiche promuovendo l’unicità della nostra realtà.

A Strong Sense of Community

Pistorienses. Classical Portraits, Contemporary Tales is the photographic exhibition that will soon be hosted in Pistoia’s town hall. It will tell the story of our community through Nicoló Begliomini’s images of those people from Pistoia who stand out in various fields because of their creative, entrepreneurial, artistic, and sporting contributions to the city.

Creating a strong sense of community has always been a goal and value pursued by the local government. The intent, therefore, has been to proceed with actions linked by a common thread consisting of cultural policy choices and objectives, seeking to respond to human and association resources and energies, those talents living in the area that create enthusiasm, and the drive to do and to dare in the entire community.

The underlying motivation has always been to create a strong identity profile and personal connection between our city and its citizens, reinforcing their sense of belonging to a dynamic, creative, and extraordinary world.

Furthermore, the exhibition strengthens the successful twelve-year partnership with Giorgio Tesi’s publishing group, which, like an accomplished storyteller, has brought good practices to the entire community’s attention by promoting the uniqueness of our world.

EDITORIALE
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The Pistoia Wine

Copertina: Un particolare dell’opera realizzata dallo street artist Moneyless nel play ground di Via Palarciano a Montemurlo, Prato

Cover: A detail of the work created by street artist Moneyless on the Via Palarciano playground in Montemurlo, Prato

IL VINSANTO

Prodotto da uve tenute ad appassire in fruttaio per alcuni mesi. L’uva viene poi spremuta ed il mosto così ottenuto elabora ed invecchia in caratelli di castagno e rovere per almeno tre anni come da secolare tradizione toscana.

Produced from grapes held to fade in particular room for some months. The grapes are are squeezed and the must elaborated and growl old in kegs of chestnut and oak for three years as from secular Tuscan tradition.

Giorgio Tesi Group

Giorgio Tesi Editrice srl

Iscrizione al ROC (Registro Operatori della Comunicazione) n° 30847 del 15 Gennaio 2018

Per la tua pubblicità sulla rivista contatta la Giorgio Tesi Editrice o invia una e-mail a marketing@giorgiotesigroup.it

GIORGIO TESI EDITRICE Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia - Pistoia in the World the World in Pistoia N. 44DICEMBRE | DECEMBER 2022 | COPIA OMAGGIOFREE COPY Registrazione Tribunale di Pistoia – N°2/2010 del 28-05-2010 ____
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44 | Dicembre –December 2022 Pistoia nel Mondo, il Mondo a Pistoia Pistoia in the World, the World in Pistoia
530486
Via di Badia, 14 – 51100 Bottegone – Pistoia – Italy Tel. +39 0573 530051 – Fax +39 0573
www.discoverpistoia.it
The Future is Green Via Tacinaia 75 - 51039 Quarrata (PT) www.tacinaia.it

ISSN 2421-2849

9 772421 284000

Direttore Editoriale Giovanni Capecchi g.capecchi@discoverpistoia.it

Direttore Responsabile Carlo Vezzosi carlo.vezzosi@legismail.it

Art Director

Nicolò Begliomini n.begliomini@giorgiotesigroup.it

Coordinamento Redazionale Lorenzo Baldi redazione@discoverpistoia.it

Segreteria

Carolina Begliomini, Irene Cinelli, Maria Grazia Taddeo contatti@giorgiotesigroup.it

Comitato di redazione

Leonardo Begliomini, Nicoletta Boccardi, Emanuel Carfora, Lorenzo Cipriani, Alessandra Corsini, Giuliano Livi, Martina Meloni, Paolo Paolieri

Hanno collaborato a questo numero

Nicolò Begliomini, Antonella Galli, Lorenzo Baldi, Roberto Cadonici, Eleonora Angelini, Giacomo Guazzini, Gaia Ravalli, Giovanni Capecchi e Chiara Benzoni.

Traduzioni

Studio Blitz – Pistoia

Fotografie

Nicolò Begliomini, Claudio Minghi, Lorenzo Marianeschi, Archivio Giardino Zoologico di Pistoia, Mattia Marasco, Pistoia Musei, Musei Civici Pistoia, Archivio Giorgio Tesi Editrice, Comune di Montemurlo.

Per le immagini pubblicate restiamo a disposizione degli aventi diritto che non si siano potuti reperire.

Impaginazione

Giorgio Tesi Editrice

Stampa

Industrie Grafiche Pacini- Ospedaletto (Pisa) www.discoverpistoia.it

Tel. +39 055 308109

assistenza.clienti@giraldimarcello.it www.giraldimarcello.it

SOLUZIONI DI STAMPA PER L’UFFICIO
22 12 40 32 62 56 94 84 10 NATURART | DICEMBRE 2022

Tesori riscoperti

Il trittico robbiano della Cattedrale di Pescia

The Della Robbia Triptych in Pescia’s Cathedral

Personaggi Mauro Bolognini

Eventi NATURART TALK

Arte & Cultura Itinerari nel Medioevo a Pistoia Medieval Itineraries in Pistoia

Giardino Zoologico di Pistoia Un filo d’erba può essere pericoloso? Can a blade of grass be dangerous?

Eccellenze in vetrina Linea Verde Life Pistoia su RAI1 Linea Verde Life Pistoia on Rai 1

Palazzo de’ Rossi/Collezioni del Novecento In visita. Fausto Melotti Visiting. Fausto Melotti

Riqualificazione urbana L’arte di Moneyless colora il playground Moneyless’s art decorates the playground

Cultura Quel poema che ispirò Giacomo Leopardi

The Poem that Inspired Giacomo Leopardi

Tradizione

Il rito antico della carbonaia di Vivaio Vivaio’s ancient charcoal-kiln tradition

Pittura - Paolo Tesi La creatività diventa arte

Becomes Art

Pistorienses

Ogni volto racconta una storia

Every Face Tells a Story

Storia Locale Abetone, bellezza naturale da valorizzare

Abetone, natural beauty to be enhanced

Creativity
12 22 32 40 50 52 56 62 70 74 84
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Libri 90 102 108 52 74

Ciao Luciano

All’età di 94 anni, nella sua casa nel quartiere milanese di Brera, stretto nell’abbraccio della sua famiglia ci ha lasciato Luciano Corsini, primo storico direttore di questa testata. Grande giornalista, nel 2013 medaglia d’oro alla carriera dall’Ordine dei giornalisti di Milano, con esperienze a “Selezione dal Reader’s Digest”, come capo servizio al quotidiano economico “Il Sole 24 Ore” e come direttore del Centro Informazione delle borse italiane. Con il suo fraterno amico Everardo Dalla Noce ha collezionato numerose apparizioni televisive su Rai 2 nella trasmissione “Quelli che il calcio”.

Fortemente legato a Le Piastre, suo paese di origine dove tornava ogni estate, nel corso della sua carriera ha aiutato a crescere e a formarsi professionalmente tanti giovani ed io ho avuto la fortuna di essere uno di questi.

Correva l’anno 2009 e da una congettura perfetta tra un’idea che avevo da tempo e la volontà della Giorgio Tesi Group di lavorare per la promozione e la valorizzazione territoriale nacque l’idea di realizzare una rivista che parlava di Pistoia, del

suo territorio e delle eccellenze che questo esprimeva.

Occupandomi di grafica e non conoscendo allora molto bene le dinamiche editoriali, per realizzare un prodotto di qualità decisi di rivolgermi proprio a Luciano, giornalista famoso e Piastrese come me, in cui avevo sempre visto un importante punto di riferimento professionale e a cui mi legavano una profonda amicizia e una stima immensa. Nonostante i tanti impegni professionali fin dalla prima telefonata che avemmo fu subito entusiasta del progetto anche perché finalmente gli avrebbe consentito di dare un fattivo contributo a quella città e a quel territorio con cui si sentiva molto legato nonostante la professione l’avesse portato a vivere molto lontano.

È stato proprio lui a pensare il nome NATURART, rivista che ha sempre vissuto visceralmente, prima venendo a Pistoia ospite dell’azienda insieme alla moglie Enza, giornalista pure lei, durante la lavorazione e l’impaginazione dei primi 14 numeri e poi, dopo aver lasciato la direzione al binomio Carlo Vezzosi e Giovanni Capecchi, rimanendo molto legato a questo progetto. Dopo l’uscita di ogni numero ci siamo sempre sentiti per le congratulazioni ma anche per qualche bonario rimbrotto per qualcosa,

che a suo dire, andava fatto meglio… Sul numero 38, quello che ha festeggiato i 10 anni di pubblicazioni ha scritto il suo ultimo editoriale per NATURART, una rivista che certamente deve proprio a lui quella caratura internazionale e quella particolare visione sul territorio che la rendono unica nel suo genere. Mi dispiace davvero tantissimo sia non averlo potuto fotografare per la mostra Pistorienses - che insieme all’azienda e quindi con Fabrizio Tesi e il Direttore Generale Marco Cappellini, abbiamo deciso di dedicare proprio a lui - che soprattutto per il fatto che non possa vedere l’inaugurazione del NATURART VILLAGE, un luogo fisico, aperto a tutti e in grado di offrire spazi ludici, artistici e culturali nel meraviglioso parco che verrà creato, dove il verde delle piante pistoiesi sarà al centro di un progetto che, oltre a diventare l’unico ambiente espositivo del gruppo, vedrà fondersi la tradizione vivaistica pistoiese con l’arte, la cultura e la valorizzazione dei prodotti tipici del territorio sempre con l’ambizioso comune denominatore di NATURART fino dal primo numero e cioè quello di portare Pistoia nel Mondo e il Mondo a Pistoia. Sono certo che quel giorno lui sarà comunque lì con noi, fiero e consapevole dell’importantissimo ruolo che ha avuto in tutto questo.

Un ricordo del primo storico Direttore di NATURART condiviso da Fabrizio Tesi, Marco Cappellini, Carlo Vezzosi, Giovanni Capecchi e da tutta la Giorgio Tesi Group
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testo

Bye, Luciano

Luciano Corsini, this magazine’s remarkable first director, passed on at the age of 94, in his home in Milan’s Brera district, in his family’s warm embrace. A great journalist, he received a gold medal for lifetime achievement from Milan’s Order of Journalists in 2013 because of his experience at “Selezione dal Reader’s Digest”, as service chief at the economic daily “Il Sole 24 Ore”, and as the information-center director of the Italian stock exchanges. With his close friend Everardo Dalla Noce, Corsini made numerous television appearances on the Rai 2 program “Quelli che il calcio”. Greatly attached to Le Piastre, he returned to his hometown every summer. Throughout his career, he helped many young people grow and train professionally, and I was lucky enough to be one of them. It was 2009, and the idea of creating a magazine about Pistoia, its territory, and the outstanding qualities expressed was born from a perfect conjecture between an idea I had had for some time and the will of the Giorgio Tesi Group to work to promote and develop the territory Dealing with graphic design and not knowing the editorial dynamics very well then, I decided to consult Luciano, a famous journalist and, like me, from

Le Piastre, about producing a quality product. I had always seen him as an essential professional standard. Moreover, I was bound to him by a deep friendship and immense esteem. Despite his many professional commitments, he was enthusiastic about the project from our first phone call. It would finally allow him to successfully contribute to the city and territory to which he felt very close, although his profession had led him to a faraway experience.

He was the one who came up with the name NATURART, a magazine that he constantly faced instinctively. With his wife Enza—also a journalist—he came first to Pistoia as the company’s guest during the editing and layout of the first 14 issues. He was still very attached to this project despite leaving the editorship to the twosome of Carlo Vezzosi and Giovanni Capecchi. After each issue was published, we always got in touch for some congratulations and good-natured criticism of something that, according to him, could be done better.

He wrote his last editorial celebrating ten years of publication for issue 38 of NATURART, a magazine that certainly owes him the international caliber and

particular image of the territory that has made it unique.

I am very, very sorry that I will not be able to photograph him for the Pistorienses exhibition— which we, along with the company and therefore with Fabrizio Tesi and General Manager Marco Cappellini, had decided to dedicate to him. I especially regret his not being able to see the inauguration of the NATURART VILLAGE, a physical place open to everyone. It will offer recreational, artistic, and cultural spaces in the marvelous park to be created, with Pistoia’s green plants at the center of the project. In addition to becoming the group’s only exhibition space, Pistoia’s nursery tradition will be merged with art, culture, and the promotion of typical local products, with NATURART, since its first issue, always as the ambitious common denominator. In other words, it is to bring Pistoia to the world and the world to Pistoia. I am sure the will still be here that day with us, proud and aware of the crucial role he played in all this.

A LUCIANO CORSINI
A tribute to NATURART’s remarkable first director, offered by Fabrizio Tesi, Marco Cappellini, Carlo Vezzosi, Giovanni Capecchi, and the entire Giorgio Tesi Group. Abbiamo scelto, per ricodare Luciano, le immagini della presentazione del primo numero della rivista NATURART, nel dicembre 2010.
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To remember Luciano, we have chosen images from the presentation of the first issue of NATURART magazine in December 2010.

Tesori riscoperti

Il trittico robbiano della Cattedrale di Pescia

È stato presentato nella Chiesa Cattedrale di Pescia il libro “Luca e Andrea Della Robbia – Un archetipo: storia, restauro e ricollocazione” edito da Pacini Editore e realizzato a cura di Antonella Galli e Claudio della Bartola, nella collana ”In cammino” dell’Associazione Culturale “Il Giusto della Vita”.

Il volume illustra tutte le vicende relative alla recente collocazione del trittico robbiano all’interno del Duomo di Pescia, in seguito ad un atto di generosità del Vescovo Mons. Roberto Filippini che ha voluto offrire alla vista ed alla devozione di tutta la cittadinanza la preziosa

opera d’arte, affiancato dalla volontà di Lando Silvestrini, Presidente dell’Associazione “Quelli con Pescia nel cuore” che ha finanziato il restauro.

L’opera, concepita come un trittico a sportelli, fu commissionata nel 1457 circa a Luca della Robbia da Piero Capponi che, a capo della

Congregazione dei Cavalieri del Tau di Altopascio, voleva destinarla all’altare della chiesa di San Biagio, nella magione invernale dei Cavalieri, ovvero nell’attuale sede della Misericordia in Piazza Mazzini a Pescia. Nel 1784, in periodo di soppressioni, la chiesa fu smantellata e della preziosa opera robbiana non si ebbero più notizie fino al 1847 quando fu collocata sulla parete destra della cappella privata dell’allora Vescovo di Pescia, Mons. Forti, come cita una epigrafe marmorea scritta dal poeta Giuseppe Giusti. Oggi l’opera è fruibile da tutti nel transetto sinistro della Cattedrale di Pescia, in un nuovo allestimento con caratteristiche di sicurezza, stabilità e inalterabilità nel tempo. I lavori di restauro e di ricollocazione, coordinati dall’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Pescia, sono stati eseguiti dal gruppo di studio costituito dall’Arch. Antonella Galli, per il progetto della nuova sede, e dai restauratori Paola Rosa, Emanuela Peiretti e Alberto Casciani, per le opere di smontaggio, restauro e rimontaggio nella nuova struttura.

testo Antonella Galli foto Claudio Minghi
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Una bella immagine del trittico robbiano recentemente ricollocato all’interno del Duomo di Pescia, in seguito ad un atto di generosità del Vescovo della città dei fiori, Mons. Roberto Filippini. A splendid image of the Della Robbia triptych recently relocated to the interior of Pescia’s cathedral, following a generous act by Roberto Filippini, the bishop of this city of flowers.

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I restauratori hanno eseguito un importante lavoro di studio e di recupero, applicando tutte le tecniche del restauro, dallo smontaggio degli elementi, alla loro pulitura e consolidamento, fino alle integrazioni, ove rese possibili, e quindi alle stuccature ed al ritocco pittorico degli elementi.

The restorers performed a significant scholarly study and restoration, applying a range of repair techniques, from disassembling the elements to cleaning and reinforcing them, as well as additions where possible, and then to plastering and retouching the painted parts.

La particolarità dell’opera, oltre al grande valore storico artistico, risiede nell’essere il primo esempio di pala d’altare eseguita nella bottega di via Guelfa dei Della Robbia e in quanto tale, racchiude in sé la sperimentazione e l’approfondimento delle tecniche di realizzazione acquisite fino ad allora dagli artisti, per arrivare ad ottenere un manufatto nuovo rispetto alla loro corrente produzione. Si profilava per Luca e Andrea la necessità di capire come e in quante parti suddividere l’opera, nei diversi elementi che l’avrebbero composta, in termini di dimensioni,

forme e spessori, in modo da non subire fratture o deformazioni al momento della cottura, per poter essere successivamente riassemblati, come in un puzzle, dove i punti di contatto dovevano poi scomparire nell’unità di insieme. Nel corso del restauro sono stati rinvenuti nei diversi elementi che compongono l’opera, tracce che suggeriscono l’impiego degli attrezzi di lavoro e la manualità degli artisti, oltre a chiari segni della sperimentazione che ha portato, negli anni sessanta del XV secolo, alla successiva e fiorente produzione di numerose e più imponenti pale di altare.

Nel corso del recente restauro, un occhio attento avrebbe potuto riconoscere sul retro degli elementi i segni degli strumenti utilizzati durante la fase scultorea, facendo immaginare i gesti ed i movimenti degli artisti, nonché alcuni errori, poi corretti, che hanno portato ad esempio in fase di cottura dell’argilla, a fratture o deformazioni della forma. Errori che potevano verificarsi anche nel corso della corrente produzione, ma che in questo caso hanno assunto il significato di ‘sperimentazione’, da cui, come detto, il valore aggiunto dell’opera.

Si presume che la composizione di insieme sia stata curata da Luca e che la modellazione sia stata invece eseguita dal nipote Andrea. Il grigio cerulo delle iridi è un segno identificativo di Luca, che il nipote cambierà nelle successive opere con l’uso del giallo ocra.

I restauratori Paola, Emanuela e Alberto, operatori di eccellenza nel settore, hanno eseguito un importante lavoro di studio e di recupero, applicando con estrema perizia tutte le tecniche del restauro, dallo smontaggio degli elementi, alla loro pulitura e consolidamento, fino alle integrazioni, ove rese possibili, e quindi alle stuccature ed al ritocco pittorico degli elementi.

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La pubblicazione si arricchisce inoltre delle motivazioni che hanno guidato alla scelta del luogo della nuova collocazione del trittico ed a quelle che hanno dato vita alla nuova struttura di sostegno, pensata in metallo per le capacità di resistenza e con caratteristiche di sicurezza, stabilità e inalterabilità nel tempo. Il rivestimento esterno inoltre ha determinato una architettura semplice e rigorosa, rispettosa dell’armonia compositiva dell’antica opera, che non entrasse in contrasto con essa ma che ne esaltasse la bellezza e la composizione artistica, preservandone il contenuto

storico e devozionale. Una sfida non banale, dato il contesto in cui l’opera si trovava. Una cattedrale densa di storia lunga più di mille anni, dove ogni periodo culturale, dal medioevo ad oggi, ha lasciato la propria impronta. L’intuizione di Mons. Filippini di posizionare la pala all’interno del transetto sinistro è stata corretta e sicuramente la più funzionale: di fronte e in dialogo con la cinquecentesca Cappella Turini avrebbero insieme rappresentato il fulcro della presenza dell’arte rinascimentale all’interno della Cattedrale, dove le trasformazioni

e le opere settecentesche tendono a configurare la Chiesa Madre come opera barocca. La presenza sul fondo del transetto di un ingresso laterale, che in date circostanze doveva essere utilizzato, ha generato tuttavia non pochi problemi, risolti con la realizzazione di una ‘parete apribile’ retrostante al corpo centrale di contenimento dell’opera. Tale parete, in modalità ‘chiusa’ rappresenta una quinta prospettica, per la messa a fuoco centralizzata sull’opera d’arte; in modalità ‘aperta’ permette di recuperare l’intero volume e la spazialità architettonica del transetto, come a costituire una vera e propria cappella dedicata alla Madonna con Bambino raffigurata nell’opera. Interessante infine la modalità di ancoraggio degli elementi costituenti l’opera stessa, assemblati tra loro con una innovata tecnica rispettosa della materia, con caratteristiche di reversibilità e inalterabilità, oltre che di protezione da pericolose tensioni generate da urti accidentali o da movimenti tellurici.

Una soluzione “smart”, per usare un linguaggio contemporaneo, che abbandona vecchi sistemi di tenuta costituiti da grappe e perni che spesso portavano a forare la terracotta. ☜

I lavori di restauro e di ricollocazione, coordinati dall’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Pescia, sono stati eseguiti dal gruppo di studio costituito dall’Arch. Antonella Galli, per il progetto della nuova sede, e dai restauratori Paola Rosa, Emanuela Peiretti e Alberto Casciani, per le opere di smontaggio, restauro e rimontaggio nella nuova struttura.

The restoration and relocation work was coordinated by the Diocese of Pescia’s Office of Cultural Heritage. It was carried out by the study group of the architect Antonella Galli, who designed the new location, and the restorers Paola Rosa, Emanuela Peiretti, and Alberto Casciani, who disassembled, restored, and reassembled the works in the new structure.

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The work was commissioned around 1457 from Luca della Robbia by Piero Capponi. As head of the Congregation of the Knights of Tau in Altopascio, he wanted it for the altar of the Church of San Biagio, the knights’ winter residence, i.e., the Misericordia’s current headquarters in Pescia’s Piazza Mazzini.

L’opera fu commissionata nel 1457 circa a Luca della Robbia da Piero Capponi che, a capo della Congregazione dei Cavalieri del Tau di Altopascio, voleva destinarla all’altare della chiesa di San Biagio, nella magione invernale dei Cavalieri, ovvero nell’attuale sede della Misericordia in Piazza Mazzini a Pescia.

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Il restauro di questo meraviglioso trittico realizzato dai Della Robbia è stato lungo e difficile ma oggi, fortunatamente, l’opera è fruibile da tutti nel transetto sinistro della Cattedrale di Pescia, in un nuovo allestimento con caratteristiche di sicurezza, stabilità e inalterabilità nel tempo.

This marvelous triptych by the Della Robbia family underwent a lengthy and complex restoration process. Fortunately, everyone can enjoy the work today in the left transept of Pescia’s cathedral in a new setting that offers long-term safety, stability, and durability.

Rediscovered Treasrues

The Della Robbia Triptych in Pescia’s Cathedral

The book “Luca e Andrea Della Robbia—Un archetipo: storia, restauro e ricollocazione” published by Pacini Editore, and edited by Antonella Galli and Claudio della Bartola, was presented in the “In cammino” series by Il Giusto della Vita cultural association.

The book explains all the events surrounding the recent placement of the Della Robbia triptych in Pescia’s cathedral. It follows Bishop Mons. Roberto Filippini’s generous act of offering this precious work of art to the view and devotion of all citizens. He was supported by Lando Silvestrini, President of the “Quelli con Pescia nel cuore” association, which financed the restoration. Conceived as a triptych with doors, the work was commissioned around 1457 to Luca della Robbia by Piero Capponi. As the head of the Congregation of the Knights of Tau in Altopascio, he wanted it for the altar in the Church of San Biagio, the knights’ winter residence, i.e., today, the Misericordia’s seat in Pescia’s Piazza Mazzini (1). However, the church was dismantled in 1784; during the suppressions. No more was heard of the precious Della

Robbia until 1847, when it was placed on the right wall of the private chapel of Monsignor Forti, then the Bishop of Pescia. The poet Giuseppe Giusti (2) wrote the marble epigraph that mentions the bishop. Today, the work can be seen in its new location in the left transept of Pescia’s cathedral, in a new setting equipped with safety, stability, and long-term stability features(3). coordinated by the Office for Cultural Heritage of the Diocese of Pescia, the restoration and relocation works were carried out by the study group formed by the architect Antonella Galli, who designed the new location, and the restorers Paola Rosa, Emanuela Peiretti, and Alberto Casciani, for the disassembly, restoration, and reassembly of the works in its new structure.

In addition to its extraordinary artistic and historical value, the work’s

particularity lies in its being the early example of an altarpiece executed in the Della Robbia workshop on Via Guelfa. As such, it encapsulates the experimentation and detailed study of the production techniques acquired by artists up to that time to create an artifact that was new compared to their current production. For Luca and Andrea, there loomed the need to figure out how many parts to subdivide the work into as its compositional elements varied in size, shape, and thickness and how to avoid cracks or deformations when firing before the subsequent puzzle-like reassembly when the contact points disappear into the unity of the whole. (4). In the course of the restoration, traces were found in the different elements making up the work that suggest the work tools used and the artists’ manual dexterity, as well as clear signs of the experimentation that, in the 1560s, led to the subsequent thriving creation of numerous, more impressive altarpieces.

During its recent restoration, a keen eye would have recognized the tool on

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the backs of the pieces of the tools used during the sculptural phase. Thus, one can imagine the artists’ gestures and movements, as well as some errors, corrected later, which, for example, led to the clay forms cracking or deforming during firing. Mistakes also occurred during production. However, they took on an “experimental” meaning here, which, as mentioned, added to the work’s value (5).

The overall composition is assumed to have been supervised by Luca, while

his nephew Andrea did the modeling. The cerulean gray of the irises is one of Luke’s identifying marks (6), which his nephew changed to yellow ochre in later works.

The restorers Paola, Emanuela, and Alberto, outstanding specialists in their field, performed a crucial job of study and restoration, applying the appropriate techniques extremely skillfully, from disassembling the parts to their cleaning and reinforcement, up to the additions, where possible, and

then to the plastering the pieces and touching up their paint (7-16).

The publication also lists why the triptych was relocated and which led to its new support structure, designed in metal for long-term resistance, safety, stability, and durability (17).

The exterior cladding also introduced a simple, rigorous structure that was respectful of the ancient work’s compositional harmony but did not clash. However, it enhanced its beauty and artistic composition, preserving its

Accanto due particolari dell’opera dove si evidenzia l’ottimo lavoro eseguito dai restauratori. In basso due momenti del restauro, reso possibile dalla generosità del Vescovo Filippini affiancato dalla volontà di Lando Silvestrini, Presidente dell’Associazione “Quelli con Pescia nel cuore”, che lo ha finanziato.

Opposite, two details of the work that highlight the restorers’ great expertise. Below are two examples from the restoration, made possible by Bishop Filippini’s generosity and sustained by the financial commitment of Lando Silvestrini, president of the “Quelli con Pescia nel cuore” association.

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historical and devotional content—a not inconsequential challenge, given the context in which the work was located. Steeped in over a thousand years of history, this cathedral has left its mark culturally from the Middle Ages to the present. Therefore, Msgr. Filippini’s idea of placing the altarpiece inside the left transept was fitting and certainly the most functional. Likewise, its location opposite and in dialogue with the 16th-century Turini Chapel

would represent the focal point of Renaissance art inside the cathedral, where 18th-century transformations and works tend to configure the Mother Church as a Baroque work. However, quite a few problems were generated by the side entrance at the end of the transept, used under exceptional circumstances. They were solved by constructing an “operable wall” behind the central structure containing the work. When “closed”, this wall is a perspective backdrop, centralizing the focus on the artwork. When “open”, it recovers the transept’s entire volume and architectural spatiality, as if an actual chapel dedicated to the Madonna and Child depicted in the work had been created (18-19).

Finally, the attractive way the work’s constituent elements have been brought together uses an innovative technique to join them, which respects the material and is both reversible and uniform. Moreover, it offers protection from dangerous stresses generated by accidental shocks or earth tremors (20-21-22). This “smart” system uses a contemporary language to reject the old sealing systems that used brackets and pins that often led to drilling holes in the terracotta. ☜

L’intuizione di Mons. Filippini di posizionare la pala all’interno del transetto sinistro è stata corretta e funzionale.

Sopra, la copertina del libro edito da Pacini editore di Pisa.

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Bishop Filippini had the suitably practical idea of placing the altarpiece in the left transept. Above, the cover of the book published by Pacini Editore in Pisa. Mauro Bolognini fotografato nella sua casa romana da Aurelio Amendola
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Mauro Bolognini photographed in his Roman home by Aurelio Amendola

Personaggi

Mauro Bolognini

In occasione della ricorrenza del centenario della nascita di Mauro Bolognini, uno degli appuntamenti di maggiore rilievo, oltre al convegno internazionale che ha avuto inizio a Pistoia il 28 giugno e alle diverse rassegne, è costituito dalla mostra MAURO BOLOGNINI | UN NOUVEAU REGARD. Il cinema, il teatro e le arti, tutta dedicata a Bolognini e presentata da Pistoia Musei nelle sue sedi dell’Antico Palazzo dei Vescovi e di Palazzo Buontalenti.

testo Roberto Cadonici

A destra, Bolognini guarda attraverso la lente di un otturatore © Fondo Dial/Torvaianica. Sul set de La giornata balorda di Mauro Bolognini

Right, Bolognini looks through a shutter lens © Fondo Dial/Torvaianica. On the set of Mauro Bolognini’s “From a Roman Balcony”.

Nel 2008 uscì il “Castoro cinema” dedicato a Mauro Bolognini, di Pier Maria Bocchi e Alberto Pezzotta. Non mancavano certo interventi critici sul regista, ma era la prima volta che veniva prodotta una così esaustiva monografia. Non ci lasciammo sfuggire l’occasione, e subito invitammo gli autori al nostro Festival. Nel dibattito che fece seguito alla presentazione intervenne Ivano Paci, che dopo alcune considerazioni chiese in modo diretto: quale film di Bolognini si può considerare il suo capolavoro? Una domanda così esplicita e solo in apparenza semplice costrinse Pezzotta a una risposta articolata. Se ricordo bene, incalzato da Paci, alla fine fu costretto a suggerire un titolo, La notte brava. Il senso vero della risposta era tuttavia un altro, e cioè che con molta difficoltà si poteva individuare un titolo che si staccasse in modo netto dagli altri. Se proprio si doveva andare in cerca a tutti i costi del Bolognini “migliore”, la scelta poteva cadere,

più che su di un singolo titolo, sul quadriennio della strettissima collaborazione con Pasolini, che lo aveva visto prendere parte anche a Marisa la civetta, Giovani mariti, Il bell’Antonio e La giornata balorda Si trattava di una risposta logica e per molti aspetti condivisibile, ma tutta sulla difensiva. Forse inconsapevolmente si allineava alla

vulgata critica sul regista, secondo la quale la lunghissima carriera cinematografica (dal 1953 fino al 1994) raggiungeva prestissimo il suo acme, sul finire degli anni ’50, per poi declinare sempre più malinconicamente. Se si pensa che a quegli stessi anni appartiene un film come La Viaccia (1961), che molti altri critici

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Sopra, Mauro Bolognini, Claudia Cardinale e Jean Paul Belmondo al Grand Hotel © Fondo VEDO/ Conferenza stampa per il film La Viaccia, 1960.

Al centro, Claudia Cardinale e Jean Paul Belmondo sul set del film La Viaccia ©Fondo VEDO/Claudia Cardinale e Jean Paul Belmondo sul set del film La Viaccia, 1960

Above, Mauro Bolognini, Claudia Cardinale e Jean Paul Belmondo al Grand Hotel © Fondo VEDO/Conferenza stampa per il film La Viaccia, 1960. Center, Claudia Cardinale and Jean Paul Belmondo on the set of the film La Viaccia ©Fondo VEDO/ Claudia Cardinale and Jean Paul Belmondo on the set of the film “The Lovemakers”, 1960

A destra Il bell’Antonio, 1960, Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni © Alamy Foto Stock

“Il bell’Antonio”, 1960, Claudia Cardinale, Marcello Mastroianni © Alamy Stock Photo

con qualche ragione pongono ai vertici della carriera del regista, se si pensa che Pasolini prediligeva Giovani mariti, diventa difficile smontare un simile pregiudizio. Eppure qualcosa si sta muovendo. Pier Maria Bocchi, molto recentemente, ha individuato ne La corruzione (1963) il capolavoro di Mauro, allineandosi al pensiero di Carlo Chatrian. Quando mi chiamò per avere in prestito la pellicola del film, da proiettare a Locarno all’interno del Festival di cui era direttore artistico, Chatrian mi disse che lo riteneva senza dubbio il prodotto più interessante e più attuale di Bolognini. Uno dei maggiori esperti in materia, Jean A. Gili, facendo il consuntivo della rassegna parigina della Cinémathèque del 2019, ha scritto invece che il suo capolavoro è L’eredità Ferramonti (1976). Catherine Spaak, che di film importanti in carriera ne ha girati parecchi, pochi anni prima di lasciarci mi aveva detto che considerava Madamigella di Maupin (1966) “un piccolo capolavoro”. Ovviamente si trattava di un giudizio di parte, ma pur sempre significativo. Un altro giudizio di parte è quello che ho avuto modo di raccogliere da Aldo Buti, che ama La Certosa di Parma (1982) forse perché in quella serie televisiva, per la prima e unica

volta nella carriera, Bolognini ebbe alle spalle una produzione che non lesinò le risorse. Si tratta, lo dicevo, di un giudizio interessato, ma non si può dimenticare che la collaborazione del costumista è stata lunga e articolata, non limitata a pochi episodi. Un autorevole giudizio che non corre il rischio dell’autocitazione è invece quello di un altro collaboratore di lungo corso, lo scenografo Francesco Frigeri, che ha pochi dubbi, ferma restando la qualità dei film precedenti

e successivi, nell’individuare l’eccellenza di Bolognini in una precisa trilogia degli anni tra il 1974 e il 1976: Fatti di gente perbene, Per le antiche scale e L’eredità Ferramonti

Come si vede la casistica diventa assai più ampia, senza dimenticare che ci sono anche molti altri titoli, nell’arco di tempo che va da Arrangiatevi! (1959) fino a La storia vera della Signora dalle camelie (1981) e oltre, che potrebbero legittimamente reclamare un posto in prima fila.

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Tra quelli possibili viene voglia di ricordarne almeno un paio. Senilità (1962) traduce con efficace e lieve rispetto il capolavoro di Svevo, riuscendo in un’impresa tutt’altro che semplice. A distanza di sessant’anni Trieste ricorda ancora con grande affetto quell’esperienza, resa indimenticabile proprio grazie alla sensibilità registica di Bolognini. La sua poetica, che si può condensare nella formula del “lasciare un margine all’inespresso”, trova magnifici esempi anche nei particolari apparentemente insignificanti. Pochissimi fotogrammi dedicati alla casa di Angiolina inquadrano l’abitazione che fu di Virgilio Giotti, un poeta dialettale stimato da Gianfranco Contini e da Pier Paolo Pasolini. In un’altra scena, quella in cui Emilio va in cerca dell’amico scultore Balli, l’ambientazione è in un bar cittadino. Seduti a un tavolino Balli e il suo piccolo cenacolo non stanno discutendo d’arte, ma d’amore. Si intuisce però con chiarezza che i compagni dello scultore sono anch’essi pittori o scultori triestini. Ebbene, per girare quella scena Bolognini volle come comparse quattro autentici artisti che all’epoca, il 1961, operavano in città. Tutto, come sempre, inespresso, lasciato scivolare senza alcuna sottolineatura.

A sinistra, Elsa Martinelli, Pier Paolo Pasolini, Mauro Bolognini sul set de La notte brava (Mauro Bolognini, 1959) © Angelo Frontoni/ Cineteca Nazionale – Museo Nazionale del Cinema & Centro Sperimentale di Cinematografia, 1959

Left, Elsa Martinelli, Pier Paolo Pasolini, Mauro Bolognini on the set of “The Big Night” (Mauro Bolognini, 1959) © Angelo Frontoni/National Film Archive - National Museum of Cinema & Experimental Cinematography Center, 1959

Qualche parola anche per un altro titolo, Gran bollito (1977). Recentemente sta attirando l’attenzione di produttori e distributori, perfino con propositi di remake. La storia della saponificatrice, quasi un unicum nella filmografia del regista, è un film che lasciò perplessi se non interdetti. Eppure a distanza di anni sta avendo riletture interessanti, anche grazie ad alcune splendide prove attoriali ma soprattutto per la qualità delle soluzioni registiche. A questo punto il senso di questa breve carrellata dovrebbe essere chiaro. Non c’è alcun dubbio che l’attività a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 rappresenti un momento di assoluto rilievo; ma non dovrebbero neppure esserci più dubbi sull’inconsistenza delle valutazioni che hanno accompagnato per lungo tempo il regista, secondo le quali dopo quella fase ci sarebbe stata una parabola discendente.

È ovvio che ci sono prove più o meno riuscite, ma Bolognini rimane Bolognini sempre, conserva inalterate le proprie qualità; non tradisce lo spettatore e non tradisce se stesso. ☜

Un comitato Nazionale per le Celebrazioni del centenario della nascita di Mauro Bolognini

In occasione della ricorrenza del centenario della nascita di Mauro Bolognini si è costituito un Comitato Nazionale per le Celebrazioni, aperte da un importante convegno internazionale che ha avuto inizio a Pistoia il 28 giugno, giorno in cui il regista pistoiese avrebbe compiuto cento anni. Sono state programmate rassegne, restauri, proiezioni, convegni, mostre, produzione di contributi filmati, pubblicazioni e incontri. Le diverse iniziative si sono svolte e si stanno svolgendo a Pistoia, ma anche a Roma, Bologna, Firenze, Milano, Catania, Trieste e altrove. Questa è la composizione del Comitato: Roberto Cadonici (Presidente), Stefania Ippoliti (Vicepresidente), Telesforo Bernardi (Segretario), Alberto Anile, Elena Pianea, Gian Luca Farinelli, Maria Stella Rasetti. Ciascuno dei componenti è designato dagli Enti che hanno costituito il Comitato, cioè il Centro Mauro Bolognini, la Fondazione Sistema Toscana, la Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, il Centro Sperimentale per il Cinema – Cineteca Nazionale, la Regione Toscana, la Cineteca di Bologna e il Comune di Pistoia.

A National Celebrations Committee was formed to mark the centenary of Mauro Bolognini’s birth. Celebrations kicked off at a major international conference that began in Pistoia on 28 June, the day the Pistoiese director would have turned 100. Reviews, restorations, screenings, conferences, exhibitions, production of filmed contributions, publications, and meetings were planned. Since then, various initiatives have taken place in Pistoia, as well as in Rome, Bologna, Florence, Milan, Catania, Trieste, and elsewhere. Besides the conference and various reviews, one of the most significant events is undoubtedly the exhibition Un nouveau regard, dedicated entirely to Bolognini and organized at Pistoia Musei venues since November. The committee’s members include Roberto Cadonici (Chairman), Stefania Ippoliti (Vice Chairman), Telesforo Bernardi (Secretary), as well as Alberto Anile, Elena Pianea, Gian Luca Farinelli, and Maria Stella Rasetti. Each of the members was nominated by the institutions that formed the committee, i.e., the Mauro Bolognini Center, the Fondazione Sistema Toscana, the Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, the Experimental Center for Cinema–Cineteca Nazionale, the Region of Tuscany, the Bologna Cineteca, and the City of Pistoia.

info@centromaurobolognini.it www.centromaurobolognini.it

A National Celebrations Committee was formed to mark the centenary of Mauro Bolognini’s birth.
ZOOM
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Installation view of the exhibition MAURO BOLOGNINI. UN NOUVEAU REGARD. Il cinema, il teatro e le arti, 2022, Pistoia— Courtesy Pistoia Musei, ©️ photo Ela Bialkowska, OKNOstudio

Installation view della mostra MAURO BOLOGNINI. UN NOUVEAU REGARD. Il cinema, il teatro e le arti, 2022, PistoiaCourtesy Pistoia Musei, ©️ photo Ela Bialkowska, OKNOstudio

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Famous people

Mauro Bolognini

In addition to the international conference held in Pistoia on 28 June and various retrospectives, one of the most important events marking the centenary of Mauro Bolognini’s birth will be the exhibition Un nouveau regard, exclusively dedicated to Bolognini, organized to begin in November at Pistoia Musei’s various locations

Mauro Bolognini durante le riprese del film “La storia vera della signora delle Camelie” fotografato da Aurelio Amendola.

Mauro Bolognini during the filming of “The Lady of the Camellias”, photographed by Aurelio Amendola.

In 2008, an issue of “Castoro cinema” dedicated to Mauro Bolognini, by Pier Maria Bocchi and Alberto Pezzotta, came out. Although there was no lack of critical essays on the director, it was the first time such an exhaustive monograph had been put together. We could not let this opportunity pass us by, so we invited the authors to our festival. After some straightforward remarks during the debate that followed the presentation, Ivano Paci weighed in, asking which of Bolognini’s films could be considered his masterpiece. This obvious, seemingly simple question forced Pezzotta to respond— pressured by Paci, if I remember correctly—who eventually suggested La notte brava/ The Big Night. However, his answer had another meaning: it was extremely difficult to identify one title that stood out prominently from the others. If one drew on all means to identify Bolognini’s “best”, the choice would be a specific title rather than the four years he worked very closely together with Pasolini, when he worked on Marisa la civetta/Marisa, Giovani mariti/Young Husbands, Il bell’Antonio/ Bell’Antonio, and La giornata balorda/ From a Roman Balcony. Although logical and, in many respects, acceptable, this

was an utterly defensive response. Perhaps it unwittingly aligned with the director’s critics, according to whom Bolognini’s very long film career (1953–1994) had reached its acme very early, in the late 1950s, followed by an increasingly melancholic decline. When one considers that a film like La Viaccia/The Lovemakers (1961) belongs to the same years that many other critics, somewhat reasonably, place at the top of the director’s career. However, when one considers that Pasolini preferred Giovani mariti/Young Husbands, it becomes challenging to dismantle this bias. Nevertheless, something was shifting. Very recently, Pier Maria Bocchi identified La corruzione/Corruption (1963) as Mauro’s masterpiece, aligning himself with Carlo Chatrian’s ideas. When he called me to borrow the film for screening in Locarno as part of the festival for which he was artistic director, Chatrian told me that he

thought it was undoubtedly Bolognini’s most fascinating and topical product. One of the leading experts on the subject, Jean A. Gili, taking stock in the 2019 Cinémathèque’s Paris Review, wrote instead that his masterpiece is L’eredità Ferramonti/The Inheritance (1976).

Catherine Spaak, who made several major pictures during her career, told me a few years before leaving us that she considered Madamigella di Maupin/Mademoiselle de Maupin (1966) “a small masterpiece”—an understandably biased yet still significant judgment. Another biased judgment is the one I picked up from Aldo Buti, who loves La Certosa di Parma/The Charterhouse of Parma (1982). Perhaps it was because, for the first and only time in his career, Bolognini had in that television series a production behind him that did not skimp on resources. I said, “This is interesting, but don’t forget that the costume designer’s

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work was long, complex, and not limited to a few episodes. On the other hand, one authoritative judgment that does not run the risk of self-quotation is that of another longtime collaborator, the set designer Francesco Frigeri, who had few doubts based on the quality of the earlier and later films. He identified Bolognini’s excellence in a specific trilogy from 1974 to 1976: Fatti di gente perbene/The Murri Affair, Per le antiche scale/Down the Ancient Staircase, and L’eredità Ferramonti/The Inheritance. As shown, the cases became much more extensive, recalling the many other titles from that period, including Arrangiatevi!/ You’re On Your Own (1959), La storia vera della Signora dalle camelie/The Lady of the Camellias (1981), and more, all of which could legitimately claim a front-row seat. One feels like remembering at least a couple of those possibilities. Eloquently and modestly respectful, Senilità/Careless (1962) translated Svevo’s masterpiece, succeeding in a far-from-simple task. Sixty years later, Trieste still remembers that experience with great affection, having been made unforgettable precisely because of Bolognini’s directorial sensitivity. His poetics can be condensed into the formula of “leaving room for the unexpressed”, finding magnificent examples even in seemingly insignificant details. The very few frames devoted to Angiolina’s house capture the former home of Virgilio Giotti, a dialect poet admired by Gianfranco Contini and Pier Paolo Pasolini. In another scene, where Emilio searches for his sculptor friend Balli, the setting is a city bar. Sitting at a small table, Balli and his small coterie are not discussing art but love. However, one can easily guess that

the sculptor’s companions are also painters or sculptors from Trieste. So, to shoot that scene, Bolognini wanted the extras to be four real artists working in the city at that time, 1961. as always, everything unexpressed was left to slip by without any emphasis.

Now a few words on another title, Gran bollito/Black Journal (1977), which has recently attracted the attention of producers and distributors, with possible remakes. This story of a soapmaker, almost unique in the director’s filmography, is a film that perplexes, if not downright puzzles, the viewer. Nevertheless, years later, there have been some thoughtprovoking reinterpretations, thanks

partly to some splendid performances but especially to the quality of the directorial solutions.

The general sense of this brief overview should be clear at this point. Indeed, there is no doubt that the work spanning the 1950s and 1960s is a period of outstanding achievement. Nevertheless, there should no longer be any doubt about the inconsistent reviews that have long accompanied the director, according to which there should be a downward trajectory after that phase. Obviously, there were relatively successful tests, but Bolognini was always Bolognini, preserving unchanged his distinctive qualities, betraying neither the viewer nor himself. ☜

In alto tre manifesti di film diretti dal regista pistoiese, da sinistra a destra: Dante Manno, Poster per Il bell’Antonio, 1960, Collezione Orsucci, Lucca, foto Lucio Ghilardi; Poster per Metello, 1970, Collezione Andrea Baldinotti, foto Lucio Ghilardi; Foto busta per La viaccia, 1961, Collezione Orsucci, Lucca, foto Lucio Ghilardi. A sinistra, Jason Connery sul set di La venexiana (Mauro Bolognini, 1986) © Angelo Frontoni/Cineteca Nazionale –Museo Nazionale del Cinema & Centro Sperimentale di Cinematografia, 1986

Above, three posters of films directed by the Pistoiese director, from left to right: Dante Manno, Poster for “Il bell’Antonio”, 1960, Orsucci Collection, Lucca, photo Lucio Ghilardi; Poster for “Metello”, 1970, Andrea Baldinotti Collection, photo Lucio Ghilardi; Photo envelope for “The Lovemakers”, 1961, Orsucci Collection, Lucca, photo Lucio Ghilardi.

Left, Jason Connery on the set of “The Venetian Woman” (Mauro Bolognini, 1986) © Angelo Frontoni/National Film Library - National Cinema Museum & Experimental Cinematography Center, 1986

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Mostre

Una mostra per i cento anni dalla nascita del Maestro

MAURO BOLOGNINI | UN NOUVEAU REGARD.

Il cinema, il teatro e le arti a cura di Andrea Baldinotti, Vincenzo Farinella, Monica Preti, Luca Scarlini Fino al 26 febbraio 2023, Pistoia, Palazzo Buontalenti e Antico Palazzo dei Vescovi

Per trentacinque anni protagonista indiscusso del cinema, dell’opera e del teatro italiani, grazie ai suoi film Marcello Mastroianni, Gina Lollobrigida, Claudia Cardinale, Jean-Paul Belmondo, Catherine Deneuve – solo per citarne alcuni – sono diventati delle star: è il pistoiese di nascita, ma cittadino del mondo, Mauro Bolognini, regista di fama internazionale, pietra miliare del cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta.

In occasione del centenario della sua nascita Pistoia Musei presenta al pubblico MAURO BOLOGNINI | UN NOUVEAU REGARD. Il cinema, il teatro e le arti, mostra a cura di Andrea Baldinotti, Vincenzo Farinella, Monica Preti e Luca Scarlini che si articola nelle sedi di Palazzo Buontalenti e dell’Antico Palazzo dei Vescovi, nel cuore storico della città di Pistoia. Circa 200 tra manifesti, bozzetti, costumi, dipinti, fotografie e materiali di scena per una mostra che ha il duplice intento di riconsiderare in modo complessivo l’opera di Bolognini e di espandere alla dimensione europea la ricerca sul suo lavoro e sulla sua espressione figurativa, frutto di una sensibilità affinata in giovinezza all’ombra del cinema francese.

Attraverso l’ampia varietà di media offerti e il suo taglio trasversale fra cinema e arte, musica e letteratura, MAURO BOLOGNINI | UN NOUVEAU REGARD vuole essere un invito alla scoperta della creatività di Bolognini, il cui messaggio visivo continua a risuonare a cento anni dalla sua nascita.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Officina Libraria, con i contributi dei curatori e di alcuni tra i più importanti critici teatrali e cinematografici, storici dell’arte, della fotografia e del cinema italiani ed europei.

info@pistoiamusei.it www.pistoiamusei.it

Alcuni scatti della mostra MAURO BOLOGNINI | UN NOUVEAU REGARD. Il cinema, il teatro e le arti, che si articola nelle sedi di Pistoia Musei di Palazzo Buontalenti e dell’Antico Palazzo dei Vescovi, nel cuore storico della città di Pistoia. (Courtesy Pistoia Musei, © photo Ela Bialkowska, OKNOstudio)

Some shots from the exhibition MAURO BOLOGNINI | UN NOUVEAU REGARD. . Il cinema, il teatro e le arti on display in the Pistoia Musei venues of Palazzo Buontalenti and the Ancient Bishops’ Palace, in the city of Pistoia’s historical heart. (Courtesy of Pistoia Musei, ©photo Ela Bialkowska, OKNOstudio)

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Exhibition

An exhibition for the 100th anniversary of the master’s birth

MAURO BOLOGNINI | UN NOUVEAU REGARD.

Cinema, theater, and the arts curated by Andrea Baldinotti, Vincenzo Farinella, Monica Preti, and Luca Scarlini

He was the undisputed star of Italian cinema, opera, and theatre for thirty-five years. Thanks to his films, Marcello Mastroianni, Gina Lollobrigida, Claudia Cardinale, Jean-Paul Belmondo, and Catherine Deneuve—to name but a few—became stars. Although born in Pistoia, he was a citizen of the world.

The internationally renowned director Mauro Bolognini was a milestone of Italian cinema in the 1960s and 1970s. To commemorate the centenary of his birth, Pistoia Musei presents MAURO

BOLOGNINI | UN NOUVEAU REGARD.

Cinema, theater, and the arts, curated by Andrea Baldinotti, Vincenzo Farinella, Monica Preti, and Luca Scarlini. The exhibition is in Palazzo Buontalenti and the Antico Palazzo dei Vescovi in Pistoia’s historical center.

About 200 posters, sketches, costumes,

paintings, photographs, and stage materials are on display with the dual intent of thoroughly reconsidering Bolognini’s work. In addition, it seeks to expand the research on his work and figurative expression to a European level, resulting from an openness honed in his youth against the backdrop of French cinema.

Using a wide variety of available media and cross-cutting between cinema and art, music and literature, MAURO BOLOGNINI | UN NOUVEAU REGARD wants to invite visitors to discover Bolognini’s creativity, whose visual message continues to resonate one hundred years after his birth.

The exhibition has an accompanying catalog published by Officina Libraria, with contributions from the curators and some of Italy’s and Europe’s leading theater and film critics, art historians, and photography and film historians.

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Eventi

NATURART TALK

Pistoia si è tinta ancora di più di verde con gli ambasciatori della letteratura green ospiti in Piazza della Sala per un interessante incontro in tema di sostenibilità promosso da Giorgio Tesi Group e laFeltrinelli e condotto dall’autore e conduttore radio televisivo Federico Quaranta.

foto Mattia Marasco

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A destra il momento del videomessaggio di Alessandro Gassman, impossibilitato a partecipare di persona a causa di un impegno cinematografico in Sardegna.

Left, Alessandro Gassman delivered a video message as he was unable to attend in person due to a prior film commitment in Sardinia.

Nell’ambito di “Un Altro Parco in Città”, la kermesse che da 10 anni fa battere il cuore green della città, Pistoia si è colorata di verde per un weekend lanciando con NATURART TALK - evento nato dalla collaborazione tra Giorgio Tesi Group e laFeltrinelli di Pistoia - un importante messaggio di attenzione all’ambiente grazie alle voci di autori e personaggi impegnati nella battaglia per la sostenibilità. A partecipare a questa tavola rotonda, coordinata e condotta dall’autore e volto tv Federico Quaranta, l’attore e regista Alessandro Gassmann, testimone di come un mondo ecosostenibile sia ancora possibile e autore del Libro Io e i Greenheroes (in collegamento da remoto a causa di impegni cinematografici), la scrittrice Annalisa Corrado, ecologista esperta in transizione ecologica e attivista per la giustizia climatica, Antonio Pascale, scrittore, saggista e ispettore del Mipaaf, candidato al Premio Strega 2022 e finalista al Premio Campiello, Massimo Mercati, amministratore delegato di Aboca azienda leader nella fitofarmaceutica. Insieme a loro Fabrizio Tesi, legale rappresentante della Giorgio Tesi Group e Giovanni Capecchi, direttore editoriale di NATURART e Discover Pistoia. “Siamo orgogliosi di questo evento organizzato in

collaborazione con una grande azienda come laFeltrinelliha detto Fabrizio Tesi - che rappresenta l’inizio di un percorso di più ampio respiro. Come azienda vivaistica ogni giorno portiamo avanti interventi e strategie a tutela dell’ambiente in maniera attiva e proprio per questo ogni anno sviluppiamo un programma di miglioramento interno, continuando sulla strada che ci ha portato ad essere la prima azienda europea di questo settore a ottenere la prestigiosa certificazione EMAS”.

“I nostri GreenHeroes - queste le parole di Alessandro

dove si trovava per girare un film - sono donne, uomini, aziende e collettivi in grado di proporre strumenti per cambiare le abitudini di ciascuno, facendo in modo che ognuno possa aprirsi sempre di più alla sostenibilità come stile di vita. Sono molto felice quindi di dare il benvenuto in questa grande famiglia ad un’azienda come la Giorgio

Tesi Group, da sempre vicina al sociale, allo sport, ai giovani e alla promozione di importanti valori legati al verde delle proprie piante”.

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Gassmann nel suo intervento in collegamento dalla Sardegna

Da sinistra a destra: il coordinatore e conduttore del talkFederico Quaranta, Fabrizio Tesi legale rappresentante di Giorgio Tesi Group, Massimo Mercati (amministratore delegato di ABOCA), gli scrittori green Annalisa Corrado e Antonio Pascale e Giovanni Capecchi, Direttore editoriale di NATURART. In basso il point LaFeltrinelli in piazza della Sala.

“In questo processo, dove ognuno di noi con le proprie azioni può compiere scelte quotidiane, in ogni settore, per migliorare l’ambiente in cui vive, è fondamentale - secondo Annalisa Corrado, autrice di Le ragazze salveranno il mondo. Da Rachel Carson a Greta Thunberg: un secolo di lotta per la difesa dell’ambiente (People)il ruolo delle donne, che diventa cruciale proprio nella transizione ecologica. Dopo tantissimo tempo dedicato alle funzioni di cura della famiglia, dei più fragili e delle comunità - queste le parole dell’autrice - le donne moderne hanno saputo sviluppare talenti fondamentali perché nessuno venga lasciato indietro commettendo di nuovo gli errori del passato non considerando gli effetti collaterali delle proprie azioni”.

“Occorre guardare con grande attenzione alle nuove generazioni ed alla loro educazione ambientale - queste le parole di Massimo Mercati, amministratore delegato di Aboca, azienda leader nella fitofarmaceutica - soprattutto perché non è mai troppo presto per capire che l’uomo è parte della natura, e non ne è il padrone. È importante, proprio per i giovani che si affacciano verso il mondo del lavoro, conoscere e poi avere sempre il coraggio di cambiare in meglio, magari cercando di far avverare, con le proprie azioni, un sogno o una visione che guarda al tema della sostenibilità ambientale”.

“La rivista NATURART, che ormai da 12 racconta Pistoia e il suo territorio al mondo, è stata una vera e propria scommessa vinta - ha detto Giovanni Capecchi - da parte di un’azienda che per prima e con grande coraggio ha creduto nell’importanza di legare il proprio brand al territorio lavorando per la sua valorizzazione a livello internazionale, anche attraverso l’organizzazione di eventi come questo, che ha portato nel cuore della nostra città, capitale europea del verde, alcuni importantissimi personaggi a

parlare di sostenibilità e rispetto ambientale”.

“La questione ambientale è di fondamentale importanza - queste le parole di Antonio Pascale autore del best seller green La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini (Einaudi),e il problema è che spesso noi tendiamo a dimenticarcene perché la nostra vita è piena di problemi quotidiani. E’ importante invece ricordare che il mondo e l’ambiente che ci circonda devono essere tutelati, rispettati e salvaguardati e che la conoscenza è la nostra salvezza. ☜

From left to right: coordinator and talkshow host Federico Quaranta; Fabrizio Tesi, Giorgio Tesi Group legal representative; Massimo Mercati (managing director, ABOCA); eco-friendly writers Annalisa Corrado and Antonio Pascale; and Giovanni Capecchi, NATURART editorial director. Below, the LaFeltrinelli sales point in Piazza della Sala.

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With its continued support of social issues, sports, and young people, and the promotion of environmental values firmly tied to its plants, Giorgio Tesi Group has joined the large family of #GreenHeroes Giorgio Tesi Group, da sempre vicina al sociale, allo sport, ai giovani e alla promozione di importanti valori legati al verde delle proprie piante è entrata nella grande famiglia dei #GreenHeroes.

Events

NATURART TALK

Pistoia once again was colored green with green literature ambassadors as guests in Piazza della Sala for a stimulating encounter on sustainability. It was promoted by the Giorgio Tesi Group and laFeltrinelli and hosted by the author and radio/television presenter Federico Quaranta.

As part of “Another Park in the City” was the event that has made the city’s heart beat green for ten years. Pistoia was again green for a weekend with the launch of NATURART TALK. The Giorgio Tesi Group and laFeltrinelli organized this joint event in Pistoia to deliver an important message regarding caring for the environment through the voices of authors and public figures committed to the battle for sustainability.

The panel discussion was coordinated and led by author and TV personality Federico Quaranta. The participants

included actor/director Alessandro Gassmann, a witness to how an environmentally sustainable world is still possible and author of the Book “IO e I GREENHEROES” (connected remotely due to film commitments); writer Annalisa Corrado, ecologist expert in ecological transition and climate justice activist; Antonio Pascale, writer, essayist, and Mipaaf inspector, a Premio Strega 2022 candidate, and a finalist for the Premio Campiello; and Massimo Mercati, CEO of Aboca, a leading phytopharmaceutical company.

In addition, there were Fabrizio Tesi, the Giorgio Tesi Group’s legal representative, and Giovanni Capecchi, editor-in-chief of NATURART and Discover Pistoia. “We are proud of this event organized in collaboration with a great company like laFeltrinelli,” Fabrizio Tesi said. “It represents the beginning of a more wideranging trajectory. Our daily work as a nursery company actively implements solutions and strategies to protect the environment for this very reason. Furthermore, each year we develop

an internal improvement program, continuing along the path that led us to be the first European company in this sector to obtain the prestigious EMAS certification.”

Speaking remotely from Sardinia, where he was shooting a film, Alessandro Gassmann offered these remarks, “Our GreenHeroes are women, men, companies, and collectives able to offer tools to change everyone’s habits, making sure that everyone can be increasingly open to sustainability as a way of life. So I’m very happy to welcome a company like the Giorgio Tesi Group into this big family. The company has always been supportive of addressing social issues, sports, and youth in addition to promoting the essential values related to the greenness of its plants.”

According to Annalisa Corrado, author of “Le ragazze salveranno il mondo. Da Rachel Carson a Greta Thunberg: un secolo di lotta per la difesa dell’ambiente” (People), it is as part of this process where each of us can make daily choices to improve the environment in which we live through our own actions in every sector. The role of women has become crucial in this ecological transition. In the author’s words: “After devoting so

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Nella pagina precedente un’immagine di Piazza della Sala gremita di persone durante lo svolgimento di NATURART Talk, che grazie agli interventi dei partecipanti ha regalato preziosi spunti di riflessione per quqnto riguarda il nostro futuro, la sostenibilità e l’educazione ambientale delle nuove generazioni.

Dal 1990 a Pistoia

much time to caring for their families, communities, and the most vulnerable, modern women know how to develop the fundamental skills because no one wants to be left behind, repeating past mistakes by not considering the spillover effects of their actions.”

In the words of Massimo Mercati, CEO of Aboca, a leading phytopharmaceutical company: “It is necessary to look very carefully at the new generations, and their environmental education, especially as it is never too early to understand that humankind is part of Nature, not its master. Thus, it is essential, particularly for young people entering the work world, to know and then always have the courage to change for the better, perhaps trying, through their actions, to make a dream or vision regarding environmental sustainability come true.”

about Pistoia and its territory for 12 years. It was actually a bet won by a company that was courageous enough to be the first to believe in the importance of linking its brand to the territory by working for its international valorization. Moreover, it has organized events like this that bring some very prominent public figures to talk about sustainability and environmental respect in the heart of our city, the European capital of green.”

On the previous page, an image of the jampacked Piazza della Sala during the NATURART Talk, which, thanks to the participants’ speeches, provided valuable food for thought regarding our future, sustainability, and the environmental education of new generations.

bimbe bimbe

Giovanni Capecchi stated, “NATURART magazine has been telling the world

Antonio Pascale, author of the green best seller “La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini” (Einaudi), contributed these words, “ as the environmental issue is fundamentally important. The problem is that we often tend to forget about it because our lives are full of day-to-day difficulties. Instead, it is important to remember that the world and the environment around us must be protected, respected, and safeguarded. This knowledge is our salvation.” ☜

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Medioevo
libro recente per riscoprire
parte di storia
nostra
Itinerari nel
Pistoiese — Arte & cultura Un
una
della
città
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Testo Giacomo Guazzini Gaia Ravalli Foto Musei Civici Pistoia Nicolò Begliomini

Accanto Salerno di Coppo, Croce, Cattedrale di San Zeno. In basso, Guglielmo, Annuncio a Zaccaria e Visitazione della Vergine, San Zeno, cripta. Nella pagina a destra un particolare della bellissima Piazza del Duomo con in primo piano il campanile, la Cattedrale di San Zeno e sullo sfondo il Palazzo Comunale.

Opposite, Salerno di Coppo, Cross, Cathedral of San Zeno.

Below, Guglielmo, Announcement to Zechariah and Visitation of the Virgin, San Zeno, crypt. On the right-hand page, a detail of the beautiful Piazza del Duomo with the bell tower and Cathedral of San Zeno in the foreground; the town hall is in the background.

Il Medioevo fu per Pistoia una vera età dell’oro, tornato recentemente al centro dell’attenzione, grazie anche alla mostra “Medioevo a Pistoia. Crocevia di artisti tra Romanico e Gotico”, promossa da Pistoia Musei e curata da Angelo Tartuferi, Enrica Neri Lusanna e Ada Labriola. In questo contesto ha preso avvio il progetto degli Itinerari nel Medioevo pistoiese. Il libro illustra in modo sintetico e puntuale i principali monumenti e opere d’arte medievali di Pistoia, accompagnando il visitatore alla scoperta delle ricchezze cittadine, più e meno note. È organizzato in tre itinerari, divisi per taglio cronologico: dopo una breve introduzione, ciascun percorso esplora, tramite agili schede monografiche, gli edifici più rappresentativi del centro storico, ripercorrendone le principali fasi costruttive e artistiche, e illustrando le più significative opere medievali in essi contenute, alcune approfondite con un commento dedicato. In parallelo, otto brevi saggi tematici integrano i tre percorsi, analizzando opere e luoghi entro un più ampio panorama storico-artistico, facendo particolare attenzione a beni dispersi o migrati fuori dai confini cittadini. La lettura è supportata da un ricco corredo fotografico (con scatti d’epoca, mappe e planimetrie), realizzato in gran parte per l’occasione, nonché da una breve bibliografia aggiornata sulle pubblicazioni scientifiche più recenti.

Il primo itinerario percorre i più importanti monumenti del Romanico, come la Cattedrale di San Zeno, San Giovanni Fuorcivitas, Sant’Andrea, rievocando il periodo storico e artistico forse più incisivo per la definizione dell’identità e dell’aspetto cittadino. Il XII secolo rappresentò infatti per Pistoia un momento assai fertile, caratterizzato dall’espansione demografica ed economica, grazie anche ai ceti sociali emergenti, e dall’arrivo verso il 1138 della reliquia jacobea da Santiago di Compostella. In città furono erette le numerose chiese bicrome, che ancora oggi costituiscono il tratto più peculiare del panorama urbano. Determinante per lo sviluppo del nuovo linguaggio romanico fu l’arrivo di scultori e

architetti pisani, come maestro Guglielmo, Gruamonte e Adeodato, che furono i veri protagonisti di questa stagione artistica. Il secondo percorso si snoda invece tra le testimonianze più significative del Duecento, quando nacquero e si diffusero i nuovi Ordini mendicanti, in particolare Francescani e Domenicani, che presero parte attiva nel riplasmare l’aspetto delle loro chiese e conventi, alla ricerca di un rapporto più diretto con le crescenti masse dei fedeli. Un importante stimolo per il rinnovamento della cultura artistica locale fu la presenza di scultori e lapicidi lombardi, quali Lanfranco e Guido Bigarelli, che portarono un linguaggio aggiornato sulle novità dell’arte gotica, in direzione di un naturalismo più vivace e sensibile.

Nella seconda metà del secolo, questo processo fu drasticamente accelerato dall’arrivo di artisti di primo piano provenienti da Firenze e non solo, come i pittori Coppo di Marcovaldo e il figlio Salerno, e lo scultore Nicola Pisano con la sua bottega. In questo rinnovato contesto si formarono nuove generazioni di artisti pistoiesi, come il pittore Manfredino d’Alberto, che alla fine del Duecento fu operoso anche a Genova.

Il terzo e ultimo itinerario è dedicato infine ai grandi cantieri del Trecento, che offrono un prezioso squarcio sui maggiori fatti artistici del periodo in città.

L’inizio del secolo fu segnato dalla clamorosa presenza di Giovanni Pisano, che, col padre Nicola, fu tra

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i protagonisti assoluti della scultura gotica italiana. Giunto verso l’anno 1300 con la bottega per l’impresa del pulpito di Sant’Andrea, forse anche grazie alla mediazione del vescovo Tommaso Andrei, Giovanni impresse un corso nuovo alle sorti artistiche locali. In quegli stessi anni, grazie alla presenza del pittore fiorentino Lippo di Benivieni, Pistoia si aprì anche alle rivoluzionarie novità dell’arte di Giotto, considerato a ragione il padre della pittura moderna. In questo ricco e stimolante contesto prese avvio il percorso originale del Maestro del 1310, che può essere definito l’estroso capostipite della pittura gotica locale. Tutta la prima metà del secolo fu caratterizzata dalla presenza di artisti forestieri di altissima levatura

provenienti dai principali centri della Toscana, come Firenze, Siena e Pisa, attivi nei più importanti cantieri cittadini. Grazie alla forza attrattiva e propulsiva degli Ordini mendicanti, vennero avviate imprese decorative grandiose, che, anche dopo la pestilenza del 13481349, rimodellarono l’aspetto delle principali chiese cittadine, come San Francesco, San Domenico, San Lorenzo e il Tau, consegnandoci i raggiungimenti artistici più significativi dell’arte gotica a Pistoia.

Oltre a illustrare in sintesi questi snodi, il libro offre tuttavia varie novità e acquisizioni critiche di rilievo, relative a opere d’arte finora sfuggite agli studi. Un caso eclatante è senz’altro l’individuazione del Sant’Andrea scolpito proveniente dall’omonima chiesa, che costituisce una nuova, importante testimonianza dell’attività di Gruamonte e bottega alla metà del XII secolo. Altrettanto importante è l’affresco con San Paolo in San Pier Maggiore, riferito al Maestro del 1310, che meglio lascia comprendere gli esordi di questo enigmatico pittore, mentre la Vergine annunciata nella chiesa a essa dedicata, ricondotta a Biagio di Goro Ghezzi, documenta una presenza senese sinora sfuggita, che arricchisce le fila dei pittori forestieri presenti in città nella seconda metà del Trecento. Particolare attenzione è stata prestata inoltre allo studio degli assetti e dei contesti originari delle opere: nel volume viene offerta ad

esempio un’inedita ricostruzione digitale del presbiterio di San Giovanni Fuorcivitas con lo spettacolare allestimento pittorico dell’altare maggiore ornato dal polittico di Taddeo Gaddi e dall’antependio di Giovanni di Bartolomeo Cristiani, posti un tempo in stretta relazione all’antica recinzione e al pulpito di Fra Guglielmo. ☜

A sinistra San Giovanni Fuorcivitas, con la sua facciata bicroma, caratteristica tipica di molte importanti chiese della città. Nella pagina a sinistra il meraviglioso pulpito di Giovanni Pisano visibile nella Chiesa di Sant’Andrea. In basso, a destra Guido Bigarelli, San Michele arcangelo, San Michele in Cioncio e a sinistra Gruamonte, Sant’Andrea, Sant’Andrea, canonica.

At left, San Giovanni Fuorcivitas, with its two-tone façade, a typical feature of many of the city’s important churches. On the left page is Giovanni Pisano’s marvelous pulpit seen in the Church of Sant’Andrea. Below, right Guido Bigarelli, St. Michael the Archangel, San Michele in Cioncio, and, left, Gruamonte, Sant’Andrea, Sant’Andrea, rectory.

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A fascinating fresco cycle unfolds on the walls of the Church of Sant’Antonio del Tau. Datable to 1372, it is the work of the Florentine Niccolò di Tommaso. These paintings are distinguished by the meticulous iconographic program, with obvious didactic and educational purposes, using stories from the Old and New Testaments and the Life of St. Anthony the Abbot. Sulle pareti della chiesa di Sant’Antonio del Tau si sviluppa un interessante ciclo di affreschi. Databile al 1372, è opera del fiorentino Niccolò di Tommaso. Queste pitture si caratterizzano per il minuzioso programma iconografico, dagli evidenti scopi didascalici ed educativi, con storie tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento e dalla vita di Sant’Antonio Abate.

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Accanto, Biagio di Goro Ghezzi, Vergine Annunziata, Santissima Annunziata. A destra la Ricostruzione della decorazione dell’altare maggiore in San Giovanni Fuorcivitas (grafica e rendering di Giorgio Guazzini - Enrico Bancone).

Left, Biagio di Goro Ghezzi, Virgin Annunciate, Most Holy Annunciation. Right, Reconstruction of the high altar’s decoration in San Giovanni Fuorcivitas (graphics and rendering by Giorgio Guazzini - Enrico Bancone).

Art & Culture

Medieval Itineraries in Pistoia

The Middle Ages were indeed a golden age for Pistoia, a period recently returned to center stage, in part due to the exhibition “Medioevo a Pistoia.

Crocevia di artisti tra Romanico e Gotico”, promoted by Pistoia Musei and curated by Angelo Tartuferi, Enrica Neri Lusanna, and Ada Labriola. It was against this background that the “Itinerari nel Medioevo pistoiese” project was initiated. The book precisely and concisely illustrates the main medieval monuments and works of art in Pistoia, accompanying visitors as they discover the city’s best- and leastknown treasures. It is divided into three itineraries and organized chronologically with easy-to-use, specialized descriptions that offer a brief introduction. At the same time, each route explores the most characteristic buildings in the historical center, tracing their main construction and artistic phases and illustrating

the most significant medieval works contained therein. Some of the latter are explored in depth with a specialized explanation. In addition, eight short thematic essays complement the three itineraries, analyzing works and places within a broader art-historical panorama, with particular attention paid to those assets that have been dispersed or migrated outside the city limits. Finally, the text has a rich photographic collection (with vintage photos, maps, and floorplans), produced mainly to mark the occasion, and a brief, updated bibliography including the most recent scholarly publications.

The first itinerary covers the most important Romanesque monuments, such as the Cathedral of San Zeno, San Giovanni Fuorcivitas, and Sant’Andrea, evoking perhaps the richest historical and artistic period defining the city’s character and appearance. Indeed, the 12th century was a very fertile period for Pistoia, typified by demographic and economic expansion, thanks to the emerging social classes and the arrival around 1138 of

the Jacobean relic from Santiago de Compostela. The numerous two-colored churches were erected in the city then and are still the most distinctive feature of the urban landscape. Crucial to developing this new Romanesque language was the arrival of sculptors and architects from Pisa, like Master Guglielmo, Gruamonte, and Adeodato, the real exponents of that artistic season.

The second route winds its way through the most noteworthy evidence of the 13th century when the new mendicant orders, particularly the Franciscans and Dominicans, were formed and spread. They played an active role in reshaping the appearance of their churches and convents, seeking a more direct relationship with the growing multitudes of the faithful. One key stimulus for renewing local artistic culture was the appearance from Lombardy of sculptors and stone carvers, e.g., Lanfranco and Guido Bigarelli. They brought a revised language to the innovations of Gothic art as defined by a livelier, more sensitive naturalism.

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A recent book for rediscovering a part of our city’s history

This process accelerated drastically in the second half of the century as leading artists arrived from Florence and beyond. Among them were the painters Coppo di Marcovaldo and his son Salerno, plus the sculptor Nicola Pisano with his workshop. New generations of Pistoiese artists trained in this new context. For instance, the painter Manfredino d’Alberto was also active in Genoa at the end of the 13th century. The third and last itinerary is devoted to the great 14th-century construction sites that offer a valuable glimpse into the city’s foremost artistic events. Giovanni Pisano’s resounding appearance marked the beginning of the century. He and his father Nicola were among the leading players in Italian Gothic sculpture. He arrived with his workshop around 1300 and began work on the pulpit of Sant’Andrea. Giovanni set a new direction for local artistic successes locally, perhaps with Bishop Tommaso Andrei as the intermediary. With the appearance of the Florentine painter Lippo di Benivieni (fig. 10) during those same years, Pistoia

also opened up to the revolutionary innovations of the “art of Giotto”, who was rightly considered the father of modern painting. A whimsical progenitor of local Gothic painting, the Master of 1310’s initial career began in this rich and stimulating context. The first half of the century saw foreign artists of the highest caliber arrive from Tuscany’s main centers: Florence, Siena, and Pisa, where they had been active in the leading urban construction sites. Thanks to the mendicant orders’ attractive power and forward movement, grandiose, decorative enterprises were launched that, even after the 1348-1349 plague, reshaped the appearance of the city’s main churches, namely San Francesco, San Domenico, San Lorenzo, and the Tau, delivering the most significant artistic achievements of Gothic art to Pistoia.

Besides briefly illustrating their connections, the book offers several innovations and critically important acquisitions related to works of art that hitherto have escaped study. One striking case in point is undoubtedly the

Itinerari nel Medioevo pistoiese. Luoghi, monumenti, opere

Giacomo Guazzini – Gaia Ravalli, editore Gli Ori, Pistoia 2022; 264 pagine, 226 illustrazioni a colori; cm 17x24; ISBN: 88-7336-889-1; EAN: 9788873368892; progetto grafico: Metilene, Pistoia. Progetto ideato e realizzato da Pistoia Musei, in collaborazione con Comune di Pistoia | Musei Civici.

identification of the carved St. Andrew from the church of Sant’Andrea, which is crucial new evidence of Gruamonte and his workshop’s business in the mid-12th century. The fresco with St. Paul in San Pier Maggiore is equally essential. Referred to the Master of 1310, the work provides a better understanding of this enigmatic painter’s beginnings. Finally, the Virgin Announced in the church dedicated to her has been traced back to Biagio di Goro Ghezzi, documenting a hitherto elusive individual from Siena and adding to the ranks of foreign painters in the city during the second half of the 14th century. Particular attention has been paid to studying the works’ original contexts and arrangements. For example, the book offers a never-before-seen digital reconstruction of the presbytery of San Giovanni Fuorcivitas with a spectacular pictorial display of the high altar adorned by Taddeo Gaddi’s polyptych and Giovanni di Bartolomeo Cristiani’s antependium, once placed near the ancient enclosure and the pulpit of Fra Guglielmo. ☜

Il libro a cura di Giacomo Guazzini e Gaia Ravalli illustra in modo sintetico e puntuale i principali monumenti e opere d’arte medievali di Pistoia, accompagnando il visitatore alla scoperta delle ricchezze cittadine, più e meno note.

Edited by Giacomo Guazzini and Gaia Ravalli, this book concisely illustrates in detail Pistoia’s key medieval monuments and works of art, accompanying the visitor in discovering the city’s better- and lesser-known riches.

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ZOOM

UN FILO D’ERBA PUÒ ESSERE PERICOLOSO?

Un’isola vulcanica, un’erba infestante e un ragno chiamato “lupo” ingredienti per una storia che mescola il colore rosso della terra e il blu intenso del mare.

Quando pensiamo alla conservazione della natura immaginiamo di dover proteggere foreste immense in cui si aggirano tigri o giaguari oppure savane ricche di elefanti e giraffe, o magari distese di neve dove rotolano festosi cuccioli di orso bianco insieme alla loro mamma. A nessuno viene in mente l’immagine di una deserta isola vulcanica, dal terreno rosso e roccioso in cui si nasconde un grosso ragno, nero e grigio con macchiette bianche sulle zampe, minacciato di estinzione da…un’erba! Sembra quasi uno scherzo vero? Eppure se riavvolgiamo il nastro e andiamo all’inizio, la storia prende forma e significato.

Voliamo allora fino all’arcipelago portoghese di Madera, nell’Oceano Atlantico a 545 Km dalla costa africana, e lì iniziamo a mettere insieme i personaggi della nostra avventura.

Madera e Porto Santo sono le due isole più grandi e sono anche le più conosciute per il vino e come mete turistiche, ma l’arcipelago si estende con altre 4 isole, le Desertas e le Isole Selvagge, tutte disabitate.

Nel 1857 John Blackwall, naturalista inglese appassionato di uccelli e ragni, approdò all’isola Desertas maggiore: fu il primo a descrivere il “ragno lupo di Madera” oggi conosciuto con il nome scientifico di Hogna ingens

Con i suoi 4 cm di corpo e 12 cm quando ha le zampe estese, è il più grande dei “ragni lupo” chiamati così forse per la robustezza dell’esoscheletro, l’agilità e

velocità con cui si muovono e per il ruolo di predatori negli ecosistemi in cui vivono. Se ne conoscono 126 generi e quasi 2.500 specie diffusi in tutto il mondo, ma il ragno lupo di Madera vive unicamente sull’Isola Desertas maggiore ed in particolare nella Vale de Castanheira, un’area lunga solo 2,8 km e larga da 180 a 400 mt.

I marinai portoghesi per poter sopravvivere sull’isola vi introdussero i conigli e le capre che presto distrussero tutta la vegetazione autoctona. Successivamente è arrivata sull’isola la Scagliola bulbosa (Phalaris aquatica L.), un’erba infestante molto diffusa anche in Italia forse seminata per continuare a foraggiare gli erbivori domestici oppure giunta accidentalmente con semi intrappolati nei vestiti delle persone sbarcate sull’isola.

L’erba si è propagata velocemente e il fenomeno è apparso ancora più evidente quando l’isola nel 1990 è stata riconosciuta “riserva naturale” e sono stati eradicati i conigli e le capre per preservare le ultime piante autoctone.

Senza gli erbivori, la scagliola ha preso il sopravvento e piano piano ha invaso con le radici anche tutte le fessure del suolo e gli anfratti delle rocce, gli ideali nascondigli del ragno lupo di Madera.

L’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) nel 2014 ha inserito la specie nella Lista Rossa, il più grande database della vita del nostro Pianeta. La valutazione è stata subito di grande allarme: “a rischio critico di estinzione”, il

livello che precede quello di “estinto in natura”.

È stato calcolato che l’areale del ragno lupo si sia ridotto dell’81% dal 2005 al 2012: poco più di 4.000 individui ancora esistenti sono rifugiati in soli 23 ettari, dove la scagliola per ora non è arrivata!

Cosa è possibile fare in una situazione così estrema?

Lo studio e il monitoraggio della popolazione dei ragni residua nella valle è sicuramente molto importante, così come lo sforzo per ripristinare l’habitat originario con l’eradicazione dell’erba infestante, azione difficilissima viste le caratteristiche stesse della pianta! È altrettanto necessario mantenere il ragno lupo in un ambiente protetto per scongiurarne l’estinzione se gli eventi in natura dovessero precipitare.

Il progetto di allevamento è stato avviato nel 2016 dallo staff dello Zoo di Bristol con 25 individui giovani prelevati dall’isola. Di questo primo nucleo sono sopravvissuti fino all’età adulta sei femmine e tre maschi che hanno dato vita all’unica popolazione di questa specie fuori dal suo habitat naturale costituita oggi da circa 1.500 individui.

Tra le 13 Istituzioni zoologiche europee dedite all’allevamento del ragno lupo di Madera c’è il Giardino Zoologico di Pistoia che ha raccolto la sfida la scorsa primavera.

La condivisione dell’esperienza nell’allevamento tra i giardini zoologici che partecipano al progetto permette di procedere con fiducia: ogni dettaglio è importante per accrescere la conoscenza di questa specie. Mancano informazioni sul comportamento e sulle caratteristiche fisiologiche come la tossicità del veleno del morso o la durata media della vita o sulle connessioni che il ragno ha con tutti gli altri elementi dell’ecosistema.

Il progetto prevede in futuro il rilascio di individui nella Vale de Castanheira ma bisognerà attendere che gli anfratti delle rocce siano liberati dalla scagliola e restituiti ai ragni.

Forse vi starete chiedendo come mai sia così importante salvare dall’estinzione un ragno che vive in una piccola valle su un’isola deserta e la risposta va cercata nelle tante informazioni mancanti proprio sulle caratteristiche biologiche di questi affascinanti animali a 8 zampe. Ci sono studi in corso sulla composizione del loro veleno per applicazioni in farmacologia oppure sulla composizione della seta che producono per tessere la ragnatela, estremamente resistente.

Vi lasciamo con le parole di Norman Platnick, studioso del Museo di storia naturale di New York: “Quando perdiamo una specie di ragno, potremmo perdere un composto che potrebbe aver curato l’epilessia. Possiamo perdere una seta che potrebbe aver prodotto un materiale resistente e leggero”.

P ubbli NATURART
Eleonora Angelini Responsabile della didattica e comunicazione Giardino Zoologico di Pistoia
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Photo di Emanuele Biggi

Studying and monitoring the residual spider population in the valley is undoubtedly very important, as is the effort to restore its original habitat by eradicating the weed—a demanding job given the plant’s characteristics! However, it is equally necessary to maintain the wolf spider in a protected environment to avert its extinction should events in the wild worsen.

The breeding project was begun in 2016 by the Bristol Zoo’s staff, with 25 juvenile individuals taken from the island. Of this first group, six females and three males survived to adulthood, resulting in the only population of this species outside its natural habitat. Today it consists of about 1,500 individuals.

CAN A BLADE OF GRASS BE DANGEROUS?

When we think of nature conservation, we imagine protecting immense forests where tigers or jaguars roam, savannas full of elephants and giraffes, or perhaps expanses of snow where cheery white bear cubs roll along with their mother. No one thinks of a deserted volcanic island with red, rocky soil where a large, black, and gray spider with white specks on its legs is hiding and is threatened with extinction by...a weed!

It almost sounds like a joke, doesn’t it? However, if we rewind the tape and go to the beginning, the story acquires shape and meaning.

We then fly to the Portuguese archipelago of Madeira, in the Atlantic Ocean, 545 km from the African coast, where we begin to put together the characters in our adventure.

Madeira and Porto Santo are the two largest islands and are best known for wine and as tourist destinations. The archipelago extends to four other islands, the Desertas and the Wild Islands, all uninhabited.

In 1857, John Blackwall, an English naturalist with a passion for birds and spiders, landed on the larger Desertas island. He was the first to describe the “Madeira wolf spider”, now known by its scientific name of Hogna ingens. With a 4-cm body size that becomes 12 cm with its legs extended, it is the largest of the “wolf spiders”, whose name perhaps refers to its sturdy exoskeleton, the agility and speed with which it moves, and its role as a predator in the ecosystems where it lives. There are 126 genera and nearly 2,500 species known to be spread around the

world. However, the Madeira wolf spider lives solely on the larger Desertas Island, particularly in the Vale de Castanheira, an area only 2.8 km long and 180-400 m wide.

In order to survive on the island, Portuguese sailors introduced rabbits and goats there, which soon destroyed all native vegetation. Later, Harding grass (Phalaris aquatica L.) came to the island. This weed, also widespread in Italy, was perhaps sown to provide forage for domestic herbivores or arrived accidentally with seeds trapped in the clothes of people who landed on the island.

The weed spread quickly. The phenomenon became even more obvious when the island was recognized as a “nature reserve” in 1990. The rabbits and goats were eradicated to preserve the last native plants. Without herbivores, the Harding grass took over, and its roots also slowly invaded all soil cracks and rock crevices, the Madera wolf spider’s ideal hiding places.

In 2014, the International Union for Conservation of Nature (IUCN) placed the species on its Red List, the largest database of life on our planet.

The evaluation was cause for immediate alarm: “at critical risk of extinction”, the level just before “extinct in the wild”.

It has been estimated that the wolf spider’s range shrank by 81% between 2005 and 2012. As a result, more than 4,000 o the remaining individuals have taken refuge in just 23 hectares where the Harding grass has not yet arrived!

What can be done in such an extreme situation?

The Pistoia Zoological Garden took up this challenge last spring and is among the thirteen European zoological institutions dedicated to breeding the Madeira wolf spider Sharing breeding experiences among the zoos participating in the project allows us to proceed confidently. Every detail is essential to increase our knowledge of this species. Unfortunately, there is a lack of information on such behavior and physiological characteristics as the toxicity of the spider’s bite venom, its average lifespan, or connections with all the other ecosystem elements.

The project plans to release individuals into the Vale de Castanheira in the future. However, it will be necessary to wait until the rock crevices have been cleared of Harding grass and returned to the spiders.

You may be wondering why saving a spider that lives in a small valley on a desert island from extinction is so essential. The answer can be found in the many pieces of missing information regarding the biological characteristics of these fascinating 8-legged animals. For example, there are ongoing studies on their venom composition for pharmacological applications or the composition of the silk they produce to weave the extremely durable web. So we leave you with the words of Norman Platnick, a scholar at the New York Museum of Natural History.

“When we lose a spider species, we may lose a compound that might have cured epilepsy. We may lose a silk that might have produced a strong, lightweight material.”

P ubbli NATURART www.zoodipistoia.it
A volcanic island, a weed, and a spider called “wolf” are ingredients for a story that mixes the red of the earth and the deep blue of the sea.
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La Dott.ssa Veronica Rastelli mentre alimenta i ragni lupo di Madera al GZP Dr. Veronica Rastelli feeding Madera wolf spiders at GZP

Eccellenze in vetrina

Linea Verde Life, Pistoia su Rai 1

Il programma, in onda il sabato mattina su RAI1 e condotto da Marcello Masi e Daniela Ferolla, ha raccontato una Pistoia che, tra innovazione e tradizione, si muove sul fronte della sostenibilità, della riqualificazione, della ricerca e del riciclo innovativo.

foto Fondazione CARIPT
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Lorenzo Marianeschi
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Alcune immagini

scattate durante la registrazione della puntata che ha visto Marcello Masi e Daniela Ferolla a Pistoia e dintorni per alcuni giorni. La puntata trasmessa sabato 12 novembre, dedicata a Pistoia, ha sfiorato il 21% di share con oltre 2 milioni di spettatori e punte al 23%!

Vivai green e sostenibili, start-up innovative che con droni subacquei e telecomandati con veri e propri joystick esplorano il mondo sommerso, ingegnosi laboratori che sperimentano farmaci senza ricorrere all’utilizzo di animali. E poi ancora natura, arte e buon cibo. Questa è la Pistoia e il suo territorio che ha mostrato Linea Verde Life, una città che rappresenta uno dei più grandi distretti vivaistici d’Europa, che nel tempo ha saputo rinnovarsi sempre nel totale rispetto della sua biodiversità.

Some images from the few days when Marcello Masi and Daniela Ferolla were in and around Pistoia to shoot the episode. The episode dedicated to Pistoia was broadcast on Saturday, 12 November. It almost reached a 21% share with over 2 million viewers and peaks of 23%!

Marcello Masi e Daniela Ferolla hanno accompagnato i telespettatori alla scoperta dei luoghi più iconici della città andando alla scoperta di un territorio incontaminato e inedito, una realtà che stupisce per le sue tradizioni ma anche per la sua spinta all’innovazione portata avanti anche con estro e fantasia.

Marcello, dopo aver visitato i vivai di Giorgio Tesi Group, azienda leader a livello europeo per il vivaismo di piante ornamentali e che esporta i suoi prodotti in oltre 60 paesi nel mondo, dove coccinelle e ormoni naturali combattono insetti infestanti, ha fatto visita nella sua clinica di Bonelle ad un veterinario davvero speciale, il Dott. Brunetti, scoprendo con piacere sia i suoi “curiosi” amici domestici che la sua grande passione per l’illusionismo. Successivamente, ha guidato a distanza un piccolo catamarano in grado di monitorare l’acqua dei laghi e grazie a un dj ha scoperto anche com’è possibile suonare, letteralmente, frutta e verdura.

Daniela invece, nel suo viaggio alla scoperta della città e del suo

territorio, dopo aver mostrato ai telespettatori la riqualificazione di uno dei cuori verdi di Pistoia, ha fatto visita ad un circo contemporaneo, mettendosi lei stessa alla prova. Dopo è stata ospite di GEA, acronimo di Green Economy and Agriculture, società strumentale della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia che insiste su un’area verde alle porte della città nata dall’esperienza del Ce.Spe.Vi. (Centro Sperimentale per il Vivaismo) e dedicata alla ricerca e alla sostenibilità ambientale, con l’obiettivo di promuovere l’innovazione produttiva locale e la valorizzazione e la salvaguardia del territorio pistoiese. Infine, ha visitato la Fattoria –agriturismo e Bed & Breakfast Canto di Primavera del sogno antico – dove si pratica ancora oggi un’agricoltura che affonda le sue radici nella tradizione – situata a Forrottoli, sulle colline tra Quarrata

e

un film/documentario dal titolo “In questo mondo” diretto dalla regista Anna Kauber dedicato alle donne pastore in Italia; Gabriella ha potuto così raccontare una magica storia di cambio vita.

Durante la trasmissione, non poteva mancare un “salto” a Collodi con la pillola di Carmine Gazzanni, dedicata al sorprendente Parco di Pinocchio e nemmeno la ricetta di Federica De Denaro con il giro del gusto, all’insegna dei prodotti tipici della cucina pistoiese e toscana, riproposti in vari modi, curiosi e inaspettati. Senza dimenticare un’altra incredibile e dolce “ri-scoperta”: i pippi di San Bartolomeo!

La trasmissione è andata in onda alle ore 12.25 di sabato 12 Novembre su RAI Uno ed ha rappresentato un’altra importante vetrina per la nostra città e il suo territorio.

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Casalguidi e gestita da Gabriella Michelozzi, pastora, Agrichef di Campagna Amica e protagonista di

Featured excellence

Linea Verde Life Pistoia on Rai 1

The program, airing Saturday mornings on RAI1 and hosted by Marcello Masi and Daniela Ferolla, told about a Pistoia that, spanning innovation and tradition, is moving forward on the fronts of sustainability, redevelopment, research, and innovative recycling.

The artist, writGreen, sustainable nurseries; innovative start-ups that use remote-controlled and underwater drones with real joysticks to explore the submerged world; and ingenious laboratories that test drugs without using animals are

again followed by nature, art, and good food. This is the Pistoia and its territory seen on Linea Verde Life, a city that is one of the largest nursery districts in Europe. Over time, it has known how to renew itself while still respecting its biodiversity.

Marcello Masi and Daniela Ferolla accompanied viewers on a tour of the city’s most representative places, discovering an unspoiled and undiscovered territory, an astonishing world because of its traditions and a drive to carry out innovation with flair and imagination.

First, a visit was paid to the nurseries of Giorgio Tesi Group, a leading European ornamental plant nursery company that exports its products to more than 60 countries worldwide and where ladybugs and natural hormones fight pest insects.

Next, Marcello paid a visit to the Bonelle clinic of an exceptional veterinarian, Dr. Brunetti, delightfully discovering both his “curious” pets and his great passion for illusionism. Afterward, he remotely drove a small catamaran that could

monitor lake water. Finally, thanks to a DJ, he also discovered how it is possible to literally play fruits and vegetables.

Elsewhere, Daniela’s journey of discovering the city and its territory takes her to visit a contemporary circus, putting herself to the test after showing viewers the redevelopment of one of Pistoia’s green hearts. Afterward, she was a guest at GEA, the acronym for Green Economy and Agriculture, a green area on the city’s outskirts resulting from the Ce.Spe.Vi. (Nursery Specialty Center) experiment. It is dedicated to research and environmental sustainability while seeking to promote innovative local production and enhancing and protecting the Pistoia area.

Lastly, she visited the Canto di Primavera del sogno antico Holiday Farm-Agritourism and Bed & Breakfast—which follows an agricultural style still rooted in tradition. It is located in Forrottoli, in the hills between Quarrata and Casalguidi. It is managed by Gabriella Michelozzi, a shepherdess, a Campagna Amica Agrichef, and also the central character in a documentary entitled “In questo mondo”. Directed by Anna Kauber, it is dedicated to women shepherds in Italy, telling a magical story of life changes.

During the broadcast, we had to stop at Collodi with Carmine Gazzanni’s feature, dedicated to the surprising Pinocchio Park, or miss Federica De Denaro’s recipe with a taste tour.

Featuring typical products of Pistoia and Tuscan cuisine, we see them appear again in curious and unexpected ways. Not forgetting another incredible and sweet “re-discovery”: the Pippi di San Bartolomeo!!!

The broadcast aired at 12:25 p.m. on Saturday, 12 November, on RAI Uno— another vital showcase for our city and its area.

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Palazzo de’ Rossi/Collezioni del Novecento

In visita. Fausto Melotti

— Intervista a Monica Preti, Direttrice di Pistoia Musei e Annamaria Iacuzzi, Conservatrice Collezioni del Novecento, Pistoia Musei

A sinistra Installation view, In Visita, ©photo Lorenzo Marianeschi, Courtesy Pistoia Musei. Accanto Fausto Melotti, Milano, 1976. Foto di Aurelio Amendola. Courtesy Archivio Aurelio Amendola, Pistoia

Fausto Melotti, artista, scrittore e teorico, è una delle figure di spicco della scena culturale del Novecento italiano e milanese. Dopo aver conseguito la laurea in ingegneria elettrica presso il Politecnico di Milano, Melotti decide di dedicare la sua vita alla scultura. Il suo percorso artistico si intreccia per oltre cinquant’anni con quello dei più grandi artisti, intellettuali, architetti e designers del suo tempo: da Fortunato Depero a Lucio Fontana, da Gio Ponti a Italo Calvino. I principi ispiratori dell’opera di Melotti sono l’architettura dei Greci, la pittura di Piero della Francesca e la musica di Bach, massimi esempi di “arte esatta” e di “una forma mentismatematica”, che l’artista e scultore traduce in opere dapprima rigorose e astratte, più tardi percorse da elementi narrativi, in una continua ricerca di una dimensione leggera e luminosa.

in precedenza, la prima istituzione bancaria cittadina, Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia (oggi Intesa Sanpaolo), ha collezionato a partire dalla fine degli anni Settanta. L’attenzione all’arte e, più nello specifico, all’arte contemporanea ha da sempre contraddistinto la politica di valorizzazione del territorio che le

due istituzioni hanno portato avanti negli anni.

In visita nasce proprio con l’obiettivo di proseguire questo impegno e di allargarne gli orizzonti. Questo progetto espositivo a cadenza semestrale prevede l’esposizione temporanea di una o più opere d’arte di ambito nazionale e

Left, Installation view, In visita, ©photo Lorenzo Marianeschi, Courtesy of Pistoia Musei. Opposite a Right, Fausto Melotti , Milan, 1976. Photo by Aurelio Amendola. Courtesy of Aurelio Amendola Archives, Pistoia.

Pistoia Musei guarda con grande attenzione agli artisti che hanno caratterizzato il secolo scorso. Come nasce l’idea di un’esposizione dedicata alle opere di Fausto Melotti?

Una delle sedi museali di Pistoia Musei, Palazzo de’ Rossi, ospita Collezioni del Novecento: una selezione dell’ingente patrimonio artistico che Fondazione Caript e,

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In alto, il talk di inaugurazione con Eva Fabbris, Exhibition Curator, Fondazione Prada e Pier Paolo Tamburelli, Docente di Teoria del Progetto, Politecnico di Vienna

Above, the inauguration talk with Eva Fabbris, Exhibition Curator, Fondazione Prada and Pier Paolo Tamburelli, Professor of Design Theory, Vienna Polytechnic

internazionale all’interno del percorso permanente di Collezioni del Novecento. L’intento è di creare momenti di approfondimento e confronto su autori, temi e correnti culturali del secolo scorso e di quello attuale, proponendosi anche di attivare relazioni e collaborazioni con altre istituzioni e musei in Italia e all’estero. Questa prima edizione, realizzata in collaborazione con la Fondazione Fausto Melotti di Milano, accoglie due preziose Kore dell’artista, prende spunto dalla ricollocazione della scultura in pietra Pomona di Marino Marini (1945, collezione Intesa Sanpaolo), al centro del nuovo percorso espositivo curato dalla dottoressa Annamaria Iacuzzi e inaugurato lo scorso maggio.

Uno stile, quello di Melotti, che muta negli anni, seguendo però sempre una sua personalissima ricerca, tesa ad articolare lo spazio secondo ritmi dal sapore musicale, esaltando il suo particolare amore per la poesia dei materiali. Dottoressa Iacuzzi, che tipo di opere potranno ammirare i visitatori della mostra e perché sono state scelte?

Il criterio che ha orientato le nostre scelte è stato tematico: ci sembrava infatti che le preziose sculture in ceramica, Kore, eseguite da Fausto Melotti tra il 1949 e il 1952, potessero proporre una riflessione stimolante sulla permanenza del mito nell’arte

del Novecento. Il dialogo con Pomona di Marini interessa anche il piano delle scelte della forma e dei materiali, condotte in maniera diametralmente opposta dai due artisti. Melotti, appassionato interprete della mitologia greca, sembra ricercare con Kore una forte stilizzazione dei dati anatomici femminili mentre lo scultore pistoiese enfatizza le forme generative femminili di Pomona. Melotti giunge a questa elaborazione alla fine degli anni Quaranta, in un momento di profonda crisi, in cui il pubblico e il mercato sembrano non apprezzarne le ricerche di estrema astrazione. Questa fase della produzione ceramica, che si svolge fino al 1961, appare oggi come uno degli ambiti espressivi più liberi e sperimentali dell’artista. In definitiva l’elaborazione formale e materica delle sculture in ceramica di Kore può essere letta in una linea di continuità con quella ricerca su leggerezza e fragilità che caratterizza la scultura della maturità e della fama internazionale dell’artista.

Con il lavoro di Pistoia Musei, la nostra città oggi è accanto a Firenze, Roma, Venezia ma anche a New York, Londra, Zurigo, Francoforte e Parigi, tutte grandi città che hanno dedicato all’artista trentino mostre personali e collettive.

Credo che Pistoia abbia grandi potenzialità e possa ambire ad affermarsi come luogo di cultura e di arte, soprattutto se riuscirà a potenziare le sue eccellenze ‘particolari’ in un sistema virtuoso di rete per offrire esperienze di conoscenza innovative e di qualità.

Se parliamo di musei, il Simup (Sistema museale pistoiese) – che riunisce i Musei Civici di Pistoia, Pistoia Musei, i Musei Civici e il Museo della Carta di Pescia – è un primo passo in questo senso. Credo anche che il potenziamento delle tecnologie digitali potrà contribuire a esplorare nuove strade nella valorizzazione e educazione al patrimonio, puntando anche a una crescita dell’audience e alla conquista di un vasto pubblico nazionale e internazionale. Per Pistoia Musei il mio impegno è di proseguire un programma espositivo ambizioso con l’obiettivo di avvicinare un pubblico sempre più ampio al ricco patrimonio del territorio e al multiforme mondo dell’arte, con un occhio di riguardo ai temi della contemporaneità. ☜

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Dottoressa Preti, come direttrice di Pistoia Musei e coordinatrice scientifica del Simup, di recente costituzione, come vedete il futuro di Pistoia nel panorama artistico/culturale nazionale e internazionale?

Palazzo de’ Rossi, Collections of the Twentieth Century

In visita. Fausto Melotti

Interview with Monica Preti, Director of Pistoia Musei, Collections of the Twentieth Century, and Annamaria Iacuzzi, Curator, Pistoia Musei

The artist, writer, and theorist Fausto Melotti was one of the leading figures of the 20th-century Italian and Milanese cultural scene. After earning a degree in electrical engineering from the Polytechnic University of Milan, Melotti decided to devote his life to sculpture. For more than 50 years, his art intertwined with that of the greatest artists, intellectuals, architects, and designers of his time: from Fortunato Depero to Lucio Fontana, from Gio Ponti to Italo Calvino.

Melotti’s work was guided by the principles of Greek architecture, Piero della Francesca’s painting, and Bach’s music. The artist/sculptor then used these utmost examples of “exact art” and of “a mathematical forma mentis” to translate them into initially abstract and severe works. Later, they were crisscrossed by narrative elements in a continuous search for a weightless, luminous dimension.

A destra Studio di Fausto Melotti in via Leopardi a Milano, primi anni cinquanta.

Foto di Giorgio Casali. Fondazione Fausto Melotti, Milano, Courtesy Hauser & Wirth

Right, Fausto Melotti’s studio on Via Leopardi in Milan, early 1950s. Photo by Giorgio Casali. Fondazione Fausto Melotti, Milan, Courtesy of Hauser & Wirth

Pistoia Musei has been closely examining the artists who shaped the last century. So how did the idea for an exhibition dedicated to the works of Fausto Melotti come about?

One of Pistoia Musei’s museums, Palazzo de’ Rossi, houses Collections of the Twentieth Century. This selection represents the considerable artistic heritage that the Fondazione Caript and, previously, the city’s first banking institution, Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia (now Intesa Sanpaolo), have collected since the late 1970s. Attention to art and, more specifically, to contemporary art has always marked the policy of promoting the local area pursued by the two institutions over the years.

In visita was created with the express purpose of continuing this commitment and broadening its horizons. This project calls for a temporary exhibition every six months of one or more works of nationally and internationally significant art from the Collections of the Twentieth Century’s permanent program. The intent is to create opportunities for in-depth analysis and comparison of artists, themes, and cultural currents from the last century up to the present. In addition, it has set out to foster relationships and partnerships with other institutions and museums in Italy and abroad. This first show was produced in collaboration with the Fondazione Fausto Melotti in Milan, displaying two of the artist’s priceless Kore. It has taken its cue from the relocation of Marino Marini’s stone sculpture Pomona (1945), the centerpiece of the new exhibition curated by Dr. Annamaria Iacuzzi and inaugurated last May.

Melotti’s style changed over the years but always followed his artistic exploration, tending to articulate space according to rhythms suggestive of music, extolling his particular love for the poetry of materials. So, Dr. Iacuzzi, what kind of works will visitors to the exhibition be able to see, and why were they chosen?

A thematic criterion guided our choices. Indeed, the exquisite ceramic Kore sculptures, completed by Fausto Melotti between 1949 and 1952, could offer a thought-provoking reflection on a persistent myth in twentieth-century art. The conversation with Marini’s Pomona also involves the plane of the form and the chosen materials, handled in diametrically opposite ways by the two artists. A passionate interpreter of Greek mythology, Melotti appeared to seek out strongly stylized female anatomical details with the Kore, while the Pistoiese sculptor emphasized

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Fausto Melotti, Kore, ca 1950-1960—foto: Giorgio Casali.

Fondazione Fausto Melotti, Milan, courtesy of Hauser & Wirth

Fausto Melotti, Kore , ca 1950-1960—Photo: Giorgio Casali.

Fondazione Fausto Melotti, Milan, courtesy of Hauser & Wirth

Pomona’s generative female forms. Melotti arrived at this process at the end of the 1940s, a time of profound crisis when neither the public nor the market seemed to appreciate his extremely abstract artistic explorations. Today this ceramic production phase, which continued until 1961, has emerged as one of the artist’s most openly experimental areas of expression. Ultimately, the formal and material development of the Kore ceramic sculptures can be interpreted seamlessly with a study of the weightlessness and fragility exemplifying the artist’s later sculptures and his international fame.

Through Pistoia Musei’s labors, our city today is next to Florence, Rome, Venice, New York, London, Zurich, Frankfurt, and Paris—all major cities that have dedicated solo and group exhibitions to this artist from Trentino. So, Dr. Preti, as director of Pistoia Musei and coordinator of the recently established Simup, how do you see Pistoia’s future on the artistic/cultural scene nationally and internationally?

I believe Pistoia has tremendous potential and can become known as a home to culture and art, mainly if it develops its “special” qualities in a virtual network system by offering innovative and superior knowledge experiences. If we’re talking about museums, Simup (Pistoia Museum System)—a union of Pistoia’s Civic Museums, Pistoia Musei, and Pescia’s Civic Museums and Paper Museum— marks the first step in this direction. I also believe that building up digital technologies will contribute to exploring new approaches to heritage appreciation and education, audience growth, and acquiring extensive national and international audiences. For Pistoia Musei, I’m committed to continuing an ambitious exhibition program that attracts an ever larger audience, drawing them to the area’s rich heritage and multifaceted art world while also focusing on contemporary issues. ☜

Fausto Melotti: una vita per l’arte

Fausto Melotti nasce a Rovereto (Trento) l’8 giugno 1901. Nel 1918 si iscrive alla facoltà di Fisica e Matematica dell’Università di Pisa, corso di studi che proseguirà al Politecnico di Milano, dove nel 1924 si laurea in ingegneria elettrotecnica. In questi anni consegue il diploma di pianoforte e intraprende lo studio della scultura a Torino, presso lo scultore Pietro Canonica. Nel 1928 si iscrive all’Accademia di Brera di Milano, dove è allievo di Adolfo Wildt, insieme a Lucio Fontana, con il quale stringe un lungo sodalizio. Nel 1932 accetta l’incarico da parte della Scuola artigianale di Cantù per un corso di plastica moderna. Nel 1935 viene pubblicato “Kn” di Carlo Belli, cugino di Fausto Melotti. Questo testo, che viene definito da Kandinskij “ il Vangelo dell’arte astratta” costituisce l’elaborazione teorica delle sperimentazioni degli artisti astratti che insieme a Belli e a Melotti, si confrontavano al Bar Craya di Milano. Nel 1935 infatti aderisce al movimento “ Abstraction-Création”, fondato a Parigi nel 1931 da Van Doesburg, Seuphor, Vantongerloo con lo scopo di promuovere e diffondere l’opera degli artisti non figurativi. Nello stesso anno insieme al gruppo degli astrattisti milanesi partecipa alla prima mostra collettiva di arte astratta nello studio di Casorati e Paolucci a Torino ed espone a Milano alla galleria del Milione in una sua personale sculture di ispirazione rigorosamente contrappuntistica. La sua prima esposizione non ha riscontro in Italia, ma riceve attenzione in Francia grazie a Léonce Rosenberg e in Svizzera dove nel 1937 consegue il Premio internazionale La Sarraz. Nello stesso anno, in occasione della VI Triennale di Milano, crea per la Sala della Coerenza disegnata dallo studio B.B.P.R.(Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers) un’operachiave, la Costante Uomo. Dodici sculture scandiscono ritmicamente lo spazio in un progetto che armonizza colore, parola e piani, in una compiuta installazione ambientale. Dal 1941 al 1943 vive a Roma, dove partecipa al progetto di Figini e Pollini per il Palazzo delle Forze armate e nel frattempo realizza disegni, dipinti e compone poesie che con il titolo “Il triste Minotauro” saranno pubblicate da Giovanni Scheiwiller nel

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ZOOM

1944. Nel dopoguerra si dedica alla ceramica e raggiunge, attraverso una tecnica raffinatissima, un’altissima qualità riconosciuta dai numerosi premi ricevuti tra i quali il Gran Premio della Triennale nel 1951, dalla medaglia d’oro di Praga e da quella di Monaco di Baviera. Si approfondisce in questo periodo un profondo legame professionale e umano con Giò Ponti con il quale collabora in due grandi progetti per la Villa Planchart a Caracas (1956) e la Villa Nemazee a Teheran (1960). Nel 1967 espone alla Galleria Toninelli di Milano numerose sculture di nuova ispirazione. Da qui ha inizio una serie di mostre in Italia e all’estero che lo porterà rapidamente al successo e permetterà al pubblico di conoscere la sua attività poliedrica: dalle sculture ai bassorilievi, dai teatrini alle opere su carta, alle ceramiche. Nel 1974 Adelphi pubblica una raccolta di scritti e poesie intitolata “Linee “che vince il Premio Diano Marina nel 1975. Nel 1979 viene presentata a Palazzo Reale a Milano una mostra personale antologica e nel 1981 Firenze gli dedica una grande retrospettiva al Forte Belvedere. In occasione della mostra fiorentina Italo Calvino scrive “Gli effimeri” un testo dedicato all’opera omonima che così descrive: “Una partitura d’ideogrammi senza peso come insetti acquatici che sembrano volteggiare su di una spalliera d’ottone schermata da un filo di garza”. Firenze, Roma, Venezia ma anche New York, Londra, Zurigo, Francoforte e Parigi gli dedicano ampie mostre personali e collettive. Melotti muore a Milano il 22 giugno 1986 e nello stesso mese la 42° Biennale di Arti Visive di Venezia gli conferisce il Leone d’oro alla memoria.

Fausto Melotti: a life for art

Fausto Melotti was born on 8 June 1901 in Rovereto (Trento). In 1918, he enrolled in the Faculty of Physics and Mathematics at the University of Pisa, a course of study that he continued at the Polytechnic University of Milan, where he graduated in electrical engineering in 1924. During those years, he obtained a diploma in piano and began studying sculpture in Turin with the sculptor Pietro Canonica. In 1928, he enrolled at the Brera Academy in Milan, where he and Lucio Fontana, with whom he forged a long friendship, were students of Adolfo Wildt. In 1932, he accepted an assignment from the Cantù Craft School for a course in modern plastic.

In 1935, Carlo Belli, Fausto Melotti’s cousin, published “Kn”, which Kandinsky considered “the Gospel of abstract art”.

It formed the theoretical development of the experiments by abstract artists who, along with Belli and Melotti, were debating each other at Bar Craya in Milan. Moreover, in 1935, he joined the Abstraction-Création movement, founded in Paris in 1931 by Van Doesburg, Seuphor, and Vantongerloo to promote and disseminate works by non-figurative artists. That same year, together with a group of Milanese abstractionists, he participated in the first group exhibition of abstract art in Casorati and Paolucci’s Turin studio. Also, he exhibited one of his sculptures of severely contrapuntal inspiration at Milan’s Galleria del Milione. His first

Particolare di due opere di Melotti - Foto Daniele De Lonti.

Courtesy Pistoia Musei - Elaborazione grafica Lorenzo Cappelli (Metilene)

Detail of two works by Melotti—Photo by Daniele De Lonti.

Courtesy of Pistoia Musei—Graphics processing, Lorenzo Cappelli (Metilene)

exhibition was unsuccessful in Italy but received attention in France, thanks to Léonce Rosenberg, and in Switzerland, where he won the La Sarraz International Prize in 1937. That same year, at the VI Milan Triennale, he created a major work, the Costante Uomo, for the Sala della Coerenza designed by B.B.P.R.(Banfi, Belgiojoso, Peressutti, and Rogers). Twelve sculptures rhythmically mark the space in a design that harmonizes color, words, and planes in a consummate environmental installation. From 1941 to 1943, he lived in Rome, where he participated in Figini and Pollini’s project for the Armed Forces Building. In the meantime, he continued to draw, paint, and compose poems under the title “Il triste Minotauro”, published by Giovanni Scheiwiller in 1944. In the postwar period, he devoted himself to ceramics, using a highly refined technique to achieve a very high quality, for which he received numerous awards, including the Grand Prize of the 1951 Triennale and gold medals in Prague and Munich. He formed a profound professional and human bond with Giò Ponti during this period, joining forces on two large projects: the Villa Planchart in Caracas (1956) and the Villa Nemazee in Tehran (1960). In 1967, he exhibited several newly inspired sculptures at Galleria Toninelli in Milan. This period marked the beginning of a series of exhibitions in Italy and abroad that quickly brought him success and gave the public an opportunity to become acquainted with his eclectic works: from sculptures to bas-reliefs, from small theaters to works on paper and ceramics. In 1974, Adelphi published a collection of writings and poems entitled “Linee”, which won the Diano Marina Prize in 1975. A solo anthological exhibition in 1979 was presented at the Palazzo Reale in Milan. Likewise, Florence dedicated a major retrospective exhibition to him in 1981 at Forte Belvedere. To mark the Florentine show, Italo Calvino wrote “Gli effimeri”, an essay devoted to the work of the same name, describing it as follows: “A composition of weightless ideograms like aquatic insects that seem to twirl on a brass back shielded by a thread of gauze”. Florence, Rome, Venice, New York, London, Zurich, Frankfurt, and Paris dedicated extensive solo and group exhibitions to Melotti. Melotti died in Milan on 22 June 1986. That same month, the 42nd Venice Biennale of Visual Arts awarded him the Golden Lion in

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Riqualificazione urbana

L’arte di Moneyless colora il playground

Al giardino di via Palarciano a Montemurlo, l’artista Moneyless ha trasformato il campetto da basket nel playground più grande della Toscana con oltre 1000 mq dipinti Foto Comune di Montemurlo

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Nella pagina accanto una suggestiva foto dall’alto che mostra come è diventato il Playground dopo il lavoro dell’artista. Contestualmente è stato riqualificato anche il Giardino di via Palarciano, grazie alla collaborazione di Giorgio Tesi Group.

On the opposite page is a striking photo showing the Playground with the artist’s work completed. The Via Palarciano garden was also renovated through the Giorgio Tesi Group’s generosity.

L’artista Teo Pirisi, in arte Moneyless, ha realizzato una splendida decorazione di riqualificazione sul terreno del campo da basket del giardino di via Palarciano a Oste, un’opera che è diventata il più grande intervento di Street Art su playground della Toscana. I lavori, voluti dal Comune di Montemurlo per trasformare il parco nel centro di Oste in un’opera d’arte contemporanea piena di forme e colori, prevedono oltre mille metri quadrati di superficie dipinta e promettono di dare nuova vitalità a questo luogo d’incontro e di condivisione.

«Quando mi viene chiesto di rigenerare un’area – ha detto l’artista – cerco di apportare nel contesto pubblico un contributo attraverso la mia estetica minimale. Il nome Moneyless è strettamente legato al mio modo di fare, lontano dal consumo incessante del mondo contemporaneo, la semplicità e l’essenza sono i valori che inseguo. La società è ridondante di immagini e suoni, un gran caos che finisce per non comunicare niente. La povertà nell’essenzialità di una forma è per me una vera ricchezza, rappresenta il silenzio che fa riaffiorare il pensiero».

Il progetto è stato realizzato dall’Associazione stART-Open youreyes, curato da Gian Guido Grassi sostenuto da MAPEI

e con il patrocinio di ANCoS Confartigianato. «Siamo davvero molto soddisfatti di come questo giardino si sia trasformato grazie alle geometrie e ai colori di Moneyless – queste le parole dell’Amministrazione – e certamente si tratta dell’inizio di un cammino per una nuova Oste a colori, piena di arte, bellezza. Non vediamo l’ora di inaugurare questo spazio e di consegnarlo ai ragazzi della frazione che, ci auguriamo, lo

possano vivere al meglio». Importanti gli obiettivi che questo progetto vuole raggiungere: city beautification (arte come espressione pubblica di bellezza al servizio di tutti), rigenerazione urbana (vincere il degrado e l’anonimato della zona), partecipazione attiva della comunità (con un forte impatto sociale soprattutto per i giovani e il coinvolgimento delle società sportive) e attrazione turistica. ☜

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L’arte di Teo Pirisi Moneyless MENO È DI PIÙ

Moneyless (Teo Pirisi), nato a Milano nel 1980 e cresciuto a Lucca, si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Carrara in Multimedia e ha successivamente conseguito la specializzazione in Comunicazione e Design all’ISIA di Firenze.

Affonda le sue radici nella scena dei graffiti anni ‘90 ma abbandona presto il writing spogliando le lettere dalla presenza alfabetica per concentrarsi sulla purezza della forma e sullo studio della geometria come elemento essenziale di origine, comprensione e costituzione materiale della natura stessa. Il forte richiamo alla libertà personale e all’astrazione lo hanno portato a una costante e coerente sperimentazione arrivando a rompere i solidi platonici e le forme circolari per disperderle nello spazio come “linee”, “rotazioni”, “movimenti”, “frammentazioni” o “fuochi d’artificio”: è riuscito così a creare uno stile unico e ben riconoscibile che lo ha portato a essere identificato fra i pionieri e maestri del muralismo astrattista in Italia. Moneyless è oggi tra i più importanti artisti urbani internazionali con opere

realizzate su palazzi e in contesti pubblici di tutti i continenti; è entrato in prestigiose collezioni pubbliche e private e ha esposto in gallerie e in spazi museali in Italia e nel mondo; ricordiamo fra le mostre collettive Cross the Street al Macro, On the Wall al Palazzo Collicola di Spoleto, Abstracta da Balla alla Street art al Museo Gagliardi di Noto, Relazioni estetiche alla Reggia di Caserta e fra quelle personali Wall painting collateral for Adidas, Transparency, Papers teller e Per aspera ad astra (Soze Gallery, Los Angeles), 2008-2018: tesi e ipotesi (Galleria Doppelgaenger, Bari), Antipodi duo show with 108 (Dinamica Gallery, Buenos Aires), Fragmentations (BC Gallery, Berlin), Tornando (White walls, San Francisco), Omnia mundamundis (fortino Forte dei Marmi). Nel 2019 gli è stata dedicata la mostra retrospettiva “Moneyless – l’alchimista geometrico dell’arte urbana” a Palazzo delle Esposizioni della Fondazione Banca del Monte di Lucca, della quale è stato pubblicato anche il suo libro ragionato, che ne ripercorre la carriera fino ad oggi.

The art of Teo Pirisi Moneyless LESS IS MORE

Moneyless (Teo Pirisi) was born in Milan in 1980 but raised in Lucca. He graduated from the Academy of Fine Arts in Carrara with a degree in Multimedia, and later majored in Communication and Design at ISIA in Florence. His early roots were in the 1990s graffiti scene. However, he soon abandoned writing, stripping the letters away from their alphabetical representations to focus on the purity of form and the study of geometry as an essential part of nature’s source, understanding, and material constitution. This potent appeal for personal freedom and abstraction led him to constant and consistent experimentation to the point of smashing Platonic solids and circular shapes, dispersing them into space as “lines”, “whirls”, “movements”, “fragmentations”, or “fireworks”. He created a unique, highly recognizable style that puts himself among the pioneers and masters of abstractionist muralism in Italy. Today Moneyless is one of the most important international urban artists, with works created on buildings and in public settings on all the

continents. He has become part of prestigious public and private collections in addition to exhibiting in galleries and museum spaces in Italy and worldwide. His group exhibitions have included Cross the Street at the Macro, On the Wall at Palazzo Collicola in Spoleto, Abstracta da Balla alla Street art at Museo Gagliardi in Noto, and Relazioni estetiche at Reggia di Caserta. His solo exhibitions include Wall painting collateral for Adidas, Transparency, Papers teller, and Per aspera ad astra (Soze Gallery, Los Angeles), 2008-2018: tesi e ipotesi (Doppelgaenger Gallery, Bari), Antipodi duo show with 108 (Dinamica Gallery, Buenos Aires), Fragmentations (BC Gallery, Berlin), Tornando (White Walls, San Francisco), Omnia mundamundis (Il Fortino, Forte dei Marmi). In 2019, a retrospective exhibition, “Moneyless— l’alchimista geometrico dell’arte urbana” was dedicated to him at the Fondazione Banca del Monte di Lucca’s Palazzo delle Esposizioni, of which his catalogue raisonné, which traces his career up to the present, was also published.

www.moneyless.it
ZOOM 68 NATURART | DICEMBRE 2022
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Environmental Revitalization

Moneyless’s art decorates the playground

The artist Moneyless transformed the basketball court in the garden on Via Palarciano in Montemurlo, into Tuscany’s largest playground, painting more than 1,000 square meters

The artist Teo Pirisi, a.k.a. Moneyless, has created a stunning decorative revitalization of the basketball court area in the garden on Via Palarciano in Oste, becoming the biggest street art installation on a playground in Tuscany. The work was commissioned by the City of Montemurlo to transform the park in the center of Oste into a contemporary artwork filled with shapes and colors. The painted surface covers over a thousand square meters

and promises new vitality to this shared common meeting space.

“When I’m asked to revitalize an area”, said the artist, “I try to contribute to the public setting through my minimal aesthetic. -The name Moneyless is closely related to my way of doing things. The simple and essential values I pursue are far from the contemporary world’s incessant consumption. Society is overflowing with images, sounds, and a great deal of confusion that ends up communicating nothing. Poverty in the essentiality of a form is a real richness for me. It represents the silence that makes thought re-emerge.”

The project was carried out by the association stART–Open youreyes, supervised by GianGuido Grassi, supported by MAPEI, and sponsored by ANCoS Confartigianato.

As stated by the local government, “We are quite pleased with how this garden has been transformed through the patterns and colors used by Moneyless. Undoubtedly. It is certainly the beginning of a journey for a new Oste in color, full of art and beauty.

We look forward to inaugurating this space and handing it over to the local children who, we hope, will experience

it to the fullest.” This project has set its sights on achieving important goals: city beautification (art as a public expression of beauty for everyone), urban revitalization (overcoming the area’s deterioration and anonymity), active community participation (with significant social impact, especially for young people and the involvement of sports clubs), and a tourist attraction. ☜

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Un importantissimo intervento di riqualificazione ambientale che ha visto trasformare il parco nel centro di Oste in un’opera di Street Art piena di forme e colori e che promette di dare nuova vitalità a questo luogo d’incontro e di condivisione.

A very important environmental renovation transformed this park in the center of Oste into a colorful, shape-filled work of street art that promises to bring new vitality to this community meeting place.

Cultura

Quel poema che ispirò Giacomo Leopardi

Niccolò Forteguerri (16741735) iniziava nella sua villa di Pontelungo il poema eroicomico il “Ricciardetto”, che ebbe lettori illustri: da Ugo Foscolo a Carlo Collodi, passando per Giacomo Leopardi

Nella storia della cultura pistoiese che è riuscita ad avere anche una rilevanza nazionale, Niccolò Forteguerri è stato quasi completamente dimenticato. Eppure la figura di questo sacerdote, diviso tra Pistoia (dove nasce il 6 novembre 1674) e Roma (dove muore il 17 febbraio 1735), merita di essere ricordata e studiata. Niccolò Forteguerri (da non confondere con l’omonimo cardinale, appartenente alla stessa casata pistoiese e vissuto nel 1400) ha condotto, per molti aspetti, una doppia esistenza. Da una parte quella legata agli impegni –necessari per vivere – nella Curia romana: un’esistenza caratterizzata da periodi di ‘fortuna’ ma anche da fasi di maggiore emarginazione e di ostilità da parte di alcuni pontefici; dall’altra parte quella trascorsa a Pistoia, nella sua villa di Pontelungo, che domina ancora oggi il paesaggio circostante, dove si ritirava soprattutto nei mesi estivi. La sua doppia vita corrisponde anche a due aspetti molto distanti della sua opera: il Forteguerri prelato ufficiale è colui che, per esempio, legge la dotta orazione funebre in latino in occasione dei solenni funerali di papa Innocenzio XII; il Forteguerri nascosto, che rivela il suo volto al tempo stesso malinconico e ironico solo agli amici, è colui che, appena libero dagli impegni della Curia, scrive migliaia di versi, che compongono i “Capitoli” e il poema eroicomico intitolato il “Ricciardetto”.

Quando Niccolò Forteguerri muore, il grande pubblico conosce di lui esclusivamente il volto serio del prelato romano. La sua traduzione delle commedie di Terenzio viene stampata proprio nei giorni in cui si conclude il suo cammino terreno; ma, soprattutto, i “Capitoli” e il “Ricciardetto” saranno editi postumi. Anche questo aspetto rende la figura del Forteguerri particolarmente interessante: la parte più importante della sua opera letteraria, quella alla quale dedica ogni momento libero e quella nella quale si esprime con libertà e autenticità, non diventa patrimonio pubblico mentre è in vita, ma sarà conosciuta solamente dopo la sua scomparsa: la prima edizione del “Ricciardetto” è infatti del 1738, mentre i “Capitoli” inizieranno ad essere stampati a partire dal 1765. Questi ultimi, indirizzati soprattutto all’abate Liborio Venerosi, canonico di San Prospero, e, in maniera più occasionale, a nobili pistoiesi e ad amici romani, sono testi poetici dominati dalla denuncia della corruzione e dell’ipocrisia che dilagano nella corte papale, dall’elogio della vita appartata e di campagna, dalla riflessione sulla caducità dei beni terreni sui quali gli uomini concentrano le loro attenzioni, dal tema del tempo che fugge inesorabile. Il “Ricciardetto” è invece un poema eroicomico, composto da 3071 ottave, che riprende la tradizione dei poemi epico cavallereschi, riscrivendola con ironia.

Forteguerri inizia a comporre il “Ricciardetto” nell’autunno del 1716. Si racconta che in una serata trascorsa con gli amici nella villa di Pontelungo, a chi riteneva che fosse assai complicato scrivere un poema sul modello dell’“Orlando furioso” di Ludovico

Ariosto, Forteguerri rispondesse che l’impresa era tutt’altro che proibitiva e che ne avrebbe iniziato uno, leggendo via via agli amici gli episodi inventati e ispirati da una Musa paragonata a una “rozza villanella”. Al di là della veridicità di questa informazione, resta il fatto che il poema diventa, in ogni momento libero, l’occupazione più importante del Forteguerri, il suo rifugio, la sua isola felice, il territorio (poetico) nel quale rifugiarsi dalle delusioni della vita quotidiana e dalle tensioni della curia romana. La chiave con la quale riprende la storia della lotta tra cristiani e musulmani è, appunto, quella comica. Personaggi resi illustri dai suoi predecessori, e soprattutto da Ariosto, tornano sulla scena, ma hanno perso definitivamente la loro eroicità: Orlando, solo per fare un esempio, riacquista il senno non dopo che Astolfo è andato sulla luna a recuperare il suo cervello, ma dopo un periodo trascorso a pane e acqua e dopo una solenne scarica di legnate; Rinaldo combatte con un rospo gigante che lo inghiotte con tanto di cavallo: il paladino esce dalla parte posteriore del corpo del mostro, puzza di letame e fa scappare le gentili damigelle che vorrebbe corteggiare. Oltre a riscrivere la storia di personaggi già presenti nei poemi eroicomici del passato, Forteguerri prosegue le vicende e introduce nuovi protagonisti: alla morte di Carlo Magno, è Ricciardetto a prendere il suo ruolo di capo dei cristiani, mentre i figli di Orlando e di Rinaldo (Orlandino e Rinalduccio) sostituiscono i genitori sulla scena; tra gli alleati dei musulmani aggiunge anche i Lapponi, piccoli di statura, il cui nome fa rima con “capponi”: colpiscono infatti nelle parti basse i cavalieri cristiani,

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Testo Giovanni Capecchi

Niccolò Forteguerri iniziò a comporre “Il Ricciardetto” nell’autunno del 1716. Il poema ispirò addirittura Giacomo Leopardi che lo antologizzò nel 1828 scegliendone 5 passi che inserì nell’antologia che stava preparando per l’editore Stella di Milano.

Niccolò Forteguerri began composing “Il Ricciardetto” in the fall of 1716. The poem even inspired Giacomo Leopardi, who, in 1828, selected extracts with the choice of five passages he included in the anthology prepared for the Milanese publisher Stella.

rispedendoli castrati a Parigi. Impossibile ripercorrere le vicende raccontate nel “Ricciardetto” nello spazio breve di un articolo. Impossibile anche accennare alle fonti del poema, che – a parte l’Ariosto – sono numerose. Un’ultima cosa, però, merita di essere ricordata a proposito di questo volume: e cioè che ebbe lettori illustri. Tra questi ci limitiamo a ricordarne tre: Ugo Foscolo, che rammentava il volume in un articolo pubblicato nel 1819 sulla “Quarterly Review”, Carlo Collodi (che forse trae spunto anche dal “Ricciardetto” per l’episodio di Pinocchio e Geppetto nel ventre del Pescecane) e Giacomo Leopardi, che fa riferimento al Forteguerri in due passi dello “Zibaldone” ma che, soprattutto, lo antologizza nella sua “Crestomazia poetica” (1828). Scegliendo cinque passi da inserire nell’antologia che andava componendo per l’editore milanese Stella, Leopardi attingeva in quattro casi al “Ricciardetto” e in un caso ai “Capitoli”. E la sua attenzione si soffermava sui passaggi più lirici e riflessivi, che non mancano nel poema eroicomico e nelle altre composizioni forteguerriane: sui passi, cioè, più vicini (e veramente vicini) alle considerazioni sulla vita umana che il poeta di Recanati andava elaborando. Ma c’è di più. Non solo Leopardi leggeva Forteguerri e proponeva una scelta dei suoi versi ai lettori italiani, ma restava anche influenzato da alcune immagini ed espressioni che trovava nei componimenti del prelato. Tanto che, come abbiamo più diffusamente documentato in un saggio pubblicato su “Studi e problemi di critica testuale” (dicembre 2022), alcuni versi di celebri canti leopardiani, come “Il sabato del villaggio”, sono debitori proprio nei confronti del “Ricciardetto”. ☜

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Sopra, una cartolina d’epoca della meravigliosa Villa Forteguerri di Spazzavento, che ancora oggi domina il paesaggio, dove il poeta e scrittore passava soprattutto i mesi estivi.

Above, a vintage postcard of the marvelous Forteguerri Villa in Spazzavento. It still dominates the landscape and is where the poet/writer mainly spent his summers.

Culture

The Poem that Inspired Giacomo Leopardi

Niccolò Forteguerri (16741735) began his mock-heroic poem the “Ricciardetto” at his Pontelungo villa. Its illustrious readers have ranged from Ugo Foscolo to Carlo Collodi, by way of Giacomo Leopardi

Niccolò Forteguerri has been almost entirely forgotten by that part of Pistoia’s cultural history that has become important nationally. However, the figure of this priest, split between Pistoia (where he was born on 6 November 1674) and Rome (where he died on 17 February 1735), deserves to be remembered and studied. In many respects, Niccolò Forteguerri (not to be confused with the cardinal of the same name, who belonged to the same Pistoiese lineage and lived in the 1400s) led a double existence.

Although his commitments—necessary to make a living— in the Roman Curia were linked to an existence marked by “lucky” periods, there was also more marginalization and hostility by some pontiffs. In contrast, he spent time in Pistoia, in Pontelungo, at the villa that still dominates the surrounding countryside, and where he retired, especially during the summer months. His double life also corresponded to two very distinct aspects of his work. As an official prelate, Forteguerri was the one who, for example, read the learned funeral oration in Latin at Pope Innocent XII’s solemn funeral. The hidden Forteguerri, whose melancholic and ironic face was revealed only to his friends, was the one who, once free from his curial commitments, wrote thousands of poems, made up of

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“Capitoli” and the mock-heroic poem “Ricciardetto”.

When Niccolò Forteguerri died, the general public knew him solely as the severe-faced Roman prelate. His translation of Terence’s comedies was printed in the very period that his earthly journey was ending. However, the “Capitoli” and “Ricciardetto” were published posthumously—an aspect that makes Forteguerri’s figure particularly interesting. The most important part of his literary work, to which he devoted every free moment and expressed himself freely and sincerely, did not become public property while he was alive. It only became known after his death. The first edition of “Ricciardetto” is dated 1738, while the “Capitoli” was first printed in 1765. The latter was addressed chiefly to Abbot Liborio Venerosi, canon of San Prospero, and more infrequently to the Pistoiese nobles and Roman friends. The poems are dominated by denunciations of the papal court’s corruption and rampant hypocrisy, praise for a secluded life in the countryside, reflections on the transience of those earthly goods on which men focus their attentions, and the theme of time fleeing inexorably. Instead, “Ricciardetto” is a mock-heroic tale composed of 3071 octaves, which continued the tradition of chivalric epic poems while mockingly rewriting it. Forteguerri began composing “Il Ricciardetto” in the fall of 1716. The story goes that, one evening at Forteguerri’s villa in Pontelungo, some of his friends thought it was rather complicated to write a poem modeled on Ludovico Ariosto’s “Orlando furioso”; to whom he replied that the undertaking was anything but inhibitory. So he began writing, gradually reading to his friends the invented episodes inspired by a muse compared to a “common villanelle”. Nevertheless, beyond the veracity of this detail, the fact remained that whenever he had a spare moment, the poem became Forteguerri’s most important occupation, his refuge, his paradise, the (poetic) land where he took refuge from the disappointments of daily life and the tensions of the Roman Curia. He used a comic key to tell the story of the struggle between Christians and Muslims. The characters his predecessors, especially Ariosto, had made famous returned to the scene despite undeniably having lost their heroic aspect. For example, Orlando regains his wits, not after Astolfo has gone to the moon to get his brains back, but after a period spent on bread and water and a solemn thrashing. Rinaldo

fights a giant toad that swallows him and a horse. The paladin emerges from the back of the monster’s body, and, reeking of manure, he scares away the gentle damsels he would like to court.

In addition to rewriting the story of characters already present in mockheroic poems of the past, Forteguerri continued the events and introduced new protagonists. Upon Charlemagne’s death, Ricciardetto takes over as leader of the Christians, while Orlando’s and Rinaldo’s sons (Orlandino and Rinalduccio, respectively) replace their fathers on the scene. He also adds to the Muslims’ allies, the small-statured Lapps—whose Italian name (Lapponi) rhymes with “capponi” (capons)—who strike the Christian knights in the nether regions, sending them castrated back to Paris.

It is impossible to cover the events recounted in “Ricciardetto” in the short space of an article or even mention—apart from Ariosto—the poem’s numerous sources. However, one last thing about this book deserves to be mentioned. Although its many readers were well-known, we will point out just three: Ugo Foscolo, who recalled the work in an article published in 1819 in the “Quarterly Review”; Carlo Collodi, who perhaps also drew inspiration from “Ricciardetto” for the episode of Pinocchio and Geppetto in the belly of the Dogfish; and Giacomo Leopardi, who referred to Forteguerri in two passages of the “Zibaldone”, yet who in particular included it in his anthology “Crestomazia poetica” (1828). In choosing five passages for inclusion in the anthology he was composing for the Milanese publisher Stella, Leopardi chose four cantos from “Ricciardetto” and one from the “Capitoli”. Furthermore, his attention lingered on the most lyrical and reflective passages, of which there is no lack in this mock-heroic poem or Forteguerri’s other compositions as the poet from Recanati was working out those passages most (and substantially) similar to thoughts on human life. However, there was more, as Leopardi was reading Forteguerri and recommending a selection of the latter’s poetry to Italian readers. At the same time, he was influenced by some of the images and expressions he had found in the prelate’s poems. Consequently, as we have detailed more extensively in an essay published in “Studi e problemi di critica testuale” (December 2022), some verses of famous Leopardi’s cantos, such as “Il sabato del villaggio”, are indebted to “Ricciardetto”. ☜

Tradizione

Il rito antico della carbonaia di Vivaio

Anche quest’estate, alla metà d’Agosto, si è celebrato il rito antico della carbonaia di Vivaio, un piccolo borgo situato poco sopra il paese delle Piastre.

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Testo Maurizio Ferrari Foto Nicolò Begliomini
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La vestale, al maschile, era Paolo Begliomini, un volontario dell’Associazione

“Amici di Vivaio”, delegato già da alcuni anni a questo “storico” ufficio.

Ormai è solo un evento turistico che attira gente da ogni parte, ma le sue radici sono ben affondate nella tradizione montanina; quello del carbonaio-macchiaiolo, infatti, è stato per secoli un vero e proprio mestiere e, per condurlo al meglio, occorrevano competenze scientifiche non da poco, di tipo meteorologico, architettonicoingegneristico, fisico-chimico e raffinate conoscenze dell’arte ustoria, perché la catasta di legni sapientemente disposti deve cuocere lentissimamente, dall’alto verso il basso e all’inverso, attraverso fori appositi praticati nella struttura.

Un mestiere massacrante Non c’è famiglia del nostro Appennino che non abbia avuto avi boscaioli e carbonai e le storie che si sono tramandate nel tempo hanno raccontato di un mestiere massacrante, di uomini strappati per molti mesi alle proprie famiglie, di luoghi malsani in cui si lavorava, di capanne di frasche in cui si sopravviveva, di malattie che spesso avevano esiti letali. Alcuni partivano con le proprie

famiglie, altri soli come cani, per riportare a casa qualche soldo; ritornavano sfibrati, lerci, con la polvere di carbone nei polmoni e incollata ai pori della pelle, dopo aver percorso a piedi spesso centinaia di chilometri, attesi dalle famigliole e talvolta nemmeno riconosciuti per gli stenti a cui si erano sottoposti per mesi e mesi. Con essi i Mei, cioè bambini e adolescenti che facevano i lavori più umili nelle capanne: cuocevano i pasti, tenevano pulito l’accampamento alla meglio, provvedevano all’acqua, servivano i carbonai esperti. Erano giovanissimi costretti a diventar uomini nonostante loro e a sopportar fatiche immani con la speranza, un giorno, di apprendere la difficile arte di far carbone, che li avrebbe resi orgogliosi e ambìti.

C’è un detto nella nostra montagna che sopravvive al tempo e che Policarpo Petrocchi include nel suo Dizionario della Lingua Italiana: “L’ho messo in carbonaia” equivale a metter qualcuno in prigione o costringerlo ad un lavoro massacrante. Questo era il destino dei nostri macchiaioli-carbonai.

Le sorprese del ritorno Il loro ritorno a casa, sapientemente descritto da Renato Fucini nelle “Veglie di Neri”, era

atteso con trepidazione dalle famigliole che avevano superato l’inverno spesso tra stenti indicibili.

Per chi tornava dopo mesi e mesi, le sorprese di certo non mancavano ed erano a volte liete e altre volte tragiche. In qualche caso il macchiaiolo si ritrovava padre di un altro figlio senza saperlo e tra i miei cinghi d’la Sambuga è circolata per oltre un secolo la storia di un carbonaio di lassù che, partito da casa ai primi di dicembre, vi era tornato, inconsapevole, a giugno e la moglie aveva appena partorito. Si dice che lui abbia fatto il conto dei mesi e il conto i’n’artornava. Allora la moglie, con piglio fierissimo, contò sulla punta delle dita dicendo “Gennaio, Febbraio e quello Candelaro, i’ son tre; Marzo, Avrile e quel ch’a da venire, i’ son se’; Maggio, Giugno ed un che ce lo giungo, i’ son nove!”. Il marito convinto da tanta determinazione ci pensò un po’ e rispose: “T’ha ragion”. Anche di questo tipo erano le sorprese, ma un figlio, allora, era una benedizione e se l’éra maschio, ancor mejo. E poi un bravo capo carbonaio in casa faceva sempre comodo, in quel mondo antico, di gente semplice, spesso anche stracciona, ma fiera, umile, saggia e timorata di Dio. ☜

Un’arte antica come il tempo, quella dei carbonai…Un mestiere massacrante e duro che per tanti anni ha visto i nostri avi lasciare per lungo tempo i propri cari per cercare di riportare a casa un po’di soldi per mandare avanti la famiglia.

The charcoal burner’s job is as old as time. Our ancestors carried out this harsh backbreaking job for many years, leaving their loved ones for long periods to try to bring home some money to keep the family going.

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Paolo Begliomini, a volunteer with the Amici di Vivaio association, safeguards the historical memory of the ancient charcoal burners rooted in the tradition of the Pistoiese Mountains.

Paolo Begliomini, volontario dell’Associazione “Amici di Vivaio” è il custode della memoria storica dell’antico mestiere del carbonaio, che affonda le sue radici nella tradizione della Montagna Pistoiese.

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Tradition

Vivaio’s ancient charcoal-kiln tradition

Il carbonaio –macchiaiolo era un mestiere duro e difficile, per il quale occorrevano una serie di competenze tecniche davvero notevoli e che oggi diventato solo un evento turistico in grado di attirare gente da ogni parte.

Again this summer, in midAugust, the ancient tradition of the charcoal kiln was celebrated in Vivaio, a small hamlet located just above the village of Piastre.

For some years, this “historical” office for the masculine vestal has been delegated to Paul Begliomini, a volunteer from the Associazione “Amici di Vivaio”.

A backbreaking job

The charcoal-burner–macchiaiolo’s job was difficult and brutal, requiring a significant set of technical skills.

Today it has become merely a tourist event attracting people from all over.

It is now just a tourist event that attracts people from all over. Nevertheless, its roots are well established in the mountain tradition of charcoal burners. For centuries, it has been an actual trade. Moreover, a significant set of scientific skills—meteorological, architectural/ engineering, and physicochemical — was needed to successfully render the product. In addition, sophisticated knowledge of the art of burning was required as the pile of wood had to be skillfully arranged to burn very slowly, from top to bottom and backward, through holes drilled in the structure.

In our Apennines, there is no family whose forebears did not include woodcutters and charcoal burners. The stories passed down over the years tell of a backbreaking job, of men torn from their families for many months, of the unhealthy places in which they worked, of huts made of branches where they survived, of illnesses that often were lethal. Some would leave with their families, and others went alone, like dogs, to bring home some money. They would return exhausted and filthy; charcoal dust filled their lungs or was glued to the pores of their skin. They often had to walk hundreds of kilometers to reach their waiting families and were sometimes not even recognized due to the hardships they had faced for months on end. With them were the Mei, i.e., the children and adolescents who did the most menial jobs in the huts: cooking meals, keeping the camp clean as best they could, providing water, and serving the experienced charcoal burners. Although very young, they were forced to become men despite themselves and endure terrible hardships with the hope of, one day, learning the complex art of charcoal making, which would make them proud and sought-after. There is a saying in our mountains that has endured over the years, which Policarpo Petrocchi included in his Dizionario della Lingua Italiana. “L’ho messo in carbonaia” (I put him in the charcoal kiln”) means to put someone in prison or force that person to do grueling work. Such was the fate of our macchiaioli–our charcoal burners.

Homecoming surprises

As masterfully described by Renato Fucini in his Veglie di Neri, their return home was anxiously awaited by the families who had survived the winter, often amid unspeakable hardships.

For those returning after months and months away, there indeed was no lack of sometimes happy and sometimes tragic surprises. In some cases, the macchiaiolo unknowingly found himself the father of another child. For example, the story of a charcoal burner from the mountains returning to Sambuca circulated for over a century.

Having left home in early December, he unsuspectingly returned home in June and found his wife had just given birth. It is said that he counted the months, but it didn’t add up. His wife then proudly counted on her fingers, stating, “January, February, and that candelaro are three; March, April, and that which is to come, are six; May, June, and one that I’ll arrive, there are nine!” Convinced by her resolve, the husband thought about it for a bit and then replied, “She’s right”.

There were also surprises of this kind, but a child back then was a blessing— even better if it was a boy. Besides, having a good charcoal burner boss in the house always came in handy in that old world of simple people, often rag-tag, yet proud, humble, wise, and God-fearing. ☜

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Le immagini della memoria

Carbonai”, è il termine che ha costituito nei corso dei secoli lo stigma degli emigranti pistoiesi. Le foto che corredano il testo costituiscono il nutrito atlante di immagini storiche relative all’attività dei carbonai e alla loro vita nel bosco per i lunghi mesi invernali. Alcune documentano le fasi della lavorazione, altre le precarie capanne in cui vivevano i carbonai e le loro famiglie, altre ancora i risultati del duro lavoro per assicurare a famiglie e fabbriche il carbone vegetale; per un lungo periodo la principale fonte di calore per scaldarsi, cucinare e produrre beni primari come i numerosi oggetti in ferro necessari per i lavori agricoli.

Le foto provengono da pubblicazioni e archivi famigliari italiani o francesi (foto 1,3,4,5,6) e dal Quaderno “Notizie di Villa di Baggio” (foto 2) compilato nel 1929 dagli alunni della scuola elementare del piccolo paese nella valle della Bure, che oggi conserva la memoria di quel periodo nel “Museo del carbonaio”, e contenute nel capitolo “La vita dei paesani”.

The images of memory

Charcoal burners” is the term that stigmatized Pistoia’s emigrants for centuries. The accompanying photos make up the rich image atlas regarding the occupation of charcoal burners and their life in the woods for the long winter months.

Some document its production, others the rudimentary huts in which the charcoal burners and their families lived, while others show the results of the hard work of securing charcoal for families and factories. For a long time, charcoal was the primary source of warmth for heating, cooking, and producing such basic needs as the many iron objects needed for farm work.

The photos are from Italian or French family archives and the 1929 issue of “Notizie di Villa di Baggio” compiled by the elementary school pupils of this small village in the Bure Valley. Today that period is remembered in the Museum of the Charcoal Burner and included in the chapter entitled “The Villagers’ Daily Life”. They are significant as they document the presence of children in performing this work.

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Testo
“ 1
Andrea Ottanelli

Foto 1 e 6 da “Vecchie immagini della montagna” 1989.

Foto 2 da “Notizie di Villa di Baggio” 1929.

Foto 3 e 4 da “I forzati della foresta” di Aimo Mucci, 2006. Foto 5 da “Foto Storiche della Valle del Brandeglio 1900-1970” a cura di Dorando Baldi, 2013.

Photos 1 and 6 from “Vecchie immagini della montagna”, 1989.

Photo 2 from “Notizie di Villa di Baggio”, 1929.

Photos 3 and 4 from “I forzati della foresta” by Aimo Mucci, 2006. Photo 5 from “Foto Storiche della Valle del Brandeglio 1900-1970”, edited by Dorando Baldi, 2013.

IMMAGINI DALLA STORIA
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Pittura

La creatività diventa arte

— Paolo Tesi rappresenta certamente una delle figure di spicco nell’ambito della pittura figurativa e dell’arte pistoiese.

Nato a Pistoia nel 1945, dove ha frequentato la Scuola d’Arte della città, tenuta in piedi allora da un manipolo di artisti, Tesi prosegue gli studi al Magistero d’Arte di Porta Romana nella sezione Arti Grafiche e tecniche dell’incisione e all’Accademia di Belle Arti a Firenze nella sezione pittura ed è proprio nella città di Dante che inizia a sviluppare la sua ricerca, che dalla pittura lo porta verso le tecniche dell’incisione e dell’illustrazione.

Nel corso della sua lunga carriera l’artista pistoiese ha sia curato riviste d’arte e letteratura, edizioni e rassegne di grafica d’arte e libri, sia prodotto tantissime opere di grafica come dépliant, manifesti e cataloghi. Pur definendosi “pittore con la tentazione di scrivere”, non ha mai rinunciato alla pittura più pura, realizzando, tra le altre opere, numerosi dipinti murali. Dopo quegli anni di formazione vive e lavora stabilmente a Pistoia, ma la sua attività, vasta e varia,

In alto, Autoritratto multiplo, 1968, olio su tela, 70x160 cm.

A fianco Nonna Letizia con scialle rosso, 1966, olio su carta, 70x50 cm

Above, Multiple SelfPortrait, 1968, oil on canvas, 70x160 cm. Adjacent, Grandma Letizia in a Red Shawl, 1966, oil on paper, 70x50 cm.

testo Lorenzo Baldi
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A destra, Patrizio, 1966,olio su tela 120x75 cm.

Right, Patrizio, 1966, oil on canvas, 120x75 cm.

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Mare! Un tuffo nel, 1968, smalto su compensato, 125x103 cm
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Sea! A dip in the, 1968, enamel on plywood, 125x103 cm

anche se si svolge prevalentemente in ambito locale, ottiene negli anni numerosi riconoscimenti sia nel nostro Paese che in Germania, dove è particolarmente apprezzato per la sua indubbia originalità e levatura professionale. Per avere un profilo completo del personaggio è giusto ricordare che nel corso della sua lunga carriera ha sempre tenuto corsi di disegno organizzati dal Comune di Pistoia, conferenze e presentazioni di artisti, ha collaborato con riviste di storia e cultura locale, ha partecipato a rassegne collettive e curato edizioni d’arte grafica. A questo proposito occorre rammentare che Lui stesso è stato curatore e editore di una rivista estremamente raffinata, stampata sempre su carta molto particolare, dal titolo “Ombrone”, affiancata dalla cartella d’incisioni “Ombroncello”, ambedue molto ricercate dai bibliofili. Importante anche la mole di lavori prodotti come grafico e pittore con centinaia di dipinti e disegni in vari formati ma anche illustrazioni

per libri, manifesti pubblicitari e dipinti murali per committenti privati.

Da diversi anni si dedica alla pittura raffigurante gli animali e proprio recentemente ha inaugurato una mostra negli spazi della Biblioteca San Giorgio di Pistoia dal titolo Animalità.

Una produzione che spazia dai piccoli insetti agli elefanti, raccolta in cicli che sembrano non avere mai fine. E non dobbiamo meravigliarci se accanto a questi personaggi quasi “alieni” compare qualche volta Pinocchio, il burattino di legno eroe del ciclo “Pinocchio sono io” iniziato dall’artista pistoiese già nel primo decennio di questo secolo e al quale lavora tuttora.

Un lavoro immenso quello di Tesi che verrà esposto nella prossima mostra antologica che l’artista terrà nelle Marche. Una kermesse multicolore, moltiplicata da disegni e abbozzi in una fitta varietà di temi trattati, con la quale ha tentato di mettere ordine in una parte della sua vasta produzione.

“Non è stato facile scegliere le opere – queste le parole di Paolo Tesi – che fossero più adatte a rappresentarmi. Ho dovuto dare delle priorità ed è stata una piccola odissea, un’autentica esplorazione dentro me stesso, che mi ha fatto considerare nel profondo fatti e opere della mia vita, dalla prima traccia di ieri fino ai segni impressi oggi. Sfilando i lavori dalle imponenti scaffalature che li custodiscono, sono rimasto impressionato dal loro buono stato di conservazione, trovandoli tali e quali a quando li ho dipinti, alcuni addirittura trenta o quaranta anni or sono. Sono opere che mi hanno reso molto orgoglioso. Una mostra antologica è migliore di una retrospettiva – continua Paolo Tesi - almeno l’artista è vivente e in questo caso, vista la mia età, la lunga carriera e la mole di opere realizzate, questa resterà certamente l’unica ad aprire e chiudere un percorso creativo corrispondente alla mia stessa vita.” ☜

In alto a sinistra, Monumento al Gattamelata di Donatello, 1981, olio e smalto su tela 200x170 cm. In alto a destra Cavalli da corsa no di certo, 1992, olio lavato su carta 155x105 cm.

Top left, Monument to Donatello’s Gattamelata, 200x170 cm, oil and enamel on canvas 1981. Upper right, Certainly Not Racehorses, 155x105 cm, oil wash on paper 1992.

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Painting

Creativity Becomes Art

Paolo Tesi is undeniably one of the leading lights in figurative painting and Pistoiese art.

Born in Pistoia in 1945, Tesi attended the city’s art school, supported at that time by a handful of artists. He then studied graphic arts and engraving techniques at the Porta Romana School of Art and, later, painting at Florence’s Academy of Fine Arts. He began developing his artistic vision in the city of Dante, abandoning painting for engraving and illustrations. Over his long career, this Pistoiese artist has edited art and literature magazines, graphic art publications, exhibitions, and books and has also produced many graphic artworks (e.g., brochures, posters, and catalogs). Although he calls himself a “painter with the temptation to write,” he has never renounced the purest painting, producing numerous murals, among other works.

After those formative years, he always has lived and worked in Pistoia. Nonetheless, even though his vast and varied work has mainly taken

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Nella doppia pagina precedente, La creazione, 2020, inchiostro su carta, 107x144 cm. Nella pagina a fianco in alto, I fantasmi di Pinocchio, 2001, inchiostro su carta da manifesti murali, 140x300 cm, in basso, E dopo bambino, 2007, inchiostro su carta cm155x105. In questa pagina un ritratto dell’artista realizzato dal fotografo Nicolò Begliomini.

On the preceding double page, The Creation, 2020, ink on paper, 107x144 cm. On the opposite page, above, The Ghosts of Pinocchio, 2001, ink on wall-poster paper, 140x300 cm; below, And After Child, 2007, ink on paper, 155x105 cm. On this page, a portrait of the artist by photographer Nicolò Begliomini.

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A sinistra, Insetti tra i fiori, 2017, olio su tela, 170x220cm.

Left, Insects Among Flowers, 2017, oil on canvas, 170x220 cm.

In basso, Sembianze, 2022, inchiostro su carta, 105x155 cm.

Bottom, Semblances, 2022, ink on paper, 105x155 cm.

place locally, he has, over the years, received numerous recognitions in both our country and in Germany, where he is particularly appreciated for his undeniable originality and professional stature. For a complete profile of this luminary, let us keep in mind that he has always held drawing courses throughout his long career organized by the municipality; lectures and presentations by artists; worked with magazines on local history and culture; participated in group exhibitions; and edited graphic art books. In this regard, we should remember that he was the editor and publisher of a unique glossy

magazine printed on a unique paper, entitled “Ombrone,” accompanied by the folder “Ombroncello”, both highly sought after by bibliophiles. Furthermore, his production as a graphic designer and painter is also significant, having completed hundreds of paintings and drawings in various formats, including illustrations for books, advertising posters, and murals for private clients.

For several years, he has devoted himself to paintings depicting animals. He just recently opened an exhibition at the San Giorgio Library in Pistoia entitled Animalia, with subjects ranging from tiny insects to elephants, collected

in seemingly endless cycles that bear the title of their first exhibition presentation. Furthermore, we should not be surprised if Pinocchio sometimes appears next to these almost “alien” characters. The Pistoiese artist initiated the “Pinocchio sono io” series with the wooden puppet as hero in the first decade of this century, continuing to work on it to this day.

Animalia, Tesi’s latest retrospective exhibition, has partly summarized an immense body of work. This multicolored event has been multiplied by drawings and sketches in a rich variety of themes where he has attempted to impose order this time.

In Paolo Tesi’s words: It wasn’t easy to choose the works that best represent me. First, I had to rank them. Moreover, this small odyssey was an authentic exploration within myself, which made me consider deep down the facts and works of my life, from the first trace of yesterday to the marks imprinted today.

Pulling works from the imposing shelves that hold them, I was impressed by their excellent state of preservation, finding them as they were when I painted them, some as many as thirty or forty years ago. They are works that make me very proud. Of course, an anthological exhibition is better than a retrospective,” Paolo Tesi continues. “At least the artist is living, and in this case—given my age, long career, and the number of works created—this will undoubtedly remain the only one to open and close a creative strategy consistent with my own life. ☜

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Libero confinamento

testo Paolo Tesi tratto da Taccuini di lavoro n. 29, edito da Fondazione Italo Zetti, Milano 2021

Libero confinamento. Titolerò così, in italiano, queste brevi note sul mio personale lockdown. Un isolamento da sempre invocato, ma che ha incominciato tardi ad interessarsi di me. A sessantacinque anni compiuti, dieci anni or sono, qualcosa è successo: mi sono ritirato in questa casa, dove vivo, dividendo il tempo con le mie muse, fra lettura, scrittura, pittura, musica… e, per ricreazione, la cura dell’orto. Poi è arrivata improvvisamene la costrizione attuale dovuta all’epidemia del Covid-19. Domicilio coatto o arresti domiciliari e per me, che ammanto gli eventi di poesia, una forma di clausura. Nei secoli scorsi i nobili spagnoli passata una certa età usavano ritirarsi in convento. Il sogno carezzato per tutta la vita di vivere isolato dal mondo per occuparmi soltanto del mio lavoro mi è stato imposto perentoriamente da un implacabile virus. Cosa ha significato questa situazione estrema? Non vedere nessuno, rinunciare ai contatti esterni, spesso indispensabili e, talvolta, doversi affidare agli altri creando così una forma di dipendenza. Dipendere è di per sé una punizione. Ma, se l’isolamento è sostenuto da uno stimolo creativo, niente di meglio per disegnare, scrivere e dipingere in solitudine. Ti senti al sicuro nello studio, davanti a un foglio di carta, sentendoti legato alla sedia, come volle l’Alfieri, da un filo immaginario, costretto a lavorare, senza alternative, con l’ispirazione che tarda a comparire. Circumnavigando attorno al grande piano operativo guardo il foglio bianco che vi è posato sopra e immagino cosa nascerà. Il soggetto non ha importanza,

la tecnica nemmeno. Importante è operare. Il risultato vedremo. Il signor Biro ha inventato la penna a sfera che tutti usano, ma è la grafite del lapis la regina del segno che risponde alla tua sensibilità. È l’inchiostro della stilografica che rende vive le parole che componi “… c’è sempre una goccia del nostro cuore nell’inchiostro che usiamo” (Hermann Zapf). Più scrivi più scriveresti e contemporaneamente più disegni più disegneresti. Chiuso in una stanza, prigioniero della fantasia o del lockdown, se non riesco con le parole riuscirò con i segni e viceversa. L’immagine dipinta è una compagna che sorveglia e sostiene la scrittura o la lettura di un brano letterario, mentre operi, allenta la tensione che comprime il pensiero. La creatività è un patrimonio di tutti, un processo di liberazione, un

aiuto a chi è soggetto alle restrizioni dell’emotività, un aiuto a chi si afferma attraverso una sensibilità esposta e a volte dileggiata. Un dono concesso all’uomo perché ne faccia un uso esclusivo. Molto spesso mi domando, in questa società sopraffatta dalle immagini, quale sia il senso dell’arte. Quale sollievo prova l’uomo davanti a un’opera d’arte. Ma non trovo risposta se non nell’operare avvertendo incalzante lo stimolo della ricerca e il bisogno della scoperta. Da sempre questo desiderio si è manifestato vitale e inalienabile, una necessità di cui non potrei più fare a meno. Mi viene in mente Egon Schiele imprigionato per oscenità. Era disperato sino a quando finalmente gli concessero fogli e colori. L’uomo rinacque, l’artista trionfò e il buio della cella svanì. È un parallelo calzante con il momento storico che stiamo attraversando. All’immortalità dell’arte fa eco l’immortalità dello spirito e l’uomo che si sente una divinità è tenuto in scacco da un microrganismo. È curioso che la distanza fisica, a cui siamo sottoposti, rafforzi i legami ed è altrettanto curioso che gli intenti e i propositi di un’artista , affidati anch’essi al fato, vivano una condizione privilegiata riscattati dalla creatività.

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A sinistra, Tesi a lavoro nel suo studio, in basso, Elefanti, 2021, pastello e inchiostro su carta, 120x135 cm Left, Tesi at work in his studio; below, Elephants, 2021, pastel and ink on paper, 120x135 cm

Pistorienses

Ogni volto racconta una storia

L’obiettivo è contribuire fattivamente sia a incrementare l’unicità di Pistoia che a rafforzare il concetto di comunità reale.

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Testo Lucia Agati
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Ogni fotografia contiene un elemento narrativo. Un dettaglio, una sfumatura, un volto su cui i nostri occhi si soffermano per ricevere subito l’eco di qualcosa che abbiamo dentro. Ed è come se, da quel momento, quella immagine ci appartenesse e noi appartenessimo a lei. Come uno specchio da attraversare.

Nel suo lungo cammino dal dagherrotipo alle meraviglie tecnologiche di oggi, la fotografia fissa i momenti della storia di una persona, di una comunità, di un Paese. Accompagna la nostra vita. Ogni mostra fotografica è di per sé un evento, una galleria di racconti, e Pistoia ha accolto un evento unico, senza precedenti, dove i volti, gli sguardi, e i

sorrisi di oltre sessanta pistoiesi hanno parlato con l’intensità e la profondità della passione con cui vivono la loro professione, i loro ideali e i loro sogni. La mostra si chiama “Pistorienses”: è stato scelto un nome latino, antico, sia per onorare le origini della città e il suo più remoto significato, che vuole i nostri avi assai abili nell’affilare le lame, che per comprenderli tutti, un nome che è un abbraccio. Di solito una mostra rappresenta un punto di arrivo, un approdo, una conclusione, ma non è così. È un inizio. Non esaurisce il racconto di una città, ma è soltanto la scintilla che lo accende. I visitatori hanno potuto vedere sessanta ritratti in formato gigante (70x100), allestiti tra le Sale Affrescate e i Musei Civici. Ogni immagine è accompagnata da un breve testo che racconta la persona ritratta. Ma più che alle parole, la narrazione è affidata alla fotografia, scattata ispirandosi ai quadri rinascimentali, come se un filo invisibile avesse attraversato i secoli conservandone la solennità. Autore degli scatti è Nicolò Begliomini, un artista che da tempo ferma con il suo obiettivo ciò che di più incantevole Pistoia

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possiede: il Fregio Robbiano, Il Pulpito di Giovanni Pisano in Sant’Andrea, l’Altare Argenteo, attraverso la collana “Avvicinatevi alla bellezza” per Giorgio Tesi Editrice. Nicolò è figlio d’arte. Il padre è Leonardo, scultore de Le Piastre e primo riferimento per Nicolò, che gli dedica il segno identificativo dei ritratti dei Pistorienses: lo sfondo ocra, perché ocra era lo sfondo del primo autoritratto di Leonardo Begliomini ed è l’imprinting che Nicolò ha ricevuto. Una connessione ricreata. Un impulso che dà forza. Nicolò ricevette la sua prima macchina fotografica quando aveva dieci anni. Fece il ritratto a tutti i Piastresi. “Perché i luoghi hanno i volti delle persone”, ed è così che oggi, le prime e le ultime foto, si uniscono. Il suo percorso è proseguito alla scuola d’arte, oggi liceo artistico Policarpo Petrocchi, e quindi all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, per poi tuffarsi nel marketing a fianco di Pupillo & C che gli ha fornito l’impronta decisiva che oggi fa di lui il responsabile della comunicazione e del marketing della Giorgio Tesi Group. L’ultimo capitolo della sua formazione

è stato un master di Fotografia alla Fondazione Marangoni di Firenze: “Una esperienza che mi ha aperto gli ultimi linguaggi”. Nicolò Begliomini è il fotografo ufficiale della rivista “Bella Italia” e le bellezze della Toscana le ha raccontate lui.

“L’intento della mostra - spiega Nicolò Begliomini - è quello di attrarre un pubblico sempre più distratto dalla leggerezza, dalla superficialità e dalla velocità della comunicazione social, e di creare un meccanismo di relazioni tra i pistoiesi, una sinergia e una consapevolezza di essere una comunità nonostante la loro natura critica e rocciosa, ma che invece è tanto ricca dentro. E l’invito è quello di aprirsi al mondo.”

Le fotografie, per essere precisi, sono oltre 64, ma Nicolò ci dice che la storia continua e che l’evento non si conclude, ma si evolverà per tutto il 2023. I Pistorienses verranno raccontati su Naturart, su Discover Pistoia e su un sito dedicato. Saranno creati eventi per approfondire le loro storie e un primo gruppo lavorerà con le classi quarte e quinte delle scuole superiori pistoiesi, con il progetto di un evento a fine anno, in modo da generare, per tutto il 2023,

momenti di valorizzazione dei Pistorienses. Durante la mostra è stato allestito un set fotografico con lo stesso sfondo ocra degli scatti già realizzati e i futuri Pistorienses hanno potuto farsi un selfie oppure essere ritratti da Nicolò che durante la mostra è stato qualche volta presente sul set per continuare questo straordinario racconto. ☜

Some shots from the exhibition’s opening day. Below, a photo of Giovanni Capecchi in the Museum of Ancient Art next to a portrait of Giuseppe Tigri, author of a seminal guide to Pistoia and its territory, as well as professor and director of the Forteguerri Lyceum.

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Alcuni scatti realizzati nella giornata di inaugurazione della mostra. In basso la foto di Giovanni Capecchi nel Museo Civico di Arte Antica accanto al ritratto di Giuseppe Tigri - autore di una fondamentale guida di Pistoia e del suo territorio nonché professore e direttore del Liceo Forteguerri.

Projects

Every Face Tells a Story

— The goal is to contribute effectively to both increasing Pistoia’s singularity and strengthening the concept of a real community.

Autore degli scatti che compongono la mostra è Nicolò Begliomini, un artista che da tempo ferma con il suo obiettivo ciò che di più incantevole Pistoia offre a cittadini e turisti…

The photographer of the images making up the exhibition is Nicolò Begliomini, an artist whose lens has captured Pistoia’s most enchanting aspects to present to citizens and tourists.

Each photograph contains one narrative element: a detail, a nuance, a face on which our eyes linger to immediately echo something inside us. Moreover, from that moment on, it is as if that image belongs to us and we belong to it—like passing through a mirror. In its long journey from daguerreotype to the technological marvels of today, photography establishes moments in the history of a person, a community, or a country. It accompanies our lives. Each photographic exhibition is an event in itself, a gallery of stories. So, Pistoia is preparing to host a unique, unprecedented event where the faces, looks, and smiles of sixty of Pistoia’s inhabitants will speak with the intensity and depth of passion with which they observe in their jobs, ideals, and dreams. The exhibition is called “Pistorienses”. This ancient name was chosen both to honor the city’s origins and its bygone meaning,

which states that our ancestors were quite skilled at sharpening blades and, to understand all of them, a name that is an embrace. Usually, an exhibition represents a point of arrival, a mooring, or a conclusion, but it is not. It is a beginning. It does not exhaust a city’s story but is merely the spark that ignites it. Visitors can see sixty largescale portraits (70 x100) set up in the Frescoed Rooms and the Civic Museums. A short description of the person depicted will accompany each image. Yet more than words, the portrayal is entrusted to the photograph, inspired by Renaissance paintings, as if an invisible thread had crossed the centuries preserving their solemnity. The pictures are by the photographer Nicolò Begliomini, an artist who has long used his lens to capture Pistoia’s most enchanting features: the Della Robbia Frieze, Giovanni Pisano’s pulpit in Sant’Andrea, the Silver Altar, through Giorgio Tesi Editrice’s

“Approaching Beauty” series. Nicolò has followed in his family’s artistic footsteps. His father is Leonardo, the sculptor from Le Piastre and Nicolò’s first point of reference. He has dedicated the ochre backgrounds of the Pistorienses portraits to his father, Leonardo Begliomini, who used it as his trademark in his first self-portrait, imprinting Nicolò by recreating a connection and encouraging creativity. When he was ten years old, Nicolò received his first camera and took portraits of all the people in Le Piastre “because places have people’s faces”. And that is how the first and last photos are united today.

He moved on to art school, now the Policarpo Petrocchi High School of Art, and afterward to the Fine Arts Academy in Florence. Next, he dove into marketing with Pupillo&C, which gave him the distinctive style that today has made him the Giorgio Tesi Group’s communications and marketing manager. The latest chapter in his education has been a master’s degree in Photography at the Fondazione

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Marangoni in Florence. “It was an experience that opened up the latest languages to me.” Nicolò Begliomini is the official photographer of “Bella Italia” magazine and has chronicled the beauties of Tuscany.

Now, the date is near for today’s sixty Pistorienses and those of tomorrow: 16 December at 5 p.m. in the town hall’s Sala Maggiore in Piazza del Duomo.

Nicolò Begliomini explains, “The exhibition is means to attract an audience increasingly distracted by the glibness, superficiality, and speed of social communication, and to create a relational mechanism among the people of Pistoia, a synergy and awareness of being a community despite their critical and contrary nature, but which is so remarkable inside. Moreover, it invites being open to the world.”

There are precisely 61 photographs. The sixty-first has a face but no name, as it shows a mother nursing her baby. This concept is found in the Civic Museum, telling us of a continuing story—an event that does not end but will unfold throughout 2023. The Pistorienses will be described in Naturart and Discover Pistoia as well as on a dedicated website. Events will be conceived to delve deeper into their stories. An initial group will work with the fourth- and fifth-year classes of Pistoia’s high schools to plan for a year-end event. Thus, opportunities to highlight the Pistorienses will be generated throughout 2023. And that’s not all! A photo studio will be set up during the exhibition with the same ochre background used in the pictures already taken. Future Pistorienses will be able to take a selfie or be portrayed by Nicolò, who will try to be frequently present on the set to continue this extraordinary tale. ☜

Software Gestione Trattamenti per il settore vivaistico

Dalla collaborazione tra Giorgio Tesi Group, azienda vivaistica italiana e In4it azienda di Perugia, software partner certificata TeamSystem, nasce il Sistema per la Gestione ed il Tracciamento dei Trattamenti eseguiti sui Vivai dagli operatori esterni Il software velocizza e ottimizza il processo di gestione dei trattamenti portando notevoli vantaggi in quanto permette di: - risparmiare tempo in tutte le fasi della procedura - migliorare la comunicazione tra le diverse figure coinvolte, coordinando le attività - centralizzare e tracciare tutte le informazioni in un’unica piattaforma - monitorare in tempo reale le informazioni relative ai Trattamenti eseguiti o in esecuzione sulle piante dei singoli vivai

Il sistema ha previsto la realizzazione di una Web Application, attraverso la quale lo staff di Giorgio Tesi Group ha la possibilità di inserire, assegnare, monitorare e gestire in toto le schede dei singoli trattamenti e di un’App Mobile, con cui gli operatori esterni possono prendere in carico i trattamenti e inserire o aggiornare tutti i dati relativi alla loro attività.

Il software è stato realizzato da In4it, impresa specializzata nello sviluppo di soluzioni informatiche personalizzate per imprese e professionisti.

In4it è un’azienda che fa da catalizzatore per tante altre realtà imprenditoriali del settore, storiche, affidabili e ben organizzate.

Grazie a queste sinergie In4it si presenta al mercato con la capacità di servire i clienti più strutturati con copertura funzionale completa.

P ubbli NATURART
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Treatment Management Software for the Nursery Industry

The management and tracking system to follow treatments carried out on nurseries by external operators is the result of a partnership between Giorgio Tesi Group, an Italian nursery company, and the Perugia-based company In4it, a TeamSystem-certified software partner.

The software accelerates and optimizes the treatment management process by offering considerable advantages, such as: - saving time at all stages of the procedure, - improving communication between the various individuals involved by coordinating activities, - using a single platform to centralize and track all information - real-time monitoring of information related to treatments completed or in progress on plants in individual nurseries

The system included the creation of a web application through which Giorgio Tesi Group staff can enter, assign, monitor, and manage individual treatment records completely and a mobile app with which external operators can take charge of treatments and enter or update all data related to their activity.

The software was created by In4it, a company that specializes in developing customized IT solutions for businesses and professionals. In4it is a company that has served as a catalyst for many other longestablished, reliable, and efficient businesses in the sector. Thanks to these synergies, In4it brings to the market the ability to provide complete functional coverage for the best-structured clients.

P ubbli NATURART www.in4it.it
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*L’articolo è tratto dal contributo dal titolo Il progetto dell’architetto Gino Coppedè per un “villaggio alpino”a Le Regine – Abetone, pubblicato sulla rivista «StoriaLocale», n. 40, 2022.

** I disegni di Gino Coppedè sono riprodotti su concessione del Ministero della cultura – Archivio di Stato di Pistoia e ne è fatto divieto di ulteriore riproduzione o duplicazione.

Scoperte

Abetone, bellezza naturale da valorizzare

— I disegni dell’architetto Gino Coppedè conservati all’Archivio di Stato di Pistoia.*

Nell’archivio storico del cessato Corpo Forestale dello Stato, recentemente versato all’Archivio di Stato di Pistoia per fini conservativi e di consultazione, si trovano cinque disegni (eliocopie) dell’architetto fiorentino Gino Coppedè (1866-1927), già noto a Pistoia per aver realizzato la palazzina d’ingresso delle Officine San Giorgio (1907-1908) che porta il suo nome.

I disegni sono firmati e datati 25 aprile 1924, contenuti in un fascicolo insieme a molti altri documenti che raccontano la storia di un ambizioso progetto edilizio, poi non eseguito. Nel 1923 il Coppedè presentò all’Amministrazione forestale

un’istanza per l’acquisto di alcuni terreni demaniali all’Abetone, in zona Le Regine, per costruire un centro di villeggiatura costituito da una serie di villini e da varie strutture ricettive, tra cui un grande albergo. La superficie su cui doveva sorgere era molto vasta: adiacente alla strada statale, comprendeva la zona intorno all’attuale piazza Vittorio Chierroni, la chiesa di San Giovanni Gualberto e le case lungo via Secchia e del Bicchiere, oltre all’area prativa e boschiva antistante. Il progetto fu ostacolato dalla presenza di altre due istanze concorrenti, una delle quali a firma dell’ingegner Lapo Farinati degli Uberti, allora sindaco di Cutigliano, e non fu realizzato probabilmente a causa delle sfavorevoli condizioni imposte dall’Amministrazione forestale per l’acquisto dei terreni. Durante le trattative, il Coppedè inviò in allegato ad una lettera, in cui difendeva la validità del suo progetto, le copie dei disegni

raffiguranti la pianta dell’intero complesso e quattro progetti di villini.

Tipologicamente gli edifici sono molto vicini ai coevi Villini delle fate del Quartiere Coppedè a Roma, l’opera più famosa dell’artista e più rappresentativa del suo stile. Muovendosi all’interno delle moderne correnti del Liberty e dell’Eclettismo, l’architetto aveva elaborato un linguaggio contraddistinto da una grande libertà decorativa e dalla presenza di elementi derivanti dalla tradizione fiorentina medievale e manierista. Fondamentale era stata l’attività svolta nella bottega del padre Mariano (1839-1920), La Casa Artistica, che realizzava arredi lignei per interni, di gusto eclettico: qui si era formato insieme al fratello Adolfo (1871-1951), anch’egli divenuto un importante architetto. Ne derivò uno stile inconfondibile, immediatamente riconoscibile e così personale da essere definito

testo Chiara Benzoni
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Gino Coppedè, disegno di un villino (eliocopia), prospetto, firmato, 1924 (mm 300x330). In basso, Gino Coppedè, disegno di un villino (eliocopia), prospetti e piante, firmato (mm 410x360):

Intorno al villino compaiono alberi, cespugli, vialetti e due figure umane, che danno la misura della dimensione effettiva dell’edificio.

Gino Coppedè, drawing of a small villa (heliograph copy), elevation, signed, 1924 (300x330 mm).

Bottom, Gino Coppedè, drawing of a small villa (heliograph copy), elevations and plans, signed (410x360 mm): Trees, bushes, drives, and two human figures appear around the cottage, giving a sense of the building’s actual size.

stile Coppedè. Il Coppedè si era affermato come architetto dell’alta borghesia imprenditoriale, per la quale progettava castelli, ville e palazzi in uno stile nuovo. Anche i villini per Le Regine appaiono come costruzioni imponenti, lussuose, arricchite da inserti in ferro battuto, finestre di varie forme, balconi, archi, loggiati, decorazioni alle pareti con temi floreali e figurativi. Il progetto sarebbe stato finanziato dalla Società Edilizia Moderna dei fratelli Cerruti, banchieri genovesi con cui l’architetto aveva già lavorato a Genova e a Messina e per i quali stava costruendo il Quartiere Coppedè a Roma. Sicuramente la realizzazione del centro di villeggiatura a Le Regine era considerato un redditizio investimento economico, confermando il crescente interesse per l’Abetone, ormai divenuto un’importante stazione climatica e meta turistica estiva e invernale. A questo proposito, nella lettera che accompagna l’invio dei disegni, il Coppedè afferma che ogni programma di intervento in zone di elevato valore paesaggistico, come Le Regine, non deve basarsi solamente “sull’immediato ed esclusivo tornaconto finanziario”, ma deve conformarsi alle “norme

artistiche”. Per l’architetto la sua proposta progettuale è migliore di quelle concorrenti proprio perché è in grado non solo di portare vantaggi economici, ma anche di “valorizzare il patrimonio ideale ... che è costituito dalle bellezze naturali del nostro paese”. Le affermazioni del Coppedè denotano senza dubbio un’alta considerazione

delle proprie capacità artistiche e professionali, ma affrontano anche un tema di grande attualità: la necessità di pianificare gli interventi sul territorio, di creare progetti organici che integrino le strutture residenziali e ricettive con il paesaggio circostante, bene comune che va tutelato e valorizzato. ☜

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* The article is taken from a contribution whose translated title is “Architect Gino Coppedè’s Design for an “Alpine Village” in Le Regine–Abetone, in the magazine “StoriaLocale,” No. 40, 2022.

** Gino Coppedè’s drawings are reproduced by permission of the Ministry of Culture - State Archives of Pistoia. Any additional reproduction or duplication is prohibited.

Discoveries

Abetone, natural beauty to be enhanced

The architect Gino Coppedè’s drawings are kept at the State Archives in Pistoia. *

The former State Forestry Corps’ historical archives were recently transferred to the Pistoia State Archives for conservation and consultation. It contains five drawings (heliograph copies) by the Florentine architect Gino Coppedè (1866-1927), already wellknown in Pistoia for having built the entrance building of the Officine San

Giorgio (1907-1908) that bears his name. Signed and dated 25 April 1924, the drawings are contained in a file along with many other documents that tell the story of an ambitious but undeveloped building project.

In 1923, Coppedè applied to the Forestry Administration to purchase some stateowned land in Abetone’s Le Regine area. He wanted to build a holiday resort with several small villas and various accommodation facilities, including a large hotel, which was to be built on an extensive site. Adjacent to the state

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In alto, Gino Coppedè, disegno di un villino (eliocopia), prospetto, sezione e piante, firmato, 1924 (mm 560x390): particolare del prospetto e della sezione.

road, it included the area around what is now Piazza Vittorio Chierroni, the Church of San Giovanni Gualberto, and the houses along Via Secchia and Via del Bicchiere, as well as the meadow and woodland area opposite. However, the project was hampered by two other competing applications. One was signed by the engineer Lapo Farinati degli Uberti, Cutigliano’s mayor at the time. Therefore, it was probably not executed due to the disadvantageous conditions imposed by the Forestry Administration to purchase the land. Nevertheless,

during negotiations, Coppedè sent copies of drawings showing the plan of the entire complex and four projects for small villas as an attachment to a letter in which he defended the legitimacy of his project.

The types of buildings are very similar to the coeval Villini delle fate in Rome’s Coppedè Quarter, the artist’s most famous work and the most representative of his style. Working within the modern currents of Art Nouveau and Eclecticism, the architect developed a language characterized

Above, Gino Coppedè, drawing of a small villa (heliograph copy), elevation, cross-section, and plans, signed, 1924 (560x390 mm): detail of elevation and cross-section.

by wide-ranging decorative freedom and stylistic elements derived from medieval and Florentine Mannerist traditions. He learned the fundamentals of this work in his father Mariano’s (1839-1920) shop, La Casa Artistica, which produced wooden furniture for eclectic interiors, learning the trade with his brother Adolfo (1871-1951), who also became an influential architect. The result was an unmistakable and immediately recognizable style, so personal that it became known as the Coppedè style. Coppedè made a name

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for himself as the architect for the entrepreneurial upper middle class, for whom he designed new-style castles, villas, and palaces. Even the villas for Le Regine give the idea of imposing, luxurious constructions embellished with wrought-iron accents, variously shaped windows, balconies, arches, loggias, and wall decorations with floral and figurative themes. The project was to be financed by the Cerruti brothers’ Società Edilizia Moderna. The architect had already worked with these Genoese bankers in Genoa and Messina and was building the Coppedè Quarter in Rome for them. Undeniably, the construction of a holiday resort in Le Regine was considered a lucrative economic investment, confirming the growing interest in Abetone, which had become a popular health resort and year-round tourist destination by then.

In this regard, Coppedè stated in the letter accompanying the drawings that any action taken in such areas of outstanding natural beauty as Le Regine must not be based solely on “immediate and absolute financial gain”. Instead, they should conform to “artistic standards”. The architect considered his project proposal better than his competitors’ because it could bring economic benefits and “support the exemplary legacy...that is the natural beauty of our village”. Coppedè’s statements undoubtedly conveyed his highly regarded artistic and professional abilities. However, they also addressed the highly topical issue regarding the need to plan local operations by creating organic projects that integrate residential and accommodation facilities with the surrounding landscape. This common asset must be protected and enhanced. ☜

Abetone, parte dell’area compresa nel progetto di Gino Coppedè: la chiesa di San Giovanni Gualberto a destra, il grande prato con i monti sullo sfondo e a sinistra alcune delle abitazioni che si affacciano sull’odierna via Secchia e del Bicchiere.

Abetone, part of the area included in Gino Coppedè’s project: on the right, the Church of San Giovanni Gualberto, the large meadow with mountains in the background, and on the left, some of the houses facing today’s Via Secchia and Via del Bicchiere.

La bella palazzina d’ingresso dello stabilimento San Giorgio, realizzata in stile liberty dal famoso architetto Gino Coppedè, che si affaccia sul viale Pacinotti. La didascalia riporta chiaramente che si producevano automobili e veicoli ferroviari, siamo quindi entro l’anno 1909, dato che dopo tale data la produzione di automobili cessò del tutto. Cartolina non viaggiata, Cartoleria e Libreria Pagnini, Pistoia. Foto Renato Goiorani Montecatini. Collezione Emiliano Nappini.

The beautiful entrance building to the San Giorgio factory, built in Art Nouveau style by the famous architect Gino Coppedè, on Viale Pacinotti. Since the caption clearly states that cars and railway vehicles were produced, we are in 1909, as car production ceased entirely after that date. Unused postcard, Cartoleria e Libreria Pagnini, Pistoia.

Photo: Renato Goiorani Montecatini. Emiliano Nappini Collection.

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SALVARSI CON IL VERDE

Autore: Andrea Mati

Casa Editrice: Giunti - 2022 Pagine: 320 ISBN: 9788809953246

La rivoluzione del metro quadro vegetale Essere Natura

Per secoli abbiamo considerato il pianeta come una risorsa inesauribile, da sfruttare e piegare per i nostri interessi: abbiamo deviato fiumi, estratto dal suolo combustibili, ricoperto il terreno di cemento e riempito l’aria di sostanze chimiche, non curandoci delle conseguenze che questa attività forsennata aveva sulle altre specie che popolano la Terra. In preda a un’avida sete di devastazione abbiamo proclamato il nostro dominio, trasformandoci in predatori del mondo intero. Ma siamo davvero così diversi e superiori rispetto a tutti gli altri esseri viventi? L’antropologo Andrea Staid, intrecciando la storia del pensiero occidentale con esempi di vita quotidiana, ripercorre l’evoluzione dell’antropocentrismo europeo che ha determinato il dualismo tra natura e cultura, permettendo così all’uomo di

Un libro, questo del pistoiese Andrea Mati, che apre agli occhi e al cuore dei lettori un percorso di storie unite da un verde denominatore: l’amore per le piante e i fiori ma ancora di più per la vita. Salvarsi con il verde racconta la summa della filosofia di vita dell’autore attraverso quattro stagioni di piante e di persone che si salvano a vicenda e che sono in grado di far scoprire al lettore la poesia inedita del linguaggio della natura, che accomuna uomini e vegetali con l’obiettivo di salvare la bellezza del mondo a cominciare da ogni creatura nel metro quadro accanto a noi.

Autore: Andrea Staid Editore: UTET Collana: Dialoghi sull’uomo 2022 Pagine: 131 in brossura EAN: 9791221204612

servirsi degli ecosistemi come risorse produttive per arricchire se stesso. Colonialismo ed estrattivismo diventano le chiavi per capire come abbiamo agito sull’ambiente in nome di un progresso sfrenato, che ha rotto equilibri sociali e naturali.

La sfida del nostro secolo consiste nello sviluppare un approccio differente, ecologista, che tuteli davvero l’ambiente anche a costo di ridurre sensibilmente la crescita economica; il pianeta appartiene a tutti e ciascuno di noi è chiamato a cambiare il proprio stile di vita, facendo di giorno in giorno piccole scelte davvero sostenibili. Il critical gardening, la spesa responsabile e il riciclo dei rifiuti sono solo alcune delle possibilità che Staid propone per iniziare a declinare nel quotidiano un’idea di mondo e di ecosistema interconnessi con le nostre vite: un’idea da preservare, se vogliamo salvaguardare la nostra stessa sopravvivenza sulla Terra.

LIBRI A cura della redazione
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This book by the Pistoiese Andrea Mati opens readers’ eyes and hearts to a series of stories with a green common denominator: a love for plants and flowers but even more for life. Salvarsi con il verde (Rescued by Greenery) recounts the sum of the author’s philosophy of life through four seasons of plants and people saving each other. They help the reader discover the unprecedented poetry of this natural language that brings humans and plants together to save the world’s beauty, starting with each creature in the square meter next to us.

For centuries, we have regarded the planet as an inexhaustible resource to exploit and bend to our purposes. We have diverted rivers, extracted fuels from the soil, covered the ground with concrete and filled the air with chemicals, uncaring of the consequences that this frenzied activity has had on the other species inhabiting the Earth. In a greedy thirst for devastation, we proclaimed our dominance, turning ourselves into predators of the entire world. However, are we really so different and superior to all other living things? Anthropologist Andrea Staid interweaves the history of Western thought with examples from everyday life. She traces the evolution of the European anthropocentrism that governed this dualism between nature and culture, allowing humans to enrich themselves by using ecosystems as productive resources. Colonialism and extractivism have become the keys to understanding our actions towards the environment as unbridled progress that has broken social and natural balances. The challenge of our century is to develop a different ecological approach that genuinely protects the environment, even at the cost of significantly reducing economic growth. The planet belongs to everyone, and each of us is called upon to change our lifestyles by making small, truly sustainable choices daily. Some of the possibilities suggested by Staid are critical gardening, responsible shopping, and waste recycling to give an idea of a world and an ecosystem interconnected to our lives that should begin to be included in our daily routines—an idea to be sustained if we want to safeguard our own survival on Earth.

SOSTENIAMO

IL FUTURO.

Esistono due modi per guardare al domani: c’è chi lo osserva con paura e diffidenza e chi invece pensa che il futuro ci corra incontro a braccia spalancate. Noi di Conad abbiamo il dovere di guardare agli anni a venire con positività, perché la sfida più grande, bella ed entusiasmante che ci attende è esattamente h. Per Conad esiste solo un modo di fare business: farlo in modo sostenibile attraverso un insieme di azioni concrete basate sulla partecipazione e sull’inclusività. Ciascuno deve fare la sua parte: soci, clienti, produttori, dipendenti, consorzi, collaboratori, cooperative, tutti, con la guida sicura dell’insegna leader della GDO italiana, una regia forte in grado di mettersi al servizio della Comunità con impegno facendo educazione, aiutando le persone a fare scelte d’acquisto sostenibili e semplificando ogni complessità. Da sempre siamo impegnati ad alimentare le forze positive della Comunità: crediamo che la sostenibilità parta dal singolo e si diffonda nel contesto circostante, e noi stiamo facilitando questo diffondersi di buone abitudini sostenibili.

Concretamente, Sosteniamo il Futuro con un grande progetto di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, concentrando il nostro impegno su tre ambiti principali: Sosteniamo Ambiente e Risorse, lavorando ogni giorno per confezionare i prodotti a marchio in packaging ecocompatibile (ora al 6o%); ottimizzando costantemente il nostro modello logistico composto da 5 hub e 48 centri di distribuzione regionali in grado di efficientare i processi di smistamento e distribuzione di merci, carichi e tratte. Investiamo inoltre risorse per ridurre le emissioni di CO2 e far crescere la compensazione con programmi di riforestazione. Sosteniamo Persone e Comunità, sviluppando azioni per valorizzare e far crescere il territorio, con una attenzione particolare ai borghi più piccoli, grazie a 500 negozi in comuni al di sotto dei 5.000 abitanti, in zone prevalentemente rurali e montane. Solo nel corso del 2020, l’investimento su attività sociali nelle Comunità è stato pari a 3o milioni di euro Investiamo da 10 anni nell’educazione con operazioni come il futuro Insieme per la Scuola, che ogni anno scolastico devolve a 15.000 istituti italiani più di 3 milioni di euro in materiale didattico e laboratori. Sosteniamo Imprese e Territorio, valorizzando 6.900 fornitori locali e sviluppando un volume d’affari di 2,6 miliardi di euro che restano sul territorio. E sosteniamo le grandi filiere del nostro Paese oltre il 90% dei nostri prodotti a marchio Conad è italiano Il futuro, per noi di Conad, è già iniziato: si chiama Sosteniamo il Futuro, e si fa insieme. Partiamo da queste certezze per costruirne, giorno dopo giorno, di nuove. Per lasciare ai nostri figli un mondo migliore. Scopri tutte le iniziative di sostenibilità su futuro.conad.it

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1 Pag 12 Il trittico Robbiano della Cattedrale di Pescia Piazza del Duomo, 16, 51017 Pescia PT

Pag 22 Mauro Bolognini Pag 56 In visita. Fausto Melotti Fondazione Pistoia Musei Via de’ Rossi (Pistoia)

Pag 32 NATURART TALK - Giorgio Tesi Group – Via di Badia 14 - 51100 - Pistoia

Pag 40 Itinerari Medioevali pistoiesi Pistoia, Centro storico

Pag 50 Giardino Zoologico di Pistoia – Via Pieve a Celle 160 - Pistoia

Pag 62 L’arte di Moneyless color il playground Via di Palarciano, Montemurlo, Prato

Pag 74 Il rito antico della carbonaia di Vivaio – Viavaio, frazione di Le Piastre, Pistoia

bellezza naturale da valorizzare

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