Olbia Ma 2012

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28 Ottobre 2012

COMUNE DI OLBIA


Gruppo Locale di Coordinamento Olbia Comune di Olbia Assessorato alla Pubblica Istruzione Assessorato all’Ambiente Assessorato alla Cultura Assessorato al Turismo Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Sassari e Nuoro Sede operativa di Olbia Provincia Olbia-Tempio Assessorato alla Pubblica Istruzione Assessorato all’Ambiente Assessorato alla Cultura Assessorato al Turismo Archeolbia Gruppo Tecnico - Organizzativo: Dirigente responsabile del progetto Durdica Bacciu Funzionario amministrativo Imma Meloni Funzionario tecnico Mauro Mannu Cura dei testi: Rubens D’Oriano, Durdica Bacciu, Paola Mancini, Giuseppe Pisanu, ArcheOlbia Cura dei testi in Logudorese: Roberto Carta Si ringrazia: Rubens D’Oriano, Don Giovanni Debidda, Emiliano Riccardi, Sig. Pino, Vincenzo Cachia, Ines Pinducciu, Ines Marras,Marco Ronchi, Gianni Ponsano, Giuseppe Pisanu, Adriana Giangrande, Matteo Setzu, Giovanni Romano, Valentina Soro, Imma Meloni,Martin Frey, Manuela Mossa, i referenti delle scuole, Umberto Soddu, Barore Canu, Maurizio Casula, Soc. coop. Il Contrasto, Davide Desole, Gino Piro, Antonio Rasenti, Angelo Masala, Azienda Agrituristica Labìa, i nostri genitori e tutto il personale volontario.

Referenze fotografiche: Pierluigi Dessì / Confinivisivi 4

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a manifestazione, giunta ormai alla sua terza ediL zione, è per la Città di Olbia un evento essenziale al fine di valorizzare e far conoscere la nostra città e la nostra storia. Le nostre bellezze monumentali sono la testimonianza del ricco passaggio dei popoli che hanno creato la nostra storia e la nostra identità. Come Sindaco e come amministrazione, sosteniamo questo progetto sin dal suo nascere, favorendo la collaborazione fra Istituzioni e le giovani generazioni che hanno interesse a divulgare, valorizzare e riscoprire la loro storia. Un momento importante di confronto e di conoscenza per un pubblico sempre più attento e consapevole della potenzialità turistico-culturali del proprio territorio. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile tutto questo, volontari, professori, ragazzi, studenti, studiosi e associazioni. On. Giovanni Maria Enrico Giovannelli Sindaco del Comune di Olbia

a manifestazione Monumenti Aperti 2012 ci regala L l’opportunità, anche quest’anno, di accrescere la nostra conoscenza, rafforzando la nostra identità. Ripercorrere le tappe del nostro passato, attraverso la riscoperta del nostro patrimonio storico, ci rende più consapevoli del nostro presente e quindi di noi stessi. Vincenzo Cachia Assessore alla Cultura - Comune di Olbia

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Il Comitato Scientifico Regionale Consiglio Regionale della Sardegna Claudia Lombardo Maria Santucciu Regione Autonoma della Sardegna Assessorato al Turismo Luigi Crisponi Artigianato e Commercio Assessorato alla Pubblica Istruzione, Sergio Milia Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport Direzione Regionale per i Beni Culturali Maria Assunta Lorrai e Paesaggistici della Sardegna Sandra Violante M.I.U.R. Ufficio Scolastico Regionale Enrico Tocco per la Sardegna Rosalba Crobu Comune di Cagliari Massimo Zedda Enrica Puggioni Provincia di Cagliari Angela Maria Quaquero Ufficio Regionale Francesco Tamponi Beni Culturali Ecclesiastici UPI Sardegna Francesco Putzu ANCI Sardegna Cristiano Erriu Umberto Oppus Università degli Studi di Cagliari Giovanni Melis Università degli Studi di Sassari Attilio Mastino Pinuccia Simbula Imago Mundi Associazione Culturale Fabrizio Frongia Armando Serri Consorzio CAMU’ Centri d’Arte e Musei Francesca Spissu Giuseppe Murru Società Cooperativa Sociale Il Ghetto Alessandro Piludu Nicoletta Manai Confesercenti Regione Sardegna Marco Sulis Confcommercio Sardegna Gavino Sini Agenzia Nazionale Gianpiero Liori Sviluppo Autonomia Scolastica Sardegna Solidale Roberto Copparoni Centro Servizi per il volontariato

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urismo, identità e cultura, una combinazione ideale per una terra depositaria di tradizioni millenarie. Oltre che da spiagge bianche e mare cristallino, i viaggiatori sono sempre più attratti da manifestazioni e itinerari culturali e da località d’arte della Sardegna. Una recente indagine conferma il trend, nel primo semestre 2011 nell’Isola è cresciuta del 20% la frequentazione di luoghi in Italia. Fra le motivazioni alla vacanza, spiccano le visite al patrimonio artistico e monumentale: ‘uno scrigno di tesori’ composto in Sardegna da antichi palazzi e castelli, basiliche e musei, parchi minerari e archeologici, e disseminato sull’intero territorio. Un patrimonio da preservare innanzitutto, poi da riscoprire per i sardi e, nel contempo, da condividere con i visitatori con l’accoglienza della quale l’Isola è capace. Da condividere con itinerari culturali, come appunto Monumenti aperti, evento che suscita suggestioni ed emozioni uniche. La domanda turistica è orientata alla ‘memorià e alla cultura, perciò la Regione Sardegna promuove l’architettura storico - artistica, simbolo di identità, così da assecondare anche il profilo moderno dei nostri visitatori, culturalmente preparati, rispettosi e desiderosi, oltre che di ‘viverè l’unicità di paesaggi incantevoli, anche di conoscere beni culturali e manifestazioni tradizionali. Luigi Crisponi Assessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio

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nno dopo anno, Monumenti Aperti rappresenta un momento importante che va oltre la semplice manifestazione culturale. È la condivisione della conoscenza del nostro patrimonio di cultura, di memoria e di storia condivisa. È la consapevolezza che i beni culturali rappresentano veramente noi stessi, la nostra espressione artistica e creativa, interprete dell’epoca che li ha visti nascere. È la testimonianza di quanto la cultura non sia un bene privato, ma collettivo, che aspetta di essere riscoperto, esposto, valorizzato, divulgato, fruito. Con Monumenti Aperti si vive un momento popolare e di festa dove un pubblico sempre più attento e consapevole delle potenzialità del nostro patrimonio artistico-architettonico, diventa protagonista della storia della nostra Isola. La promozione del nostro grande patrimonio culturale si è trasformata nel corso degli anni, proprio grazie a questa manifestazione, in un momento festoso e popolare che raduna giovani e meno giovani, studiosi della materia e semplici curiosi, studenti e volontari culturali. Tutti ugualmente coinvolti in un’attesa opportunità di arricchimento storico e culturale dove il nostro passato e il nostro presente si fondono per dare a tutti la consapevolezza che dobbiamo tramandarlo gelosamente, nel migliore dei modi, alle generazioni future. Sergio Milia Assessore regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

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iunta in Gallura alla sua terza edizione, la manifestazione regionale Monumenti Aperti prevista il 27 e il 28 ottobre, diventa occasione per riscoprire la storia della nostra città e del nostro territorio, un modo per le giovani generazioni e non solo, di riscoprire le proprie radici, premessa essenziale per programmare il proprio futuro. Gli antichi edifici, le rovine e i monumenti racchiudono la memoria di coloro che vi hanno vissuto, sono stati testimoni di eventi che poi sono andati a costituire la storia della comunità nella quale noi tutti viviamo. Coinvolgere le giovani generazioni, come punti di riferimento e guide di coloro che andranno a vistare i luoghi prescelti, è un passo fondamentale per lo sviluppo di un senso di appartenenza ad un luogo e alla sua storia. Monumenti aperti si coniuga alla perfezione con il progetto di riscoperta dell’identità del nostro popolo avviato dalla Provincia Olbia Tempio con la pubblicazione di una serie di volumi dedicata ai grandi personaggi della Gallura, Giacomo Pala, noto come l’onorevole Terranova, è stato il primo. Grazie alle sue battaglie il porto principale della Sardegna è rimasto ad Olbia e non è stato trasferito altrove come avrebbe voluto una lobby economica contraria a questo progetto, un passo che ha posto le basi per lo sviluppo economico di tutto il nostro territorio. L’elenco dei grandi personaggi è lungo, così come quello dei luoghi che hanno necessità di una opportuna valorizzazione. L’appuntamento del 27 e del 28 ottobre ha proprio questo obiettivo e permette di tornare sul nostro importante passato fatto di tanti piccoli eventi e di grandi lotte. Il nuraghe di Cabu Abbas, le tombe dei giganti, il pozzo sacro, l’antico porto, le terme romane, il castello di Pedres, le piazze di Olbia, sono i testimoni dei tanti momenti che hanno contribuito a costruire il quadro attuale, sintesi delle gioie e delle sofferenze di chi ci ha preceduto, premesse dei risultati ottenuti al prezzo di grandi sacrifici. Conoscere i personaggi del passato, dai più famosi a quelli meno noti attraverso i luoghi dove hanno trascorso le loro vite diventa insegnamento e stimolo per una visione costruttiva e solida del futuro, soprattutto dal punto di vista umano, non solo da quello strettamente produttivo-economico. Coinvolgere i ragazzi, gli insegnanti e complessivamente tutto il mondo della scuola in Monumenti Aperti, è il passo perfetto per avvicinare i giovani alla nostra storia che faranno propria, custodendola con cura, inserendola nel patrimonio di conoscenze personali, riproponendola a coloro che avranno la sensibilità di apprezzarla, delineando un orizzonte più consapevole e ricco di obiettivi.

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Fedele Sanciu Presidente della Provincia Olbia Tempio

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Partecipano alla manifestazione Scuola Secondaria di I° Grado n° 2 “Armando Diaz” Olbia via G. D’Annunzio Scuola Secondaria di I° Grado n° 2 “Armando Diaz” Olbia Succursale via J. Joyce Istituto d’Istruzione Superiore Liceo Classico “Antonio Gramsci”, Olbia via Anglona Istituto d’Istruzione Superiore Liceo Scientifico “Lorenzo Mossa”, Olbia, via Campidano Istituto Tecnico Statale “Dionigi Panedda”, Olbia, via G. Mameli Coru Polifonicu “Santa Nostasia de Uddusò”, Buddusò Associazione culturale di rievocazione storica di epoca romana “Sardinia Romana”, Nurachi Gruppo Folk “ Tradizioni popolari di Gallura”, Olbia Hotel Locanda del Conte Mameli, Via delle Terme Olbia Basilica di San Simplicio, Olbia GAIA - Associazione Volontari di Protezione Civile Olbia Associazione “Il Giudicato di Gallura” I.T.C.G. “Attilio Deffenu”, via Vicenza, Olbia Istituto superiore “Amsicora”, Olbia Liceo artistico, via De Martis “Fabrizio De Andrè”, Olbia

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Informazioni Utili

I monumenti saranno aperti gratuitamente alle visite sabato 27 e domenica 28 ottobre secondo gli orari indicati per ciascun sito. Nelle chiese le visite guidate verranno sospese durante le funzioni religiose. PROVINCIA OLBIA TEMPIO Servizio Turismo e Promozione Turistica Via A. Nanni, 39 - 07026 Olbia Centralino +39 (0) 0789 557732 +39 (0) Fax 0789 22221 COMUNE DI OLBIA Olbia Turismo Assessorato Turismo Tel. +39 (0)789 52104 • +39 (0)789 52106 Telefax Bus Trasporti Pubblici ARST Informazioni Tel. +39 (0)789 21197 Biglietteria Tel. +39 (0)789 553001 Associazione Archeolbia Associazione Archeologica di Tutela e Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali della Città di Olbia e del suo Territorio Tel. + 39 (0) 3456328150 Museo Archeologico - Molo Brin Tel. +39 (0) 078928290 - 0789608028 Orario: 10.00-13.00/17.00-20.00 Il Contrasto Soc. Coop. Soc. Via Mameli c/o Centro Damasco, 07026 Olbia (OT) ilcontrasto@coopcontrasto.it

@ Monumenti Aperti in internet Informazioni sulla manifestazione www.comune.olbia.ss.it www.monumentiaperti.com www.sardegnagrandieventi.it Monumenti Aperti @monumentiaperti

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Gusta la città

Anche per la III edizione di Olbia Monumenti Aperti sarà possibile usufruire di numerosi e ospitali punti di ristoro aperti negli orari della manifestazione: Restaurant Ostro Corso Vittorio Emanuele, 1 Olbia - tel. 333.9134134 La Locanda di Nur, Trattoria Via Acquedotto, 50 Olbia - tel. 0789.28057 La fonte del gelato, Gelateria Via Regina Elena, 12 Olbia - tel. 348.3348207 Il Gattopardo, Bar Ristorante Pizzeria Via Regina Elena, 87 Olbia - tel. 0789.21614 Bidibò, Bar Trattoria Via Acquedotto, 44 Olbia - tel. 0789.23649 Caffè Gregorio Corso Vittorio Emanuele, 3 Olbia - tel. 347.1834934 Gelateria Smeralda Corso Umberto, 124 Olbia - tel. 0789.1965615 Enoteca Cosimino, Wine bar Piazza Regina Margherita, 3 Olbia - tel. 0789.21001 Pasticceria Zia Anna Via Regina Elena, 20 Olbia - tel. 0789.23481 La Fontana, Bar Gelateria Piazza Matteotti, 4 Olbia Demos, Bar Caffetteria Via Genova, 55/a Olbia Caffè La tasca Via Cavour, 3 Olbia - tel. 347.8536185 Ice Bar Caffetteria Piazza Mercato, 6 Olbia - tel. 345.7047938 Il Golosone, caffè ristoro gelateria Corso Umberto, 41 Olbia - tel. 0789.24043 Bar Muzzetto Corso Umberto I, 31 - tel. 0789.22176 Bar Principe Umberto Via Principe Umberto 5 - tel. 0789.209045

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Eventi Collaterali Venerdì 26 ottobre Museo Archeologico, ore 18.00 Inaugurazione delle mostre fotografiche di: Matteo Setzu “THURPOS VS SARDEGNA” Adriana Giangrande “SCATTARE DIVERSAMENTE”

Sabato 27 Ottobre Ore 10.00 Molo Brin: incontro e partenza per la visita alla tomba dei giganti e stazzo Labìa. Ore 11.00 Pozzo Sacro sa Testa: Umberto Soddu e la lavorazione della ceramica nel periodo nuragico “Come allora, gli antichi saperi”.

Ore 18.00 Sala Conferenze Museo Archeologico Conferenza archeologica dal titolo: Nel grembo della dea – lo scavo nella necropoli di San Simplicio – Urban Center, presieduta dal responsabile degli uffici della Soprintendenza di Olbia, dott. Rubens d’Oriano e con la partecipazione degli archeologi dott. G. Pisanu e dott.ssa G. Pietra.

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Domenica 28 Ottobre Ore 10.00 Molo Brin: incontro e partenza per la visita alla Tomba dei Giganti e stazzo Labìa. Ore 11.00 Pozzo Sacro sa Testa: Umberto Soddu e la lavorazione della ceramica nel periodo nuragico “Come allora, gli antichi saperi”.

Ore 11.00 Castello di Pedres: rievocazione storica di epoca medievale organizzata dall’associazione “Il giudicato di Gallura”.

Ore 17.00 Biblioteca comunale “Simpliciana”: “Tra lettura e musica”, concerto d’ arpa di Martina Ronchi e Eleonora Farris e presentazione del libro “La luna nel pozzo” di Marinella Mascia con relatrice Martin Fray

Piazza Santa Croce, ore 18.30 Esibizione del gruppo folk olbiese “Tradizioni popolari di Gallura” e Coro di Buddusò “Santa Anastasia”.

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Acquedotto

Romano

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Località Sa Rughittola

L’acquedotto di Olbia, monumento del periodo romano più significativo, trasportava l’acqua dalle sorgenti delle falde granitiche di Cabu Abbas fino alle terme della città, con un percorso rettilineo di oltre Km. 3, realizzato interamente tra il II e l’inizio del III sec. d. C. Si può affermare con sicurezza che la storia dell’acquedotto di Olbia sia legata allo sviluppo della città in epoca imperiale, in un momento di massima espansione dell’agro e di una maggiore floridezza economica, testimoniata anche dalla costruzione nello stesso periodo delle terme. La tecnica edilizia appare omogenea nell’intero percorso (utilizzo dell’opus cementicium e dell’opus signinum); presenta una struttura a tratti in opus arcuatum, li dove necessitava seguire l’andamento degradante da N a S del terreno, a tratti in muro pieno, là dove il terreno riprendeva l’andamento non degradante. Per oltre due chilometri l’opera proseguiva con struttura arcuata, ad eccezione di un breve tratto con struttura a muro pieno, al di fuori della cinta muraria antica fino a raggiungere l’area urbana, con una leggera pendenza che garantiva l’afflusso dell’acqua; quando questo non è avvenuto regolarmente per errori di calcolo nella progettazione, l’opera è stata opportunamente adeguata subito dopo il primo collaudo. Il tratto urbano presenta sempre lo stesso tipo di struttura, in gran parte arcuata. Particolarmente interessanti risultano i resti di una costruzione imponente, ritenuta oggi un torre che consentiva il regolamento della pressione dell’acqua. Visite guidate a cura della Scuola Secondaria di 1° grado A. Diaz classi 2°F e 2°H Insegnante: Giovanna Pola Presidio: Coop. Il Contrasto Sabato e Domenica 10.00-13.00 / 15.00-18.00

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Acuedotu, Romanu Sa Rughittola

S’acuedotu de Terranoa, su monumentu pius nodidu de su tempus romanu, gighiada s’abba chi brotaiada dae Cabu Abbas finas a sas termas de sa zittade, cun d’unu caminu in paris de pius de 3 Km., est istadu fattu in su II et in s’incominzu de su III sec. d. C.. Si podet narrere chi s’istoria de s’acuedotu de Terranoa si prendede cun sa creschida de sa zittade in su tempus imperiale, in d’unu mamentu ‘onu pro s’economia de campu, testimonzada dae su fattu de aere fraigadu, semper in cussu tempus, finzas sas termas. Sa tecnica pro fraigare parede sa matessi in totu su tretu (si impitada s’opus cementicium et s’opus signinum); presentada unu caminu a tretos in opus arcuatum, inue tocaiada de sighire su terrinu no in paris, et in ateros tretos in paris a muru pienu. Pro pius de duos chilometros s’opera sighiada cun istrutura arcada, francu unu tretu minore a muru pienu, in foras de sa zinta muraria antiga e finas a arrivire a su logu abitadu, cun d’una pendentzia lebia chi permitiada sa falada de s’abba; cando custu non s’est fattu pro aere fartadu sos carculos, s’opera è istada acconzada posca de su primu collaudu. Su tretu in su logu abitadu est fattu in sa matessi manera de s’ateru, in parte manna cun istruttura arcada. Parene oe medas nodisos sas ruinas de unu fraigadu mannu, forsi una turre che permitiada de regulare sa pressione de s’abba.

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Castello di

Pedres

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S.S. 131 DCN Olbia - Loiri Km 3,3

Si ipotizza che il nome del fortilizio sia derivato dalla presenza della vicina Villa Petresa, o Petrosa, piccolo nucleo demico medievale estintosi nel XIV-XV secolo. L’analisi delle architetture e delle tecniche costruttive portano a datare il complesso al XII secolo, attribuendone la committenza ai Visconti, potente famiglia di Pisa che resse il Giudicato di Gallura fino al XIII sec. Il complesso è edificato su una ripida emergenza rocciosa alta 89 m., dalla quale si sovrasta la parte meridionale della conca di Olbia, con scambio visivo con l’antica città e relativo porto. L’accesso attuale al monumento è dal versante settentrionale, diversamente da quello originale, che si apre ancora ad occidente, verso la scomparsa Villa Petresa. La scalinata di restauro attualmente utilizzata ne ricalca una precedente, ricavata nel corso della seconda guerra mondiale, quando sulla cima del colle venne impiantata una postazione di contraerea. Il mastio è collocato all’estremità opposta dell’ingresso. Si conservano in alzato solo due lati, per un’altezza di oltre dieci metri. Al suo interno la torre era originariamente ripartita in quattro piani lignei, sostenuti da mensole granitiche e/o incassati direttamente negli alzati. Al di sotto del piano più basso vi è una cisterna che accumulava, in antico, l’acqua piovana raccolta nel terrazzo superiore. A pochi metri ad ovest del mastio si osserva l’angolo formato dai due alzati residui di un’altra cisterna. Un terzo edificio rettangolare si affianca al mastio ed anche questo presenta un’ampia cisterna sottopavimentale la cui volta è crollata. Un ulteriore vasto ambiente rettangolare si appoggia al lato meridionale della cortina, avendo potuto svolgere preferibilmente la funzione di alloggiamento per soldati di stanza e/o magazzino. Visite guidate a cura della Scuola secondaria di 1° grado Isticadeddu, classi 2°A e 2°D Insegnante: Giovanna Polo Referenti: Maria Grazia Pirina Sabato e Domenica 10.00-13.00 / 15.00-18.00

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Casteddu de Pedres S.S. 131 DCN Terranoa - Loiri Km 3,3

Si pensada chi su lùmine de su logu siat naschidu dae sa presentzia de sa Villa Petresa, o Petrosa, chi s’agatada posta a lacanas, biddighedda in pedes finas a su XIV-XV secolo. A bidere su manivestu de sa manera de fraigare et sas ruinas de oe si diada podere ponnere chi sa naschida de su logu est in su XII seculu, pro manu e interessu de sos Visconti, erentzia pisana chi cumandedi su giudicadu de Caddura finas a su XIII sec. Su casteddu est fraigadu subra de una rocca alta 89 m., da ue di podet isperiare tota sa leada bascia de sa conca de Terranoa, sa zittade antiga et su portu. Oe in su monumentu s’intrada dae nord, finzas si anticamente si b’intraiada dae ovest, a manu de Villa Petresa. S’iscala impitada pro intrare est prezisa a un’atera fatta in sa segunda gherra mondiale, cando in su montiju ponzeni sa posta de una contraerea. Su mastiu est postu attesu et a s’imbesse de s’intrada. Sas ruinas faghene a bidere solu duos lados arziados pro deghe metros. In intro sa turre fidi partida in battoro pianos de linna, mantesos dae mensolas de granitu incasciadas in sos muros arziados. Sutta su pianu pius basciu fidi posta una cuba manna pro abba pioppida et accoglida in su pianu de subra. A pagu tretu a ovest de su mastiu si podet abbaidare unu angulu fattu dae sas ruinas de sos arziados de un atera cuba pro s’abba. Unu terzu ambiente rettangolare attaccada a su mastiu et finzas in custu logu si b’agatada una cuba manna sutta su pavimentu cun sa bovida falada. Ateru ambiente mannu s’arrumbada a sud, impitadu su pius a seguru pro sos soldados o comente magasinu.

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Giganti Su Monte ’e S’abe Tomba dei

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S.S. 131 DCN Olbia - Loiri Km 3,3

Le Tombe dei Giganti costituiscono la principale tipologia di monumento funerario proprio della civiltà nuragica. Si compongono di un corridoio megalitico coperto con lastre orizzontali, nel quale venivano seppelliti i defunti, e di un’esedra costituita da lastroni infissi nel terreno, forse a suggerire la forma di una testa di toro, animale sacro nella religiosità preistorica. Nell’area antistante l’esedra si svolgevano i rituali funerari e si deponevano le offerte. La tomba di Su monte ‘e s’Abe, con un corridoio lungo oltre 28 metri, è la più grande di tutta la Sardegna, anche se la monumentalità del complesso risulta ridimensionata dall’assenza della grande stel.e centrale. Il corridoio si data al 1800 a. C. circa, in età prenuragica, mentre l’esedra fu aggiunta in un secondo momento, in piena età nuragica (1500 a. C.). Visite guidate a cura dell’Istituto d’Istruzione superiore Liceo Scientifico L. Mossa Insegnante: Anna Maria Putzu Presidio: Coop. Il Contrasto Sabato e Domenica 10.00-13.00 / 15.00-18.00

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Tumba de sos Gigantes Su Monte ‘e S’abe S.S. 131 DCN Terranoa - Loiri Km 3,3 Sas tumbas de sos gigantes sunu su pius importante monumentu pro sos mortos de sa ziviltade nuragica. Si cumponene de unu curridoju megaliticu cobertu cun pedras ladas, inue si interraiana sos mortos, et de una esedra fatta cun pedras ladas mannas fichidas in su terrinu, forsi postas pro ammentare sa conca de su trau, fiadu sacru de sa religione preistorica. In su logu innantis s’esedra bi faghiana sas cerimonias funerarias et poniana sas offertas. Sa tumba de Su monte ‘e s’Abe, con d’un curridoju longu pius de 28 metros, est sa pius manna de tota sa Sardigna, finzas si su monumentu est isconzu ca mancada s’istele de mesu de s’esedra. Su curridoju paret chi siada naschidu in su 1800 a. C., pagu pius o mancu, in tempus prenuragicu, s’esedra est istada azunta in d’unu ateru mamentu, in tempus nuragicu (1500 a. C.).

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Fattoria Romana

S’Imbalconadu

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S.S. 131 DCN Olbia - Loiri Km 2,3

La villa di S’Imbalconadu, facilmente raggiungibile percorrendo per pochi km da Olbia la S.P. 24 in direzione Loiri, è un complesso di età romana repubblicana (II-I sec. a. C.) utile per lo sfruttamento agrario della piana del Padrongianus. Il sito occupa un piccolo rilievo a ridosso del fiume, e si compone di un edificio abitativo posto al centro di un’ampia corte, su cui si aprivano ambienti per le attività produttive o per l’immagazzinamento dei prodotti. Le parti oggi conservate sono pertinenti al corpo centrale, all’ala meridionale e in parte a quella occidentale. La tecnica edilizia di tutto il complesso è costituita da massi di granito locale, legati con malta di fango, su cui dovevano poggiare gli alzati in mattoni crudi. Due vani nell’area meridionale sono collegati a cisterne: probabilmente si tratta di strutture per la pigiatura e la conservazione di prodotti come olio o vino. Gli altri ambienti affacciati sulla corte mostrano tracce di attività di panificazione e immagazzinamento dei prodotti. Il corpo centrale costituiva invece l’abitazione del conduttore e della sua famiglia, e doveva essere su due piani, in modo che dall’alto il si potesse controllare la fattoria e il terreno circostante. Dall’area proviene una stele con la divinità punica Tanit, oggi al museo di Sassari, che mostra la persistenza di culti punici in piena età romana. Visite guidate a cura dell’Istituto d’Istruzione superiore Liceo Classico A. Gramsci classe 3 N Insegnante: Giovanna Tola Referenti: Valentina Soro Sabato e Domenica 10.00-13.00 / 15.00-18.00

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Fattoria Romana S’imbalconadu S.S. 131 DCN Terranoa - Loiri Km 2,3

Sa “villa” de S’Imbalconadu, si bi podede arrivire dae s’istrada S.P. dae Terranoa pro Loiri, est unu monumentu de edade romana repubblicana (II-I sec. a. C.), impitadu pro sa resessida de su trabagliu in sos campos de su paris de su Padrongianus. Su logu leada unu montiju minore acurzu a su riu, et si cumponede de una domo posta in mesu a una corte manna, cun totos sos magasinos pro su chi si produiada. Sas ruinas chi s’idene oe sunu cussas de sas partes de mesu, de cussas a sud e a ovest. Sa manera de fraigare est cussa de montes de granitu de su logu, attacados cun su ludu, subra de sos cales beniana arrumbados sos muros in mattones. Duos aposentos in sa parte sud sunu cullegados a cosa de cubas: forsis trastos et ateru pro pigiare ozu et binu. Sos ateros magasinos mustrana attividade de contivizu de sos prodottos. In sa domo ‘e mesu viviada su padronu et sa erentzia sua, fidi a duos pianos in manera de podere abbaidare su campu de propriedade et finzas tota sa leada. In custu logu est istada agatada un’istele cun sa dea punica Tanit, oe in su museu de Tatari, chi mustrada sa forza des sos cultos punicos finzas in tempus romanu.

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Pozzo Sacro

Sa Testa

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S.P. 82, Km 3,2

È uno dei luoghi di culto più noti della Sardegna nuragica, risalente almeno al Bronzo Finale. Fu scavato da Francesco Soldati nel 1938 e restaurato e consolidato da Ercole Contu alla fine degli anni ’60. È composto da pozzo, vestibolo e cortile circolare. Il pozzo è una camera circolare alta più di 4 metri, nella quale si raccoglie l’acqua sorgiva che sgorga da un foro circolare nel fondo. È coperto a tholos o falsa cupola ed è ulteriormente sovrastato da una seconda tholos della quale oggi resta solo la base. Una scala di 17 gradini, coperta da una serie di architravi digradanti, porta all’acqua. Il vestibolo è dotato di sedili laterali per sedersi o per offerte e di una canaletta per lo scolo dell’acqua in eccesso. Il cortile circolare era uno spazio aperto, pavimentato, dotato di sedili per accogliere fedeli ed offerte durante riti e cerimonie. È attraversato dalla canaletta di scolo, in origine coperta. Tra i reperti ritrovati negli scavi si hanno non solo materiali nuragici, ma anche punici e romani, segno del riutilizzo del pozzo in epoche successive Visite guidate a cura della Scuola Secondaria di 1° grado A. Diaz 2° C e Ist.Tec. D. Panedda Insegnante: Giovanni Carboni Sabato e Domenica 10.00-13.00 / 15.00-18.00

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Putu Sacru Sa Testa S.P. 82, Km 3,2

Est unu de sos logos de cultu pius connotos de sa Sardigna nuragica, naschidu in su cominzu de su tempus de su Brunzu. Est istadu iscavadu dae Frantziscu Soldati in su 1938 et aconzadu postu in seguru dae Ercole Contu a sa fine de sos annos ’60. Si cumponede de putu, vestibulu et corte tunda. Su putu est unu aposentu tundu altu pius de 4 metros, inue apojaiada s’abba chi brotaiada dae su fundu. Est cobertu a tholos o falza cupola cun d’una atera tholos subra de sa prima chi oe at mantesu solu su pianu. Una iscala de 17 gradinos, coberta dae architraves “digradanti”, falada a ue apojada s’abba. Su vestibulu ada settidolzos a sos lados pro si seere et pro sos donos et una “canaletta” pro faghere colare s’abba in pius. Sa corte tunda fidi unu logu abertu, pavimentadu, cun ateros settidolzos pro sos fedele set pro sos donos in sas cerimonias. Est atraessada dae sa canaletta, in printzipiu coberta. In mesu a sos repertos agatados no b’at materiale nuragicu et bia, ma finzas punicu et romanu, marcu de su impitu apidu in tempos a bennere.

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Tomba

dei Giganti Labìa

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Località Labìa

In località Labìa, era presente un vasto abitato di epoca nuragica. Del Nuraghe, situato sulla bassa collina omonima, non restano piu’ tracce, mentre sono presenti nel pendìo e nel pianoro resti di strutture circolari a doppio paramento murario, interpretabili come le capanne del villaggio. La tomba dei giganti di Labìa è orientata ad est, ha un corridoio sepolcrale lungo circa undici metri,coperto da grandi lastroni piatti. Conserva l’esedra solo sul lato destro, mentre il braccio sinistro è stato asportato nel secolo scorso, per far posto ad una strada agraria. La tessitura muraria della sepoltura, permette di datare la costruzione al Bronzo Medio,sulla base di confronti puntuali con altre tombe di giganti in particolare le tombe di Coddu Ecchju e li Lolghi ad Arzachena e quella di Su Monte ’e S’Abe di Olbia. Visite guidate a cura dell’Istituto d’Istruzione Superiore Amsicora Insegnante: Maria Grazia De Filippi Referenti: Maurizio Casula e Jonathan Carta. Sabato e Domenica 10.00-13.00

Tumba de sos Gigante et bidda nuragica Labìa Località Labia

De su Nuraghe postu in basciu a su montiju giamadu Labìa no b’at restadu mancu ruinas, in sa falada et in su paris si podene bidere edifitzios in tundu a coppias de muros, diana devere essere istados sos cubones de sa bidda.Sa tumba de sos gigantes de Labìa est posta a est, ada unu curridoju pro mortos longu pagu pius o mancu undighi metros, cobertu dae pedra ladas mannas meda. S’esedra s’est mantesa in su ladu a manu dresta et bia, sa parte a manu manca est istada imbolada et bogada in su seculu passadu, pro faghere logu a unu caminu de campu. Su essu de sa fraigada de sos muros permetidi de narrere chi sa tumba naschede in su Bronzu Mediu, custu si cumprendede ponzede su monumentu a pare cun ateras tumbas de sos gigantes iscavadas et cun s’istele de mesu, piusatotu sas tumbas de Coddu Ecchju et de Li Lolghi in Arzachena et cussa de Su Monte ‘e S’Abe in Terranoa. 26

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Museo

Archeologico

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Isolotto Peddone, Molo Brin

Il museo archeologico di Olbia, progettato dall’architetto V. Maciocco, espone i principali reperti provenienti da Olbia e dal territorio circostante. I materiali consentono di ripercorrere la storia di Olbia a partire dalla preistoria (età nuragica, dal XVII sec. a. C.) fino al medioevo (XIV sec. d. C.), attraverso le fasi nuragica, fenicia, greca, cartaginese, romana e medievale della città. Il museo espone inoltre tre dei ventiquattro relitti di navi di età romana e medioevale rinvenuti durante lo scavo per la costruzione del tunnel della S.S. 125. I relitti, del tutto eccezionali in quanto normalmente il legno non si conserva nel tempo, mostrano due eventi fondamentali della storia di Olbia: la distruzione della città ad opera dei vandali intorno al 450 d. C., e la riapertura delle rotte commerciali grazie alla Repubblica Marinara di Pisa nell’XI sec. Visite guidate a cura dell’Istituto d’Istruzione Superiore Liceo Classico A. Gramsci classi 2°N e 4°N e dell’Istituto d’Istruzione Superiore Amsicora Insegnante e referente: Giovanna Tola Sabato e Domenica 10.00-13.00 / 17.00- 20.00

Museo Archeologico Isolotto Peddone, Molo Brin Su museu archeologicu de Terranoa, prozetadu dae s’architettu V. Maciocco, esponede sos printzipales repertos agatados in Terranoa et in su territorio sou. Sos materiales permitini de connoschere s’istoria de Terranoa a partire dae sa preistoria (edade nuragica, dae XVII sec. a. C.) finas a su medioevo (XIV sec. d. C.), arighendeche sos tempos nuragicos, fenicios, grecos, cartaginesos, romanos et medievales de sa zittade. Su museu esponede finzas tres de sos 24 relittos de naves de edade romana et medioevale agatados cun s’iscavu pro fraigare su tunnel de sa S.S. 125. Sos relittos, nodidos pro sa difficultade de sa linna a si mantennere in su tempus, mustrana duos fattos importantes de s’istoria de Terranoa: sa distrutzione de sa zittade pro manu de sos vandalos acurzu a su 450 d. C., et s’abertura a nou de sas vias cummerciales gratzias a sa Reprubbica Marinara de Pisa in su XI sec. monumentiaperti

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Antico - Chiese gemelle MAP S. Antonio Abate e Madonna del Mare Porto

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Decumanus Maximus - Foro Lungomare Via Principe Umberto

Il sito del porto antico è situato al di sotto dell’attuale lungo mare di via Principe Umberto e via Genova. Durante gli scavi del 1999 e 2001, sono state rinvenute 24 navi di cui due di epoca neroniana - vespasianea, 11 del periodo vandalico e 6 di epoca medievale. Di fronte all’area di scavo sopra citata esistevano due chiese, rispettivamente al n° 7 e n° 14 di Corso Umberto. Le chiese erano quindi parallele tra di loro. Che in questa area vi fosse un culto religioso risulta da testimonianze del 1647 riportate nei documenti del processo tra le diocesi di Civitas e Ampurias e nel 1848 attraverso una Mappa De Candia, che riferiscono dell’ esistenza di due chiese gemelle dette “di mare” dedicate a Santa Maria e Sant’Antonio Abate. La vicinanza tra le due chiese extra-urbane, insolita per l’urbanistica medievale e postmedievale sarde e più consona a quella d’età classica, e il rinvenimento di reperti archeologici interpretabili come ex voto consente di proporre l’esistenza nella stessa area di luoghi di culto più antichi, di età romana, punica e arcaica. Il culto potrebbe addirittura risalire ai secoli VIII-VI a. C., all’epoca della prima frequentazione fenicia e greca del sito urbano, alla quale si può ricondurre anche il santuario di Melqart- Herakles- Iolao sull’acropoli (ora chiesa di San Paolo). I due templi in età romana si aprivano sul foro (della cui pavimentazione è visibile un tratto accanto al palazzo comunale), ossia il piazzale circondato da edifici pubblici dove i cittadini si radunavano per trattare gli affari ed esercitare la giustizia. Da esso si dipartiva il decumanus (ora corso Umberto), che con il cardo era la strada principale di un tessuto viario e urbanistico a incrocio regolare di assi orientato NNO-SSE. Dall’800 il corso Umberto veniva chiamato S’Istradone ossia “Strada Grande” probabilmente a memoria dell’antica via romana. Visite guidate a cura dell’Istituto d’Istruzione Superiore Liceo Classico A. Gramsci classi 1°N e 1°B e Ist. Tecnico e Turistico D. Panedda Insegnante: Giovanna Tola Referenti: Isabella de Notti Sabato e Domenica 10.00–13.00 / 15.00–18.00

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Portu Antigu - Chejas perras S. Antoni Abate et Madonna de su Mare Decumanus Maximus - Foro Lungomare Via Principe Umberto

Su portu antigu est postu sutta de su longu mare de oe, de via Principe Umberto e via Genova. In sos iscavos de su 1999 e 2001, sunu istadas agatad 24 naves de sas cales duas de edade neroniana - vespasiana, 11 de su tempus vandalicu et ateras 6 de edade medievale. Postas a oju a su logu de iscavu zitadu esistiana duas chejas, pius pretzisamente a su n° 7 et n° 14 de Cursu Umberto. Sas chejas fini una ojos a s’atera. Chi in custu logu bi diada essere istadu unu cultu religiosu risultada dae testimoniantzas de su 1647 iscritas in sos documentos de su prozessu tra sas diocesi de Civitas e Ampurias et in su 1848 pro mesu de una Mappa De Candia, chi faeddana de custas duas chejas perras giamadas “de mare” dedicadas a Santa Maria et Sant’Antoni Abate. Sa vicinantzia tra sas duas chejas fora de sa ‘idda de tando, cosa difitzile pro cussos tempos in Sardigna, medievales e postmedievales, et pius acurzu a unu tempus d’edade classicu, et su fattu de aere agatadu sos repertos archeologicos ex voto permitidi de proponnere s’esistentzia in sa matessi area de logos de cultu pius vezzos, de edàde romana, punica et finzas pius antiga. Su cultu diada podere essere de sos sec. VIII-VI a.C., in su tempus de sa prima ‘ennida fenicia et greca, a custu tempus si podede riconduere finzas su santuariu de MelqartHerakles- Iolao in s’acropoli (como cheja de Santu Paulu). Sos duos templios in edàde romana si aberiana in su foru (de sa pavimentazione si podet bidere unu tretu accurzu a su palatu comunale), amus a narrere sa piatta manna inghiriada da palatos prubbicos inue sos zittadinos abojaiana pro trattare affares et pro sa giustissia. Dae custu foru partiana su decumanus (oe cursu Umberto), chi cun su cardo fidi s’istrada printzipale a sa cale abojaina totas sas atera carreras et istradas de sa zitade segunda unu orientamentu NNO-SSE. Dae su 1800 su cursu Umberto beniada giamadu S’Istradone propriu pro ammentare s’antiga carrera romana.

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Terme

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Corso Umberto I

Possiamo affermare che Olbia aveva due impianti termali, uno era situato nel cuore antico della città, mentre l’altro era in prossimità del lato settentrionale della antica cinta muraria. Quello situato nel cuore della città occupava l’area che oggi può essere racchiusa tra via delle Terme, corso Umberto e via Santa Croce ed era costituita da due complessi: i bagni al coperto e i bagni allo scoperto. I primi, erano costituiti dal calidarium, dal tepidarium e dal frigidarium, dei quali non erano rimaste tracce già all’ epoca del Panedda. I secondi erano costituiti da una vasca centrale molto grande collegata ad altre sei più piccole con canalette per il drenaggio (descritte dal Tamponi e riportate dal Panedda). L’impianto termale veniva alimentato attraverso l’acquedotto e disponeva di due condutture, uno a Nord (verso via delle Terme) per l’entrata delle acque e uno a Sud (verso corso Umberto) per il drenaggio delle acque verso il mare. Il secondo complesso termale invece, è stato scoperto durante uno scavo effettuato per lavori pubblici in via Nanni, di fronte alla scuola media “E. Pais”. Furono rinvenute due vasche, un ipocausto e un prefornium, ma per la mancanza di materiale e la difficoltà nella lettura stratigrafica, nella quale risultavano numerosi intrusioni di epoca moderna, non è stato possibile disporre di elementi validi per la datazione, ma nulla vieta ipotizzare che esso fosse collegato alle prime terme o che facesse parte di una domus.

Visite guidate a cura dell’Istituto d’Istruzione Superiore Liceo Scientifico L. Mossa Insegnante: Anna Maria Putzu Referente: Imma Meloni e Giulia Russo Sabato e Domenica 10.00-13.00 / 15.00-18.00

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Termas Cursu Umberto I

Podimus iscriere chi Terranoa aiada duos impiantos termales, unu in sa zitade antiga, s’ateru fidi in postu a nord, acurzu a s’antiga zinta muraria. Cussu postu in su coro de sa zittade leaiada s’area chi oe podede essere tra “via delle Terme”, “cursu Umberto” et “via Santa Rughe” et si cumponiada de: sos bagnos cobertos et sos bagnos no cobertos. Sos primos aiana su calidarium, su tepidarium et su frigidarium, de sos cales no b’aiada restadu nudda già in su tempus de su Panedda. Sos segundos aiana una vasca de mesu manna meda chi si cullegaiada a ateras ses pius minores cun canalettas pro faghere colare s’abba (contadas dae Tamponi et posca dae Panedda). S’impiantu termale beniada alimentadu pro mediu de s’acuedoto et aiada duas cundutturas, una a Nord (andende pro “via delle Terme”), pro s’intrada de sas abbas, et una a Sud (andende pro cursu Umberto) pro faghere colare s’abba e che la ‘ogare in mare. Su segundu cumplessu termale, invetze, est istadu iscopertu con d’unu iscavu fattu pro prubbicos trabaglios in via Nanni, a ojos a s’iscola media “E. Pais”. B’agatteni duas vascas, unu ipocausto et unu prefornium, ma pro sa mancantzia de materiale et pro sa difficurtade de sa lettura stratigrafica, in sa cale risultaiana parizas iscrituras de edade moderna, no est istadu possibile aere totos sos elementos pro datare, ma si podet pensare chi fidi cullegadu a sas primas termas o chi faghiada parte de una domus.

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Tempio

Ercole Merlqart e Chiesa di San Paolo

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Piazza Santa Croce

L’acropoli di Olbia è ubicata su una piccola altura situata nel cuore del vecchio abitato punico e romano (attuale piazza Santa Croce e chiesa di San Paolo); qui si estendeva l’area sacra dedicata al dio Eracle-Melqart. Una prima frequentazione è attestata a partire dall’età arcaica, per proseguire poi in quella punica, come è confermato dalla scoperta di strutture relative ad un edificio sacro attribuito al III-II sec. a.C. Tale edificio viene riconosciuto come ingresso monumentale dell’area sacra, dedicata probabilmente al dio protettore di alcune città fenicie e puniche: Melqart. Una successiva frequentazione è attestata a partire dal I secolo a.C., momento in cui i romani penetrano nell’isola, determinando un forte rinnovamento delle città sarde. È proprio in questo periodo infatti che vengono realizzati, nell’acropoli, il tempio B nel settore settentrionale e il tempio C nel settore meridionale e successivamente, tra il I e il II secolo d.C., un muro perimetrale per chiudere l’area (temenos). Durante il periodo romano, l’area sacra venne dedicata al dio romano Ercole, assimilabile al fenicio e punico Melqart, la cui effigie ci è conservata nella straordinaria testa fittile conservata al Museo. La chiesa di San Paolo risale al XVIII secolo e nella sua impostazione originaria era composta da una aula rettangolare absidata con tre cappelle ricavate in ognuno dei tre lati lunghi. Tutto l’edificio, compreso il campanile, furono realizzati in conci di granito. L’anno 1747, scolpito su uno degli arconi della navata, può riferirsi all’inizio della costruzione della chiesa oppure alla sua apertura al culto. Dal 1939 in poi venne realizzato l’ampliamento della chiesa con una pianta a croce latina. Sull’intersezione dei due bracci si leva una cupola sormontata da lanterne. A rivestimento esterno sono state usate piastrelle di ceramica colorata. Visite guidate a cura dell’Istituto d’Istruzione Superiore Tecnico e per il Turismo D. Panedda Insegnante: Giovanni Carboni Referente: Margherita Ragnedda Sabato e Domenica 10.00-13.00 / 15.00-18.00

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Tempiu Ercole Merlqart e Cheja de Santu Paulu Piatta Santa Rughe

S’acropoli de Terranoa est posta subra de unu montiju minore in su coro de sa zittade punica et romana (pro nos cumprendere piatta Santa Rughe et cheja de Santu Paulu); inoghe naschiada s’area sacra dedicada a su deus EracleMelqart. Su logu est istadu vividu a partire dall’edade pius antiga, pro sighire posca in cussa punica, comente est istadu confirmadu dae s’iscoberta de ruinas de una domo sacra de su III-II sec. a.C. Custa domo benidi riconnotta comente intrada monumentale de s’area sacra, dedicada forsi a su deus protettore de zertas zittàdes fenicias et punicas: Melqart. Un’ateru mamentu inue est istadu vividu su logu est a partire dae su I secolo a.C., cando sos romanos intrana in s’isola, mudende in manera forte sas zittàdes sardas. Est propriu tando chi benini fattos, in s’acropoli, su tempiu B in su “settore settentrionale” et su tempiu C in su “settore meridionale” et poasca, tra il I e il II secolo d.C., unu muru pro tancare s’area (temenos). In su tempus romanu, s’area sacra benzedi dedicada a su deus romanu Ercole, chi si podede acurziare a cussu feniciu et punicu Melqart, et chi sa pintura est istada mantesa gratzias a una conca de luzzana chi s’agatada in su Museu. Sa cheja de Santu Paulu est de su XVIII seculu et in printzipiu si cumponiada de unu aposentu rettangulare cun abside et cun tres cappellas bogadas in donzuno de sos tres lados longos. Totu s’edifitziu, finzas su campanile, isteni fraigados in cantos de granitu. S’annu 1747, iscorpidu subra de uno de sos arcones de sa navada, podede narrere de su cominzu de su fraigu de sa cheja o, si nono, de s’abertura a su cultu. Dae su 1939 sa cheja benzedi irmanniada cun d’una pianta a rughe latina. In sa rughe fatta dae sos brazos si pesada una cupola cun sas lughes subra. Pro inforas sunu istadas impitadas “piastrelle di ceramica colorata”.

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Carreras Bezzas

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Vie parallele dell’antico tracciato medievale Via Cavour, via Olbia, via Romana, via Garibaldi

Le vie interne del centro storico dovevano costituire il fulcro della Civita giudicale. La città medievale doveva essere chiusa da mura, delle quali è stato individuato in scavo un tratto in via Garibaldi. Alcuni degli isolati e delle strade di questa zona risalgono almeno al XVII - XVIII sec., come testimoniano le iscrizioni scolpite sulle architravi di alcune case e che costituiscono una sorta di carta di identità dell’abitazione e, con il loro simbolo cristiano al centro, implorano la protezione divina su di essa. Si possono ammirare ancora delle architravi con iscrizioni su qualche ingresso o finestra. Schema seguito nell’iscrizione: NOME E COGNOME DEL PROPRIETARIO JHS J(esus) H(ominum) S(alvator) - Gesù Salvatore degli uomini ANNO DELLA FONDAZIONE Negli anni ‘40 il censimento attestò la presenza di 30 iscrizioni ma oggi se ne possono vedere meno di 20. Oggi le iscrizioni superstiti del ‘700 sono 12. Il materiale utilizzato in questa edilizia settecentesca è sempre il concio del granito ben squadrato e poco levigato nella faccia a vista. Le abitazioni tipo erano costituite da un solo vano rettangolare o quadrangolare che riceveva luce e aria dall’unica porta della struttura poiché le finestre non venivano aperte. Invece, non mancava la presenza del cammino, non sempre munito di canna fumaria con le conseguenze facili da immaginare. I servizi igienici si riducevano ad una nicchia dove veniva murato un catino d’argilla che, privo del fondo, comunicava con la pubblica fogna che correva sotto la strada. Il pavimento era in battuto d’argilla più che in cotto e la copertura risultava fatta di frasche perché non ci sono testimonianze di uso delle tegole. Risulta infatti che l’uso delle tegole fosse riservato ad edifici pubblici come chiese o “palazzi del popolo”, mentre per le abitazioni si usavano le frasche che poi venivano spalmate con l’argilla. Visite guidate a cura dell’Istituto Tecnico Statale D. Panedda e Ist. Tec. e per Geometri A. Deffenu Insegnante: Giovanni Carboni Sabato e Domenica 10.00-13.00 / 15.00-17.00

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Carreras Bezzas Via Cavour, via Olbia, via Romana, via Garibaldi Vie parallelas a su caminu medievale antigu

Sas carreras de su centru istoricu fini su coro de sa zittade giudicale. Sa zittàde medievale fidi tancada dae sos muros, de sos cales est istadu ‘ogadu carchi restu iscavende unu tretu de via Garibaldi. Una parte de custas carreras naschene in su XVII - XVIII sec., comente podene testimonzare sas iscritziones iscorpidas in sas architraves de zertas domos et chi sunu una “carta de identidade” de sa domo matessi et, con su simbulu cristianu in mesu, pedini sa protetzione divina subra de issa. Si podene abbaidare architraves cun iscritziones subra de calchi intrada o balcone. Ischema sighidu in s’iscritzione: LUMINE ET SAMBENADU DE SU PADRONU JHS J(esus) H(ominum) S(alvator) - Gesù Salvadore de sos omines ANNU DE SA FUNDATZIONE In sos annos ‘40 su censimentu iscumbattedi sa presentzia de 30 iscriziones ma oe si nde podene bidere pius pagu de 20. Oe sas iscritziones chi s’agatana de su ‘700 sono 12. Su materiale impitadu in custu fraigare est semper sos cantos de su granitu bene isquadrados et pagu trabagliados in sa parte chi s’idede. Sas domos aiana un’apposentu rettangulare o quadrangulare et bia, chi reziada lughe et aria dae sa janna ca sos balcones no beniana abertos. No mancaiana sas zimineas, non semper cun sa canna fumaria, con sas conseguenscias faziles de istrelevare. Sos servizios fini totu in d’unu cozolu inue beniada murada una zenia de isterzu de luzzana chi, chena fundu, si cullegaiada a sa prubbica fogna chi curriada sutta de s’istrada. Su pavimentu fidi in luzzana sa bovida fidi de frascas. S’impitu de sas teulas fidi lassadu a sos palatos prubbicos, in sas domos si impitaiana sas frascas chi posca beniana trabagliadas cun sa luzzana.

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Mura Puniche

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Via Torino

Le prime informazioni sulle mura si devono a Pietro Tamponi nel 1890 e ad Antonio Taramelli nel 1911. La ricostruzione ipotetica fu pubblicata da Dionigi Panedda nel 1953. Il poligono che si veniva a creare, secondo il Panedda, aveva una superficie di ettari 23,7 mentre i recenti studi compiuti in primis dal dott. D’Oriano hanno dato un’ampiezza ancora maggiore per un totale di ettari 36. Per quanto riguarda la tecnica edilizia della cinta, possiamo notare che il circuito delle mura non ha la tipica forma a quadrilatero del Castrum, nel quale veniva racchiusa la città romana. Secondo quanto riportato dagli studi sui primi ritrovamenti, non erano presenti torri lungo i tre lati che davano sul mare e risultava una sola cortina. Invece, nella parte occidentale la situazione era totalmente diversa, in quanto erano presenti torri equidistanti tra loro 58 metri l’una dall’altra e due cortine che superavano i 65 centimetri di profondità, costituendo un solo insieme dello spessore di 5,50 metri. Il fatto che il fronte occidentale fosse totalmente diverso dagli altri per la presenza delle torri quadrangolari, nonché la realizzazione della duplice cortina di cui abbiamo ancora oggi i resti, evidenziano la volontà di difendersi più che dal mare dall’entroterra, dove sicuramente si trovavano gruppi di indigeni non ancora riusciti ad integrarsi con i nuovi conquistatori, che presentavano una costante minaccia per la città. Il Tamponi sottolinea la differente tecnica costruttiva ed edilizia degli altri fronti dove esisteva un semplice paramento con blocchi di medie dimensioni e una lavorazione poco curata. La totale mancanza di tracce di torri, nei lati confinanti col mare fece supporre che da questi lati non si temessero attacchi, anche perché le manovre militari dovevano svolgersi in uno spazio abbastanza ristretto che rendevano impossibili manovre di sbarco, in uno spazio che Panedda riporta a 10 metri. Visite guidate a cura dell’Istituto Superiore D. Panedda e Ist.Tec. e per Geometri A. Deffenu Insegnante: Antonio Careddu Sabato e Domenica 10.00-13.00 / 15.00-17.00

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Mura Puniche Via Torino

Sas prima notitzias subra de sos muros punicos las devimus a Pietro Tamponi in su 1890 et a Antonio Taramelli in su 1911. Sa pintura de comente podiana essere est istada prubbicada da Dionigi Panedda in su 1953. Su poligono chi gasi naschiada, segundu Panedda, fidi mannu 23,7 etteres, posca sos istudios pius rezentes fattos in primis dae dott. D’Oriano faeddana de 36 ettares. Pro sa manera de fraigare, podimus narrere chi sos muros non ana s’inghiriu a quadrilateru de su Castrum chi tancaiada sa zittàde romana. A cantu parede no b’aiada turres in sos tres lados chi daiana a su mare et bi risultaiada una cortina et bia. In sa parte ovest sa cosa fidi differente, ca b’aiada turres postas s’una dae s’atera a 58 metros et duas cortinas chi brincaiana sos 65 centimetros de profundidade, pro arrivire a una largaria de 5,50 metros. Custu ispiegada chi sa voluntade fidi de si difendere in cunfrontas de sa zente de intro. Tamponi marcada custa differentzia in su fraigare. Sa mancantzia de turres in sos lados a lacanas de su mare fattedi pensare chi dae cussa ala no si timiana attaccos, finzas ca sas manovras militares si deviana faghere in d’unu logu minore chi no fazilitaiada s’isbarcu, unu logu segundu Panedda chi misuraiada 10 metros.

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Basilica

San Simplicio

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Piazza San Simplicio

Il sito della chiesa di San Simplicio corrisponde in antico a una porzione della necropoli p u n i c o - ro m a n a di Olbia. Studi archeologici suggeriscono che nel sottosuolo della chiesa si possa celare un precedente luogo di culto dedicato alla dea Cerere. La chiesa romanica di San Simplicio, ex cattedrale del giudicato di Gallura, risultava ubicata al di fuori del perimetro urbano della città medievale: Civita. Nel 304 d.C. Simplicio, vescovo di Fausania, all’epoca delle persecuzioni di Diocleziano sarebbe stato martirizzato nel luogo dove poi, tra il 594 e il 611, sarebbe sorta la prima chiesa paleocristiana, dedicata al suo nome. La sua costruzione iniziò verso la fine del 1000 e fu portata a termine nella prima metà del XII sec. Lo stile della chiesa è romanico con influenze pisane commiste a forme lombarde. È costruita in granito gallurese; la pianta è longitudinale tripartita con file di pilastri che si alternano a colonne, la copertura della navata centrale è a capriate lignee e volte a botte nelle navatelle laterali in parte con mattoni cotti. Nel presbiterio si trova l’antica statua di San Simplicio a mezzo busto con reliquiario ricavato in una nicchia del retro. Nell’abside si conservano due affreschi, raffiguranti San Simplicio e San Vittore. All’esterno la facciata è tripartita da due lesene. Un bassorilievo rappresentante forse San Gavino a cavallo (sotto gli archetti del lato sinistro della facciata) sembra avvalorare l’ipotesi secondo cui parteciparono alla costruzione della chiesa di San Simplicio le maestranze di San Gavino di Porto Torres, per lo stile del monumento e per la disposizione della facciata verso oriente anziché verso occidente. Poco distante si trova il “cimitero vecchio”, architettonicamente una vera e propria chiesa a tre navate, con altare in gesso ancora ben conservato ed ingresso centrale. Venne costruito smantellando un tratto delle antiche mura della colonia cartaginese ancora in piedi. Sotto il pavimento delle navate laterali, per quasi tutta la lunghezza dell’edificio, sono due lunghe cripte con ampie botole quadrate di accesso (due per ogni cripta). Visite guidate a cura dell’Istituto d’Istruzione Superiore Liceo Artistico Faber e A. Gramsci Insegnante: Giovanna Spezzigu Referente: Pier Mario Orecchioni Sabato e Domenica 10.00–13.00 / 15.00-18.00

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Cheja Santu Simpliciu Piatta Santu Simpliciu

Su situ de Santu Simpliciu torrada cun su logu de sa necropoli punicu-romana de Terranoa. Istudios archeologicos nos narana chi sutta de sa cheja si podet finzas cuare unu logu de cultu dedicadu a sa dea Cerere. Sa cheja romanica de Santu Simpliciu, ex cattedrale de su giudicadu de Caddura, risultaiada fora de sa zittàde medievale: Civita. In su 304 d.C. Simpliciu, piscamu de Fausania, in su tempus de sas persecutziones de Diocleziano, diada essere istadu martirizzadu in su logu inue, tra su 594 et su 611, ana fraigadu sa prima cheja a isse dedicada. Su fraigu de sa cheja de como cuminzedi a sa fine de su 1000 et est istadu cumpridu in sa prima medade de su XII sec. S’istile de sa cheja est romanicu cun influentzias pisanas et frommas lumbardas. Est fraigada in granitu cadduresu; sa pianta partida in tres cun filas de pilastros chi si alternana a colonnas, sa bovida de sa navada de mesu est in linna et de sas ateras navadas est a botte et in parte cun mattones cottos. In su presbiteriu si agatada s’istatua antiga de Santu Simpliciu a mesu bustu, cun reliquiariu bruscadu in d’unu cozzolu a daesegus. In s’abside si b’agatana duos affrescos, cun sas pinturas de Santu Simpliciu et de San Vittore. In foras si podede bidere unu bassorilievu, forsi Santu Gavinu a caddu, chi parede cunvinchere chi a faghere sa cheja trabaglieni sos mastros de Santu Gavinu de Portu Turre, pro s’istile de su monumento et ca sa fazzada est posta a est et no a ovest. A pagu tretu si agatada su “campusantu ‘ezzu”, fattu comente una cheja a tres navadas, cun altare in gesso bene mantesu et intrada dae mesu. Benzedi fraigadu impitende parte de sos muros antigos punicos. Sutta su pavimentu de sas navadas de sos lados, pro tota sa longaria, si b’agatana duas criptas cun mannas botolas quadradas pro intrare (duas pro donzuna).

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Officine

Puniche

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Via Nanni

L’area, situata all’interno e a ridosso delle mura di cinta, era utilizzata già in età punica sia come quartiere abitativo, sia per attività artigianali, e vi aveva sede un’officina ceramica che fabbricava anfore nella seconda metà del IV secolo a.C. In età romana, almeno fino al i secolo a.C., il luogo continuò a essere abitato e poi, forse per l’innalzarsi della falda freatica, fu abbandonato e in parte s’impaludò. In epoca imperiale, tra Adriano o, più probabilmente, tra gli Antonini e i Severi, l’acquitrino fu bonificato, il livello del suolo fu innalzato con l’accumulo di terreno di riporto e fu edificato l’acquedotto. Durante la campagna di scavi del 2000, sono stati evidenziati nove basamenti di piedritti, che in media misurano metri 1,50 per lato, distanti tra loro circa metri 2,70-2,90, realizzati in opera cementizia, mentre per il parametro esterno erano stati utilizzati massi granitici, molto probabilmente prelevati da costruzioni più antiche preesistenti nell’area, nella quale sono stati trovati ruderi di strutture puniche e tardo-repubblicane. L’intera costruzione è stata realizzata tra gli anni successivi al 125 e l’inizio del 200 d.C. Sempre in quest’area, sul lato opposto della stessa via Nanni, sono visibili i resti dell’ultimo tratto in luce dell’acquedotto; originariamente dovevano raggiungere un’altezza di metri 5 e che oggi, causa interri, sono visibili per un’altezza di metri 2,50. Tali ruderi sono ritenuti resti di un serbatoio per l’acqua o anche di una torre per regolarne la pressione.

Visite guidate a cura dell’Ist. Tec. Comm. e per Geometri A.Deffenu Insegnante: Antonio Careddu Referenti: Massimiliano Muggianu Sabato e Domenica 10.00 – 13.00 / 15.00 – 17.00

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Offizinas Punicas Via Nanni

S’area, posta intro et acurzu a sos muros de zinta, fidi impitada già dae sos punicos pro bi fraigare domos et pro attividades artigianales. In su tempus romanu su logu sighedi a essere vividu et abitadu et posca benzedi abbandonadu et si fattedi a ludu. In tempus imperiale, tra Adriano o, forsis, tra sos “Antonini et sos Severi”, su logu benzedi bonificato, arzieni su terrinu et fatteni s’acuedotu. In sos iscavos de su 2000, sunu istados marcados basamentos de piedritti, chi su pius misurana 1,50 metros pro ladu, postos tra issos a 2,702,90 metros, fattos in cimentu, cando pro sos foranos sunu istados impitados montes de granitu leados dae ateras ruinas. Sas offitzinas sunu istrada fattas dae su 125 a su cominzu de su 200 d.C. In cust’area, a s’atera ala de via Nanni, si ‘idene sos restos de s’ultimu tretu in lughe de s’acuedotu; in printzipiu fini altos 5 metros et oe, invetze, los podimus videre pro un’altaria de 2,50 metros. Custas ruinas sunu sos restos de una cuba pro s’abba o forsis finzas de una turre pro nde regulare sa pressione.

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Biblioteca comunale

Simpliciana

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Il palazzo venne costruito alla fine del secolo scorso e fu sede del Municipio fino al 1935 circa. Successivamente venne occupato dal Commissariato di Polizia e dalla Pretura con relativo carcere mandamentale, quindi dall’ufficio postale e dal Comando di Polizia Municipale. Da sempre sede istituzionale, trova ora conferma della sua funzione centrale nella vita cittadina accogliendo la Biblioteca Civica. Nell’ingresso, piano terra, si nota il busto del professor Dionigi Panedda, dono del Rotary Club cittadino. Panedda, storico e rigoroso studioso del passato della città, ha lasciato al Comune i propri bene, compresa la sua biblioteca che, per esplicita richiesta del professor Panedda, è ospitata integralmente in una saletta riservata nella biblioteca civica, per la quale egli suggerì l’intitolazione di “Simpliciana”. La collezione ha un totale di 2055 volumi. La biblioteca custodisce 17.000 volumi, ripartiti nelle tradizionali 9 classi previsti dalla Classificazione Decimale Dewey di cui copie dell’Archivio Reale spagnolo per gli ovi collegamenti con la storia della Sardegna.

Visite guidate a cura dell’Isituto Superiore Liceo A. Gramsci II A Insegnante: Giovanna Tola Referenti: Valentina Amadori Sabato e Domenica 10.00 – 13.00 / 15.00 – 19.00

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Sa Biblioteca Simpliciana

Su palatu benzedi fraigadu agabbende su ‘800 et est istadu domo comunale finas a su 1935. Pius a daenanti benzedi leadu a domo dae su Cummissariadu de Politzia et dae sa Pretura chi appronteni su logu finzas pro sas recrusiones, posca dae s’uffitziu postale et dae su Cumandu de sas Guardias Comunales. Dae semper logu de istitutziones, oe sighidi a mantennere importantzia accogliende in sos muros suos sa Biblioteca de Comune. In s’intrada si podede abbaidare su bustu de su prof. Dionigi Panedda, donu de su Rotary Club zittadinu. Panedda, istoricu et istudioso diligu de sa zittade, ada lassadu a su Comune sos benes suos, finzas sa biblioteca chi, comente pedidu dae isse, agatada logu in d’unu apposentu a banda de sa Biblioteca de Comune, et pro sa cale isse matessi seberedi de la giamare “Simpliciana”. Sos liberos donados sunu pius de 2.055. Sa biblioteca ada 17.000 liberos, partidos in sas 9 classes de sa “Classificatzione Decimale Dewey”, cun in mezu copias de s’Archiviu Reale ispagnolu chi prendene cun s’istoria de sa Sardigna.

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Hanno sostenuto l’iniziativa

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Note


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