Carbonia Monumenti Aperti 2013

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Comune di Carbonia



Carbonia

Monumenti Aperti

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19 Maggio 2013

COMUNE DI CARBONIA

Soprintendenza Archeologica per la Sardegna


Gruppo Locale di Coordinamento Carbonia Comune di Carbonia Giuseppe Casti Sindaco Loriana Pitzalis Assessore al Turismo e alla Cultura Silvia Mocci Dirigente V servizio Elio Mei Responsabile settore Cultura e Turismo Veronica Bisio, Enrico Maffei, Massimo Tizzano, Antonietta Loberto, Patrik Locci, Davide Sabiu Ufficio Cultura e Turismo Museo Archeologico Villa Sulcis Carla Perra Direttore Scientifico Nicola Todde Coordinatore Tecnico ed Amministrativo Cooperativa Mediterranea Maria Teresa Diana Presidente Cooperativa Sistema Museo Centro Italiano della Cultura del Carbone Mauro Villani Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di CA – OR Gianfranca Salis Direttore Archeologo Dipendenti Soprintendenza Archeologica Carbonia Sezione di Storia Locale S.B.I.S. Cooperativa Lilith ATI IFRAS Segreteria Organizzativa Ufficio Cultura, Turismo, Sport e Spettacolo Comune di Carbonia, Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di CA - OR sede di Carbonia

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Carbonia, una miniera di sorprese. Benvenuti! Anche quest’anno l’Amministrazione Comunale si trova in prima fila all’appuntamento di Monumenti Aperti, giunto alla sua decima edizione, ed intende partecipare con tantissime novità. Rinnovando l’impegno di adesione, vuole mettere in evidenza la valenza culturale e civica del progetto, che offre soprattutto alle giovani generazioni, che grazie all’istituzione scolastica di ogni ordine e grado e alle associazioni di volontariato che le coinvolgono, la possibilità di conoscere la propria città e di esserne orgogliose. Insistiamo nell’affermare che il senso di appartenenza si acquisisce attraverso la conoscenza della propria storia e dei valori di cui essa è portatrice. Grazie al lavoro di eventi come Monumenti Aperti, in tutti questi anni, è cresciuta la consapevolezza delle ricchezze archeologiche, storiche ed ambientali del nostro territorio. La nostra città percorre una storia millenaria che tocca epoche che vanno dal paleolitico ad oggi, dimostrando, in ogni era, di aver espresso il meglio. C’è un filo conduttore che lega i vari periodi, questo filo è il lavoro manuale legato ai metalli, che i nuragici sapevano forgiare. Questo il motivo per cui, successivamente, popoli venuti da lontano, come i Fenici, giunsero in questi luoghi e si integrarono con le popolazioni autoctone. Di questa integrazione sono documentate le tracce e le recenti campagne di scavo hanno portato alla luce la testimonianza che i primi abitanti del nostro territorio, nulla avevano da invidiare alle altre popolazioni del mondo allora conosciuto. Attraverso questa matassa che si dipana nel tempo giungiamo a giorni più recenti che ci regalano un gioiello di architettura razionalista oggetto di studi internazionali di grande interesse. Così, grazie a questo percorso lungo millenni, l’oggi si arricchisce e ci rende forti di una forza che, in una situazione difficile come quella che stiamo vivendo, ci induce a batterci per proteggere una città che è un vero e proprio museo a cielo aperto e che con determinazione intendiamo valorizzare e promuovere.

Giuseppe Casti Sindaco Loriana Pitzalis Assessore alla Cultura e al Turismo

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Informazioni Utili I monumenti saranno visitabili gratuitamente, il pomeriggio di sabato dalle ore 16,00 alle ore 20,00 e la domenica dalle ore 9,00 alle ore 13,00 e dalle ore 16,00 alle ore 20,00. Per la visita ai siti si consigliano abbigliamento e scarpe comode. Le visite alle chiese verranno sospese durante le funzioni religiose. E’ facoltà dei responsabili della manifestazione limitare o sospendere in qualsiasi momento, per l’incolumità dei visitatori o dei beni, le visite ai monumenti. In alcuni siti la visita potrà essere parziale per ragioni organizzative o di afflusso. Info Point curato dalla Pro Loco: via Marconi 12. E-mail: proloco.carbonia@hotmail.it Info point Grande Miniera di Serbariu curato dalla Associazione “Ragazzi Amici della Miniera”.

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Museo dei

Palaeo Ambienti Sulcitani “E.A. Martel” Il Museo Paleontologico “E.A. Martel” fondato nel 1972 dal Gruppo Ricerche Speleologiche “E. A. Martel”, e divenuto civico nel 1996 grazie alla donazione in comodato d’uso delle collezioni all’Amministrazione cittadina, sino al 2010 ospitato in città negli spazi di via Campania, è stato trasferito e riallestito in nuovi ampi locali, appositamente riconvertiti, nel padiglione delle vecchie Officine della Grande Miniera di Serbariu, dove gli sono destinati 1740 m2 totali con oltre la metà dedicati al percorso espositivo ed alla didattica. La collezione storica del Martel è stata implementata con importanti reperti, in originale ed in calco, di grande interesse scientifico, che anno consentito di rinnovare completamente i criteri dell’allestimento per il pubblico. Il tema centrale dell’esposizione, allestita negli ambienti del piano terra del Museo dei Paleoambienti Sulcitani “E.A. Martel”, riguarda i bioeventi ed i geoeventi registrati nelle rocce del sudovest della Sardegna, con particolare attenzione verso i fossili in esse conservati. Qui, seguendo un generale criterio geocronolocico-stratigrafico, sono presentate rocce e fossili pertinenti al territorio del Sulcis-Iglesiente con un excursus temporale che va dal pre-cambriano sino all’attuale. Nel piano alto centrale è invece allestita la sezione dedicata alle paleobiodiversità, dove sono esposti reperti, proveniente da differenti località mondiali pur con frequenti riferimenti alla Sardegna, con una panoramica generale sugli organismi del passato documentata seguendo i criteri delle differenti classi tassonomiche. La parte centrale del piano terra ospita inoltre la sezione delle Estinzioni di Massa e Dinosauri con reperti fossili marini e continentali relativi al Mesozoico, tra i quali spicca il calco completo di un adulto di Tyrannosaurus rex. Visita guidata a cura dell’Istituto Comprensivo “S. Satta” con la collaborazione della Coop. Mediterranea.

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Grotta carsica

Grotta dei fiori La Grotta dei Fiori, il cui nome deriva dalla ricchezza e varietà di concrezioni che ne tappezzavano gli ambienti, è situata sulla destra idrografica del Riu Cannas, lungo la strada che conduce alla frazione di Sirri circa un chilometro oltre la borgata di Cannas di Sopra e si raggiunge inerpicandosi brevemente lungo un sentierino che conduce ai suoi 3 ingressi (2 artificiali). Nell’area della Valle di Cannas sono concentrate oltre una cinquantina di grotte oggi conosciute per uno sviluppo ipogeo complessivo di circa 4 km, la Grotta dei Fiori è la maggiore, esplorata e rilevata topograficamente dal Gruppo Ricerche Speleologiche “E.A. Martel” di Carbonia per uno sviluppo spaziale complessivo di 800 m ed un dislivello di -45 m. Il sistema ipogeo si sviluppa nelle dolomie e nei calcari del Cambriano ad andamento sub-orizzontale e geometria di tipo dendritico con ambienti sviluppati su più livelli. Il percorso si articola tra vasti ambienti raccordati da condotti, generalmente ampi ed ancora riccamente concrezionati nonostante il danneggiamento provocato dall’attività di cava abusiva esercitata negli anni ‘60 e da numerose scritte e tracce lasciate negli anni da occasionali quanto maldestri visitatori. La cavità fu certamente frequentata nella parte iniziale sin dal periodo Neolitico, come testimoniato da tracce d’utilizzo sepolcrale in età del Bronzo Antico, Cultura di Bonnannaro (1.800- 1.600 a.C.) e riveste una notevole importanza anche per le numerose specie animali che vi soggiornano tra cui spiccano la formica cieca troglobia Hypoponera sulcitana e la numerosa colonia di chirotteri che ne utilizza gli ambienti come nursery nel periodo estivo. In diverse parti della grotta sono presenti ed osservabili in situ riempimenti a brecce ossifere con importanti reperti paleontologici a vertebrati del tardo Pleistocene con prevalenza di micromammiferi, tra cui Prolagus sardus e Tyrrhenicola henseli e meno frequenti macromammiferi, ben rappresentati dal canide Cynotherium sardus, ed uccelli con importanti resti osteologici di Gypaetus barbatus e Ciconia nigra specie rinvenuta sinora in Sardegna unicamente nella Grotta dei Fiori. Visita guidata a cura dell’Associazione naturalistica “Grotta dei Fiori”

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Parco Archeologico di

Cannas di Sotto

foto: U. Virdis, su concessione del MiBAC – Sopr. Arch. CA- OR

Il Parco Archeologico di Cannas di Sotto è un parco urbano interno al tessuto cittadino (fra il Corso Iglesias e la Via Alghero) e collegato al Museo Archeologico Villa Sulcis attraverso un passaggio coperto (ingresso da Corso Iglesias). Il parco è sorto intorno all’estesa necropoli a domus de janas , realizzata su una collina di travertino a partire almeno dal Neolitico Finale (dal 3300 a.C. ca in poi). Sulla sommità della collina si trova uno spazio destinato alle esposizioni temporanee, grazie al restauro dell’antico Medau Sa Grutta, sovrapposto alla necropoli preistorica; al suo interno i temi dell’archeologica si integrano con quelli delle tradizioni e della storia recente della comunità. La necropoli è particolarmente interessante per la sua estensione, per la sua ubicazione e per la varietà tipologica delle sue tombe. Fra le 26 grotticelle finora individuate, infatti, è frequente trovare architetture interessanti frutto di ampliamenti e rimaneggiamenti di varie epoche. E’ possibile distinguere infatti due grandi gruppi, uno caratterizzato da un ingresso a pozzetto verticale (generalmente più antico), l’altro da ingresso orizzontale (più recente), con una parete aperta sulla parete rocciosa; tuttavia in molti ipogei si possono osservare entrambi gli accessi, dato che nel periodo Eneolitico (fra 2800 e 2500 a.C ca) molte tombe sono state ampliate e dotate di un ingresso a porta: La necropoli inoltre documenta una continuità di vita che arriva ai nostri giorni, con il riutilizzo delle tombe, soprattutto da parte degli abitanti del Medau, come rifugi, magazzini, fornaci, ricovero per animali. Il percorso consigliato parte dall’ingresso di Corso Iglesias e segue il declivio della collina, con le Tombe 25 e 3, la monumentale Tomba 4, dotata di un ampio spazio semicircolare aperto e di una grande camera interna, gli ipogei venuti in luce ai piedi del Medau e quelli aperti sulla sommità della collina, fra cui la Tomba 12, che ha restituito i reperti esposti presso il museo di Villa Sulcis nel quale è stata allestita inoltre la ricostruzione della tomba in scala 1:1. La tomba 12, scavata nel 1983, è attualmente oggetto di indagini archeologiche curate dalla Soprintendenza Archeologica in collaborazione con l’Ati-Ifras. Visita guidata a cura dell’Istituto Comprensivo “S. Satta” mostra nel Medau Sa Grutta a cura della Coop. Mediterranea

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La Fortezza del Nuraghe Sirai

foto: G. Alvito, propr. Ifras, su conc. SBA CA-OR

La fortezza del Nuraghe Sirai (625-550 a.C. ca.), ai piedi dell’omonimo Nuraghe, ampia circa. 1, 5 ettari, è un insediamento chiave per il periodo più tardo della civiltà sarda (Ferro II, 730-510 a.C. ca.), che coincide con il culmine della presenza fenicia nella Sardegna. Unico insediamento cinto da possenti fortificazioni di tipo orientale e ormai in luce per un ampio settore dell’abitato, mostra il risultato dell’integrazione di una comunità sardo-nuragica, dall’architettura mista del villaggio alle ceramiche d’uso ibride. La più recente e straordinaria scoperta riguarda la prima officina completa per la produzione del vetro del periodo fenicio trovata in Occidente e la più antica dell’intero ambito archeologico sardo. Entro l’anno corrente, grazie ad un finanziamento della Provincia, il Comune di Carbonia, attraverso il Museo Archeologico intraprenderà finalmente, oltre agli scavi nella fortezza, le prime indagini sul Nuraghe vero e proprio per indagare i rapporti fra quest’ultimo e l’insediamento fortificato. Visita guidata a cura dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Gramsci-Amaldi”

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Parco Archeologico

Monte Sirai Monte Sirai è certamente un Parco Archeologico di eccellenza che include un grande comprensorio archeologico esteso per l’intero altopiano, nel quale si concentrano decine di siti sorti dal IV millennio a.C. fino all’ultimo periodo dell’età punica; fra i principali citiamo quattro gruppi di Domus de Janas, tre nuraghi monotorre eretti sulle pendici dell’altopiano, gli abitati afferenti alle varie fasi di insediamento del pianoro, dal villaggio eneolitico di cultura Monte Claro fino ai nuclei abitativi di neopunica, e ai tratti di strada di accesso all’altopiano. L’impronta più marcata di Monte Sirai è tuttavia quella data dalla presenza prima dai fenici e poi dai cartaginesi, che scelsero il rilievo per la sua posizione strategica, dato che dominava il passo compreso fra il tronco meridionale e quello settentrionale della Via Sulcitana (da Sulky a Karali) ed anche l’accesso ai sentieri che conducevano ai giacimenti minerari attraverso il Flumentepido. Fondato verso la metà dell’VIII sec. a. C., l’insediamento fenicio crebbe nell’ultimo quarto del secolo successivo. Nel 520 a. C. ca. venne distrutto dai Cartaginesi e poi ricostruito nel corso del V secolo, mentre l’ultima pianificazione urbanistica risale a un momento poco antecedente alla prima guerra punica (264-241 a. C.). Durante i primi secoli della dominazione romana della Sardegna, dal 238 a.C., Monte Sirai rimase un centro punico. I nuovi centri romani, infatti, si trovano a valle, intorno al pianoro e nell’area dell’attuale città di Carbonia. Il percorso consigliato comincia con l’abitato alto (III sec. a.C.), chiuso sul lato settentrionale da fortificazioni; attraverso la porta Nord si Foto Gianni Alvito su concessione del accede all’unico spazio pubblico, una piccola piazza dominataMiBAC – SBA CA- OR (propr. Ifras) dal tempio di Ashtart, dalla quale si dipartono tre strade parallele e quattro grandi isolati; la maggior parte delle abitazioni ha una planimetria a vani affiancati, come la casa “del lucernario di talco” (fine VII sec. a.C.), mentre le case a corte sono una minoranza destinata forse ad un gruppo di famiglie dominanti: la cosiddetta “casa Fantar”, ad esempio, è molto vicina al tempio. Gli scavi più recenti hanno scoperto che nell’estremità meridionale un nucleo dell’abitato fu rioccupato in età tardo antica (V-VI d.C.). Verso Nord, all’esterno, si incontra la prima delle necropoli, quella fenicia, un’ampia area di tombe a incinerazione scavate nella roccia tufacea o nella terra, coperte da lastrine di pietra. Delle aree funerarie di età punica si possono visitare: la necropoli ipogeica, di particolare richiamo per le tombe familiari sotterranee; l’adiacente necropoli infantile (sepolture in anfora) e infine un’area funeraria scoperta di recente, composta di tombe singole in fossa. A Nord-Ovest delle necropoli, su un altro rilievo sorge il tofet, santuario dei bambini morti prima di essere integrati nella comunità dei vivi, fondato intorno al 360 a. C., nel quale si distinguono uno spazio aperto dedicato alla deposizione delle urne cinerarie e delle stele votive, ed una terrazza elevata di roccia naturale dove fu eretto un piccolo tempio. Visita guidata a cura della Scuola Paritaria “Madre C. Gritti”con la collaborazione della Coop. Mediterranea

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Museo Archeologico

Villa Sulcis Il Museo Villa Sulcis, inaugurato nel 2008, è rinato insieme a un progetto museologico che descrive i cambiamenti del paesaggio archeologico, dal Neolitico al periodo tardo romano, attraverso un allestimento di grande impronta didattica; nelle sue sale sono frequentati i laboratori didattici per le scuole e le conferenze archeologiche di “Carbonia Studia”. La prima sala, la Sala del Territorio riguarda l’intero comprensorio. Seguendo la parete destra si visitano i temi e i siti che raccontano la preistoria e la protostoria. La nascita dell’agricoltura, la nascita dei villaggi, il culto delle divinità e le città dei morti nel Neolitico (60002800 a.C. ca.); i contatti con le altre culture europee, la lavorazione dei primi metalli nel periodo Eneolitico (2800-2200/1800 a.C. ca.); il culto nelle grotte, la vita quotidiana delle comunità nuragiche, lo sfruttamento delle miniere nell’Età del Bronzo 2200/1800-900 a.C. ca.); i cambiamenti dell’Età del Ferro con i contatti con i Greci, gli Etruschi e soprattutto i Fenici (900-550 a.C. ca.) Nelle rampe di collegamento i siti diventano paesaggi archeologici; attraverso le vedute della antica Via Sulcitana, si giunge alla seconda sala, dedicata al Sulcis fenicio, illustrato dai materiali di SulkySant’Antioco, il centro dominante, e il centro costiero di Bitia. Entrando ancora di più nello specifico si giunge alla sala di Monte Sirai di Carbonia, la sala 3. La vita del centro fenicio e punico (dal 750 al 100 a.C. ca.) è ancora descritta attraverso i temi (il tempio e le divinità, l’architettura e le attività domestiche, le sepolture e i riti fufoto: U. Virdis, su concessione del MiBAC – SBA CA- OR nerari), ma soprattutto attraverso gli spaccati della vita quotidiana, con la ricostruzione di una cucina punica, di sepolture in fossa, dello spaccato di una tomba a camera, della parete esterna di una casa. Seguendo poi il percorso circolare, sul lato sinistro, si giunge ai periodi successivi, e sulle rampe, a ritroso, si ritrova il paesaggio in età fenicia e punica (rampa 1) e romana (rampa 2). La parete destra della sala 1, infine, descrive il territorio in età romana (238 a.C. - 500 d.C. ca., con i miliari della Via Sulcitana e le necropoli di Carbonia), compreso quello sommerso, con gli antichi approdi e i relitti ricostruibili con i materiali provenienti da Cala Piombo (Teulada). Visita guidata a cura della Scuola Secondaria di I grado Via Balilla (Istituto Comprensivo “Deledda-Pascoli”) in collaborazione con la Coop. Mediterranea e la L.U.T.E.C.

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Museo Archeologico Villa Sulcis

Deposito Laboratorio Il deposito-laboratorio costituisce una componente essenziale del Nuovo Museo Archeologico, in quanto al suo interno si conservano i materiali recuperati nel corso delle indagine archeologiche effettuate sul territorio, prima del loro allestimento nelle sale del Museo, dove sono restituiti al contesto originario, così da diventare comprensibili. Le attività che si svolgono nel deposito, a cura del personale della Soprintendenza ai Beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano, riguardano il censimento del materiale, foto su concessione del MiBAC – SBA CA- OR la compilazione delle schede inventariali e la loro informatizzazione, lavoro propedeutico alla creazione di un database più dettagliato curato dal Museo, che potrà consentire l’accesso all’intero patrimonio culturale del museo. All’interno della struttura, è operativo un laboratorio di restauro e si predispone la documentazione fotografica e grafica dei reperti, quest’ultima a cura dell’ATI-IFRAS. Tutti i reperti contenuti nei locali sono sistemati secondo un progetto logistico che tiene conto degli scavi in corso e di quelli che si faranno in futuro nel territorio di Carbonia. Attualmente le unità operative della Soprintendenza, unitamente al personale dell’Ati Ifras, sono impegnate in ricerche archeologiche presso la villa romana nell’area P.I.P. e nella necropoli di Cannas di Sotto. La visita al laboratorio offre quest’anno un’interessante mostra dedicata ad una delle più importanti scoperte degli ultimi anni avvenuta al Nuraghe Sirai, e cioè il ritrovamento della più antica officina per la produzione del vetro dell’ambito archeologico della Sardegna e anche l’unica del periodo fenicio trovata in Occidente. Visita guidata a cura della Scuola Secondaria di I grado Via Balilla (Istituto Comprensivo “Deledda-Pascoli”) in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di CA-OR.

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Area archeologica di

Corona Maria Pineta di Cortoghiana

I recenti ritrovamenti archeologici messi in luce nella pineta di Cortoghiana arricchiscono le testimonianze preistoriche del territorio sulcitano. I lavori di ripristino, scavo e pulizia ad opera della Soprintendenza Archeologica per le Provv. di Cagliari foto: V. Ligas su concessione del MiBAC – SBA CA- OR e Oristano hanno consentito il recupero nell’area di Corona Maria di un complesso pre-protostorico di notevole interesse, che documenta un’occupazione della zona dal Neolitico finale (IV millennio a. C) all’età del Bronzo (medio e finale, XVII- X sec. a. C.). Durante le fasi finali del Neolitico fiorisce in Sardegna la cultura prenuragica di maggior spessore, quella di Ozieri; nel territorio isolano, le testimonianze più significative di tale ambito culturale sono rappresentate dalle domus de janas, grotticelle artificiali sepolcrali scavate nella roccia naturale. Queste sepolture si caratterizzano per la varietà delle tipologie, che vanno dalla tomba monocellulare, semplice nell’aspetto, agli ipogei articolati anche in numerosi ambienti, che talvolta riproducono le case dei vivi, rifiniti da eleganti modanature, sostenuti da pilastri e colonne, abbelliti da stilemi ornamentali e da suggestivi motivi simbolico-religiosi (corna e protomi taurine stilizzate, spirali raffigurazioni geometriche). La domus de janas di recente indagata nella pineta di Cortoghiana presenta una pianta circolare, dotata di due piccoli vani sopraelevati e circondata da un’area sacra con coppelle, antistante alla sepoltura. Un’altra sepoltura ipogeica è inglobata all’interno della cantina di un’abitazione moderna. L’area archeologica non si limita ai soli monumenti neolitici (le domus de janas), ma comprende anche testimonianze di età Nuragica: un nuraghe, diverse capanne circolari pertinenti ad un villaggio, una tomba di giganti, che bene esprime la grandiosità connotato saliente di tutta l’architettura nuragica. Diffuse in tutta l’isola, le tombe di giganti presentano uno schema di pianta comune, tradizionalmente definito “a protome taurina” e costituito da un vano funerario rettangolare racchiuso entro un corpo absidato nella parte posteriore, e da una esedra semicircolare nella parte frontale. Infine, la presenza di materiale ceramico di età romana documenta un’occupazione dell’area di Corona Maria anche in età repubblicana. Visita guidata a cura della Scuola Secondaria di I grado Via Besciano (Istituto Compresivo “Deledda- Pascoli”) in collaborazione con l’Associazione Giovani Terza Età Cortoghiana.

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Piazza Venezia Cortoghiana

AIl centro abitato di Cortoghiana, edificato per dare alloggio alle maestranze delle miniere circostanti, fu progettato nel 1940 dall’architetto modenese Saverio Muratori. Del progetto originario solo una parte fu realizzata, la restante fu in seguito modificata. Come riporta la tesi di laurea “Cortoghiana. Un progetto di Saverio Muratori” dell’architetto Antonella Sanna il disegno originario della piazza “[…] era molto più articolato di quello effettivamente costruito, infatti si estendeva verso ovest ancora per quasi 100 metri […] a chiusura della piazza era previsto il cinema ed al centro un fabbricato rettangolare con portici che in alcune tavole viene chiamato municipio ma, non essendo mai stato previsto che Cortoghiana diventasse comune autonomo era destinato ad ospitare presumibilmente la sede staccata degli uffici amministrativi di Carbonia”. Piazza Venezia rappresenta il nucleo della socialità, delle attività pubbliche e religiose, il sito identificativo del centro minerario di Cortoghiana. La sua pregevole architettura dà autorevolezza al piccolo paese, innalzandolo al livello dei maggiori centri europei. La piazza, attraversata nella parte settentrionale, orizzontalmente, dal viale Amedeo di Savoia ha una forma a “L” con un segmento maggiore che si estende parallelamente al corso suddetto ed un segmento minore che si protrae verso sud; è caratterizzata oltre che dall’ampiezza non comune per un piccolo centro anche dai portici dei fabbricati che la circondano: a nord è delimitata da edifici tipo I3P, case popolari a 3 piani con negozi e portici in trachite rosa nel pianterreno, edificati tra il 1940 e il 1941. A sud e ai due lati della chiesa è delimitata dagli edifici tipo I3B, con il solo pianterreno, abbellito da portici in trachite rosa e con locali adibiti a negozi che hanno ospitato durante gli anni lo spaccio aziendale, la chiesa, l’ufficio postale, la scuola elementare. La costruzione di questo tipo di fabbricati fu terminata nel 1943. La chiesa originaria del Muratori non fu mai costruita a causa delle difficoltà di approvvigionamento di materiali e maestranze nel periodo bellico. L’attuale chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù, progettata dall’architetto Verri, fu costruita nel 1957, il campanile invece fu realizzato solo nel 1992. Vicino al luogo di culto nel 1960 fu costruito un monumento con una lapide che ricorda i sedici minatori morti per incidenti di miniera. L’aspetto attuale della piazza risale al ’95 -‘96. L’ammodernamento è stato curato dai progettisti Chessa e Porcella Visita guidata a cura della Scuola Primaria Via Tacca (Istituto Comprensivo “Deledda-Pascoli”) in collaborazione con l’Associazione “Giovani Terza Età Cortoghiana”.

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Santa Barbara e Grotta di Lourdes Chiesa di

A Nord del centro abitato di Bacu Abis, nella Piazza Pietro Micca, sono presenti tre monumenti importanti sia dal punto di vista architettonico che religioso: la Chiesa, la Grotta di Lourdes e il Monumento ai

Caduti. La chiesa fu costruita prima in legno e poi in muratura tra il 1930 e il 1934. Fu dedicata a San Vittorio per onorare un voto che gli operai fecero per scongiurare la chiusura della miniera. Dal 1938 fu intitolata a Santa Barbara, patrona dei minatori. Realizzata secondo l’architettura razionalista fascista, si presenta con il portale d’ingresso a Est, un porticato sorretto da pilastri squadrati e archi a tutto tondo, che prosegue anche sul lato Sud. La facciata d’ingresso è impreziosita da un rosone con vetro bicolore che permette ai raggi del sole di illuminare l’altare al suo sorgere. Alla destra della chiesa è presente un campanile alto circa 15 metri. All’interno si trovano diverse statue risalenti agli anni ’30, le formelle rappresentanti le stazioni della Via Crucis, realizzate da artigiani di Ortisei, il fonte battesimale in alabastro, il seggio sacerdotale e un Cristo del ‘700. A seguito dell’ultima ristrutturazione è stato realizzato un nuovo pavimento che, in prossimità del portale d’ingresso, permette di vedere, attraverso una finestrella, gli strati sottostanti. E’ stato, inoltre, ristrutturato il tetto e sono stati riportati alla forma originaria i pilastri che separano la navata laterale da quella centrale e quelli che sorreggono il porticato esterno. Per rievocare il periodo dell’attività estrattiva, sotto il nuovo altare, è stata posizionata un’urna contenente dei frammenti di carbone. Una lampada sempre accesa si trova, invece, sulla parete alla destra dell’altare. La riproduzione della Grotta di Lourdes, voluta da Don Nazzareno, fu inaugurata nel 1953 e si trova alla destra della chiesa. L’opera in cemento rappresenta un arco roccioso, con all’interno un altare, una nicchia con la statua della Madonna (ai cui piedi, si racconta, sia stata murata una cassetta contenente i voti degli abitanti) e, separata da un rigagnolo d’acqua, la statua di Bernadette. Di fronte, il Monumento ribattezzato Il Cannone, fu inaugurato intorno al 1950 per onorare la memoria dei caduti delle due Guerre Mondiali. Ogni anno, il 4 novembre, gli abitanti del paese, i rappresentanti dei corpi militari e istituzionali, vi si raduno per commemorare coloro che hanno sacrificato la vita per la patria. Visita guidata a cura della Scuola Primaria Via Gavorrano Bacu Abis (Istituto Comprensivo “Deledda-Pascoli”) in collaborazione con l’Associazione Culturale “Bacu Abis”

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Pozzo Castoldi

Il sito realizzato durante la gestione “Monteponi - Montevecchio”, deve la sua denominazione ad un componente della famiglia Sanna - Castoldi. Si trova a Bacu Abis subito dopo l’ingresso da Iglesias, nella zona Sud Occidentale del paese. La sua costruzione risale al 1929 e nei due anni successivi vennero realizzati il castello, la cabina dell’argano e le gallerie. Nel 1931 entrò in esercizio. Rivestito in muratura, grazie alle sue dimensioni (m 3,50 x 1,50) permetteva il transito di due gabbie. Il castelletto, a traliccio in ferro, misurava 22 metri. L’argano di estrazione, del diametro di m. 1,18, era azionato da un motore elettrico ed era protetto dalle intemperie da una costruzione chiamata “la casa dell’argano”, che è l’unico elemento di archeologia industriale che sia stato ristrutturato e messo in sicurezza, grazie all’interessamento dell’Amministrazione Circoscrizionale. Nell’area antistante sono stati collocati altri strumenti dell’attività mineraria: le centine, i vagoncini per il trasporto del carbone e il motore elettrico dell’argano, donati dalla Carbosulcis SPA. Pozzo Castoldi fu attivo sino al 1941, venne poi utilizzato come via di riflusso. Nella Concessione Mineraria di Bacu Abis l’attività estrattiva iniziò a cielo aperto nel 1852, poi continuò in sotterraneo dal 1915 al 1954, con i pozzi Santa Rosa (1915), Emilio (1917), Roth (1918), Nuovo (1937) ed Est. Visita guidata a cura della Scuola Secondaria di I grado Via Pozzo Nuovo - Bacu Abis (Istituto Comprensivo “Deledda-Pascoli”) in collaborazione con l’Associazione Culturale “Bacu Abis”

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Antico borgo di

Serbariu

Il rione di Serbariu sorge a sud-est di Carbonia. Fino ad alcuni decenni or sono il tessuto delle viuzze strette sulle quali si affacciano le case basse a struttura tipicamente sulcitana, con cortile interno e lolla, risultava nettamente separato dal contesto urbano di Carbonia di cui il paese era diventato frazione in seguito al Regio Decreto Legge n. 2189 del 28 novembre 1937. Oggi la notevole espansione dell’edilizia privata ha unito le propaggini della città al nucleo originario di Serbariu che era stato elevato alla dignità di comune dal decreto legge dell’11 luglio del 1853 con l’assegnazione dei nuclei abitativi di Garamatta, Flumentepido, Barbusi. La prima esigenza fu quella di erigere la chiesa, un edificio a croce latina con campanile a vela con doppia monofora, dedicata a San Narciso. La costruzione, cominciata nel 1855 e terminata nel 1860, non è più visibile perché demolita e sostituita da un nuovo edificio eretto nello stesso sito intorno al 1950. Poco distante in linea d’aria venne individuato il terreno per il Cimitero originario utilizzato fino ai primi anni del novecento, quando venne sostituito da una nuova struttura nota oggi come Cimitero Monumentale di Serbariu. Del primo si era totalmente persa la memoria fino al 2002 anno in cui, a seguito di lavori di sterro e pulizia, vennero alla luce i poveri resti degli antichi inumati, da qui la volontà del Comune di Carbonia di trasformare il luogo in una piazza con un monumento a memoria. Del nucleo originario non rimangono che la memoria storica, alcuni resti del Cimitero Monumentale e alcune casupole. Visita guidata a cura dell’Istituto I.P.I.A. “E. Loi”

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Archeologia Industriale

Grande Miniera di Serbariu L’esteso giacimento carbonifero di Serbariu venne individuato nel lontano 1936 quando arrivarono 8 sonde alla ricerca di carbone. Il sito era ideale, la vicinanza al porto di Sant’Antioco avrebbe ridotto i tempi di trasporto. Furono realizzati due pozzi dotati dei macchinari più moderni, una grande centrale elettrica ed una moderna laveria; sorsero grandiosi magazzini, officine e depositi. A poco più di 1 Km stava nascendo la città di Carbonia. Durante la guerra le esportazioni diminuirono, sia per la scarsa richiesta, sia per la pericolosità dei trasporti navali. Dopo la guerra gli impianti, seppure in cattive condizioni, ripresero l’attività a pieno ritmo con risultati eccezionali che raggiunsero il massimo nel ’47. Durò poco, era cominciato il declino lento ma inesorabile. Si decise di lasciare in funzione una sola miniera, quella di Seruci; Serbariu divenne una miniera di riserva fino a quando fu definitivamente chiusa e abbandonata nel 1964. Gli operai rimasti per salvare il posto di lavoro chiesero e ottennero il passaggio all’Enel con durissime lotte. Pian piano l’incuria degli uomini e l’azione del tempo daranno alla miniera un’immagine di degrado e di totale abbandono. Oggi il sito è stato recuperato e ristrutturato a fini culturali, museali e didattici. Sono fruibili gli edifici e le strutture minerarie che costituiscono il Museo del Carbone: l’esterno della miniera con la locomotiva d’epoca FMS 101 Breda, pozzo sud, la sala argani e la lampisteria, divenuta sede dell’esposizione permanente sulla storia del carbone e della città. Visita guidata a cura dell’Associazione “Ragazzi Amici della Miniera” e dell’Istituto I.P.I.A. “E. Loi”

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Museo del Carbone

Centro Italiano della Cultura del Carbone

Il Museo del Carbone, situato nella Grande Miniera di Serbariu, è stato inaugurato il 3 Novembre 2006, in seguito al recupero e la valorizzazione del sito minerario. Il progetto di recupero, quasi completamente realizzato, ha reso fruibili gli edifici e le strutture minerarie più significative del sito stesso: la lampisteria, locale in cui i minatori ritiravano le lampade prima di scendere in sottosuolo; i castelli di accesso ai pozzi; le due sale argani e la galleria sotterranea. La lampisteria attualmente ospita l’esposizione permanente sulla storia del carbone, della miniera e della città di Carbonia. L’ampio e luminoso locale accoglie una preziosa collezione di lampade da miniera, attrezzi da lavoro, strumenti, oggetti di uso quotidiano, fotografie d’epoca e documenti. Una serie di schermi, i monitors con audiocuffie e la galleria fonica ripropongono continuamente fotografie e filmati d’epoca sull’inaugurazione di Carbonia, interviste e videointerviste ai minatori anziani, animazioni sulla formazione del carbone e sulle tecniche di sondaggio del sottosuolo. La galleria sotterranea, cui si accede in ascensore attraverso il pozzo solo in visita guidata, mostra l’evoluzione delle tecniche di coltivazione del carbone utilizzate a Serbariu dagli anni ’30 alla cessazione dell’attività, in ambienti fedelmente riallestiti con attrezzi dell’epoca e grandi macchinari originali ancora oggi in uso in miniere carbonifere attive. La sala argani, infine, conserva intatte al suo interno le grandi ruote dell’argano con cui si manovrava la discesa e la risalita delle gabbie nei pozzi per il trasporto dei minatori e delle berline vuote o cariche di carbone. Visita guidata a cura dell’Associazione “Ragazzi Amici della Miniera” e dell’Istituto I.P.I.A. “E. Loi” Visita in galleria con biglietto ridotto a cura delle guide del Museo.

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Torre Civica

La Torre civica è nata come Torre Littoria sede della casa del Fascio, il simbolo più prestigioso del fascismo cittadino. Durante la cerimonia di posa della prima pietra, il 10 maggio 1937, venne calata, insieme con il primo masso, un’artistica pergamena firmata, a ricordo della cerimonia, dalle autorità, in corrispondenza dell’angolo sud-ovest della Torre. La Torre, come tutti gli edifici importanti, era rivestita di bugnato rustico di trachite rossa, proveniente dalle cave locali. Il rivestimento di rude lavorazione voleva ricordare la severità delle costruzioni nuragiche. La Torre, alta 27,50 metri, si suddivide in 5 piani: al pian terreno era situato il Sacrario, dedicato ai martiri fascisti, dove venivano custoditi i gagliardetti, le altre insegne littorie e il ritratto del Duce; qui si può ammirare l’altorilievo marmoreo dello scultore Crocetti, il quale esprime tutti gli aspetti della vita della Nazione nel clima del Fascismo. Al centro la Vittoria Alata, simbolo di potenza e, intorno le quattro rappresentazioni allegoriche: il Lavoro, la Famiglia, la Milizia e le Organizzazioni del Regime. Al primo piano si trovava il Direttorio, dal quale si poteva accedere al balcone che domina Piazza Roma, da cui il 18 Dicembre del 1938 Benito Mussolini si affacciò per inaugurare la nascente città di Carbonia. Lateralmente all’ingresso del Sacrario, era situato un leone di bronzo oggi scomparso. Negli altri 4 piani superiori erano sistemati gli uffici del Fascio e delle varie organizzazioni ad esso dipendenti. Con la caduta del Fascismo nel 1943, il pian terreno divenne sede del Partito Sardo d’Azione; il bassorilievo venne coperto da un tramezzo e la sua esistenza fu casualmente riscoperta negli anni ’80: nell’operazione di recupero venne danneggiato lievemente. La Torre divenne sede della Pretura fino alla fine degli anni ‘ 70. In seguito fu sede dell’ufficio di Collocamento e degli Uffici Comunali. Visita guidata a cura dell’Istituto “C. Beccaria”

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Dopolavoro Centrale

La sede del Dopolavoro si trova al centro di Carbonia in piazza Roma. Il complesso Dopolavoro Cine-Teatro è formato da due corpi indipendenti disposti ad angolo retto, a chiudere l’angolo est della Piazza. L’edificio del Dopolavoro si stacca elegantemente dal fianco nord - est con un porticato di due piani. Si impone, con uno sviluppo sostanzialmente orizzontale, a pianta rettangolare, appiattito ulteriormente dalla grosse mole della vicina Torre. Il Dopolavoro è un edificio a due piani; nella facciata anteriore presenta un porticato con colonne. L’obiettivo principale dell’OND era quello di organizzare il tempo libero dei lavoratori in coerenza con la politica del Partito Nazionale Fascista. La sede centrale destinata agli impiegati, organizzava attività ricreative e altre più specificatamente utili. Infatti oltre alla proiezione dei cinegiornali, alle proiezioni cinematografiche e alle rappresentazioni teatrali (rigorosamente censurati) l’Organizzazione Nazionale Dopolavoro organizzava: corsi scolastici di alfabetizzazione; corsi di economia domestica; corsi sportivi; attività artistico culturali; una biblioteca;“Orti giardino”(realizzazione di un orto familiare per un’autonomia alimentare); gli allevamenti di conigli e polli. Ai lavoratori venivano concessi: ribassi su biglietti del cinema e del teatro e anche riduzioni sugli alimenti e sul vestiario acquistati in determinati magazzini. Dopo la caduta del fascismo l’edificio fu sede di altre attività; ultimata la ristrutturazione avviata dall’attuale Amministrazione Comunale, oggi i locali ospitano una sala polifunzionale, dove si riunisce anche il Consiglio comunale e un Centro servizi. Visita guidata a cura dell’Istituto “C. Beccaria”

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Chiesa di

San Ponziano e Campanile La principale Chiesa cittadina, situata nella centrale piazza Roma, venne realizzata dall’Ing. Arch. Valle e dall’Arch. Guidi, inaugurata con la posa della prima pietra il 29/01/1938 e consacrata il 18/11/1939 da Mons. Pirastru vescovo di Iglesias. La Chiesa, dedicata a S. Ponziano pontefice martire compatrono insieme a S Barbara, si armonizza con l’architettura razionalista distinta dalla perfetta identificazione tra forma e funzione. Le linee rette e semplici e l’abolizione di ogni decorazione incarnano del tutto l’ideale autarchico del regime fascista, reinterpretando insieme lo stile romanico. Alla sua facciata rettangolare, costituita da un piccolo atrio porticato in granito di Teulada, si affianca sulla sinistra il campanile, costruito dal mese di ottobre 1937 al 15 ottobre del 1938. Anch’esso a pianta quadrata in trachite rossa, suddiviso in cinque piani, la cui parte terminale è coronata da una cuspide di mattoni rossi. Alto m. 44,70 ed esplicito richiamo al campanile del Santuario di Santa Maria Assunta di Aquileia (UD), venne realizzato con l’intento di dominare uno spazio destinato, sin dalla inaugurazione della città, alle “folle oceaniche”. Nella sua parte inferiore trova posto una lapide dedicata ai caduti in guerra: “O lavoratore, questo campanile di dura trachite sarda ricorda a te quello di Aquilea imperiale, testimone del sacrificio eroico di nostra gente, custode primo della gloria del milite ignoto, perché nella santità del lavoro sappi essere degno dei fratelli caduti. A. XVII E.F. III dell’impero”. Al piano terra si trova la cripta nella quale venne portato il fonte battesimale rimuovendolo dalla Chiesa agli inizi del dopoguerra, trasformandola così da classico luogo di preghiera in battistero, grazie all’aumento demografico e dei battesimi. Dagli anni ’70, con la notevole diminuzione delle nascite e dei battesimi, si ritornò a battezzare all’interno della Chiesa. Nella cripta all’inizio era posta anche la statua di S. Barbara scolpita dal sassarese Gavino Tilocca. Nel campanile della Chiesa sono situate quattro campane bronzee fuse nel 1938 che, nonostante l’azione corrosiva del tempo, riportano delle iscrizioni in latino degne di nota. Ognuna di esse, dalla più grande alla più piccola, è dedicata rispettivamente a S.Ponziano Pontefice e Martire (DIVO PONTIANO PONTEFICI ET MARTIRI), al Cuore di Gesù sorgente di ogni grazia (CORDI JESU GRATIARUM FONTI), alla Madonna (O VERE LIBERA SERVA NOS LIBEROS) e a Santa Barbara Vergine e Martire (DIVAE BARBARAE VIRGINI ET MARTIRI). Su ciascuna campana, oltre all’immagine del Santo a cui sono dedicate, troviamo inciso lo stemma della fonderia pontificia. Visita guidata a cura dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Gramsci-Amaldi”

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Scuola Media Satta Si tratta di uno dei primi edifici scolastici di Carbonia, costruito, su progetto di C. Valle e di I. Guidi, tra il 1939 e il 1941. La struttura, nata come “Scuola Elementare Rionale Sud”, ha accompagnato tutte le tappe storiche della scolarizzazione cittadina: è stata “Regia Scuola Tecnica Industriale per Minerari”, “Regia Scuola di Avviamento Professionale”, ha conosciuto anche le scuole elementari, la prima sezione di scuola media unica sperimentale, è stata centro propulsore di attività formative, come i Posti d’Ascolto Televisivo, in tutto il territorio. Sorge nel baricentro sud di Carbonia, lungo la Via della Vittoria, con l’asse principale rivolto alla strada e due ali, una delle quali frutto di recente ampliamento, allungate in direzione del cortile interno, in modo da assicurare “una buona esposizione in una pianta razionalmente disposta”. E infatti la sua architettura rende piena testimonianza degli orientamenti razionalistici dell’epoca di costruzione, nella dominanza di schemi compositivi rettilinei, scevri di ornamenti, che rimandano ad una esigenza rigorosamente razionale di “creare l’ordine” e la “buona orientazione”, ma in sintonia con le scelte e le necessità costruttive autarchiche. Risaltano infatti le trachiti rosse locali, utilizzate nell’edificazione degli spessi muri perimetrali come copertura a vista della parte bassa dell’edificio, così come nell’ampia gradinata d’accesso e nei muretti che delimitano l’area e le aiuole, quasi una decorazione e insieme un simbolo che l’accomuna a tutti i fabbricati cittadini. La facciata d’ingresso è rivestita in travertino e attraverso le tre ampie porte a vetri, un tempo chiuse da portoni in legno, si intravedono i marmi bianchi di Apuano Carrara che rivestono tutto l’atrio e le due colonne, i pavimenti e le scale. Ed è al suo interno che si respira tutto il fascino antico, e insieme nuovo, della scuola, nei suoi armadi di legno massiccio che custodiscono insospettati tesori, nell’archivio che trasuda importanti testimonianze di storia locale e nazionale; perfino il seminterrato riserva sorprese che pochi conoscono. Visita guidata a cura dell’Istituto Comprensivo “S. Satta”

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Quartiere

Lotto B e Dopolavoro Il quartiere denominato Lotto B è situato nella zona nord della città, ai piedi e dietro il colle Rosmarino; si estende lungo la via Sicilia e le sue traverse, delimitato a sud-est dalla parte finale della via Tirso e a nord-ovest dalla Piazza 1° Maggio. Nel Lotto B vennero montati i primi capannoni, edificati inizialmente in legno e trasformati in seguito in fabbricati in muratura, utilizzati sia per riporre gli attrezzi, sia per dare alloggio alle centinaia di operai edili che erano stati assunti dalle imprese per la costruzione della nuova città di Carbonia; in seguito ospitarono anche i minatori scapoli o senza famiglia al seguito. Le abitazioni, progettate dall’Uffico Tecnico dell’ACaL, rappresentano la tipologia edilizia più semplice ed economica, la Gra-B, che delinea in gran parte la fisionomia del quartiere, storicamente considerato uno dei più poveri e desolati della città. Le costruzioni a “camerone”, erano costituite da un unico piano con pianta rettangolare allungata e tetto a due spioventi, non avevano tramezzature ed i servizi erano ridotti al minimo. Un unico ingresso si apriva al centro di uno dei lati minori mentre sui lati più lunghi si affacciava una serie ritmica di finestre. Le parti murarie non risultavano in origine intonacate ma si presentavano con mattoni a vista. Gli operai alloggiati in questi edifici erano costretti a sopportare estreme condizioni di disagio documentate da ricorrenti richieste di intervento alle autorità sanitarie per le disinfestazioni o alle forze dell’ordine per le risse che nascevano dalla forzata convivenza. Il quartiere rimase densamente popolato almeno sino al 1943, quando, ultimata la costruzione dei primi alberghi operai, i lavoratori vennero trasferiti nei nuovi alloggi e i caseggiati furono destinati al presidio militare. Particolare importanza rivestiva nell’ambito del quartiere il dopolavoro rionale di Piazza 1° Maggio, identificato al n.5 è intitolato alla medaglia d’oro Ernesto Zorcolo. E’ stato inaugurato il 6 Aprile 1941 ed ha cessato l’attività il 30 Settembre 1966. Il dopolavoro svolgeva attività ricreativa ed era annesso al locale per lo spaccio di bevande.bE’ stato restaurato nell’ambito del progetto di riqualificazione del quartiere lotto-B. Visita guidata a cura della Scuola Primaria di “F. Ciusa” (Istituto Comprensivo “Don Milani”)

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Chiesetta Operaia

I sacerdoti della parrocchia di San Ponziano, al fine di favorire la partecipazione alla vita religiosa degli abitanti del rione periferico del Lotto B, nei primi anni quaranta, otternnero dalla Carbosarda il permesso di celebrare la Messa domenicale in un camerone che serviva come ritrovo delle guardie addette alla vigilanza di quella zona. Alcuni anni dopo Don Vito Sguotti, rientrato a Carbonia dopo un periodo di lontananza, decise di consacrare il rione alla Beata Vergine Addolorata. Verso la fine del 1947, la messa potè essere celebrata in un ex camerone ubicato in via Sicilia a due passi dal dopolavoro rionale di Piazza IX Maggio (attuale 1° Maggio). Il progettista Granata diede un’immagine particolare alla nuova Cappella, la cui facciata risultava caratterizzata da un campaniletto “a vela”, con un apposito arco campanario, al cui interno era contenuta una piccola campana. L’interno fu reso accogliente mediante la costruzione di un altare in muratura, l’edificazione delle balaustre, l’acquisto di un armonium e la collocazione della statua della Beata Vergine Addolorata,donata dalla Chiesa di San Ponziano. Solo in un secondo tempo altre due donazioni arricchirono la Cappella: la statua di San Giovanni e il bellissimo Crocifisso ligneo. La casa canonica fu realizzata dietro la Chiesetta e nello spazio tra le due costruzioni un cortile, chiuso lateralmente da due muri, nel quale i bambini potevano giocare a calcio. Nel 1953 la Cappella venne affidata ai religiosi dell’Opera di Don Luigi Orione, i Figli della Divina Provvidenza, e il 28 Ottobre dello stesso anno la piccola Cappella di Rosmarino venne eletta canonicamente a Parrocchia con il titolo di “Beata Vergine Addolorata”. Essa continuò ad essere utilizzata fino al 1958, anno in cui venne ultimata la nuova chiesa di Rosmarino, dedicata sempre alla Vergine Addolorata. Il Comune di Carbonia ha deciso la ristrutturazione dell’ex Chiesetta operaia includendola nel progetto di riqualificazione di tutto il quartiere, al fine di ridestinarla al suo antico uso.

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Rifugio Antiaereo Dal febbraio 1943 anche la Sardegna è esposta all’offensiva aerea alleata, che provoca distruzioni e numerose vittime umane soprattutto a Cagliari, ma che colpisce anche obiettivi strategici minori: il porto di S. Antioco e la centrale elettrica di Portovesme. Con l’intensificarsi delle incursioni si profilò la necessità di dotare anche la città di Carbonia di ricoveri anti-aerei. La Presidenza dell’Azienda Carboni Italiani presentò il progetto in data 2 aprile 1943 al Superiore Ministero dell’Interno che lo approvò in data 27 maggio 1943. L’esistenza a Carbonia di un Ente come la Società Mineraria Carbonifera Sarda, operante nella zona da lunghi anni e largamente attrezzata con materiali, maestranze specializzate, macchinari ecc, consentì di affrontare e superare le necessità imposte dai lavori per i ricoveri con una rapidità di esecuzione e una larghezza di mezzi senza precedenti in Sardegna. Tuttavia i ricoveri poterono essere utilizzate assai prima della loro ultimazione dalla popolazione civile di Carbonia; la loro distribuzione, con ingressi multipli, nelle varie zone della città e delle frazioni di Bacu Abis e Cortoghiana, consentì, infatti, di poter intraprendere i lavori di scavo delle gallerie nelle diverse località simultaneamente. Nell’intento di ridurre al minimo il tempo necessario alla costruzione dei ricoveri, la Società Carbonifera Sarda, su richiesta della Direzione Tecnica dell’Azienda Carboni Italiani, provvedeva all’esecuzione delle opere, assicurando la continuità del lavoro in tutti i cantieri per le 24 ore quotidiane, stabilendo in un primo tempo tre turni successivi di 8 ore ciascuno per altrettante squadre di operai e sorveglianti e, in un secondo tempo per le aumentate difficoltà tecniche, in quattro turni di 6 ore ciascuno. Il rifugio di via Nuoro, denominato per la sua forma e le sue dimensioni bunker, è l’unico rimasto intatto e rappresenta una testimonianza importante di archeologia militare. I progettisti dovettero seguire le disposizioni del Ministero della Guerra che dettavano norme molto rigide per la costruzione dei ricoveri urbani. Il rifugio antiaereo di via Nuoro, infatti, era dotato di impianti di illuminazione ed aerazione e di acqua corrente, le cui strutture si conservano ancora oggi. Realizzato secondo la tipologia a galleria, in calcestruzzo cementizio armato, presenta una forma rettangolare con una copertura semiogivale. L’interno è costituito da due ambienti comunicanti, separati da una porta taglia- fuoco, di cui si possono ancora osservare i pesanti cardini. Vi si accede attraverso due rampe di scale disposte ai due lati della galleria. Poteva contenere circa 45 persone ed è probabile che fosse stato costruito per ospitare il comando tedesco che aveva sede nella palazzina a ridosso dello stesso rifugio. Visita guidata a cura della Scuola Primaria “G. Deledda” (Istituto Comprensivo Deledda-Pascoli”) e della Proloco.

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Albergo operaio Secondo i dettami classisti del pensiero fascista, L’A.Ca.I (Azienda Carboni Italiani) previde due tipologie di alberghi destinati ad ospitare le maestranze occupate nella Grande Miniera di Serbariu, un albergo per impiegati e dieci alberghi per operai, entrambi predisposti sia per gli scapoli che per coloro che avevano lasciato la famiglia nei luoghi d’origine. Gli alberghi operai furono costruiti tra il 1937 e il gennaio del 1939 su progetto unico dell’architetto triestino Gustavo Pulitzer-Finali che impresse alle sue opere “[…] un linguaggio architettonico radicato nella tradizione storica mitteleuropea con l’adozione di schemi distributivi decisamente funzionali e razionali”. Gli edifici, ubicati simmetricamente lungo le vie Umbria, Costituente e Mazzini, direttrici principali verso la miniera di Serbariu, furono intitolati tutti alle città dell’Impero: Axum, Harar, Neghelli, Macallè, Addis Abeba, Mogadiscio, Gimma, Dessiè, Quoram, Scirè. Furono progettati in modo da poter essere convertiti, in economia e celermente, in ventidue alloggi per minatori. L’albergo operaio n.1, ubicato nel tratto finale di via Costituente :“[…] replica la configurazione base comune a tutti: una conformazione planimetrica a “C” ”organizzata attorno a un grande cortile interno verso il quale guardano gli ampi porticati del piano superiore e dei corpi laterali del pianterreno. Capace di ospitare 150 minatori in camere con un massimo di 6 letti e un minimo di 2, ogni nucleo di 3 o 4 camere era munito di servizi e aveva ingresso a sé che dava negli androni e nei ballatoi. Nel corpo centrale del piano terreno si trovavano “[…] gli spazi per le funzioni collettive”: un ampia mensa, la cucina, i depositi, le dispense per i cibi, la lavanderia e le docce. Con la crisi del carbone Sulcis, dovuta alla concorrenza dei carboni esteri, e i conseguenti licenziamenti, l’albergo perdette nel tempo la sua funzione originaria. Divenne sede dal 1956 al 1994 della Polizia Stradale. Rimasto lungamente fatiscente a causa dello stato di abbandono, nel 2005 fu avviato il progetto di riqualificazione, che nel rispetto dell’architettura originaria, proponeva “[…] un rigoroso restauro conservativo” del fabbricato per una nuova destinazione d’uso a carattere polifunzionale e rivolta verso il sociale. Attualmente ospita il Centro Polivalente per la Disabilità che si occupa della riabilitazione dei disabili e del miglioramento delle loro condizioni quotidiane di vita. Il centro è dedicato alla memoria di Don Giovanni Diaz, sacerdote storico di Carbonia. Visita guidata a cura della Scuola Media Paritaria “Gritti”

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Stadio Comunale Carlo Zoboli

Tra gli edifici di Carbonia destinati alle attività ricreative e di aggregazione, lo Stadio è senza alcun dubbio quello che riveste maggior importanza sia dal punto di vista strutturale che storico. La sua costruzione era prevista già nelle prime planimetrie della città, ma i lavori iniziarono il 14 giugno 1939 e terminarono il 30 luglio 1940. L’impianto, di forma ovale, è racchiuso da un alto muro perimetrale, che lo separa nettamente dall’esterno. Progettato dagli architetti Ignazio Guidi e Cesare Valle, lo stadio comprendeva le tribune in cemento armato con sottostanti locali adibiti ai vari servizi, il campo di calcio in terra battuta, un campo per il salto in alto e in lungo, un campo di pallacanestro e una pista per le gare podistiche. L’impianto fu aperto il 21 maggio 1940 come Campo Sportivo della Gioventù Italiana del Littorio (G.I.L.), ma l’inaugurazione ufficiale fu celebrata il 28 gennaio 1941, e in quell’occasione lo stadio fu intitolato a Costanzo Ciano, ammiraglio e consuocero di Mussolini. Dopo la caduta del fascismo fu denominato Stadio Comunale e fu il campo di gioco ufficiale del G.S Carbosarda e del Carbonia Calcio. Nel 1947 lungo il muro perimetrale fu costruito un velodromo, su cui corsero tra gli altri anche Fausto Coppi e Gino Bartali; nel 1958 lo stadio venne dotato di impianto di illuminazione e nel 1980 fu realizzato il manto erboso. Nel 1999 con un’ordinanza del sindaco, lo Stadio fu dichiarato pericolante e fu chiuso a qualunque attività. Nel 2002 si diede inizio ad una lunga e consistente opera di ristrutturazione: i lavori durarono due anni e riguardarono un po’ tutte le parti dell’impianto. Lo Stadio Comunale ha cambiato denominazione nel 2011: il 9 settembre di quell’anno infatti si è celebrata la cerimonia di intitolazione dello stadio alla memoria di Carlo Zoboli, terzino destro della Carbosarda prima e del Carbonia poi. Nel corso degli anni lo Stadio Comunale ha ospitato non solo le partite di calcio, ma anche eventi importanti di altri sport: Ciclismo, Atletica Leggera, Pugilato. E’ stato inoltre teatro di numerosi festival canori con la presenza di cantanti e gruppi musicali famosi anche in occasione delle feste dell’Unità che vi si organizzarono negli anni ’60. In occasione della manifestazione e grazie alla preziosa collaborazione della dott.ssa Maria Giovanna Musa, Archivista della Sezione di Storia Locale, all’interno degli spogliatoi sarà allestita una mostra fotografica e documentaria sugli eventi e i momenti più significativi. Visita guidata a cura della Scuola Secondaria di I grado “Don Milani” (Istituto comprensivo “Don Milani”) con la collaborazione della Sezione di Storia Locale

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Chiesa di

Santa Maria di Flumentepido Siamo spiacenti di comunicare che la visita al monumento è stata sospesa. Ci scusiamo per l’inconveniente.

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Carbonia Itinerari Architettura Moderna

CIAM

Itinerario a piedi dal Parco Archeologico di Cannas di Sotto al Centro CittĂ Prestigioso museo a cielo a aperto, il percorso urbano che parte dal Parco Archeologico di Cannas di Sotto per giungere alla Piazza Roma permette di ripercorrere le vicende antiche e moderne della cittĂ , attraverso la scoperta della sua architettura e degli spazi insediativi. Luogo di raduno: Necropoli Cannas di Sotto, tomba n. 4 - Piazza Roma Gruppi di max. 25 persone Orari: Sabato pomeriggio: 2 appuntamenti Cannas/p.zza Roma h 17,00/18,15 p.zza Roma/Cannas h 18,30/19,30 Domenica mattina: 3 appuntamenti Cannas/p.zza Roma h 09,30/10,30 p.zza Roma/Cannas h 10,30/11,30 Cannas/p.zza Roma h 11,30/12,30 Domenica pomeriggio: 3 appuntamenti Cannas/p.zza Roma h 16,30/17,30 p.zza Roma/Cannas h 17,30/18,30 Cannas/p.zza Roma h 18,30/19,30 A cura della Sezione di Storia Locale

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Itinerario con il

Trenino turistico nella Città di Fondazione

I lavori riguardanti la costruzione della città di Carbonia iniziarono nel giugno del 1937 Con decreto n. 2189 del 05.11.1937/XVI dell’era fascista firmato dal re Vittorio Emanuele III, e si conclusero nel dicembre del 1938 (con l’inaugurazione il 18 dicembre). La nascita di Carbonia avvenne proprio al culmine della fase di industrializzazione, spinta dalla politica autarchica del regime fascista. La città ancora in costruzione era popolata da gente proveniente da diverse parti della Sardegna per l’89% e per l’11% da famiglie di lavoratori provenienti da diverse regioni d’Italia, accorse in occasione dell’apertura delle miniere. Quasi tutti i minatori ed operai che arrivavano a Carbonia per trovare impiego nelle miniere godevano dell’abitazione pressoché gratuita e ciò costituiva un onere molto rilevante per l’A.Ca.I (azienda carbonifera italiana).Inizialmente gli spazi abitativi tennero conto della struttura piramidale dei ruoli esistenti in miniera e della gerarchia fascista: il centro è riservato alle case dei dirigenti (Villa Sulcis, oggi Museo Archeologico, era la residenza ufficiale del Direttore delle miniere di carbone della città), poco lontano si trovano le palazzine degli impiegati, mentre modeste case per operai occupano i quartieri dell’estesa periferia. Inoltre, per dare alloggio agli impiegati venne costruito l’albergo centrale , mentre per gli operai scapoli vennero costruiti dieci alberghi operai, ubicati per la gran parte nelle attuali via Umbria e via Costituente. Tutte le caratteristiche architettoniche degli edifici sono state impostate sulle direttive di un’intransigente autarchia edilizia, che portava criteri costruttivi che utilizzano la pietra locale, con scarso uso del cemento armato e legname, tranne che per alcuni solai e architravi, il che porta alla prevalenza di pieni rispetto ai vuoti delle masse murarie e l’assenza di strutture audaci. Ancora oggi, il paesaggio urbano di Carbonia conserva il segno non solo di un’epoca storica, ma anche delle finalità di chi la ha ideata. Una citazione particolare merita la Piazza Roma, restaurata nel 2005 e impreziosita dall’opera del maestro Giò Pomodoro “Frammento di vuoto”. Nel 2008 la Piazza ha avuto un importante riconoscimento da uno studio effettuato da cinque Università Europee che l’ha selezionata tra le migliori 12 piazze in Italia e 60 in Europa. Le ragioni che hanno reso Carbonia quale oggi ancora appare, costituiscono parte della sua storia sociale. Durante la manifestazione ci sarà la visita guidata nei diversi percorsi e verranno illustrati alcuni tra i principali monumenti della Città di Fondazione. Con la collaborazione dell’Associazione “Girasole”. Prenotazioni in Piazza Roma

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Itinerario

“Sui crini del leone” Partendo dalla Piazza 1º Maggio, attraverso sentieri che si affacciano su un paesaggio dalla storia millenaria, si potrà giungere, nei pressi della vetta del Monte Leone, ad ammirare la città di Carbonia, immersa nella vasta natura incontaminata che la circonda e che guarda verso il mare. Appena dietro le vie storiche di Carbonia ci si immerge nella tipica macchia mediterranea, densa di esemplari di lentischio e cisto. Si ergono sporadicamente piante di pino e di quercia, che si infittiscono creando sprazzi di boscaglia man mano che si intraprende la salita. Giungendo sui punti più alti, nella zona intorno alla croce sulla vetta di Monte Leone, si apre una quasi totale visione del territorio comunale. Si potrà osservare, nelle immediate vicinanze, il rilievo di Monte Sirai, sito strategico scelto dai fenici perché permetteva il controllo di tutto il territorio circostante e della costa. Si possono vedere i depositi alluvionali che si estendono da Portoscuso sino a San Giovanni Suergiu. In lontananza si può osservare anche l’antica Valle del Cixerri, guardando in direzione della vetta del Marganai. L’itinerario proposto offre un quadro di come il territorio comunale e non si sia sviluppato e modificato nel tempo a partire dalla macchia sino ai ruderi di un recente passato osservabili nei pressi di Medau Canè, sino alle opere più moderne della grande miniera. E, a fare da cornice verso sudovest, il mare. Percorso a piedi dalla piazza 1° Maggio al Monte Leone A cura dell’A.g.e.s.c.i. con la collaborazione del Consorzio Turistico “L’Altra Sardegna” Luogo di raduno: Piazza 1° Maggio Orari partenza : solo la domenica: 9.00; 10.00; 11.00; pomeriggio: 16.00; 17.00 Per prenotazioni rivolgersi al n. 3498476348

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Partecipano alla Manifestazione Scuole Istituto Comprensivo “Deledda- Pascoli”; Istituto Comprensivo “Don Milani”; Istituto Comprensivo “S. Satta”; Scuola Paritaria “ Madre C. Gritti”; Istituto d’ Istruzione Superiore “Gramsci- Amaldi”; Istituto I.P.I.A. “E. Loi”; Istituto I.T.S. “G. M. Angioy” Istituto I.T.C. “C. Beccaria”; Associazioni Proloco Carbonia; Consorzio Turistico “l’Atra Sardegna” Volontari del soccorso Terra Mare; A.S.Vo.C.; Radio Club Sulcis S.E.R.; Croce Rossa Cortoghiana; Volontari del Soccorso Bacu Abis; Gruppo ricerche speleologiche “E. A. Martel”; Gruppo Comunità Via Marconi; Cooperativa Lilith; Cooperativa Scila; Cooperativa Mediterranea; Cooperativa Sistema Museo; Volontari Cannas di Sopra; Associazione naturalistica “Grotta dei Fiori”; Polisportiva “Il Girasole”; Amici della Miniera; Sulcis Bike; Gruppo Folk “Santa Giuliana”; Associazione Albeschida; AIAS Cortoghiana; Associazione Cortoghianese del verde e del cane; Associazione “Giovani terza età Cortoghiana”; Associazione Culturale Bacu Abis; Gruppo “Ragazzi Amici della Miniera”; Associazione “Sturmtruppen-Carbonia”; Associazione “Pagoda 3”; Unione Sportiva Bacu Abis; Comitato “Santa Barbara” Bacu Abis; L.U.T.E.C.; Comitato Spontaneo Artigiani.

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Eventi Collaterali Grotta dei Fiori. Domenica 19. Ore 13:00: pranzo con l’Associazione “Grotta dei fiori”. Per le prenotazioni telefonare al n. 3334664955. Necropoli Cannas di Sotto: Medau sa Grutta. Mostra fotografica dedicata ai Medaus del Sulcis, a cura della Coop. Mediterranea. Museo Archeologico Villa Sulcis. “Notte dei Musei”, sabato 18. In occasione della nona edizione della “Notte dei Musei”, il Museo Archeologico Villa Sulcis resterà aperto dalle 21 alle 24. Ingresso ridotto: 4€. C.I.A.M. - Carbonia Itinerari di Architettura Moderna Percorso cittadino con trenino gommato. Partenza da Piazza Roma Antico Borgo di Serbariu “Pane, Arte e Fantasia”. Esposizioni artistiche; laboratori interattivi artigianali; animazione Folk con balli a cura del gruppo S. Giuliana e canti a cura del gruppo Su Conti e attività ludiche :“Bimbo Contadino”; officina del pane per grandi e piccini. Museo del Carbone: Sala Argani 2. “Strumenti e ricordi: la casa e l’albergo operaio”. III edizione della mostra Strumenti, dedicata alla ricostruzione dei luoghi riservati al riposo e alla famiglia. Museo del Carbone: Lampisteria. “Notte dei Musei”, sabato 18. Ore 21.00 – 22.00 – 23.00. Visite guidate della galleria sotterranea al buio, con l’ausilio di piccole torce individuali. Ore 21.30. Esibizione di danze orientali e tribal fusion (Associazione Baladi Arci). Museo del Carbone: Sala Conferenze. Sabato 18. Ore 19:00. Il Coro Caterina Cittadini di Cortoghiana presenta:“Su Maucheddu”, racconto di Salvatorangelo Spano.Voce recitante: Marisa Caddeo. Musiche originali di Angelina Figus. Testi corali di Massimo Carta. Sezione di Storia Locale S.B.I.S. - Grande Miniera di Serbariu “Abdò: tavole originali del fumetto di Ruggero Soru”. Mostra delle tavole originali del racconto a fumetti del fumettista di Carbonia. Grande Miniera di Serbariu. Domenica 19 Laboratori ed esposizione: “Artigiani all’opera”. Dimostrazione dei mestieri artigianali di ieri e di oggi. Rifugio Antiaereo “Se comprendere è impossibile, ricordare è necessario”. Mostra fotografica di Alessandro Spiga. Viaggio tra i volti dei reduci della II Guerra Mondiale accompagnato dai loro racconti.

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Quartiere Lotto B - Dopolavoro Piazza 1° Maggio “Le attività ricreative e didattiche del Dopolavoro”. Mostra, musiche, simulazioni. Scuola Media “S. Satta” Mostre realizzate con le collezioni del laboratorio di scienze della scuola: “Il mondo delle conchiglie”; “Ricci e stelle marine”; “Le piante grasse e i loro segreti”. Museo di archeologia scolastica “Sulle tracce del nostro passato”: oltre a consultare gli interessantissimi documenti originali sulla storia della scuola e della città ed alla mostra permanente “C’era una volta Carbonia”, quest’anno sarà possibile visitare la sezione “L’officina e le macchine” della Regia Scuola Tecnica Industriale per Minatori, con autentici pezzi d’epoca risalenti ai primi decenni del ‘900. Percorso in bicicletta organizzato da A.S.D. Sulcis Bike Cross Country Carbonia. Escursione in mountain bike sulle colline attorno alla città, alla ricerca di significativi scorci panoramici e obbiettivi fotografici, attraverso i sentieri della memoria storica che attraversavano e collegavano gli stazzi del versante nord-est collinare della città. Cortoghiana - Piazza Venezia, 72 Nella sede dell’ “Associazione Giovani della Terza Età” verrà proiettato il video sulla storia di Cortoghiana. Cantiere Archeologico Aperto: Gli scavi nella Villa Romana Venerdì 17 maggio Area P.I.P. -- Via Nazionale, SS 126 - Accesso Rotonda Località “Is Gallus” e Rotonda “Automobili Lai” Ore: 9.30-12.00, 13.00-16.00. L’archeologa F. Farci spiegherà le varie fasi dello scavo archeologico. A cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le prov. di Cagliari e Oristano, con il supporto logistico di Ati-Ifras S.p.a. Per prenotazioni telefonare ai nn. 3450292650, 3929380484.

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Gusta la Città Nei nostri ristoranti potrai gustare i delicati sapori del mare che affiancano gli aromi più forti e speziati della terra, in un connubio di tradizioni agropastorali e marinare, accompagnati da pregiati vini della nostra terra. RISTORANTE EXCALIBUR Via Lubiana, 274 Tel.0781/672285 Sab. aperto a pranzo e a cena Dom. aperto a cena RISTORANTE PIZZERIA RED VALERY Via Carducci, 15 Tel.0781/62944 348/7278975 Sab. aperto a cena su prenotazione Dom. aperto a pranzo e a cena RISTORANTE “LA GRANDE MINIERA” Presso Grande Miniera Serbariu Tel.348/8636304 Sab. aperto a pranzo e a cena Dom. aperto a pranzo e a cena ROSTICCERIA PIZZERIA PAOLINO Presso centro commerciale E. Leclerc Sab. aperto a pranzo Dom. aperto a pranzo RISTORANTE PIZZERIA LA LANTERNA Via Satta, 67 Tel.0781/672143 338/3396223 Sab. aperto a cena Dom. chiuso RISTORANTE MONTE SIRAI Via Nazionale, 84 bivio Sirai Tel.0781/61250 0781/63964 Sab. aperto a pranzo e a cena Dom. chiuso RISTORANTE SU MEDAU Via Nazionale - Località Flumentepido tel.0781/665029 Sab. aperto a pranzo e a cena Dom. chiuso RISTORANTE S’ISTENTALE Piazza Marmilla Tel. 0781/1862075 Aperto mattina e sera RISTORANTE TRATTORIA IL CONVIVIO Via Catania, 12 Tel.0781/874961 348/5652934 Sab. aperto a pranzo e a cena - Dom. aperto a pranzo e a cena RISTORANTE AQUARIUS Via Sardegna, 3 Tel.0781/662143 Sab. aperto su prenotazione - Dom. aperto su prenotazione PIZZERIA RUSTY Via Cannas, 31 Tel.0781/63794 338/5901151 Sab. aperto a cena - Dom. aperto a cena

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RISTORANTE PIZZERIA “I DUE MINATORI” Via Domenico Millellire, 13 Tel. 320/4861455 Sab. aperto a pranzo e a cena - Dom. aperto a cena RISTORANTE ALBERGO TANIT (MUSEO ETNOGRAFICO) Via Nazionale, 140 Località Sirai Tel.0781/673793 www.tanit.tv Sab. aperto a pranzo e a cena - Dom. aperto a pranzo e a cena AGRITURISMO IL PARADISO Località Barega Tel.0781/21046 333/2155559 www.agriturismoilparadiso.com e-mail: info@agriturismoilparadiso. com Sab. aperto a pranzo e a cena Dom. aperto a pranzo e a cena AGRITURISMO SAN GIORGIO Località Flumentepido - Terra Niedda- Tel.328/8731591 Sab. aperto su prenotazione - Dom. aperto su prenotazione RISTORANTE PIZZERIA LA PIAZZETTA Piazza Chiesa -Località Serbariu- Tel.0781/871230 392/1880871 Sab. aperto a pranzo e a cena - Dom. aperto a pranzo e a cena RISTORANTE PIZZERIA SA COCIULA IMBRIAGA Via Nuoro tel. 3200569062 Sab. e dom. aperto a pranzo ENOCAFFE’ Via Costituente - fianco Iperpan- Tel.0781/1896464 Sab. aperto a pranzo e a cena - Dom. aperto a pranzo PIZZERIA LA PERLA NERA Via Costituente Tel. 3338910422 LU’ HOTEL **** Via Costituente Tel. 0781/665020 Fax. 0781/674240 Info@luhotel.it

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Strutture ricettive HOTELS LU’ HOTEL **** Via Costituente Tel. 0781/665020 Fax. 0781/674240 Info@luhotel.it AQUARIUS * Via Sardegna, 3 Tel. 0781 662143 Fax 0781 663634 E- mail: info@aquariushotel.it www.aquariushotel.it TANIT (Museo Etnografico) ** Località Sirai Tel 0781 673793 Fax: 0781 670703 E-mail: info@tanit.tv www.tanit.tv AFFITTACAMERE LUNA BLU Via Satta, 47 Tel. 346 8312867 E-mail: veronagianna@tin.it www.bblunablu.it LOCANDA TANIT Località Sirai Tel 0781 673793 Fax: 0781 670703 E-mail: info@tanit.tv www.tanit.tv LOCANDA MONTE SIRAI ** Via Nazionale, 84 Tel. 0781 61250-0781 63964 Fax: 0781 63964 BED & BREAKFAST LUNA BLU ** Via Satta, 47 Tel. 346 8312867 E-mail: veronagianna@tin.it www.bblunablu.it

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LE TERRAZZE Piazza Rinascita, 24/7 Tel. 334 3870208 E-mail: bebleterrazze@tiscali.it www.bebleterrazze.it B&B CENTRALE Via Gramsci, 32 Tel. 0781 671069- 347 3193505 IL GLICINE Via Caresias, 11 Tel. 0781 673600- 347 8567909- 349 1002166 E-mail: ilglicinebb@tiscali.it ANNACARLA Via Catania, 3 Tel. 338 3922179 E-mail: annacarla.flore@tiscali.it L’OLEANDRO Via Grazia Deledda, 8 Tel. 0781 63567- 320 1110871 E- mail: oleandro@oleandro.org ROTTA SUD-OVEST Via Toscana, 115 Tel. 346 3684834 E-mail: rottasudovest@yahoo.it MARREDDU ITALO Via G.M. Angioy, 33/2 Tel. 328 0151265- 329 0733945 E-mail: loriana.alo@tiscali.it DA LORY Via Gramsci, 58/9 Tel. 340 3835616 ASFODELO Località Santa Caterina Frazione Serbariu Tel. 0781 983520- 340 5555301 FANTAR HOUSE Località Sirai Tel. 0781 671037- 328 4854890 E-mail: fantarhouse@alice.it www.fantarhouse.it ASTARTE Frazione Sirai, 58/a Tel. 349 6834783

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IL BOUGANVILLE Via Sansovino, 1 Località Is Gannaus Tel. 0781 690139- 347 8444377- 328 3662458 E-mail: sanna.ne@tiscali.it OASI Traversa Alessandria frazione Bacu Abis Tel.0781 65095- 347 14544683 E-mail: cois@email.it www.bboasi.com DEL VIALE Via della Libertà, 1 Località Bacu Abis Tel. 340 8462454 E-mail: cois.oasi@email.it www.delviale.com THE WALK Via Sabin, 13 Frazione Cortoghiana Tel. 392 1734341 E-mail: g.coda@tiscalinet.it MEDAU DESOGUS Località Medau Desogus, 33 Tel. 347 4914266 E-mail: lisirobi@ticsali.it AGRITURISMI IL PARADISO Località Barega Tel. 0781 21046- 333 2155559 Fax: 0781 21046 E-mail: info@agriturismoilparadiso.com www.agriturismoparadiso.com SAN GIORGIO Località Flumentepido-Terra Niedda Tel. 0781 675948- 328 8731591 E-mail: agriturismos.giorgio@hotmail.it ESCURSIONI SULCIS EXPLORER Info@sulcisexplorer.com Tel. 346-8442134

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