Giornale delle Giudicarie Maggio 2021

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Giudi iudicarie

il È NATA Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella

Le buone azioni per la crescita del nostro territorio www.lacassarurale.it

www.prendiilvolo.it

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MAGGIO 2021 - pag.

Mensile di informazione e di approfondimento

www.giornaledellegiudic a r i e . i t

ANNO 19 - MAGGIO 2021- N. 5 - MENSILE

L’EDITORIALE

Quei marchingegni che ci cambiano la vita di Adelino Amistadi

Maggio non è un mese qualsiasi. È il mese che odora di primavera, è il mese dei fiori, dei profumi, dei primi tepori. È il mese delle aperture e della speranza, dopo due anni di clausura si ricomincia a respirare. Stiamo uscendo dall’incubo che ci ha tormentati per tanto tempo, forse è finita, forse ricominceremo a vivere. Di certo non tutto tornerà come prima. Ogni tanto, durante le lagnose giornate d’inverno rinchiuso in casa, ho ripercorso col pensiero gli anni, ormai numerosi, della mia vita frenetica, ho ricordato con nostalgia la vita di paese, le amicizie, le feste, le tradizioni, persino il dialetto ormai in gran parte dimenticato, devo confessare che sono stato preso dalla commozione e dal rimpianto. Tutte cose che ormai fanno parte del passato. Già da molto la tecnologia irrefrenabile è entrata a dettare i tempi della nostra vita, s’è presa la nostra anima, le nostre emozioni riuscendo a cambiare radicalmente il nostro modo di vivere e di socializzare. Il Covid, con la sua venuta, ha confermato definitivamente l’irruzione dei marchingegni tecnologici nella consuetudine delle persone condizionandone i comportamenti e le relazioni sociali. E così ho deciso di lasciar da parte per questo mese il mio consueto editoriale sulla situazione politica e sull’andamento della pandemia, anche perché con le cose che cambiano di giorno in giorno, di ora in ora, rischierei di portare ulteriore confusione in un mondo già di per sé disorientato e confuso, per dedicarmi con il sorriso, ma anche con non poca preoccupazione, sullo stato della nostra quotidianità, ormai lontana anni luce da quella che era solo qualche decennio fa. A pag, 8

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Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella

solida vicina cooperativa Le buone azioni per la crescita del nostro territorio www.lacassarurale.it

www.prendiilvolo.it

FONDATO NEL 2002 - Distribuito da

La tavola rotonda su difficoltà, abusi e soluzioni per un patrimonio storico e culturale inestimabile

Malghe, una ricchezza da salvaguardare

Alle pagine 4 , 5, 6 e 7

EUROPA

Incertezze e paure nel nostro futuro di Paolo Magagnotti La pandemia nel mezzo della quale tutti viviamo e a causa della quale nel presente soffriamo, ci pone per il nostro futuro pesanti inquietudini che si aggiungono alle già preoccupanti incertezze di fronte alle quali eravamo già posti prima che il Covid entrasse nelle nostre vite. La globalizzazione e i processi di interdipendenza che ormai scandiscono, in maniera più o meno intensa e avvertita, la nostra vita quotidiana, ci hanno privati, o comunque hanno significativamente indebolito, talune certezze alle quali eravamo abituati e che davamo per scontate. A Pag.15

Il personaggio

Francesca Gino, una tionese ad Harvard

A PAG. 10

Energia

C’è la legge per tutelare il Trentino A PAGINA 9

SOCIETÀ Dipendenze, a Tione per guarire A pag. 20 ATTUALITÀ Robivecchi? No, riciclo consapevole A pag. 24 TERRITORIO Ponte Arche, si fa un paese A pag. 16

Territorio

Ceis, maxi ristorni, 460mila euro ai soci

A PAGINA 8

Sanità

Spiazzo e Condino, Rsa centri vaccinali

A PAG. 27

ESTATE Le proposte culturali della Valle del Chiese A pag 34 PORTO FRANCO Orsi sì, orsi no A pag. 8 GIOVANI InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda A pag 17

PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ SUL GIORNALE DELLE GIUDICARIE sponsorgdg@yahoo.it - 3356628973 - 338 9357093


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Rassegna Stampa

MAGGIO 2021

RASSEGNA STAMPA APRILE 2021

A cura della REDAZIONE

DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA

Giudi iudicarie carie

il

iornale delle

Cinque commissari straordinari per cinque grandi opere, fra cui la variante di Pinzolo La sistemazione della statale della Val������ sugana, la variante di Pinzolo, la ciclabile del Garda, la zona di Ravina dove ������ sorgerà il nuovo ospedale e il sotto����������� passaggio di Spini di Gardolo. Cinque ���������� grandi opere alle quali, per far avanzare ����������������������� ��� i lavori, la giunta provinciale ha asse������������������������������ ����� gnato altrettanti commissari con poteri Mensile di informazione e di approfondimento �������������������� ���������� speciali:������������������� ognuno di loro avrò la funziow w w. g i o r n a l e d e l l e g i u d i c a r i e . i t ne di stazione appaltante, potranno cioè agire in deroga alle leggi nazionali e GIO 2021- N. 5 - MENSILE FONDATO NEL 2002 - Distribuito da provinciali sui contratti pubblici senza La tavola rotonda su difficoltà, abusi e soluzioni per un patrimonio storico e culturale inestimabile dover passare per la Consip e le agenIALE zie degli appalti. Ad occuparsi della variante di Pinzolo - che ha un importo stimato di oltre 80 milioni di euro - sarà l’ingegnere Massimo Bonenti, a fronte Un albergo diffuso a Sclemo. La sindaca ria e Sant’Alessandro di Nicomedia” e “Santi di un compenso di 40mila euro lordi anMattevi: “Un borgo a rischio spopolamen- in Convegno che contemplano la Madonna in mistadi nui. to, così riprenderà vita” - Nel comune di Ste- Gloria e la Trinità”. Il valore di ciascun sporqualsiasi. È imavera, è nico, il la piccola frazione di Sclemo che conta tello dovrebbe approssimativamente aggirarsi Apertura a luglio Alle pagine 4 , 6 e 7 delle scuole dell’inumi, dei pricirca 115 abitanti: sarà proprio qui che sorgerà intorno ai 12.000-15.000 Euro. Si tratta di un fanzia, al lavoro per organizzare il elle aperture EUROPA importante ritrovamento, reso possibile grazie o due anni un di albergo diffuso. Il progetto di Hara abitare servizio a a respirare. è stato sostenuto dall’amministrazione comu- anche alla collaborazione della trasmissione “La Giunta provinciale conferma l’aperl’incubo che nale di Stenico e prevede la ristrutturazione di Chi l’ha Visto, attivata nel 2019 ad iniziativa tura delle scuole dell’infanzia nel mese tanto tempo, quattro storici edifici del borgo in appartamenti del lodronese Italo Danieli, un tempo bandiera di luglio, venendo incontro alle esigenze cominceremo tutto tornerà di molte famiglie trentine.” Lo ha predi diverse dimensioni a scopo turistico: al cen- del calcio storese. anto, durante cisato l’assessore all’istruzione Mirko tro del piccolo paesino ci sarà la reception. Il ’inverno rinBisesti. La giunta provinciale spiega founder di Hara abitare Nicola Zucca – come Condino una nuova caserma per i pompiepercorso col di Paolo Magagnotti che il progetto vuole sostenere il valomai numerosi, ha raccontato alle telecamere di RaiNews TGR ri - La costruzione è in via di ultimazione e a, ho ricordare educativo della scuola dell’infanzia, Trento – è originario di Milano. Crede nel po- il trasferimento di attrezzature e mezziInèunda A Pag.15 a di paese, le anche nel mese di luglio, con un’offerta tenziale del luogo, la sua ruralità, il contesto in considerare imminente. Stiamo parlando della adizioni, perdi notevole spessore pedagogico, manin gran parte cui è inserito. “Il Covid ha cambiato le priorità nuova struttura pompieristica realizzata a sud tenere una continuità dello spazio edunfessare che del turismo – avrebbe detto – chi come me vie- tra Cartiera e BM - a Condino paese. “Il trasloa commoziocativo e scolastico, dei riferimenti degli ne dalla città cerca un luogo tranquillo in cui co è questione oramai di giorni dal momento utte cose che insegnanti e della progettualità educatipassato. Già poter trovare comfort. Il modello abitativo del- che l’edificio è pressoché ultimato” avvertono va. “In quest’anno così particolare – ha a irrefrenabil’Albergo Diffuso è un modello inclusivo che sia l’ispettore distrettuale Andrea Bagattini che aggiunto Bisesti – l’amministrazione i tempi della favorisce il contatto tra il turista e il locale”. Roberto Pizzini, suo successore nel comando a nostra aniprovinciale è consapevole dell’impeni riuscendo “Nuove opportunità turistiche e lavorative in degli stessi vigili del fuoco. gno e della dedizione del personale che ente il nostro Due milioni il costo complessivo della strutlavora nelle scuole dell’infanzia”. cializzare. un Il piccolo borgo che ormai è a rischio spoponuta, ha conlamento – il commento di Mattevi sindaca di tura dislocata in località Crosetta, fra cui te l’irruzione Grandi carnivori: presentato il “RapStenico. –SclemoIlriprenderà vita.” 1.364.343 euro di lavori, 126.983 euro le speTerritorio personaggio ologici nella SOCIETÀ porto 2020” se tecniche di progettazione, 133 mila euro le rsone condiDipendenze, a Tione Un centinaio di esemplari di orso, alrtamenti e Ritrovate le e restituite le due ante rubate nel spese di esproprio. Su questa cifra, 1 milione per guarire osì ho deciso meno 17 branchi di lupo, una lince e un 2018 presso la chiesa di Lodrone - Nei giorni e 80 mila euro è stato concesso come contrir questo mese nuovo nucleo di sciacallo dorato. Ecco A pag. scorsi - presso la caserma carabinieri di Sto- buto sulla Cassa provinciale Antincendi, altri riale sulla sii grandi carnivori presenti nel territorio ll’andamento ro - alla presenza del reverendo arciprete don 287 mila euro sono stati messi a disposizione trentino,A PAGINA secondo la fotografia scattata ATTUALITÀ e perché con A PAG. Andrea Fava e del legale incaricato dalla Par- dal Consorzio Bim del Chiese, 603 mila euro di giorno in dal Rapporto grandi carnivori 2020 Robivecchi? No, avvocato Luca Turinelli, i militari del derivano dai canoni aggiuntivi e sono quindi rischierei rocchia, di Orso. La popolazione è in aumento ririciclo consapevole Energia usione in un Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza somme A a pag. disposizione dell’amministrazione,Sanità spetto al 2019, stimata in circa 100 isorientato e hanno provveduto a riconsegnare alla Parroc- oggi di Borgo Chiese. esemplari, compresi i cuccioli. Si tratta i con il sorrichia di Lodrone le due ante da tabernacolo “ConTERRITORIO la creazione di tale struttura i vigili del n poca preocdi numeri che, nel 2021 - anno in cui della nostra rubate nella medesima chiesa il 27 dicembre fuocoPonte di Condino possono considerarsi alla si svolgerà nuovamente il monitoragArche, ontana anni 2008. I soggetti rappresentati nelle due opere pari degli altri colleghi di valle” dicono dal gio genetico intensivo - potranno essesi fa un paese solo qualche re confermati con maggiore precisione. “Sacra famiglia con Sant’Anna in glo- Comune.A pag. A pag,sono: 8 A PAG. A PAGINA L’incremento è dovuto essenzialmente alle 11-12 cucciolate registrate lo scorso anno (22-24 cuccioli in totale) e ai ESTATE buoni tassi di sopravvivenza che si reLe proposte culturali gistrano. Due sono i giovani orsi trovadella Valle del Chiese ti morti, uccisi da maschi adulti.Lupo. A pag 34 Anche la presenza di questa specie è risultata in aumento, con almeno 17 PORTO FRANCO branchi presenti sul territorio provinOrsi sì, orsi no cialeA nel 2020 (erano 13 nel 2019), la pag. 8 Direttore Sanitario: ���������Cristantielli Patrizia maggioranza dei quali (12) con porzioni dei relativi areali che interessano anche, in misura GIOV ANI più o meno significativa, territorisei limitrofi InPrendi, giovani di Veneto, Alto Adige e sei Lombardia. Dodici branchi gravitano per idee d’azienda nel A Trentino orientale, 5 in quello occipag 17 dentale. Sono 7 gli esemplari investiti e uccisi (4 maschi e 3 femmine). Lince. L’unico TRA PUBBLICITÀ SUL GIORNALE DELLE GIUDICARIE sponsorgdg@yahoo.it - 3356628973 - 338esemplare 9357093 certo (B132 arriva���������������������������������������

compie 19 anni gia che Buon Compleanno! Malghe, una ricchezza

la vita

da salvaguardare

Queso

Francesca Gino, una tionese ad Harvard

Ceis, maxi ristorni, 460mila euro ai soci

C’è la legge per tutelare il Trentino

Spiazzo e Condino, Rsa centri vaccinali 2021

Sfoglia il Giornale delle Giudicarie su www.giornaledellegiudicarie.it Si ricorda che è possibile sfogliare il Giornale delle Giudicarie sul sito www. giornaledellegiudicarie.it aggiornato ogni mese con le notizie più importanti che accadono in Giudicarie.

to in provincia dalla Svizzera nel 2008) gravita sui monti della Val Ampola sul confine con il bresciano. Sciacallo dorato. La specie è presente in provincia dal 2012, nel quadro della sua progressiva colonizzazione dell’intero arco alpino; nel 2020 è stato possibile accertare per la prima volta la riproduzione e la costituzione di un nucleo famigliare (3-5 esemplari adulti e cuccioli) nella zona di Fiavé, nel Lomaso. Pro Loco, dal 2022 i nuovi criteri a sostegno degli eventi sul territorio Rispetto ai precedenti criteri sono stati revisionati i parametri utilizzati nella valutazione delle attività delle Pro Loco, al fine di dare maggior risalto agli aspetti territoriali e di tipicità, di premiare le alleanze strategiche tra soggetti e la capacità di fare rete sul territorio, in primo luogo con le Apt,e di valorizzare l’utilizzo delle produzioni trentine. Possono beneficiare dei contributi, su domande da presentare entro il 30 novembre 2021 per le iniziative relative al 2022, quindi, le Pro Loco iscritte nell’apposito elenco istituito dal servizio provinciale competente in materia di turismo per la realizzazione delle seguenti attività: 1. valorizzazione delle risorse naturali, culturali e storiche della località; 2. realizzazione di attività di animazione turistica a carattere locale come iniziative di interesse turistico, ricreativo, sportivo e culturale; 3. altre attività a carattere locale volte a favorire lo sviluppo della cultura dell’accoglienza turistica. La spesa minima ammessa a finanziamento non deve essere inferiore a 1.500 euro, mentre il tetto (che arriva a un massimo di 14.700 euro) viene stabilito sulla base dei nuovi parametri. Festival dell’Economia: fra gli ospiti dell’edizione 2021 il premio Nobel Michael Kremer La prossima edizione del Festival dell’Economia di Trento che ha per tema “Il ritorno dello Stato, imprese, comunità, istituzioni”, si aprirà con una lezione magistrale di Michael Kremer, premio Nobel per l’Economia nel 2019, dedicata ai meccanismi che possano incentivare la produzione e la distribuzione globale dei vaccini. Marzo secco, solo nel 2003 i dati erano peggiori Marzo 2021 è risultato un mese molto meno piovoso della media e con temperature nella norma. Era dal 2003 che la stazione di Trento Laste non registrava un marzo meno piovoso. Lo rivela il report mensile di Meteotrentino. Nel dettaglio, la temperatura media mensile di marzo è stata di 9,4 gradi e risulta solo 0,4 gradi superiore alla media climatica. La temperatura massima del mese, pari a 24,9 gradi, è stata raggiunta l’ultimo giorno del mese e risulta molto superiore alla media delle massime che è di 21,5 gradi. La massima assoluta di 29 grade risale al 18 marzo 1993. La minima assoluta del mese di -1,4 gradi è stata registrata il 21 marzo ed è in linea con la media (-1,6 gradi).

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.


MAGGIO 2021 - pag. Maurizio Fuga

Ribalto

VECCHIA SEDE

etri 100 m

NUOVA SEDE

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Tavola Rotonda: le malghe

MAGGIO 2021

Annibale Salsa: “Occorre riconoscere un diritto di prelazione agli allevatori locali”

Malghe, presidi della montagna medio-alta Le malghe rappresentano un importante patrimonio economico e al contempo storico, culturale e ambientale per il nostro territorio. Quale ruolo potranno avere in futuro? Le malghe dovranno avere un ruolo sempre più importante in futuro quali presidi della montagna medio-alta, soprattutto in funzione di contrasto nei confronti dei preoccupanti processi di inselvatichimento (avanzata del bosco, invasione del cespugliatoarbustivo su prati e pascoli). Strettamente collegato a questo fattore è la qualità del paesaggio verso cui l’alpeggio assume una rilevanza di grande pregio estetico e di elevata valenza ecologica, entrambe traducibili in chiave di biodiversità naturale (floristica) e socioculturale (circolo virtuoso fra tradizione e innovazione). Inoltre, la produzione lattiero-casearia d’alpeggio (malghe da formaggio), praticata su basi estensive e non intensive (agroindustriali) dovranno costituire la via maestra nel

malghe e del proprio territorio? Valorizzare sempre meglio le malghe nei piani di sviluppo economico e sociale del territorio comunale (in rapporto al PSR) con azioni di recupero non soltanto delle malghe vere e proprie di proprietà pubblica comunale ma, anche, delle “cà da mont” private che, in certe situazioni, possono essere ri-funzionalizzate secondo l’originaria vocazione agro-pastorale, integrabile con iniziative di ricettività turistica sul modello “Alto Adige/Sudtirol”.

contrastare tendenze (la cui criticità è oggi ormai del tutto evidente) iniziate negli anni Settanta (stabulazione fissa tutto l’anno, allevamenti intensivi tipo Lomaso e Bleggio). Occorre tenere presente che l’economia della malga incomincia ad interessare molti giovani che si stanno avviando verso questo settore come scelta professionale e di vita in un momento che vede delinearsi all’orizzonte un profondo cambio di paradigma. Quali sono le problematiche che interessano la gestione delle malghe? Mi pare centrale, in tal senso, il problema dell’assegnazione delle malghe ai richiedenti e la quantificazione di equi canoni d’affitto. Da molti anni le malghe sono oggetto di un’attenzione particolare da parte di soggetti (soprattutto società della pianura padano-veneta) che stanno creando non pochi problemi nella qualità del pascolo e nella sua modalità di gestione (utilizzo dei pascoli a prevalente beneficio delle manze in

asciutta con grave pregiudizio per la filiera del latte). L’aggiudicazione e l’assegnazione delle malghe è condizionata troppo spesso della grande disponibilità di risorse finanziarie derivanti da contributi europei di cui i soggetti in questione dispongono. Ciò penalizza gli allevatori del territorio che si trovano frequentemente spiazzati di fronte

alle offerte dei concorrenti di provenienza esterna. Occorre, a prescindere dall’entità delle offerte, riconoscere un “diritto di prelazione” agli allevatori locali per una migliore salvaguardia, come già detto, del paesaggio e della cultura valligiana. Cosa dovrebbero fare i Comuni per favorire la corretta gestione delle

Fino a che punto è giusto che prevalga l’uso civico rispetto ad una concorrenza al miglior offerente nelle assegnazioni? L’uso civico è fortemente radicato sul territorio dal punto di vista storico e culturale e costituisce un valore aggiunto nella gestione delle proprietà e dei domini collettivi. Un ruolo ancora maggiore, da quest’ultimo punto di vista, assume il sistema delle Regole che, seppur assimilato e assimilabile

agli usi civici, riveste in Trentino una rilevanza incommensurabile proprio dal punto di vista dei sistemi di governance che, attraverso le Regole (Statuti e Carte di Regola), rappresentano la base delle pratiche plurisecolari di autogoverno di questa Provincia autonoma. I contributi europei che vengono concessi agli allevatori hanno effettivamente aiutato gli allevatori o hanno creato più problemi che benefici alla categoria? In linea di principio i contributi sono sempre utili se vengono impiegati ed erogati in tempi ragionevoli e secondo le finalità a sostegno degli allevatori. Penso che, come in molte situazioni simili, la burocrazia amministrativa debba semplificare le procedure e non costituire un ostacolo alla già complicata vita degli allevatori. L’aspirazione è quella di emulare l’efficientissimo modello svizzero in cui la burocrazia è ridotta la minimo e lavora sempre nell’interesse degli alpigiani.

Mauro Fezzi, presidente della Federazione degli Allevatori trentini

“Lemalghemonticatesonounpolmonedi30milaettari” Le malghe rappresentano un importante patrimonio economico e al contempo storico, culturale e ambientale per il nostro territorio. Quale ruolo potranno avere in futuro? Le malghe rappresentano un’estensione per l’azienda zootecnica dal punto di vista dell’allevatore: nella gestione dell’impresa il fatto di trascorrere del tempo in malga consente delle condizioni di benessere animale migliore rispetto alla stalla, con un effetto positivo sulla vitalità degli animali. Dal punto di vista generale le malghe monticate a bovini, sul territorio della provincia di Trento, valgono circa 30mila ettari che sono un polmone determinante per tutti. Quindi la loro gestione è importante per l’intero territorio e la sua popolazione: manteniamo il nostro paesaggio, anche culturale, con un’alternanza di pascoli, prati e malghe.

Quali sono le problematiche che interessano la gestione delle malghe? La gestione è complicata, ultimamente in maniera anche imprevista dalla presenza dei grandi carnivori. L’orso ha creato scompigli e il lupo ne creerà ancora di più. Queste sono minacce esterne. Poi fra i problemi della gestione c’è quello del personale che spesso deve arrivare da altri territori, sono stranieri che conoscono poco il territorio rispetto a che se il lavoro fosse fatto da locali e quindi c’è una gestione più complessa. E poi serve una turnazione del pascolo per un’alimentazione corretta e questo richiede conoscenza, in modo che il periodo della malga diventi positivo e non di stress per l’animale se, per esempio, non riesce ad alimentarsi. Questi sono problemi che ci sono sempre stati, fanno parte della vita di malga, i nuovi sono invece le minacce esterne.

Cosa dovrebbero fare i Comuni per favorire la corretta gestione delle malghe e del proprio territorio? Diversi Comuni hanno fatto bene, adeguando le strutture e migliorandole, forse un’attenzione minore è stata dedicata alle superficie a pascolo e in molti casi c’è stata un’invasione del bosco. Bisognerebbe sul bosco lavorare un po’, ci sono stati anche periodi di eccessiva protezione del bosco da parte delle autorità competenti, ora questo mi pare superato e verso la fine degli

anni Ottanta il territorio provinciale ha vissuto un recupero delle malghe. Permangono amministrazioni, ma anche Asuc o realtà consorziali private, che sono poco sensibili nei confronti degli allevatori locali, certamente questo andrebbe migliiorato.

poteva beneficiare di questo uso civico c’erano molte aziende, oggi ci sono comunità senza allevatori quindi l’apertura è necessaria. Il problema è come lo si fa: non solo nel rispetto della legge, ma anche nel rispetto delle regole naturali e forse direi di buon senso. Chi è sul territorio c’è sempre, è un presidio in generale per il territorio, non c’è solo nei due mesi della malga. L’allevatore locale va inserito in un ragionamento più grande: dobbiamo chiederci se è meglio l’offerta puramente monetaria o quella economicamente vantaggiosa che ragiona anche sulle risorse e sul vantaggio che derivano dal mantenimento e dalla cura del paesaggio, degli alpeggi, dei prati di bassa valle.

Fino a che punto è giusto che prevalga l’uso civico rispetto ad una concorrenza al miglior offerente nelle assegnazioni? L’uso civico prevale, ma un tempo in una comunità che

I contributi europei che vengono concessi agli allevatori hanno effettivamente aiutato gli allevatori o hanno creato più problemi che benefici alla categoria?

I contributi europei sono importanti perché il mondo della zootecnia da noi, evidentemente, è un’attività debole dal punto di vista reddituale. Accanto alle malghe ci sono anche i contributi per lo sfalcio, per le razze minacciate da estinzione, gli interventi per la gestione degli alpeggi. Quindi anche i contributi del primo pilastro, quelli collegati ai titoli in possesso delle aziende, sono importanti. I problema semmai è quello di evitare le speculazioni. Un titolo per un allevatore comune vale circa 200 euro all’ettaro, ma in pianura ci sono titoli che valgono più di mille euro all’ettaro e quindi si crea un potere economico di concorrenza che diventa distorsivo se l’unico parametro preso in considerazione è quello monetario. Gli strumenti creati dai legislatori sono sempre abbastanza neutri, è come vengono usati e applicati che determina un’azione positiva o negativa su un settore.


Tavola Rotonda: le malghe

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L’assessora provinciale all’agricoltura Giulia Zanotelli

“Comuni e Asuc applichino i criteri del disciplinare provinciale” Le malghe rappresentano un importante patrimonio economico e al contempo storico, culturale e ambientale per il nostro territorio. Quale ruolo potranno avere in futuro? La gestione attiva ed equilibrata delle malghe che - con i loro pascoli - caratterizzano il paesaggio trentino, favorisce la conservazione dell’ambiente naturale e la salvaguardia di un patrimonio storico, economico e culturale fortemente connesso con l’identità della nostra terra e delle comunità che la abitano. L’alpeggio è, infatti, una pratica che storicamente caratterizza il nostro territorio e le aziende zootecniche trentine. Si tratta di un’attività dalla quale traggono beneficio non solo gli animali e l’intero sistema di allevamento, ma il Trentino tutto perché proprio grazie alla monticazione viene garantita la manutenzione dei pascoli e delle infrastrutture di malga, con tutta una serie di ricadute positive anche per il turismo, in termini di qualificazione del paesaggio e del nostro patrimonio storico – culturale. Per questo motivo, il sistema delle malghe in Trentino viene preservato attraverso politiche di valorizzazione e mantenimento che vedono la Provincia autonoma di Trento al fianco delle Amministrazioni comunali e delle Asuc. Nonostante le oggettive

difficoltà organizzative legate anche alla presenza dei grandi carnivori - le malghe devono infatti continuare a svolgere un ruolo imprescindibile per il settore dell’allevamento, oltre che sotto il profilo della valorizzazione della montagna e della conservazione del patrimonio edilizio. Quali sono le problematiche che interessano la gestione delle malghe? La zootecnica di montagna è un’attività economica difficile, che viene condotta in contesti spesso estremi, dove la competenza e la passione degli allevatori gioca un ruolo determinante nel soddisfare i diversi interessi in gioco. Proprio il riconoscimento del ruolo che la zootecnia di montagna assicura alla collettività, giustifica l’importante intervento di sostegno pubblico, a partire dalle risorse messe in campo dall’Unione Europea, sia per compensare gli svantaggi connessi a questa attività, sia per premiare pratiche e interventi che abbiano positive ricadute ambientali. È proprio il sistema di aiuti e di sostegni che l’Amministrazione pubblica garantisce al settore che, in alcuni casi, stimola fenomeni speculativi da parte di grandi aziende zootecniche - spesso provenienti dalla pianura - più interessate ai finanziamenti che ai criteri di una corretta ed equilibra-

ta gestione dei pascoli. Proprio per contrastare e contenere queste situazioni, la Provincia ha messo in campo una serie di strumenti che può aiutare i proprietari lungo il percorso di una corretta gestione di questi patrimoni, assicurando in particolare carichi adeguati di animali, evitando pericolose situazioni di sovra o di sottocarico delle superfici a pascolo. Tra questi, cito i criteri per la concessione della malga, il disciplinare tipo per la corretta conduzione, lo schedario dei pascoli trentini ed un sistema efficace di controlli attraverso una proficua collaborazione tra l’Agenzia provinciale per i Pagamenti ed il Corpo Forestale provinciale.

l’efficiente mantenimento del patrimonio. Si garantisce così che queste realtà mantengano la propria funzione e le proprie caratteristiche peculiari.

Cosa dovrebbero fare i Comuni per favorire la corretta gestione delle malghe e del proprio territorio? I Comuni - che assieme alle Asuc possiedono gran parte del patrimonio provinciale delle malghe - sono chiamati ad applicare i criteri previsti dal disciplinare tecnico di cui ho parlato prima. In questo modo, è possibile valorizzare non solo l’elemento finanziario dell’offerta, ma anche tutti i valori economici connessi alle proposte e agli impegni gestionali volti ad assicurare, in coerenza con il disciplinare, la realizzazione di tutte le buone pratiche che possono assicurare nel tempo

Fino a che punto è giusto che prevalga l’uso civico rispetto ad una concorrenza al miglior offerente nelle assegnazioni? Si tratta di un tema complesso e articolato. Le Amministrazioni proprietarie delle malghe trentine non possono certo trascurare gli aspetti finanziari, ma devono dare il giusto riconoscimento anche ad aspetti economici e sociali che possono assicurare importanti e spesso irrinunciabili ricadute per il territorio e per le comunità. Non esiste quindi una risposta univoca ed assoluta. Devono invece esistere il senso di responsabilità e la consapevolezza del

valore del patrimonio di cui si parla, della necessità di preservarlo per le generazioni future e di garantire il mantenimento di un sistema zootecnico locale che, se perduto, risulterebbe difficile ricostruire, con tutto ciò che ne conseguirebbe in termini di progressivo abbandono e di degrado paesaggistico I contributi europei che vengono concessi agli allevatori hanno effettivamente aiutato gli allevatori o hanno creato più problemi che benefici alla categoria? Negli ultimi trent’anni, i “premi” erogati alle aziende zootecniche che praticano l’alpeggio - ai

sensi del Piano di sviluppo rurale - hanno rappresentato un aiuto prezioso per coprire i costi sostenuti dagli imprenditori agricoli, oltre ad essere un giusto riconoscimento per un’attività dall’alto valore paesaggistico e che punta a rafforzare lo stato di salute degli animali allevati. Grazie a questi contributi, le società di alpeggio costituite dagli allevatori hanno la possibilità di coprire i costi del personale addetto alla sorveglianza e i minori introiti causati dal calo di produzione di latte in alpeggio, ma anche di mettere in campo azioni di miglioramento del contesto ambientale e paesaggistico che caratterizza le nostre montagne. Si tratta, quindi, di risorse importanti ed essenziali, che vanno ben orientate nell’ambito degli strumenti che la Politica Agricola Comune mette in campo. Un discorso a sé stante riguarda invece il sistema dei cosiddetti “titoli” legati ai pascoli, che hanno generato situazioni non equilibrate tra territori regionali e che possono favorire fenomeni speculativi che vanno contrastati per la salvaguardia di un patrimonio collettivo dal valore inestimabile.

Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento

Anno 19 n° 5 maggio 2021 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Presidente: Oreste Bottaro Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Achille Amistadi, Adelino Amistadi, Virginio Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Dario Beltramolli, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Alessandro Togni, Ettore Zampiccoli, gli studenti dell’Istituto Guetti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 29 aprile 2021 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129


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Tavola Rotonda: le malghe

MAGGIO 2021

Manuel Cosi, allevatore e presidente degli agriturismi

“Per avere futuro, combinare il motivo per cui sono nate le malghe con il loro valore turistico” Le malghe rappresentano un importante patrimonio economico e al contempo storico,culturale e ambientale per il nostro territorio. Quale ruolo potranno avere in futuro? È vero, le malghe sono un importante “presidio” e sono appunto un importante patrimonio storico, culturale ed ambientale per il nostro territorio. Sono, lo sono state e potranno esserlo ancora. Tutto dipende da come verranno interpretate nel presente e nel futuro. E sottolineo quanto sia importante l’oggi prima che il futuro, infatti riuscire oggi a non far risultare vani gli investimenti e le ristrutturazioni fatte negli anni sta a noi. Per avere futuro bisogna pensare e ricordare la storia e mantenere ben chiaro l’obbiettivo per cui sono nate ed esistono queste strutture. La storia delle malghe e dei pascoli di alta montagna vien da lontano e ricordiamo che la pratica dell’alpeggio è una pratica antica; che deriva da bisogni economici, (risparmio per le famiglie e oggi per le aziende che spostavano i loro animali nei pascoli di montagna per economizzare i foraggi dell’estate e produrne per l’inverno), ma anche per la cura del territorio con la pulizia dei pascoli degli animali e degli allevatori che provvedevano al mantenimento dell’ambiente, dei corsi d’acqua e della salvaguardia anche dei rischi idrogeologici perché con il calpestio dei terreni dei bovini alpeggiati bovini si aumenta la stabilità del terreno. Insomma, il ritorno al concetto di “presidio” è fondamentale. In futuro sarà importante anche dare risalto al ruolo sociale di questi luoghi dove si potrà vivere e far conoscere il territorio tramite eventi e prodotti. Infatti, far vivere la cultura della produzione e avvicinare agli animali in maniera concreta i visitatori darà anche spazio a un turismo più consapevole dei nostri luoghi. Questo luoghi possono avere un ruolo turistico, sempre però come complementare e non come sostituzione rispetto alla loro natura, perché anche chi viene a visitarci deve ritrovare qui delle malghe, e non pseudo ristoranti o alloggi in montagna. Per dare ancora più forza al messaggio bisognerà rinforzare e rinsaldare il legame con il territorio puntando su ciò che ci con-

traddistingue: ad esempio l’allevamento di razze locali come la Rendena. Le malghe hanno ancora tanto da dare. Quali sono le problematiche che interessano la gestione malghe? Le malghe, ancora di più oggi, ma era così anche nei tempi passati se si va oltre alla visione bucolica di “vita all’aria aperta in estate” hanno alcune problematiche da affrontare. Alcune legate alla posizione (alcune sono raggiungibili solo con mulattiere e sentieri impervi). Alcune non hanno la dotazione della corrente elettrica con linea fissa e devono usare gruppi elettrogeni (oggi non molto green). Ma a parte le difficoltà tecniche di gestione oggi si presenta anche la problematica di chi si avvicina alla gestione delle malghe non per passione o bisogno di portare i propri animali in alpeggio, ma solo per speculazioni legate ai contributi della Comunità Europea. Purtroppo questo aspetto oggi è attuale e passano invece in secondo piano i progetti strutturati per poter vivere meglio le malghe e il territorio. Cosa dovrebbero fare i Comuni per favorire la corretta gestione delle malghe e del proprio territorio? I Comuni, come tutti gli enti proprietai di malghe, dalle Asuc agli entri regolani, alcuni passi li possono certamente fare. C’è bisogno di una presa di posizione chiara dove in alcuni casi si prenda in considerazione anche l’affidamento diretto (lo permette una legge provinciale fino a importi vicini a 40mila euro) e si faccia un’analisi dei benefici che possono dare i contadini del nostro territorio che conoscono meglio ila zona e vivono con il loro lavoro in maniera piena. Tutto per contrastare gare di appalto via asta pubblica che hanno creato molti problemi. Credo si debba valuare in maniera più attenta l’azienda che chiede la gestione anche in funzione di professionalità e storia. In più si creino o si migliorino i disciplinari di valutazione nel caso di bandi (esistono delle linee guida provinciali) in modo che valorizzino le peculiarità delle aziende agricole locali. Si progettino e si facciano e ristrutturazioni tenendo conto anche di salvaguardare la

parte dedicata all’alpeggio e alle strutture per mantenere il patrimonio. L’obiettivo è migliorare e non snaturare. Fino a che punto è giusto che prevalga l’uso civico rispetto a una concorrenza al miglior offerente nelle assegnazioni? Il diritto di uso civico è un diritto che ha di fatto tutelato e salvaguardato le malghe fino a oggi. Purtroppo oggi anche questo diritto avrebbe bisogno di essere aggiornato. Infatti, l’interpretazione che viene addirittura dal 1400 dice, riassumendo, che nelle proprietà colletive si riserva questa priorità per i residenti per il loro fabbisogno familiare (circa 3 bovini). Infatti alcuni comuni negli affidamenti riservano il diritto dicendo ai censiti che possono, e che i gestori devono, garantire l’alpeggio degli animali dei residenti.

Questo è positivo, ma in vari casi non è sufficiente perché le aziende agricole oggi si sono strutturate con dimensioni superiori a 3 capi e l’agricoltura non è più di sussistenza ma il lavoro principale delle aziende agricole. L’uso civico credo debba comunque deve prevalere nei casi in cui vi siano allevatori residenti sul comune, perché la sostenibilità delle aziende viene appunto dall’utilizzo del proprio territorio. Mantenere un criterio del miglior offerente in molti casi può causare anche danni, visto che l’obiettivo dei proprietari non deve essere legato esclusivamente all’economia ma ad una visione di insieme dove il beneficio viene dalla manutenzione della malga e del territorio, caratteristiche che vanno oltre l’offerta monetaria migliore. I contributi europei che vengono concessi agli alle-

vatori hanno effettivamente aiutato gli allevatori o hanno creato più problemi che benefici alla categoria? Parlare di contributi europei in generale non è semplice da allevatore, e a volte nello scenario pubblico viene messo in evidenza solo il fatto che gli agricoltori percepiscono questi aiuti. Vorrei fare qualche precisazione: in maniera generale se viene riconosciuto un aiuto supplementare è stato verificato il beneficio che queste operazioni danno alla totalità della società civile e quindi sono misure corrette. Basti pensare, come esempio, a quanto costerebbe gli enti locali sfalciare i prati che gli agricoltori sfalciano con mezzi propri portando benefici al territorio e al turismo. Le situazioni che hanno portato gli allevatori a non avere benefici ma problemi purtroppo vengono dalle “storture” di interpretazioni fraudolente di queste misure. Per le malghe sono stati concepiti, da più di vent’anni, dei sostegni legati agli animali alpeggiati che aiutano ad abbattere i costi di gestione ma sono legato all’effettivo pascolamento delle malghe. Questa misura ha aiutato e agevolato il ritorno alla montagna anche di aziende che avevano abbandonato la pratica dell’alpeggio. Diverso invece è il caso che viviamo oggi legato a contributi su superfici, dove le malghe diventano appetibili perché di solito hanno superfici importanti e anche

se non gestite, o l sono solo figurativamente, possono dare atto a speculazioni. Perché il guadagno dell’allevatore viene da quanta superficie si ha in gestione e non da come la si gestisce. Quindi il problema non è il contributo, ma come viene gestito o usato in maniera errata da speculatori che niente hanno a che fare con gli allevatori reali, che appunto da queste misure spesso sono penalizzati. I contributi assegnati sulle superfici hanno portato sia all’aumento dei canoni di affitto sulle basi d’aste, sia a creare delle concorrenze sleali. Un esempio: nei casi di aziende giovani questi contributi vengono aumentati del doppio. In generale, il principio di sostenere i giovani è condivisibile, ma in casi recenti si sono creati aumenti perfino di 550 euro al giorno per 90 giorni di malga solo per l’affitto, un’esagerazione. In questi casi non solo i contributi non aiutano, ma passano nella totalità al Comune e all’ente proprietario: oltre al danno anche la beffa. La vergogna è che questa situazione prima attuata solo da aziende fuori Provincia, si sta presentando con aziende agricole o società agricole locali costruite ad hoc. Ricordiamo che alcuni allevatori si trovano appunto a dover sottostare a questo sistema, e a competere, perché hanno bisogno per la loro sopravvivenza di portare gli animali in alpeggio e rispettare i parametri numero capi-terreno imposti da leggi nazionali ed europee.

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Tavola Rotonda: le malghe Le malghe rappresentano un importante patrimonio economico e al contempo storico, culturale e ambientale per il nostro territorio. Quale ruolo potranno avere in futuro? La malga rappresenta nella storia rurale della nostra provincia un elemento caratterizzante della nostra stessa identità. Attraverso la loro storia, queste strutture raccontano del Trentino e della sua montagna, delle sue genti e tradizioni rappresentando un vissuto fondamentale dell’attività rurale. Perché tutto questo patrimonio possa proiettarsi nel futuro, è necessario che si diffonda una cultura comune e condivisa per cui le malghe, la pratica tradizionale dell’alpeggio, la cura e il presidio “delle terre alte” appartengono a un sistema unico in cui rientrano anche lo sviluppo e la promozione del territorio. La scelta di dedicare la propria vita all’allevamento (oggi nella gran parte dei casi fatta in maniera assolutamente cosciente, e non necessitata, come era una volta) ha in sé la consapevolezza di quali siano fatiche e sacrifici di questo stile di vita: all’interno di questa consapevolezza deve inserirsi anche quella di essere custodi fondamentali e responsabili di valori, tradizioni e ambienti che altrimenti scomparirebbero, proprio come i pascoli. Quali sono le problematiche che interessano la gestione delle malghe? La gestione delle malghe e la loro organizzazione non è certo esente da problemi di varia Le malghe rappresentano un importante patrimonio economico e al contempo storico, culturale e ambientale per il nostro territorio. Quale ruolo potranno avere in futuro? Le malghe senza dubbio sono un patrimonio storico delle Giudicarie e sono diventate sempre più importanti per due motivi. Uno per un discorso di mantenimento del paesaggio senza animali, lo sappiamo, si perdono ettari di pascolo. Nel 1944-’45 a Caderzone sui registri storici avevamo 120 ettari di pascoli, oggi ne abbiamo 60. Evidentemente l’economia di una volta prevedeva quattro o cinque mesi in malga, oggi è cambiato il settore e ci si va meno. Le malghe sono quindi fondamentali per l’ecosistema. Due, lo sono per il turismo. Quando si va a fare un giro in montagna sentire il suono dei campanacci è una delle cose più belle che ci siano, dà una grande gioia e anche il senso di sicurezza di sapere che c’è qualcuno, che la montagna è abitata. Danno un senso dell’identità del territorio. E la produzione di prodotti caseari a livello turistico, di ricadute di immagine e per il territorio, è un elemento straordinario. Quindi ecososteniblità e turismo che sono dichiaratamente il presente e il futuro del Trentino passano direttamente dall’avere malghe attive. Quali sono le problematiche che interessano la gestione

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Vanessa Masè, consigliera provinciale (La Civica)

“In Provincia, l’ipotesi di meccanismi di premialità perle amministrazioni storicamente virtuose” natura, legati ad esempio anche alla localizzazione della struttura, il suo stato, la viabilità che ad essa conduce. Vi è poi un altro aspetto non di poco conto, e cioè la presenza dei grandi carnivori, che in questi anni non incoraggiano di certo gli allevatori di montagna a proseguire queste attività, per la loro presenza distruttiva. Anche se la Provincia prevede il ristoro dei danni, resta comunque l’aspetto emotivo e lo scoramento per un’attività che taluni non comprendono arrivando a considerare la vita di una vacca, di un asino o di una pecora di minor valore rispetto a quella di un orso e di sicuro non è così, per non parlare dello stato di prostrazione dell’allevatore nel sentire se stesso e i propri animali ostaggio di qualche esemplare particolarmente problematico e aggressivo. Cosa dovrebbero fare i Comuni per favorire la corretta gestione delle malghe e del proprio territorio? I Comuni in questo possono giocare un ruolo fondamentale e dirimente, perché di fatto il ricorso a una scelta piuttosto che un’altra per l’affidamento della malga è in capo a loro.

Pertanto, quella consapevolezza di appartenenza ad un sistema di cui si diceva prima, deve vedere anche loro in prima linea. La Provincia è al loro fianco fornendo loro strumenti perché possano rifarsi alle modalità di affidamento delle superfici a pascolo e delle relative strutture di malga che possano determinare un impatto positivo e di lungo respiro sul territorio, al di là degli aspetti strettamente finanziari, in termini di ricadute per il paesaggio, per l’ambiente e per il mantenimento di pratiche tradizionali di manutenzione e miglioramento di pascoli e infrastrutture. Pensiamo ad esempio alla qualità (e alla appetibilità sul mercato che sta riscoprendo e valoriz-

zando questo mondo) dei prodotti lattiero-caseari di malga, in cui la biodiversità botanica dei singoli alpeggi determina un gusto e una qualità impareggiabili e non replicabili, che possono avere ricadute promozionali sul comune stesso e su tutte le sue attività. Fino a che punto è giusto che prevalga l’uso civico rispetto ad una concorrenza al miglior offerente nelle assegnazioni? Come dicevo, è necessario andare oltre l’aspetto strettamente finanziario (pur comprensibile da un certo punto di vista, ma che sarebbe riduttivo utilizzare come unico criterio), perché in gioco non vi sono solo risorse a bilancio,

ma l’obiettivo da perseguire deve essere la migliore gestione possibile delle superfici a pascolo e delle strutture connesse. La politica provinciale in questo senso è chiara e ulteriormente rafforzata dalle intenzioni preannunciate dall’assessore proprio in risposta ad una mia interrogazione, come ad esempio l’ipotesi di meccanismi di premialità rivolti alle amministrazioni “storicamente” virtuose e, viceversa, la possibilità di applicare una significativa riduzione della contribuzione per le amministrazioni che negli anni precedenti hanno affidato la malga solamente in base al maggior rialzo. Queste modalità quindi cercano di privilegiare la gestione della montagna in un’ottica di presidio, rispetto, cura, salvaguardia e valorizzazione. I contributi europei che vengono concessi agli allevatori hanno effettivamente aiutato gli allevatori o hanno creato più problemi che benefici alla categoria? Io vorrei porre la questione da un punto di vista diverso, e cioè l’interrogativo di quello che significa fare allevamento in montagna. Il

territorio alpino ha necessità, tempi e caratteristiche specifiche per cui sostenere l’allevamento – ma naturalmente il concetto si può estendere a tutto il mondo dell’agricoltura – significa dare degli orizzonti a chi decide di dedicarsi a questa attività. Infatti, l’allevamento alle nostre latitudini non può rientrare nel concetto di resa e sostenibilità economica aziendalmente inteso, se vogliamo salvaguardare quella che è la pratica tradizionale. Nell’immaginario collettivo si tende a vedere l’aspetto romantico di questa pratica, come il contatto costante con la natura e gli animali, dimenticando però la fatica delle albe, del freddo, del dover fronteggiare molte circostanze complesse, della scomodità e ruvidità di alcune situazioni. Quindi, le istituzioni non possono pensare di abbandonare chi si dedica alla cura del territorio, alla produzione di prodotti di eccellenza, al mantenimento delle tradizioni, ma questo naturalmente non deve prestare il fianco a speculazioni fini a se stesse che, come in tutti i sistemi, avvantaggiano il singolo a discapito della comunità.

Marcello Mosca, sindaco di Caderzone Terme

“Ecosostenibilità e turismo che sono il futuro del Trentino, passano dalle malghe delle malghe? Il problema, è anche emerso, nasce dai bandi che si fanno per le malghe: purtroppo negli anni passati qualcuno ci ha speculato perché c’erano tornaconti solo economici e l’attenzione non era sul mantenimento del territorio e della ruralità. Oggi quindi quando si fa un bando ci vuole attenzione per non incorrere in ricorsi, d’altronde nella libera concorrenza se apriamo un bando pubblico può arrivarci chi vuole e quella è la variabile difficile da gestire. Cosa dovrebbero fare i Comuni per favorire la corretta gestione delle malghe e del proprio territorio? Ogni ente ha molte possibilità di muoversi, noi a Caderzone Terme, proprio per i problemi di cui parlavamo prima, abbiamo fatto delle scelte. Sul nostro territorio abbiamo 8 aziende agricole, quasi 600 capi di bestiame di razza Rendena che sono il 50% delle vacche

vincitore a fare questa attività, pena incorrere in sanzioni: così facendo abbiamo cercato di premiare gli allevatori che veramente tengono al territorio e oltre che pensare al lato economico valutano anche il benessere animale e il mantenimento del territorio.

di razza Rendena presenti in valle: un buon amministratore deve cercare di tutelare questo patrimonio. Quindi abbiamo usato il disciplinare della Provincia che dava possibilità di fare un bando a trattativa economica ma inseriva anche una parte tecnica importante: nel nostro caso, con una scelta anche coraggiosa, abbiamo inserito dei requisiti di territo-

rialità come la razza Rendena, l’obbligo di curare il pascolo - dalle erbacce alla legna - e una serie di altri parametri stringenti. Sono quelle attività che una volta facevano parte del “far le giornade”, cioè quegli interventi di manutenzione ordinaria che servono a mantenere il territorio. Abbiamo quindi messo nei bandi tutti i vincoli che obbligano il

Fino a che punto è giusto che prevalga l’uso civico rispetto ad una concorrenza al miglior offerente nelle assegnazioni? Noi nei nostri bandi abbiamo inserito proprio l’uso civico, perché abbiamo tante aziende e non riusciamo a soddisfarle tutte con le nostre malghe. Se fosse andata deserta l’asta, avremmo aperto a tutti gli altri. La nostra realtà richiedeva questa esigenza e credo che abbiamo fatto bene a fare così. I contributi europei che vengono concessi agli allevatori hanno effettivamente aiutato gli allevatori o hanno creato più problemi che benefici

alla categoria? Secondo me hanno combinato un disastro: i famosi “titoli” hanno creato tutti i disguidi di cui abbiamo parlato fino ad ora. Hanno messo in difficoltà gli amministratori delle malghe, siano Comuni o Asuc. Con i “titoli” agli allevatori arrivano effettivamente parecchie risorse, ma il problema è che se fossero stati distribuiti tutti i titoli uguali alle aziende agricole in base al numero di capi di bestiame sarebbe andata meglio. Ma quei titoli non sono tutti uguali: ci sono titoli da 200, titoli da 500 e titoli da 1000 euro, per esempio. I titoli da mille euro sono quelli della pianura, che possono venire ovunque a usarli e il conto è presto fatto nel capire dove è nata la stortura rispetto a chi, spesso proprio gli allevatori di montagna, ha titoli che valgono molto molto meno. Per cui il titolo, creato così, disuguale, è stato un disastro e lì sono nate le speculazioni e quello che è successo di negativo.


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Territorio

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Fra i benefici ai soci, anche gli incentivi allo studio, intitolati a Jacopo Reversi, giovane dipendente Ceis scomparso per una grave malattia: nel 2020 sono stati distribuiti 50mila euro ad 80 studenti, il doppio dell’anno precedente, e il nuovo bando sarà pubblicato nel mese di maggio. Impossibile per il presidente Dino Vaia, nel suo discorso ai soci, non accennare alla delicata, e cruciale per le cooperative come il Ceis, questione del rinnovo delle concessioni idroelettriche: la nuova normativa provinciale in materia salvaguardia le realtà come i consorzi locali, una scelta per la quale Vaia ha dato merito alla Provincia. «Un sentito ringraziamento va al vicepresidente Mario Tonina e a tutta la giunta della Provincia di Trento per la sensibilità dimostrata attraverso le norme coraggiose, di recente approvazione - ha detto ai soci Vaia - In particolare mi riferisco alla LP 9 dell’ottobre scorso ed alla più recente approvazione del DDL 81/XVI. Il filo conduttore che unisce le diverse norme è ben chiaro: rispetto dell’ambiente e della qualità della vita delle nostre comunità . Vengono così escluse dalle procedure competitive per le riassegnazioni delle concessioni idroelettriche, anche le Cooperative Elettriche Storiche che come il Ceis

Il Consorzio industriale di Stenico ha anticipato le assemblee per distribuire sostegni veloci

Ceis, aumentano i ristorni ai soci. Entro l’estate in arrivo 460mila euro di Denise Rocca Si sono conclusi nella prima metà di aprile gli incontri territoriali del Consorzio Elettrico di Stenico e nell’assemblea generale di fine mese i delegati hanno approvato ristorni in bolletta destinati ai soci per 460mila euro, che verranno cocnretizzati già entro la fine dell’estate. Un aumento rispetto allo scorso anno di 130mila euro che, riportano dal Ceis, per alcune realtà produttive e famiglie significherà, per il secondo anno consecutivo, l’azzeramento del costo dell’energia di un bimestre. «Famiglie sono ascrivibili all’autoproduzione e all’autoconsumo comunitario. Ciò permette di capitalizzare direttamente sulle comunità l’uso razionale e rinnovabile delle fonti energetiche. Il nostro territorio non può e non deve essere depauperato della propria ricchezza a beneficio di pochi. Anzi, un utilizzo delle risorse, senza consumo, che abbia ricadute positive su un’intera comunità è da difendere coi denti». Guardando al futuro, un impegno costante della cooperativa è la ricerca di nuove fonti di produzione di energia: fra i progetti più vicini alla concre-

tizzazione quello di una centralina elettrica sullo scarico dell’acquedotto con il Comune di Stenico,

e imprese socie - spiega il direttore del Ceis Gianluca Schiavi - hanno continuato a beneficiare dell’esenzione degli oneri di sistema e delle accise per le imprese, che, se sommate al ristorno del 2020, sfiorano il milione di euro. Ancora, se sommati al drastico calo del prezzo dell’energia per il 2020, i benefici generati alle famiglie ed imprese, grazie alla propria appartenenza al Ceis, hanno permesso loro di risparmiare fra il 30 e il 35% del costo totale delle bollette».

progetto che al momento è in attesa del via libera del Comune alla Conferenza dei Servizi. «Non

siamo una società di servizi che ha per finalità il profitto - ha ribadito Vaia in un’assemblea che si è

tenuta online, spronando i soci alla partecipazione ai momenti di confronto e al dialogo con la cooperativa -. Siamo nati dalla visione della gente del nostro territorio che ha unito le forze per fondare una cooperativa di persone per le persone. Troppo spesso lo sottovalutiamo. Eppure non c’è futuro se dimentichiamo le origini». Un appello al quale si è unito anche il direttore Schiavi: «La richiesta è di darci una mano nell’accoglienza dei canali e delle reti che mettiamo a disposizione per restare in ascolto e in comunicazione con voi».

L’EDITORIALE - di Adelino Amistadi

Continua dalla Prima Lo spunto m’è capitato in questi giorni e vorrei condividerlo con voi ritenendolo indicativo di come ormai stanno andando le cose e che offre un’immagine significativa del modo di vivere attuale e ancor più del vivere futuro. Sbirciando dalla finestra di casa mia mi sono incuriosito vedendo due ragazzi (un ragazzo e una ragazza) seduti sui granitici gradini di fronte. Erano lì, lei stava in braccio a lui, ed entrambi, anzichè guardarsi negli occhi, neanche si parlavano, erano ambedue occupati con il telefonino in una mano e una sigaretta nell’altra, impegnati a dialogare con chissà chi e chissà dove, magari con quello accanto, di certo non sembra che fossero molto presi dall’abbraccio. Sono vicini, si vorranno anche bene, magari, chissà, si sposeranno, ma intanto ognuno fa i fatti suoi, non si cura dell’altro, entrambi ostinati, non alzavano gli occhi dal proprio cellulare, non un sospiro, non un sorriso, neanche il fumo delle sigarette sembra distrarli. Ho continuato a guardarli per vedere se qualcosa potesse succedere, macché, sono andati avanti per una mezz’oretta sempre impegnati allo stesso modo.

Quei marchingegni che ci cambiano la vita

Così mi sono reso conto che la scena a cui assistevo rifletteva fedelmente il modo di vivere attuale, lontanissimo da quello, neanche tanto remoto, quando le cose si sarebbero svolte in maniera diversa: in una simile occasione, e non erano molte le occasioni di avere una ragazza in braccio, ci si guardava negli occhi, ci si parlava, talvolta si litigava, ma poi si finiva di baciarsi, magari nascondendosi per un minimo di decenza, ci si abbracciava, si sognavano praterie immense in cui correre insieme verso la felicità. Ma oggi le cose sono cambiate. Si passa la giornata per gran parte immersi in un mondo virtuale! Il mondo reale non sembra interessare né alla ragazza, né al ragazzo, che si ignorano, i due sono più interessati al cellulare che hanno in mano che alla relazione che hanno con la persona accanto. Gran parte di noi si

relaziona con gli altri tramite telefonino che è diventato ormai una prolunga della persona, un ponte che ci collega con una persona anche lontanissima, ma poi, è tutto da ridere, ci allontana da chi abbiamo vicino. Basta andare in un ristorante, ci sono coppie che si parlano con il telefonino a tavola, a distanza di un braccio. Nelle sale d’attesa le cose non cambiano, tutti silenziosi, con mascherina, indaffarati a non perdere d’occhio il colloquio surreale con il proprio cellulare. O la solita coppia di giovani (fidanzati? sposi?), mano nella mano, che passeggiano guardando qualche vetrina e contemporaneamente, entrambi, intenti a parlare con il loro aggeggio tecnologico. Per non dire di genitori che accompagnano al parco-giochi i loro figli, li lasciano sull’altalena, e loro si mettono in disparte, lei chiama una sua amica, lui

controlla la posta, i due fratellini cercano di attirare la loro attenzione, hanno bisogno di qualcuno che spinga l’altalena, ma non c’ è nessuno che li ascolti. I loro genitori hanno tutt’altre cose da seguire. É così che il concetto di comunità a cui eravamo abituati s’è sfaldato, s’è sbiadito, s’è ridotto ai minimi termini, Ogni persona è un pianeta a sé che si collega con i propri simili per via telematica. Gli incontri personali avvengono casualmente. Il computer poi ci ha staccati dal consorzio umano. I ragazzi trascorrono ore e ore davanti allo schermo del computer, discutono in gruppo tramite tastiera, si danno appuntamento, si fidanzano, fanno all’amore via web, di certo i confini della conoscenza si sono ampliati, ma l’esperienza che ha fatto girare il mondo per millenni sembra se ne sia andata su per il camino. Una volta, di

fronte ad un problema, ci si rimboccava le maniche e giù tutti a lavorare per risolverlo, si girava il paese, si incontravano persone, ci si incontrava al bar, si parlava, si giocava a carte, si litigava, ci si emozionava, si condivideva il proprio vivere con gli altri. Oggi le soluzioni le trovano premendo i tasti magici del computer, in quel marchingegno sembra esserci la risposta a tutti problemi, e così passano le ore viaggiando con sogni esasperati, per gran parte irrealizzabili….poi ci si lamenta che non ci sia più nessuno nelle piazze, nei boschi, nelle vie, ovunque si vada domina il deserto. Una volta si litigava, è vero, magari ci si insultava anche, ma lo si faceva guardandosi negli occhi, lo si faceva con persone presenti, e senza dividere questi momenti di fremito con mezzo mondo… e una volta terminata la discus-

sione si era amici come prima e ci si ritrovava a berne un bicchiere al bar. Una volta per protestare, noi cittadini, si facevano riunioni, assemblee assiepate in teatro, ci facevamo sentire e ci mettevamo la faccia...oggi si condividono post come fosse la catena di sant’Antonio con la consueta scritta “se sei d’accordo condividi...”. Io sarò anche vecchio, forse qualcuno potrà anche dirmi che ormai vivo fuori dal mondo, è tutta colpa mia, lo so, che non sto a passo con i tempi, ma cosa volete che vi dica, io per quel poco che mi resta continuerò a vivere come ho sempre vissuto...non rinuncio alla mia vita di sempre fatta di odori, sapori, emozioni, abbracci con le persone, carezze, lacrime e sorrisi reali. Forse aveva ragione mia madre quando ripeteva spesso : “Si stava meglio quando si stava peggio”….Oh...Sì!!!


Attualità L’obiettivo della Provincia era per molti versi “imposto” dalle osservazioni svolte dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in relazione alle procedure di rinnovo delle concessioni di piccole derivazioni idroelettriche previste dal corpus normativo nazionale e provinciale. L’Autorità aveva infatti rilevato che l’insieme delle norme in questione non era conforme ai principi comunitari in materia di attribuzione di titoli per l’esercizio di questa tipologia di attività economiche, che richiedono l’adozione di modalità concorrenziali non solo per la loro assegnazione, ma anche per i rinnovi. Ciò in linea anche con recenti pronunce della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale su questioni analoghe. Lo scopo della legge è quello di introdurre una disciplina sui rinnovi che sia in linea con la Direttiva comunitaria relativa ai servizi nel mercato interno (la c.d. Direttiva Bolkestein) e con la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ad essa riferita . “Quello che abbiano raggiunto in aula, con il contributo responsabile di tutte le forze politiche – sottolinea il vicepresidente Tonina - è un buon risultato, che tiene conto del contenzioso in essere e potenziale, ma contiene al tempo stesso tutele importanti per il Trentino, sia per quanto riguarda il procedimento di riassegnazione delle piccole concessioni idroelettriche, sia sul versante della disciplina delle grandi derivazioni. La legge contiene inoltre anche altre norme su temi di forte rilevanza, fra cui le Reti di Riserve: il filo conduttore che unisce le diverse disposizioni è quello dell’ambiente e della qualità della vita della nostra comunità, e che ciò avvenga alla vigilia dell’approvazione della Strategia provinciale per lo sviluppo

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Nella legge “omnibus” anche le Reti di Riserve e semplificazioni in materia urbanistica

Concessioniidroelettriche,collaborazione fraleforzepolitichesullastesuradellanorma Il Consiglio provinciale ha approvato recentemente, con ampia maggioranza, il disegno di legge 81, proposto dalla Giunta provinciale su iniziativa del vicepresidente e assessore all’urbanistica, ambiente e cooperazione Mario Tonina. L’intervento legislativo, ora legge provinciale 23 aprile 2021 n.6, diventasostenibile, uno dei principali strumenti di programmazione della Giunta, è senza dubbio incoraggiante”. Ma vediamo qualche dettaglio. La nuova norma provinciale disciplina come dicevamo la materia delle concessioni idroelettriche di potenza nominale media annua superiore ai 220 kW ed inferiore ai 3000 kW, attualmente prevista come soglia minima per le grandi concessioni. Questo è infatti il range per qualificare il relativo impianto meritevole di contesa sul mercato, che impone l’apertura alla comparazione con altre proposte anche in sede di rinnovo. La nuova norma disciplina in via transitoria i procedimenti di rinnovo in corso, con conferma del concessionario uscente, previa valutazione di impatto ambientale, con durata variabile a seconda delle situazioni, per consentire l’ammortamento degli investimenti fatti come contemplato del resto dalla stessa giurisprudenza comunitaria. “Il testo licenziato dall’Aula

– aggiunge ancora Tonina – considera la necessità dei titolari di concessione di programmare la propria attività, guardando all’efficienza degli impianti e alla necessità di valorizzare ulteriormente la produzione idroelettrica da fonte rinnovabile, un bene prezioso anche per le sue ricadute ambientali. La prospettiva è ora quella di approfondire il tema delle comunità energetiche. Una sfida su cui continueremo a lavorare con convinzione, per garantire ancora maggiori opportunità al Trentino” Nella nuova normativa sono

to un “omnibus” a causa della situazione contingente e sotto la pressione dell’emergenza creata dalla pandemia da Covid-19, conteneva in particolare alcune novità normative su una materia di grande rilevanza economica, ambientale e storica per il Trentino, quella della produzione di energia idroelettrica.

state anche previste ipotesi di esclusione dalle procedure comparative, come nella fattispecie dell’autoconsumo delle cooperative elettriche storiche con rete di distribuzione propria, come CEIS e CEDIS. Si ricorda in proposito che con un provvedimento del giugno 2020, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) ha approvato il Registro delle Cooperative storiche dotate di rete propria, che svolgono nei confronti dei propri soci attività di autoproduzione elettrica. La legge provinciale ha in-

tenso salvaguardare questa categoria di cooperative, che svolgono un’attività molto importante per le comunità interessate, sottraendola ai meccanismi della concorrenza. Nel testo è stato necessario introdurre anche norme relative ad una molteplicità di materie che attendevano di essere ridisciplinate: si va dagli impianti termici civili allo scarico di acque reflue domestiche e industriali, dal deposito dei veicoli fuori uso bonificati presso i centri di rottamazione fino dalla normativa in materia di canoni

per le utenze di acqua pubblica e di titoli a derivare. La legge avvia inoltre il processo di riforma delle 10 Reti di Riserve esistenti attualmente, che hanno come compiti la tutela e conservazione del patrimonio naturalistico ma anche la sua valorizzazione sotto il profilo socio-economico. Le Reti di Riserve non sono enti pubblici, come i Parchi naturali, ma scaturiscono da accordi tra Provincia ed enti locali; il che costituisce il loro principale punto di forza, garantendo la partecipazione delle comunità locali nelle politiche di salvaguardia e valorizzazione, come pure un aspetto critico, per la “precarietà” che ne consegue. La nuova legge interviene anche su questo aspetto stabilendo che le convenzioni istitutive abbiano durata non più triennale bensì novennale. Con la legge “omnibus” infine – oltre ad una modifica alla legge provinciale sui contratti pubblici – sono state introdotte delle variazioni riguardanti problematiche di natura urbanistica ed edilizia che impattano sulla qualità della vita dei cittadini, dall’allineamento dei dati catastali e tavolari all’eliminazione delle barriere architettoniche. Ciò in particolare al fine di semplificare i procedimenti autorizzativi per favorire maggiormente le persone disabili che hanno la necessità di avviare al più presto gli interventi di adeguamento.


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Il personaggio

MAGGIO 2021

“Non esiste l’equilibrio tra lavoro e vita privata: c’è una vita sola, che ci soddisfa in molti modi”

Francesca Gino, una tionese ad Harvard Il suo ultimo libro, bestseller tradotto in 12 lingue, e dal quale sarà tratta una serie televisiva, è “TalentI ribellI: perché infrangere le regole paga (nel lavoro e nella vita)”. I ribelli, sostiene Francesca, sono coloro che cambiano il mondo in meglio con le loro prospettive non convenzionali, sfidando lo status quo. Fra i protagonisti del libro c’è l’italiano Massimo Bottura, chef pluristellato del ristorante Osteria Francescana di Modena, riconosciuto dall’Accademia internazionale della cucina come miglior cuoco del mondo nel 2011; secondo Francesca è un vero talento ribelle, e le ha insegnato che nella vita è opportuno fare piani a breve termine, così da lasciare spazio all’inaspettato. Quando illustra il suo lavoro le brillano gli occhi, è evidente che ci crede, che la ricerca è la sua passione, la ama profondamente. Ma Francesca è molto altro, ha una bella famiglia, con un marito americano e 4 bambini piccoli, e che dimostrano come anche lei in un certo senso sia un “talento ribelle”, brava a conciliare al meglio lavoro e famiglia. Noi l’abbiamo sentita per sapere qualcosa di più su di lei. Come eri da bambina? Spesso dico alla mia famiglia e agli amici che sono come il vino vecchio: sono migliorata con il tempo. Quando ero piccola, mio fratello e mia sorella passavano molto tempo insieme, ma io stavo spesso da sola, mi concentravo su qualcosa che avevo in mente. Se dovessi tornare indietro, sorriderei con gli amici più spesso piuttosto che lavorare sul prossimo problema di matematica. Com’era la tua famiglia? Ho avuto il privilegio di crescere vicino a mio fratello e mia sorella, che ammiravo tanto, e che sono sempre stati pazienti e comprensivi con me. Sono triste che non abbiano mai incontrato la versione migliore di me, cosa che penso sia venuta fuori di recente, da quando mi sono trasferita negli Stati Uniti. Crescendo, sono stata anche molto vicina ai miei genitori e ai miei nonni. Quando chiudo gli occhi per pensare a momenti gioiosi, spesso mi vengono in mente momenti di famiglia, dove sono in macchina con i nonni e rido coi mei fratelli nel sentire mio

di Chiara Garroni Francesca Gino al momento è la tionese più famosa al mondo. Insegna amministrazione aziendale alla Harvard Business School, l’ateneo più prestigioso al mondo, ed è ricercatrice nel campo dei processi decisionali, negoziazione, motivazione e creatività. Laurea in Economia a Trento, dottorato di ricerca al Sant’Anna di Pisa, ha pubblicato i risultati delle

sue ricerche nelle più prestigiose riviste scientifiche, ed è stata annoverata tra i 40 migliori business professor al mondo sotto i 40 anni, e fra i 50 pensatori di management più influenti del pianeta. Ha 43 anni, è stata pluripremiata nell’ambito della psicologia delle organizzazioni, da 20 anni vive negli Usa. A Tione tuttora risiedono i genitori Mimma e Filippo.

nonno cantare in modo stonato o mia nonna nel raccontarci di quando era stata conquistata da lui. Ti piaceva vivere in montagna? Sono cresciuta amando le montagne. Quando avevo quasi quattordici anni, ho deciso di iniziare a lavorare in un rifugio, e mi è piaciuto tantissimo guardare le montagne e respirare quell’aria pura, era molto calmante. Non sono mai diventata particolarmente brava in nessuno sport, ma sono così felice di sapere nuotare, sciare, pattinare, giocare a calcio, tennis e pallavolo. Ora porto i miei figli a tutti i tipi di attività sportive ed è divertente per me essere in grado di partecipare con loro. Per esempio, due delle mie piccole, Olivia di 5 anni ed Emma di 3 anni e mezzo, pattinano con me il sabato mattina: è una delle attività che mi dà gioia. Che alunna sei stata? Ti piaceva la scuola? All’inizio, alle scuole elementari, ero molto vivace e non ascoltavo molto quello che le maestre dicevano. Poi, verso la quarta elementare, mi sono appassionata alla scuola. La mamma ha contribuito: dopo scuola ci chiedeva spesso di raccontarle delle lezioni o di quello che avevamo imparato, e credo che questo ci abbia insegnato ad apprezzare l’apprendimento. Mio padre, durante le medie e il liceo, ci faceva tante domande mentre stavamo studiando, e ciò rafforzava l’idea che imparare è un momento di gioia. Noi 3 fratelli abbiamo imparato l’inglese quando eravamo piccoli, prendendo lezioni private da una persona che era bilingue. Poi io, verso i 15 anni, ho passato diverse estati a lavorare alla pari in Inghilterra. Facevo da babysitter ad una famiglia con tre piccoli, ed è stato un modo per continuare ad imparare la lingua. Quando hai cominciato a pensare al tuo futuro come ti vedevi, cosa volevi fare? Alle medie non ci pensavo, a Tione c’era un liceo

scientifico frequentato sia da mia sorella che da mio fratello, e quindi io ho fatto la stessa cosa. Il momento in cui ho pensato al futuro è stato durante la scelta dell’università. Inizialmente volevo fare ingegneria, ma all’ultimo minuto ho scelto Economia e Commercio, senza aver chiaro i tipi di lavori che quegli studi avrebbero aperto. Mi sembrava così di avere diverse strade aperte, e io non avevo idee chiare sul dopo. Ma quando ho lavorato sulla mia tesi mi sono resa conto di apprezzare la ricerca. Avevo partecipate come soggetto a diversi esperimenti comportamentali nel laboratorio comportamentale dell’università. E ho iniziato a parlare ai ricercatori che li avevano organizzati per capire che strada avevano seguito. Ho scoperto il dottorato, e quindi ho deciso, che a me sarebbe piaciuto diventare una professoressa universitaria. E all’università americana come sei arrivata? È una cosa che ho scoperto successivamente, quando il programma di dottorato di cui ero parte ha suggerito di passare del tempo in altre università, per crescita personale e per un allargamento di prospettiva sulla ricerca. I miei “mentors” di quel periodo, Enrico Zaninotto e Massimo Warglien, mi hanno consigliato un periodo di studio ad Harvard. Sono partita con l’idea di stare per sei mesi… ma poi mi sono trovata bene, e sono rimasta: è un po’ successo per caso di non essere più tornata in Italia.

Hai studiato Economia all’università di Trento, ma ora fai qualcosa più vicino alla psicologia, è così? La mia ricerca, insegnamento e lavori di consulenza sono centrati su temi di psicologia delle decisioni e management. In breve, studio come le persone possono avere vite più produttive, creative e appaganti. Per me è un privilegio avere l’opportunità, con il lavoro che faccio, di poter influenzare il pensiero altrui e il modo in cui affrontano il loro lavoro e la loro vita. Come hai conosciuto il tuo futuro marito? Oltre al lavoro soddisfacente, anche lui ha avuto un qualche ruolo sul fatto che ti sei fermata a vivere laggiù? Ho conosciuto mio marito all’aeroporto di Boston. Ci siamo conosciuti nella security line. Lui mi ha approcciata per conoscermi, ci siamo parlati, riso insieme per le lunghe code

in aeroporto e dopo qualche minuto ci siamo salutati. Era il dicembre del 2006. Io stavo per ritornare in Italia per le vacanze di Natale, lui stava prendendo un volo per andare a visitare dei suoi amici per il capodanno. Prima di salutarmi mi ha lasciato il suo biglietto da visita. Per mesi non ci siamo sentiti. Un giorno a metà marzo ho trovato il suo biglietto da visita nel mio portafoglio e ho deciso di mandargli un’email per vedere se il suo libro era stato pubblicato (mi aveva detto che stava lavorando su un libro che sembrava sarebbe stato divertente da leggere). Abbiamo iniziato a scriverci, perché in quel periodo lui viveva a Boston e io a Pittsburgh. Ci siamo incontrati a maggio, per una chiacchierata di fronte ad un cappuccino nel North End a Boston, la parte italiana della città. E guarda un po’ dove siamo finiti, 15 anni dopo, con quattro piccoli tutti nati qui. Lui, americano, è un ingegnere nel campo del software. Non credo che vivrei ancora negli Stati Uniti se non mi fossi sposata con lui. Hai 4 figli piccoli, come riesci a conciliare lavoro e famiglia? Non penso di essere così diversa da qualsiasi altro genitore che lavora e che ha a cuore la propria famiglia ma che ama anche il lavoro che fa. La maggior parte delle famiglie, come la mia, vive esperienze sia indipendenti che condivise. Quando sono al lavo-

ro, cerco di immergermi nei miei impegni. Quando sono a casa, sono completamente con i piccoli e mio marito. Non penso che esista una cosa come l’equilibrio tra lavoro e vita privata: c’è una vita sola, che ci soddisfa in molti modi. La famiglia è un aspetto fondamentale e il lavoro può essere un altro. Hai mai nostalgia di qualcosa della vita in Italia? Ogni cultura ha i suoi pro e contro; quello che mi manca dell’Italia è la gioia che deriva semplicemente dal sedersi al bar sorseggiando un caffè senza un programma preciso. Mi manca vedere la mia famiglia e gli amici italiani più spesso. Non ti senti un po’ chiusa in un mondo elitario, come vedi la crisi che stiamo vivendo? Questa crisi ha portato difficoltà in molte forme, in molti settori, in tutti gli strati sociali a livello globale. Che tu sia un negoziante locale, un professore o il presidente di un’università, ci siamo tutti dovuti adattare ad un ambiente diverso. Nel marzo del 2020 mio marito è stato licenziato a causa della crisi. Era sconvolto, e ricordo di avergli detto di concentrarsi sull’opportunità, di prendersi un momento per riflettere, passare più tempo con i bambini e poi cercare un altro ruolo che potesse renderlo ancora più felice. Ha trovato quel lavoro, circa 6 settimane dopo. Per molti la crisi è stata veramente dura ed è difficile parlare in generale di situazioni che richiedono attenzione individuale. Ma, se possibile, non perdiamo la speranza: abbiamo bisogno di tutte le energie per scrivere il prossimo capitolo insieme.

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Territorio

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Il progetto preliminare presentato in Provincia

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Limarò, un percorso nella forra da 2 milioni di euro di Denise Rocca

A metà febbraio è stato presentato ai tecnici della Provincia il progetto preliminare per la valorizzazione della Forra del Limarò. Si tratta di 2 milioni e 200 mila euro di investimento, in parte finanziato con fondi del piano di sviluppo territoriale in parte, 110 mila euro fino ad ora ma è previsto un apporto maggiore, sono

del Comune di Comano Terme che fa da capofila per i comuni delle Esteriori. Il progetto, realizzato dall’ingegnere Sandro Tagliaferri della Eng Group Srl di Pieve di Bono con un team multidisciplinare, prevede un percorso negli anfratti della forra formata dal fiume Sarca all’ingresso del paese di Ponte Arche.


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Il Saltaro delle Giudicarie

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Sondaggi e chiacchiere all’aperto

Politica nazionale, internazionale, ma soprattutto politica provinciale, non vale perdere tempo con la Cina, o la Russia, meglio concentrarci su Trento e su piazza Dante, sede dei nostri politici, che proprio in questi giorni sono a metà legislatura e come dovuto, da chi se ne intende, è tempo di bilanci. Bilanci seri, mica pressappoco. Così dice l’Archimede per introdurre l’argomento: “Non so se avete letto sul giornale di Trento, c’era un sondaggio su come sono andate le cose della politica trentina a metà legislatura dopo il cambiamento netto, con il Trentino in mano alla Lega e a tutta la sua ghenga, e il PD e co. finalmente in minoranza...” Ah, si l’ho letto, tutto sommato ne parlano bene, Fugatti, il Presidente, sembra piacere, si sta battendo con coraggio in un periodo come quello che stiamo vivendo da un paio d’anni, non è facile gestire la situazione che

Siamo al bar...si fa per dire, siamo sotto una tettoia sbilenca che a suo tempo serviva per parcheggiare asini e muli per dar tempo ai proprietari di partecipare alle vinose discussioni che avvenivano all’interno dell’osteria della Maroca. Ah, che tempi! Adesso siamo qui, in balia del vento, a cercar di riprendere il discorso dismesso nell’inverno appena trascorso ed ora ripreso per con l’apertura dei bar all’aperto. Non ci sono tavoli dignitosi, ci mancherebbe, c’è un vecchio tavolone con una paio di panche ammuffite che sanno di piscio asinino, ma tutto sommato la sistemazione è si è venuta a creare col Covid, talvolta non è facile seguirlo, ma...” dice l’Abele, interrotto (e ti pareva?) dall’Osvaldo caccola : “Si, dai...mi piace anche se mi fa incazzare quando prende ordini da Salvini, Fugatti è il nostro Presidente e già di rompi balle ne siamo forniti abbastanza senza che se ne aggiungano altri...” “Si, lavora abbastanza bene, lo vorrei un po’ più trentino, un po’ meno veneto. Dovrebbe viaggiare spalla a spalla con l’Alto Adige piuttosto che con il Veneto, se vuol salvare l’autonomia, altrimenti prima o poi diventeremo una provincia veneta e buona notte...” annota

con saggezza il sindaco Filippo. “Non se ne parli nemmeno, noi con quei “magna osei” de veneti, giammai! Putost nem coi bresciani...”dice la sua Toni la volpe. “Cosa dite, l’autonomia per noi è sacra, cosa faremmo senza autonomia? E l’unico modo per salvarla l’è rimanere a fianco dell’AltoAdige e rivendicare la nostra storia e il nostro passato… ” conferma le sue convinzioni il sindaco Filippo. “Il sindaco l’è sempre sta en po’ Keiserjäger, ma el ga reson se non vogliamo diventare una provincia veneta o bresciana, dice l’Abele, dobbiamo fare come dice lui...” “Bon, allora me par che sem d’acordo, al Fugatti ghe dem en sei e mezzo, ve va ben? I voti i dem noi!” comanda il maestro di musica Geremia che sa molto bene la musica, ma non sa per niente l’italiano. “Il sondaggio del giornale il voto migliore lo dà alla Stefania Segnana, l’assessora alla sanità, s’è fatta un mazzo così con il Covid, ma l’è stada brava, l’ha rimesso in sesto gli ospedali periferici, compreso quello di Tione, quel furbo di Zeni che era assessore nella passata legislatura el voleva portar tut a Trent e a noi lasarne solo en pronto soccorso o poc de pù...Con la Segnana l’ospedale di Tione è stato rimesso in azione e per fortuna, col

apprezzata dagli amici dell’osteria della Maroca che finalmente riprendono, seppur in malo modo, i ragionamenti sull’andazzo del mondo e sulla sfiga che ormai accompagna la vita di tutti quanti. Sono presenti al solito l’Abele, il lavoratore dei miei stivali, l’Archimede il dotto, l’Angelo cagheta, l’Osvaldo caccola, il maestro Geremia, musicista, e Toni, la volpe, così dicono, ma che della volpe ha solo la faccia e poco altro. Come sempre il tema del giorno è quello di ieri e dell’altro ieri, i nostri sono esperti di politica e non perdono occasione per dimostrarlo.

casino del Covid se fossimo dovuti andare tutti a Trento saremmo morti a centinaia, voto sette! Va bem?” Sentenzia l’Archimede. Il sondaggio in questione va avanti con l’assessora all’agricoltura Giulia Zanotelli : “Mi su questa assessora no me pronuncio,- dice l’Angelo cagheta- contadino da 7 generazioni, l’è nonesa e l’è tutto dire, la fa la nonesa, el par che l’agricoltura per ela la sia solo pomi e pomi e ancora pomi con en poca de uva, qualche fragola, e poco altro, noi che gavem le vache non saven neanca come l’è fata...el sondaggio el ghe da sei e mez, mi propongo cinque e basa manina...” “Poi il sondaggio mette al terzo posto Mattia Gottardi, assessore agli Enti locali, è uno dei nostri, non male, ne parlano bene anche a Trento, è uno degli assessori più ascoltati, se riesce a realizzare tutto quello che ha messo in cantiere farebbe davvero un’ottima figura, io che sono sindaco e me ne intendo, propongo un sette anche a lui...”dice il sindaco Filippo. “E al Mario Tonina? Anche lui è dei nostri, l’è diventà en giramondo, el va dapertut, in tutta Italia, ma ogni tant ghe va da mente le Giudicarie, però l’è bravo, l’è el maggior sostegno, con Gottardi, del presidente, sette anche a lui...” dice il musicista Geremia. Interviene l’Osvaldo caccola:

“Maroca portane n’altro fiasco se te voi che podente digerir l’ assessore allo Sviluppo Economico Spinelli, qui voglio dire la mia, l’ho visto poche volte, ma per mi l’è semper masa serio, non ride gnanca a saltarghe adoss...non voria esser la so dona, e mi quei che no ride mai i me stà sui bai...il sondaggio el ghe da cinque e mezzo, credo che el vaga ben, quasi troppo..l...”sentenzia L’Osvaldo. “E’ il turno del nostro Roberto Failoni, il sondaggio ne parla piuttosto male, gli da un voto quasi da bocciatura, cinque e mezzo, ma non mi sembra così male, a dir il vero da qualche tempo è scomparso dai giornali, fino a qualche mese fa appariva sul l’Adige con tre-quattro fotografie al giorno, con quel sorriso a tutta dentiera, da qualche tempo non lo si vede quasi più, forse perché con la mascherina non si riesce ad individuarlo, non so, comunque il suo lavoro lo fa bene (dicono), poi ha un Gabinetto accanto che funziona alla perfezione, io propongo sette come agli altri nostri conterranei, tutto sommato siamo ben rappresentati...” conferma il sindaco Filippo. “Alla fine c’è Mirko Bisesti, assessore all’istruzione, il sondaggio lo demolisce: cinque secco, e noi condividiamo in pieno, cinque anche per noi...è giovane avrà tempo per

migliorare.” Così conclude l’Archimede che poi continua con un’aggiunta inventata lì per lì: “E dato che ci siamo il sondaggio lo facciamo noi sul Consiglio Provinciale: chi è, secondo voi, il consigliere che più vi ha colpito per presenza, cultura, capacità espressive, arguzia e spigliatezza” Il musicista Geremia non ha dubbi: “L’Alessandro Savoi, no ghe dubbio, a mi el me simpatico, el ghe nà per tuti...l’è armonioso e convinto come la musica di Beethoven...” e giù tutti a ridere. “Mi podria esser anca d’acordo se el se fessa far ‘na bela dentiera, vederlo parlar l’è come veder el por Gala che l’era sdentà come en rastell da la foia...” dice la sua Toni la volpe. “E pensar che l’era presidente della Lega, se il Presidente l’è così simpatico, immaginatevi gli altri…! - chiude dibattito-sondaggio l’Abele - nem a casa che el sefat tardi!” Se ne vanno soddisfatti, discutere all’aperto forse è meglio che rinchiusi, si è più liberi, il pensiero tenta voli pindarici, i ragionamenti filano a meraviglia. Il vostro Saltaro è davvero orgoglioso dei suoi amici del bar, e la Maroca sorride soddisfatta. Hanno pagato e questo è quello che conta, poi se anche dicono minchiate, a lei non gliene frega niente, lei è apolitica e vive felice.


Turismo

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Impianti di risalita: continua la chiusura fino al 15 febbraio secondo quanto stabilito dal Dpcm

Ap Gli spostamenti SCONTI FINO tra regioni sono vietati, ma è possibile raggiungere le seconde case A 100€ SU PRODOTTI E SERVIZI SE ACQUISTI

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Attualità

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L’azienda delle Esteriori ha preparato una terapia per le conseguenze sui polmoni del Covid-19

Alle Terme di Comano per curare il “Long Covid” Il progetto di cura è stato preparato dall’equipe medica pneumologica del poliambulatorio Comano Med guidata dal dottor Sergio Bassetti, specialista in malattie infettive, tisiologia e malattie dell’apparato respiratorio. Il percorso riabilitativo prevede l’utilizzo, sotto forma di cura inalatoria e aerosolica, dell’acqua termale di Comano il cui microbiota è riconosciuto per le proprietà antinfiammatorie e idratanti-mucolitiche, abbinato a servizi specialistici, trattamenti fisioterapici e attività fisica personalizzata, in palestra e all’aria aperta nel parco di 14 ettari che circonda lo stabilimento di cura termale. Le patologie trattabili con il programma di riabilitazione respiratoria includono le malattie polmonari croniche come bronchite croLa sondaggite è una malattia infantile alla quale pochi – parliamo di politici e di partiti – sfuggono. E’ così anche per il presidente della Provincia Fugatti e la sua giunta. A due anni e mezzo dall’insediamento della Giunta di centro destra, Winpoll, istituto specializzato in ricerche che lavora – tra l’altro – per il Sole 24 ore ha effettuato un sondaggio su un campione di 800 trentini. Il sondaggio è stato commissionato da ViViItalia TV, supplemento video del giornale on line Il quotidiano del Nord Est. La ricerca mirava a verificare lo stato di salute della Giunta e soprattutto le opinioni dei trentini su una serie di temi di attualità. Vediamo subito le conclusioni, prima di entrare nel merito di alcune domande specifiche. I risultati dicono – o possono dire – che la Giunta Fugatti se la cava, anche se c’è qualche segnale di possibili allarmi. Alla domanda “Come giudica l’azione politica della Provincia di Trento in relazione ai bisogni della gente“ il 2 per cento esprime un giudizio molto positivo, un 66 per cento abbastanza positivo. Quindi ostacolo superato. E’ interessante notare che il giudizio positivo viene anche dal 63 per cento di elettori del Pd e dal 50 per cento di quelli di 5 stelle. Alla domanda “Come valuta l’operato “ del-

di Denise Rocca L’acqua termale di Comano si propone anche per curare le conseguenze sui polmoni del Covid19, la cosiddetta sintomatologia “long Covid”. L’azienda consorziale delle Esteriori lancia un protocollo terapeutico mirato per pazienti affetti da patologie polmonari croniche e dalle conseguenze del Covid con la propria acqua curativa: si tratta di un percorso mirato e interdisciplinare per la rieducazione respiratoria in ambito termale. «In un periodo come quello attuale spiegano dall’azienda - che ha visto l’aumento dei casi

e delle manifestazioni definite Long Covid, caratterizzate da sintomi persistenti e debilitanti anche dopo diverse settimane, spesso trascurati, e anche in considerazione della carenza sul territorio di strutture organizzate in tal senso, assume sempre più importanza per i pazienti e per i medici di base poter contare su un supporto specialistico di livello e su un team multidisciplinare che include medici e figure professionali formate e qualificate come infermieri e fisioterapisti con esperienza in ambito respiratorio».

nica, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), enfisema polmonare, asma bronchiale e insufficienza respiratoria cronica, e appunto la sindrome post-Covid19. Il percorso di riabilitazione respiratoria è uno dei servizi del nuovo poliambulatorio specialistico Comano Med che propone, oltre al core business termale della dermatologia, anche pediatria, allergologia, otorinolaringoiatria, flebologia,

l’ambulatorio ecografico e quello di medicina estetica, nutrizione e fisioterapia. Intanto, le Terme hanno inaugurato il 1° aprile la nuova stagione per i cicli di cura rientranti nei livelli essenziali di assistenza che rappresentano un motivo di spostamento consentito anche per i residenti fuori regione. «Lo abbiamo fatto a dicembre, per la consueta parentesi invernale, e anche in primavera abbiamo rispettato i nostri programmi – spiega il presidente dell’Azienda consorziale Roberto Filippi -. Siamo ripartiti, seppur consapevoli delle difficoltà del momento, per mantenere fede alla nostra responsabilità anche sociale nei confronti del territorio delle Giudicarie Esteriori e dei Comuni proprietari».

I risultati del sondaggio di Winpoll

Giunta Fugatti, per i trentini se la cava di Ettore Zampiccoli

la Giunta l’8 per cento risponde “ molto positivamente” , il 54 per cento abbastanza positivamente. Anche in questo caso il giudizio degli elettori Pd è alto ed arriva al 51 per cento. Qualche nota dolente si affaccia quanto l’intervistatore chiede un giudizio sulla gestione dell’emergenza economica. Qui i giudizi positivi o abbastanza positivi arrivano al 52 per cento, quelli negativi al 48 per cento con due risultati da segnalare e sui quali approfondire: si abbassa la percentuale degli elettori del Pd soddisfatti ( 43 per cento ) ed è piuttosto contenuto anche quello degli elettori della Lega. Solo il 58 per cento si dichiara soddisfatto. Più interessante il responso sulle promesse elettorali di Fugatti. Dopo due anni e mezzo le ha mantenute? Qui la bilancia pende al no. Solo

il 44 per cento degli intervistati dà una risposta positiva, mentre il 56 per cento ritiene che le promesse non siano state rispettate. Qui gli elettori del Pd positivi sono solo il

33 per cento. L’esito di questa domanda richiederebbe un supplemento di analisi. Perché la maggior parte dei trentini ritiene che Fugatti non abbia mantenuto le pro-

messe? Il ventaglio di risposte potrebbe essere ampio. Altro passaggio interessante è il giudizio sugli assessori, ovvero – chiede l’intervistatore – come hanno lavorato?

Le risposte in una forbice da 1 a dieci punti. Qui Dante direbbe che hanno lavorato “senza infamia e senza lode “. Infatti i punteggi loro attribuiti si collocano tra i 5 ed i 7 punti. Sette punti ottiene l’assessore Segnana ( è la prima ) ed a seguire verso il basso gli altri. L’assessore Failoni è sul 5,3. Tonina, da consolidato democristiano, sta nel mezzo della pattuglia con un sei pieno. Interessante anche l’ultima domanda rivolta ad un campione selezionato di elettori del centro destra. Alla domanda “ Lei voterebbe ancora per il centro-destra ? “il 93 per cento risponde sì e il 7 per cento no. Scendendo nel dettaglio si scopre poi che il 14 per cento degli elettori di Forza Italia alle prossime elezioni guarderà altrove. Granitici invece gli elettori della Lega e di Fratelli d’Italia.


Europa

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Incertezze e paure nel nostro futuro di Paolo Magagnotti

All’ incertezza, ad esempio, nell’avere e poter conservare un lavoro si aggiunge la fragilità dei sistemi assistenziali e di sicurezza sociale in generale che erano stati creati nel secondo dopoguerra. Il “modello sociale europeo” che ci era stato invidiato in altre parti del mondo non può più reggere. I massicci interventi che avremo anche per tale settore dal programma europeo “New Generation EU” ci saranno di aiuto, ma non potranno assicurarsi tutte le garanzie del passato.

La pandemia nel mezzo della quale tutti viviamo e a causa della quale nel presente soffriamo, ci pone per il nostro futuro pesanti inquietudini che si aggiungono alle già preoccupanti incertezze di fronte alle quali eravamo già posti prima che il Covid entrasse nelle nostre vite. La globa-

lizzazione e i processi di interdipendenza che ormai scandiscono, in maniera più o meno intensa e avvertita, la nostra vita quotidiana, ci hanno privati, o comunque hanno significativamente indebolito, talune certezze alle quali eravamo abituati e che davamo per scontate.

dover rinunciare. Gli inarrestabili movimenti migratori verso la nostra Europa sono inoltre un

che ingiusto, erigere muri contro popolazioni poverissime ed in fuga da conflitti che premono

ingrediente che potrà rivelarsi potente catalizzatore della paura. Sarebbe illusorio e miope, oltre

ai confini europei. L’Europa “assediata” non può pensare di difendersi con fortificazioni medioeva-

Al di là di questo vi è un fatto, un fenomeno che per me è molto preoccupante. Si chiama “paura”. Paura generata certamente da tutte le incertezze che non possiamo escludere, ma che potrà essere particolarmente aggravata dalla minaccia di perdere un certo livello di benessere che abbiamo raggiunto e al quale è difficile

RE SPIRA I N S ALUT E.

li. L’Europa avrà sempre più pressioni dall’esterno ed anche al suo interno; di questo dobbiamo essere tutti coscienti e pensare che l’integrazione e non la reazione potrà essere la soluzione. In tutto questo intreccio di incertezze e paure anche i nostri sistemi democratici possono subire dei sussulti e incrinarsi. Ne potrebbe conseguire un clima di lotta di tutti contro tutti sul quale, richiamandosi alla situazione post Vestfalia con i nascenti Stati assoluti, ci invita a riflettere il grande studioso di questioni sociali Pierpaolo Donati; una situazione che ci può far pensare a modelli hobbesiani aggiornati ai nostri tempi. Il più importante antidoto contro pericolose involuzioni che abbiamo a disposizione è rappresentato dall’Unione europea, nella quale e con la quale dobbiamo tenerci tutti uniti.

L’ambulatorio pneumologico delle Terme di Comano propone numerosi servizi specialistici e diagnostici di cura e prevenzione, incluso un percorso multidisciplinare di riabilitazione respiratoria, particolarmente indicato per pazienti con sintomatologia Long Covid.

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Associazioni

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È nata un’associazione per costruire il futuro sociale e turistico della località di fondovalle

PonteArche, come fare un paese di Denise Rocca “Fare un paese” è infatti l’ultima nata fra le associazioni a Ponte Arche ed è una realtà molto speciale perché il suo obiettivo è quello di fare della località di fondovalle, la più recente fra le frazioni delle Esteriori ma anche quella che ha conosciuto lo sviluppo maggiore grazie al turismo termale, non solo una destinazione turistica ma anche una comunità unità. Progetto ambizioso, partito con un gruppo di lavoro informale che poi si è costituito in associazione. «È un percorso che parte da lontano - spiega Alessandro Alimena, albergatore e propulsore del progetto - poco dopo l’analisi che sul territorio aveva fatto al tempo Tsm. A Ponte Arche, a parte la necessità di rinnovare l’offerta turistica, leggevo una difficoltà nel costruire una comunità o comunque nel condividere alcuni aspetti. Sulla base di questo siamo andati a conoscere progetti territoriali in altre località e da questo processo è nata la necessità di avvalersi di qualcuno che avesse già seguito questi percorsi per proporne uno specifico per Ponte Arche». Da qui l’incarico, formalizzato con l’Apt locale e il Comune di Comano Terme, alla società di consulenza Kohl & Partner Südtirol per elaborare un progetto di sviluppo turistico a lungo termine guardando come orizzonte al 2030. Gli obiettivi del lavoro con Kohl & Partner sono turistici: ovvero elaborare un piano strategico di sviluppo turistico a lungo termine per il comune di Comano Terme, effettuare un’analisi critica della situazione attuale, dei punti di forza e debolezza e

“Fatta l’Italia ora bisogna fare gli italiani”, parafrasando il detto si applica anche al paese, di recente formazione se paragonato ad altre località giudicariesi, di Ponte Arche. Ad occuparsene un movimento spontaneo di cittadini ed operatori economici che, pensando agli sviluppi in ambito turistico che la località può avere si sono interrogati anche sui legami sociali e l’identità della località, finendo per fondare un’associazione per lavorare in pianta stabile su questi temi. delle opportunità, definire le possibilità di sviluppo per arrivare ad un piano progettuale da concretizzare. Di tentativi di analisi e strategica ce ne sono già stati, in passato, per le Esteriori, il quid in più che “Fare un paese” offre è il coinvolgimento, per la prima volta, di tutte le componenti sociali di Ponte Arche: gli operatori turistici, certo, ma anche chi vive il paese lavorando altrove,

che venivano proposte dalle diverse realtà associative - spiega Michela Alimonta, giovane presidente dell’associazione “Fare un Paese” - ci ho creduto tantissimo perché per la prima volta, aglii incontri che abbiamo fatto, ho visto volti nuovi volti, abitanti e non solo operatori economici, e questo mi ha dato una carica pazzesca nel vedere tanta partecipazione, volontà di fare e mettersi in

mento, centro di aggregazione e soprattutto luogo del fare e della concretezza che spesso è stata il tallone d’Achille della località». Ora l’associazione, dopo l’iter burocratico di fondazione, è pronta a passare alla fase concreta di lavoro con Kohl & Partner che prevede un metodo di indagine comunitario che chiamerà i pontearchesi a esprimere idee e visioni di futuro per il loro paese.

L’associazione ha trovato casa a Villa Arlecchino

Il “Quadrifoglio” ha una nuova sede chi è arrivato da fuori per farne il luogo dove crescere la famiglia, chi ha un’attività di giorno ma poi vive altrove. E l’entusiasmo dei primi incontri, nonostante le difficoltà che ha poi posto il Covid, ha portato a gravitare in associazione tante persone nuove, che fanno ben sperare gli organizzatori di aver trovato la formula giusta. «È la prima volta che mi attivo verso il paese in maniera così importante, pur avendo sempre partecipato alle attività

discussione. Credo sia una grande opportunità ora che c’è del terreno fertile e per Ponte Arche il problema è sempre stato riuscire a portare avanti delle idee che pure ci sono state negli anni. Si è già mosso qualcosa dalla nascita di questo gruppo, questo entusiasmo si è già trasformato in fare e il mio ruolo e quello dell’associazione è essere a fianco di tante persone che stanno facendo cose belle o hanno voglia di farle, essere motore di cambia-

L’Associazione “Quadrifoglio”, istituita nel settembre 2015 grazie alla volontà di una decina di mamme che hanno avuto modo di confrontarsi sui problemi dei propri figli con disturbi specifici di apprendimento - quali dislessia, discalculia, disgrafia e disortografia - ha da qualche giorno, grazie alla disponibilità e alla sinergia messa in campo con l’amministrazione comunale di Pieve di Bono-Prezzo, una nuova sede. L’immobile individuato, concesso in comodato d’uso gratuito, è quello della “Villetta Arlecchino” che sorge a pochi passi dalla scuola materna “Alimonta” di Creto, in una posizione centrale della frazione centrale del Comune di Pieve di Bono-Prezzo e facilmente accessibile. L’immobile, dopo essere stata provvisoriamente la caserma della stazione dei Carabinieri di Pieve di Bono nei mesi di ristrutturazione della nuova caserma, è da alcuni anni inutilizzato ma risponde pienamente alle esigenze ed alle necessità dell’associazione oggi guidata dalla presidente Silvia Dapreda. “Poter contare su una sede – commenta soddisfatta Dapreda – è per me e per tutto il consiglio direttivo motivo di grande soddisfazione. Dopo cinque anni possiamo ora contare su alcuni spazi fondamentali per

portare avanti con costanza e determinazione le nostre attività. A nome dell’intera associazione voglio ringraziare l’amministrazione comunale di Pieve di Bono-Prezzo che si è impegnata per fornirci una struttura. L’immobile offre infatti diverse stanze che soddisfanno le nostre esigenze: in questi giorni stiamo sistemando i locali, rinfrescandoli con una mano di pittura e poi potremmo entrare.” In attesa dell’ufficiale inaugurazione, rimandata per ovvie ragioni sanitarie a tempi migliori, l’auspicio e la speranza della presidente Silvia Dapreda è uno solo. “Personalmente – racconta Dapreda – mi ero posta come obiettivo quello di trovare una nuova sede entro Pasqua. Ci siamo riusciti e sono molto contenta. L’auspicio è che, compatibilmente con le

restrizioni sanitarie che saremo chiamati a rispettare, ci si possa incontrare presto fisicamente all’interno della nuova struttura per effettuare i lavori, le attività e le iniziative in presenza.” L’Associazione è nata con degli obiettivi ben precisi tra cui: promuovere gruppi di mutuo aiuto per genitori, attività di formazione quali convegni, serate informative, laboratori e momenti di recupero. Ma anche sostenere le attività scolastiche e creare gruppi di lavoro per rompere l’isolamento del singolo ragazzo. Per restare aggiornati sulle attività, serate ed incontri proposti dall’associazione giudicariese è possibile visitare la pagina facebook dedicata oppure contattare i referenti attivi sul territorio. M.Mae.


Azienda sanitaria

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Covid-19: la campagna vaccinale accelera grazie alla disponibilità di dosi Altra importante novità delle ultime settimane è anche il drive vaccinale di Trento Sud nel parcheggio del Palazzetto dello sport, dove è possibile fare il vaccino senza scendere dalla macchina, a ritmo di una somministrazione ogni due minuti. Sulla base delle nuove disponibilità nei centri vaccinali più grandi, i posti disponibili sono molti e l’attesa per la somministrazione del vaccino è davvero ridotta, con la prima dose garantita entro pochi giorni. L’attuale platea degli aventi diritto al vaccino è molto ampia, con l’apertura delle prenotazioni degli over 50, degli invalidi

Ora che le dosi di vaccino abbondano occorre cambiare marcia e arrivare alla fatidica soglia delle 4500 somministrazioni giornaliere, come indicato dal Commissario straordinario Figliuolo. La macchina organizzativa dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari ha civili al 100% e dei caregiver o conviventi delle persone con grave disabilità (legge 104/1992 art. 3 comma 3), degli invalidi civili al 100% e di tutti i soggetti estremamente vulnerabili. Si sta procedendo spediti anche con la vaccinazione dei genitori/tutori/affidatari dei minori estremamente vulnerabili che vengono chiamati per la vaccinazione direttamente da Apss. In questa fase della campagna vaccinale è

risposto prontamente e sulla base delle nuove disponibilità di vaccini – e con lo spostamento delle seconde dosi di Pfizer e Moderna da tre a sei settimane – ha ridefinito le agende e previsto nuove disponibilità nella gran parte dei centri vaccinali del Trentino.

importante - in ottica di sanità pubblica - un forte richiamo alla vaccinazione delle persone con più di 70 anni. La fascia degli ultra settantenni è infatti quella maggiormente a rischio di sviluppare gravi complicanze per l’infezione da Sars-CoV2: i dati ci dicono che il 70% dei pazienti ricoverati in ospedale e il 95% delle persone decedute a causa del Covid-19 hanno più di 70 anni. Per questo è fondamentale che gli over 70 aderiscano convintamente alla campagna vaccinale, l’arma più potente che abbiamo oggi per combattere il Covid-19 e tornare a riprendere la nostra vita.

L’ospedale di Tione Tornano le visite nelle RSA è covid-free Liberi dal Covid-19 per la seconda volta, sperando che questa volta sia per sempre. L’ospedale di Tione è tra i primi due ospedali trentini ad essere covid-free. La costante diminuzione del numero dei contagi delle ultime settimane in Trentino ha permesso una rimodulazione dei posti letto all’interno delle strutture sanitarie provinciali, con la possibilità per gli ospedali di Tione e Borgo Valsugana di riprendere progressivamente l’attività ordinaria: il ricovero dei pazienti non Covid e la ripresa dell’attività chirurgica programmata; tutto ciò a vantaggio di tutta la rete ospedaliera provinciale. La ripresa dell’attività chirurgica sarà ovviamente graduale, con una programmazione dei ricoveri e degli interventi che potranno subire modifiche in base all’andamento del contagio e della situazione epidemiologica generale. Nel caso di pazienti Covid intercettati dal pronto soccorso dell’ospedale di Tione questi verranno in un primo momento gestiti in una sezione dedicata all’osservazione breve per poi essere trasferiti, entro 24-48 ore al massimo, negli ospedali di Trento e Rovereto.

Da maggio sarà possibile riabbracciare i propri cari ospiti nelle Rsa, rispettando le precauzioni di base: indossare sempre la mascherina FFP2 e igienizzare le mani. Sono state approvate dall’assessorato provinciale alla salute – insieme all’Azienda provinciale per i servizi sanitari, Spes e Upipa – le Linee guida che regolamentano le visite dei familiari nelle Rsa. Le nuove regole, in vigore da maggio, prevedono una distinzione tra familiare vaccinato e familiare non vaccinato che accede alla Rsa. Tutti i visitatori dovranno indossare la mascherina Ffp2 e igienizzarsi le mani se incontrano il proprio caro sia all’esterno sia all’interno della struttura. Il familiare non vaccinato, se intende visitare il proprio caro all’interno della Rsa, deve esibire in più un tampone antigenico rapido negativo effettuato non oltre 48 ore prima della visita. Per familiare «vaccinato» si intende, in questo specifico contesto, sia chi ha completato il ciclo vaccinale con le due dosi, sia chi ha effettuato solo la prima dose di vaccino (per tutte le tipologie di vaccino attualmente disponibili). Anche chi è guarito dal Covid da meno di 90 giorni viene considerato come un soggetto vaccinato. Ad oggi il 92% degli ospiti delle Rsa trentine è stato vaccinato con la prima dose e l’84% ha già completato il ciclo vaccinale. Questi numeri, sommati alle persone guarite dal Covid da meno di tre mesi, consentono di avere una protezione immunitaria pressoché totale tra gli ospiti delle Rsa. Da diverse settimane ormai i casi di positività al Covid nelle case di riposo sono sporadici e non si sono più registrati casi di malattia grave. Inoltre, circa l’80% degli operatori delle Rsa sono stati vaccinati.


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Rubrica salute

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Serve un ambiente sereno dove possano muoversi in libertà

I bambini nella pandemia Ma già nel febbraio 2020 alcune regioni hanno sospeso i servizi educativi dell’infanzia. Ma è possibile limitare gli incontri, il gioco, i movimenti di un bambino, senza parlare dei rapporti relazionali fra loro che tanto contribuiscono ad una crescita serena? La paura ha probabilmente influenzato la logica delle decisioni. Ma riflettendo e chiedendo aiuto alla memoria come vivono i bambini di ora rispetto a quelli di qualche decennio fa? Noi giocavamo con la terra, con l’acqua e le pozzanghere, i bambini di ora sono perfetti nei loro vestitini firmati; mai strappati o sporchi. Noi andavamo nel bosco e seguivamo le stagioni per i frutti e i colori. Non avevamo addosso la preoccupazione del farsi male e imparavamo a dire le bugie per coprire le nostre marachelle. Ma il gruppo condivideva le relazioni fra bambini, non c’era malizia perché si cresceva secondo la “logica del cortile”. Le decisioni rispettavano le convenienze di tutti, le regole le facevamo noi. I litigi duravano poco e si complicavano solo quando intervenivano i ragazzi più grandi o gli adulti. Quali giochi infantili si sono mantenuti nel tempo? Si giocava con le biglie a “sotto il muro”, c’era il

di Gianni Ambrosini - oncologo Dal balcone del mio studio c’è un affaccio sul giardino di una scuola materna. A volte, fra un intervallo e l’altro del mio lavoro, se li sento vociare mi diverto ad osservare i loro giochi, così da ritornare bambino a mia volta. Il tempo non cancella la memoria ma la rafforza e la rende piacevole al ricordo. Ma l’inverno è passato in silenzio e la primavera inoltrata lascia ancora il verde del giardino incolto e disabitato. I bambini non “abitano” più qui, il “nascondino”, si giocava a “ladri e carabinieri” per pomeriggi interi, perfino a “bottoni”e vinceva chi aveva le dita più lunghe. La mutazione antropologica ( com’è normale che sia ) ha portato la società ad emanciparsi da certe appartenenze sociali, vedi l’emigrazione che tanta parte dell’Italia ha interessato. Gli zii, i nonni, i parenti non coprono più le esigenze della famiglia anche in termini di sorveglianza discreta delle necessità più frequenti : “Torno subito … vado a fare la spesa... dai un occhio ...”. La necessità della carriera, l’affermazione individuale, il cambio di ambiente, la scomparsa delle vicinanze di affetto ha fatto emergere molte volte il progetto di realizzazione individuale fino ad escludere la famiglia tradizionale. Fino a far prevalere la competizione per cui il figlio rappresenta la realizzazione genitoriale a scapito del mondo da cui a fatica ci si è emancipati. Il nuoto, la danza, la ginnastica, il calcio, etc, etc sono tempi

e attività a volte ossessive di una genitorialità esagerata, che in tempi di pandemia ha fatto precipitare nel nulla i progetti più ambiziosi. “I bambini non riescono più a fare i bambini” a giocare, a muoversi, a scoprire il mondo dei bambini, a impadronirsi della spazio dei bambini. Il cortile ha sempre rappresentato la metafora più comune della spazio infantile, ma già prima della pandemia questa rappresentazione ludica non era più disponibile. Il gioco programmato e organizzato dagli adulti non rappre-

Coronavirus li ha esiliati a casa loro. Qualcuno ha scritto che “i bambini sono sempre gli ultimi” perché le decisioni che li riguardano sono sempre prese dai grandi, che mai come in questa circostanza infelice li hanno dimenticati. La chiusura delle scuole a ben vedere è stato un errore, non esiste nessuna prova scientifica che i bambini siano degli untori e anche se si ammalano di Covid 19 lo fanno in forma molto lieve.

senta l’essenza di crescita dei bambini. Purtroppo molti cortili sono diventati parcheggi e non sempre la sensibilità degli adulti ha provveduto a creare dei parchi giochi dove bambini possano gestire lo spazio a loro piacimento e sviluppare le loro facoltà motorie, sensoriali e psichiche. Non bisogna mai dimenticare che il gioco per i bambini è una “necessità primaria”. E che il gioco spontaneo fa parte della vita esperienziale del bambino, che non va confuso, né stimolato con i videogiochi da riservare assolutamente ad un’età più adulta. Altra esperienza importante è la “banda” dove è insito quasi sempre il principio dell’imitazione, che non può essere trasmesso dagli adulti ma che rappresenta un’esperienza spontanea tipica dell’infanzia. I “No” sono sempre troppi perché spesso sono motivati dai limiti che noi adulti imponiamo

e usiamo per indicare un percorso che noi abbiamo deciso per loro. Noi non siamo solo il risultato di un progetto genetico andato a buon fine, ma rappresentiamo quasi sempre il compimento di un’evoluzione fatta di esperienze a volte complesse e problematiche che iniziano già nella primissima infanzia e che procedono per tutta la vita: “il figlio del re non nasce re”. La genitorialità deve essere frutto di un accordo che si consolida nel tempo. Se pensiamo di essere amici dei nostri figli facciamo un grosso errore. Il ruolo presuppone delle regole che vanno dosate e non sostituite da interventi episodici. Un bambino non può decidere perché non è un adulto e va orientato sul piano educativo che non può essere vissuto come un gioco. La loro crescita non è una gara contro il tempo ma presuppone qualche volta tempi individuali che van-

no accompagnati e capiti senza per forza medicalizzare certe difficoltà che si risolvono con la presenza, l’accompagnamento e le informazioni adeguate ai genitori. “I bambini possono sempre farcela”, bisogna metterli nelle condizioni adeguate. Questo è ancora più vero in momenti come questo. Alcuni studi pongono l’accento su come sia indispensabile fornire ai bambini delle giuste esperienze nelle prime fasi di vita: usano il termine di “basi sicure”. Il loro cervello impara con la sensorialità e l’esperienza. Quindi è molto importante fornire ai piccoli un ambiente sereno dove possano muoversi in libertà con il supporto degli adulti. Questo si riverbera per tutta la vita. Come pure è documentato che la figura dell’insegnante non deve prevalere ma accompagnare l’esperienza dei piccoli nella loro libertà operativa. Cosa ci riserva il futuro dopo la pandemia? La risposta non è facile perché i bambini stanno sicuramente perdendo del tempo operativo necessario e importante per loro e per la loro crescita psicologica. Spetta a noi adulti capire l’importanza dell’alleanza generazionale, dobbiamo costruire gli spazi di incontro fra le esigenze nostre e di quelli che crescono e forse impegnarci di più. Il mondo è loro e noi lo stiamo gestendo non al meglio di come dovremmo.


Giudicarie in numeri

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Dal censimento permanente della popolazione

La condizione professionale della popolazione residente di Virginio Amistadi In questo numero proseguiamo con la pubblicazione di alcuni dei primi dati definitivi del Censimento Permanente della Popolazione per gli anni 2018 e 2019. Si tratta dei dati relativi alla condizione professionale della popolazione residente tratti dal data warehouse dei censimenti permanenti (http://dati-censimentipermanenti.istat.

it/). I dati sono disponibili in forma disaggregata per comune e questo ci permette di ottenere una panoramica dettagliata dei nostri dati territoriali. In tabella riportiamo i dati assoluti relativi alle “Forze lavoro” e alle “Non forze di lavoro” censite in Giudicarie, nelle città di Trento e Rovereto e su tutto il territorio provinciale.

CONDIZIONE PROFESSIONALE DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE CON PIÙ DI 15 ANNI - ANNO 2019 Forze di lavoro Non forze di lavoro Pop. attiva in cerca Pop. non attiva Percettore di una studente/ssa casalinga/o di occupazione o più pensioni o di redditi da capitale Territorio Num % Num % % % Borgo Lares 347 3,2% 282 65,6% 14,9% 12,8% Tione di Trento 1.660 6,1% 1.453 55,7% 18,2% 14,8% Tre Ville 687 6,1% 523 57,7% 18,0% 13,8% Giudicarie Centrali 2.694 5,8% 2.258 57,4% 17,7% 14,3% Bondone 279 3,9% 302 61,9% 14,6% 14,9% Borgo Chiese 915 3,2% 813 60,3% 17,7% 14,5% Castel Condino 92 2,2% 106 69,8% 17,9% 9,4% Pieve di Bono-Prezzo 679 2,9% 579 66,0% 14,2% 13,0% Sella Giudicarie 1.433 4,2% 1.069 56,4% 18,2% 16,7% Storo 2.064 3,6% 1.813 56,9% 18,8% 16,6% Valdaone 523 2,5% 511 65,9% 12,5% 14,3% Valle del Chiese 5.985 3,5% 5.193 59,8% 17,1% 15,4% Bleggio Superiore 735 5,4% 607 59,1% 16,1% 14,3% Comano Terme 1.322 4,5% 1.134 54,1% 20,9% 16,1% Fiavè 475 3,8% 438 54,6% 14,2% 21,5% San Lorenzo Dorsino 672 6,3% 694 53,6% 14,4% 17,0% Stenico 568 6,0% 469 52,2% 18,8% 16,0% Giudicarie Esteriori 3.772 5,1% 3.342 54,7% 17,5% 16,7% Bocenago 197 4,1% 150 48,7% 17,3% 22,0% Caderzone Terme 307 9,1% 282 55,0% 17,4% 14,9% Carisolo 435 6,2% 380 48,2% 16,1% 22,1% Giustino 333 6,9% 311 50,8% 16,7% 19,3% Massimeno 67 13,4% 56 46,4% 14,3% 21,4% Pelugo 195 7,7% 147 51,7% 19,0% 17,0% Pinzolo 1.379 7,5% 1.294 50,2% 17,2% 17,7% Porte di Rendena 812 6,4% 696 54,2% 19,7% 17,0% Spiazzo 580 8,4% 509 55,8% 16,5% 16,1% Strembo 274 9,1% 230 57,4% 16,1% 17,8% Valle Rendena 4.579 7,4% 4.055 52,1% 17,4% 17,9% Giudicarie 17.030 5,3% 14.848 56,2% 17,4% 16,2% Trento 59.070 8,6% 45.204 52,2% 20,3% 15,2% Rovereto 19.217 10,1% 15.236 55,6% 19,0% 14,2% P Autonoma Trento 264.048 6,7% 204.552 54,6% 19,1% 15,8% Fonte: Censimenti Permanenti Data Warehouse. Dataset: Istruzione, lavoro, spostamenti pendolari. Dati elaborati. Le due categorie sono inoltre suddivise in sottogruppi rappresentati come composizione percentuale. I dati assoluti originali sono sempre recuperabili da data wharehouse (oltre che calcolabili da tabella). La lettura dei dati del censimento è interessante, oltre che per i dati stessi, come esercizio di comprensione su quali siano le modalità corrette di proporre informazioni statistiche. Per ogni termine utilizzato infatti sono esplicitate la definizione e la modalità di assegnazione di un dato ad una

determinata categoria. Per questo motivo, ad esempio, per molti mesi non abbiamo avuto dati statistici ufficiali attendibili riguardo alla pandemia di COVID 19. Mancavano le definizioni tematiche e le procedure standardizzate per la raccolta dei dati. Per tornare alla nostra tabella sulla condizione professionale, le forze lavoro sono “Persone di 15 anni e più, occupate e disoccupate”. Le persone non forza lavoro o inattive non sono semplicemente “tutte le altre” ma sono definite come: “Persone che non

fanno parte delle forze di lavoro, cioè quelle non classificate come occupate o in cerca di occupazione (disoccupate). Rientrano nella categoria coloro che non hanno cercato lavoro nelle ultime quattro settimane e non sono disponibili a lavorare entro due settimane dall’intervista; coloro che pur non avendo cercato un lavoro nelle ultime quattro settimane si sono dichiarati disponibili a iniziare un lavoro entro due settimane dall’intervista; coloro che hanno cercato un lavoro nelle ultime quattro settimane, ma che

in altra condizione % 6,7% 11,4% 10,5% 10,6% 8,6% 7,5% 2,8% 6,9% 8,6% 7,7% 7,2% 7,7% 10,4% 8,9% 9,8% 15,0% 13,0% 11,1% 12,0% 12,8% 13,7% 13,2% 17,9% 12,2% 14,8% 9,2% 11,6% 8,7% 12,6% 10,2% 12,3% 11,3% 10,5%

non sono disponibili a iniziare un lavoro entro due settimane dall’intervista.” Sul sito dell’Istituto Nazionale di Statistica è disponibile un glossario dei termini statistici consultabile all’indirizzo https:// www.istat.it/it/metodie-strumenti/glossario. I dati vanno quindi letti ed interpretati non in modo generico. Va sempre posta molta attenzione sulle modalità con le quali sono stati raccolti, sui criteri di classificazione e, in molti casi, sulle finalità di utilizzo.


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Società

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Dalla fragilità al prendersi cura di sé e degli altri Come ha influito la pandemia sulle attività del Servizio e sui programmi? Risponde Federica Valenti, operatrice di rete del Centro: «Purtroppo molte attività di promozione della salute nel territorio sono state ostacolate o limitate dalle regole anti Covid. Ma il nostro servizio c’è, e le persone che si trovano in difficoltà si possono rivolgere liberamente (telefonando al 0465.331521). Fortunatamente anche i programmi dei Club (CAT e CEF) che sono sul territorio e con cui collaboriamo, sono quasi tutti tornati alla normale attività in presenza, e sono anch’essi porte aperte alle famiglie in difficoltà. In questo periodo particolare, di isolamento e precarietà, si è rivelato molto prezioso il supporto e il sapere esperienziale degli UFE (Utenti Famigliari Esperti). Ci presenti il progetto Ufe. Risponde Cristina Dal Lago, operatrice del Centro: «Dal 2015 abbiamo istituito la figura dell’UFE (Utente Famigliare Esperto). Si tratta di persone che hanno fatto un percorso di cambiamento e che collaborano con il Centro. Sono preziose perché in-

È appena terminato aprile, mese della Prevenzione Alcologica, ed è iniziato maggio, in cui cade la Giornata Mondiale senza Tabacco. Abbiamo voluto capire com’è

la situazione rispetto a queste due tematiche, incontrando chi lavora al Centro Alcologia Antifumo e Altre Fragilità del Servizio Dipendenze e Alcologia di Tione. La testimonianza di Mohamed, l’Ufe più giovane. Le mie difficoltà sono state l’alcol, le droghe e le “compagnie sbagliate” come si dice di solito. Quando ho avuto dei problemi, questi “amici” non mi hanno sostenuto, perché anche loro in realtà avevano le stesse difficoltà e pure loro avrebbero avuto bisogno di un aiuto.

tegrano il sapere professionale di noi operatrici con il loro sapere esperienziale. Ci affiancano nel sostenere le famiglie in difficoltà e portano la propria testimonianza negli incontri con la comunità; infine le potremmo definire “antenne del territorio”, attente a cogliere i bisogni sommersi e a far da ponte perché arrivino al Centro». La testimonianza di Paolo, Utente Famigliare Esperto «Io sono Paolo e dal 2009 frequento il club a San Lorenzo in Banale. Ci ero arrivato dopo aver fatto esperienze precedenti di percorsi in comunità. Dopo anni che tentennavo di colpo ho deciso di smettere quella vita. Mi sono guardato, non mi piacevo. Ho detto basta! Ho fatto tanta fatica ma ho proseguito, con il sostegno di mia moglie, del club, del servizio. Ogni giorno trascorso da sobrio era un giorno di vita vera. Non ho mai dato per scontato nulla, visto le mie precedenti esperienze di ricaduta. Non ho mai detto “Sono sicuro di aver smesso di bere” e tuttora

non ho certezze. Ma con tutto proposto di comprendere e questo bagaglio di esperienza ascoltare gli altri. Li tranquil  sono arrivato fin qui e chi mi lizzo dicendo “Guarda che    conosce bene sa quanto io quello che vivi l’ho passa    sia felice dei miei traguardi. to anche io”, a questo punto   Sono cambiato, ho riacqui- posso parlare dei miei vissuti    stato autostima e vedo che e del mio cambiamento. La  gli altri mi parlano in modo soddisfazione più grande l’ho   diverso, si comportano con avuta quando non ero più io a me con più fiducia. Nel 2015 cercare una famiglia ma eraho dato la mia disponibilità a no loro a cercare me, ero per fare l’UFE, per portare la mia loro un riferimento! Ricordo esperienza ad altre persone, un’altra esperienza per me per trasmettere loro la fiducia forte: ho portato la mia testiche si può vivere una vita più monianza agli operatori della vera». Scuola OSS, un gruppo numeroso. Ho superato la mia Quali ruoli ha avuto come timidezza e ho parlato sinceUFE? ramente, senza nascondere le «Per prima cosa mi son detto mie difficoltà. Alla fine ho ri“Devi continuare il tuo cam- cevuto un applauso caloroso biamento”; inoltre mi sono e molti incoraggiamenti».

Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a fare L’UFE? «Mi ha aiutato a superare questa crisi la mia famiglia, alcuni veri amici e il Centro di Alcologia, che mi ha consigliato di frequentare il Club Alcologico Territoriale. Mi piacerebbe incoraggiare le persone che vivono queste difficoltà ad affidarsi a Dio, che aiuta ad  uscire da questa crisi. Due anni fa ho frequentato un Corso di sensibilizzazione di una settimana e ho sentito la testimonianza di un gruppo di UFE: mi hanno dato coraggio e sono stati un esempio per diventarlo anch’io e offrire sostegno ai ragazzi nel mondo delle dipendenze».

La testimonianza di Mauro, che ha vissuto la sofferenza per un problema alcol-correlato di un famigliare «Mio padre ha problemi di alcol da quando io avevo dieci anni. Ricordo, era il 2013 e dopo l’ennesima ricaduta e il suo ricovero in ospedale, mi consigliarono di parlare con il Servizio Alcologia di Tione. Qui mi indirizzarono al Club alcologico della mia zona. Da allora lo frequento tutti i lunedì. Con loro sono cresciuto a livello umano, mi hanno fatto superare la sensazione di vergogna mista a rabbia che provavo inizialmente, e mi sono stati vicino dopo anni di incomprensioni con mio padre e dopo aver visto la distruzione della nostra famiglia. Già dal primo incontro provai un senso di liberazione ed empatia verso gli altri componenti del gruppo che mi capivano e che soprattutto non mi giudicavano. Ringrazio la servitrice insegnante del nostro club, che mi ha aiutato con amore e competenza durante questi anni. A mia volta, sono diventato servitore insegnante del club e nonostante i miei timori ci metterò tutta l’anima e il cuore poiché in questi anni ho trovato la forza e la solidarietà che mi hanno fatto superare i periodi più difficili».

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Nata nel 2015 sul territorio dell’antica Judicaria e delle Alpi Ledrensi, al lavoro per il futuro delle nostre comunità

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Scuola

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Le voci dei nostri studenti

Dal Liceo Guetti riflessioni su arte e musica a cura della prof.ssa Antonella Moratelli

esto numero il “Giornale delle Giudicarie” riserva ogni mese una sua intera pagina al buto degli studenti dell’Istituto “Lorenzo Guetti”, dando loro spazio e voce. La one e tutta la redazione del Giornale attribuiscono molta importanza all’apporto di azioni, conoscenze, riflessioni e proposte che essi potranno offrire. Vi è nell’Istituto cezionale ricchezza di giovani menti che, contando su uno straordinario corpo ti, può esprimere, con conoscenza e creatività, importanti riflessioni e idee utili per a comunità giudicariese, e oltre. li studenti – che lasceremo riposare nel periodo estivo – potrà essere un utile zio per sentirsi maggiormente partecipi e protagonisti della vita culturale e economica della loro terra, sulla quale sapranno pure far riflettere i raggi di quegli nti europei e internazionali più ampi verso i quali desiderano proiettare il proprio . L’iniziativa potrà pure contribuire a realizzare un ulteriore raccordo fra la stessa

Arte. Quattro lettere che racchiudono qualcosa di immenso. Questa parola è forse uno tra i concetti più difficili da descrivere. Ci hanno provato filosofi, intellettuali e gli artisti stessi, ma non vi è una definizione universale che possa soddisfare la visione di tutti. È una forma di comunicazione tra le più antiche, che nel tempo è andata sempre più a modificarsi, cambiando forme, stili, metodi di utilizzo dei colori e dei materiali. I prodotti artistici sono dipendenti nella stragrande maggioranza dei casi dal contesto storico e dal luogo nel quale sono realizzati. Infatti, talvolta il movimento artistico è divenuto portavoce, testimone concreto degli errori, delle stragi, ma anche dei passi in avanti compiuti dall’essere umano. L’arte è un groviglio di sensazioni, immagini, racconti che parlano in silenzio. Quella più vera e autentica

Definire l’indefinibile

ha il potere di trasportarti e renderti protagonista di un qualcosa che personalmente non hai mai vissuto. È straordinaria poiché non ti lascia uguale, trasmette valori, ti entra dentro e ti trapassa, ma a nessuno riuscirà a regalare le medesime emozioni che vivrai tu guardando lo stesso quadro o la stessa scultura. In una società come la nostra che tende sempre più al conformismo e all’omologazione, con la sua “bellezza singolare e soggettiva” l’arte ci spiega che tutti uguali non lo saremo mai e che la diversità non può che essere fonte di ricchezza. L’arte abbatte le barriere culturali e i pre-

giudizi razziali: non esiste un popolo superiore nel realizzare tali manufatti, ma esiste l’uomo capace di realizzare bellezze universali qualunque sia la sua origine. Certamente ai giorni nostri l’arte ha preso una piega diversa. Dunque, dove si trova oggi l’artista? Potenzialmente ovunque. L’artista odierno è in grado di creare stupore, ammirazione, estasi, ma anche far provare choc, disgusto, fastidio utilizzando tutti i linguaggi possibili nel tentativo di penetrare ed esprimere lo spirito multiforme e qualche volta addirittura caotico della contemporaneità. Nell’ultimo anno i musei sono stati chiusi ovun-

que o comunque con accesso limitato, le fiere posticipate a data da destinarsi, ma l’arte si fa trovare pronta. Si è attivata al cambiamento, aprendosi a tutto il mondo grazie al digitale, passaggio obbligato a causa della pandemia. Gallerie, eventi e fiere traslocano per la prima volta online rimescolando un mondo che fino ad oggi è stato tradizionale, settoriale, diviso. Una soluzione che va a rispondere a uno tra i tanti bisogni dell’essere umano, anche a chi paradossalmente fatica ad apprezzarla, perché sì, senza arte non si può vivere. Matilde Armani

La musica vissuta è quella nei concerti La musica è una componente essenziale nella vita di noi giovani, ci aiuta a dimenticare i nostri problemi e a creare un mondo tutto nostro, soprattutto al giorno d’oggi, in cui questa è a portata di tutti grazie a dispositivi come i cellulari e può essere facilmente ascoltata in qualsiasi luogo o momento. Nonostante la tecnologia, la musica può essere però veramente vissuta solo ai concerti, quelli nelle arene, con centinaia di persone ammassate sotto un palco che cantano e ballano tutte insieme con le braccia alzate, quei concerti che durano tutta la notte, quelli per cui ci organizziamo mesi e mesi prima. Spesso il sogno di molti adolescenti è quello di poter assistere ad un’esibizione dal vivo e cantare insieme ai loro beniamini, dopo averli supportati da lontano per molto tempo. Quando questo si realizza l’emozione è indescrivibile,

tanto che i ricordi dei concerti saranno tra quelli che ci rimarranno più impressi per il resto della nostra vita. Con l’avvento del Covid ci è stata negata anche questa possibilità di aggregazione e socializzazione coi nostri coetanei appassionati della nostra stessa musica, abbiamo rinunciato anche a poterci incontrare con loro in questo modo, per cercare di arginare i contagi. A volte, in questi mesi, ci è capitato di vedere delle fotografie di questi concerti e, quando accadeva, ci veniva davvero molta nostalgia e la voglia di tornare a fare festa con i nostri amici, a perdere la voce per le canzoni cantate e ad urlare i nostri ritornelli preferiti, si faceva davvero sentire. La nostra speranza è che, grazie ai nostri sforzi, questi ricordi possano tornare ad essere la nostra quotidianità e non solo delle foto su un cellulare. Alba Pellizzari, Susanna Vaia e Anna Floriani

Musicoterapia, molto più di semplici suoni

La musica è una delle tante forme d’arte che gli uomini hanno creato. È un insieme di suoni che riescono ad esprimere le emozioni e le sensazioni di un musicista, ma non solo; la musica è in grado di unire l’artista (musicista, cantante, orchestra ecc.) all’ascoltatore, questo perché esistono vari generi musicali, in cui qualsiasi persona si può ritrovare. Questo tipo di arte, attraverso la percezione uditiva, è capace di far emergere emozioni profonde, per questo motivo, la musica viene utilizzata anche in campo terapeutico; nella musicoterapia, la musica viene utilizzata come strumento di comunicazione non verbale, per poter facilitare le funzioni e le potenzialità dell’individuo, che soddisfano le necessità fisiche, emozionali, mentali, cognitive e sociali. Il musicoterapeuta ha lo scopo di uti-

lizzare le potenzialità della musica per poter migliorare lo stato emotivo del paziente, solitamente affetto da disturbi neurologici o psichiatrici come autismo, demenza, depressione e altre patologie di questo tipo. Attraverso la musica il paziente è in grado di esprimersi, migliorando l’interazione e controllando gli stati d’ansia e la percezione del dolore. Durante la terapia il paziente, talvolta aggiunto ad un gruppo, può seguire due percorsi terapeutici diversi: la musicoterapia attiva, dove la comunicazione tra medico e paziente avviene con l’utilizzo di suoni creati dalla voce, strumenti musicali oppure oggetti; in alternativa esiste la musicoterapia recettiva, basata sull’ascolto di un brano musicale, che il paziente deve rielaborare, con lo scopo di attivare la sua percezione e immaginazione. La

musica è in grado di influenzare parti del sistema nervoso, portando ad un totale benessere mentale, che condiziona positivamente il nostro umore. Ascoltare musica può aiutare ad alleviare lo stress e viene anche consigliato per l’attività fisica; infatti la musica aumenta la velocità e la resistenza allo sforzo. La musica ci aiuta a liberarci, ci aiuta a scacciare i brutti pensieri, a sfogarci e rilassare la mente. Dunque la musica non si può limitare ad una semplice unione di suoni, ma può essere definita come una vera e propria cura, poiché stimola la comunicazione e ci consente di esprimere liberamente le nostre emozioni; non è solo un suono piacevole al nostro udito, ma uno strumento per creare e sentirci meglio nonostante tutto ciò che ci circonda. Sara Nicolini

L’arte, fonte di trasformazione L’arte ha la capacità di ammaliare, stupire e mutare ogni persona con cui entra in contatto, grazie alle numerose forme in cui essa si può presentare: dalla musica alle sculture, ognuno di noi ha una forma d’arte che lo colpisce particolarmente per via della sua capacità di trasformare in straordinario cose che ai nostri occhi potrebbero sembrare banali. Questo processo avviene ad ogni cosa su cui un artista posa il suo sguardo: basti pensare a come è bastato il tocco di Fortunato Depero per rendere inconfondibili i manifesti di pubblicità del Campari o i paesaggi dei paesi trentini; pur delineandoli con dei tratti minimali, la sua capacità artistica gli ha permesso di rendere questi paesaggi perfettamente identificabili. Depero però non è il solo artista legato al nostro territorio: anche Giovanni Segantini, originario di Arco, qualche anno prima ha influenzato innumerevoli artisti con le sue opere. Nonostante infatti si sia trasferito quando era ancora bambino, Arco è sempre rimasta nel suo cuore e spesso viene ricordata proprio dall’artista nelle sue lettere. Nonostante possa sembrare quindi che il Trentino sia lontano dal mondo artistico e che la sua bellezza derivi solamente dall’aspetto naturalistico, in realtà non è così e l’arte, in tutte le sue forme, ci raggiunge senza che noi ce ne accorgiamo. Camminiamo in un bosco o su un sentiero delle nostre valli e capita spesso di imbatterci in una delle tante chiesette affrescate dai Baschenis, pittori frescanti che nel corso del 1400 hanno solcato il nostro territorio, mettendo a disposizione i racconti della Bibbia e dei Vangeli per chi non aveva la possibilità di leggere, ma di vederli narrati attraverso la pittura. Il trentino, terra di natura, di bellezza e dell’arte che sa esprimere la potenza del messaggio visivo. Alice Corradi

Vogliamo un’altraWoodstock! In questa tempesta che affrontiamo ormai da più di un anno, costellata da qualche piccolo raggio di sole, ognuno ha trovato le proprie scappatoie, che tuttavia sono accomunate da un grande potere: quello di prenderci delicatamente la mano e di farci da guida per portarci in un mondo nostro, senza le preoccupazioni che ci colpiscono ogni giorno. La prima “scappatoia” che ci è subito saltata all’occhio è stata proprio la musica, così abbiamo analizzato con passione e interesse il suo ruolo nella vita di tutti i giorni, come sia diventata una via per l’isolamento dalla dura realtà, come possa fare sembrare tutto un film o anche semplicemente un’amica che tiene compagnia per un breve periodo di tempo. Tuttavia, la musica non è unidirezionale: da sempre è stato uno dei metodi più utilizzati e più efficaci per dar voce ai disagi delle persone che la componevano, scrivevano o cantavano; basti pensare a tutti i musicisti che hanno sfruttato questo strumento universale per dichiarare ingiustizie o criticare una società ormai corrotta dall’egoismo e dall’orgoglio che la zittisce davanti a quello che di società ormai, ha ben poco. Sfortunatamente, il covid ci ha privato della musica da vivere insieme negli eventi più belli come i concerti. A quest’ultima parola,“concerti”, abbiamo abbinato un evento svoltosi più di 50 anni fa e il cui ricordo, nonostante siano passati ormai molti anni, rimane vivo nei cuori di chi vi ha preso parte, ne ha sentito parlare o ha più semplicemente visto qualche documentario a riguardo, insieme alla rivoluzione e la stravaganza di quegli anni: il festival Woodstock (1969). Definito “il festival per antonomasia” tanto da diventare un aggettivo, Woodstock fu il grido di rivoluzione dei giovani a quei tempi, tre giorni passati interamente con la presenza della musica e della gioia come protagoniste. Da tempo, ancor prima che arrivasse il covid, molte persone speravano in un secondo Woodstock o in un’esperienza simile. Ora più che in qualsiasi altro momento ci chiediamo se sarà possibile, una volta terminato tutto questo e scomparsi i rischi, avere un secondo Woodstock tutto per noi. In un futuro in cui il covid non ci farà più paura e saremo tutti accomunati dalla voglia di vivere momenti indimenticabili come quello, in compagnia degli altri. Ora, come alternativa, abbiamo quella di ascoltare la musica sul nostro telefono con l’aiuto di varie app, ma l’essenza che i concerti lasciano e che ogni minuto di un’esibizione trasmette, rimarrà qualcosa di insostituibile. Eloisa Tisi e Sofia Surci


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Territorio

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Piercarlo e Luca Murace hanno fatto della filosofia no-spreco un business

Cose vecchie, il regno del riuso di Chiara Garroni Tutto partì da nonno Vincenzo, calabrese venuto quassù nel periodo dei grandi lavori idroelettrici degli anni ’50. Inizialmente impegnato negli scavi in galleria, poi pian piano cominciò a fare qualche piccolo commercio, per soddisfare le richieste dei compagni di lavoro, quindi l’approdo definitivo al commercio ed alla attività di rigattiere. Dalle pelli di coniglio a 5 lire l’una e dagli ossi per fare bottoni, dopo alcuni passaggi con merci varie, passò alle grandi quantità di metallo da portare nel bresciano, dove c’era notevole richiesta di questo materiale. Aveva 3 camion, ed uno era dedicato solo ai rottami. A Tione, dove nel frattempo si era sposato andando a vivere a Sivrè, lo spazio non bastava più, dunque fu acquistata la casa cantoniera sulla retta di Zuclo, con ampi cortili a disposizione, e dal 1972 la sede della attività Murace divenne quella che è tuttora. Morto il nonno nel ’96, l’attività fu portata avanti dal figlio Piercarlo, che non si limitò alla rottamazione, ma alla raccolta di mobili, da sistemare e rivendere una volta rimessi a posto. Tra l’altro la falegnameria era proprio la sua passione, e così ha potuto dimostrare tutta la maestria di artigiano. Ad armadi, credenze e tavoli sono seguiti tanti altri oggetti: vasi in vetro e ceramica, oggettistica in rame e ottone, piatti in peltro, articoli per l’arredo di appartamenti, bagni e taverne, locali pubblici e giardini. Ed ancora lampade, applique, riflettori smaltati, sospensioni in ceramica e ottone. L’epoca spazia da fine ‘700 agli anni ’80 del ‘900. Ultimamente i Murace si sono specializzati nella vendita di pendenti in vetro e cristallo, per la riparazione di vecchi lampadari Maria Teresa. Gocce di diversa forma, in vetro nazionale pressato o cristallo Swarovski molato e cristallo al piombo 30% Egiziano. Questo materiale forma anche lunghe “collane” per le decorazioni natalizie, o per ornare gli ambienti allestiti per festeggiare i matrimoni od altri eventi di prestigio.

«No, non lo buttiamo, potrà sempre tornare utile»: queste parole che mia nonna pronunciava quando c’era qualche oggetto vecchio da eliminare, mi sono tornate in mente all’ingresso del negozio Cose vecchie, sulla retta di Zuclo, di Piercarlo e Luca Murace. Un luogo unico in Giudicarie, dove la riduzione degli sprechi è la parola d’ordine, dove i concetti di recupero, riuso e restauro

Da alcuni anni il figlio di Piercarlo, Luca, affianca il papà nella attività, ed ha dato ad essa un nuovo impulso. Dopo il diploma all’Istituto tecnico, è diventato ebanista restauratore presso l’Accademia di Restauro di Milano. In questo modo ha raffinato la naturale capacità nel sistemare oggetti, e di reinventarli. Ad esempio da una scala ha ricavato un porta bottiglie per una cantina, da vecchi ramponi ha allestito una parete attrezzata, da una credenza malmessa ha ottenuto un bel mobile da bagno, da una vecchia porta una testiera da letto. “E’ una grande soddisfazione accontentare i clienti, e riuscire a dare nuova vita a cose che sarebbero finite in discarica”, ci dice Luca. L’unico rammarico

è che non è facile far capire che ci sono tante ore di lavoro dietro tutto ciò, e non sempre il ritorno economico è pienamente corrispondente alla mole di impegno che si è profuso. Dal 2008 è stato creato un sito, www.antiquastyle. it, che ha messo on line la merce, in modo da soddisfare la clientela lontana. Molte le richieste dal centro Italia, e qualcosa è andata fino in Sicilia. Persino dalla Spagna hanno richiesto un oggetto, una ocarina, il piccolo flauto panciuto di terracotta, che i Murace avevano. Ci sono clienti della zona che da 50 anni fanno acquisti, ma molti sono anche i turisti, spesso con la seconda casa in valle. La filosofia della piena sostenibilità si applica

sono la ragione stessa della attività che comunque negli anni è cambiata, adattandosi alle diverse esigenze. L’oggettistica, per lo più di tipo montano e rurale, viene valorizzata evitando da un lato l’accumulo di rifiuti e dall’altro la creazione di nuovi elementi di arredo, spesso prodotti oggi con materiali meno naturali e pregiati di un tempo.

anche alle confezioni da spedire tramite corriere GLS. Vengono recuperate scatole, giornali e nylon per gli imballaggi, che si recuperano da amici e conoscenti che portano il materiale differenziato. A fine febbraio il negozio Cose vecchie di Zuclo è apparso nel programma di Rai tre Geo, nel documentario sulla nostra valle e le sue attività più caratteristiche. E questa attività è indubbiamente molto caratteristica, e nello stesso tempo molto all’avanguar-

dia nella sua filosofia di valorizzare il fascino e ciò che raccontano gli oggetti antichi. In questo periodo le restrizioni Covid hanno inevitabilmente frenato le visite dei clienti, ma non la estate scorsa, dove c’è stato un buon movimento, con clienti che tornano anche dopo molti anni. Spesso succede che, quando una famiglia deve svuotare la casa di un parente deceduto, si rivolge ai Murace sapendo di poter trovare interlocutori in grado di valutare

con competenza e serietà gli oggetti raccolti in una vita, in modo da valorizzare quelli che possono essere ricollocati grazie al lavoro di conservazione e restauro. A volte è anche una questione affettiva: “Tienili tu, se ti servono usali, altrimenti buttali via, io non me la sento”. Difficilmente l’oggetto viene buttato, i Murace riescono a vedere al di là di come appare, e gli danno una seconda vita. L’ambiente ringrazia.


Attualità

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Upt Tione e Fondazione Umberto Veronesi: obiettivi raggiunti! Studenti in campo per raccogliere fondi

Durante la giornata è stato allestito uno stand, analogamente a quelli nelle piazze di tutta Italia. Grazie al supporto degli studenti di UPT TIONE, a fronte di una donazione minima di 10 euro, sono state distribuite scatole con tre lattine di pomodoro (contenenti pelati, polpa e pomodorino) fornite da ANICAV (Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali) e in collaborazione con RICREA (Consorzio nazionale Riciclo e Recupero Imballaggi di Acciaio). L’obiettivo che i referenti della scuola si erano prefissati, era di arrivare alla distribuzione di 120 kit di pomodori italiani, a fronte di un’offerta minima di € 10,00. Obiettivo raggiunto! Molteplici gli obiettivi e i compiti che l’Istituto hanno raggiunto, oltre alla vendita vera e propria; ricordiamo la ricaduta professionalizzante nell’allestimento dello stand lavorando in team work insieme al responsabile progetto e agli altri volontari; il coinvolgimento dei passanti, per invitarli a fare un’offerta per la Fondazione Veronesi con l’obiettivo di distribuire il gadget di piazza, comunicare in modo sintetico ma esaustivo cosa fa la Fondazione Umberto Veronesi a sostegno dell’oncologia pediatrica e nello specifico perché sta raccogliendo fondi tramite questa iniziativa, interiorizzare e mettere in pratica le informazioni contenute nel manuale per i

mente devoluti alla ricerca nel campo dell’oncologia pediatrica. L’Istituto aveva aderito immediatamente all’iniziativa a carattere nazionale per una raccolta fondi il cui ricavato sarà destinato al finanziamento di un protocollo di cura sperimentale contro la leucemia linfoblastica acuta.

volontari ed infine, lavorare in team con i proprio compagni di scuola e con gli altri volontari di Fondazione Veronesi. È stata certamente un’esperienza nuova e sicuramente impegnativa per gli studenti, ma decisamente ricca di incontri, di relazioni e ha rappresentato una grande opportunità per mettersi in gioco sia socialmente che professionalmente e avvicinandosi al mondo della scienza e della ricerca scientifica in modo appassionante, innovativo e da protagonisti. Una professionalità, inoltre, messa alla prova nel rapporto con le persone e gratificante sapendo che tutti stavano collaborando per aiutare la ricerca che consentirà di curare e guarire tanti bambini e adolescenti. Perché prevenzione e corretti stili di vita sono fondamentali per prevenire numerose malattie e vivere in salute e siamo convinti che ragazzi più consapevoli possano diventare ambasciatori di salute, suggerendo anche agli adulti le scelte migliori per stare bene. Ancora una volta UPT Tione ha dimostrato come attraverso il lavoro, la passione e con obiettivi condivisi da parte di tutte le sue componenti, dirigenza, docenti, studenti e famiglie, si possano raggiungere traguardi professionali ed educativi importanti, per i nostri studenti e per l’intero territorio.

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Sabato 24 aprile - in piazza Cesare Battisti - a Tione studenti e docenti di UPT TIONE hanno preso parte attiva all’evento di Fondazione Veronesi “Il pomodoro. Buono per te, buono per la ricerca”. L’iniziativa, giunta alla sua terza edizione, è finalizzata alla raccolta di fondi che saranno intera-

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Territorio Nel tentativo di implementare la piattaforma dei centri vaccinali Provincia Autonoma di Trento e Azienda Sanitaria Provinciale tramite Upipa hanno perciò chiesto alle varie Aziende Provinciali per i Servizi alla Persona del Trentino di attivarsi per aprirne uno nelle proprie aree di riferimento. Tra le quattro strutture trentine che hanno riposto positivamente, le prime a proporsi nelle Giudicarie sono state l’APSP “Rosa dei Venti” di Borgo Chiese e l’APSP “S. Vigilio – Fondazione Bonazza” di Spiazzo. A Condino il nuovo centro vaccinale, sito presso la locale Casa Sanitaria, dove l’APSP “Rosa dei Venti ha il proprio ambulatorio prelievi, è partito lo scorso 14 aprile per essere aperto dal martedì al venerdì, dalle 15.00 alle 17.00 nel mese di aprile, e, a partire dal mese di maggio, dalle 15.00 alle 19.00, con inoculazione anche delle seconde dosi. Così, informa il Direttore della struttura Matteo Radoani, si andrà avanti fino al prossimo 31 luglio (possibile una proroga fino a dicembre). «Sto ricevendo tanto apprezzamento dai cittadini, dalle locali istituzioni come dalla stessa Azienda sanitaria - riporta il direttore Radoani - Devo ringraziare molto i nostri medici e infermieri, che hanno dato la propria disponibilità a compiere quelle che sono attività straordinarie rispetto al loro compito, così come

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Spiazzo e Condino hanno risposto all’appello provinciale

Due centri vaccinali nelle Apsp giudicariesi di Mariachiara Rizzonelli Grazie alle misure di contenimento del Covid-19 messe in atto anche recentemente e anche ad un clima sempre più mite la curva dei contagi sembra ormai stare lentamente calando anche in Trentino. Grande merito ha anche il buon numero di vaccinazioni che si stanno portando avanti nei centri vac-

cinali in tutta la provincia, il quale ha già prodotto un notevole calo del tasso di contagio nelle fasce di popolazione più avanti con l’età. Un risultato che sta spingendo le competenti autorità trentine a cercare di estendere la copertura vaccinale all’intera popolazione nel più breve tempo possibile. taria, la quale dopo alcune settimane l’ha avvallata assieme a Upipa; tanta è stata la soddisfazione ma-

nifestataci dagli utenti. Ringrazio per ciò la Presidente Giovanna Tomasini, il nostro personale, il Comandante dei Vigili del Fuoco Volontari Rudi Frigo e la stessa Azienda Sanitaria che si dimostra disponibile a rispondere ad ogni nostra istanza”, commenta Roberto Povoli.

La richiesta dei famigliari su maggiori aperture inApsp

le associazioni di volontariato che garantiscono l’ordine e l’accoglienza presso il punto vaccinale». A sorvegliare sulla sicurezza dei cittadini che

si recano in questo centro sono infatti presenti i volontari delle associazioni “Carabinieri in Congedo”, “Croce Rossa - Gruppo Valle del Chiese”, “Vo-

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lontari del Servizio Ambulanza di Storo” e del “Gruppo Alpini di Condino”. Parlando di altre novità che riguardano la “Rosa dei Venti” Radoani annuncia che il 3 maggio riaprirà anche il Centro Diurno della struttura con l’inclusione dei primi 14 ospiti giornalieri. In vista anche la nomina del Presidente della struttura Daniele Pizzini nel Cda di Upipa come rappresentante dell’area delle Giudicarie. A Spiazzo invece il nuovo centro vaccinale, sito presso gli ambulatori medici nello stabile del Comune e aperto lo scorso 20 aprile, è attivo ogni martedì, dalle 14.00 alle 16.00, almeno fino al prossimo 31 luglio. Vaccinano gli utenti il medico, la coordinatrice infermieristica e lo stesso direttore della struttura Roberto Povoli, sanitario anch’esso (direttore anche della Apsp “Giacomo Cis” di Ledro, dove è stato aperto, oltre a Grigno in Valsugana, il quarto centro vaccinale trentino). Dell’accoglienza delle persone si occupano invece i Vigili Volontari del Fuoco di Spiazzo. «Ci siamo accorti che l’apertura di un centro vaccinale vicino era veramente una necessità della popolazione, in particolare degli anziani e delle persone in difficoltà, per cui abbiamo fatto richiesta all’Azienda Sani-

Tra le questioni che hanno investito di più le Apsp provinciali ultimamente quella delle possibili aperture delle stesse alle visite dei famigliari. Nelle Giudicarie ultimamente è partita una raccolta firme, sponsorizzata da Martina Turri e Alessandra Carli (arrivata al 22 aprile a 2210 firme) che sostiene i molti vantaggi delle visite in presenza da parte dei famigliari agli ospiti: «Si capisce che se da una parte le strutture hanno fatto di tutto per garantire innanzitutto la sicurezza degli ospiti e i loro bisogni primari, e per questo va rivolto grande encomio, dall’altra l’isolamento con l’esterno ha portato ad una sterilizzazione della dimensione affettiva, relazionale e dunque umana». I direttori devono anche districarsi fra le norme di legge: «Si tratta di tema delicato, con sviluppi quotidiani. Le Apsp vogliono aprire le loro strutture ai famigliari; al momento però abbiamo dei vincoli giuridici, volti a tutelare gli ospiti, che non ce lo consentono. Abbiamo però iniziato una fitta serie di incontri con la Provincia e l’Azienda Sanitaria per valutare le riaperture in presenza. Pare che ci siano sviluppi che potrebbero arrivare a brevissimo: ce lo auguriamo» sottolinea il direttore di Apsp “Rosa dei Venti” Matteo Radoani. «Abbiamo postazioni con plexiglas più stanza abbracci - spiega il direttore della Apsp “S. Vigilio” Roberto Povoli - ora Upipa si sta muovendo con l’Azienda Sanitaria per elaborare un nuovo protocollo che speriamo autorizzi ad aprire le nostre strutture a breve termine. In entrambe le strutture che dirigo, tuttavia, nel frattempo non ho avuto lamentele. Comunque sono il primo a sperare di aprire di più».


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Società

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Ha tradotto dal tedesco libri di storia, filosofia, psicologia e teologia per la casa editrice Queriniana, Morcelliana, Jaca Book e Cittadella. Ha curato la rivista”Passato Presente” , è stato redattore della Civetta, redattore della scuola trentina “Didascalie”, è editorialista de “l’Adige”. Ha fatto parte del Comitato Scientifico dell’Iprase e del Direttivo Centro Studi Judicarie ed è socio dell’Accademia Roveretana degli Agiati. Ritornando alla pubblicazione “Storo dalle origini al tramonto della società contadina”, risalta sulla copertina del libro una splendida immagine del fotoamatore Attilio Zontini di Storo, quella della “cerela”, l’argano manuale, presente nei decenni scorsi su molti solai delle case di Storo. Ecco come la descrive l’autore del libro, sul frontespizio della copertina: «Esposta al sole, al vento, al freddo, tra spalangole (protezioni) tarlate del vecchio solaio d’un rudere disabitato, testimone d’una civiltà antica e ormai svanita, simbolo di un tempo scaduto, trascurata dai nipoti dell’uomo ch’ogni giorno manovrava la mia ruota, che girava lenta, come volgeva al tramonto la nostra storia nel succedersi di stagioni sempre nuove e sempre uguali». Sul retro della copertina, ecco quanto scritto sul libro del professor Poletti. «Ci sono argomenti “forti” che attraversano tutta la storia di

Il nuovo libro di Gianni Poletti

Storo, dalle origini al tramonto della società contadina di Gianpaolo Capelli È questo il titolo del dodicesimo libro, scritto dal professor Gianni Poletti, uscito a inizio aprile. La sua ultima pubblicazione risale al 2019 dal titolo”Settanta finestre su Storo e dintorni”. Gianni Poletti è molto legato alla sua terra, al suo paese, Storo, alla sua gente, tanto che dalla dedica che si evidenzia all’inizio della pubblicazione - “Dedicato ai miei compaesani” - traspare Storo: l’organizzazione della comunità, i beni collettivi, le grandi epidemie, l’emigrazione, l’evoluzione demografica, le disuguaglianze, la vita religiosa, l’impatto dei grandi conflitti sul paese». «Argomenti che potrebbero essere trattati - leggiamo nella prefazione - in saggi monografici trasversali ai secoli del secondo millennio, ma l’autore per facilitarne la lettura ha preferito un racconto unico e narrativo per capitoli tematici in ordine cronologico corredati da riferimenti documentali e da

l’affetto verso di essi. Gianni Poletti nasce a Storo nel 1939. Dopo gli studi in teologia si è laureato in filosofia e storia all’Università di Padova. Docente, è stato preside e poi dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo del Chiese. È tra i fondatori del Gruppo storico-culturale “Il Chiese”, di cui è stato presidente, della Scuola Musicale Sette Torri e della sede di Storo dell’Università della terza età. una bibliografia. Pertanto la ricerca di Gianni Poletti è una ricognizione storiografica importante e che non tralascia, attraverso la scrittura e le immagini, la bellezza semplice ed essenziale di un tempo scaduto,di una civiltà antica che seguiva i suoi ritmi stagionali». Il libro ha 416 pagine, corredate da splendide fotografie, per dar risalto a quanto scritto dall’autore. Tutto questo viene evidenziato nel video allegato, girato dal bravo e simpatico attore dialettale, Alessandro

Zontini di Storo, in arte “El Panina”. È inutile rimarcare che le ricerche storiche contenute nel libro del suo autore Gianni Poletti, sono tutte precise, documentate, attente, come fa sempre quando pubblica qualcosa. L’editore è l’associazione di promozione sociale “Il Chiese” presieduta dall’ingegner Gianfranco Giovanelli. Tutto il lungo lavoro di preparazione, ricerca e stesura del libro è un regalo di Poletti all’editore e a tutti i suoi compaesani, visto che ha rinunciato ai diritti d’autore.


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Questa è la Val Vestino, un fazzoletto di terra trentina fino al 1934, quando il regime fascista, per natura non incline ad ascoltare le istanze del popolo, decise: “La Val Vestino cambia regione: dal Trentino alla Lombardia”. Con qualche avvertenza: la Curia rimaneva trentina (lo sarebbe rimasta fino agli anni Sessanta), come rimase trentino il catasto. Quello lo è ancora, tant’è che l’anno scorso la Provincia di Trento ha dato il via, a Turano, capoluogo del comune di Valvestino, al ripristino del Libro fondiario del Comune catastale, operazione già compiuta negli altri quattro villaggi che compongono il comune (Armo, Bollone, Persone e Moerna). Comunità nascoste, si diceva. Angolo di paradiso? Paradiso perduto? Forse paradiso (se non vogliamo fare gli inguaribili romantici) la Val Vestino non lo è stato mai. Altrimenti la gente non se ne sarebbe andata a cercare lavoro e condizioni di vita migliori altrove, in fondovalle, in pianura o addirittura all’estero. Oggi in sei paesi non si arriva alle trecento anime. E la voglia di uscire dall’isolamento è tanta. La strada individuata è una sola: tornare in Trentino. Sembra facile, ma quando hai a che fare con la politica nulla è semplice in Italia. In Val Vestino sono state fatte le cose per benino: referendum (indiscutibilmente vinto), approvazione da parte della Regione Lombardia e arrivo in Parlamento, dove (qualcuno avanza dubbi?) il provvedimento si è impantanato. Per arrivare all’obiettivo bisognerà aspettare un altro giro. Intanto si pensa (lo si pensa da tempo, ma si sa, fra il dire e il fare...) ad uno sviluppo turistico come forma di economia da affiancare alla poca agricoltura di sussistenza ancora presente: zootecnia con alcune aziende, le vigne (nonostante l’altitudine fra gli 800 e i 1.000 metri sul mare, ma si risente positivamente del microclima del Garda), piccoli frutti. Certo, il microclima gardesano aiuta. ma se si deve cercare una vicinanza, quella è con la valle del Chiese. Non a caso si è pensato che il modo migliore per uscire dall’isolamento sia rappresentato dal tunnel verso Baitoni. In questo modo gli studenti della scuola dell’obbligo potrebbero arrivare a Storo in pochi chilometri. E magari nel comune del basso Chiese potrebbero arrivare pure i prodotti dell’agricoltura, per essere smerciati dalla Cooperativa locale. Progetti o ancora sogni? L’importante è che non si trasformino in incubi.

Il tunnel da oltre 32 milioni è ancora solo sulla carta

La Val Vestino e il sogno di sviluppo economico di Giuliano Beltrami Magasa (paese e comune), Armo, Bollone, Moerna, Persone e Turano (comune di Valvestino). Una pattuglia di piccole comunità nascoste fra il lago d’Idro e il lago di Garda. Nascoste anche fra loro se c’è da credeIL TUNNEL Non è ancora nato. Anzi, non è ancora stato progettato in modo definitivo. Ma un nome lo ha già: sarà dedicato a don Luigi Festi, il parroco di Fiavé che fu mandato fra queste montagne negli anni ’50 e vi rimase fino agli anni ’80. “Don Luigi – raccontavano i suoi parrocchiani entusiasti - è stato l’uomo del fare, dell’agire, dell’aiutare, in qualsiasi momento e situazione, rimettendoci spesso del suo”. Vuoi dimenticarlo? E quale modo migliore per ricordarlo che dedicargli un’opera faraonica come il tunnel di quattro chilometri che porterà la valle fuori dall’isolamento? Bisogna dire (giusto per cercare il capello nascosto fra le pieghe della giacca) che non tutti (fuori dalla Val Vestino) sono convinti dell’opera. Nelle Giudicarie, per esempio, in molti avrebbero preferito che il denaro venisse investito per sistemare la viabilità principale: la Statale del Caffaro in terra bresciana, per capirci, che presenta ancora strettoie testimonianze del secolo scorso. Però la Provincia di Trento, la Lombardia e il Fondo comuni confinanti hanno deciso così. Anche se il progetto comincia ad avvicinarsi ai cinque anni di vita senza sviluppi. Lo schema di convenzione fra Trentino e Lombardia, a dimostrare che le opere pubbliche hanno delle gestazioni “eterne”, fu approvato dalla Giunta provinciale il 31 marzo del 2017, perfezionandolo il 26 maggio dello stesso anno. Attualmente sono ancora in corso le attività per la progettazione definitiva con complessi e costosi sondaggi geologici, peraltro completamente finanziati dalla Provincia di Trento nell’ambito dei 6 milioni di euro considerati a proprio carico. Gli enti finanziatori lo hanno definito “Progetto Strategico” e hanno deciso di articolare il finanziamento nel seguente modo. La spesa complessiva prevista ammonta a 32 milioni e 400.000 euro. Accanto ai

6 milioni del Trentino ne sono stati stanziati 4 dalla Regione Lombardia e 22 milioni e 400.000 dal Fondo Comuni confinanti, che sempre trentini sono. TURISMO VERDE I collegamenti diretti fra Val Vestino e Trentino rimangono quelli tipici della civiltà contadina: quelli che per secoli hanno costituito la via principale di comunicazione fra genti di montagna. Però questo è il momento di valorizzarli

re alla leggenda secondo cui un padre assegnò ai figli il territorio per costruirci tanti villaggi, ma (saggezza paterna) allo scopo di evitare litigi, da nessun paese si poteva scorgere l’altro.

per il turismo. Parliamo della mulattiera che da Turano porta a Baitoni (frazione di Bondone), passando dal Cingolo Rosso e Bocca Cocca, e poi della mulattiera che da Persone conduce al Molino di Bondone passando per il passo Bocca di Val. Entrambe le mulattiere, comprese nel Parco Regionale dell’Alto Garda Bresciano, segnate da cippi di confine e da elementi della linea fortificata costruita dall’esercito italiano qua-

le ultima barriera di difesa dagli austroungarici prima della Pianura Padana, rimangono il simbolo di un’economia di montagna. Alex Marini (consigliere provinciale Cinque Stelle, ma soprattutto rappresentante attento alle problematiche delle Giudicarie) commenta che “con lo sviluppo del cicloturismo e del trekking di montagna, non solo mantengono intatto il potenziale turistico, ma lo amplificano notevolmente”. E’ contento Marini, perché insieme al portavoce lombardo del suo movimento, Ferdinando Alberti, ha condotto un’iniziativa che ha dato i primi frutti: il recupero a fini cicloturistici delle antiche strade di collegamento dal Trentino alla Lombardia fra il lago di Garda, il lago d’Idro e il lago di Ledro. Per ora la risposta alle sollecitazioni è arrivata solo dalla Regione Lombardia, che (per dirla con Marini) “ha specificato come da tempo sia in progetto la realizzazione di un tracciato ciclopedonale fra l’area del lago d’Idro e Riva del

Garda, che consiste proprio nel recupero dei sentieri e delle mulattiere presenti in quei luoghi”. L’opera, finanziata con un milione e 380 mila euro dal Fondo Comuni Confinanti (e quindi dalla Provincia di Trento) prevede di rendere fruibile un tracciato della lunghezza complessiva di 72,610 chilometri, 69,353 dei quali in provincia di Brescia e soli 3,257 in Trentino. Come dicevano i latini, “in cauda venenum”: il veleno è nella coda. Eccolo. Detto della “incomprensibile lentezza” della Lombardia (che comunque “si sta muovendo nella direzione del recupero dei sentieri e delle mulattiere storiche”), Marini becca “l’assenza della Provincia di Trento, che a oggi non sembra interessata a mettere in campo seri progetti di valorizzazione cicloturistica delle aree interessate da queste opere, limitandosi ad accettare minimi collegamenti, invece di proporre progettazioni coordinate capaci di offrire uno sviluppo armonioso dei propri territori, investendo risorse per una grande ciclovia integrata dall’elevatissimo potenziale ambientale, economico e sociale”.

Officina compiti arriva anche in Giudicarie È disponibile anche in Giudicarie il servizio “Officina Compiti” organizzato dal servizio assistenza scolastica di Anffas Trentino: un aiuto in più, in questo anno scolastico che ancora più del precedente è stato segnato dalla pandemia e dalla didattica a distanza, per studenti con disturbi specifici dell’apprendimento, disabilità certificata ai sensi della legge 104/92 o altri bisogni educativi speciali. La proposta, che Anfass porta avanti già da tempo a Trento e Rovereto, si allarga anche alla vallata se le famiglie vorranno usufruirne. In sostanza vengono messi a disposizione educatori formati per fornire un supporto educativo e didattico nello svolgimento dei compiti, con l’obiettivo allo stesso tempo di promuovere una maggiore autonomia degli studenti seguiti nell’organizzazione del materiale, nell’acquisizione di un metodo di studio efficace, per accrescere il benessere e l’autostima degli alunni seguiti. Un’opportunità che va a supplire ai limiti, ampiamente segnalati ormai, che la Dad ha in particolare per gli studenti più fragili. L’accesso al servizio è semplice, cosa non sempre scontata: attivo tutto l’anno, può essere richiesto in ogni momento direttamente ad Anffas Trentino dalla famiglia e pre-

vede un contributo del Fondo Sociale Europeo tramite i Buoni di Servizio. «Il servizio viene concordato direttamente fra Anfass e la famiglia - spiega Claudia Morelli, genitore responsabile dell’Anfass di Tione - il punto di partenza sono i compiti e dare un sostegno in questa situazione di cambiamenti così repentini nella quotidianità dei ragazzi. Possiamo partire non appena riceviamo le richieste delle famiglie, avendo già gli educatori disponibili. Peraltro può essere anche un percorso estivo, anche se partire già in breve tempo può aiutare in modo importante i ragazzi a concludere l’anno scolastico». A Trento e Rovereto circa 70 studenti hanno usufruito del servizio. «Anffas come associazione di famiglie di persone con disabilità intellettiva o relazionale - conclude Morelli - conosce bene le gravi difficoltà delle famiglie nel sostenere i propri figli nell’impegno scolastico, specie laddove vi sono dei bisogni speciali. Guardando ai numeri del bilancio sociale Anffas del 2019 si rileva, infatti, che la voce assistenza scolastica riguardava 438 persone, di cui ben 229 proprio per “Officina Compiti”. Da qui l’impegno ad attivare anche a Tione e nelle Giudicarie il servizio». (D.R.)


Territorio Esprime soddisfazione la Presidente Monia Bonenti “nonostante un anno difficile sia dal punto di vista economico, a causa della pandemia, che normativo, la Nostra Cassa Rurale, diventata più forte e patrimonializzata grazie anche all’operazione di aggregazione, ha raggiunto un risultato economico positivo continuando a garantire il proprio sostegno alle famiglie, alle imprese, ai lavoratori e alle associazioni”. La raccolta complessiva a fine 2020 ammonta a 2 miliardi e 262 milioni, con una crescita pari al 7,1%, segno della fiducia accordata alla Cassa dai soci e clienti risparmiatori. In aumento sia la raccolta diretta passata da 1 miliardo e 439 milioni ad 1 miliardo e 512 milioni con un incremento di 73 milioni pari a +5,1% mentre la raccolta indiretta è aumentata di 77 milioni pari al 11,5%. La crescita della raccolta indiretta è fortemente sostenuta dal risparmio gestito, che ne rappresenta il 79,2%. Gli impieghi netti erogati dalla Cassa a fine 2020 ammontano a 1 miliardo e 45 milioni, registrando un -0,79%, dovuto sostanzialmente all’importante calo dei crediti deteriorati. I crediti in bonis si attestano a 999, 5 milioni di

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La Cassa Rurale chiude positivamente il bilancio 2020 L’Assemblea Territoriale de “La Cassa Rurale”, tenutasi lo scorso 16 aprile, è stata l’occasione per incontrare i soci, fare il

euro, in aumento del 2,31%: lo scorso anno sono state approvate 10.905 pratiche di fido, con l’erogazione di 907 nuovi mutui alle famiglie e 1.463 nuovi mutui alle imprese. Ammontano invece a 43,6 milioni i crediti deteriorati, in diminuzione del

40,28% con una riduzione in valore assoluto di 29,4 milioni. L’importante riduzione del credito deteriorato è imputabile ai seguenti fattori: - una gestione attiva del credito deteriorato che ha portato a rientri, cessioni e riprese di valore;

punto sull’attività svolta nell’anno appena trascorso e presentare i dati di bilancio al 31.12.2020. - gli accantonamenti prudenziali volti ad anticipare quelli che potrebbero essere gli effetti della situazione di emergenza sanitaria e dell’applicazione delle novità normative derivanti dall’adozione della normativa europea “Calendar provisioning”. I coefficienti patrimoniali risultano in crescita, confermando la solidità patrimoniale della Cassa. Il capitale primario di classe 1 (CET1) in rapporto alle attività di rischio è pari al 19,39% in crescita rispetto al 18,70% dell’anno precedente (somma ex CRGVP + ex CRA), così come il rapporto tra fondi propri ed attività di rischio ponderate (Total capital ratio) pari al 19,46% rispetto al 19,30%

dell’anno precedente. Il Direttore Mariotti si dice “soddisfatto per questi primi mesi di lavoro. L’aumento della raccolta, degli impieghi in bonis, il forte calo del credito deteriorato, l’aumento delle coperture e l’incremento dei coefficienti patrimoniali sono indici che la strada intrapresa è quella corretta. Lavoriamo ogni giorno per i nostri soci e clienti anche se l’epidemia ha imposto modalità diverse ed inusuali di fruizione dei servizi bancari. E’ motivo di orgoglio essere alla direzione di una squadra coesa di colleghi professionalmente preparati.” Il Consiglio di Amministrazione ha deliberato di proporre alla prossima

assemblea dei soci, che si terrà anche quest’anno con la modalità del rappresentante designato, di destinare l’utile di esercizio, pari a 1.753.502, euro nel seguente modo: 1.450.897 euro a riserva legale, 52.605 euro al fondo mutualistico per la promozione e lo sviluppo della cooperazione e 250.000 euro a fini di beneficienza e mutualità garantendo così il sostegno alle associazioni ed enti presenti sul territorio. La Presidente Monia Bonenti ribadisce come “sia un dovere della Cassa Rurale quello di sostenere lo sviluppo del nostro territorio, non solo attraverso l’attività bancaria, ma anche attraverso la proposta di iniziative sociali, formative e culturali atte a creare occasioni di crescita per le nostre Comunità”.


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Cultura

MAGGIO 2021 Lo straordinario censimento di Danilo Mussi e Gabriella Maines

I muri che parlano La corposa e puntuale ricognizione delle pitture murali (oltre 1300 per 222 autori), fedelmente rappresentativa di tutte le zone judicariesi, ha trovato un’adeguata sistemazione iconografica ed esegetica grazie ai curatori Danilo Mussi e Gabriella Maines, che hanno pensato bene ricondurre a sette capitoli tematici la messe di materiale raccolto: ambiente e paesaggio; fiori e colori; i nostri animali; storia e tradizioni; il lavoro dell’uomo; le case dipinte; stemmi, targhe e insegne. In ogni capitolo, a sua volta, è stato dedicato uno speciale focus ad un ‘Paese dipinto’, enucleandone i sette più caratteristici: Balbido, Ragoli, Pelugo, Nago, Mezzolago, Lasino e Margone. Non è qui poter scendere dettagliatamente in questa sorta di affascinante reportage colorato, che accosta ai murales contemporanei gli affreschi cinquecenteschi di Arco e quelli liberty di Madonna di Campiglio, solo evidenziarne l’approccio non solo estetico che hanno voluto gli autori, intrecciando la mole di immagini con preziose schede di carattere storico ed etnografico di contesto, opportunamente inframez-

di Giacomo Bonazza Nella collana del Centro Studi Judicaria più versata alla ricerca storico-artistica, è spuntato, ancora fresco di stampa, un coloratissimo volume dalla copertina altrettanto accattivante, che rac-

zate da segmenti poetici in vernacolo; un’operazione di grande efficacia divulgativa nel segno di una gradevole interdisciplinarietà. L’immaginario indagato fa

riferimento perlopiù alla memoria contadina, ai suoi segni, ai suoi riti, ai lavori ed alla cultura materiale ad essi collegata, raffigurati con tocco nostalgico e liri-

conta di una forma d’arte, quella dei ‘muri dipinti’, che da qualche decennio è tornata a ravvivare sempre più diffusamente gli angoli dei nostri paesi. co, quasi a voler riscattare, sublimandolo, un passato di di dolore e di sofferenza. Sui muri dipinti giudicariesi non compare denuncia sociale com’è, ad esempio, nella tradizione muralistica della Sardegna, patria del muralismo italiano, o nel linguaggio dirompente e dissacrante, pur popolare, della “street art”che sta imponendosi in questi ultimi anni; l’intento è più di tipo decorativo, di contributo all’abbellimento urbano, partendo dalle icone più affettivamente vicine alla sensibilità e alla microstoria delle nostre popolazioni. È interessante come la pubblicazione di Mussi e Maines si collochi in un momento dove il dibattito su arte collettiva, arte democratica, arte di comunità è particolarmente fervido, presagendo nell’estetica che nasce dal basso la dimensione artistica più carica di futuro del nostro tempo. Nella terra dei Baschenis ci sono ancora spazio per la creatività e tanti muri da dipingere!

COOPERANDO

Una panchina rossa in ogni comune di Alberto Carli Da inizio 2021 il Distretto Famiglia delle Giudicarie Esteriori-Terme di Comano, nato nel 2012, passa sotto la guida della Fondazione don Lorenzo Guetti. Non tutti conoscono questa innovativa esperienza di cooperazione, di interazione e collaborazione tra i cittadini (come singoli, associazioni, imprese) e la pubblica amministrazione, che in termine tecnico viene anche chiamata esperienza di “sussidiarietà circolare”. I Distretti Famiglia, diffusi in tutto il Trentino, sono reti locali di comunità, composte da istituzioni pubbliche, imprese, enti del terzo settore, cooperative sociali, associazioni culturali, ambientali e sportive, con l’obiettivo di rendere, quanto più possibile, un territorio family-

friendly, come si usa dire con un’espressione inglese. I territori, mettendo in campo una serie di iniziative concrete, progettate dal basso, si impegnano a diventare “amici delle famiglie”. Esperienza unica nel panorama nazionale, in Provincia autonoma di Trento i 20 distretti sono promossi dall’Agenzia per la Famiglia, ente provinciale a cui fanno capo azioni di coordinamento e di implementazione di politiche che favoriscono il benessere delle famiglie e dei giovani trentini, dal sostegno alla natalità fino alla transizione all’età adulta. Le Giudicarie ne contano ben tre: a comporre il quadro di valle, al Distretto Famiglia del Chiese e al Distretto Famiglia della Val Rendena, si è aggiunto il Distretto Famiglia delle

Giudicarie Esteriori. Pur non essendo dotati di autonomia finanziaria, i distretti svolgono un importante ruolo di “agenti del cambiamento”: armonizzare le esigenze delle famiglie alla vita di comunità rappresenta il loro obiettivo primario. I primi dieci anni di attività, in Giudicarie Esteriori, sono stati coordi-

nati dall’APT Terme di Comano-Dolomiti di Brenta e hanno visto il coinvolgimento delle cinque amministrazioni comunali, della Biblioteca intercomunale, della Cassa rurale Adamello Brenta e di alcune strutture alberghiere, delle cooperative sociali Incontra e Pro.Ges, del Parco Naturale Adamello Brenta,

del Museo delle Palafitte di Fiavé, dell’Ecomuseo della Judicaria e dell’associazione sportiva Brenta Nuoto, solo per citare alcune delle realtà che hanno aderito al Distretto Familgia. Svolto il passaggio delle consegne, la Fondazione Guetti è ora il nuovo ente capofila del Distretto giudicariese. Michele Dorigatti, come referente istituzionale prende il testimone di Iva Berasi mentre Armin Wiedenhofer sarà il referente tecnico-organizzativo. Il programma del 2021, recentemente approvato dai partecipanti al Tavolo locale e dall’Agenzia provinciale, focalizzerà la sua attenzione su un tema tristemente attuale, come è quello relativo al fenomeno dei femminicidi (le statistiche ci ricordano che ogni 5 giorni una donna

viene ammazzata): anche alla luce dei ripetuti e tragici fatti di cronaca, accaduti recentemente anche in Trentino, i componenti del distretto locale hanno condiviso l’urgenza di indagare il tema della violenza sulle donne, con particolare riferimento alla genesi degli stereotipi di genere e alla pericolosità sociale del linguaggio sessista. Il ventaglio di iniziative, nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia, sarà ampio e coinvolgerà l’intera comunità. Due azioni, tra le trenta inserite nel Programma di lavoro, meritano di essere segnalate: la panchina rossa in ogni comune, dipinta dai padri e dai figli e uno studio sulle principali metafore del linguaggio maschilista che coinvolgerà locali pubblici e bar di paese.


Arte Il primo omaggio valligiano a Dante è di carattere odonomastico: tre intitolazioni di piazze (Roncone, Lardaro, Stenico), otto intitolazioni di vie (Darzo, Praso, Daone, Por, Bondo, Poia/Godenzo, Caderzone, Carisolo) e, su tutte, la dedicazione del viale principale del capoluogo tionese; un minuscolo, seppur dignitoso, contributo allo stradario nazionale che vede Dante Alighieri presente in 3793 piazze o vie italiane, al quinto posto, preceduto dalle quasi ottomila Vie Roma, quanti i Comuni della penisola, Garibaldi (5472), Marconi (4842), Mazzini (3994). Per le comunità giudicariesi depositarie di questa segnaletica nobile ed evocativa, legata a sì tanto nome, l’occasione di ridare senso nuovo ad una dedicazione, ormai depurata da ogni intento nazionalistico, tutt’al più stimolatrice di un rinnovato sentimento patriottico, ma soprattutto civile e culturale, di cui ne lamentiamo oggi la preoccupante mancanza. Non era così per gli scolaretti di Quadra di Bleggio quando, sul finire dell’Ottocento, pur in un contesto di povertà dilagante, decidono di rispondere all’appello del loro curato don Lorenzo Guetti, concorrendo con la loro piccola preziosa offerta, sottratta al fondo per attività di formazione e svago, alla colletta per l’edificazione del monumento a Dante in quel di Trento. Per quell’iniziativa il coraggioso sacerdote, che in quegli stessi anni sta mettendo le basi per la nascita del movimento cooperativo trentino, sarà redarguito pesantemente dall’autorità austriaca in quanto sobillatore filoitaliano, fino a chiederne il suo trasferimento al vescovo Eugenio Carlo Valussi, nominato vescovo di Trento proprio da Francesco Giuseppe. Don Guetti è tra i primi sottoscrittori dell’impresa promossa da Guglielmo Ranzi, letterato ed irredentista trentino, principale ispiratore del Monumento a Dante in risposta al monumento bolzanino in onore del poeta-menestrello medievale Walter von der Vogelweide, simbolo del pangermanesimo di marca tirolese. Il presbitero giudicariese non è un’irredentista, semmai un’autonomista che riconosce nella straordinaria figura di Dante un baluardo prima linguistico che politico, e perciò ancora più profondamente identitario; scriverà infatti sul giornale cattolico milanese la “La lega lombarda” all’indomani dell’inaugurazione del monumento avvenuta l’11 ottobre 1896 a Trento: “Tutto il Trentino concorse ad innalzare questo palladio della nostra nazionalità e la volle porre in questa sua capitale gioiosa per dire all’universo, fino al dì dell’universale giudizio: noi Trentini, italiani siamo ed italiani dobbiamo essere sempre”. Nel comitato d’onore che presenzia alla solenne cerimonia ai piedi del maestoso gruppo scultoreo opera dell’artista fiorentino

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Curiosità e aneddoti per un anniversario speciale

I giudicariesi e Dante di Giacomo Bonazza Non c’è anniversario, come quello dantesco, che sappia smuovere l’immaginario collettivo nazionale, per non dire universale, se non altro perché di lì ci siamo passati tutti, colti e meno colti, ricchi e poveri, uomini di lettere e “omini sanza lettere”. Già Chiara Garroni, molto opportunamente, sul nostro mensile di febbraio ha

provveduto ad introdurre i 700 anni dalla morte del poeta, indicandone gli eventi celebrativi più importanti sia livello divulgativo che scientifico. A noi solamente e modestamente aggiungere, con queste note, alcune ‘curiosità dantesche’ che mutuano da un contesto giudicariese, per allargarsi a suggestioni di più ampio respiro.

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Cesare Zocchi, in una piovosa giornata autunnale, vi sono altri giudicariesi: il preorese Filippo Serafini, senatore del Regno d’Italia ed insigne giurista; il Podestà di Tione avvocato Steffanini; il Podestà di Condino Giacomo Galante; l’avvocato Carlo Boni e Bortolo Saletti per il comitato pro monumento di Tione e l’avvocato Alessandro Parolini per il comitato condinese. Nell’occasione viene dato alle stampe un volume “Il Trentino a Dante Alighieri - Ricordo dell’inaugurazione del Monumento Nazionale a Trento”, dove , tra gli altri, preceduti dai versi di Giosuè Carducci, compare pure il nostro Giuseppe Papaleoni, in quel tempo insigne docente dell’Università di Napoli. Il risvolto ideologico e politico, che sottintende quell’evento di grande impatto popolare è fin troppo palese allo sguardo contemporaneo, che oggi può

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1 - Trento: Monumento a Dante (1896) opera di Cesare Zocchi 2 - Luigi Bonazza, Dante Alighieri (1926) - “L’acqua che prendo giammai non si corse”, acquaforte su acciaio 3 - Tione: Viale Dante 4 - Romano Guardini: “Dante” rivisitare la valenza simbolica del monumento se non in termini di apertura a nuovi spazi di condivisione e di fraternità, plasticamente espressi nel gesto del vate con il braccio alzato verso nord, non più in segno di monito e di difesa, ma di richiamo ai valori dell’inclusione e dell’integrazione, all’ombra della poesia e dell’arte. Ancora impregnata di simbolismo e di complesse allegorie è la misteriosa acquaforte dal titolo “L’acqua ch’io prendo giammai non si corse” (dal secondo canto del Paradiso) che nel 1926 Luigi Bonazza, artista di ascendenze giudicariesi, dedica alla

figura di Dante, ricavandone un’immagine del poeta assolutamente originale, molto distante dall’iconografia classica. A corredo del suo ritratto commenta Bonazza: “La figura di Dante rappresenta il padre degli italiani, il custode della lingua e della nazione. Essa s’erge ieratica e fiera con l’occhio fisso, scrutatore dell’avvenire, racchiudendo fra le mani espressive la rosa mistica, simbolo di amore e di bellezza con accanto le forme di vita, libertà e gloria...”. Un entusiasta Gabriele D’annunzio indirizzerà una lettera al pittore trentino, commentando a sua volta la splendida in-

cisione: “Caro Luigi Bonazza, il vostro Dante, inciso con profonda ricchezza di segni, promette la sempiterna Rosa la perpetua Lampada e l’immortale Alloro al mio Travaglioso e cruccioso Dante del Carnaro...”. Certamente meno retorico e di gran lunga più vicino alla nostra sensibilità il Dante di Romano Guardini (1885-1968), il grande filosofo e teologo italo-tedesco, tra i più fecondi pensatori del Novecento, ispiratore del gruppo di resistenza tedesco antinazi-

sta della Rosa Bianca, anche lui di lontane origini giudicariesi, essendo la madre Paola Maria Berardinelli nativa di Pieve di Bono e, proprio lei, averlo avviato ancora giovanissimo alla figura e all’opera del Sommo Poeta. Memorabili e profetiche restano le sue letture dantesche presso l’Università di Berlino, dove Dante emerge come uomo della cultura europea, ponte ineludibile fra la grande cultura italiana e quella tedesca.


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Territorio Il progetto, che dopo alcuni mesi dalla sua gestazione è giunto ora alla sua fase operativa e in una diretta online la società Natourism srl che gestisce concretamente il progetto ha spiegato le possibilità di finanziamenti e glli adempimenti necessari per partecipare. «Credo che in questo momento storico sia strano parlare di turismo, il settore che forse più di tutti sta subendo gli effetti della pandemia - afferma Eugenio Antolini, sindaco del Comune di Tione, ente capofila del progetto - .Credo però che come amministratori abbiamo il dovere di impegnarci per progettare il futuro. Questo progetto, nel quale tutti noi crediamo fortemente, intende attivare un turismo lento, rurale, che esalti le specificità dei nostri ambienti incontaminati e delle esperienze che essi offrono». Prima un sopralluogo per garantire che i requisiti minimi necessari ad affittare la casa da mont siano garantiti - l’allacciamento alla rete idrica ed elettrica, qualità di arredi e presenza di bagno e acqua calda, materassi, coperte e corredo etc -, se il sopralluogo darà esito positivo si procederà alla stipula del contratto con l’ente gestore, che prevede l’inserimento della casa nel circuito degli

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Dai Comuni 70.000 euro per gli interventi alle abitazioni

Case da mont, riprende il progetto turistico di Massimo Ceccherini Podio

Il progetto “Case da mont”, realizzato dai Comuni di Tione, Borgo Lares, Porte di Rendena e Sella Giudicarie, persegue l’obiettivo di valorizzare il patrimonio immobiliare montano attraverso lo strumento degli affitti brevi a scopo turistico. In

questo modo le case in montagna, anziché rimanere inutilizzate, riprendono vita grazie alla presenza dei turisti ospitati, che hanno così modo di portare la propria impronta pur integrandosi in maniera rispettosa e sostenibile nell’ambiente montano. affitti brevi per almeno 60 giorni durante l’anno. Su alcuni interventi il proprietario ha la possibilità di ricevere un finanziamento nella misura del 50% della spesa sostenuta, diverso per ciascuna tipologia (si va dai 1.000 euro per materassi/cuscini/coperte ai 5.000 euro per manutenzione straordinaria bagno/ cucina). La spesa massima ammissibile complessiva è di 7.000 euro. Sarà l’ente gestore ad occuparsi dell’accoglienza dei turisti e degli adempimenti burocratici a fronte del 30% del valore della locazione. I quattro comu-

ni coinvolti nel progetto hanno stanziato per l’anno 2021 un totale di 70.000 euro per il finanziamento degli interventi sulle abitazioni Se da un lato l’obiettivo del progetto è quello di portare turisti sui territori dei quattro comuni offrendo loro una motivazione di vacanza ‘alternativa’, cioè trascorrere la vacanza in una baita/chalet immersi nell’ambiente montano, dall’altro però bisogna rendere il territorio ‘appetibile’ a 360° con tutta una serie di eventi, manifestazioni, esperienze e servizi. Per questo motivo

il progetto intende fungere anche da attivatore di altre iniziative, il tutto anche in sinergia con l’ApT e l’ente Parco Naturale Adamello Brenta. Il presidente dell’Apt Tullio Serafini garantisce: «Il tema delle case da mont e dell’ospitalità diffusa è ben presente all’interno del nostro piano strategico, che sarà approvato a breve, e che mette al centro della nostra attività la creazione sul territorio di prodotti e di esperienze». Dal Parco, l’attenzione alla mobilità: «Oltre alle proposte già presenti - spiega Walter Ferrazza, presidente del Pnab - attiveremo anche altre proposte esperienziali da condividere con i gestori delle case, anche curando l’aspetto della mobilità sostenibile».

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Parlando giudicariese

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Quale “spinta” ad uscire da un atavico campanilismo

Informatica e telematica in Giudicarie di Mario Antolini Musón

Sotto un certo punto di vista, ciò viene confermano anche dalla presenza delle Sette Pievi: per poche migliaia di abitanti ,insediati su pochi chilometri quadrati di territorio, sono state erette ben Sette cattedrali su ampi “spiazzi” per radunarvi appena un migliaio di “censiti”. Un campanilismo che, tuttavia, ha le sue ragioni di essere e persino la sua positività che si evidenzia nella stretta e singolare “identità” di ogni agglomerato urbano che – anche esteriormente – si percepisce dal modo di parlare e di comportarsi delle persone delle singole comunità paesane. È stato così fin dal Mille in poi. Durante i secoli si è provveduto agli insediamenti abitativi, alle iniziative produttive, allo sfruttamento della terra e della montagna, alla viabilità, all’approvvigionamento dell’acqua ma non mi risulta che ci si sia mai incontrati “tutti insieme” per realizzare qualcosa che risultasse utile all’intero comprensorio. Per quanto io ne sappia, non si è mai riusciti a fare qualcosa “tutti insieme”; ossia non si è mai riusciti a trovare un alcunché di “unitario” per convincersi che si è tutti eguali e che si è contenti e felici di trovarsi “tutti insieme”, su uno stesso territorio comune e che si vuole essere “tutti insieme” nel volerlo rendere sempre più accogliente e vivibile. Tuttavia va rilevato che, nonostante il vivere quasi da “separati in casa”, gli usi e costumi risultano ovunque uguali. Nel mio spostarmi in tutti quanti i centri abitati per i vari compiti assunti nei vari periodi del mio vivere randagio, ho piacevolmente constatato che i Giudicariesi, pur parlando dialetti diversi, hanno lo stesso modo di atteggiarsi e di comportarsi, fanno le stesse cose con gli stessi attrezzi e le stesse modalità; l’essere tutti e soltanto dei Giudicariesi mi è parso più che palese; ho sentito chiaramente che siamo davvero un “popolo di uguali”, ma ciascuno contento di sentirsi e di stare a casa propria e senza il bisogno di una comunità che si estendesse oltre i confini di casa propria. Con l’avvento dell’istituzione prima dei due BIM e

Senza offesa per nessuno e quasi chiedendo scusa alla stessa intera comunità comprensoriale, oso supporre che ai miei cent’anni sia permesso di dire ciò che da decenni mi opprime la mente e mi pesa sul cuore. Proprio in ragione del gran bene che voglio alle Giudicarie ed ai suoi abitanti, ho dovupoi del Comprensorio o Comunità delle Giudicarie, mi ero illuso che ci si potesse incontrare e si riuscisse finalmente a “far gróp” e individuare orizzonti comuni, ma fino ad oggi (almeno per me) non era che un’utopia. Ma quasi all’improvviso, ed inopinatamente, e proprio nei miei ormai ultimi anni di vita, mi sono balenati danzi agli occhi della mente dei fulgi raggi di luce, come dei lampi, che promettono un cambio di rotta all’intero assetto sociale. Infatti, con mia personale soddisfazione nel 2002 sono stato fatto partecipe del nascere del mensile “Il Giornale delle Giudicarie” e poi il suo diffondersi, in oltre 15.000 copie, in ogni angolo delle Giudicarie: finalmente un alcunché di “unitario”, quasi un filo che iniziava a dare ai Giudicariesi la possibilità di diventare un unico e bel gomitolo. Sono certo che in quest’ultimo ventennio, proprio grazie a questo benefico mensile, i Giudicariesi abbiano ricevuto quasi una scossa, almeno un impulso per vicendevolmente conoscersi e per iniziare ad amalgamarsi e sentire voglia di unità comprensoriale. In quest’ultimo e così eccezionale periodo stoico, poi, mi stanno confortando e convincendo l’affermarsi delle due ultime grande scoperte e invenzioni, la “informatica” e la “telematica” che, anche in Giudicarie, stanno prendendo piede, come due potenti turbine che stanno dando e che daranno energia a tutto l’universo. Ho constatato con gioia e soddisfazione la nascita e l’affermazione della prima testata di comunicazione telematica in Giudicarie grazie all’iniziativa di Matteo Ciaghi con la testata “giudicarie.com”: l’organo d’informazione online, che sùbito ha interessato migliaia e migliaia di fruitori giudicariesi. Nel contempo, beneficiandone anch’io in prima persona, ecco a disposizione i social network ed in “facebook” mi sono accorto come an-

che numerosi Giudicariesi interagiscano culturalmente su argomenti inerenti alle Giudicarie, tessendo una interessante rete interculturale a livello locale. A causa della pandemia in corso, Ennio Lappi ha addirittura iniziato una serie settimanale di “video-lezioni” di storia e di geografia sulle Giudicarie che risulta già seguita da convalligiani delle varie zone del circondario. Nel contempo

to constatare che fra noi Giudicariesi continua ad evidenziarsi e a permanere il cosiddetto “campanilismo”, come un’atavica caratteristica presente sia in ognuno degli oltre 120 agglomerati urbani che in ogni singola zona territoriale, ossia: Chiese, Bono, Busa, Rendena, Banale, Bleggio, Lomaso.

identica iniziativa è stata assunta e messa in atto dal Centro Studi Judicaria che sta proponendo delle “Video-conferenze” settimanali su argomenti relativi alle vicende giudicariesi ed al territorio comprensoriale. Il tutto trova riscontro nel settore telematico denominato “youtube”. Tutto questo ben di dio fa sì che l’isolamento (il campanilismo) sia scoppiato; ci si trova tutti “in rete”

non come davanti alla tv in cui si si sente passivamente schiavi di una reale solitudine, ma, al contrario, anche personalmente tutti insieme e partecipi di uno scambio di domande e risposte e di dialoghi che alla conoscenza – cultura a portata di mano – danno una consistenza ed una validità assai diversa. È evidente che ora ci si deve sentire responsabilmente impegnati non più e soltanto a vivere per ripetere pedestremente il passato, ma per convinzione a seguire le trasformazioni in atto nella storia dell’umanità. I miei cent’anni mi stanno convincendo che l’informatica e la telematica sono le due ali date - all’ultima ora - all’intera umanità per prendere il volo verso un avvenire che non somiglierà affatto ai voli (troppo bassi) del passato. Mi permetto dire che si tratta di “ali” di cui ci si deve munire e di cui si è obbligati a servirsene per non rimanere al suolo a morire di inedia. E se ne avrà bisogno proprio per

“finalità culturali” e sociali, attraverso le sempre più intensificate “video-lezioni o conferenze”, le quali costituiranno inevitabilmente la nuova eccezionale occasione come forza di espansione e di penetrazione sociale a favore dell’acculturazione dell’intera umanità. I social network potranno divenire delle vere e proprie “scuole di istruzione” ovunque non esistano edifici/strutture idonee; ed anche parallelamente alla scuola normale, la “didattica a distanza” sono certo che continuerà ad avere la propria incidenza ed affermazione nonostante la sua non facile e discussa attuazione. Ormai vicinissimo ai 101 anni non sto vivendo che la promettente “alba” di quella che sarà una nuova gran bella giornata, di cui potranno usufruire e godere, in modo speciale, anche i Giudicariesi, da troppi secoli obbligati a rimanere isolati e lasciati da soli in periferia dalla particolare configurazione geografica e dall’incuria di chi avrebbe dovuto prendersene cura. Che l’oggi – questo mese di maggio 2021 – sia davvero un’alba di luce per i Giudicariesi già pronti a vivere una splendida giornata sentendosi “tutti insieme”.

A San Lorenzo un nuovo consorzio turistico

È nato il Consorzio “Borgo Vivo”, nuovo ente turistico del territorio di San Lorenzo in Banale e Dorsino funzionale all’ingresso nell’Apt della Paganella. Quando con la riforma provinciale, l’Apt Terme di Comano - Dolomiti di Brenta è stata accorpata con il Garda gli operatori di San Lorenzo hanno preferito staccarsi dall’Apt Terme di Comano, che fino ad oggi ha gestito tutta la vallata delle Giudicarie Esteriori, per aggregarsi invece con la Paganella. Quest’ultima è organizzata in maniera consorziale: ovvero, per entrarvi è necessario costituirsi in consorzio visto che la base sociale è formata solo da consorzi e comuni, non da singoli operatori. Da qui, il passo formale di San Lorenzo che ha costituito un consorzio staccandosi ufficialmente dall’apt terme di Comano-Dolomiti di Brenta. Accanto al presidente Alberto Bosetti ci sono altri sei componenti in Cda: Roberto Cornella, Davide Mattioli, Fabrizia Orlandi, Francesca Senti, Samuele Aldrighetti e Maria Elena Positello. «Il Consorzio - spiega il presidente Bosetti - vuole essere una regia per eventi che hanno una ricaduta turistica sul territorio di San Lorenzo. Vorremmo attribuire un ruolo quasi “socia-

le” al Consorzo, coinvolgendo l’intera comunità per renderlo protagonista dello sviluppo territoriale. È una delle differenze con l’Altopiano, lì i consorzi hanno ricadute economiche molto importanti, qui questa realtà non esiste quindi dobbiamo lavorare tutti assieme per costruirci il nostro futuro. Un ruolo che rispecchia anche il nostro prodotto turistico: non abbiamo gli impianti invernali, ma un prodotto che è la nostra comunità, il nostro modo di vivere, la genuinità». Il distacco dagli altri territori delle Esteriori è stato accolto con poco entusiasmo, per usare un eufemismo, considerato che l’azienda termale è proprietà di tutti i comuni e da decenni si predica unità di intenti e si cerca di far convergere le forze. Ma al Consorzio c’è grande convinzione della propria scelta: «È indubbio che il prodotto turistico di San Lorenzo converge di più verso Comano Terme - spiega Bosetti - quindi le collaborazioni dovranno continuare, saremo i primi fautori di un rapporto proficuo. Possiamo essere connettori fra il territorio dell’altopiano e il Garda. Per noi è un’occasione di crescita, personale per gli operatori, sociale ed economica per l’intero territorio».


Comunità delle Giudicarie Il Commissario della Comunità Giorgio Butterini, illustrando il progetto avviato dalla Comunità sottolinea: “In un momento delicato come questo offrire opportunità di lavoro appare ancora più importante. Nel tempo questi progetti hanno acquisito sempre più valore: ne hanno per le persone che necessità di occupazione, ma ne hanno anche per le municipalità locali, che beneficiano di un supporto fondamentale per la cura del verde e la manutenzione del patrimonio pubblico”. Per l’anno in corso la Comunità delle Giudicarie ha affidato alla Cooperativa Lavoro, con sede in Borgo Lares, in seguito ad un confronto concorrenziale, l’attuazione del progetto di intervento che prevede l’assunzione di 30 lavoratori disoccupati, per la durata di 7 mesi, da metà aprile a metà novembre, suddivisi in quattro squadre comunali impegnate nei Comuni sopra citati, per una spesa complessiva di circa 340.000 Euro, coperta per il 60% dall’Agenzia del Lavoro e per la rimanente quota dai Comuni interessati. L’Intervento 3.3.D riguarda la realizzazione di progetti per lavori socialmente utili, permettendo una fattiva integrazione di soggetti con difficoltà per essere inseriti nel mondo del lavoro. Con questi progetti i Comuni e le Comunità possono occuparsi della manutenzione del verde pubblico e dell’arredo urbano che rappresentano il biglietto da visita per i nostri piccoli centri, anche in funzione della loro valorizzazione turistica. In tal modo viene data l’opportunità ai lavoratori di inserirsi, sia pure per un periodo ridotto, nel mondo del lavoro. Accanto ai lavori nel verde, sono stati attuati diversi progetti da parte delle Aziende per il servizio alla persona, anche con il finan-

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Lavori socialmente utili: quattro le squadre con 30 lavoratori Anche nel 2021, nonostante le difficoltà legate all’emergenza Corona virus, da questa settimana inizieranno i lavori relativi all’Intervento 3.3.D, meglio conosciuto come Intervento 19 – “Progetti per l’accompagnamento all’occupabilità attraverso lavori socialmente utili” – ziamento degli enti locali, che permettono tutta una serie di attività di animazione e di accompagnamento per migliorare la qualità della vita degli anziani ospiti nelle Case di riposo, in un momento particolarmente difficile a causa del Covid 19. I lavoratori coinvolti nei progetti relativi all’Intervento 3.3.D attuati dagli enti pubblici in Giudicarie, vengono impiegati in base ad un’apposita lista predisposta ed approvata dall’Agenzia del Lavoro nel mese di gennaio di ogni anno. I soggetti interessati devono iscriversi entro il 18 gennaio, mentre per i ritardatari è prevista l’opportunità di effettuare l’iscrizione entro il 31 marzo successivo. Per quanto riguarda l’anno in corso, i lavoratori della prima lista iscritti all’Intervento 3.3.D sono n. 317, ai quali si aggiungeranno presumibilmente una trentina di unità che si sono iscritti nella 2a lista in fase di approvazione da parte dell’Agenzia del Lavoro; sono numeri significativi della crisi occupazionale tuttora esistente, aggravata dall’emergenza economica

legata al Covid, e che si è abbattuta particolarmente sulle categorie sociali più deboli e sulle lavoratrici. L’Agenzia del Lavoro ha concesso alla Comunità di Valle, ai Comuni e alle Apsp del territorio giudicariese l’inserimento complessivo,

per l’impiego di soggetti deboli in iniziative di utilità collettiva, in base ad un progetto attivato dalla Comunità delle Giudicarie in collaborazione con i Comuni di Sella Giudicarie, Borgo Làres, Tre Ville e Porte di Rendena, approvato in via preliminare dall’Agenzia del Lavoro. per l’anno 2021, delle 169,5 opportunità occupazionali, corrispondenti a circa 215 persone, già finanziate lo scorso anno, alle quali si aggiungeranno una quarantina di opportunità lavorative straordinarie, deliberate dall’Agenzia del Lavoro proprio

per venire incontro alle difficoltà occupazionali causate dal Covid. Inoltre la Comunità ha promosso lo stanziamento di un fondo straordinario a carico del proprio Bilancio, che ha consentito quest’anno di in-

serire complessivamente una ventina di lavoratori nelle squadre gestite dai Comuni e di tre Apsp giudicariesi. Complessivamente nei lavori socialmente utili in Giudicarie quest’anno verranno quindi occupati oltre 270 lavoratori, permettendo di dare un po’ di sollievo alle molte famiglie per le quali la crisi di questi anni ha contribuito a minare la sicurezza occupazionale ed economica.

BANDO BORSE DI STUDIO “SCUOLA MUSICALE GIUDICARIE” Destinatari Cittadini residenti nel territorio della Comunità delle Giudicarie di età compresa dai 6 ai 18 anni compiuti nell’anno 2021 che si iscriveranno alla Scuola Musicale Giudicarie per l’anno scolastico 2021/2022. Il limite di età è elevato a 40 anni per i cittadini disabili. Per poter accedere al contributo il nucleo familiare deve avere un indicatore ICEF con indice minore di 0,45 risultante dalla “DOMANDA UNICA 2020”. Che cosa è La borsa di studio è un contributo in denaro, in base ai requisiti dei richiedenti, concesso dalla Comunità delle Giudicarie per l’iscrizione e la frequenza alla Scuola Musicale Giudicarie per l’anno scolastico 2021/2022. Ciascuna borsa di studio ha un valore pari al 70% della quota di iscrizione, fino ad un importo massimo di € 500,00.= Come fare a partecipare al bando 1. Compilare gli appositi moduli di domanda reperibili presso la Comunità delle Giudicarie e la Scuola Musicale Giudicarie. 2. Far pervenire la domanda alla Comunità delle Giudicarie entro e non oltre lunedì 31 maggio 2021. Il bando completo e ulteriori informazioni su www.comunitadellegiudicarie.it Gli uffici della Comunità sono a disposizione per ulteriori informazioni: da lunedì al giovedì dalle ore 9.00 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle ore 17.00 e il venerdì dalle 9.00 alle 12.00 – tel. 0465/339509 – istruzione@comunitadellegiudicarie.it. Tione di Trento, 29.04.2021 Il Commissario dott. Giorgio Butterini


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Tutti giù per terra

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La luce in fondo al tubo Aurora Ramazzotti, vip della generazione Z nonché influencer dagli illustrissimi genitori, con un suo recente video sui social ha sollevato il problema delle molestie stradali che quotidianamente le donne subiscono ad opera di maschietti parecchio insolenti e dai modi diversamente galanti. E’ bastato un breve videosfogo della ragazza, sessantanove secondi in tutto, per generare consapevolezza e innescare dibattiti su come arginare il deprecabile fenomeno del ‘catcalling’. Il termine indica una serie di comportamenti messi in pratica in luoghi pubblici generalmente da uomini verso donne (ma anche viceversa) che consistono in fischi, commenti sessisti, apprezzamenti di cattivo gusto rivolti da estranei, e che talvolta degenerano in palpeggiamenti e avance sessuali. La parola, di origine inglese, letteralmente vuol dire ‘chiamare il gatto’, proprio perché simile al modo con cui di solito si usa attirare l’attenzione di un micio. Il verbo ‘catcall’ è comparso in Inghilterra già nella seconda metà del settecento e stava a indicare l’atto di fischiare agli attori in teatro come segno di disapprovazione. Questo secolare malcostu-

me, che in altri paesi europei costituisce reato ma che nella rozza Italia viene derubricato a cafonata, nel BelPaese prima del video della Ramazzotti non se lo filava nessuno. Né il mondo della politica, né il mondo dei media, e neppure la società civile, tutti impegnati in discussioni Covidcentriche. Negli ultimi dodici mesi ci siamo permessi appena qualche minima digressione dal tema pandemia, del tipo ius soli sì/ius soli no, legge Zan, lo sgarbo della sedia mancante alla Von Der Leyen e l’Inter in fuga. Trend topic che però durano giusto il tempo di un aperitivo consumato, di questi tempi, al tavolo. Cioè zero. Sembra di sentirlo il coro di quelli che dicono: ‘In tempi di pandemia i parlamentari devono occuparsi solo delle priorità assolute!’ Ma un paio di settimane fa, il tempo per ripristinare il vitalizio da 7.000 euro al mese al condannato per corruzione Formigoni evidentemente lo hanno trovato. Che poi l’Homo Politicus ha inventato apposta diversi ministeri, affinché uno Stato si occupi nel contempo di diverse questioni. E quindi brava la Ramazzotti…. D’altronde da tempo abbiamo imparato a convivere con il potere co-

municativo degli influencer, capaci di formare l’opinione pubblica, di incidere sulle abitudini di spesa dei follower e di spostare gli esiti del televoto. Come nell’ultimo Sanremo, con la Ferragni e il suo ‘Votantonio! Votantonio!’ a favore del marito Fedez. Endorsment che gli è valso, splendore della Michielin a parte, il secondo posto. Ma il punto, purtroppo, è anche un altro. Nel dibattito sulle molestie stradali si è messo in mezzo un noto youtuber, tale ‘Er Faina’. Il tuttologo del web deve aver percepito, attraverso le paragnostiche vibrazioni della banda larga, l’insopprimibile desiderio dell’Umanità di conoscere il suo pensiero al riguardo. Esibendosi via social in un virile quanto becero ‘A FANTASTICAAA!!!’ strillato alle donne per le vie di Roma, sminuendo in maniera sessista e oltraggiosa gli effetti psicologici che tante donne sono tenute a sopportare ogni giorno. ‘Ecchesaràmai ‘sto catcalling!!’. Eh già… Tempo due secondi e il popolo della Rete, proprio gli stessi che definiscono ‘violenza’ le molestie stradali, ha scaricato addosso alla Faina del web una gragnola impressionante di insulti e minacce. Anche di morte.

Familiari inclusi. E il punto diventa un altro ancora. Persone che da un lato condannano la violenza, ma dall’altro ne utilizzano a piene mani contro chi la pensa diversamente da loro. Come se ci fosse una violenza legittima e una

Tutti giù per terra di Massimo Ceccherini Podio

violenza fuorilegge. Come se ci fossero bombe assassine e bombe portatrici di pace e democrazia. E così tocca constatare che tra gatti di strada e faine del Tubo, il nostro quotidiano vivere è davvero diventato uno zoo senza gabbie, una

giungla sconclusionata, un bestiario privo di regole e domatori. Ci sarà mai luce in fondo al tunnel? Tra una bestia e l’altra non ci resta che aspettare l’immunità di gregge.


Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA

vilgiat@yahoo.it

Sfogliando l’ultimo numero del GdG la mia attenzione viene attirata da un articolo di Mario Antolini “Muson” riguardante la diffusione negli anni settanta-ottanta di alcune radio private nelle Giudicarie. Essendone stato direttamente coinvolto a suo tempo, leggo incuriosito l’intero articolo. L’iniziale nostalgico entusiasmo si trasforma, man mano che scorro l’articolo, in cocente delusione, leggendo tanti errori di date, di nomi e soprattutto di concetti. Io non voglio soffermarmi sulle numerose radio piccole e meno piccole di cui ho solo sentito parlarne, ma sulle due che mi hanno visto, marginalmente la prima e direttamente la seconda coinvolto. Sto parlando di Radio GB1 di Storo e Radio TG8 di Tione. La prima iniziò le trasmissioni nel 1977 e non nel 1966 come erroneamente scritto, io ero nel pieno della mia attività lavorativa e sinceramente ascoltavo questa radio solo la domenica quando trasmetteva un programma di liscio il mio amico di vecchia data Gianpaolo Capelli e nel pomeriggio, essendo anche molto sportivo, i risultati del calcio locale. Un giorno incontrai per caso in un bar il compianto Carlo Girardini di Cimego, che lavorava come giornalista in questa radio. Parlando del più e del meno, gli comunicai che ero in procinto di sposarmi e sarei poi andato a Solvaj negli Stati Uniti in viaggio di nozze a trovare uno zio di Strada e altri parenti di Prezzo emigrati agli inizi del secolo. Carlo rimase incuriosito della faccenda e mi propose di fare un lavoro particolare per lui, ossia mi avrebbe prestato un registratore a cassette con il compito di intervistare il maggior numero possibile di emigranti giudicariesi che avessi avuto occasione di incontrare durante il mio viaggio. Dapprima esitai, temendo di non essere all’altezza del compito, ma poi mi convinse ed accettai. La domenica successiva mi recai a Storo in località Cà Rossa dove Carlo mi aspettava nella sede di Radio GB1. Devo ammettere che fu amore a prima vista, rimasi affascinato da mixer, microfoni, cuffie, luci, scaffali di dischi, andirivieni di gente simile alle api in un alveare. Per farla breve mi portai in America il registratore e intervistai oltre 50 persone originarie delle Giudicarie e che furono poi trasmesse il giorno di Natale del 1978 con enorme successo di ascolto. Proseguii la mia collaborazione con GB1 Radio nei programmi sportivi domenicali, fino a quando mi proposero di entrare nella Associazione Culturale 7 Pievi a Tione, con il proposito di fondare una nuova radio privata che venne denominata Radio TG8, con sede in Via Durone. Le trasmissioni iniziarono nel 1980 e cessarono nel 1991 e non nel 1985 come erroneamente scritto da Mario Antolini. Radio TG8 era all’avanguardia per quei tempi, con uno studio di

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Tg8 e 19 anni di vita del nostro giornale

trasmissione, uno di registrazione e una sala per conferenze e dibattiti, un ufficio amministrativo e una sala di redazione giornalistica. Nei primi anni quando la radio si appoggiava sul lavoro di volontariato, si alternavano ai microfoni fino a 40 persone, con programmi musicali di tutti i generi, programmi culturali e sportivi, ogni giorno 2 edizioni di radiogiornale uno in diretta ed un secondo registrato. Poi le leggi cambiarono ed il lavoro di volontariato fu sostituito da lavoro dipendente, con l’assunzione di personale stipendiato che fece lievitare le spese di gestione in modo tale da costringere i soci della cooperativa 7 Pievi a chiudere i battenti, dopo un ultimo tentativo di concedere in affitto la gestione a Radio Europa di Riva del Garda. In questi 10 anni di attività ho dedicato gran parte del mio tempo libero a condurre programmi musicali e di intrattenimento nelle mattinate domenicali e soprattutto sportivi seguendo gli avvenimenti di qualsiasi disciplina che si svolgevano nella zona, che spaziavano dalle gare di sci con interviste ai campioni di allora come Stenmark, Thoeni, Gros e altri, oppure ciclistici ogni qualvolta c’erano corse

sulle nostre strade, Francesco Moser e Saronni vennero due volte nei nostri studi. Ma era soprattutto il calcio locale a farla da padrone, tutti aspettavano con ansia la fine delle partite con le radioline incollate agli orecchi per conoscere i risultati che raccoglievo per telefono aiutato dal mio staff, oltre alle interviste con giocatori e allenatori al termine delle partite che seguivo in diretta. Molto seguiti erano anche i miei programmi di dediche alla sera come pure i collegamenti con gli emigranti di tutto il mondo che a Natale inviavano gli auguri ai loro cari, questi erano veri e propri programmi commoventi strappalacrime. Se dovessi citare solo gli avvenimenti ed i personaggi principali che ho vissuto e conosciuto in questi 10 anni avrei bisogno di alcune pagine del giornale, perciò mi limito a citare Nilla Pizzi, Gigliola Cinquetti, i Nomadi, Lucio Dalla, Bobby Solo ecc. ecc. Per concludere questa mia lettera desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno supportato nel mio lavoro, senza fare nomi, perché correrei il rischio di tralasciare qualcuno. Distinti saluti, Silvano Capella

Caro Silvano, ti ringrazio della tua lettera quanto mai opportuna che ci consente pure riportare al giusto posto sul calendario alcuni passaggi richiamati dal nostro caro Mario “Muson” nell’articolo dal titolo “La presenza delle radiotelevisioni in Giudicarie”, notizie tratte dalla tesi di laurea di una signorina di Zuclo laureatesi nel 2017 e riguardanti, fra le tante, anche Radio TG8 di cui noi due ne siamo stati protagonisti ognuno per la sua parte. Condivido pienamente quanto hai scritto. Devo confessarti che sono stato preso dalla commozione, un po’ perché da vecchio mi commuovo facilmente ricordando le mie avventure di qualche decennio fa, un po’ perché quella fu un’esperienza meravigliosa, difficile da dimenticare. A me è toccato dirigere ed organizzare fin dall’inizio l’attività di TG8 con la collaborazione di una ragazza molto brava, Nicoletta Malfer, che si occupava dei programmi musicali e curava la segreteria della radio. Toccava a me organizzare soprattutto l’informazione con il Radiogiornale della sera ripetuto poi il mattino dopo. E con me collaborarono volontari di notevole passione e capacità, cito quelli che ricordo: Uldarico Gottardi, Chiara Garroni, Marcella Scalfi e debuttò con noi anche Mauro Battocchi, allora liceale ed oggi Ambasciatore d’Italia in Cile. Da Pinzolo ci telefonava quasi ogni sera Giuseppe Ciaghi sulle cose della sua Valle. L’altro settore di cui mi occupavo era quello riguardante la cultura e così ebbi la soddisfazione di coinvolgere in programmi e interventi settimanali personaggi d’alto profilo come Lino Salvaterra, Dino Pellegrini, il Maestro Geremia di Fiavè, don Bruno Armanini, Adelinda Franchini e molti altri. Non fu facile portare avanti l’Associazione per dieci anni. Ma la passione, la voglia di contribuire a dare un’informazione corretta alla nostra gente, la presunzione di passare qualche ora della giornata in bella compagnia, con musica e parole, ci diede la forza per continuare con grande successo, come dimostravano le telefonate giornaliere che arrivavano da ogni parte. E così, oggi non è bello leggere una narrazione totalmente falsata e banalizzata della nostra Radio sul Giornale delle Giudicarie. Sia chiaro, non ce l’abbiamo con Mario Antolini, uno dei più assidui e seguiti collaboratori del GdG, ma con la dottoressa che ha inserito anche la nostra Radio nella sua tesi di laurea in maniera poco corretta, a cominciare dall’affermazione che Radio TG8 era una emanazione della Sezione locale della Democrazia Cristiana, una “baggianata” bella e buona, allora si era un po’ tutti democristiani, ma nell’Associazione Culturale 7 Pievi, proprietaria di TG8, convivevano personaggi di ogni “religione”, Silvano Cappella ne

è il testimone. Come la seconda in cui si dice che Pasquazzo e Luana Revelli erano giornalmente impegnati nei programmi di TG8, non mi risulta, assolutamente né l’uno, né Luana ebbero a che fare con la nostra Radio, se non marginalmente, per qualche mese, prima di chiuderla. Probabilmente la “dottoressa” in questione ci ha confuso con qualcun’altra trasmittente, o forse ha chiesto informazioni alle persone sbagliate. Terza bufala riguarda la chiusura delle attività radiofoniche, TG8 ha chiuso NON nel 1985, ma nel 1990, con dispiacere di molti radioascoltatori che ci tempestarono di telefonate chiedendoci di continuare. Ma le ragioni della chiusura sono quelle già citate da Silvano a cui aggiungerei anche il venir meno della mia disponibilità per motivi di lavoro E per finire vorrei concludere con una curiosità. Quando una decina d’anni dopo riacquistai un po’ di spazio e un po’ di tempo libero, devo confessare che pensai di rifondare una nuova radio, così ne visitai alcune in città per vederne i cambiamenti e come ripartire, non l’avessi mai fatto, restai profondamente deluso, delle nostre vecchie radio non era rimasto più niente, computer ovunque, giorno e notte, marchingegni diabolici per cui mi resi conto che non sarei mai stato in grado di capirne qualcosa. Mi sentii totalmente estraneo a quel mondo tecnologico, lontano anni luce dai bei tempi di radio TG8. Fu allora, essendo più che mai convinto che le Giudicarie avessero bisogno di un’”agorà”, di una piazza pubblica in cui proporre, dibattere, commentare, le vicende giudicariesi nel bene e nel male, che decisi di fondare il “GIORNALE delle GIUDICARIE” con il compito, come lo fu per TG8, di fornire alle Giudicarie un’informazione corretta e veritiera, uno strumento per l’informazione commerciale delle nostre aziende artigiane e commerciali, un amico sincero di cui ci si può fidare che entra mensilmente, con discrezione, nelle case delle oltre 16.000 famiglie delle nostre Valli. Proprio in questo mese, il mese di maggio, il “Giornale delle Giudicarie” compie 19 anni, diciannove anni vissuti intensamente, sempre ancorati ai nostri lettori, affrontando insieme con coraggio le sfide della nostra comunità. Ormai, al Giornale, siamo una catena meravigliosa di straordinari giornalisti, collaboratori, di sponsor soddisfatti ed affezionati, ne siamo tutti orgogliosi e ci sono tutte le premesse per continuare. Per la nostra gente, per la nostra terra, per il nostro futuro...Grazie Silvano per il tuo intervento che mi ha permesso di chiarire le cose che andavano chiarite, tieni duro e brinda con noi, ai 19 ANNI del Giornale delle Giudicarie…. Lunga vita al nostro GIORNALE ! Adelino Amistadi


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MAGGIO 2021


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