Sassari MA 2012

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Sassari Monumenti Aperti

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6 Maggio 2012

COMUNE DI SASSARI Assessorato alle Culture


Gruppo Locale di Coordinamento

Sassari

Comune di Sassari Gianfranco Ganau, Sindaco Dolores Lai, Assessore alle Culture Norma Pelusio, Mariangela Valentini, Assessorato alle Culture Si ringrazia: Provincia di Sassari, Alessandra Giudici Università degli Studi di Sassari, Attilio Mastino Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Sassari e Nuoro Bruno Massabò Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici, ed Etno-antropologici per le Province di Sassari e Nuoro Gabriele Tola Biblioteca Universitaria di Sassari Ministero per i beni e le attività culturali Maria Rosaria Manunta Banco di Sardegna Franco Antonio Farina, Alessandro Vandelli Associazione Industriali del Nord Sardegna Giansimone Masia Brigata Meccanizzata “Sassari” Gen. B. Luciano Portolano Arcidiocesi di Sassari S.E. Mons. Paolo Atzei Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Sassari Mons. Giancarlo Zichi Cattedrale di San Nicola Mons. Dino Pittalis Chiesa di Santa Caterina Padre Marco Angioni Convento delle Monache Cappuccine e Parrocchia di Sant’Apollinare Don Gian Piero Satta Parrocchia di San Donato e San Sisto Don Massimiliano Salis Chiesa della Madonna del Rosario Mons. Pietro Desole Chiesa della Madonna del Carmelo Padre Antonio De Melis Parrocchia N. S. del Latte Dolce Don Angelo Passari Chiesa di Sant’Anatolia Don Giuseppe Peru Arciconfraternita SS Misteri Antonello Carboni Arciconfraternita SS Sacramento Francesco Carboni Arciconfraternita dell’Orazione e Morte Mario Matteo Tola Banca del Tempo Franca Sanna, Franca Cannoni, Michelangelo Delogu, Graziella Virdis Casa di Riposo Regina Margherita Maria Luisa Ganadu, Gianfelice Pilo Circolo sassarese Francesco Azzena, Marcello Delitala, Gianni Delitala, Rosolino Frassetto Istituto Figlie di Maria Ettore Tanferna Istituto Tecnico Commerciale Statale Dessì- Lamarmora Mario Olivieri Palazzo Don Simone Manca di Mores Felice Peretti Parco delle Ferrovie della Sardegna Nicola Pepe Segreteria organizzativa Maria Bruna Salis

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l tempo e il susseguirsi degli avvenimenti storici contribuiscono a definire i tratti caratteristici della città che si offre a chi la sa guardare e scoprire. I protagonisti di Monumenti Aperti a Sassari diventano i luoghi del vivere quotidiano, gli spazi a volte posti in disparte. Un programma culturale ogni anno più ricco voluto dall’Amministrazione Comunale, con la collaborazione di enti, istituzioni, associazioni e istituti scolastici cittadini. Un appuntamento annuale in cui i monumenti e i luoghi della cultura della nostra città assumono significato e sono valorizzati attraverso un percorso che esprime le radici culturali e il senso dell’identità. É l’occasione per riscoprire spazi ed edifici, per capire quanto importante sia tutelare le testimonianze della propria storia simbolo di un antico fervore culturale e commerciale e quanto questo sia componente essenziale per una strategia attuale rivolta alla crescita sociale e civile della città. Quest’anno abbiamo Thàmus, la rete museale e culturale civica in cui vengono rappresentati e presentati i luoghi e i siti di grande pregio storico e artistico e i servizi offerti. Thàmus che già nel nome richiama il toponimo medievale della città di Thatari . La rete museale e culturale cittadina ben si inserisce nella manifestazione Monumenti Aperti che in questi anni ha acquisito un sempre crescente successo dovuto al gran numero dei siti aperti al pubblico e alla loro rilevanza nella memoria cittadina, successo al quale hanno anche contribuito i giovani studenti, con il ruolo di “ciceroni” impegnati ad illustrare le caratteristiche storico architettoniche e il pregio dei monumenti. Una parte attiva quindi e un momento importante di crescita civile per chi domani dovrà vivere Sassari come città della storia, con le sue mura medievali, le chiese, i palazzi, con tutto ciò che rappresenta in modo eloquente i segni del nostro passato. Monumenti Aperti costituisce anche un’occasione per attrarre in città i turisti che visitano il nostro territorio fuori stagione e che considerano gli aspetti culturali della Sardegna fra le principali motivazioni del loro viaggio. La città diviene protagonista, si apre ai suoi cittadini e ai visitatori, apre le porte alla conoscenza del suo prezioso patrimonio per essere apprezzato e tutelato. Gianfranco Ganau Dolores Lai Sindaco di Sassari Assessore alle Culture e Turismo

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Il Comitato Scientifico Regionale Consiglio Regionale della Sardegna Claudia Lombardo Maria Santucciu Regione Autonoma della Sardegna Assessorato al Turismo Luigi Crisponi Artigianato e Commercio

Assessorato alla Pubblica Istruzione, Sergio Milia Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

Direzione Regionale per i Beni Culturali Maria Assunta Lorrai e Paesaggistici della Sardegna Sandra Violante

M.I.U.R. Ufficio Scolastico Regionale Enrico Tocco per la Sardegna Rosalba Crobu

Comune di Cagliari Massimo Zedda Enrica Puggioni

Provincia di Cagliari Angela Maria Quaquero Ufficio Regionale Francesco Tamponi Beni Culturali Ecclesiastici

UPI Sardegna Roberto Deriu

ANCI Sardegna Salvatore Cherchi Umberto Oppus Università degli Studi di Cagliari Giovanni Melis Università degli Studi di Sassari Attilio Mastino Pinuccia Simbula Imago Mundi Associazione Culturale Fabrizio Frongia Armando Serri onsorzio CAMU’ Centri d’Arte e Musei Francesca Spissu C Giuseppe Murru Società Cooperativa Sociale Il Ghetto Alessandro Piludu Nicoletta Manai

Confesercenti Regione Sardegna Marco Sulis Confcommercio Sardegna Gavino Sini

Agenzia Nazionale Gianpiero Liori Sviluppo Autonomia Scolastica

Sardegna Solidale Roberto Copparoni Centro Servizi per il volontariato

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urismo, identità e cultura, una combinazione ideale per una terra depositaria di tradizioni millenarie. Oltre che da spiagge bianche e mare cristallino, i viaggiatori sono sempre più attratti da manifestazioni e itinerari culturali e da località d’arte della Sardegna. Una recente indagine conferma il trend, nel primo semestre 2011 nell’Isola è cresciuta del 20% la frequentazione di luoghi di interesse storico – artistico, un dato con pochi confronti in Italia. Fra le motivazioni alla vacanza, spiccano le visite al patrimonio artistico e monumentale: ‘uno scrigno di tesori’ composto in Sardegna da antichi palazzi e castelli, basiliche e musei, parchi minerari e archeologici, e disseminato sull’intero territorio. Un patrimonio da preservare innanzitutto, poi da riscoprire per i sardi e, nel contempo, da condividere con i visitatori con l’accoglienza della quale l’Isola è capace. Da condividere con itinerari culturali, come appunto Monumenti aperti, evento che suscita suggestioni ed emozioni uniche. La domanda turistica è orientata alla ‘memoria’ e alla cultura, perciò la Regione Sardegna promuove l’architettura storico - artistica, simbolo di identità, così da assecondare anche il profilo moderno dei nostri visitatori, culturalmente preparati, rispettosi e desiderosi, oltre che di ‘vivere’ l’unicità di paesaggi incantevoli, anche di conoscere beni culturali e manifestazioni tradizionali. Luigi Crisponi Assessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio

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nno dopo anno, Monumenti Aperti rappresenta un momento importante che va oltre la semplice manifestazione culturale. È la condivisione della conoscenza del nostro patrimonio di cultura, di memoria e di storia condivisa. È la consapevolezza che i beni culturali rappresentano veramente noi stessi, la nostra espressione artistica e creativa, interprete dell’epoca che li ha visti nascere. È la testimonianza di quanto la cultura non sia un bene privato, ma collettivo, che aspetta di essere riscoperto, esposto, valorizzato, divulgato, fruito. Con Monumenti Aperti si vive un momento popolare e di festa dove un pubblico sempre più attento e consapevole delle potenzialità del nostro patrimonio artistico-architettonico, diventa protagonista della storia della nostra Isola. La promozione del nostro grande patrimonio culturale si è trasformata nel corso degli anni, proprio grazie a questa manifestazione, in un momento festoso e popolare che raduna giovani e meno giovani, studiosi della materia e semplici curiosi, studenti e volontari culturali. Tutti ugualmente coinvolti in un’attesa opportunità di arricchimento storico e culturale dove il nostro passato e il nostro presente si fondono per dare a tutti la consapevolezza che dobbiamo tramandarlo gelosamente, nel migliore dei modi, alle generazioni future. Sergio Milia Assessore regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport monumentiaperti

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Informazioni Utili

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Ufficio Informazioni Turistiche Infosassari Via Sebastiano Satta, 13 c/o Museo della Città Palazzo di Città Tel. 079 2008072 Punto Informazioni Monumenti Aperti Piazza Azuni Mappa degli itinerari al centro del libretto Orari sabato 5 maggio dalle 17.00 alle 21.00 domenica 6 maggio dalle 10.00 alle 21.00 Informazioni per le visite guidate in alcuni siti Ex Ospedale Civile Santissima Annunziata sabato 5 maggio dalle 16.30 alle 19.00 domenica 6 maggio dalle 10.00 alle 13.00, dalle 16.00 alle 19.00. Ingresso da Piazza Fiume Prenotazione e informazioni: 320 1625781 - 079 235179 dalle 8.30 alle 17.00 Cimitero Monumentale sabato 5 maggio alle 17.00 e alle 19.00, domenica 6 maggio alle 10.30, 11.30, 17.00, 19.00 Teatro Comunale sabato 5 maggio ogni ora dalle 17.30 alle 20.30 (ultima visita) domenica 6 maggio ogni ora dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 20.30 (ultima visita) Università di Sassari - Museo scientifico Collezione mineralogica - Dipartimento di Agraria, Viale Italia sabato 5 maggio ogni ora dalle 17.00 alle 19.00 (ultima visita) domenica 6 maggio ogni ora dalle 10.00 alle 12.00 Villa Sant’Elia sabato 5 e domenica 6 maggio ultima visita alle 19.30 Mus’A Pinacoteca al Canopoleno sabato 5 maggio dalle 17.00 alle 20.30 Centro per la Conservazione e il Restauro di Li Punti Visita alla Mostra “La Pietra e gli Eroi - Le sculture restaurate di Mont’ e Prama”. sabato 5 maggio ogni ora dalle 17.00 alle 20.00 (ultima visita), max 25 persone per turno. domenica 6 maggio ogni ora dalle 12.00 alle 20.00 (ultima visita), max 25 persone per turno.

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Argentiera, Pozzo Podestà e Museo della Miniera domenica 6 maggio visita guidata mattina dalle 10,30 alle 12.30, pomeriggio dalle 15.00 alle 17,30 Nelle chiese le visite verranno sospese durante le funzioni religiose. Trenino Aiò Servizio gratuito con partenza ogni ora da piazza Azuni sabato 5 maggio dalle 16.30 alle 19.30 (ultima partenza) domenica 6 maggio dalle 10.00 alle 20.00 (ultima partenza) Bus navetta gratuito per la Chiesa di Sant’Anatolia, Altare Prenuragico di Monte d’Accoddi Partenza dal Corso Regina Margherita angolo Emiciclo Garibaldi Visita guidata presso la Chiesa di Sant’Anatolia e Altare Prenuragico di Monte d’Accoddi sabato 5 maggio partenza alle 17.00 e rientro alle 20.00 domenica 6 maggio partenza alle 10.00 e rientro alle 12.00; partenza alle 17.00 e rientro alle 20.00 Bus navetta gratuito per Argentiera, Pozzo Podestà e Museo della Miniera Partenza dal Corso Regina Margherita angolo Emiciclo Garibaldi Visita guidata Argentiera, Pozzo Podestà e Museo della Miniera domenica 6 maggio partenza da Sassari alle 9,30 e rientro dall’Argentiera alle 13.00; partenza da Sassari alle 14.30 e rientro dall’Argentiera alle 18.30 Servizio di interprertariato LIS (lingua italiana dei segni) in collaborazione con l’Ente Nazionale Sordi - Sezione Provinciale di Sassari. Domenica 6 maggio incontri in piazza Azuni alle 10.00, 15.00 e 18.30 per le visite guidate

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Eventi sabato 5 maggio Piazza Azuni ore 16.00 Raduno degli studenti ore 16.15 Apertura della manifestazione con la presenza del Sindaco di Sassari Gianfranco Ganau e dell’Assessore alle Culture Dolores Lai ore 16.30 Spettacolo degli Sbandieratori e Musici della Città dei Candelieri sabato 5 e domenica 6 maggio “Palazzi in Arte” Mostre presso i palazzi delle Rete Museale e Culturale di Sassari Thàmus Museo della Città - Palazzo della Frumentaria sala superiore “Dal Figurativo alla figurazione, 1970 – 2010 La serigrafia in Italia di Fiorenzo Fallani” Gruppo Fallani Museo della Città - Palazzo della Frumentaria sala piano terra “Racconta la tua solitudine” Mostra del concorso letterario e fotografico Associazione Voce Amica di Sassari Palazzo Ducale - Sala Duce “Spartaco Sechi” Retrospettiva Società Eikon Palazzo dell’Insinuazione – Archivio Storico “Orti e Ortolani di Sassari” Gremio degli Ortolani Palazzo d’Usini – Biblioteca Comunale “LibrOltre” Mostra dei libri artigianali e d’arte Direzione Didattica 12° + 13° Circolo domenica 6 maggio ore 11.00 / 13.00 e ore 17.00 / 19.00 “Kamishibai sul Circomobile” Spettacolo per bambini Associazione Circomobile Sassari

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sabato 5 e domenica 6 maggio “Palazzi in Musica” Accompagnamento musicale durante le visite presso i palazzi delle Rete Museale e Culturale di Sassari Thàmus Palazzo Ducale sabato 5 ore 18.00 e 19.00 domenica 6 maggio ore 11.00 / 12.00 e ore 18.00 / 19.00 Liceo Musicale “D.A. Azuni” Palazzo dell’Infermeria San Pietro sabato 5 e domenica 6 maggio ore 18.00 / 19.00 Associazione Musicale Euterpe Museo della Città - Palazzo della Frumentaria sabato 5 e domenica 6 maggio ore 19.00 / 20.30 Associazione Blue Note Orchestra Palazzo dell’Insinuazione sabato 5 maggio ore 18.00 / 19.00 domenica 6 maggio ore 18.00 / 19.00 Ensemble Ellipsis Altri Eventi sabato 5 maggio Mus’ A Pinacoteca al Canopoleno Piazza Santa Caterina dalle 17.00 alle 20.30 Mostre “Omaggio a Mario Delitala”, “Arte del XVII e XVIII secolo”, “Collezione G. A. Sanna”, “Collezione Carlo Battaglia”, “Garibaldi a Caprera”, “Pittura sarda del Novecento”, Sala didattica: “Storia del Canopoleno” ore 18.00 Conferenza – Concerto “Angeli musicanti nelle chiese della Sardegna Centrale” Soprintendenza per i Beni Architettonici Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Sassari e Nuoro

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Chiesa del Rosario sabato 5 maggio ore 20.30 Concerto corale Cappella Musicale Don Gino Porcheddu Piazza Castello - Largo Brigata Sassari sabato 5 maggio dalle 17.30 alle 19.30 “Ragtime” - performance itinerante di cinema muto Associazione BobòScianèl sabato 5 e domenica 6 maggio Museo Archeologico Nazionale “G.A. Sanna” dalle 17.00 alle 21.00 Mostra “Memorie dal sottosuolo” - Padiglione Clemente Mostra “Abbigliamento Tradizionale della Sardegna nella Collezione Clemente” - Sezione Etnografica Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro Centro per la Conservazione e il Restauro di Li Punti Mostra “La Pietra e gli Eroi - Le sculture restaurate di Mont’ e Prama” (vd. Sezione Informazioni Utili pag. 6) Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro domenica 6 maggio Banco di Sardegna - Sala Siglienti ore 11.00 Ensemble Arpe Diem Scuola Media Statale n. 3 “P. Tola” Villa Sant’Elia ore 18.00 Mini defilè di moda “Nuovo Liberty” Liceo Artistico “F. Figari” Argentiera, Pozzo Podestà dalle 10,30 alle 12.30, dalle 15.00 alle 17,30 “Argentiera. Ieri, oggi e domani” Mostra fotografica e intermezzi musicali Istituto Comprensivo Latte Dolce - Agro, Sezione Staccata Palmadula 10

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Thàmus

Sassari museale e culturale

Sassari museale e Sassari culturale: un unico marchio identifica i principali siti e luoghi della cultura. Il nome Thàmus nasce tra l’incontro tra toponimo medievale della città di Thatari e il circuito museale, racchiudendo in sei lettere l’identità, la cultura e la storia di Sassari. Il marchio riproduce la decorazione del soffitto dell’atrio di ingresso al teatro del Palazzo di Città. Nella rete culturale vanno ricordati in territorio urbano, oltre al Museo della Città - Palazzo di Città e le sue sedi del Palazzo della Frumentaria e delle Cantine del Duca: Palazzo Ducale, Palazzo dell’Insinuazione, Palazzo D’Usini, la Fontana di Rosello, il Castello Aragonese – il barbacane. Nel territorio extra urbano l’area archeologica di Monte d’Accoddi e la domus di Montalè a Li Punti.

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Museo della Città

Palazzo di Città

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Corso Vittorio Emanuele II

Il neoclassico Palazzo Civico venne realizzato tra il 1826 ed il 1829 su progetto dell’architetto piemontese G. Cominotti, ispirato al celebre Carignano di Torino. La facciata sul Corso Vittorio Emanuele II si caratterizza per il purismo neoclassico delle forme. Al primo piano, in facciata, si può ammirare il balcone in ferro battuto dal quale tradizionalmente i rappresentanti della Municipalità si affacciano in occasione dell’annuale discesa dei Candelieri, secondo un’usanza che risale al Cinquecento, quando dall’antico balcone ligneo si assisteva alle corse all’anello e ad altre evoluzioni dei cavalieri. È sede del Museo della Città nelle cui sale, vengono descritte la storia, le tradizioni della città, anche attraverso la rappresentazione della vita quotidiana nell’iconografia ottocentesca dell’ambiente rurale e di quello cittadino, degli eventi civili e di quelli religiosi. È anche sede del Teatro Civico e dell’Ufficio Informazioni Turistiche del Comune di Sassari.

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Palazzo Ducale

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Piazza del Comune

Il Palazzo Ducale fu eretto per conto del Duca di Vallombrosa, Don Antonio Manca, nel 1775 e venne concluso un anno dopo la morte del committente avvenuta nel 1805, per cui si insediò il nipote Vincenzo, Duca dell’Asinara. Il Palazzo, costruito su un’area già occupata da cinque case dello stesso Duca, se confrontato con le restanti costruzioni civili visibili in città, rappresentò in quegli anni nell’isola uno dei massimi esempi di architettura di questo ambito, divenendo così modello a cui riferirsi per ulteriori realizzazioni edilizie. Esso si eleva su tre piani suddivisi da fasce marcapiano sulle quali si allineano finestre di diversa foggia. Un cornicione con recinto balaustrato conclude il coronamento. Tramite il portale principale si entra nello scenografico androne con volte complesse e scalone a tenaglia che consente di salire al piano nobile, con numerose sale di notevole interesse, tra cui l’antica cappella e la Sala Consiliare, originariamente la sala da ballo e di ricevimento del Duca, le cui finestre consentono la vista al sottostante cortile interno. Nel palazzo è esposta la tela che rappresenta il regnante Carlo Alberto eseguito dal pittore G. Marghinotti.

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Museo della Città - Palazzo Ducale

Le Cantine del Duca

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Piazza del Comune

Il Palazzo Ducale, costruito tra la fine del XVIII ed il XIX secolo dal Duca dell’Asinara, è stato oggetto nel corso degli ultimi decenni di diversi interventi di restauro e valorizzazione. Nel corso di tali lavori sono state condotte nel 1985 e nel 2006 due campagne di indagini archeologiche negli ambienti al piano terreno distribuiti intorno al cortile centrale. Gli scavi hanno messo in luce al di sotto dei piani pavimentali cinque vani scantinati probabilmente pertinenti ad abitazioni cinquecentesche, abbattute per far posto alla costruzione del primo palazzo nobiliare dei Manca e successivamente riutilizzate all’interno del nuovo palazzo costruito dal Duca dell’Asinara. “Le Cantine del Duca” aprono al pubblico una finestra inedita su Palazzo Ducale sede istituzionale dell’Amministrazione Comunale. Il percorso si snoda lungo una passerella sospesa sulle cantine del palazzo la cui architettura singolare rende il luogo suggestivo e capace di suscitare grande emozione. Tra cisterne, pozzi e pozzi neri, attraversa gli ambienti sotterranei ed è arricchito da pannelli, disegni e dall’esposizione di una selezione di oggetti recuperati durante le indagini archeologiche. E’ una delle sedi del Museo della Città.

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Museo della Città

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Palazzo della Frumentaria Via delle Muraglie

Attraverso la Porta Rosello ci si immette nell’omonima strada, all’inizio della quale si trova l’edificio che fino al 1833 era destinato all’ammasso (ensierro) del grano. Il grande magazzino raccoglieva e conservava per un anno l’importante riserva di grano da utilizzarsi in caso di carestie o assedio. L’edificio è costituito da due stabili fra loro similari, strutturati su due piani non comunicanti, che presentano una differente impostazione degli spazi. Quello inferiore è caratterizzato da tre vasti saloni a pianta rettangolare coperti da basse volte a botte, fra loro comunicanti, ai quali si accede attraverso quattro porte aperte nel prospetto frontale. Nell’attigua Via delle Muraglie una rampa di scale consente di accedere ai saloni del piano superiore che presenta un soffitto ligneo sorretto da grandi arconi a tutto sesto che lo rendono più luminoso ed arieggiato grazie anche agli ampi finestroni rettangolariaperti frontalmente e sui fianchi dell’edificio. La Frumentaria fu costruita in due fasi, la prima dal 1597 al 1598 e la seconda dal 1607 al 1608.

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Castello Aragonese

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Il Barbacane Piazza Castello

Il castello di Sassari fu costruito dagli aragonesi intorno agli anni trenta del 1300, dopo le rivolte della città contro i nuovi dominatori tra il 1324 e il 1326. Venuta meno la sua funzione militare, divenne sede dell’Inquisizione dal 1564. La fortezza fu completamente abbattuta tra il 1877 e il 1880, per far posto alla caserma e alle attuali piazze Castello e Cavallino de Honestis. Tra la metà del 1400 e il 1503 fu realizzato il barbacane, una nuova struttura difensiva all’interno del fossato, sotto la facciata del castello, funzionale alla difesa e all’attacco con le nuove armi da fuoco. I recenti scavi archeologici ne hanno riportato in luce l’intera struttura, costituita da due corridoi sovrapposti lunghi circa 80 metri, ciascuno dotato di 20 bocche da fuoco per archibugi. Il barbacane garantiva una via di fuga protetta dal fuoco nemico, attraverso due porte realizzate al piano inferiore. Durante gli scavi in piazza Castello è stato scoperto anche un piccolo ambiente a campana scavato nella roccia, forse in origine un silos del castello, utilizzato come prigione nel primo periodo dell’Inquisizione.

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Palazzo

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D’Usini Piazza Tola

Su precedenti strutture tardo gotiche, nel 1577 fu riedificato da don Jaime Manca il nuovo palazzo che si affaccia su piazza Tola. Esso rappresenta con le sue forme la prima espressione di edilizia abitativa rinascimentale nell’isola. Il committente era sicuramente in contatto con gli architetti militari italiani tra cui i due fratelli Palearo-Frattino della scuola del San Gallo che in quegli anni erano impegnati nel rafforzamento delle piazzeforti isolane. Dopo la realizzazione del Teatro Civico, divenne sede della Casa Comunale del governo piemontese in città dal 1879 al 1900. Il palazzo, dotato di un secondo piano assente nella costruzione originaria, ha subito internamente alcune modifiche ed attualmente è destinato a sede della biblioteca comunale. La facciata recentemente restaurata presenta il robusto portale con architravi che includono l’iscrizione dedicatoria e la serie delle finestre caratterizzate da mostre a bugnato ed a punte diamante. Ai lati del portale sono visibili i due stemmi della nobile casata dei Manca, uno scudo su cui campeggia il braccio armato. Superato il portale, si accede all’androne nel quale spicca l’insieme degli archi a tutto sesto pertinenti agli accessi al giardino, non più esistente.

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Palazzo della

Insinuazione

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Via Insinuaziione 31/33

In virtù del ruolo di «fides publica» esercitato dal notariato nel corso dei secoli, il Comune si avvalse dei servigi di questi “liberi professionisti” che arrivarono a fondere le loro funzioni nella carica di “notarius et secretarius” civico. Col Regio Editto del 15 maggio 1738 le «città regie», ma anche i pochissimi altri centri più importanti dell’isola, divennero sede delle cosiddette Tappe di Insinuazione. Gli uffici e gli archivi dell’Insinuazione presiedevano alla registrazione ed alla conservazione delle copie degli atti rogati dai notai operanti nell’ambito di una determinata circoscrizione territoriale. A Sassari, l’archivio dell’Insinuazione venne ospitato sino al 1755 nella stessa Casa Comunale, quando si deliberò di creare un archivio esclusivo per questa documentazione e di riadattare e sopraelevare i locali di un antico deposito del grano di proprietà del nobile Esgrecho. Soppressa l’Insinuazione, il palazzotto venne retrocesso all’Amministrazione Comunale che nel 1885 lo cedette al Consiglio Notarile, assumendo la denominazione di Archivio Notarile, funzione che assolse sino al 1985. In tale data fu riacquistato dall’Amministrazione Comunale per farne la sede dell’Archivio Storico cittadino.

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Fontana di

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Rosello Corso Trinità

Nominata nel Codice degli Statuti duecenteschi, la fontana di Gurusele o Gurusello è stata nel corso dei secoli oggetto di cure e manutenzioni da parte della città di Sassari. Non si conosce la forma che dovette avere nel Cinquecento, ad eccezione del fatto che l’acqua fuoriusciva attraverso dodici cantaros di bronzo. In seguito ad una delibera municipale del 1604 e ad una tassazione della cittadinanza, fu possibile un intervento di radicale trasformazione del precedente monumento che tra il 1605 ed il 1606 assunse il volto che in buona parte ancora oggi conserva e che si può vedere raffigurato nel quadro del Bilevelt conservato nella Chiesa di S. Caterina. Realizzata secondo i dettami di un Manierismo severo sotto Filippo III, la fontana si configura come una allegoria del fluire del tempo espressa attraverso una simbologia che richiama, con le sue quattro statue, le stagioni, mentre le dodici bocche da cui fuoriesce l’acqua rappresentano i mesi. In seguito ai danneggiamenti inferti alla fontana durante i moti antifeudali del 1795, nei quali furono distrutte tre delle quattro statue originarie, nel 1828 si fecero realizzare in bottega ligure dal marmoraro carrarese G. Perugi le statue delle stagioni oggi visibili.

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Domus de Janas di

Montalè

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Via Medaglie d'Oro, Li Punti

La tomba V, scoperta casualmente nel 1982, è compresa in un più vasto complesso ipogeico; è stata oggetto di un primo intervento di scavo archeologico da parte di P. Basoli e A. Foschi Nieddu. Vi si accede attraverso un pozzetto che conduce ad una anticella, priva del soffitto originario. Dopo l’ingresso, attualmente chiuso da una grata di ferro, si sviluppa una cella centrale, di forma quadrangolare, attorno alla quale sono disposte sette celle sussidiarie. Si suppone che, in origine, la planimetria della tomba fosse caratterizzata da uno schema a “T”, con i due primi ambienti e due cellette laterali e che successivamente siano state realizzate le altre celle disposte a sviluppo radiale, secondo i canoni del cosiddetto “tipo ipogeico sassarese”. Nelle pareti del vano principale, il più vasto e significativo dell’ipogeo (m. 3,40 x 3 x 1,25), sono presenti decorazioni scolpite a basso rilevo, quali cornici e lesene che delimitano spazi quadrangolari ai lati delle celle secondarie. All’interno di questi spazi sono presenti sei protomi taurine caratterizzate da corna semilunate e testa rettangolare o trapezoidale molto allungata. Il portello della cella, fiancheggiato da due lesene, mostra nella parte superiore due finti architravi sovrapposti ed un corno taurino reso da un motivo semilunato “a barca”. Il centro della cella principale, un sottile pilastro a sezione sub-rettangolare largo m. 1, presenta un foro pervio orizzontale, di non precisabile cronologia. Le caratteristiche architettoniche e decorative della tomba consentono di riferire l’impianto originale alla cultura di Ozieri (3300 a.C.); sporadici reperti di cultura M. Claro (2500 a.C.) attestano una riutilizzazione dell’ipogeo nell’Eneolitico .

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Altare prenuragico di

Monte D’Accoddi

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Ex S.S. 131 Sassari-Porto Torres, Km 222

Il complesso megalitico di Monte d’Accoddi, costituito da un altare, un villaggio e una necropoli, è stato messo in luce nel corso di diversi interventi di scavo, intrapresi da E. Contu (1952-58) e da S.Tinè (1979-89). L’altare, unico in Sardegna e in ambito mediterraneo, presenta alcune analogie con le ziggurat della Mesopotamia del III millennio; denominato Tempio a gradoni, è costruito con grandi blocchi, ha forma tronco-piramidale ed è preceduto da una rampa. Nell’area si celebravano probabilmente riti legati alla fertilità, attestati da resti di pasti rituali. L’edificio sacro, databile al tempo delle Culture di Filigosa e Abealzu (3200-2700 a.C. datazione calibrata), fu edificato su un precedente altare alla fine della Cultura di Ozieri o all’inizio della Cultura di Filigosa (4000-3200 a.C. datazione calibrata). Questo primo monumento, denominato “Tempio Rosso” per la presenza di murature intonacate e dipinte con ocra, ha una forma tronco-piramidale, è preceduto da una rampa ed è sormontato da un sacello, del quale si conservano i muri perimetrali, l’ingresso e parti del pavimento. Alla fase della Cultura di Ozieri si riferisce anche un villaggio, connesso ad un’area di culto megalitica, attestata da un menhir e da due lastre sacrificali. Vicino alla lastra di maggiori dimensioni, sono state collocate due pietre sferoidali, di incerto significato ma di indubbio valore sacrale. Ad età Abealzu (2700 a.C.) risalgono i resti di strutture abitative ad est del “Tempio a gradoni”, tra cui una capanna pluricellulare denominata “Capanna dello stregone”. A questa stessa fase si riferisce la stele in granito sulla quale è scolpita una divinità femminile. Nella prima età del Bronzo (1800 a.C.) il santuario doveva già da tempo essere stato abbandonato e il luogo viene utilizzato per collocare una sepoltura di bambino.

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Cattedrale di

San Nicola

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Piazza Duomo

La prima notizia di una chiesa dedicata a “Sanctu Nicola de Thatari” si trova nel Condaghe di San Pietro di Silki risalente ai primi anni del secolo XII. Della struttura di questa chiesa non è pervenuto alcun documento. Dopo la metà del XIII secolo venne edificato un tempio di stile romanico-pisano, del quale rimangono la parte inferiore del campanile e un tratto di muro nella sagrestia aragonese. La traslazione canonica della sede metropolitana da Turris a Sassari avvenuta giuridicamente nel 1441 pose il problema di una nuova cattedrale. Il progetto di riedificazione andò in porto solo nel 1480. L’edificio romanico venne abbattuto quasi per intero e al suo posto venne edificato l’attuale in stile gotico-catalano. Il complesso si presenta innalzato su pianta ad unica navata e divisa in due campate maggiori e una minore. All’incrocio col transetto si erge la cupola. Nel retro dell’altare in un ambiente in parte coevo alla costruzione e in parte tardivo (XVIII sec.) si trova il coro, pregevole opera lignea di ebanisti sassaresi della seconda metà del secolo XVII. Lungo la navata si aprono quattro cappelle per parte. Originariamente avevano volte a crociera ed erano collegate con apertura ad arco a sesto acuto. La facciata venne innalzata i primi del XVIII secolo. Sostituisce quella gotica a capanna con rosone e tre aperture ad archi a sesto acuto, una centrale e due minori laterali. Ospita la sezione “Ori, Argenti e Paramenti” del Museo Diocesano di Sassari.

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Sassari


Chiesa di

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San Michele Piazza Duomo

Nella stessa piazza, posta quasi di fronte al Duomo, fu eretta nel Settecento la chiesa di San Michele. Anticamente era intitolata a San Gavino, poiché in essa ebbe sede la confraternita dei Bainzini (Bainzu è il nome di Gavino in dialetto logudorese), istituita nel 1616 in seguito al ritrovamento dei corpi dei martiri Gavino, Proto e Gianuario durante gli scavi del 1614 nella Basilica di San Gavino in Porto Torres voluti dall’arcivescovo Manca Cedrelles. All’interno lo stemma austriaco con aquila bicipite ed il motto «quis ut Deus», situato nel lato destro della navata, attesta che la chiesa attuale è stata costruita tra il 1708 e il 1717. La chiesa è ad un’unica navata coperta con volta a botte con abside semicircolare. Ai lati vi sono due cappelle. Il retablo ligneo, che prima del 1950 era nell’altare maggiore, è collocato nella prima cappella a sinistra ed è composto da quattro nicchie: San Michele (in alto) mentre affronta Satana; in basso, San Gavino (al centro), San Gianuario (a sinistra) e San Proto (a destra). Da questa cappella si accede alla cripta che si estende a corridoio per tutta la lunghezza della chiesa. La sua costruzione risale al 1600 ed imita chiaramente la cripta coeva esistente nella Basilica di San Gavino a Porto Torres dove sono custodite le reliquie dei martiri turritani. Ospita la quadreria e la sezione cosiddetta archeologica e della pietà popolare del Museo Diocesano di Sassari.

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Museo Diocesano

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Piazza Duomo

Il museo Diocesano di Sassari consta di tre sezioni: la sezione ori, argenti e paramenti è ospitata nella Cattedrale di San Nicola presso la sagrestia aragonese o dei Beneficiati, nell’aula capitolare e nei locali dell’antico archivio capitolare. In questa sezione sono esposti antichi paramenti liturgici, preziosi oggetti storicamente appartenenti al Duomo e ciò che resta dei gioielli dell Assunta, acquisiti in un arco di tempo che va dal XVI al XX secolo. Le altre due sezioni del Museo sono ospitate nella Chiesa di San Michele, che accoglie dipinti dal XVI al XVIII secolo e sculture lapidee dal XVII al XIX secolo. Al centro dell’aula è collocato il letto della Vergine Assunta nella figurazione della Dormitio Virginis. Nella cripta è ospitata la cosiddetta sezione archeologica e della pietà popolare, che presenta elementi architettonici della fase romanica gotica, lapidi tombali e reperti ceramici, vitrei e metallici, oggetti devozionali ed elementi di abbigliamento recuperati durante gli scavi archeologici effettuati tra il 1984 e il 1991.

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Sassari


Chiesa di

San Giacomo

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Piazza Duomo

Superato l’archivolto situato al lato della casa cosiddetta del Mercante, si entra in una corte racchiusa, all’interno della quale si trova la chiesa di S. Giacomo. Di fondazione duecentesca, come attesta la lapide che ricorda lavori promossi nel 1269 dal Pievano D. Pietro Fata, ora esposta al Museo Archeologico Nazionale “G. A. Sanna” di Sassari, nel corso del ‘400 la chiesa subì lavori di ristrutturazione visibili nella crociera presbiteriale. Dal 1568 è sede della Confraternita della Orazione e Morte che, costituita da Cavalieri, si dedicava all’assistenza agli infermi e ad opere di misericordia quali il seppellimento dei morti. La chiesa, esternamente contraffortata e dalla facciata semplice, si presenta internamente ad aula unica coperta con volta a botte. Quest’ultima, realizzata nei primissimi del ‘600 unitamente alla maggior parte del corpo della fabbrica, rappresentò all’epoca un modello costruttivo che, nonostante il crollo e la pronta ricostruzione della volta, venne applicato in successive realizzazione di chiese presenti in città.Alle pareti laterali dell’aula sono visibili i primi due altari settecenteschi dedicati a S. Maurizio ed alla Santa Croce, quest’ultimo proveniente dalla distrutta Chiesa di S. Elisabetta, mentre più avanti, intorno al 1780, furono realizzati da stuccatori piemontesi i due altari in stile barocchetto di gusto rocaille, raro esempio di questo tipo in città. Esternamente, di lato alla facciata, si trova la cosiddetta “Casa del Rettore”, edificio dalla fronte architettonica classicista, attualmente sede di un Consultorio Medico polispecialistico creato dalla arciconfraternita in collaborazione con il Sovrano Ordine di Malta.

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Don Simone Manca di Mores

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Piazza Duomo

In Piazza Duomo il Palazzo Manca di Mores presenta un elegante prospetto caratterizzato da belle finestre contornate e da una serie di balconi, dalle ringhiere in ferro con forme geometriche, disposti in simmetria. Al centro della facciata è lo stemma della nobile casata. La forma attuale del Palazzo è dovuta alla ricostruzione fatta eseguire da Don Simon Manca Isolero (Sassari 1809 – 1900) secondo il Costa intorno al 1838 e verosimilmente dopo il 1840 anno in cui morì Don Diego Manca Satta dei Marchesi di Mores (1786 – 1840) padre di Don Simone. Questo personaggio è ricordato da Enrico Costa come colui che mise la propria casa, dotata di una grande sala, a disposizione della nobiltà sassarese per i balli del carnevale del 1835. L’ala di sinistra sembra essere la parte più antica dell’edificio, essa è infatti identificabile con la Canonica, sorta di convento costruito tra il 1438 e il 1441 dall’Arcivescovo Pietro III Spano dove il Corpo Capitolare della Cattedrale viveva in vita claustrale. La chiesa di San Giacomo, detta del Santo Sepolcro, svolgeva allora funzioni di Oratorio per i Canonici. Non si sa esattamente quali fossero le esatte pertinenze della Canonica, certo è che quando la Chiesa e la casa in questione passarono in proprietà all’Arciconfraternita dell’Orazione e Morte il 31 marzo 1568, nell’atto di passaggio è scritto che vengono cedute alla Confraria de sa Morte… sa domu manna qui serviat innanti pro Oratoriu, et sa corte e domu… vicina alla corte de Mossen Lacanu, non incluso l’orto grande, dietro la casa dell’Oratorio. “L’orto grande” è identificabile con l’attuale giardino del Palazzo Manca di Mores. Infatti il porticato ricorda molto ciò che resta del chiostro di un convento. L’interno presenta ampie sale dalle volte decorate e bellissimi camini neoclassici in marmo.

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Palazzo

Infermeria San Pietro

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Largo Infermeria San Pietro

Entro il 1662 risultava edificato il primo corpo dell’edificio destinato ad assistere malati, poveri e tutti coloro che si trovavano in stato di necessità. L’opera venne realizzata grazie all’iniziativa della nobildonna sassarese Elena della Bronda che destinò l’infermeria alla gestione dei Frati Francescani Osservanti di S. Pietro di Silki. Il complesso era inserito in un isolato a forte concentrazione abitativa e commerciale, localizzato in prossimità del primo nucleo insediativo della Thathari medievale. A questa prima fase sono riferiti gli spazi della mensa e della cappella; il complesso fu successivamente trasformato tra il 1892 e il 1896. Ubicato a pochi passi dal convento delle Monache Cappuccine, nello slargo che conduce alla vicina chiesa di S. Apollinare, lo stabilimento recentemente restaurato si eleva su tre piani ed è dotato di scantinati e di un cortile retrostante. In esso sono stati inglobati edifici precedenti che testimoniano il fervore delle attività quotidiane e di commercio a cui erano destinati depositi, forni, cisterne.

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Monache Cappuccine

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Largo Monache Cappuccine

Edificato a partire dal 1670, grazie ai lasciti ed ai donativi di Filippo IV re di Spagna e di nobili sassaresi, tra cui il N.H. Giovanni Tola, il complesso fu ultimato entro il 1695 e da allora è sede delle Monache Cappuccine. Attraverso il portale della semplice facciata con fronte a doppio spiovente, nella quale campeggia lo stemma nobiliare del benefattore, si accede nell’antiportico e da qui all’interno della chiesa. Un’unica navata coperta a botte lunettata racchiude un raro interno tardo barocco ricco di opere ed arredi sacri che la bassa luce soffusa avvolge in un’atmosfera carica di inteso misticismo. Lo sguardo si concentra sull’altare classicheggiante in legno policromo realizzato nei primissimi del ‘700 da bottega locale ospitante statue lignee che raffigurano la Vergine Maria con ai lati San Francesco con Santa Chiara e la Sacra Famiglia. Nell’aula prospettano due cappelle poco profonde, una dedicata a Sant’Antonio da Padova, arredata con un altare barocco intitolato al santo, mentre la cappella di Santa Croce, sul lato opposto, ospita un altare ligneo di notevole fattura con al centro l’edicola nella quale è inserito il seicentesco Crocefisso. Si possono ammirare le grandi tele: tra queste spiccano quelle raffiguranti il caravaggesco San Matteo ispirato, il san Gerolamo copia del medesimo soggetto visibile nella tela in San Pietro a Roma e la decollazione di San Gavino, opera del calabrese Mattia Preti, considerata una delle opere pittoriche più importanti visibili in città.

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Chiesa di

Sant’Apollinare

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Via Sant’Apollinare

La chiesa di S. Apollinare sorge nella omonima strada che conduceva dalla medievale porta di S. Biagio (S. Antonio) nel cuore dell’antico villaggio di Thathari. Nominata tra le cinque parrocchie nel 1278, dell’impianto originario della chiesa non sopravvive che il portale gotico ora murato. Nel 1651 un vasto incendio la distrusse e così di essa rimangono le strutture dell’attuale facciata e del campanile (1756), sopravvissuti alla seconda ricostruzione in forme neogotiche, avvenuta alla fine dell’Ottocento. La facciata include nel primo ordine il portale architravato che reca la data della prima ricostruzione. Tra gli arredi interni si coglie pienamente l’opera dello scultore Giuseppe Sartorio (1854-1922), autore tra gli altri di numerosi altari e monumenti funerari e celebrativi, visibili in diverse chiese cittadine e presso il cimitero monumentale. Nell’altare maggiore spiccava il grande retablo che includeva il Crocifisso ligneo da sempre venerato in città e ritenuto miracoloso in quanto durante l’incendio del 1651 la preziosissima statua venne salvata in fiamme dalla completa distruzione. La sagrestia conserva infine alcune tele seicentesche e l’acquasantiera in pietra calcarea riferibile all’impianto duecentesco.

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Torre di

Porta Sant’Antonio

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Piazza Sant’Antonio

Sull’antica Piazza Sant’Antonio, caratterizzata dalla colonna istoriata, opera dello scultore Eugenio Tavolara, si erge la superstite torre merlata quadrangolare, caratterizzata da merli e feritoie. Probabilmente la torre si è salvata dalla distruzione poichè prima dell’abbattimento del Castello e della quasi totalità delle antiche mura nel 1878 le torri vennero affidate a privati che le utilizzarono come abitazioni. In basso, ad angolo, si può ancora oggi scorgere un piccolo padiglione con porte gotiche, presumibilmente una piccola cappella o una guardiola custodita originariamente dai guardiani della porta.

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Chiesa di

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Sant’Andrea Corso Vittorio Emanuele II

Lungo il Corso Vittorio Emanuele II si incontra sul lato destro la chiesa barocca di S. Andrea, sede della Confraternita del Santissimo Sacramento. La costruzione dell’edificio venne patrocinata dal medico di origine corsa Vico Guidoni che contribuì con una ingente somma all’erezione della fabbrica e qui vi venne sepolto nel 1647 e ricordato con una lapide esposta nel presbiterio. La chiesa venne edificata a partire dal 1650 proprio di fronte all’imbocco della Via dei Corsi, strada nella quale risiedeva storicamente una folta colonia di abitanti di origine ligure provenienti dalla Corsica, per i quali la chiesa e la Confraternita rappresentavano un punto di riferimento. Esternamente la facciata venne conclusa entro il 1715 circa, secondo uno stile barocco tardo. L’interno, voltato a botte, presenta sui lati due cappelle per parte, all’interno delle quali sono inseriti altari in stucco dipinti che si caratterizzano per le colonne tortili nere che inquadrano, nella prima cappella detta della S. Croce, il bellissimo Crocifisso seicentesco di scuola napoletana, mentre nelle restanti sono esposte tele rispondenti alle esigenze celebrative della Confraternita. Le opere pittoriche di scuola ligure rappresentano una S. Giorgio ed il drago e la Vergine con i Santi Giovanni Battista e Gerolamo; le altre due, invece, i Santi legati alle esigenze dottrinarie della Confraternita quali: S. Rosalia, S. Rocco e S. Biagio. Dalla sagrestia, nella quale spicca il seicentesco ritratto su tela del donatore Don Vico Guidoni, si accede al piano superiore nel quale sono custoditi importanti documenti e suppellettili.

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Chiesa di

San Donato

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Via San Donato

La chiesa di S. Donato, di fondazione duecentesca, fu costituita in parrocchia già nel 1278 quando furono istituite le cinque parrocchie della città murata. La chiesa mantenne l’aspetto originario sino alla fine del Seicento. Il primo impianto, in stile gotico, si osserva in tutto il fianco e nella facciata, del tipo a capanna, realizzata con conci calcarei a vista e priva di ornamenti. Al centro, leggermente spostato verso sinistra, il portale quadrangolare contornato con architrave al quale si affianca quello gotico. L’interno è a navata unica voltata a botte lunettata, con quattro cappelle per parte. Queste ultime ospitano gli altari lignei sei-settecenteschi, uno dei quali, quello della Santa Croce, include il Crocifisso ligneo seicentesco. Nel fianco archetti gotici trilobati corrono lungo i terminali, mentre al di sotto si aprono due monofore centinate e il portale laterale, risalenti alla fabbrica duecentesca. La cappella absidale a pianta quadrata, più stretta e bassa della navata, si raccorda all’aula tramite un arco trionfale a tutto sesto particolarmente alto. Le cappelle laterali, quattro su ciascun lato e poco profonde, hanno archi di accesso a tutto tondo. Entro il 1695 la chiesa venne ampliata riutilizzando strutture del fianco e della facciata. Tra gli arredi della sagrestia un mobile di notevole interesse realizzato nel XVII secolo da un artigiano locale.

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Sassari


Chiesa di

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San Sisto Via San Sisto

La chiesa di S. Sisto viene nominata per la prima volta nel 1278, quando furono istituite le cinque parrocchie della città murata. Entro il 1848 fu ricostruita in stile Neoclassico dalle fondamenta, così che dell’impianto gotico non rimane più traccia. Presenta una facciata semplice a capanna caratterizzata da un timpano superiore sorretto da due lesene per parte. Centralmente il portale sopraelevato su scalinata immette nell’interno a navata unica, coperta da una volta a botte ed avente tre cappelle per parte. L’arredo interno delle cappelle è quasi totalmente di età moderna ad eccezione dell’altare maggiore coevo al primo impianto ed al neoclassico altare della seconda cappella di sinistra. In stile neoclassico è anche il pulpito collocato nell’aula sul lato destro, presso il quale è visibile la settecentesca statua di S. Sisto. Per la chiesa di S. Sisto il pittore sassarese Costantino Spada realizzò intorno al 1950 gli affreschi del catino absidale e quelli al di sopra dell’arco trionfale, raffiguranti l’Ultima Cena, l’Apoteosi della Vergine Immacolata ed il Martirio di S. Sisto. Dello stesso autore sono due tele raffiguranti una Crocifissione ed un Battesimo del Cristo. Di notevole interesse il Crocifisso ligneo policromo risalente al XII secolo.

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Mus’a

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Pinacoteca al Canopoleno Piazza Santa Caterina

Il museo è stato inaugurato nel dicembre 2008 all’interno dell’ex Collegio gesuitico del Canopoleno, complesso monumentale nel centro di Sassari fatto costruire tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento dall’arcivescovo di Oristano Antonio Canopolo. Passato allo Stato nella prima metà dell’Ottocento, l’edificio è stato sottoposto a un intervento di restauro e adeguamento che ha consentito di rendere fruibile in uno spazio ampio e prestigioso il ricco patrimonio artistico statale, pervenuto attraverso donazioni e lasciti. La Pinacoteca ospita le collezioni d’arte Sanna e Tomè, la prima delle quali era fino a poco tempo fa custodita nei depositi del Museo archeologico nazionale G.A. Sanna, più un certo numero di opere di varia provenienza, tra le quali le dieci d’arte contemporanea della donazione Panicali Battaglia (2010). Le collezioni constano di importanti lavori, in larga maggioranza dipinti, compresi in un arco temporale che va dal Medioevo alla metà del Novecento; lo spazio si sviluppa su tre piani, che raccoglieranno più di quattrocento dipinti, sculture e manufatti suddivisi per cronologia e aree tematiche. Le opere documentano diverse scuole e artisti locali, italiani ed europei a partire dalla fine del XIV secolo: si va da un trittico attribuito al fiorentino Mariotto di Nardo (notizie 1394-1424) alle tavole del cosiddetto Maestro di Ozieri (metà XVI secolo) alla bella Maddalena del napoletano Andrea Vaccaro (1604-1670). Le sezioni più significative della Pinacoteca sono tuttavia quelle dedicate agli artisti sardi dell’Ottocento e primo Novecento (Giovanni Marghinotti, del quale il Mus’a possiede la collezione più ampia della Sardegna, Antonio Ballero, Filippo Figari, Giuseppe Biasi, Carmelo Floris, Pietro Antonio Manca, Mario Delitala, Stanis Dessy, Eugenio Tavolara) e la sezione grafica, che comprende incisioni di notevole qualità. E’ sede di prestigiose mostre temporanee. L’ingresso per i disabili è da Via Canopolo

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Sassari


Chiesa di

Santa Caterina

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Piazza Santa Caterina

Eretta dal 1580 al 1607 ad opera dei gesuiti, i lavori furono diretti dall’architetto Bernardoni che durante la realizzazione dell’opera, nel 1583, fu chiamato a progettare la cattedrale di Cracovia per cui la chiesa venne ultimata da maestranze sassaresi. Nell’osservare internamente l’impianto ci si accorge che l’opera è nella parte inferiore caratterizzata dalla presenza di archi a tutti sesto ed elementi architettonici di tipo classicista. La cupola posta all’incrocio dell’aula con il transetto è impostata su un tamburo ottagonale raccordato inferiormente allo spazio quadrangolare tramite pennacchi intagliati con motivi decorativi geometrici e floreali. L’interno custodisce un apparato iconografico e decorativo in gran parte contemporaneo alla costruzione della chiesa; esso è coerente con i dettami classicisti e controriformisti dell’Ordine dei gesuiti. Tra le opere esposte è sicuramente da ricordare il ciclo pittorico del fiammingo Johan Bilevelt, attivo in città tra il 1622 ed il 1652, anno della morte per peste, che dipinse le tele raffiguranti l’Incoronazione della Vergine, in cui si intravede nella parte bassa la Valverde con la seicentesca Fontana di Rosello, la Flagellazione di Cristo, i SS. Pietro e Paolo e la Visione di Sant’Ignazio alla Storta. Nel presbiterio, presso l’altare maggiore, si ammira il bellissimo crocefisso ligneo seicentesco. Uscendo dalla chiesa si può notare infine l’acquasantiera seicentesca che risulta sorretta da un capitello con colonnina altomedievale, di ascendenza orientale. L’ingresso per i disabili è da via Canopolo.

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Capolinea del collegamento gratuito per la chiesa di Santa Anatolia, Monte d’Accoddì e l’Argentiera


Palazzina

Tomè

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Piazza Azuni 13

Posta alla confluenza della Piazza Azuni con il Corso Vittorio Emanuele, Casa Tomè si eleva su quattro piani. Al terreno si apre il portale centinato, inquadrato da due lesene ioniche e un’aggettante cornice modanata; segue il piano primo, libero da qualsiasi decorazione. Il secondo piano e il terzo sono uniti da una paramento a fasce bugnate orizzontali ed è scandito in quattro specchi da cinque lesene parimenti bugnate, con quattro balconi con ringhiere in ferro battuto al piano secondo e altrettanti poggioli dall’elaborate ringhiere in ferro all’ultimo piano. Il secondo piano è occupato interamente dal grande appartamento padronale, con un’ala di parata composto da galleria, studio e sala di ricevimento. Il recente restauro restituisce agli interni le cromie e le decorazioni a stucco d’epoca creando un’atmosfera da “Belle Epoque”. L’immobile nella seconda metà dell’Ottocento appartenne al Barone Cesare Giordano Apostoli (Sassari 1832 – Civitavecchia 1920) e poi al fratello Andrea Giordano Apostoli (Sassari 1833 – Venezia 1924). A metà Anni Venti del Novecento fu acquistato dal Commendator Giuseppe Tomè (Sassari 1890 – Bogliasco, GE, 1966), commerciante e collezionista d’arte, che alla morte nominò suo erede il Comune di Sassari.

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Sassari


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Piazza Tola

Sassari mantenne l’aspetto di una città medievale fino al quarto decennio del XIX secolo. L’abitato crebbe dunque per secoli all’interno dell’antica cerchia medievale e, di conseguenza, si ridussero progressivamente gli spazi comuni quali strade e piazze. Ciò accadde anche per l’antica Piazza Carra Manna (poi Piazza Tola), d’età medievale, che si ricostituì nel XVII secolo liberando lo spazio dalle costruzioni che vi insistevano. La Piazza veniva usata anche per il mercato, che diventerà stabile nel 1833, e per un breve periodo fu chiamata Piazza delle Erbe. Tra i diversi palazzi di pregevole architettura ricordiamo il rinascimentale Palazzo Manca d’Usini del 1577, attuale sede della Biblioteca Comunale; il Palazzo Tola, dalla curiosa facciata goticheggiante alla Viollet-le-Duc, frutto dell’accorpamento di edifici preesistenti avvenuto intorno al 1836; il Palazzo Ciceri Nigra, caratterizzato da un loggiato su due livelli; il Palazzo Cubeddu, dai bei balconi spagnoleggianti sei – settecenteschi; il Palazzo Arborio Mella di Sant’Elia già Artea risalente alla seconda metà del ‘600, caratterizzato da uno scudo in terracotta con le iniziali S. E. e, infine, il Palazzo Ferrà poi Ricci Agnesa, che mostra in facciata la persistenza più antica esistente nella piazza: uno stemma datato 1497 che nessuno storico è ancora riuscito a identificare. Al centro della Piazza è collocato il monumento marmoreo di Pasquale Tola (1800 – 1878), storico e giurista insigne al quale è dedicata la Piazza, opera realizzata nel 1903 dall’illustre scultore Filippo Giulianotti e collocata nel 1912.

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Cinta Muraria

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Corso Trinità

Nella prima metà del XIII secolo si avviarono i lavori della cinta muraria dell’antico villaggio di Thathari. La cinta era dotata di quattro porte (Gurusele, S. Flasiu, Capu de Villa e Utzeri) disposte alle estremità di due assi ortogonali ed aperte nel basamento di torri o in tratti rinforzati della cinta. Trentasei torri merlate come la cortina contribuivano insieme al fossato a rendere maggiormente munita l’opera. L’abbattimento progressivo della fortificazione, già fortemente segnata dal tempo ed ormai non più funzionale da secoli, si concluse a fine Ottocento con la demolizione del trecentesco castello aragonese. Oggi sopravvivono solo brevi tratti visibili con alcune torri lungo il C.so Trinità, nella Via Torre Tonda, a pianta circolare, e in Piazza S. Antonio dove si può vedere l’unica torre provvista di merlatura. Nel tratto di Corso Trinità sono ancora visibili gli stemmi raffiguranti la torre cittadina, lo scudo di Genova e il giglio simbolo di una casata podestarile.

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Teatro Comunale

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Piazzale Cappuccini

Sassari ben può essere definita città della musica e vantare una tradizione rinomata legata alla musica e al bel canto, che si è dispiegata nella storia nelle sedi prestigiose del Palazzo di Città, il Teatro Civico, del Teatro Verdi, della Sala Sassu. Una città che ospita il Conservatorio Nazionale “ L. Canepa” e l’Ente concerti “Marialisa de Carolis”. La richiesta di nuovi spazi per la musica e per il teatro è stata l’idea che ha spinto nel 1984 l’Amministrazione Comunale a realizzare un nuovo teatro comunale nel quartiere Cappuccini, che solo nel 1990 ha visto l’avvio dei lavori. Posta nello spazio attiguo al Conservatorio di musica, la struttura si presenta in tutta la sua imponenza ed offre alla città uno spazio articolato in diverse sezioni con il teatro vero e proprio costituito da 1.400 posti, un’ ala per laboratori e per tutte quelle attività legate alla vita di un teatro, una sala conferenze, un ampio parcheggio. Il 21 febbraio 2012 il teatro è stato aperto per la prima volta al pubblico in occasione della visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

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Chiesa della

Madonna del Carmelo

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Archivolto del Carmine

La chiesa del Carmelo venne edificata a partire dal 1637, grazie a donativi che ne consentirono ulteriori ampliamenti realizzati nel corso del ‘600 e nel secolo successivo, mentre nella seconda metà dell’800 vennero realizzati gli archivolti che collegano la chiesa con viale Umberto I e con la via Mercato. In questo ristretto slargo si erge la facciata a due spioventi con ampi finestroni e portale rettangolare attraverso il quale si accede all’interno della chiesa. L’interno si presenta come un tipico esempio di architettura controriformistica con aula unica. Sui lati si aprono quattro cappelle intercomunicanti che custodiscono il ricco arredo di altari tardo barocchi lignei o in marmo databili tra la fine del ‘600 e i primi del ‘700. Di notevole interesse la tela raffigurante il Compianto sul Cristo Deposto inserita nell’altare della Cappella della Pietà, riferibile all’ambiente pittorico napoletano di metà ‘600. Nel presbiterio a pianta quadrata è inserito il grande altare in marmo e stucco nel quale spicca la piccola tela raffigurante la Madonna, opera del pittore G. Battista Salvi, detto il Sassoferrato, allievo del Domenichino. Ai lati dell’altare sono esposte inoltre quattro tele di ottima fattura rappresentanti la Carità romana, Susanna ed i Vecchioni, Sansone e Dalila, Giuditta e Oloferne. Queste ultime due opere in maniera particolare sono da riferirsi alla produzione piemontese di primo ‘700.

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Palazzo

Quesada di San Sebastiano

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Via Mercato, 1

Il palazzo è costituito da tre blocchi realizzati in tre periodi diversi, di cui il centrale, oggi sede del Circolo Sassarese, risale al ‘700. I corpi aggiunti in seguito hanno tuttavia dato continuità all’attuale facciata. Il prospetto su viale Umberto è delimitato dalla posizione delle antiche mura di cinta. Un ampio atrio d’ingresso, con volte a botte decorate e pavimento in graniglia con motivi floreali e pareti dipinte, introduce nel corpo centrale ad uno scalone in marmo nero. Il primo piano è occupato dal Circolo Sassarese, conserva pavimenti, pareti e soffitti ancora ben tenuti. La lunga facciata si presenta omogenea e semplice, ripartita in due tra la zona bugnata inferiore e la intonacata superiore.

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Tipografia

Chiarella

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Via La Marmora, 8

Il complesso dell’ex tipografia Chiarella occupa una porzione dell’isolato tra piazza Tola, via Carmelo e via La Marmora. Lo stabile, che ha una superficie complessiva distribuita su più livelli di 2.400 metri quadrati, ha assunto nel corso del tempo dal XIII ad oggi diverse connotazioni: sorge come carcere cittadino e resta tale fino alla metà del XIX secolo; diventa poi sede del celeberrimo mobilificio Clemente a cavallo tra l’ottocento e il novecento; infine tipografia nel secondo dopoguerra. L’immobile viene abbandonato nel 1998 con la messa in liquidazione della ditta subentrata nella gestione della stamperia. Nel 2006 viene acquistato all’asta dall’Amministrazione Comunale, con l’obbiettivo di rifunzionalizzarlo a biblioteca. La contiguità con il Palazzo d’Usini permetterà l’ampliamento della biblioteca, con la realizzazione di grandi sale lettura. Tra i tavoli di consultazione infatti si snoderà un percorso espositivo che permetterà di ammirare i vecchi macchinari di stampa e i rinomati mobili Clemente, oltre alla recente storia degli scavi archeologici che hanno portato alla luce le strutture della carceri di cui si aveva notizia solo dagli scritti di Enrico Costa. Gli archeologi infatti hanno individuato le mura trecentesche, la stanza delle guardie, la sezione femminile e le celle sotterranee tra cui la celebre fossa in cui venivano gettati i criminali più pericolosi.

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Chiesa della

Madonna del Rosario

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Piazza del Rosario

Alle spalle del Palazzo che negli anni ‘50 venne edificato nella piazza Castello si trova la chiesa del Rosario, un tempo collocata presso una delle quattro porte della cinta muraria, oggi nello slargo che immette nella storica via Arborea. Un primo impianto della chiesa con annesso convento dei frati Domenicani venne eretto dal 1632 al 1635, ma è dal 1656 che si iniziò ad ampliarla, concludendo i lavori con la facciata nel 1759. La chiesa ha una pianta ad aula mononavata con cappelle laterali entrambe voltate a botte, mentre nello sfondo si trova il presbiterio quadrangolare rialzato. L’interno delle cappelle si caratterizza per gli altari in pietra e stucco e per la diffusione di stucchi dipinti con effetti marmorizzati che simulano frequentemente false tarsie marmoree. Con lo sguardo si rimane però colpiti dall’altare maggiore in legno intagliato, policromato e dorato, che è considerato in tutta l’isola, per le dimensioni e la pregevolezza della fattura, una delle opere di maggior rilevanza artistica nell’ambito di questo tipo di produzione.

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Museo Storico della

Brigata Sassari

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Piazza Castello

Realizzato nel 1992, il Museo è ubicato al piano terra della Caserma “La Marmora”, sorta alla fine del secolo XIX nel sito dell’antico castello aragonese. Esso è dedicato alla Brigata “Sassari”, Unità reclutata su base regionale, ed esempio unico per compattezza, abnegazione e valore militare dimostrati nel corso del Primo Conflitto Mondiale. L’impianto espositivo, incentrato sul tema della Grande Guerra, si sviluppa attraverso 5 sale che raccolgono un’interessante documentazione fotografica, armi e cimeli riferiti alle località dove i reggimenti sardi diedero prova del loro straordinario valore. A sottolineare il legame con la storia regionale, la Brigata adottò le mostrine bianco-rosse e lo stemma dei quattro mori inquartati nella croce di San Giorgio. Il colore delle mostrine, unitamente al terrore diffuso nelle trincee austro-ungariche dalla violenza dei loro assalti, valse agli uomini della “Sassari” l’epiteto di “Rote Teufel” (“Diavoli Rossi”). L’esperienza della “Sassari”, con l’immane sacrificio dei 4 anni di trincea, costituì la prima significativa integrazione della società regionale nel contesto nazionale e, con il movimento dei reduci, determinò in Sardegna eventi di portata storica e politica. Sciolta in seguito ai fatti conseguenti all’Armistizio, la “Sassari” si è ricostituita in Sardegna nel 1988. Oggi la Brigata meccanizzata “Sassari” è una moderna Unità di volontari i cui soldati, seguendo l’antica tradizione, sono reclutati in Sardegna. Oltre a svolgere i normali compiti istituzionali, dal 1996 concorre, con i propri reparti, alle operazioni internazionali per il mantenimento della pace.

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Sassari


Palazzo della

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Provincia Piazza d'Italia

In seguito all’unificazione d’Italia si procedette alla costruzione dei palazzi provinciali, sedi di Prefetture, che riuniva insieme agli uffici e alle sale di rappresentanza l’abitazione del Prefetto. Sul progetto dell’Ingegnere Eugenio Sironi sorse così, a partire dal 1872 e nell’arco di quattro anni, il Palazzo della Provincia, la cui imponente facciata si prospetta sulla vasta Piazza d’Italia. Nella piazza, centro della vita cittadina, campeggia il monumento dedicato a Vittorio Emanuele II, eseguito a fine secolo dallo scultore G. Sartorio. All’interno del Palazzo Provinciale venne eseguito dal pittore Giuseppe Sciuti un ciclo di affreschi che è possibile ammirare all’interno del salone consiliare. L’affresco presenta un’ampia e complessa allegoria della storia d’Italia che dall’oscura fase primigenia arriva all’età moderna. In questo scenario spicca la figura di Vittorio Emanuele II che, sostenendo la figura dell’Italia liberata, promuove il progresso, rappresentato da una locomotiva e dal telegrafo. L’opera nel complesso rappresenta un importante esempio di verismo storico di secondo ‘800, che vedeva nello Sciuti uno dei principali esponenti.

monumentiaperti

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Banco di Sardegna

Sala Siglienti

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Viale Umberto, 36

Già nel 1911 la Cassa Provinciale di Credito Agrario di Sassari decise di accantonare una cifra annuale che permettesse l’edificazione di una sede importante. In seguito si associò all’iniziativa la Camera di Commercio di Sassari. Nel 1924 il Comune approvava il progetto, firmato dall’ingegner Bruno Capelli, autore, nella Sassari del dopoguerra, di opere importanti come il Palazzo delle Poste e il Politeama “Verdi”, ricostruito dopo un terribile incendio. Nell’agosto dello stesso anno si pose mano ai lavori, affidati all’impresa del sassarese Gerolamo Piu. Alla costruzione dell’opera, terminata nel 1927, avevano contribuito circa venti imprese, quasi tutte sassaresi. L’area coperta era di 820 metri quadri. Il Palazzo aveva cinque piani, di cui i due più bassi si affacciavano sul Fosso della Noce, mentre i tre superiori dominavano Viale Umberto I. Lo stile scelto dall’ingegner Cipelli, su un’impostazione di reminiscenze rinascimentali (il gioco dei tre corpi sporgenti, il bugnato in trachite al piano terra), conferisce al Palazzo la stessa aria autorevole che era stata data, quarant’anni prima, al vicino Palazzo della Provincia. Sino al 1980 il piano superiore fu occupato dalla Camera di Commercio; da quell’anno in poi il Palazzo divenne la sede del Banco di Sardegna. La Sala di rappresentanza del Palazzo ospitava lo sportello bancario del quale è stata mantenuta la grande cassaforte. Oggi, la sala restaurata e intitolata all’economista sassarese Stefano Siglienti, ospita riunioni, convegni, mostre e concerti.

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Sassari


Museo Nazionale

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G.A. Sanna Via Roma

Istituito nel 1878, il Museo Nazionale “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari è la principale istituzione museale della Sardegna centrosettentrionale per dimensioni e importanza scientifica delle sue raccolte, nonché importante riferimento culturale. Nella sezione archeologica, preceduta da alcuni frammenti di tronchi provenienti dalle foreste pietrificate dell’Anglona, sono esposti reperti che vanno dal Paleolitico al Basso Medioevo. Particolare risalto è dato all’altare preistorico di Monte d’Accoddi, alle sepolture ipogeiche, alle tombe dei giganti e ai dolmen. L’età nuragica è rappresentata da manufatti ceramici e bronzetti (Sala Preistorica); l’epoca storica da reperti relativi alla dominazione fenicio-punica, romana, bizantina, e ai periodi dell’Alto e Basso Medioevo. La Pinacoteca ospita oltre 360 dipinti datati dal XIV secolo all’età contemporanea, mentre nella Sala conferenze sono presenti quattro splendidi mosaici romani provenienti da Sorso ed Alghero. Recentemente è stata ricostituita la sezione etnografica intitolata a Gavino Clemente, che espone esemplari di antichi abiti maschili e femminili montati su manichini, indumenti singoli e gioielli, ordinati scientificamente ed accompagnati da supporti didattico-esplicativi in italiano e inglese.

monumentiaperti

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Ex Ospedale Civile

Santissima Annunziata

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P.zza Fiume

Nel 1841 l’Amministrazione comunale deliberò la costruzione di in nuovo ospedale su progetto dell’ingegnere Carlo Berio e la direzione dell’architetto comunale Piretto. L’esecuzione dell’ imponente edificio, strutturato a raggiera con cinque braccia, fu affidata all’impresa del sassarese Giovanni Fogu che iniziò i lavori nel 1843 e li concluse nel 1849. L’androne al piano terra, prospicente piazza Fiume, fu realizzato nel 1928 su progetto dell’architetto Raffaele Oggiano. Dallo scalone centrale si arriva all’Atrio dei Benefattori alle cui pareti sono murate le lapidi con i nomi di coloro che contribuirono alla costruzione e allo sviluppo dell’ospedale. Attraverso porte realizzate dalla ditta Clemente, si accede al Vestibolo dei Benefattori, nel quale si conservano busti e statue raffiguranti munifici cittadini. La Cappella, a pianta semicircolare, è dedicata alla SS. Annunziata. L’altare in marmo bianco fu fatto erigere dal sacerdote Salvatore Sassu su disegno di don Simone Manca, primo sindaco di Sassari dopo l’Unità. Attraverso grandi vetrate la Cappella comunicava direttamente con le camerate di degenza consentendo agli ammalati di assistere alle funzioni religiose. A conclusione dell’intervento di rifunzionalizzazione, la Cappella si aprirà sulle sale di lettura e di consultazione della nuova Biblioteca Universitaria. Il complesso monumentale dell’ex ospedale ospiterà la Biblioteca Universitaria di Sassari che attualmente possiede circa 300.000 volumi, di cui 1000 manoscritti e 73 incunaboli e diverse migliaia di cinquecentine e di edizioni del XVII e XVIII secolo, una preziosa e nutrita raccolta di storia locale. Tra i cimeli bibliografici si ricorda il Condaghe di San Pietro in Silki.

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Villa Sant’Elia Via IV Novembre

Villa Sant’Elia (Villa Mimosa) nasce come residenza aristocratica suburbana completamente isolata e dominante da una piccola altura. L’edificazione risale agli anni 1911-1913, su progetto dell’architetto Alberto Arboreo Mella di Sant’Elia. Il rapporto con lo spazio circostante è riferito più alle grandi dimore del passato che alle contemporanee di architettura a destinazione borghese. Intorno ad essa un vasto terreno con vialetti pedonali, statue, percorsi a pergolato che conducono ad un gazebo. Sul limitare della proprietà recintata, le dependance, a corredo della casa. L’edificio principale ha un tocco fortemente aulico di ascendenza rococò piemontese, legato alla provenienza del progettista, sia esternamente che internamente. Sfuggono a questa caratteristica architettonica le logge poi chiuse da vetrate, le terrazze a disegno circolare, piccoli dettagli come gli ornamenti dei pluviali e la torretta aperta a loggia. Oggi, rispetto al passato, le macchie giallo intenso delle mimose, un tempo tanto numerose da aver attribuito alla villa il toponimo di Villa Mimosa, si sono rarefatte, dando più risalto alle sfumature di rosa e di rosso delle rose, delle camelie e delle altre variopinte fioriture. Oggi ospita la sede dell’Associazione degli Industriali del Nord Sardegna.

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Palazzo della

Università

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Piazza Università

Grazie al cospicuo donativo del Vescovo di Oristano, il sassarese Antonio Canopolo, si iniziò nel 1611 a costruire lungo la cinta muraria il primo corpo del nuovo Collegio Gesuitico o Università. Esso si strutturava intorno al cortile centrale su cui gravitavano le aule di studio. Nel 1625 ripresero i lavori per l’ampliamento del complesso a cui furono aggiunte le abitazioni dei religiosi e la annessa chiesa di S. Giuseppe, ultimata nel 1651. Il corpo della fabbrica subì diverse trasformazioni con la demolizione della chiesa. Nel 1927 vennero modificati il prospetto ed il porticato interno. La fronte posteriore sui giardini pubblici si mostra imponente e compatta, secondo un modello di grandiosa semplicità ispirato al complesso dell’Escorial di Madrid. Essa si caratterizza per la sequenza di ampi finestroni rettangolari contornati da cornici e per i contrafforti collegati tra loro da arcate sulle quali corre il balcone del piano mobile. Dal 1782 una parte dei locali del complesso fu destinata alla regia fabbrica dei tabacchi e attualmente è di proprietà dell’Università. In questa ala del complesso sono state incorporate parti della cinta muraria medievale della quale si vede la parte posteriore della cosiddetta Torre Tonda. Sotto i porticati del cortile e nei corridoi sono esposte le iscrizioni ed i busti che ricordano gli importanti personaggi che hanno reso illustre con la loro opera di studio e le loro azioni il prestigioso istituto universitario. Nell’edificio ha sede la ricchissima biblioteca che custodisce oltre un milione tra volumi e manoscritti.

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Sassari


Palazzina

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Acquedotto Viale Adua, ang. Via Gramsci

Nella seconda metà del 1800 la città di Sassari si presentava come una città in espansione demografica ma carente sotto l’aspetto idrico. Gli unici approvvigionamenti infatti provenivano dalle fontane di Rosello e delle Conce, con una distribuzione nella città con l’ausilio di asini. A causa di questa situazione insostenibile dovuta a malattie legate alle scarse condizioni igieniche delle acque, l’Amministrazione Comunale decise di dotare Sassari di un grande acquedotto capace di sopperire alle esigenze di una città in continua espansione. Fu così che il 5 Agosto del 1880, dopo sei anni tra progettazione e costruzione operata dalla ditta Fumagalli, venne inaugurato il Nuovo Acquedotto di Sassari. Purtroppo da subito ci si accorse della scarsa salubrità delle acque che dalle fonti e dal bacino del Bunnari arrivavano alla città convogliate in un tunnel sotterraneo. I problemi legati alla potabilità delle acque si protrassero per oltre 20 anni. L’Acquedotto di Sassari, dopo un breve periodo di utilizzo a scopo irriguo, venne completamente soppiantato dal nuovo impianto cittadino realizzato solo nel dopoguerra.

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Istituto

Figlie di Maria

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Via F. Muroni, 38

L’edificio, risalente al 1911 e di proprietà del Regio Orfanotrofio delle Figlie di Maria, è una struttura di stile tardo ottocentesco. Il piano superiore è stato restaurato mantenendo gli infissi originali così come i pavimenti dell’ampio e lungo corridoio. La Cappella absidata con ampio matroneo conserva banchi antichi, vetrate colorate del periodo liberty, commissionate a Torino, e tre maestose statue. Nella struttura sono ancora presenti gli antichi lavatoi in marmo e graniglia, il loggiato dove si andava a stendere la biancheria, un giardino e in fondo, dietro un cancello e una scalinata che scende sotto il livello del suolo, un fiume di acqua che scorre nelle viscere della città: la dragonara di Falacodda, dalla quale scaturiva la fonte che alimentava la fontana del Brigliadore di Santa Maria in Bethlem. All’interno numerosi ritratti, dipinti o scolpiti, dei benefattori dell’Ente.

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Esposizione degli strumenti di

Fisica dell’ottocento

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Istituto Tecnico Commerciale Statale “Dessi’ – Lamarmora” Piazza Marconi

L’Istituto Tecnico Commerciale Dessì-Lamarmora, nella sede storica di Piazza Marconi, è uno degli istituti tecnici più antichi d’Italia , rappresenta una parte importante nella storia di Sassari e venne istituito con Regio Decreto nel 1871 da Vittorio Emanuele II. Tra le mura dell’ istituto si sono formati i migliori commercialisti della città e personaggi di spicco della vita cittadina. Le testimonianze del passato sono rappresentate da 400 strumenti di fisica, chimica e agrimensura risalenti all’Ottocento, da oltre 3000 libri d’epoca, 32 volumi dell’Enciclopedy di Diderot, da carte geografiche disegnate a mano dagli alunni della scuola più di 100 anni fa, da stampe dell’800 e arredi dello stesso periodo, da animali impagliati e sotto formalina, dall’esposizione di minerali.

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Università di Sassari - Museo scientifico

Collezione mineralogica

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Dipartimento di Agraria, Viale Italia

La collezione, costituita dal direttore Pietracaprina, comprende minerali, rocce e apparecchiature scientifiche raccolte presso il Gabinetto di Mineralogia e Geologia a partire dalla fine dell’Ottocento, con i primi materiali raccolti da Domenico Lovisato e confluite nei primi anni sessanta del Novecento nell’Istituto di Mineralogia e Geologia. È intitolata ad Aurelio Serra, uno dei principali studiosi degli aspetti mineralogici sardi, attivo per oltre un cinquantennio presso la struttura di ricerca. La raccolta è articolata nelle sezioni: mineralogica, geologica, pedologica e paleontologica. La consistenza delle collezioni è di circa 1.000 pezzi di interesse mineralogico, 300 dell’ambito geologico e 200 di quello paleontologico, oltre a diversi profili pedologici riguardanti principalmente i suoli della Sardegna. Il museo, con finalità sopratutto didattiche, comprende campioni di rocce effusive ed intrusive, fossili, monoliti di suoli, campioni di marmi e rocce e campioni di sabbie provenienti da spiagge dell‘isola e dal deserto del Sahara. I minerali esposti rivestono una notevole importanza scientifica o perché rari (per esempio la covellite), o perché provenienti da miniere ormai chiuse da tempo (come gli argenti e la fluorite delle miniere del Sulcis e del Sarrabus) o infine per le loro particolari caratteristiche cristallografiche (per esempio la fluorite). Nel museo sono esposti alcuni antichi microscopi; è presente inoltre una importante collezione libraria e di carte geologiche.

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Parco di

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Monserrato Via Budapest

Il più grande polmone verde di Sassari viene restituito alla città dopo un lungo intervento di restauro conservativo. Situato alla periferia della nucleo urbano, Monserrato ha per Sassari un grande valore simbolico e storico, in quanto tutta la proprietà era indubbiamente la più importante delle tenute nobiliari del territorio cittadino. Nella seconda metà del XIX secolo il Parco assunse l’attuale impianto neoclassico, vennero predisposti manufatti di pregio architettonico quali il Tempietto delle Acque, il Ninfeo, la Torre e la Vasca del Belvedere, in stile neogotico: una vera e propria opera d’arte, progettata sfruttando le naturali pendenze del territorio e concepita come sistema integrato di architettura e natura. Sono state interessate dal restauro l’antica casa colonica e la chiesetta annessa che oggi offre un servizio di ristorazione. L’accesso pedonale è situato in prossimità dell’asse centrale del Parco, dietro la Vasca delle Rane, che rappresenta il punto iconologico di tutto il giardino. Il Parco ha conformazione irregolare e si estende per circa sei ettari. Al suo interno presenta una varietà di piante che creano chiusure e squarci improvvisi sulle più belle viste prospettiche della città. Si succedono esemplari pregiati di palme, agrumi, carrubi, olivi e olivastri, melograni, magnolie, cipressi, salici, lecci, tigli, pini, ippocastani e siepi di lentisco.

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Giardino di

San Pietro in Silki

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Piazza San Pietro

Il “giardino” di San Pietro, di proprietà della Casa di Riposo Regina Margherita, costituisce un vasto polmone verde ai margini della città e in adiacenza al complesso di San Pietro in Silki. L’area, delimitata da un muro di cinta storico ed organizzata mediante terrazzamenti a secco, comprende un vasto uliveto, orti, vigneti, agrumeti e alcuni mirti secolari citati da A. La Marmora nel XIX secolo. Fonti cinquecentesche parlano già di hortos amoenissimos presso il convento. All’interno della proprietà si trovano inoltre la “casa del Duca dall’Asinara” (fine XVIII-XIX secolo), allo stato di rudere ma almeno in parte recuperabile, ed un vasto sistema di irrigazione costituito da canalizzazioni, vasche, sorgenti scavate nella roccia, con integrazioni in muratura. Si tratta di un articolato complesso idrico, di grande portata ed eccezionale interesse storico, utilizzato fino ai giorni nostri ma certamente di antica costruzione, forse con preesistenze legate all’acquedotto romano e del successivo impianto monastico medievale. Recentissime indagini archeologiche hanno inoltre evidenziato, all’estremità meridionale dell’area, la presenza di resti consistenti di insediamenti di epoca romana e medievale, questi ultimi probabilmente riferibili al villaggio di Silki, noto dalle fonti documentarie sin dagli inizi del XII secolo e fino ai primi anni del XIV. Di notevole valore storico-ambientale il Viale dei Lecci, la Dragonara del Duca, la sorgente di Villa Silki, l’oratorio della Madonnina e la Casa del Duca dell’Asinara.

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Chiesa di

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Sant’Anatolia Località Caniga

Situata nell’agro di Sassari, la chiesa di Sant’Anatolia si erge in cima a una collinetta circondata da trachiti vulcaniche e ricchi campi verdeggianti, in un’area abitata sin dall’età prenuragica. La prima citazione della chiesa di Sant’Anatolia risale al 31 gennaio 1571; non si hanno notizie certe circa la data di fondazione, ma si è comunque ormai certi che esista una chiesa rupestre di età alto-medievale, interrata, nei pressi dell’attuale chiesa campestre. L’edificio presenta una facciata timpanata piatta e bianca segnata da una cornice marcapiano. Il portale d’ingresso rettangolare è preceduto da una scalinata in trachite ed immette nell’atrio della chiesa, che costituisce in realtà l’antico presbiterio: di fatto, numerose tracce dell’edificio originario sono ancora oggi visibili in quanto inglobate dalle strutture successive. Da questo ambiente si accede al corpo centrale della chiesa, a campata unica con sei cappelle laterali, tre per parte, che conducono verso l’altare maggiore nel quale è ospitato il simulacro della Santa titolare della chiesa. Di notevole interesse gli affreschi dell’abside raffiguranti un cielo azzurro con nuvole bianche dalle quali sbucano diciassette cherubini attorno a una figura femminile a mezzo busto e senza ali che regge dei rametti d’ulivo: si tratta molto probabilmente della stessa Sant’Anatolia.

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Cimitero monumentale

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Via San Paolo

La realizzazione del Cimitero Monumentale, inaugurato il 12 luglio 1837, venne affidata dal Comune all’Architetto Angelo Maria Piretto a seguito delle pressanti sollecitazioni del Vicerè di Sardegna, che ancora nel 1836 invitava le amministrazioni locali alla predisposizione di camposanti situati a mezzo miglio dall’abitato, secondo le direttive dell’editto napoleonico di Saint Cloud. Ricavato nell’orto adiacente il convento e la chiesa di San Paolo, il cimitero monumentale, dopo un primo periodo di forti avversità da parte del clero e di una nobiltà restia a rinunciare allo ius sepeliendi, ovvero al diritto alla sepoltura entro il perimetro della chiesa, diventò la principale area funeraria della città, tanto che un primo ampliamento si rese necessario già nel 1839. La seconda metà del XIX secolo, a seguito dell’affermarsi della borghesia nella società dell’epoca, fu caratterizzata dalla costituzione di numerose tombe di famiglia, col tempo sempre più imponenti e arricchite da sculture prevalentemente in stile verista. Queste vere e proprie opere d’arte funeraria, realizzate da validi artisti sardi e provenienti dalla Penisola, tra i quali lo scultore piemontese Giuseppe Sartorio, particolarmente apprezzato in tutta l’isola, accentuano la dimensione commemorativa individuale secondo un’idea di decoro tipicamente borghese.

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Ferrovie della Sardegna

Parco ferroviario

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Viale Sicilia 3

Il Parco ferroviario delle Ferrovie della Sardegna, sito in Viale Sicilia a Sassari, divenne operativo nel 1931. All’epoca era il principale snodo della linea ferroviaria a scartamento ridotto Sorso-Sassari-Tempio-Palau. Nel Parco, al tempo, ebbe sede la Società Anonima Ferrovie Settentrionali della Sardegna, subito fusasi con l’altra società operante al sud, le Ferrovie Complementari, dando vita alle FdS, le Ferrovie dela Sardegna, recentemente inglobate dall’ARST. La palazzina della Direzione e l’Officina meccanica delle locomotive, sono edifici storici edificati alla fine degli Anni Venti del Novecento, in stile tra il Decò e il Razionalista. Nel Parco ferroviario fanno mostra di sè le locomotrici a vapore Breda, alcune carrozze passeggeri e merci in legno degli Anni Trenta, il vecchio peso, ossia la bilancia gigante per calibrare i pesi dei convogli merci, unico esempio oggi esistente in città poiché è andato distrutto quello delle Ferrovie dello Stato. All’esterno può essere osservato l’ingresso del rifugio antiaereo apprestato nel 1943 per le maestranze del Parco e gli abitanti del vicino quartiere Sacro Cuore. Immagini storiche e documentazione d’archivio illustreranno la storia della ferrovia a scartamento ridotto Sorso-SassariTempio-Palau.

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Santuario di

Nostra Signora del Latte Dolce

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Viale Kennedy

La costruzione del Santuario di Nostra Signora del Latte Dolce può essere collocata tra il 1177 e il 1190. La chiesa, abbandonata nel Cinquecento, quando venne ritrovata, nel 1825, al suo interno conservava quasi intatta una lunetta dipinta raffigurante la Madonna che allatta il Bambino Gesù (risalente al XIV sec.). Il ritrovamento apparve miracoloso agli abitanti della borgata, che da lì in avanti cominciò ad essere chiamata “zona del Latte Dolce”. La struttura originaria della chiesa, realizzata con conci di calcare tufaceo, presentava una navata unica con copertura a capriate lignee, della quale rimangono attualmente solo i fianchi meridionale e settentrionale ed esternamente, nel muro settentrionale, una serie di archetti pensili poggianti su peducci sagomati con figure antropomorfe, zoomorfe e motivi geometrici, risalenti al XIII secolo. Al XIV secolo risale invece l’abside gotica quadrata, leggermente più bassa e stretta della navata. Nell’Ottocento la chiesa venne voltata e la facciata venne ricostruita. Con il restauro del 1954 l’edificio subì notevoli modifiche strutturali: la ricostruzione del tetto, sostituzione del piccolo campanile a vela con uno più grande, l’asporto dell’intonaco dalle pareti, la ricostruzione della bifora absidale e la costruzione di un portichetto rustico in corrispondenza dell’ingresso.

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Centro per la

conservazione e il restauro

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Via Lorenzo Auzzas n. 3 (già via La Crucca) – Li Punti

Il Centro di Conservazione e Restauro di Li Punti, della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro, anche quest anno apre i suoi Laboratori al pubblico che potrà conoscere le attività di restauro e conservazione del Patrimonio Archeologico, che si svolgono al suo interno. I Restauratori e i Tecnici del Centro intervengono su reperti di varie epoche che giungono nei Laboratori da scavi, rinvenimenti, depositi e musei per la documentazione, le indagini diagnostiche e i trattamenti di conservazione e restauro. In occasione delle due giornate di apertura al pubblico saranno presentati e illustrati i lavori in corso, le attrezzature in uso e le tecniche adottate negli interventi conservativi.

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Argentiera

Pozzo Podestà e Museo della Miniera

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Il villaggio dell’Argentiera nasce come borgo di minatori e prende il nome dal materiale estratto dai giacimenti di piombo e zinco argentifero. La miniera, utilizzata in epoca romana e medievale riprese l’attività di estrazione nel 1867 sino agli anni settanta del Novecento. Nel 1868, nella Statistica del Regno d’Italia per l’industria mineraria, l’Argentiera era indicata come produttrice di galena argentifera e blenda (più calcare e carbonato di piombo). Il porto d’imbarco per la merce era Porto Conte e da lì il minerale veniva imbarcato per Anversa. Nel 1870 esistevano tre gallerie principali: Rietto, Calabronis, la più antica e Superiore, rispettivamente a 30, 50 e 70. Nel 1883 dalla Rivista del Servizio Minerario la miniera era descritta come la coltivazione di un filone di vena articolata in 5 gallerie che oltre alle 3 sopra citate comprendeva la Mare e la Podestà, scavata quell’anno a partire dal fondo dell’omonimo pozzo che permetteva di raggiungere le parti più profonde del giacimento. Quando le gallerie non furono più sufficienti a raggiungere il giacimento, fu perciò necessario scavare o approfondire dei pozzi verticali, attrezzati di gabbie per il trasporto dei minatori e dei materiali. Il pozzo Podestà, dal nome del barone Andrea Podestà, presidente del c.d.a. della Società Correboi, era il principale, e venne ammodernato fino al 1911. Era dotato di una macchina di estrazione a vapore molto moderna per il periodo, azionata da una motrice Humboldt di 15 cavalli a cui il vapore era fornito da due caldaie. Il centro dell’attività produttiva della miniera era compreso fra il Pozzo Podestà e la laveria, un percorso di circa 300 metri che il minerale estratto percorreva su carri fino alle tramogge della laveria. Ai primi del ‘900 la miniera contava oltre 300 occupati e il minerale non veniva più inviato ad Anversa ma nella penisola italiana. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale e dopo diverse e alterne vicende la miniera esaurì la sua attività. Il complesso architettonico costituisce uno dei maggiori esempi di archeologia mineraria della Sardegna ed è attualmente oggetto di progetti di riqualificazione urbanistica e ambientale.

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Partecipano alla Manifestazione Un particolare ringraziamento a: LICEO GINNASIO STATALE “D.A. AZUNI” Dirigente Scolastico Prof. Massimo Sechi Ida Colagrossi, Anna Sanna, Rassana Mundula, Mariuccia Serio, Mario Tola, Dante Casu, Davide Soddu LICEO GINNASIO STATALE annesso CONVITTO CANOPOLENO Rettore Prof. Paolo Cuccuru Giorgio Stanzione, Annamaria Canneddu, M.Cristina Dessanti LICEO SCIENTIFICO STATALE “G. MARCONI” Dirigente Scolastico Prof. Gian Franco Scanu Grazia Sini, Rosalba Taras, Daniela Foddai, Bruno Carta LICEO SCIENTIFICO STATALE “G. SPANO” Dirigente Scolastico Prof. Francesco Accardo Antonella Canu, Rossella Derudas, Francesca Tanda LICEO DELLE SCIENZE UMANE – LICEO LINGUISTICO “M. DI CASTELVÍ” Dirigente Scolastico Prof.ssa Cristiana Piazza Valerio Mazzenga, Clementina Pugliese ISTITUTO PROFESSIONALE PER IL COMMERCIO “GIOVANNI XXIII” Dirigente Scolastico Prof.ssa Maria Luisa Pala Virginia Orunesu, Maria Solinas ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE “G. DESSÍ + A. LA MARMORA” Dirigente Scolastico Prof. Mario Olivieri Angela Arpelli, Cristina Fanelli, Anna Falsoi, Raimonda Ninniri, Antonella Erriu, Giovanna Dore, Bastianina Mavuli ISTITUTO TECNICO PER LE ATTIVITÀ SOCIALI “S. RUJU” Dirigente Scolastico Prof. Simone Sechi Laura Mezzapesa, Sara Frassetto ISTITUTO TECNICO PER GEOMETRI “G. M. DEVILLA” monumentiaperti

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Dirigente Scolastico Prof.ssa Andreina Maria Desole Lucia Tavera, Rossella Uda, Valentina Ganadu, Andrea Sussarellu ISTITUTO TECNICO AGRARIO “N. PELLEGRINI” Dirigente Scolastico Prof.ssa Viviana Cuccu Prof.sse Renata Manca, Anna Maria Lamberti ISTITUTO PROFESSIONALE PER I SERVIZI ALBERGHIERI E DELLA RISTORAZIONE Dirigente Scolastico Prof. Roberto Cesaraccio Annalaura Espa, Rita Sechi, Lucia Rocco, Anna Grazia Murineddu, Massimo Battaglia LICEO ARTISTICO “F. FIGARI” Dirigente Scolastico Prof. Roberto Puzzu Marco Pinna, Barbara Masala, Pierina Tilocca, Annetta Boi, Piero Masia, Franca Mascolo, Claudio Vendramin, Gavina Canu istituto comprensivo Latte dolce - agro sezione staccata Palmadula Dirigente Scolastico Prof. Antonio Mela Angela Manca, Toni Chessa, Angelica Loriga ENTE NAZIONALE SORDI – SEZIONE PROVINCIALE DI SASSARI COOPERATIVA ARETE’ ASSOCIAZIONE ITALIA NOSTRA ASSOCIAZIONE N.S. DEL LATTE DOLCE ASSOCIAZIONE SANTA ANATOLIA – CANIGA ASSOCIAZIONE CULTURALE LABORATORIO PROVVISORIO Associazione Sandalyon

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