Carbonia Monumenti Aperti 2012

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Carbonia Monumenti Aperti

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13 Maggio 2012

COMUNE DI CARBONIA

Soprintendenza Archeologica per la Sardegna


Gruppo Locale di Coordinamento Carbonia Comune di Carbonia Giuseppe Casti Sindaco Loriana Pitzalis Assessore al Turismo e alla Cultura Silvia Mocci Dirigente V servizio Elio Mei Responsabile settore Cultura e Turismo Maria Cristina Manai - Massimo Tizzano Patrik Locci - Valentina Carla Pisu Ufficio Cultura e Turismo Museo Archeologico Villa Sulcis Carla Perra Direttore Scientifico Nicola Todde Coordinatore Tecnico ed Amministrativo Cooperativa Mediterranea Maria Teresa Diana Presidente Cooperativa Sistema Museo Centro Italiano della Cultura del Carbone Mauro Villani Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di CA - OR Donatella Mureddu Direttore Archeologo Dipendenti Soprintendenza Archeologica Carbonia Sezione di Storia Locale S.B.I.S. Cooperativa Lilith Segreteria Organizzativa Ufficio Cultura, Turismo, Sport e Spettacolo Comune di Carbonia

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Carbonia, una miniera di sorprese

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dunque siamo alla IX edizione di Monumenti Aperti! In tutti questi anni, grazie al grande lavoro di ricerca e all’acquisizione di una forte consapevolezza del senso di appartenenza di tutte le scuole della città, alla grande e paziente collaborazione della Soprintendenza Archeologica, della Pro Loco e delle associazioni culturali e sociali, Carbonia ha finalmente ricostruito la propria identità e ha scoperto che La Città di Fondazione si colloca in un substrato culturale che affonda le sue radici in tempi remotissimi. L’immenso patrimonio archeologico, che spazia dal pre-nuragico al fenicio-punico, fino alle più recenti scoperte di epoca romana, la specificità dell’urbanistica razionalista, che l’ha portata alla ribalta nel mondo dell’architettura contemporanea, il grande interesse per lo spazio “De Chirichiano” della bellissima Piazza Roma, fanno di Carbonia un museo a cielo aperto, che nelle due giornate di Monumenti Aperti offre ai cittadini e a chiunque voglia soggiornare in città, l’opportunità di un viaggio di grande suggestione e interesse attraverso la storia. Non è un caso infatti, che proprio la nostra città sia stata riconosciuta, da uno studio condotto da cinque università una delle sessanta piazze più vivibili d’Europa e tra le migliori dodici d’Italia, e non è un caso se la grande attenzione per l’equilibro tra verde pubblico e edilizia urbana le ha valso il Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa come “Carbonia città del Novecento”. Quest’anno la manifestazione si arricchisce di nuove adozioni, segno del sempre maggiore interesse della cittadinanza verso un bene prezioso di cui va fiera; una grande novità sarà l’apertura del campanile della Chiesa di S. Ponziano, che visitabile dall’interno, costituirà una nuova suggestione da cui ammirare il paesaggio circostante, l’Albergo Operaio di via Costituente, trasformato in maniera esemplare in Centro Polivalente per le persone con disabilità e infine il Laboratorio di Restauro che, adottato per il secondo anno, si arricchisce di nuovi importanti reperti in fase di restauro. Possiamo affermare, a ragion veduta, che la tradizione mineraria di Carbonia è continuata negli anni portando alla luce i gioielli nascosti di cui è ricchissima: come il minatore estraeva con fatica il minerale, così oggi tutti coloro che lavorano per rendere GRANDE la città, portano alla luce una miniera di sorprese! Giuseppe Casti Sindaco Loriana Pitzalis Assessore alla Cultura e al Turismo

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Il Comitato Scientifico Regionale Consiglio Regionale della Sardegna Claudia Lombardo Maria Santucciu Regione Autonoma della Sardegna Assessorato al Turismo Luigi Crisponi Artigianato e Commercio

Assessorato alla Pubblica Istruzione, Sergio Milia Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport

Direzione Regionale per i Beni Culturali Maria Assunta Lorrai e Paesaggistici della Sardegna Sandra Violante

M.I.U.R. Ufficio Scolastico Regionale Enrico Tocco per la Sardegna Rosalba Crobu

Comune di Cagliari Massimo Zedda Enrica Puggioni

Provincia di Cagliari Angela Maria Quaquero Ufficio Regionale Francesco Tamponi Beni Culturali Ecclesiastici

UPI Sardegna Francesco Putzu

ANCI Sardegna Cristiano Erriu Umberto Oppus Università degli Studi di Cagliari Giovanni Melis Università degli Studi di Sassari Attilio Mastino Pinuccia Simbula Imago Mundi Associazione Culturale Fabrizio Frongia Armando Serri onsorzio CAMU’ Centri d’Arte e Musei Francesca Spissu C Giuseppe Murru Società Cooperativa Sociale Il Ghetto Alessandro Piludu Nicoletta Manai

Confesercenti Regione Sardegna Marco Sulis Confcommercio Sardegna Gavino Sini

Agenzia Nazionale Gianpiero Liori Sviluppo Autonomia Scolastica

Sardegna Solidale Roberto Copparoni Centro Servizi per il volontariato

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urismo, identità e cultura, una combinazione ideale per una terra depositaria di tradizioni millenarie. Oltre che da spiagge bianche e mare cristallino, i viaggiatori sono sempre più attratti da manifestazioni e itinerari culturali e da località d’arte della Sardegna. Una recente indagine conferma il trend, nel primo semestre 2011 nell’Isola è cresciuta del 20% la frequentazione di luoghi di interesse storico - artistico, un dato con pochi confronti in Italia. Fra le motivazioni alla vacanza, spiccano le visite al patrimonio artistico e monumentale: ‘uno scrigno di tesori’ composto in Sardegna da antichi palazzi e castelli, basiliche e musei, parchi minerari e archeologici, e disseminato sull’intero territorio. Un patrimonio da preservare innanzitutto, poi da riscoprire per i sardi e, nel contempo, da condividere con i visitatori con l’accoglienza della quale l’Isola è capace. Da condividere con itinerari culturali, come appunto Monumenti aperti, evento che suscita suggestioni ed emozioni uniche. La domanda turistica è orientata alla ‘memoria’ e alla cultura, perciò la Regione Sardegna promuove l’architettura storico - artistica, simbolo di identità, così da assecondare anche il profilo moderno dei nostri visitatori, culturalmente preparati, rispettosi e desiderosi, oltre che di ‘vivere’ l’unicità di paesaggi incantevoli, anche di conoscere beni culturali e manifestazioni tradizionali. Luigi Crisponi Assessore regionale del Turismo, Artigianato e Commercio

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nno dopo anno, Monumenti Aperti rappresenta un momento importante che va oltre la semplice manifestazione culturale. È la condivisione della conoscenza del nostro patrimonio di cultura, di memoria e di storia condivisa. È la consapevolezza che i beni culturali rappresentano veramente noi stessi, la nostra espressione artistica e creativa, interprete dell’epoca che li ha visti nascere. È la testimonianza di quanto la cultura non sia un bene privato, ma collettivo, che aspetta di essere riscoperto, esposto, valorizzato, divulgato, fruito. Con Monumenti Aperti si vive un momento popolare e di festa dove un pubblico sempre più attento e consapevole delle potenzialità del nostro patrimonio artistico-architettonico, diventa protagonista della storia della nostra Isola. La promozione del nostro grande patrimonio culturale si è trasformata nel corso degli anni, proprio grazie a questa manifestazione, in un momento festoso e popolare che raduna giovani e meno giovani, studiosi della materia e semplici curiosi, studenti e volontari culturali. Tutti ugualmente coinvolti in un’attesa opportunità di arricchimento storico e culturale dove il nostro passato e il nostro presente si fondono per dare a tutti la consapevolezza che dobbiamo tramandarlo gelosamente, nel migliore dei modi, alle generazioni future. Sergio Milia Assessore regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport monumentiaperti

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Informazioni Utili I monumenti saranno visitabili gratuitamente, il pomeriggio di sabato dalle ore 16,00 alle ore 20,00 e la domenica dalle ore 9,00 alle ore 13,00 e dalle ore 16,00 alle ore 20,00. Per la visita ai siti si consigliano abbigliamento e scarpe comode. Le visite alle chiese verranno sospese durante le funzioni religiose. E’ facoltà dei responsabili della manifestazione limitare o sospendere in qualsiasi momento, per l’incolumità dei visitatori o dei beni, le visite ai monumenti. In alcuni siti la visita potrà essere parziale per ragioni organizzative o di afflusso. Info Point curato dalla Pro Loco: via Marconi 12. E-mail info@prolococarbonia.it Info point Grande Miniera di Serbariu curato da I ragazzi amici della miniera.

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Museo dei

Palaeo Ambienti Sulcitani “E.A. Martel” Il Museo Paleontologico “E.A. Martel” fondato nel 1972 dal Gruppo Ricerche Speleologiche “E. A. Martel”, e divenuto civico nel 1996 grazie alla donazione in comodato d’uso delle collezioni all’Amministrazione cittadina, sino al 2010 ospitato in città negli spazi di via Campania, è stato trasferito e riallestito in nuovi ampi locali, appositamente riconvertiti, nel padiglione delle vecchie Officine della Grande Miniera di Serbariu, dove gli sono destinati 1740 m2 totali con oltre la metà dedicati al percorso espositivo ed alla didattica. La collezione storica del Martel è stata implementata con importanti reperti, in originale ed in calco, di grande interesse scientifico, che hanno consentito di rinnovare completamente i criteri dell’allestimento per il pubblico. Il tema centrale dell’esposizione, allestita negli ambienti del piano terra del “Museo dei Palaeo” Ambienti Sulcitani “E.A. Martel”, riguarda i bioeventi ed i geoeventi registrati nelle rocce del sudovest della Sardegna, con particolare attenzione verso i fossili in esse conservati. Qui, seguendo un generale criterio geocronolocico-stratigrafico, sono presentate rocce e fossili pertinenti al territorio del Sulcis-Iglesiente con un excursus temporale che va dal pre-cambriano sino all’attuale. Nel piano alto centrale è invece allestita la sezione dedicata alle paleobiodiversità, dove sono esposti reperti, proveniente da differenti località mondiali pur con frequenti riferimenti alla Sardegna, con una panoramica generale sugli organismi del passato documentata seguendo i criteri delle differenti classi tassonomiche. La parte centrale del piano terra ospita inoltre la sezione delle Estinzioni di Massa e Dinosauri con reperti fossili marini e continentali relativi al Mesozoico, tra i quali spicca il calco completo di un adulto di Tyrannosaurus rex.

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Grotta carsica

Grotta dei fiori La Grotta dei Fiori, il cui nome deriva dalla ricchezza e varietà di concrezioni che ne tappezzavano gli ambienti, è situata sulla destra idrografica del Riu Cannas, lungo la strada che conduce alla frazione di Sirri circa un chilometro oltre la borgata di Cannas di Sopra e si raggiunge inerpicandosi brevemente lungo un sentierino che conduce ai suoi 3 ingressi (2 artificiali). Nell’area della Valle di Cannas sono concentrate oltre una cinquantina di grotte oggi conosciute per uno sviluppo ipogeo complessivo di circa 4 km, la Grotta dei Fiori è la maggiore, esplorata e rilevata topograficamente dal Gruppo Ricerche Speleologiche “E.A. Martel” di Carbonia per uno sviluppo spaziale complessivo di 800 m ed un dislivello di -45 m. Il sistema ipogeo si sviluppa nelle dolomie e nei calcari del Cambriano ad andamento sub-orizzontale e geometria di tipo dendritico con ambienti sviluppati su più livelli. Il percorso si articola tra vasti ambienti raccordati da condotti, generalmente ampi ed ancora riccamente concrezionati nonostante il danneggiamento provocato dall’attività di cava abusiva esercitata negli anni ‘60 e da numerose scritte e tracce lasciate negli anni da occasionali quanto maldestri visitatori. La cavità fu certamente frequentata nella parte iniziale sin dal periodo Neolitico, come testimoniato da tracce d’utilizzo sepolcrale in età del Bronzo Antico, Cultura di Bonnannaro (1.800- 1.600 a.C.) e riveste una notevole importanza anche per le numerose specie animali che vi soggiornano tra cui spiccano la formica cieca troglobia Hypoponera sulcitana e la numerosa colonia di chirotteri che ne utilizza gli ambienti come nursery nel periodo estivo. In diverse parti della grotta sono presenti ed osservabili in situ riempimenti a brecce ossifere con importanti reperti paleontologici a vertebrati del tardo Pleistocene con prevalenza di micromammiferi, tra cui Prolagus sardus e Tyrrhenicola henseli e meno frequenti macromammiferi, ben rappresentati dal canide Cynotherium sardous, ed uccelli con importanti resti osteologici di Gypaetus barbatus e Ciconia nigra specie rinvenuta sinora in Sardegna unicamente nella Grotta dei Fiori.

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Parco Archeologico di

Cannas di Sotto

foto: U. Virdis, su concessione del MiBAC - Sopr. Arch. CA- OR

Il Parco Archeologico di Cannas di Sotto è un parco urbano interno al tessuto cittadino (fra il Corso Iglesias e la Via Alghero) e collegato al Museo Archeologico Villa Sulcis attraverso un passaggio coperto (ingresso da Corso Iglesias). Il parco è sorto intorno all’estesa necropoli a domus de janas, realizzata su una collina di travertino a partire almeno dal Neolitico Finale (dal 3300 a.C. ca. in poi). Sulla sommità della collina si trova uno spazio destinato alle esposizioni temporanee, grazie al restauro dell’antico Medau Sa Grutta, sovrapposto alla necropoli preistorica; al suo interno i temi dell’archeologia si integrano con quelli delle tradizioni e della storia recente della comunità. La necropoli risulta particolarmente interessante per la sua estensione, per la sua ubicazione e per la varietà tipologica delle sue tombe. Fra le 26 grotticelle finora individuate, infatti, è frequente trovare architetture interessanti frutto di ampliamenti e rimaneggiamenti di varie epoche. E’ possibile distinguere infatti due grandi gruppi, uno caratterizzato da un ingresso a pozzetto verticale (generalmente più antico), l’altro da ingresso orizzontale (più recente), con una porta aperta sulla parete rocciosa; tuttavia in molti ipogei si possono osservare entrambi gli accessi, dato che nel periodo Eneolitico(fra 2800 e 2500 a.C. ca.) molte tombe sono state ampliate e dotate di un ingresso a porta. La necropoli documenta inoltre una continuità di vita che arriva ai nostri giorni, con il riutilizzo delle tombe, soprattutto da parte degli abitanti del Medau, come rifugi, magazzini, fornaci, ricovero per animali. Il percorso consigliato parte dall’ingresso di Corso Iglesias e segue il declivio della collina, con le Tombe 25 e 3, la monumentale Tomba 4, dotata di un ampio spazio semicircolare aperto e di una grande camera interna, gli ipogei venuti in luce ai piedi del Medau e quelli aperti sulla sommità della collina, fra cui la Tomba 12: i suoi importanti ritrovamenti, insieme alla ricostruzione in scala 1:1 della grotticella, sono esposti presso il Museo Archeologico Villa Sulcis.

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Area archeologica di

Corona Maria Pineta di Cortoghiana

I recenti ritrovamenti archeologici messi in luce nella pineta di Cortoghiana arricchiscono le testimonianze preistoriche del territorio sulcitano. I lavori di ripristino, scavo e pulizia ad opera della Soprintendenza Archeologica per le Provv. di Ca e Or foto: concessione del MiBAC - Sopr. Arch. CA - OR hanno consentito il recupero nell’area di Corona Maria di un complesso pre-protostorico di notevole interesse, che documenta un’occupazione della zona dal Neolitico finale (IV millennio a. C) all’età del Bronzo (medio e finale, XVII- X sec. a. C.). Durante le fasi finali del Neolitico fiorisce in Sardegna la cultura prenuragica di maggior spessore, quella di Ozieri; nel territorio isolano, le testimonianze più significative di tale ambito culturale sono rappresentate dalle domus de janas, grotticelle artificiali sepolcrali scavate nella roccia naturale. Queste sepolture si caratterizzano per la varietà delle tipologie, che vanno dalla tomba monocellulare, semplice nell’aspetto, agli ipogei articolati anche in numerosi ambienti, che talvolta riproducono le case dei vivi, rifiniti da eleganti modanature, sostenuti da pilastri e colonne, abbelliti da stilemi ornamentali e da suggestivi motivi simbolico-religiosi (corna e protomi taurine stilizzate, spirali raffigurazioni geometriche). La domus de janas di recente indagata nella pineta di Cortoghiana presenta una pianta circolare, dotata di due piccoli vani sopraelevati e circondata da un’area sacra con coppelle, antistante alla sepoltura. Un’altra sepoltura ipogeica è inglobata all’interno della cantina di un’abitazione moderna. L’area archeologica non si limita ai soli monumenti neolitici (le domus de janas), ma comprende anche testimonianze di età Nuragica: un nuraghe, diverse capanne circolari pertinenti ad un villaggio, una tomba di giganti, che bene esprime la grandiosità connotato saliente di tutta l’architettura nuragica. Diffuse in tutta l’isola, le tombe di giganti presentano uno schema di pianta comune, tradizionalmente definito “a protome taurina” e costituito da un vano funerario rettangolare racchiuso entro un corpo absidato nella parte posteriore, e da una esedra semicircolare nella parte frontale. Infine, la presenza di materiale ceramico di età romana documenta un’occupazione dell’area di Corona Maria anche in età repubblicana

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Parco Archeologico

Monte Sirai Il rilievo di Monte Sirai, abitato almeno dal IV millennio a.C. a giudicare dai vari nuclei di tombe a domus de janas e dal villaggio del periodo Eneolitico, fu frequentato già dal periodo nuragico per la sua importanza strategica, con una serie di nuraghi disposti lungo i fianchi dell’altopiano e una torre sulla sommità. Anche i fenici scelsero Monte Sirai per la sua posizione strategica: dominava infatti il passo compreso fra il tronco meridionale e quello settentrionale della Via Sulcitana (da Sulky a Karali) ed anche l’accesso ai sentieri che conducevano ai giacimenti minerari attraverso il Flumentepido. Fondato verso la metà dell’VIII sec. a. C., l’insediamento fenicio crebbe Foto Gianni Alvito su concessione del nell’ultimo quarto del secolo succes- MiBAC - Sopr. Arch. CA- OR (propr. Ifras) sivo. Nel 520 a. C. ca. venne distrutto dai Cartaginesi e poi ricostruito, nel corso del V secolo. Fu poi rifortificato intorno al 360 a. C., mentre l’ultima pianificazione urbanistica fu realizzata qualche tempo prima della prima guerra punica (264-241 a. C.). Durante i primi secoli della dominazione romana della Sardegna, dal 238 a.C., Monte Sirai rimase un centro punico. I nuovi centri romani, infatti, si trovano a valle, intorno al pianoro e nell’area dell’attuale città di Carbonia. IL PERCORSO 1) L’abitato. Nella visita dell’abitato alto, procedendo dall’esterno si incontra subito la porta Nord, aperta sulle fortificazioni frontali. Lo spazio interno è suddiviso in quattro quartieri paralleli; la maggior parte delle abitazioni ha una planimetria a vani affiancati, come la cosiddetta casa “del lucernario di talco” (fine VII sec. a.C. ). Le case a corte sono una categoria minoritaria (solo 7) e destinate probabilmente ad un gruppo di famiglie dominanti: la cosiddetta “casa Fantar” è situata alle spalle del centro di Monte Sirai, una piccola piazza alle spalle della porta Nord, dominata dal tempio di Ashtart. 2) Le necropoli. La necropoli fenicia è un’ampia area di tombe a incinerazione scavate nella roccia tufacea o nella terra, coperte da lastre di pietra. Delle aree funerarie di età punica si possono visitare: la necropoli ipogeica, di particolare richiamo per le tombe familiari sotterranee, dotate di sarcofagi e motivi sacri scolpiti su pilastri e pareti; l’adiacente necropoli infantile, caratterizzata da sepolture in anfora e infine un’area funeraria scoperta di recente presso l’attuale parcheggio, composta di tombe singole in fossa. 3) Il tofet. Il santuario dei bambini morti prima di essere integrati nella comunità dei vivi fu fondato intorno al 360 a. C. su una collina a Nord Ovest della necropoli. Del santuario è visibile uno spazio aperto, dedicato alla deposizione delle urne cinerarie e delle stele votive, ed una terrazza elevata di roccia naturale dove fu eretto un piccolo tempio.

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Museo Archeologico

Villa Sulcis Il Nuovo Museo Villa Sulcis, inaugurato nel 2008, è rinato insieme a un progetto museologico che descrive i cambiamenti del paesaggio archeologico, dal Neolitico al periodo tardo romano, attraverso un allestimento di grande impronta didattica. foto: U. Virdis, su concessione del MiBAC - Sopr. Arch. CA-OR La prima sala, la Sala del Territorio riguarda l’intero comprensorio. Seguendo la parete destra si visitano i temi e i siti che raccontano la preistoria e la protostoria. La nascita dell’agricoltura, la nascita dei villaggi, il culto delle divinità e le città dei morti nel Neolitico (6000-2800 a.C. ca.); i contatti con le altre culture europee, la lavorazione dei primi metalli nel periodo Eneolitico (2800-2200/1800 a.C. ca.); il culto nelle grotte, la vita quotidiana delle comunità nuragiche, lo sfruttamento delle miniere nell’Età del Bronzo 2200/1800-900 a.C. ca.); i cambiamenti dell’Età del Ferro con i contatti con i Greci, gli Etruschi e soprattutto i Fenici (900-550 a.C. ca.) Nelle rampe di collegamento i siti diventano paesaggi archeologici; attraverso le vedute della antica Via Sulcitana, che collegava Cagliari a Sant’Antioco, si giunge alla seconda sala, dedicata al Sulcis fenicio, illustrato dai materiali di Sulky- Sant’Antioco, il centro dominante, e il centro costiero di Bitia. Entrando ancora di più nello specifico si giunge alla sala di Monte Sirai di Carbonia, la sala 3. La vita del centro fenicio e punico (dal 750 al 100 a.C. ca.) è ancora descritta attraverso i temi (il tempio e le divinità, l’architettura e le attività domestiche, le sepolture e i riti funerari), ma soprattutto attraverso gli spaccati della vita quotidiana, con la ricostruzione di una cucina punica, di sepolture in fossa, dello spaccato di una tomba a camera, della parete esterna di una casa. Seguendo poi il percorso circolare, sul lato sinistro, si giunge ai periodi successivi. Percorrendo poi le rampe a ritroso si ritrova il paesaggio in età fenicia e punica (rampa 1) e romana (rampa 2). La parete destra della sala 1, infine, descrive il territorio in età romana (238 a.C. - 500 d.C. ca., con i miliari della Via Sulcitana e le necropoli di Carbonia), compreso quello sommerso, con gli antichi approdi e i relitti ricostruibili con i materiali provenienti da Cala Piombo (Teulada).

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Museo Archeologico Villa Sulcis

Deposito Laboratorio Il Deposito - laboratorio costituisce una componente essenziale del Nuovo Museo Archeologico. Si tratta di un edificio di nuova costruzione, diviso in due ali, al cui interno si realizza la conservazione ed anche una serie di lavorazioni sul patrimonio foto: U. Virdis, su concessione del MiBAC - Sopr. Arch. CA-OR del Museo. La prima sala conserva i reperti provenienti dagli scavi di Monte Sirai; nella seconda, in corso di sistemazione, troveranno spazio i materiali provenienti da tutto il comprensorio di Monte Sirai. Dal punto di vista funzionale, il deposito rappresenta il cuore del Museo: al suo interno infatti si compie il processo che ha inizio con le indagini archeologiche nel territorio e termina con l’allestimento dei reperti nelle sale del Museo, dove trovano una restituzione al contesto originario, così da diventare comprensibili. Le attività che si svolgono nel deposito riguardano innanzitutto il censimento e l’inventariazione dei reperti (una sorta di prima registrazione), il restauro delle forme frammentarie e la documentazione attraverso il disegno e la fotografia. Al momento attuale, gran parte del lavoro è legato al riordino e alla sistemazione sugli scaffali di oltre 600 casse di materiali (che negli anni sono stati conservati nei magazzini), secondo un preciso progetto logistico che tiene conto degli scavi in corso e di quelli che si faranno in futuro nel nostro territorio. Infine, attraverso la catalogazione scientifica si documentano gli oggetti dal punto di vista storico, tecnologico, morfologico, giuridico, insomma in tutti i dettagli, per consentirne lo studio. L’informatizzazione di tutte queste attività sta portando alla costituzione di Databases di schede e informazioni che ora servono alla gestione dei materiali e domani consentiranno a chiunque l’accesso all’intero patrimonio Museale. In occasione della manifestazione saranno esposti reperti relativi all’indagine archeologica nell’area PIP provenienti da una probabile villa rustica romana.

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Paese di

Serbariu

Il rione di Serbariu sorge a sud-est di Carbonia. Fino ad alcuni decenni or sono il tessuto delle viuzze strette sulle quali si affacciano le case basse a struttura tipicamente sulcitana , con cortile interno e lolla, risultava nettamente separato dal contesto urbano di Carbonia di cui il paese era diventato frazione in seguito al Regio Decreto Legge n. 2189 del 28 novembre 1937. Oggi la notevole espansione dell’edilizia privata ha unito le propaggini della città al nucleo originario di Serbariu che era stato elevato alla dignità di comune dal decreto legge dell’11 luglio del 1853 con l’assegnazione dei nuclei abitativi di Garamatta, Flumentepido, Barbusi. La prima esigenza fu quella di erigere la chiesa, un edificio a croce latina con campanile a vela con doppia monofora, dedicata a San Narciso. La costruzione, cominciata nel 1855 e terminata nel 1860, non è più visibile perché demolita e sostituita da un nuovo edificio eretto nello stesso sito intorno al 1950. Poco distante in linea d’aria venne individuato il terreno per il Cimitero originario utilizzato fino ai primi anni del novecento, quando venne sostituito da una nuova struttura nota oggi come Cimitero Monumentale di Serbariu. Del primo si era totalmente persa la memoria fino al 2002 anno in cui, a seguito di lavori di sterro e pulizia, vennero alla luce i poveri resti degli antichi inumati, da qui la volontà del Comune di Carbonia di trasformare il luogo in una piazza con un monumento a memoria. Del nucleo originario non rimangono che la memoria storica, alcuni resti del Cimitero Monumentale e alcune casupole.

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Archeologia Industriale

Grande Miniera di Serbariu L’esteso giacimento carbonifero di Serbariu venne individuato nel lontano 1936 quando arrivarono 8 sonde alla ricerca di carbone. Il sito era ideale, la vicinanza al porto di Sant’Antioco avrebbe ridotto i tempi di trasporto. Furono realizzati due pozzi dotati dei macchinari più moderni, una grande centrale elettrica ed una moderna laveria; sorsero grandiosi magazzini, officine e depositi. A poco più di 1 Km stava nascendo la città di Carbonia. Durante la guerra le esportazioni diminuirono, sia per la scarsa richiesta, sia per la pericolosità dei trasporti navali. Dopo la guerra gli impianti, seppure in cattive condizioni, ripresero l’attività a pieno ritmo con risultati eccezionali che raggiunsero il massimo nel ’47. Durò poco, era cominciato il declino lento ma inesorabile. Si decise di lasciare in funzione una sola miniera, quella di Seruci; Serbariu divenne una miniera di riserva fino a quando fu definitivamente chiusa e abbandonata nel 1964. Gli operai rimasti per salvare il posto di lavoro chiesero e ottennero il passaggio all’Enel con durissime lotte. Pian piano l’incuria degli uomini e l’azione del tempo daranno alla miniera un’immagine di degrado e di totale abbandono. Oggi il sito è stato recuperato e ristrutturato a fini culturali, museali e didattici. Sono fruibili gli edifici e le strutture minerarie che costituiscono il Museo del Carbone: l’esterno della miniera con la locomotiva d’epoca FMS 101 Breda, pozzo sud, la sala argani e la lampisteria, divenuta sede dell’esposizione permanente sulla storia del carbone e della città.

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Museo del Carbone

Centro Italiano della Cultura del Carbone

Il Museo del Carbone, situato nella Grande Miniera di Serbariu, è stato inaugurato il 3 Novembre 2006, in seguito al recupero e la valorizzazione del sito minerario. Il progetto di recupero, quasi completamente realizzato, ha reso fruibili gli edifici e le strutture minerarie più significative del sito stesso: la lampisteria, locale in cui i minatori ritiravano le lampade prima di scendere in sottosuolo; i castelli di accesso ai pozzi; le due sale argani e la galleria sotterranea. La lampisteria attualmente ospita l’esposizione permanente sulla storia del carbone, della miniera e della città di Carbonia. L’ampio e luminoso locale accoglie una preziosa collezione di lampade da miniera, attrezzi da lavoro, strumenti, oggetti di uso quotidiano, fotografie d’epoca e documenti. Una serie di schermi, i monitors con audiocuffie e la galleria fonica ripropongono continuamente fotografie e filmati d’epoca sull’inaugurazione di Carbonia, interviste e videointerviste ai minatori anziani, animazioni sulla formazione del carbone e sulle tecniche di sondaggio del sottosuolo. La galleria sotterranea, cui si accede in ascensore attraverso il pozzo solo in visita guidata, mostra l’evoluzione delle tecniche di coltivazione del carbone utilizzate a Serbariu dagli anni ’30 alla cessazione dell’attività, in ambienti fedelmente riallestiti con attrezzi dell’epoca e grandi macchinari originali ancora oggi in uso in miniere carbonifere attive. La sala argani, infine, conserva intatte al suo interno le grandi ruote dell’argano con cui si manovrava la discesa e la risalita delle gabbie nei pozzi per il trasporto dei minatori e delle berline vuote o cariche di carbone.

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Pozzo Castoldi

Il sito realizzato durante la gestione “Monteponi - Montevecchio”, deve la sua denominazione ad un componente della famiglia Sanna - Castoldi. Si trova a Bacu Abis subito dopo l’ingresso da Iglesias, nella zona Sud Occidentale del paese. La sua costruzione risale al 1929 e nei due anni successivi vennero realizzati il castello, la cabina dell’argano e le gallerie. Nel 1931 entrò in esercizio. Rivestito in muratura, grazie alle sue dimensioni (m 3,50 x 1,50) permetteva il transito di due gabbie. Il castelletto, a traliccio in ferro, misurava 22 metri. L’argano di estrazione, del diametro di m. 1,18, era azionato da un motore elettrico ed era protetto dalle intemperie da una costruzione chiamata “la casa dell’argano”, che è l’unico elemento di archeologia industriale che sia stato ristrutturato e messo in sicurezza, grazie all’interessamento dell’Amministrazione Circoscrizionale. Nell’area antistante sono stati collocati altri strumenti dell’attività mineraria: le centine, i vagoncini per il trasporto del carbone e il motore elettrico dell’argano, donati dalla Carbosulcis SPA. Pozzo Castoldi fu attivo sino al 1941, venne poi utilizzato come via di riflusso. Nella Concessione Mineraria di Bacu Abis l’attività estrattiva iniziò a cielo aperto nel 1852, poi continuò in sotterraneo dal 1915 al 1954, con i pozzi Santa Rosa (1915), Emilio (1917), Roth (1918), Nuovo (1937) ed Est.

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Città di Fondazione

CIAM

Carbonia Itinerari Architettura Moderna

I lavori riguardanti la costruzione della città di Carbonia iniziarono nel giugno del 1937 Con decreto n. 2189 del 05.11.1937/XVI dell’era fascista firmato dal re Vittorio Emanuele III, e si conclusero nel dicembre del 1938 (con l’inaugurazione il 18 dicembre).La nascita di Carbonia avvenne proprio al culmine della fase di industrializzazione, spinta dalla politica autarchica del regime fascista. La città ancora in costruzione era popolata da gente proveniente da diverse parti della Sardegna per l’89% e per l’11% da famiglie di lavoratori provenienti da diverse regioni d’Italia, accorse in occasione dell’apertura delle miniere. Quasi tutti i minatori ed operai che arrivavano a Carbonia per trovare impiego nelle miniere godevano dell’abitazione pressoché gratuita e ciò costituiva un onere molto rilevante per l’A.Ca.I (azienda carbonifera italiana).Inizialmente gli spazi abitativi tennero conto della struttura piramidale dei ruoli esistenti in miniera e della gerarchia fascista: il centro è riservato alle case dei dirigenti (Villa Sulcis, oggi Museo Archeologico, era la residenza ufficiale del Direttore delle miniere di carbone della città), poco lontano si trovano le palazzine degli impiegati, mentre modeste case per operai occupano i quartieri dell’estesa periferia. Inoltre, per dare alloggio agli impiegati venne costruito l’albergo centrale , mentre per gli operai scapoli vennero costruiti dieci alberghi operai, ubicati per la gran parte nelle attuali via Umbria e via Costituente. Tutte le caratteristiche architettoniche degli edifici sono state impostate sulle direttive di un’intransigente autarchia edilizia, che portava criteri costruttivi che utilizzano la pietra locale, con scarso uso del cemento armato e legname, tranne che per alcuni solai e architravi, il che porta alla prevalenza di pieni rispetto ai vuoti delle masse murarie e l’assenza di strutture audaci. Ancora oggi, il paesaggio urbano di Carbonia conserva il segno non solo di un’epoca storica, ma anche delle finalità di chi la ha ideata. Una citazione particolare merita la Piazza Roma, restaurata nel 2005 e impreziosita dall’opera del maestro Giò Pomodoro “Frammento di vuoto”. Nel 2008 la Piazza ha avuto un importante riconoscimento da uno studio effettuato da cinque Università Europee che l’ha selezionata tra le migliori 12 piazze in Italia e 60 in Europa. Le ragioni che hanno reso Carbonia quale oggi ancora appare, costituiscono parte della sua storia sociale. Durante la manifestazione ci sarà la visita guidata nei diversi percorsi e verranno illustrati alcuni tra i principali monumenti della Città di Fondazione.

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Torre Civica

La Torre civica è nata come Torre Littoria sede della casa del Fascio, il simbolo più prestigioso del fascismo cittadino. Durante la cerimonia di posa della prima pietra, il 10 maggio 1937, venne calata, insieme con il primo masso, un’artistica pergamena firmata, a ricordo della cerimonia, dalle autorità, in corrispondenza dell’angolo sud-ovest della Torre. La Torre, come tutti gli edifici importanti, era rivestita di bugnato rustico di trachite rossa, proveniente dalle cave locali. Il rivestimento di rude lavorazione voleva ricordare la severità delle costruzioni nuragiche. La Torre, alta 27,50 metri, si suddivide in 5 piani: al pian terreno era situato il Sacrario, dedicato ai martiri fascisti, dove venivano custoditi i gagliardetti, le altre insegne littorie e il ritratto del Duce; qui si può ammirare l’altorilievo marmoreo dello scultore Crocetti, il quale esprime tutti gli aspetti della vita della Nazione nel clima del Fascismo. Al centro la Vittoria Alata, simbolo di potenza e, intorno le quattro rappresentazioni allegoriche: il Lavoro, la Famiglia, la Milizia e le Organizzazioni del Regime. Al primo piano si trovava il Direttorio, dal quale si poteva accedere al balcone che domina Piazza Roma, da cui il 18 Dicembre del 1938 Benito Mussolini si affacciò per inaugurare la nascente città di Carbonia. Lateralmente all’ingresso del Sacrario, era situato un leone di bronzo oggi scomparso. Negli altri 4 piani superiori erano sistemati gli uffici del Fascio e delle varie organizzazioni ad esso dipendenti. Con la caduta del Fascismo nel 1943, il pian terreno divenne sede del Partito Sardo d’Azione; il bassorilievo venne coperto da un tramezzo e la sua esistenza fu casualmente riscoperta negli anni ’80: nell’operazione di recupero venne danneggiato lievemente. La Torre divenne sede della Pretura fino alla fine degli anni ‘ 70. In seguito fu sede dell’ufficio di Collocamento e degli Uffici Comunali.

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Dopolavoro Centrale

La sede del Dopolavoro si trova al centro di Carbonia in piazza Roma. Il complesso Dopolavoro Cine-Teatro è formato da due corpi indipendenti disposti ad angolo retto, a chiudere l’angolo est della Piazza. L’edificio del Dopolavoro si stacca elegantemente dal fianco nord - est con un porticato di due piani. Si impone, con uno sviluppo sostanzialmente orizzontale, a pianta rettangolare, appiattito ulteriormente dalla grosse mole della vicina Torre. Il Dopolavoro è un edificio a due piani; nella facciata anteriore presenta un porticato con colonne. L’obiettivo principale dell’OND era quello di organizzare il tempo libero dei lavoratori in coerenza con la politica del Partito Nazionale Fascista. La sede centrale destinata agli impiegati, organizzava attività ricreative e altre più specificatamente utili. Infatti oltre alla proiezione dei cinegiornali, alle proiezioni cinematografiche e alle rappresentazioni teatrali (rigorosamente censurati) l’Organizzazione Nazionale Dopolavoro organizzava: corsi scolastici di alfabetizzazione; corsi di economia domestica; corsi sportivi; attività artistico culturali; una biblioteca;“Orti giardino”(realizzazione di un orto familiare per un’autonomia alimentare); gli allevamenti di conigli e polli. Ai lavoratori venivano concessi: ribassi su biglietti del cinema e del teatro e anche riduzioni sugli alimenti e sul vestiario acquistati in determinati magazzini. Dopo la caduta del fascismo l’edificio fu sede di altre attività; ultimata la ristrutturazione avviata dall’attuale Amministrazione Comunale, oggi i locali ospitano una sala polifunzionale, dove si riunisce anche il Consiglio comunale e un Centro servizi.

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Chiesa di

San Ponziano e Campanile La principale Chiesa cittadina, situata nella centrale piazza Roma, venne realizzata dall’Ing. Arch. Valle e dall’Arch. Guidi, inaugurata con la posa della prima pietra il 29/01/1938 e consacrata il 18/11/1939 da Mons. Pirastru vescovo di Iglesias. La Chiesa, dedicata a S. Ponziano pontefice martire compatrono insieme a S Barbara, si armonizza con l’architettura razionalista distinta dalla perfetta identificazione tra forma e funzione. Le linee rette e semplici e l’abolizione di ogni decorazione incarnano del tutto l’ideale autarchico del regime fascista, reinterpretando insieme lo stile romanico. Alla sua facciata rettangolare, costituita da un piccolo atrio porticato in granito di Teulada, si affianca sulla sinistra il campanile, costruito dal mese di ottobre 1937 al 15 ottobre del 1938. Anch’esso a pianta quadrata in trachite rossa, suddiviso in cinque piani, la cui parte terminale è coronata da una cuspide di mattoni rossi. Alto m. 44,70 ed esplicito richiamo al campanile del Santuario di Santa Maria Assunta di Aquileia (UD), venne realizzato con l’intento di dominare uno spazio destinato, sin dalla inaugurazione della città, alle “folle oceaniche”. Nella sua parte inferiore trova posto una lapide dedicata ai caduti in guerra: “O lavoratore, questo campanile di dura trachite sarda ricorda a te quello di Aquilea imperiale, testimone del sacrificio eroico di nostra gente, custode primo della gloria del milite ignoto, perché nella santità del lavoro sappi essere degno dei fratelli caduti. A. XVII E.F. III dell’impero”. Al piano terra si trova la cripta nella quale venne portato il fonte battesimale rimuovendolo dalla Chiesa agli inizi del dopoguerra, trasformandola così da classico luogo di preghiera in battistero, grazie all’aumento demografico e dei battesimi. Dagli anni ’70, con la notevole diminuzione delle nascite e dei battesimi, si ritornò a battezzare all’interno della Chiesa. Nella cripta all’inizio era posta anche la statua di S. Barbara scolpita dal sassarese Gavino Tilocca. Nel campanile della Chiesa sono situate quattro campane bronzee fuse nel 1938 che, nonostante l’azione corrosiva del tempo, riportano delle iscrizioni in latino degne di nota. Ognuna di esse, dalla più grande alla più piccola, è dedicata rispettivamente a S.Ponziano Pontefice e Martire (DIVO PONTIANO PONTEFICI ET MARTIRI), al Cuore di Gesù sorgente di ogni grazia (CORDI JESU GRATIARUM FONTI), alla Madonna (O VERE LIBERA SERVA NOS LIBEROS) e a Santa Barbara Vergine e Martire (DIVAE BARBARAE VIRGINI ET MARTIRI). Su ciascuna campana, oltre all’immagine del Santo a cui sono dedicate, troviamo inciso lo stemma della fonderia pontificia.

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Albergo operaio Secondo i dettami classisti del pensiero fascista, L’A.Ca.I (Azienda Carboni Italiani) previde due tipologie di alberghi destinati ad ospitare le maestranze occupate nella Grande Miniera di Serbariu, un albergo per impiegati e dieci alberghi per operai, entrambi predisposti sia per gli scapoli che per coloro che avevano lasciato la famiglia nei luoghi d’origine. Gli alberghi operai furono costruiti tra il 1937 e il gennaio del 1939 su progetto unico dell’architetto triestino Gustavo Pulitzer-Finali che impresse alle sue opere “[…] un linguaggio architettonico radicato nella tradizione storica mitteleuropea con l’adozione di schemi distributivi decisamente funzionali e razionali”. Gli edifici, ubicati simmetricamente lungo le vie Umbria, Costituente e Mazzini, direttrici principali verso la miniera di Serbariu, furono intitolati tutti alle città dell’Impero: Axum, Harar, Neghelli, Macallè, Addis Abeba, Mogadiscio, Gimma, Dessiè, Quoram, Scirè. Furono progettati in modo da poter essere convertiti, in economia e celermente, in ventidue alloggi per minatori. L’albergo operaio n.1, ubicato nel tratto finale di via Costituente :“[…] replica la configurazione base comune a tutti: una conformazione planimetrica a “C” ”organizzata attorno a un grande cortile interno verso il quale guardano gli ampi porticati del piano superiore e dei corpi laterali del pianterreno. Capace di ospitare 150 minatori in camere con un massimo di 6 letti e un minimo di 2, ogni nucleo di 3 o 4 camere era munito di servizi e aveva ingresso a sé che dava negli androni e nei ballatoi. Nel corpo centrale del piano terreno si trovavano “[…] gli spazi per le funzioni collettive”: un ampia mensa, la cucina, i depositi, le dispense per i cibi, la lavanderia e le docce. Con la crisi del carbone Sulcis, dovuta alla concorrenza dei carboni esteri, e i conseguenti licenziamenti, l’albergo perdette nel tempo la sua funzione originaria. Divenne sede dal 1956 al 1994 della Polizia Stradale. Rimasto lungamente fatiscente a causa dello stato di abbandono, nel 2005 fu avviato il progetto di riqualificazione, che nel rispetto dell’architettura originaria, proponeva “[…] un rigoroso restauro conservativo” del fabbricato per una nuova destinazione d’uso a carattere polifunzionale e rivolta verso il sociale. Attualmente ospita il Centro Polivalente per la Disabilità che si occupa della riabilitazione dei disabili e del miglioramento delle loro condizioni quotidiane di vita. Il centro è dedicato alla memoria di Don Giovanni Diaz, sacerdote storico di Carbonia.

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Rifugio Antiaereo Dal febbraio 1943 anche la Sardegna è esposta all’offensiva aerea alleata, che provoca distruzioni e numerose vittime umane soprattutto a Cagliari, ma che colpisce anche obiettivi strategici minori: il porto di S. Antioco e la centrale elettrica di Portovesme. Con l’intensificarsi delle incursioni si profilò la necessità di dotare anche la città di Carbonia di ricoveri anti-aerei. La Presidenza dell’Azienda Carboni Italiani presentò il progetto in data 2 aprile 1943 al Superiore Ministero dell’Interno che lo approvò in data 27 maggio 1943. L’esistenza a Carbonia di un Ente come la Società Mineraria Carbonifera Sarda, operante nella zona da lunghi anni e largamente attrezzata con materiali, maestranze specializzate, macchinari ecc, consentì di affrontare e superare le necessità imposte dai lavori per i ricoveri con una rapidità di esecuzione e una larghezza di mezzi senza precedenti in Sardegna. Tuttavia i ricoveri poterono essere utilizzate assai prima della loro ultimazione dalla popolazione civile di Carbonia; la loro distribuzione, con ingressi multipli, nelle varie zone della città e delle frazioni di Bacu Abis e Cortoghiana, consentì, infatti, di poter intraprendere i lavori di scavo delle gallerie nelle diverse località simultaneamente. Nell’intento di ridurre al minimo il tempo necessario alla costruzione dei ricoveri, la Società Carbonifera Sarda, su richiesta della Direzione Tecnica dell’Azienda Carboni Italiani, provvedeva all’esecuzione delle opere, assicurando la continuità del lavoro in tutti i cantieri per le 24 ore quotidiane, stabilendo in un primo tempo tre turni successivi di 8 ore ciascuno per altrettante squadre di operai e sorveglianti e, in un secondo tempo per le aumentate difficoltà tecniche, in quattro turni di 6 ore ciascuno. Il rifugio di via Nuoro, denominato per la sua forma e le sue dimensioni bunker, è l’unico rimasto intatto e rappresenta una testimonianza importante di archeologia militare. I progettisti dovettero seguire le disposizioni del Ministero della Guerra che dettavano norme molto rigide per la costruzione dei ricoveri urbani. Il rifugio antiaereo di via Nuoro, infatti, era dotato di impianti di illuminazione ed aerazione e di acqua corrente, le cui strutture si conservano ancora oggi. Realizzato secondo la tipologia a galleria, in calcestruzzo cementizio armato, presenta una forma rettangolare con una copertura semiogivale. L’interno è costituito da due ambienti comunicanti, separati da una porta taglia- fuoco, di cui si possono ancora osservare i pesanti cardini. Vi si accede attraverso due rampe di scale disposte ai due lati della galleria. Poteva contenere circa 45 persone ed è probabile che fosse stato costruito per ospitare il comando tedesco che aveva sede nella palazzina a ridosso dello stesso rifugio.

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Quartiere

Lotto B e Dopolavoro Il quartiere denominato Lotto B è situato nella zona nord della città, ai piedi e dietro il colle Rosmarino; si estende lungo la via Sicilia e le sue traverse, delimitato a sud-est dalla parte finale della via Tirso e a nord-ovest dalla Piazza 1° Maggio. Nel Lotto B vennero montati i primi capannoni, edificati inizialmente in legno e trasformati in seguito in fabbricati in muratura, utilizzati sia per riporre gli attrezzi, sia per dare alloggio alle centinaia di operai edili che erano stati assunti dalle imprese per la costruzione della nuova città di Carbonia; in seguito ospitarono anche i minatori scapoli o senza famiglia al seguito. Le abitazioni, progettate dall’Uffico Tecnico dell’ACaL, rappresentano la tipologia edilizia più semplice ed economica, la Gra-B, che delinea in gran parte la fisionomia del quartiere, storicamente considerato uno dei più poveri e desolati della città. Le costruzioni a “camerone”, erano costituite da un unico piano con pianta rettangolare allungata e tetto a due spioventi, non avevano tramezzature ed i servizi erano ridotti al minimo. Un unico ingresso si apriva al centro di uno dei lati minori mentre sui lati più lunghi si affacciava una serie ritmica di finestre. Le parti murarie non risultavano in origine intonacate ma si presentavano con mattoni a vista. Gli operai alloggiati in questi edifici erano costretti a sopportare estreme condizioni di disagio documentate da ricorrenti richieste di intervento alle autorità sanitarie per le disinfestazioni o alle forze dell’ordine per le risse che nascevano dalla forzata convivenza. Il quartiere rimase densamente popolato almeno sino al 1943, quando, ultimata la costruzione dei primi alberghi operai, i lavoratori vennero trasferiti nei nuovi alloggi e i caseggiati furono destinati al presidio militare. Particolare importanza rivestiva nell’ambito del quartiere il dopolavoro rionale di Piazza 1° Maggio, identificato al n.5 è intitolato alla medaglia d’oro Ernesto Zorcolo. E’ stato inaugurato il 6 Aprile 1941 ed ha cessato l’attività il 30 Settembre 1966. Il dopolavoro svolgeva attività ricreativa ed era annesso al locale per lo spaccio di bevande.E’ stato restaurato nell’ambito del progetto di riqualificazione del quartiere lotto-B.

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Chiesetta Operaia

I sacerdoti della parrocchia di San Ponziano, al fine di favorire la partecipazione alla vita religiosa degli abitanti del rione periferico del Lotto B, nei primi anni quaranta, otternnero dalla Carbosarda il permesso di celebrare la Messa domenicale in un camerone che serviva come ritrovo delle guardie addette alla vigilanza di quella zona. Alcuni anni dopo Don Vito Sguotti, rientrato a Carbonia dopo un periodo di lontananza, decise di consacrare il rione alla Beata Vergine Addolorata. Verso la fine del 1947, la messa potè essere celebrata in un ex camerone ubicato in via Sicilia a due passi dal dopolavoro rionale di Piazza IX Maggio (attuale 1° Maggio). Il progettista Granata diede un’immagine particolare alla nuova Cappella, la cui facciata risultava caratterizzata da un campaniletto “a vela”, con un apposito arco campanario, al cui interno era contenuta una piccola campana. L’interno fu reso accogliente mediante la costruzione di un altare in muratura, l’edificazione delle balaustre, l’acquisto di un armonium e la collocazione della statua della Beata Vergine Addolorata,donata dalla Chiesa di San Ponziano. Solo in un secondo tempo altre due donazioni arricchirono la Cappella: la statua di San Giovanni e il bellissimo Crocifisso ligneo.La casa canonica fu realizzata dietro la Chiesetta e nello spazio tra le due costruzioni un cortile, chiuso lateralmente da due muri, nel quale i bambini potevano giocare a calcio. Nel 1953 la Cappella venne affidata ai religiosi dell’Opera di Don Luigi Orione, i Figli della Divina Provvidenza, e il 28 Ottobre dello stesso anno la piccola Cappella di Rosmarino venne eletta canonicamente a Parrocchia con il titolo di “Beata Vergine Addolorata”. Essa continuò ad essere utilizzata fino al 1958, anno in cui venne ultimata la nuova chiesa di Rosmarino, dedicata sempre alla Vergine Addolorata. Il Comune di Carbonia ha deciso la ristrutturazione dell’ex Chiesetta operaia includendola nel progetto di riqualificazione di tutto il quartiere, al fine di ridestinarla al suo antico uso.

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Scuola Media Satta Si tratta di uno dei primi edifici scolastici di Carbonia, costruito, su progetto di C. Valle e di I. Guidi, tra il 1939 e il 1941. La struttura, nata come “Scuola Elementare Rionale Sud”, ha accompagnato tutte le tappe storiche della scolarizzazione cittadina: è stata “Regia Scuola Tecnica Industriale per Minerari”, “Regia Scuola di Avviamento Professionale”, ha conosciuto anche le scuole elementari, la prima sezione di scuola media unica sperimentale, è stata centro propulsore di attività formative, come i Posti d’Ascolto Televisivo, in tutto il territorio. Sorge nel baricentro sud di Carbonia, lungo la Via della Vittoria, con l’asse principale rivolto alla strada e due ali, una delle quali frutto di recente ampliamento, allungate in direzione del cortile interno, in modo da assicurare “una buona esposizione in una pianta razionalmente disposta”. E infatti la sua architettura rende piena testimonianza degli orientamenti razionalistici dell’epoca di costruzione, nella dominanza di schemi compositivi rettilinei, scevri di ornamenti, che rimandano ad una esigenza rigorosamente razionale di “creare l’ordine” e la “buona orientazione”, ma in sintonia con le scelte e le necessità costruttive autarchiche. Risaltano infatti le trachiti rosse locali, utilizzate nell’edificazione degli spessi muri perimetrali come copertura a vista della parte bassa dell’edificio, così come nell’ampia gradinata d’accesso e nei muretti che delimitano l’area e le aiuole, quasi una decorazione e insieme un simbolo che l’accomuna a tutti i fabbricati cittadini. La facciata d’ingresso è rivestita in travertino e attraverso le tre ampie porte a vetri, un tempo chiuse da portoni in legno, si intravedono i marmi bianchi di Apuano Carrara che rivestono tutto l’atrio e le due colonne, i pavimenti e le scale. Ed è al suo interno che si respira tutto il fascino antico, e insieme nuovo, della scuola, nei suoi armadi di legno massiccio che custodiscono insospettati tesori, nell’archivio che trasuda importanti testimonianze di storia locale e nazionale; perfino il seminterrato riserva sorprese che pochi conoscono. Sono visitabili le mostre: “Sulle tracce del nostro passato:una scuola che ha fatto la storia”; “C’era una volta Carbonia”; “Il mondo delle conchiglie”; “Fra strade e giardini: viaggio alla scoperta dei grandi alberi della nostra città”; “ Le piante officinali e aromatiche “; “Mostra di minerali”.

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Bacu Abis

Un museo a cielo aperto

“Su Ortu de Is Abis” è la prima denominazione di questa località, presente in un documento del XVIII secolo. Nella Concessione Mineraria del 1852 la troviamo già perfezionata in “Bacu Abis”. Nacque per ospitare i lavoratori occupati nell’industria estrattiva. Nel 1834 A. La Marmora ipotizzò l’esistenza di un giacimento di carbone e nel 1853 la società Tirsi-Po, dopo aver ottenuto la concessione regia, avviò l’attività estrattiva. Un grande impulso allo sviluppo minerario fu dato dall’Ing. Roux, direttore della miniera dal 1873 al 1899, fondatore della Società Anonima, che ampliò la parte più antica del paese. La guida della miniera passò, poi, all’Avv. Sorcinelli, che investì sul settore carbonifero in un momento in cui si sviluppava l’industria elettrica. Il carbone di Bacu Abis divenne, durante la I° Guerra Mondiale, l’unica fonte energetica disponibile: lo Stato dichiarò la miniera “Stabilimento Ausiliario”. Dopo il Conflitto iniziò il declino: la Bacu Abis fu assorbita dalla “Monteponi - Montevecchio” e, dopo la crisi del 1929, anche questa società, trovatasi in difficoltà, abbandonò a sé stessa la miniera e i lavoratori. I sacrifici dei minatori e l’intervento dei sindacati fascisti guidati da V. Tredici salvarono la miniera e la S.M.C.S. ne assunse la gestione. Il carbone del Sulcis fu valorizzato dalla politica autarchica del regime: dopo la visita del Duce del 9 giugno 1935, fu costituita l’A.Ca.I. che accorpò la S.M.C.S. e la Soc. Min. dell’Arsa per sfruttare il prezioso minerale. Dal 1935 venne realizzato il secondo nucleo del paese, in stile razionalista fascista: le abitazioni furono costruite nel rispetto della rigida struttura organizzativa della società. La casa del direttore, ubicata tra il Viale della Libertà e la Via S. Barbara, si presenta circondata da due ampi giardini in uno stile semplice e lineare. Di fronte si snoda il lungo Viale della Libertà dove risiedevano i dirigenti. Gli alloggi per gli operai furono costruiti nelle aree ad Est e ad Ovest del nucleo centrale. Per gli scapoli vennero realizzati i “cameroni”, una mensa ed una lavanderia, gestita dalle suore orsoline. Durante la II° Guerra Mondiale l’attività estrattiva subì un rallentamento per le difficoltà dei trasporti via mare e per la chiamata alle armi di numerosi minatori. Ma alla fine del Conflitto il carbone di Bacu Abis divenne l’unico combustibile in grado di soddisfare le nascenti industrie italiane. L’ingresso dei minerali dall’estero e la scoperta di nuove fonti energetiche ne ridussero la richiesta: la S.M.C.S. decise di coltivare solo i filoni più convenienti e a Bacu Abis l’ultimo pozzo fu chiuso nel gennaio del 1955. Da allora il paese ha subito un progressivo spopolamento ed una trasformazione delle sua economia non più basata sulla monocoltura del carbone.

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Santa Barbara, Monumento ai Caduti e Grotta di Lourdes Chiesa di

A Nord del centro abitato di Bacu Abis, nella Piazza Pietro Micca, sono presenti tre monumenti importanti sia dal punto di vista architettonico che religioso: la Chiesa, la Grotta di Lourdes e il Monumento ai Caduti. La chiesa fu costruita prima in legno e poi in muratura tra il 1930 e il 1934. Fu dedicata a San Vittorio per onorare un voto che gli operai fecero per scongiurare la chiusura della miniera. Dal 1938 fu intitolata a Santa Barbara, patrona dei minatori. Realizzata secondo l’architettura razionalista fascista, si presenta con il portale d’ingresso a Est, un porticato sorretto da pilastri squadrati e archi a tutto tondo, che prosegue anche sul lato Sud. La facciata d’ingresso è impreziosita da un rosone con vetro bicolore che permette ai raggi del sole di illuminare l’altare al suo sorgere. Alla destra della chiesa è presente un campanile alto circa 15 metri. All’interno si trovano diverse statue risalenti agli anni ’30, le formelle rappresentanti le stazioni della Via Crucis, realizzate da artigiani di Ortisei, il fonte battesimale in alabastro, il seggio sacerdotale e un Cristo del ‘700. A seguito dell’ultima ristrutturazione è stato realizzato un nuovo pavimento che, in prossimità del portale d’ingresso, permette di vedere, attraverso una finestrella, gli strati sottostanti. E’ stato, inoltre, ristrutturato il tetto e sono stati riportati alla forma originaria i pilastri che separano la navata laterale da quella centrale e quelli che sorreggono il porticato esterno. Per rievocare il periodo dell’attività estrattiva, sotto il nuovo altare, è stata posizionata un’urna contenente dei frammenti di carbone. Una lampada sempre accesa si trova, invece, sulla parete alla destra dell’altare. La riproduzione della Grotta di Lourdes, voluta da Don Nazzareno, fu inaugurata nel 1953 e si trova alla destra della chiesa. L’opera in cemento rappresenta un arco roccioso, con all’interno un altare, una nicchia con la statua della Madonna (ai cui piedi, si racconta, sia stata murata una cassetta contenente i voti degli abitanti) e, separata da un rigagnolo d’acqua, la statua di Bernadette. Di fronte, il Monumento ribattezzato Il Cannone, fu inaugurato intorno al 1950 per onorare la memoria dei caduti delle due Guerre Mondiali. Ogni anno, il 4 novembre, gli abitanti del paese, i rappresentanti dei corpi militari e istituzionali, vi si raduno per commemorare coloro che hanno sacrificato la vita per la patria.

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Piazza Venezia Cortoghiana

Il centro abitato di Cortoghiana, edificato per dare alloggio alle maestranze delle miniere circostanti, fu progettato nel 1940 dall’architetto modenese Saverio Muratori. Del progetto originario solo una parte fu realizzata, la restante fu in seguito modificata. Come riporta la tesi di laurea “Cortoghiana. Un progetto di Saverio Muratori” dell’architetto Antonella Sanna il disegno originario della piazza “[…] era molto più articolato di quello effettivamente costruito, infatti si estendeva verso ovest ancora per quasi 100 metri […] a chiusura della piazza era previsto il cinema ed al centro un fabbricato rettangolare con portici che in alcune tavole viene chiamato municipio ma, non essendo mai stato previsto che Cortoghiana diventasse comune autonomo era destinato ad ospitare presumibilmente la sede staccata degli uffici amministrativi di Carbonia”. Piazza Venezia rappresenta il nucleo della socialità, delle attività pubbliche e religiose, il sito identificativo del centro minerario di Cortoghiana. La sua pregevole architettura dà autorevolezza al piccolo paese, innalzandolo al livello dei maggiori centri europei. La piazza, attraversata nella parte settentrionale, orizzontalmente, dal viale Amedeo di Savoia ha una forma a “L” con un segmento maggiore che si estende parallelamente al corso suddetto ed un segmento minore che si protrae verso sud; è caratterizzata oltre che dall’ampiezza non comune per un piccolo centro anche dai portici dei fabbricati che la circondano: a nord è delimitata da edifici tipo I3P, case popolari a 3 piani con negozi e portici in trachite rosa nel pianterreno, edificati tra il 1940 e il 1941. A sud e ai due lati della chiesa è delimitata dagli edifici tipo I3B, con il solo pianterreno, abbellito da portici in trachite rosa e con locali adibiti a negozi che hanno ospitato durante gli anni lo spaccio aziendale, la chiesa, l’ufficio postale, la scuola elementare. La costruzione di questo tipo di fabbricati fu terminata nel 1943. La chiesa originaria del Muratori non fu mai costruita a causa delle difficoltà di approvvigionamento di materiali e maestranze nel periodo bellico. L’attuale chiesa dedicata al Sacro Cuore di Gesù, progettata dall’architetto Verri, fu costruita nel 1957, il campanile invece fu realizzato solo nel 1992. Vicino al luogo di culto nel 1960 fu costruito un monumento con una lapide che ricorda i sedici minatori morti per incidenti di miniera. L’aspetto attuale della piazza risale al ’95 -‘96. L’ammodernamento è stato curato dai progettisti Chessa e Porcella.

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Partecipano alla Manifestazione Scuole Istituto comprensivo “Satta/ Pascoli”; Scuola elementare paritaria “ Madre Camilla Gritti”; Scuola media paritaria “Madre Camilla Gritti”; Istituto comprensivo “Don Milani”; Istituto d’ istruzione Superiore “Gramsci- Amaldi”; Istituto IPIA; Istituto Tecnico “Beccaria”; Scuola paritaria Liceo “Luigi Pirandello”. Associazioni Volontari del soccorso Terra Mare; A.S.Vo.C.; Radio Club Sulcis S.E.R.; Croce Rossa Cortoghiana; Volontari del Soccorso Bacu Abis; Gruppo ricerche speleologiche E. A. Martel; Gruppo Comunità Via Marconi; Cooperativa Lilith; Cooperativa Scila; Cooperativa Mediterranea; Cooperativa Sistema Museo; Volontari Cannas di Sopra; Associazione naturalistica “Grotta dei Fiori”; Polisportiva “Il Girasole”; Amici della Miniera; Sulcis Bike; Gruppo Folk “Santa Giuliana”; Proloco Carbonia; Associazione Albeschida; AIAS Cortoghiana; Associazione Cortoghianese del verde e del cane; Associazione “Giovani terza età Cortoghiana”; Associazione Culturale Bacu Abis; Gruppo “Ragazzi Amici della Miniera”; Associazione “Sturmtruppen-Carbonia”; Associazione “Pagoda 3”; Unione Sportiva Bacu Abis; Comitato “Santa Barbara” Bacu Abis; L.U.T.E.C.; Comitato Spontaneo Artigiani.

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Eventi Collaterali Rifugio antiaereo Mostra “L’Unità d’Italia e i deportati della Seconda Guerra Mondiale”. Nel corso della manifestazione sarà presente un testimone sopravvissuto all’olocausto. Scuola Media “S. Satta” Mostre: “Sulle tracce del nostro passato: una scuola che ha fatto la storia”; “C’era una volta Carbonia”; “Il mondo delle conchiglie”; “Fra strade e giardini: viaggio alla scoperta dei grandi alberi della nostra città”; “Mostra di minerali”. C.I.A.M. - Carbonia Itinerari di Architettura Moderna Percorso cittadino con trenino gommato Partenza da Piazza Roma Sezione di Storia Locale S.B.I.S. - Grande Miniera di Serbariu Mostra cartografica - documentaria: “Le carte del fondo Cossu 1852-1958: nuova luce alla memoria della comunità”. Necropoli Cannas di Sotto: Medau “Sa Grutta” La vita quotidiana, il lavoro, l’arte. Esposizione di manufatti ed attrezzi della cultura agro-pastorale del Sulcis. Architettura sarda e lavori in terra cruda Biblioteca Comunale di Carbonia Mostra di Pittura - Argiolu e Demontis a Carbonia. Inaugurazione della mostra Sabato 12 Maggio 2012 alle 18,00 Durata della mostra da Sabato 12 a Sabato 19 Maggio 2012. Percorso in bicicletta organizzato da Sulcis Bike “Le strade della Barite”: un’escursione in mountain bike che ripercorrerà alcune strade tracciate dalla Baroid, per l’estrazione ed il trasporto del minerale; un impegnativo percorso di circa 30 km che consentirà ai partecipanti (rigorosamente bikers allenati) di godere di affascinanti e suggestivi paesaggi. Grande Miniera di Serbariu Laboratori ed esposizione: “Artigiani all’opera” Dimostrazione dei mestieri artigianali di ieri e di oggi Domenica 13 maggio Grotta dei Fiori Pranzo con l’associazione “Grotta dei Fiori” Domenica 13 maggio ore 13:00 Deposito laboratorio Villa Sulcis Esposizione di reperti relativi all’indagine archeologica (area PIP) provenienti da una probabile villa rustica romana. Mostra e installazione nello spazio Territorium “Lo spazio come contenitore della memoria e ipotesi per il futuro: l’architettura razionalista, l’arte moderna, l’ambiente, l’archeologia industriale, cultura come sviluppo. Riflessioni sull’arte moderna, l’archeologia industriale, l’ambiente e lo sviluppo dell’indurtia cultura e turismo. Istallazione realizzata con materiali di recupero e immagini (foto, video) autoprodotte. Gli studenti si interrogano sulle possibilità reali di un futuro di sviluppo del territorio e offrono le loro ricerche e riflessioni ai visitatori.

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Gusta la Città RISTORANTE BOVO Via Costituente, 18 Tel. e fax 0781/62217 Sab.12 aperto a pranzo e a cena Dom.13 chiuso RISTORANTE EXCALIBUR Via Lubiana, 274 Tel.0781/672285 Sab.12 aperto a pranzo e a cena Dom.13 aperto a cena RISTORANTE PIZZERIA RED VALERY Via Carducci, 15 Tel.0781/62944 348/7278975 Sab.12 aperto a cena su prenotazione Dom.13 aperto a pranzo e a cena RISTORANTE “LA GRANDE MINIERA” Presso Grande Miniera Serbariu Tel.348/8636304 Sab.12 aperto a pranzo e a cena Dom.13 aperto a pranzo e a cena ROSTICCERIA PIZZERIA PAOLINO Presso centro commerciale E. Leclerc Sab.12 aperto a pranzo Dom.13 aperto a pranzo RISTORANTE PIZZERIA LA LANTERNA Via Satta, 67 Tel.0781/672143 338/3396223 Sab.12 aperto a cena Dom.13 chiuso RISTORANTE MONTE SIRAI Via Nazionale, 84 bivio Sirai Tel.0781/61250 0781/63964 Sab.12 aperto a pranzo e a cena Dom.13 chiuso RISTORANTE SU MEDAU Via Nazionale - Località Flumentepido tel.0781/665029 Sab.12 aperto a pranzo e a cena Dom.13 chiuso PUB IN BOCCA AL LUPPOLO Via Sicilia, 48 Tel. 345/1577999 Sab.12 aperto a cena Dom.13 aperto a cena RISTORANTE TRATTORIA IL CONVIVIO Via Catania, 12 Tel.0781/874961 348/5652934 Sab.12 aperto a pranzo e a cena Dom.13 aperto a pranzo e a cena RISTORANTE AQUARIUS Via Sardegna, 3 Tel.0781/662143 Sab.12 aperto su prenotazione Dom.13 aperto su prenotazione PIZZERIA RUSTY Via Cannas, 31 Tel.0781/63794 338/5901151 Sab.12 aperto a cena Dom.13 aperto a cena RISTORANTE PIZZERIA “I DUE MINATORI” Via Domenico Millellire, 13 Tel. 320/4861455 Sab.12 aperto a pranzo e a cena Dom.13 aperto a cena

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RISTORANTE ALBERGO TANIT (MUSEO ETNOGRAFICO) Via Nazionale, 140 Località Sirai Tel.0781/673793 www.tanit.tv Sab.12 aperto a pranzo e a cena Dom.13 aperto a pranzo e a cena AGRITURISMO IL PARADISO Località Barega Tel.0781/21046 333/2155559 www.agriturismoilparadiso.com e-mail: info@agriturismoilparadiso. com Sab.12 aperto a pranzo e a cena Dom.13 aperto a pranzo e a cena AGRITURISMO SAN GIORGIO Località Flumentepido - Terra Niedda- Tel.328/8731591 Sab.12 aperto su prenotazione Dom.13 aperto su prenotazione RISTORANTE PIZZERIA LA PIAZZETTA Piazza Chiesa -Località Serbariu- Tel.0781/871230 392/1880871 Sab.12 aperto a pranzo e a cena Dom.13 aperto a pranzo e a cena TRATTORIA PIZZERIA SA FORREDDA Via Nuoro Tel.320/3256050 Sab.12 aperto a cena Dom.13 solo su prenotazione ENOCAFFE’ Via Costituente - fianco Iperpan- Tel.0781/1896464 Sab.12 aperto a pranzo e a cena Dom.13 aperto a pranzo

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Strutture ricettive HOTELS AQUARIUS * Via Sardegna, 3 Tel. 0781 662143 Fax 0781 663634 E- mail: info@aquariushotel.it www.aquariushotel.it TANIT (Museo Etnografico) ** LocalitĂ Sirai Tel 0781 673793 Fax: 0781 670703 E-mail: info@tanit.tv www.tanit.tv AFFITTACAMERE LUNA BLU Via Satta, 47 Tel. 346 8312867 E-mail: veronagianna@tin.it www.bblunablu.it LOCANDA MONTE SIRAI ** Via Nazionale, 84 Tel. 0781 61250-0781 63964 Fax: 0781 63964 BED & BREAKFAST LUNA BLU ** Via Satta, 47 Tel. 346 8312867 E-mail: veronagianna@tin.it www.bblunablu.it LE TERRAZZE Piazza Rinascita, 24/7 Tel. 334 3870208 E-mail: bebleterrazze@tiscali.it www.bebleterrazze.it B&B CENTRALE Via Gramsci, 32 Tel. 0781 671069- 347 3193505 IL GLICINE Via Caresias, 11 Tel. 0781 673600- 347 8567909- 349 1002166 E-mail: ilglicinebb@tiscali.it

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ANNACARLA Via Catania, 3 Tel. 338 3922179 E-mail: annacarla.flore@tiscali.it L’OLEANDRO Via Grazia Deledda, 8 Tel. 0781 63567- 320 1110871 E- mail: oleandro@oleandro.org ROTTA SUD-OVEST Via Toscana, 115 Tel. 346 3684834 E-mail: rottasudovest@yahoo.it MARREDDU ITALO Via G.M. Angioy, 33/2 Tel. 328 0151265- 329 0733945 E-mail: loriana.alo@tiscali.it DA LORY Via Gramsci, 58/9 Tel. 340 3835616 ASFODELO Località Santa Caterina Frazione Serbariu Tel. 0781 983520- 340 5555301 FANTAR HOUSE Località Sirai Tel. 0781 671037- 328 4854890 E-mail: fantarhouse@alice.it www.fantarhouse.it ASTARTE Frazione Sirai, 58/a Tel. 349 6834783 IL BOUGANVILLE Via Sansovino, 1 Località Is Gannaus Tel. 0781 690139- 347 8444377- 328 3662458 E-mail: sanna.ne@tiscali.it OASI Traversa Alessandria frazione Bacu Abis Tel.0781 65095- 347 14544683 E-mail: cois@email.it www.bboasi.com DEL VIALE Via della Libertà, 1 Località Bacu Abis Tel. 340 8462454 E-mail: cois.oasi@email.it www.delviale.com

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THE WALK Via Sabin, 13 Frazione Cortoghiana Tel. 392 1734341 E-mail: g.coda@tiscalinet.it MEDAU DESOGUS Località Medau Desogus, 33 Tel. 347 4914266 E-mail: lisirobi@ticsali.it AGRITURISMI IL PARADISO Località Barega Tel. 0781 21046- 333 2155559 Fax: 0781 21046 E-mail: info@agriturismoilparadiso.com www.agriturismoparadiso.com SAN GIORGIO Località Flumentepido-Terra Niedda Tel. 0781 675948- 328 8731591 E-mail: agriturismos.giorgio@hotmail.it

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