Settimo MA 2012

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Settimo San Pietro Monumenti Aperti 5

6 Maggio 2012

COMUNE DI SETTIMO SAN PIETRO


Gruppo Locale di Coordinamento Settimo San Pietro Comune di Settimo San Pietro Costantino Palmas Sindaco Giorgio Pilleri Assessore alla Cultura Donatella Pani Responsabile Area socio culturale Giuseppe Pisu Ufficio Cultura Istituto Comprensivo Settimo San Pietro Giulio Marcheselli Dirigente scolastico Primo collaboratore vicario Arianna Cocco

Informazioni utili I siti saranno visitabili sabato 5 maggio dalle ore 16.00 alle ore 20.00, domenica 6 maggio dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00. La chiesa parrocchiale sarà visitabile solo ai seguenti orari: sabato dalle 15 alle 18.00 domenica dalle 15 alle 17.00 Durante la manifestazione sarà attivo un servizio di bus navetta tra i siti con i seguenti orari: SABATO POMERIGGIO 5 maggio minibus num.1: unica partenza dall’arca del tempo verso la domus de janas ore 16.30 minibus num. 2: partenza dall’arca del tempo verso la chiesa campestre di S. Giovanni, la chiesa parrocchiale e la casa Baldussi (da cui si partirà per il percorso a piedi verso l’antico molino) : 16.30, 17.30, 18.30 Domenica 6 MAGGIO MINIBUS 1: partenza dall’arca verso la domus de janas: ore 10.00 minibus 2: partenza dall’arca del tempo verso la chiesa campestre di S. Giovanni, e la casa Baldussi (da cui si partirà per il percorso a piedi verso l’antico molino): 16.30, 17.30, 18.30

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’amministrazione comunale di Settimo San Pietro da alcuni anni condivide lo spirito e gli obiettivi di Monumenti aperti per questo anche quest’anno parteciperà all’evento con tutto l’entusiasmo degli studenti della scuola media “G.Deledda”. La partecipazione sarà, una occasione per osservare con occhi diversi, strutture urbane e non, infinitamente distanti tra loro, per provare a riscoprire, per esempio, la Domus de Janas de s’acua ‘e dolus e l’Arca del Tempo,custode del Pozzo Sacro di Cuccuru Nuraxi entrambe collocate in luoghi severi e misteriosi. L’appuntamento con monumenti aperti 2012 è per sabato 5 e domenica 6 maggio con l’obiettivo di favorire il terreno per uno sviluppo culturale, sociale ed economicamente sostenibile. Vi segnaliamo per una visita attenta l’imponente esempio di architettura gotico-catalana della chiesa di San Pietro Apostolo e il Tesoro dei suoi Argenti restaurati, restituiti dopo molti anni alla cittadinanza. Soffermatevi per un momento nel grande sagrato della chiesa, luogo affascinante caratterizzato da valori paesaggistici assolutamente speciali, da sempre spazio privilegiato della vita collettiva dei cittadini di Settimo. Anche quest’anno Monumenti aperti ci permetterà di attivare un dialogo con la scuola, le famiglie, gli operatori privati, le associazioni, i volontari, i visitatori con il fine di lavorare congiuntamente alla “riscoperta de beni prioritari del vivere”, i luoghi in cui i cittadini si riconoscono come comunità. L’offerta culturale viene completata dal Centro Multimediale l’Arca del Tempo fulcro dell’organizzazione, dalla chiesa campestre di San Giovanni con i suoi mosaici, dalla Domus de Janas de s’acua ‘e is dolus e dalla casa Baldussi, già casa Pilleri, situata nella Via Garibaldi. E’ importante far notare che il territorio di Settimo è ancora caratterizzato dalla presenza di un importante patrimonio abitativo tradizionale i cui caratteri tipici sono dovuti all’interazione delle componenti geografiche, tipologiche, etnologiche, antropologiche che nel tempo hanno forgiato l’abitazione all’uso della popolazione che la viveva. Merita un discorso a parte l’Antico Molino, aperto alla fine degli anni quaranta ed ancora oggi elemento centrale della filiera del grano. Valorizzare i prodotti locali ripartendo dal grano passando per la molitura e la produzione del pane tradizionale, è utile per la nostra economia, ma ancora per la riscoperta di un prodotto genuino. A seguire vi invitiamo a spingervi verso il Borgo del Pane, dove troverete profumi e sapori di una volta, in forma di pane. Costantino Palmas Sindaco di Settimo San Pietro

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Il Comitato Scientifico Regionale Consiglio Regionale della Sardegna Claudia Lombardo Maria Santucciu Regione Autonoma della Sardegna Assessorato al Turismo Luigi Crisponi Artigianato e Commercio

Assessorato alla Pubblica Istruzione, Sergio Milia Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

Direzione Regionale per i Beni Culturali Maria Assunta Lorrai e Paesaggistici della Sardegna Sandra Violante

M.I.U.R. Ufficio Scolastico Regionale Enrico Tocco per la Sardegna Rosalba Crobu

Comune di Cagliari Massimo Zedda Enrica Puggioni

Provincia di Cagliari Angela Maria Quaquero Ufficio Regionale Francesco Tamponi Beni Culturali Ecclesiastici UPI Sardegna Francesco Putzu

ANCI Sardegna Cristiano Erriu Umberto Oppus Università degli Studi di Cagliari Giovanni Melis Università degli Studi di Sassari Attilio Mastino Pinuccia Simbula Imago Mundi Associazione Culturale Fabrizio Frongia Armando Serri onsorzio CAMU’ Centri d’Arte e Musei Francesca Spissu C Giuseppe Murru Società Cooperativa Sociale Il Ghetto Alessandro Piludu Nicoletta Manai

Confesercenti Regione Sardegna Marco Sulis Confcommercio Sardegna Gavino Sini

Agenzia Nazionale Gianpiero Liori Sviluppo Autonomia Scolastica

Sardegna Solidale Roberto Copparoni Centro Servizi per il volontariato

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urismo, identità e cultura, una combinazione ideale per una terra depositaria di tradizioni millenarie. Oltre che da spiagge bianche e mare cristallino, i viaggiatori sono sempre più attratti da manifestazioni e itinerari culturali e da località d’arte della Sardegna. Una recente indagine conferma il trend, nel primo semestre 2011 nell’Isola è cresciuta del 20% la frequentazione di luoghi di interesse storico – artistico, un dato con pochi confronti in Italia. Fra le motivazioni alla vacanza, spiccano le visite al patrimonio artistico e monumentale: ‘uno scrigno di tesori’ composto in Sardegna da antichi palazzi e castelli, basiliche e musei, parchi minerari e archeologici, e disseminato sull’intero territorio. Un patrimonio da preservare innanzitutto, poi da riscoprire per i sardi e, nel contempo, da condividere con i visitatori con l’accoglienza della quale l’Isola è capace. Da condividere con itinerari culturali, come appunto Monumenti aperti, evento che suscita suggestioni ed emozioni uniche. La domanda turistica è orientata alla ‘memoria’ e alla cultura, perciò la Regione Sardegna promuove l’architettura storico - artistica, simbolo di identità, così da assecondare anche il profilo moderno dei nostri visitatori, culturalmente preparati, rispettosi e desiderosi, oltre che di ‘vivere’ l’unicità di paesaggi incantevoli, anche di conoscere beni culturali e manifestazioni tradizionali. Luigi Crisponi Assessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio

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nno dopo anno, Monumenti Aperti rappresenta un momento importante che va oltre la semplice manifestazione culturale. È la condivisione della conoscenza del nostro patrimonio di cultura, di memoria e di storia condivisa. È la consapevolezza che i beni culturali rappresentano veramente noi stessi, la nostra espressione artistica e creativa, interprete dell’epoca che li ha visti nascere. È la testimonianza di quanto la cultura non sia un bene privato, ma collettivo, che aspetta di essere riscoperto, esposto, valorizzato, divulgato, fruito. Con Monumenti Aperti si vive un momento popolare e di festa dove un pubblico sempre più attento e consapevole delle potenzialità del nostro patrimonio artistico-architettonico, diventa protagonista della storia della nostra Isola. La promozione del nostro grande patrimonio culturale si è trasformata nel corso degli anni, proprio grazie a questa manifestazione, in un momento festoso e popolare che raduna giovani e meno giovani, studiosi della materia e semplici curiosi, studenti e volontari culturali. Tutti ugualmente coinvolti in un’attesa opportunità di arricchimento storico e culturale dove il nostro passato e il nostro presente si fondono per dare a tutti la consapevolezza che dobbiamo tramandarlo gelosamente, nel migliore dei modi, alle generazioni future. Sergio Milia Assessore regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport monumentiaperti

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Breve percorso tra le case campidanesi

Abitare la tradizione

Il territorio di Settimo è ancora caratterizzato dalla presenza di un importante patrimonio abitativo tradizionale. Dal punto di vista strettamente tipologico domina la casa a corte, con il portale d’accesso che introduce alla grande corte delimitata dai magazzini, i ricoveri per gli animali, lo spazio per il forno e la casa d’abitazione ‘protetta’ dal loggiato (lolla). La tipologia abitativa era strettamente legata all’attività lavorativa con varianti complesse dovute sia alla presenza di proprietari terrieri che ad un successivo processo di urbanizzazione cittadina: dalla casa-fattoria, luogo delle attività non campestri, si passa al palazzetto dove l’aspetto abitativo predomina. La casa d’abitazione tradizionale diventa anche il luogo dell’espressione dei saperi e delle tecniche costruttive, con l’impiego di materiali da costruzione come la terra cruda (ladiri), la pietra, il legno. Abilità costruttive legate alle procedure e alle competenze non solo dell’artigiano ma anche della famiglia e del ‘vicinato’ spesso coinvolti nella costruzione e manutenzione della casa. Ma oltre alle valenze architettoniche, le case campidanesi si presentano come sistemi abitativi ecologicamente compatibili: l’orientamento a sud, l’uso del loggiato come filtro che protegge dal sole estivo ma consente il soleggiamento invernale, l’uso prevalente di materiali da costruzione locali a basso impatto ambientale. In definitiva i caratteri della casa tradizionale sono dovuti all’interazione delle componenti geografiche, tipologiche, etnologiche, antropologiche che nel tempo hanno forgiato l’abitazione all’uso della popolazione che la viveva mentre l’uso di tecniche biocompatibili possono ancora garantirne la continuità nel tempo. Il percorso prevede la visita guidata alla casa ‘padronale” di Settimo: Casa Baldussi già casa Pilleri, situata nella via Garibaldi, è attualmente abitata. Divisa in due parti per motivi ereditari, è stata riunita e recuperata mantenendo la caratteristiche architettoniche originali, riutilizzando materiali da costruzione tradizionali e, dove necessario, introducendo elementi tecnologici della bioedilizia.

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Antico Molino Il molino di lavorazione del grano è situato nella via Roma ed è quello aperto tra la fine degli anni ‘40 e primi anni ‘50 da Luigi Mascia e dal socio Costantino Bocchiddi. I macchinari in legno, la macina in pietra, i setacci sono stati restaurati e rimessi in funzione nell’edificio che lo ha sempre ospitato, grazie alla passione di Mariano Mascia, figlio del fondatore del molino. Le macchine, costruite dall’ “Officina meccanica Baldeschi e Sandreani” di Cantiano (Pesaro) arrivarono a Settimo smontate per poi essere assemblate sul posto, mentre la macina di pietra è di provenienza norvegese. Tre piccoli motori elettrici fanno funzionare la filiera e permettono la macinatura ‘a freddo’ grazie ad un limitato numero di giri della pietra da macina. La macinatura ‘a freddo’, a differenza degli impianti molitori industriali, consente di non surriscaldare il chicco di grano durante il processo di macinazione. In questo modo si ottengono farine ad altissimo contenuto di fibra purissima, vitamine, proteine e sali minerali, elementi indispensabili per una sana alimentazione naturale. Il grano lavorato proviene per la maggior parte dalla Trexenta e dalla Marmilla nella varietà Karalis, derivata dalla varietà Cappelli. Nel molino oggi si lavorano tra i 35 e i 40 quintali di grano al mese seguendo la procedura tradizionale: setacciatura del grano per togliere le impurità, lavaggio in acqua potabile, asciugatura naturale in vasche di legno, macinazione. Si ottengono in questo modo Farina Integrale “Sa Farra senza ‘e fai” direttamente dal Grano duro macinato, Semola, Cruschello, Fiore Sardo, Crusca grossa e Farinetta. Il molino si distingue come elemento centrale per poter riattivare la tradizionale filiera del grano valorizzando i prodotti e i saperi locali: dalla coltivazione del grano, alla molitura, ai panifici e pastifici, tutti elementi caratteristici del territorio di Settimo e della sua economia.

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Centro di sperimentazione didattica e divulgativa

Arca del tempo Via Alagon

L’innovativa struttura dell’Arca del tempo sorge nel Parco archeologico di Cuccuru Nuraxi, nelle vicinanze dell’abitato di Settimo San Pietro, e consente un emozionante viaggio virtuale lungo il tempo, dall’età neolitica ai giorni nostri, nel paesaggio e nei monumenti dell’area vasta di Cagliari. Il progetto iniziale di una ricostruzione virtuale del solo pozzo si estese alla ricostruzione nel tempo di tutto il paesaggio percepibile nel cerchio d’orizzonte della sommità della collina di Cuccuru Nuraxi. A questo primo paesaggio si sono aggiunti quelli visibili dalla Sella del Diavolo, dal forte di Sant’Ignazio, da Monte Urpinu, dalla torre di San Pancrazio: ciascun paesaggio è stato ricostruito così come poteva essere visto dagli uomini neolitici, nuragici, fenici, romani, giudicali, spagnoli e piemontesi. I 35 paesaggi così realizzati costituiscono le coordinate spazio/ temporali da cui accedere all’osservazione di monumenti storici e archeologici ricostruiti, in grafica tridimensionale ed esplorabile, così come erano in quel preciso spazio/tempo. La fruizione del multimediale avviene attraverso 4 postazioni, concepite ergonomicamente per ospitare adulti, bambini, gruppi famiglia fino a 5 persone e disabili, consentono la navigazione individuale, anche non assistita. Nella sala sotterranea la spettacolarità del multimediale esplode su un grande schermo ad arco di cerchio di 14 metri per 2 che consente l’immersione percettiva nei paesaggi della storia e nelle ricostruzioni virtuali dei monumenti e la fruizione collettiva dei percorsi didattici possibili all’interno del multimediale.

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Chiesa di

San Giovanni La piccola chiesa campestre di San Giovanni, di impianto romanico e risalente al XIII secolo D.c, si trova nella campagna di Settimo San Pietro a circa due chilometri dal paese, circondata da ulivi e vigneti. Questa chiesa ha subito diversi rimaneggiamenti nel corso dei secoli e per questo motivo è difficile ricostruire con esattezza quale fosse la sua struttura originaria. Ha una pianta rettangolare a tre navate divise da arcate su pilastri e colonne. In un’epoca posteriore, probabilmente a causa della necessità di accogliere un maggior numero di fedeli, è stata costruita sul lato destro una quarta navata la posteriorità della quale è intuibile osservando l’evidente taglio di muro dei pilastri, molto netti e ben squadrati, differenti dagli altri che presentano le mensole a punta di diamante. La navata centrale, più alta e più larga di quelle laterali, culmina con l’abside, di forma circolare. Dei segni sulla parte alta della muratura dell’abside dimostrano che nel corso dei secoli è stata modificata. All’interno della chiesa sono presenti alcuni conci con incavi emisferici che venivano probabilmente utilizzati per inserirvi delle maioliche a scopo decorativo. La copertura a tetto presenta belle capriate lignee lavorate ad intaglio. L’architettura esterna è molto semplice, la facciata è piana con campanile a vela. Nel 1996 a ridosso della chiesa sono stati ritrovati alcuni resti di un pavimento mosaicato. Nel 2001 sono iniziate le indagini degli archeologi e sono ancora in corso gli scavi in tutta l’area intorno alla chiesa. L’ esame della decorazione e della tecnica utilizzata per il mosaico fanno propendere per una datazione tra il V e il VI secolo D.c. Lo splendido mosaico, che probabilmente costituiva il pavimento di un edificio collegato a una struttura termale e, poco distante, a una necropoli, presenta motivi a squame, a zig zag e floreali.

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Chiesa parrocchiale di

San Pietro

La Parrocchia di Settimo San Pietro, ad alcuni nota come chiesa di San Pietro Apostolo, ma intitolata a San Giovanni Battista, è un bell’esempio di architettura gotica di importazione ibericocatalana con rimaneggiamenti di epoche diverse. La sua consacrazione risale al 1 luglio 1442. E’ quindi, insieme alla chiesa di San Giacomo in Cagliari, tra i più antichi edifici catalani. Ha pianta ad aula rettangolare. Presenta una navata unica suddivisa in cinque campate tramite arcate ogivali. Il presbiterio, a pianta quadrangolare, presenta una volta a crociera stellata. Ai lati si aprono alcune cappelle tra le quali particolarmente pregevole è la prima sulla sinistra, quella del Battistero. Questa cappella, risalente al XVII secolo, è in stile tardogotico e vi si accede tramite un arco ribassato alla base del quale ci sono due leoni stilofori, originariamente custoditi nella chiesa medievale di San Giovanni Battista, nelle campagne di Settimo. Una seconda cappella ha, come il presbiterio, volta stellare mentre altre due, sormontate da cupola, sono barocche. Nella facciata piana merlata con portale architravato sormontato da un arco ogivale, una finestra sostituisce il rosone ora murato. Il campanile, considerato il più alto del campidano, fu costruito nel 1627 da un certo Simone Montanacho. Ha base quadrata e grandi finestre archiacute, ornato da archetti pensili trilobati, in stile romanico-gotico, termina con un tamburo

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Gli argenti

della parrochiale di San Pietro

Il recente restauro (2011) a cura della Soprintendenza ai BAPSAE di Cagliari ha messo in luce la qualità e l’interesse degli argenti liturgici della parrocchiale di Settimo San Pietro, variamente databili tra il Seicento e l’Ottocento. Documenti d’arte e di fede, sono testimonianza della generosità degli abitanti di Settimo, che con le loro offerte hanno contribuito alla realizzazione di questi oggetti preziosi. Gli arredi sacri hanno uno scopo liturgico che ne condiziona foggia e ornamentazione, che varia però nel tempo seguendo i mutamenti del gusto e della moda; secondo le indicazioni tridentine ogni chiesa doveva dotarsi di un corredo di arredi sacri, sottoposto a verifica durante le Visite pastorali. La confraternita riuniva tutti i lavoratori dei metalli, che avevano una cappella all’interno del duomo di Cagliari. In età spagnola (XVI-XVII secolo), la vigilanza selle botteghe ed il controllo della qualità del metallo era affidata ai maggiorali, eletti il 25 giugno, festa del patrono S. Eligio vescovo. In età sabauda (XVIII-XIX secolo) un editto del 1768 emana la nuova regolamentazione, in vigore fino all’unità d’Italia, che prevedeva tre marchi: lo stemma coronato del Regno di Sardegna, il contrassegno del regio assaggiatore e quello della bottega. Alla fine del ‘700 lavorano per Settimo alcuni abili argentieri cagliaritani: Felice Usay plasmò le cartegloria e ammodernò vari oggetti, Sebastiano Cabras realizzò la monumentale lampada pensile e Luigi Cirronis un pregevole ostensorio. Sabato e Domenica, durante l’orario di visita sarà presente il parroco Don Elenio Abis che illustrerà gli argenti ai visitatori.

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Domus de Janas de

S’acqua Is Dolus Nelle campagne di Settimo San Pietro, nei pressi della chiesa campestre di San Pietro, si trova una domus de janas che risale al Neolitico recente, tra la fine del quarto e la prima metà del terzo millennio avanti Cristo. È una grotticella artificiale costituita da un’anticamera dalla quale si accede alla cella vera e propria attraverso un’apertura quadrata. A causa di infiltrazioni d’acqua provenienti da una sorgente sotterranea, probabilmente fin dall’antichità, è stato necessario scavare davanti all’ingresso un piccolo canale per far defluire l’acqua all’esterno. La tradizione popolare racconta che quest’acqua, oltre ad essere potabile, avesse proprietà miracolose in grado di sanare tutti i dolori: da qui il nome S’aqua is dolus, che significa “l’acqua che lenisce i dolori”. Un’antica leggenda narra inoltre che San Pietro, durante un viaggio nella zona, si fermò a riposare nella grotta e pregò così a lungo che il segno delle sue ginocchia rimase scolpito nella roccia. A memoria del Santo e del suo passaggio nelle campagne del paese, il 29 giugno, giorno di San Pietro e Paolo, si svolgeva una grande festa con balli e canti, nel corso della quale il parroco si recava alla domus de janas per benedire l’acqua. La celebrazione terminava nella vicina chiesetta di San Pietro, dove la gente si riuniva per assistere alla messa e ricevere la benedizione con l’acqua miracolosa. Attualmente la ricorrenza si festeggia nei primi giorni di Settembre. La volontà di realizzare questa domus de janas nel IV millennio a.C. è indicativa della volontà di monumentalizzare quest’area; l’edificio, infatti, pur essendo ipogeo, presenta una facciata ben visibile anche a distanza, secondo i modelli consueti di indicazione di possesso economico ma anche culturale, motivato dalla presenza degli antenati ivi sepolti. La collocazione nella piana ai piedi della tomba è significativa per l’esplicita volontà di segnare il territorio, mentre la posizione preminente del luogo dei morti, rappresenta la garanzia e la ragione stessa dell’esistenza dei vivi e del loro diritto all’utilizzo di quello spazio. La domus de Janas sarà visitabile Sabato 8 maggio alle ore 16.00 e Domenica 9 maggio alle ore 10.30 e 16.30 con ritrovo presso l’Arca del Tempo. Giovedì 28 giugno 2012, dopo circa 50 anni, sarà ripristinata la processione de S’acua ‘e is Dolus con il rito della benedizione dell’acqua. L’appuntamento, per chi vorrà partecipare, sarà per le ore 18,00 presso la chiesetta campestre di San Pietro.

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