Santa Giusta MA 2012

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M.I.U.R.

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

PROVINCIA DI ORISTANO

Patrimonio culturale

Copertina: Daniele Pani - Referenze fotografiche: Pierluigi DessĂŹ / Confinivisivi - Stampa: Arti grafiche Pisano, Cagliari

Hanno contribuito alla realizzazione della manifestazione

Santa Giusta guida ai monumenti

19/20 maggio 2012

16a edizione

COORDINAMENTO DELLA RETE

monumentiaperti 2012 Codice ISBN 978-88-6469-191-6 COPIA OMAGGIO

monumentiaperti.com

COMUNE DI SANTA GIUSTA



SANTA GIUSTA Monumenti Aperti

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20 Maggio 2012

COMUNE DI SANTA GIUSTA


Gruppo Locale di Coordinamento Santa Giusta Comune di Santa Giusta Angelo Pinna Sindaco Salvatore Melis Assessore alla Cultura Coordinamento generale Maria Agnese Abis Rossana Garau Servizio Amministrativo del Comune di Santa Giusta - Ufficio Cultura Un vivo ringraziamento è rivolto a Don Paolo Ghiani, parroco della Basilica di Santa Giusta per la disponibilità e la grande collaborazione. L’Ufficio Tecnico del Comune di Santa Giusta Emanuela Figus, Francesco Piras, l’Assessore all’Ambiente Roberto Demontis e l’Assessore ai Lavori Pubblici Giovanni Cadoni del Comune di Santa Giusta.

Ringraziamo inoltre: la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano, l’Unione di Comuni dei Fenici (Comuni di Cabras, Palmas Arborea Riola Sardo, Santa Giusta e Villaurbana) che ha dato un importante contributo per la realizzazione della manifestazione, il Dirigente e gli insegnati dell’Istituto Scolastico Comprensivo di Santa Giusta e in particolare i coordinatori degli studenti Monica Pinna, Rosanna Scalpellini, Piergiorgio Sarais, Antonietta Cella, Sara Chergia, Michela Perinelli, Bernardo Casu, Maria Luisa Manca, Caterina Mura e Maria Francesca Carrus, Luisella Pibi, Rita Cadoni, il Consiglio Comunale dei Ragazzi di Santa Giusta, i dipendenti del Comune di Santa Giusta, Emina Usai, Carla Del Vais, Salvatore Garau, Frate Andrea Mele, Antonio Sanna, la moglie e i figli di Francesco Salis, gli amici del Club Salis, Tonietto Salis, Tata Camedda, Giulio Musu, Franco Salaris, Guido Mura, Tonino Muroni, Maurizio Porcu, l’Associazione Nazionale Città della Terra Cruda, l’Associazione Culturale “Arragodusu” di Santa Giusta, l’Associazione “Salvo D’Acquisto” di Santa Giusta, l’A.I.D.O. - Gruppo comunale “Francesca Enna” di Santa Giusta, l’Associazione A.V.I.S. Comunale di Santa Giusta, l’Associazione Culturale “Coro Polifonico Santa Giusta”, l’Associazione Turistica PRO LOCO di Santa Giusta, la Cooperativa pescatori di Santa Giusta e la Soc. Coop. ALEA Ricerca & Ambiente, Alice Meloni.

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l paese e il territorio di Santa Giusta hanno riscosso, già da molto tempo, un grande interesse da parte di ricercatori e accademici per i loro aspetti storici, artistici ed ambientali. Riteniamo importante, in particolare per le nuove generazioni, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio culturale del nostro paese. Promuovere la cultura significa dare un valore aggiunto alla formazione della personalità dei cittadini e al territorio. La cattedrale di Santa Giusta, la chiesa di Santa Severa con gli scavi archeologici, il ponte romano, le case costruite con mattoni di terra cruda “ladiri”, la flora e fauna tipica dell’ambiente lagunare, l’arte pittorica e musicale dei nostri artisti, i costumi tradizionali con gli attrezzi da lavoro, ecc. sono elementi che si identificano con il passato e il presente della nostra comunità. Promuovere e valorizzare la nostra identità attraverso il percorso creato per Monumenti Aperti dove l’antico si confronta con il contemporaneo, risulta un ottimo strumento per invitare i nostri concittadini e gli ospiti ad approfondire le proprie conoscenze attraverso le preziose informazioni che gli studenti delle Scuole Primarie e Secondarie di Santa Giusta e volontari delle associazioni culturali daranno dei siti monumentali, artistici, etnografici e ambientali. Convinti di aver programmato una manifestazione gradita e piacevole a nome della Giunta e del Consiglio comunale auguriamo una buona giornata a tutti.

Angelo Pinna Il Sindaco

Salvatore Melis L’Assessore alla Cultura

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con grande entusiasmo che l Istituto Comprensivo di Santa Giusta ha accolto la proposta di aderire alla manifestazione Monumenti Aperti 2012. La storia locale e il patrimonio culturale del nostro centro lagunare sono da sempre al centro dell Offerta Formativa che, anche grazie al consolidato rapporto con l Ente Locale, ha trovato nella formazione del cittadino, caratterizzato da una forte identità territoriale, uno dei suoi punti di forza. Ne è esempio l’esperienza del Consiglio Comunale dei Ragazzi che, sotto il coordinamento attento dei Docenti referenti e dei responsabili dell Amministrazione Comunale, ha lavorato alla realizzazione delle giornate coinvolgendo altre classi e alunni con grande passione e fervore. Poter presentare a tutti i visitatori le proprie ricchezze storiche e beni ambientali è divenuta una straordinaria opportunità per i nostri ragazzi, per studiare e approfondire la storia locale, mettere a frutto il percorso formativo scolastico, manifestare la maturità personale e l orgoglio per le loro radici. Il lavoro che hanno fatto insieme ai loro docenti è già un grande risultato! Le giornate dedicate alle visite rappresentano pertanto la conclusione di un percorso e un grande momento di crescita per la scuola e per tutta la comunità santagiustese che, siamo sicuri, parteciperà numerosa condividendo con tutti gli altri visitatori il fascino dei tesori che verranno mostrati in tutto il loro splendore. Giuseppe Scarpa Il Dirigente scolastico

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Il Comitato Scientifico Regionale Consiglio Regionale della Sardegna Claudia Lombardo Maria Santucciu Regione Autonoma della Sardegna Assessorato al Turismo Luigi Crisponi Artigianato e Commercio

Assessorato alla Pubblica Istruzione, Sergio Milia Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

Direzione Regionale per i Beni Culturali Maria Assunta Lorrai e Paesaggistici della Sardegna Sandra Violante

M.I.U.R. Ufficio Scolastico Regionale Enrico Tocco per la Sardegna Rosalba Crobu

Comune di Cagliari Massimo Zedda Enrica Puggioni

Provincia di Cagliari Angela Maria Quaquero Ufficio Regionale Francesco Tamponi Beni Culturali Ecclesiastici

UPI Sardegna Francesco Putzu

ANCI Sardegna Cristiano Erriu Umberto Oppus Università degli Studi di Cagliari Giovanni Melis Università degli Studi di Sassari Attilio Mastino Pinuccia Simbula Imago Mundi Associazione Culturale Fabrizio Frongia Armando Serri onsorzio CAMU’ Centri d’Arte e Musei Francesca Spissu C Giuseppe Murru Società Cooperativa Sociale Il Ghetto Alessandro Piludu Nicoletta Manai

Confesercenti Regione Sardegna Marco Sulis Confcommercio Sardegna Gavino Sini

Agenzia Nazionale Gianpiero Liori Sviluppo Autonomia Scolastica

Sardegna Solidale Roberto Copparoni Centro Servizi per il volontariato

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urismo, identità e cultura, una combinazione ideale per una terra depositaria di tradizioni millenarie. Oltre che da spiagge bianche e mare cristallino, i viaggiatori sono sempre più attratti da manifestazioni e itinerari culturali e da località d’arte della Sardegna. Una recente indagine conferma il trend, nel primo semestre 2011 nell’Isola è cresciuta del 20% la frequentazione di luoghi di interesse storico - artistico, un dato con pochi confronti in Italia. Fra le motivazioni alla vacanza, spiccano le visite al patrimonio artistico e monumentale: ‘uno scrigno di tesori’ composto in Sardegna da antichi palazzi e castelli, basiliche e musei, parchi minerari e archeologici, e disseminato sull’intero territorio. Un patrimonio da preservare innanzitutto, poi da riscoprire per i sardi e, nel contempo, da condividere con i visitatori con l’accoglienza della quale l’Isola è capace. Da condividere con itinerari culturali, come appunto Monumenti aperti, evento che suscita suggestioni ed emozioni uniche. La domanda turistica è orientata alla ‘memoria’ e alla cultura, perciò la Regione Sardegna promuove l’architettura storico - artistica, simbolo di identità, così da assecondare anche il profilo moderno dei nostri visitatori, culturalmente preparati, rispettosi e desiderosi, oltre che di ‘vivere’ l’unicità di paesaggi incantevoli, anche di conoscere beni culturali e manifestazioni tradizionali. Luigi Crisponi Assessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio

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nno dopo anno, Monumenti Aperti rappresenta un momento importante che va oltre la semplice manifestazione culturale. È la condivisione della conoscenza del nostro patrimonio di cultura, di memoria e di storia condivisa. È la consapevolezza che i beni culturali rappresentano veramente noi stessi, la nostra espressione artistica e creativa, interprete dell’epoca che li ha visti nascere. È la testimonianza di quanto la cultura non sia un bene privato, ma collettivo, che aspetta di essere riscoperto, esposto, valorizzato, divulgato, fruito. Con Monumenti Aperti si vive un momento popolare e di festa dove un pubblico sempre più attento e consapevole delle potenzialità del nostro patrimonio artistico-architettonico, diventa protagonista della storia della nostra Isola. La promozione del nostro grande patrimonio culturale si è trasformata nel corso degli anni, proprio grazie a questa manifestazione, in un momento festoso e popolare che raduna giovani e meno giovani, studiosi della materia e semplici curiosi, studenti e volontari culturali. Tutti ugualmente coinvolti in un’attesa opportunità di arricchimento storico e culturale dove il nostro passato e il nostro presente si fondono per dare a tutti la consapevolezza che dobbiamo tramandarlo gelosamente, nel migliore dei modi, alle generazioni future. Sergio Milia Assessore regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport monumentiaperti

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Informazioni utili I Monumenti saranno visitabili gratuitamente nelle giornate di sabato 19 e domenica 20 maggio 2012 secondo gli orari indicati per ciascun sito. Nelle chiese le visite guidate saranno sospese durante le funzioni religiose. Notizie e informazioni saranno disponibili presso la Basilica di Santa Giusta. È facoltà dei responsabili e degli organizzatori della manifestazione limitare o sospendere per la sicurezza dei beni o dei visitatori, in qualsiasi momento, le visite ai monumenti.

Eventi collaterali Sabato 19 maggio - ore 10.30 - Inaugurazione Monumenti Aperti, Centro civico Piazza Othoca (dietro il Comune) Proiezione del video promozionale Santa Giusta si racconta realizzato dal Comune di Santa Giusta con il patrocinio dell’Unione di Comuni dei Fenici e la collaborazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano - Relatrici Dr.ssa Emina Usai e Dr.ssa Carla Del Vais. Il video illustrerà la storia della Città di Othoca, della Necropoli di Santa Severa, il Ponte Romano, la Basilica, la Chiesa di Santa Severa, la laguna, la pesca, i riti della Settimana Santa, la festa della patrona Santa Giusta, la Regata de is Fassonis e l’artigianato locale. Proiezione del video documentario Da sa sattera a sa fracca arragodusu de mestieri realizzato nell’ambito del progetto Dove l’acqua racconta con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Gioventù e dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani ANCI - Relatrice Erika Giuntoli. Il video racconterà, attraverso le memorie di anziani pescatori, le peculiarità legate al mondo della pesca lagunare. Proiezione del video Conosci il tuo paese? realizzato nell’ambito del progetto “Diversamente Scuola” dagli alunni dell’Istituto Scolastico Comprensivo di Santa Giusta e dal Consiglio Comunale dei ragazzi.

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Sabato 19 ore 16.00 - 19.30 e domenica 20 ore 10.00 - 13.00 / 16.00 - 19.30 – Centro civico Piazza Othoca (dietro il Comune) Mostra di quadri realizzati dal frate Andrea Mele. Sabato 19 ore 16.00 - 19.30 e domenica 20 ore 10:00 – 13.00/ 16.00 – 19.30 presso la Casa dei mestieri tradizionali – Via Manzoni n. 135 Santa Giusta. Mostra “Le case in ladiri sul territorio regionale e nazionale. Metodologie costruttive tipiche della Sardegna e di altre regioni d’Italia” curata dall’Associazione Nazionale Città della Terra Cruda dall’Associazione Culturale “Arragodusu”. Mostra dell’Artigianato locale, tessitura, costumi tradizionali di Santa Giusta e attrezzi della pesca e dell’agricoltura, curata dall’Associazione culturale “Arragodusu” di Santa Giusta Sabato 19 ore 16.00 - 18.00 e domenica 20 ore 12.00 13.00 /16:00 – 19:30 - Basilica di Santa Giusta Mostra fotografica sulla Basilica di Santa Giusta e proiezione di filmati storici, a cura di A. Sanna.

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Basilica di

Santa Giusta

Il paese di Santa Giusta oggi è noto soprattutto per l’imponente cattedrale che costituisce una tra le maggiori espressioni del romanico in Sardegna. La cattedrale è composta principalmente di arenaria e risale al XII secolo, infatti venne edificata tra il 1135 e il 1145. La chiesa si erge maestosa e imponente all’ingresso del paese. Di forme sostanzialmente pisane (si noti dalle somiglianze con il duomo di Pisa), ma con decisi influssi lombardo-arcaici (come la partitura della facciata e il presbiterio sopraelevato), servì come modello per le forme di una serie di chiese dei territori vicini. La struttura della chiesa non ha subito rifacimenti attraverso i secoli della sua storia è quindi conservata nella sua bellezza originaria. Alla fine del 1500 e ai primi del 1600 furono costruite sul lato sud-occidentale della chiesa le due cappelle del Rosario e dello Spirito Santo (o di Sant’Antonio). La cattedrale si sviluppa con un impianto longitudinale a tre navate, con due ordini di colonne, sette per parte. La navata centrale, conclusa con un’abside orientata, è più alta delle altre, ed ha una copertura con capriate lignee, mentre le navatelle sono coperte con volte a crociera senza partizioni di archi trasversali. Sia le colonne che i capitelli sono antichi e sono di diversa mano e di diversa epoca, non vi è dubbio che provengano da antichi edifici romani, forse di Tharros. Tutti i capitelli sono di ordine corinzio, composite e ionico, ma non tutti della stessa finezza di lavoro. Le colonne, la maggior parte monolitiche, che sostengono le arcate sono tutte di marmo vario salvo tre che sono di granito. La cripta, articolata in quattro navatelle voltate a crociera, occupa un terzo del corpo della Chiesa, ovvero tutta la parte del presbiterio, la volta è sostenuta da sei colonne nane di marmo, le quali sono state ricavate tagliando altre colonne provenienti da antichi edifici,

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simili a quelle che sostengono le mura delle navate superiori. Vi sono tre altarini, uno si trova di fronte alla scala di accesso alla cripta, dove attualmente sono collocate le reliquie delle Sante, Giusta, Giustina ed Enedina, l’altro nella parete sinistra adiacente all’ingresso, dove si trova la Pietà de “ Is Perdonanzas”, e infine l’altare presente al centro del lato sinistro della cripta. Questo sotterraneo è stato probabilmente la prima chiesa in cui si celebravano i divini misteri, testimoniato dalle numerose terrecotte figurate rinvenute verso la fine del secolo scorso nel sagrato della Cattedrale, questo fa pensare che in età punica, verso il IV-III sec. a.C., vi fosse localizzato un tempio dedicato a Demetra, dea del grano e dei raccolti, e a sua figlia Kore. La facciata, costruita in conci d’arenaria chiara, come tutto il resto della chiesa, proveniente dalle cave del Sinis, è nobilmente severa con il suo spartito in corrispondenza alla navata centrale e tripartita da una grande arcata risalente sino alla modanatura orizzontale sotto il timpano. L’ arcata centrale poggia su due lunghissime lesene che partono dal basso e si raccordano alle paraste angolari con due arcate minori. Essa inquadra un bel portale pisano i cui stipiti sono sormontati da due leoni di marmo bianco, nel pilastro della parte destra vi è scolpito un leone che divora un suino, al lato sinistro poi un altro leone che divora un capriolo; simboli che si scolpivano nelle porte delle chiese del medioevo per indicare la vittoria del Vangelo sull’eresia. Sopra l’architrave di marmo un arco di scarico delimita una lunetta ribassata che porta una croce di basalto. Il frontone, privo di decorazioni è diviso in tre spazi da due lesene. In quello centrale compare un’apertura a rombo incavato a gradoni, di pura derivazione pisana. Ai lati del portale sono poste due colonne romane tronche di spoglio. I due ordini delle fiancate sono decorati con arcate romane pensili a gola dritta sostenute a due a due da lunghe lesene. Sul lato lungo settentrionale, in corrispondenza della quarta campata della navatella laterale sinistra si apre un ingresso secondario dotato di un timpano in basalto nero che, insieme ad alcuni conci dello stesso materiale incastonati a varie altezze sulla stessa fiancata, ne attenuano appena il monocromatismo. Le arcatelle dell’elegante abside semicircolare sono divise in cinque spazi e impostate su esili colonnine incastrate nel muro. Un piccolo campanile a vela a due monofore sovrastava fino al 1860 il muro orientale della navatella di sinistra. Attualmente nella parte posteriore della chiesa sorge un campanile ultimato nel 1908 su progetto di Dionigi Scanu. Visite guidate a cura di: Istituto Scolastico Comprensivo di Santa Giusta - Scuole Primaria e Scuola Secondaria. Sabato 19 ore 16.00 - 18.00 Domenica 20 ore 12.00 - 13.00, 16.00 - 19.30

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laguna di Santa Giusta e il porticciolo dei pescatori La

La laguna di Santa Giusta, Sito di Interesse Comunitario (S.I.C.), situata tra Oristano a nord, Santa Giusta ad est, la piana del Cirras a sud e il mare ad ovest, è per dimensioni il terzo stagno della Sardegna (800 ettari), dopo quelli di Santa Gilla, all’ingresso di Cagliari, e di Cabras, nella penisola del Sinis, a pochi chilometri di distanza. È alimentato da vari canali agricoli e da alcuni piccoli bacini secondari tra i quali Pauli Majori, Pauli ‘e Figu. Sono presenti alcune specie ornitologiche nidificanti come il germano reale, la folaga, il tuffetto, l’airone cinerino e gabbiani comuni. Nello stagno si pescano principalmente muggini, anguille, arselle e granchi che vengono utilizzati per realizzare prelibate pietanze tipiche del paese come i muggini e le anguille arrosto, le anguille a scambecciu e incasada, la pasta con il sugo di granchi cun cavuru. Gli insediamenti nel territorio di Santa Giusta sono stati favoriti dal particolare habitat e dalle risorse disponibili, quali pesci, molluschi che venivano raccolti negli specchi d’acqua, e dall’abbondante selvaggina delle campagne. In epoca romana il porto era situato nell’attuale zona del ponte maggiore, originariamente a cinque arcate, costruito per valicare, a sud di Othoca il Rio Palmas. In tale zona presumibilmente gli antichi commercianti e i pescatori della cittadina fenicio-punica e in seguito romana, attraccavano e commerciavano le loro merci e il loro pescaggio. Attualmente il porticciolo utilizzato dai pescatori del paese di Santa Giusta è ubicato nella zona dietro il Municipio, affianco all’edificio che ospita l’Ufficio delle Poste Italiane. Da lì si muovono le imbarcazioni che ogni mattina solcano lo stagno per ritirare le reti poste il giorno prima. Gli strumenti utilizzati dai pescatori hanno subito delle modifiche nel corso del tempo, ad esempio la nassa è uno strumento usato anticamente per la pesca delle anguille, di forma troncoconica dal diametro di circa 15 cm e una lunghezza di circa 40/45 cm. Si tratta di un attrezzo di cattura che utilizza un sistema “ad inganno”, cioè un imbuto che permette il 10

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facile ingresso dell’anguilla ma ne ostacola l’uscita. La nassa veniva realizzata con rami di olivastro o salice e il corpo rivestito di giunco e faceva parte di un sistema composto da una cordata di nasse. Ogni nassa conteneva un’esca costituita da lombrichi e pesciolini, risorse fornite dallo stagno stesso. Ai giorni nostri la nassa non viene più utilizzata dai pescatori dello stagno di santa Giusta poiché è sostituita dai bertivelli, più pratici e funzionali. Il bertivello, è uno strumento di forma conica realizzato con la rete e tenuto aperto con dei cerchi di olivastro, in passato, di resina attualmente; composto da tre “inganni”, utilizza lo stesso sistema di cattura della nassa ma ha maggiori possibilità di pescato. Questo strumento è idoneo alla pesca di tutte le specie presenti nello stagno, viene assemblato in acqua in un sistema di sei elementi; collegati ad una rete a maglie strette a sua volta fissata in tensione con delle canne al fondo della laguna. Motivo di orgoglio per i pescatori di Santa Giusta è su fassoni, una piccola barca di giunco che viene costruito con fieno palustre, thifa o fenu, intrecciato con arte in modo da rendere appuntita la prua e tronca la poppa. Si può considerare la testimonianza viva e sempre attuale di una remota civiltà, alcuni studiosi lo fanno risalire ai fenici: in uno scarabeo tharrense è riprodotta una barca di papiro del tutto somigliante a su fassoni tranne per il fatto di avere la prua e la poppa. Da altri studi si fa risalire l’origine de su fassoni al periodo nuragico, questa ipotesi si basa sull’esigenza delle antiche popolazioni di disporre di mezzi idonei per operare nelle lagune. Precisamente su fassoni è attestato già dal IV secolo di d.C. in una raffigurazione del tempio i pogeico di San Salvatore di Sinis che lo mostra nella sua struttura originaria (IV sec. d.C ). Imbarcazioni simili sono presenti in Perù, in Egitto e nel golfo Persico. Dal 1978 a Santa Giusta nel mese di agosto si ripete la tradizione con la Regata de is Fassois, una manifestazione popolare che si svolge nelle sponde della laguna, la quale oltre ad arricchire di elementi storici e culturali l’ambiente lagunare assume un alto valore di qualità ed esalta le doti di abilità e di antagonismo dei gareggianti detti regatanti. Visite guidate a cura di: Scuola Secondaria dell’Istituto Scolastico Comprensivo di Santa Giusta Soc. Coop. ALEA Ricerca & Ambiente Cooperativa pescatori di Santa Giusta Sabato 19 ore 16:00 - 19:30 Domenica 20 ore 10:00 - 13:00; 16:00 - 19:30

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LEGENDA 1 - Basilica di Santa Giusta 2 - Chiesa di Santa Severa 3 - Ponte Romano 4 - Opera Salvatore Garau "L'Anguilla di Marte" 5 - Porticciolo dei pescatori 6 - Casa dei mestieri e tradizioni 7 - Mostra storico fotografica "Salis 'n Salis"

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Ponte Romano

Othoca si estendeva su un tozzo promontorio proiettato sulla laguna che in quel tempo doveva presentarsi come un vasto e profondo golfo completamente navigabile. Il bacino portuale interno era ricavato nell’ansa N/E dello specchio d’acqua, come rivelato dai fondali che hanno restituito numerose anfore commerciali databili tra il 700 a.C. e l’età tardo repubblicana. La fondazione di Othoca è da porsi attorno alla seconda metà dell’VIII sec. a.C., secondo quanto emerso dagli scavi condotti negli anni ‘90 del Novecento sull’altura della cattedrale di Santa Giusta, dove aveva sede l’abitato. Le ricerche nella cripta e nel settore S del sagrato della chiesa hanno infatti restituito importanti dati sulla facies arcaica dell’insediamento, che risulta sovrapposto alle strutture di un centro nuragico del Bronzo recente e della prima Età del ferro. Gli scavi misero in luce una cinta muraria a duplice paramento, spessa m 2,70, che fu attribuita al VII-VI sec. a.C. (non tutti condividono questa datazione e la portano al IV sec. a.C., come le altre cinte murarie puniche della Sardegna). Il riempimento del fossato esterno della cortina restituì in giacitura secondaria importanti materiali di produzione fenicia della seconda metà dell’VIII sec. a.C. (piatti, urne, coppe carenate, il fondo di un piatto con la raffigurazione di un uccello in stile tardo geometrico) e dei primi decenni del VII sec. a.C. (“tripod bowl” con orlo decorato da banda rossa)., La città di Othoca in età romana era localizzata lungo l’asse viario principale, la strada a Turre Karales, corrispondente più o meno all’attuale Carlo Felice, che si unificava con la via a Tibulas Sulcis proprio all’altezza della città. Un’importante testimonianza relativa alla viabilità antica è costituita dal ponte sul Rio Palmas attualmente visibile all’uscita del paese di Santa Giusta in direzione di Cagliari. Come hanno mostrato gli

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scavi effettuati negli anni Ottanta, la struttura in origine doveva essere costituita da cinque arcate a tutto sesto, con quella centrale a fornice maggiore e quelle laterali, due per lato, di minori dimensioni. Il ponte ha un nucleo realizzato in opera cementizia, vale a dire in pietre cementate con malta di calce, pozzolana e sabbia, foderato all’esterno da paramenti murari in blocchi squadrati (opus quadratum) che mettono in opera blocchi di trachite verde e grigiastra dell’area di Fordongianus. È stato calcolato che in origine l’opera doveva avere una lunghezza di circa 28 m (95 piedi romani), una larghezza di oltre 6m (21 piedi) e un’altezza massima di quasi 4 m (13 piedi). Sulla base della tecnica costruttiva il ponte è stato datato tra la fine dell’età repubblicana romana e la prima età imperiale (I sec. a.C. - I sec. d.C.). Visite guidate a cura di: Scuola Primaria dell’Istituto Scolastico Comprensivo di Santa Giusta. Sabato 19 ore 16.00 - 19.30 Domenica 20 ore 10:00 - 13:00; 16:00 - 19:30

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Chiesa e Necropoli di

Santa Severa La chiesa di Santa Severa, localizzata alla periferia meridionale del paese, è di probabile origine medievale, ma presenta rifacimenti del XVII secolo; è costruita con conci squadrati di arenaria, forse provenienti dalla Penisola del Sinis e in parte recuperati dalle sepolture della necropoli antica, ed elementi lapidei in basalto, messi in opera con malta. La facciata, che i restauri del 1985 hanno privato dell’intonaco, si presenta con copertura a capanna sormontata da un campanile a vela. Il portale è a doppia anta con architrave in arenaria chiara e lunetta di scarico sovrastata da un’apertura ottagonale. All’interno è presente un’unica campata tripartita da archi a tutto sesto con copertura a vela. Nel retro della chiesetta e visibile la piccola sagrestia di fattura moderna (prima metà del XX secolo). Gli ingressi sono tre, il principale si affaccia sul fronte strada, altri due sui fianchi. La chiesa è illuminata dall’apertura ottagonale, sul fronte, e da quattro monofore presenti sule pareti laterali. La chiesa è aperta per la messa domenicale e per i festeggiamenti in onore della Santa che si svolgono l’ultima domenica di settembre. La necropoli fenicio-punica e poi romana si trova affianco alla chiesa e venne scoperta alla metà dell’Ottocento. Si distingue dalle altre aree funerarie sarde per la presenza di almeno due tombe monumentali a camera costruita, l’una individuata nell’Ottocento e non più localizzata, l’altra scoperta nel 1984. Quest’ultima, collocata ad una profondità di oltre 3 m dal piano di calpestio attuale, ha camera di pianta rettangolare, realizzata con grandi blocchi e lastre tagliati nell’arenaria del Sinis. Sulle pareti laterali sono presenti due nicchie quadrate, mentre la copertura, assai particolare, mostra un aggetto progressivo verso l’interno e culmina con quattro lastre poste in orizzontale. All’interno della tomba si conservavano i resti ossei di oltre una decina di incinerati e inumati, tra cui diversi bambini, accompagnati da ricchi corredi ceramici, oggetti d’ornamento e personali; tali materiali dimostrano che la sepoltura, di impianto fenicio, venne utilizzata ininterrottamente per successive deposizioni da età arcaica fino ad età tardopunica e solo episodicamente in età romana. 16

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Nella stessa area gli scavi successivi hanno messo in luce un lembo della necropoli antica caratterizzato da un’alta densità di sepolture. Le tombe di età fenicia (VII-VI secolo a.C.), in numero prevalente, sono per lo più semplici fosse scavate nel terreno alluvionale, di forma ovale o più allungata, con copertura costituita da lastre in arenaria. Di straordinario interesse è stata la scoperta di una tomba monumentale a cassone, databile anch’essa ad età arcaica. La sepoltura, di oltre due metri di lunghezza e di circa 1,50 di profondità, ospitava due inumati, presumibilmente un uomo e una donna adulti, in posizione supina e ancora in parte coperti dai resti della bara lignea. Alla successiva età punica (fine VI sec. a.C.-238 a.C.) si riferiscono solo poche sepolture, forse perché la necropoli si era nel frattempo estesa in un’altra area non individuata. A tale epoca si riferiscono alcune sepolture infantili all’interno di anfore da trasporto opportunamente tagliate per essere utilizzate come piccole bare, e almeno un sarcofago monumentale in arenaria, poi riutilizzato in età imperiale. A breve sarà possibile visitare la necropoli di Santa Severa grazie ad un progetto di musealizzazione e valorizzazione dell’area archeologica. Visite guidate a cura di:

Scuola Secondaria dell’Istituto Scolastico Comprensivo di Santa Giusta Sabato 19 ore 16.00 - 19.30 Domenica 20 ore 10:00 - 13:00; 16:00 - 19:30

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Abitazioni tipiche a Santa Giusta e

Casa dei mestieri tradizionali

Mentre le abitazioni tradizionali del Nord-Sardegna e di montagna venivano realizzate con le pietre reperibili nel territorio circostante, a Santa Giusta, come in tutta la Sardegna Meridionale, il materiale da costruzione più diffuso era il “mattone di argilla crudo” chiamato ladiri o ladrini. Il nome “ladrini” o “ladiri” deriva dal latino “later” che significa “argilla” .Questo materiale veniva già usato intorno al 4.000 a.C. da Caldei ed Egizi. In Sardegna probabilmente fu importato dai Punici, ne abbiamo testimonianza nelle rovine della città di Nora. I mesi ideali per la preparazione di questi mattoni erano quelli caldi (giugno, luglio, agosto) perché il sole li faceva essiccare bene, evitava che si spaccassero o mantenessero umidità, prendendo poi odore di muffa. Le case in terra cruda di Santa Giusta hanno quasi sempre un solo piano, raramente due. Le fondazioni sono costituite da un basamento di circa 60 o 100 cm realizzato con pietre presenti nella zona, si utilizzavano anche ciottoli di fiume legati tra loro da una malta argillosa. Per realizzare il muro i mattoni venivano sistemati uno sull’altro ma sfalsati e collegati tra loro con una malta d’argilla. Le finestre avevano l’architrave generalmente in legno di ginepro e il muro laterale era inclinato verso l’interno per far entrare più luce e aprire meglio le ante. Nelle rare case sopraelevate è presente un solaio intermedio realizzato con legname reperibile nella zona. I tronchi di ginepro distanziati servivano a sostenere il tavolato che costituiva il pavimento del piano superiore. La tipica casa santagiustese generalmente è a piano terra e si affaccia direttamente sulla strada. Le case dei contadini erano grandi e con diversi locali per conservare le derrate alimentari e gli attrezzi agricoli, men-

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tre quelle dei pescatori erano più piccole perché essi potevano utilizzare anche le baracche vicine allo stagno. Il requisito fondamentale di ogni casa, grande o piccola, era il focolare, che era situato al centro della cucina e non aveva la canna fumaria, perciò il fumo usciva dal tetto fatto generalmente di canne e ricoperto di tegole fissate con la calce. Nel cortile, dietro la casa, si trovano diversi ambienti: sa domu ‘e su forru dove c’era il forno e dove si faceva il pane; sa domu de su proccu dove si allevavano uno o due maiali per le necessità della famiglia; sa domu de is puddasa dove venivano allevavate le galline; su magasinu ‘e su inu per il vino; su magasinu ‘e s’ollu per l’olio; su magasinu ‘e su lori chiamata anche sa domu ‘e sa palla per la conservazione dei cereali. La copertura della casa campidanese era formata da tronchi di legno duro disposti a intervalli di circa tre metri e diretti secondo il lato maggiore del locale da coprire, incassati nel muro e inclinati a doppio spiovente. Sopra queste travi era disposta l’incannicciata fatta di canne; infine si ricopriva il tetto con coppi sardi semplicemente poggiati o collegati all’inccannicciata con malta d’argilla e paglia. Tutta l’incannicciata è visibile dall’interno. Per l’intonaco interno ed esterno della casa santagiustese venivano utilizzate tinte dai vivaci colori pastello, si evitava di usare il bianco perché attirava le zanzare che negli anni venti e trenta diffondevano la malaria tra la popolazione di Santa Giusta. Il pavimento in genere era costituito da un semplice battuto di terra, solo le case più ricche avevano pavimenti con mattonelle in cemento decorate o in mattoni rossi. La Casa dei mestieri tradizionali è un’antica casa in ladiri che l’Amministrazione comunale ha ristrutturato di recente con l’obiettivo di adibirla a museo etnografico e laboratorio didattico sugli antichi mestieri. In occasione della manifestazione “Monumenti Aperti” verrà allestita una mostra sull’artigianato locale, la tessitura, i costumi tradizionali e gli attrezzi della pesca e dell’agricoltura. Visite guidate a cura di: Scuola primaria dell’Istituto Scolastico Comprensivo di Santa Giusta e Associazione culturale Arragodusu. Sabato 19 ore 16.00 - 19.30 Domenica 20 ore 10:00 - 13:00; 16:00 - 19:30

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Iniziative speciali Salvatore Garau - Esposizione itinerante delle sue opere. Sabato 19 e domenica 20 maggio l’artista Salvatore Garau esporrà alcune delle sue opere nei siti culturali che fanno parte dell’itinerario di Monumenti Aperti a Santa Giusta. Inoltre, nel corso dell’itinerario sarà possibile ammirare la scultura Anguilla di Marte, situata affianco al comune. L’enorme scultura dell’Anguilla, è un’estrema sintesi della cultura di Santa Giusta. L’opera di forte impatto visivo, in breve tempo è diventata la scultura più popolare della Sardegna (e rinomata altrove). Nata quasi per gioco dalla mente visionaria di Garau, con i suoi 12 metri di altezza svetta elegante nella piazza. Le 6 tonnellate di ferro battuto (lavorate dal fabbro Stefano Piga), non mostrano pesantezza, ma suggeriscono la svelta e sinuosa forma dell’anguilla, quasi fosse pronta a inabissarsi del tutto sotto la terra per raggiungere lo stagno vicino. La scultura è piombata da un altro pianeta per far visita ai suoi cugini più piccoli, e a ricordarci che l’Arte ha il compito (deve avere il coraggio) di stupire e creare dialogo. Altre quattro opere di Ga- “Salvatore Garau, “Ingresso alle mura di rau saranno esposte nelle Cahuachi” 2010, cm 200x150” due chiese e nella nuova ala del comune. Si tratta di una rara occasione di ammirare S’Incontru, grande tela del 1979 ancora del periodo figurativo, mai esposta al pubblico, e di altre tre opere, sempre di grande formato, del recente lavoro dell’artista, già esposte in importanti musei internazionali. Salvatore Garau è nato a Santa Giusta nel 1953. Si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Firenze nel 1974. Tre anni dopo entra a far parte del gruppo rock d’avanguardia Stormy Six. Dall’inizio degli anni ottanta si dedica a tempo pieno alla ricerca visiva. È del 1984 la sua prima personale allo studio Cannaviello di Milano, cui seguiranno un gran numero di mostre, che lo vedranno impegnato in alcune tra le gallerie più note d’Europa. Nel 2003 espone alla Biennale di Venezia e

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nello stesso anno al parlamento europeo di Strasburgo. Nel 2006, in Sardegna, con Ichthys Sacro Stagno allaga tre chiese consacrate, tra cui la Basilica di Santa Giusta, portandovi all’interno l’acqua e i pesci degli stagni circostanti. Nel 2010 espone nel prestigioso Museo Metròpol di Saint-Etienne. Nel 2011 è nuovamente invitato alla Biennale di Venezia. In questi mesi è in corso una personale al Museo Caraffa di Còrdoba in Argentina. Salis ‘N Salis - Mostra storico fotografica della carriera musicale dei Salis. Sabato 19 e domenica 20 maggio gli amici del Club Salis allestiranno una mostra fotografica della carriera musicale dei Salis dagli anni ’60 a oggi presso la Piazza Othoca (dietro il comune). I fratelli Francesco Salis (1946- 2007) e Antonio Salis (1948) nascono a Santa Giusta ed è proprio nel loro paese che compongono gran parte delle loro musiche e canzoni. La musica in Sardegna negli anni ‘60, ‘70 e ‘80 aveva tanti interpreti con stili e suoni caratteristici, ed è proprio in questo contesto che si distinguono e si affermano nel panorama regionale e nazionale i due compositori e strumentisti originali nei suoni, nelle melodie e nell’interpretazione delle proprie composizioni: I Salis ‘n Salis, Francesco (chitarra e voce) e Antonio (voce e basso). In tanti li chiamavano i Beatles della Sardegna o I Beatles cun sa berritta e con le loro piacevoli melodie, i suoni e le voci entusiasmavano e facevano appassionare i giovani al canto e alla musica. Hanno iniziato la carriera di musicisti nei primi anni ‘60 con altre formazioni musicali, ma con il gruppo Salis’n Salis iniziano il loro vero successo nel 1968, componendo e interpretando le canzoni Maribel, Nell’oscurità e Manchi solo tu. Partecipano a trasmissioni televisive e radiofoniche nazionali quali Settevoci condotta da Pippo Baudo e al Cantagiro. Nel 1969 incidono un altro 45 giri di successo Chissà se la luna ha una mamma e nel 1970 arriva il primo LP dal titolo Sa vida ita est” contenente delle canzoni che tuttora vengono riproposte e cantate dai gruppi musicali nelle piazze della Sardegna. Le loro composizioni hanno sonorità piacevolmente orecchiabili e ispiratrici di emozioni, questa loro particolarità sonora viene identificata dai critici musicali e dai giovani sardi con il nome di Santa Giusta Sound. Nell’ anno 1972 organizzano con la collaborazione dei fans del Club Salis il primo grande Festival Pop della Sardegna al quale parteciparono i migliori e innovativi gruppi musicali della Sardegna, che riscosse un enorme successo di pubblico. Si esibiscono in tante piazze e teatri in Ialia, in Svizzera (1972) dove conoscono vari gruppi rock tra i quali i Deep Purple. Nel

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1973 incidono il loro secondo LP Seduto sull’alba a guardare in quadrifonia, che contiene delle canzoni che entusiasmano ed incentivano tanti giovani a comporre canzoni e a suonare uno strumento musicale. Ricordiamo solo alcune composizioni come Festa mancata, Viva lei, Un uomo e Salis Addio quest’ultima raggiunse nel 1974 l’undicesima posizione nella hit parade dei dischi più venduti in Italia, grazie anche alla promozione avuta nelle trasmissioni radiofoniche quali Supersonic e Alto gradimento condotta da R. Arbore e G. Boncompagni. Nel 1975 compongono delle musiche modificando in parte il loro stile musicale con suoni più ricercati, compongono Terra de isparu e fogu, Su passu torrau e tante altre. Nel 1978 propongono un nuovo Long playing Dopo il buio la luce anche questo, nel segno di nuove proposte musicali, contiene inedite sonorità con assoli strumentali di chitarra eseguiti da Francesco ed interpretazioni vocali di Antonio uniche ed inconfondibili nel panorama musicale sardo. Nel 1979 i fratelli Salis insieme all’artista Benito Urgu presentano lo spettacolo teatrale, quasi un musical, dal titolo Su Mammuttone. Nel 1980 compongono numerosi brani tra i quali ricordiamo Rocca ‘e craboi” e Terra de isparu e fogu”. Nel 1984 continuano con successo a incidere le loro composizioni che troviamo nella raccolta discografica intitolata Sacco a pelo. Nel 1989 producono una cassetta musicale contenente brani conosciuti ed inediti come Ninna nanna del vecchio facchino che verrà trasmessa come sigla di una trasmissione televisiva su Canale 5, condotta da Vittorio Sgarbi con la regia di Filippo Martinez. Nel 1988 Francesco e Antonio, con grande piacere, inseriscono nel loro gruppo musicale Massimo Salis, figlio di Francesco. Oggi, in occasione di Monumenti aperti, ricordiamo e festeggiamo con le musiche del passate e del presente dei Salis ‘Salis, Francesco che, purtroppo, non sarà con noi ma con la sua musica, con la sua chitarra, con le sue canzoni, con il suo sguardo sereno e il sorriso amichevole sarà sempre presente e continuerà con successo, a esibirsi nelle piazze e nei teatri della Sardegna richiamando come sempre, gruppi di giovani all’ascolto delle canzoni dei Salis ‘n Salis, cioè della buona musica.

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Gusta il paese Sabato Zia Berta Dolci sardi e pasta fresca Via Giovanni XXIII n. 215, tel 0783 - 358742/ cell. 3285699050 Panificio Piras di Piras Gianbattista Via Giovanni XXIII n. 100, Tel. 0783 - 359107 Panificio Piras di Piras Rita Via Dante n. 64, tel. 0783 - 357269 Panificio La casa del pane di Pibiri Massimiliano Via Garibaldi n. 132, tel. 0783 - 377008 Sabato e domenica Frongia Emilio e Loddo Gianfranco - Bar Via Giovanni XXIII s.n.c., tel. 0783 - 359308 Grillo Loddo Gianfranco - Bar Via Giovanni XXIII n.158, tel. 0783 - 359308 Piras Paola - Bar Via Giovanni XXIII n. 463, tel. 0783 - 350023 Mon Ami Di Marchetto Oriliana - Bar Via Giovanni XXIII n.137, tel. 0783359075 Fedali di Pinna Francesco & C. Snc - Bar Via Giovanni XXIII n. 427, tel. 0783 358866 Congiu Antonio - Bar Piazza Giovanni XXIII n.73, tel. 0783 358385 Ristorante pizzeria Il Brigantino di De Roberto Francesco Loc. Cirras n. 49, tel. 0783 - 351029 Pizzeria Il Fenicottero di Crobu Nicolina Via Padre Serafino Sanna, tel. 0783 - 359207 Pizzeria Zia Berta Via Pauli Tabentis - Zona Artigianale, tel. 0783 - 358742 / cell. 328 - 5699050 Ristorante Aeden di Casula F. c/o Centro Commerciale Mirella, tel. 0783 - 351091 / cell. 320 - 1138264 Ristorante pizzeria Abarossa Via Giovanni XXIII n. 4, tel. 0783 - 357189 / cell. 320 8461949 Ristorante pizzeria da Leonardo e Davide Via Garibaldi n.27, tel. 0783 359567 Pizzeria al Taglio Da Porfirio Via Rockefeller n. 4, tel. 0783 358904 Pizzeria Da Lelle Via Giovanni XXIII n. 463, tel. 0783 357016 Ristorante Pizzeria Incontro di Planargia Giorgio Via G.Garibaldi 68, tel. 0783 352062

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Partecipanti Scuole Scuola Primaria e Scuola Secondaria dell’Istituto Comprensivo di Santa Giusta Consiglio Comunale dei Ragazzi di Santa Giusta Associazioni Associazione Nazionale Città della Terra Cruda Associazione Culturale “Arragodusu” di Santa Giusta Associazione “Salvo D’Acquisto” di Santa Giusta, l’A.I.D.O. Sezione Comunale “Francesca Enna” di Santa Giusta Associazione A.V.I.S. Comunale di Santa Giusta Associazione Culturale “Coro Polifonico Santa Giusta” Associazione Turistica Pro Loco di Santa Giusta Cooperativa Pescatori di Santa Giusta Associazione AIDO - Gruppo comunale “Francesca Enna” di Santa Giusta Club Salis di Santa Giusta Soc. Coop. ALEA Ricerca & Ambiente

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M.I.U.R.

CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA

PROVINCIA DI ORISTANO

Patrimonio culturale

Copertina: Daniele Pani - Referenze fotografiche: Pierluigi DessĂŹ / Confinivisivi - Stampa: Arti grafiche Pisano, Cagliari

Hanno contribuito alla realizzazione della manifestazione

Santa Giusta guida ai monumenti

19/20 maggio 2012

16a edizione

COORDINAMENTO DELLA RETE

monumentiaperti 2012 Codice ISBN 978-88-6469-191-6 COPIA OMAGGIO

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COMUNE DI SANTA GIUSTA


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