Quartu 2012

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Quartu Sant’Elena Monumenti Aperti

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13 Maggio 2012

COMUNE DI QUARTU SANT’ELENA


Gruppo Locale di Coordinamento

Quartu Sant’Elena Comune di Quartu Sant’Elena Sindaco Mauro Contini Assessore a Politiche ambientali, Servizi tecnologici e manutenzione verde pubblico, Servizi cimiteriali, Beni culturali, Protezione civile Fortunato Di Cesare Assessore a Politiche giovanili, Politiche di internazionalizzazione e promozione e valorizzazione turistica Livia Maria Boi Assessore a Marketing territoriale, Agricoltura, Commercio e Artigianato Dino Cocco Assessore a Programmazione, Patrimonio, Affari generali, Personale e Tradizioni popolari Lucio Falqui Assessore a Pubblica istruzione, Sport, Spettacolo, Cultura Antonella Pirastru Servizio Gestione Beni Culturali Andrea Masala, Cinzia Giorda, Stefania Corona Servizio Comunicazione Istituzionale Luchino Corrias Piergiorgio Molinari Soprintendenza B.A.P.S.A.E. e Servizi Educativi del Museo e del Territorio Gabriele Tola Antonia Giulia Maxia Marcella Serreli Associazione Culturale Imago Mundi Fabrizio Frongia Alessandro Piludu Programmazione e Coordinamento Nicoletta Manai

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Quartu Sant’Elena


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n’occasione per riscoprire la nostra storia attraverso il patrimonio artistico e documentale che questa comunità ha saputo salvaguardare nei secoli. Monumenti Aperti giunge a Quartu Sant’Elena alla 7a edizione e si conferma un formidabile veicolo di trasmissione di conoscenze e saperi. Un evento reso possibile grazie alla ricerca e al lavoro di preparazione che coinvolge con largo anticipo l’Amministrazione comunale, il mondo dell’associazionismo e le scuole del territorio, a cui si aggiunge la sensibilità e disponibilità dei proprietari dei siti privati. Un insieme di elementi che amplificano la capacità della manifestazione nelle azioni di promozione e divulgazione delle ricchezze della nostra città. Monumenti Aperti ha la grande qualità di parlare alle nuove generazioni, con il coinvolgimento dei giovani che, grazie a percorsi didattici sviluppati nelle scuole, saranno assieme a volontari e associazioni le guide che animeranno le due giornate di sabato 12 e domenica 13 maggio. La forza di questa manifestazione risiede nella sua capacità di rinnovarsi di anno in anno, svelando nuovi siti e riscoprendo per ognuno di essi la storia e gli aneddoti che il racconto popolare ha saputo tramandare. E, in questo contesto, l’edizione 2012 di Monumenti Aperti assume un carattere veramente unico, grazie alla riapertura al pubblico, dopo diversi anni, di due vere e proprie perle del patrimonio storico quartese: Sa dom’e farra, luogo simbolo della cultura e delle tradizioni popolari del Campidano, e l’ex Monte Granatico, testimone delle origini rurali e agricole della nostra comunità. Siti di particolare pregio a cui si aggiungeranno, tra conferme e novità, i luoghi di culto, i palazzotti liberty, le case campidanesi, vecchi opifici e manufatti bellici. Attraverso Monumenti Aperti si scopre una città inedita, spesso sconosciuta agli stessi quartesi. Un’esperienza dalla quale si esce ogni volta arricchiti e che già nelle scorse edizioni ha richiamato in città migliaia di visitatori e turisti ai quali rinnovo l’invito della nostra comunità a partecipare all’edizione 2012 di Quartu Sant’Elena Monumenti Aperti. Mauro Contini Sindaco di Quartu Sant’Elena

L’

esperienza maturata e accumulata dalle precedenti edizioni di “Monumenti Aperti” ha consegnato in maniera indelebile una piacevolissima sensazione: la popolazione, entusiasta dell’evento, ha praticamente divorato quanto le è stato proposto di visitare, approfondendo la conoscenza di ogni angolo del territorio, monumento, opera d’arte o reperto che fosse. Il visitatore sostanzialmente recepisce e archivia nel proprio patrimonio culturale, anche quelli che sono i segni e le testimonianze del passato che a vario titolo gli appartiene. Queste opportunità ingenerano nella mente del cittadino che osserva, tante riflessioni come il senso di tutela e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, spesso relegati agli ultimi posti nella graduatoria degli interessi correnti. Questi tesori, quasi nascosti perché sconosciuti ai più, risvegliano e stimolano la sensibilità e il desiderio di analizzare le origini, il contesto e i significati pratici della vita contadina così com’era organizzata e vissuta sia dal singolo nucleo familiare sia come contesto comunitario. Oltre allo scontato e puntuale impegno delle associazioni culturali e di volontariato a tutti i livelli, che mettono a disposizione della manifestazione la loro opera e tempo libero, è interessante, piacevole e persino emozionante vedere tanti giovani e scolaresche intere entusiasmarsi e appassionarsi allo studio delle nostre tradizioni civili e religiose, in definitiva allo studio delle nostra storia. Questa curiosità che diventa subito passione è indispensabile per apprezzare i veri valori e i tesori che giornalmente abbiamo l’opportunità di vivere gratuitamente anche se spesso, distratti, non ce ne avvediamo. Fortunato Di Cesare Assessore alle Politiche Ambientali e ai Beni Culturali

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Il Comitato Scientifico Regionale Consiglio Regionale della Sardegna Claudia Lombardo Maria Santucciu Regione Autonoma della Sardegna Assessorato al Turismo Luigi Crisponi Artigianato e Commercio

Assessorato alla Pubblica Istruzione, Sergio Milia Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

Direzione Regionale per i Beni Culturali Maria Assunta Lorrai e Paesaggistici della Sardegna Sandra Violante

M.I.U.R. Ufficio Scolastico Regionale Enrico Tocco per la Sardegna Rosalba Crobu

Comune di Cagliari Massimo Zedda Enrica Puggioni

Provincia di Cagliari Angela Maria Quaquero Ufficio Regionale Francesco Tamponi Beni Culturali Ecclesiastici UPI Sardegna Francesco Putzu

ANCI Sardegna Cristiano Erriu Umberto Oppus Università degli Studi di Cagliari Giovanni Melis Università degli Studi di Sassari Attilio Mastino Pinuccia Simbula Imago Mundi Associazione Culturale Fabrizio Frongia Armando Serri onsorzio CAMU’ Centri d’Arte e Musei Francesca Spissu C Giuseppe Murru Società Cooperativa Sociale Il Ghetto Alessandro Piludu Nicoletta Manai

Confesercenti Regione Sardegna Marco Sulis Confcommercio Sardegna Gavino Sini

Agenzia Nazionale Gianpiero Liori Sviluppo Autonomia Scolastica

Sardegna Solidale Roberto Copparoni Centro Servizi per il volontariato

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T

urismo, identità e cultura, una combinazione ideale per una terra depositaria di tradizioni millenarie. Oltre che da spiagge bianche e mare cristallino, i viaggiatori sono sempre più attratti da manifestazioni e itinerari culturali e da località d’arte della Sardegna. Una recente indagine conferma il trend, nel primo semestre 2011 nell’Isola è cresciuta del 20% la frequentazione di luoghi di interesse storico - artistico, un dato con pochi confronti in Italia. Fra le motivazioni alla vacanza, spiccano le visite al patrimonio artistico e monumentale: ‘uno scrigno di tesori’ composto in Sardegna da antichi palazzi e castelli, basiliche e musei, parchi minerari e archeologici, e disseminato sull’intero territorio. Un patrimonio da preservare innanzitutto, poi da riscoprire per i sardi e, nel contempo, da condividere con i visitatori con l’accoglienza della quale l’Isola è capace. Da condividere con itinerari culturali, come appunto Monumenti aperti, evento che suscita suggestioni ed emozioni uniche. La domanda turistica è orientata alla ‘memoria’ e alla cultura, perciò la Regione Sardegna promuove l’architettura storico - artistica, simbolo di identità, così da assecondare anche il profilo moderno dei nostri visitatori, culturalmente preparati, rispettosi e desiderosi, oltre che di ‘vivere’ l’unicità di paesaggi incantevoli, anche di conoscere beni culturali e manifestazioni tradizionali. Luigi Crisponi Assessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio

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nno dopo anno, Monumenti Aperti rappresenta un momento importante che va oltre la semplice manifestazione culturale. È la condivisione della conoscenza del nostro patrimonio di cultura, di memoria e di storia condivisa. È la consapevolezza che i beni culturali rappresentano veramente noi stessi, la nostra espressione artistica e creativa, interprete dell’epoca che li ha visti nascere. È la testimonianza di quanto la cultura non sia un bene privato, ma collettivo, che aspetta di essere riscoperto, esposto, valorizzato, divulgato, fruito. Con Monumenti Aperti si vive un momento popolare e di festa dove un pubblico sempre più attento e consapevole delle potenzialità del nostro patrimonio artistico-architettonico, diventa protagonista della storia della nostra Isola. La promozione del nostro grande patrimonio culturale si è trasformata nel corso degli anni, proprio grazie a questa manifestazione, in un momento festoso e popolare che raduna giovani e meno giovani, studiosi della materia e semplici curiosi, studenti e volontari culturali. Tutti ugualmente coinvolti in un’attesa opportunità di arricchimento storico e culturale dove il nostro passato e il nostro presente si fondono per dare a tutti la consapevolezza che dobbiamo tramandarlo gelosamente, nel migliore dei modi, alle generazioni future. Sergio Milia Assessore regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport monumentiaperti

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Informazioni Utili INAUGURAZIONE sabato 12 maggio ore 11.00 Sa Dom’e farra via Eligio Porcu, 143. I Monumenti saranno visitabili gratuitamente il pomeriggio di sabato 12 dalle ore 16.00 alle ore 20.00 e la domenica 13 dalle ore 9.00 alle ore 13.30 e dalle ore 15.30 alle ore 20.30. L’orario di apertura di alcuni monumenti potrebbe non coincidere con quello della manifestazione come da segnalazione sulla scheda del sito. Nelle chiese le visite guidate verranno sospese durante le funzioni religiose. Per il trasporto disabili con pedana idraulica per il sollevamento delle carrozzine é possibile prenotare al numero 070.827203. Il servizio é offerto dall’Associazione di volontariato Delta 2000 ONLUS.

Gusta la città I ristoranti quartesi in collaborazione con l’Associazione Botteghe in Piazza Coldiretti Cagliari aderiscono alla manifestazione Quartu Sant’Elena Monumenti Aperti proponendo, nelle giornate di sabato 12 e domenica 13 maggio, piatti o menu a Km zero realizzati a base di ingredienti freschi e genuini. Nei singoli siti del circuito di Monumenti Aperti troverete un pieghevole con l’elenco completo dei ristoranti aderenti e dei loro menu per poter fare la vostra scelta... e buon appetito! Domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.00 nella piazza degli Aranci, (a fianco al Palazzo comunale) si terrà il mercato di Campagna Amica in collaborazione con la Coldiretti Cagliari. Monumenti Aperti in internet www.monumentiaperti.com www.comune.quartusantelena.ca.it

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Iniziative speciali Itinerario In Bike Percorso guidato in bicicletta e in risciò per dieci persone alla volta (5 in bicicletta + 3 adulti e 2 bambini in risciò). Si parte da via Dante 70, presso l’Antico Macello, sabato e domenica alle ore 16.00 con arrivo nello stesso punto alle ore 17.50; si riparte alle ore 18.00 con arrivo alle ore 19.50. Tappe: - Antico Macello, via Dante 68 - Chiesa Ortodossa, via Cagliari 86 - 88 - Chiesa di Sant’Agata, piazza Azuni - Sa Dom’e farra, via Eligio Porcu 143 - Cenacolo dell’Addolorata Claustrale, via Eligio Porcu 184 - Palazzotto Denotti Angioni, già Xaxa, via R. Margherita 16 - Chiesa di San Benedetto, via Marconi (rientro per via Sicilia, svolta in via E. D’Arborea fino a via Dante) Il servizio è offerto da InBike di Piero Espis. inbike@inbike.eu Cell. 347 6782516 per eventuali richieste informative. Per il noleggio è necessario esibire un documento di identità.

Tradizioni e musica a Casa Denotti via Leopardi, 8

Sabato dalle ore 16.00 alle ore 20.00 e domenica dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e dalle ore 16.00 alle ore 19.00 Carretti della tradizione, mostra dei più tradizionali carretti in legno realizzati a mano dall’artista quartese Marcello Denotti e riprodotti fedelmente secondo le più antiche tradizioni e usanze sarde nei momenti di festa e di culto. I modellini rappresentano i più antichi e significativi mezzi di trasporto trainati da buoi o da cavalli che venivano utilizzati come strumento da lavoro e addobbati in occasione delle feste e delle sagre. Tra questi si possono ammirare carri a buoi, tracche di Sant’Efisio e di San Giovanni, calessi e carri agricoli. Per accompagnare la visita alla bella esposizione la famiglia Denotti in stretta collaborazione con l’Associazione Culturale Socio - educativa Janas Onlus offrirà alcuni momenti di intrattenimento a carattere socio – culturale e musicale secondo il seguente programma: - sabato ore 17.00: Intrattenimento musicale con la fisarmonica del duo Mario & Lory; - sabato e domenica: suoni tradizionali (organetto), a cura di Federico Longoni;

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- domenica: creazione di addobbi floreali utilizzati in occasione di feste religiose e tradizionali del nostro territorio, dimostrazione a cura di Elena Corda. - domenica alle ore 10.30: esecuzione di alcuni brani di repertorio classico e moderno a cura della classe di clarinetto e pianoforte I B ad indirizzo musicale della Scuola Secondaria di I grado n. 5 “Lao Silesu”, prof.sse Rita Lisci (clarinetto), Daniela Scudu (pianoforte), con la collaborazione della prof.ssa Francesca Piroddi (pianoforte); - domenica alle ore 11.30: alcuni brani di musica sarda campidanese composti dalla cantautrice quartese Rita Farci, accompagnata alla fisarmonica da Doriana Denotti e alla chitarra da Francesco Cardia; - domenica alle ore 17.00: intrattenimento musicale con Fabrizio, Doriana e Nicola Durzu, accompagnati dall’organetto di Fderico Longoni.

Sa mata de s’olia: Gusto, tradizione e sincerità a

Casa Leppori, via Roma 88 Sarà come tornare indietro nel tempo quando le nostre nonne si rimboccavano le maniche e creavano le pietanze più genuine… vi aspettiamo sabato e domenica per conoscere la storia di una casa e di una donna che ha fatto del sacrificio e del lavoro la propria ragione di vita. L’occasione è quella giusta se gradite respirare i profumi provenienti dalla cucina di sig.ra Antonina arricchita da Su coccoi de sa sposa, esposizione de su pani de sa sposa, a cura di Augusto Marini. Sabato alle ore 17.00: preparazione, esecuzione e decorazione de is candelaus sbuidus e prenus, a cura di Antonina Leppori, Lucia Angioni e Luisa Contu. Sabato e Domenica alle ore 10.00: dimostrazione della lavorazione de su coccoi e de su modditzosu a cura di Anna Rita Fadda, Bonaria Ghironi, Marianna Leppori, Anna Maria Montixi, Patrizia Puggioni; Esposizione di manufatti artigianali creativi della tradizione sarda realizzati da Stefania Cogoni. alle ore 11.00: realizzazione de is malloreddus e freula sarda, a cura di Dorotea Portas, Patrizia e Michele Puggioni; Tutta la giornata di domenica sarà arricchita dalla presenza dei suggestivi costumi dell’Associazione Culturale Folk “Froris de Beranu” che gentilmente si è prestata a dare un tocco di tradizione in più in una cornice già d’altri tempi; Da Davide, via Sicilia angolo via Marconi Arte e aspetti di vita e costume della nostra terra, mostra di pittura ospitata al Bar Davide in via Sicilia, a cura di Giuseppina Deiana. Sarà possibile visitare anche una collezione di foto d’epoca, calendari e immagini dedicate allo sport quartese e sardo.

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Monumenti in Mostra Antico Macello

Workflow, INSTALLAZIONE a cura di Saletta Team. Su invito, artisti cagliaritani e non, hanno realizzato un disegno sulle basi di modelli di origami raffiguranti un animale, stampato in esemplari firmati e numerati. Saletta Team è un laboratorio di stampa e grafica artistica diretto da 5 giovani artisti. Tramite corsi e laboratori, viene offerta ad artisti e non, la possibilità di avvicinarsi al mondo della grafica e dell’arte, in particolare il settore stampa ed editoria. www.salettateam.com. La mostra sarà visitabile fino al 17 maggio.

Caposaldo XVIII “Castroreale”

Esposizione di documenti e fotografie relativa al periodo storico 1940-43 in Quartu Sant’Elena, a cura dell’Associazione “Progetto Quartu ‘900” e di A.S.S. Fort. Sardegna.

Cappella e Asilo “G. B. Dessì Dedoni”

Mostra fotografica e documentaria sulla storia dell’Asilo “G. B. Dessì Dedoni”, curata dalla prof.ssa Maria Grazia Pau. La mostra è gentilmente concessa dal Presidente della Fondazione Mons. Pietro Meledina.

Casa Su Idanu

Esposizione di abiti di pregio risalenti al tardo ‘800 e primo ‘900, arricchita da una proiezione di foto di Quartu antica, a cura dell’Associazione Folk - Culturale “Su Idanu”.

Cenacolo dell’Addolorata Claustrale

Itinerario storico-iconografico sulla Vergine Addolorata, a cura del prof. M. Delle Fratte. I Laboratori della ricerca storica e dell’informatica dei Centri Anziani presentano: proiezioni dal computer a ciclo continuo. Racconto per immagini del sito completa di didascalie e commento musicale. I Laboratori della Creatività dei Centri Sociali Anziani di Quartu presentano Pittura su lastra di soggetti sacri realizzati “in diretta” dalle signore Federica Caria, Maria Carta, Lucia Cocco, Raimonda Contini, Gianna Masia, Maria Piras e Veronica Ragazzu.

Chiesa di Sant’Efisio

Solo domenica negli orari della manifestazione Saletta Team+Amazing*Us Outdoor Market@Monumenti Aperti presenta il Mercatino di giovani creativi. Amazing*Us è un collettivo votato alla creatività e alle contaminazioni che si occupa di organizzare mercatini, esposizioni d’arte, laboratori in un flusso continuo di ispirazioni e idee che da voce all’onda creativa dell’handmade oggigiorno più alta che mai.

Chiesa ortodossa s. giuda taddeo apostolo Sabato e domenica negli orari della manifestazione Mostra di icone sacre e dimostrazione di pittura bizantina.

Convento Cappuccino di San Francesco

Attività produttive del passato quartese, mostra di fotografie sui siti e sulle attività professionali quartesi nella prima metà monumentiaperti

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del Novecento. Le immagini sono state raccolte grazie al gentile contributo di professionisti e privati. Arte, Culto e Natura, mostra fotografica a cura degli allievi della III B Accademia, Jessica Angioni, Francesca Murru, Nicholas Saba e Giorgia Zuddas, prof.ssa Marina Cuccus.

Ex Monte Granatico

Il grano, il fascio, la falce…. Il Monte granatico: scorci di vita quartese tra Ottocento e Novecento mostra documentaria, curata dalla Cooperativa Agorà Sardegna che gestisce l’Archivio Storico Comunale. Il lavoro intende ricostruire la storia dell’edificio, che è stato testimone delle vicende economiche, sociali e politiche dell’importante centro agricolo del Campidano e che è stato recentemente restaurato per essere reso alla cittadinanza.

Museo Etnografico delle arti e delle tradizioni popolari

“Un sogno diventato realtà”. Mostra sulla storia del Museo “Sa Dom’e Farra” e del suo fondatore Cav. Giovanni Battista Musiu attraverso immagini e documenti, a cura del Cavaliere (Fondazione “G. B. Musiu”) e dell’antropologa Elisa Piano.

Palazzo Scalas

Mostra Perdersi dentro un gioco e ritrovarsi in un’opera d’arte - percorsi d’arte sociale. Idea, progetto e coordinamento della responsabile dei progetti d’arte Annalisa Cazzorla e realizzato dai genitori e i bambini della scuola dell’infanzia dai 3 ai 5 anni.

Palazzotto Denotti Angioni, già Xaxa

Is maistas de pannu in su Noixentus, esposizione di capi d’abbigliamento degli “ateliers” di alcune sarte quartesi del Novecento, a cura di Marinella Carta, Maria Grazia Monni, Letizia Porta, Valentina Pulina e Milvia Serra. Sa maista manna: Peppinedda Ruggeri con Giovanna Monni, Giuliana Sarritzu, Benvenuto Solla e Marisa Schirru.

Sa Dom’e farra, Sabato ore 16.00 - 20.00 Memorie e tradizione di un monumento Lezione di copia ed interpretazione dal vero con varie tecniche pittoriche, a cura dell’Associazione Artemisia Scuola d’arte privata. Su strexu de fenu, corredo della cucina tradizionale campidanese. Oggetti esposti periodo Anni ‘40. Proprietà Famiglia Leandro Isola, Quartu. Sa Dom’e farra puoi vedere se ci segui con piacere. Tradizioni popolari giochi fuori con gli scolari. “Uno, due, tre stella torna indietro!” dice Lella. Giochi e giocattoli di altri tempi. Mostra dei giocattoli di una volta e rappresentazione dei giochi del passato. Sa Dom’e Farra…com’era, mostra fotografica a cura di Giovanni Battista Musiu ed Elisa Piano in collaborazione con la Scuola Secondaria di I Grado n. 5 “Lao Silesu”.

Su Forti

Storia per immagini e musica del Fortino a cura dei Laboratori della ricerca storica e dell’informatica dei Centri Sociali Anziani. Ricerca storica e iconografica a cura del prof. Massimo Delle Fratte. 10

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Monumenti in Musica & Spettacoli SABATO Convento Cappuccino di San Francesco

ore 16.30 Associazione Incontri Musicali e Scuola Civica di Musica “L. Rachel” presentano: Concerto degli allievi della Scuola.

Parco Naturale Regionale Molentargius Saline, ore 17.00 e ore 19.00

Arti Marziali di scena al Parco di Molentargius. L’Accademia Difesa Personale Sardegna, guidata dal Maestro Francesco Pandolfi, con i suoi allievi (bambini e adulti) darà vita ad un’esibizione del kung fu tradizionale mettendo in luce tanti aspetti di questa spettacolare disciplina: dalle forme tradizionali ai combattimenti, dall’uso delle armi tradizionali alla difesa personale, dalla parte acrobatica ai calci volanti. Per gli appassionati e i curiosi delle arti orientali è un’occasione da non perdere in una cornice in cui si incontrano arte e natura. Punto di accoglienza area verde di Quartu Sant’Elena, via Don Giordi.

Palazzotto Denotti Angioni, già Xaxa

ore 17.30 Voci e tradizione in musica, concerto corale a cura dell’Associazione Musicale “Polifonica Quartese” diretta dal Maestro Adriano Atzori.

Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino, ore 18.00 KAREL, reading di poesie e canzoni di Susy Monni Ibba e Sergio Murru.

Museo Etnografico delle arti e delle tradizioni popolari, ore 18.00

Dall’alba alla notte. Recital con poesie di Manzoni, Leopardi, Rilke, Montale, Quasimodo.a cura del Centro “Il Teatro dell’anima” Regia: Elisa Piano. Interpreti: Elisa Piano, Arlen Aquino, Davide Atzori, Maria Lucia Pisano, Maria Rita Piras, Martina Sannais, Rita Pinna, Simona Hrobat e Stefania Lai. Alla chitarra: Armando Lecca.

Su Forti, ore 18.00 Canti Ave Maria voce solista Eleonora Lusso, O, Maria Graziosa voce solista Lucia Cocco. Cappella e Asilo “G. B. Dessì Dedoni”, ore 18.30

In nome della madre, di Erri De Luca, reading di Anna Brotzu (voce) e di Roberto Vanali (chitarra e voce).

Sa Dom’e farra, ore 19.00 Associazione Incontri Musicali e Scuola Civica di Musica “L. Rachel” presentano Concerto di musica da camera: pianoforte (Francesca Piroddi) clarinetto (Simone Floris). monumentiaperti

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Convento Cappuccino di San Francesco

ore 19.30 La Compagnia Teatro Olata presenta Inferru (L’Inferno) di Dante Alighieri traduzione in sardo campidanese di Sarbadori Vargiu con Rosalba Arriu, Dino Pinna, Giorgio Pinna, Franco Siddi. Musiche Frantziscu Medda. Regia di Francesca Falchi.

Chiesa di Sant’Efisio, ore 20.00 Associazione Incontri Musicali e Scuola Civica di Musica “L. Rachel” presentano Concerto di musica da camera. Basilica di Sant’Elena, ore 20.30 L’Associazione Musicale “Polifonica Quartese” presenta il coro Canti di Primavera, dirige il Maestro Adriano Atzori. DOMENICA Chiesa di Santa Maria di Cepola, dalle ore

9.30 alle ore 19.00 Rievocazione del periodo medievale con ambientazione, scene di vita, combattimenti e balli, a cura di Memoriae Milites.

Cenacolo dell’Addolorata Claustrale

dalle ore 10.00 Concerto di musica strumentale sacra: L’Ave Maria a cura del solista Marco Podda e la sua fisarmonica.

Palazzotto Denotti Angioni, già Xaxa, ore 11.00 Concerto del corso B ad indirizzo musicale della Scuola Secondaria di I Grado n. 4 “ A. Rosas” con i docenti di musica: proff. Paola Abis, Giuliana Congiu, Elisabetta Merlino, Daniela Montis e Riccardo Pintus. Parco Naturale Regionale Molentargius Saline, ore 11.00 e ore 13.00

Arti Marziali di scena al Parco di Molentargius. Punto di accoglienza area verde di Quartu Sant’Elena, via Don Giordi.

Chiesa di Sant’Efisio, ore 11.30 Sacre Armonie, concerto di musica sacra a cura del Gruppo Vocale Cantigos diretto dal Maestro Barbara Mostallino e Gruppo Vocale “Nostra Signora di Monserrato” di Burcei diretto dal Maestro Francesco Marceddu. Sa Dom’e farra, ore 12.00 Associazione “Incontri Musicali” e Scuola Civica di Musica “L. Rachel” presentano Concerto per pianoforte (pianista Claudio Mosca). Chiesa di Sant’Agata, ore 12.30 Associazione Incontri Musicali e Scuola Civica di Musica “L. Rachel” presentano Harp Ensemble, insieme d’arpe della classe di Tiziana Loi. Cenacolo dell’Addolorata Claustrale

dalle ore 16.00 Recital di poesia a cura del Laboratorio di Lettura espressiva

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dei Centri Sociali Anziani. A Maria Addolorata dalla raccolta Poesie di Anna Mallus; Preghiera alla Vergine dalla Divina Commedia di Dante Alighieri; Oh Vergine Santa dal Giornale dell’anima di Papa Giovanni XXIII. Voci di Anna Mallus, Marina Cabras, Marina Carta, Veronica Ragazzu, Luisa Moro.

Su Forti, ore 17.00 “Non Potho Reposare” Spettacolo di danza e musica con Arianna Podda a cura dei Centri Sociali Anziani. Palazzo Orrù, ore 18.00 Esecuzione di brani di musica tradizionale dei popoli dell’altipiano andino, a cura del Gruppo musicale Machapu. Sa Dom’e farra, ore 18.00 Esibizione folk di balli tradizionali quartesi, a cura del Gruppo Folk “Sa Dom’e Farra di Musiu”. Convento Cappuccino di San Francesco

ore 19.00 La rosa che io canto, recital con poesie di Conan Doyle, Ronsard, Borges, Hesse, Saramago. Regia: Elisa Piano. Interpreti: Elisa Piano, Arlen Aquino, Davide Atzori, Maria Lucia Pisano, Maria Rita Piras, Martina Sannais, Rita Pinna, Simona Hrobat e Stefania Lai. Alla chitarra: Armando Lecca.

Basilica di Sant’Elena, ore 20.30 Associazione Incontri Musicali, Associazione Musicale Coro Collegium Karalitanum e Scuola Civica di Musica “L. Rachel” presentano O vos omnes Concerto polifonico. Organista Fabrizio Marchionni, Coro Collegium Karalitanum, direttore Giacomo Medas.

Incontri di Monumenti Aperti SABATO Cantina di casa Fois, sabato e domenica negli

orari della manifestazione Il vino, il grano, la casa, giochi d’altri tempi, approfondimenti e degustazioni offerti dal Gruppo Scout Agesci Quartu I “Kelly” e dalla famiglia Fois.

Palazzo Orrù, ore 17.00 Cerimonia in ricordo del professor Tito Orrù, a cura di Arcoiris onlus Associazione Femminile Multietnica. Su Forti, ore 17.00 Le Beatitudini ed altri insegnamenti dal Vangelo di Luca. Lettura espressiva di Enrica Boy a cura del Laboratorio della lettura dei Centri Sociali Anziani.

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Antico Macello, ore 17.30

La Preistoria del Golfo di Cagliari, conferenza e presentazione dell’opera. L’autore, Prof. Enrico Atzeni - Università di Lettere di Cagliari, farà un excursus sugli scavi realizzati nel golfo di Cagliari con particolare riferimento al Nuraghe Diana. Seguirà un intervento dell’archeologa Patrizia Zuncheddu, corredato dalla proiezione di immagini realizzate in collaborazione con la Guardia di Finanza.

Chiesa di San Pietro di Ponte, ore 17.30 Cenni storici sulle origini della chiesetta di San Pietro di Ponte e sulle sepolture nel cimitero di Quartu, a cura del prof. Carlo Pillai, docente del corso di Storia delle Tradizioni Sarde presso l’Università dell Terza Età di Quartu Sant’Elena. DOMENICA Chiesa di San Benedetto, negli orari della ma-

nifestazione Riviviamo la chiesa di San Benedetto, letture a cura dell’Università della Terza Età.

Convento Cappuccino di San Francesco

ore 10.45 Attività produttive del passato quartese, convegno-mostra per ricordare e riconoscere il lavoro, i sacrifici e le passioni di un tempo, a cura dei proff. Aldo Cinus e Carlo Pillai.

Su Forti, ore 11.00 La Parabola del cieco dal Vangelo di Luca. Lettura espressiva di Marina Cabras a cura del Laboratorio della lettura dei Centri Sociali Anziani. Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino, ore 17.00 S’obreri Giuanni Orrù, de una famillia de botajus, at a contai bellas cosas de sa crésia de su Bonu Caminu, approfondimento curato da Gianni Orrù.

Palazzo Orrù, ore 17.00 Degustazione del “The Multietnico” offerto da Arcoiris Onlus Associazione Femminile Multietnica. Chiesa di Sant’Efisio, ore 17.30 Salvador e Maria Piras: la chiesa dei Santi Efisio e Sebastiano a Quartu, intervento con la partecipazione straordinaria della storica dell’arte Ida Farci, presidente onorario dell’Università della Terza Età di Quartu Sant’Elena.

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Quartu Sant’Elena


Monumenti ai bambini Parco Naturale Regionale Molentargius Saline, sabato e domenica negli orari della manife-

stazione Attività e giochi per bambini e ragazzi con gli Scaut Raider di Quartu Sant’Elena. Punto di accoglienza area verde di Quartu Sant’Elena, via Don Giordi.

Ex Cartiera Perra, sabato ore 15.30 e ore 16.30; Domenica ore 10.00 e ore 11.00; ore 15.30 e ore 16.30 Laboratorio per la produzione di carta riciclata a cura dell’Associazione CONTEAS rivolto a bambini dai 6 anni in su. (max 10 partecipanti per volta). Prenotazioni cell.348 6041597.

Chiesa di Sant’Andrea, sabato dalle ore 17.00 alle ore 20.00 Attività e giochi, a cura degli Scaut Raider Sezione Flumini. Antico Macello, domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.30 Uno, due, tre….Scienza, laboratori di scienze all’aperto, a cura degli allievi delle classi II A, II B e II D della sede di via Is Pardinas con le prof.sse Angela Costa, Adriana Pani e Cristina Mantega e della classe I G di via Tiziano con la prof.ssa Stefania Maxia. Parco Naturale Regionale Molentargius Saline, domenica ore 10.00-12.00

Scopriamo la natura, laboratorio di sensibilizzazione e creatività (max 20 partecipanti) rivolto ai bambini dai 4 ai 6 anni. Io, l'ambiente e gli altri, letture e giochi di sensibilizzazione e creatività (max 20 partecipanti) rivolto ai bambini dai 7 ai 10 anni realizzati dalle Associazioni “Punti di Vista” e “In vento”. Area Verde di Quartu Sant’Elena, via Don Giordi. Circolo Ippico Molentargius, strada comunale Sa Cora, sabato e domenica negli orari della manifestazione, organizza per tutti i bambini la visita alla scuderia e il battesimo del pony.

Visite speciali Caposaldo XVIII “Castroreale”, sabato e do-

menica negli orari della manifestazione Una delle postazioni del caposaldo sarà allestita con un diorama con dotazioni del periodo, compresi armamenti inertizzati o simulacri degli stessi, illustrati da guide in uniforme storica del periodo con la collaborazione delle Associazioni “Progetto Quartu '900” ed A.S.S.Fort. Sardegna.

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Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino, sabato ore 16.00 - 20.00

Visita guidata in lingua sarda di Laura Ibba da Sa cresiedda de Santa Maria a cura di V. Pulina e M. Serra, tratto da Passilladas cuartesas in Làcanas n. 53, rivista bilingue delle Identità, Domus de Janas editore.

Chiesa di Sant’Agata e Convento Cappuccino di San Francesco, sabato ore 16.00 - 20.00

Nel “segno” della cultura, visita guidata con traduzione nella lingua dei segni italiana (LIS). Sabato e domenica negli orari della manifestazione Visite guidate in lingua inglese, francese e tedesco a cura del Liceo Classico, Linguistico e delle Scienze Umane “Bacchisio Raimondo Motzo” - Quartu Sant’Elena.

Chiesa di Santa Maria di Cepola, sabato ore 18.00 Visita guidata in lingua sarda di Alessandra Agus da Passillada in su tesoru de Cuartu Cépola, a cura di V. Pulina e M. Serra, tratto da Làcanas n. 45, rivista bilingue delle Identità, Domus de Janas editore. Domenica ore 18.00, da Piazza Santa Maria, Passillada in su tesoru de Cuartu Cépola. Visita guidata itinerante in lingua sarda con Alessandra Agus, tratto da Làcanas, rivista bilingue delle Identità, Domus de Janas editore, n. 45. Testi e consulenza linguistica di V. Pulina e M. Serra. Parco Naturale Regionale Molentargius Saline, sabato ore 15.00 e ore 16.00

Visita guidata in battello, partenza dall’Idrovora del Rollone (max 10 persone ogni ora).

Sabato ore 16.00-19.00 e domenica ore 9.30-13.30 e 16.00-19.00 escursioni naturalistiche con partenza da viale Colombo (presso distributore benzina vicino alle saline), percorso Perdalonga (con annessa visita al capanno di avvistamento), area verde di Quartu Sant’Elena (via Don Giordi), ritorno in viale Colombo. La visita dura circa un’ora per un max di 20 partecipanti. Partenze sabato ore 16.00, 17.00, 18.00 e domenica 9.30, 10.30, 11.30, 12.30 e 16.00, 17.00, 18.00. Domenica dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.30 alle ore 19.00 sarà possibile noleggiare gratuitamente le biciclette messe a disposizione da Easy Travel Services. Prenotazione in loco. Per il noleggio è necessario esibire un documento di identità. Domenica dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.30 alle ore 19.00, noleggio gratuito di biciclette messe gentilmente a disposizione da Easy Travel Services. Prenotazione in loco. Per il noleggio è necessario esibire un documento di identità. Punto di accoglienza area verde di Quartu Sant’Elena, via Don Giordi. Domenica dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.00

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Quartu Sant’Elena


alle ore 18.00, passeggiata in carrozza lungo le strade del Parco. Il servizio è a cura di Carrozze & Carrozze di Elisabetta Cannas. Prenotazione in loco. Punto di accoglienza area verde di Quartu Sant’Elena, via Don Giordi. Domenica ore 15.00 e ore 16.00, visita guidata in battello, partenza dall’Idrovora del Rollone (max 10 persone ogni ora).

Quartu Bandiera Blu 2012 Anche per il 2012 è stato confermato il prestigioso riconoscimento della Bandiera Blu: eco - label volontario assegnato dalla Foundation for Environmental Education (FEE) alle località turistiche balneari che rispettano criteri relativi alla gestione sostenibile del territorio (qualità delle acque di balneazione, gestione ambientale, servizi e sicurezza delle spiagge, raccolta differenziata dei rifiuti, ecc. La Spiaggia del Poetto del Comune di Quartu Sant’Elena ne era già stata insignita nel 2011.

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Antico Macello

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Via Dante, 68

Sorto in periferia (“fuori popolato”) lungo la strada comunale per Quartucciu (oggi via Dante), in una vigna del cav. O. Melis, l’edificio funzionò come mattatoio dal 1901 al 1968. Fu progettato dall’ing. A.F. Loi, a cui il Comune aveva affidato l’incarico fin dal 1889. Il tristemente famoso nubifragio abbattutosi su Quartu nell’ottobre di quell’anno, ne rimandò l’attuazione e portò alla riduzione della somma stanziata per il progetto (da lire 27.000 a 18.000) e alla conseguente limitazione sia dell’area da edificare (solo 1854 mq dei 4.000 iniziali) che delle ornamentazioni previste. Solo alcuni elementi in stile gotico (finestre con arco a sesto acuto, arcate ogivali) arricchirono l’edificio, che nella sua semplicità risultò però elegante e, soprattutto, funzionale e rispondente alle prescrizioni igieniche dell’epoca. La struttura si sviluppa simmetricamente rispetto ad un asse centrale e presenta nella facciata il cancello di ingresso, in ferro battuto, affiancato a sinistra dalle finestre del locale riservato al custode e, a destra, da quelle degli uffici della dogana e dell’ufficiale sanitario. All’estremità del prospetto due grandi cancelli, che permettevano l’accesso dei carri all’interno del mattatoio. Prospicienti all’entrata due ambienti comunicanti, l’uno adibito a corte per i bovini e l’altro a sala di macellazione. Quest’ultima era ornata da un cornicione lungo tutto il suo perimetro e presentava 6 porte, chiuse da persiane per tenere l’ambiente fresco e non far alterare le carni. Nel piazzale, in origine a selciato, vi era un pozzo e, lungo le mura, su entrambi i lati, corti e tettoie per la sosta del bestiame. In fondo, di fronte alla sala di macellazione vi è la pelandra, dove venivano conciate le pelli. L’edificio è tra i più significativi dal punto di vista artistico-funzionale: presenta in facciata 4 arcate ogivali, sorrette da pilastrini in mattoni a vista e ornate superiormente da conci a ventaglio. Una quinta arcata sul lato destro era destinata all’ingresso delle bestie. Lo sviluppo edilizio ha trasformato in centro il “fuori popolato” di un tempo e ha reso igienicamente inadeguata la struttura, che nel 1973 è stata adattata a Cantiere Comunale e che ulteriori modifiche e recenti restauri hanno destinato a Biblioteca e Archivio Storico. Visite guidate a cura della classe I B della Scuola Secondaria di I grado n. 4 “A. Rosas”, prof.sse Elisa Aresu, Maria Cristina Mantega e Rosanna Murgia. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Asilo Steria Via XX Settembre, 77

L’Asilo Steria è una struttura della seconda metà dell’Ottocento, di proprietà della facoltosa famiglia Steria: comprendeva una vasta tenuta, oltre alla casa padronale, un grande orto e un giardino, ricco di alberi da frutta; dei locali (nella zona rustica) dove alloggiavano le famiglie dei contadini che curavano la vigna e svolgevano le altre attività agricole. Si accedeva alla casa e alla vigna dal vico XX Settembre “vico Secci nel 1873” e la proprietà si estendeva fino all’odierna via Verga, che, agli inizi del ‘900, era aperta campagna. Anacleto Steria e sua moglie, residenti a Cagliari, tornavano spesso nel paese di Quartu per trascorrervi lunghi periodi di vacanza. Lo Steria, intorno agli anni ’20, rimasto vedovo e senza figli, volle donare la proprietà alle Figlie della Carità di San Vincenzo (1928) per realizzarvi un asilo che oggi porta il suo nome. Nel corso degli anni si effettuarono, ovviamente, diversi interventi di restauro e di ampliamento della nuova casa. Nel 1932 giunse una suora diplomata e una infermiera perché si iniziasse a insegnare nel futuro Asilo Steria e ad assistere i bisognosi. La prima ospite dell’asilo fu una bimba illegittima, abbandonata dalla madre, cui seguirono altre quindici orfanelle, trasferite da Cagliari. Nel 1936 arrivarono altre cinque consorelle, fra cui suor Maria Aresu, che si dedicarono alla cura dei bambini tracomatosi, frequentanti l’asilo. Dal 1940 al 1945 la casa fu requisita del tutto come ospedale militare con 300 posti letto per malati assistiti da sei Figlie Della Carità che svolgevano la loro missione in infermeria, lavanderia e cucina. Un’opera caritativa notevole che proseguirà durante e dopo la guerra e che continua ancora oggi, meritando sempre di essere ricordata. Attualmente la casa accoglie 135 bambini della Scuola dell’Infanzia, 20 della sezione Primavera e, in sintonia con le finalità del carisma vincenziano, ha una casa famiglia per minori in cui si assistono 145 famiglie bisognose, provenienti da diverse zone, compresi stranieri. Visite guidate a cura di Laura Ibba e Mario Leppori. Scheda a cura di V. Pulina e M. Serra. Orario di visita sabato chiuso domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00

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Basilica di

Sant’Elena

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Piazza Sant’Elena La prima edificazione della chiesa dedicata a Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, risale alla prima metà del XII secolo. Tra il XVI e l’inizio del XX secolo l’edificio fu modificato nell’impianto e negli arredi ad opera di maestri impegnati nei più importanti cantieri sardi e decorata con pitture murali. La chiesa assunse le sue forme attuali con un progetto di ampliamento dell’ingegnere piemontese Cochis del 1780; i lavori si protrassero fino al primo ‘800. L’interno, a croce latina, è costituito da un’aula mononavata con volta a botte, sorretta da archi a tutto sesto e da tre cappelle laterali per lato. Tra queste meritano particolare attenzione le cappelle del Rosario e del Santissimo (sec. XVI); quest’ultima, coperta da una volta stellare tardo-gotica, custodisce un pregevole crocefisso ligneo del ‘500 e alcuni scomparti dei retabli di “Sant’Elia” opera di Antioco Mainas (1537-1571), pittore della Scuola di Stampace. La chiesa è ricca di arredi marmorei: notevoli il fonte battesimale di A. Sagino (1735), il pulpito di P. Pozzo (1741), l’altare maggiore in forme barocche di G.B. Franco (1818 ca.) ampliato da G. Sartorio e arricchito dall’espositorio del Santissimo in lamina d’argento sbalzata del 1788. Tra gli arredi lignei settecenteschi, sono di notevole interesse le due sculture raffiguranti S. Elena patrona della città e gli altari del Rosario e di S. Elena, ora dedicato al Sacro Cuore. La Sacrestia (1815-1818) conserva al suo interno il lavabo marmoreo (1815-18) la paratora lignea (1784) e numerosi dipinti ad olio su tela del Sei-Ottocento, alcuni dei quali provenienti dal convento cappuccino di San Francesco e dalla chiesa, filiale dei SS. Efisio e Sebastiano. Di particolare interesse i Santi Martiri Turritani Gavino, Proto e Gianuario (sec. XVII); S. Elisabetta Regina del Portogallo (sec. XVII); la morte di S. Giuseppe (XVIII); dodici tele raffiguranti episodi della Bibbia (sec. XVIII); la Vergine del Fulmine che protegge il villaggio di Quartu (sec. XVIII) ed il ritratto del can. Giuseppe Murgia di G. Marghinotti. Il 14 settembre 2007 papa Benedetto XVI ha dato alla chiesa il titolo di Basilica. Dopo il restauro della facciata, nel marzo 2011 è stato sistemato nella cappella del Santissimo il nuovo tabernacolo, realizzato con marmi policromi provenienti dall’altare maggiore della cattedrale di Cagliari. Sabato visite guidate a cura delle classi III e V D dell’Istituto di Istruzione Superiore “G. Brotzu” Sezione Liceo Scientifico, prof.ssa Caterina Spiga. Scheda a cura di Ida Farci. Orario di visita sabato dalle ore 16.00 alle ore 18.00 domenica dalle ore 15.30 alle ore 16.30 In questo sito si terranno eventi collaterali

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Cantina di

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Casa Fois Via G. Garibaldi, 39

“V’ha altresì nelle case principali ed appartenenti a proprietari di vigneti una cantina per deposito di vini”. Così scriveva nel lontano 1878 l’avvocato Rossi Vitelli sulla sua “Monografia storico statistica del comune di Quarto Sant’Elena”. Eppure non c’è niente di più attuale ed appropriato per descrivere quello che ancora oggi si compie all’interno di casa Fois. In un edificio strutturalmente campidanese, se pur rimaneggiato secondo le normative legate all’azienda, batte ancora un cuore contadino, l’amore per la terra e la genuinità dei suoi frutti. Fin dal’900, col suo primo proprietario, la famiglia nelle sue generazioni ha continuato l’attività rurale, raffinando ed espandendo in particolare quella vinicola. Nel 1994 nasceva la società agricola “Villa di Quartu”, che continuava questo cammino perfezionando la filiera con l’inserimento di un impianto di imbottigliamento. Incrementava così la produzione di vini, esportandoli anche fuori dalla Sardegna e dall’Italia, in tantissime parti del mondo: Giappone, Svizzera, Russia, India, Stati Uniti. Certo, non troviamo più la mola sarda, nè si entra nei tini a rompere il cappello del mosto, ma moderni e lucidi macchinari in acciaio inox garantiscono tutti i passaggi che trasformano quei succosi grappoli bianchi e rossi nei più prestigiosi vini nazionali: Nuragus, Vermentino, Monica, Cannonau, Bovale, Moscato, Malvasia, Barbera, Nasco. Ma se ai vitigni spetta il posto di eccellenza nell’attività agricola dell’azienda, trovano spazio anche frutteto e orto a consolazione di quanti ancora amino il sapore del prodotto genuino. Cambiano i tempi e cambiano i mezzi, ma sino a quando il sole bacerà la terra, l’acqua la ristorerà e l’uomo l’amerà e la rispetterà, come avviene in questa azienda, essa continuerà ad elargirci i suoi doni. Allora forse le generazioni future non si chiederanno a che serviva la terra? Visite guidate a cura del Gruppo Scout Agesci Quartu 1 “Kelly” e della famiglia Fois. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Caposaldo XVIII

“Castroreale”

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Via Italia lottizzazione Is Lois, Quartello Le postazioni numero 62, 63 e 64 di Quartello - Santa Anastasia costituivano nell’estate 1943 il caposaldo XVIII. In alcune carte d’archivio, al caposaldo è dato il nome in codice Castroreale. Era parte integrante del sistema fortificato (oltre 70 postazioni in cemento, più batterie di artiglieria e relativi osservatori) chiamato Arco di contenimento di Quartu, posto in opera dal Regio Esercito Italiano nel 1942- 43 come principale linea di difesa, per rallentare la progressione di una forza da sbarco anglo-americana nell’attesa dei contrattacchi delle nostre riserve mobili, dislocate nell’entroterra. Le postazioni sono del tipo poliarma, assimilabili alle spartane postazioni tipo Circolare 7.000 precedentemente costruite per completare il Vallo Alpino Littorio. Molto interessanti e non più facili a trovarsi sono i camminamenti sotterranei, in cemento, che univano le tre postazioni. I bunker 63 e 64 appaiono realizzati per essere adattati al terreno e mimetizzati con vegetazione, verniciature policrome e reti mimetiche. Invece la postazione 62, grazie a spartani ma efficaci interventi scenografici, appariva al nemico come un normale edificio di campagna. È ancora possibile intuirne il mascheramento nonostante le spoliazioni e demolizioni occorse nel tempo alle sovrastrutture scenografiche. Le postazioni erano armate con mitragliatrici e fucili mitragliatori. Lungo la odierna via Fiume si trovano ulteriori fortificazioni con mitragliatrici e un cannone. Il caposaldo XVIII era sovrastato ed appoggiato dal caposaldo XVII di Cuccuru Mendula. Queste fortificazioni controllavano la viabilità che dal Margine Rosso conduceva verso Quartu e verso Pitz’e Serra. Il presidio apparteneva alla XIII Brigata Costiera (divenuta 203° Divisione Costiera nel luglio 1943). L’intero arco di contenimento era integrato da postazioni campali mimetizzate, da una fascia continua di reticolato e da alcune aree minate. I soldati italiani furono affiancati, nella difesa della fascia costiera quartese, anche dal 902° Battaglione da Fortezza della Wehrmacht; la coabitazione fu breve, a causa dell’armistizio del settembre 1943 e dell’immediato sganciamento dell’ex alleato tedesco dalla Sardegna. Il caposaldo si trova oggi nell’area di lottizzazione denominata Is Lois-Domus, localizzata tra via Generale Dalla Chiesa e via Italia a Quartello. Visite guidate a cura di “Progetto Quartu 900” e A.S.S. Fort. Sardegna, scheda descrittiva a cura di A.S.S. Fort. Sardegna. Orario di visita sabato dalle ore 16.00 alle 19.00 domenica dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 19.00 In questo sito si terranno eventi collaterali

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Cappella, Terrazza panoramica e Asilo

“G.B. Dessì Dedoni”

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Via Vittorio Emanuele, 2 angolo piazza Dessì L’edificio è stato realizzato verosimilmente alla fine dell’Ottocento sull’area prospiciente l’ex piazza Mercato (oggi piazza Dessì) dai coniugi Francesco Dessì e donna Aurelia Dedoni. La presenza del IV miglio romano (Sa Perda Mulla), sotto un grande pino, ora scomparsi, ma ben presenti nella memoria degli anziani quartesi, autorizza l’ipotesi che su tutta quest’area fosse stata realizzata dai Romani un avamposto militare sulla strada Cagliari-Olbia, che aveva anche il compito di tenere sotto controllo il villaggio di Cepola d’origine fenicio punica. L’edificio Dessì è costituito da tre blocchi eretti in epoche diverse: il primo ultimato alla fine degli anni ‘90 dell’Ottocento, in stile architettonico tipo “umbertino”; il secondo fu progettato e costruito attorno al 1920 ca. da donna Aurelia Dedoni per raddoppiare i locali dell’Asilo; il terzo ampliamento si fa risalire agli ‘50 e ‘60. Si tratta di una grande costruzione costituita da un piano terra e uno superiore sovrastato, in parte, da una terrazza panoramica. Al piano terra, si trova la Cappella dedicata all’Immacolata Concezione e al Sacro Cuore di Gesù. L’edificio, fu donato alla Diocesi nella persona dell’Arcivescovo di Cagliari, nel 1919, per la munifica elargizione della nobil donna Aurelia Dedoni Dessì, perchè venisse realizzato un “Asilo” in memoria del figlio G. Battista, sottotenente del 152° regg. fanteria (Brigata Sassari), medaglia d’argento al valore militare, morto il 17 giugno 1916, all’età di 26 anni, nell’ospedaletto da campo n. 16, sull’altopiano di Asiago e decorato di medaglia d’argento al Valor Militare. Per l’ideazione dell’Opera, la nobil donna si rivolse alla beata Suor Giuseppina Nicoli che giunse a Quartu per desiderio dell’Arcivescovo il 21 settembre 1920, accompagnata da alcune suore che furono accolte dal canonico Manis, e così diedero inizio alle attività di accoglienza dei bimbi. Le Figlie della Carità hanno operato nell’Asilo fino al 1986. Il 1° giugno 1922 fu approvato lo Statuto, riconosciuto con Regio Decreto n. 1265 del 27 maggio 1923 che erige l’Asilo a Ente Morale; nel 2008 in ottemperanza alle nuove leggi nazionali e regionali assume la personalità giuridica di diritto privato come Fondazione senza scopo di lucro, denominata Asilo “G. B. Dessì-Dedoni”. Attualmente la Fondazione opera secondo le innovazioni pedagogiche moderne e comunque, in continuità con lo spirito delle finalità educative del lascito della benefattrice. Visite guidate a cura della Fondazione Asilo “G. B. Dessì Dedoni”, prof.ssa Maria Grazia Pau (autrice della scheda), FIDAPA sezione di Quartu Sant’Elena, Giorgio Pau, Stefania Serra e Sivia Seruis. Orario di visita sabato secondo gli orari della manifestazione domenica dalle ore 11.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00 In questo sito si terranno eventi collaterali

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Ex Cartiera Perra

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via Sant’Antonio 115

Fu impiantata nel 1911 da Luigi Frau Puddu e costituì per diverso tempo, nel circondario, l’unico esempio di produzione di carta per imballaggio prodotta con il riciclo di carta e cartoni usati. Rilevata nel 1945 da F. Perra, genero del proprietario, fu modernizzata e rimase in attività fino al 1964. Un locale al piano terra ospita oggi gli impianti principali, muti testimoni del ciclo produttivo, che da una poltiglia di paglia e carta macerate e filtrate, riusciva ad ottenere circa 10 quintali di carta al giorno. La produzione cominciava nel cortile interno in 4 ampi vasconi (oggi ricoperti da un parcheggio) dove la paglia veniva fatta macerare fino alla putrefazione in acqua e calce viva e, privata dell’acqua eccedente, veniva tritata unitamente alla carta da una ruota in granito azionata da un motore, che ruotava all’interno di ciascuna delle tre molazze (vasche circolari in granito) collocate al piano terra e capaci di impastare circa 3 quintali di cartacce l’ora. Dalle molazze l’impasto veniva convogliato in 2 vasche di raccolta adiacenti e comunicanti tra loro, nelle quali una ruota metallica munita di tazze pescava l’impasto in sospensione e lo depositava attraverso una canaletta nello staccino (primo filtro di fili metallici), nei filtri verticali e in una vaschetta di raccolta. Da qui un rullo cavo in rame (tamburo creatore), rivestito da una rete metallica sottilissima, tratteneva l’impasto, che pressato poi da una serie di rulli rivestiti con feltro e divenuto ormai carta, veniva arrotolato su un cilindro e depositato su un grande tavolo, dove veniva ridotto in fogli e trasferito per l’asciugatura in un locale aerato del piano superiore (oggi deposito delle Poste Italiane). Trasportati nuovamente al piano inferiore, i fogli asciutti venivano lisciati e pressati nel maglio ed infine raccolti, secondo lo spessore in pile (is pippias) di circa 50 kg, legate con sottile filo di ferro, pronte per lo smercio. Visite guidate a cura di CONTEAS Associazione Consulenti Tecnici per l’Ambiente e la Sicurezza e di Papiro Sarda S.r.l. Orario di visita sabato dalle ore 16.00 alle ore 18.30 domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.30 e dalle ore 15.30 alle ore 18.30 In questo sito si terranno eventi collaterali

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Case Quartesi... Le antiche case quartesi, divenute, nel tempo, protagoniste di giornate speciali per la comunità, come l’appuntamento annuale di Monumenti Aperti, si aprono all’attenzione e alla curiosità dei visitatori, offrendosi nella loro tipicità e bellezza: dalle dimore più semplici a quelle più complesse, sanno tutte trasmettere il senso dei valori della comunità d’appartenenza, per la quale la casa non era solo abitazione o luogo di lavoro, ma elemento di identificazione della cultura contadina. Nella notevole varietà tipologica della dimora rurale nell’isola, studiosi autorevoli definiscono il modello di casa campidanese come la più compiuta espressione architettonica. Caratteristica nella Quartu del passato era la casa di làdiri, di fango essicato al sole. Funzionali le sue strutture fondamentali: il cortile con la cisterna, il pozzo, gli spazi per gli animali; is magasinus che ospitavano le botti con gli attrezzi da lavoro; il forno per fare il pane e i dolci, e i numerosi utensili necessari per realizzarli in sa dom’e farra (la casa della farina); sa pratza, ricca di aiuole, con fiori e alberi da frutta e bei limoni e erbe aromatiche, su cui si affacciava la zona padronale, con sa lolla e le stanze, spesso riccamente decorate da pitture floreali. Case raccolte, protette da alti muri di cinta, come difesa atavica contro gli assalti dei pirati barbareschi. Molte sono purtroppo andate distrutte: in quelle sopravvissute al tempo e all’incuria degli uomini rimane il rimpianto per le ore lente, difficili e dolci, dei loro tempi; il disprezzo per chi ha distrutto quei luoghi, ricchi di storia e di memoria; la riconoscenza verso chi le ha conservate e recuperate e oggi le apre affinché tutti ne godano. Almeno per un attimo. The ancient houses in Quartu have become the main attraction during special days events, such as the annual meeting called “ Monumenti Aperti”. These houses are opened to visitors who are interested in the beauty of typical Sardinian Houses. Tourists can visit many different types of buildings: from the little and simple dwellings to the more complex ones, and all of these houses convey a sense of community value; the people who owned the houses considered them as places where to live but also as an identification with rural culture. The typical house in Quartu, especially in the past, was the home made of “ladiri”that is mud dried in sun, its fundamental structures wee functional: the country yard with a cister, a well, a space for animals, “is magazinus” that contained the barrels with tools for work. The oven for baking bread and cakes, and many of the tool which were used to prepare them in the so-called “domu de farra”: the house of the flour. “Sa pratza” overlooked the main aera, it a was full of flower beds with floewers and fruit trees and beautiful lemons and herbs, with “sa lolla” a type of veranda outside. The rooms were often richly decorated with floral paintings. There also existed houses, protected by high walls as an active defence against the assaults of the Barbary pirates. Many of them have unfortunately been destroyed. In those houses that have survived that period and the carelessness of modern society, they portray and preserve an older and slower way of life, that we can cherish ansd enjoy. (Traduzione a cura di International English Centre Quartu Sant’Elena).

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Sa dom’e farra

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Via Eligio Porcu, 143

Casa museo predisposta alla fine degli anni Settanta del ‘900 dal proprietario Gianni Musiu, che allestì all’interno della sua grande casa campidanese quello che può essere definito il primo esempio di museo etnografico sardo, con l’esposizione di oggetti di culturale popolare e la ricostruzione dell’arredo della tipica casa padronale quartese. Inserita come meta nei percorsi turistici, Sa domu de farra divenne un punto di attrazione per visitatori e scolaresche. Nel 1989 fu acquistata dalla Regione che ne mantenne l’originaria destinazione. Tuttavia, per vicissitudini di carattere burocratico, la struttura fu di fatto abbandonata a se stessa, deteriorandosi in parte. Solo a fine 2007 si definì il passaggio del bene dalla Regione al Comune di Quartu. La firma dell’atto di cessione e la consegna delle chiavi avvenne il 13 marzo del 2009. Successivamente ebbero inizio i lavori di restauro e di messa in sicurezza del sito, portati a termine all’inizio del 2012. Sono stati compiuti importanti interventi, rispettando quanto più possibile l’antico aspetto della casa. Ad esempio, sono stati sostituiti 980 mattoni realizzando quelli nuovi a mano, con terra e paglia, esattamente come quelli originari. L’obiettivo è restituire alla struttura la sua funzione di museo e farne anche una sede di rappresentanza per l’intera comunità quartese. Per quanto riguarda la parte museale, la progettazione è stata affidata all’Istituto Etnografico della Sardegna. Da semplice raccolta di oggetti, la vasta collezione collegata all’antica tradizione agro-pastorale diventerà quindi un articolato percorso espositivo che permetterà, specialmente alle generazioni più giovani, di scoprire e conoscere un mondo che rischia di andare perduto per sempre. L’apertura alla collettività di Sa dom’e farra fa sì che questo prezioso sito diventi una sorta di casa della comunità che, rappresentando le sue origini agricole, ne valorizzi i saperi e le tradizioni. La vicinanza alla casa comunale la rende complementare ad essa e per questo motivo utilizzabile in occasione dei numerosi momenti in cui la comunità si riunisce, chiamata da eventi o riti di particolare suggestione. L’antica domu a lolla tornerà a nuova vita, offrendo alla città e ai suoi giovani nuove opportunità di crescita culturale e economica.

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Quartu Sant’Elena


Casa museo was designed in the late 70s of 1900 by the owner Gianni Musiu, who prepared inside his large campidanese house, the first example of an ethnographic museum in Sardinia. This is an exhibition of objects belonging to the popular Sadinian culture and it is also a reconstruction of the typical furniture of houses in Quartu. Considered as a main tourist destination, “Sa domu de farra” became an important point of attraction for visitors and school groups. In 1989 it was purchased by the Regione Sardegna that kept its original usage. However, because of bureaucratic vicissitudes, the structure was abandoned and partly deteriorated. Only in 2007 the Regione Sardegna officialy assigned the possession of the house to the Town Hall in Quartu. They signed the selling contract and delivered the keys to the Towwn Hall on the 13th March 2009. The restoration and safety works of the site began later and were completed in early 2012. There has been important interventions, respecting the original appearance of the house as much as possible. 980 bricks have been replaced; they have been created by hand, using earth and straw, exactly as the original ones. The goal is to give the structure its function as a museum and it is also a representative office for the entire community in Quartu. As far as the museum is concerned, the project was put into the hands of the Institute of Ethnography of Sardinia. From the simple collection of objects, the vast collection, linked to the ancient agropastoral tradition, will then become a complex exhibition that will allow the discovery and exploration a world that otherwise will be lost forever. The opening to the public of “Sa domu de farra” makes this precious site a sort of “community house” which represents its agricultural origins; it will also enhance the Sardinian culture and traditions. The proximity of the house to the town hall makes it complementary to it and therefore accessible during special events or rites of particular interest. The ancient domu a lolla will come into life again giving the city and its young people new opportunities for economic and cultural growth.(Traduzione a cura di International English Centre Quartu Sant’Elena).

Visite guidate a cura delle classi I e II B, I e II F, I e II G, I E della Scuola Secondaria di I Grado n. 5 “Lao Silesu”, prof.sse Giovanna Budroni, Elisabetta Buffa, M. Paola Cardo, Luisella Deligios, Modesta Frigau, Valeria Giordano, Margherita Pisano e della IV A della Scuola Primaria via G.B. Vico II Circolo Didattico, insegnanti Maria Rosaria Carta e Stefania Schirru. Scheda in italiano a cura di V. Pulina e M. Serra e in inglese acura dell’IEC di Quartu Sant’Elena. Sabato alle ore 17.30, domenica alle ore 11.00 e alle ore 17.30 visite guidata in lingua inglese e tedesca a cura dell’International English Centre Quartu Sant’Elena. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Casa

Basciu Deiana

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Via Eligio Porcu 224 La casa Basciu Deiana, costruita nel XIX secolo, è tra le più grandi case campidanesi di Quartu. Grazie al lascito testamentario della sig.ra Innocenza Deiana, la casa appartiene alla parrocchia di Sant’Elena che, alla fine degli anni Ottanta l’ha concessa in uso al Gruppo Scout Agesci. Questa destinazione rispetta il volere della proprietaria che ne aveva disposto un uso per i giovani e per le loro attività. Costruita interamente in ladiri, se da un lato necessita di diverse ristrutturazioni, dall’altro presenta chiari segni di rimaneggiamenti avvenuti negli ultimi vent’anni, che pur non hanno mutato l’aspetto originario. L’ingresso presenta una lastra di marmo sagomata per l’entrata dei carri e dei paracarri. Disposta su due livelli, al piano terra ha un ampio cortile su cui si affaccia il corridoio, sa lolla, che fornisce luce alle stanze, per lo più cieche come è consuetudine nelle case campidanesi. I pavimenti, tutti originali, sono in mattonelle di cotto mentre i muri sono in ladiri, (in alcuni punti è ben visibile il fango utilizzato per la realizzazione). Attorno agli archi delle finestre nelle stanze sono visibili decorazioni in gesso e nella prima stanza del corridoio vi è ancora l’affresco che abbelliva il soffitto. Opposti all’ingresso vi sono altri locali, probabilmente adibiti alla realizzazione del pane e a cucina. Tra questa e il corridoio vi è un ampio locale, utilizzato come salone da pranzo. Sul lato destro del cortile, erano le stalle, di cui rimangono ancora le mangiatoie, e più in fondo, il grande magazzino per la raccolta dei cibi e delle botti per i vini. La farina, forse, era conservata nel magazzino a fianco. Tutte le stanze hanno sbocco sul cortile, compresi i servizi e un altro locale, costruito ex novo, che ospita l’ottocentesco carro utilizzato per la processione di Sant’Elena. Attraverso strette e ripide scale, si accede al piano superiore che era destinato ad ospitare stanze da letto, forse riservate agli ospiti. Questo piano presenta un pavimento in legno, come in origine, mentre una stanza è pavimentata con mattonelle di pietra. Il tetto, retto da arcate uniche in ginepro, è stato ristrutturato all’inizio degli anni ‘90 sostituendo le canne con tavole ma riutilizzando le stesse tegole e gli stessi assi di ginepro. La casa presenta due caminetti ancora funzionanti, uno nell’antica cucina ed uno nell’ultima stanza del piano superiore oltre ad un pozzo d’acqua dolce ormai in disuso. Visite guidate a cura del Gruppo Scout Agesci Quartu 3 “Freedom” (autore della scheda) in collaborazione con le famiglie dei ragazzi. Orario di visita sabato secondo gli orari della manifestazione domenica dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 17.00 alle ore 20.00

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Leppori Sa mata de s’olia Casa

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via Roma 88 Antica casa a corte, domu a lolla che si affaccia con un modesto portale ad arco sulla via Roma, denominata nel 1796 Vico Convento e in seguito Strada comunale. La strada assunse questo nuovo nome (nel1866) con la costruzione della Casa comunale mentre la parte del fabbricato rivolto a Vico Cappuccini, fu sede di Pretura, Caserma e Carcere mandamentale, da cui la denominazione di via Caserma. Nel tragico nubifragio del 1889, s’annu de s’unda, una parte del paese fu invasa da una forte fiumana d’acqua che attraversando anche parte della strada Comunale, provocò notevoli danni al Comune e alla Caserma, mentre casa Leppori si salvò dalla furia delle acque, poiché le stesse non avevano raggiunto il suo tratto di strada. È una costruzione ottocentesca che ha mantenuto nel tempo l’aspetto originario. Vi si accede attraverso un lungo cortile, preceduto nell’ingresso da su próciu, un porticato, un tempo luogo ideale, soprattutto nel periodo estivo, per trascorrere le serate, al riparo dall’umido della sera su serenu. Si arriva infine alla corte, sa pratza, con aiuole, ricche di fiori, di un albero di limone e di una maestosa pianta di ulivo, messa a dimora nell’Ottocento, più o meno nel periodo in cui la casa fu edificata e che oggi la denomina, come sa mata de s’olia per volere della proprietaria. Vicino all’ulivo, addossato a un muro della casa, sta il vecchio pozzo (sa funtana). Di fronte al giardino, la casa padronale con un ampio loggiato, sa lolla, con archi a tutto sesto, esposto a mezzogiorno, su cui si affacciano le stanze che, benché prive di finestre, ne ricevono aria, luce e il calore del sole. Da una piccola scala lignea si accede a su sostru, un unico ambiente con una finestrella e il pavimento a intaulau, un locale asciutto, adatto per la conservazione dei cereali, su lori. Nella parte rustica vi sono is magasinus di un tempo, ambienti vasti e molto alti, che ospitavano le botti con gli attrezzi da lavoro; la stanza della farina sa domu de farra con gli arredi, il forno e i numerosi utensili necessari per realizzare pane, dolci e vari tipi di paste. I soffitti lignei sono stati ristrutturati con cura, mantenendo i modelli delle antiche coperture Visite guidate a cura delle classi V A e V B dell’Istituto Comprensivo n.3 - Scuola Primaria “Iqbal Masih” di via Inghilterra, insegnanti Patrizia Cabras, Ines Cuccu e Serena Enne in collaborazione con Valentina Pulina e Milvia Serra (autrici della schda). In questo sito si terranno eventi collaterali

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1. Antico Macello, via Dante, 68 2. Asilo Steria, via XX Settembre, 77 3. Basilica di Sant’Elena e sacrestia, piazza Sant’Elena 4. Cantina di casa Fois, via G. Garibaldi, 39 6. Cappella e Asilo “G.B. Dessì Dedoni”, via V. Emanuele, 2 angolo piazza Dessì 7. Ex Cartiera Perra, via Sant’Antonio, 115 8. Casa Su Idanu, via Ignazio Perra, 3 9. Casa Basciu Deiana, via E. Porcu 224 10. Casa Leppori, sa mata de s’olia, via Roma, 88 11. Cenacolo dell’Addolorata Claustrale, via E. Porcu, 184 13. Chiesa di San Benedetto, via G. Marconi 15. Chiesa di San Pietro di Ponte, interno cimitero

16. Chiesa di Sant’Agata, piazz 18. Chiesa di Sant’Antonio, via 19. Chiesa di Santa Maria di C via Santa Maria 21. Chiesa di Sant’ Efisio, piaz 22. Chiesa Ortodossa San Giud Taddeo Apostolo, via Caglia 23. Cimitero Monumentale, via 24. Convento Cappuccino di Sa Francesco, via Brigata Sas 25. Ex Monte Granatico, via X 26. Museo delle Tradizioni Pop via Eligio Porcu, 271 27. Ex Oratorio delle Anime, pia 28. Palazzo Orrù, via Dante, 69 via Genova, 38/A


za Azuni a Sant’Antonio Cepola,

zza Sant’Efisio da ari 86-88 Marconi an ssari XX Settembre, 21 polari,

azza Sant’Elena 9 angolo

29. Palazzo Scalas, via G. Marconi 374 30. Palazzotto Denotti Angioni, già Xaxa, via R. Margherita, 16 angolo via Umberto I 32. Sa Dom’e farra, via Eligio Porcu, 143 FUORI MAPPA 5. Caposaldo XVIII “Castroreale”, via Italia Lot. Is Lois, Quartello 12. Chiesa di Nostra Signora del Buoncammino, Simbirizzi 14. Chiesa di San Forzorio, San Frassorio 17. Chiesa di Sant’Andrea, parco Andrea Parodi 20. Chiesa di Santo Stefano Protomartire, via P. Da Palestrina 31. Parco Naturale Regionale Molentargius Saline, via Don Giordi, incrocio via della Musica 33. Su Forti, Margine Rosso


Casa

Su Idanu

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via Ignazio Perra 3 «La casa del sud è la più complessa e anche la più completa delle case rurali di Sardegna. L’abitazione si apre sulla via con un largo portale talvolta rettangolare, più spesso sormontato da un arco ribassato o semicircolare...Il portale é l’unico ingresso della abitazione. Dà su un cortile di forma quadrangolare, completamente circondato da costruzioni o da muri. La casa d’abitazione è sul lato del cortile opposto al portale. è preceduta da una loggia formata da un tetto a spiovente sostenuto da pilastri di legno o di mattoni…Su uno o più lati del cortile ci sono delle costruzioni sommarie, spesso aperte anch’esse sul cortile come la loggia: sono i ripari per i buoi da lavoro, per il carro e gli utensili, per la provvista di legna, per il forno, per il mulino rustico e per l’asino che lo fa girare. Quando questi ambienti s’addossano al muro che bordeggia il cortile dalla parte della strada, il portale dà accesso ad una specie di tunnel che forma come un’entrata monumentale. Nel cortile non manca mai il pozzo, spesso all’aperto. La loggia (in sardo sa lolla) è, p ­ iù che una galleria esterna, una vera e propria stanza d’abitazione…Nelle pianure surriscaldate e ventose della Sardegna meridionale, la loggia è così un utile rimedio agli eccessi del clima. Sulla loggia si aprono le porte e le finestre dell’abitazione propriamente detta. Le stanze interne prendono luce solo di qua, e tutte danno sulla loggia, con porte a vetri o con una finestra». M. Le Lannou La Sede del Gruppo Folk “Su Idanu”, sita nel quartiere di Clara Bidda cardine principale dell’economia agricola Quartese, è un tipico esempio di edilizia quartese. La casa a corte storico-tradizionale popolare. L’abitazione risale alla metà del 1800 e nel corso della sua storia ebbe una radicale ristrutturazione dovuta alla storica alluvione 1889 detta S’unda. Il corpo residenziale è coperto con un tetto a due falde su arcarecci poggiati sui muri di spina; la falda interna si prolunga a coprire un loggiato ricostruito nel 1914 con archi a sesto acuto rivestiti di formelle cementizie prefabbricate. La muratura completamente in ladiri, non ha bisogno dell’artificio ricorrente di pilastri in conci di tufo inseriti nella muratura in corrispondenza dell’appoggio delle capriate. Le grandi capriate in legno che consentono di coprire luci fuori dalle ordinarie dimensioni sovrastavano bellissimi pavimenti con mattonelle in cemento policromo che formano motivi di decorazione geometrica e floreale. Si tratta di un esempio estremamente significativo dell’evoluzione nel tempo di alcune delle principali strutture della corte tradizionale e dell’introduzione dell’innovazione costruttiva nei corpi di fabbrica tradizionali. La casa è oggi il centro delle attività storico folcloriche del Gruppo omonimo, con l’appuntamento fisso della mostra Is Pannus de is Bisaius, la rassegna “Incontriamo le Tradizioni” e la sfilata di... Cosi Vestivano a Quartu. Visite guidate a cura dell’Associazione folk - culturale “Su Idanu” Quartu Sant’Elena In questo sito si terranno eventi collaterali

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Cenacolo della

Addolorata claustrale

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Via Eligio Porcu, 184 Il Convento delle Suore della Redenzione, sito in via E. Porcu 184, nasce nel 1949 con l'acquisto della casa padronale campidanese del signor Cossu da parte della Madre Anna del Gesù, che rimase colpita dai silenzi che circondavano questa casa nonostante la sua centralità. La casa campidanese si sviluppava su due piani. Negli anni Cinquanta le suore, grazie all'intervento della famiglia Santa Cruz che aveva una figlia suora presso il convento, poterono mettere in atto una ristrutturazione dell'edificio più adeguata alle esigenze delle consorelle. Con le modifiche scompare un curioso edificio a tre piani che veniva chiamato la "torretta". La Cappella venne ricavata da quello che in precedenza era il magazzino, con qualche difficoltà dovuta alla presenza di una cisterna per l'acqua proprio sotto il pavimento, per tale motivo fu necessario mettere in atto lavori di impermeabilizzazione con una guaina protettiva e cementazione. In tempi successivi fu acquisita anche una parte della confinante casa Angioni che consentì al convento una perfetta autonomia dal punto di vista della riservatezza rispetto ai confinanti. La cappella  si presenta con navata unica e copertura in legno, un crocefisso è situato nella parete dietro l'altare e sul lato sinistro è presente una statua della Madonna Addolorata. Nella parete di sinistra di fianco all'altare si nota una grata che mostra un locale attiguo da dove le suore di clausura assistono, non viste, alla Santa Messa. Visite guidate a cura della Cooperativa Sociale “Il mio mondo”, del Laboratorio della Ricerca dei Centri Sociali Anziani del Comune di Quartu Sant’Elena coordinati da Carmina Sciolla. Orario di visita sabato secondo gli orari della manifestazione domenica dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle ore 16.00 alle ore 19.00 In questo sito si terranno eventi collaterali

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Nostra Signora del Buoncammino Chiesa di

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La chiesa campestre di Nostra Signora del Buoncammino è situata su un’altura da cui domina il Simbirizzi, sul luogo del villaggio medievale di Simbilis. Sorgeva vicino alla strada romana che passava verso il Sarrabus, intitolata alla Madonna Odigitria, cioè del Buoncammino, a protezione dei viandanti e dei pellegrini. La semplice facciata a capanna dell’impianto originario trecentesco, è conclusa da un campanile a vela ed è preceduta da un piccolo loggiato a capriate, aggiunto posteriormente con l’intento di offrire riparo ai pellegrini in occasione delle feste patronali. Ci si immette all’interno attraverso una porta rettangolare, tardocinquecentesca, i cui stipiti, l’architrave e le mensole sono realizzati in bei conci di tufo decorati da rosoni e rosette di gusto classico, di raffinata esecuzione da parte dei picapedras della zona. A destra dell’ingresso, l’acquasantiera è costituita da un rocco di colonna romana su cui poggia un capitello utilizzato come materiale di spoglio. L’interno ad aula mononavata allungata, è concluso da un’ampia abside semicircolare che accoglie il vecchio altare in pietra, nascosto da una recente mensa in granito su cui poggia un polittico ligneo pesantemente ridipinto, forse settecentesco, risultante dall’assemblaggio di varie parti, di cui la predella, probabilmente proveniente dalla distrutta chiesa di Sant’Elia, risulta il pezzo più antico (XVII sec.). Il manufatto, che conserva ancora la cromia originaria, consta di undici riquadri nei quali sono raffigurati i santi Cosimo e Damiano, gli evangelisti Marco, Matteo, Luca e Giovanni, i santi Sebastiano, Lucia, Caterina e Rocco, mentre nel riquadro centrale è rappresentato uno sbarco di navi presumibilmente sul golfo di Cagliari. Proviene dalla stessa chiesa di sant’Elia, il piccolo simulacro ligneo del santo profeta (XVII secolo), vestito di un saio marrone e recante un libro e la tradizionale spada fiammeggiante. A Nostra Signora del Buoncammino appartengono anche i simulacri della Vergine patrona e di Sant’Anastasia attribuibili ad artigiani locali operanti nel XVIII secolo.

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Sa cresiedda, intitulada a Nosta Sennora de su Bonu Caminu, est posta in d-unu cúcuru, faci a su Simbiritzi chi, fintzas a pagu, fiat unu stàini, a pustis nd’ant fatu unu lagu de àcua druci. In su 1500 fiat Santa Maria de sa bidda medievali de Símbilis, unu populau, abandonau a fini de séculu, aundi nci fiat abarrada sceti sa crésia. Su fabbricau, fatu acanta de s’arruga arromana chi portàt a su Sarrabus, dd’iant pesau, agoa de su 1325, maistus de muru cuartesus. Sa faciada, cun sa crabitura a cabriolas, ammostat, in sa pinnacutza, su campanili a vela, cun d-una luxi ogivali. Ta làstima chi abarrit unu pagu addiada aintru de una lolla, custa puru a duas àcuas, de is úrtimus de su 1500! Dd’iant aciunta de seguru po donai agiudu a is poberitus, a is viandantis e a is pellegrinus chi si frimànt ingunis candu is obreris faiant sa festa a onori de sa Santa. Su portali de s’intrada est de is úrtimus de su 1500: is picheparderis, po fai sa guarnissa de sa genna e is duas consolas de su bussoni, iant imperau perdas de cantoni, iscuadradas beni meda. Ddas iant decoradas a froris mannus tundus e a rositeddas gratziosas e de meda finesa. A dereta de s’intrada nc’est s’acuasantera fromada de una parti de colunna arromana cun a pitzus su capitellu. Atrus arrogus de colunnas funt spainaus acanta de sa crésia, pesada, aici nant, a suba de su chi fiat abarrau de calancunu fabbricau de sa fini de s’época arromana. Santa Maria tenit una navada sceti, unu pagu allonghiada, cun bóvida a cabriolas, de linna, chi acabbat cun s’àbsidi no meda pitica, a mesu círculu, chi allogat s’altari béciu de pedra, cuau de unu nou, de pedra tostada. A pitzus de custu una pintura manna de linna, de su ‘700, fromada de prus tàulas cun imàginis de meda santus. In is tàulas mannas iant pintau is cuatru evangelistas, cun Santu Cosimu e Damianu, Sebustianu, Luxia, Caterina e S. Rocu; in sa parti de mesu parícius bastimentus a vela chi puntànt, forsis, faci a su golfu de Casteddu. Sa parti de foras de s’àbsidi, a crobetura prana, no si bit prus poita nci dd’ant ingútia is apusentus fatus a su costau, a is primus de su 900. Faint parti de s’arredu duas istatueddas de linna: S. Maria e S. Anastasia de su 1700; nc’est fintzas s’istatuedha de Santu Elia prufeta (de su ‘600) fundadori de s’órdini de is Carmelitanus, chi, bistiu cun su “ saio” a colori de castàngia, portat in sa manu dereta unu líburu e in sa manca sa spada luxenti. A sa “Madonna” in dí de oi dd’afestant unu domínigu, in sa segunda perra de maju, cun s’agiudu mannu de is obbreris chi benint de is famíllias de is butajus de una borta.

Visite guidate a cura di Laura Ibba, Mario Leppori, Giulia Cucinotta, Martina Dessì, Maria Muño Herrero e Gabriella Salis, in collaborazione con la Soprintendenza B.A.P.S.A.E. e i Servizi Educativi del Museo e del Territorio, A. G. Maxia e M. Serreli. Sabato ore 17.30 visita guidata in lingua sarda a cura di Laura Ibba e domenica ore 17.00 approfondimento in lingua sarda sulla chiesa, a cura di Gianni Orrù. Scheda in lingua sarda a cura di Valentina Pulina e Milvia Serra. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Chiesa di

San Benedetto

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Via Marconi Dedicata al fondatore dell’Ordine Benedettino e a Santa Scolastica, la chiesetta situata in via Marconi, venne eretta da maestranze locali, probabilmente alla fine del Trecento, anche se la documentazione più antica risale al 1599. Nei secoli passati era molto amata e frequentata e ad essa venivano fatte numerose donazioni, di cui si fa cenno in alcuni documenti. L’edificio è costruito in pietrame e malta, rinforzato sui quattro angoli da blocchi di pietra lavorati (“conci”), disposti in file sfalzate. La facciata a capanna è sormontata da un piccolo campanile “a vela”, dotato di una campana che porta incisa la data 1717. Sulla facciata e sul lato destro si aprono due portali ad arco a sesto acuto. Due oculi, posti l’uno sulla facciata e l’altro sulla parete opposta, danno luce all’interno che, a pianta rettangolare, è costituito da una sola navata con copertura a capriate. Diverse opere lignee, quali le statue di S. Benedetto e di S. Scolastica, scolpite probabilmente da artigiani sardi, il pulpito e la balaustra, costituiscono gli unici arredi. La chiesa, chiusa al culto alla fine del 1800, fu adibita ad usi profani: come scuola e seggio elettorale. Attualmente viene aperta al culto per la recita del rosario e l’11 luglio per la festa di S. Benedetto. Sa cresiedha de santu Beneditu s’agatat in arruga “Marconi”, chi, primu de su 1939, fiat arruga Natzionali; mentra sa sorri, Santa Scolàstica, iat fundau s’órdini de is móngias benedetinas in su 500. S’ala manca est cuada de una domu chi iant fatu a is primus de su Noixentus; sa parti dereta e cussa chi est a palas torrant a un’intrada chi pigat su nómini de su Santu. Su fabbricau, fatu a froma de retàngulu, tenit dus portalis: su de sa faciada printzipali e s’atru a sa parti dereta. Dónnia portali portat a ingíriu una guarnissa de perdas iscuadradas postas a ventallu, sighendi diaici una caraterística de s’arti catalana. Sa faciada cun sa crabitura a cabriolas, in sa parti prus arta, ammustrat unu campanili piticu, a vela chi tenit apicada una campana de su Setixentus. Intrendi dhui est una navada sceti chi acabbat cun d-una capelledda chi fait de presbitériu e cun s’altari. Sa bóvida fiat a incannitzau; dh'ant mudada, fendidha a cabriolas, cun travis de linna. Sa crésia pigat luxi de duas fentanedhas, a froma tunda: una ananti e s’atra a palas. Pagus is arredus: sa campana, una trona de linna, una murandiglia e fintzas a pagu cuatru istatuedhas: S’Immaculada, Su Sacru Coru, Santu Beneditu e Santa Scolàstica, custas duas ddas ant stugiadas, bistu chi genti mala, intrendi a crésia nd’at furau ia atras e una tialla antiga de meda prégiu.

Visite guidate a cura dell’Università della Terza Età - Quartu Sant’Elena e del gruppo di soci volontari amanti dell’arte e della cultura quartese. Scheda in lingua sarda a cura di Valentina Pulina e Milvia Serra. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Chiesa di

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San Forzorio San Frassorio

La chiesa di San Forzorio, in località Santu Frassori, sulla strada che collega Quartu con Sant’Isidoro, fu acquistata dalla famiglia Perra, attuale proprietaria, nel corso dell’800. L’impianto è ad aula mononavata, chiusa ad oriente da un’abside semicircolare. L’alzato è costituito da conci calcarei di media e grossa pezzatura conservati soprattutto nella facciata, caratterizzata da una luce semicircolare e dal campanile a vela. Il portale architravato è sorretto da due mensole: quella sinistra reca scolpita una foglia triangolare, quella destra è scalettata. La fabbrica originale, tardoromanica (seconda metà XIII secolo) è probabilmente opera di maestranze locali che adoperarono materiale di spoglio trovato in situ, la cui presenza è rivelata dal ritrovamento di tombe romane. Ne sono esempi l’architrave della porta, scavata in tre cavità di forma quadrata, e un’acquasantiera ricavata da un frammento di colonna. La decorazione dell’interno, voltato a botte, riporta una cromia azzurra con stelle dorate e bande a motivi geometrici nella zona absidale, forse realizzata nel corso dell’800. Gli unici arredi presenti sono un altare in muratura e, all’interno di una teca in legno e vetro di foggia novecentesca, il simulacro ligneo di foggia settecentesca di un giovane santo con palma del martirio e libro. La chiesa subì svariati restauri, di cui il primo documentato risale al 1599 quando, in occasione della visita pastorale l’arcivescovo Laso Sedeno, trovandola quasi distrutta, nominò due obrieri, affinché la risistemassero. Altre fonti attestano rifacimenti avvenuti nella prima metà del XVIII sec. e la profanazione nel 1793 da parte dei soldati francesi. Il nome Forzorio a cui la chiesa è dedicata, risultato assente in tutti i martirologi, è forse derivante dal toponimo della località Santu Frassori, riconducibile al nome Fossorio e quindi all’attività delle confraternite dei fossores, scavatori di catacombe. San Forzorio, non festeggiato da più di cinquant’ anni, fu comunque adottato come Santo protettore dalla categoria degli isposus storraus (i promessi sposi lasciati). Visite guidate a cura di una rappresentanza degli alunni dell’Istituto di Istruzione Superiore “G. Brotzu” Sezione Liceo Artistico, prof. Luigi Piras. Orario di visita sabato dalle ore 16.00 alle ore 19.30 domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.30 e dalle ore 15.30 alle ore 19.30

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Chiesa di

San Pietro di Ponte

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Interno Camposanto

È una delle chiese romaniche meglio conservate nel Campidano di Cagliari, donata nel 1119 dal vesc. Guglielmo a Berengario, priore di San Saturno, ristrutturata dai Vittorini, che l’avevano acquisita già nel 1089. Secondo R. Delogu le forme attuali della chiesa risalgono al 1280-1300. Quando arrivarono gli Aragonesi la chiesa venne fatta restaurare. Nel 1873 si stabilì di costruire il cimitero; venne stravolto così lo stile architettonico dell’antico monumento costruendo accanto alla chiesa le cappelle private che nascosero, in parte, le fiancate della chiesa che insieme al prospetto mostrano l’abilità tecnica e la fantasia tipica dei “picaparderis” quartesi. Nelle archeggiature delle fiancate e negli archetti pensili di varie forme si notano influssi francesi e arabismi. La facciata è coronata da un piccolo campanile a vela ed era ornata da numerosissime ciotole maiolicate delle quali oggi resta solo qualche piccola traccia. Il portale ora ad arco a tutto sesto era munito sino agli anni ’50 di architrave. L’interno è composto da una navata rettangolare, dalla copertura lignea e da una piccola abside ad arco a tutto sesto impostato su due mensole. Esso riceve la luce grazie alla bifora nella parte anteriore e all’oculo nella posteriore. La chiesa è aperta nel mese di novembre per consentire le preghiere ai defunti. Visite guidate a cura dell’Università della Terza Età - Quartu Sant’Elena e del gruppo di soci volontari amanti dell’arte e della cultura quartese. Orario di visita sabato dalle ore 16.00 alle ore 18.30 domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.30 alle ore 19.00 In questo sito si terranno eventi collaterali

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Chiesa di

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Sant’Agata Piazza Azuni

La chiesa romanica venne costruita a metà del XII secolo, forse per volere del vescovo di Cagliari; andata distrutta per motivi sconosciuti, fu riedificata nel 1280-1300 sulle fondazioni e parte dei muri perimetrali del vecchio edificio, utilizzando anche materiale di spoglio. Le prime notizie sulla chiesa risalgono al 1291, quando il papa concesse l’indulgenza di 1 anno e 40 giorni ai fedeli che l’avessero visitata in occasione della festività di S. M. Vergine e di Sant’Agata. Col tempo cadde in progressivo abbandono, come risulta dalla relazione della visita pastorale effettuata nel 1599 dal vescovo di Cagliari. Nel 1631 l’edificio religioso e tutta la proprietà annessa furono ceduti ai Padri Cappuccini, i quali costruirono il convento addossandolo alla chiesa, che intitolarono a San Francesco. Nella seconda metà dell’Ottocento, in seguito ad alcuni interventi legislativi, i beni dei frati furono incamerati dallo Stato e quindi ceduti al Comune, che nel 1888 concesse l’area dell’orto alla Società delle tranvie. Intorno al 1900 l’intera struttura fu destinata ad usi civili, ma già nel 1925 il sacerdote quartese mons. Virgilio Angioni ottenne l’autorizzazione a realizzare nel vecchio convento un ricovero per vecchi abbandonati, assistiti dalle suore del Buon Pastore, che utilizzarono la chiesa come cappella. Nel 1985 l’istituto religioso ha lasciato il convento e la chiesa, ripresa l’intitolazione a Sant’Agata, è stata affiliata alla parrocchia di Sant’Elena. Gli ultimi lavori di restauro, iniziati nel 1990, sono terminati nel 1997. La chiesa ha una modesta facciata a capanna, realizzata come le cappelle ad opera dei monaci che le diedero così l’attuale aspetto alla “cappuccina”. Dell’edificio gotico, realizzato da maestranze locali, restano i prospetti laterali visibili solo nelle parti superiori e coronati da archetti pensili - e quello posteriore. L’interno, a una sola navata, ha la volta a botte; segue un ampio presbiterio, dietro il quale si trova il coro e l’abside con la volta a crociera. Dal lato sinistro si accede al convento, mentre sulla destra si sviluppano la sacrestia, il coretto e tre cappelle, che furono costruite verosimilmente in tempi diversi a spese di altrettante famiglie di benefattori quartesi. La chiesa conserva solo pochi dei suoi antichi arredi, fra cui una pregevole pala del ‘600, attribuita al pittore genovese Orazio de Ferrari, inserita nell’altare ligneo dello stesso periodo. Visite guidate a cura dell’Associazione Sant’Agata e delle classi I A e II B del Liceo Classico; II A e II C del Liceo delle Scienze Umane “Bacchisio Raimondo Motzo”, proff. Luca Paoletti e Anna Maria Cocco. Le visite guidate saranno anche in lingua inglese, francese e tedesca. Sabato dalle ore 16.00 alle 20.00 visita guidata con traduzione nella lingua dei segni italiana (LIS) a cura dell’Ente Nazionale Sordi. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Chiesa di

Sant’Andrea

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Parco Andrea Parodi

Nell’omonima località, poco prima di Flumini sulla strada provinciale per Villasimius, sorge la chiesetta di Sant’Andrea, circondata da una vasta piazza. Situata vicino al mare, fu spesso luogo di scorrerie dei pirati barbareschi soprattutto a partire dal XVI sec., quando cioè le sagre campestri ebbero particolare sviluppo, tant’è che nel 1621 il vicerè emanò un’ordinanza con cui vietava che i pellegrinaggi avvenissero di notte. Nel 1793, quando i francesi sbarcarono al Margine Rosso con l’intento di conquistare Cagliari, occuparono la chiesetta che divenne teatro di un violento scontro coi miliziani sardi. La struttura più antica è concepita secondo schemi propri dello stile gotico sardo-catalano. Costituita dai muri perimetrali e dai contrafforti dei prospetti laterali in pietre appena sbozzate e legate con malta, è ascrivibile al XV sec., ma subì aggiunte e rifacimenti nel Seicento. La facciata, che fa parte del primo impianto, termina con una cornice coronata da merli dentati ed è sormontata da un piccolo campanile. Al centro un rosoncino in pietra sovrasta il portale rettangolare, costruito nella prima metà del Seicento. Nei prospetti laterali vi sono tre contrafforti; tra quelli di destra sono stati costruiti la sacrestia e gli ambienti che si utilizzano per le feste. Sullo stesso lato è stata ricavata un’altra piccola loggia, in cui vi è l’ingresso secondario. L’interno è costruito da una spaziosa navata rettangolare, sul cui fondo si apre una grande bifora di fattura moderna. Dieci pilastri in muratura che si allargano verso l’alto sostengono la capriate su cui poggia il tetto. Nella chiesa sono presenti diversi elementi architettonici tardo-romani, tra cui una base di colonna su cui è stato sovrapposto un capitello corinzio, usato come acquasantiera; essi provengono forse da un edificio preesistente nello stesso sito o situato nelle vicinanze, dove si trovano anche i resti di una villa romana. Altri arredi sono: un pulpito ligneo e le statuine di Sant’Andrea, San Giovanni Battista e San Antonio da Padova.I momenti liturgici più importanti si vivono in occasione della festa di Sant’Andrea organizzata da un gruppo di 25 notabili e di San Giovanni organizzata dal gremio dei pastori. Visite guidate a cura della Federazione Italiana Scautismo Raider Sezione Flumini e di Sara Loche e Silvia Bondanini. La classe V A della Scuola Primaria V circolo Didattico, via Mar Ligure, insegnante Caterina Piseddu illustrerà un approfondimento sulla vicina Villa Romana di Sant’Andrea. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Quartu Sant’Elena


Chiesa di

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Sant’Antonio Via Sant’Antonio

La chiesa e il convento di Sant’Antonio sono situati in un’area dove un tempo esisteva una chiesa dedicata prima a Santa Lucia e poi a San Gregorio Nazianzeno e alla Vergine delle Grazie. Costruiti tra il 1898 e il 1904, rappresentano il frutto dell'impegno di Padre Ferdinando Diotallevi il quale, insieme al suo confratello Padre Giuseppe Gasparini, si fece promotore del rifiorimento francescano in Sardegna dopo la soppressione degli ordini religiosi e il forzato esodo dall'Isola, avvenuto a metà Ottocento. La chiesa, consacrata il 27 dicembre 1904, è la tipica espressione dell'eclettismo artistico di fine '800 nella quale convivono nostalgie classiciste ed elementi goticheggianti. La facciata alta e stretta si conclude con un timpano triangolare portato su con due ali ricurve. Nell'unico specchio si apre al centro il portale rettangolare circoscritto da una cornice modanata e coronato da una lunetta semicircolare. Lo sovrasta una bifora archiacuta compresa tra due luci egualmente a sesto acuto. Di recente la facciata è stata completata con le due statue raffiguranti S. Francesco e S. Chiara, mentre nella lunetta è rappresentato S. Antonio. Il breve campanile a copertura piramidale è a pianta quadrata. Nella cella campanaria si aprono ampie luci ogivali. L'interno presenta una pianta cruciforme e l'incrocio dei bracci è sovrastato da una cupola ottagonale, raccordata da lisci pennacchi triangolari ai quattro pilastri che circoscrivono il quadrato centrale. Su quest'ultimo si affacciano due grandi cappelle semipoligonali. Il presbiterio, sostanzialmente modificato dai lavori di ristrutturazione effettuati negli anni '70 e '80 del Novecento, è a pianta quadrangolare, concluso da un'abside semicircolare. La copertura è a botte, scandita da archi a tutto sesto impostati su una cornice modanata sovrastante piatte lesene che ritmano le pareti laterali. Tra i bracci della croce si aprono quattro piccoli ambienti che comunicano con la navata tramite archi a tutto sesto e con le cappelle centrali mediante archi a sesto acuto. Il 19 dicembre 1954 con decreto di monsignor Paolo Botto, arcivescovo di Cagliari, la chiesa di Sant'Antonio è stata eretta parrocchia. Visite guidate a cura del Gruppo Scout AGESCI - Quartu 3 Branco “Perfetta Letizia” e del Gruppo Parrocchiale. Orario di visita sabato dalle ore 16.00 alle ore 17.15 domenica dalle ore 16.00 alle ore 18.00

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Chiesa di

Sant’Efisio

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Piazza Sant’Efisio

La Chiesa di Sant’Efisio, inizialmente dedicata ai SS. Efisio e Sebastiano, fu costruita a partire dal 1728 grazie ad un lascito della benefattrice quartese Maria Piras, anche se alcuni riferimenti fanno supporre la sua esistenza già in epoca medioevale. Con la costruzione della chiesa settecentesca vennero anche realizzate le strade di collegamento, rinominate nel ‘900 via Garibaldi e via Martini. Sant’Efisio si affaccia sulla piazza omonima, i muri perimetrali dei lati destro e sinistro danno rispettivamente sulle vie XX Settembre e Garibaldi mentre il prospetto posteriore è nascosto da costruzioni che vi si addossano e che confluiscono nella piazza del mercato, Sa Perda Mulla. L’edificio, caratterizzato da una semplicità di linee e da uno stile tardo seicentesco, è simile ad altre chiese minori realizzate all’epoca in Sardegna e si presenta, nonostante gli interventi di rimaneggiamento documentati nel corso della sua esistenza, sostanzialmente prossimo all’impianto originario. Realizzata con pietrame in arenaria e mattoni in terra cruda (ladiri) la struttura ha una pianta rettangolare e i prospetti laterali sono sostenuti da contrafforti obliqui. In facciata, il portale rettangolare è sormontato da un oculo con cornice modanata e, in asse, sulla sommità, un campanile a vela doppia alleggerisce l’aspetto sobrio dell’edificio. All’interno la chiesa ha un’unica navata coperta da una volta a botte, scandita da archi a tutto sesto. Sull’aula si affacciano due cappelle realizzate in tempi diversi ed il presbiterio è coperto da una cupola ottagonale che poggia su un tamburo quadrato. Tra gli arredi ancora presenti nell’edificio si segnalano una campana datata 1717, un pulpito ligneo ottocentesco di fattura locale e un gruppo scultoreo in legno policromo risalente al primo decennio del 1800, raffigurante S. Bonaventura e, ai suoi piedi, due figurine incappucciate che rappresentano la confraternita di Sant'Efisio, costituita il 24 dicembre 1802. Infine, è di qualche interesse un olio su tela ottocentesco dipinto da un pittore popolaresco che raffigura la Vergine del fulmine che protegge dall’alto, con il suo mantello azzurro, il sottostante villaggio di Quartu minacciato da un rovinoso temporale. Visite guidate a cura delle classi III, IV e V C dell’Istituto di Istruzione Superiore “G. Brotzu” Sezione Liceo Scientifico, prof.sse Adriana Borghero e Anna Rita Schiavo. Domenica alle ore 17.30 Salvador e Maria Piras: la chiesa dei Santi Efisio e Sebastiano a Quartu, intervento con la partecipazione straordinaria della storica dell’arte Ida Farci. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Quartu Sant’Elena


Chiesa di

Santa Maria di Cepola

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Via Santa Maria La chiesa è situata nel quartiere omonimo in cui sorgeva l’antico Villa di Cepola. Fu edificata sui ruderi di una chiesa paleocristiana, come testimoniano due frammenti di colonna sistemati all’interno del cortile su cui si affaccia l’edificio. Nel 1089 fu donata dal Giudice Costantino di Cagliari a Riccardo Abate di San Vittore. Subì nel tempo restauri e rifacimenti contrastanti con lo stile originario che, uniti all’abbandono e all’incuria, ne provocarono rilevanti danni. Al periodo protoromanico si attribuiscono il prospetto posteriore con l’abside, i muri laterali in pietra calcarea, percorsa da cornice sempre in pietra e la porta murata sul lato destro. L’edificio è stato ampliato, nella facciata con il terminale piatto e ornato da merli dentati che mostrano l’influenza del gotico catalano presente in Sardegna dal secolo XIV fino al XVI. Di recente fattura è il frontale sovrastato da campanile a vela. L’interno ha una navata unica: l’abside il cui archivolto a tutto sesto è stato nel tempo modificato nell’attuale forma ogivale. La copertura in legno, come si nota dalle varie dimensioni del tavolato, è stata realizzata in tempi diversi e di recente restaurata. Nel suo interno si può ammirare il dipinto su tela con l’Immacolata, di artista sardo del XVIII - XIX secolo, la scultura raffigurante la Vergine in legno policromo e i simulacri lignei di S. Stefano. Sa crésia romànica de S. Maria, in su Milli, fiat parti de sa bidda mesuevali de Cépola. In su 1089 su giugi de Casteddu Costantinu dd’iat arregalada a is paras frantzesus de Santu Vitori. Sa faciada, fata a muradura incassada, cun arrogalla de pedràmini e arena grussa ammesturada a àcua e intonacada, acabbat in sa parti arta cun d-una filera de perdas postas a froma de denti, pesadas a una parti e a s’atra de su campanili, elementus custus de s’arti góticu catalana. Su campanili a vela est a una luxi. Intrendi agataus una navada pitica chi portat a s’àbsidi chi fiat a froma de mesu carrada, cun bóvida cuadrada mentri oi est a punta de missili, poita dd’ant strupiada. Sa crabitura de linna, torrada a conciai de pagu, dd’ant fata in epocas diferentis. Aintru si podit castiai sa bellesa de una pintura de S’Immaculada, fata de unu pintori de s’isola nosta; un’istàtua de linna de sa Vírgini, is istatueddas de S. Stévini chi a primu fiant in d-un’atra crésia antiga, cun su pròpiu nòmini, andada sderruta e sa statuedda de Santa Anastasia.

Visite guidate a cura di Italia Nostra onlus - sezione di Cagliari, Associazione Parco Geominerario della Sardegna e dei Corsisti e Tirocinanti del corso Operatori Naturalistici Ambientali. Visita guidata in lingua sarda a cura di Alessandra Agus. Scheda in lingua sarda a cura di Valentina Pulina e Milvia Serra. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Chiesa di

Santo Stefano Protomartire

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via Pierluigi Da Palestrina

Particolare dell’aula a cavea che consente la massima visibilità per tutti i fedeli, secondo lo spirito del Vaticano II

Il Concilio Vaticano II ha preparato la Chiesa cattolica ad affrontare le sfide del nuovo millennio, il 2000; e lo ha fatto portando novità in tutto l’arco delle sue competenze. In particolare nell’arte sacra e nella costruzione delle nuove chiese in sintonia con la rinnovata liturgia. Santo Stefano in Quartu Sant’Elena ne è un esempio significativo, il primo e più completo in Sardegna nella diocesi di Cagliari. Progettata dall’Architetto Franco Berarducci di Roma, a partire dagli anni ottanta, è realizzata dall’impresario Antonio Ibba sotto la guida del parroco don Tonio Tagliaferri e con la collaborazione dell’intera comunità parrocchiale. I principi fondamentali che hanno guidato nella ideazione dell’opera sono cosi riassumibili: protagonista della liturgia è il popolo di Dio composto da tutti i fedeli battezzati e rappresentato dalla gerarchia ecclesiastica. Il mistero principale è la passione e la morte di Gesù Cristo, che si rivive con la liturgia eucaristica, l’annuncio della parola di Dio e la celebrazione dei sacramenti. Ecco come questi principi sono stati realizzati nella chiesa di Santo Stefano: l’aula della chiesa è un anfiteatro con tredici gradoni per un totale di 1350 posti a sedere, si ottiene cosi un gran numero di fedeli attorno all’altare in un raggio di sedici metri favorendo la massima visibilità dell’altare, del celebrante e degli stessi fedeli tra loro. L’altare è un blocco quadrato di granito rosa che simboleggia l’universalità del messaggio cristiano. L’uso del cemento, in particolare il solaio di quasi 1000 metri quadrati, ha consentito di utilizzare un cassettonato triangolare come volta, di straordinaria efficacia simmetrica ed estesa sonorità. Di straordinaria bellezza anche la croce a stilo in argento di Franco Aspro e del tabernacolo, opera di suor Agar Loche. Interessante anche la cappella feriale. Visite guidate a cura del Gruppo Parrocchiale: Damiano Aresu, Simone Bellisai, Maria Grazia Guarneri e Michele Pisano. Orario di visita sabato e domenica dalle ore 16.00 alle ore 18.45

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Chiesa Ortodossa

San Giuda Taddeo Apostolo

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Via Cagliari, 86/88

Situata nella via Cagliari, nasce nel 1983 ad opera di Padre Giorgio Gerace spinto dal suo amore per la Chiesa Orientale e per il popolo sardo. La Parrocchia appartiene al Patriarcato di Costantinopoli, è guidata dalla Metropolia (Arcidiocesi) di Italia e Malta e rappresenta una delle prime testimonianze di ritorno del culto Bizantino in Sardegna dopo più di dieci secoli. La parrocchia è dedicata all’Apostolo Giuda, detto il Taddeo, da non confondere con l’Iscariota. Chiamato “cugino di Gesù”, il Santo Apostolo sarebbe stato figlio di Maria di Cleofa e Alfeo, fratello di Giuseppe. Secondo tradizione l’Icona del Santo viene spesso rappresentata insieme al Mandylion, ovvero il velo rappresentante il volto di Cristo e di origine acheropita (non creata da mano d’uomo). L’Apostolo Taddeo portò il Mandylion ad Edessa ed lì operò molti miracoli. La Chiesa è caratterizzata da una volta a botte e presenta una parete con molte icone, chiamata Iconostasi, che ha la funzione di separare l’altare dalla navata. Le chiese bizantine hanno mantenuto questa forma perché ricorda quella del Tempio di Salomone. Infatti il luogo in cui è situato l’altare prende nome anche di Santo dei Santi e soltanto i ministri di culto, diaconi, suddiaconi e i chierici che vi prestano servizio vi possono entrare. Quando nel 2007 si insidiò presso la Parrocchia Padre Kiriaco (Domenico) Casile, venuto a mancare nel 2009, questi decise di continuare il lavoro iniziato da Padre Giorgio prodigandosi per mantenere unita la comunità ortodossa di Quartu e commissionando dei lavori per ristrutturare e completare la parrocchia con icone ed affreschi. Il 2 Dicembre 2011 si è insidiato presso la Parrocchia di San Taddeo, il presbitero Padre Alessandro Shabelnik. Studioso di iconografia, Padre Alessandro, terminati gli studi teologici a Mosca, ha insegnato la materia presso l’Accademia Cristiana della Lettonia. Seguendo le linee dettate dai precedenti rettori della Parrocchia, si occuperà dei lavori di restauro della Chiesa. In occasione dell’evento, Padre Alessandro e alcuni suoi ex allievi, che appartengono al Gruppo dei giovani Iconografi, allestiranno una piccola mostra di icone. La Parrocchia è aperta tutti i giorni mentre le funzioni ordinarie si svolgono ogni sabato alle ore 18.00 e la domenica alle ore 10.00. Visite guidate a cura del Gruppo Parrocchiale.

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Cimitero Monumentale

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Via Marconi

L’antico cimitero di Quartu sorgeva sul terreno adiacente all’Oratorio delle Anime della Chiesa di Sant’Elena. A metà ‘800 esso era ormai insufficiente, per cui nel 1873 il comune decise di utilizzare l’area intorno alla chiesa di San Pietro di Ponte. La costruzione del nuovo camposanto doveva ottemperare a delle norme: avere un muro di cinta alto metri 1,50 con la presenza di alberi e fiori; la proibizione all’accesso degli animali per non rovinare o profanare le tombe; le visite si effettuavano due giorni alla settimana, (negli altri giorni era consentito solo con l’autorizzazione del sindaco). L’area cimiteriale era divisa in due parti: una destinata alle tombe di famiglia, monumenti dell’inizio del 900 di notevole importanza storico - artistica; l’altra alle tombe comuni dove era consentito collocare le pietre sepolcrali. I bambini non battezzati e i non credenti venivano inumati in un luogo separato all’interno dell’area cimiteriale. Una curiosità: si poteva riconoscere il ceto del defunto dai rintocchi delle campane: il suono de s’agonia. Per un povero i rintocchi erano sette, suonati con una sola campana; per un ricco erano nove con due campane; per la donna ricca erano ancora sette con due campane; per i bambini di qualunque ceto sociale il rintocco era allegro come quello del mezzogiorno; se il defunto era benestante, il rito funebre veniva celebrato da tre sacerdoti, per i poveri da un solo prete. Visite guidate a cura dell’Università della Terza Età - Quartu Sant’Elena e del gruppo di soci volontari amanti dell’arte e della cultura quartese. Orario di visita sabato dalle ore 16.00 alle ore 18.30 domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.30 alle ore 19.00

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Convento Cappuccino di

San Francesco

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Via Brigata Sassari Il Convento Cappuccino è annesso alla chiesa medioevale di Sant’Agata (1145-60). La sua costruzione risale al 1631 per volontà del Vescovo Ambrogio Machin, che consegnò all’Ordine l’area circostante la chiesa perché vi edificasse il convento e coltivasse una porzione di terreno per le esigenze della comunità. In quell’occasione fu ristrutturata la chiesa con lavori alla facciata, al tetto e con opere di suddivisione dello spazio interno. Il complesso, costruito grazie alle offerte dei fedeli, rispecchia le regole tecniche e di apostolato dell’Ordine. Il chiostro, a pianta rettangolare con un pozzo al centro, presenta due ordini su tre lati, uno solo nel lato che si addossa alla chiesa. L’ordine inferiore ha archi a tutto sesto su pilastri quadrangolari e alto basamento continuo. Venne intitolato a San Francesco e costituì un punto di riferimento per tutti i quartesi. A delimitare la proprietà cappuccina venne eretta una croce giurisdizionale (ancora oggi nella piazza Azuni), utilizzando materiale di spoglio: la croce in stile tardo gotico (XV - XVI secolo) è in marmo bianco e presenta su un verso Cristo in Croce tra i simboli degli evangelisti. In basso un sole raggiato, nell’altro la Madonna col Bambino e angeli. È sostenuta da un capitello del I secolo d. C. anch’esso in marmo bianco. Nel 1866 con l’incameramento dei beni ecclesiastici da parte dello Stato, il convento cambiò funzione accogliendo uffici comunali e la scuola elementare fino al 1925. In questo stesso anno fu ceduto a mons. Angioni, fondatore dell’Opera del Buon Pastore, che ne fece “un ricovero di poveri abbandonati e piccolo ospedale”; in seguito divenne istituto per anziani. Oggi, completamente ristrutturato dall’Amministrazione Comunale, in parte è adibito a sede di uffici comunali. Visite guidate a cura delle classi I A e II B del Liceo Classico; II A e II C del Liceo delle Scienze Umane “Bacchisio Raimondo Motzo”, proff. Luca Paoletti e Anna Maria Cocco. L’impegno degli allievi per la manifestazione è stato rafforzato dalla collaborazione con la Deputazione di Storia Patria per la Sardegna nell’ambito del Progetto Identità sarda. Sabato dalle ore 16.00 alle 20.00 visita guidata con traduzione nella lingua dei segni italiana (LIS) a cura dell’Ente Nazionale Sordi. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Ex Monte Granatico

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via XX Settembre 21 L’ex Monte Granatico di Quartu costituisce un patrimonio di gran­de valore culturale, sia per l’importanza sim­bolica e affettiva che riveste, sia per l’evolu­ zione che lo ha carat­terizzato storicamente dalla sua istituzione sino ai giorni nostri. La sua fondazione risa­le al 1723, in quel periodo il villaggio contava meno di 2500 abitanti ed era chiamato in modo spagnoleggiante Quarte. Il Monte Granatico era una sorta di banca, dove si effettuava il prestito di grano ai contadini bisognosi che si impegnavano a restituirlo dopo il raccolto con una maggiorazione di circa il 5 %. Con­siderate le pessime condizioni economiche in cui ver­sava la maggior parte della popolazione, non manca­rono negli anni casi d’insolvenza, soprattutto nelle numerose annate di carestia. Nel periodo successivo all’Unità d’Italia, il Monte Granatico cadde progressivamente in disuso; vi furono nuove leggi in materia, da cui prese il via un processo di trasformazione in Monte di Soccorso. Non è certa la data di cessazione dell’attività del Monte di Quartu, che presumibilmente cessa di svolgere la sua funzione verso la fine dell’‘800 a seguito dell’incremento della produzione di grano. A partire dal 1900 il suo caseggiato fu utilizzato per vari scopi: inizialmente venne adoperato come deposito per vini e alcool dalla ditta Capra; successivamente fu adibito come sede provvisoria della scuola elementare, quindi (nel periodo della prima guerra) come sede di un reparto militare. L’amministrazione del Monte venne in seguito convertita in Cassa Comunale di Credito e nel periodo della dittatura fascista divenne sede cittadina del partito fascista. Nel 1943, dopo Lo scioglimento del partito fascista, l’immobile divenne statale e dal 1945 fu utilizzato come sezione del partito comunista. Quella che era la “casa del fascio” diventò così la “casa del popolo”. Il partito comunista ha utilizzato i locali sino a pochi decenni fa. Attualmente i locali dell’ex Monte Granatico sono oggetto di un progetto finalizzato alla creazione del primo Centro di Aggregazione Giovanile di iniziativa pubblica nel comune di Quartu Sant’Elena. Il progetto porterà a realizzare uno spazio organizzato rivolto a tutti i giovani, in particolare nella fascia di età compresa tra i 14 e i 29 anni. Tra le diverse funzioni assolte dallo spazio, quella di Info Point di orientamento all’istruzione, al lavoro e al tempo libero e sala polifunzionale dedicata agli appassionati di musica, teatro, attività multimediali e ludico-creative. Visite guidate a cura dell’Associazione Culturale “L’isola che vorrei…” della Cooperativa Agorà Sardegna e di Carlo Perra. Orario di visita sabato e domenica chiusura alle ore 19.00 In questo sito si terranno eventi collaterali

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Museo Etnografico delle

Arti e delle Tradizioni Popolari

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Via Eligio Porcu, 271

Il Museo Etnografico delle Arti e delle Tradizioni Popolari (ex Museo Il Ciclo della Vita) è ospitato in un edificio del centro storico risalente alla prima metà dell'800 che mantiene tuttora gli elementi architettonici basilari della tipologia campidanese. Dopo un primo intervento di restauro e di adattamento a struttura museale avvenuta nel 1998, il proprietario, Cav. G. B. Musiu (già fondatore nel 1978 del museo cittadino “Sa Dom’ ‘e Farra”), nel dicembre 2010 ne ha attuato una riorganizzazione tematica ed espositiva assegnando al compendio la denominazione attuale. La struttura, costruita col tradizionale ladiri, presenta un loggiato con il colonnato dorico e vari elementi decorativi (balaustre, fregi ed elementi scultorei). All’interno sono conservati circa 2.000 reperti (strumenti del lavoro agro-pastorale e domestico, arredi, suppellettili, capi d’abbigliamento, gioielli, materiali cartacei ed iconografici) provenienti da diverse aree storico-culturali del Campidano ed ascrivibili al periodo compreso tra la fine del 1700 e il primo ‘900. Le collezioni sono state organizzate, in un approccio di contestualizzazione, secondo un percorso tematico che descrive una condizione di vita propria della famiglia del mezzadro o del piccolo proprietario terriero e ampiamente rappresentativa dell’intero quadro economico-sociale della comunità. Il Museo si articola in 8 settori espositivi. Nel “Ciclo dell’anno agrario” è ubicato il forno tradizionale e vi sono esposti gli attrezzi dell’attività agro-pastorale e della trasformazione dei prodotti (aratri, gioghi, zappe, macine, etc.), oltre a diverse foto d’epoca che illustrano le fasi del lavoro e l’effettivo impiego dei reperti esposti. Il secondo settore è la corte, con il loggiato, le chiavi di volta con funzioni apotropaiche e il pozzo. Il terzo spazio ricostruisce la sala di rappresentanza, adibita al ricevimento degli ospiti di riguardo. Successivamente la camera da letto padronale che conserva anche la culla e il corredo del neonato, nel quinto settore i capi d’abbigliamento peculiari di Quartu e del Campidano, oltre agli attrezzi per la lavorazione dei filati, per il cucito e il ricamo. Nella sala successiva sono esposti numerosi attrezzi del lavoro domestico, relativi soprattutto alla panificazione e alla preparazione e al consumo dei pasti. Particolare rilievo vi riveste “su strexu ‘e fenu”, corredo di preziosi panieri della dote femminile. Il settimo ambiente rappresenta la camera da letto del figlio, con arredi, giocattoli, libri, foto, etc. L’ultimo spazio è costituito dal salone che ospita attualmente diverse manifestazioni culturali e dall’archiviobiblioteca che conserva un'interessante raccolta documentaria relativa alla storia del Museo “Sa Dom’ e' Farra”. Visite guidate a cura dell’Associazione Culturale “L’isola che vorrei…” e delle volontarie Lara Deiana e Claudia Vacca. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Ex Oratorio delle Anime

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Piazza Sant’Elena Adiacente alla parrocchiale di Sant’Elena, sorge l’ex Oratorio delle Anime, oggi sede della Confraternita del Rosario. Fu costruito tra il 1754 ed il 1755 in funzione di cappella e ossario dell’antico cimitero, dedicato anch’esso alla Santa imperatrice. L’atto notarile per la sua costruzione fu stipulato il 34 agosto 1754 tra il procuratore delle chiese Giuseppe Angelo Cadelano e Francesco Manca, muratore cagliaritano residente a Quartu. Divenne poi l’Oratorio di Bonaria, poiché il canonico Giuseppe Durzu, parroco di Sant’Elena, lo concesse all’omonima confraternita, istituita nel 1879. L’unica navata, breve e stretta, ha la volta a botte impostata sui muri perimetrali sovrastati da una cornice percorsa da dentelli classicisti. In essa si affacciano tre cappelle tramite archi a tutto sesto sottolineati da una modanatura a toro, quale adorna l’arco che immette nel corpo cupolato, centro del cruzero. La cupola è ottagonale, come la lanterna finestrata che la conclude e il tamburo cui si raccorda con pennacchi triangolari. Del transetto rimane solo il braccio sinistro voltato a botte, profondo quanto le cappelle, ma di esse più alto. La facciata, dove si aprono la porta rettangolare e la sovrastante finestrella ottagonale, è conclusa da un terminale a duplice inflessione coronato al centro da un semplice campanile a vela. L’oratorio accoglie attualmente, entro il suo altare ligneo (fine sec. XIX), il simulacro in legno intagliato e policromato della Madonna di Bonaria, realizzato da artista napoletano nel 1873. Entrambi provengono dall’adiacente basilica di Sant’Elena, che li custodiva sin dall’origine nella prima cappella a destra. Informazioni tratte da “Guida alla Basilica di Sant’ Elena” di Ida Farci. Visite guidate a cura della Confraternita del Santissimo Rosario con la partecipazione degli alunni delle classi III e V D dell’Istituto di Istruzione Superiore “G. Brotzu” Sezione Liceo Scientifico, prof.ssa Caterina Spiga.

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Palazzo Orrù Via Dante, 69 angolo - Via Genova, 38/A

Il palazzo, in stile liberty, fu edificato su due piani nei primi decenni del 1900 e destinato ad abitazione privata. La casa si erge dal robusto basamento realizzato in pietrame misto, calce e malta. La facciata è contraddistinta da lesene decorative addossate alle pareti che insieme al marcapiano e al cornicione, inquadrano le aperture. Lo spesso strato di intonaco giallo senape nasconde il materiale di costruzione costituito nel pianoterra e nel piano rialzato da mattoni in terra cruda (ladiri). Rimangono a vista gli elementi decorativi in cemento dipinto che, profilando le aperture, si differenziano cromaticamente dalla facciata. Gli stipiti del portalino con arco a tutto sesto e delle finestre con arco a sesto ribassato sono decorati a fogliette e rosette. Il portone in legno è intagliato con sinuosi motivi floreali entro riquadri mistilinei. Notevole è la balaustra del balconcino centrale, sostenuto da mensoline, mentre i parapetti delle finestre laterali sono caratterizzati da motivi traforati. Il pianoterra ed il piano superiore sono composti da ampi locali ornati da decorazioni in stile liberty. Sul cortile interno si affacciano tre porte ad arco a sesto acuto. In origine il palazzo apparteneva a Juanni Scalas e passò in seguito alla famiglia Orrù da cui ha preso il nome. Il palazzo Orrù è stato sede della Pretura Comunale nel 1963. Attualmente è in parte utilizzato come sede di ARCOIRIS onlus, associazione multietnica femminile. Visite guidate a cura di Cristiana Stocchino, Silvia Garbato, Mansour Diop, AnnaKarina Dyatlyk in collaborazione con Arcoiris Onlus Associazione Femminile Multietnica. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Palazzo Scalas

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Via Marconi, 374 A cavallo tra il 1800 ed il 1900 iniziò ad affermarsi nella città di Quartu Sant’Elena una ricca classe borghese formata da proprietari terrieri, industriali, commercianti e professionisti. A tutti loro stava fortemente a cuore esternare il proprio status sociale attraverso la realizzazione o l’arricchimento delle proprie abitazioni con elementi decorativi di grande rilievo, assai in contrasto con l’architettura tradizionale sarda. È in questo periodo, infatti, che, accanto alle case campidanesi, caratterizzate da una disposizione “a corte” e da alti muri ciechi fronte strada (la cui unica decorazione esterna era rappresentata da importanti portali o da pochi elementi scolpiti nelle chiavi dell’arco del portale stesso), sorgono numerose palazzine in stile contraddistinte, invece, da una struttura architettonica direttamente prospiciente sul fronte strada e dalle facciate riccamente decorate con fregi floreali e motivi curvilinei, accanto ad altre decorazioni di stile geometrico più vicino all’art decò del successivo periodo. Tra le numerose abitazioni del periodo, riveste particolare importanza il Palazzo Scalas, sito tra via Marconi e via Cavour, costruito nell’ultimo decennio del 1800 da Felice Maxia, già proprietario delle omonime fornaci e successivamente ridecorato dagli eredi secondo fogge e modelli propri dell’art nouveau. Palazzo Scalas è un palazzotto in stile tardo liberty strutturato su due livelli, la cui facciata è caratterizzata da elementi decorativi rappresentanti figure femminili e fregi floreali posti sopra ogni apertura e nella chiave dell’arco aggettante l’ingresso principale, nonché dal disegno delle ringhiere in ferro battuto posto a protezione delle portefinestre del primo piano. Attualmente è adibito a sede di un asilo per l’infanzia. Visite guidate a cura di Cristiana Moccia, Marta Moi, Emanuela Petza, Denise Sanna ed Elisabetta Salis, in collaborazione con la Soprintendenza B.A.P.S.A.E. e i Servizi Educativi del Museo e del Territorio: Marcella Serreli e Antonia Giulia Maxia. Orario di visita sabato secondo gli orari della manifestazione domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00 In questo sito si terranno eventi collaterali

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Palazzotto

Denotti Angioni, già Xaxa

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Via Regina Margherita 16, angolo via Umberto I Palazzo ad angolo, sito tra via Regina Margherita e via Umberto I, bia Cardaxus nel 1846. Costruito dalla famiglia di Felice Xaxa, tra la seconda metà dell’800 e i primi del '900, su un unico livello di superficie, unendo elementi decorativi stilistici nuovi con aspetti dell’architettura sarda della casa a corte, intorno al 1915 verrà completato con un piano superiore trasformandosi in un elegante palazzotto in stile liberty, attualmente sotto tutela della Soprintendenza. I due fronti dell’intera facciata si caratterizzano per la simmetria e l’eleganza degli elementi decorativi come i marcapiano e le cornici alle finestre del piano superiore; alcune con un balconcino e la balaustra lavorata con motivi floreali. In entrambi i lati della facciata gli ingressi: da una apertura verso la via Umberto I si accede ad un locale che, tra gli anni ’20 e ’40, fu sede dell’ufficio postale, gestito dai padroni di casa; più avanti l’ingresso del cortile e poi del giardino su cui si affaccia il loggiato “sa lolla”, chiuso da magnifiche portefinestre con originali vetrate blu-cobalto e nella parte superiore con vetri a triangolo di colore rosso, verde e giallo. I decori, in stile liberty, rendono unici e spettacolari tutti gli ambienti, per la finezza e l’originalità dei motivi floreali, geometrici e dei paesaggi realizzati con la tecnica dell’affresco ed eseguiti forse da pintoris cuartesus su intonaco a secco. Visite guidate a cura di una rappresentanza degli alunni delle classi II A, IIB, I C, II C, III D e I E della Scuola Secondaria di I grado n. 4 “A. Rosas”, prof.sse Rita Denotti e Lucia Sbressa; Stefania Mele, Enrica Pierotti in collaborazione con la Soprintendenza B.A.P.S.A.E. e i Servizi Educativi del Museo e del Territorio: Marcella Serreli e Antonia Giulia Maxia. Scheda a cura di V. Pulina e M. Serra. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Parco Naturale Regionale

Molentargius, Saline

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Via Don Giordi, incrocio via della Musica Il Parco Naturale Regionale Molentargius Saline, istituito con Legge regionale nel 1999, costituisce una zona umida di valore internazionale tra le più importanti in Europa. Comprende bacini di acqua dolce (Bellarosa minore e Perdalonga), di acqua salata (Bellarosa maggiore o Molentargius e stagno di Quartu) e una piana di origine sabbiosa (Is Arenas). Le caratteristiche principali che lo rendono un ecosistema Foto di Giorgio Marturana unico al mondo sono la sua estrema vicinanza a due tra le maggiori città della Sardegna, Cagliari e Quartu, e la presenza di zone a diversa salinità che favoriscono una ricca varietà di specie vegetali ed animali, tra cui il fenicottero che qui ha nidificato per la prima volta nel 1993. Lo stagno del Molentargius fa parte di un sistema di stagni e lagune formatisi nella pianura del Campidano da 75.000 fino a 18.000 anni fa e nasce in una depressione quasi circolare di sedimenti arenaci. Lo Stagno di Quartu, di natura retrodunale, si è formato più a sud separato dalla striscia di terra di Is Arenas e a ridosso della spiaggia del Poetto. Il prosciugamento estivo formava, in passato, una salina naturale e fu l’interesse dell’uomo per il sale il motore della storia di questo ecosistema. Il Bellarosa Minore e il Perdalonga sono, invece, nati come vasche di espansione delle acque meteoriche e hanno assunto nel dopoguerra anche la funzione di bacino di raccolta di acque reflue bianche e nere. Nel 1985 la tracimazione delle acque del Bellarosa Minore nel Molentargius ha causato la chiusura delle saline per motivi igienico-sanitari. Il risanamento ha consentito la regolazione dei sistemi idraulici e la realizzazione di un innovativo impianto naturale di fitodepurazione che, con l’entrata a regime, alimenterà gli stagni d’acqua dolce con il giusto apporto di nutrienti. In prossimità degli accessi di Cagliari e di Quartu S. Elena sono state realizzate, per creare una barriera alla pressione esercitata dai Comuni sul territorio di Is Arenas, le aree verdi che costituiscono un luogo ideale per passeggiate a piedi e in bicicletta. Visite guidate a cura dell’Associazione per il Parco Molentargius Saline Poetto e della volontaria Laura Caria. Punto di accoglienza area verde di Quartu Sant’Elena (via Don Giordi). Orari: sabato ore 15.00-19.00 e domenica ore 10.00-12.00 e ore 15.00-19.00. Le aree verdi del Parco per i percorsi liberi chiuderanno alle ore 20.00. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Quartu Sant’Elena


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Su Forti Margine Rosso

Il merito di poter oggi annoverare tra i vari monumenti storici di Quartu anche la chiesa di San Luca, più nota come Su Forti de Su Margini Arrubiu, va ai primi abitanti del Margine Rosso e a padre Leonardo Pisano che, evitandone la demolizione, lo hanno consolidato e restaurato e, adibendolo a chiesa, ne hanno fatto la radice storica della comunità parrocchiale di San Luca. Secondo l’opinione più accreditata dagli studiosi, la struttura fu edificata nei primi anni dell’800 per volontà del Genio Militare, come fortino di avvistamento in difesa di una zona che, se nuovamente attaccata dai francesi, non sarebbe più stata sguarnita ma protetta da una batteria pesante con ben otto bocche da fuoco da 24 libbre. Fu proprio durante la precedente incursione dei francesi (1793) che ci si rese conto della poca validità difensiva delle torri già esistenti sin dal 1500, quelle di Foxi, Carcangiolas, Bocca di Rivo, Pohuet. Si decise, pertanto, di individuare nuovi siti da fortificare. Uno di questi fu la zona del Margine Arrubiu, dove il capitano Capson richiese la costruzione di un fortino: Su Forti, appunto. Il fortino fu usato anche durante le due guerre mondiali e, nell’intervallo fra queste, dalla Guardia di Finanza come sede di avvistamento dei contrabbandieri. Dopo la II Guerra Mondiale il fortino cadde in stato di abbandono: sin dagli anni ’50 fu adibito ad ovile e negli anni ’70 era ormai ridotto ad un rudere fatiscente e pericoloso. Il già citato padre Leonardo non rimase insensibile a questa situazione e considerò la possibilità di adibire a luogo di culto Su Forti. La concessione fu firmata il 16 ottobre 1973 ed i lavori di restauro, a totale carico degli abitanti della zona, furono talmente celeri che solo un anno dopo, il 21 dicembre 1974, Monsignor Bonfiglioli inaugurava la nuova chiesa. Visite guidate a cura della Cooperativa Sociale “Il mio mondo” e del Laboratorio della Ricerca dei Centri Sociali Anziani del Comune di Quartu Sant’Elena coordinati da Carmina Sciolla. In questo sito si terranno eventi collaterali

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Visite guidate a cura di Istituto Comprensivo n. 3 Scuola Primaria “Iqbal Masih” classi VA e VB, insegnanti Patrizia Cabras, Ines Cuccu e Serena Enne. Dirigente prof. Eugenio Merli. Scuola Primaria II Circolo Didattico, via G.B. Vico, classe IV A, insegnanti Maria Rosaria Carta e Stefania Schirru. Dirigente Prof.ssa Sara Sanna. Scuola Primaria V Circolo Didattico, via Mar Ligure, classe V A, insegnante Caterina Piseddu. Dirigente prof.ssa Maria Sebastiana Oggianu. Scuola Secondaria di I grado n. 4 “A. Rosas”, classe I B prof.sse Elisa Aresu, M. Cristina Mantega e Rosanna Murgia; una rappresentanza degli alunni delle classi II A, I C, II C, III D e I E prof.ssa Rita Denotti, prof.ssa Lucia Sbressa. Dirigente prof. Paolo Rossetti. Scuola Secondaria di I grado n. 5 “Lao Silesu” classi I B,II B,I F,II F,I G,II G,I E, prof.sse Giovanna Budroni, Elisabetta Buffa, Maria Paola Cardo, Luisella Deligios, Modesta Frigau, Valeria Giordano, Margherita Pisano. Dirigente prof.ssa Elisabetta Cossu. Liceo Classico, Linguistico e delle Scienze Umane “Bacchisio Raimondo Motzo” - Quartu Sant’Elena, classi I A e II B Liceo Classico; II A e II C Liceo delle Scienze Umane, proff. Luca Paoletti e Anna Maria Cocco. Dirigente Prof. Luciano Carta. Istituto di Istruzione Superiore “G. Brotzu” Sezione Liceo Scientifico, classi III e V D prof.ssa Caterina Spiga; classi III, IV e V C prof.sse Adriana Borghero e Anna Rita Schiavo. Dirigente prof. Valter Alberto Campana. Istituto di Istruzione Superiore “G. Brotzu” Sezione Liceo Artistico, una rappresentanza degli allievi guidati dal prof. Luigi Piras. Dirigente prof. Valter Alberto Campana. Università della Terza Età - Quartu Sant’Elena, presidente Gianfranco Dongu e il gruppo di soci volontari amanti dell’arte e della cultura quartese. Alessandra Agus Associazione per il Parco Molentargius - Saline - Poetto Arcoiris Onlus Associazione Femminile Multietnica, Arlen Haidee Aquino, le socie e i volontari, Silvia Garbato, Mansour Diop, AnnaKarina Dyatlyk A.S.S.Fort. Sardegna Associazione Culturale “L’isola che vorrei…” Associazione Culturale Socio - educativa Janas Onlus: Maria Luisa Meloni, Francesco Ibba Associazione per il Parco Geominerario storico- ambientale della Sardegna - sezione di Cagliari, presidente prof. Alberto Marini e Piero Castelli Associazione folk - culturale “Su Idanu” Associazione “Progetto Quartu 900”

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Associazione Sant’Agata Laura Caria CONTEAS Associazione Consulenti Tecnici per l’Ambiente e la Sicurezza Cooperativa Agorà Sardegna, Enrico Fenu, Sebastiano Fenu, Maura La Rocca, Daniela Luxi Cooperativa Sociale “Il mio mondo” - Laboratorio della Ricerca dei Centri Sociali Anziani del Comune di Quartu Sant’Elena, coordinatrice Carmina Sciolla Giulia Cucinotta, Stefania Mele, Marta Moi, Maria Muñoz Herrero, Enrica Pierotti, Denise Sanna, Elisabetta Salis Martina Dessì, Gabriella Salis E.N.S. Ente Nazionale Sordi, Luciana Ledda FIDAPA sezione di Quartu Sant’Elena, Emma Ibba, Anna Maria Demurtas, Adriana Olla, Anna Maria Pisano, Cesarina Marcia, Agata Cotogno, Floriana Deiana, Federica Deidda, Alessandra Calamida, M. Bonaria Cilla, Laura Fara. Tamara Casu (presidente). Fondazione Asilo “G. B. Dessì Dedoni”, prof.ssa Maria Grazia Pau. Gruppo Parrocchiale della Chiesa Ortodossa San Giuda Taddeo Apostolo Gruppo Parrocchiale di Sant’Antonio, Maria Rita Longhitano Gruppo Parrocchiale di Santo Stefano, Damiano Aresu, Simone Bellisai, Maria Grazia Guarneri, Michele Pisano Gruppo Scout Agesci Quartu 1 “Kelly” Gruppo Scout Agesci Quartu 3 “Freedom” Gruppo Scout AGESCI - Quartu 3 Branco “Perfetta Letizia” F.I.S. Raider Federazione Italiana Scautismo Raider - Sezione Flumini Laura Ibba, Mario Leppori International English Centre Quartu Sant’Elena, viale Marconi 120 Italia Nostra onlus - sezione di Cagliari, presidente Prof.ssa Luisa Marini, Gianni Fanni e Rosella Orchis; Corso per Operatori Naturalistici Ambientali Sara Loche, Silvia Bondanini Carlo Perra Cristiana Moccia, Emanuela Petza Papiro Sarda S.r.l. Giorgio Pau, Stefania Serra, Silvia Seruis Soprintendenza B.A.P.S.A.E. e i Servizi Educativi del Museo e del Territorio, Marcella Serreli, Antonia Giulia Maxia Cristiana Stocchino Claudia Vacca, Lara Deiana

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Associazioni di Pronto Intervento Associazione di volontariato Divinae Misericordiae Associazione Volontari del Soccorso Assistenza e Protezione Civile S. O. S Associazione Volontari Quartu Soccorso Confraternita Misericordia Quartu Sant’Elena Delta 2000

Hanno partecipato Lucia Angioni, Luisa Contu, Anna Rita Fadda, Bonaria Ghironi Antonina Leppori, Marianna Leppori, Anna Maria Montixi, Dorotea Portas, Michele e Patrizia Puggioni Matteo Aracu Associazione Botteghe in piazza, Coldiretti Cagliari Associazione Punti di Vista e “In vento” Associazione Radio Sant’Elena Associazione Culturale Socio - educativa Janas Onlus: M. Luisa Meloni, Francesco Ibba, Valentina Falzoi e Mauro Atzei. Volontari: Ginevra Atzori e Michela Urpis Pietro Cabras, Teresa Cocco, Gianfranco Cogoni, Enrico Piccioni, Marco A. Secci, famiglia Secci, Mariolina Scalas. Assoraider O.N.L.U.S. Sezione di Quartu Sant’Elena Carrozze & Carrozze di Elisabetta Cannas Centri Sociali Anziani Comunali - Cooperativa Sociale Il mio mondo e la sua equipe: Carmina Sciolla (Coordinatrice), Simona Cossu, Serena Borea. Le signore e signori frequentanti: Luisa e Vittoria Moro, Federica Caria, Veronica Ragazzu, Valentina Paderi, Pierpaolo Rapallo, Graziella Caria, Anna Mallus, Gianna Masia, Maria Carta, Maria Piras, Aldo Margagliotti, Enrico Maggiani, Annibal Rivero Soto, Marina Cabras, Marina Carta, Lucia Cocco, Raimonda Contini, Gabriele Murru, Giovanni Angius,Enrico Cocco, Massimo Delle Fratte, Elena Corda, Anna Pusceddu, Roberta Murru, Enrica Boi, Eleonora Lusso, Giovanni Faedda,Gianfranco Bilotta, Giuseppe Floris,Paolo Maccioni,Rita Piras, Circolo Ippico Molentargius, Fabrizio Podda, Giuseppe Piras, Rossana Congiu. Consorzio del Parco Naturale Regionale Molentagius - Saline Cooperativa L’Aleph Elena Corda Corpo di Polizia Municipale di Quartu Sant’Elena De Vizia transfer S.p.A. Easy Travel Services Ente Parco Molentargius - Centro di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità Molentargius

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F.I.S. Raider Federazione Italiana Scautismo Raider - Sezione Quartu Sant’Elena Famiglia Leandro Isola INBIKE di Piero Espis Augusto Marini Gianni Orrù Prociv-Arci Protecno-Service Valentina Pulina, Milvia Serra, Marinella Carta, Andrea Mentasti, Giovanna Monni, Maria Grazia Monni, Letizia Porta, Mary Porta, Peppinedda Ruggeri, Giuliana Sarritzu, Marisa Schirru, Benvenuto Solla e Raimondo Pau. Scuola dell’Infanzia La Piccola Accademia, Annalisa Cazzorla, gli alunni e le loro famiglie Scuola Secondaria di I grado n. 4 “A. Rosas”, classi II A, II B, II D della sede di via Is Pardinas con le prof.sse Angela Costa, Adriana Pani e M. Cristina Mantega e la classe I G di via Tiziano con la prof. ssa Stefania Maxia Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti onlus e Unione Nazionale Italiana Volontari pro Ciechi onlus, Milena Cocco, in collaborazione con la Soprintendenza B.A.P.S.A.E. e i Servizi Educativi del Museo e del territorio Università degli Studi di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia Patrizia Zuncheddu (Archeologa) Confraternita del Santissimo Rosario Confraternita di Sant’Efisio Martire, Renzo Serra Raffaele Benone per la Chiesa di Santa Maria di Cepola Luigi Ibba per Su Forti Enrico Piccioni, Comitato Stabile festeggiamenti di Sant’Elena Anna Maria Lorrai per la Chiesa Ortodossa di San Giuda Taddeo Apostolo Eva Pintus per la Chiesa di Sant’Andrea Peppuccia Secci Pillai per la chiesa di San Benedetto Gianni Perra, obriere di Sant’ Elia Cenza Mulliri, obriera di Sant’Anastasia Mimmo Orrù, obriere di Nostra Signora del Buoncammino Giampaolo Floris, obriere di Sant’Andrea (N. S. del Buoncammino) Antonio Paulis, obriere di San Giovanni Battista Carletto Melis obriere di Sant’Andrea

Artisti Accademia Difesa Personale Sardegna, Francesco Pandolfi Anna Brotzu, Roberto Vanali Associazione Artemisia Scuola d’Arte privata, Sandra Pagani

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Associazione Culturale Folk “Froris de Beranu”, Adele Cogoni Associazione Incontri Musicali, Maestro Giacomo Medas Associazione Memoriae Milites, Antonino Fadda Associazione Musicale Coro Collegium Karalitanum, diretta da Giacomo Medas Associazione Musicale “Polifonica Quartese” diretta dal Maestro Adriano Atzori Centro “Il Teatro dell’Anima”, Elisa Piano, Arlen Haidee Aquino, Davide Atzori, Maria Lucia Pisano, Maria Rita Piras, Martina Sannais, Rita Pinna, Simona Hrobat e Stefania Lai. Alla chitarra: Armando Lecca Classe di clarinetto e pianoforte I B ad indirizzo musicale della Scuola Secondaria di I grado n. 5 “Lao Silesu”, prof.sse Rita Lisci (clarinetto), Daniela Scudu (pianoforte), con la collaborazione della prof.ssa Francesca Piroddi (pianoforte) Stefania Cogoni Compagnia Teatro Olata, Sarbadori Vargiu, Frantziscu Medda. Interpreti: Rosalba Arriu, Dino Pinna, Giorgio Pinna, Franco Siddi. Regia Francesca Falchi. Federica Secci (Segreteria Organizzativa) Corso B ad indirizzo musicale della Scuola Secondaria di I Grado n. 4 “ A. Rosas”, docenti di musica: proff. Paola Abis, Giuliana Congiu, Elisabetta Merlino, Daniela Montis e Riccardo Pintus Giuseppina Deiana Francesco Cardia, Doriana Denotti, Fabrizio e Nicola Durzu, Rita Farci Simone Floris, Tiziana Loi, Claudio Mosca, Francesca Piroddi Gruppo Folk “Sa Dom’e Farra di Musiu” Susy Monni Ibba e Sergio Murru Saletta Team Scuola Civica di Musica “Luigi Rachel”, diretta da Giacomo Medas Lorenza e Mario Spiga Federico Longoni Gruppo Machapu Gruppo Vocale Cantigos diretto dal Maestro Barbara Mostallino. Cinzia Pirisi Gruppo Vocale “Nostra Signora di Monserrato” di Burcei diretto dal Maestro Francesco Marceddu Istituto di Istruzione Superiore “G. Brotzu” Sezione Liceo Artistico, I B Accademia allievi Jessica Angioni, Francesca Murru, Nicholas Saba, Giorgia Zuddas, prof.ssa Marina Cuccus. Fabrizio Marchionni Sono vietati l’utilizzo e la riproduzione anche parziale dei testi e delle immagini.

© Associazione Culturale Imago Mundi MONUMENTI APERTI è un marchio registrato.

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