Giornale delle Giudicarie febbraio 2023

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Se la mafia esiste lo Stato c’è, e non molla mai

Il mese di gennaio di questo nuovo anno è stato caratterizzato da un avvenimento eccezionale che ha scosso l’animo di tutti gli italiani: dopo trent’anni di latitanza Matteo Messina Denaro,“padrino” della mafia siciliana e uno dei criminali più ricercati al mondo, è stato arrestato la mattina del 16 gennaio dai Carabinieri del Ros di Palermo. Al momento dell’arresto il boss si trovava in una clinica privata dov’era sotto cura da un anno sotto il falso nome di Andrea Bonafede. L’ascesa al potere di Matteo Messina Denaro inizia presto: nato a Castelvetrano nel 1962, figlio di un potente boss di Cosa Nostra, il giovane Messina è entrato fin da ragazzo a fa parte del clan mafioso di suo padre, tant’è che a 18 anni commette il primo omicidio. Secondo pentiti e inquirenti Messina Denaro avrebbe poi partecipato ad alcuni dei crimini più efferrati commessi dalla mafia siciliana, tra cui gli attentati che hanno ucciso i magistrati antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e gli omicidi orrendi compreso quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito, strangolato e sciolto nell’acido a quindici anni di età dopo due anni di orribile prigionia. Messina Denaro era solito raccontare vantandosene di “aver ucciso tante persone da riempire un cimitero” e, nonostante tutto, avrebbe vissuto i suoi trent’anni di clandestinità nel lusso e nell’agiatezza grazie a diverse persone che lo hanno sostenuto ed aiutato nei suoi affari e nella sua latitanza.

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Ricorre quest’anno il 30º anniversario dall’entrata in vigore del mercato unico europeo. Ad iniziare dal primo gennaio 1993, infatti, è stato possibile portare la polenta Storo, i vini trentini e le mele della val di Non in dodici paesi europei - tanti erano allora gli stati membri dell’Unione europea - senza necessità di fermarsi al confine del Brennero per sbrigare lunghe pratiche burocratiche e pagare la dogana.

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L’EDITORIALE di Adelino Amistadi
Il nuovo primario di ortopedia è Musetti Ospedale di Tione A PAGINA 12 Innova inaugura un nuovo centro a Tione Economia A PAGINA 8
PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ SUL GIORNALE DELLE GIUDICARIE sponsorgdg@yahoo.it - 3356628973 - 338 9357093 EUROPA di Paolo Magagnotti Alle pagine 4 e 5 Provinciali, primi bilanci politici in vista delle elezioni. Il focus del Giornale delle Giudicarie A PAGINA 6 Le C Riforme TRUFFE U A pag. ATTUALITÀ I ba A pag. 14 RUBRICA Coo A pag. 31 Pruti A PAG. 8 Attualità ANNO 21 - FEBBRAIO 2023- N 2 - MENSILE FONDATO NEL 2002 - Distribuito da www.giornaledellegiudicarie.it il iornale delle iudicarie Mensile di informazione e di approfondimento iudi G www.lacassarurale.it www.prendiilvolo.it Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella Le buone azioni... www.lacassarurale.it www.prendiilvolo.it Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella ...per la crescita del nostro territorio Famiglie cooperative, a rischio chiusura a Pag. 27 mB BONENTI mobili Centro Specializzato Materassi e Reti SELLA GIUDICARIE (BONDO) - Tel. 0465.901919 - 339.1388960 ...e tu come dormi? Relax + alzapersona
30 anni di mercato unico

DALLE GIUDICARIE RASSEGNA STAMPA GENNAIO 2023 DALLA PROVINCIA

Sala mungitura a malga Cengledino. La struttura, meta turistica, sarà ammodernata L’amministrazione comunale di Tione ha appena affidato un progetto per la realizzazione di una piccola sala mungitura di malga Cengledino.

La malga da qualche anno è monticata da Daniele Sartori di Caderzone Terme, il quale, appena arrivato, tre anni fa, ha deciso di realizzare, partendo da zero perché la struttura non era pronta, un agriturismo.

«Adesso - racconta il sindaco di Tione Eugenio Antolini - abbiamo deciso di dotare la malga di una piccola sala mungitura perché dobbiamo ammodernare la struttura e renderla più appetibile per chi utilizza la malga. Fra l’altro, è un modo per migliorare la logistica, razionalizzando l’entrata e l’uscita delle mucche al momento della mungitura. Parliamo di un investimento che si aggirerà attorno ai 50.000 euro».

Circuisce la cliente “fragile” per portarle via l’eredità: in pochi mesi una barista si fa consegnare 58mila euro Ha approfittato della fragilità di una cliente per circuirla e portarle via parte di una ricca eredità. È accaduto nelle Giudicarie, dove una barista è riuscita a farsi consegnare circa 60mila euro.

Tutto è iniziato quando ha sentito la cliente parlare di un’eredità di 300mila euro, notizia che ha fatto scattare l’interesse della barista verso la 60enne disabile, che spesso si fermava nel suo locale.

Prima è entrata in confidenza con la signora raccontandole delle sue difficoltà economiche e poi ha intascato poco meno di 60mila euro. Soldi che però non si potrà godere: in appello è stata condannata a 2 anni e 4 mesi e alla restituzione del bottino.

Bleggio, se ne è andato Tomaso Iori lo “straordinario custode del Museo della Scuola di Rango”

Se ne è andato Tomaso Iori, una persona delle Giudicarie Esteriori molto apprezzata e stimata.

Una persona speciale, con una sensibilità non comune che tra-

spare anche dalla presentazione che lui stesso aveva fatto per promuovere la scuola di Rango. «Sono Tomaso (con una emme sola). Nella vita ho avuto la fortuna di fare tanti lavori, girovagando l’Italia. Ora vivo al Bleggio, dove i miei genitori erano nati. Sono una persona curiosa. Mi piace osservare. Ho imparato più cose a guardare che a studiare. Guardo e comprendo. Storie minime che ricerco nei frammenti. Piccoli pezzi dove sono custodite storie vere. I frammenti sono come il nostro DNA, il nostro codice genetico, il codice della vita. Contengono e svelano testimonianze del nostro passato. Come quelle che conservo nel Museo della Scuola che ho allestito a Rango. Questo piccolo museo è nato quasi per caso vent’anni fa. Per la sagra di Rango avevo fatto la mostra Ricordi di scuola raccogliendo foto di vecchi alunni. La gente è venuta, si è commossa. Mi ha donato i suoi ricordi, per non farli scomparire. Il Museo prolunga la vita dei ricordi. L’ho allestito in una vera scuola di campagna degli anni Trenta. Due vecchie aule che raccontano la storia reale vissuta tra i banchi da ragazzi e insegnanti. Mi emoziona sempre l’incontro delle persone che vengono in visita. Anche loro si emozionano, e la loro emozione si trasmette alle cose, all’ambiente. Si ritrovano ancora fanciulli, vivono un momento di vera intimità con loro stessi. Si avvicinano con pudore ad epoche in cui la storia con la S maiuscola segnava profondamento anche la vita tra le aule scolastiche. I ragazzi amano fare le prove di scrittura con il calamaio. Un’esperienza fuori dal loro tempo. Il Museo della Scuola è un luogo vivo. Vedo la nostalgia sui volti delle persone di una certa età che vengono a visitarlo. Mi sorprendono la meraviglia e l’interesse che i ricordi suscitano nei giovani. Mi emoziono pensare che un piccolo Museo è capace di renderli più attenti e curiosi. Perché è proprio vero. Da tante testimonianze c’è ancora la possibilità di “imparare” tante di quelle cose».

Grazie Tomaso, buon viaggio.

La skiarea Campiglio Dolomiti di Brenta nella top ten delle mete sciistiche migliori del mondo

La passione, il lavoro costante e la continua ricerca della qualità pagano sempre. È un mantra questo che da sempre accompagna la SkiArea Campiglio Dolomiti di Brenta che oggi, grazie a un impegno incessante in termini di investimenti e aggiornamento, ottiene un prestigioso traguardo. Il portale tedesco Skiresort. info, leader del turismo invernale e punto di riferimento per tutti gli appassionati di sci, ha pubblicato la classifica delle migliori stazioni sciistiche sia per nazione che a livello mondiale premiando la SkiArea che risulta essere il miglior comprensorio sciistico in Italia e il 6° nel mondo.

“Il riconoscimento - commenta Bruno Felicetti, direttore generale di Funivie Madonna di Campiglio - è frutto del lavoro incessante portato avanti in questi anni. Il merito va condiviso tra le centinaia di persone che quotidianamente dedicano il proprio tempo e le proprie competenze a migliorare l’offerta sci nei tre comprensori di Madonna di Campiglio, Folgarida Marilleva e Pinzolo. A vincere è sempre la squadra”

300 giovani sulle nevi di Bolbeno e Carisolo per i Campionati studenteschi invernali riservati agli Istituti delle Giudicarie Bellissima giornata quella vissuta mercoledì 25 gennaio presso i Centri Sci di Bolbeno e il Centro Fondo di Carisolo: quasi 300 giovani hanno animato le gare di Sci Alpino e Sci nordico in programma nelle due località in occasione dei Campionati studenteschi invernali riservati agli Istituti delle Valli Giudicarie organizzati da Sci Club Bolbeno e Us Carisolo con il patrocinio della Comunità delle Giudicarie. Duecentoquaranta i ragazzi che hanno affollato la pista “Coste” di Bolbeno e in 40 si sono sfidati nello sci da fondo a Carisolo.

Donazioni di organi, il Trentino si conferma provincia virtuosa Sono stati presentati dal Centro Nazionale Trapianti i dati provvisori dell’attività di donazione e trapianto. La Provincia autonoma di Trento è a buoni livelli per il numero di donazioni per milione di popolazione attestandosi a 31,4 donatori, ben oltre alla media nazionale che si attesta a 24,7 per milione di popolazione. Per quanto riguarda le opposizioni registrate in rianimazione la nostra Provincia risulta la migliore a livello nazionale con solo il 10%, corrispondenti a due opposizioni, entrambe effettuate dai familiari del deceduto. La media nazionale si attesta al 29,6 %. Il basso numero di opposizioni che si riscontrano in rianimazione al momento del decesso ha una corrispondenza in quello che accade nei nostri comuni dove i cittadini trentini possono dichiarare la loro scelta al momento del rinnovo della carta di identità. È infatti del 19,2% il tasso di opposizione negli uffici anagrafe

Indicatore Icef, la semplificazione Semplificazione in arrivo per l’indicatore Icef, “il metro” che serve a misurare la condizione economica di un nucleo familiare in relazione all’accesso alle prestazioni e ai benefici del sistema di welfare in Trentino. Riducendo le varianti in gioco l’Icef si potrà precalcolare più facilmente, permettendo al cittadino di avere un’idea della possibilità o meno di godere di una determinata misura o beneficio. Punto importante, la modifica non cambierà le condizioni di accesso alle misure, in quanto la decisione sulle soglie di accesso e alla quantificazione dei benefici rimane pur sempre in capo alle singole politiche di settore e che al momento rimangono invariate.

Convenzione tra il Museo degli Alpini di Trento e le scuole trentine L’accordo ha lo scopo di promuovere e favorire una fattiva collaborazione per la diffusione e la conoscenza del Museo presso le istituzioni scolastiche e formative del sistema educativo provinciale. La cerimonia di sottoscrizione è stata presieduta dal Generale di Divisione Massimo Biagini in qualità di rappresentante del Ministero della Difesa, dall’assessore all’istruzione, università e cultura della Provincia autonoma di Trento Mirko Bisesti e dal dirigente generale del Dipartimento istruzione e cultura della Provincia Roberto Ceccato. il Museo degli Alpini collaborerà con il Dipartimento istruzione e cultura della Provincia per la programmazione di attività educative/ formative e per la realizzazione di progetti di alternanza scuola lavoro, in favore degli studenti delle istituzioni scolastiche e formative del sistema educativo provinciale.

Lavori socialmente utili: 2039 opportunità occupazionali

La Giunta provinciale di Trento ha fissato nella misura di 2039, corrispondenti a 14 milioni di euro, le opportunità occupazionali attivabili nel 2023 tra i “Progetti occupazionali in lavori socialmente utili per accrescere l’occupabilità e per il recupero sociale di persone deboli”.

La delibera fa seguito alla proposta della Commissione provinciale per l’impiego e riguarda opportunità lavorative finanziate dalla Provincia nell’ambito di progetti, presentati da Comuni, Comunità APSP e Aziende speciali, nell’ambito dell’abbellimento urbano

e rurale, valorizzazione beni ambientali ed artistici, riordino archivi, servizi di custodia e vigilanza, servizi ausiliari di tipo sociale. Queste opportunità sono riservate alle persone disoccupate da più di sei mesi con più di 50 anni di età, disoccupati disabili iscritti alla legge 68 o segnalati dai servizi socio-sanitari e dall’Ufficio esecuzione penale esterna con più di 25 anni.

I progetti hanno durata in linea di massima temporanea e prevedono l’occupazione con contratto di lavoro subordinato che vanno dai 4 ai 10 mesi presso cooperative sociali di tipo “b”. Alcune opportunità sono riservate specificamente a persone con disabilità psichica con percentuale pari o superiore all’80%, a madri di famiglie monoparentali e per progetti pluriennali di servizi ausiliari alla persona.

Un premio per agricoltrici dedicato ad Agitu Ideo Gudeta

Il premio si rivolge a donne pioniere dell’agricoltura sostenibile. Il gruppo di iniziativa, composto da cinque donne, ha lanciato il secondo bando del premio in memoria della agricoltrice Agitu Ideo Gudeta, assassinata il 29 dicembre 2020. L’essenza e il lavoro della sociologa trentina, allevatrice di capre, imprenditrice e networker con radici etiopi ha lasciato il segno in tutti coloro che l’hanno conosciuta. Il suo spiccato ottimismo e la sua sensibilità eco-sociale erano caratteristici delle sue azioni. Il premio, 2.500 euro, è rivolto a donne pioniere dell’agricoltura sostenibile in Trentino Alto Adige, che entreranno anche a far parte di un eco-social network della regione. Le donne che lavorano in agricoltura in modo sostenibile e innovativo possono iscriversi al premio di sponsorizzazione. Oltre ad autocandidarsi, è possibile anche segnalare donne che rispecchino i requisiti previsti nel bando. Le candidature possono essere presentate entro il 28.2.2023. I criteri dettagliati e il modulo di domanda per il premio di sponsorizzazione possono essere richiesti all’indirizzo agitu.ideo.gudeta@gmail.com. Il premio di sponsorizzazione è possibile grazie al sostegno finanziario di Raiffeisenkasse Bozen Ethical Banking e della Cassa Rurale Alta Valsugana.

Smartwatch, numerosi falsi allarmi alla Centrale 112 Con un aumento medio delle chiamate pari al 30% rispetto all’autunno, il periodo invernale è uno dei più ‘caldi’ per la Centrale unica di emergenza. La crescita del flusso delle richieste di intervento al numero 112 è influenzato dalla pratica di sport sulla neve, oltre che dalla presenza di migliaia di ospiti che scelgono il Trentino come meta di vacanza. Alle chiamate innescate dagli utenti sulle piste, il Servizio prevenzione rischi e Cue della Provincia autonoma di Trento sta osservando quest’anno un aumento considerevole delle chiamate di allerta lanciate in automatico dagli smartwatch. Gli orologi di nuova generazione sono stati infatti predisposti in modo tale da rilevare la caduta di chi li indossa, lanciando l’allarme ai soccorritori e condividendone la posizione. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di falsi allarmi, che gli operatori sono comunque chiamarti a gestire, verificando le coordinate e ricontattando il numero dal quale proviene la telefonata, spesso senza però ottenere alcuna risposta. Da inizio stagione i casi di questo tipo sono stati oltre un centinaio, con picchi di 8-10 chiamate al giorno.

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro

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A cura della REDAZIONE
Rassegna Stampa
Il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.

Maurizio Fuga LE

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Fra meno di dieci mesi, in autunno, ci saranno le elezioni Provinciali, quale è il bilancio di questa legislatura per il suo partito?

Nell’autunno del 2018, quando la coalizione di centrodestra autonomista guidata dal candidato Presidente Maurizio Fugatti ricevette l’investitura popolare, ancor prima dell’insediamento ufficiale si trovò a dover gestire l’evento della Tempesta Vaia, un dramma per l’intero Trentino. Nel corso della legislatura poi sopraggiunsero prima la pandemia Covid-19 e poi la guerra in Ucraina con la conseguente crisi economica e sociale. Nonostante queste perenni difficoltà, mai affrontate nelle precedenti legislature, la giunta provinciale guidata dal presidente Fugatti ha operato in modo egregio, gestendo non solo le situazioni emergenziali ma mettendo in atto il programma proposto agli elettori prima delle elezioni. La Lega, che esprime il presidente uscente e buona parte della giunta, ha senza dubbio confermato di essere il partito della concretezza e della territorialità, rimettendo al centro il cittadino e le periferie della nostra amata terra trentina. Il bilancio per il partito, la Lega, che ho l’onore di guidare è quindi ampiamente positivo e motivo di orgoglio.

Quali sono le iniziative più importanti che avete promosso in questi anni e quali si potranno completare nei prossimi mesi?

La Giunta provinciale, che come detto si è trovata a do-

Fra meno di dieci mesi, in autunno, ci saranno le elezioni Provinciali, quale è il bilancio di questa legislatura per il suo partito?

Possiamo definirla la più difficile degli ultimi quaranta anni o più, fra la tempesta di Vaja, la pandemia Covid, la crisi energetica e la guerra. Fronteggiare queste emergenze ha impegnato uno sforzo di energie senza precedenti. E’ stato lo stesso periodo in cui il mio partito, che non aveva avuto eletti alle precedenti consultazioni provinciali del 2018, è cresciuto in modo esponenziale in consenso e credibilità istituzionale. In questi anni avremmo probabilmente desiderato che la maggioranza a cui abbiamo sempre garantito il nostro appoggio riuscisse a raggiungere obiettivi ancora più ambiziosi, per esempio in tema di riorganizzazione della sanità territoriale, di definizione di progetti per la grande viabilità e di cambiamento profondo nella struttura della amministrazione provinciale che essendo stata ereditata dalle stagioni di governo della sinistra non ha certamente agevolato le soluzioni ai problemi.

Abbiamo posto questi obiettivi fra quelli che ci proponiamo di realizzare nei prossimi cinque anni, con la forza che ci sarà concessa dal voto popolare.

Quali sono le iniziative più importanti che avete promosso in questi anni e quali si potranno completare nei

“La Lega vuole essere il partito della concretezza e della territorialità”

segretario della Lega in Trentino

ver amministrare in perenne stato emergenziale, ha dovuto in primis garantire adeguati sostegni economici a famiglie e imprese, cosa che ha fatto in maniera sostanziale. Il caro energia e l’aumento dei prezzi hanno inoltre inciso in modo significativo sul costo delle opere pubbliche, per le quali si è reso necessario intervenire con maggiori corposi finanziamenti al fine di non bloccarne l’attuazione. Tra queste alcune interessano anche le Valli Giudicarie, in passato mai così attenzionate da parte della provincia in termini di risorse, come invece avvenuto con la giunta Fugatti. Si è riusciti inoltre a portare avanti con concretezza e convinzione le iniziative che la coalizione aveva individuato come centrali all’interno del programma elettorale. Oltre come detto all’aver ridato attenzione alle valli con investimenti pubblici per migliorare i collegamenti attraverso investimenti per oltre un miliardo e mezzo di

euro (esigenza emersa anche durante gli Stati generali della montagna - Comano estate 2019), anche la scelta di trasferire la giunta provinciale di volta in volta in un comune diverso denota grande rispetto ed attenzione verso le nostre realtà ed amministrazioni locali. Si è intervenuti sulla sanità mediante la difesa della medicina territoriale e degli ospedali di valle e l’istituzione della facoltà di medicina a Trento, così come per il sostegno alla volontà delle giovani coppie di creare una famiglia agevolando la natalità (assegno per i nuovi nati, alloggi alle giovani coppie, scuola materna a luglio). Sui grandi temi si può evidenziare l’avvenuta ripresa dell’iter di nuove ed importanti sfide come quelle della Valdastico, del baypass ferroviario di Trento, del collegamento Rovereto-Riva, solo per citarne alcune. Ed infine va rilevata la grande attenzione per il comparto del turismo che con i risultati record della stagione

estiva 2022 dimostra, grazie al lavoro svolto da questa giunta, di aver ritrovato nuovo vigore e slancio. Molte altre cose fatte ci sarebbero da elencare per le quali lo spazio qui non è sufficiente e saranno spiegate ai Trentini nei prossimi mesi di campagna elettorale. Molte altre invece rimangono da attuare, talune avviate che necessitano di completamento, altre di più ampia visione e respiro.

In vista delle elezioni provinciali quali sono le linee principali dei programmi che state predisponendo e che presenterete agli elettori per il governo del Trentino nei prossimi cinque anni?

Partendo da una legittima soddisfazione per i risultati fin qui ottenuti, vogliamo continuare a lavorare per rispondere alle esigenze della comunità trentina, in particolare quella che risiede nelle zone di montagna. Siamo consapevoli che il futuro ci impone un salto di qualità, ma ci sentiamo forti anche dell’esperienza maturata in questi cinque anni. La prossima legislatura si troverà ad affrontare temi cruciali per il Trentino di domani, come le Olimpiadi e le infrastrutture -non solo ferroviarie- che stanno venendo avanti grazie anche a finanziamenti statali e che cambieranno le nostre abitudini di mobilità, arricchendo nel contempo

anche l’offerta turistica. Valorizzare l’ambiente naturale, le specificità che caratterizzano i nostri territori, sostenere l’agricoltura e le produzioni locali, favorire il turismo di qualità, insistere sulla transizione ecologica per consegnare ai nostri figli un Trentino più vivibile ed ecosostenibile: sono tutti temi centrali di questa e della prossima legislatura. Accanto a questo, vogliamo però continuare a portare avanti tutte quelle piccole e grandi iniziative volte a soddisfare i bisogni quotidiani dei cittadini: ridurre il carico di burocrazia, investire sulla scuola e sui giovani -in particolare quelli che vivono nelle valli, garantendo loro mezzi di trasporto con tempi di percorrenza più brevi e infrastrutture adeguate-, potenziare i servizi sanitari territoriali. Vogliamo continuare a garantire un sostegno alle fasce sociali più fragili della popolazione e migliorare l’assistenza agli anziani, con servizi di residenzialità che integrino ospedali e case di riposo. Il nostro impegno sarà, in conclusione, per proseguire nel cammino fin qui intrapreso al fine di garantire ai Trentini un Trentino migliore.

prossimi mesi?

E’ notorio, Fratelli d’Italia non ha condiviso responsabilità nel governo provinciale. Mi spiego: siamo stati fieramente in maggioranza ma non abbiamo avuto assessori in giunta, né ci sono stati offerti. Quindi abbiamo avuto solo un ruolo di stimolo e pungolo verso la giunta provinciale, sempre sostenendola lealmente perché crediamo nel valore della coalizione del centrodestra.

Non avendo assessori siamo stati più nelle piazze e fra la gente comune colmando la distanza fra Palazzo delle decisioni e politica. Abbiamo sostenuto le nostre battaglie anche nelle istituzioni in cui siamo rappresentanti, in Consiglio provinciale così come nei comuni, ma siamo consapevoli di avere ora davanti a noi la sfida del governo provinciale in cui dare tutto il meglio della concretezza con cui abbiamo

impostato il lavoro ovunque dove governiamo, e non solo al governo nazionale ma anche nelle regioni, fra cui quelle a noi più vicine, e nei grandi comuni. Vogliamo portare questa nostra capacità amministrativa alla guida anche del Trentino.

In vista delle elezioni provinciali quali sono le linee principali dei programmi che state predisponendo e che verranno presentati agli elettori per il governo del Trentino nei prossimi cinque anni? Riprendiamo l’ispirazione di cinque anni fa perché vogliamo rappresentare quel cambiamento che ci eravamo impegnati a rappresentare e che per le sventure legate a Vaia, Covid, crisi e guerra la giunta non ha potuto interamente realizzare.

Attenzione: sempre con la persona al centro, al centro della qualità dei servizi, della cura

dei bisogni ad iniziare da quelli degli anziani e delle famiglie, investendo sui giovani. Sull’autonomia Fratelli d’Italia ha intenzione di svolgere un ruolo fondamentale che è quello di garantirla nel migliore modo in cui può esserlo, attraverso un governo provinciale che sia in perfetta sintonia con quello nazionale. Solo avendo le stesse forze al governo nazionale e provinciale possiamo garantire le tutele che tutti richiedono con forza alla politica. La migliore garanzia per l’autonomia siamo proprio

noi. E se parliamo di autonomia pensiamo anche a quella dei comuni, che deve però essere adeguatamente finanziata per permettere un livello di governo il più vicino possibile ai cittadini. In campo urbanistico dobbiamo privilegiare il recupero del patrimonio esistente e sottoutilizzato non sfruttando il territorio ma valorizzandolo. Inutile ricordare come la montagna è la più grande risorsa del territorio e va anche in questo caso non sfruttata (perché poi la Natura si ribella) ma investita per la ricchezza del Trentino, la cui più grande garanzia è rappresentata da agricoltura e turismo.

Dal punto di vista politico, il suo partito sarà in coalizione con altri schieramenti ed è già stato individuato il candidato alla carica di Presidente della Provincia?

Su questo punto credo che abbiamo tutti il dovere all’interno della coalizione del centrodestra che guidiamo a livello nazionale di fare le nostre migliori proposte. E noi la abbiamo fatta, mettendo in campo

per guidare la coalizione per i prossimi cinque anni di governo Francesca Gerosa. Molto evocativa come proposta: per la prima volta potremmo avere una donna a guida del Trentino, come c’è Giorgia Meloni alla guida dell’intero Paese. Abbiamo chiarito che in ogni caso non abbiamo pregiudiziali verso alcun candidato dei partiti della coalizione, tantomeno nei confronti del nome del presidente della Provincia uscente Maurizio Fugatti. Ma proprio perché non abbiamo pregiudiziali nei confronti del candidato che appartiene alla Lega non abbiamo alcuna difficoltà a sostenere come candidato una esponente di Fratelli d’Italia come Francesca Gerosa.

Il nostro obiettivo è quello di restituire entusiasmo in questa partita elettorale che segnerà il futuro del Trentino, mettendo in campo esperienza nel campo del lavoro e l’intuito femminile che può servire al Trentino per imprimere l’accelerazione alle riforme su sanità, trasporti e servizi sociali che abbiamo in mente.

PAG. 4 FEBBRAIO 2023 Focus politica
“L’Autonomia si garantisce con un governo provinciale in perfetta sintonia con quello nazionale”
Alessandro Urzì,
deputato di Fratelli d’Italia

Fra meno di dieci mesi, in autunno, ci saranno le elezioni Provinciali, quale è il bilancio di questa legislatura per il suo partito?

Il Patt, che nel 2018 si era presentato da solo alle elezioni finendo, quindi, dopo un lungo periodo di governo all’opposizione, ha cercato di interpretare il suo ruolo con un atteggiamento vigile, ma anche pragmatico. Criticando ciò che non andava nelle proposte della maggioranza, ma anche proponendo o collaborando quando il momento lo imponeva. Del resto la politica non può sempre essere contrapposizione, ma deve anche agire per rispondere alle esigenze dei trentini, al di là degli steccati ideologici.

Dopo cinque anni, tuttavia, restano da affrontare alcune sfide importanti per le quali forse si poteva fare di più. Una su tutte la sanità. In generale bisogna fare di più per dare respiro alla nostra auto-nomia, da intendere come servizi e opportunità alle persone. Altrimenti si trasforma nella gestione dell’ordinario e non ce lo possiamo permettere.

Quali sono le iniziative più importanti che avete promosso in questi anni e quali si potranno completare nei prossimi mesi?

Ovviamente dalla nostra posizione non potevamo mettere in cantiere grandi opere o provvedimenti strutturali.

Tuttavia possiamo andare fieri di aver tenuto alta l’attenzione, unico partito, su alcune

“Non andremo da soli alle elezioni, ma si ragiona su programmi e politiche”

Simone Marchiori, segretario del Patt

battaglie fondamentali, come quella sul rinnovo delle concessioni idroelettriche. Nell’ultima finan-ziaria, poi, la maggioranza ha sostenuto un nostro emendamento che mette in circolo tre milioni di euro per aiutare i giovani ad acquistare casa.

Ma la cosa che più di tutte ci deve vedere andare fieri è stato il contributo dato dal nostro ingresso in Giunta regionale per i rapporti fra Trento e Bolzano: grazie all’accordo da noi proposto e sotto-scritto dai presidenti Kompatscher e Fugatti, volto a dare alla Regione un ruolo strategico di coordi-namento e collegamento fra le Province, ne è nato un protocollo che ora è realtà e che fissa le tema-tiche in cui marciare uniti. Un passo che apre la strada al futuro, magari anche al terzo Statuto.

In vista delle elezioni provinciali quali sono le linee principali dei programmi che state predi-sponendo e

che verranno presenterete agli elettori per il governo del Trentino nei prossimi cinque anni?

Abbiamo recentemente sottoposto ai nostri iscritti un questionario volto a fissare le priorità pro-grammatiche in vista di ottobre. le numerosissime risposte ricevute, più di 400, ci hanno consentito di stilare un elenco di priorità che adesso stiamo elaborando per delineare il programma di coalizio-ne. Oltre ai temi storici del Partito Autonomista, quali l’identità, la cultura e l’energia (in particolare concessioni idroelettriche), la nostra base ci ha chiesto di occuparci di: sanità, per attuare una politica sanitaria in grado di mantenere presidi ospedalieri efficienti nelle valli; regione e raporti con Bolzano e con l’Europa per rafforzare ulteriormente l’asse strategico con Bolzano, tutelando l’unicità dello Statuto d’Autonomia. E per perseguire in tutte le sedi l’istituzionalizzazione

dell’Euregio; giovani, per creare i presupposti sociali e economici affinché i giovani possano rimanere in Trentino; rifiuti, per chiudere il ciclo in Trentino anche tramite un impianto di termovalorizzazione; scuola, per puntare sulla conoscenza obbligatoria delle lingue straniere (inglese, ma anche tedesco) attraverso sistemi di insegnamento specifici e soggiorni all’estero. Nel campo della formazione scuola-lavoro per valorizzare le relazioni fra scuola e imprese sul modello tedesco; sburocratizzazione: la mac-

china pubblica non può essere un limite per il cittadino, ma deve essere al suo servizio per risposte certe e tempestive; cura del territorio e valorizzazione dei prodotti tipici trentini; imprese e artigianato per garantire al tessuto economico Trentino un sistema di protezione e di valorizzazione per fornire reddito e occupazione; turismo, per puntare su un turismo di qualità, consapevole e sostenibile. Rafforzare la destagionalizzazione e avviare percorsi innovativi di reperimento del personale. Dal punto di vista politico,

il suo partito sarà in coalizione con altri schieramenti ed è già stato individuato il candidato alla carica di presidente della Provincia?

Fin dal Congresso dello scorso anno il Patt si è espresso in maniera chiara per evitare la corsa solita-ria. Questo perché se si vuole davvero rispondere ai bisogni dei cittadini bisogna essere nelle condi-zioni di governare. E se per gli autonomisti sarebbe auspicabile una maggioranza provinciale formata solamente da forze territoriali che abbiano “testa e cuore” in Trentino, la situazione attuale pare molto lontana da questa condizione. Ecco perché ragioneremo con le forze in campo sulla base dei programmi e delle politiche, facendo dei patti chiari sulle politiche necessarie al Trentino, ma senza vincoli o barriere ideologiche. E’ in corso una fase di ascolto e confronto interna al partito, ma rivolta anche alle categorie economiche e sociali. A breve decideremo che strada intraprendere, ma sempre con l’idea di essere protagonisti.

Continua dalla Prima

E così Messina Denaro ha trascorso trent’anni di vita piuttosto agitata, cambia nome frequentemente, circondandosi di belle donne, trattando affari con mezzo mondo, mostrando ricchezza con capi firmati e orologi da decine di migliaia di euro. Per il resto faceva una vita del tutto normale. Altro che vecchia mafia coppola e lupara. Andava allo stadio a seguire le partite del Palermo di cui era tifoso, trascorreva le vacanze in Germania, a Baden, attraversando l’Europa in macchina. Senza alcun rischio. Ancora. Messina

Denaro continuava nei suoi affari con mafiosi di tutta

Italia, ma anche con la malavita di Spagna, Stati Uniti e Sud America. Poi la malattia, l’operazione all’ospedale di Mazara del Vallo e il ciclo chemio. Fece anche le tre vaccinazioni anti covid, come protezione per se, ma anche come buon esempio per i suoi sodali. E questo tanto per dire, trascurando tutti i selfie con i medici curanti, la frequentazione quotidiana del “solito bar”, senza curarsi delle migliaia di persone che sapevano esattamente chi e dove fosse. Ma l’omertà diffusa non mollava

Se la mafia esiste lo Stato c’è, e non molla mai

e Messina Denaro poteva vivere serenamente. Oltretutto la caccia a Messina Denaro è stata complicata dalla quasi totale assenza di fotografie recenti. Avendo a disposizione solo alcune fototessere scattate in gioventù, le autorità sono riuscite a ricostruire il suo aspetto in modo digitale, utilizzando le più recenti tecnologie a disposizione. E la cosa non è stata per niente facile anche perché si venne a sapere che Messina Denaro si era sottoposto a chirurgia plastica per nascondere la sua identità, così come si fece rimuovere le impronte digitali. Nel corso degli anni ci sono stati vari casi di scambio di persona e decine di persone sono state arrestate al suo posto. Addirittura nel settembre del 2021 un cittadino britannico di Liverpool era stato ammanettato in un ristorante olandese da poliziotti armati fino al collo che lo avevano incappucciato e lo avevano trascinato fuori dal locale, davanti a decine di clienti terrorizzati. L’arresto sarebbe avvenuto dopo

che l’Italia aveva chiesto alle autorità olandesi l’esecuzione di un mandato di cattura internazionale, convinta che si trattasse di Messina Denaro. L’uomo è stato poi rilasciato due giorni dopo. Nonostante la sua potente rete di protezione, secondo i pentiti Messina Denaro era diventato sempre più isolato. Nel corso degli ultimi anni gli investigatori italiani hanno sequestrato quasi tutte le attività economiche riconducibili al boss e arrestato più di cento fiancheggiatori, tra cui cugini, nipoti e una sorella. A poco a poco le autorità sono riusciti a fare terra bruciata intorno a Messina Denaro, tagliando tutti i contatti con la sua famiglia e soci che lo proteggevano nella clandestinità. Ormai era matura la fine della storia, l’arresto del 16 gennaio ha segnato un giorno storico per la lotta alla mafia, che di certo non potremo chiamarla una sconfitta definitiva, ma una sconfitta che lascerà il segno per molto tempo e potrà portare ad ulteriori proficui sviluppi.

E per concludere, cosa ci dice inoltre la cattura dell’ultimo dei boss “storici” di Cosa nostra, sulla cui testa pendevano numerose condanne all’ergastolo ed ordini di arresto, che è stato per trent’anni l’ossessione di inquirenti ed investigatori?

La prima considerazione è che lo Stato c’è e non molla mai, anche a distanza di trent’anni. I servitori dello Stato che indagano sulla malattia endemica del nostro Paese sanno bene che l’emergenza mafia non è finita, anche se per fortuna è finita l’epoca delle stragi e degli omicidi, a cominciare da quelli di Stato. Ma ora Cosa Nostra predilige il silenzio al sangue per continuare nel suo sistema criminoso, non certo per motivi morali bensì per convenienza. La cattura di Matteo Messina Denaro ha il merito di aver richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica su un fenomeno, la Mafia, che è tutt’altro che sconfitta. Bisognava fare giustizia del dolore dei familiari di tante vitti-

me e soprattutto, con questo arresto benemerito (è il caso di dirlo perché a realizzarlo sono stati i carabinieri) togliere a Messina Denaro quell’aurea di invincibilità e di leggenda che ne faceva un mito fra i suoi accoliti. L’arresto nel capoluogo siciliano ci fa poi riflettere su questa città. C’eravamo un po’ tutti illusi che con la Primavera di Palermo e i fortissimi movimenti antimafia degli ultimi vent’anni, la città fosse cambiata. Invece i suoi gangli mafiosi, la sua zona grigia, le tante connivenze che hanno permesse a Matteo Messina di agire indisturbato sono ancora ben presenti. Continua la tradizione degli uomini d’onore (?) di effettuare la latitanza dentro casa. Ma per fortuna continua anche l’ostinazione delle forze dell’ordine e della magistratura a indagare, inseguirli, pedinarli e catturarli. L’arresto di Matteo Messina Denaro, comunque lo si veda, è una grande vittoria per lo Stato , a prescindere da chi sia al governo in questo momento:

è un segnale chiarissimo che lo Stato è sempre all’erta, sempre pronto ad intervenire, e che il sacrificio e l’abnegazione di chi combatte questi criminali ogni giorno, alla fine, paga.

Ora sarà interessante capire se colui che dai suoi complici veniva chiamato “Madre Natura” sia disposto a collaborare con la giustizia. A quel punto si potrebbe aprire un sipario simile a quello aperto da Buscetta, famoso pentito che mise in crisi la mafia per decenni. Messina Denaro certamente è a capo di una rete militare, finanziaria e imprenditoriale fatta non solo di “soldati” della mafia, ma di relazioni esterne, colletti bianchi, collusioni e pezzi della politica, delle imprese, del mondo apparentemente legale, persino della società civile. Potrebbe dirci un sacco di cose anche su quel famoso”terzo livello” di cui si parla molto ma si sa poco. Quella zona grigia che gli ha garantito l’impunità per trent’anni.

PAG . 5 FEBBRAIO 2023
Focus politica
L’EDITORIALE di Adelino Amistadi

Freddo cane, da un po’ di tempo ti si ghiaccia la saliva in bocca, e ti saltella la dentiera dai tremori glaciali della mattinata. Non c’è rifugio che tenga, forni, fornelli, stufe a ole, poca roba chiamata a sostituire il riscaldamento a gas che con quel che costa è meglio lasciar perdere. Ahh! Beate le vecchie stalle gremite di vacche, vitelli e maiali compresi, erano la ricchezza dei nostri paesani e i salotti serali per le nostre famiglie. Le vacche, come tante pompe di calore, emanavano il calore giusto per ospitare vecchi e giovani a parlar del più e del meno, ogni sera, non c’era posto migliore per far due chiacchiere salutari con le nostre nonne impegnate a recitare il rosario con le successive litanie recitate in latino che per la maggior parte degli oranti era più che altro una brodaglia di cose strambe. Un’atmosfera di serenità e di fiducia nel futuro, anche se il profumo di stalla lasciava un po’ a desiderare, era odore di fatiche, di stenti, ma anche di vigore, di forza, di speranza. Ah... che tempi! L’osteria della Maroca, purtroppo è tutt’altra cosa. Due locali vetusti e freddi come un frigorifero, quattro tavoli dondolanti, un bancone recuperato dalle osterie militari della guerra, e la Maroca che solo a guardarla ti vengono i brividi. Non ci sono stufe, se non una vecchia economica sempre in funzione nella cucina del retro, non ci sono caminetti, men che meno termosifoni che neanche sanno cosa siano. Ma c’è abbondante l’elisir di lunga vita sobria e felice, un qualcosa che se ingerito ti riscalda mente e cuore in modo straordinario, dalla Maroca funziona da secoli il riscaldamento a basa di grappa genuina, sui 50 gradi, a poco costo, che ti fa ribollire le budella, ti da sostegno nel dialogare con i sodali e brillantezza di idee e di ragionamenti. Miracolosa

Cattivi pensieri e umori in Trentino se ne vanno

la grappa della Maroca! Ne sono tutti convinti soprattutto dopo i freddi giorni della fine di gennaio, e ne sono soddisfatti i sodali che da anni hanno fatto dell’osteria della Maroca il loro ritrovo per le riflessioni e le considerazioni sull’andazzo del mondo e della gente che lo abita. La Maroca non perde tempo e riempie i bicchieri con quel suo sorriso da iena senza denti che incuriosisce e non poco i suoi ospiti. “Come cavolo farà a mangiare la Maroca, di certo non può mangiare il torrone...” commenta il Baito, amorevole come sempre. Ma la questione non sembrò aver successo, cosa mangiasse la Maroca, sono affari suoi. I problemi sul tappeto sono altri. In paese non si fa che parlare del ricovero del Gelindo all’ospedale, sembra sia andato fuori di testa, ha sgozzato quasi tutte le galline dell’Olimpio, senza motivo, povero Gelindo, dicono che sia depresso. Da qualche tempo in paese sembra siano in molti ad essere sotto pressione, ansiosi, sfatti da stress e dall’ansia. Sembra una malattia di moda che non tocca per niente i sodali seduti al tavolo della Maroca. Il sindaco (ex) Filippo chiarisce un po’ le cose: “Pare che la depressione sia in continuo aumento e che ormai coinvolga persone di ogni età e ceto sociale...si dice che sia il nostro stile di

vita a creare depressione ansia e stress.. “ E allora che si fa?” chiede preoccupato l’Abele. “Non me ne intendo, risponde il sindaco Filippo, alcuni per superarla, ricorrono a pasticche e polverine o vanno a puttane, anzi... a trans. Altri ammazzano il padre e la madre, altri fanno fuori la moglie. Sono diversi i modi di manifestare la propria depressione, a seconda dei gusti...Per fortuna oggi ci sono a disposizione cure e rimedi. Dipende dalla possibilità, alcuni fanno scorpacciate di farmaci passati dalla mutua, altri se la spassano in cliniche costosissime sulle coste mediterranee….”

“Per quelli come noi andare in depressione è un vero e proprio guaio, ne va della famiglia e del lavoro… per fortuna che ad ascoltare la Tv sembra che i più stressati siano i personaggi dell’alta finanza, dello spettacolo, insomma i Vip, i milionari...” conclude l’Orlando, oggi meno furioso del solito. Anche il Docimo ha la sua da dire: “Mi vien da ridere, i ricchi magari vanno in depressione quando devono scegliere l’auto nuova, una Lamborghini o una Ferrari, forse sarebbe meglio una Porsche, e perché no? Una Bentleiy… o se acquistare una villa a Portofino o a Miami, e così neanche ci dormono la notte e vanno in depressione...” “E poi quelli sono circondati da ogni ben

di dio, aggiunge l’Ercole, sono circondati da donne bellissime, come si fa a scegliere quella giusta? Per forza che poi si è stressati….” E il Vitale: “Si...ma non riguarda solo i ricchi, poverini, ma anche le persone normali, tutti, più o meno, vorrebbero diventare belli, ricchi e famosi. I mariti vorrebbero cambiare la moglie cinquantenne con due da 25 anni, per non parlare delle casalinghe che sono “disperate”, vorrebbero fare le modelle,

passare le giornate fra palestre, piscine, scuole di ballo e comparizioni in Tv...” “Soprattutto gli adolescenti vorrebbero finire in Tv, magari partecipando al “grande fratello” e avere tutto e subito, dice l’Albertino, nessuno si accontenta più di una vita tranquilla, di quello che ha, si vuole sempre di più...e siccome non è facile raggiungere certi traguardi, ecco che si va in depressione...”Il Sindaco Filippo vorrebbe concludere: “Ovviamente

non sono solo queste le cause della depressione, se ne potrebbero elencare tantissime, basta parlarne con gli esperti. E allora che fare?”

La conclusione però spetta all’Abelardo, pettoruto (?), con qualche colpo di tosse catarrosa, che si intromette a sorpresa:”Che fare? Io avrei la una soluzione come cura alternativa, che costa poca, anzi qualcosa rende, e dovrebbe accontentare tutti coloro che sognano di partecipare ad un programma Tv... Ecco la proposta. In autunno cominceranno gli scavi per le gallerie stradali un po’ in tutto il Trentino. Venite qui, in Trentino, vi fate un mesetto in galleria, centro metri dentro nella roccia, per otto ore al giorno, vi arrangiate alla meno peggio per gli alloggi in comune, fate la spesa allo spaccio, cucinate, vi lavate i panni e il cul… e vi assicuro che vi passerà la depressione, sia ai poveri che ai ricchi, provare per credere….” Stupito per la profondità dei ragionamenti uditi, il vostro Saltaro concorda con quasi tutto quanto s’è detto. Con la convinzione che sia stata la grappa a permettere ai suoi amici a un cosi alto salto di qualità. Brava la Maroca, ottima la grappa, i sodali sempre più acculturati. Tocca a me, vostro Saltaro, portare nell’alto dei cieli le conclusioni della serata, vissuta con fierezza ed orgoglio nell’osteria della Maroca.

PAG. 6 FEBBRAIO 2023
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PAG . 7 FEBBRAIO 2023

Innova Engineering, incubatore di idee e sviluppo apre a Tione

Innova è un’azienda dedicata all’ideazione, sviluppo e produzione di soluzioni per il riscaldamento, la ventilazione e la climatizzazione. Vanta oggi oltre 15 anni di esperienza nel settore del comfort climatico residenziale. Per i primi anni l’Azienda ha lavorato in società con una realtà del bresciano, dal 2011 è completamente indipendente. E’ da una decina di anni che la società ha iniziato a entrare nel mercato con un proprio marchio, ormai sinonimo di efficienza energetica e qualità delle prestazioni, costruendosi una propria rete commerciale, sia in Italia che

Nell’anno in cui ha chiuso con un fatturato che supera i 100 milioni di euro Innova Spa di Oreste Bottaro inaugura il nuovo stabilimento “Innova Engineering”, un investimento da 6 milioni di euro nella zona industriale di Tione. Parole d’ordine: novità e ricerca.

il Ceo dell’azienda Oreste Bottaro, titolare e padre delle innovazioni brevettate dall’impresa. - C’è ancora tanto spazio per innovare e condurre investimenti in questo ambito. Puntiamo co-

stantemente ad espanderci, con la nuova unità di Tione abbiamo creato una società specificatamente indirizzata alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni e applicazioni. Vogliamo scaldare le case e raffrescarle con macchine ad energia rinnovabile”. In sala, una numerosa platea ha visto rappresentanti locali e provinciali. Lo sguardo, infatti, è stato ben presto rivolto al futuro, dove Innova costituisce una realtà che riesce tanto a competere con mercati internazionali che a favorire lo sviluppo locale. “Il fatturato dell’azienda quest’anno arriva complessivamente a circa 108 milioni – così Bottaro. - Abbiamo vendite per qualche decina di migliaia di apparecchiature. La rete di distribuzione di estende in tutto il Paese ma non solo, anche all’estero. Non vendiamo direttamente al cliente finale, in Italia andiamo ai distributori di materiale idro-termo sanitario che poi vendono agli idraulici e installatori, all’estero sono distributori che si occupano di organizzare le reti di vendita nei singoli Paesi”. E’ chiaro che per raggiungere certi risultati ci sono voluti determinazione, sacrificio ed

all’estero. La sede principale, in tutto questo, dal 2016 è a Storo. Una cosa si può ben dire di Innova, l’obiettivo è crescere attraverso l’innovazione. E sono proprio innovazione e ricerca a tornare, se possibile, ancora più al centro con la nuova sede del gruppo, Innova Engineering. La struttura, sorta nella zona industriale di Tione nel corso del 2022 con un investimento di 6 milioni, è destinata alla ricerca e allo sviluppo di tecnologie innovative, a rivoluzionare il settore grazie a laboratori con apparecchiature all’avanguardia e ad un esperto team pronto a mettersi all’opera. Venerdì 13 gennaio la serata di inaugurazione al pubblico. “La nostra attenzione è sempre più rivolta verso l’energia rinnovabile - ha spiegato

impegno. Ma sono entusiasmo e soddisfazione quanto traspariva venerdì dalle parole di Bottaro, mentre, seduto accanto al direttore del centro Matteo Campidelli, ripercorreva poi gli step dell’attività dagli esordi ad oggi. Dalla Provincia ci sono il vicepresidente e assessore all’urbanistica, ambiente e cooperazione Mario Tonina, gli assessori allo sviluppo economico, ricerca e lavoro, Achille Spinelli, all’artigianato, commercio, promozione, sport e turismo Roberto Failoni e agli enti locali, trasporti e mobilità Mattia Gottardi. Non possono mancare il segretario generale della Fondazione Bruno Kessler, Andrea Simoni, con la quale Innova Engineering ha in corso un importante progetto di ricerca, ed il direttore generale di Confindustria Trento Roberto Busato, che ha testimoniato la stretta collaborazione con il tessuto produttivo locale e consegnato un riconoscimento a Bottaro. Tra le prime file anche Adelino Amistadi con cui si salta indietro di qualche bell’anno a ricordare l’arrivo di Oreste in valle e i suoi primi impegni sul territorio. Ci sono quindi parecchi amministratori e rappresentanti delle istituzioni locali, c’è anche Don Celestino Riz che, dando la sua benedizione alla nuova attività, ha augurato che l’uomo e l’innovazione possano non solo sfruttare ma proteggere la natura. Emozionante il ringraziamento a chi da anni sostiene Innova, direttori e professori non presenti tra il pubblico, affetti familiari tra cui la moglie da sempre in supporto, presente quello stesso giorno in sala. Tanta partecipazione da parte di tutti, al giro di visita per una struttura chiamata a immaginare il futuro in particolare.

PAG. 8 FEBBRAIO 2023 Economia
di Mar tina Sebastiani

30 anni di mercato unico

R icorre quest’anno il 30º anniversario dall’entrata in vigore del mercato unico europeo. Ad iniziare dal primo gennaio 1993, infatti, è stato possibile portare la polenta Storo, i vini trentini e le mele della val di Non in dodici paesi europei - tanti erano allora gli stati membri dell’Unione europeasenza necessità di fermarsi al confine del Brennero per sbrigare lunghe pratiche burocratiche e pagare la dogana. Non tutto poteva funzionare ancora alla perfezione; nuove integrazioni erano richieste, ma si trattava tuttavia della concretizzazione di uno dei più grandi obiettivi del processo di integrazione europea. Nel quadro generale della libera circolazione delle merci veniva a collocarsi anche la realizzazione di altre tre fondamentali libertà del progetto europeo, ossia la libera circolazione dei capitali, dei servizi e delle persone. Non si è trattato di un cammino facile; è stata l’adozione di molte misure di carattere normativo, tecnico e di altra natura necessarie per creare armonizzazioni e il riconoscimento reciproco fra i

Partono le Conferenze

vari paesi di standard per consentire alle imprese di vendere i propri prodotti in un grande mercato. Indiscutibili vantaggi hanno interessato sia le imprese sia i consumatori. Mercato unico ha certamente significato anche maggiore concorrenza; una concorrenza che ha indubbiamente richiesto sforzi e impegni di varia natura per poter rimanere sul mercato, modernizzare sistemi produttivi e servizi, ma che ha portato vantaggi ai consumatori per nell’avere migliori qualità di prodotti e servizi e prezzi più vantaggiosi. Tutto ciò, peraltro, nel quadro di una economia di mercato che fa parte dei sistemi politici democratici e liberali. L’Unione europea ha peraltro provveduto anche a

dotarsi di norme per contrastare abusi nella concorrenza, bloccando concentrazioni che avrebbero potuto danneggiare i consumatori. Nell’ambito del mercato unico europeo le piccole e medie imprese rappresentano spina dorsale dell’economia e per sostenerle l’Unione ha promosso e continua a promuovere politiche specifiche. L’aumento degli scambi all’interno del mercato unico in seguito alla rimozione delle barriere è stato altamente significativo; nel 1993 le esportazioni di merci verso altri paesi dell’Unione europea ammontavano a 671 miliardi di euro, mentre al 2021 gli scambi hanno raggiunto 3,4 trilioni di euro. Pur considerando che nel corso di trent’anni vi è stato un

allargamento da dodici agli attuali ventisette paesi dell’Unione, il dato è più che eloquente. Grandi trasformazioni di varia natura che hanno interessato e continuano a porre nuove sfide di varia natura vedono le istituzioni europee impegnate ad introdurre nuovi adeguamenti per garantire il miglior funzionamento del mercato unico; al riguardo un capitolo particolare riguarda i mercati e i servizi digitali, soprattutto per rapporto alle grandi piattaforme che determi-

nano un impatto planetario. Il mercato interno ha pure costituito uno strumento di fondamentale importanza in riferimento alle grandi crisi degli ultimi anni, dalla crisi finanziaria mondiale alla pandemia e alla guerra in Ucraina.

Attualmente il mercato unico rappresenta, con 450 milioni di persone, il più grande mercato a livello mondiale; oltre ai ventisette paesi dell’Unione europea comprende Islanda, Liechtenstein e Norvegia, nonché,

con partecipazione parziale, la Svizzera. Il Mercato unico ha rappresentato la concreta realizzazione di un principio fondamentale che sta alla base del progetto di unificazione europea: favorire il bene comune, ossia creare tutte quelle condizioni affinché la persona, individualmente o nelle aggregazioni sociali nelle quali decide liberamente di riunirsi, possa soddisfare al meglio le proprie esigenze e realizzare i propri legittimi obiettivi di vita.

Al via le Conferenze Libere dei giovani sul clima

Dedicate ai giovani tra i 13 e i 35 anni sono un’occasione di cittadinanza attiva e partecipazione ai processi politici di livello locale. Si affiancano alle quattro Conferenze Territoriali dei giovani sul clima che si terranno, tra febbraio e aprile, nei territori dell’Alto Garda e Ledro, della Bassa Valsugana e Tesino, di Trento e di Rovereto/ Vallagarina

Libere dei giovani sul clima in Trentino. Si tratta di di un’opportunità di partecipazione dedicata ai giovani tra i 13 e i 35 anni sul tema dell’emergenza climatica e rappresentano un’occasione di cittadinanza attiva e partecipazione ai processi politici di livello locale sui temi dello sviluppo sostenibile e, in particolar modo, dell’adattamento ai cambiamenti climatici. Esse si affiancano alle quattro Conferenze Territoriali dei giovani sul clima che si terranno, tra febbraio e aprile, nei territori dell’Alto Garda e Ledro, della Bassa Valsugana e Tesino, di Trento e di Rovereto/Vallagarina. Le Conferenze Libere rappresentano uno spazio ulteriore per dare voce ai giovani e alla diversità territoriale nel processo di co-costruzione della futura Strategia provinciale di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici della Provincia autonoma di Trento. In entrambi i percorsi, per ogni Con-

ferenza dei giovani sul clima organizzata (sia Territoriale, sia Libera), è prevista la stesura di raccomandazioni politiche e proposte di azioni di adattamento ai cambiamenti climatici per il territorio o la comunità di riferimento. A conclusione dei lavori delle Conferenze, sabato 29 aprile, nell’ambito del 71° Trento Film Festival, si terrà la Conferenza Provinciale dei giovani sul clima, un momento di coordinamento e sintesi per condividere tutte le raccomandazioni emerse dai diversi percorsi di partecipazione giovanile,

con l’elaborazione di un documento finale che ne faciliterà il recepimento nella Strategia provinciale di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. L’intero percorso è promosso e finanziato dall’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente (Appa), che coordina il percorso verso l’adozione della Strategia, e realizzato dall’Associazione Viração&Jangada in partenariato con il Centro Europeo Jean Monnet dell’Università degli

Studi di Trento, il Muse

(Museo delle Scienze di Trento) e il Trento Film

Festival. Per organizzare una Conferenza Libera è richiesta la partecipazione di un referente a uno dei due appuntamenti online di presentazione della metodologia e di approfondimento sul tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici con esperti dell’Appa. Gli incontri si terranno lunedì 13 febbraio alle ore 15.30 e giovedì 23 febbraio alle ore 17.30 sulla piattaforma Zoom. Per partecipare occorre compilare una scheda di pre-adesione disponibile sul sito dell’Agenzia di Stampa Giovanile.

PAG . 9 FEBBRAIO 2023 Europa
di Paolo Magagnotti

Benedetto XVI, il ricordo a un mese dalla morte

È passato un mese dalla celebrazione del funerale del Papa emerito Benedetto XVI. Ormai i clamori dell’immane folla accorsa in Vaticano per potergli portare un ultimo saluto, delle tante dirette televisive del momento, dei mille articoli dedicatigli dalla stampa italiana e straniera, soprattutto tedesca, sono un vago ricordo di quel momento. Poiché tuttavia in quei giorni il nostro giornale era già in stampa e non abbiamo potuto dedicare a Papa Benedetto XVI il saluto che meritava, vogliamo soffermarci ora su alcune riflessioni che abbiamo voluto riservare alla figura di questo grande papa che, al pari altri papi, ma in maniera tutta sua particolare, ha segnato la storia della Chiesa cattolica agli esordi del ventunesimo secolo. “Come le donne del Vangelo al sepolcro, siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde” ha detto Papa Francesco nell’omelia proclamata al momen-

Un pastore che chiedeva al popolo di Dio di riconoscersi nella società di oggi con onestà “piccolo gregge”, minoranza quindi, che deve proteggersi da tante nuove tentazioni, ma che invitava al contempo a ricostruirsi con fiducia e dinamismo al proprio interno.

to del suo funerale; così vogliamo fare anche noi. Ecco vogliamo anche noi ricordare con gratitudine questo papa, già professore di teologia in università e istituzioni di tutto rispetto, a Monaco, Freising, Tubinga e Ratisbona, vescovo e cardinale e, sotto Papa Giovanni Paolo II, Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede (per cui si dice che fosse il sostegno teologico di questo papa), Presidente della Pontificia Commissione Biblica, della Commissione per la Preparazione del Catechismo della Chiesa universale, del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, e Decano del Collegio Car-

dinalizio. Un papa colto, un fine intellettuale quindi, ma dai modi elegantemente semplici, che non aveva la verve oratoria di Papa Giovanni Paolo II, ma che cercava di convincere attorno alla fede con la chiarezza dei propri ragionamenti. Che con la profondità e la pragmaticità di un figlio della cultura germanica si riferiva a pochi concetti base esprimendoli con una limpidezza ed un rigore che a volte potevano sorprendere e scuotere ma che erano frutto del suo sentire la drammaticità del momento (come emerge anche dalle parole pronunciate in occasione della messa di apertura dei lavori del conclave

per eleggere il nuovo papa alla morte di Giovanni Paolo II: “Il relativismo - di questo secolo - non riconosce nulla come definitivo e lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”).

Un pastore che chiedeva al popolo di Dio di riconoscersi nella società di oggi con onestà “piccolo gregge”, minoranza quindi, che deve proteggersi da tante nuove tentazioni, ma che invitava al contempo a ricostruirsi con fiducia e dinamismo al proprio interno.

Un papa insomma che del non nascondersi le proprie difficoltà e responsabilità con estrema rettitudine ha fatto la propria guida fino al momento in cui, sentendosi stanco e senza forze, nel 2013, cinquecentonovantotto anni dopo l’ultimo papa a farlo, ha convocato un concistoro per dare le proprie dimissioni, creando così le premesse per l’elezione di un papa ricco di forze ed entusiasmo, Papa Francesco (di cui è rimasto checché se ne dica amico). Un atto questo suo ultimo

ufficiale con cui Papa Benedetto si è dimostrato infine estremamente umile e al contempo lungimirante sia a livello spirituale che umano. Desideriamo qui ringraziarlo con le parole usate da Papa Francesco al termine dell’omelia per il suo funerale “… Con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione che egli ha saputo elargire nel corso degli anni. Vogliamo dire insieme: “Padre, nelle tue mani consegniamo il suo spirito”.

PAG. 10 FEBBRAIO 2023 Attualità
di Mariachiara Rizzonelli
PAG . 11 FEBBRAIO 2023

Ospedale, il nuovo primario di ortopedia è Musetti

“Doni doni, sento odore di elezioni!”. Così i maliziosi (se ne annidano ovunque) hanno accolto le ultime decisioni della giunta provinciale a proposito dell’ospedale di Tione. Forse, più che maliziosi, sono scettici: d’altronde, dopo anni passati a vedere smontare i servizi di quello che orgogliosamente i giudicariesi avevano voluto come presidio per la propria salute, ci sta che qualcuno rispolveri il detto di Andreotti sul “pensar male” con quel che segue.

Allora vediamo cos’è successo nelle ultime settimane fra Provincia, azienda sanitaria e ospedale di Tione. Prima decisione: potenziamento di ortopedia. Per dirla con il documento ufficiale, “istituzione, all’interno del dipartimento ortopedico traumatologico, di due strutture complesse di ortopedia e traumatologia, la prima presso l’ospedale di Cles, la seconda in quello di Tione”.

Riassumendo la questione, bisogna partire dal 2016, quando Comunità di Valle, Provincia e Azienda sanitaria firmarono una convenzione che aveva un paio di paletti qualificanti: da Tione sparisce il punto nascita; in compenso potenziamo il reparto di ortopedia e traumatologia. Agli amministratori giudicariesi parve un compromesso accettabile: dopotutto sul territorio ci sono gli impianti di sci, produttori di infortuni che necessitano di un’unità operativa in zona. A meno che, s’intende, non si vogliano trasportare tutti a Trento con Sua Maestà l’elicottero! Come si dice? Passata la festa, gabbato lo santo. Partito il punto nascite, non è più successo niente. Anzi, il reparto di ortopedia di Tione è stato messo “in rete” con l’ospedale di Cles. E’ vero, il termine non è esatto, ma lo diciamo per capirci: in sostanza, due reparti con un unico primario.

“Così non va”, si sono detti i sindaci, che hanno cominciato ad agitarsi. Prima furono brontolii, poi voci più tirate, infine la decisione: sbarco a Trento per un incontro con lo stato maggiore della Provincia (comandante Maurizio Fugatti in te-

Il presidente della Comunità di Valle Giorgio Butterini invita a non abbassare la guardia. “Tre cose importanti abbiamo chiesto, il rafforzamento di ortopedia, la Rsao e un direttore. Tutte e tre devono arrivare”.

sta alla pattuglia formata dai colonnelli, assessori giudicariesi e non solo) e dell’Azienda sanitaria (direttore generale Antonio Ferro e collaboratori).

E a Trento i primi cittadini hanno mostrato i muscoli, ottenendo impegni dalle autorità trentine.

A dire il vero il clima non era particolarmente festoso al ritorno in valle, perché di impegni e promesse se ne sono sprecati parecchi in questi anni.

Tuttavia un paio di mesi dopo, a metà gennaio, è arrivata la delibera che istituisce anche a Tione l’unità operativa complessa di ortopedia. Che significa? Una struttura capitanata da un primario, autonoma in tutto e per tutto. Ora l’Azienda sanitaria deve indire il concorso per l’assunzione del primario. Nel frattempo, per non perdere tempo, è stato nominato un facente funzioni: una vecchia conoscenza dell’ospedale di Tione, il dottor Antonio Musetti.

SECONDA PUNTATA: UROLOGIA CHIRURGICA

Passa una settimana dalla delibera della giunta relativa all’ortopedia struttura complessa, ed ecco un comunicato ufficiale in cui si dice che “anche nell’ospedale di Tione si potranno realizzare interventi chirurgici urologici”. E uno si chiede: cos’è successo? Semplice: urologia (già operativa nelle sedi di Trento (Santa Chiara e Villa Igea), Rovereto, Arco, Borgo e in quella di recente attivata nell’ospedale di Cavalese) presenta numeri sempre più elevati relativamente alle richieste.

“Per quanto riguarda i dati di attività riferiti al 2022, da un confronto con l’an-

no precedente, l’aumento dell’attività di chirurgia urologica rivela una tendenza che riguarda un po’ tutte le sedi”, afferma Tommaso Cai, direttore facente funzioni dell’unità operativa multizonale di urologia: “All’ospedale Santa Chiara gli interventi sono passati dai 1.130 del 2021 ai 1.293 del 2022, a Villa Igea da 706 a 713, a Rovereto da 414 a 673. Questo aumento ha interessato sia interventi di chirurgia maggiore oncologici che interventi per la patologia benigna, con una riduzione che presenta un trend in diminuzioni per le liste d’attesa”.

“Nel 2022 è stato eseguito anche il più alto numero di interventi chirurgici urologici con l’utilizzo robot”, afferma Lorenzo Luciani, responsabile della struttura semplice dipartimentale di chirurgia robotica. L’attività è passata da 164 operazioni nel 2021 a 176 dello scorso anno. I volumi di pre-pandemia si attestavano su 156 operazioni all’anno.

“Ciò dimostra – aggiunge Luciani - che non solo vi è stato un recupero sulle liste, ma si è anche aumentata l’attività con un beneficio sulla mobilità extra-provinciale”.

“Un altro dato significativo – riprende Cai - che si aggiunge a quelli già citati riguarda l’aumento delle cistectomie radicali passate dalle 13 del 2021 alle 25 eseguite nel 2022. In crescita anche la curva dell’attività ambulatoriale, passata da 8.466 a 9.098 a Trento e da 3.528 a 3.792 a Rovereto”.

TUTTO BENE?

Benevoli e malevoli, scettici e bendisposti, tutti non possono che salutare con favore le scelte capaci di ridare dignità all’ospe-

dale di Tione. Tutt’al più aspettano che si concretizzino le parole.

Significativa la dichiarazione rilasciata alla stampa dal presidente della Comunità di Valle, Giorgio Butterini, uno di quelli che ha intrattenuto il rapporto più stretto, e spesso dialettico, per usare un termine positivo, con l’Azienda sanitaria.

“Non possiamo che registrare un atto di coerenza con gli impegni presi da parte della Provincia. Però ci dev’essere una tensione costante sull’ospedale.

Gli impegni presi erano tre: ortopedia, rsao e direttore dell’ospedale. Acquisito il primo elemento, siamo in attesa degli altri due, per il servizio al territorio e per una con-

duzione strategicamente coordinata dell’ospedale. Siamo preoccupati perché le criticità che arrivano dall’ospedale di Tione sono quotidiane. Capisco che nessuno ha la bacchetta magica, ma dico anche che non possiamo permetterci di rilassarci”. Rsao, residenza sanitaria assistenziale ospedaliera. Da novembre 2022 è stata chiusa perché la Cooperativa che la gestiva ha gettato la spugna a causa di problemi di personale. L’Azienda sanitaria ha promesso di gestirla direttamente. A quando? Quanto alla direzione, un’azienda con trecento collaboratori (tanti ne ha l’ospedale di Tione) non può non avere un direttore.

PAG. 12 FEBBRAIO 2023 Sanità
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di Giuliano Beltrami

Attualità

Ponte Arche, si sa, oggi è il centro turistico delle Giudicarie Esteriori. Ma la sua storia è incredibilmente breve dal momento che conta sì e no due secoli di vita, marcata da un velocissimo sviluppo economico e turistico da metà Ottocento in poi, reso possibile grazie alla realizzazione della Statale del Caffaro 237 e del ritorno in vita dei Bagni di Comano.

Prima il centro era Campo Lomaso, prima le principali arterie stradali si inerpicavano tra passo Durone, passo Ballino, passo della Morte. Prima Ponte Arche non era che la zona dove il torrente Duina affluiva nel fiume Sarca, incrocio che ancora oggi divide la conca delle Esteriori nelle tre zone di Bleggio con la Pieve di Santa Croce, di Lomaso con la Pieve di Vigo, di Banale con la Pieve di Tavodo. Il nome Ponte delle Tre Arche, o Ponte delle

Tre Pievi, costituiva uno dei principali punti di attraversamento della Sarca.

I fiumi e l’acqua rimangono tutt’oggi riferimento per la comunità che nel tempo è venuta a stabilirvisi intorno, anche avendo arginato il loro percorso. Ebbene, giunge la notizia che i Comuni di Comano Terme e Stenico si siano

La Sarca come al lago, Ponte Arche progetta la spiaggia

I Comuni di Comano Terme e Stenico

hanno congiuntamente commissionato lo studio di fattibilità per valutare l’idea con numeri e dati tecnici alla mano, mettendo a bilancio 30 mila euro.

accordati per far svolgere a un tecnico uno studio di fattibilità riguardante la realizzazione di una o due zone fruibili lungo i fiumi. Una sorta di spiaggia, insomma, rivolta tanto a locali che turisti. L’ente capofila risulterebbe in caso Comano, è stato messo a disposizione dai due enti un ammonto di 30mila euro. Sono state individuate due aree possibili per le possibili spiagge, una sul fiume Sarca nei pressi dell’abitato, una sul torrente

Duina in prossimità della Caserma dei Carabinieri. Naturalmente ancora di studio si parla, le autorità competenti alle autorizzazioni non sono ancora state coinvolte, ma l’intento è quello di realizzare almeno una o entrambe le aree. Nel frattempo contribuisce “Trentino School of Management” che propone uno scenario di rinaturalizzazione degli argini nato dalla partecipazione di giovani studenti alla “summer school” e interessati al

tema.

Uno dei punti principali dello studio di fattibilità sarà la sicurezza. Da tenere in considerazione, specialmente in riferimento al fiume Sarca, la concessione a Hydro Dolomiti Energia della centrale di Ponte Pià, con tutto ciò che comporta eventuali rilasci dal bacino. Solo tre anni fa, nel 2020, seppur si sia trattato

di qualche evento eccezionale, le piene della Sarca di cui sono ancora vivide le immagini dell’acqua che sborda nel Parco delle Terme di Comano.

L’idea si inserisce dall’altra parte proprio in quella serie di progettualità volte a portare il Parco fuori dalle Terme, a fare di Ponte Arche stessa un paese-parco. Precedono questo ultimo

accordo tra i due Comuni una serie di passaggi per la riqualificazione paesaggistica e turistica del posto: la Variante di Ponte Arche, il percorso partecipativo dell’associazione Fare un Paese, la progettazione ormai in dirittura d’arrivo dei percorsi attrezzati nella Forra del Limarò, la riqualifica urbanistica di via Cesare Battisti.

Raccontare la natura: premiati Antonella Grassi, Davide Ballardini e Mirko Cattani

Sono Antonella Grassi per la sezione dedicata ai racconti, Davide Ballardini per quella fotografica e Mirko Cattani come “supervincitore” i premiati del concorso “Raccontare la natura” indetto dal Parco naturale Adamello Brenta. L’annuncio è stato dato al Muse al termine del seminario organizzato dal Parco dedicato allo stambecco, dal presidente della giuria Alberto Faustini, direttore del quotidiano Alto Adige, che ha ringraziato tutti i partecipanti per il loro impegno. Il premio al miglior video in questa prima edizione non è stato assegnato.

Ai lavori premiati sarà dato risalto anche attraverso gli strumenti di comunicazione del Parco, il sito web, la rivista, i canali social, e quelli di radio Dolomiti, che ha collaborato con il Parco Naturale Adamello Brenta alla realizzazione del concorso. Ai vincitori andrà un fine settimana in una delle strutture certificate del Parco. Queste le motivazioni della giuria, composta, oltre che da Faustini, da Alessandro Gadotti, Chiara Grassi, Francesca

Si è conclusa la prima edizione del concorso indetto dal Parco Naturale Adamello Brenta. Quattro le categorie previste - racconto, fotografia, video e “supervimcitore” - di cui solo una, il video, non è stata assegnata dalla giuria. Ai vincitori un soggiorno all’interno del Parco.

Bertoletti, Marco Pontoni.

Categoria racconto

Antonella Grassi – “Chi non vive la natura perde l’orizzonte”. La vendetta del Salvanèl

Un racconto, quello di Antonella Grassi, ben scritto, equilibrato nelle sue parti –le descrizioni, i dialoghi, qui e là anche l’uso del dialetto – che presenta al lettore un personaggio classico delle leggende del Parco ed in generale di tutto l’arco alpino. Una situazione apparentemente ordinaria, l’escursione di un turista, consente di far

emergere, in maniera lieve ma efficace, non priva di ironia, l’importanza dell’amore per la Natura e per la propria terra, che è in definitiva la terra di tutti.

Categoria fotografia

Davide Ballardini – “Incontro”.

Un incontro con alcuni stambecchi, poco sopra Lago Scuro, è il soggetto della foto di Davide Ballardini, equilibrata, nitida, piacevole. Camminare per i sentieri del Parco, come sottolineato dall’autore nella lunga didascalia che accompagna lo scatto,

è un continuo stupirsi per la maestosità delle cime, ma quando si supera una roccia o un dosso e ci si trova davanti qualche animale selvatico, la bocca resta aperta per la meraviglia. Meraviglia che lo scatto documenta in maniera puntuale ed efficace.

Categoria “Supervincitore”

Mirko Cattani per la foto “Il volto della furbizia” e il

racconto “Un magico incontro”.

Mirko Cattani è riuscito a trasmetterci, sia con la sua proposta fotografica che con il suo racconto, la sorpresa e la bellezza racchiuse in un “incontro molto ravvicinato” con un animale selvatico, una volpe, presso malga Vagliana, nel luglio di quest’anno. La foto, molto ravvicinata, cattura un’espressione davvero eloquente dell’animale,

come sottolineato dalla didascalia, ed insieme lo stupore generato da un incontro che deve avere sorpreso entrambi. Il racconto accenna anche a molti altri incontri con i vari aspetti della natura del Parco, e contiene considerazioni più generali sul rapporto uomo-ambiente che non possiamo non condividere, compreso l’invito finale ad uscire dalla propria confort-zone.

PAG . 13 FEBBRAIO 2023

Caro bollette: arriva il bonus provinciale da 180 euro

Dopo l’annuncio di settembre del presidente Fugatti alla vigilia delle elezioni politiche, è finalmente in arrivo il “Bonus energia provinciale 2022”, la misura straordinaria adottata dalla Giunta provinciale per sostenere le famiglie trentine ad affrontare la crisi energetica e gli aumenti astronomici delle bollette: a partire da questo mese già 150.000 utenti (per un totale di bonus conteggiato pari 25 milioni di euro) avranno la bolletta scontata di 180 euro. Con questa somma non si riuscirà a far fronte agli aumenti eccezionali che si sono riscontrati nel 2022 e che hanno portato ad un aumento fino al 300% del costo dell’energia elettrica, con un aggravio per le famiglie in media di 1.500 euro annui, ma perlomeno si riuscirà a ridurre le prime bollette di quest’anno. Per primi potranno godere di questa misura di sostegno al reddito i cittadini che si avvalgono dei servizi di Dolomiti Energia, ma già altri operatori hanno aderito: tra questi il Consorzio elettrico di Storo società cooperativa A.C.S.M. e il Consorzio elettrico industriale di Stenico in Giudicarie ed inoltre diverse aziende energetiche: Trading Unipersonale, CH4 Alps, Consorzio elettrico di Pozza di Fassa, Consorzio per i servizi territoriali del Noce, Stn del Noce, Controcorrente, Egea Commerciale, Gas Sales, Gruppo Nord Petroli, Illumia, Jen Energia, Made in Energy, Miogas & Luce, Nova Aeg, Patavium Energia, Teaenergia, Edison Energia, per un totale

Per primi potranno godere di questa misura di sostegno al reddito i cittadini che si avvalgono dei servizi di Dolomiti Energia, ma già altri operatori hanno aderito: tra questi il Consorzio elettrico di Storo società cooperativa A.C.S.M. e il Consorzio elettrico industriale di Stenico in Giudicarie.

di oltre 150.000 utenti beneficiati. Per chi acquista energia da altri operatori la Giunta provinciale ha deciso di rendere disponibile un’ulteriore finestra di accreditamento. «L’obiettivo del provvedimento - spiega Fugatti - è ottenere la più ampia adesione possibile da parte degli operatori sul mercato dell’energia elettrica, per soddisfare al meglio l’interesse pubblico dell’intervento e raggiungere il maggior numero di famiglie». Prosegue il presidente: «La misura ha finora consentito di avere adesioni, ad oggi raccolte e perfezionate, di operatori che coprono già circa i due terzi dei titolari di utenze elettriche ad uso domestico di tipo residente, con potenza installata fino a 6,6 chilowatt e con un reddito inferiore a 50 mila euro annui, presenti sul territorio provinciale. Ecco perché si riteniamo opportuno prevedere un’ulteriore finestra per le disponibilità da parte dei fornitori». Sono in corso contatti per altre adesioni

importanti, per esempio con Enel, Eni, Plenitude, Alperia ed altri operatori del settore dell’energia. A partire dalla prossima bolletta una grande quantità di utenti troverà lo sconto in bolletta. Con questa seconda chiamata destinata ai fornitori, si allargherà ulteriormente la platea di beneficiari. Per questo intervento sono stati stanziati 40 milioni di euro. Infine per coloro che acquisteranno l’energia da operatori che non sottoscriveranno la convenzione della Provincia, sarà possibile chiedere individualmente l’erogazione del bonus di 180 euro tramite una procedura che verrà resa pubblica prossimamente.

Ma, come sempre, per una buona notizia, l’attualità ce ne riserva una meno buona. Dolomiti energia ha vinto il ricorso presentato al Consiglio di Stato sulle procedure di rinnovo dei contratti di gas, e energia elettrica e che aveva portato la società a proporre alla scadenza dei vecchi contratti

un nuovo prezzo in linea con le condizioni di mercato del momento. In un primo momento il TAR aveva dato ragione agli utenti e aveva bloccato gli aumenti introdotti da Dolomiti Energia. Il Consiglio di Stato ha invece dato ragione alla società elettrica e quindi dai prossimi mesi arriveranno conguagli per gli utenti. Si tratta di coloro che prima avevano il contratto a prezzo fisso e che per un certo periodo hanno anche goduto del fatto che il governo aveva deciso di abbassare Iva e altri oneri. Ora verranno rifatti i conti e si applicherà il prezzo variabile a partire da ottobre. In molti casi il conguaglio sarà oneroso per gli utenti, si parla di oltre 50 mila famiglie. Potranno verificarsi anche casi di conguagli favorevoli ai consumatori ma la verità si vedrà al momento dell’invio delle bollette. Rimborsi e conguagli arriveranno già con le bollette di febbraio e marzo, proprio nei mesi in cui, tradizionalmente per via

del riscaldamento le bollette saranno più care.

Stabilire di quanto potrebbe essere la stangata è praticamente impossibile

con un mercato di prezzi così variabile. Visto l’allarmismo della scorsa estate quando il prezzo del gas era alle stelle, quest’inverno si è notato un calo dei consumi piuttosto significativo, sia per la stagione mite che ha aiutato, sia per l’attenzione dei consumatori. Ad ottobre il gas transitato dalle reti è stato di circa il 50 per cento in meno rispetto all’anno precedente e per novembre le stime a livello nazionale parlano di un - 20-30 per cento in meno. Da qualche settimana per fortuna i prezzi del gas sono in discesa, ma i consumatori se ne accorgeranno tra un mese, grazie appunto alla nuova modalità mensile di aggiornamento dei prezzi.

PAG. 14 FEBBRAIO 2023 Attualità
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Val Vestino, i rischi idrogeologici minacciano il tunnel

Ebbene sì, cari lettori, il vecchio adagio secondo cui fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare è sempre di attualità. Stavolta, con quello che stiamo per raccontare, il mare non c’entra, ma c’entra l’acqua. Che nel caso non è salata, ma non è nemmeno dolce.

Il caso è quello del tunnel della Val Vestino. Pensato poco meno di dieci anni fa per togliere dall’isolamento la piccola valle, un tempo, fino al 1934, trentina. Poi, con un colpo di penna (come accadeva nel fascismo), senza tanti referendum e discussioni, fu affidata alla Lombardia. Cosa pensassero i residenti, ovviamente non importava a nessuno. La valle che sta in mezzo fra la valle del Chiese (bacino del lago d’Idro) ed il Garda è un fazzoletto di terra che è andato lentamente, ma inesorabilmente, svuotandosi degli abitanti, fuggiti per cercare lavoro in fondovalle, nelle città o all’estero, seguendo un destino tipico delle valli più emarginate.

Oggi la valle (sette villaggi e due comuni) ha qualcosa come 250 anime o giù di lì. E ha un gran bisogno di uscire dall’isolamento. Anche perché i pochi giovani che devono andare a scuola si sciroppano chilometri di autobus. Per non parlare delle attività economiche: turismo ed agricoltura. L’idea che si culla, come detto, è quella del tunnel per collegare la valle con il Chiese.

Poco meno di cinque chilometri con uscita sul territorio di Bondone. Ne hanno parlato a Trento e a Milano i sindaci Federico Venturini (di Magasa) e Davide Pace (di Valvestino), ottenendo il finanziamento di 32 milioni (da attingere dal fondo dei comuni confinanti), per la realizzazione di un tunnel ad una sola corsia, con semafori agli ingressi e senso unico alternato. Tutto bene, se non fosse che... Arriva il mare, che nello specifico è di guai.

L’OTTIMISMO

DELLA VOLONTA’

Nella lettera di fine anno del 2016 ai suoi censiti il sindaco di Valvestino

Davide Pace scriveva fra

l’altro: “Ad oggi è stato

Stop ai lavori perché le sorgenti che alimentano gli acquedotti di BondoneBaitoni, Moerna, Persone e Armo possono risentire del cantiere e della nuova galleria.

confermato l’intero finanziamento (32 milioni di euro) cui hanno partecipato sia la Provincia autonoma di Trento che la Regione Lombardia. E’ stato redatto un progetto concordato con la Sovraintendenza ai Beni culturali della Provincia di Brescia, ed è stata deliberata la delega alla Provincia autonoma di Trento per prendere in carico la realizzazione dell’opera. Siamo consapevoli che la realizzazione di questo progetto si è protratta nel tempo. Penso però che siano evidenti a tutti le difficoltà e la complessità dell’opera stessa, unite alle lungaggini burocratiche che queste opere subiscono. Possiamo comunque dire – concludeva Pace – con coscienza e certezza che durante il 2017 l’opera verrà appaltata”. Di fronte ad un tale ottimismo viene da sorridere, sei anni dopo, ed è un sorriso un po’ amaro. Ma Davide Pace non è l’unico ottimista di ferro. Quattro anni dopo, alla fine dell’estate del 2021, l’assessore agli enti locali della Regione Trentino Alto Adige-Südtirol, Lorenzo Ossanna, si recò ad un incontro con i due sindaci, accompagnato da due dirigenti della Provincia di Trento, per rassicurare: “Il tunnel si farà”. Disse di più: “Entro l’inizio del prossimo anno (2022, ndr) si procederà con la progettazione preliminare e si potrà procedere con la gara d’appalto”.

Poi la faccenda si è ingarbugliata.

I RISCHI IDROGEOLOGICI

Il tema era conosciuto da qualche anno, in verità, però probabilmente si pensava di sfangarla ugualmente. Perché ci piace pensare alla buona fede di chi gestisce

la comunicazione delle pubbliche amministrazioni. Sta di fatto che lo stesso Lorenzo Ossanna ci informa, con un comunicato scritto all’inizio del 2023 per rintuzzare le polemiche di un altro consigliere provinciale, il giudicariese Alex Marini, che “la realizzazione ha subito uno stop dovuto a delle problematiche emerse dai risultati delle indagini geologiche che hanno confermato la presenza di varie sorgenti d’acqua lungo il tracciato ipotizzato per la realizzazione dello stesso tunnel. Per questa motivazione la Provincia sta già rivedendo il tracciato attraverso lo sviluppo di una nuova soluzione che prevede un percorso diverso caratterizzato da una quota maggiore, al di sopra delle sorgenti individuate”.

In realtà la storia è vecchia: risale addirittura (come fa notare Alex Marini) agli anni Settanta, quando l’Enel cercò di derivare quattro torrenti a scopi idroelettrici, combinando qualche guaio. Perciò un anno fa, in un’interrogazione provinciale, paventava il rischio che gli acquedot-

ti di Bondone-Baitoni, Moerna, Persone e Armo potessero risentire del passaggio del tunnel.

DON LUIGI PUO’ ATTENDERE

Il 28 maggio del 2017 era una domenica. Il sindaco di Magasa, il fumantino Federico Venturini, in occasione della presentazione della rivista Judicaria, invitò Agnese Festi ad affiancarlo mentre annunciava che la galleria progettata (a parole per il momento) fra la val Vestino e la valle del Chiese avrà un nome: don Luigi Festi, il fratel-

lo di Agnese.

Il giorno dopo, lunedì 29 maggio 2017, gli assessori Mauro Gilmozzi (per il Trentino) e Ugo Parolo (per la Lombardia) firmavano nella sede del Comune di Magasa l’ufficializzazione del tunnel con entrata a Persone e uscita a Baitoni, località Rio Re. Ma chi era don Luigi Festi? Fu il parroco (ancor oggi indimenticato) di Magasa dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta del Novecento. Originario di Fiavè, nel 1953, quando era cappellano di Tione, fu spedito in

queste terre lontane. Non si diede per perso, anzi, affrontò quell’esperienza con entusiasmo, tanto che oggi viene ricordato come “l’uomo del fare, dell’agire, dell’aiutare in qualsiasi momento”, rimettendoci spesso del suo. Soprattutto nei primi dieci anni, spende un’energia sullo stile del suo conterraneo don Lorenzo Guetti. Avvia il forno del pane, apre il negozio della Famiglia Cooperativa, apre il dopolavoro delle Acli e gestisce in prima persona il patronato. Va a comperare il cemento e i mattoni per restaurare le chiesette, fra cui va annoverato il restauro della chiesa di San Vigilio, a Droane, un villaggio che oggi ha quattro abitanti dopo che nel 2022 è nata una bambina. Realizza la strada per i prati di Denai e quella che da Rest va in Cadria. Non finisce qui l’operato di don Luigi. Prima con la Millecento, poi con il mitico Maggiolone, porta in giro i parrocchiani (all’ospedale, per le visite mediche, e per qualsiasi altra esigenza) tanto da guadagnarsi il nomignolo di “taxista di Dio”. Vuoi non ricordarlo?

PAG . 15 FEBBRAIO 2023
Attualità
di Giuliano Beltrami

Le varianti di Sars-CoV-2

Viviamo nel quotidiano e veniamo costantemente informati di quello che succede, sappiamo che ci sono infatti migliaia di scienziati che senza clamore e con impegno costante sorvegliano la nostra salute e si scambiano dati e risultati che hanno importanza strategica per il controllo della Pandemia. Molto è cambiato, non ultimo le informazioni che non sono più giornaliere ma settimanali, episodiche e abbastanza tranquillizzanti. Ma alcune parole si ripetono e sono entrate nel linguaggio comune senza che siano state ben concettualizzate e sicuramente ben capite : sono le Varianti. Che non sono le varianti del Covid19 (che è la malattia) ma le varianti del coronavirus Sars-CoV-2, che provoca la malattia. Chiariamo subito che questo virus ci “accompagnerà per sempre. Sarà negli esseri umani, sempre da qualche parte. E sarà in alcuni degli animali che ci circondano.” Ma non è già più il virus che ha dato inizio alla pandemia, quello partito da Wuhan.

E’ mutato! Quando entra nelle nostre cellule e da origine alle copie di stesso si possono verificare degli errori di copiatura, quelle che chiamiamo mutazioni. Queste possono essere vantaggiose per il virus e svantaggiose per noi. Tutto dipende dalla selezione naturale che può trasformare le mutazioni in adattamenti. Questi cambiamenti del corredo genomico del virus sono piccoli e casuali e diventano pericolosi quando si combinano con l’ambiente. Le zoonosi (il virus che alberga nel pangolino) diventano pericolose quando danno origine allo spillover (il virus che passa dall’animale all’uomo). Tutti i virus che presentano una data mutazione danno origine ad una variante. La totalità dei cromosomi del coronavirus, quello che chiamiamo genoma, è molto lungo ed ha la particolarità di avere un tasso di mutazioni molto basso. Questo succede perché esiste una proteina che svolge la funzione di controllo della replicazione del genoma. Come un correttore di bozze che controlla che la scrittura sia corretta lettera per

lettera ed elimina gli errori. E’ il motivo per cui le varianti sono lente a comparire. Ed è il motivo per cui è molto importante individuarle per tempo per prendere le opportune misure di controllo. La prima variante, subito dopo l’inizio della pandemia, riguardava un solo nucleotide (si chiama così l’unità fondamentale del genoma) sui trentamila che compongono il genoma del virus ed era a carico della proteina Spike. Era cambiato un solo aminoacido e sembra

merciali l’aveva importata dalla Baviera. Ma si vide subito dopo che proveniva direttamente da Wuhan; infatti due turisti cinesi furono ricoverati e curati allo Spallanzani di Roma. Nelle settimane successive vi fu un rientro di un italiano da Wuhan risultato positivo e nel comune di Codogno e di Castiglione d’Adda il 21 febbraio si scoprirono sedici casi positivi : erano venuti in contatto con un residente tornato dalla Cina. Ne seguì il confinamento della provincia di

che questo fosse la causa della perdita dell’olfatto nei soggetti positivi. Nel mese di gennaio del 2020 si diffuse in Europa, prima in Germania e poi in Italia e nel mese di marzo aveva già fatto il giro del mondo. Dai dati raccolti in Inghilterra si vide che il virus con la mutazione si replicava maggiormente rispetto a quello originario senza mutazione e che quindi era più infettivo. Ma la gravità della malattia era minore. Bisogna anche tener presente che le mutazioni anche minime possono accumularsi ed essere replicate tutte insieme in modo da conferire dei vantaggi ulteriori al virus. Si parlò allora di variante A e B. La B fu quella che per prima arrivò in Italia. Si parlò di un un impiegato che per contatti com-

Lodi, la quarantena per Lombardia e il lokdown per tutta l’Italia. Nella sola Lombardia a metà marzo si contavano oltre 15.000 casi positivi con 1016 morti. Il resto è storia nota. Come il disastro di Bergamo seguito alla partita di Champions fra l’Atalanta e il Valencia giocata in febbraio a Milano. La variante B.1 arrivò a New York in aprile e a metà maggio si contavano già oltre trecentomila positivi. Poi comparve la variante B.1.1 in Europa e altri sette rami differenti fra cui quello della variante inglese : la B.1.1.7. Ne seguì un ondata di panico perché nei campioni genomici di due pazienti della periferia di Londra, raccolti nel settembre del 2020 le mutazioni erano molto numerose e la diffusione

del virus era incontenibile. Si era verificato quello che si temeva : le mutazioni avevano conferito un vantaggio epidemiologico enorme. La storia è in continua evoluzione e l’OMS per mettere ordine e favorire la comunicazione fra i vari centri di ricerca ha suggerito di nominare le varianti con le lettere dell’alfabeto greco. Si parla di varianti di Preoccupazione, di varianti di Interesse e di varianti di Monitoraggio. E’ molto importan-

te la comunicazione dei dati fra le varie nazioni ed è molto positivo che la Cina si stia aprendo al dialogo e alla comunicazione scientifica col resto del mondo. A giudizio di molti la strategia che hanno adottato finora non ha pagato. Le varianti che preoccupano di più sono quelle che riguardano la proteina Spike, che come è noto è cruciale per l’entrata del genoma virale nelle cellule dopo che si è legata con il sito ACE2 in presenza di un sistema che ne favorisce la modificazione spaziale chiamato Furina. La variante Omicron contiene ben 50 mutazioni rispetto al virus iniziale e ben 30 mutazioni sono a carico della proteina Spike. Come pure i vaccini, che sono strutturati con la sequenza genomica della proteina Spike, possono essere aggiornati facilmente se si conosce l’esatta dislocazione delle mutazioni. Le notizie positive ci sono, ma bisogna affidarsi alla scienza. La ricerca ha questi obiettivi: controllare la trasmissibilità del virus perché è un processo pro-

babilistico. Man mano che il virus passa da persona a persona diventa sempre più capace di trasmettersi e di aumentare il numero di contagi. Può anche dirigersi verso un punto morto; in passato è già successo. Bisogna controllare il potenziale di reinfezione e gli effetti sulla vaccinazione. Rendere sempre più efficaci i test diagnostici. Ma vale sempre l’igiene della mani, la mascherina nei luoghi a rischio e la vaccinazione. E’ un processo permanente che riguarda anche altre possibilità di infezioni future. I fattori che alimentano le previsioni sono la crescita della popolazione umana. Più numerosi diventiamo, più ammassati e interconnessi siamo, più risorse consumiamo, più invadiamo luoghi selvaggi e turbiamo gli ecosistemi ricchi di diversità, più ci avviciniamo alla soglia epidemica per ogni nuovo virus “che ci sonda come una strada possibile verso un maggior successo evolutivo”. La prossima variante di Omicron si chiama Kraken ed è già arrivata anche in Italia.

PAG. 16 FEBBRAIO 2023
Un po’ di chiarezza ora che dalla pandemia siamo usciti ma l’attenzione deve rimanere alta. Rubrica Salute
di Gianni Ambrosini - oncologo

In Trentino l’Unesco colpisce ancora

Cose trentine: anche in Trentino è scoppiata l’Unesco mania. Dopo la Fondazione Dolomiti, ci sono amministratori che ora vogliono il riconoscimento come Patrimonio dell’umanità dei muretti a secco, che in montagna delimitano i vari piccoli poderi ( in dialetto rivano “sgrebeni”), chi vuole invece il riconoscimento dei vigneti a terrazza della valle di Cembra e chi spinge per il monte Baldo, che domina Nago e Torbole. Ci manca che qualcuno proponga di chiedere il patrocinio Unesco anche per il broccolo di Torbole e poi saremo a posto, nel senso che faremo veramente la figura dei broccoli!

Ora al novero degli aspiranti si è aggiunto anche il Consiglio comunale di Trento, che ha approvato una mozione che impegna la Giunta ad aderire all’Unesco e così finalmente Trento diverrebbe Città patrimonio dell’Unesco. Spero che il sindaco, che è persona seria, sappia che mettersi la coccarda Unesco costerà alla comunità poco meno di mezzo milione di euro.

Si sono conclusi nei giorni scorsi i termini per le iscrizioni scolastiche alle classi prime delle scuole del Primo e del Secondo ciclo di istruzione e della scuola dell’Infanzia. In attesa della convalida da parte delle segreterie sono disponibili i primi dati riferiti alle iscrizioni online, avvenute sul sistema informatico sviluppato da Trentino Digitale. Dalle prime evidenze emerge un quadro stabile in quanto, alla chiusura del sistema, il totale di iscritti per scuola Primaria, Secondaria di primo e secondo grado, nonché Formazione professionale è di 14.766, contro i 14.706 iscritti dello scorso anno. Lieve calo si rileva invece nella scuola dell’infanzia. Nello specifico, l’unico dato in flessione è costituito dagli iscritti alla classe prima della scuola Primaria, che passano dai 4.545 dell’anno in corso ai 4.474 del prossimo anno, mentre, per quanto riguarda la Secondaria di primo grado gli iscritti passano dai 4.851 dell’anno in corso ai 4.953 per l’anno scolastico 2023/2024.

di Ettore Zampiccoli

Ultimo

in ordine di tempo il consiglio comunale di Trento ha votato per la candidatura all’Unesco in modo che Trento diventi Città patrimonio Unesco.

Ma poi servirebbe? Trento è nota nel mondo per essere la Città del Concilio: se si valorizzerà questa unicità con qualche idea innovativa potrebbe trarne incredibili vantaggi. Certo ci vorrebbe qualche idea, per l’appunto, ma dopo la scomparsa di don Franch di idee neanche l’ombra. Ora senza tirare in ballo Sgarbi che sull’Unesco ne dice di cotte e di crude, ci limitiamo – pregando il sindaco di prenderne nota – a fornire qualche cifra forse utile per una riflessione. Il bilancio annuale dell’Unesco è di circa 780 milioni di dollari, dati della Gabanelli non certo miei e sono di un paio di

anni fa. Come vengono spesi? 206 milioni vengono versati ad enti vari per sostenere l’istruzione nel mondo e questo va bene, ovviamente. Altri 320 milioni sono necessari per mantenere le strutture, gli uffici, il personale e le missioni. Cioè quasi la metà del bilancio per mantenere il carrozzone. Per dare un’idea: Save the Children, sparsa nel mondo come l’Unesco, spende per il personale e gli uffici poco meno del 4 per cento del suo bilancio. Un ultimo dato. Per la tutela dei vari siti/patrimoni l’Unesco spende 30 milioni di dollari all’anno, ovvero circa il 3 per cen-

to del proprio bilancio. Ma di questi 30 milioni – informa la Gabanelli - poco o nulla entra nelle casse degli Stati in cui effettivamente si trovano le «meraviglie» universali. Insomma è una presa in giro. Infine quanto spende l’Italia per i suoi circa 50 siti Unesco? Negli ultimi 10 anni il Ministero ha versato obbligatoriamente nelle casse dell’Organizzazione circa 120 milioni di dollari. Una cifra imponente. Se questi 120 milioni fossero stato usati per valorizzare il patrimonio italiano forse qualche risultato ci potrebbe essere. E quanto costa all’ente che la propone l’iscrizione di un sito all’Unesco?

Come abbiamo detto sopra circa 500 mila euro ma poi – come informa la Gabanelli - al termine dell’istruttoria, non è detto che la domanda venga accettata.

E qui viene in mente un brano spassoso di Leo Longanesi che scrisse dopo aver visitato la sede Unesco di Parigi, Longanesi, invitato dalla stessa Unesco, parla con parecchi dirigenti, sovraccarichi di impegni. Uno di essi – racconta Longanesi- dovrà andare in Congo a studiare “i rimorsi infantili “ , un altro andrà ad un congresso in America per studiare “ il francobollo unico” e così via. Longanesi li guarda bene

in faccia e commenta: “Si capisce che questi funzionari dell’Unesco credono nel Progresso, perché il Progresso li mantiene fuori casa e dà loro la grande scusa di compiere una missione mondiale. E questa missione ha compiuto un miracolo…quello di farli vivere degnamente, senza fatica, con molte finte preoccupazioni, con molti gradevoli problemi a Parigi in un grande albergo in cui si finge di pensare al progresso “. E conclude definendo l’Unesco “una grossa macchina pensata per fabbricare l’inutile”. Come non dargli torto. Noi concludiamo invece con la battuta di un nostro amico, il quale dice che per molti amministratori, purtroppo anche locali, “i soldi pubblici sono di nessuno e quindi si possono spendere allegramente”.. Ma questo non è un buon motivo per mettere in piedi carrozzoni. Se invece cominciassimo a pensare che i soldi pubblici sono nostri forse tante cose cambierebbero e in consiglio comunale a Trento si dedicherebbero a problemi più seri.

Iscrizioni scolastiche, calo nella scuola dell’infanzia

Il quadro delle iscrizioni è stabile, ma un lieve calo di iscritti è riflesso della decrescita demografica e si registra nella scuola dell’infanzia che passa dai 4.545 iscritti dell’anno scorso ai 4.474 previsti per il prossimo anno scolastico.

Nel Secondo ciclo, al momento, il quadro è stabile. Tengono sostanzialmente i Licei con 2.521 iscritti, contro i 2.540 dello scorso anno, così come la Formazione professionale con 1.008 iscritti contro i 993 del 2022/2023. Lieve aumento per gli iscritti ai Tecnici, che passano da 1.724 a 1.770, dei quali,

il maggior incremento, viene registrato dall’indirizzo economico (da 712 a 757 domande). Nel dettaglio per quanto riguarda gli indirizzi di studio richiesti dagli studenti, i percorsi liceali vengono scelti dal 47,6% del totale, gli Istituti tecnici dal 33,4% e la Formazione professionale dal 19% del

totale. Nella scuola dell’Infanzia il calo demografico non incide particolarmente sul numero degli iscritti, che passano da 12.186 a 12.172. Da segnalare invece, in termini significativi, l’aumento della richiesta del prolungamento estivo, che per l’estate 2023 registra 8.708 domande

rispetto alle 7.088 del 2022. Il sistema di iscrizioni scolastiche online sviluppato da Trentino Digitale è stato disponibile per i genitori trentini dal 9 al 31 gennaio 2023, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Alto il livello di soddisfazione rilevato da parte degli genitori (superiore al 98%). Nel pri-

mo giorno di apertura, il 9 gennaio, sono state trasmesse oltre 2.170 domande; nell’ultimo giorno, il 31 gennaio, per la sola scuola dell’infanzia, le domande trasmesse sono state meno di 400. In media, sono state gestite nell’intero intervallo di apertura dalle 800 alle 2.000 domande al giorno, con un picco di oltre 3.700 registrato il 12 gennaio. L’identità digitale utilizzata per compilare la domanda di iscrizione scolastica è stata in oltre il 96% dei casi Spid. La Carta d’Identità Elettronica, la novità dello scorso anno, è stata utilizzata nel 2,6% degli accessi, mentre l’utilizzo della Tessera Sanitaria/Carta Provinciale dei Servizi come identità digitale si ferma a poco più dell’1%.

PAG . 17 FEBBRAIO 2023
Franco
Porto

La Deliberazione 27 dicembre 2022, dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente ha introdotto il Testo Integrato dell’Autoconsumo Diffuso (Tiad), che sarà in vigore dal 1 marzo 2023 e consentirà di dare attuazione alle disposizioni in materia di comunità energetiche rin novabili (Cer). In pratica occorrerà aspettare ancora qualche tempo ma il percorso per poter dare vita a nuove comunità energetiche rinnovabili è ai blocchi di partenza. Le Comunità energetiche rinnovabili sono nuove configurazioni all’interno del sistema elettrico europeo. Hanno un ruolo fondamentale nel processo di transizione energetica del Paese e apportano numerosi benefici di carattere ambientale, sociale ed economico. Sono nuovi soggetti giuridici, basati sulla partecipazione volontaria di imprese, persone fisiche o amministrazioni comunali, che si pongono come obiettivo quello di creare benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità attraverso la produzione di energia collettiva, che nel caso delle comunità energetiche rinnovabili deve provenire da fonti rinnovabili. La natura delle co-

Comunità energetiche ai blocchi di partenza

Sono nuovi soggetti giuridici istituiti con una norma specifica che permettono di produrre e consumare energia rinnovabile.

munità di energia va ricercata nel capovolgimento dei ruoli svolti da diversi attori del mercato. I consumatori assumono infatti un ruolo attivo nella produzione di energia da fonti rinnovabili e diventano prosumer (il consumatore che al tempo stesso è produttore del prodotto che consuma). Partecipando alla produzione e distribuzione dell’energia, la comunità energetiche svolgono infatti anche un ruolo di pubblica utilità e possono portare una serie di benefici al territorio:

Risparmio in bolletta: più energia si auto-consuma e meno si paga la bolletta energetica. Guadagno sull’energia prodotta: la produzione di energia rinnovabile può rappresentare una fonte di guadagno grazie ai meccanismi degli incentivi del GSE. Incentivi e agevolazioni fiscali come detrazioni o superammortamento. Nel 2022 la Provincia ha sottoscritto un accordo con i quattro Bim del Trentino per il sostegno all’installazione di impianti fotovoltaici per le famiglie

con obiettivo quello di ridurre le emissioni impattanti sul clima del 55% entro il 2030 e un possibile raddoppio della diffusione del fotovoltaico, per avvicinarsi all’obiettivo di una maggiore indipendenza energetica. Cosi come un accordo è stato sottoscritto con la Coo-

perazione Trentina. La forma cooperativa, infatti, consente di interpretare al meglio la normativa e recuperare a favore dei cittadini l’eventuale redditività generata dall’autoproduzione. Attraverso la cooperazione sarà possibile riunire le persone che metteranno i pannelli

fotovoltaici in comunità energetiche. Un progetto ambizioso e dalle enormi potenzialità che può dare slancio e sviluppo a nuove opportunità oltre che rappresentare una risposta di fronte alla situazione attuale, caratterizzato dall’elevato aumento dei costi dell’energia.

Troppa gente in montagna e gli animali diventano più notturni

Negli ultimi decenni il territorio alpino è molto cambiato: l’abbandono delle pratiche di agricoltura e pastorizia, in molte aree, ha consentito una rigenerazione naturale delle foreste e molte specie di mammiferi hanno ritrovato nel bosco il loro habitat naturale. Al contempo però, la frequentazione turistica di queste aree è aumentata, come in gran parte dei Paesi ad alto reddito del mondo, creando un potenziale disturbo per gli animali selvatici. Uno studio del Muse e dell’Università di Firenze ha utilizzato 60 fototrappole in modo sistematico - ogni estate - a partire dal 2015 in un’area delle Dolomiti del Trentino occidentale altamente frequentata da escursionisti, al fine di rilevare i passaggi di animali e persone e monitorare la fauna per studiarne le possibili risposte. “I risultati delle analisi - spiega Marco Salvatori, dottorando dell’Università di Firenze in collaborazione con il Muse e primo autore dello stu-

Uno studio rivela gli effetti di lungo periodo sulla fauna selvatica della frequentazione escursionistica negli ambienti montani.

dio - ci mostrano che delle oltre 500 mila foto raccolte in 7 anni di ricerca (dal 2015 al 2022) il 70% ritrae persone e il tasso di passaggio umano di fronte alle fototrappole è stato 7 volte superiore a quello della specie selvatica più comune nell’area, la volpe, e addirittura 70 volte superiore a quello dell’orso, la specie che è risultata più raramente fotografata. Il passaggio delle persone inoltre non differisce fra le fototrappole presenti all’interno del Parco Naturale AdamelloBrenta e quelle poste al di fuori, dimostrando, come prevedibile, una potenziale pressione anche all’interno dell’area protetta”. Nonostante questa frequentazione umana molto intensa,

tuttavia, le specie studiate hanno mostrato tendenze di presenza stabili e in alcuni casi anche in crescita, un segnale rassicurante per la loro conservazione.

Tutte le 8 specie considerate (orso, cervo, camoscio, capriolo, tasso, volpe, lepre e faina) hanno rivelato una chiara risposta comportamentale al disturbo provocato dal passaggio delle persone: nelle zone più frequentate diventano più notturne per diminuire la probabilità di incontrare persone, e concentrano le loro attività di notte anche quando si trovano più vicino ai centri abitati. Non solo, le specie di maggiori dimensioni, come l’orso, il cervo e il camoscio, esibiscono anche una

chiara tendenza ad evitare di frequentare le zone in cui il passaggio umano è più intenso. Anche questo può essere considerato un segnale incoraggiante per la convivenza uomo-fauna selvatica.

I risultati dello studio dimostrano quindi come gli animali selvatici mettano in atto tutte le strategie a loro disposizione per minimizzare le probabilità di incontro con le persone. Questi comportamenti non sono però “gratuiti” per gli animali, ma costi-

tuiscono un potenziale costo in termini di maggiori difficoltà di movimento, una regolazione non ottimale della temperatura corporea, l’utilizzo di aree meno produttive in termini di risorse alimentari. “In conclusione – afferma Francesco Rovero, docente di ecologia dell’Università di Firenze e coordinatore dello studio - la tendenza a una maggiore notturnalità è una risposta comportamentale comune a molti mammiferi esposti alla presenza di

grandi numeri di persone, come testimoniano anche diverse ricerche a livello internazionale. Se, da parte degli animali, l’impegno a evitare il contatto con gli esseri umani è notevole, ora sta anche a noi umani fare attenzione adottando – ad esempio – alcune misure per limitare l’accesso ad alcune aree dei parchi naturali nei periodi dell’anno più delicati per la fauna, una strategia già ampliamente applicata in molte parti del mondo”.

PAG. 18 FEBBRAIO 2023 Cooperando

Rincari energetici e materie prime, la produzione di pane è a rischio

L’aumento esponenziale dei costi energetici e delle materie prime sostenuti dalle imprese del settore della panificazione negli ultimi mesi, in molti casi addirittura quadruplicati rispetto allo stesso intervallo temporale del 2021, e fondamentali per la produzione di pane fresco e prodotti da forno, sta mettendo gravemente a rischio la tenuta dei panifici, determinando danni soprattutto a carico delle realtà medio piccole, con conseguenze dirette anche sui consumatori.

A causa infatti dell’impatto dei costi - soprattutto quelli energetici, del carburante, del lavoro e delle materie prime - la produzione del pane tradizionale trentino, così come la figura professionale del “pistore”, rischiano purtroppo di sparire, in favore dei grandi colossi industriali che invece continuano a registrare costanti aumenti di profitto e di potere di mercato.

Il Presidente dell’Associazione panificatori della Provincia di Trento aderente a Confcommercio Trentino, Emanuele Bonafini, spiega come la situazione della categoria sia drammatica.

Se fino a qualche mese fa i costi riconducibili alle materie prime energetiche erano pari al 5% circa del fatturato complessivo delle nostre aziende, ora invece le stesse voci di costo sono quadruplicate, se non peggio, arrivando ad assorbire il 20% e più del fatturato medio. I costi di produzione per i panificatori trentini sono aumentati del 60% in soli dodici mesi, un peso insostenibile, che non è possibile scaricare sul listino prezzo: il pane è da sempre un bene primario per le famiglie italiane. Gli aumenti sopra accennati si sono traslati al momento solo in minima parte sui prodotti al consumo, ma non sappiamo fino a quando sarà possibile resistere senza interventi di sostegno che blocchino le tariffe a quelle del 2021. Intanto è stato doloroso prendere atto che diverse aziende stanno già pensando alla chiusura o a licenziamenti. Il settore potrebbe perdere, già in questa prima fase, circa il 10% dei propri addetti, nel tentativo di controllare la

Intervista a Emanuele Bonafini, Presidente dell’Associazione panificatori della provincia di Trento di Confcommercio

Trentino

spirale dei costi aziendali, ma questo si riverserebbe anche sui livelli produttivi e potrebbe portare il comparto ad una crisi irreversibile.

La situazione per i panificatori trentini è dunque molto critica. E a livello nazionale?

A livello nazionale, Confcommercio ha ipotizzato che da qui alla metà del 2023 il settore potrebbe perdere fino a 1.350 attività e 5.300 occupati - a fronte di 17 mila imprese attive e 65 mila addetti, quindi l’8% circa delle aziende operanti nel settore - in assenza di aiuti concreti alle imprese della panificazione e di interventi strutturali finalizzati a limitare l’impatto negativo della crisi energetica. Va

inoltre tenuto in considerazione che se negli ultimi 6 anni in Italia il settore ha subito una perdita di circa 5 mila imprese; anche in Trentino, nello stesso arco temporale, le imprese della panificazione che hanno definitivamente cessato l’attività sono 36, con una perdita di 160 posti di lavoro, lasciando poco meno di un centinaio di imprese attive ed operanti sul territorio.

Presidente Bonafini, cosa vi aspettate dalle istituzioni? È possibile fare concretamente qualcosa? Alle istituzioni rivolgiamo il nostro appello a intervenire subito. Le misure fin qui varate, credito d’imposta e prestiti garantiti alle imprese, se da un lato colgono l’esigenza del qui

ed ora, non tengono conto che, comunque, si stanno caricando aziende di nuovi debiti a cui non potranno far fronte nei prossimi mesi. O si interviene con il blocco degli aumenti, stabilizzando i costi delle bollette agli importi medi del 2021 o molte aziende della panificazione dovranno rimodulare i cicli produttivi, riducendo la produzione e conseguentemente il personale. Basterebbe inserire il codice di attività ATECO 10.71.10 delle imprese di panificazione nelle categorie individuate per gli aiuti e intervenire concretamente e subito.

In Trentino la produzione panaria, da sempre alimento principe nella dieta delle popolazioni alpine, si lega indissolubilmente al tema

dell’agricoltura di montagna e, nel rispetto di antiche tradizioni, rappresenta il fiore all’occhiello della nostra economia locale, un settore strategico che ha effetti sul paesaggio, sul turismo e quindi anche sul mantenimento della popolazione in montagna. La fragilità del nostro settore rischia di fatto di coinvolgere l’intera filiera di produzione delle materie prime.

Pane fresco, da oggi il Trentino ha un marchio. Recentemente la Provincia ne ha completato l’iter di registrazione al fine di favorire la riconoscibilità del pane fresco commercializzato sul territorio provinciale.

Il nuovo marchio a tutela della qualità dal pane

fresco artigianale trentino è stato fortemente voluto dalla nostra Associazione per contraddistinguere gli operatori del territorio che producono pane fresco, valorizzarne la professionalità e agevolare il consumatore nell’individuazione di un prodotto con caratteristiche di qualità e genuinità, ed è rappresentato da un fiore stilizzato con varie gradazioni di marrone, il colore del pane.

La grafica del logo è stata realizzata, con un concorso di idee promosso dall’assessorato all’artigianato commercio promozione sport e turismo, dagli studenti dell’Istituto Artigianelli di Arti Grafiche di Trento. I ragazzi che hanno presentato le loro idee sono Gaia Ravanelli (il cui logo è stato quello prescelto dalla commissione), Marco Varrone, Alexandru Ianos, Elisa Bonani e Helena Fogarolli.

La Provincia di Trento intende ora incentivare presso negozi e, soprattutto, grande distribuzione l’adozione del marchio che potrà essere apposto sugli scaffali, sacchetti ed etichette. Gli operatori interessati possono farne richiesta, presentando la documentazione alla Provincia Autonoma di Trento - Servizio Artigianato e Commercio. Si tratta di una tutela importante per i consumatori, serve a far comprendere l’importanza e il valore del prodotto fresco e di qualità.

PAG . 19 FEBBRAIO 2023 Attualità

Note per una storia di Massimeno

“Note per una storia di Massimeno” di Giuseppe Ciaghi, edito in una curata, elegante e originale veste tipografica da “il Sextante” nel dicembre del 2022, è la strenna di Natale, per altro molto apprezzata, dono del Consiglio comunale alle famiglie del proprio paese. Si tratta di un interessante pubblicazione che racconta in 187 pagine, fitte di notizie e piene di riferimenti, le vicende della località, ne richiama gli eventi più significativi, si sofferma a descrivere usanze, costumi e tradizioni che, insieme alle attività economiche, in particolare alle vicissitudini degli emigranti e allo sfibrante lavoro in cava, hanno forgiato il carattere dei suoi abitanti, determinato gli aspetti del territorio e portato all’attuale situazione di benessere, di ripresa e di sviluppo in un’ottica turistica. Si può dire che il volume sia nato per caso lo scorso autunno da uno scambio di idee tra l’autore e Sandra Binelli, assessore alla cultura della minuscola comunità. “Durante la nostra chiacchierata – spiega Sandra nell’introduzione --gli confidai che (per Natale) avrei voluto omaggiare le famiglie di Massimeno con un dono speciale. Il professor Ciaghi mi raccontò di un’iniziativa della nostra cara Angela Ferrazza, interrotta dalla sua scomparsa. Durante il suo mandato di sindaco Angela aveva chiesto a Ciaghi di scrivere la storia di Massimeno. L’idea di riprendere in mano quel progetto e di condurlo a termine mi piacque subito. Ne parlai con Norman Masè il nostro primo cittadino, che a sua volta ne fu entusiasta. Così in poche settimane prese vita il lavoro che ci ha portato alla redazione di questo bel libro nel decimo anniversario della scomparsa di Angela...Ritengo che per una Comunità conoscere le proprie origini e quanto accaduto nel corso dei secoli significhi riappropriarsi della propria identità e responsabilizzarsi quando si è chiamati a scegliere per il futuro…Per di più la storia di Massimeno penso vada oltre l’interesse locale in quanto racchiude aspetti molteplici che toccano i rapporti con le comunità vicine e i legami con quelle lontane …da Massimeno infatti sono partiti migranti per l’Inghilterra, l’America, l’Australia e per molte regioni italiane”. “Storia, memoria, consapevolezza e

Nell’ultimo libro di Giuseppe Ciaghi le vicende, gli eventi più significativi, i personaggi, le usanze, i costumi e le tradizioni del piccolo comune della Rendena

dirette e sopralluoghi costituiscono la base, i documenti, da cui Ciaghi è partito per la sua narrazione, le sue descrizioni e le sue scoperte. Si viene così a conoscere perché i Pòli siano diventati Polli, o perché don Molinari, il curato, a Giustino venisse chiamato don Beniamino mentre per quelli di Massimeno era semplicemente don Bèngi, in rendenglese, la parlata degli emigranti. Il drammatico incendio del 1969, un evento che ha segnato profondamente la comunità, la coltivazione

voglia di futuro - per Walter Facchinelli – sono gli elementi che Giuseppe Ciaghi, uomo di cultura, storico per passione, archivista e bibliotecario per mestiere, insegnante e giornalista, ha materializzato da fine indagatore nella sua opera, una piccola, grande storia. In questo volume, riccamente illustrato con immagini di persone, luoghi e situazioni di Comunità, le usanze, i cambiamenti epocali, il dialetto, la narrativa e le

tradizioni del passato si accavallano e si annodano col presente, rappresentato dalla realtà e dalle attività economiche di oggi”. Carla Maturi, responsabile della Biblioteca di Pinzolo, l’ha definito “un insieme di tanti tasselli che affettuosamente ci raccontano e ci aiutano a capire l’odierna realtà di Massimeno”. Una felice osservazione la sua. Rende l’idea della struttura del libro, articolata in tanti significativi riquadri a cominciare dalla coper-

tina, invita a leggere i suoi contenuti e accenna al particolare approccio dell’autore con Massimeno, la prima residenza stabile dell’uomo in Val Rendena. Infatti le sue origini si perdono nella notte dei tempi, una notte illuminata ogni tanto dall’affiorare di reperti archeologici, dal recupero e dallo studio di relitti toponomastici e dalle tracce del suo sviluppo residenziale… fin che si arriva a Lorenzo e Bonmartino, i primi due abitanti

conosciuti per nome. Compaiono in un’antica pergamena del 1244. Cartapecore consultate in archivi diversi (comunali, parrocchiali, di Stato), atti amministrativi, tesi di laurea, saggi di toponomastica e di glottologia, studi ambientali, testi di storia e guide geografiche (da Gnesotti a Mariani, da Freshfield a Nepomuceno Bolognini, da Cesare Battisti a Casimiro Rossi, ad Aldo Gorfer), notizie apprese da riviste e giornali, interviste

della cava di feldspato, che ha rappresentato il bene e il male del paese con le ripercussioni su uomini e cose, e sull’intera valle, le vicende del culto, il fenomeno dell’emigrazione, la scuola nel ricordo delle alunne d’un tempo lontano, i segni del sacro e del profano, l’avvento del turismo non costituiscono solo argomenti di particolare interesse ma anche temi sui quali meditare e dai quali trarre utili indicazioni in prospettiva futura.

PAG. 20 FEBBRAIO 2023
Cultura

La parola “handicap” sparirà dal Codice provinciale

Il consiglio provinciale ha approvato la proposta di legge presentata dalla consigliera de La Civica Vanessa Masè.

E’ stata recentemente approvata all’unanimità dal consiglio provinciale la proposta di legge a firma di Vanessa Masè, consigliere provinciale de La Civica, per modificare tutte le ricorrenze, all’interno del Codice provinciale, della parola ‘handicap’ o ‘handicappato’ sostituendole con ‘disabilità’ o ‘persona con disabilità’. Si tratta di ben 25 leggi provinciali, in cui fino ad ora ricorrevano espressioni come ‘bambini handicappati’, ‘persone affette da handicap’, ‘cittadini handicappati’.

La proposta è scaturita da una riflessione durante la rilettura di alcune norme in cui ricorreva l’espressione sgradevole “bambini handicappati”, da qui l’iniziativa per modificare tutte le leggi provinciali, sapendo che il contrasto alla discriminazione verso la disabilità si inizia a combattere a partire dal linguaggio. Peraltro, L’nu già da anni aveva

invitato tutte le nazioni a modificare i testi delle proprie norme in materia utilizzando termini meno escludenti. L’Oms già nel 2001 aveva elaborato un documento in cui si indicano le linee guide per la stesura di testi riguardanti le persone con disabilità: la disabilità infatti non è la persona, ma è una sua condizione, permanente o temporanea che sia e che non riguarda ciò che l’individuo è, ma le sue eventuali difficoltà e il come sia possibile superarle o porvi rimedio. Per questa ragione l’esponente de La Civica ha ritenuto importante che le nostre leggi provinciali potessero tutte essere riviste in tale chiave di lettura, non per essere falsamente accoglienti, ma perché le parole hanno un grande peso. Oggi diamo grande importanza al linguaggio, affinché sia orientato al rispetto, ed è fondamentale partire in primo luogo dalla disabi-

Il Giornale delle Giudicarie

mensile di informazione e approfondimento

Anno 21 Febbraio 2023

Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento

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Presidente: Oreste Bottaro

Direttore responsabile:

Paolo Magagnotti

Coordinatore di Redazione:

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Comitato di redazione:

Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Denise Rocca

Hanno collaborato:

Gianni Ambrosini, Achille Amistadi, Adelino Amistadi, Virginio Amistadi, Matilde Armani, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Alberto Carli, Massimo Ceccherini

Podio, Chiara Garroni, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Martina Sebastiani, Alessandro Togni, Ettore Zampiccoli, gli studenti dell’Istituto Guetti

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Stampato il 4 febbraio 2023 da Athesia - Bolzano

Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129

lità in questo importante cambiamento culturale. La scelta delle parole è determinante e, scegliendo quelle adeguate, si possono orientare i comportamenti riconoscendo maggiore dignità alle persone con disabilità. L’ unanime concordia da parte dell’intero Consiglio rappresenta il segnale più importante che su certi temi la visione non può che essere unanime. L’occasione è stata utile per presentare, nella discussione abbinata alla legge, anche un ordine del giorno, sempre a firma Masè, per sostenere attività di sensibilizzazione all’inclusione nelle scuole, in particolare nelle primarie, su temi concreti che riguardano la quotidianità delle persone con disabilità. Pensiamo a come potrebbe sentirsi quell’adulto scriteriato che parcheggia, senza averne diritto, in uno stallo per i disabili se a bordo avesse una ragazzina che gli chiedesse, allibita: “ma cosa stai facendo? Quel posto è riservato!”. Sensibilizzando le giovani generazioni, educandole al rispetto, potremo avere una società molto più equa e giusta. Sempre all’interno di una sensibilità speciale dedicata alla disabilità, in occasione della manovra finanziaria la consigliera ha presentato un ordine del giorno, approvato anch’esso all’unanimità, riguardante la revisione delle prestazioni aggiuntive dell’Azienda Sanitarie ed in particolare della

c.d. Prestazione 11, che permette alle persone con alcuni tipi di disabilità (come sindrome di Down e autismo) o malattie rare, di poter integrare le prestazioni sanitarie rivolgendosi anche ad operatori esterni ed a poter avere un rimborso fino ad un massimo di 4.000 € annui.

Pur essendo una prestazione molto apprezzata, nel tempo ha rivelato dei limiti sia per la difficoltà nel trovare professionisti che certificassero la necessità di ricorrere alle terapie – per la ormai nota carenza di medici specialisti – sia per il fatto che molti non avevano riferi-

menti certi sugli operatori a cui rivolgersi. In questo caso si è chiesto, e la Giunta ha approvato, che si potesse allargare la platea di medici prescrittori e che si potesse creare un elenco di operatori ‘garantito’ dall’APSS, a cui le famiglie possano poi rivolgersi con fiducia. Inoltre si è chiesto di poter prendere in considerazione anche il supporto parentale (parent training) e una consulenza nel campo della sessuologia per supportare le persone con disabilità soprattutto nel periodo dell’adolescenza, dove gli sbalzi ormonali e cambiamenti del fisico non sempre sono gestibili

dalle famiglie.

L’assessore Stefania Segnana ha dichiarato che a breve partirà un tavolo di confronto per la revisione appunto della Prestazione 11, in cui si terrà conto proprio degli impegni presi con l’ordine del giorno approvato. Partendo da una richiesta specifica di un genitore, approfondendo il tema anche grazie alla disponibilità trovata presso l’Ufficio Prestazioni aggiuntive dell’Azienda Sanitaria, si è giunti all’approvazione di una proposta di interesse generale che potrà aiutare sensibilmente le famiglie che quotidianamente si misurano con la disabilità.

Infine è di fine gennaio l’approvazione di una importante delibera della Giunta Provinciale che definisce i criteri per l’accreditamento e la convenzione di un nuovo centro residenziale per persone con disabilità nelle Giudicarie, che metterà a disposizione 8 posti a carattere residenziale e 4 a carattere semiresidenziale: una risposta significativa per le famiglie del nostro territorio, sia nell’ottica del sollievo che del ‘Dopo di noi’. Un punto di riferimento fondamentale, in particolare per esempio per i genitori anziani con figli disabili, che ora sanno di poter contare su una struttura vicina così da non dover affrontare, anche solo psicologicamente, l’affanno di una separazione a chilometri e chilometri di distanza.

PAG . 21 FEBBRAIO 2023 Società

“Salamin e polenta”, è tempo di Gran Carnevale Giudicariese

Oramai ci siamo: ancora qualche settimana di attesa e il centro di Tione, come da tradizione (la più longeva delle Giudicarie), sarà invaso da maschere, carri allegorici e coriandoli. Stiamo ovviamente parlando del Gran Carnevale Giudicariese che, anche per il 2023, si preannuncia spettacolare. Già da qualche mese, infatti, il comitato del Gran Carnevale Giudicariese, guidato con passione dal presidente Maurizio Iseppi, è al lavoro per poter organizzare al meglio l’ormai imminente edizione. Il programma della kermesse carnevalesca più antica delle Giudicarie, che richiama nel borgo Tionese centinaia di persone, è stilato sulla falsariga delle precedenti edizioni. Ulteriore segnale della bontà della manifestazione. Si parte nelle giornate del 15 e 16 febbraio con il comitato che, guidato dalla regina del Gran Carnevale, farà visita al centro Anfass, al laboratorio sociale di Tione di e agli asili di Tione, Breguzzo (Sella Giudicarie), Roncone (Sella Giudicarie), Larido (Bleggio Superiore), Preore (Tre Ville) e Borgo Lares, dove sarà consegnato un regalo a tutti i bambini (circa 300). “Obiettivo – racconta il comitato – quello di regalare un momento di allegria a tutti i bambini.” Si proseguirà poi giovedì 16 febbraio: alle 18 ci sarà “la chiavata”, nome goliardico che indica la consegna delle chiavi del paese da parte del sindaco di Tione Eugenio Antolini alla regina del carnevale Maddalena Bonomi. “Per l’occasione - prosegue il comitato organizzatore - si esibiranno il gruppo di ginnastica artistica smile e la compagnia di attori de “El fler”. Non mancheranno musica, the caldo e grostoi appositamente preparati dall’istituto alberghiero dell’Enaip di Tione.” Sabato 18 febbrai invece, nel primo pomeriggio, ci sarà il carnevale dei Popi e putei: ritrovo in piazza Guido Boni, in località Brevine. “Le mascherine e i gruppi mascherati iscritti (iscrizione gratuita) – precisa il presidente del comitato Iseppi – saranno guidati dalla banda sociale di Tione fino al centro tennis dove sarà allestito un parco divertimenti. Tutti i bambini riceveranno un regalo e verranno premiate da un’apposita giuria le mascherine degne di nota ed i gruppi mascherati. Anche in questa occasione saranno offerti the caldo e grostoi, sempre pre-

parati dall’istituto alberghiero dell’ENAIP di Tione.”

Nella serata di sabato 18 febbraio invece, dalle 21, ci sarà il FesTione di carnevale la festa con musica a 360 gradi con dj Carl G, il vocalist Dylan The joker con la partecipazione di Gloria Fregonese e con il super ospite Shade che vanta, tra i diversi riconoscimenti, una partecipazione a Sanremo. Nella stessa serata verrà estratto

Al termine della sfilata, alle ore 17, nel parco ville alla foglia ci sarà la “slargada”, la festa preserale con musica e dj set targata Carl g e “two of us e rebes”.” Alle 21 riaprirà invece il palatennis per la festa conclusiva del Gran Carnevale Giudicariese 2023, giunta alla sua cento trentacinquesima edizione: musica per tutti in compagnia di dj “Marsh mellows”, Carl G e con il vocalist Andrea Da-

l’ordine di partenza dei carri e dei gruppi mascherati della sfilata del martedì grasso. Il Gran Carnevale Giudicariese vivrà quindi la giornata clou martedì 21 febbraio: alle 14 partirà la sfilata dei carri ed i gruppi mascherati che, guidati dalla regina, dalla giuria e dalle note della banda sociale di Tione sfilerà lungo il viale centrale del paese fino a Piazza Cesare Battisti dove si esibiranno in esilaranti scenette. “Non potranno - prosegue il comitato organizzatore - mancare i chilometri di salame ed i quintali di polenta preparati dai nostri fantastici polenter.

vid. “Nella serata – conclude il comitato organizzatoreverrà stilata la classifica dei carri e dei gruppi mascherati che si contenderanno il trofeo gran carnevale giudicariese, il premio giullare per la scenetta più accattivante ed il premio sfilata per il miglior gruppo che intratterrà il pubblico durante la sfilata sul viale.” Insomma, gli ingredienti e i presupposti per un’edizione stratosferica, ci sono tutti. Non rimane che attendere e partecipare attivamente alle molteplici attività in agenda.

PAG. 22 FEBBRAIO 2023
Carnevale
Si parte il 16 febbraio con “la chiavata”, il sabato il carnevale per i bambini e la serata si animerà con il FesTione

Carnevale, tornano i grandi carri storesi

Il Gran Carnevale di Storo nasce nel 1967 e quest’anno giunge alla sua 54° edizione tornando a splendere dopo i lunghi anni di stop forzato.

I carri allegorici di ingenti dimensioni come ogni anno sono stati preparati nei mesi antecedenti alle sfilate con grande cura e meticolosità, queste strutture necessitano infatti di un grande lavoro ma anche di un importante sforzo creativo al fine di riuscire a far divertire la propria comunità e portare allegria (senza mai trascurare la satira sugli ultimi avvenimenti della valle).

Dopo un silenzio durato troppi anni, questo febbraio ritorna finalmente il Gran Carnevale di Storo e il programma, come sempre, promette una grande festa.

La scaletta dell’evento è la seguente:

• Giovedì 16 febbraio avrà luogo il carnevale dei piccoli, con una mini sfilata che vedrà protagonisti i bambini del

paese.

• Sabato 18 febbraio: “Carnival Opening” serata di musica a Storo E20 per la quale si attendono numerosi giovani partecipanti.

• Martedì 21 febbraio: prima sfilata dei carri per le vie del paese, i gruppi in concorso per la giornata quest’anno saranno 5.

• Sabato 25 febbraio: seconda sfilata con una doppia classifica, la prima dedicata ai carri “Interni” ovvero quelli che hanno già sfilato martedì e la seconda per i carri “esterni” che vedrà partecipare gruppi provenienti da tutte le Giudicarie, i gruppi attesi per la giornata di sabato sono in totale 13 (con un totale di circa 400 carristi).

A Storo il carnevale non è mai stata una semplice festa ma bensì la festa per eccezione, nelle settimane che precedono l’evento una buona parte della popolazione (chi come carrista e chi come membro delle varie associazioni al-

l’opera) impegna il proprio tempo per la realizzazione e la preparazione dell’evento. Come ci ha detto il presidente della ProLoco di Storo

- Mati Quadrati Luca Comai :” siamo molto fiduciosi per l’evento di quest’anno che rappresenta l’anno della ripresa dopo la lunga pausa, siamo molto positivi riguardo al successo di questa manifestazione dato che molte persone da troppo tempo attendono di tornare a festeggiare il carnevale nelle vie del pae-

se, un grande grazie va a tutti i ragazzi della ProLoco che ogni anno in vista di questo evento si impegnano al massimo per far si che il carnevale sia ogni anno migliore di quello precedente”.

Gli ospiti che si esibiranno durante le varie serate come ogni anno hanno alle spalle una carriera artistica non indifferente anche al di fuori dei confini nazionali, durante il primo sabato ad esibirsi saranno: Merk and Kremont, duo di DJ che durante il loro

percorso musicale si è esibito in Arabia Saudita, Indonesia, Cina, Giappone oltre a molti altri paesi Europei e non seguiti poi da LUDWIG, giovane cantante di origini romane di grande successo soprattutto tra i giovani e giovanissimi.

Quest’anno ci sarà una piccola variazione rispetto agli altri anni, il capannone smontabile (dagli storesi ribattezzato “Pala Catta” dal nome dell autoctono DJ che vi si esibisce) cambierà ubicazione, dal

momento in cui rispetto alle scorse edizioni vi sono stati dei cambiamenti strutturali all’interno dell’abitato di Storo si è quindi deciso di montare questa struttura a fianco di Via Sette Piedi in quanto, dopo un’attenta analisi della ProLoco in collaborazione con le forze dell’ordine si è stabilito che fosse la soluzione migliore per garantire la massima sicurezza di tutte le persone che parteciperanno alla manifestazione. Durante tutte le giornate dei festeggiamenti sono attese all’incirca 6.000 persone, proprio per questo motivo la pianificazione degli spazi e degli eventi e essenziale per poter garantire un’ottima riuscita e la massima sicurezza. Abbiamo poi parlato con Beatrice Mezzi, membro da molti anni della Pro Loco di Storo: ”Quest’anno l’attesa è ancora più alta del solito, molti ragazzi attendevano da tre anni di poter finalmente partecipare a un carro per la prima volta e, soprattutto, di vivere il Gran Carnevale, il nostro impegno come sempre è al massimo in quanto teniamo molto a questo evento anche per la grande importanza tradizionale che ha all’interno del nostro paese.”

PAG. 24 FEBBRAIO 2023 Carnevale
Si
parte giovedì 16 febbraio con il carnevale dei piccoli. La prima sfilata dei carri è martedì 21 febbraio.

Alla Rsa di Spiazzo si applica la medicina narrativa

Rappresenta l’incontro tra la storia di vita di un paziente e la sua storia di malattia. Si è osservato che il raccontarsi aiuta a riconoscersi, a ricostruire la propria identità ed il proprio vissuto, recuperando dati ed informazioni utili sia all’assistito che agli operatori sanitari.

La Medicina Narrativa rappresenta l’incontro tra la storia di vita di un paziente e la sua storia di malattia. Si è osservato che il raccontarsi aiuta a riconoscersi, a ricostruire la propria identità ed il proprio vissuto, recuperando dati ed informazioni utili sia all’assistito che agli operatori sanitari. Questo approccio innovativo della medicina si sta sperimentando da alcuni mesi alla casa di riposo (Apsp) di Spiazzo Rendena, per iniziativa del direttore Roberto Povoli e della presidente Giovanna Tomasini. Al momento vi ha aderito il 20% degli ospiti, ma i buoni risultati ottenuti col miglioramento dei processi di cura fanno pensare che i numeri cresceranno. Sebbene ancor poco conosciuta in Italia, questa disciplina ha cominciato ad avere una sua visibilità, dovendo farsi spazio in una pratica clinica sempre più incentrata sulla patologia, piuttosto che sulla persona. A Spiazzo l’equipe che sta realizzando questa iniziativa è costituita da un medico, un infermiere, uno psicologo ed un animatore, e può affiancarsi all’ospite anche qualche familiare. Anche nei casi gravi, dove serve il ricorso alle cure palliative e l’accompagnamento alla fine, senza dolore, l’approccio della medicina narrativa rende più sereno l’ultimo miglio della vita delle persone. Questo progetto è l’ultimo, al momento, fra le numerose iniziative messe in atto nella struttura per anziani di Spiazzo, dove l’obiettivo è cercare di rendere più piacevole possibile la vita agli ospiti. Ad esempio l’estate scorsa ha avuto luogo il progetto di ippoterapia, durato 6 settimane, grazie al coinvolgimen-

to dell’azienda agricola Gottardi. Lara Gottardi e Luisa Masè, con la collaborazione degli animatori dell’Apsp di Spiazzo Francesca Baroldi, Fabio Ongari e Bruno Salvadei, hanno fatto avvicinare diversi ospiti ai cavalli, considerati un vero aiuto nella cura di disabilità, grazie alla loro capacità di migliorare il sistema nervoso e muscolare del corpo umano. Inoltre i cavalli, grazie alla loro sensibilità,

adattamento ed intelligenza, sono considerati delle vere e proprie straordinarie medicine. Per gli attuali 115 ospiti, di cui 93 donne, e che vanno dai 57 ai 102 anni, si stanno realizzando tante altre iniziative, oltre a quelle appena dette: ad esempio la pet therapy con l’ausilio di animali, soprattutto cani, che non è solo svago ed animazione, ma vera terapia. Su questo argomento ha avuto luogo il 5 ottobre un convegno dal titolo “animali amici dell’uomo nella cura e nelle relazioni”. Francesca Baroldi, responsabile per queste

attività, ha illustrato con foto e filmati i risultati di quanto realizzato. Per un approfondimento scientifico sulla funzione terapeutica della pet theraphy sono intervenuti il veterinario prof. Giuseppe Pallante, Alain Satti ed Elisa Dal Bosco. Ha chiuso la serata l’Arcivescovo Lauro Tisi sottolineando gli aspetti legati alla relazione nella cura. C’è poi regolarmente l’attività di musicoterapia, molto apprezzata, che coinvolge quasi tutti gli ospiti, mentre per 4 mesi si è effettuata la danzaterapia. Una trentina le gite effettuate,

grazie al supporto dei volontari Avulss, guidati da Aldina Bertarelli, preziosi in tanti momenti per le più diverse esigenze. C’è stato anche un laboratorio di racconti, che ha coinvolto i bambini della scuola primaria, e che grazie alle scrittrici Michela Simoni e Loreta Failoni diventeranno un libro di racconti illustrati. Molte fra le iniziative proposte si sono potute realizzare grazie al contributo economico dei Comuni, da Tione a Carisolo, più Borgo Lares, che erogano un euro ad abitante, ed in questo modo permettono a tutti gli ospiti di

effettuare gratuitamente tante attività. Per le attrezzature invece è intervenuto il Bim del Sarca, con 123 mila euro spalmati in tre anni. Per quanto riguarda i problemi che interessano tutte le strutture per anziani, ovvero in particolare la carenza di infermieri, a Spiazzo si è riusciti ad intervenire tempestivamente. Da un anno infatti sono arrivati 4 infermieri dal Paraguay, cui han fatto seguito altre 3 infermiere in luglio, ed un altro subito dopo. Quest’ultimo era già residente in Lombardia, ma ha deciso di trasferirsi a Spiazzo,

con colleghi dello stesso paese di origine. I problemi iniziali sono stati superati grazie al grande coinvolgimento di tutta la comunità, in particolare ai colleghi che hanno insegnato il lavoro, gli insegnanti per la lingua italiana, gli amministratori per la burocrazia, i proprietari di case che hanno affittato gli appartamenti, i volontari resisi disponibili per le varie esigenze. Tuttora c’è una volontaria, Carla Forlani di Caderzone, che per due pomeriggi ogni settimana dà lezioni di italiano, e ciò ha migliorato notevolmente l’apprendimento della lingua da parte degli infermieri sudamericani. La signora infatti, volontaria della Croce rossa, punta ad un insegnamento mirato sui termini specifici dell’ambito professionale, cosa assai utile sul lavoro e nel rapporto coi colleghi. Da sottolineare che senza l’impegno, la caparbietà, la volontà determinante del direttore Povoli e della presidente Tomasini non se ne sarebbe fatto nulla, e ciò sarebbe stato un bel problema, per gli anziani e per tutta la comunità. Anche la struttura più bella e moderna infatti, senza personale non può funzionare.

PAG . 25 FEBBRAIO 2023
Attualità
PAG. Arte

Famiglia cooperativa, a un passo dalla chiusura i negozi di Bolbeno, Coltura e Campo Lomaso

A dicembre è arrivato l’annuncio, sono montati la protesta e l’allarme per la possibile fine di quello che è un servizio di comunità e la Famiglia Cooperativa Giudicarie Don Guetti, di cui i tre negozi fanno parte, ha deciso di rinviare il provvedimento a inizio marzo nella speranza di ricevere degli aiuti pubblici che le permettano di non abbassare le serrande. La data si avvicina.

Famiglia Cooperativa

Giudicarie Don Guetti è nell’occhio del ciclone per tre suoi punti vendita alimentari che rischiano di chiudere i battenti. Sono quelli di Coltura a Tre Ville, Bolbeno a Borgo Lares Campo Lomaso a Comano Terme. Il tutto a poca distanza di tempo dall’inclusione delle filiali di Fiavé nel gruppo della Busa di Tione. Un quadro economico complesso che si inserisce nella crisi delle piccole attività di paese, questo è evidente anche a chi non se ne intende né di economia, né tantomeno, più specificatamente, di aiuti provinciali o del sistema della cooperazione trentina.

Lo scorso novembre il decreto per la sospensione delle attività previsto per la fine dell’anno ha lasciato senza parole molti abitanti, specialmente tra le fasce sociali più deboli, abituati a vivere del servizio offerto dalla piccola bottega di paese. Ecco che, anche grazie alla presa di posizione dei tre sindaci, rispettivamente Matteo Leonardi, Giorgio Marchetti e Fabio Zambotti, è stata ribadita la volontà della comunità, quella di non chiudere. Con Mattia Pederzolli, presidente della Famiglia Cooperativa, si è riusciti a prendere tempo per cercare soluzioni alternative con gli stessi sindaci. “Ci siamo sempre spesi per dare valore al servizio di periferia, la nostra volontà non è di chiudere – aveva chiarito Pederzolli. - Siamo i primi a voler trovare una soluzione condivisa al problema. Fino a marzo sarò fiducioso di poter essere ancora operativi”.

La chiusura è quindi stata rimandata, per il momento al 28 febbraio. Si tratta di punti vendita che, secondo il resoconto del presidente, già ora comportano un grande sforzo per rimanere aperti, considerando i problemi di fatturato e la carenza di personale. Punti vendita che, del resto, giocano un ruolo importante per una buona fetta di comunità, quella dell’anziano senza possibilità di condurre un mezzo che recandosi a piedi a fare la spesa rivive l’abitudine di una vita, quella di una madre che trova comodità nel rapporto diretto e famigliare che può avere con il commesso di fiducia, quella di un qualsiasi cittadino che trova un luogo comunitario di incontro dove scambiare due chiacchiere con il vicino di casa. Bene quindi, si sta smuovendo qualcosa da allora?

A detta di Giorgio Mar-

mentari per i soggetti più deboli. Stiamo valutando tutte le soluzioni possibili, in collaborazione con il presidente della Cooperativa che si fa trovare sensibile al tema”.

“Dalla notizia dell’imminente chiusura ci siamo mossi con svariati incontri, cercando di capire anche insieme a Pederzolli come possano contribuire le amministrazioni comunali - conferma il primo cittadino di Tre Ville Matteo Leonardi -. Il fine comune è quello di mantenere attivo quello che è un servizio vitale per le comunità di periferia. Proviamo a rivolgerci al Consorzio dei Comuni per un bando sperimentale per le spese dei punti vendita. Potrebbe essere un approccio di riferimento anche per altre realtà e comuni trentini

tutto in Consiglio comunale entro fine gennaio e riusciremmo a dare una nostra risposta entro i termini della chiusura”. Si parla quindi di chiedere un’estensione degli aiuti pubblici da parte del Comune in aggiunta agli aiuti già forniti dalla Provincia per gli esercizi di periferia. Ogni caso è poi a sé stante, se gli immobili di Bolbeno e Coltura si rifanno ad un affitto a privato, Campo per esempio usufruisce di un contratto ad affitto gratuito di una struttura già comunale. Tuttavia la complessa questione non sembra girare attorno all’affitto, qualcosa in più potrebbero contribuire piuttosto le spese di luce e riscaldamento da fronteggiare considerando i rincari attuali. Commenta del resto Fabio Zambotti sindaco di Comano Terme:

chetti, sindaco di Borgo Lares, è troppo presto per dirlo. “Sappiamo una cosa, come amministrazioni comunali siamo uniti in un obiettivo chiaro, quello

di evitare la chiusura dei punti vendita. Si tratta di attività di valore per le comunità, luogo di socialità e aggregazione oltre che di reperimento di beni ali-

che si dovessero trovare nella stessa situazione. E’ un’ipotesi, non abbiamo ancora l’ok a livello normativo. Se così dovesse essere, porteremmo poi il

“La nostra Amministrazione è già molto coinvolta nel sostenere l’attività di Campo, ma continuiamo a fare il possibile. C’è da dire che a solo un anno dalla fusione con Fiavé che prometteva bene, questa situazione genera stupore. L’attuale difficoltà con l’aumento dei prezzi coinvolge anche altre attività, come Comune cerchiamo di valutare quanto possiamo sbilanciarci. Ovvio che continuiamo a fare tutto il possibile, questo per un punto vendita che è riferimento per più paesi, dove anche la comunità stessa deve però sforzarsi di usufruire del servizio per tenerlo in piedi”. Ebbene, la fine di gennaio è arrivata. La comunità, chiamata concretamente a sostenere gli acquisti nella piccola bottega, spera ancora nell’Assemblea dei Soci che si riunirà anche se la data è ancora da stabilire. Gli impiegati potrebbero essere spostati nelle altre filiali, la carenza di personale è nota. Da Mattia Pederzolli non ci sono aggiornamenti. I Comuni ci provano ma obiettivamente hanno le mani legate nel finanziare alcune attività sul territorio in concorrenza con altre, mentre la Provincia dà già un contributo per i piccoli negozi di periferia. Si rimane fiduciosi fino all’ultimo come il presidente della Famiglia Cooperativa, ma un po’ di scetticismo è inevitabile che inizi a prendere piede.

PAG . 27 FEBBRAIO 2023 Attualità
Martina Sebastiani

Living memory” o “ memoria vivente” è il titolo del Festival della Memoria tenutosi dal 19 al 27 gennaio e creato dall’associazione “Terra del Fuoco Trentino” con il contributo della Provincia autonoma di Trento e della Fondazione Museo storico.

La liberazione di Auschwitz viene celebrata il 27 gennaio di ogni anno, tuttavia, secondo la stessa Denise Rocca, presidente dell’associazione, c’è il rischio che la memoria diventi statica, non più uno stimolo ad impegnarci per rendere il mondo un posto migliore.

La storia non è semplicemente ciò che è stato, ma anche quello che è e che sarà, tuttavia spesso c’è l’errata convinzione che la storia riguardi solo il passato e che, di conseguenza, non ci tocchi sul personale.

Sabato 21 gennaio abbiamo avuto la possibilità di partecipare alla diretta streaming intitolata “Tu sei memoria” con protagonista Matteo Corradini, scrittore che si

La Memoria è un viaggio

occupa in particolare di “didattica della Memoria”. Durante la sua presentazione, Corradini ha tenuto un discorso ricco di aneddoti, ma che sono tutti legati da un unico filo conduttore: il fatto che “la memoria è anzitutto qualcosa di vagabondo, che avviene quando meno te l’aspetti e piena di sorprese non programmate. La memoria è straripante di cose che ricevi senza neanche aspettartelo”. Dunque, la memoria è un viaggio. Estremamente dinamica, ci chiede di spostarci, di continuare a muoverci in avanti verso un domani migliore, così come quando abbiamo a cuore qualcuno cerchiamo di ricostruire il suo viaggio, quando proviamo astio nei suoi confronti ci impegniamo a costellarlo di peripezie. Un esempio efficace portato dallo stesso relatore è quello della vicenda di apertura nell’Odissea, quando Ulisse, (letteralmente “colui che è odiato”) una volta accecato Polifemo, viene perseguita-

to dal padre di quest’ultimo, facendo in modo che il suo viaggio sia travagliato, che perda i suoi compagni e che, una volta fatto ritorno a Itaca, trovi solo guai. Da questo punto di vista, i parallelismi con i deportati dei

campi di concentramento che sono sopravvissuti sono molteplici, primo fra tutti il dolore di chi viene lasciato solo sulla terra, a incolparsi e a ricordare coloro che non ci sono più.

Per evitare che questa atro-

Il Muro della Memoria

In occasione della Giornata della memoria al Guetti alcuni insegnanti con le loro classi hanno dato il via al progetto “Muro della Memoria”, con l’intenzione di lavorare sul tema della Shoah, prendendo spunto anche dal museo storico Yad Vashem che si fa portatore della memoria dei deceduti nei campi di concentramento, partendo dai nomi e dalle foto, dalle persone a cui si è stati in grado di dare un’identità e anche a quelle di cui purtroppo ancora oggi non sappiamo niente; nel museo, con sede a Gerusalemme, sono conservati diari, fonti e biografie e persino testimonianze di coloro che hanno aiutato gli ebrei in difficoltà, a cui è stato dedicato un ulivo ciascuno intorno all’edificio. Tornando al progetto che crescerà al Guetti, possiamo dire che tutto è cominciato nell’au-

ditorium della scuola dove gli studenti di alcune classi hanno partecipato alla conferenza a cura della prof.ssa Zavattero dal titolo “Il male è così banale?”, in modo da dare ai ragazzi una riflessione sul concetto di male a livello storico e filosofico. Verso fine gennaio una classe quinta si è occupata di preparare ed esporre una lezione alle altre classi partecipanti, sull’inquadramento del periodo storico che racchiude la seconda guerra mondiale e la creazione dei ghetti. Nell’ultima settimana di gennaio, in concomitanza della celebrazione della giornata della memoria, le classi hanno partecipato agli appuntamenti del festival Living Memory seguendo alcuni eventi in diretta streaming.

Seguirà poi la parte più interattiva del progetto, in cui ogni studente dovrà fare buon

uso sia della sua creatività che delle conoscenze acquisite! Gli alunni verranno divisi in gruppi di 2 o 3 persone; ogni gruppo si iscriverà al sito dedicato presso il museo Yad Vashem e, attraverso il progetto “I-Remember Wall”, verranno abbinati casualmente ad un deportato deceduto del quale gli studenti dovranno costruire una testimonianza basandosi appunto sugli eventuali dati della persona, ma anche elaborando loro idee rispetto alla vita e ai suoi ultimi istanti. Per concludere, i gruppi costruiranno ognuno un cartellone con identikit e podcast visibile attraverso QR code e in seguito verranno appesi per i corridoi della scuola, con l’idea di costituire delle pietre di inciampo della nostra memoria.

A tutti i ragazzi e alle ragazze che partecipano al progetto verranno riconosciute ore di educazione ci vica, poiché il lavoro andrà avanti fino a primavera, ma soprattutto verrà data l’opportunità di farsi portatori della memoria, in modo che tale tragedia non venga mai scordata, anche quando ormai i testimoni oculari non saranno più qui con noi, e che i campi macchiati di sangue non perdano il loro significato anche quando verranno corrosi dai segni del tempo.

Emma Da Pra

ce tragedia si ripeta, secondo Matteo Corradini, dovremmo quindi cessare di rispecchiarci unicamente nelle parti della storia che più ci piacciono, tralasciando quelle di cui ci vergogniamo, in modo che

la Giornata della Memoria non diventi una semplice tradizione, slegata da storia e realtà, ma un ricordo vivente e dinamico pronto a indirizzarci verso un domani più nuovo. Sofia Surci ed Eloisa Tisi

Il male è così banale?

Chi potrebbe pensare che così tanto male sia stato causato da una persona così banale?

Questa è stata una delle riflessioni centrali del seminario tenuto per alcune classi del Guetti dalla professoressa Irene Zavattero, docente di filosofia presso l’Università di Trento, che ha parlato della “Banalità del male”, titolo del libro di Hannah Arendt, giornalista ebrea, che nel 1961 partecipò per il New Yorker al processo di Adolf Eichmann, un funzionario del Nazismo e criminale di guerra, responsabile di aver organizzato il trasporto degli ebrei nei campi di concentramento. Secondo la Arendt, Eichmann era un uomo talmente ordinario, normale, quasi noioso, da poter essere definito banale.

Nella scena finale del film a lei dedicato si vede la Arendt dichiarare che uomini come Eichmann, che durante il processo si erano difesi sostenendo di aver unicamente obbedito agli ordini (senza aver avuto nessuna intenzione né in positivo né in negativo), avessero annullato completamente la loro coscienza, pensando solamente ai propri interessi individuali. Interessante è stato il parallelismo

con il padre di famiglia, il quale può arrivare a trascurare la propria moralità pur di salvaguardare la propria sicurezza e quella della sua famiglia. E’ stato un intervento che ci ha lasciato molti spunti su cui riflettere, in particolare attraverso la frase conclusiva: “La Shoah non è stata causata da grandi figure, ma da persone terribilmente normali”, che ci ha fatto capire che a volte la banalità è il male più grande.

Alba Pellizzari, Anna Floriani, Susanna Vaia

PAG. 28 FEBBRAIO 2023 Scuola
La filosofa Hannah Arendt

Comunità

Sportelli assistenti sociali

Il Servizio Socio-assistenziale della Comunità delle Giudicarie apre gli “sportelli di segretariato sociale”.

Dopo la pandemia, che aveva visto la chiusura dei recapiti settimanali, con accesso agli uffici degli assistenti sociali solo su appuntamento, dal mese di febbraio 2023 si avvia una nuova modalità di accesso diretto.

Gli sportelli di segretariato sociale consistono in aperture settimanali gratuite in tutte le sedi del servizio sociale, Tione di Trento, Comano Terme (Ponte Arche), Borgo Chiese (Condino) e Spiazzo Rendena, dove saranno presenti gli assistenti sociali di zona per un colloquio immediato in presenza o telefonico. Si possono rivolgere agli sportelli tutti i cittadini che richiedono informazioni sui servizi o desiderano un aiuto per affrontare una situazione di difficoltà. L’apertura settimanale si rivolge anche a

volontari, referenti di associazioni, di istituzioni territoriali o del terzo settore, per informazioni e possibili collaborazioni.

L’Assessore alle politiche sociali della Comunità di Valle, Romina Parolari sottolinea: “dopo quasi tre anni in cui al cittadino era precluso l’accesso libero al Servizio Socio-assistenziale, finalmente torna la possibilità di poter avere un riferimento settimanale, per la presa in carico di bisogni, spesso anche molto delicati e impellenti per una famiglia. Come Comitato esecutivo, siamo molto soddisfatti che la Comunità delle Giudicarie possa tornare a tutti gli effetti a rappresentare un riferimento diretto per i tanti giudicariesi che

cercano risposte alle difficoltà in ambito socio-assistenziale”.

Sulla locandina sono presenti le informazioni relative alla giornata, orari e contatti.

Nelle altre giornate e orari rimarrà invariato l’accesso al servizio sociale su appuntamento, sia per chi già ha avviata una collaborazione che per le persone che si rivolgono per la prima volta. L’appuntamento è da prenotare chiamando le sedi periferiche o la sede centrale di Tione di Trento, oppure inviando un’e-mail all’assistente sociale referente per la propria zona (contatti reperibili al seguente link https://www.comunitadellegiudicarie.it/Tematiche/ Servizi-sociali/Contatti ).

Spazio argento-punto unico di accesso anziani

La Comunità delle Giudicarie è stato uno dei tre territori che nel novembre 2020, assieme al Comune di Trento e alla Comunità del Primiero, ha realizzato il modello sperimentale Spazio Argento, dando avvio alla Riforma delle politiche socio-sanitarie a favore degli anziani.

A partire da gennaio 2023, sulla base dei buoni esiti delle sperimentazioni realizzate, è stata prevista la messa a regime di Spazio Argento in tutto il territorio provinciale.

Spazio Argento è il luogo specializzato in cui è possibile portare i bisogni degli anziani, dei caregiver e delle loro famiglie, con un’attenzione verso l’integrazione degli aiuti territoriali socio-sanitari. L’obiettivo prioritario è quello di migliorare i servizi a favore della popolazione anziana e supportare i nuclei che si fanno carico di persone non autosufficienti.

Per favorire un contatto immediato ai cittadini è stato

aperto il PUNTO UNICO DI ACCESSO (PUA) ANZIANI presso la Comunità delle Giudicarie a Tione di Trento, il martedì dalle 14:00 alle 15:30 in cui sono presenti un assistente sociale ed un infermiere che offrono ascolto e accoglienza in merito a bisogni sociosanitari.

Tale spazio è rivolto a persone con più di 65 anni, fragili e non autosufficienti, ai loro familiari, operatori e volontari del territorio.

Presso il PUA Anziani è possibile ricevere informazioni sui servizi sociosanitari e sulle modalità di attivazione, viene effettuata una prima valutazione del bisogno per garantire una successiva presa in carico della persona con bisogni socio-sanitari complessi.

“Con il progressivo invecchiamento della popolazione” – evidenzia Romina Parolari, Assessore alle politiche sociali della Comunità di Valle – “diventa fondamentale per un Ente come la Comunità di Valle, offrire ai propri cittadini un

contatto immediato, dove i bisogni sanitari della fascia over-65, incontrano le risposte socio-assistenziali più adatte. Il PUA anziani vuole rappresentare, per le famiglie che si fanno carico di anziani non completamente autosufficienti, un punto di ascolto e accoglienza in merito ai loro bisogni. Tale impegno a fornire risposte alla popolazione si integra perfettamente anche con la volontà politica di offrire ai pazienti anziani più fragili, una struttura in loco a cui accedere, se necessario, una volta dimessi dall’ospedale (Cure Intermedie), per riconquistare quelle autonomie indispensabili per un rientro a domicilio più duraturo possibile”. Per informazioni e richieste è possibile contattare la segreteria di Spazio Argento presso la Comunità delle Giudicarie dal lunedì al venerdì dalle ore 9:00 alle ore 12:00 al numero 0465339570 o all’indirizzo email spazioargento@comu nitadellegiudicarie.it

SPORTELLI DI SEGRETARIATO SOCIALE

Contatto diretto o telefonico con assistente sociale

Cosa sono

l u o g h i d i c o n f r o n t o e s u p p o r t o s u s i t u a z i o n i d i b i s o g n o , d i i n f o r m a z i o n e s u l l e m o d a l i t à d i a c c e s s o a i s e r v i z i , d i s v i l u p p o d i a z i o n i d i v o l o n t a r i a t o e d i r e t e

A chi si rivolgono

tutti i residenti in Comunità della Giudicarie ed in particolare: bambini/e, ragazzi/e, adulti, genitori, persone anziane, persone con disabilità, operatori e volontari

Dove e come

SPORTELLI APERTI

TUTTI I LUNEDÌ ORE 9:00-10:30

Polo 1 Valle del Chiese

Borgo Chiese (Condino), Via Roma, 38

Tel : 0465 621844

Polo 2 Giudicarie Esteriori, Tione e busa

Comano Terme (Ponte Arche), Via Roma, 38 Tel : 0465 621844

Tione di Trento Via Padre Gnesotti 2

Per cittadini 0-64 anni: tel 0465 339526

Per cittadini con più di 65 anni-Spazio Argento: tel 0465 339570

Polo 3 Val Rendena

Spiazzo, Via S Vigilio, 2 Tel : 0465 801990

SPAZIO ARGENTO

Punto Unico di Accesso (PUA) Anziani

Contatto diretto o telefonico CON INFERMIERE E ASSISTENTE SOCIALE

FUNZIONI:

accoglienza e ascolto; informazione sui servizi e sulle modalità di attivazione; orientamento ai cittadini e agli operatori per semplificare l'accesso alla rete dei servizi socio-sanitari; valutazione ed eventuale successiva presa in carico della persona con bisogni socio-sanitari complessi

DESTINATARI:

persone con più di 65 anni fragili e non autosufficienti, familiari, operatori e volontari del territorio

Aperto tutti i martedì ore 14:00-15:30

ACCESSO LIBERO O SU APPUNTAMENTO rivolgendosi a Spazio Argento Giudicarie:

Tel : 0465/339570

Email: spazioargento@comunitadellegiudicarie it

Sede: 3^ piano, Comunità delle Giudicarie

Tione di Trento, Via Padre Gnesotti, 2

PAG . 29 FEBBRAIO 2023
Il Servizio Socio-assistenziale della Comunità delle Giudicarie apre gli “sportelli di segretariato sociale”.

Lo stambecco, l’idea di ripopolare le Dolomiti di Brenta

Nel 1995 il Parco naturale Adamello Brenta ha avviato un progetto di ripopolamento che ha portato oggi ad avere lo sviluppo di una colonia che conta fra i 300 e i 400 esemplari. Al Muse un seminario ha avanzato l’ipotesi di un’ulteriore reintroduzione.

Lo stambecco è un animale-simbolo delle Alpi. Nel 1995 venne iniziato anche nell’Adamello trentino un progetto di reintroduzione di questa specie, che ha portato a tutt’oggi, secondo le stime del Parco Naturale Adamello Brenta, allo sviluppo di una colonia di almeno 3400 esemplari. Il progetto è stato indubbiamente una scommessa vinta, ed ha raggiunto oggi la sua maturità, anche se deve essere attentamente monitorato e, se necessario, aggiornato. L’altra ipotesi che si sta affacciando è quella di reintrodurre lo stambecco anche sul massiccio delle Dolomiti di Brenta. Una sfida e un’opportunità, sul piano scientifico, naturalistico e anche turistico, considerato il fascino che questo animale esercita sull’uomo. Dell’idea si è discusso in un seminario organizzato dal Pnab al Muse di Trento, alla presenza di tecnici ed esperti e dei rappresentanti del Parco dello Stelvio-Trentino e di Paneveggio-Pale di San Martino, nonché di LAV, UNZCA, federparchi, Safari Club e del servizio faunistico della Provincia. I lavori si sono aperti con il benvenuto del presidente del Pnab Walter Ferrazza, che ha anche portato i saluti dell’assessore provinciale all’agricoltura, foreste, caccia e pesca Giulia Zanotelli. A seguire le relazioni riguardanti lo “stato dell’arte”, in Trentino e sulle Alpi, relativamente a questa specie d’alta quota dalla storia travagliata, oggi fortunatamente fuoriuscita dal pericolo di estinzione, e che deve fronteggiare semmai altri problemi, da quello della bassa variabilità genetica agli effetti del cambiamento climatico. Le ipotesi relative alla reintroduzione della specie

nel comprensorio delle Dolomiti di Brenta sono state discusse nel corso di una successiva tavola rotonda. Positivo il giudizio espresso da tutti gli intervenuti, che hanno anche rilanciato, proponendo di prendere in considerazione un approccio non solo limitato al Brenta ma di respiro provinciale, incrociando risorse, esigenze ed esperienze.

La specie Lo stambecco (Capra ibex ibex) vive nelle praterie d’alta quota e sulle pareti rocciose. É un animale caratterizzato da grandi corna cave e permanenti, che ha sempre esercitato un grande fascino sull’uomo, basti pensare a quante volte è stato riprodotto in stemmi, marchi, pubblicità. Questo purtroppo sulle alpi italiane lo ha portato al rischio di estinzione, alla fine del XIX secolo, a causa della caccia indiscriminata.

La sua sopravvivenza è stata garantita solo grazie all’istituzione del Parco Nazionale del Gran Para-

diso nel 1922, in un’area che già dal 1836 era stata dichiarata riserva di caccia reale. In questo modo precludendo la caccia indiscriminata sul suo territorio (il che aveva portato il numero di esemplari da un centinaio a 3-4000 già alla fine del diciannovesimo secolo). In questo che è il più antico Parco nazionale italiano, esteso fra la Valle d’Aosta e il Piemonte, già riserva reale di caccia di Casa Savoia, vivono oggi circa 2700 stambecchi. In tutto l’arco alpino oggi gli stambecchi sono 52.000 circa. Anche in Italia la situazione è positiva, grazie ai 36 progetti di reintroduzione sviluppati nel corso del tempo. La storia della tutela dello stambecco è dunque, allo stato attuale, una storia di successo. Ma non ci si deve fermare qui. Soprattutto se, come sul massiccio del Brenta, vi sono tutte le condizioni ambientali per favorirne la reintroduzione, ripristinando quindi anche in quest’area una presenza che si è persa.

Nel corso del seminario si è parlato innanzitutto di come lo stambecco ha ripreso a convivere con l’uomo - con l’intervento di Luca Pedrotti, referente del settore ricerca scientifica del Parco Nazionale dello Stelvio e grande esperto della materia.

Nel Parco Naturale Adamello Brenta

Della vicenda, più recente, che ha riguardato il Parco Naturale Adamello

Brenta ha parlato in particolare Andrea Mustoni, referente della ricerca scientifica del Parco Naturale Adamello Brenta. Il tutto era partito negli anni ‘80 con il progetto di reintroduzione dello stambecco sulle alpi lombarde coordinato dal professor Guido Tosi, uno dei più importanti in termini numerici, che comportò il rilascio di circa una novantina di esemplari, un particolare sulle Alpi Orobie. Successivamente l’attività si spostò sul versante lombardo dell’Adamello, dove si sarebbero dovuti rilascia-

re 30 esemplari. Nel frattempo però il Piano faunistico del Parco Naturale Adamello Brenta, redatto dal professor Wolfgang Schröder e approvato dalla Giunta esecutiva a fine 1995, aveva a sua volta previsto la reintroduzione della specie sul versante trentino dell’Adamello.

Consultato Tosi, dieci esemplari originariamente destinati alla Lombardia vennero quindi rilasciati in Trentino, in valle di San Valentino. Altri 13 sono stati rilasciati nel biennio 2016-2017. Nel 1918-19 sono stati rilasciati rispettivamente 16 e 4 capi in val Genova. In totale sono stati rilasciati 43 capi, 21 femmine e 22 maschi. Il progetto è terminato nel 2000. Nel 2006 sono stati rilasciati anche alcuni capi provenienti dalla Svizzera, in un’operazione di restocking (ripopolamento ma anche miglioramento genetico).

Oggi, a distanza di quasi 30 anni dal suo inizio, l’evidenza è che il progetto ha avuto successo, ed è entrato nella sua fase. La popolazione di stambecchi va comunque attentamente monitorata. Interventi possono essere ancora realizzati in particolare sul versante del miglioramento genetico.

Uno studio per le Dolomiti di Brenta

Anche nel comprensorio delle Pale di San martino un’analoga esperienza, pur se complicata nel periodo 2007-2009 da un’epidemia di rogna sarcoptica, ha portato a risultati positivi. Si stima che in quest’area oggi vivano almeno un centinaio di stambecchi.

Ma l’ipotesi più importante allo studio, illustrata dal presidente Walter Ferrazza e poi oggetto di una tavola rotonda allargata a numerosi soggetti – e che

andrà successivamente discussa con tutti gli attori territoriali interessati — è quella di avviare uno studio preliminare che potrebbe portare alla reintroduzione dello stambecco anche sulle Dolomiti di Brenta.

Vediamo in sintesi alcune delle principali ragioni a favore di questa ipotesi di lavoro.

Innanzitutto, l’ambiente del Brenta è idoneo alla presenza degli ungulati, e in particolare dello stambecco, animale che popola le alte quote.

In secondo luogo, lo stambecco è un animale tendenzialmente stanziale, che si sposta con difficoltà da un comprensorio all’altro. E’ molto difficile quindi che possa diffondersi spontaneamente sul Brenta provenendo dal massiccio dell’Adamello, anche perché l’anello di congiunzione fra i due territori, rappresentato dall’area di Campiglio e di Campo Carlo Magno, è molto densamente popolato, oltre a collocarsi a quote più basse rispetto, ad esempio, alla zona del Tonale (che è a sua volta un anello di congiunzione fra il Parco Adamello Brenta e lo Stelvio)

La presenza dello stambecco sulle Dolomiti di Brenta potrebbe avere inoltre un impatto positivo anche sotto il profilo culturale e turistico. Lo stambecco è uno degli animali che più simboleggiano l’ambiente alpino, un animale la cui memoria è tutt’oggi molto viva. Molte le sollecitazioni emerse, non solo di carattere tecnico. Fra i temi toccati, la necessità di coniugare approccio scientifico ed etico, anche in progetti che tendono a conservare una specie vivente e a incrementare la biodiversità.

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Frigoemoteche intelligenti, anche Tione nel progetto di telemedicina

Tione, assieme a Trento, Rovereto, Arco, Cavalese, Cles e Borgo, fa parte della rete di ospedali dotati di frigoemoteca, collegati dalla telemedicina per formare una “banca del sangue” interconnessa e diffusa sul territorio provinciale.

Le frigoemoteche sono degli speciali frigoriferi che permettono di conservare e, attraverso un software, assegnare il sangue in base al preciso gruppo sanguigno richiesto, in piena sicurezza e senza possibilità di errore, rivoluzionando così l’organizzazione dell’intero sistema trasfusionale. E grazie ad essi ciascun ospedale gestisce una propria riserva evitando così che il materiale ematico venga trasferito da un centro all’altro con un

Un potenziamento dei servizi della rete ospedaliera voluto dalla Giunta provinciale, che ha perseguito una politica di investimenti mirati sul territorio e sui centri periferici: «Il progetto è la realizzazione di un ospedale policentrico e diffuso – sottolinea l’assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia Stefania Segnana – in vista di una sanità integrata e complementare. Grazie al potenziamento di Tione si persegue infatti un duplice obiettivo: da una parte avvicinare strutture e servizi ai cittadini, dall’altra ampliare l’offerta complessiva delle prestazioni mediche per l’intera popolazione della provincia, in modo da ottenere servizi più rapidi e cure più tempestive per una maggiore soddisfazione dei pazienti». Il concetto è semplice. Potenziando l’ospedale di Tione, non si fa un favore ai soli abitanti delle Giudicarie, ma a tutti i cittadini del territorio provinciale, che nell’offerta dei servizi hanno ora una possibilità di scelta in più per ottenere cure in modo più rapido e alle stesse condizioni: poiché se un paziente decide di farsi operare a Trento o Tione o Borgo, nella sostanza non cambia nulla. Dal momento che le prestazioni mediche sono le stesse.

«L’ampliamento dell’offerta di prestazioni chirurgiche all’ospedale di

evidente guadagno in termini di tempi e di sicurezza. Prima che gli ospedali di valle fossero dotati di questi speciali frigoriferi, la procedura prevedeva che il sangue del paziente venisse inviato alla struttura trasfusionale per le indagini di gruppo sanguigno e compatibilità preliminari all’assegnazione delle unità da trasfondere. Una volta concluse le indagini da parte dell’Unità operativa multizonale di immunoematologia e trasfusionale di Trento, il

sangue veniva spedito all’ospedale richiedente viaggiando su strada. Con inevitabile dispendio di tempo e di risorse. Ma ora che il sangue è già presente in loco, una volta assegnato in remoto da Trento, per eseguire la trasfusione è sufficiente che l’operatore comunichi alla frigoemoteca, attraverso il codice a barre che racchiude i dati del paziente, la richiesta di sangue, perché questo lo eroghi senza possibilità di errore in tutta sicurezza. Un progetto sicuramente oneroso ma che, oltre agli innegabili benefici per i pazienti, rende l’organizzazione del sistema trasfusionale più funzionale più veloce ed efficiente, con una notevole riduzione dei costi di gestione. La spesa finora affrontata è stata di circa 450mila euro, in gran parte coperta però dalle donazioni delle associazioni di volontaria-

to Ail Trentino, Advsp e Avis del Trentino che hanno contribuito con oltre a 370mila euro. Un aspetto sul quale lo stesso assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia Stefania Segnana si era soffermata nel corso della presentazione del progetto il mese scorso a Cles, facendo riferimento a un duplice atto di generosità: da parte delle associazioni di volontariato, con l’importante contributo alle spese, e da parte dei donatori di sangue, mossi esclusivamente da puro spirito di solidarietà. «È un progetto in cui il cuore ha una parte importante – afferma Segnana – non solo perché le frigoemoteca sono donazioni di Ail, Adsvp e Avis, ma anche per il generoso apporto delle migliaia di donatori del sangue in Trentino, che agiscono solo per generosità senza

chiedere nulla in cambio, per non parlare del contributo di medici, infermieri e di tutto il personale che quotidianamente operano in prima linea per offrire cure e servizi a pazienti e cittadini». Un concetto fatto proprio anche da Antonio Ferro, direttore generale dell’azienda sanitaria: «La tecnologia messa a disposizione dell’organizzazione dell’azienda sanitaria è una risposta fondamentale per garantire prestazioni e servizi all’avanguardia ma vorrei sottolineare che accanto all’impegno di Apss vi è la fondamentale disponibilità delle persone a donare il sangue, senza la quale questa risorsa, indispensabile per curare numerose patologie non sarebbe reperibile e per questo voglio qui ringraziare tutti coloro che compiono questo gesto di grande generosità».

Chirurgia urologica, interventi anche a Tione

Da fine gennaio anche l’ospedale di Tione esegue interventi di chirurgia urologica. Per gli abitanti delle Giudicarie e delle Valli limitrofe significa che per curare le più comuni patologie non devono più spostarsi in uno degli ospedali del fondovalle, ma che possono sbrigare tutte le pratiche, operazione e visite di controllo pre e post operatorie comprese, nell’ospedale locale. Un servizio “a domicilio” ma allo stesso tempo un tassello che va ad arricchire la rete dei servizi del sistema sanitario provinciale rivolti all’intera cittadinanza.

Tione rientra nel più generale piano di indirizzo per potenziare questa realtà ospedaliera espresso dalla Giunta provinciale e risponde anche a obiettivi di valorizzazione delle competenze profes-

sionali e di collaborazione tra professionisti delle varie unità operative oltre a offrire servizi di prossimità per la popolazione del territorio», spiega al riguardo Antonio Ferro, direttore generale del-

l’Azienda provinciale per i servizi sanitari.

«Stessi servizi agli stessi standard di qualità anche nell’ospedale più vicino a casa. Da gennaio è quello che avviene anche a Tione, dove sono eseguiti gli interventi di chirurgia urologica sia per la patologia oncologica che benigna, che non necessitano di terapia intensiva», precisa Gabriela Clementi direttrice dell’Unità operativa di Anestesia dell’Ospedale di Tione. Fanno eccezione quelle prestazioni che richiedono l’impiego di particolari strumentazioni come ad esempio gli interventi di chirurgia maggiore urologica robotica, per i quali è ancora necessario recarsi negli ospedali di Trento. E che la filosofia della multizonalità funzioni lo dimostra il sensibile aumento dell’attività dell’unità di urologia nel 2022 in rapporto all’anno precedente, sia chirurgica sia ambulatoriale. «Per quanto riguarda i dati di attività riferiti al 2022 da un confronto con l’anno precedente – afferma Tommaso Cai direttore

facente funzioni dell’unità operativa multizonale di urologia – l’aumento dell’attività di chirurgia urologica rivela una tendenza che riguarda un po’ tutte le sedi: all’ospedale Santa Chiara gli interventi sono passati dai 1.130 del 2021 ai 1.293 del 2022, a Villa Igea da 706 a 713, a Rovereto, da 414 a 673. Questo aumento ha interessato sia interventi di chirurgia maggiore oncologici che interventi per la patologia benigna, determinando un trend in diminuzioni per le liste d’attesa».

«Nel 2022 è stato eseguito anche il più alto numero di interventi chirurgici urologici con l’utilizzo robot – afferma Lorenzo Luciani responsabile della struttura semplice dipartimentale di chirurgia robotica – l’attività è passata da 164 operazioni nel 2021 a 176 dello scorso anno, attività che paragonata ai volumi di pre-pandemia, che si attestavano su 156 operazioni all’anno, dimostra che non solo vi è stato un recupero sulle liste ma si è anche aumentata l’attività con un

beneficio sulla mobilità extraprovinciale». Un altro dato significativo che si aggiunge a quelli già citati riguarda l’aumento delle cistectomie radicali passate dalle 13 del 2021 alle 25 eseguite nel 2022, incremento che ha permesso all’unità di oltrepassare la soglia di attività prevista da Agenas. In crescita anche la curva dell’attività ambulatoriale, passata da 8.466 a 9.098 a Trento e da 3.528 a 3.792 a Rovereto.

«Credo che la cosa più importante sia stata cercare di creare il gruppo e formare uno spirito di squadra; c’è sicuramente ancora molto da fare sia a livello puramente organizzativo sia di rapporti e relazioni – conclude Caima grazie al supporto di tutti i colleghi, del personale infermieristico, dei colleghi degli altri reparti e servizi, come ad esempio anestesia e rianimazione e chirurgia, possiamo portare un contributo alla nostra unità operativa e lavorare in linea con la mission di Apss».

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Azienda Sanitaria

È vero che a Pelugo mancava da qualche periodo, ma non per questo motivo si poteva rinunciare a formarne una nuova. Dopo quasi cinque anni dunque, riecco la Pro loco. Il sodalizio aveva rallentato il passo nel 2018, ultimo anno in cui era stato organizzato qualche evento, fino a cessare definitivamente la propria attività, a seguito anche del non riconfermato impegno dei membri del consiglio direttivo uscente nel luglio del 2019. Una volta calato il sipario non si erano più palesate iniziative analoghe, sino ad un mese fa. Si è costituito infatti un gruppo di giovani volenterosi, deciso a rifondare l’ente con lo scopo di riportare alla luce le tradizioni locali, animando il territorio e la vita di comunità con attività culturali, turistiche e di intrattenimento, da tempo svanite. «Grazie al passaparola- spiega il neopresidente Jordan Campidelli - ci siamo riuniti condividendo lo stesso pensiero: il nostro paese aveva bisogno di essere vivacizzato. Abbiamo così coinvolto i nostri compaesani tramite la diffusione di un volantino dandoci appuntamento al 3 gennaio per l’assemblea costitutiva.». La risposta è stata più che positiva con una cinquantina di perso-

Rinasce la Pro loco di Pelugo

di Matilde Armani

Dopo un quinquennio un gruppo di giovani torna a dare vita all’associazione della Rendena

ne presenti nella sala del municipio a supportare questa nuova nascita. «Per la nostra amministrazione Comunale- racconta l’assessore di Pelugo con delega alle associazioni Luca Campidelli - l’iniziativa di questo gruppo di ragazzi significa molto: non è scontato nel 2023 avere dei giovani che si attivano per rifondare una Pro loco. Il nostro Comune necessitava di questo ente. Abbiamo fin da subito affiancato i nuovi componenti, metteremo a disposizione dell’organizzazione una sede nella struttura municipale e la supporteremo in avvio a livello economico.». Ora si riparte con un direttivo fresco di nomina che rimarrà in cattedra per il

prossimo triennio (20232026). Come capofila ci sarà appunto Jordan Campidelli, affiancato dalla vice-presidente Martina Zanon. Alle sempre più gravose pratiche burocratiche ci penserà la neo segretaria Claudia Brunelli. Infine, Enrico Moresi, Michele Pollini, Gisella Ferrari, Michela Sperandio e Serena Arman completeranno il consiglio direttivo. «È ancora presto per parlare di programmi ed eventi futuri- continua dal vertice Jordan- Stiamo finendo di sistemare tutte le pratiche necessarie per la fondazione dell’associazione. Puntiamo a mantenere i tradizionali appuntamenti del nostro paese quali la Sagra dell’Angelo e Le Masere, senza rinun-

ciare però a proposte innovative.». Il secondo tempo della Pro loco di Pelugo comincia dunque, con questa nuova squadra che, nonostante l’età media dei componenti, ha la giusta determinazione per gestire una macchina complessa come quella della Pro loco. «È doveroso ringraziare- puntualizza l’assessore Campidelli- quanti si sono spesi per appoggiare questa proposta. Il direttore Ivo Povinelli, il vicepre-

sidente Fabio Chiodega, Tommaso Beltrami e tutta la Federazione Trentina delle Pro Loco che hanno seguito l’impostazione del lavoro burocratico e che hanno confermato il loro sostegno nel fiancheggiare il direttivo in questa avventura. Sandro Ducoli e Roberta Massone quali rappresentanti del Consorzio delle Pro Loco della Val Rendena per la disponibilità e l’aiuto. Infine, un grazie al gruppo allie-

vi dei Vigili del Fuoco e al comandante Giampiero Pollini per aver contribuito alla distribuzione dei volantini che pubblicizzavano l’incontro di inizio gennaio.». Insomma, un avvio di anno con i fiocchi per l’abitato di Pelugo ed i suoi cittadini. «L’augurio che voglio fare al direttivo eletto - ha concluso Luca Campidelli - è quello di divertirsi in questa nuova esperienza».

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A Bolbeno i cacciatori sugli sci

Domenica 22 gennaio il centro sci di Borgo Lares ha ospitato la quinta edizione del trofeo cacciatori e ha permesso a tante persone provenienti dalle Giudicarie, e da fuori, di partecipare a una giornata di convivialità e allegria organizzata dalla Pro loco di Bolbeno, dall’Associazione cacciatori trentini e dallo Sci club di Borgo Lares. La seconda gara promozionale della stagione, preceduta dal trofeo Volksbank tenutosi venerdì 20, è da collocarsi all’interno di un ampio calendario di eventi per le settimane a seguire.

Hanno preso parte alla competizione sciistica centoventiquattro tra cacciatori e cacciatrici, divisi in quattro categorie, in rappresentanza della sezione locale di appartenenza.

Gli amplificatori hanno diffuso musica già dalla mattina e le persone si sono radunate attorno al chiosco gestito dall’Associazione nazionale alpini per consumare cibi e bevande. Tutto intorno è stato un susseguirsi di saluti, chiacchiere, incontri e un apparire di cappelli tradizionali ed elementi folkloristici.

Il vivace e simpatico speaker Giuseppe (Pino) Stefenelli ha accompagnato gli spettatori a partire dalla discesa della prima atleta in lizza per il trofeo: un’orsa... sì, avete letto bene. Pelliccia marrone e orecchie tonde, inforcati gli sci e impugnate le racchette, ha concluso la sua performance con un ottimo tempo. Da quel momento è stato un rapido susseguirsi di tutti gli sportivi al ritmo delle esilaranti battute di Pino il commentatore. Verso il concludersi della gara si è iniziato a sentire profumo di lesso e polenta proveniente dal gazebo degli alpini.

La premiazione si è svolta lo stesso pomeriggio dopo il saluto delle autorità alla presenza del

sindaco di Borgo Lares Giorgio Marchetti che ha espresso l’onore di poter ospitare l’evento; del direttore dell’Associazione cacciatori trentini Ruggero Giovannini in sostituzione del presidente Stefano Ravelli; dell’assessore provinciale per lo

premi sono stati assegnati al cacciatore più anziano, Sergio Artini classe 1944 e alla sezione con più iscritti, quella di Roncone-Lardaro.

Infine un’estrazione a sorte dei numeri delle pettorine indossate dagli atleti per consegnare ai fortunati partecipanti diciassette premi tra vestiario, borse, permessi di caccia, buoni spesa e buoni soggiorno in strutture ricettive del territorio.

Arrivati alla conclusione di un evento che ha lasciato un senso di soddisfazione sarebbe stato difficile non commentare positivamente una giornata densa di avvenimenti e caratterizzata da un’ot-

sport e il turismo Roberto Failoni che ha rassicurato sull’imminente conclusione dei lavori di completamento della parte alta della pista con l’augurio di una buona stagione di caccia 2023 e della consigliera provinciale e cacciatrice Vanessa Masè che ha sottolineato l’importanza di tenere alto l’orgoglio venatorio.

Per la categoria “lady” si è imposta Sabrina Malacarne di Fiavé. Da segnalare in questa categoria il piazzamento al sesto posto dell’orsa Maria Elena Rizzonelli.

Nella categoria “pionieri maschile” ha fatto registrare il miglior tempo Michele Nicolussi di Molveno. Si è aggiudicato il primo posto nella categoria “senior maschile”

Ivan Artini di Zuclo.

Infine nella categoria “giovani maschile” si è portato a casa la vittoria, con il miglior tempo della giornata, Thomas Bonelli di Pozza di Fassa. Altri

tima organizzazione in cui a prevalere è stato il valore della partecipazione. Per le gare a venire, visti i precedenti, si può scommettere che saranno occasioni positive sia per le persone che per Bolbenolandia. Appuntamento da non perdere: la gara di fine corso prevista per domenica 12 febbraio che vedrà partecipare ben 850 bambini.

Ha fatto notare il presidente dello Sci club Marco Perottino che la gara non ha impedito il normale svolgersi delle attività convenzionali come corsi, allenamenti, sci libero, bob e slittino e che quindi la versatilità di questa piccola pista da discesa ha testimoniato ancora una volta la straordinaria unicità della struttura. Ha fatto inoltre sapere il presidente della Pro loco di Bolbeno Roberto Marchetti che la stagione è partita con importanti presenze e che, meteo permettendo, sussistono tutte le condizioni per registrare alla fine dell’inverno un’affluenza da record. Il vertice dell’associazione di promozione territoriale ha continuato chiarendo che l’aspetto della lunga attesa per salire sull’impianto nelle ore di punta sarà presto superato con la futura seggiovia quadriposto.

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Attualità
Premi sono stati assegnati anche al cacciatore più anziano, Sergio Artini classe 1944, e alla sezione con più iscritti, quella di Roncone-Lardaro. di Samuel Zenaro

L’Alta Giudicarie trionfa in Coppa Italia

Dopo un percorso trionfale di 12 partite vinte e una pareggiata, le super ragazze di Montagni hanno sconfitto il Pineta per 5-1. Solo un brivido per l’iniziale svantaggio, ma è durato solo 8 secondi.

Domenica 15 gennaio a Lavis, si è svolto il «Futsal Day», pomeriggio che ha visto sfidarsi sul parquet della palestra le squadre finaliste della Coppa Provincia di C2 maschile e delle Coppe Italia Regionali del campionato femminile di C e maschile di C1, con annessa per queste due anche l’accesso alle fasi nazionali. Tra i vari team era presente anche l’Alta Giudicarie femminile. La squadra giudicariese, nata da un progetto ambizioso di sette anni fa, è giunta alla finale dopo 13 partite, tutte vinte ed una pareggiata (110 reti fatte, solo 22 gol subiti). Con due vittorie su due anche nelle semifinali contro il Cus Trento e con bomber Martina Brunello che ha spiccato come capocannoniera di Coppa. Nel torneo domenicale l’Alta ha sfidato le avversarie del Pineta, imponendosi con il risultato di 5 a 1 ed alzando così al cielo la Coppa Italia Femminile

di Calcio a 5. Dopo l’iniziale vantaggio altoatesino al terzo minuto, capitan Ghezzi e compagne hanno risposto immediatamente, ribaltando il risultato. Passano, infatti, solo otto secondi quand’ecco che la situazione si riporta sulla parità: Brunello serve, in volata sulla sinistra, Pellizzari che insacca con decisione alle spalle di Brida. Neanche il tempo di riorganizzarsi che un minuto dopo le ragazze dell’Alta sorpassano il Pineta ancora con l’abbinata precedente, questa volta a ruoli invertiti: l’idea è di Pellizzari, la firma di Brunello. Le giocatrici grigiorosse ci prendono gusto e poco dopo arrotondano il risultato con la fantasista Brunello che al 9’ gira in rete al volo il suggerimento di Delaidotti: è 3 a

1. Nel finale di tempo, la compagine di mister Marco Montagni lambisce due pali con Zambotti e Brunello. Anche la ripresa si apre con un legno colpito

da Corradi. Poi Brunello salva in extremis una conclusione dalla destra di Graf su azione nata da una punizione battuta da Ianeselli. Pellizzari urta la traversa mentre in porta Franceschetti fa bene la guardia su Zaninelli, negando il possibile riavvicinamento delle altoatesine. Una deviazione sottomisura di Pellizzari ed una conclusione di forza di Brunello chiudono il conto per l’Alta Giudicarie che bissa così il successo dello scorso anno. Le venti giocatrici, tra i 14 e i 29 anni, cominciano la stagione come l’avevano finita: con un trofeo. Per il team di Montagni la fase nazionale inizierà col Real Grisignano, vincitore della coppa nel Veneto. Ora è la volta del campionato, in cui rimangono tra le favorite, con l’auspicio di poter continuare ad occupare anche quest’anno i vertici della classifica.

La rosa: Debora Ghezzi (1994), Eleonora Pellizzari (1994), Martina Brunello (1997), Anna Franceschetti (1998), Martina Massetti (1999), Greta Corradi (1999), Anna Zambotti (2002), Annalisa Bertolini (2004), Elisa Chistè (2005), Serena Dellaidotti (2005), Veronica Nicolini (2006), Arianna Togni (2006), Linda Bugna (2007), Chantal Beltramolli (2007), Rania Ben Chammem (2007), Sofia Cerana (2007), Sara Salvaterra (2007), Sofia Anselmo (2007), Carlotta Lina Armani (2008), Samira Valenti (2008). Staff tecnico: Marco Montagni

(allenatore), Stefano Mussi (preparatore atletico), Debora Rambaldini (pre-

accompagnatori).

AVVISO

Vendita mediante trattativa diretta di alcuni posti auto e di una cantina, contraddistinti rispettivamente dalle pp.mm. 145 (posto auto di mq. 33 e cantina di mq. 46) della p.ed. 13 in C.C. Ragoli II, situati nella Frazione Palù di Madonna di Campiglio, in via Spinale n. 6. Si porta a conoscenza che l'Amministrazione comunale ha stabilito di procedere alla vendita di un posto auto e di una cantina di proprietà comunale, contraddistinti rispettivamente dalle pp.mm. 145 della p.ed. 13 in C.C. Ragoli II^ p., situati nella frazione Palù di Madonna di Campiglio, in via Spinale n. 6, all’interno del garage del condominio “La Silvana”

In data 16 luglio 2019 e successivamente in data 19.03.2021, a seguito della mancata presentazione di offerte del primo avviso, sono stati pubblicati due bandi per l'effettuazione degli esperimenti di asta pubblica finalizzati all'alienazione dei beni suddetti.

In considerazione del fatto che anche il secondo esperimento d'asta è risultato deserto, il Comune intende ora procedere all’alienazione dei beni sopra citati mediante trattativa diretta, ai sensi dell’articolo 35, comma 2, lettera a), della della L.P. 19.07.1990 n. 23, ferme restando le condizioni contrattuali già stabilite.

L’offerta dovrà essere presentata in misura almeno pari o in aumento rispetto al prezzo determinato con perizia di stima dd. 30.01.2017, come segue:

p.ed. 13 p.m. 145 (posto auto) di mq. 33: €/mq 1.710,00 per complessivi € 56.430,00 (cinquantaseimilaquattrocentotrenta/00 euro);

p.ed. 13 p.m. 145 (cantina) di mq. 46: €/mq 405,00 per complessivi € 18.630,00 (diciottomilaseicentotrenta/00 euro);

Come precisato nell’atto di indirizzo, approvato con delibera giuntale n. 29 dd. 16.03.2021, dichiarata immediatamente eseguibile, il posto auto e la cantina identificati dalla porzione materiale n. 145 devono essere venduti unitariamente

Chiunque fosse interessato all'acquisto degli immobili potrà rivolg ersi alla Segreteria comunale per informazioni ed eventualmente concordare la stipula del contratto preliminare ed i termini per l'acquisto entro e non oltre: le ore 12.00 del giorno lunedì 20.02.2023

Si ricorda che, a garanzia della serietà dell’offerta e della stipulazione del contratto di compravendita, dovrà essere costituito un deposito cauzionale nei seguenti importi (pari al 2% del prezzo a base d’asta): per le pp.mm. 145: € 1.501.2 (millecinquecentouno virgola due euro);

Presso la segreteria comunale è diponibile la documentazione seguente:

 Relazione tecnico descrittiva della p.m. 145;

 certificato di destinazione urbanistica;

Il Sindaco

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paratrice portieri), Alberto Milanesi (dirigente ufficiale), Giampaolo Masset- ti e Maurizio Zambotti (dirigenti
Servizio Segreteria Via Roma, 4/A, fraz. Ragoli 38095 TRE VILLE - TN tel 0465/321133 fax 0465/324457 info@comunetreville.tn.it segretario@comunetreville.tn.it comune@pec.comunetreville.tn.it COMUNE DI TRE VILLE Numero di protocollo associato al documento come metadato (D.P.C.M. 03.12.2003, art. 20). Verificare l’oggetto della PEC o files allegati alla medesima. Data di registrazione inclusa nella segnatura di protocollo.

Territorio

Al via le assemblee de La Cassa Rurale

La Cassa rurale torna a convocare le Assemblee in presenza. Si parte a febbraio con le Assemblee Territoriali, una per ogni territorio in cui è suddivisa La Cassa Rurale.

Il 22 febbraio a Sabbio Chiese per i soci del territorio Vallesabbia, il 23 febbraio a Tione presso l’Auditorioum dell’Istituto Guetti per i Soci del territorio della Busa di Tione, si prosegue il 24 febbraio al polivalente di Darzo per i Soci del territorio Chiese – Bagolino, il 27 febbraio al Palacongressi di Andalo per i Soci del territorio Giu-

dicarie Esteriori e Paganella per poi concludere l’1 marzo a Pinzolo al Paladolomiti con la territoriale riservata ai soci della Val Rendena. Durante le Assemblee Territoriali saranno presentati alcuni dati sull’andamento de la Cassa Rurale nel 2022, oltre ad un focus sugli scenari macro economici e sull’andamento dell’economia locale. Inoltre, poiché quest’anno ai sensi di Statuto è previsto il rinnovo totale delle Cariche Sociali, nelle Assemblee Territoriali si terranno le “primarie” per individuare i candidati

espressione dei singoli territori della Cassa.

I soci saranno infatti chiamati ad esprimere una preferenza tra i candidati a Consigliere di Amministrazione del proprio territorio ed una preferenza tra i candidati a Presidente del Consiglio di Amministrazione.

Il nominativo del candidato alla carica di Amministratore ed alla Carica di Presidente del Cda che avrà ottenuto il maggior numero di preferenze in Assemblea Territoriale sarà inserito nella prima sezione della Scheda di

votazione della prossima Assemblea nella sezione “Candidati individuati dalle assemblee territoriali”. I nominativi degli altri candidati che avranno ottenuto un minor numero di preferenze saranno inseriti nella seconda sezione “Altri Candidati”.

Nelle Assemblee Territoriali si presenteranno anche i candidati alla carica di Sindaco. Si precisa che, essendo il Collegio Sindacale organo di controllo senza vincolo territoriale, i candidati non saranno oggetto di espressione

di preferenza da parte dei Soci. La votazione del Collegio Sindacale avverrà esclusivamente in Assemblea Generale. I nominativi dei Soci che hanno inoltrato la propria candidatura alla carica di Amministratore, Presidente del Cda e Sindaco sono disponibili sul sito www.lacassarurale.it nella sezione Assemblee 2023.

Oltre alla presentazione dei candidati agli organi sociali, nell’assemblea territoriale si dovrà procedere all’indicazione di 3 membri del Gruppo Operativo Locale di ogni Territorio, pertanto i soci

in Assemblea saranno chiamati ad indicare 3 nominativi. Sul sito www.lacassarurale. it sezione CHI SIAMO – GRUPPI OPERATIVI LOCALI sono pubblicate modulistica e regole per la candidatura.

La prossima Assemblea Generale dei Soci sarà chiamata all’approvazione del Bilancio e al rinnovo del Consiglio di Amministrazione che sarà composto da 9 componenti (8 consiglieri e 1 Presidente) e del Collegio Sindacale composto da 3 sindaci effettivi e 2 supplenti.

DOMANDA SEMPLIFICATA

250

per enti ed associazioni poco strutturati, con un’attività saltuaria e occasionale

DOMANDA ORDINARIA

per enti ed associazioni con una attività strutturata, regolare e continuativa

€ 350.000

TERMINE PRESENTAZIONE

3

PAG . 35 FEBBRAIO 2023
BANDO E DOMANDE SONO DISPONIBILI SUL SITO WWW.LACASSARURALE.IT
RISORSE DISPONIBILI PER IL SOSTEGNO DELL’ATTIVITÀ ORDINARIA DI ASSOCIAZIONI ED ENTI SENZA SCOPO DI LUCRO DEL NOSTRO TERRITORIO
ATTIVITÀ+
DOMANDE:
MARZO 2023

Turismo, ancora troppe le Apt

Se, come diceva il poeta tedesco Heinrich Heine a metà Ottocento, “sono le idee a determinare i fatti”, credo ci sia da stare poco allegri guardando a quel che accade nel nostro turismo: l’ultima idea – d’una serie poco fortunata, come fra poco vedremo – è quella del neonato Consorzio delle Apt, nuova realtà-sovrastruttura (figlia della riforma del 2019) che fa pensare più alle elezioni amministrative del 2023 che ad efficienza e funzionalità. Dire che si sia smarrita la retta via è eufemistico: e pare legittimo chiedersi – ancora una volta – se l’organizzazione e l’offerta di ospitalità del Trentino siano modulate/calibrate rispetto alle istanze ampiamente globali della domanda: o, piuttosto, se esse non risultino frammentate/polverizzate semplicemente in ossequio alle conosciute logiche territoriali campanilistiche. Per ragionare, facciamo prima un po’ di memoria storica guardando all’evoluzione del nostro turismo.

Esauritasi quella spinta propulsiva durata dalla fine del 1980 agli inizi del 2000, risulta difficile negare una fase involutiva: nella quale il turismo trentino – pur costantemente sorretto da numeri positivi in termini di arrivi e presenze – è caduto/arretrato progressivamente in una condizione di statica “normalità”.

La “Casa del Turismo trentino” – evocando in quest’espressione la filiera dell’accoglienza – è stata sottoposta in questi ultimi vent’anni ad una infinita serie di stress, senza tuttavia giungere a soluzioni e rimedi validi. Molteplici stress, iniziando dalla “privatizzazione teorica” sancita dalla cattiva legge 8/2002, con la quale ad un’efficiente ed economicamente sostenibile (nel senso produttivo e soprattutto dei costi)

Azienda per la Promozione Turistica del Trentino, l’allora governatore Lorenzo Dellai volle caparbiamente imporre il modello della Spa. Società che, prospettata come strumento di nuova efficienza, modernità ed economicità, già dal momento del suo esordio nel 2003 rimase per ben

4 anni, fino al 2007, praticamente “ingessata” da un clima di contrapposizione/incomprensione strutturale interna (ben 3 Cda cambiati, un presidente DG e due Direttori d’area). Alla fine del 2012 in attuazione d’un processo di riordino delle Società partecipate della Provincia imposto dalla spending review, la Spa (che nel frattempo non aveva perso l’occasione per cambiare nome da Trentino Spa in Trentino Marketing) viene inglobata in Trentino Sviluppo e chiamata Divisione turismo. Quindi l’ennesimo/ulteriore cambiamento di nome in Trentino Turismo Sviluppo. Intanto le Apt territoriali nel 2005 avevano “obtorto collo” vestito l’abito “privato” (contemplato dalla cattiva legge 8/2002) “capitanate” dai Comuni, come indicato dalla stessa (cattiva) legge: in realtà, fin dal loro avvio le Apt (cosiddette “privatizzate”) sono state Enti partecipati dai Comuni ed a tutt’oggi stanno in piedi soprattutto grazie al finanziamento della Provincia, con bilanci mediamente sostenuto da risorse pubbliche nell’ordine d’un 60-65% del totale. Questi organismi giuridicamente diversi fra loro (Spa, cooperative, srl, Consorzi ecc.) ed anche per questo scarsamente “dialoganti” quando non apertamente concorrenziali in molti casi si sono progressivamente trasformati in centri delocalizzati del potere centrale o sedi di

quello esercitato in loco dai potentati economici e politici: con presidenze, dirigenze, decine di posti nei pletorici Cda da gestire con totale discrezionalità. Il budget annuo di Trentino Spa, poi Trentino Marketing infine Divisione turismo di Trentino Sviluppo, e abbiamo visto Turismo e Sviluppo Trentino, a partire dallo start up del 2003 è stato mediamente di 24-26 mln di euro l’anno con punte superiori ai 30 mln. Quindi in un ventennio, questa Società di sistema è costata almeno 500/700 milioni di euro; sempre nello stesso periodo, le 14 Apt (che poi diventarono 15, per poi ridursi alle 11 di oggi) sono state anch’esse beneficiate da contributi pubblici nell’ordine dei 35-40 mln di euro. E tranne qualche rara eccezione, gestendo bilanci in termini preponderanti destinati alla copertura

spese correnti. Una diseconomicità – questa innescata dalla (cattiva) LP 8/2002 – che fra l’altro venne fatta oggetto di più richiami da parte della Corte dei Conti. E’ costantemente mancata, insomma, l’anima (pathos) nel portare a terra una oggettiva, reale e completa governance del comparto: alla cui mancanza si è, negli anni, costantemente cercato di supplire favorendo il proliferare di commissioni e tavoli di lavoro, un’infinita sequela di convegni e studi, il ricorso a consulenze, commissioni e focus group, passaggi tutti accomunati da inconsistenza assoluta ed evanescenza in termini di risultati. Mentre i problemi e le questioni di fondo sono ancora tutti lì, nella loro invadenza: e sono gli stessi di vent’anni or sono, che si continua a narrare e che sono però drammaticamente incan-

creniti.

La complessità e “modernità” della domanda, in costante evoluzione, continuano ad imporre una profonda revisione concettuale e organizzativa: perché non ha alcun senso logico la parcellizzazione/polverizzazione del prodotto vacanza del Trentino in molteplici segmenti , ce il mercato globalizzato nemmeno percepisce. La domanda è sempre più è internazionalizzata, i mercati sono “macro”, ”smart” secondo le modalità della rete. E proprio a causa della rete abbiamo a confrontarci con un mercato sterminato che stenta ad identificare perfino lo stesso Trentino come insieme/destinazione e che lo fa esclusivamente per mezzo delle due punte dell’offerta, ovvero le Dolomiti ed il Lago di Garda: il mercato ignora del tutto le “specificità” e le “differenze” declinate insistentemente dalle piccole realtà d’un piccolo Trentino e reclamate (alla pari delle pretese “eccellenze”) per sostenere, in fin dei conti, disegni identitari di stampo localistico. Per mettere al riparo l’attività turistica del Trentino dalle attuali minacce di scenario (interne ed esterne), a mio avviso occorre una urgente, radicale e completa revisione e riprogrammazione dell’intero comparto da attuarsi con una logica “reset”, ispirata alla massima discontinuità con strutture e architetture attuali. Nella ri-progettazione

e ri-programmazione di comparto, il Trentino dev’essere considerato un distretto turistico unico (macro-destinazione), avendo coraggio nel respingere/superare personalismi e campanilismi: un Trentino quindi organizzato (e proposto-venduto) come “continuum” nel quale siano privilegiati i due elementi/componenti fondanti e di traino, ossia le Dolomiti ed il Lago di Garda. Perché sono queste le uniche reali eccellenze certificate dal mercato, e di questo occorre prendere atto: tutti gli altri aspetti/assi/elementi d’attrattiva sono semplicemente elementi-complemento, pur preziosi e valoriali, ma come tali e nella loro illusoria valenza debbono essere considerati e gestiti. In questo percorso di ricerca della funzionalità, personalmente vedrei, quale struttura centrale/coordinatrice, un’Agenzia pubblica della Provincia che dev’essere anello di congiunzione e cinghia di trasmissione fra politica (Assessorato al turismo) e territorio (operatori). In luogo delle 11 APT attuali alle quali andranno ad aggiungersi quattro Ata (Aggregazioni di prodotto) oltre all’ineffabile Commissione delle Apt e chissà quali altre sovrastrutture, sarebbe il caso di sgomberare il campo: e di ragionare secondo quel che dice il mercato/domanda. Ossia un’organizzazione strutturata in due marcoApt delle Dolomiti (est e ovest) ed una del Garda; al massimo, una quarta marco-Apt, riconducibile all’asta dell’Adige includente le destinazioni culturali Trento-Rovereto coi loro (costosissimi: ma occorre farli funzionare, ormai ci sono!) Muse e Mart. Se il turismo è attività economica essenziale, come tale andrebbe (finalmente) organizzato: praticando un primato degli aspetti tecnici su quelli politicoterritoriali con logiche e criteri aziendali, realizzando una dimensione di autentica efficienza e modernità alla quale sono chiamate a concorrere, naturalmente, anche le Associazioni di categoria.

PAG . 37 FEBBRAIO 2023 Lettere

Furbetti, truffe e complottisti

In un’esilarante scena del film ‘Totòtruffa 62’ il Principe della risata, spalleggiato dal compare Nino Taranto, vendeva ad uno sprovveduto turista americano nientepopodimeno che la Fontana di Trevi.

Anno 2023. Roma. Per i funerali di Papa Ratzinger in Piazza San Pietro, le guardie svizzere hanno avuto il loro bel da fare nel bloccare numerosi fedeli che avevano acquistato online un biglietto che, a detta loro, assicurava un posto a sedere in prima fila. Biglietti fasulli, ovvio, e fedeli truffati: il Vaticano non ha mai emesso biglietti per assistere a messe e celebrazioni.

Dal Conte di Cagliostro al Cruciverbone di Non è La Rai, passando per i maghi del Lotto e la nipotina di Mubarak, la lista dei piccoli e grandi imbrogli italici è parecchio nutrita. Segno evidente che la mamma dei creduloni, facile foraggio per truffatori creativi, è sempre incinta.

Per non cadere in fregatura basterebbe applicare il dubbio filosofico come metodo di prassi. Tanti invece vagano con le palpebre foderate con fette di prosciutto spesse come lo styrodur, ingolositi dalla speranza di guadagni facili e guarigioni miracolose.

La naturale conseguenza di tanta dabbenaggine è la resa incondizionata alla sòla, il consegnarsi passivamente

Diario Massimo di un osservatore minimo di Massimo Ceccherini Podio

al manigoldo di turno. Anima, corpo e bonifico. Italiani popolo dall’esasperata tendenza masochista. Antropologicamente meraviglioso per la sua resilienza alla capacità di giudizio. Clinicamente affascinante per le sue sorprendenti (spesso irrazionali) virate psicologiche. Da una parte disposto a credere all’Assurdo, dall’altra agguerrito negazionista di evidenze scientifiche.

Lo spettacolare arresto di Matteo Messina Denaro, a trent’anni esatti da quello di Totò Riina, ha dato nuova linfa alle tesi complottiste che da qualche tempo languivano, arenate tra folclori terrapiattistici e negazionismi anti-covid. ‘Si è fatto arrestare’ ha commentato il genio del web. ‘Trent’anni di latitanza in Sicilia e nessuno sapeva? C’è sotto qualcosa’ ha chiosato quello sveglio del bar sport. La teoria del ‘c’è sotto qualcosa’ è alterazione genetica che c’appartiene. D’altronde siamo figli delle telenovelas anni ‘80: ci attrae la cospirazione, ci arrapano le regie occulte, ci intriga l’intrigo. Sappiamo più cose del boss di Castelvetrano che dei nostri figli. I suoi profumi, i suoi covi, le stanze segrete, l’orologio da 35 mila euro, il montone, il medico massone, l’amante, gli abiti femminili nei bunker, e ancora… il presunto figlio, le pillole del sesso, le fal-

se identità e le automobili, i viaggi in Sudamerica e le calamite da frigo con l’immagine del Padrino Marlon Brando.

Il cattivo di turno sprigiona carisma come profumo di pagnotta calda da un forno. Sedotti da cotanto fascino

(con chi vi fareste una birra? Con il brillante Joker o con il palloso Batman?) cerchiamo febbrilmente sui media dettagli della sua vita dai quali costruire tesi personali e intrecci narrativi che neanche sui libri di Federico Moccia.

Mesi fa Netflix ha dedicato a Wanna Marchi, l’ex regina delle televendite finita in prigione, una serie tv in quattro puntate.

Dato l’andazzo, c’è da aspettarsi presto una docuserie celebrativa dei furfantelli dirigenti juventini. Che

sono tanti. Al-meno 15. O magari un filmetto sulla furbetta Madame, ammessa a cantare a Sanremo nonostante lo scandalo dei suoi falsi Green Pass. Insetti a tavola.

Il mese scorso l’Unione Europea ha dato il via libera all’utilizzo della polvere di grillo in vari alimenti, tra cui pizze, pane, pasta, snack, biscotti e minestre.

E’ il terzo insetto edibile autorizzato dall’Europa sul mercato alimentare, dopo il gustoso verme giallo essiccato e la squisita locusta migratrice.

Sempre sul pezzo, i complottisti dello Stivale si sono scatenati, più veloci della lucciola, nel condividere a mitraglia fake news su inesistenti ‘studi scientifici’ che dimostrerebbero la tossicità dei prodotti a base di insetti e la loro presenza nei negozi europei già da parecchio tempo. E in aggiunta senza la specifica indicazione sull’etichetta. Maccheccefrega.

Dopotutto, a casa o al ristorante, non ci resta che applicare la regola dei latini del ‘de gustibus non est disputandum’. E decidere di non comprarli. O in alternativa consolarci con l’unica verità inconfutabile. Quella biblica. ‘Ricordati, uomo, che polvere sei e polvere (di grillo) ritornerai.’ Buon appetito.

Considerazioni sull’inverno alpino

E’ arrivato l’inverno e con esso minacciose piogge, nevicate pesanti, brine, galaverne, ghiaccio. Qualche piccolo ciuffetto d’erba appollaiato o abbarbicato nei piccoli anfratti rocciosi di muretti a secco o di rocce sgranate, ci ricorda la resistenza accanita di alcune piante e di animali che sfidano le intemperie.Per taluni si stanno profilando le condizioni per un precoce risveglio, cosa che ci induce a catalogare queste anticipazioni nelle categorie legate al super autunno, stagione caratterizzata da temporali, gelate e sbrinate improvvise, vio-

Negli inverni di un tempo i prati sarebbero stati coperti da una fitta coltre bianca, oggi godiamoci la poca arrivata a gennaio.

lente tempeste o, al contrario, lunghi periodi di siccità. Sorgenti datate che alimentano da anni getti d’acqua di un’inaspettata frescura – e che ora sono in secca o languiscono – ci svelano gli effetti dei cambiamenti climatici in atto. Aree da tempo incolte dipingono appezzamenti pagliosi con erbatici disseminati di terra negra che solo le talpe sono capaci di gestire. Tuttavia, anche se molti prati vecchi ora sono abbandonati al loro destino, in qualche zona particolarmente vocata è ripresa la coltivazione di varietà di cereali antiche tipiche della nostra

montagna. Negli inverni tradizionali quegli stessi prati sarebbero stati coperti per mesi da uno spesso manto candido. Per fortuna nei giorni di gennaio la neve è ritornata a imbiancare i nostri maggenghi. Scompaiono così d’un tratto sotto la sua coltre i culmi disordinati delle graminacee che reincontreremo a primavera. Intanto godiamoci la visita della neve, uno spettacolo sempre più raro e sempre più apprezzato dai nostri occhi e dal nostro cuore.

PAG. 38 FEBBRAIO 2023 Tutti giù per terra

BOTTA E RISPOSTA

Perché non estraiamo il gas dall’Adriatico?

Veniamo da un anno di piena crisi energetica, le bollette sono cresciute a dismisura, eppure l’Italia può vantare notevoli giacimenti lungo tutto l’Adriatico, ma mentre la Croazia estrae gas a pochi metri dal nostro confine, noi con un balzano referendum abbiamo impedito all’Eni di estrarre gas non solo nell’Adriatico, ma anche nei mari di Sicilia altrettanto forniti di gas. Senza contare il no alle centrali atomiche, ai termovalorizzatori ecc. E adesso ci lamentiamo perché la crisi energetica sta incidendo alla grande sui bilanci familiari della gran parte degli italiani.

Gianni

La guerra ancora in corso e la crisi sanitaria dovuta al perdurare del Covid ci hanno fatto capire quali e quanti errori abbiamo commesso negli ultimi due anni. Abbiamo avuto la dimostrazione che alcune scelte fatte dai nostri go-

vernanti per il passato sono state totalmente errate. A cominciare dall’impennata dei prezzi dell’energia. L’aver affidato gran parte dell’approvvigionamento del gas alla Russia senza diversificare gli acquisti verso altri Stati, è stato un autogol clamoroso. E peggio ancora è stato bloccare il prelievo del gas dall’Adriatico mentre lo sta facendo tranquillamente la Croazia a pochi passi dal confine con l’Italia. Servono nuove trivellazioni, aumentare la capacità di quelle in corso non è sufficiente. La globalizzazione ormai sta trionfando, ma affidarsi a forni-

tori non sempre affidabili è un errore. E’ necessario un piano di riserva se non vogliamo ricadere periodicamente nella crisi di quest’anno. Così è successo anche per il virus. Quando il contagio è esploso nessuna azienda italiana era in grado di fornire mascherine ed altre attrezzature e solo dopo molto tempo siamo riusciti a recuperare. A guerra finita nulla sarà come prima e quindi il governo e la politica hanno il dovere civico di riorganizzare due settori fondamentali: il sistema sanitario e il sistema energetico. (a.a.)

Troppa pubblicità in tv

Sono arrabbiata e perplessa. Non guardo più la Tv, mi ha stufato, guardando un film la pubblicità interrompe la visione ogni quarto d’ora e ti fa perdere il filo... una vera schifezza!

Loredana

Amica mia hai perfettamente ragione. Capisco che i mezzi di comunicazione,

Ilvino nuoce alla salute, una sciocchezza

In questi giorni abbiamo letto sui giornali un’altra brillante trovata dell’Europa, su proposta degli irlandesi si vuole che anche sulle etichette delle bottiglie di vino venga scritto ben chiaro la dicitura: il vino nuoce alla salute. E’ tutta da ridere, anche perchè da quando sui pacchetti di sigarette è comparsa la dicitura:il fumo nuoce alla salute, la gente non ha certo smesso di fumare. Non credo che la stessa etichetta sulle bottiglie di vino faccia smettere di bere un buon bicchiere di vino. Dai... ma da quando goccio di vino ha fatto male, anzi, come dicono anche i dottori, fa buon sangue. Come si può mangiare polenta e “usei” senza un buon bicchiere di vino trentino. Capocci europei, non scherziamo, questa idea irlandese gettatela nel cestino, non facciamo ridere mezzo mondo!

Enzo

Gli irlandesi sono un popolo simpatico, ma probabilmente i loro rappresentanti a Bruxelles la sera prima della presentazione della proposta avevano esagera-

to con boccali di birra e e con bicchieri di whisky e non si rendevano ben conto di cosa stavano proponendo. A meno che non volessero fare uno scherzetto ai paesi produttori di vino, Italia, Francia e Spagna in particolare. Parliamoci chiaro, l’idea di mettere sull’etichetta delle bottiglie di vino un avvertimento tipo quello che appare sui pacchetti di sigarette è una incomparabile idiozia. Non ha a che fare con nessun fondamento medico-scientifico e probabilmente, per quanto riguarda la salute non avrebbe neanche una grande utilità pratica. Ma metterebbe in crisi l’immagine del vino a livello internazionale, soprattutto in quei Paesi che hanno tradizioni diverse dalle nostre, che magari da poco hanno scoperto quanto sia gustoso un buon bicchiere di marzemino o di prosecco. L’Irlanda che non produce una goccia di vino, ha solo cercato di fare concorrenza sleale ai Paesi che invece lo producono e favorire così i suoi alcolici: la birra ed il Whisky. Due alcolici che, quelli si, fanno bene alla salute! Prosit! (a.a.)

Calciatori mercenari

specie laTv, abbiano bisogno di finanziamenti che derivano dalla pubblicità. Quello che non capisco è che le industrie e le società che gestiscono la pubblicità non si rendano conto che oltre un certo limite la pubblicità così proposta rischia di diventare un’ossessione molesta. Quindici minuti consecutivi di pubblicità il più delle volte inducono a cambiare canale, quindi che senso ha pagare per non essere visti? (a.a.)

Quando guardo una partita di calcio e sento chiamare i calciatori con i nomi più strampalati mi chiedo se il calcio italiano abbia bisogno di così tanti mercenari che arrivano in Italia per i soldi e l’avanzamento di carriere pronti ad andarsene se ricevono offerte migliori. Non sarebbe meglio tornare ai vecchi tempi quando erano non più di tre i giocatori stranieri concessi alle nostre squadre di serie A.

Piero

La presenza di stranieri nello sport in generale, con il calcio in prima fila, è un fenomeno cresciuto negli anni duemila. Ormai la globalizzazione ha aperto i confini per ogni intromissione sia commerciale che sociale. E’ ine-

vitabile che ne sia coinvolto anche lo sport. Il settore più evidente di questa situazione è il calcio. E così ho fatto una piccola ricerca. A oggi sono circa 700 i giocatori stranieri in campo, una cinquantina di francesi, ma i più vengono dal Brasile e dall’Argentina. Solo in serie A giocano 355 stranieri di cui 33 brasiliani, 27 argentini, 22 francesi e 21 spagnoli contro i 240 italiani. L’eccessivo numero di non italiani rischia di creare non poche difficoltà alla selezione della nazionale. Dobbiamo però anche dire che gli stranieri hanno spettacolarizzato il calcio italiano, alzandone in molti casi la qualità. Forse sarebbe opportuno trovare un punto di equilibrio che oggi non c’è. Noi ce lo auguriamo... speriamo quanto prima! (a.a.)

PAG . 39 FEBBRAIO 2023
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