giornale delle Giudicarie luglio 2020 online

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Le buone azioni che contano Le buone azioni per la crescita del nostro territorio

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Le buone azioni che danno valore al tuo futuro 

Giudi iudicarie

il

iornale delle

LUGLIO 2020 - pag.

Mensile di informazione e di approfondimento

www.giornaledellegiudic a r i e . i t

ANNO 18 - LUGLIO 2020- N. 7 - MENSILE

EDITORIALE

Le solide incertezze del Governo italiano di Adelino Amistadi

“Non temo di cadere” assicura il presidente Giuseppe Conte. “Non ci sono alternative a questo governo...” dice a sua volta Zingaretti, segretario del Pd. Di Maio allarga le prospettive: “...il governo andrà avanti fino al termine della legislatura e stiamo lavorando per continuare la nostra presenza governativa per altri trent’anni...”. Dall’altra, giorno si e l’altro ancora, Matteo Salvini non ha dubbi: “Conte è finito, in autunno andremo a votare”. Non è da meno la Meloni: “È finita la pacchia, Conte non arriverà a Natale”. Berlusconi, un po’meno spavaldo, non si pronuncia, si dice che stia tramando con Matteo Renzi per un’alternativa (im)possibile. Non passa giorno senza che i giornali non mettano in dubbio più o meno convintamente la stabilità del governo, ma poi il presidente Conte ricompare, sereno, più gasato che mai, pronto a continuare la sua battaglia per riportare l’Italia alla normalità dopo le drammatiche vicende dovute al Covid-19. Si ha la netta sensazione che il pensiero delle sue dimissioni non l’abbia mai sfiorato e che non lo abbia mai preso in considerazione. Un vero macigno, inattaccabile, inamovibile. Che è arrivato a Palazzo Chigi per una somma di circostanze senza alcuna conferma elettorale, e però, complice l’emergenza prima sanitaria ed ora economica del Coronavirus, sempre più si comporta come se avesse ottenuto un consenso popolare liberatorio. A pag. 16

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Le buone azioni che contano

Le buone azioni per la crescita ������� ����������� del nostro territorio ������� ����������� ����������� ����� Le buone azioni ����������� �������

che danno valore

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FONDATO NEL 2002 - Distribuito da

Difficoltà economiche ma anche opportunità da cogliere. Le Apt puntano sul territorio

Turismo, le Giudicarie ripartono fra micro eventi e natura

Mario, cent’anni di pensieri e passioni

Alle pagine 4 e 5

EUROPA

Più coerenza fra principi e pratica di Paolo Magagnotti

A pag. 8 Attualità

Rurali, fusione da remoto A PAGINA 7

Rifiuti

Differenziata, o migliora o si cambia ALLE PAGINE 29 E 33

TURISMO Le Giudicarie in numeri A pag. 28 LA LETTERA. Utetd in pericolo A pag. 38 SOCIETÀ Adolescenti e difficoltà sociali. A pag. 18

Che strana questa Europa, che è pur la terra più bella e affascinante del mondo. È stata sorgente di cultura, di valori e principi che si sono sparsi e hanno germogliato ovunque. Quando si parla di principi si dovrebbe pensare a coerenza nell’affermarli e praticarli. Sulla base di principi si dovrebbero costruire progetti, iniziative e strutture sociali e istituzionali caratterizzate da una forte coerenza fra ciò che ci si propone di raggiungere e i fatti che dovrebbero conseguirne per raggiungere obiettivi definiti.

A pagina 15

Attualità

Roberto Bertolini presidente di Tsm

A PAGINA 9

Scuola

Asili, riapertura distanziata

A PAG. 6

ESTATE Le proposte culturali della Valle del Chiese A pag 34 PORTO FRANCO Orsi sì, orsi no A pag. 8 GIOVANI InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda A pag 17

PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ SUL GIORNALE DELLE GIUDICARIE sponsorgdg@yahoo.it - 3356628973 - 338 9357093


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Rassegna Stampa

LUGLIO 2020

A cura della REDAZIONE

RASSEGNA STAMPA GIUGNO 2020

DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA Azienda sanitaria, il direttore generale Bordon lascia Il contratto di Paolo Bordon, direttore da tre anni dell’azienda sanitaria trentina, siglato ai tempi della giunta Rossi e con Luca Zeni assessore alla salute, sarebbe scaduto a maggio 2021: fra la Provincia, oggi a guida leghista, e il top manager non si è arrivati a un’intesa per un eventuale rinnovo. Bordon andrà in Emilia Romagna, a Bologna, mentre ora a Trento si dovrà pensare alla successione: la Provincia dovrà scegliere un nome dall’elenco nazionale di idonei alla nomina di direttore generale degli enti del Servizio sanitario nazionale, di recente aggiornato con determina ministeriale il 5 giugno scorso.

Festeggiato a Cimego il 110° compleanno di Pierina: «In Valle del Chiese si respira bene e si invecchia meglio» - Con un pranzo tipicamente della valle del Chiese la signora Pierina Sala ha festeggiato oggi nel Trentino Occidentale il suo 110.o compleanno assieme a nipoti parenti e amici. La scelta del posto, l’Hotel Aurora di Cimego, non è casuale perché proprio in questo angolo tra il lago d’Idro e le Dolomiti di Brenta la nonnina di Milano trascorre regolarmente le vacanze estive da cinquant’anni. Iniziò con il babbo Cesare negli anni Venti. Poi tanto lavoro in centro a Milano. E quindi il regolare ritorno per le vacanze estive. “In Valle del Chiese e nelle Valli Giudicarie si respira bene e si invecchia meglio” la sua tradizionale frase. E a vederla sorridere e a brindare attorniata dalle persone care c’è proprio da crederci. Estate 2020: la mobilità si rinnova. Nuovi modi per muoversi e giornate “traffico zero” - L’estate 2020 sarà una nuova estate, da tanti punti di vista compreso quello della mobilità nel Parco Naturale Adamello Brenta che si presenterà agli ospiti completamente rinnovata. Il progetto di sistema, con l’obiettivo di impostare una mobilità sempre più green, è stato studiato dall’Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena insieme al Parco Naturale Adamello Brenta che considerano la mobilità sostenibile un’opportunità strategica per il futuro della destinazione. Val Genova e Vallesinella, insieme a Patascoss-Ritorto e a Campo Carlo Magno, sono le valli e le aree dove, dal 4 luglio al 6 settembre, saranno sperimentati nuovi modi di muoversi. Verranno promosse il più possibile la mobilità attiva, a piedi e in bicicletta, e la mobilità condivisa attraverso l’attivazione di un servizio di “taxi” e minivan (da 9, 20 e 30 posti) che coinvolge l’imprenditoria privata locale dei noleggi con conducente (Ncc). Faranno inoltre il loro debutto le Green day: 3 giornate in Val Genova (mercoledì 15 e 29 luglio, mercoledì 12 agosto) e 3 in Vallesinella (mercoledì 22 luglio, mercoledì 5 e 19 agosto) a “zero traffico”. Dalle 10 alle 16 ci si muoverà solo a piedi e in bicicletta con la possibilità di partecipare a un calendario di attività di scoperta dell’ambiente. “Che tempi, quei tempi!” A Fiavè un progetto di memoria collettiva dedicato alle ricerche archeologiche nel sito delle palafitte - Mentre nella torbiera di Fiavé sono ripresi i lavori per la realizzazione del nuovo parco delle palafitte, l’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento ha dato avvio ad un progetto di memoria partecipata dedicato alle ricerche nella torbiera che hanno riportato alla luce il sito palafitticolo dell’età del Bronzo. “Che tempi, quei tempi! Il patrimonio svelato: le palafitte di Fiavé dalla torbiera al parco archeologico” è il titolo del progetto che si prefigge di raccogliere foto, articoli di giornale, testimonianze orali e scritte, dedicate alle ricerche condotte nella

torbiera di Fiavé dal 1969 ad oggi. I materiali raccolti saranno utilizzati per la realizzazione di una mostra per il decennale del riconoscimento UNESCO alle palafitte che ricorre nel 2021. Parco Adamello Brenta: avanzo di due milioni e mezzo di euro da reinvestire. Garantite le assunzioni stagionali - Lunedì 15 giugno nel si è riunito in modalità telematica il Comitato di gestione del Parco Naturale Adamello Brenta per la prima seduta post Covid-19. In trattazione vi erano tre punti fondamentali per l’operatività del Parco: il rendiconto dell’esercizio finanziario 2019, l’assestamento del bilancio di previsione del 2020 e l’aggiornamento del Piano triennale delle attività. Tutti i punti sono stati approvati all’unanimità. Nel 2019, l’esercizio si è chiuso con un avanzo di amministrazione di 2.522.204,92 euro che il Parco potrà destinare agli investimenti contenuti nel Piano triennale delle attività. Una parte, circa la metà, è vincolata per opere già programmate, mentre il resto 1.296.291,99 euro sarà disponibile per nuovi investimenti. La cifra è stata iscritta al Bilancio di previsione 2020 insieme ad altri due trasferimenti provinciali: 250.000 euro per i lavori di ripristino dei danni di Vaia e 204.134,24 euro per due progetti PSR in previsione. Nello specifico, si tratta della realizzazione del sentiero di collegamento a Stenico tra la Casa Flora e il centro abitato, l’ammodernamento delle esposizioni interne e la realizzazione di un sito di nidificazione e monitoraggio dei chirotteri a scopi scientifici. Tra le opere più onerose in termini finanziari che troveranno copertura finanziaria con l’assestamento, vi sono la riqualificazione dell’area Brenta in Val d’Algone , la nuova segnaletica di confine e interna, la realizzazione di una serie di nuove opere di infrastrutturazione del territorio in convenzione con i comuni, le opere in Val di Tovel nell’ambito del Protocollo di valorizzazione firmato con Provincia e Comune di Ville d’Anaunia, interventi di sistemazione sul Rio Massò in accordo con il Comune di Molveno.

Sfoglia il Giornale delle Giudicarie su www.giornaledellegiudicarie.it Si ricorda che è possibile sfogliare il Giornale delle Giudicarie sul sito www. giornaledellegiudicarie.it aggiornato ogni mese con le notizie più importanti che accadono in Giudicarie.

Monica Viola è la nuova presidente della Federazione Pro Loco L’Assemblea della Federazione trentina Pro Loco e loro Consorzi ha rinnovato gli organi dell’ente, con il presidente uscente Enrico Faes che lascia dopo 8 anni causa raggiungimento del numero massimo di mandati (2), e i 7 posti da Consiglieri, dibattuti tra 12 candidati. La nuova rosa dei nuovi consiglieri che guideranno la Federazione per i prossimi 4 anni è composta da Monica Viola (presidente), Fabio Chiodega vice presidente, Cesare Pellegrini, Tommaso Beltrami, Marco Sorio, Claudia Leonarduzzi, Gabriella Cilione. Ordinanza di abbattimento per l’orso del Peller Una brutta ferita ad una gamba più altre in diversi punti del corpo. È l’epilogo di un incontro ravvicinato che un uomo di 59 anni e suo figlio di 28 hanno avuto con un orso con il quale si sono improvvisamente imbattuti lungo un sentiero del Monte Peller. Il presidente Fugatti ha firmato un’ordinanza con la quale dà mandato al Corpo forestale provinciale di monitorare in maniera intensiva l’area dove si è verificato l’incidente di cui sono rimasti vittime due uomini, identificare l’orso responsabile e procedere con l’abbattimento. App Immuni, al via anche in Trentino Al via dal 15 giugno, come in tutte le regioni italiane, anche in Trentino all’app “Immuni”, prevista dal decreto legge del 30 aprile 2020. L’app, scaricabile dagli store già dai primi di giugno, è un’applicazione volontaria da installare sul proprio telefono per allertare le persone che sono venute in contatto stretto con positivi al Covid-19. Il Servizio Sanitario trentino ha adottato tutte le azioni per garantire l’avvio del sistema di allerta Covid-19 supportato dall’App “Immuni”. In particolare l’Azienda provinciale per i servizi sanitari ha individuato gli operatori sanitari coinvolti nel processo di tracciatura, che sono stati abilitati ad accedere al Sistema Tessera Sanitaria del Ministero, e ha poi informato e coinvolto i medici di medicina generale sul nuovo sistema di tracciatura dei contatti e della procedura, nonché sulle modalità di gestione delle chiamate che potrebbero ricevere dai loro assistiti nel caso in cui vi sia appunto una notifica di allerta sul proprio cellulare da parte delle App, perché venuti a contatto con pazienti Covid-19 positivi.

Trasporti, si torna al 100% della capienza, ma con la mascherina Il presidente Maurizio Fugatti ha firmato un’ordinanza nuove indicazioni consentono ai passeggeri di occupare tutti i posti a sedere su autobus, corriere e treni. È un altro passo avanti verso la normalità che tuttavia è ancora distante: resta obbligatorio il rispetto del metro di distanza per i passeggeri in piedi sui mezzi e rimane l’obbligo di indossare la mascherina per chi utilizza il trasporto pubblico. Cosa significa nella pratica recuperare tutti i posti a sedere sui mezzi pubblici? «Un mezzo lungo 12 metri - spiega il dirigente del Servizio trasporti della Provincia, Roberto Andreatta - fino ad oggi poteva trasportare 26 passeggeri, da domani si passa a 55 più una decina di posti in piedi. Oppure un treno Minuetto passa da 90 a 170 posti a sedere». In Veneto la misura era già stata adottata, e si è vissuto il paradosso dei treni che in Trentino avevano una capacità di capienza e, passato il confine, un’altra. Dal 22 giugno via libera ai ricevimenti per matrimoni e cerimonie In conseguenza del costante decremento dell’epidemia sul territorio trentino la Giunta provinciale ha disposto che dal 22 di giugno sono possibili le attività relative ai ricevimenti di matrimonio o di altre cerimonie, secondo le disposizioni specifiche previste dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Per evitare criticità acute, ogni fase dell’evento, come, ad esempio, l’arrivo nell’area parcheggio, il raggiungimento a piedi della sala designata, i saluti interpersonali e l’occupazione dei tavoli, dovrà essere programmata anticipatamente. Mart, Sgarbi rimane, blindato dalla giunta provinciale «Vittorio Sgarbi è il presidente del Mart e tale rimane. Come giunta provinciale lo valuteremo per quello che ha fatto per il museo e non certo per la sua attività di onorevole. Le richieste di dimissioni non ci riguardano». Parola di Mirko Bisesti, assessore alla cultura in piazza Dante. I gruppi di opposizione in consiglio provinciale hanno chiesto l’allontanamento del presidente del Mart per il suo comportamento “fuori” da Rovereto, ovvero l’atteggiamento sopra le righe che lo showman e critico d’arte. L’ultima «gag» sgarbiana è stata gettonatissima sull’web: l’onorevole portato fuori a forza dal parlamento dopo aver insultato la vicepresidente Mara Carfagna è una delle ultime immagini pubbliche di Sgarbi che hanno spopolato online. Nati in Trentino 1815 – 1923, online il nuovo sito Sito web completamente rinnovato per il database Nati in Trentino che contiene i nominativi (relativi agli anni dal 1815 al 1923) di quasi un milione e 300mila persone, a cui sono stati assegnati 20.951 cognomi, 5327 nomi maschili, 5306 nomi femminili ricavati dai registri parrocchiali trentini. L’ideazione del progetto si deve all’Archivio Diocesano Tridentino, impegnato ormai dai primi anni Novanta a soddisfare le domande degli emigrati, dapprima soprattutto alla ricerca delle origini dei loro antenati trentini, ed in seguito per avviare le pratiche per l’acquisizione della cittadinanza italiana. All’indirizzo www.natitrentino.mondotrentino.net,il nuovo sito oltre ad una grafica totalmente rinnovata, vede alcune importanti novità

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.


LUGLIO 2020 - pag. Maurizio Fuga

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Tavola Rotonda: Turismo in Giudicarie

LUGLIO 2020

Alessandra Odorizzi direttore di Apt Terme di Comano Dolomiti di Brenta

Alessandra Odorizzi Come riprende l’attività turistica in questa stagione così caratterizzata dal Covid? Con l’apertura del 3 giugno abbiamo assistito ad un aumento dell’interesse, sia in termini di richieste che di prenotazioni. L’azienda termale ci segnala un buon andamento, soprattutto le ultime settimane sono state caratterizzate da un crescente numero di prenotazioni. Dall’apertura del 25 giugno e per i mesi di luglio ed agosto, ci si può dire abbastanza soddisfatti, non tanto in termini generali, ovviamente, ma per una stagione che sembrava ormai persa. Si spera inoltre nell’autunno, che potrebbe consentire di recuperare, almeno in parte, quanto perso nella primavera. Guardando al settore ricettivo, l’ospite sembra privilegiare l’appartamento e le piccole strutture. Soffre di più il comparto alberghiero. Tuttavia, parlando con gli operatori, emergono situazioni molto diversificate: c’è chi è positivo in quanto vede di giorno in giorno migliorare l’occupazione, chi invece è molto preoccupato per una stagione che, a fronte di un aumento dei costi legati alla sanificazione e all’adeguamento ai protocolli, non dà concreti segnali di sostenibilità economica. Del resto, mancano gli stra-

“Territorio perfetto per le nuove esigenze di salute e distanziamento” nieri che negli ultimi anni erano in costante crescita e rappresentavano un’interessante area di diversificazione della clientela, anche se si inizia a vedere un po’ di movimento soprattutto di tedeschi. E sul fronte interno, le problematiche sono diverse: l’ulteriormente ridotta capacità di spesa di una buona fetta della popolazione, l’esaurimento delle ferie durante il lockdown, il timore di nuovi contagi che accompagna soprattutto le persone anziane. Quali sono i principali problemi da affrontare sul breve-medio periodo? L’accentuata tendenza alla prenotazione last last minute, che non consente alle aziende di programmare la stagione con serenità, la mancanza di liquidità, dovuta ad un lunghissimo periodo di chiusura, accompagnato dalla necessità di restituire le caparre di chi aveva già prenotato e non ha accettato voucher o spostamenti, l’aumento dei costi a fronte di una richiesta ridotta, sono sicuramente i principali problemi del settore alberghiero. Diminuendo i numeri, a soffrirne è l’intero contesto turistico: la ristorazione, la rete commerciale, i servizi. E le conseguenze negative sull’occupazione peggiorano ulteriormente il circolo vizioso.

Quali iniziative avete avviato per favorire la ripresa del turismo e accogliere gli ospiti in questa estate così particolare? Innanzitutto abbiamo cercato di essere vicini agli operatori, aiutandoli in questa complicata fase in cui si susseguivano disposizioni e protocolli. Per quanto riguarda l’offerta per l’ospite, premesso che riteniamo che le destinazioni come la nostra siano perfettamente in linea con le esigenze di sicurezza, di distanziamento e di attenzione alla salute, prioritarie in questa particolare stagione, abbiamo cercato di enfatizzare questi aspetti, attraverso una revisione di alcuni servizi e la proposta di esperienze coerenti. Passeggiate verso luoghi insoliti e scampagnate in bici, accompagnati da guide che diventano anche cantastorie; la scoperta dei borghi accolti dalla gente del posto; le esperienze nel Parco naturale Adamello Brenta; le proposte di benessere naturale; la valorizzazione dei prodotti locali anche in versione picnic e picnic chic con il takeaway proposto dai ristoranti. Abbiamo migliorato gli strumenti a disposizione dell’ospite per spingerlo a vivere la sua vacanza in assoluta libertà. Attraverso la daily news in versione mobile, garantiamo l’informazione personalizzata direttamente sul

telefonino, con outdooractive consentiamo di scegliere l’itinerario più adatto e muoversi in completa autonomia e sicurezza, tra sentieri tematici, percorsi per famiglie completi di storie da ascoltare e itinerari del gusto. Una live chat e la possibilità di videochiamare l’APT consentirà di avere l’infopoint sempre appresso, anche senza recarsi in ufficio. Per i bambini, abbiamo rinnovato la proposta di animazione estendendola, sia in termini di spazi che di tematiche. Infine, per quanto riguarda la mobilità, abbiamo sostituito le navette con un servizio di taxi a chiamata, in modo da garantire elasticità e sicurezza con un servizio personalizzato. Dei tradizionali eventi estivi e autunnali del suo territorio, quali sopravviveranno nonostante le limitazioni imposte dal Covid? Gli eventi sono certamente la parte più sacrificata dell’offerta, in questa balorda stagione. Pro loco ed associazioni hanno sospeso la loro attività, bloccati dai protocolli e da responsabilità che sono effettivamente troppo pesanti per il mondo del volontariato. Anche noi, come APT, abbiamo cancellato esperienze quali Castellando, la Wild Watching Experien-

ce, i Viaggi dell’Emozione. Abbiamo mantenuto la rassegna St’Art itinerari artistici nei borghi, in collaborazione con l’Ecomuseo e il Trentino d’Autore, anche se saranno necessari alcuni cambiamenti e soprattutto ridurremo il calendario. Oltre alle problematiche legate alla sicurezza, infatti, abbiamo grossi problemi economici: da una parte l’annunciato pesante taglio di risorse da parte della Provincia, dall’altro la forte riduzione della raccolta di risorse dal settore privato, hanno obbligato a tagliare, di conseguenza. Speriamo, per l’autunno, di poter rimettere in campo le iniziative di Comano di gusto. La Pro Loco di San Lorenzo ha confermato la Sagra della Ciuìga così come l’Associazione Rango ha avviato la raccolta di adesioni per i Mercatini di Natale. Speriamo che la situazione generale consenta di mantenere questi eventi, vitali per il turismo locale. Cosa cambierà nel modo di fare turismo in Trentino ora che oltre agli eventi ambientali (pensiamo anche alla Tempesta Vaia) anche le emergenze sanitarie sono da tenere in conto? Credo che questo tragico evento, abbia messo ulteriormente in evidenza le necessità di ripensare il fenomeno

turistico, nel senso di meno quantità e più qualità. Il Trentino, secondo me, dovrebbe puntare di più sulle sue “zone minori” quelle, per dirla in termini più trendy “off the beaten tracks”. Soprattutto in questo momento dovrebbe valorizzarle e “usarle” come bandiera di un turismo lento, autentico e rispettoso. Così come dovrebbe valorizzare di più l’offerta di salute e benessere legata alle fonti termali, altro tema di cui si è sempre occupato poco, anche se qualcosa, in termini di attenzione, sta migliorando. E servono naturalmente, investimenti. Per quanto ci riguarda, l’innovazione delle terme dovrebbe essere ormai imminente e questo apre sicuramente delle prospettive nuove. Rimane il problema della viabilità, che per Ponte Arche è una priorità assoluta: un’arteria come la SS 237 con un volume di traffico insostenibile (peggiorato man mano che è stata resa più scorrevole) è incompatibile con l’essere località di “salute e benessere”. Così come non è accettabile avere una ciclabile bellissima, che potrebbe collegare “i ghiacciai agli ulivi” diventando un’interessate motivazione di vacanza, interrotta proprio a monte e a valle di Ponte Arche. E ad essere penalizzata non è solo la nostra destinazione, ma l’intero percorso.

Daiana Cominotti Presidente del Consorzio Turistico Valle del Chiese

“Micro eventi per ripartire” Daiana Cominotti Come riprende l’attività turistica in questa stagione così caratterizzata dal Covid? La sensazione è buona e l’approccio ottimista! Ai nostri uffici stanno giungendo parecchie richieste, sia per l’alberghiero che per il settore extra-alberghiero. I nostri operatori si stanno organizzando al meglio e qualcosa si muove a livello di prenotazioni. Certo gli stranieri quest’anno mancheranno all’appello, o comunque le presenze saranno molto ridimensionate, per questo stiamo definendo una comunicazione specifica, giocando in casa con il turismo dei trentini o di prossimità, con il grande ri-

torno degli italiani che stanno scegliendo il Paese per le prossime vacanze estive e per periodi anche medio lunghi (2/3 settimane) rispetto al turismo mordi e fuggi delle ultime stagioni. Quali sono i principali problemi da affrontare sul breve-medio periodo? Il Covid ha causato una brusca frenata all’operatività di tutti gli attori inseriti nel mondo turistico, e non solo. La ripartenza non è stata facile e tra i problemi maggiori vedo le tempistiche molto rallentate in fase di organizzazione delle diverse attività, sia per i mesi “persi” durante il lockdown, sia per le disposizioni da rispettare

che chiaramente rallentano la fase esecutiva. Quali iniziative avete avviato per favorire la ripresa del turismo e accogliere gli ospiti in questa estate così particolare? In collaborazione con il Consorzio Turistico Giudicarie Centrali, abbiamo attivato il Progetto RI-partenza che vede il supporto agli operatori, ai gestori dei poli culturali con il coordinamento di microeventi promossi dai due enti turistici. Micro eventi per garantire condizioni di sicurezza oltre alla necessaria prenotazione per favorire un’organizzazione sicura. Piccoli appuntamenti costelleranno il territorio, per renderlo vivo

e far percepire al turista e al locale che piano piano si può ritornare ad una pseudo-normalità, rispettando le linee guida provinciali e nazionali. Dei tradizionali eventi estivi e autunnali del suo territorio, quali sopravviveranno nonostante le limitazioni imposte dal Covid? Allo stato attuale il Consorzio Valle del Chiese in linea con le disposizioni provinciali ha sospeso tutti gli eventi in programma fino al metà ottobre. Parlo di eventi con numeri importanti come il Tour of the Alpes che doveva raggiungere la valle del Chiese lo scorso aprile,

i ritiri di calcio per il mese di luglio, la Transalp, gara di MTB in programma a luglio. E gli eventi autunnali di settembre quali Mondo Contadino e la Desmalgada, correttamente sospesa dal comitato organizzatore. Tutto “impacchettato” e posticipato al 202. Nel corso dell’estate verranno invece promossi eventi ridimensionati come numero di partecipanti in ambienti dove il distanziamento sociale è garantito come malghe e pascoli. Cosa cambierà nel modo di fare turismo in Trentino ora che oltre agli eventi ambientali (pensiamo anche alla Tempesta Vaia)

anche le emergenze sanitarie sono da tenere in conto? Credo che il mondo del turismo verrà completamente stravolto dalla situazione contingente e da eventi come la pandemia. Ci sarà un approccio diverso, sia dei turisti che degli operatori, con maggiore attenzione agli spazi poco frequentati e agli ambienti che garantiscono il distanziamento sociale. In questo aspetto, con un approccio ottimistico, vediamo un’opportunità da sfruttare per il nostro territorio che sa offrire spazi davvero incontaminati e strutture di qualità che possono garantire la sicurezza tanto ricercata dall’ospite.


Tavola Rotonda: Turismo in Giudicarie Come riprende l’attività turistica in questa stagione così caratterizzata dal Covid? Riprende a conclusione di un lungo lavoro di preparazione cominciato all’inizio della primavera per adattare i servizi turistici estivi alle disposizioni normative emanate a seguito dell’attuale situazione di emergenza sanitaria. Mi riferisco ai servizi di informazione all’ospite e alla mobilità, ad esempio, che abbiamo rimodulato in direzione di una decisa digitalizzazione e personalizzazione. Costante e particolarmente attento è stato il confronto con le istituzioni – in primis Provincia autonoma di Trento e comuni – e con gli operatori turistici – in particolare albergatori, gestori di appartamenti e strutture per l’ospitalità, commercianti – per individuare soluzioni finalizzate a garantire la sicurezza e, nello stesso tempo, a far ripartire le attività imprenditoriali. Abbiamo lavorato, e stiamo lavorando tuttora, per assicurare una vacanza serena e proporre nuove opportunità di fruizione del territorio tailor made. Quali sono i principali problemi da affrontare sul breve-medio periodo? In questi giorni assistiamo ad una graduale apertura della quasi totalità delle attività: dai rifugi in quota agli hotel, dai bari ai ristoranti, dalle attività commerciali di vario tipo ai noleggi di biciclette ed e-bike, numerosi dei quali comunque chiusi fino a giugno per il fuori stagione. Questo è già un buon seCome riprende l’attività turistica in questa stagione così caratterizzata dal Covid? L’attività turistica nella nostra zona sta riprendendo piano piano come per il resto del Trentino. Le difficolta si avvertono chiaramente anche se in questi giorni qualche spiraglio di ottimismo si sente, almeno per quello che riguarda la parte delle richieste nel settore dell’ extralberghiero Grazie anche al bel tempo nei week end si sono iniziate a vedere delle facce nuove e questo fa ben sperare. Nei nostri uffici l’attività di preparazione/ promozione e informazione ,rimasta sempre comunque attiva anche durante il lockdown,è ritornata nella normalità pur mantenendo con la necessaria vigilanza, caratteristiche nuove di flessibilità assoluta. Quali sono i principali problemi da affrontare sul breve-medio periodo? E’ necessario organizzare tutto il territorio secondo le nuove disposizioni, non solo le strutture alberghiere, per dare la ragionevole certezza che gli ospiti possano venire nella nostra regione e in particolare nella nostra valle sentendosi al sicuro e in libertà. Il Trentino per le sue

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Tullio Serafini Presidente di Apt Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena

«Cento esperienze a settimana e digitalizzazione» gnale. Potrebbe esserci qualche problema da parte degli ospiti nell’affrontare la digitalizzazione dei servizi (tutti prenotabili e acquistabili esclusivamente on line) e l’informazione, anch’essa completamente digitalizzata (per garantire la sicurezza saranno ridotte al minimo necessario le possibilità di contatto con gli operatori che lavorano al front office e privilegiato il flusso di informazioni non solo via telefono ed e-mail, ma anche attraverso il nuovo ufficio Apt info-live). Quello della digitalizzazione è un processo che abbiamo avviato da tempo, ma che ha subito in questi mesi una decisa accelerata. Per garantire un adeguato supporto informativo, il nostro staff sarà operativo tutti i giorni dalle 8.30 alle 22.00. Quali iniziative avete avviato per favorire la ripresa del turismo e accogliere gli ospiti in questa estate così particolare? Abbiamo investito su nuove modalità di fruizione del territorio per garantire una vivibilità aumentata, organizzato 100 esperienze a settimana,

Tullio Serafini esperienze uniche, da vivere in sicurezza, singolarmente o insieme a pochi. La vacanza diventerà decisamente Smart e il Dolomiti Natural Wellness, il progetto dedicato al benessere nella natura, sarà ulteriormente amplificato in numero di iniziative e diffusione sul territorio. Sperimenteremo nuove idee, nuovi modelli, un laboratorio open air vivo e innovativo per non perdere la preziosa occasione di trasformare la crisi di oggi in nuove opportunità per il nostro domani. Anche la mobilità estiva, organizzata insieme al Parco Naturale Adamello Brenta e in collaborazione con gli enti

proprietari del territorio, sarà tutta nuova con nuovi modi di accesso alle valli alpine (prenotazione obbligatoria e pagamento online dei parcheggi, mobilità complementare…). Faranno inoltre il loro debutto le Green day: 3 giornate in Val Genova (mercoledì 15 e 29 luglio, mercoledì 12 agosto) e 3 in Vallesinella (mercoledì 22 luglio, mercoledì 5 e 19 agosto) a “zero traffico”. Dei tradizionali eventi estivi e autunnali del suo territorio, quali sopravviveranno nonostante le limitazioni imposte dal Covid? In realtà, vive un solo evento, ma un evento grande, epico,

il Giro d’Italia che è stato posticipato ad ottobre, dal 3 al 25, con l’arrivo a Madonna di Campiglio da Bassano del Grappa il 21 ottobre e la ripartenza da Pinzolo il 22. Tutti gli altri eventi che potevano comportare un rischio di assembramento sono stati cancellati e trasformati in un programma completamente nuovo: 100 esperienze a settimana da vivere nella natura, in ampi spazi aperti, a piccoli gruppi. Nel calendario troviamo le attività del progetto di benessere nella natura “Dolomiti Natural Wellness” e poi le “Colazioni sull’erba”, “Riveder le stelle”, “Polenterchef”, “Di prato in pranzo”, “Oh mia bella mora” e “Albe in malga” (iniziativa, rivolta principalmente alle famiglie, già presente nelle ultime estati e confermata). Ci siamo impegnati non solo per applicare a regola d’arte norme e direttive sulla salute, ma per costruire opportunità nuove cucite su misura dell’ospite, baricentro di una proposta turistica rinnovata. Cosa cambierà nel modo di fare turismo in Trentino ora che oltre agli eventi am-

bientali (pensiamo anche alla Tempesta Vaia) anche le emergenze sanitarie sono da tenere in conto? Questa fase del post lockdown è accompagnata da tanti cambiamenti nella vita quotidiana, nei modi di stare insieme e anche nell’ospitalità visto che fare turismo implica anche mettere in relazione le persone. Si dice, nel breve periodo, che sarà l’estate del turismo vicino a casa, della mete cosiddette minori e della montagna. Nel lungo periodo è un po’ difficile prevedere cosa accadrà. Da parte nostra, come Azienda per il Turismo, stiamo lavorando con Trentino School of Management ad un Piano strategico pluriennale, già iniziato prima del Covid-19, per definire le linee guida della destinazione pe i prossimi anni. La sfida è ripensare l’offerta turistica in senso più sostenibile, aumentare il valore aggiunto del turismo e delle singole esperienze senza aumentare i flussi di visitatori, rendere il turismo più bilanciato, curare l’accoglienza nei minimi dettagli, garantire sicurezza e bellezza.

Daniele Bertolini Presidente del Consorzio Turistico Giudicarie Centrali

“L’opportunità di scoprire il potenziale turistico dei piccoli territori” caratteristiche con le montagne, le vallate i laghi e i piccoli paesi è visto sopratutto in questo momento come probabilmente uno dei luoghi ideali per una vacanza estiva e riuscire a trasmettere un messaggio di positività , che deve essere più di una sensazioni è fondamentale. Quali iniziative avete avviato per favorire la ripresa del turismo e accogliere gli ospiti in questa estate così particolare? I due Consorzi finalmente uniti almeno nella parte organizzativa sono stati parte attiva nei tavoli provinciali e hanno dato il loro contributo per tutte le iniziative promozionali messe in atto da Trentino marketing. Lo slogan scelto per la campagna promozionale “Respira sei in Trentino” cosi come i filmati e le immagini realizzate

rappresentano nel modo migliore il tipo di vacanza che possiamo offrire. Abbiamo inoltre costituito un gruppo di lavoro coordinato da IES per fare delle proposte operative e pratiche a supporto delle aziende del comparto turistico specifiche per la Ns zona che partiranno in questi giorni. Dei tradizionali eventi estivi e autunnali del suo territorio, quali sopravviveranno nonostante le limitazioni imposte dal Covid? Le attività estive che venivano proposte in particolare quelle outdoor, nelle varie collaborazioni come con il Parco Adamello Brenta ,il Breg Park ecc, rielaborate in base alle norme in corso saranno quasi tutte riproposte .Per quello che riguarda la parte degli eventi organizzati sopratutto dalle nostre Prolo-

Daniele Bertolini co o comitati paesani stiamo ragionando in questi giorni sul da farsi, alcuni quelli che interessavano grandi assembramenti saranno riprogrammati, altri cercheremo di fare in modo che possano essere mantenuti, anche se con formule diverse e in alcuni campi innovative.Stiamo ragionando per proporre eventi diffusi sul territorio in particolare dal punto di vista enogastronomico che pos-

sano essere interessanti per turisti e locali in particolare nel periodo autunnale . Cosa cambierà nel modo di fare turismo in Trentino ora che oltre agli eventi ambientali (pensiamo anche alla Tempesta Vaia) anche le emergenze sanitarie sono da tenere in conto? Da imprenditore del settore sono portato a pensare che spesso gli

eventi avversi devono essere visti come delle opportunità e servano per portare dei cambiamenti oppure per non riproporre gli stessi errori. Credo che nella stagione estiva in corso e in quella autunnale successiva scopriremmo di nuovo che anche i piccoli territori turistici come il nostro potranno tornare a dire la loro. L’ambiente, le caratteristiche di semplicità e univocità dei nostri paesi e delle nostre genti, l’organizzazione del nostro territorio e l’offerta diversa dai territori di massa diventeranno un’ottima carta da giocare per il futuro, dovremmo però essere in grado di fare gli opportuni investimenti e non solo mettersi in gioco singolarmente ma anche prepararci magari confrontandoci e collaborando senza invidia e lealtà con i territori vicini.


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Primo piano

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L’impegno delle scuole dell’infanzia per riaprire Ne abbiamo parlato innanzitutto con il presidente del circolo Giudicarie Esteriori Lorenzo Santorum: “Abbiamo riaperto il 15 giugno: questo tempo ci è servito per preparare le strutture dal punto di vista logistico organizzativo, per formare tutto il personale e per raccogliere le iscrizioni. Il personale ha integrato le proprie funzioni per garantire la sanificazione degli ambienti in qualsiasi momento della giornata e le insegnanti hanno progettato un percorso pedagogicodidattico specifico perché queste settimane non siano una custodia, ma una vera e propria Scuola dell’Infanzia”. Il progetto di riapertura iniziale era solo per le scuole “pilota”, quelle con un calendario speciale estivo, infatti “la decisione del presidente Fugatti ci ha colto tutti di sorpresa, però da quel momento abbiamo cominciato a pensare a tutta la riorganizzazione, questo lo dobbiamo soprattutto al personale delle scuole e ai presidenti, che in questo periodo non si sono risparmiati”. Attualmente la richiesta di iscrizione per le Giudicare Esteriori è stata del 50% su tutti i circoli, con un numero di iscritti pari a circa 110-115 bambini. Aggiunge la coordinatrice Alessandra Pomilio dei circoli Valle del Chiese e Val Rendena, che hanno invece riaperto il 18 giugno: “Qualora ci fosse stato un numero maggiore dei bambini che avremmo potuto accogliere, avremmo creato una graduatoria. Si hanno 2 insegnanti per 10

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di Francesca Cristoforetti

onostante i tempi brevissimi la riapertura della scuole dell’infanzia è avvenuta nel rispetto delle norme di sicurezza ma soprattutto grazie all’impegno di tutto il personale scolastico. Una corsa contro il tempo che ha perbambini, quindi possono entrare meno della metà degli iscritti. Le richieste sono state però di gran lunga inferiori”. Anche qui le materne si sono dovute organizzare “in modo tale che i vari gruppi di bambini e di insegnanti non si incontrino mai tra di loro. Se si verificasse un caso Covid in un gruppo, noi sappiamo che quel gruppo non ha mai incrociato né gli altri bambini né gli altri insegnanti”, ci spiega. “Abbiamo una costante presenza delle operatrici d’appoggio che nei diversi gruppi sanificano frequentemente i tavoli, le sedie, superfici a portata di bambino. È proprio grazie a loro che ci possiamo permettere la riapertura delle scuole in sicurezza”. Per la scuola materna di Pinzolo parla la presidente Fabrizia Caola: “Le maestre hanno selezionato i giochi e il materiale scolastico da mettere a disposizione e hanno riprogrammato le attività privilegiando quelle che consentono il loro distanziamento, evitando però che questo si traduca in una sorta di “isolamento” di ciascun bambino rispetto agli altri” e aggiunge che i bambini in qualche modo sono riusciti a ritrovare una propria dimensione “anche se distanziati sono tornati a vivere una dimensione fatta di senso

messo alle strutture di riaprire garantendo a tutti la massima sicurezza, non senza una comprensibile preoccupazione del personale e degli insegnanti, che in mano hanno la tutela della loro salute e quella dei bambini. di appartenenza, di sguardi che si incrociano, di conversazioni e di riflessioni condivise nell’assoluto rispetto del protocollo”. A Tione ci rivolgiamo invece a Maria Rita Alterio, presidente della scuola dell’infanzia “Don Giovanni Failoni”, dell’Associazione Co.E.S.I., e Assessora all’Istruzione in Comune: “Abbiamo avuto una quarantina di iscrizioni per

quanto riguarda la nostra scuola che ha creato 4 gruppi da 10 bambini per poterli riaccogliere in sicurezza, i protocolli sono molto stringenti e molto impegnativi”, continua, “questa potrà essere anche una palestra per quanto riguarda la riapertura completa a settembre. Ce l’abbiamo fatta, però è stato un impegno forte, d’altronde bisognava affrontare la cosa e quello che abbiamo potuto fare lo abbiamo fatto. Tutto il personale si è reso sin da subito disponibile e con impegno e passione ha preparato tutto quello che è il nuovo progetto”.

Un puzzle di norme per stare distanti Inaspettato l’annuncio riguardo la riapertura delle scuole dell’infanzia, ha scatenato non poche polemiche, visti i tempi brevi e molto stretti annunciati dalla giunta provinciale, e gli stessi sindacati si sono espressi contrari alla decisione per la mancanza di protocolli condivisi su salute e sicurezza. Il protocollo è stato differenziato per i nidi d’infanzia, bambini 0-3 anni, e per le scuole dell’infanzia, 3 - 6 anni. Entrambi i documenti presentano la divisione della ripresa in due stadi: lo stadio 1, ovvero la ripresa delle attività da parte del personale in assenza dei bambini, e lo stadio 2, la ripresa delle attività didattico/educative con la presenza dei bambini. Per la prevenzione del contagio sono attuate non solo le regole del distanziamento sociale e l’utilizzo dei dispositivi individuali di protezione, come la mascherina obbligatoria, tranne che per i bambini, ma viene anche rilevata

la temperatura corporea all’ingresso di ogni struttura ed è vietato l’accesso a chi avrà una temperatura sopra i 37,5° C. Vengono così creati dei gruppi con un numero inferiore di bambini, viene intensificata l’igiene personale, così come la sanificazione degli ambienti e degli oggetti, che deve avvenire più volte al giorno: “La disinfezione avviene con due prodotti, l’ipoclorito di sodio e l’alcool al 70%, un tempo di posa e il risciacquo. Lo dobbiamo fare sempre a fine serata e più volte al giorno, anche nel passaggio di un gioco da un bambino all’altro”, sostiene Alessandra Pomilio, Presidentessa dei circoli Valle del Chiese e Val Rendena della Federazione Provinciale Scuole Materne. Accoglienza e ingressi vengono gestiti con norme che regolano anche gli adulti accompagnatori e viene diminuito il numero di bambini in aula, creando spazi più ampi, maggior distanziamen-

to e minimizzando lo scambio di giochi: “Il rapporto insegnanti bambini è 2 a 10, gli spazi devono essere adeguati, dobbiamo garantire 4 metri quadri per bambino. Questo vuol dire costruire insieme a loro un percorso educativo, chiediamo la loro collaborazione e condividiamo queste regole. Chiediamo consiglio ai bambini per decidere insieme i diversi momenti della giornata per avere da parte loro la collaborazione in questa situazione così strana”, spiega il coordinatore del Circolo Giudicarie Esteriori Lorenzo Santorum. I protocolli dovranno essere rispettati all’interno delle strutture, ognuna delle quali deve però cercare una propria soluzione per adeguarsi in modo corretto e rispettando le proprie esigenze. È proprio su queste specifiche diversità che ogni personale scolastico ha dovuto lavorare con sacrificio e impegno, dovendo sostenere una grandissima responsabilità. (F.C.)


Primo piano Romanticherie. Da metà luglio 2020 quelle quindici Casse Rurali (che forse di rurale hanno ormai molto poco) diventeranno una sola. Sono diminuite progressivamente a dodici, dieci, otto, sei, due. Da luglio una. In difetto di fantasia ed in eccesso di amor proprio, i protagonisti della nuova Cassa l’hanno chiamata Adamello-Giudicarie-Valsabbia-Paganella, mettendo insieme i nomi dei due istituti di credito cooperativo. Nella speranza (ci piace provocare) che un domani non si unisca pure la Val di Ledro, altrimenti serve un timbro monstre per attestarne il nome. La data storica della fusione è fissata ad un venerdì: 15 novembre 2019. Ma un conto è la firma dei protocolli, un conto è l’approvazione delle Assemblee dei soci. E quelle dell’anno 2020 saranno approvazioni particolari: niente discussioni, ma crocette sulle schede da depositare. In seguito un rappresentante designato leggerà le schede e approverà, o boccerà, a seconda di ciò che decideranno i 17.000 soci delle due Casse. Un ennesimo sberleffo alla democrazia cooperativa? Formalmente no, perché ogni socio potrà esprimere il proprio parere. Tuttavia non potrà discuterlo in Assemblea, confrontarsi con gli altri soci. Anche in questo senso sono cambiati i tempi. E sono cambiati dalla riforma del credito cooperativo voluta dal Governo Renzi, che di fatto ha trasformato le Casse Rurali in semplici sportelli della capogruppo. In Italia (giova ricordare per i più distratti) operano due gruppi di Banche di credito cooperativo (così si chiamano le nostre Casse Rurali), ognuno con il suo congruo numero di socie. Il guaio è che la capogruppo (Iccrea per il gruppo con sede a Roma, Cassa Centrale Banca con sede a Trento ed associate in tutta Italia tranne che in Sardegna) ha potere di vita o di morte rispetto alle singole Casse. Per capirci, Trento (nel nostro caso) non gradisce l’operato del direttore o del presidente di una Cassa? Ha potestà di rimuoverlo, senza preoccuparsi di ciò che hanno deciso i soci. Autonomia? Un termine di altri tempi. Obsoleto, si direbbe. Ecco. In questo contesto le Casse Rurali del Trentino in pochi mesi sono passate da più di trenta a meno di quindici. E diminuiranno ancora. Nelle Giudicarie fino al 2017 si è balbettato senza venire a capo di una decisione. Poi, fra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, due scatti. Prima la fusione fra la più grande (Giudicarie Valsabbia Paganella) e la più piccola (Saone). Subito dopo, brutale rottura del fronte comprensoriale: la Don Guetti (Giudicarie Esteriori) si è gettata fra le braccia dell’Alto Garda. Più niente fino al tardo 2019, ad un altro paio di scatti deci-

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L’assemblea di fine luglio porterà ad un’unica Cassa in Giudicarie

Rurali, fusione da remoto di Giuliano Beltrami

Per la serie il mondo che cambia anche fra le montagne. Una ventina di anni fa nelle Giudicarie agivano ben quindici Casse Rurali, eredi di quello spericolato di don Lorenzo Guetti che un secolo prima aveva guidato la nascita della cooperazione. Casse Rurali, banche di territorio, anime delle piccole comunità, lontani ed sivi. Prima Adamello-Brenta, Val Rendena e Pinzolo hanno firmato l’atto di matrimonio, dando vita alla Adamello. Meno di un mese dopo, ecco la notizia, annunciata nientemeno che nella sede della Comunità di Valle: le due Casse rimaste vanno a fusione. Assemblea straordinaria con notaio fissata per il mese di luglio; Assemblea elettiva delle nuove cariche fissata per ottobre. Senonché... Senonché è entrato senza bussare il virus, che ha fatto saltare le Assemblee in presenza. Quindi almeno l’Assemblea straordinaria di luglio si terrà “da remoto”, usando le schede. Ciò non significa, naturalmente, che le decisioni dei vertici siano da approvare. La democrazia cooperativa, sia pure per lettera, vale ancora, nonostante don Lorenzo Guetti sia morto da oltre un secolo. I numeri della nuova cassa La nuova Cassa agirà su un territorio di 99.000 abitanti che comprende tre Comunità: Paganella (con 3.700 abitanti), Giudicarie (37.000) e valle Sabbia (58.500). Gli sportelli: totale 44; Paganella 5 (della Giudicarie Valsabbia Paganella); Giudicarie 27 (10 GVP, 17 Adamello); valle Sabbia 12 (10 GVP, 2 Adamello). I soci. GVP: 8.284; Adamello: 8.883. Dipendenti: GVP 150, Adamello 104. Raccolta. GVP: un miliardo 223 milioni 356.000 euro; Adamello: 887 milioni 850.000 euro. Impieghi (prestiti ai clienti): GVP 619 milioni 642.000; Adamello 433 milioni 796.000. Prestiti deteriorati netti: GVP 32 milioni 271.000 euro; Adamello: 41 milioni. Com’è nella logica e nella norma, in una fusione generalmente c’è una incorporante ed una incorporata. In questo caso ad incorporare è la Giudicarie Valsabbia Paganella e ad essere incorporata (ovvietà conseguente) è la Adamello. E qui ai soci balza agli occhi una decisione molto meno ovvia. Vediamola. Le sedi attuali sono a Dar-

zo per la incorporante e a Tione per la incorporata. D’ora in poi la sede della nuova Cassa sarà a Tione, che (se vogliamo) ha una sua quasi ragione: è baricentrico alle Giudicarie. Diminuisce la ragione se si considera la presenza della valle Sabbia, che ha qualcosa come 17.000 clienti su un totale di 55.000. E proprio i valsabbini potrebbero lamentarsi, considerato che la nuova Cassa avrà la direzione generale a Tione ed altri uffici centrali a Pinzolo, Spiazzo, Tione, Ponte Arche, Pieve di Bono, Condino e Darzo. Nessuno più a sud.

un po’ romantici ricordi della civiltà contadina, quando ogni paese aveva il proprio sportello e tu potevi andare dall’impiegato a spiegargli: “Piero, sai che ho avuto una disgrazia. Mi è morta la manza. Devo accendere un mutuo per comperarne un’altra”. E dietro quel “sai” eri sicuro: Piero sapeva. Il governo L’incorporazione anomala in realtà si vede in quella che gli addetti ai lavori chiamano “governance”. Traducendola nella lingua comprensibile, il governo. Dopo la fusione ci sarà una fase transitoria, che durerà fino al 2023, durante la quale la nuova Cassa avrà undici consiglieri di amministrazione: cinque della Giudicarie Valsabbia Paganella e sei dell’Adamello. Divertente (si fa per dire) la spartizione. I cinque del-

la GVP sono così suddivisi: uno per zona alla Paganella, alle Giudicarie Esteriori, a Saone, a Chiese-Bagolino e Valle Sabbia. Per la Adamello: uno di Pinzolo, uno della Rendena, uno per la ex Cassa AdamelloBrenta, tre fra i soci della ex Adamello senza vincolo territoriale. Quanto agli organi di vertice, ecco il quadro. Presidente eletto dal Consiglio di Amministrazione, ma dev’essere della ex Adamello, come il presidente del Collegio sindacale, il presidente del Comitato esecutivo ed il direttore generale. Se non è stravincere questo... E, notoriamente, la voglia di stravincere (lo insegna la politica) non porta mai a buoni risultati.


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Attualità

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È fra le pagine che ha scritto di suo pugno che vi rimandiamo per ritrovarne i traguardi di una vita così ricca, noi qui al Giornale delle Giudicarie ve lo raccontiamo come viene da noi, ogni mese: riceviamo puntuale come un orologio svizzero un pezzo che arriva in punta di piedi, sempre a discrezione della redazione se pubblicare o meno, se cambiare o meno, se tagliare qualcosa “che magari è troppo lungo”. Dopo la grande fatica nel raccontare mese per mese la Grande Guerra, tributo personale e del giornale alle commemorazioni per l’anniversario del conflitto, la rubrica è tornata ad essere quei pensieri in libertà che spesso ci racconta venivano a passare su e giù le Giudicarie in bicicletta a caccia di notizie da raccontare, in piazze e osterie. Mario scrive per noi, ma soprattutto per le sue Giudicarie, in un continuo e determinato spronarle a diventare migliori, rimanere unite, non dimenticarsi del benessere delle persone, farsi finalmente protagoniste anche a livello trentino. Si mette alla tastiera di primo mattino e non se ne stacca fino alla sera. Un’email, e la risposta è immediata. Una visita e si è accolti nel suo studio come una persona cara che non si vedeva l’ora di riabbracciare. Una domanda di approfondimento e arrivano, in tempi da fare invidia a Wikipedia, riferimenti bibliografici e stralci di articoli e statuti dove trovare l’informazione Al di là del campanile, Mario Antolini ha, e ha sempre cercato di diffondere, un’idea di Giudicarie “unite nelle loro diversità”. Una visione d’insieme che supera i particolarismi ma che valorizza la nostra unicità in un mondo che tutto cerca di uniformare. Coerentemente con questa sua idea, Mario fu tra i padri fondatori del Centro Studi Judicaria, che per i suoi cento anni ha voluto omaggiarlo con una festa presso la sede di Tione. Una festa che, sebbene limitata nell’affluenza dalle vigenti normative antiassembramento, ha visto la partecipazione di molte persone vicine a Mario e al suo operato. Il Presidente Graziano Riccadonna ha fatto gli onori di casa introducendo i vari ospiti che sul palco si son avvicendati: il Sindaco di Tione Eugenio Antolini con l’Assessore alla Cultura Maria Rita Alterio che hanno donato a Mario una targa, il Presidente della Comunità di Valle Giorgio Butterini, i presidenti del B.I.M. del Sarca, Gianfranco Pederzolli e del B.I.M. del Chiese, Severino Papaleoni, l’amico e collega

Auguri a Mario Antolini, penna e cuore del “Parlando giudicariese”

Cent’anni di pensieri e passioni Cent’anni tondi, la maggior parte dei quali passati a comporre riflessioni e nutrire pensieri: Mario Antolini “Musòn” il 19 giugno ha raggiunto il secolo di vita. La sua biografia in parte è nota, ma per chi non conoscesse tutte le sue avventure - dall’esperienza in seminario al Giappone della Seconda Guerra Mondiale, gli anni come maestro di generazioni di allievi che oggi lo seguono e leg-

ricercata. L’invito a sedersi con i giovani collaboratori del giornale non

è mai andato inascoltato e ai momenti di incontro della redazione e dell’as-

gono sulla carta e online, l’impegno amministrativo, le pubblicazioni e le battaglie per la crescita della valle, la vita da giornalista - Mario ha dato alle stampe anche la sua autobiografia: un libro delicato e rigoroso, dove trovare, fra le righe, oltre che all’uomo di cultura anche quello privato e nell’amicizia delle relazioni quotidiane.

sociazione al completo non è mai mancato. Mario Antolini a cent’anni

ha l’energia di un diciottenne e la prontezza mentale di un quarantenne. Non si ferma un attimo: sulle pagine del Giornale delle Giudicarie è costante memoria e legame fra il presente e la storia appena passata eppure spesso nebulosa nei ricordi delle persone. Ogni mese propone ai nostri lettori un excursus storico che è sempre anche analisi delle contraddizioni del presente. Quotidianamente propone una parola e un pensiero sulla sua pagina Facebook che parte alla volta di tanti indirizzi email in quella che a tutti gli effetti è una newsletter giornaliera. Costante come il tempo che passa, fresco come pochi riescono ad essere. Alla fine,

siamo più in affanno noi a stargli dietro che lui a fare tutto. Non siamo potuti essere fisicamente alla sua festa pubblica, che i posti erano pochi e selezionati, ma c’eravamo con il pensiero e la gratitudine che ogni mese abbiamo per un contributo prezioso e insostituibile. Perché la storia accanto ai grandi fatti raccolti dai libri è anche quella minuta delle vite di ognuno che ritroviamo ogni mese nel “Parlando giudicariese”. Caro Mario, per molti anni ancora speriamo di accogliere qui sul GdG riflessioni, suggerimenti, suggestioni e indicazioni. La Redazione del Giornale delle Giudicarie

In regalo una raccolta di cento pensieri dalle “perle” del Musòn in Facebook

Il riconoscimento al Centro Studi Judicaria

giornalista Alberto Folgheraiter. Subito dopo i saluti, anche alcuni “fuori programma”, come la lettura da parte di due amici di alcune sue poesie ed infine una “sorpresa”: Mario è, negli ultimi anni, un attivo frequentatore del social network Facebook. Qui, dal suo “profilo”, segue e partecipa attivamente alla “vita multimediale” contribuendo anche con molti interessanti spunti. In particolare da qualche tempo il Musòn ha preso l’abitudine di scegliere una parola al giorno e di commentarla utilizzando aforismi di importanti nomi della cultura, aggiungendo sempre un suo pensiero personale. Una sorta di dizio-

nario intimo che giorno per giorno andava crescendo. Nacque così l’idea di preparare una sorpresa a Mario, donandogli in questa sua giornata una raccolta di cento di questi suoi pensieri tratti da Facebook, sotto forma di libro. Un libro nato grazie al Centro Studi Judicaria e all’appoggio degli Enti Locali, consegnato al festeggiato da Loreta Failoni. Al termine dei saluti e dei discorsi, un commosso Musòn ha ringraziato tutti, chiedendo di ricordare anche tutti suoi amici e colleghi giudicariesi e non, che “sono andati avanti”, con i quali ha lavorato e ha condotto le sue battaglie culturali. (A.G.)


Attualità Recentemente la giunta provinciale ha nominato un giudicariese Roberto Bertolini, alla presidenza della società Trentino School of Management (Tsm). Un prestigioso incarico per un giovane molto legato al suo territorio e che nonostante la giovane età ha già maturato una lunga esperienza in diversi settori, dal giornalismo (collaborando tra l’altro con il Giornale delle Giudicarie fino a diventare caporedattore), al settore turistico, all’impegno come amministratore locale, fino all’attuale attività di gestione delle Relazioni industriali per il Gruppo GPI Spa. Tsm è la Scuola costituita dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol e dall’Università degli Studi di Trento ed ha accumulato un’esperienza ultra-decennale nella progettazione e gestione di progetti formativi, rivolti al personale dei soci, agli Enti strumentali della Provincia autonoma di Trento, al Consiglio provinciale e alle altre società/Enti convenzionati. Tsm può contare su una trentina di dipendenti con un bilancio di oltre 4,5 milioni di euro annui. La formazione infatti occupa un posto strategico nel favorire la crescita professionale delle/dei dipendenti e nel far fronte alle esigenze di flessibilità ed efficienza che i cambiamenti in essere e il contesto attuale rendono necessarie. Con queste premesse Tsm ha identificato come propria mission quella di contribuire allo sviluppo sociale ed economico del territorio trentino attraverso la formazione permanente, l’aggiornamento e l’accrescimento diffuso delle competenze. “La formazione - spiega il neo presidente Bertolini

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“Formazione strategica per garantire una pubblica amministrazione efficiente ed efficace”

Roberto Bertolini presidente di Trentino School of Management

ROBERTO BERTOLINI: IL CURRICULUM Nato a Tione il 5 novembre 1981, frequenta il liceo scientifico Da Vinci di Tione, dopo la Laurea specialistica in Scienze Politiche conseguita presso Università degli studi di Padova e la laurea in Giurisprudenza conseguita presso Università degli Studi di Trento frequenta un Corso di Alta Formazione in Management delle Aziende sanitarie presso Altems-Università Cattolica di Roma. Roberto Bertolini inizia a scrivere ai tempi dell’Università al giornale “Il Trentino”, in Cronaca di Trento con il quale collabora per alcuni anni; successivamente ha collaborato con il Giornale delle Giudicarie sin dal primo numero nel 2002, poi dal 2006 al dicembre 2016 ha svolto anche il ruolo di coordinatore-caporedattore del GdG. Dal 2009 è giornalista professionista, ha lavorato presso l’ufficio stampa di Trentino marketing occupandosi di promozione turistica e successivamente per altri uffici stampa da libero professionista. Dal 2018 gestisce le Relazioni industriali per il Gruppo GPI Spa. Per quanto riguarda l’attività amministrativa dal 2005 al 2010 è stato assessore del comune di Zuclo, dal 2010 al 2015 vicesindaco di Zuclo e dal 2016 ad oggi vicesindaco del comune di Borgo Lares. Dal 2016 è consigliere della Comunità di valle delle Giudicarie. - sarà sempre più strategica per garantire una pubblica amministrazione efficiente ed efficace, a fronte della complessità normativa attuale ed ai riflessi giuridico-economici delle scelte e degli atti della pubblica amministrazione. Dirigenti, Funzionari e Amministratori preparati sia dal punto di vista giuridico ma anche culturale, saranno fondamentali per garantire efficienza ed efficacia nel-

Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento

Anno 18 n° 7 luglio 2020 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Dario Beltramolli, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Alfio Ghezzi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Marco Zulberti, gli studenti dell’Istituto Guetti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 2 luglio 2020 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129

l’attuazione delle politiche pubbliche e dei servizi a favore della popolazione”. I campi di attività di TSM sono fondamentalmente tre, organizzati in modo tale da garantire la necessaria organicità delle azioni interne e la massima coerenza con la mission: formazione e aggiornamento professionale dei dipendenti della Provincia autonoma e del suo sistema di società e di enti collegati; attività di supporto tecnico e formativo alle articolazioni del sistema della Provincia, con particolare attenzione alle esigenze di cambiamento che richiedano specifici interventi di aggiornamen-

to organizzativo e professionale; attività di studio, ricerca, editoria fondamentali non solo per rispondere alla complessità e alla dinamica accelerata del mondo di oggi, ma anche alla pluralità e alla tipicità delle competenze della Provincia autonoma. Particolarmente significative le sei Unità Strategiche che testimoniano l’ampio orizzonte formativo e culturale a cui TSM si rivolge. Tsm|adm Accademia della montagna, focalizzata nelle attività di ricerca e formazione per promuovere la conoscenza del territorio montano, la valorizzazione delle attività e del patrimo-

nio dell’arco alpino e la salvaguardia della montagna. Tsm|labor Laboratorio per il Benessere Organizzativo e della Persona, focalizzata nelle attività di ricerca-intervento e formazione sui temi della qualità del lavoro, del benessere organizzativo e dei rischi psicosociali. Tsm|smtc Scuola di Management del Turismo e della Cultura, focalizzata nei progetti per la cultura manageriale nel turismo e nella cultura. Tsm|step Scuola per il governo del territorio e del paesaggio, focalizzata nella formazione, ricerca e intervento per lo sviluppo di competenze necessarie al governo

del territorio, alla salvaguardia e valorizzazione del paesaggio e del Bene Dolomiti Unesco. La step è sede operativa dell’Osservatorio del Paesaggio. Tsm|spra Scuola per l’Amministrazione, che si occupa dei progetti formativi rivolti alla Pubblica Amministrazione. Tsm|wellab Laboratorio Welfare e Lavoro, focalizzata nelle attività di ricerca-intervento e formazione in materia di relazioni di lavoro e sindacali (LaReS), Certificazione Territoriale Familiare (Ctf) e Alternanza Scuola Lavoro. Guardando agli obiettivi che si è posto per il suo mandato, Roberto Bertolini spiega: “Ritengo sarà importante approfondire, accanto alle nozioni di aggiornamento normativo, elementi manageriali di orientamento dell’azione della p.a. al lavoro per obiettivi in sinergia con gli organi politici/amministrativi. In questo senso occorre ragionare in prospettiva anche sulla formazione degli amministratori, al fine di approfondire la preparazione sulle tematiche della gestione della cosa pubblica, del perseguimento degli obiettivi programmatici economici e strategici, della conoscenza degli strumenti normativi a disposizione , ad esempio la conoscenza dei meccanismi di finanziamento, delle opportunità da cogliere nel programmare e progettare opere pubbliche ed iniziative”. (E.B.)

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Turismo

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Il bilancio sociale conferma il volano economico delle terme Un aspetto che rende attuale la finalità statutaria definita sulla base del lascito di Giovanni Battista Mattei nel 1826. I numeri del 2019 parlano di un fatturato di circa 6,3 milioni di euro, 205 collaboratori, di cui il 79% proveniente dalla Comunità delle Giudicarie (il 63% dalle Esteriori), 21.660 clienti tra centro termale, hotel e settore cosmetico provenienti per l’83% da fuori Trentino, 405 fornitori. «La ricchezza generata sul territorio dei cinque Comuni supera i 33 milioni di euro – specifica il Cda dell’azienda consorziale - una cifra che inevitabilmente verrebbe a mancare se le Terme di Comano non ci fossero». Entrando nel dettaglio, circa 1.650.000 euro sono distribuiti ai collaboratori (2.062.000 euro in tutta la Comunità), 744.000 euro ai fornitori di beni e servizi (1.146.000 euro in tutta la Comunità). L’Azienda distribuisce inoltre circa 276.000 euro ai cittadini dei Comuni consorziati sulla base di scontistiche, servizi, promozione e gestione del parco termale di 14 ettari, sempre aperto e curato e a disposizione di tutti. A ciò si aggiunge anche il valore che le Terme di Comano generano indirettamente: le analisi aziendali, confermate anche da diversi studi sul comparto termale italiano, portano a concludere che 1 euro speso alle terme generi circa 10 euro sul territorio in termini di ricettività, ristorazione, commercio, svago, sport e cultura. “Si tratta di numeri di assoluto rilevo” afferma soddisfatto Roberto Filippi, Presidente

di Denise Rocca “Le Terme di Comano: il dono ai cinque Comuni”: è questo il titolo che il consiglio di Amministrazione ha voluto dare al proprio bilancio sociale per riconfermare, in sede di traguardo di mandato, il ruolo strategico che l’azienda riveste per il territorio. I nu-

meri emersi dalle analisi svolte per la redazione del documento evidenziano che lo scopo dell’azienda è generare ricchezza sul territorio attraverso la propria attività, assicurando la sostenibilità per il futuro grazie all’innovazione di prodotto ed organizzativa.

dell’Azienda. “È come se virtualmente l’azienda sostenesse circa 1.350 dipendenti, cioè circa il 20% della popolazione attiva delle Giudicarie esteriori”. Nel documento di bilancio sociale si evidenzia che dal 2011 le Terme di Comano hanno intrapreso la strada di una gestione ambientale consapevole e controllata, attraverso la certificazione Emas. «L’impegno - specificano dall’azienda - è di operare in modo conforme ai regolamenti e leggi ambientali e al monitoraggio continuo delle proprie performance, con particolare

oppure ritira la copia presso il Centro Termale dal lunedì al sabato dalle 8:00 alle 18:00

riferimento all’approvvigionamento idrico, alla tutela e alla gestione della risorsa termale, al risparmio energetico, alla gestione dei rifiuti e alla valorizzazione della risorsa rappresentata dal parco termale. Il 74% dell’energia proviene da fonte rinnovabile (idroelettrico e fotovoltaico, anche in autoproduzione); il 17% delle emissioni elettriche e termiche sono compensate dalla popolazione arborea della proprietà termale, che

si estende per 18 ettari, di cui 14 adibiti a parco termale; l’85% dei rifiuti è destinato al riutilizzo o al riciclaggio. «Il sostegno al territorio - si specifica in un comunicato delle Terme di Comano - è assicurato anche da specifiche politiche sociali fondate sui principi di responsabilità e solidarietà, che da sempre guidano l’azienda nella gestione dei collaboratori come dimostra anche l’alto tasso di fidelizzazione, più di un terzo dei collabo-

ratori ha oltre 10 anni di anzianità di servizio, e il numero di collaboratori, oltre il 60%, inseriti nelle fasce tradizionalmente considerate più deboli dal punto di vista lavorativo, come gli under 20 e gli over 50». Nell’ultimo quinquennio, sono stati investiti più di 730.000 euro in ricerca e sviluppo grazie all’impegno dell’Istituto G.B.Mattei, il centro di ricerca dell’Azienda, e all’aiuto dei Comuni proprietari, di altre organizzazioni del territorio e del sistema contributivo della Provincia. Fra i più recenti risultati di questo investimento la brevettazione di un microrganismo sconosciuto alla scienza - il Mezorhizobium Comanense, scoperto dal Cibio dell’Universita di Trento - che è responsabile della forte azione antinfiammatoria e rigenerante dell’acqua termale di Comano sulla pelle e che verrà utilizzato a breve anche nelle formulazioni della linea cosmetica Terme di Comano Skincare. «Si tratta di un lavoro sulla frontiera tecnologica del mondo della cosmesi che nessuno, neanche i nostri concorrenti multinazionali, sta facendo - spiega Elena Andreolli, Consigliere Delegato dell’Azienda termale -. Siamo estremamente orgogliosi e fiduciosi al pensiero della futura diffusione del marchio Terme di Comano anche sui mercati internazionali». I dati raccolti dagli utilizzatori sono positivi: da un monitoraggio dell’azienda risulta che la totalità dei servizi aziendali è fortemente apprezzata da più dell’84% dei clienti, con picchi vicini al 93% per gli spazi esterni e il parco termale e dell’88% per i servizi benessere. «L’augurio per il futuro - conclude Alberto Iori, Sindaco di Bleggio Superiore e Presidente dell’Assemblea dell’azienda - è che, in seno ai principi e ai risultati raggiunti tra l’azienda termale, il territorio e gli stakeholder si possa consolidare un rapporto, anche attraverso nuove dinamiche, basato sulla reciprocità orientata alla valorizzazione e alla crescita vicendevole».


Turismo

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Dopo tre mandati, lascia la presidenza di Apt. Come mai? Già all’inizio di questo mandato avevo anticipato che sarebbe stato l’ultimo. Doveva essere un mandato, che si è poi rinnovato per altre due volte. Nel frattempo sul territorio sono cresciute competenze e rappresentanze anche femminili, quindi il ricambio credo sia buona cosa, affinché la valle prenda in mano il proprio destino turistico. Può essere un Cda di soli pochi mesi fino alla fine dell’anno vista la determinazione dell’assessore a portare a termine la riforma. Ho dato la mia disponibilità a gestire questo passaggio, che pochi credono vada a compimento e anche per questo si è ritenuta non indispensabile la mia presenza; concordo visto che tutte le osservazioni alla legge le abbiamo già fatte come rappresentanti dei territori armonizzati e sono sul tavolo dei presidenti Apt per essere consegnate ufficialmente all’assessore. Parliamo di riforma del turismo: sfide e opportunità per l’ambito Terme di Comano? Non so se saranno più le opportunità o le perdite. La legge si basa su organismi che garantiscano 3 milioni di presenze e 5 milioni di bilancio negli ultimi tre anni, quindi soggiace un ragionamento di turismo di massa che non ci appartiene. La massa presuppone prezzi concorrenziali e per le nostre aziende sarà un lavorare con margini che non permetteranno investimenti; in questi anni abbiamo cercato di fare il contrario e distinguerci per la straordinarietà dell’offerta per la quale i turisti sono disponibili a pagare. C’è il rischio di sparire in un ambito maturo e consolidato come il Garda? Sicuramente l’identità territoriale consolidata in questi

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“Con la riforma non so se saranno più le opportunità o le perdite”

Esteriori, Iva Berasi lascia l’Azienda per il turismo di Denise Rocca Iva Berasi lascia la presidenza dell’Apt Terme di Comano Dolomiti di Brenta: dopo 9 anni, l’assemblea dell’ente non anni, alla quale hanno creduto tanti giovani, può essere a rischio, a meno che sul territorio non ci si organizzi per difenderla e non per correre solo a intercettare i turisti del Garda. La nostra Apt non è solo l’azienda per il turismo ma è diventata l’azienda per il territorio, dalla quale passano tutti i progetti che riguardano l’ambito; è riferimento per il mondo associativo e vede al suo interno una rappresentanza trasversale delle rappresentanze sociali e economiche. La politica dei numeri non paga, a lungo termine diventa una rincorsa al ribasso per stare al passo coi prezzi, quella della qualità ambientale, imprenditoriale, sociale e della convinzione del valore del territorio che ci appartiene, proposto con lealtà anche promozionale, costruisce una destinazione riconoscibile e attrattiva che dura nel tempo e diventa patrimonio per le nuove generazioni. L’opzione unione con la Paganella, pure confinante geograficamente e con un turismo forse più simile alle Terme non l’ha mai convinta, come mai? In questi anni abbiamo co-

struito progetti, che proseguono, con tutte le Apt confinanti Garda, Campiglio Paganella, soprattutto per quanto riguarda il turismo outdoor dell’arrampicata e della bike, nell’ottica che il turista non conosce confini ed ha necessità di nuovi percorsi nella natura per tornare in vacanza. E’ realtà che la zona di S.Lorenzo si interfaccia con la Paganella e intercetta turisti che gravitano soprattutto su quell’ambito. Per la Paganella sarebbe acquisire un territorio che porta loro quel che non hanno, come l’aspetto gastronomico con la ciuiga presidio slowfood e l’accesso alle Dolomiti di Brenta attraverso la val Ambiez. Il resto della valle gravita maggiormente sul Garda, che

l’ha vista nella rosa dei candidati per un posto nel Consiglio direttivo nel quale viene poi eletto il presidente.

vede la nostra zona come un vicino altopiano e nelle terme una risorsa a loro mancante che può essere interessante per i turisti tedeschi. Anche il territorio è visto come una opportunità di ampliare l’offerta outdoor e via di collegamento con le Dolomiti di Brenta. Spezzo una lancia a favore degli imprenditori turistici di S. Lorenzo che nel loro privilegiare la scelta verso la Paganella non rifiutano la valle ma intendono esercitare una sfida imprenditoriale con la costituzione di un consorzio che opera in autonomia anche finanziaria. Resta il rischio di dividere un territorio amministrativamente unito e le conseguenze che ne derivano.

Quanto inciderà il Covid sul turismo locale? Dalle stime che emergono perderemo dal 30 al 50% delle presenze con una richiesta che si sposta sugli appartamenti, vissuti come spazio più sicuro. Dalle difficoltà possono emergere anche opportunità come quella di lavorare insieme per ridurre l’impatto. E’ interessante il gruppo che è nato per affrontare insieme questa emergenza. Involontariamente il Covid ci ha fatto diventare un modello turistico che può offrire ampi spazi poco antropizzati in assenza di un turismo di massa. Acquisisce maggior valore l’essere in un territorio Biosfera Unesco. Ci fa un bilancio di questi anni da presidente: i risultati più importanti, il rammarico maggiore, cosa cambierebbe, come vede la località da qui a dieci anni? Sono stati nove anni vissuti con responsabilità e dedizione mettendo a disposizione l’esperienza e le relazioni create nel tempo, accanto alla creatività e capacità di visione che mi viene riconosciuta. Lascio un’azienda con importanti competenze interne

umane e professionali cresciute nel tempo, più unita e rappresentativa del territorio. I cambiamenti hanno bisogno di tempo e coraggio e soprattutto della convinzione di avere in mano un gioiello al quale va riconosciuto il giusto valore: convinzione non ancora consolidata. Ho cercato di rinforzare il senso di appartenenza ad un territorio di grande pregio ambientale, non stravolto da infrastrutturazioni che ne deformano l’identità, nel quale investire, facendo emergere la necessità del fare insieme condividendo sfide e progetti. Marciare uniti nell’offerta di quel che siamo senza scimmiottare altre destinazioni: l’ospite percepisce l’autenticità. Credere nel territorio, utilizzare quello che offre, è un modo per dare maggior valore anche alle proprie aziende sullo stesso insediate: siamo sulla buona strada. Grande soddisfazione per i giovani imprenditori, aver contribuito a far si che ci credano e investano nel futuro non trascurando la qualità della vita. Rimane l’atteggiamento spesso negativo verso il passato e le storie personali e sociali, mentre serve guardare al futuro con riconoscenza e ammirazione per chi fa cose nuove, saper riconoscere e condividerne il successo.

Erano chiuse dal 5 marzo. Tre mesi di incontri solo sugli schermi dei cellulari

Case di riposo, ritornano le visite dei familiari Da metà giugno le residenze per anziani del Trentino hanno potuto nuovamente consentire l’ingresso di parenti e visitatori. Era dal 5 marzo che per ragioni di sicurezza le porte delle Rsa sono erano chiuse e i contatti con i famigliari si limitavano alle telefonate o a qualche videochiamata sui tablet. Non si può ancora abbracciarsi, ma almeno ci si può vedere da vicino, anche se proteti dai dispositivi di sicurezza. «Un provvedimento - ha spiegato l’assessora provinciale alla sanità Stefania Segnana - che garantisce massima sicurezza ma finalizzato a risollevare il morale sia degli ospiti che dei parenti delle

Rsa particolarmente provati da questo lungo periodo in cui sono stati costretti a rimanere lontani». Le case di riposo sono state al centro del dramma Covid: ad inizio aprile si era arrivati a oltre 700 casi e i decessi sono stati 384 nelle Rsa trentine. I protocolli studiati insieme all’Azienda, però, dovrebbero garantire massima sicurezza considerato che tra parenti e pazienti durante le visite non ci sarà nessun contatto fisico e prima dell’ingresso dei familiari questi dovranno sottostare ad una serie di controlli e procedure. Tutte cose che i parenti degli anziani accuditi nelle Rsa accettano

di buon grado davanti alla possibilità di rivedersi dal vivo e senza la mediazione di uno schermo. L’ingresso di parenti e visitatori può avvenire previo l’assenso

del direttore sanitario dell’ente, è regolato da precise misure tecnico organizzative che devono impedire il contatto fisico fra residenti e parenti, organizza-

re spazi e luoghi, garantire sorveglianza continua e percorsi distinti di accesso. Nel concreto il protocollo approvato dalla Provincia ha portato tutte le case di

riposo ad organizzarsi con salette apposite, incontri su appuntamento e là dove possibile all’aperto, barriere in plexiglass. «Noi siamo soddisfatti di questo risultato perché è quello che riteniamo il giusto compromesso per operare con una certa tranquillità - spiega la presidente dell’Upipa, Francesca Parolari - Siamo consapevoli della delicatezza del momento e ci assumiamo anche questa responsabilità, condivisa con Provincia e Azienda sanitaria, di fare di tutto il possibile per ridurre la distanza che il Coronavirus ci aveva costretto a mettere».


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Turismo

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Che ne pensa della riforma del turismo nel suo impianto generale e nei suoi obiettivi? Sono sempre stato il primo a dire che il settore turistico andava preso in mano perché diverse cose vanno cambiate, ma alcuni effetti della riforma che si sta portando avanti sono a mio modo di vedere poco consoni alle varie specificità esistenti nel nostro Trentino. La riforma spesso aggrega territori magari marginali dal punto di vista numerico ma cruciali da altri punti di vista a territori che vantano cifre importanti e con un certo tipo di turismo, creando così degli ambiti secondo me poco armonici e difficili da gestire. Poi le tempistiche sono piuttosto infelici: bisognava rallentare il passo sia nei confronti delle elezioni comunali, così da affrontare questo passaggio storico con gli amministratori del prossimo quinquennio, sia nei confronti dell’emergenza Covid-19 che ha sovvertito tutte le priorità in ognuno di noi. Guardando alle Giudicarie Esteriori, l’abbinamento è con il Garda. È appropriato? Da decenni, soprattutto a Fiavé e dintorni, ci si chiede come mai a pochi chilometri da noi ci siano milioni di ospiti, con il mondo turistico che a volte sembra finire al lago di Tenno, quando pure la nostra Valle avrebbe un sacco di risorse da offrire. La sinergia con il Garda, che già si stava

Il sindaco di Fiavè Angelo Zambotti critico sulle scelte di Failoni

“Elezioni comunali e Covid-19 suggerivano di rallentare il passo” La riforma del turismo trentino arriva ad innestarsi su un anno già anomalo e difficile, dopo una pandemia che proprio su viaggi e spostamenti è andata ad abbattersi in maniera fortissima. Ad uno dei sindaci delle Esteriori, la cui Apt è fra quelle che spariranno accorpata a quella del Garda, abbiamo chiesto qualche considerazione per ragionaportando avanti con crescente profitto con l’Apt Terme di Comano Dolomiti di Brenta, sicuramente è una strada da percorrere con convinzione, ma non penso che sia la cancellazione della nostra Azienda per confluire in quella lacustre la vera soluzione: siamo sicuri che, all’interno di un ente che cura numeri per noi stratosferici, saremo in grado di curare nel modo migliore i progetti riguardanti le Esteriori? La Paganella era la richiesta in particolare, per prossimità geografica, di operatori di San Lorenzo, ma non solo, che ne pensa?

re sui contenuti di una riforma che arriva in un momento in cui l’attenzione è ancora rivolta alla pandemia e a come non far precipitare il turismo in un baratro risucchiato dal Covid. Angelo Zambotti, sindaco di Fiavè che alle prossime elezioni ha già detto che non ci sarà, ha risposto a qualche domanda. affrontare in serenità il tema, sia perché in autunno si andrà alle urne e probabilmente non sarebbe redditizio per nessun candidato mettere in discussione il percorso scelto dagli operatori.

Non deve certo essere il sindaco di Fiavé ad indicare la via da seguire agli operatori di San Lorenzo Dorsino, che tra l’altro (anche grazie all’Apt Terme di Comano Dolomiti di Brenta) hanno lavorato molto bene negli ultimi decenni con i numeri che sono lì a dimo-

strarlo. Io comprendo le esigenze di tali operatori, con cui in cinque anni di amministrazione ho condiviso molte idee, però anche in questo senso le tempistiche di questa riforma stanno incidendo molto sia per il fatto che non sono possibili riunioni pubbliche per

E se le Esteriori finissero per dividersi su due ambiti diversi? Questa eventualità la vedo come la sconfitta più grande per la nostra Valle. Non c’è dubbio che nel nostro piccolo siamo un territorio con più anime, da chi da sempre verte sul Garda come Fiavé e dintorni a chi ha legami con l’Altopiano della Paganella, passando per Ponte Arche

la cui storia è legata a triplo filo alle Terme di Comano. Rimango però convinto che i nostri quaranta paesini sparsi sui tre versanti di Banale, Bleggio e Lomaso debbano rimanere quanto più uniti possibile perché, sfruttando anche la vicinanza con più rinomate località vicine, siamo una Valle inimitabile e con notevoli potenzialità da valorizzare in costante sintonia. Insieme a tante altre realtà, dalle Terme di Comano (che da statuto appartengono “ai poveri delle Tre Pievi”) al Consorzio Elettrico Industriale di Stenico, passando per la Biblioteca di Valle, l’Istituto Comprensivo, l’Ecomuseo e via dicendo, pure l’Azienda per il Turismo Terme di Comano Dolomiti di Brenta ha contribuito a creare un’identità che ora rischia di indebolirsi con la scomparsa della nostra Apt. Denise Rocca


Ambiente

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Il Trentino e l’ambiente dopo la pandemia Sui rischi per il nostro domani, oggi invece siamo immersi in un presente di preoccupazioni per l’immediato che sembrano privarci di ogni ambizione di pensiero “alto”, di visione di futuro. Condivido le idee di chi sostiene che per uscire da questa crisi è necessario trovare una nostra via investendo sul turismo inteso come territorio. Proprio in queste ultime settimane assieme al collega Failoni ci siamo fatti promotori in Giunta provinciale, della proposta di aprire una fase nuova nella relazione tra Aree protette e Turismo in un territorio, come quello trentino, che è stato all’avanguardia in Europa nella protezione della natura. La riflessione, fatta innanzitutto con i dirigenti dell’Assessorato, la direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco, presidenti e direttori delle nostre aree protette, ha implicazioni per l’immediato -la prossima complicata stagione estiva- ma ha, soprattutto, l’ambizione di guardare oltre la crisi per contribuire a posizionare il Trentino come terra di benessere ed alta qualità della vita. Il Turismo, infatti, settore trainante dell’economia provinciale, è uno dei comparti maggiormente colpiti dagli effetti della pandemia. Dai primi giorni del lockdown, gli operatori turistici cercano di capire come ripartire, a quali condizioni, attraverso quali strumenti, ma i livelli di indeterminatezza sono elevati e l’orizzonte di pianificazione è incerto, nonostante l’impegno ec-

di Mario Tonina* Prima l’emergenza sanitaria, dalla quale non siamo ancora usciti completamente, ed ora la crisi economica e sociale nella quale siamo entrati e con cui dovremo fare i conti anche per l’inevitabile contrazione delle

cezionale delle Istituzioni, volto a creare un contesto favorevole alla ripresa. Gli effetti della pandemia sulla domanda turistica sono molto forti. Se da un lato vengono meno molti elementi che hanno garantito il successo crescente del Trentino nelle ultimi estati, in particolare quelli fondati sull’aggregazione, non verranno, tuttavia meno la voglia di vacanza e la ricerca di evasione e rigenerazione ad essa collegate come dimostrato nello scorso fine settimana. Il Trentino, e qui sta la chiave del ragionamento, potrà fare leva sulla voglia

di Natura; vi è, infatti, la necessità di recupero psico-fisico dopo il prolungato isolamento domiciliare e il nostro territorio ha la fortuna di possedere estese aree naturali ed ambienti straordinari anche nei luoghi meno noti ai turisti, particolarmente adatti alla “fruizione estensiva” della montagna, compatibile con la gestione dell’emergenza. Le attività all’aria aperta saranno le più sicure e il turismo sarà fortemente legato alla risposta ad un fondamentale bisogno di sicurezza. Il sistema delle aree protette del Trentino (il

disponibilità sui bilanci pubblici, hanno cambiato radicalmente le priorità dell’agenda politica. Se, solo tre mesi fa, eravamo molto attenti a sensibilizzare gli abitanti del pianeta.

settore trentino del Parco Nazionale dello Stelvio, i parchi naturali provinciali Adamello-Brenta e Paneveggio - Pale di San Martino e le Reti di Riserve) che coprono circa un terzo del territorio provinciale, e le Dolomiti Patrimonio Mondiale Unesco costituiscono uno straordinario giacimento di risorse turistiche, di cui è possibile una fruizione sostenibile e rispettosa delle esigenze di conservazione. Gli enti gestori delle aree protette garantiscono tutte le estati un ricco insieme di iniziative di visita ed immersione nella natura, accompagnamento, didattica, cultura, ricreazione, benessere naturale che costituiscono una componente rilevante dell’offerta turistica delle destinazioni trentine nella stagione estiva. I parchi del Trentino oltre ad essere custodi di un grande patrimonio naturalistico, alla

TERRITORIO, PERSONE E COMUNITÀ.

cui salvaguardia continueranno a destinare le principali risorse ed energie, hanno anche una dotazione organizzativa idonea a consentire l’offerta di servizi turistici nel rispetto dei requisiti di affidabilità (programmazione di visita, prenotabilità) e sicurezza (distanziamento, sanificazione, ecc.), necessari nell’estate 2020. Ogni periodo di crisi costituisce un fondamentale momento di scelta sul futuro e, com’è stato riconosciuto anche nel documento della Task force provinciale “Covid19. Obiettivi e priorità per l’economia e il lavoro”, la sostenibilità - economica, sociale, culturale - è la chiave di volta su cui appoggiare la ripresa, la base che permette di motivare le scelte strategiche e le decisioni da prendere. La sostenibilità -compresa quella del turismo- richiede pertanto “l’adozione di

modelli di business innovativi” con l’obiettivo di “definire un settore produttivo a maggiore valore aggiunto rispetto al passato”. Non è utopistico, a differenza del passato, pensare che queste proposte possano venire dagli stessi territori, dai comuni, dagli operatori turistici. L’esperienza degli ultimi anni, anche nelle nostre valli, dimostra infatti che chi ha avuto il coraggio e le risorse per fare investimenti di qualità, soprattutto ambientale, nel turismo è stato premiato. La grande Natura del Trentino può, in questo senso, contribuire a un nuovo modello del Turismo, sempre più fondato sulla massimizzazione del valore aggiunto, nonché sull’adattamento al cambiamento climatico e sulla tutela della biodiversità. La nostra competitività futura può nascere, quindi, proprio dal patrimonio ambientale e paesaggistico, dall’equilibrio che è stato stabilito e va salvaguardato, alimentato, migliorato, tra ambiente montano e persone che ci vivono stabilmente o temporaneamente, come i turisti. Considerazioni emerse anche dagli Stati Generali della Montagna che hanno proprio messo in evidenza le grandi potenzialità di un territorio come il nostro. Sono sempre più convinto che dobbiamo guardare anche oltre l’emergenza ed identificare delle opportunità per il futuro dei nostri territori. Certo le risorse finanziarie dell’Autonomia sono inferiori rispetto a quelle che hanno avuto alcuni nostri predecessori, ma proprio per questo dobbiamo avere il coraggio di fare scelte selettive e coraggiose, alzando lo sguardo per guardare lontano. * Presidente Fondazione Dolomiti Unesco

www.cr-adamello.it


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Il Saltaro delle Giudicarie

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C’è chi dice che il virus se n’è già andato da solo, non c’è più, e chi dice che dovremo conviverci per sempre, chi dice che il caldo ci aiuterà, e chi no, c’è chi dice che il vaccino risolverà la questione, e c’è chi dice che il virus col tempo muterà e allora il vaccino non servirà più a niente. D’altronde se ne sono dette talmente tante sul virus, sulle modalità di cura, su quel che fa bene e quel che fa male, sul come comportarsi, sulle regole da seguire che la maggior parte di noi, poveri mortali, ha perso la testa. Una miriade di notizie, per gran parte inventate, bufale belle e buone, spacciate per vere, e così complottisti e cospirazionisti sono andati a nozze. Da chi diceva che il virus ce l’avevano portato i pipistrelli cinesi, chi invece sosteneva che il maledetto l’avevano creato nei laboratori cinesi e che poi l’avevano lasciato scappare volutamente per contenere le “scalmane” libertarie del popolo. A loro volta i cinesi hanno incolpato gli Stati Uniti ed in particolare Trump che sembra abbia voluto il virus per interessi economici ecc.ecc. Bufale una dietro l’altra. Purtroppo nessuno sulla faccia della terra aveva mai avuto a che fare con questo virus micidiale e qualcosa bisognava pur dire per acquietare le acque che si facevano sempre più agitate. E così iniziarono a fiorire e a diffondersi bufale (fakes) d’ogni genere in ogni parte del mondo. A cominciare dai vertici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è stato detto tutto ed il contrario di tutto. Le mascherine non servono, anzi servono solo a chi non è contagiato, no scusate, servono a tutti, si, ma quali mascherine?Il virus è una semplice influenza, anzi no. Bisogna disinfettare a manetta, no, ma forse non serve. State a un metro di distanza, anzi due, beh, facciamo uno e mezzo, ma nei ristoranti due metri e in spiaggia quattro, o meglio cinque...Il virus resta sugli oggetti? Si, no, chissà, otto o nove giorni, chi può dirlo? Ce lo portiamo in casa sotto le suole delle scarpe? Mah!, nel dubbio lasciate le scarpe fuori della porta. Per non parlare dei guanti, prima erano indispensabili , poi arriva l’OSM a raccomandare di non metterli perché “aumentano il rischio d’infezione”. Vai a capirci qualcosa! Taluni virologi sono diventati delle star televisive con il solito contorno di polemiche. Altri, pseudo scienziati, hanno lanciato medicine miracolose, altri ancora hanno promosso misteriosi medicinali orientali. La produzione mondiale di notizie vere, (poche), false (molte) o del tutto incerte (la maggior parte), è stata gigantesca. Qualche esempio. Fare gargarismi con la candeggina protegge dal virus sembra sia stata la ricetta preferita da Trump, bisogna tagliarsi la barba, il virus si nasconde fra i peli e si diffonde velocemente, niente più barbuti in

Vero o falso...mah! E dai...che forse ne stiamo uscendo! È quanto si sente in giro, fra la gente, speranzosa più che altro, ma sotto sotto conscia che le cose non sono per niente a posto, anzi...chissà cosa ci riserverà l’autunno...se ne sentono di tutti i colori, ognuno dice la sua...ma quale sarà quella giusta? Sono mesi che scienziati e virologi d’ogni tipo riempiono giornali

circolazione. Il pane fresco trasmette l’infezione, mentre gli extracomunitari sono immuni, due mascherine, una su l’altra proteggono di più, è consigliato un bagno bollente al giorno, mettersi al sole, stare al freddo, bere alcoolici, il virus si ubriaca e svanisce, mangiare peperoncino, sesamo ed altre erbe officinali. Mangiare tanto aglio che così come tiene lontani le persone, anestetizza anche il virus che sparisce a gambe levate. Le mosche, meglio farle fuori con apposita paletta, chissà da dove vengono e possono essere portatrici del virus. Occhio all’asfalto, se cadono goccioline infettate sull’asfalto fuori casa, quelle rimangono infettive per una decina di giorni...e infine: il virus rende sterili, soprattutto gli uomini. Probabilmente perché la paura di infettarsi reciprocamente, ha rimandato a miglior tempo ogni tipo di approcci amorosi. E come al solito sono gli uomini i più prudenti. C’è addirittura chi dice che la malattia del co-

vid- 19 sia più grave in chi ha il dito anulare delle mani più corto. Secondo l’Università di Swansee, si è scoperto come la lunghezza dell’anulare sia in proporzione con il testosterone, ormone nemico del corona-virus. Ci sarebbe poi la storia che i calvi sono i più a rischio. Cioè avere pochi capelli, o zero, esporrebbe maggiormente al pericolo di morire di covid. Questa straordinaria scoperta sarebbe dovuta “ad alcuni studi scientifici” che dicono: tutta colpa degli ormoni maschili. Poi si è saputo che il prof. Gabrin, che aveva lanciato l’allarme “calvizie” è morto da Covid pur essendo dotato di una foresta di capelli neri tipo Quadrado, gran giocatore juventino. Questo ha convinto un po’ tutti che anche la calvizie come causa, o concausa, di morte per Covid sia solo una ennesima bufala (fake) in questi mesi di pandemia. C’è stato un periodo, verso la metà di aprile, che era possibile acquistare su Internet, un braccialetto anti-

e Tv per spiegarci che cos’è questo virus, ma soprattutto come fare per venirne a capo. Ma tutt’ora, pur essendoci avviati sulla strada della normalità, con le aperture della maggior parte dei luoghi pubblici, delle frontiere interregionali e statali, ad ascoltare gli esperti, abbiamo l’impressione che le idee siano ancora poche e ben confuse.

Covid alla “modica”cifra di 649 euro. Secondo il venditore, quest’oggetto emetteva segnali elettromagnetici capaci di uccidere batteri e virus. Così alcuni giornalisti hanno cercato di parlarne con il venditore, ma pare che non l’abbiano trovato e che sia a godersela alle Hawai. Ultimamente poi, nella fase d’apertura dopo mesi di eremitaggio (lockdown), è com-

parso un altro toccasana che ci dovrebbe accompagnare durante tutto il periodo di libertà riconquistata, ma con prudenza, il plexiglas. Una specie di vetro plastico ottimo per ogni protezione. Così se vai al mare ti devi portare dietro un apposito pannellamento di plexigas per creare attorno alla sdraio una specie di serra-forno, lo stesso pannellamento è stato poi

proposto nei ristoranti e nelle mense. Meraviglioso: uno esce con la propria ragazza per una cena intima e si trova in un’atmosfera tipo parlatorio del carcere. Separati da una bella piastra di plexiglas, forse con una feritoia per potersi parlare. Dalla parte della ragazza i fiori e la candela, dalla parte del maschietto una bottiglia di vino per consolarsi. Per fortuna queste idee strampalate son finite nel dimenticatoio. Ma il plexiglas non molla e così si è imposto nelle scuole. Sembra che a settembre, quando riaprirà la scuola, i banche dovranno essere isolati da lastre di plexiglas e separati gli uni dagli altri. È ovvio che di fronte a tanta confusione, la reazione della gente è a dir poco spaesata. Gli anziani, condizionati da ogni tipo di notizia, vedono pericoli anche dove non ci sono e i giovani, ormai improvvidi e smaliziati se la ridono e se ne fanno un baffo delle notizie vere o false che siano e delle regole che comunque rimangono e che devono essere rispettate. Il vostro Saltaro è allibito, al sentire tanta dabbenaggine e falsità in giro per il mondo. E così si ritira sulle cime delle nostre montagne, quelle più alte e più vicine all’alto del cielo. Lassù almeno potrà respirare aria incontaminata, libera da virus e da ogni forma di depravazione che domina il mondo, anche in epoca di crisi drammatica con migliaia di morti, c’è chi ha tempo e voglia di abbindolare e sciacallare la povera gente. Il vostro Saltaro non vuol far parte di questo mondo e si ritira, ha bisogno di meditare, di decidere del suo futuro, comincia a dubitare che in un mondo così turbinoso e bislacco la sua missione di uomo saggio e disponibile non serva più a niente e a nessuno. Che il buon Dio mi assista...

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Europa Purtroppo non è sempre così e notiamo troppo spesso che principi e valori che vengono fissati in importanti documenti nella pratica sono annacquati dal pragmatismo, dall’egoismo, da interessi di parte che determinano deviazioni pericolose e dannose. Sarebbe indubbiamente ingenuo non riconoscere le debolezze umane, ma anche a queste dovrebbero esserci dei limiti. Pensiamo all’incoerenza che troppo frequentemente si registra tra principi, valori e ideali fissati nei trattati che hanno generato e accompagnato l’evoluzione del processo di integrazione europea. Nel preambolo del trattato sull’Unione europea attualmente in vigore, cioè il trattato di Lisbona del 2017, che in termini di principi e valori riprende e ricalca quanto previsto in precedenti trattati, si leggono parole bellissime, che infondono speranza e generano entusiasmo. Vi è, ad esempio, la solidarietà tra i popoli, uguaglianza, diritti sociali fondamentali, convergenza delle economie, e tante altre belle parole ancora. Purtroppo avvertiamo che non sempre l’azione dei governi nazionali dei Paesi membri è coerente con quanto i loro rappresentanti nel momento di concordare e definire i trattati hanno sottoscritto. Quell’entusiasmo che forse c’era all’atto della firma si è dileguato nel

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Più coerenza fra principi e pratica di Paolo Magagnotti Che strana questa Europa, che è pur la terra più bella e affascinante del mondo. È stata sorgente di cultura, di valori e principi che si sono sparsi e hanno germogliato ovunque. Quando si parla di principi si dovrebbe pensare a coerenza nell’affermarli e praticarli. corso degli anni e registriamo purtroppo il prevalere troppo frequentemente di interessi disgiunti da quel quadro comune che tutti siamo chiamati a costruire affinché possano essere create le condizioni capaci di garantire un benessere generale. Certo, lo sappiamo, l’egoismo è qualcosa che pullula nelle vene di tutti, ma chi è chiamato a gestire presente e preparare il futuro delle proprie comunità dovrebbe essere maggiormente coerente con principi universali e senza tempo che da soli possono creare armonia fra i popoli europei. Tutto ciò che abbiamo verificato fin dall’inizio dell’epocale fenomeno migratorio è profondamente deludente e

triste. Un comportamento da parte di taluni governi nazionali che è stato anche irriguardoso nei confronti della stessa dignità umana. Per quanto riguarda lo sviluppo socio-economico, poi, troppi sono stati e sono i casi in cui ognuno pensa a sé stesso anche nell’utilizzo di risorse finanziarie che sono state previste ed

Sulla base di principi si dovrebbero costruire progetti, iniziative e strutture sociali e istituzionali caratterizzate da una forte coerenza fra ciò che ci si propone di raggiungere e i fatti che dovrebbero conseguirne per raggiungere obiettivi definiti.

anche accumulate in comune per realizzare progetti di interesse generale di ampio respiro che possano soddisfare le esigenze ed i bisogni di molti e non solo di una parte di una grande comunità come è l’Unione europea. Anche nel mezzo del dramma del coronavirus abbiamo purtroppo registrato scolla-

mento tra principi e realtà. Auguriamoci che il nuovo impulso unitario impresso dalla Commissione europea per sostenere la ripresa socioeconomica dopo il colpo inferto dalla pandemia alle nostre economie possa trovare nelle decisioni che andranno assumere i governi nazionali e nel loro conseguente agire comportamenti in meno incoerenti che in vari casi del passato. Significa tutto ciò che non dobbiamo avere fiducia nell’ unità europea? No, assolutamente no. Non possiamo assolutamente permettere che la deviazione da principi fondamentali possa compromettere quello che - lo ho detto e scritto più volte e desidero qui ripeterlo - il più impor-

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tante ed affascinante progetto democratico di unità di popoli mai visto nella storia dell’umanità. Tutti noi come comunità di cittadini dobbiamo essere coscienti che solo l’unità europea può garantire un futuro di pace, stabilità e benessere. Deve essere compito di ognuno adoperarsi per far sì che attraverso gli strumenti della democrazia governanti siano portati a pensare maggiormente, come si diceva di Alcide De Gasperi, alle prossime generazioni piuttosto che alle prossime elezioni. Noi tutti non dobbiamo assecondare comportamenti che, pur utili per il nostro interesse personale del momento, non consentono di creare quelle condizioni necessarie per far stare tutti meglio, compresi, 1 domani..

Le due proposte dei consiglieri giudicariesi Vanessa Masè e Alex Marini

Ospedale, approvate due mozioni per chiedere il rispetto del protocollo L’ospedale di Tione è il protagonista di due mozioni a firma di altrettanti consiglieri giudicariesi: Vanessa Masè (La Civica) e Alex Marini (M5S). Masè ha presentato una mozione che prevede l’impegno della Provincia nei riguardi dell’ospedale di Tione proprio perché siano ottemperati gli impegni assunti con il protocollo sottoscritto nel 2016, che prevedeva una serie di azioni che miravano a renderlo “punto di riferimento provinciale per definite casistiche elettive e selezionate nel contesto di dipartimenti medico, chirurgico e ortopedico”. “L’emergenza Covid - ha argomentato Masè - ha visto l’ospedale di Tione rispondere egregiamente alla crisi sanitaria di questi mesi: il personale ha avuto la capacità di convertire in tempi brevissimi la propria struttura per meglio

rispondere a questa inaspettata e difficile circostanza critica, e ciò una volta di più ha fatto emergere la necessità di dare compimento e portare a completamento tutti gli impegni presi nel 2016, e che avevano trovato negli scorsi anni una risposta solo parziale». La consigliera, facendo proprie le esigenze emerse, ha evidenziato la necessità di verificare, anche alla luce delle mutate condizioni, quali siano al momento le risposte concrete possibili evidenziando l’importanza di potenziare la medicina territoriale e soprattutto la medicina preventiva. Il dispositivo della mozione, emendato in sede di approvazione, impegna la Giunta provinciale “a proseguire nell’attuazione degli impegni assunti con il protocollo in materia di sanità sottoscritto nel 2016 con la Comunità delle Giudi-

carie e a potenziare, anche in attuazione di quanto previsto dal “decreto rilancio” n. 34 del 2020, i livelli assistenziali erogati dall’ospedale di Tione e la rete dell’assistenza territoriale delle Giudicarie”. «La valorizzazio-

ne delle specificità degli ospedali periferici e la loro funzione come collettori per la medicina di base e del territorio vale per tutti - ha specificato Vanessa Masè - perché se c’è una cosa che questa pandemia ha insegnato

è che va assolutamente salvaguardata la funzione degli ospedali territoriali, come presidi che possano fornire un valido supporto nelle cure primarie e nello stesso tempo ad ognuno di essi va riconosciuta la propria spe-

cificità e che questa vada assolutamente valorizzata». Il consigliere Alex Marini, lo stesso giorno, a presentato in consiglio una mozione analoga, nella quale si impegna la Giunta a studiare modalità d’incentivazione per fidelizzare i dipendenti assunti negli ospedali di montagna che troppo spesso, appena ottenuta l’assunzione, decidono di abbandonare il posto per trasferirsi in altri ospedali o addirittura fuori regione. «Un problema particolarmente grave per Tione - ha sottolineato Marini dove senza incentivi non si riescono a trattenere i medici anestesisti necessari a completare la pianta organica. Si tratterà ora di tenere alta l’attenzione e di continuare a portare avanti le istanze dell’ospedale come quella di dotarlo di una figura unica dedicata alla gestione del nosocomio».


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Economia

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mandoli dall’alto con un dialogo che si svolge a inviti che rimangono nella sfera dei vertici della società politica italiana ed europea? L’organizzazione degli Stati Generali non ha tutto un altro svolgimento dove, dal basso, tutte le classi, compresa quella del clero, nominava i suoi rappresentati che dovevano portare all’assemblea i famosi “chaiers de doliance”? Dove sono i rappresentati del Terzo Stato? Dove sono i rappresentanti dei territori, delle valli, delle montagne, dei fiumi, dei porti, delle regioni e delle città italiane? I rappresentati della cultura, della sanità, della scuola, dell’Università, del giornalismo, dei media? E anche i rappresentati del Primo Stato, sono solo i politici? La classe che oggi si sta rivelando come la più distante dai problemi del Primo Stato, con anche i rappresentati più disperati che si sono sostituiti al tonno nella scatoletta che volevano aprire per usare un metafora che sta girando tra la gente? Sono tutte domande che rivolgo al presidente Giuseppe Conte. Non si possono chiamare Stati Generali quelli che la storia ci indica come convegno di élite a invito. Se fossero Stati Generali, il monarca illuminato e i suoi consiglieri ascolterebbero i rappresentati inviati dal po-

L’iniziativa del Presidente del Consiglio dei ministri a Villa Phamphili

È il terzo Stato? di Marco Zulberti

Si è tenuto a Villa Phamphili di Roma, simbolo della Roma seicentesca barocca che si era ormai staccata dal rinascimento più sfrenato che aveva scatenato la rivolta protestante di Lutero e Calvino, gli Stati Generali, dove in una serie di incontri con le parti polo con le loro richieste, i loro quaderni dei problemi. Per cui per piacere non battiamo le mani a questa “propaganda” veramente “live”. Per chi conosce la storia c’è solo da avvertire la popolazione che questi non sono “Stati Generali”. Assolutamente. “Che cosa è il Terzo Stato?” scriveva l’abate Sieyès nel 1789. Vedo intellettuali e storici non dire nulla. Solo qualche protesta da altri politici. E la sinistra? Scomparsa. Ha ragione Marco Damilano, direttore dell’Espresso, ormai la rabbia e le difficoltà sono rappresentate dalla destra. Come nei primi anni Venti, nel biennio rosso, quando la rivolta scappò di mano ad una sinistra che vagheggiava la rivoluzione quando i reduci della prima Guerra Mondiale dovevano ri-

costruire il Paese. A dirla con Marx, la critica della critica economica oggi è totalmente assente dalla sinistra che vagheggia assistenza e carità, come rappresentano da sempre le peggiori manomorte e il parassitismo economico per mantenere lo status quo. Dov’è la modernità

sociali il governo di Giuseppe Conto cerca soluzioni sul futuro economico dell’Italia che deve uscire da una situazione di scacco sia economico che sociale, in cui si trova dopo la pandemia del Covid 19. Ma si possono organizzare degli Stati Generali chia-

della democrazia che chiede alla popolazione anche doveri e non solo diritti? Dove sono i lumi della ragione? Spenti o accesi sotto qualche simbolo che dovrebbe salvare il mondo con i miracoli? Due anni fa, appena eletto, anche il presidente Maurizio Fugatti indisse gli Stati

Generali della Montagna, idea che ritengo a tutt’oggi positiva, che si sviluppò almeno in una fase confronto, anche se molto frettolosa, con i territori a cui io stesso partecipa nelle fasi di consultazione. Ma a tirare le fila anche allora non vi era il Terzo Stato Montano ma la stessa clas-

se politica che aveva gestito il territorio prima del cambio della politica. Così all’Assemblea degli Stati Generali della Montagna di Comano di un anno fa si trovarono in un caldo afoso solo il vecchio apparato, ancora tutto in prima fila a battere le mani. Le idee presentate nelle nostre relazioni economiche e culturali presentate negli incontri preparatori sono sfociate in qualche risultato? Basta. Finiamola. Non ne possiamo più. Il popolo è stanco, demotivato, inerte, prigioniero di una situazione che non lascia respirare quelli che hanno le libere iniziative, bloccati da tassazione, assistenzialismo passivo, norme, leggi, che ci stanno autodistruggendo mentre la politica vuol dominare tutto. E allora anche questi Stati Generali che si tengono a Roma appaiono solo un inganno. Non cambierà nulla. Se l’Europa s’è desta, l’Italia deve alzarsi e mettersi a correre senza girarsi più indietro.

EDITORIALE di Adelino Amistadi

Le solide incertezze del Governo italiano Continua dalla Prima D’altronde i sondaggi sono tutti a suo favore. Gli Italiani gli garantiscono fiducia ormai da mesi e le situazioni, le combinazioni politiche del momento confermano alla grande l’inattuabilità di una alternativa al suo governo. Checchè se ne dica, Conte è destinato a rimanere al suo posto sino al termine della legislatura. Anche perchè, alla fine, non interessa a nessuno farlo cadere. Hanno un po’ tutti da perdere, chi più chi meno. Lo dicono i sondaggi degli ultimi mesi. Esaminiamoli con attenzione. Come un po’ in tutti i Paesi democratici, anche in Italia i sondaggi politico-elettorali sostituiscono quasi quotidianamente il voto reale degli elettori. Pur con l’opinione virtuale di un piccolo campione di intervistati. Poi intervengono i giornali e i media che rilanciano i sondaggi e danno loro sembianza di realtà. E ormai sono i sondaggi che regolano e movimentano la politica italiana. Da loro dipende l’azione promozionale e politica dei partiti e dei leader, e sono i sondaggi che condizionano l’andazzo parlamentare e governativo. Ed è esaminan-

do, appunto, i sondaggi di questi giorni che è facile prevedere come la caduta dell’attuale governo sia di la da venire. Cominciamo col dire che le intenzioni di voto degli italiani sono diventate simili alle montagne russe. Improvvise salite e precipitose discese, curve e controcurve, un percorso quasi mai stabile o con poche oscillazioni. Ma ultimamente i sondaggi sembrano aver marcato una situazione tendenzialmente confermativa che sta portando le forze politiche a scelte impensabili fino a qualche mese fa, rispetto al governo ed alla sua durata. Pensiamo all’entrata in scena del Movimento 5 Stelle che al primo colpo, nel 2013, prese il 25,5% per balzare poi al 32,7% alle politiche del 2018 e precipitare, un anno dopo, al 17,1% alle elezioni. europee. Oggi i sondaggi danno i 5 Stelle tra il 14 e 16%. Evidentemente andare alle elezioni vorrebbe dire per i Cinquestelle dimezzare il numero dei loro deputati e senatori. Non se ne parli neanche, avanti tutta, fra litigi, scontri e beghe continue, ma il governo non si tocca. Il Pd è invece ebbe il 25,43% nel

2013, in forte calo rispetto al 33,3% delle precedenti politiche del 2008. Ma alle europee del 2014 con Renzi salì in vetta alle classifiche con il 40,81%, per precipitare nel 2018 a un povero 18,7%, andando meglio nelle europee del 2019 col 22,7% e oggi si assesta tra il 20-24%. Tutto sommato il Pd andando alle elezioni potrebbe anche guadagnare qualche seggio, ma l’impossibilità dell’alleanza con Salvini e la Meloni lo relegherebbero ad un ruolo minoritario per tutta la legislatura. Meglio tenersi i 5 Stelle, rompiballe, ma che con gli attuali parlamentari garantiscono una maggioranza discretamente stabile. Di certo non rincorre le elezioni l’Italia Viva di Matteo Renzi, oggi ben rappresentata in Parlamento, ma destinata a dimezzare i propri parlamentari, i sondaggi la danno a 3,2-4,5%. La Lega, le elezioni le avrebbe volute nell’agosto scorso quando Salvini decise di rompere con i 5Stelle, convinto di poter arrivare ai “pieni poteri”, allora alle europee s’era preso il 34% e con la Meloni e Berlusconi, in caso d’elezioni sarebbe diventato Premier. Ma aveva fatto male i conti, i 5 Stelle cambiaro-

no casacca e si allearono con il Pd dando origine ad un governo giallorosso e fregando bellamente Salvini che da allora vide i suoi sondaggi calare a vista d’occhio e oggi sembra sia attestato sul 24%, 10 punti in meno rispetto al maggio scorso. Stando così le cose sembra non avere interesse a nuove elezioni, potrebbe essere uno smacco memorabile, meglio aspettare che arrivi qualche altro guaio da cavalcare e riportarsi in alto nei sondaggi. Anche se giornalmente Salvini invoca, con voce grossa, le elezioni per il popolo italiano, sotto sotto sembra aspettare nuove opportunità anche perché nel frattempo Berlusconi e Forza Italia non sono più così convinti di seguirlo nel suo sovranismo esasperato. In effetti Forza Italia, conta ormai poco: nel 2008 l’allora Popolo della Libertà aveva ben il 37,4%, nel 2013 era già crollato al 21,5%, alle europee ancora giù al 16,8%, al 14% alle elezioni del 2018 con un misero 8,8% alle europee del maggio scorso. Oggi Forza Italia è accreditata sul 5-7% . Poca roba ormai e di certo non vuole elezione per evitare di sparire. L’unico partito che ha tenuto una

linea di crescita costante, ma anch’esso con sbalzi improvvisi, è stato Fratelli d’Italia della Meloni. Nel 2008 non esisteva. Iniziò nel 2013 con un timido 1,9%, nel 2018 ancora un passo avanti, al 4,3% cresciuto al 6,4% delle europee dell’anno scorso. Oggi è il partito della Meloni è in grande crescita e lo si colloca intorno al 14%. Contrariamente a quel che predica giornalmente, anche la Meloni sembra voler rimandare le elezioni, i suoi numeri potrebbero essere aleatori e potrebbe andare incontro a dolorose sorprese, meglio aspettare di consolidare il suo successo. Dall’analisi accurata dei sondaggi appare chiaro che tutto sommato la caduta del governo non piace a nessuno, nonostante le pretenziose intimidazioni di Salvini e della Meloni. Sotto sotto, sono tutti d’accordo. Salvo clamorosi eventi, il presidente Conte può dormire tranquillo. Ma gli Italiani possono fare altrettanto? Beh, questa è un’altra storia...andiamo avanti sperando e pregando e appena usciti da questo virale dopo-guerra, tireremo le somme. Al diavolo i sondaggi….


Economia La seconda novità riguarda la concessione alla società in house giudicariese della certificazione Iso9001, sia relativamente alla manutenzione degli impianti termici che al controllo dell’acqua, evento accaduto il 5 febbraio dell’anno scorso. Sempre dall’anno scorso la Geas siede al “Tavolo tecnico Acque” della Provincia di Trento per la pianificazione nella gestione delle risorse idriche in Trentino. Terza novità, tutta interna. È stato bandito un concorso pubblico per l’assunzione di un lavoratore, al termine del quale è stato rinforzato l’organico con l’ingresso di Michele Mussi, laurea in tecniche della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, cui sono state assegnate mansioni polivalenti. Così oggi Geas può contare su cinque addetti. Gestione acqua e calore. Questo (per dirla con termini moderni) il “core business” della società in house: detta con Alessandro Manzoni, il cuore degli affari della società a completa partecipazione pubblica. Ma oggi, a sentire Paoli, l’azienda va ben oltre. Durante l’Assemblea il presidente ha sgranato una ad una le perle dell’attività. Analisi della qualità dell’acqua: rilevati quasi 1.500 campioni. Riqualificazioni acquedottistiche per i serbatoi di Javrè, Vigo Rendena, Rango, Cavrasto, Madice, Sclemo, Stenico, San Lorenzo e Lasino; monitoraggio su afflussi e deflussi al Lago di Roncone, le cui sofferenze idriche sono universalmente conosciute. Formazione: in aprile è stata organizzata una giornata sulla legionellosi per gli operatori del settore termale, cui è seguito il monitoraggio presso parecchie realtà: le Terme di Comano, le case di riposo delle Giudicarie e numerose imprese turistiche. Inoltre è stato attivato il Responsabile Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) da Giudicarie Gas e dai comuni di Sella Giudicarie, Fiavé e Bleggio Superiore. Attivati più di 120 gene-

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Geas, fatturato da un milione e 250 mila euro Sempre più ampi i servizi della società in house di Giuliano Beltrami È una società in salute la Geas (Giudicarie Energia Acqua e Servizi). Lo assicura il presidente Valter Paoli, ma lo testimonia anche l’utile di 60.000 euro a fronte del fatturato che arriva ad un milione e 250.000 euro. Nell’assemblea di giugno Paoli ha portato le novità ratori nell’ambito della riqualificazione energetica e della gestione calore. “I comuni - osserva il presidente - continuano ad affidare con fiducia questo servizio a 360 gradi che include gestione e reperibilità”. Fra i servizi che si ampliano, da citare le cinquanta telecamere installate nel territorio di Pinzolo nell’ambito della sicurezza, consultabili dalle forze dell’ordine tramite un sofisticato software. Prevista l’installazione anche a Sella Giudicarie. Poi c’è l’efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica, partito da una richiesta del Comune di Fiavé. In pratica, sostituire i vecchi lampioni stradali, energeticamente dispendiosi e colpevoli di inquinamento luminoso, con proiettori Led. Infine, la gestione dei parchimetri all’Oasi di Nembia tra i comuni di San LorenzoDorsino e Molveno. Geas. La carta d’identità Tione, 2002. Davanti al notaio Paolo Franceschetti si presentano 45 soci: gli allora 40 Comuni giudicariesi, i due Bim del Sarca e del Chiese, le tre aziende produttrici di energia (Municipalizzata di Tione, Consorzio Elettrico Industriale di Stenico e Consorzio Elettrico di Storo). Capitale sociale

di partenza, 250.000 euro: 55% dei Comuni e 45% diviso in parti uguali (9% a testa) fra Bim e aziende. Primo presidente Adelino Amistadi, uno dei più forti sostenitori della nascita di Geas. 23 novembre 2017: avviene la trasformazione della Geas in società in house, ossia di esclusiva proprietà dell’ente pubblico, con relativa uscita di tutti i soggetti privati. Oggi il Consiglio di Amministrazione è costituito da tre membri. Per la legge Madia sulle partecipate i membri non possono essere maggiori del numero dei dipendenti: infatti negli ultimi anni si è verificato un netto taglio dei consiglieri. Presidente è Valter Paoli; vicepresidente è Emanuela

2019, partendo dall’allargamento della base sociale ai comuni di Andalo, Molveno e Vallelaghi, cui si aggiunge l’Azienda Consorziale Terme di Comano. Sono soggetti che vanno ad aggregarsi alla Comunità di Valle e a tutti i Comuni delle Giudicarie.

Ferrari, proposta dalla Comunità delle Giudicarie, azionista di maggioranza relativa, con il 17,53%; terzo membro è il sindaco di Carisolo Arturo Povinelli. Il Collegio sindacale è

presieduto da Emanuele Bonafini, affiancato dai sindaci effettivi Lorenzo Poli ed Elisa Carli. In Geas è presente il Comitato di Indirizzo e di Controllo Analogo cui spetta il compito di eser-

e 45 Oltr i di ann e nza erie o u t esp l tà a i l a ! qu izio serv

citare il controllo sulla società, vale a dire un controllo analogo a quello istruito dai Comuni sui propri servizi, esercitando quindi un’influenza determinante sia sugli obiettivi strategici che sulle decisioni maggiormente significative della società controllata. Ciò si traduce, come spiega Paoli, “in un potere di direzione, coordinamento e supervisione dell’attività societaria riferita a tutti gli atti di gestione straordinaria e con riferimento a quelli di gestione ordinaria, qualora l’ente lo ritenga opportuno, nonché nell’assicurare massima rappresentatività di tutti i soci, dai maggiori azionisti ai più piccoli”. È costituito da sette membri: Werner Bonenti (coordinatore), Bruna Collini, Matteo Ventura, Luigi Bruno Bianchi, Monica Mattevi, Daniele Bertaso, Matteo Rivani e Federica Carnessali.

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Rubrica salute

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“Hikikomori”, il ritiro sociale degli adolescenti di Gianni Ambrosini

Dati giapponesi del 2016 riferivano di 541.000 hikikomori di età compresa fra 15 e 39 anni, ma sicuramente il dato è sottostimato. Le famiglie non denunciano il problema per reticenza o perché spesso confondono il fenomeno con altre patologie. I giovani non vanno più a scuola, abbandonano il lavoro, vivono da reclusi più di notte che di giorno e utilizzano Internet come unico contatto col mondo esterno. Nel 90% dei casi sono maschi, spesso figli unici, di estrazione sociale medio-alta, ma il problema si sta evidenziando anche nelle adolescenti. Prevale un alto livello di ansia, si perde la concezione del tempo e si è portati a vivere da reclusi in modo sempre uguale. Quello che si teme di più è “camminare per strada con la paura di incontrare un coetaneo o dei parenti “. La reazione è la fuga, per sfuggire alla vergogna che emerge nel sentirsi inadeguati ad affrontare la situazione. Le cause possono essere riconducibili alla cultura familiare, al rapporto madre – figlio, al bullismo, alle aspettative di cui viene caricato l’adolescente, inserito spesso in un sistema scolastico altamente competitivo. Sentirsi inadatti e inefficaci porta alla demotivazione e alla rinuncia. Quello che va chiarito è che Internet non va con-

Quando si diventa adolescenti normalmente ci si apre verso il mondo esterno e bisogna mettere in gioco se stessi al di fuori della “nicchia familiare”, che per certi versi protettiva, non garantisce più le sicurezze che si avvertivano durante l’infanzia. Allora si possono percepire dei limiti alla propria realizzazione che possono portare al “fallimento della grandiosità infantile”. La vergogna e l’imbarazzo nel non saper tollerare il peso dello sguardo dei coetanei, possono diventare sentisiderata una delle cause del ritiro, anzi spesso permette al giovane hikikomori di occupare il tempo in maniera costruttiva e di riempire gli spazi con attività che gli permettono di ricostruire un vissuto da cui sta fuggendo. Quindi non bisogna presumere una dipendenza da Internet, ma tutto dipende dalla difficoltà a tollerare il vissuto quotidiano verso cui ci si sente inadeguati. Ricercare nuove forme di comunicazione rende “più tollerabile l’ansia sociale”. In Italia il fenomeno è giunto all’attenzione dei clinici agli inizi degli anni duemila, probabilmente prima non veniva inquadrato nella giusta collocazione. Nel 2013 i casi di ritiro sociale sono stati stimati intorno a 240.000 ed il fenomeno è sicuramente in crescita; le cause non sono dissimili da quelle individuate in Giappone: “rapporto madre – figlio, eccesiva protezione sociale, stato di incertezza e di precarietà dei rapporti familiari “. Di solito si tratta di ragazzi con un “passato scolastico brillante, intelligenti, tendenzialmente introversi” che perdono il

rapporto di riferimento con i cambiamenti evolutivi dell’adolescenza e si percepiscono “molto distanti “ dai propri coetanei. Gli psicologi parlano di “vergogna narcisistica”che li porta ad allontanarsi dalla scuola, dallo sport, dalla esposizione al mondo esterno, da qualsiasi esperienza sociale. Temono il confronto e il rifiuto dei coetanei, non si sentono all’altezza. I primi sintomi possono essere fisici tipo mal di pancia, mal di testa e rifiuto di andare a scuola. Internet può costituire un rifugio che permette di crearsi un universo parallelo a quello da cui si fugge, perché

menti prevalenti che possono portare al ritiro nella propria camera e al “non volerne più uscire”. Ci si crea un mondo prevalente chiuso e si resta reclusi per mesi o anche per anni. Il fenomeno è stato segnalato in Giappone negli anni ottanta da Saito Tamaki, che ha coniato anche il termine hikikomori per definirlo. Alla lettera la traduzione significa “stare in disparte”, dai verbi hiku (tirarsi indietro) e komoru (ritirarsi), in italiano parliamo di ritiro sociale.

non presuppone la fisicità o il confronto con la realtà che non si riesce a gestire. Si può creare una dimensione intermedia più gestibile fra immaginario reale e immaginario virtuale, che consente di allontanarsi dalle relazioni corporee che provocano angoscia e di mantenere un contatto col il mondo di fuori senza isolarsi completamente. Saito Tamaki definisce l’hikikomori come una “sindrome sociale”. Secondo la moderna classificazione è una “condizione, non necessariamente una malattia”. La possibilità di collegarsi in rete lascia aperta la dimensione dell’immaginario vir-

tuale che consente comunque di vivere una qualche esperienza affettiva, che lascia aperta una forma di contatto con la realtà. Nella vita reale il corpo produce emozioni e le mostra nella relazione con l’altro attraverso manifestazioni fisiche : si sorride, si parla, si arrossisce, si è goffi, si è scoordinati, si urla, si bisbiglia. In rete le emozioni si possono nascondere e non suscitare vergogna; lo schermo può celare tutto quello che non riusciamo a gestire senza la necessità di cancellarlo. La rete può assumere una funzione difensiva e la sua dimensione immaginaria può prevalere fino a consentire di mantenere delle relazioni positive. È difficile invece per un adolescente “completamente bloccato”riuscire ad entrare in rete anche magari con un nickname, perché la paura del fallimento pervade completamente la sua ideazione e il rischio di una ulteriore sconfitta blocca qualsiasi approccio. Un adolescente che sceglie il ritiro sociale perché realizza di essere inadeguato e teme la vergogna del giudizio, crea sgomento e genera

a volte scelte assolutamente sbagliate nei genitori, che fanno di tutto pur di entrare nel vissuto di un figlio perennemente sepolto in casa. Mai scegliere l’opzione della critica nel tentativo di individuare un colpevole per alleviare l’angoscia e il senso di colpa. Non esiste un protocollo scientifico efficace. È importante un approccio al ruolo genitoriale, alla cultura della famiglia per incontrare in modo coerente il terzo fattore che è la società. Il ruolo genitoriale ha la sua importanza e alcuni ritengono che il primo lavoro vada fatto su loro. Ma moltissimo possono i fratelli e le sorelle, come introdurre i valori del mondo esterno e riattivare il desiderio di esplorare il di fuori. Sentire di non poter crescere provoca una sofferenza, un “dolore lancinante”, che porta a rifugiarsi in uno stato mentale, in uno spazio non più connesso con la realtà. Non è sufficiente incontrare un adolescente in difficoltà, bisogna raggiungerlo dove lui è! Si tratta di ascoltare e capire le ragioni di un comportamento che il più delle volte sembra insensato.

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Il Covid non ferma gli incontri di accompagnamento alla nascita Di fronte alle stringenti misure anticontagio e alle chiusure agli esterni delle strutture ospedaliere e sanitarie, le ostetriche dei consultori trentini non si sono perse d’animo e alla luce delle restrizioni che limitavano le relazioni hanno deciso di ripensare gli incontri di accompagnamento alla nascita sperimentando nuove modalità. Il tutto cercando di vivere le novità come un’opportunità, visto che tutte le donne stavano vivendo paure e pensieri molti simili. I servizi territoriali e consultoriali con le ostetriche in prima linea, hanno quindi pensato di entrare, virtualmente, nelle case delle future mamme, proponendo gli incontri in modalità online. L’obiettivo è stato da subito chiaro: non lasciare che l’emergenza relegasse sullo sfondo il momento della nascita. Tracciata la strada con

A poche settimane dal parto, confrontarsi con le altre donne nell’intimità degli incontri con le ostetriche, è uno di quei momenti che restano nel cuore di ogni mamma. Un passaggio fondamentale per avvicinarsi al parto con serenità. Uno dei tanti preziosi tutorial, prove di collegamento e mail di iscrizione, gli incontri sono partiti, con il primo dedicato alla conoscenza del gruppo. Per tutte le partecipanti, massima libertà nell’utilizzo di webcam e microfono; l’importante è stato fare sentire le mamme a proprio agio. La scaletta proposta per i sei incontri in video collegamento è stata quella tradizionale: bonding prenatale (comunicare con il bambino in gravidanza), il dolore e il travaglio del parto, la nascita, l’allattamento, la gestione del neonato e il rientro a casa. Oltre agli incontri virtuali con l’ostetrica, alle mamme sono stati forniti diversi materiali e spunti

per approfondire le varie tematiche. Anche il consultorio di Tione si è subito attivato e ha offerto e sta offrendo tale opportunità alle donne giudicariesi. L’impegno delle ostetriche e dei consultori non si è esau-

frammenti di vita «cancellati» dal Covid-19, come l’ultimo giorno di scuola non vissuto, il matrimonio saltato, la partita mai giocata. Piccole cose, di fronte alle tante sofferenze causate dal Covid, ma importanti nella vita di ognuno di noi.

rito con gli incontri online, perché il supporto alle donne è stato garantito anche attraverso i contatti telefonici e la telemedicina. Molto soddisfatte le future mamme, pronte a mettersi in gioco con

modalità che hanno certamente reso più difficile creare quella sintonia e intimità dell’incontro dal vivo. Ma i tanti attestati di stima arrivati via mail alle ostetriche ne sono la prova più tangibile. I corsi di accom-

pagnamento alla nascita in modalità online continuano anche con la «fase 2», integrandosi con la contestuale e graduale ripresa dell’attività ordinaria dei consultori. Gli accessi al consultorio vengono ordinati e programmati per poter continuare a offrire sostegno e orientamento al percorso materno infantile, dalla programmazione della genitorialità fino a dopo la nascita (con incontri individuali e collettivi). Le ostetriche del consultorio garantiscono infatti un fondamentale sostegno alle famiglie anche dopo la nascita, direttamente a domicilio, in una cornice più ampia di promozione della salute materno-infantile e della famiglia. Il consultorio delle Giudicarie si trova a Tione in via della Cros 4 ed è contattabile allo 0465 331530 dal lunedì al venerdì (8-20) e il sabato mattina (8-14).

Campagne screening Covid-19: le Valli Giudicarie osservate speciali Zona di confine e passaggio tra il Trentino e la Lombardia, le Valli Giudicarie sono state tra le zone del Trentino più duramente colpite dal Covid-19. Superata la fase più acuta dell’emergenza, con un andamento dell’epidemia decisamente rassicurante e con nuovi contagi giornalieri ridotti a poche unità, è comunque importante monitorare e studiare i territori più colpiti. Il coronavirus è un virus nuovo, sconosciuto fino a pochi mesi fa e di cui la scienza conosce ancora molto poco. È dunque fondamentale raccogliere il maggior numero possibile di informazioni sulla malattia e il contagio. Informazioni che il mondo scientifico può ottenere solo grazie alla collaborazione dei cittadini che stanno vivendo in prima

persona questa pandemia. Per questo l’Azienda provinciale per i servizi sanitari in accordo con la Provincia autonoma di Trento ha avviato indagini di sorveglianza attiva e campagne di screening utili a rilevare la presenza del virus nei comuni con un alto tasso di soggetti colpiti. Aderire in maniera massiccia a queste indagini è importante per avere dati di «comunità» fondamentali per la protezione della salute di tutti. Dopo l’indagine epidemiologica di metà maggio con i test sierologici nei cinque comuni trentini maggiormente colpiti dal Covid-19 – tra cui Borgo Chiese e Pieve di Bono-Prezzo – è stata la volta, nel mese di giugno, della rilevazione a tappeto tramite tampone nasofaringeo a Bondone, Caderzo-

ne Terme, Castel Condino, Giustino, Massimeno, Pinzolo, Sella Giudicarie, Storo e Valdanone. Tutte realtà che hanno evidenziato un indice di prevalenza superiore al 2%. La campagna di scree-

ning si è svolta in modalità «drive through»: i vari nuclei familiari sono stati invitati a recarsi in macchina per fare il tampone nei punti prelievo senza la necessità di scendere dal-

l’auto. Obiettivo principale dei «tamponi a tappeto» è stato rilevare la presenza di soggetti asintomatici o con pochi sintomi, ma potenzialmente contagiosi. Individuare per tempo i positivi asintomatici permette infatti di prevenire lo sviluppo di ulteriori focolai della malattia attraverso l’isolamento precoce. Lo screening a tappeto consente inoltre di capire quanto il virus circola ancora nella comunità e quindi di orientare le scelte legate alla riapertura in sicurezza delle attività per un graduale ritorno alla normalità. Anche se non elevatissima, l’adesione dei cittadini delle Valli Giudicarie è stata superiore alle attese, a dimostrazione di un significativo interesse per l’iniziativa.


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Cooperando

LUGLIO 2020

La convergenza delle trattative pre elettorali potrebbe portare al vertice il nome del giudicariese Roberto Simoni, attuale presidente del Sait ed ex presidente della cassa rurale di Pinzolo, uomo con ampie competenze in materia aziendale, maturate nella professione e da un vissuto cooperativo in ruoli di responsabilità, come la presidenza della Cassa Rurale di Pinzolo (2003-2019), di Promocoop (2013-2019) e del Sait (dal 2019), ed apprezzato per la sua capacità di gestire momenti anche delicati. Una candidatura quella di Roberto Simoni, come elemento di giunzione fra le diverse componenti del movimento, per creare e coordinare una squadra coesa e traghettare la Federazione Trentina della Cooperazione verso una nuova identità, saldando l’ispirazione solidaristica che sta alla base del sistema cooperativo con la vorticosa accelerazione del cambiamento degli scenari economici, sociali e ambientali del nostro tempo. Altri nomi, mentre scriviamo, potrebbero farsi avanti, i giochi non sono ancora conclusi. Durante l’assemblea verranno eletti i membri del nuovo Consiglio di amministrazione e il presidente. Verranno quindi eletti 4 consiglieri rispettivamente per il settore credito, consumo e agricolo, 3 consiglieri per il settore Lavoro e altrettanti per il Sociale, oltre ai 4 consiglieri trasversali. Negli ultimi anni, la relazione tra i corpi di rappresentanza, quali Federazione e Consorzi, e le cooperative, si è caratterizzata per essere attra-

L’assemblea dei soci è prevista per fine luglio

Il giudicariese Roberto Simoni in lizza per la presidenza della Cooperazione di Alberto Carli Quella trascorsa è stata una stagione turbolenta per il movimento cooperativo trentino. Il prossimo 31 luglio, a seguito della prematura conclusione della legislatura firmata Marina Mattarei, la Federazione della Cooperazioversata da importanti cambiamenti. Pensiamo alla riforma del credito e alla nascita di Cassa Centrale Banca, alla dura ma necessaria riorganizzazione del consorzio Sait nel settore del consumo, ai processi di fusione che hanno coinvolto numerose cooperative di primo livello in modo trasversale al movimento. Nel credito la fusione recentissima del 1 luglio tra Cassa rurale Giudicarie e Cassa rurale Adamello, nel consumo il percorso avviato dalle Famiglie Cooperative in Val Rendena, nel sociale l’esempio della Cooperativa Incontra di Tione nata dalla fusione tra la Cooperativa Il Bucaneve e la Cooperativa L’Ancora, entrambe impegnate da anni per la comunità delle Valli Giudicarie. Oggi assistiamo a un movimento cooperativo ride-

finito nelle sue componenti ma pronto ad affrontare le sfide del futuro. I consorzi cooperativi infatti rappresentano vere e proprie centrali operative dove competenza e professionalità consentono una conoscenza approfondita e specialistica del mercato di riferimento, grazie alla quale, in filiera con le cooperative aderenti, sviluppano mercato e generano nuovi posti di posti di lavoro. Alcune cooperative operano fuori dai consorzi, talune si sono cosi sviluppate da poter essere autonome nella definizione delle linee strategiche di business, altre rappresentano nicchie o nuove idee imprenditoriali. Le nostre società cooperative operano infatti nel sistema di mercato e devono misurare la loro efficacia, in parte, sulla base dei risultati ottenuti in tale conte-

ne con le sue oltre 500 società socie, si riunirà per eleggere la persona che dovrà guidare la Cooperazione Trentina nei prossimi anni, con tutte le incertezze e le ripercussioni che l’emergenza Covid-19 ha e sta ancora generando.

sto. Devono gestire le proprie risorse finanziarie, produttive e umane in modo da trarne utili e profitti. Devono saper operare in contesti giuridici ben definiti… anche cercare di cambiarli. Ma le imprese cooperative non possono e non devono limitarsi ad emulare le imprese di capitale. Certo devono adattare gli aspetti tipici delle imprese al carattere unico delle cooperati-

ve. E questo è stato fatto con ingegnosità nel passato, il grande obiettivo, arduo ma stimolante è farlo anche per il futuro. Il successo delle imprese cooperative stà nella loro struttura e nella ideologia di base. L’applicazione pratica varia a seconda del periodo e del tipo di impresa ma la formula del successo rimane sempre la stessa: l’obiettivo primario infatti è l’interesse dei soci e l’efficacia è basata sul modo in cui se ne soddisfano i bisogni. Da qui l’importanza di costruire una solida relazione con la base sociale. In questo nuovo contesto il ruolo della Federazione sarà determinante nel modellare e rendere attuali, oltre che più efficaci ed incisivi, i suoi servizi, in particolare di revisione e di rappresentanza oltre quelli funzionali ad ambiti trasversali

come ad esempio, bilanci, paghe e formazione. Abbiamo in questi anni anche assistito però a una trasformazione delle relazioni tra le realtà cooperative, talvolta da forti a deboli, trascinando il movimento stesso, architrave della comunità trentina, in una agorà oggetto anche di strumentalizzazione politica. La Cooperazione Trentina ha bisogno di unità e di rinnovato senso di fiducia in un contesto economico complesso e competitivo come quello attuale, caratterizzato non da ultimo dalle incertezze di una emergenza sanitaria unica nella storia moderna. Vi è infatti una grande attesa e aspettativa riguardo alla capacità della nuova governance cooperativa di porsi in ascolto, interpretare e condurre il movimento per i prossimi anni. Il processo di identificazione di un candidato Presidente per ragioni di forza maggiore non è potuto essere messo in campo dal Consiglio di Amministrazione uscente, decaduto nel febbraio scorso.

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Scuola

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Claudio Nicolussi andrà ad Arco, arriva Paolo Zanlucchi

Università popolare trentina, cambio al vertice La novità: da settembre i corsi serali per adulti

Nel 2008, quando dopo diversi anni di coordinamento la direzione passò a Nicolussi, gli iscritti a Tione era 84, nell’anno scolastico 2015/16 gli studenti arrivano a 142. «Credo che in quesi anni abbiamo portato avanti come sede l’ambizione di saldare i legami con il territorio e fornire ai ragazzi delle competenze spendibili nel mondo del lavoro che sono molto diverse oggi da quelle che erano anche solo quindici anni fa. Molte aziende giudicariesi che ogni anno accolgono i nostri studenti nei tirocini ce lo riconoscono e credo sia un risultato positivo di cui come sede dobbiamo essere contenti». Il rapporto con le aziende e una forte spinta alle competenze informatiche e sulle lingue straniere sono i tre capisaldi della gestione Nicolussi: «L’uso della tecnologia e degli strumenti web sono sicuramente due caratteristiche che vengono apprez«Ho voluto valorizzare le montagne che mi circondano e le malghe che sono in parte anche a rischio scomparsa. - spiega Sasha Cereghini -. Spesso i giovani di qui non apprezzano a pieno le bellezze e le possibilità che ci sono, e le malghe e i paesaggi lo sono. Ho basato il mio itinerario sulla zona di Campiglio, con malga e lago Montagnoli. A questo ho aggiunto la possibilità di partecipare alla manifestazione delle Giovenche di Razza Rendena: un giorno di visita alla malga, uno al lago e la possibilità di poter partecipare a dei laboratori didattici, per esempio per i bambini provare a fare il formaggio, mentre il terzo giorno ho fatto scendere i turisti da Campiglio a Pinzolo per partecipare alla sfilata delle giovenche». Hanno invece lavorato in gruppo, sulle malghe di San Giuliano, nel territorio di Caderzone Terme, Tamara Castoldi, Agnese Corradi e Monica Iori. «Abbiamo proposto una malga a cui la mia famiglia è molto legata - racconta Monica Iori -, mio nonno ci portava gli animali e anche mio cugino è salito in malga a fare un’esperienza. Nei libri dei miei nonni c’era un docu-

Il direttore dell’Università popolare di Tione, Claudio Nicolussi, cambia scuola. Nicolussi era a Tione dal 1990 - al tempo, aveva anche un impegno nella progettazione provinciale - e dal 2008 era alla guida della sede tionese dell’Upt come direttore. Dal 1 di luglio sarà trasferito nella sede di Arco. «Pur con esperienze e ruoli vari, sono trent’anni che sono in Giudicarie - spiega Nicolussi - è stata una bellissima esperienza,

ora vado nella sede di Arco con l’idea di potare avanti quello che è stato fatto dal mio predecessore e convinto, come lo sono sempre stato, che la scuola non deve essere in carico di una sola persona ma avere una leadership diffusa. Quindi il mio approccio sarà quello di mettermi al servizio, da una parte, e lavorare con il territorio portando avanti l’idea di una scuola che dia a studenti e aziende ciò di cui hanno bisogno».

zate nelle aziende - spiega Nicolussi - e credo anche che i nostri studenti abbiano portato in alcune realtà delle competenze che, mi-

ticolate quelle che vengono richieste nel lavoro ed è a dare delle competenze diverse variegate che abbiamo mirato, aggiungendo anche la collaborazione con il Trinity College sulle certificazioni». Sono gli ultimi giorni di Nicolussi a Tione, giusto il tempo di chiudere gli esami e dal 1 luglio è ad Arco, mentre nella sede di Tione è arrivato come nuovo direttore Paolo Zanlucchi, che dal novembre 2019 è anche sindaco del Comune di Altopiano della Vigolana. Zanlucchi viene dalla direzione delle sedi di Trento e Rovereto dell’Università popolare trentina. In pas-

gliorando efficacia ed efficienza, abbiano contribuito a quell’ottica di innovazione a cui si deve mirare. Sono figure sempre più ar-

sato è stato anche vicepreside dell’Istituto Arcivescovile di Trento. Docente di tedesco, pone l’accento sulle lingue straniere: «Sicuramente anche a Tione ribadirò l’importanza delle lingue straniere - spiega il neo direttore -. La mia idea è quella di continuare a mantenere al centro gli studenti e le loro famiglie instaurando un rapporto stretto loro. Qui a Tione trovo un gruppo di docenti che ha voglia di mettersi in gioco: andremo a vedere nei prossimi giorni i programmai fatti a Tione che per certi aspetti è sempre stato precursore di alcuni percorsi dell’Upt. E poi

credo siano fondamentali i rapporti con il mondo dell’impresa, del commercio e del turismo in particolare che è un settore dove si possono offrire sbocchi occupazionali diversi anche ai nostri ragazzi. L’ambizione che ho sempre portato avanti è quella di far capire ai ragazzi che bisogna essere professionisti, professionali ma anche pronti a mettersi in gioco in prima persona come imprenditori, tenendo quindi l’asticella degli obiettivi alta». Nel corso dell’incontro di presentazione del nuovo direttore è stata annunciata anche un’altra novità per la scuola di Tione: dal prossimo anno formativo, infatti, saranno avviati, con modalità anche di didattica a distanza, dei corsi serali rivolti agli adulti che per vari motivi sono stati espulsi dal mondo del lavoro e che desiderano riqualificarsi. (D.R.)

Quattro studentesse propongono le migliori idee di valorizzazione del paesaggio alpino

Il Guetti vince il concorso del Fai

Su diecimila studenti ad aver partecipato al concorso del Fai ( Fondo Ambiente Italiano) sul tema “Il paesaggio dell’alpe”, quattro delle vincitrici sono studentesse dell’istituto Guetti di Tione. Fra i dieci progetti selezionati come vincitori del concorso che chiedeva di proporre un dettagliato programma turistico di valorizzazione dei paesaggi alpini, ben due sono stati proposti dal Guetti: uno di Sasha Cereghini, della classe V Turismo dell’istituto superiore tionese, e un altro da mento del 1965 che raccontava come dovevano essere gestite le malghe, ci sono le firme dei paesani di Caderzone, tra cui anche quella di mio nonno. Abbiamo pensato

ad un itinerario nelle malghe di San Giuliano: il tragitto da malga Campo a malga San Giuliano, immaginando dei pasti che ricordassero i cibi semplici che venivano con-

Monica Iori, Tamara Castoldi e Agnese Corradi della classe IV Turismo. Con l’aiuto dei loro docenti le studentesse si sono messe nei panni di un’agenza turistica per progettare un itinerario alla scoperta di luoghi alpini giudicriesi, mettendone in risalto le bellezze antropiche e paesaggistiche, le attività tradizionali, i prodotti tipici, e hanno quindi elaborato proposte di visita che, nell’ottica di un turismo sostenibile, prevedevano nel dettaglio le modalità di attuazione. sumati da chi faceva la vita di malga. E poi attività tipiche come mungere, produrre il formaggio, raccogliere la legna nel bosco». Coordinatrici dell’iniziativa le profes-

soresse Paola Giostrella, docente di geografia turistica, e Cristina Maturi referente per l’indirizzo Turismo del Guetti: «Gli studenti - spiegano - sviluppano competenze di

tipo trasversale con un’iniziativa di questo tipo, che si addice particolarmente bene all’indirizzo di turismo, in particolare nella nostra scuola dove abbiamo cercato di lavorare molto sulla conoscenza del proprio territorio partendo dalla richiesta degli operatori locali e dal fatto che spesso i ragazzi di oggi viaggiano all’estero, ma poi non sono pienamente consapevoli delle bellezze del loro territorio». Le ragazze hanno vinto un buono a testa del valore di cento euro per l’acquisto di libri.(D.R.)


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Attualità

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L’esperienza di Oscar Bagattini, di Borgo Chiese, in Quatar

Uno chef in mezzo al Covid di Mariachiara Rizzonelli L’esplosione di questa tremenda malattia è stata improvvisa ma quasi invisibile. “Da quel momento hanno chiuso i ristoranti e i negozi, ma non era una chiusura stretta - ricorda Oscar -, vedevamo che la gente continuava ad uscire ugualmente, andava a lavorare senza problemi e non portava nessuna mascherina. Sembrava che non si fosse accorta di quello che stava succedendo. Addirittura nei giardini vicino ai nostri si facevano tranquillamente party e barbecue”. La sua famiglia invece possedeva già tante informazioni, anche via Facebook, sul disastro che il Coronavirus stava facendo in Italia e subito ha preso le dovute precauzioni. “La nostra ambasciata inoltre ogni due giorni ci inviava via mail aggiornamenti sulla situazione - sottolinea - Raccomandando di rimanere in casa o indicando l’esistenza di una applicazione da scaricare che ci

L’executive chef condinese Oscar Bagattini da sei anni vive e lavora come Italian chef in ristoranti stellati a Doha in Qatar. Con lui la moglie Samira e i figli Michael e Miriam, di quattordici e dodici anni. Con lo scorso giugno tuttavia a causa del geolocalizzava”. Nelle ultime settimane quindi è stato chiuso tutto davvero, comprese le moschee, e le istituzioni qatariote hanno iniziato a porre vincoli ristretti come il portare mascherine e non fare assembramenti. Chi si ammala lì sono soprattutto gli immigrati indiani, numerosi col boom edilizio che avanza da quelle parti, poco tutelati a livello sanitario. Fortunatamente invece la famiglia Bagattini non ha avuto bisogno della sanità qatariota né dell’assicurazione privata che la compagnia per cui Oscar lavora offre. E’ rimasta però chiusa in casa quaranta giorni con 42 gradi di temperatura esterna e la possibilità di uscire a fare la spesa poche volte solo per Oscar; non il

massimo per una famiglia. “In questo periodo sono stato costretto a fare ferie fino a che le ho finite - ricorda scoraggiato - quindi la compagnia non mi ha più pagato, assicurando solo il denaro necessario per pagare il vitto e l’alloggio per me, ma non per il resto della famiglia. Anche mia moglie da marzo sul lavoro era

diffondersi della pandemia anche a quelle latitudini si è visto costretto a rientrare a casa propria a Borgo Chiese. Lì, racconta, il Coronavirus è arrivato a fine aprile, un paio di mesi dopo che in Italia, anche se probabilmente circolava già prima.

totalmente “unpaid”, non pagata”. Là avevano dei contatti con altri italiani, ma in grandi città come Doha non scattano rapporti stretti come nei nostri paesi tra vicini di casa per cui ci si sente e ci si aiuta di più. Nemmeno quelli del loro quartiere si facevano sentire. “Qui in valle - ribadiscono Oscar e

Samira - magari si fa fatica all’inizio ad aprirsi agli altri ma quando il passo è fatto senti il bene che ti vogliono e quando hai bisogno trovi tutti vicino a te”. Alcuni colleghi chiamavano via telefono chiedendo come andava, ma i superiori davvero non hanno mostrato nessuna vicinanza. Forse è normale così, riflette Oscar; sono “businessmen”, guardano al profitto; il resto non conta molto nella loro visione. Però questo è più vero laggiù che in Italia: “In Italia anche chi ricopre posizioni importanti, nel pubblico e nel privato, si interessa molto di più dei propri sottoposti. Da lì abbiamo visto un video fatto girare dal sindaco di Borgo Chiese, che è anche mio cugino, e ci ha commossi fino

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alle lacrime. Quando vengo a Condino dal paese dove lavoriamo e viviamo mi sento subito a casa”. Cosa ci ha insegnato l’esperienza del Coronavirus? “Che nelle grandi città se ti ritrovi a vivere situazioni difficili o pericolose non puoi contare che su te stesso”, risponde Samira. Alla fine Oscar, approfittando dei primi voli per Milano ripresi con giugno verso questo aeroporto, ha chiesto alla compagnia di fargli un biglietto aereo per tornare in Italia ed è arrivato con i suoi finalmente a casa: “Qui ci sentiamo tutelati. Non sembra ma all’estero, in particolare in Qatar, l’Italia ha un’elevata reputazione per come si è mossa durante la pandemia; qui si salvano le persone e subito dopo l’economia”. Ad agosto lo chef Bagattini tornerà in Qatar per vedere come evolve la situazione ma non è per nulla scontato che decida di rimanervi.

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Attualità Niente è più aggregante, democratico e trasversalmente popolare della musica, capace di creare ponti tra persone e tra culture diverse, di smuovere coscienze e imprimere, come calchi di gesso, emozioni nei cuori. Perché la musica (ribelle come cantava Finardi e anche no) è qualcosa che davvero vibra nelle ossa e che entra nella pelle. E’ materia ancestrale, primigenia come il vento e le divinità. E’ materia fisica che galleggia nell’aria, invisibile come pulviscolo solare e che tutti noi, volenti o nolenti, respiriamo. Per legge naturale. Logica. Ovvia. La musica è balsamo per l’anima e durante la quarentena ne abbiamo assunto dosi quotidiane ancor più massicce per sollevare i nostri spiriti caduti. Ma la musica è anche industria che smuove capitali enormi e che paga stipendi. Nel 2020 interi tour in giro per il mondo annullati, con perdite per addetti ai lavori e per tutto l’indotto. Anche dj, turnisti, artisti da pianobar, piccole band e cori hanno risentito del lockdown: niente serate nei locali, niente concerti, niente prove collettive nelle scuole musicali come nei garage. Immerso in questi pensieri, mi metto in auto e vado a incontrare cinque ragazzi di Comano Terme che fanno musica insieme da 17 anni. L’appuntamento è in un

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Covid, in crisi di musica di Massimo Ceccherini Il lockdown ha inferto un duro colpo a tutti i comparti dell’economia. Lo stop agli spettacoli, forse il più sofferto per lo svago e le emozioni negatici, ha prodotto in tanti di noi una vera e propria ‘crisi di astinenza’ e che in parte ancora perdura. Solo pochi giorni fa hanno riaperto cinema e teatri. Per i concerti i tempi si fanno più lunghi. pub, location ideale per parlare di musica a cuore aperto. Loro sono Marco, Paolo, Lorenzo, Mauro e Gianluca e insieme formano gli Animal Soul. Il nome della band già la dice lunga sul tipo di musica che fate... “Eh già… rock con influenze grunge e metal” Grunge? Dunque nichilismo, autodistruzione? “Tutt’altro. Le nostre canzoni parlano dell’Uomo e del suo disagio, sono riflessioni sulla contemporaneità, e addirittura - sorridono sull’amore.... Sì ma… (tengono a specificare) raccontato a modo nostro!”. Luci soft e birra morbida rilassano nervi e ispirano parole meglio del lettino di uno psicologo. E così vien facile confessare le cicatrici di tre mesi di libertà negata

e di muri alzati. C’è gente che non ha visto la propria fidanzata per tre mesi. Alcuni di loro hanno sclerato. Voi in che modo avete continuato il vostro percorso di band? “Si è trattato di uno stop sof-

La musica è terapeutica, e per mesi abbiamo curato la tristezza da quarantena con flash mob canterecci, suonando e dando di ugola con i vicini di balcone. Sulla Rete è stato tutto un fiorire di dirette Facebook in cui si suonava e si condivideva musica, con salotti di casa trasformati in djset, e concerti e prove d’orchestra via Skype.

ferto e interminabile – dice Lorenzo - Una sospensione del tempo che ha letteralmente staccato la spina ai nostri strumenti. L’abbiamo presa con filosofia, occupandoci della pubblicazione del nostro ultimo album

intitolato ‘In Viaggio’ su Youtube, Spotify e su altre piattaforme musicali”. Zero concerti e solo tanta quarantena… chiaro. Avete organizzato prove via Skype, Whatsapp? “Nulla di ciò. Ci avevamo pensato, ma prima ancora di cominciare abbiamo capito che non sarebbe stato vero suonare”. D’altronde il rock non è spartiti e compostezza. Il rock è sangue e vibrazioni, energia e sudore. E quest’alchimia non credo riesca in videochiamata. “Verissimo ‘ annuisce Lorenzo. I suoi occhi vispissimi d’un colpo annegano nello scoramento quando si parla delle scarse opportunità per chi fa rock di esibirsi dal vivo. ‘Purtroppo solo un paio di locali in valle e zero eventi. Se si vuole visibili-

tà e un minimo di riscontro di pubblico bisogna spostarsi almeno a Trento”. Già, problema antico per le Giudicarie. Qui manca la cultura rock, ci vorrebbe davvero una rivoluzione di mentalità. Ma l’importante, concordiamo, è che scorra comunque musica, in qualsiasi forma, stile, declinazione, modalità. Mentre i fari illuminano la strada del rientro a casa, anche le mie riflessioni ritornano al punto di partenza. Musica e isolamento. Musica e distanziamento. Due concetti antitetici si direbbe… E nella mente riecheggia un verso di Lucio Dalla: ‘Il pensiero è come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare’. Già, proprio come la Musica.


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Estate

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Per un pranzo goloso, un aperitivo stuzzicante o una pizza sotto le stelle

La pausa food è al bicigrill “Parco Crosetta” Sicurezza garantita e il valore aggiunto di trovarsi all’interno di un incantevole parco

Tra questi, merita una segnalazione speciale il bicigrill “Parco Crosetta” a Caderzone Terme. Condotto da Marco e Matteo Costa, gestori dell’Hotel Fiocco di Neve a Pinzolo e del Ristorante Chalet Carlo Magno – Centro Fondo - a Madonna di Campiglio, è inserito in un ampio spazio verde che crea un tutt’uno con il parco “Giorgio Ducoli” di Strembo, per molti anni luogo della partenza e dell’arrivo di quell’incredibile gara che è stata la “24ore Val Rendena” di mountain bike. Qui, numerose sono le opportunità a disposizione, rivolte in particolare alle famiglie, ma

La diamo spesso per scontata, ma da qualche anno rappresenta, sul territorio della Val Rendena, una irrinunciabile offerta per il tempo libero di ospiti e residenti. Il riferimento è alla rete di bicigrill dislocata qua e là a fianco dei 24 chilomenon solo. Ci sono i parchi gioco per i più piccoli, campi per il tennis, il calcio, il beach volley ed il basket. La ciclopedonale della Val Rendena gli corre accanto e non dimentichiamo, poco distante, il green del Golf Club Val Rendena. Facilmente raggiungibile non solo dai residenti e dagli ospiti di Caderzone Terme, Strembo e Bocenago, che rappresentato gli habitué, ma anche dagli altri paesi della Valle, è pure dotato di un comodo parcheggio. Insomma un parco per

il tempo libero e il divertimento abbinato al gusto della proposta gastronomica pensata dai fratelli Costa, dinamici e creativi imprenditori del settore. Il bicigrill “Parco Crosetta” è bar, caffetteria, gelateria e ristorante. Se si chiede agli affezionati clienti quale sia il loro piatto preferito, molti risponderanno senza esitazione la frittura di pesce o lo gnocco fritto con i salumi della Signora Bruna, la mitica Chef della struttura, ma in menu ci

Bicigrill Parco Crosetta

tri della pista ciclabile che corre lungo le sponde del fiume Sarca. Inseriti in aree verdi, spazi gioco e zone sportive, i bicigrill sono, in estate, strutture attrezzate per pause golose, stuzzicanti aperitivi, pizze fragranti e menu completi.

sono anche l’irrinunciabile pollo con le patatine, i taglieri trentini, le lasagne fatte in casa, l’hamburger gourmet e le fresche insalatone. La sicurezza, in quest’estate post lockdown appena iniziata, è la condizione essenziale dell’ospitalità, anche nel settore ristorazione. E il bicigrill di Caderzone Terme, su questo tema sensibile, ha una carta in più da giocare: la disponibilità di un’ampia sala da pranzo open air, in veranda. “I tavoli sono disposti all’aperto

INFOLINE

– spiega Marco Costa – e questo è già di per sé un fattore di sicurezza, oltre ad essere distanziati gli uni dagli altri secondo quanto previsto dai protocolli vigenti. Inoltre, per rispondere alle mutate richieste, affianchiamo il normale servizio al tavolo con la possibilità di piatti da asporto e il servizio di delivery con consegna a domicilio”. Memorabili, ricordando le stagioni passate, rimangono le serate “Pizza sotto le Stelle” (iniziativa che nei pros-

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simi mesi estivi si terrà anche allo Chalet Carlo Magno di Madonna di Campiglio) realizzate grazie al forno a legna portato sul posto per l’occasione. Forse, per qualcuno, il bicigrill Crosetta in abbinamento all’omonimo parco “Crosetta” (Caderzone Terme) e al parco “Giorgio Ducoli” (Strembo), è una meta non ancora conosciuta. Inseritela, allora, nella vostra lista dei “ristoranti” della Val Rendena da provare assolutamente quest’estate!


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Giudicarie Valsabbia Paganella: due bilanci, i numeri e le iniziative

Le Casse Rurali sono società costituite in forma cooperativa ed in quanto tali assumono gran parte delle regole previste in materia di società (Spa e Srl), con l’aggiunta delle regole riguardanti le specificità della forma cooperativa (ogni socio ha un solo voto, indivisibilità del patrimonio sociale, devoluzione quota minima pari al 70% dell’utile a riserve indivisibili).

VARIAZIONE DA VALUTARE

COME VALUTARE LA VARIAZIONE

LA CASSA RURALE (dato al 31/12/2019)

VARIAZIONE rispetto al 2018

ANDAMENTO

Variazione % rispetto all’anno precedente

+alto= + positivo

1.223 milioni

+ 5,53%

Totale risparmi depositati

Variazione % rispetto all’anno precedente

+ alto = + positivo

799 milioni

+ 1,30%

RACCOLTA INDIRETTA

Risparmi investiti tramite la CR

Variazione % rispetto all’anno precedente

+ alto = + positivo

424 milioni

+ 14,60%

PRESTITI NETTI DI BILANCIO

Totale prestiti ad aziende e famiglie al netto delle rettifiche

Variazione % rispetto all’anno precedente

+ alto = + positivo

614 milioni

+ 0,50%

PRESTITI DETERIORATI (NPL)

Prestiti malati (sofferenze + inadempienze)

Variazione % rispetto all’anno precedente

+ basso = + positivo

60 milioni

-26,30%

N. CLIENTI

Titolari di un rapporto diretto con la cassa

- Variazione % rispetto all’anno precedente

+ alto = + positivo

31.620

+ 2,10%

COVERAGE MEDIO PRESTITI DETERIORATI

% dei crediti deteriorati che è già stata svalutata dalla Cassa

Variazione anno precedente

+ alto = + positivo

46,70%

– 8,03%

PATRIMONIO (CET1%)

Rapporto % fra il patrimonio e le attività di rischio

Variazione rispetto all’anno precedente

+ alto = + positivo

16,40%

+ 1,60%

TEXAS RATIO

Rapporto crediti deteriorati netti e patrimonio

Variazione rispetto all’anno precedente

+ basso = + positivo

47,10%

-12,70%

COST INCOME

Rapporto tra i costi operativi ed i ricavi della banca

Variazione rispetto all’anno precedente

+ basso = + positivo

69,30%

-2,30%

% RETENTION

Quanti clienti che in % sono rimasti clienti della Cassa in 1 anno

Variazione rispetto all’anno precedente

+ alto = + positivo

97,10%

+ 0,40%

TIPO DI INDICE

COS’È

RACCOLTA COMPLESSIVA

Totale risparmi depositati + risparmi investititi tramite la CR

RACCOLTA DIRETTA

*

* Il coverage è calato in seguito alla diminuzione dei crediti deteriorati dovuta ad una operazione di cessione a terzi degli stessi

Come ogni società le Casse Rurali devono convocare l’assemblea dei soci “almeno una volta all’anno” per approvare il bilancio dell’esercizio precedente. L’assemblea ordinaria dei soci delle Casse Rurali, oltre ad approvare il bilancio, è da sempre chiamata a deliberare anche l’elezione delle cariche sociali e la determinazione del sovrapprezzo che devono versare i nuovi soci. Negli ultimi anni la normativa secondaria emanata dalla Banca d’Italia ha aggiunto altri punti che devono essere portati all’approvazione dell’assemblea ordinaria - come l’aggiornamento delle politiche di remunerazione- o a conoscenza dei soci – quindi senza approvazione – come l’informativa sull’autovalutazione degli organi sociali piuttosto che quella relativa alle operazioni con i soggetti collegati. Il bilancio di una società che si occupa di intermediazione creditizia è sempre stato molto articolato e complesso. Negli ultimi anni la normativa nazionale ed europea in materia di banche (casse rurali L’emergenza sanitaria ha influito anche sulle modalità con le quali le due consorelle delle Giudicarie – la Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella e la cassa Rurale Adamello – convoleranno a nozze. L’Assemblea straordinaria di fusione si svolgerà infatti con la modalità del Rappresentante Designato, pena la violazione del divieto di assembramento che ha impedito di convocare i soci come di consueto. Il rappresentante designato è un notaio nominato dalla Cassa Rurale al quale ogni socio potrà conferire la delega per rappresentarlo in assemblea e trasmettere le proprie indicazioni di voto vincolanti rispetto ai singoli punti all’ordine del giorno. Esso parteciperà all’Assemblea in rappre-

comprese) ha complicato tantissimo le regole della compilazione dei bilanci bancari, con diversi e importanti cambiamenti dei criteri contabili.

Pertanto come si può proporre ai soci di una Cassa Rurale una scelta consapevole sul bilancio della propria Cassa Rurale?

Indiscutibilmente è necessario semplificare: il modo per farlo è quello di estrarre dal bilancio alcuni indici che vengono comunemente uti-

Oltre all’Assemblea Ordinaria si organizzano altri momenti istituzionali con i soci

SI - Le Assemblee Territoriali e gli incontri “InsiemeNoi” per la presentazione del bilancio sociale

Si organizzano momenti informali di incontro con i Soci

SI – I “Passaggiando” e la “Cassa dei bambini”

Si tengono informati i Soci rispetto alle iniziative proposte dalla cooperativa

SI - I soci ricevono nel corso dell’anno 3 numeri del periodico “La Cassa Informa” ed 1 volta all’anno il Bilancio Sociale. SI – Sono previsti 5 bandi nel corso dell’anno: Bando 200x250 Bando attività+

Si sostengono le Associazioni e gli Enti del territorio

Bando per investimenti materiali Bando per progetti formativi – culturali e sociali Bando InGenerazioni SI - è stata istituita LaCademy la scuola permanente che offre opportunità formative al territorio

Si organizzano percorsi formativi Per i soci Per le associazioni Per le imprese

SI - Il percorso formativo “Conosci la tua Cassa Rurale” SI – L’iniziativa “Associazioni in formazione” SI - I percorsi InBusiness – AgriBusiness - InBusinessTourism

Si promuovono iniziative volte a favorire l’incontro fra il mondo dei giovani e il mondo del lavoro

Si - Attraverso il progetto “Incipit”

Si promuovono iniziative per favorire l’autoimprenditorialità giovanile

SI – Attraverso i progetti “Inprendi” e “Restart”

Si promuovono iniziative volte a favorire la crescita delle competenze dei giovani

SI - Attraverso il “Bando Incentivi per l’apprendimento delle lingue straniere” il progetto “Casa Londra” – la proposta di “Corsi di lingua on line”

Si promuovono iniziative volte a favorire l’esperienza all’estero dei giovani

SI - Attraverso il progetto InEurope

Si promuovono iniziative volte a sostenere i giovani nelle scelte di orientamento

SI - Attraverso il “Progetto orientamento” e lo “Sportello di orientamento”

Si promuovono iniziative volte a favorire il coinvolgimento dei giovani nella cooperativa

SI – Attraverso il momento aggregativo del “PrendilvoloDay”

lizzati anche dai mass media e confrontarli con i medesimi indici dell’esercizio precedente. Nella tabella che segue sono riportati i principali indici, le variazioni da valutare, ed il relativo posizionamento della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella rispetto ai vari parametri indicati. Ma sono solo questi gli indici con cui valutare il bilancio di una Cassa Rurale? La risposta è certamente NO, perché la Cassa Rurale non è solo una banca ma è prima di tutto una cooperativa che si deve preoccupare dello “sviluppo sociale, culturale ed economico dei soci e delle comunità in cui opera”. Si tratta di un principio inserito in tutti gli Statuti delle Casse Rurali ma che nel tempo è stato interpretato in maniera differenziata. Generalmente le Casse Rurali intervengono con dei contributi che vengono erogati alle associazioni ed agli Enti del territorio utilizzando una parte dell’utile che viene accantonato al Fondo Beneficenza e mutualità (si può accantonare fino al 27% dell’utile). E’ possibile valutare l’operato della singola Cassa Rurale rispetto al proprio ruolo di banca di credito cooperativo? Nella tabella a fianco trovate le azioni intraprese dalla Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella per realizzare il mandato statutario, e che permettono di valutare quanto e come la Cassa Rurale investe per la crescita delle proprie comunità.

Verso la fusione

sentanza di tutti i soci deleganti esprimendo per delega le indicazioni di voto ricevute che saranno per lui vincolanti. I soci della Rurale nei giorni scorsi hanno ricevuto un plico contenente due fascicoli (circa la metà dei soci lo riceve in cartaceo mentre un’altra metà, su richiesta, via e-mail): -nel primo (con la copertina arancione) sono contenute le proposte di delibera, ovvero tutte le informazioni relative ai singoli punti all’ordine del giorno dell’Assemblea, in modo tale che ogni socio possa esprimere con consapevolezza il proprio voto.

- il secondo fascicolo (di colore azzurro) contiene la delega al rappresentante designato, che deve essere compilata e firmata, e, per ogni punto all’ordine del giorno dell’assemblea, le indicazioni di voto che ogni socio dovrà esprimere apponendo un segno a fianco della opzione prescelta (favorevole, contrario o astenuto). Il fascicolo azzurro “Delega e indicazioni di voto”, compilato e firmato, insieme alla copia di un documento d’identità dovranno essere consegnati in busta chiusa firmata sui lembi entro e non oltre il 13 luglio 2020 presso le fi-

liali della Cassa Rurale. In alternativa è possibile inviare copia del fascicolo riprodotta informaticamente e sottoscritta con firma digitale a mezzo email all’indirizzo di po-

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sta certificata del rappresentante designato. La prima convocazione è fissata per il giorno 16 luglio 2020, mentre la seconda si terrà venerdì 17 luglio.

All’ordine del giorno dell’assembla, oltre all’approvazione della fusione con la Cassa Rurale Adamello, anche le modifiche statutarie e le modifiche al regolamento sociale ed elettorale, necessarie per dar corso alla fusione. L’assemblea si terrà quindi alla presenza del Presidente della Cassa e del notaio nella sua veste di rappresentante designato di tutti i soci. Tutto il materiale inviato ai soci è disponibile anche sul sito www.lacassarurale.it - sezione Assemblee 2020. Ogni Socio potrà anche chiedere informazioni o chiarimenti relativi ai singoli punti all’ordine del giorno inviando una mail all’indirizzo assemb lee2020@lacassarurale.it oppure telefonicamente al numero 0465.7093830465.709360.


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Le Giudicarie in numeri

LUGLIO 2020

Turismo, gli arrivi negli esercizi alberghieri locali e trentini a cura di Virginio Amistadi

Approfittiamo della recente pubblicazione dei dati relativi agli arrivi e alle presenze negli Esercizi Alberghieri per provenienze e Comunità di Valle per proseguire nella nostra panoramica sul turismo alberghiero in Giudicarie e per un rapido confronto con i territori a spiccata vocazione turistica presenti in Trentino. I dati sono soliIl turismo alberghiero in Giudicarie viene quasi interamente assorbito dai due ambiti turistici di Madonna di Campiglio - Pinzolo - Val Rendena e dalle Terme di Comano - Dolomiti di Brenta che insieme rappresentano il 93,7% del totale degli arrivi annuali. La restante parte del territorio (6,3%) gestisce comunque più di 20.000 presenze. A livello provinciale le Giudicarie rappresentano il 9,8% di tutti gli arrivi nell’alberghiero per un totale superiore alle 300.000 persone ogni anno, delle quali, poco meno di un terzo (26,3%) provengono da stati esteri. In una ideale classifica della ricettività turistica alberghiera provinciale le Giudicarie si collocano al quarto posto precedute da Alto Garda e Ledro, Valle di Fassa e Valle di Sole.

tamente suddivisi per arrivi e presenze. Per esigenze di sintesi utilizzeremo solo i dati degli arrivi. Le presenze sono comunque stimabili indicativamente moltiplicando per quattro (giornate di permanenza) gli arrivi. L’anno di riferimento è il 2019.

ARRIVI NEGLI ESERCIZI ALBERGHIERI PER PROVENIENZA E AMBITO GIUDICARIESE (2019) Ambito turistico Provenienza Incidenza Incidenza territoriale su Giudicarie su PAT Italiani Stranieri Totale Madonna di Campiglio 196.492 71.262 Pinzolo - Val Rendena Terme di Comano 31.542 10.221 Dolomiti di Brenta Fuori ambito 15.311 5.431 Giudicarie 243.345 86.914 Provincia 2.141.170 1.238.282 Fonte: ISPAT Annuario on line/Turismo – Dati elaborati

81,1%

7,9%

41.763

12,6%

1,2%

20.742 330.259 3.379.452

6,3% 100,0%

0,6% 9,8% 100,0%

ARRIVI NEGLI ESERCIZI ALBERGHIERI PER PROVENIENZA E COMUNITÀ DI VALLE (2019) Comunità di Valle Italiani Stranieri Totale % Stranieri Incidenza Arrivi su totale PAT Alto Garda e 180.162 428.959 609.121 70,4% 18,0% Ledro Comun General 378.324 148.823 527.147 28,2% 15,6% de Fascia Valle di Sole 235.407 127.853 363.260 35,2% 10,7% Giudicarie 243.345 86.914 330.259 26,3% 9,8% Altre 1.103.932 445.733 1.549.665 28,8% 45,9% Provincia 2.141.170 1.238.282 3.379.452 36,6% 100,0% Fonte: ISPAT Annuario on line/Turismo – Dati elaborati

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267.754

Il territorio dell’ Alto Garda e Ledro si distacca nettamente da tutti gli altri sia per la numerosità degli arrivi, 609.121 unità, che rappresentano quasi un quinto (18%) del totale provinciale, sia per la provenienza degli ospiti che sono per il 70,4% stranieri. Le prime cinque regioni di provenienza nelle Valli Giudicarie sono rispettivamente Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Lazio e Toscana. Gli arrivi dalla Lombardia rappresentano poco meno di un terzo del totale in Giudicarie e nell’Alto Garda e Ledro rispettivamente con 71.711 e 53.424 arrivi.


Comunità delle Giudicarie

LUGLIO 2020 - pag.

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Correggere certi comportamenti o cambierà il sistema di raccolta

Differenziare bene, una scelta obbligata Tale prerogativa ha spinto gli enti territoriali a introdurre le isole ecologiche, all’interno delle quali si trovano diversi contenitori per il conferimento del cartone, della plastica, del vetro, dei materiali organici, eccetera; parallelamente, sono stati costruiti i CRM (centri di raccolta dei materiali), delle ampie aree, aperte secondo un preciso orario settimanale, dove i cittadini e le aziende possono conferire rifiuti più ingombranti, come ferramenta, imballaggi, cartoni, legno, ramaglie, inerti, elettrodomestici e quant’altro; infine, le aziende possono smaltire gli scarti da lavorazione presso i CRZ (centri di raccolta zonali). In estrema sintesi, potremmo dire che comunità e comuni hanno allestito un sistema capillare e organizzato in modo da rispondere a tutte le esigenze del territorio e che teoricamente dovrebbe garantire risultati di qualità estremamente elevati. In realtà non è così e per un motivo sostanzialmente molto semplice: troppi utenti non rispettano correttamente le regole che il suddetto sistema implica, conferendo i rifiuti

Tra le competenze in capo alla Comunità di Valle rientra anche il servizio di raccolta dei rifiuti, funzione che l’ente svolge su delega di tutti i comuni giudicariesi. Da sempre questa tematica costituisce uno degli

nei contenitori “sbagliati” o differenziando male. A volte capita addirittura di trovare nei cassonetti dei materiali veramente inverosimili: solo per citare qualche esempio eclatante, appare infatti incredibile rinvenire gomme delle auto, serramenti o cercasse di animali nei contenitori dell’umido (in cui dovrebbero essere introdotti solo i resti alimentari)! Per fare fronte a simili comportamenti naturalmente il Servizio igiene ambientale della comunità ha attivato numerose contromisure:

l’ultima in ordine di tempo riguarda il restringimento delle bocchette, con il risultato che una settantina di esse sono state forzate e divelte. E si consideri che pochi anni fa venne pure introdotto un macchinario per la vagliatura dei medesimi rifiuti organici, poiché all’interno di essi si trovava veramente di “tutto”. Purtroppo gli atteggiamenti descritti producono effetti molto negativi: l’introduzione di materiali non consoni all’interno di un cassonetto o di un molog

argomenti più delicati e complessi anche in ragione del fatto che lo smaltimento di quella che un tempo veniva genericamente definita spazzatura oggi richiede sistemi di raccolta mirati a selezionare svariati tipi di materiali, spesso destinati al riciclo.

ne pregiudica irrimediabilmente la qualità. In pratica, un contingente inquinato rischia di non venire classificato come rifiuto selezionato, ma come generico (pertanto non riciclabile) e ciò ovviamente produce un aggravio economico a carico del sistema ovvero degli utenti; la norma prevede infatti che i costi di gestione del servizio debbano essere coperti direttamente dai fruitori e vengano fatturati in bolletta: ne deriva che i comportamenti irresponsabili di alcuni determinano danni collettivi.

Al di là degli aspetti meramente finanziari, c’è anche una questione etica: tutti dovrebbero avere consapevolezza dei fragili equilibri ecologici a cui è soggetta la terra e smaltire il superfluo in maniera corretta, soprattutto laddove vi siano tutte le condizioni per farlo, appare veramente doveroso. I prossimi amministratori territoriali saranno chiamati ad esaminare la problematica e ad adottare decisioni molto rigorose, anche in conseguenza del fatto che recentemente ARERA, l’Autorità prepo-

Borse di studio della Comunità per frequentare la Scuola Musicale Il Comitato Esecutivo della Comunità delle Giudicarie, con propria deliberazione n. 51 del 10 giugno 2020, ha approvato il bando per l’istituzione di n. 27 borse di studio a favore dei ragazzi residenti nel territorio della Comunità, dai 6 ai 18 anni compiuti, che frequenteranno la Scuola Musicale Giudicarie per l’anno scolastico 2020/2021. Il limite dell’età è elevato a 40 anni per i cittadini disabili. “Abbiamo ritenuto – precisa l’Assessore alle politiche sociali Michela Simoni, – di confermare anche per quest’anno il sostegno alle famiglie nella convinzione che la formazione musicale dei bambini e dei ragazzi giudicariesi sia da considerare risorsa essenziale e valore aggiunto per il nostro territorio: tanto più in un momento difficile come questo che ha privato i ragazzi della possibilità di imparare e crescere insieme. L’iniziativa riconosce anche il ruolo fondamentale assunto della Scuola Musicale Giudicarie

sta anche alla regolamentazione delle dinamiche inerenti lo smaltimento dei rifiuti, ha introdotto parametri estremamente rigidi, che presumibilmente determineranno un significativo inceremento dei costi del servizio. È probabile che alla distanza debba essere seriamente preso in considerazione il sistema “porta a porta”, l’unico in grado di garantire un’elevata qualità, prova ne è il fatto che territori che lo hanno introdotto presentano standard molto elevati. Ma ciò non nega che le cose non possano migliorare sensibilmente anche con la modalità di raccolta attuale: si ritiene infatti che una maggiore applicazione da parte di quei cittadini che fino ad ora si sono dimostrati “poco sensibili” al tema richieda un impegno davvero minimo: fondamentalmente si tratta di una questione di rispetto verso chi, da sempre, si impegna a differenziare i rifiuti con cura, verso i nostri figli e anche verso se stessi, poiché a nessuno conviene pagare di più. Giorgio Butterini Presidente della Comunità delle Giudicarie

con il patrocinio di

BANDO BORSE DI STUDIO “SCUOLA MUSICALE GIUDICARIE” Destinatari Cittadini residenti nel territorio della Comunità dai 6 ai 18 anni compiuti nell’anno 2020 che si iscriveranno alla Scuola Musicale Giudicarie per l’anno scolastico 2020/2021. Il limite di età è elevato a 40 anni per i cittadini disabili. Che cosa è La borsa di studio è un contributo in denaro, in base ai requisiti dei richiedenti, concesso dalla Comunità delle Giudicarie per l’iscrizione alla Scuola Musicale Giudicarie per l’anno scolastico 2020/2021. Come fare a partecipare al bando

come agenzia qualificata di formazione e promozione culturale. Il progetto è stato possibile grazie all’intervento dei BIM del Sarca e del Chiese che hanno sostenuto economicamente l’iniziativa”. Ciascuna borsa di studio ha un ammontare pari al 70% della quota di iscrizione, fino ad un importo massimo di € 500,00.= I moduli di domanda possono essere scaricati anche dal sito

web della Comunità www.comunitadellegiudicarie.it. Tutte le domande con i relativi allegati dovranno pervenire alla Comunità delle Giudicarie tramite mail (cinzia.caliar i@comunitadellegiudicarie.it) oppure consegnandoli direttamente agli uffici della Comunità previo appuntamento telefonando allo 0465/339507 entro e non oltre le ore 12.00 di lunedì 27 luglio 2020.

1. Compilare gli appositi moduli di domanda reperibili sul sito della Comunità delle Giudicarie e della Scuola Musicale Giudicarie. 2. Far pervenire la domanda alla Comunità delle Giudicarie entro e non oltre le ore 12.00 di lunedì 27 luglio 2020. La domanda dovrà pervenire tramite mail (cinzia.caliari@comunitadellegiudicarie.it) oppure potrà essere consegnata direttamente agli uffici della Comunità previo appuntamento (tel. 0465/339507). Il bando completo e ulteriori informazioni su www.comunitadellegiudicarie.it Gli uffici della Comunità sono a disposizione per ulteriori informazioni: da lunedì al giovedì dalle ore 9.00 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle ore 17.00 e il venerdì dalle 9.00 alle 12.00 – tel. 0465/339507 – cinzia.caliari@comunitadellegiudicarie.it. Tione di Trento, 10 giugno 2020

L’Assessore per le politiche sociali Michela Simoni


pag. 30 LUGLIO 2020 Messaggio pubblicitario

Giornata provinciale Terme Aperte: previeni le malattie renali

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Attualità

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Tisi, “Davanti a noi non c’è il nulla ma la pienezza”

Valle del Chiese, messa del vescovo per le vittime del Covid-19 di Mariachiara Rizzonelli Nei primi banchi sedevano i sindaci, a scalare nella navata i famigliari delle trentanove vittime causate dal Coronavirus nel territorio che va da Agrone a Condino, sparsi a distanza di sicurezza. Con loro virtualmente interi paesi assieme. Intensissima ma dignitosamente contenuta la commozione di quanti hanno potuto assistere alla celebrazione che nonostante la sofferenza lancinante per la perdita dei propri cari, si sono sentiti intimamente consolati dal fatto che il vescovo Tisi abbia deciso di venire di persona ad incontrare chi ha vissuto tanto dolore per portare coraggio a ognuno. La sua sensibilità lo ha portato a voler misurare le parole nel parlare a persone che così hanno sofferto: “Prendere la parola davanti a persone che hanno frequentato la morte dei propri cari con la non possibilità di accompagnarli in questo drammatico momento non è facile; credo che l’atteggiamento

I progetti sono il frutto di un laboratorio didattico che i ragazzi hanno portato avanti all’interno del progetto “Costruire Paesaggi” promosso da Tsm Step, un percorso di ricerca-formazione-intervento destinato a tutti gli indirizzi delle scuole secondarie di secondo grado della provincia: un’occasione formativa per gli allievi e per i docenti attorno ai temi del paesaggio, dell’ambiente e del territorio e nello stesso tempo si propone di supportare l’elaborazione di proposte concrete relative a possibili scelte di trasformazione che riguardano gli spazi di vita delle generazioni future. «Nell’area Tonello, percorsa anche dal fiume Sarca e dalla pista ciclabile - spiega Ivan Bugna, docente del Guetti - c’è un’importante presenza di verde agricolo e nel contempo alcuni edifici di tipo produttivo non sempre in armonia con il contesto. Il laboratorio ha portato gli studenti a proporre alcune architetture che valorizzino il paesaggio indagando il rapporto tra materia, forma e struttura in modo originale e lungimirante». Per l’area Tonello i lavori per la creazione di tre piccoli capannoni artigianali al posto del rudere a lato strada partiranno a breve, ma lo studio dei ragazzi è stato accolto con entusiasmo dagli amministratori. «È un metodo che mi sembra molto innovativo e va nella direzione di conciliare la preparazione accademica con la pratica

Domenica 14 giugno, alla Pieve di Condino, il vescovo della Diocesi di Trento Lauro Tisi ha officiato una commovente messa per le famiglie maggiormente colpite dalla pandemia dei mesi scorsi delle Unità Pastorali “Sacra Famiglia” e “Madonna delle Grapiù adatto sia misurare le parole”. Il vescovo ha poi rimandato al vangelo letto in chiesa nell’occasione che trattava del ricordo continuo della durezza dell’esperienza del deserto, colmo di insidie: “Questa è la vita dell’uomo, da un parte bellissima e dall’altra drammatica. I nomi fatti prima sono quelli di persone che vi hanno voluto bene, volti d’amore, ma anche volti di quanti ci hanno lasciato. L’uomo è talmente grande che quando viene a mancare si percepisce un vuoto incolmabile. L’immane dolore che avete vissuto possa diventare per noi una risorsa ad avere come unico riferimento per la vita il volere bene”. Di fatto, ha concluso ancora il vescovo Tisi, l’essersi ritrovati tutti insieme a ricordare i propri cari è stato un

modo di gridare nel proprio cuore che “questa enormità di bene” che sono stati non può essere consegnata al vuoto: “Per farvi coraggio vi invito a prendere in mano questo sentimento fortissimo che avete e pensare che Dio nell’eucarestia ci

zie”. Con lui sull’altare erano presenti il parroco delle due unità, don Vincenzo Lupoli, accompagnato dai collaboratori don Bepino Caldera, don Michele Canestrini e dal diacono Giuseppe Mazzocchi.

ha lasciato come compagnia per la vita il ricordo del suo morire e del suo risorgere. Davanti a noi non c’è il nulla ma la pienezza: in quella luce, in quella pienezza, dove c’è un Padre che ci aspetta, pensate i vostri cari”. Al termine della fun-

zione anche il sindaco di Borgo Chiese Pucci nel suo discorso ha quindi ribadito come nei paesi del Basso Chiese nel dolore dei momenti più difficili, ancora oggi vivido nel ricordo, i cittadini hanno tuttavia ricoperto una grande solidarietà: “molti, in vari modi, ci hanno dimostrato tutta la forza del farsi prossimo riuscendo a farci sentire meno soli. Così don Vincenzo, così tanti volontari che si sono messi a servizio nel tempo dell’emergenza nonostante la situazione di pericolo, ma anche e soprattutto il personale sanitario, quello delle nostre case di riposo, gli esercenti, le farmacie, le forze dell’ordine e molti altri. Un circolare del bene che ha dato sollievo e coraggio a tanti”.

Gli studenti immaginano la zona industriale di Denise Rocca

Una birreria, una falegnameria o una segheria, una centrale a cippato o magari un ristorante, o ancora un centro per l’arrampicata indoor, un laboratorio per il taglio del vetro e anche, perché no, una corte dei sapori giudicariesi, un caseificio o una coltelleria. Le idee sono degli studenti degli indirizzi di “Co-

e l’opportunità di cimentarsi direttamente sul campo commenta il presidente della Comunità delle Giudicarie Giorgio Butterini -. Spesso parliamo della possibilità che

imprese e scuola si avvicinino e qui credo abbiamo visto un ottimo esempio di come fare». Il sindaco di Borgo Lares Giorgio Marchetti trova il valore didattico e culturale:

struzioni Ambiente e Territorio” e di “Tecnologia del Legno nelle Costruzioni” dell’Istituto Guetti di Tione che hanno proposto agli amministratori giudicariesi delle idee di riutilizzo dell’area industriale Tonello, a fianco della retta che porta da Saone a Tione, nel comune di Borgo Lares. I 21 ragazzi delle classi V CAT e V TL dell’Istituto “Lorenzo Guetti” di Tione, divisi in gruppi, sono riusciti ad elaborare 10 proposte malgrado il difficile periodo con cui hanno dovuto convivere. Le possibili funzioni immaginate sono: • Frigo Francesco e Collini Luca: coltelleria; •Cereghini D. e Pouli G.: centro per arrampicata indoor; • Ferrari Davide e Monfredini Luca : falegnameria; • Mora Aaron e Nicola Todeschini : segheria; • Ferrazza Luca e Melzani Jacopo : birrificio con ristorante; • El Kamili Youssef, Saidi Karim e Prandini Christian: centro per il taglio del vetro; • Farina Gabriel e Storani Damiano: caseificio; • Gusmerotti Giacomo e Valenti Stefano: birrificio; • Rosa Mario e Speranza Matteo: corte dei sapori giudicariesi; • Ferrari Francesco e Ferrazza Mattia: centrale a biomassa (nella foto).

«I ragazzi ci hanno presentato un lavoro bellissimo, superlativo - spiega -. Magari tradurre immediatamente queste cose è difficile, soprattutto nel chiedere di fare un investimento sulla parte estetica al mondo artigianale e imprenditoriale che può far crescere i costi. Ma è stato interessante per tutti avere questi progetti e punti di vista, e a livello della scuola è da elogiare che si affianchino allo studio teorico anche lavori così pratici e vicini alla realtà». Il lavoro ha avuto come sua conclusione una videoconferenza in cui gli studenti hanno esposto i propri progetti oltre che al dirigente scolastico Alessandro Fabris ed al dirigente di Step Gianluca Cepollaro, al presidente ed al vice presidente della comunità di valle delle Giudicarie Giorgio Butterini e Fabrizio Maffei ed al sindaco di Borgo Lares Giorgio Marchetti.


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Economia

LUGLIO 2020

Dall’autunno, produzione a pieno regime

Innova verso le centomila mascherine al giorno Figlio di un piccolo imprenditore di Gorgonzola (intesa come cittadina, non come formaggio), ha seguito in grande le orme paterne, prima entrando nella Olimpia Splendid, poi diventandone consulente e infine concorrente. Forse il termine non è corretto, ma non sappiamo come declinare il rapporto fra aziende che in fondo sfornano lo stesso prodotto. Innova. Questo il nome della ditta: prima nel Bic di Pieve di Bono, ora nella zona industriale di Storo, in una superficie che ha permesso a Bottaro lo sviluppo dell’azienda come piace la lui. Uno sviluppo costante che oggi consente di usare il numero 55: il 55% della produzione parte per l’estero. Non tutti possono permettersi un simile risultato. E nell’anno del Signore 2020, ecco le mascherine. “Ho visto la nostra comunità in difficoltà alla ricerca di cose che in fondo sono banali e semplici come le mascherine”, spiega Oreste. “In un primo tempo ho fatto il possibile per farne arrivare un buon numero in valle, donandole ai Comuni, alle case di riposo. Prese in

La mascherina passerà senz’altro alla storia per essere il capo d’abbigliamento più di moda nell’anno del Signore 2020. Ce n’è di ogni forgia, di semplici e di griffate (perché le differenze bisogna pur marcarle!). Al di là della firma, a contare è l’utilità. Ed è quello che ha

Cina, perché praticamente il 98% delle mascherine arriva da lì. In Italia la produzione è marginale”. L’importazione non è facile, perché l’Italia è uno Stato difficile da gestire quando devi trattare con la burocrazia: dogane, Protezione Civile, certificazioni. Basti pensare all’azienda altoatesina che ha anticipato parecchi milioni alla Provincia per far arrivare le mascherine, ritrovandosi con il debito e nessuno che vuole pagare perché le mascherine non sono certificate. “Esattamente – osserva Bottaro – perché le mascherine sono certificate in Cina, ma non secondo il marchio CE. E pensare che sono generalmente buone le mascherine che arrivano dalla Cina”. Partendo da queste considerazioni Oreste Bottaro si è detto: “Proviamo a farle qui. Lo spazio in azienda c’è. Comperiamo la macchina e produciamole per venderle a prezzi decenti, non di speculazione”. E che ci sia chi

ha speculato è fuori da ogni dubbio. Maggio è il mese dell’arrivo della macchina. Dopo essere stata testata e provata, è cominciata la produzione, anche se fra maggio e giugno si è andati a scartamento ridotto. “L’iter della certificazione

colto Oreste Bottaro, imprenditore lombardo che si è stabilito nella valle del Chiese per produrre macchine per il rinfrescamento ed il riscaldamento delle case. Produrre, ma prima progettare, perché questo è il suo pallino.

– si rammarica Bottaro – è lunghissimo e farraginoso. Stiamo andando lenti, finché non avremo tutte le autorizzazioni”. Lenti, anche perché c’è altro da fare. Bottaro è di quelli che (alla faccia di Covid) non hanno avuto pause. “Certo

– confida – all’inizio della pandemia abbiamo avuto un piccolo rallentamento, ma adesso c’è una forte crescita. Sono fra i pochi fortunati che possono mettere il segno più”. Produzione lenta. Fra l’altro l’isterismo derivato dall’emergenza è finito. “Diciamo che spingeremo di più – annuncia Bottaro – quando avremo tutte le certificazioni. Perché è vero che l’emergenza è finita, ma di mascherine ce n’è bisogno tutti i giorni”. Entrando nel dettaglio, la Innova produrrà mascherine chirurgiche a partire dall’autunno: centomila al giorno. Chirurgiche: quelle che servono per proteggere il prossimo dalle tue goccioline. Canali di distribuzione? Ferramenta, ma anche farmacie. E perché non Protezione Civile ed ospedali? Ma tanto per avere un tocco di informazione, come sono fatte? E soprattutto, le materie prime si trovano in Italia? “La mascherina – illustra

Bottaro – è fatta con tre tipi di materiali. Due sono di ‘tessuto non tessuto’, poliuretani (filamenti) depositati su un nastro rotante che vengono solidificati. I due strati (che stanno all’esterno) sono adatti alla bio-compatibilità con la pelle: non creano irritazioni. Sono gli stessi materiali usati per la produzione di pannolini per bambini. Lo strato interno è un materiale filtrante che serve per filtrare le famose goccioline”. E dove si trova? “Per i tessuti esterni c’è una buona produzione in Italia, perché si tratta di materie utilizzate nell’abbigliamento e simili. C’è una bella azienda in Trentino: la Texbond di Rovereto, che ci ha seguito. Quanto al materiale centrale, beh, lo si trova con fatica in Italia. La maggior parte arriva dalla Germania o dai Paesi dell’est europeo”. Comunque la materia prima c’è. Ora si tratta di partire. (G.B.)

Dalle “pèze” allo strappo Il vocabolario del dialetto di Roncone definisce la pèza: oltre che un riquadro di prato falciabile, già trattato in un precedente lavoro, anche pezza, strofinaccio e canovaccio. La pèza e al plurale le pèze sono scampoli di stoffa e comunque pezzi di tessuto, utilizzati tal quale come le pezze per la raccolta e la messa in forma del formaggio, le pezze per la protezione dei piedi e delle calze, lenzuola, lenzuola per la raccolta del fieno (bàda) coperte e pezze per i lavori di rattoppo di indumenti ed in particolare dei pantaloni. Ed è a proposito di quest’ultima utilizzazione che desidero intrattenere il lettore. Fino agli anni sessanta-settanta non vi era pantalone senza una pezza. La loro collocazione riguardava le ginocchia e la seduta. Facevano eccezione i pantaloni della domenica, la cui usura era lenta. La scelta delle pezze non era guidata dal colore del pantalone, sul quale doveva essere apposta, ma dalla disponibilità della pezza stessa. Succedeva a volte che un pantalone irrecuperabile alla sua funzione, diventasse e sua volta pezze. La figura del sarto e della sarta al tempo delle pezze, erano molto diffuse. Alcune sarte offrivano la loro “arte” direttamente presso le famiglie. Da come la pezza era apposta si capiva se il lavoro

era stato fatta da una sarta o da una improvvisata sarta. Chi l’avrebbe mai detto che le pezze nel terzo millennio ritornassero a caratterizzare l’abbigliamento, in particolare quello dei frequentatori della montagna. Nel passato, al tempo delle pezze, l’abbigliamento del montanaro non

risaltava, anzi era funzionale ad un perfetto mimetismo. Oggi invece pantaloni e giacche cangianti, rendono sempre più appariscenti i fruitori della montagna. Pezze multicolore che non seguono la logica dei punti di maggior usura, ma la corsa a giochi di colore, al punto che si potrebbe

maliziosamente pensare che l’ascesa all’altura sia una esibizione di moda. Per la verità la scelta di indumenti colorati non è esclusiva dell’abbigliamento montano, buon parente è l’abbigliamento sportivo. A volte, anche per questo ambito mi viene la tentazione di pensare, che si tratti di uno sfoggio di colori e forme, in assenza delle quali molti sceglierebbero un vita sedentaria. Ma più incomprensibile per un anziano che ha subito il tempo delle pezze è l’incontenibile diffusione di pantaloni jeans con abrasioni e strappi. Ciò che nel passato le pezze erano chiamate a coprire, oggi sono elementi distintivi, voluti e fortemente desiderati. Ecco allora che alcuni jeans sembrano pantaloni da poco dismessi da un manovale, che per tutta la giornata ha manipolato sacchi di calce e cemento. Altri con evidenti strappi, i pantaloni dismessi da un pastore reduce di un intervento e di compattamento di un gregge che suo malgrado ha dovuto attraversare un’area di incolto colonizzata da rovi e altre spinose. Che dire, a volte le cose incomprensibili, nel lungo periodo, possono rivelare verità straordinarie. Non sono comunque i pantaloni che fanno gli uomini. Giovanni Bazzoli


Attualità Quali sono i dati del 2019 riguardo la raccolta rifiuti in Giudicarie? Le do i dati in tonnellate: 3.732 di organico (tecnicamente si chiama FORSU, frazione organica del rifiuto solido urbano); 1.403 di cartone, 1.438 di carta, 1923 il multimateriale leggero, 2.078 gli imballaggi in vetro, 935 gli inerti, e 1668 sono gli scarti da cernita. Il valore percentuale di raccolta differenziata è stato del 70,97%. Non sono molte 1.668 tonnellate di scarti? Sì, la notevole quantità di scarti da cernita proviene in gran parte dalle impurità, in primis di plastica (oltre il 50%), umido circa il 20% e carta in misura minore. Come sono cambiate le cose negli ultimi anni? La novità principale è stata la modifica delle bocche di apertura dei contenitori di carta, plastica e umido, in modo da non permettere l’ingresso di rifiuti ingombranti. Questo ha dato buoni risultati? Ed i nuovi contenitori sono in tutte le Giudicarie? Quasi, manca sono una parte delle Esteriori. C’è stato un lieve miglioramento, è vero, ma ci sono stati anche diversi atti di vandalismo, con imboccature divelte e strappate per poter immettere rifiuti di qualsiasi tipo. E non pochi casi, dai 60 ai 70 nel 2019, con notevoli costi di riparazione per la comunità.

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La percentuale di raccolta differenziata è stata del 70,97%

Rifiuti, sempre troppe impurità nella plastica di Chiara Garroni In molte isole ecologiche sono installate le telecamere, e la situazione del conferimento rifiuti risulta un po’ più controllata rispetto agli anni scorsi. Ma non si può certo affermare che le cose vadano bene.Al momento lasciamo stare la questione di chi butta a bordo strada l’immondizia, o Altre novità? La possibilità di portare al centro di raccolta, a fronte di uno sconto tariffario, i contenitori per i liquidi, ovvero gli imballaggi in plastica selezionati, che ci danno accesso a un corrispettivo dal consorzio Corepla. L’iniziativa ha dato buoni frutti, ma è ancora a livello pilota, in attesa di essere estesa a tutti i Comuni. Nel 2019 abbiamo raccolto 97 tonnellate. Quali sono i problemi maggiori che si riscontrano? Senz’altro le impurità nella raccolta differenziata, in particolare nel multimateriale e, dall’anno scorso, anche nei rifiuti ingombranti. Ogni tanto rispunta l’idea della raccolta porta a porta,

che ne pensa? Potrebbe migliorare le cose o al contrario porrebbe altri grossi problemi? Personalmente ritengo sia una soluzione valida. Non è esente da problemi, come i costi e la necessità di movimentare i carichi, ma la raccolta differenziata attuale è tale solo di nome. Alcune Comunità trentine fanno il porta a porta, ad

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con consegna a casa fino a fine settembre (per almeno un bancale, minimo 70 sacchi)

di chi conferisce male i materiali di scarto nei cassonetti (spesso la polizia locale li identifica e sanziona), e concentriamoci sui numeri relativi alla raccolta rifiuti nel 2019. Risponde l’ingegnere Ivan Castellani, responsabile del servizio igiene ambientale della Comunità di valle.

esempio in val di Fiemme. L’esperienza di Campo Tures, che gli ambientalisti portano ad esempio di raccolta virtuosa, la conosce? Potrebbe esser realizzata qui da noi secondo lei? Si, la conosco, ma secondo me è inapplicabile da noi perché il territorio è troppo esteso (ci sarebbe la necessità di conferire

tutto al centro di raccolta), e la coscienza ambientale non ha ancora raggiunto un tale livello di sensibilità. (L’ impianto di compostaggio del rifiuto secco/umido sorto a Campo Tures nel ’94 si ispira ai moderni impianti di compostaggio operanti in Austria e Svizzera, per la ricerca di un compost di qualità. Il rifiuto umido è “ripulito” di tutte quelle sostanze (materie plastiche, metalli) che potrebbero inquinare l’ambiente; c’è la giusta mescolanza secco/ umido, una macchina rivolta periodicamente i cumuli di compost che viene coperto con teli di speciale materiale. Ciò mantiene all’interno del cumulo un’umidità costante e assicura il ciclo aerobico di

decomposizione.) Ritiene che la gente sia informata correttamente sulla differenziazione dei materiali? Sì, penso che la gente sia sufficientemente informata: facciamo interventi a livello scolastico, di comunicazione, e nel sito Internet, che però purtroppo è poco frequentato. www.comunitadellegiudicarie.it/tematiche/servizio-igiene-ambientale) Cosa si potrebbe fare per migliorare le cose secondo lei? Una delle prime cose da fare sarebbe vigilare maggiormente sui conferimenti presso le isole pubbliche.


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Arte

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Non c’è che alzare la testa per incorniciare idealmente, ognuno di noi, ogni giorno, decine e decine di quadri viventi ritagliati dal gran fondale montano che si offre quotidianamente al nostro sguardo e scoprirsi tutti...pittori! C’è chi la cornice l’ha installata materialmente, a duemila metri, nelle Dolomiti Orientali, un’immensa cornice puntata sui pascoli di Pampeago, all’interno del museo a cielo aperto di RespirArt, il parco d’arte più alto del mondo. L’opera si chiama appunto “Natura Viva” (2012), dello scultore ampezzano Mauro Lampo Olivotto, da un’idea semplice, di straordinaria efficacia visiva: davanti alla cornice tre “troni gotici” per chi vuole sedersi ad ammirare dal vivo, entro il sontuoso contorno, le cattedrali di pietra del Latemar. Anche in territorio giudicariese abbiamo le nostre cattedrali di pietra, accanto a paesaggi più ameni, non per questo meno poetici e pittoreschi; niente di male scomodare al riguardo coloro che per primi hanno guardato alle nostre montagne non solo in senso alpinistico-esplorativo, ma unendovi un appassionato afflato estetico, quasi spirituale. È la storia affascinante dei giovani lord inglesi, di solidissima e raffinata formazione culturale, oltre che atletico-sportiva, che nella seconda metà dell’Ot-

A scuola di sensibilità dai mitici scalatori-pittori delle Alpi

Riguadagnarsi lo sguardo di Giacomo Bonazza

Mai vi fu una primavera di smagliante bellezza come quella appena trascorsa; per un verso una vera e propria consolazione nei giorni tristi e bui della cattività dovuta alla pandemia, per l’altro una provocazione al nostro inguaribile antropocentrismo, una sfida alla nostra onnipotenza tenuta in scacco da un piccolo, devastante virus. Fuori il trionfo della natura, dentro il nostro arrovellarsi pavido in cerca di

nuove consapevolezze e di nuovi sguardi sul mondo e sulle cose. Riguadagnarsi uno sguardo più profondo, più contemplativo, sarebbe già di per sé una salutare lezione da trarre dalla vicenda Covid, partendo anche da un nuovo modo di guardare al paesaggio che ci circonda, recuperando il sentimento della presenza viva e palpitante della natura, troppo spesso ridotta a muto scenario delle nostre frenesie. Davanti agli occhi del viaggiatore s’ergono torri, corni, cupole, colonne, guglie serrate in un’infinita varietà. Egli pensa che giù in basso sia l’officina della Natura e questa la esposizione dei suoi modelli... Primiero ed Auronzo possono magari eguagliare il meraviglioso profilo, ma non offrono nulla che rivaleggi con la simmetria dell’intera massa del Brenta quando s’erge sulla Val Nambino”. Lo straordinario reportage di Freshfield è a sua volta corredato dagli ‘accurati schizzi’ degli amici Francis Fox Tuckett (1834-1913) e Josiah Gilbert (1814-1892), compagni di scorribande alpine

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1 - Edward T. Compton - “La Cima Tosa” (1903) - Collezione privata 2 - Edward T. Compton - “ Am Adamello” ca. 1920 3 - Josiah Gilbert - “ Val Brenta “ - da “Italian Alps” 1875

tocento risalgono le vallate giudicariesi per conquistare le vette ancora inviolate dell’Adamello e della Presanella, attraversare in lungo ed in largo la catena del Brenta, lasciandoci

testimonianze preziose del loro passaggio sia di tipo letterario che iconografico. Basta leggere da “Alpi Italiane-Schizzi delle montagne del Trentino” (“Italian Alps”-1875) di Douglas

William Freshfield (18451934), figlio di un esponente di primo piano della Banca d’Inghilterra, che a soli 19 anni, il 27 agosto 1864, con altri quattro compagni di cordata, arriva in cima alla Presanella, una fra le tantissime imprese alpinistiche di questo instancabile viaggiatore delle montagne del mondo. Riferendosi alle cascate della Val di Genova le paragona ai celebri spettacoli

d’acqua della reggia parigina: “La Val di Genova per le sue “grandes eaux” è la Versailles dell’Italia Settentrionale”. Cambiando versante, al cospetto del Brenta, così dipinge con le parole quell’architettura rocciosa: “ ...Il colore fondamentale delle loro pareti è un grigio giallastro striato di rosso, rotto qua e là dal bianco brillante dove una ripida scalea di ghiaccio ascende al precipizio...

sulle montagne trentine allora sconosciute. L’approccio di Gilbert agli scenari dolomitici non è propriamente agonistico: “La nostra non è una una storia di avventure ‘alpine’. Privi di piccozze e di corde, non possiamo elencare pericolose scalate e bivacchi nei sacchi a pelo. Se queste cose sono indispensabili per ‘combinare, qualcosa, allora noi non abbiamo combinato niente”. Quel niente, però, sono sono le splendide incisioni, le litografie a colori e i delicatissimi acquerelli che Gilbert dedica alle montagne del Tirolo italiano, tra cui alcune vedute memorabili della Val Brenta, raccol-

ti nel libro “Le montagne dolomitiche” del 1864, stampato a Londra, dove compare per la prima volta la parola ‘dolomiti’. Un po’ più tardi con “ Cadore. Terra di Tiziano”(1869), le dolomiti bellunesi, descritte ed illustrate dall’artista britannico, diventano pretesto per un affettuoso omaggio all’arte del genio di Pieve di Cadore, anche lui figlio di quell’universo montano. Negli anni ‘80 dell’Ottocento approda sulle nostre montagne quello che viene considerato il “pittore delle Alpi” per antonomasia: Edward Theodore Compton (18491921), l’artista-scalatore londinese protagonista di vedute alpine di assoluta qualità, un seducente mix di realismo fotografico, accenti impressionisti e sensibiltà romantica. Per restare in ambito valligiano, ci bastino i suoi acquerelli del Crozzon di Brenta, dell’Adamello, il magnifico olio su tela della Tosa (1903) e l’acquerello della Chiesa di Santo Stefano a Carisolo, ciò che rimane di un disperso “diorama delle Alpi”, che gli commissiona il Club Alpino sassone nel 1897 per una grande esposizione Industriale a Lipsia. Lo stesso Julius von Payer (1841-1915), il boemo conquistatore dell’Adamello nel settembre del 1864, a 23 anni, ancora nelle vesti di ufficiale austro-ungarico, intraprenderà in seguito la carriera artistica frequentando l’Accademia di Monaco e lavorando a Parigi come pittore. Eccelente disegnatore di montagne è pure Edward Whymper (1840-1911), spedito giovanissimo da un’ editrice londinese a rilevare i profili delle vette alpine svizzere, francesi ed italiane, trovando il tempo di salire per primo sul Cervino nella tragica ascesa del 14 luglio 1865; altro esempio del misterioso connubio fra arte e montagna che caraterizza quella mitica ‘golden age’ ( età d’oro) dell’alpinismo e che ancora oggi suggerisce suggestioni e nostalgie.


Memoria Il nuovo direttivo - ora formato da Adriano e Franco Capelli, Donatella Collini, Matteo Motter, Alessandro Salvadori, Franco Righi, Samuel Bonapace, Aldo Gottardi e da Giovanni Pellizzari (uno dei due fondatori del Museo) - sta lavorando alacremente per la prossima riapertura degli spazi museali, rinnovando quello che era il “vecchio” percorso espositivo. Il “nuovo” Museo beneficerà, oltre che del piano rialzato, anche del primo piano nel quale saranno realizzate vetrine e percorsi tematici dedicati alla Guerra Bianca in Adamello, alle armi ed equipaggiamenti usati e ai suoi protagonisti italiani ed austro-ungarici. In questo caso non poteva mancare una parte dedicata al giovane tenente dei Kaiserjäger Felix Hecht von Eleda e del suo diario, conservato proprio al Museo. Verrà valorizzata la parte dedicata al tema dei “recuperanti”, ovvero l’argomento per il quale il Museo era nato. Dal secondo dopoguerra in avanti, il recupero di reperti bellici era passato dall’essere una vera e propria attività lavorativa remunerata (i metalli raccolti lungo le prime linee venivano venduti a società che a loro volta li rivendevano alle industrie impegnate nella Ricostruzione) a una passione animata non più dal guadagno ma dalla voglia di conoscere e valorizzare la storia di chi aveva combattuto ed era morto sulle montagne della Rendena. I “nuovi” recuperanti risalivano lungo le prime linee della Grande Guerra a cercare oggetti militari, ritornando poi a valle con reperti che sarebbero andati a formare grandi ed interessanti collezioni. In Val Rendena due di questi collezionisti, Sergio Collini e Giovanni Pellizzari decisero di dar vita a un museo: nel settembre del 1973 nacque il Museo della Guerra Bianca Adamellina “Recuperanti di Rendena” di Spiazzo. Sulla nascita del museo c’è una toccante storia che spiega bene la filosofia che li ha motivati: proprio nel settembre di quell’anno i due amici, durante una escursione sul ghiacciaio del Lares, trovarono tre corpi di soldati morti assiderati, due italiani e un austro-ungarico. Non potendo in quel momento riportare a valle le salme, decisero di spostarle in un punto facilmente riconoscibile, per poi ritornare in un secondo tempo in forze a recuperarli per poterne dare degna sepoltura. Purtroppo, pochi giorni dopo vi furono abbondanti nevicate in quota, che non

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Focus sui “recuperanti” di cimeli di guerra, da lavoro a passione

Spiazzo, il Museo della Guerra al lavoro per la riapertura Chi percorre la strada statale che passa per Spiazzo Rendena, si sarà forse chiesto qual’è l’attuale stato del Museo della Guerra Bianca. È ancora aperto o è chiuso? In effetti è da circa due anni che la mostra museale è chiusa al pubblico a causa di urgenti lavori di ristrutturazione dell’edificio “ex

solo resero impossibile la spedizione, ma cancellarono i riferimenti lasciati da Sergio e Giovanni. Questo fatto venne percepito da Sergio e Giovanni (e da molti altri) come una sorta di volontà dei

tre caduti di voler restare nel luogo dove avevano combattuto e dove erano morti, ma allo stesso tempo anche una richiesta di non dimenticarli e non dimenticare quello che loro hanno passato su quelle

Scuole di Spiazzo” nel quale è ospitata dal 2007. Ma chiusura non significa inattività. L’anno scorso il direttivo dell’Associazione che sta alle redini del Museo si è rinnovato e ora, a fianco di riconferme di soci “storici” ne sono entrati di nuovi.

montagne. Nacque così la volontà di raccogliere testimonianze per salvare e tramandare la storia di quegli anni drammatici, per salvare dall’oblio le vicende dei tre sventurati e di molti altri loro compagni. Inoltre, con la diffusione del turismo di alta quota e il graduale ritiro dei ghiacciai, molti turisti facevano letteralmente “incetta” di reperti bellici, che avrebbero portato a casa loro come semplice souvenir. Gli oggetti bellici trovati sui ghiacciai della Rendena raccontano una storia molto intima per la valle e per i suoi abitanti e sembrava scorretto ai molti appassionati recuperanti locali che queste testimonianze importanti finissero sparpagliate ai quattro venti, trattate come un qualsiasi oggetto collezionistico di militaria. Grazie anche all’interessamento del Comune di Spiazzo nella figura dell’allora Sindaco cav. Mario Terzi, si destinarono dapprincipio due sale nel seminterrato delle Scuole Medie del paese per allestire la prima mostra permanente dedicata alla Guerra Bianca. Questa mostra in breve tempo aumentò

sia nei soci e collaboratori, sia negli oggetti che questi recuperavano e donavano per darvi nuova importanza come fonte storica. Anche le attività del Museo crebbero, tanto che si cominciarono a recuperare anche album

inediti di fotografie del periodo bellico sulla Val Rendena, si rintracciarono i veterani della Guerra Adamellina ancora vivi di entrambi gli schieramenti per ascoltarne le testimonianze e racconti e nel frattempo si continuarono a reperire nuovi oggetti militari, sia tramite donazioni che tramite spedizioni di ricerca. Di grande interesse in questo caso è la donazione, il 13 dicembre 2019, di una rara cassetta porta munizioni per mitraglatrice italiana Fiat, da parte del Comando dei Carabinieri di Carisolo nella persona del Maresciallo capo Christian Civettini. Questo reperto fu rinvenuto sulla parete nord del Corno di Cavento, messo in sicurezza dagli artificieri della Stazione di Bolzano (la cassetta era ricolma di caricatori pieni) e restaurata dall’esperto Marco Gramola del Museo della Grande Guerra di Borgo Valsugana e grande collaboratore del Museo di Spiazzo. Il Museo sta quindi rimettendosi a nuovo per una “rinascita” in una forma più moderna, interattiva e coinvolgente.

Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento

Anno 18 n° 7 luglio 2020 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Chiara Garroni, Aldo Gottardi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Marco Zulberti, Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 2 luglio 2020 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129


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Parlando giudicariese

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Un secolo di Giudicarie A 100 anni compiuti il mio guardarmi indietro Storicità. - Nel mio primo decennio (1920-30) ho dovuto sentire l’essere stati conquistati dall’Italia, quando ancora si percepiva l’evidente atmosfera satura di un alcunché di austroungarico, in conseguenza della presenza, per un secolo a Tione, del Capitanato delle Giudicarie con personale tirolese-austriaco. Il marchio tirolese-austriaco veniva a poco a poco spazzato via a tutta forza, specialmente a scuola, dalle drastiche imposizioni fasciste. Nel 1928 avviene in Giudicarie l’aggregazione dei 62 Comuni amministrativi già ex-austroungarici in soli 16 Comuni con il Podestà (secondo i principi della dittatura senza consiglio comunale) in sostituzione del Capocomune che, invece, gestiva il bene pubblico unitamente con la Rappre-

di Mario Antolini Musón Compiuti i 100 anni (ringraziando di tutto cuore quanti si sono fatti sentire benevolmente a me vicini) mi guardo alle spalle e ripercorro il corso degli aventi che hanno caratterizzato, in dieci decenni, i più sisentanza comunale. Nel 1931 l’inaugurazione dell’Ospedale Mandamentale “3 Novembre” a gestione privata mediante un Comitato di alcuni Comuni giudicariesi: la sospirata méta dei Giudicariesi, una vera pietra miliare ritenuta fondamentale per le Giudicarie; personalmente tale realizzazione la considero l’avvenimento maggiormente significativo del secolo per il comprensorio (anche perché in quel periodo non esistevano ingerenze od aiuti provinciali o statali). Negli anni Trenta l’arcinota “crisi mondiale” con fallimenti disastrosi, anche di banche, con ripercussione anche in Giudicarie con

l’accentuarsi del fenomeno dell’emigrazione. Del decennio 1930-1940 rimangono i ricordi delle guerre in Africa con la partenza, i Caduti ed il ritorno dei numerosi richiamati alle armi anche giudicariesi. Negli anni ’40 la seconda guerra mondiale, durante la quale io ero in Giappone e soltanto dopo tornato in Italia ho saputo che due miei fratelli erano stati internati in Germania… con tutto ciò che aveva voluto dire la guerra in Europa. A fine guerra, cessato il regno d’Italia ed instaurata la Repubblica democratica italiana, si ebbe l’istituzione della regione autonoma Trentino-Alto Adige con la conseguenza

gnificativi cambiamenti che mi hanno maggiormente impressionato, con specifico riferimento alle “mie” Giudicarie. Preferisco, per chiarezza di esposizione, di dividere la mia stesura in settori di riferimento. della fine del periodo dei Podestà (1928-1945) e la ricostituzione (in Giudicarie) di 40 Comuni guidati da Sindaci e consigli comunali con le elezioni municipali democratiche caratterizzate dai partiti quanto mai agguerriti e protagonisti di accese campagne elettorali. Nel 1953 la legge istitutiva dei Bim del Sarca e del Chiese divenuti di rilevante importanza comprensoriale. Il decennio 1950-1960, secondo me, va considerato come il più importante del secolo decimonono per le Giudicarie poiché caratterizzato dai grandi impianti idroelettrici: un decennio che ha rivoluzionato la vita dei Giudicariesi, con

l’abbandono di gran parte dell’allevamento bovino che ha attenuato l’atavico fenomeno dell’emigrazione sia stagionale che definitiva, e con il sorgere delle aziende edilizie e lo sbocciare delle aree artigianali ed industriali. Negli anni Settanta si ha da parte della Provincia di Trento l’istituzione del Comprensorio/ Comunità delle Giudicarie che tuttora è in attesa di una più incisiva organizzazione per dare alle Giudicarie una propria gestione territoriale in concreta ed efficace autonomia. Popolazione e Paesi. - La popolazione delle Giudicarie nel 1921 è data con

35.865 abitanti che calerà ai 30.845 nel 1961 per riportarsi gradatamente ai 36.000 abitanti del presente. Gli agglomerati urbani, lungo l’ultimo secolo, rimangono quelli storici, soltanto subiranno lungo gli anni, in specifici periodi, trasformazioni tali da non essere oggi riconoscibili paragonandoli alle vecchie foto che ritraggono come lo erano nel secolo decimonono ed agli inizi del secolo ventesimo. Fino agli anni Trenta è stata terribile la lunga serie degli incendi che distruggevano interi paesi, e che hanno fatto scomparire la tipica casa prettamente contadina con balconate e sottotetti in legno ed i tetti di scandole e quelli di paglia nelle Esteriori. Fra gli ultimi nuovi agglomerati urbani si sono letteralmente rifatti a nuovo Ponte delle Arche (con la prima abitazione datata


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vissuto in prima persona 1851), e Madonna di Campiglio (con la prima rielaborazione dell’antico convento in albergo negli anni 1870); questi due ultimi “paesi” giudicariesi soltanto in questi ultimi decenni stanno prendendo una loro specifica identità comunitaria, mancando loro le radici del passato ed abitata da cittadini venuti da fuori e convogliati nelle nuove due sedi abitative con la volontà di restarvi e di crearvi comunità che, tuttavia, necessitano di anni ed anni per amalgamarsi e sostanziarsi. Dagli anni Sessanta in poi l’arrivo delle abitazioni a cura dello Sato, dalle Casa Fanfani fino alle attuali Case Itea un po’ ovunque, mentre ogni centro abitato si espandeva con periferie satelliti trasformando le campagne in zone edilizie, con conseguenze non sempre rispondenti alla adeguata conservazione del territorio. Le Giudicarie che ho visto io nella mia fanciullezza non esistono più se non rimaste incise nelle foto e stampate sulle cartoline d’epoca. Viabilità e mezzi di trasporto. - Stesse identiche impressioni per quanto riguarda la viabilità di fondovalle: la Trento-Tione-Campiglio e la Campiglio-Càffaro-Brescia realizzate durante il secolo decimonono. Erano massicciate in ghiaia (la “gèra”) e con una larghezza minima, con ai margini soltanto saltuariamente qualche tratto coi paracarri che servivano per mantenere in careggiata lo spartineve trainato da buoi. Sui declivi dei monti soltanto sentieri e qualche careggiata lastricata con pietre vive per trascinarvi le slitte cariche di legna o di fieno. Alle malghe di alta montagna, sia per uomini e donne che per il bestiame, vi si arrivava soltanto a piedi. Evidente oggi la trasformazione avvenuta che la si può percepire soltanto da chi ha visto con i propri occhi la situazione di cent’anni fa: indimenticabili gli strapiombi del Limarò e le Coste di Sant’Eusebio per giungere a Brescia. Così dicasi per i mezzi di trasporto: io, a Tione, ho visto le prime bicilette di marca, le prime motociclette, le prime automobili. Le prime autocorriere di linea in Giudicarie avevano iniziato

preparati a saltare immediatamente addosso al “nuovo” che cancellava quanto si era imparato prima e che reclamava un adattamento che risultava e risulta determinate per sopravvivere. La vera rivoluzione nel settore della comunicazione (tuttora in atto) ha del sorprendente e rischia di mettere a repentaglio coloro che, con celerità, non si adeguano al succedersi delle innovazioni conseguenti alla tecnica che rimane in costante accelerazione.

già subito dopo il 1900, ma soltanto dopo il Venti iniziarono la loro regolare attività, con più corse al giorno, sia l’Atesina di Trento che la Belli di Brescia: per percorrere i rispettivi percorsi più di un’ora e mezza per la Trento-Tione, e più di quattro ore per la Campiglio-Brescia. Le gallerie, gli allargamenti, le circonvallazioni avverranno soltanto nella seconda metà del secolo scorso. L’aeroplano era ancora una novità in espansione; destavano curiosità i dirigibili ed i razzi interplanetari inimmaginabili. Case di abitazione. - Una parola a sé meritano le case di abitazione che in cent’anni hanno letteralmente cambiata la faccia. Io sono stato uno dei pochi fortunati nato in una casa nuova (eretta nel 1899 sul Viale della borgata, a tre piani, con acqua in casa e gabinetto e bagno), ma la maggior parte della popolazione giudicariese era contadina con case con stalle e annessi, per cui la parte riservata per l’abitazione della famiglia risultava piuttosto limitata: una grande cucina (quasi sempre affumicata), con la cucina economica a legna e poche stanze da letto. Ancora nei primi decenni del secolo decimonono tante case erano senza acqua corrente a domicilio, per cui si ricorreva alle fontane in paese con secchi che andavano e venivano, e con le donne

intente a sciacquare i panni nei lavatoi. Niente riscaldamento, niente salotto, né radio, né telefono, né tv, né luci dappertutto; niente servizi igienici a regola d’arte con acqua corrente, niente bagno, niente riscaldamento; nessuna comodità intesa in senso moderno. L’acqua corrente con rubinetti ovunque, l’impianto di riscaldamento, la lavatrice, il frigorifero, il lavastoviglie, gli elettrodomestici... sono state tutte novità che si sono affacciate soltanto durante la seconda metà del secolo scorso, man mano che le case di abitazioni venivano ristrutturate con tutti gli accorgimenti della modernità. Vanno ricordate le troppe difficoltà di vita in famiglia; per tanti scolari, privi di tutto, fare i compiti su tavoli ristretti in antri bui! Situazioni da non dimenticare. Chissà che non ve siano rimaste tracce durante il coronavirus con le scuole chiuse e compiti a casa per via telematica con ragazzi e ragazze prive degli strumenti necessari: abitazioni sempre più che accoglienti contrapposte, tuttora, ad abitazioni fatiscenti ed in attesa dei necessari adeguamenti. Scrittura e comunicazione. – Una delle rivoluzioni maggiormente incisive durante il mio secolo 19202020 le ho riscontrate nel campo della scrittura e della comunicazione. Sono parti-

to con la pena e il pennino da intingere nelle boccettine di inchiostro (o nei calamai inseriti nei banchi di scuola) e con una matita per disegnare. Nella borsa di pezza anche la carta “sugante” per asciugare quanto si scriveva e la gomma soffice per cancellare i segni della matita, e la gomma dura per cancellare le macchie dell’inchiostro. Quante ore a scuola passate a fare le aste e ad esercitarsi per la “bella scrittura”. Poi, dagli anni Quaranta in poi le macchine dattilografiche con carta carbone per fare le copie; successivamente i ciclostili per fare le copie e gli audiovisivi; per poi giungere ai computer che tutto risolvono soltanto con un battito di tastiera con la possibilità anche di correggere immediatamente gli errori di battuta, mentre in dattilografia il corregger era un lavoro certosino con strumenti da usare a fatica. Il passaggio dalla tipografia classica, con i “caratteri mobili” da comporre a mano ad uno ad uno (spazi compresi), alle potenzialità dei computer è stato una vera rivoluzione nel settore della stampa, cosicché il progressivo cambiamento nel settore della comunicazione di massa è avvenuta in maniera drastica accentuato dall’arrivo della telematica con i social network: un modo nuovo che ha lasciati sbalorditi coloro - come me - che provenivano dal passato senza essere

Scolarità. – Nel 1920 in Giudicarie esistevano soltanto le Scuole Elementari in tutti i Comuni e perfino in qualche Frazione; per lo più “pluriclassi”, ossia con soltanto 1 o 2 insegnanti: maschio e femmina. In pochi centri, come Tione, tutte le 5 classi con insegnanti, sempre con maestri e maestre come prevedeva la legge austroungarica che le aveva istituite ed insediate: l’educazione/formazione doveva avvenire con l’apporto della maschilità e della femminilità. Vita sofferta quelle di insegnanti che dovevano arrampicarsi, anche a piedi, nelle località più disagiate, mancando di una regolare viabilità e senza automezzi e senza servizi di autocorriera. Soltanto a Tione esisteva una scuola di Avviamento a carattere agrario, ma frequentata generalmente soltanto da discenti locali. Con l’anno scolastico 1940-41 venne istituita a Tione la Scuola Media (vecchia maniera) per tutte le Giudicarie. Nel secondo dopoguerra funzionava a Tione una scuola di Avviamento Commerciale a favore dell’intero comprensorio per chi aveva superato la quinta elementare. Nel 1961 fu istituita a livello nazionale la Scuola Media dell’obbligo, per cui in Giudicarie vennero insediate le sedi di Tione-Roncone, di Storo, di Pieve di Bono, di PinzoloCampiglio, di Spiazzo, di Ponte Arche; nel contempo, a livello provinciale, vengono istituire le Scuole Professionali, con sedi definitive a Tione a favore delle popolazioni comprensoriali. Nel 1969 per le Elementari si dà il via alla “scuola a pieno tempo” (con mense scolastiche) in varie sedi sia nelle

Interiori che nelle Esteriori; fu un periodo combattuto con vittorie e sconfitte. Nei decenni successivi si iniziò e si completò l’istituzione delle Scuole Superiori, dapprima soltanto per Geometri e Ragionieri, per giungere poi al Liceo articolato in rami diversi. Per i Giudicariesi una vera manna dal cielo in quanto fino ad allora (negli ultimi due secoli) erano stati obbligati a recarsi nelle sedi di Trento e Rovereto o nel Veneto e in Lombardia od ad Insbruck ed a Vienna. L’istruzione superiore in Giudicarie prende sempre più piede cambiando gli orizzonti dei tradizionali “vachèr” ora con gli occhi aperti verso ben altri orizzonti da una vita in stalla ed in malga, o destina alla obbligata emigrazione. Dal 1920 in poi, da decennio in decennio, la “cancelleria” faceva dei progressi quanto mai innovativi, che si riscontrava e tutt’oggi si riscontra nelle cartolibrerie. A scuola io ho iniziato con i piccoli e modestissimi quaderni n. 1, n. 2, n. 3, n. 4, n. 5 a righe sempre più larghe per la scrittura e n 6, a quadretti per l’aritmetica e poi, man mano, si è giunti ai formati protocollo, ai raccoglitori ed ora all’uso delle “dispense” rese possibili dall’uso del computer e delle stampanti. Il progressivo perfezionarsi delle penne e delle matite è sotto gli occhi di tutti, così come si è passati dalla borsa di pezza a tracollo agli zainetti firmati. L’evoluzione in campo scolastico (sia edilizio che delle suppellettili ed in didattica) è risultata del tutto eccezionale ed imprevedibile. * Tutto questo non è che un beve ed affrettato riassunto di quanto ha fatto sì che le Giudicarie, nell’ultimo secolo, siano riuscite a ristrutturarsi in maniera adeguata per adeguarsi al correre del tempo. C’è stato il boom dell’espansione; ora è il tempo dell’assestamento, del rivedere pregi ed difetti, e del pennellare a puntino quanto si ha sotto gli occhi per far sì che le Giudicarie continuino ad essere il gioiello più bello, più prezioso e più inconfondibile del Tentino e delle Alpi.


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Tutti giù per terra

LUGLIO 2020

Imbruttiti e imbrattati Il bello della Storia è che è materia viva, palpitante, onnipresente nell’azione individuale e politica, soggetta a continue revisioni e riletture, capace di dividere o compattare popoli. A seguito della morte dell’afroamericano George Floyd, avvenuta il mese scorso nel corso di un brutale arresto a Minneapolis, la reazione degli americani è stata bifronte. Da una parte manifestazioni pacifiche che hanno unito uomini e donne di qualsiasi colore sotto lo slogan ‘Black Lives Matter’ (le vite dei neri contano). Dall’altro tumulti e scontri con la polizia, saccheggi e incendi a edifici più o meno simbolo del suprematismo bianco. Scontata la risposta di Trump per chi conosce i valori ematici del personaggio: ‘Fermatevi o mando l’esercito!’. Un muro contro muro muscolare, il solito sfoggio di baldanza testosteronica a cui The President ha abituato il mondo intero. Era più facile che un leone affamato accarezzasse una gazzella piuttosto che assistere ad una reazione distensiva di Trump. Poco dopo, l’incontinenza virile del Nostro si è tramutata in esibizione religiosa, con pantomime pubbliche davanti ai fotografi a ostentar Bibbie come fossero statuette dell’Oscar. Da Springsteen si è beccato il titolo di ‘disgrazia nazionale’. Lui per tutta risposta ha annunciato di essere vicino al vaccino anticovid. La furia antirazzista si è scagliata anche sulle statue di personaggi storici associati al passato coloniale e schiavista dei paesi occidentali. Non solo quelle di Cristoforo Colombo ma anche statue di politici, generali sudisti, commercianti schiavisti sono state abbattute, decapitate, imbrattate. La protesta è presto approdata in Europa, e statue su statue son cadute come tessere del Domino. A Milano è stata imbrattata quella dedicata al giornalista Indro Montanelli, colpito per la sua militanza fascista in Andrà tutto bene? Mi pongo questa domanda dopo aver letto qualche articolo su strane manovre alla Utetd (Università della terza età), che fa capo alla Fondazione Demarchi. Quindi il mio dubbio non è, o non è solo, sul covid 19, ma è sull’Università della terza età. Sono solo uno studente di questa meravigliosa scuola, uno dei circa settemila iscritti. Sono un po’ in ansia, ma forse non dovrei. Una realtà così bella e quasi perfetta non può incepparsi. Se non ci fosse bisognerebbe inventarla. E comunque, siatene certi, non possiamo più farne a meno. Perché stiamo parlando, come dice don Marcello Farina di “un’esperienza umana splendida e insostituibile” Certo, il vuoto di comunicazione preoccupa anche e direi soprattutto noi allievi. Il vostro articolo, che in po-

giovane età, per averne abbracciato l’ideologia razzista e con l’aggravante di essersi arruolato volontario per la guerra in Abissinia (ove sposò una bambina eritrea di 12 anni). Tutti questi atti, negli Usa come in Europa, sono stati immediatamente derubricati dai giornali e dall’opinione pubblica come ‘vandalici’. Che è la via più facile per esentare sé stessi da approfondimenti storici. Consulto la Treccani e Wikipedia:

‘vandalismo’ è la tendenza a rovinare e distruggere beni senza alcun motivo logico apparente, senza ragione. Ergo, come sospettavo, tali atti, pur da condannare, non sono qualificabili come ‘vandalici’. Qui non c’è disprezzo del bene pubblico fine a sé stesso. Non c’è mancanza di cultura, tutt’altro. Non c’è imbarbarimento valoriale, in questi gesti non sussiste ignoranza grossolana o volontà becera di im-

Tutti giù per terra di Massimo Ceccherini Podio

bruttire con quattro scarabocchi la prima statua che capita a tiro. Il vero vandalismo è altro. VANDALISMO è lo stato in cui sono state ridotte le periferie da decenni di pessima amministrazione. VANDALISMO è negli abusi edilizi e nei condoni, nella cementificazione selvaggia e prona alla logica del profitto. VANDALISMO è il malaffare, è la speculazione edilizia che genera terrificanti mostri di cemento. VANDALISMO è

l’invasione scellerata di centinaia di orribili pale eoliche che hanno infettato i nostri panorami, come sciami di locuste d’acciaio piombati dall’alto da chissà dove, a devastare e umiliare paesaggi e Bellezza. Così la penso io. E allora mi chiedo: si doveva arrivare all’ennesimo brutale omicidio della polizia per risollevare la questione dell’odio razziale? C’era davvero bisogno della furia della piazza o di un movimento studentesco armato di spray e vernice per aprirci gli occhi su una versione diversa della Storia, alternativa a quella a cui per anni scuola e cattiva letteratura ci hanno assuefatti? Queste proteste hanno un merito: offrono una rilettura critica degli eventi storici. Spazzano via il campo da romanticismi, retorica e facili beatificazioni. Formano consapevolezza e conoscenza obiettiva dei fatti. Ma al di là del dibattito se eroi o cattivi esempi, se personaggi da celebrare o censurare, la questione cruciale è un’altra: il 99% dei ragazzi non ha la più pallida idea di chi sia Montanelli. E il Vandalismo quindi diventa una questione culturale e formativa, che nasce dall’incapacità della Scuola di riformarsi e dare finalmente aria fresca a programmi e metodi. La Storia, per esempio, andrebbe insegnata a ritroso, partendo da eventi e personaggi a noi più prossimi. Desterebbe maggior desiderio nei ragazzi perché la Storia più ci è vicina più ci parla. E invece questa viene quasi sempre soltanto accennata a fine anno nella fretta di completare il programma scolastico. Insegni la Scuola gesta, vizi e virtù dei padri e aprirà dibattiti e varchi di interesse nei ragazzi. Oppure continui a raccontar loro di cavernicoli e tris trisavoli di tempi lontanissimi, di assiri e guerre puniche, farcendo il tutto con date e toponimi da ingoiare a memoria. E i ragazzi ne escono narcotizzati. Per sempre. Irrimediabilmente persi. E imbruttiti.

Andrà tutto bene anche all’Università della Terza Età?

che ore ha fatto il giro del Trentino, ci ha messo un po’ in agitazione. Stanno cambiando la nostra scuola e non ci coinvolgono e neppure ci informano? È molto strano secondo me, perché quando il 27 settembre 2019 alla Fondazione Demarchi in piazza S.Maria Maggiore a Trento ha avuto luogo l’inaugurazione del nuovo anno accademico, ci coinvolsero tutti per inventare un nuovo nome che, dopo quarant’anni, avrebbe dovuto

sostituire l’acronimo Utetd (Università della Terza Età e del Tempo Disponibile). Bella idea, pensai, quella di cambiare il nome. Effettivamente la classificazione “Terza Età” sembrava ormai appartenere ad un’altra epoca, anche perché ha fatto spesso desistere molte potenziali “matricole” dall’intraprendere un percorso scolastico, erroneamente ritenuto solo per anziani. È giusto quindi che la dicitura “Terza Età” sparisca per lasciar posto a una grande e rivoluzionaria idea: quel-

la della Formazione Continua, indipendentemente dall’età. Anche l’aggiunta “Tempo Disponibile” appariva ormai inadeguata e forse anche poco rispettosa. Come se alla formazione e alla cultura si dovesse dedicare solo il tempo libero, o meglio quello che avanza, inteso come il tempo che la persona, assolte tutte le altre pur importanti incombenze del vivere quotidiano, potrebbe, eventualmente e senza troppo impegno, dedicare alla formazione

e alla cultura. Quando invece formazione e cultura nella vita hanno un ruolo fondamentale e ad esse è giusto dedicare non il tempo che avanza, ma un tempo adeguato, anzi il nostro tempo migliore. Ora, come a suo tempo ci hanno coinvolti per la nuova denominazione, speriamo tutti in un grande coinvolgimento per il rinnovamento annunciato. La nuova emergenza covid 19 ci complica un po’ la vita e ci obbligherà a dei

cambiamenti. Ma a parte questo siamo tutti pronti a dare il nostro appoggio e il nostro contributo per la nostra scuola. Personalmente non vedo l’ora di tornare a frequentare non più la vecchia Università della Terza Età, ma quella che io vorrei chiamare (e spero diventi) l’Università per la Formazione Continua e la Cultura. Valentino Zambotti (sede Utetd di Santa Croce del Bleggio)


Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA

vilgiat@yahoo.it

Il bar che frequento abitualmente è di nuovo in funzione (finalmente!), con tutte le regole da rispettare, s’intende, e così son quasi tornato alla mia vita normale. Ho ritrovato gli amici e insieme abbiamo riscoperto la voglia di confrontarsi e di parlare del più e del meno delle cose nostre e delle cose degli altri, politica compresa. L’argomento che per primo ci ha impegnato in una lunga discussione, è quanto è successo negli Usa con la drammatica vicenda dell’uccisione di George Perry Floyd, un afroamericano, da parte di un agente della polizia di Minneapolis, Minnesota, e che ha dato inizio a dimostrazioni di protesta non solo in America, ma in tutto il mondo, Italia compresa. Le idee, debbo dire, le avevamo piuttosto confuse, e cosi mi sono preso l’incarico di chia-

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In pieno Covid, un rigurgito di razzismo

rire la vicenda dopo una attenta ricerca. In breve. “Per favore, per favore, per favore...non riesco a respirare!”, queste sono state le ultime parole pronunciate da George Perry Floyd il 26 maggio scorso, mentre l’agente di polizia Derek Chauvin, dopo averlo ammanettato e immobilizzato a terra, premeva con un ginocchio sul suo collo per 8 minuti e 46 secondi. Che cosa

Rsa, troppe regole per le visite

Finalmente anche da noi si sono aperte le visite agli ospiti delle case di riposo da parte dei familiari, anche se poi, sono talmente condizionate da regole e veti, e alla fine sono in gran parte vanificate...non era meglio avere un po’ più di coraggio e acconsentire a visite con risvolti un po’ più umani e meno di facciata? Paolo Dal punto di vista umano hai ragione, ma non dobbiamo dimenticare che in questi tre mesi, nel pieno della pandemia, le case di riposo hanno pagato un prezzo altissimo al maledetto Covid-19. A centinaia hanno perso la vita, anche qui da noi, in Trentino, un po’ come nel resto d’Italia, il tributo pagato dagli anziani ricoverati è stato molto alto. Ora sembra che sia cambiato qualcosa. Finalmente possiamo incontrare i nostri parenti, dopo mesi di desolante e totale isolamento, E’ possibile che qualche casa di riposo abbia imposto regole e protocolli più severi di altre, forse eccessive, ma bisogna capire che abbiamo appena superato una fase drammatica in cui ogni giorno si contavano i morti. Serve comprensione, purtroppo non è ancora tutto finito. Gran parte dei nostri cari ricoverati è stata duramente colpita dal virus. E’ ovvio che chi ha resistito voglia tornare a vivere con la maggiore serenità possibile. Ecco perché l’apertura delle Rsa era attesa da molto tempo. La vicinanza dei parenti è fondamentale perché i nostri anziani possano ritrovare il sorriso. (a.a.)

avrà fatto di male George, uomo afroamericano, per meritare quella terribile morte? Poco in tutto, ha tentato di comprare un pacchetto di sigarette in un negozio della sua città, con una banconota da 20 dollari falsi. La polizia, avvisata dal tabaccaio, arriva in forze, ferma l’uomo che stava salendo in macchina, gli agenti lo estraggono con forza dall’auto e lo bloccano a terra

ammanettandolo, per poi arrivare alla sua morte per soffocamento. L’intera scena è stata ripresa da un passante con il proprio telefonino e, in poco tempo, ha fatto il giro prima degli Stati Uniti, infiammando gli animi, e poi di tutto il mondo, suscitando ovunque manifestazioni di protesta, più o meno, violente, avendo riportato alla luce la questione della discriminazione razzia-

Vacanze italiane

le che negli Stati Uniti è ancora una ferita aperta. Sono molti gli atti di violenza contro gli afroamericani che succedono frequentemente in ogni parte degli States, a riprova che dopo quasi due secoli dalla liberazione degli schiavi voluta da Lincoln, il tasso di discriminazione razziale sembra essere ancora significativo. drammaticamente alto. Proprio nel tragico momento storico, sociale ed economico che stiamo vivendo, già estremamente colpito dal Covid-19, questo particolare caso di violenza negli Stati Uniti, è stato il fiammifero che ha acceso un massiccio incendio. Nel 2020 nella più grande democrazia del mondo non possono accadere fatti come questi. Sono state migliaia le manifestazioni a favore del povero Floyd, anche in Italia, a Roma in piazza del Popolo, a Milano, ma

anche a Napoli, a Londra e a Parigi, solo per dirne alcune. In poco tempo George Floyd è diventato un simbolo della lotta al razzismo e non solo in America. I funerali di Floyid sono stati celebrati a Houston in Texas, e Derek Chauvin, il poliziotto assassino, è stato rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di una città del Minnesota. Dal suo curriculum s’è scoperto che aveva già ricevuto 18 (diciotto!) denunce per comportamento violento. Ma che succede, dalle sue parti, le denunce non sono considerate riprovevoli, ma medaglie al valore da appendere al petto? Questa America, dove anche tanti nostri emigrati trentini, oltre al duro lavoro hanno portato importanti valori di dignità umana, noi la vorremmo prive di certe violenze sull’uomo. Adelino Amistadi

Il caso Pivetti e le mascherine

Ci sono Paesi, anche europei, che non vogliono Italiani a fare vacanze da loro. Mi dispiace per i nostri connazionali che vorrebbero magari andare all’estero per trovare parenti o conoscenti. Ma io sono dell’avviso che non ci sia un Paese bello come l’Italia da visitare. Restiamo in Italia, cogliamo l’occasione. Alessio Io sono convinto che la maggioranza degli Italiani che intendano andare in vacanza, resterà in Italia. Se ci sono Paesi che non ci vogliono, peggio per loro. Quest’anno avremo vacanze autarchiche. E resteremo sorpresi. L’Italia è bella, divertente, varia e molto interessante da ogni punto di vista e forse non ce ne siamo mai accorti. Il dopo virus ci aiuterà a scoprire angoli favolosi del nostro Paese, angoli poco conosciuti e snobbati. Ci sarà qualche zona sovraccarica e qualche altra meno frequentata, ma poi tutto tornerà normale. Quest’anno vanno di moda le montagne, il timore di esporsi ad affollamenti indesiderati e pericolosi sta portando molti turisti verso la montagna e noi Trentini di montagne ne abbiamo da vendere. Si fa per dire! Il Trentino offre luoghi incantevoli non tutti conosciuti, fare le vacanze da noi, è tutta salute. Questo è certo! (a.a.)

Caro Adelino, hai visto la Irene Pivetti, ex pezzo grosso della Lega di Bossi, sembra – mancano certamente conferme con sentenze definitive - abbia commesso illeciti nei confronti di ospedali e farmacie per aver venduto loro mascherine non idonee al Coronavirus: ma se questa fosse la verità, si può cadere così in basso? Marcella Il caso Pivetti è piuttosto complesso e scabroso, ma a fare chiarezza deve essere la magistratura. Son rimasto anch’io basito: prima di tutto perché la signora Pivetti è l’ex presidente della Camera, cioè la terza carica dello Stato, ma mi stupisce anche il reato di cui è accusata, si tratterebbe di frode (milionaria) alle pubbliche forniture. Sembra che la Pivetti abbia fatto da tramite fra lo Stato e la Cina per milioni di mascherine, poi rivelatesi non idonee contro il coronavirus. A tutt’oggi indagano alcune procure fra cui quella di Milano, sono proprio curioso di vedere come andrà a finire. (a.a.)


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