Giornale delle giudicarie Giugno 2020

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Le buone azioni che contano Le buone azioni per la crescita del nostro territorio

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Le buone azioni che danno valore al tuo futuro 

Giudi iudicarie

il

iornale delle

GIUGNO 2020 - pag.

EDITORIALE

Nostalgia degli artefici della ricostruzione postbellica di Adelino Amistadi

La guerra continua. Stiamo ancora combattendo contro un nemico invisibile e quindi difficilmente controllabile. Sono queste le affermazioni che vengono ripetute in questi giorni e che danno il senso della drammatica situazione in cui viviamo. Ma quel che incomincia ancor più a preoccupare è l’angoscia di ciò che succederà poi, il coronavirus lascerà dietro di sè una quantità enorme di difficoltà sociali, economiche e sanitarie. Stiamo attraversando la più grave crisi sanitaria ed economica dall’ultimo dopoguerra. Pensiamo a come era ridotta l’Italia dopo la fine della seconda guerra mondiale. Eravamo distrutti, stremati da anni di feroci bombardamenti e ruberie d’ogni genere. L’Italia era tutta da ricostruire, l’impresa sembrava impossibile. La gente si rimboccò le maniche, gli italiani si impegnarono tutti insieme, al di là delle rispettive appartenenze politiche, guidati da una classe politica eccezionale. E l’impresa ebbe successo. La situazione italiana di oggi presenta uno scenario altrettanto critico e difficile. La ripresa nel dopo coronavirus si sta dimostrando altrettanto ardua e complessa. Avrebbe bisogno, come allora, di una concordia nazionale fra le forze politiche che sembra lontana dall’esserci. Continua a pagina 12

Le buone azioni che contano

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Mensile di informazione e di approfondimento

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ANNO 18 - GIUGNO 2020- N. 6 - MENSILE

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FONDATO NEL 2002 - Distribuito da

Il Covid fa meno paura, ma si riparte con difficoltà

Alle pagine 4 e seguenti

I problemi e la tenacia del mondo associativo nella Tavola rotonda del GdG

EUROPA

La vittoria di un’idea di Paolo Magagnotti L’Unione europea, dopo incertezze e ritardi manifestati all’inizio del dramma del coronavirus e che non abbiamo mancato di denunciare, ha assunto un nuovo indirizzo alquanto concreto e incisivo per risollevare i Paesi colpiti, fra i quali in primo piano vi è purtroppo l’Italia. Per contribuire a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia, rilanciare la ripresa europea, proteggere l’occupazione e creare posti di lavoro, lo scorso 27 maggio la Commissione europea ha proposto un massiccio piano per la ripresa che punta a sfruttare fino in fondo il potenziale del bilancio dell’UE. A pagina 15

Ospedale

Il futuro secondo Bordon

A PAGINA 8

Territorio

L’orgoglio delle periferie A PAGINA 18

TERRITORIO Le Giudicarie in numeri Centro A pag.Specializzato 28

Arte

mB mobili BONENTI

PANDEMIA La testimonianza di ...e tu Mariocome Romanelli A pag. 31 dormi?

Santi

Materassi e Reti

A PAGINA 34

Trentino

Cambio di strategia per il sistema sanitrio

TERRITORIO Relax Malghe a peso d’oro + alzapersona A pag. 23 A PAG. 19 SELLA GIUDICARIE (BONDO) - Tel. 0465.901919 - 339.1388960 ESTATE Le proposte culturali della Valle del Chiese A pag 34 PORTO FRANCO Orsi sì, orsi no A pag. 8 GIOVANI InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda A pag 17

PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ SUL GIORNALE DELLE GIUDICARIE sponsorgdg@yahoo.it - 3356628973 - 338 9357093


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GIUGNO 2020

A cura della REDAZIONE

Rassegna Stampa

RASSEGNA STAMPA MAGGIO 2020

DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA Ponte Caffaro, si cerca una soluzione alla viabilità: un altro ponte provvisorio tra i due ponti La posa in opera di un ponte provvisorio, tipo Bailey, da collocare nello spazio tra il ponte storico e il nuovo ponte in via di ultimazione, per limitare i disagi per il tempo necessario ad adeguare il ponte di recente costruzione e consentire il passaggio del traffico anche pesante in direzione di Trento: è l’ipotesi di soluzione a cui sta lavorando il gruppo di lavoro istituito dalla Provincia per trovare una soluzione rapida alle problematiche conseguenti all’introduzione della limitazione di portata sul ponte in località “Ponte Caffaro” lungo la SS 237. Completata la posa in opera di un ponte provvisorio, questa è l’idea, sarà possibile mettere fuori servizio il ponte storico per la sua ristrutturazione – ricostruzione, secondo uno specifico progetto da condividere con le Sovrintendenze, con l’obiettivo di realizzare una rotatoria funzionale costituita dal ponte storico e dal ponte nuovo, debitamente raccordati. A questo punto sarà possibile rimuovere il ponte Bailey, che rimarrà di proprietà della Provincia anche per interventi straordinari o di protezione civile, ed effettuare gli ultimi lavori di completamento e ripristino.

La Valle del Chiese al top per le bandiere blu. Riconoscimenti confermati al lago di Roncone e al lago d’Idro - Si tinge nuovamente di blu l’estate turistica in Valle del Chiese. È di questi giorni, infatti, la notizia che le spiagge del Lago d’Idro (sponda Trentina) e del Lago di Roncone hanno viste confermate le rispettive bandiere blu che già da quattro anni possono vantare. Nell’attuale situazione è certamente un segnale importante perchè capace di infondere una ventata di ottimismo all’inizio di una stagione estiva che mai come quest’anno presenta molte incognite sul piano turistico a causa delle conseguenze legate al Corona Virus. “Nella solitudine non siamo soli”: diario di un’Oss in Covid Unit. Un’iniziativa nata tra i dipendenti dell’ospedale di Tione - In ospedale cominciò tutto il 22 febbraio 2020...”: sono le prime parole del diario di un’operatrice sanitaria dal reparto Covid di Tione, che non è un semplice resoconto di cronaca quotidiana del lavoro e dell’impegno straordinario che l’autrice e tanti suoi colleghi, assieme a infermieri, medici e tutto il personale ospedaliero, hanno profuso nell’affrontare questo periodo di emergenza. Tra le righe affiorate giorno dopo giorno dalla penna di Luana Volpi, autrice di “Nella solitudine non siamo soli”, emergono piuttosto testimonianze sincere e profondamente umane di quanti cercano nel modo migliore possibile di prendersi cura dell’altro, incrociando sguardi, lacrime e paure di chi deve combattere un nemico sconosciuto, lontano dagli affetti e con la vita stravolta dalla malattia. Il diario, nato da un’esigenza personale di fissare pensieri e fatti accaduti durante il giorno nelle sere del rientro a casa, a fine di ogni turno, è diventato occasione di condivisione con gli altri operatori della struttura - che ha potuto chiudere i battenti il 2 maggio dopo oltre due mesi dalla riorganizzazione dell’ospedale a causa del Covid-19 - e quindi una pubblicazione. Inseguimento all’orsa con il cucciolone: identificati e sanzionati i responsabili - Gli uomini

del Corpo Forestale Trentino sono riusciti ad identificare le due persone protagoniste del deplorevole gesto dell’inseguimento prolungato teso a raggiungere un’orsa menomata all’arto posteriore destro ed il suo cucciolone di un anno e mezzo di età. I due sono stati immediatamente convocati in Stazione forestale, interrogati e sanzionati non solo per disturbo alla fauna selvatica ma anche in base alla violazione delle restrizioni dettate dall’emergenza Covid ed alle bestemmie proferite nel corso dell’infelice episodio. L’inseguimento è avvenuto sulla montagna di Mortaso, in località Zeller, in Val Rendena, pochi giorni fa ed il relativo video aveva trovato ampia diffusione in rete, suscitando numerosissime, comprensibili, reazioni indignate. Il Corpo Forestale Trentino ribadisce l’indicazione di non inseguire assolutamente la fauna selvatica. Getta un wc nel cassonetto della plastica: identificato e multato dai vigili - ensava di farla franca, l’anonimo che ha gettato un gabinetto e svariati cartoni da imballaggio in una “campana” della plastica a San Lorenzo Dorsino. Non aveva fatto i conti con la Polizia Locale delle Giudicarie che l’ha identificato e multato. Si possono di nuovo ammirare le opere del BoscoArteStenico - Lo “tsunami” del Coronavirus ha bloccato numerose iniziative culturali nei vari comparti. Ma non il Bas, BoscoArteStenico, il parco attrezzato e vivente con le sole forze della natura. Come spiega il suo presidente, Maurizio Corradi, il Bas conferma la sua apertura e disponibilità alle visite naturalistiche: «Il complesso naturalistico del Bas conferma la sua piena disponibilità ad accogliere i visitatori; è consigliabile la visita con prenotazione o sul nostro sito, boscoartestenico.eu, oppure presso l’Apt Terme di Comano-Dolomiti di Brenta, per motivi di sicurezza. Va da sé che il programma artistico che avevamo predisposto a suo tempo è stato sospeso ma il museo d’arte della natura, certificato Open turismo accessibile, è visitabile e usufruibile con tutto il suo patrimonio di arte e natura».

Sfoglia il Giornale delle Giudicarie su www.giornaledellegiudicarie.it Si ricorda che è possibile sfogliare il Giornale delle Giudicarie sul sito www. giornaledellegiudicarie.it aggiornato ogni mese con le notizie più importanti che accadono in Giudicarie.

Riparti Trentino: l’11 giugno inizierà la fase di raccolta delle domande di contributo Il prossimo 11 giugno partirà la fase di raccolta delle domande di contributo da parte delle imprese e dei professionisti danneggiati dagli effetti della pandemia di Covid19, in base a quanto previsto dalla legge ‘Riparti Trentino’. Le domande andranno inoltrate entro il 31 luglio di quest’anno attraverso la piattaforma on-line ripresatrentino.provincia.tn.it. Ciascun operatore economico può presentare una sola domanda di agevolazione. Nell’ottica della sburocratizzazione, la domanda va corredata da una dichiarazione dell’operatore economico con cui il legale rappresentante o un suo delegato attesta la sussistenza dei requisiti per accedere ai criteri. Nessuna altra documentazione dovrà essere presentata. Chi beneficia del contributo si impegna a salvaguardare il numero di addetti presenti nella propria azienda, al pagamento regolare delle retribuzioni ai propri dipendenti e dei debiti nei confronti dei fornitori. Si impegna inoltre ad accettare ogni controllo conservando fino al 31.12.2025 la documentazione che ha attestato il possesso dei requisiti per l’accesso al contributo. Baby sitter cercasi: un servizio per agevolare le famiglie trentine Nasce, in accordo tra Agenzia per la famiglia, natalità e politiche giovanili e Agenzia del Lavoro della Provincia autonoma di Trento, una piattaforma dove le famiglie potranno accedere per richiedere i servizi di baby sitter. Dal 25 maggio sul sito dell’Agenzia del Lavoro (www.agenzialavoro. tn.it) le famiglie che hanno fatto ricorso ai benefici provinciali o a quelli governativi erogati dall’INPS, potranno richiedere l’elenco delle baby sitter e un supporto nella preselezione delle/dei candidate/i. Obiettivo implicito dell’Accordo è di promuovere interventi di conciliazione vita-lavoro in grado di aiutare concretamente le famiglie trentine ad affrontare con maggiore efficacia l’emergenza epidemiologica-Covid19. Le famiglie trentine possono oggi fruire di due interventi che promuovono il servizio di baby sitter uno promosso dal governo italiano, tramite l’INPS, e la seconda misura è promossa dalla Provincia autonoma di Trento. I due interventi sono compatibili tra di loro. Il problema della famiglia è oggi di poter individuare facilmente la figura della baby sitter. Obiettivo dell’accordo volontario, siglato tra Agenzia per la famiglia, natalità e politiche giovanili e Agenzia del Lavoro della Provincia autonoma di Trento, è offrire alle famiglie trentine, tramite un unico portale, la possibilità di accedere facilmente ad una lista di baby sitter che possono essere impiegate nel proprio domicilio sia facendo ricorso ai benefici provinciali che governativi. Porte aperte alla cultura in Trentino: per 4 settimane ingrasso a 1 euro Dal 2 giugno i musei e i castelli del Trentino aprono nuovamente i battenti al pubblico con una formula del tutto inedita: per quattro settimane il biglietto d’ingresso avrà un costo simbolico di 1 euro. Per residenti e turisti un’occasione per riscoprire il grande patrimonio storico-culturale del territorio e ritrovare serenità ed energia contemplando la bellezza dell’arte.

A Trento il bike sharing provinciale L’UMST Mobilità della Provincia autonoma di Trento promuove il servizio di bike sharing provinciale “E-motion” dopo l’avvio della nuova fase di gestione in concessione con Bicincittà dallo scorso 1 aprile. Dopo il lancio del bonus, che ha visto oltre 2000 domande già in corso di accettazione da parte dei vari Comuni in questi giorni, con i primi acquisti agevolati a cura dei cittadini che avevano chiesto il bonus, la Provincia promuove l’uso della flotta pubblica delle biciclette e in collaborazione con “Bicincittà” attiva la promozione #ReStart che offre la possibilità di utilizzare gratis per un mese i servizi del bikesharing “Trentino E.Motion”, situati a Trento, Rovereto, Lavis, Mezzocorona, Mezzolombardo, San Michele all’Adige. La flotta di biciclette pubbliche, disponibili tutti i giorni dell’anno 24 ore su 24, consta attualmente di 51 stazioni per complessive 598 colonnine. Le bici in circolazione sono 196, di cui 74 elettriche. La Provincia si è anche impegnata ad estendere il servizio di bike sharing “E.motion” attraverso 37 nuove “ciclo stazioni” - previste dal bando ministeriale che ha visto il riconoscimento alla Provincia da parte del Ministero dell’Ambiente di un contributo di 1 milione di euro - per un totale di 378 nuove colonnine. L’abbonamento annuale al servizio costa 30 Euro (comprensivi di 5 euro di credito). La promozione è valida solo per nuovi utenti, fino al 15/06/2020. Identità digitale: anche i Comuni potranno rilasciarla La Provincia ha aderito al sistema SPID dal 2017, anche per conto degli altri enti del territorio, garantendo l’accesso ad oltre ottanta servizi digitali erogati dagli enti del sistema pubblico trentino e disponibili sul portale dei servizi online https://www.servizionline. provincia.tn.it. La nuova Convenzione consentirà quindi di attivare ulteriori sportelli Lepida-Id presso le sedi istituzionali degli enti interessati e integrare, così, il numero degli sportelli operanti sul territorio trentino in aggiunta a quelli provinciali già abilitati, ma anche - in considerazione della fase emergenziale in atto - di utilizzare per il rilascio di SPID una procedura ulteriore di riconoscimento da remoto tramite webcam con l’assistenza, previo appuntamento, di un operatore. Festival economia, online ogni mercoledì con l’economia ai tempi del Covid Il virus Covid-19 ha cambiato profondamente e in maniera repentina le nostre abitudini quotidiane ma ancora non è definito l’impatto (importante) che la pandemia avrà sull’economia mondiale. E proprio “L’economia ai tempi del coronavirus” è il tema del ciclo di conferenze online che, a cadenza settimanale, ogni mercoledì alle ore 18, da giugno a settembre prossimo con una sospensione ad agosto, l’edizione 2020 del Festival dell’economia propone al suo pubblico. L’obiettivo è di offrire chiavi di lettura ed analisi complete sugli effetti, le misure economiche e finanziare varate da Governi e Ue , e la portata di una crisi economica generata da due mesi di lockdown e dal blocco dei mercati. Tutto questo in una diretta streaming che sarà trasmessa nella sezione live del sito ufficiale (https://2020.festivaleconomia.eu/programma/live) e sui canali social.

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.


GIUGNO 2020 - pag. Maurizio Fuga

Ribalto

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Tavola Rotonda

GIUGNO 2020

Associazioni e Pro Loco si Cori, bande e filodrammatiche alle prese con distanze e santificazioni

Mariano Failoni

Gianpaolo Antolini

Enrico Faes

Incontra

vicepresidente Coro Cima Tosa

presidente Federazione delle Pro loco

Per noi è stato come un ciclone: nel giro di due giorni l’80% dei nostri servizi sono stati chiusi. Una rapidità pazzesca. Solo le nostre attività di animazione nelle case di riposo e l’attività nella comunità residenziale a Tione sono rimaste sempre aperte. Con tutte le difficoltà di adattamento e di gestione. Sia della paura di portare il covid nella comunità, sia dell’incertezza di sapere cosa sarebbe successo se questo fosse accaduto. Ma nel giro di una settimana abbiamo rimesso in pista una serie di strumenti tecnologici per affrontare la pandemia e mantenere una relazione con le persone che seguivamo. C’è stata preoccupazione per le persone più fragili, abituate ad una quotidianità con dei punti di riferimento e che improvvisamente si trovavano una quotidianità sconvolta, e anche per le famiglie. Oggi, dopo tre mesi, possiamo dire che tutti hanno reagito molto bene: famiglie, utenti e operatori hanno vissuto la situazione consapevoli della problematicità e per fortuna molti dubbi e preoccupazioni iniziali non si sono poi realizzati. Credo che tutti vadano ringraziati, gli operatori, ma anche le famiglie che hanno resistito in questa pandemia. Userei tre parole per rispondere. Incertezza, come un mix fra la paura di riattivare tutto e la difficoltà di capire che ripensare tutto con le nuove regole significa ripensare il nostro lavoro in maniera radicale.

Il Covid 19 ha colto di sorpresa anche il mondo del volontariato culturale, costringendolo a riorganizzare la propria quotidianità. Per quanto riguarda il mondo della Coralità, la pandemia ha praticamente azzerato tutte le nostre attività... le prove settimanali, i concerti, gli eventi, gli scambi culturali, le iniziative già pianificate e quelle da programmare. Da quasi tre mesi non proviamo più l’attesa e il piacere dell’incontro in sede, per cantare insieme; i contatti avvengono solo attraverso i social media o i gruppi WhatsApp.

Certamente per le Pro Loco questo è stato un periodo strano durante il quale sono mancate le preoccupazioni per l’organizzazione degli eventi estivi. Questo vuoto ha lasciato per certi versi una generale preoccupazione sul futuro di ogni associazione che vedrà un buco nel proprio palinsesto. Siamo tuttavia di fronte al fatto che le energie delle Pro Loco e delle comunità dovranno per forza trovare qualche tipo di espressività e quindi si cerca di tenere “acceso” il cervello per pensare il futuro che ci aspetta. Il grande interrogativo va a toccare sempre il ruolo delle Pro Loco sul territorio: come si potranno creare momenti di animazione e socialità aperta al turismo se le norme costringeranno le relazioni dietro separé, mascherine e distanza sociale? Non lo sappiamo ancora, ma le Pro Loco si inventeranno qualche cosa perché la tranquillità dello spazio privato non potrà mai cancellare la necessità della vita collettiva che hanno sempre espresso le sagre e le altre attività delle Pro Loco.

Le nostre domande

1

. Come hanno

vissuto questa pandemia il mondo del volontariato e la realtà che rappresenta?

2

. Quali sono

i principali problemi da affrontare ora che siamo entrati nella Fase 2?

3

. Quali richieste

rivolgerebbe per migliorare la situazione ad Enti pubblici, Comuni, Comunità di Valle, Provincia?

La seconda parola è volontà: c’è sempre stata dal primo giorno di chiusura la volontà di riavvicinare i nostri utenti. Prima abbiamo supplito con la tecnologia, ora cerchiamo di capire come riuscire a rivederci vicino anche fisicamente, quindi la voglia di ripartire è tanta. La terza parola è fiducia: credo che il nostro mondo, il Terzo settore debba trasmettere fiducia nel futuro. Solo attraverso questa possiamo ricostruire un modo di lavorare nei prossimi mesi e nei prossimi anni nuovo e più adatto al nuovo oggi che abbiamo davanti. Il nostro territorio è stato in grado di adattarsi alla situazione in maniera eccezionale, ora dobbiamo avere la fiducia di andare avanti. Proprio sulla base di questa fiducia ripartiamo con tutte le animazioni su tutto il territorio con un piano “Covid” e tanto entusiasmo. Credo che dobbiamo progettare insieme il futuro. Il mondo del volontariato ha dimostrato in questa situazione una capacità di resilienza fuori dal comune, anche gli utenti sono stati eccezionali. Ma il futuro va progettato assieme e con nuove modalità di lettura: anzitutto vanno posti al centro alcuni valori come la solidarietà, l’attenzione, la periferia come positività e soprattutto, nel guardare il domani, dobbiamo tutti assieme definire il desiderabile. Cioè quello che la nostra comunità vuole desiderare per il suo futuro. Altrimenti ricadiamo nel pensare nuovi servizi, nuova burocrazia e la definizione di nuovi bisogni, uno schema del passato che ora trovo sia riduttivo. Penso che dobbiamo ripartire dalle cose semplici e da come le abbiamo rivalutate dopo tre mesi in cui ci era vietato farle, e dalle nostre comunità. Le cose semplici sono l’attenzione ai nostri beni comuni, alla convivialità e non solo dei servizi. La periferia vive solo se manteniamo i servizi e questi vanno adattati alla nostra comunità basandoci però sulle cose essenziali che desideriamo, senza fare troppa attenzione al superfluo che penso negli ultimi anni ci abbia un po’ fuorviato.

Il virus si è portato via anche alcuni coristi, ai familiari dei quali va la nostra affettuosa vicinanza; molti di noi hanno avuto parenti e amici contagiati. L’attività dei prossimi mesi è tutta da ripensare e da riprogettare. Siamo in attesa delle normative che verranno emanate dagli organi competenti, alle quali dovremo prestare grande attenzione per non vanificare i comportamenti responsabili tenuti dalle nostre realtà nella fase dell’emergenza. Dovremo imparare a convivere con il virus, adottando il buon senso e le precauzioni indicate dagli esperti di Salute pubblica e dagli organi provinciali di governo, con cui la Federazione Cori del Trentino è in continuo contatto. Sarà verosimilmente una ripartenza graduale, al rallentatore, con la consapevolezza che le cose sono cambiate rispetto a tre mesi fa. Oltre alle belle emozioni che sicuramente ritroveremo quando potremo di nuovo incontrarci per le prove – ovviamente non tutti insieme all’inizio, ma a piccoli gruppi (quartetti/ottetti) o suddivisi per voce, e presumibilmente in location (chiese, castelli, teatri, palestre...) più ampie delle nostre sedi per evitare assembramenti - occorrerà contenere nei giusti binari la comprensibile euforia, la gioia di rivedersi, del fare gruppo, dello stare insieme, che sono il vero motore dell’essere ‘coro’ e della nostra passione, perché la tutela della salute deve comunque rimanere assolutamente al primo posto. Sono state settimane complicate, nelle quali tutti siamo stati costretti ad affrontare la sfida dell’isolamento e l’emergere di emozioni spesso difficili da gestire, come l’ansia, la paura, la preoccupazione per un domani sospeso, incerto. Ci auguriamo che il mondo della Coralità non sia considerato l’ultima ruota del carro e possa presto riprendere le proprie attività, nel rispetto di normative e specifiche linee-guida che garantiscano tranquillità e sicurezza a tutti i suoi protagonisti. I prossimi mesi saranno difficili per molte delle nostre realtà, anche dal punto di vista economico. Ci attendiamo perciò ascolto e concreta attenzione dalla PAT, dagli Enti Pubblici e dalla Federazione; da parte nostra sapremo muoverci e operare nei rispettivi territori di appartenenza - come abbiamo sempre fatto in passato - per ritrovare la determinazione e l’entusiasmo per ripartire con l’obiettivo di sempre: custodire e salvaguardare il prezioso patrimonio culturale dei Canti di montagna.

La fase 2 sarà incredibilmente carica di questioni tecniche relative alla sicurezza sanitaria, che si aggiungeranno alla già importante mole di adempimenti. Si dovrà trovare un punto di equilibrio tra le risorse necessarie ad organizzare un evento e la significatività di questo, sia in termini di volumi che di significatività: per quante persone si potranno organizzare le cose e che senso avrà organizzarle se potranno essere per pochi e non per tutti? Non abbiamo alcun dubbio sul fatto che la fantasia delle Pro Loco si rivelerà in tutta la sua essenza, ci chiediamo quanto coraggio dovranno avere le Pro Loco per buttarsi in una nuova e ancora più complessa avventura. Solo il superamento di questa soglia permetterà loro, come al solito, di reinventarsi un’altra volta ancora e in questo lo spirito dei tempi non aiuta perché la paura sembra essere stato il lite motive della gestione dell’emergenza Covid. Applicate il principio costituzionale di sussidiarietà, ridate spazio alla politica vera e alla fantasia di cui può farsi portatore il volontariato per rinnovare i modi della socialità, senza usare le questioni tecniche come scudo per evitare le responsabilità quando la cittadinanza si attiva per rendere vive le proprie comunità. Non chiediamo che non esistano regole o che si possa fare quello che si vuole, chiediamo che i volontari siano riconosciuti come cittadini competenti dei bisogni delle comunità e dei territori nel loro complesso. Se ad esempio dei giovani volessero fare la classica festa di paese nel loro stile non castrateli buttando via l’acqua col bambino, pensando solo ai problemi dell’alcool o della sicurezza. Ascoltateli in maniera attiva, negoziate soluzioni possibili senza uccidere l’iniziativa, il bisogno di socialità e di destino collettivo, date loro le responsabilità necessarie, sosteneteli e fidatevi, loro sapranno come ricompensarvi.


Tavola Rotonda

GIUGNO 2020 - pag.

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organizzano perattività ed eventi Silvano Maturi

Piero Bertolini Virtus Giudicariese

rappresentante giudicariese nella federazione dei corpi bandistici

Nelle Giudicarie vivono e lavorano una decina di Compagnie amatoriali, capaci di portare a teatro e nelle rappresentazioni di piazza più di quindicimila spettatori l’anno. Questo dato ci aiuta a capire l’importanza di un settore che ha tra i propri obbiettivi la divulgazione ed il mantenimento della storia e delle tradizioni locali, col metodo più antico ed immediato: la rappresentazione. Già prima del 22 febbraio, anticipando le decisioni governative, gli organizzatori di eventi che potevano diventare fonte di contagio, hanno annullato tutte le manifestazioni, congelando di fatto ogni lavoro di studio, preparazione o messa in scena delle nostre Filodrammatiche. La solidarietà che caratterizza il volontariato trentino, ha portato ogni singolo individuo a mettersi a disposizione, e anche noi abbiamo cercato il modo di essere d’aiuto. Qualcuno ha messo in rete i propri spettacoli per allietare la clausura, altri hanno donato parte dell’incasso della passata stagione per l’acquisto di presidi medici.

L’emergenza coronavirus è arrivata proprio durante il periodo nel quale solitamente si iniziava a programmare l’attività della Virtus estiva, così tutto si è fermato in attesa di capire l’entità del problema. Nonostante la staticità della quarantena, io e i miei collaboratori eravamo continuamente alla ricerca di informazioni, nella speranza di ricevere direttive chiare dalle quali capire il da farsi, ma purtroppo tardavano ad arrivare. Ci siamo tenuti frequentemente in contatto tramite videoconferenze, durante le quali si facevano ipotesi in attesa di linee guida precise per la regolamentazione delle varie attività, e ci si ingegnava per adattare la nostra proposta alle limitazioni imposte dalle circostanze. Alcuni di noi erano meno ottimisti di altri, e l’essere bombardati da informazioni confusionarie dai toni che passavano dall’allarmante al rassicurante, hanno suscitato in noi una sensazione di incertezza e impotenza.

Le Bande con il lockdown di fine febbraio hanno dovuto interrompere tutte le proprie attività, le prove, i direttivi, le assemblee e anche le manifestazioni già programmate. Sono quindi tre mesi che non facciamo prove e non suoniamo insieme. Chiaramente il nostro mondo non riesce a muoversi o a lavorare online. Noi della Banda di San Lorenzo e Dorsino, di cui faccio parte, abbiamo provato a fare una prova in diretta, ma non funziona perché con i ritardi delle linee i suoni non si amalgamano come dovrebbero. Un discorso è assemblare avendo suonato in differita, ma suonare effettivamente insieme è molto complesso. Il discorso riguarda tutto il comparto bandistico. Dal punto di vista della socialità che una banda offre, sempre con il mio sodalizio invece abbiamo fatto degli incontri virtuali per mantenere la relazione fra noi che è l’altro aspetto che si sviluppa ad essere all’interno di una banda. Sono, invece, continuate anche nel periodo di coronavirus le lezioni dei corsi di strumento e di solfeggio per i nostri allievi, in modalità di didattica a distanza.

I problemi che ci attanagliano in questi giorni penso siano gli stessi che la maggior parte delle attività che prevedono l’assembramento di gente, si trovano ad affrontare. A livello provinciale, la Co. F. As., federazione delle compagnie filo associate trentine, si sta muovendo partecipando alla stesura di un protocollo ad hoc, non solo per il distanziamento del pubblico all’interno di piazze e teatri, ma anche e sopratutto per agevolare il lavoro di tecnici e attori che, alla stregua dei giocatori di una squadra sportiva, possano “allenarsi” provando sul palco e “giocare” recitando davanti ad un pubblico. Se l’attenuarsi del contagio lo permetterà, tutto questo lo vedremo in una fase successiva e sicuramente non prima del 15 giugno. Nel frattempo alle compagnie non resta che ricercare nuovi testi da rappresentare in futuro, o rimettere in ordine le scenografie e quei costumi prematuramente abbandonati dietro le quinte di una stagione lasciata a metà.

Con la fase 2 sono arrivate le direttive che regolamentano lo sport di base. Dopo una lunga valutazione, il consiglio direttivo della Virtus Giudicariese è arrivato alla triste decisione di annullare l’attività estiva 2020. Sarebbe stato infatti impossibile dare la possibilità a circa trecento iscritti di passare un’estate all’insegna dello sport rispettando le regole imposte. Il divieto di assembramento e la conseguente limitazione del numero dei passeggeri trasportabili con i pulmini e dei partecipanti per ogni gruppo, avrebbe comportato la necessità di molti più mezzi e istruttori. Ulteriori problemi si sarebbero presentati in caso di maltempo, perché, oltre al trasporto, la dislocazione nelle palestre non sarebbe stata sufficiente. Inoltre, la pulizia e la sanificazione delle attrezzature e la limitazione dell’interazione tra i bambini sarebbe stata un grande ostacolo. Infine, il peso della responsabilità, per chi opera con i ragazzi, sarebbe stato notevole.

La prima difficoltà che abbiamo di fronte è quella di trovare nuovi iscritti ai corsi, visto che siamo in fase di iscrizioni: gli scorsi anni entravamo nelle scuole per far provare lo strumento ai bambini, chiaramente ora non è possibile farlo. Stiamo però preparando un video per riuscire a presentare la bellezza del suonare in banda e della musica ai bambini che dalla quarta elementare possono già iscriversi. Il secondo problema è ricominciare a fare le prove d’assieme. I concerti sono un passaggio in più che dipenderà anche dalla possibilità di organizzare eventi, ma almeno ricominciare a suonare fra di noi è importante. Ora la nostra Federazione e i vertici di filodrammatiche, cori e gruppi folkloristici si sono incontrati con la Provincia per vedere se si riesce ad avere un protocollo per ritornare a suonare assieme e fare concerti. A livello nazionale è stata fatta una bozza di protocollo, ma è davvero molto complicata, quindi stiamo ancora cercando le soluzioni che per ora sono ancora lontane. La voglia di trovarsi c’è da parte di tutti bandisti.

Personalmente faccio parte di una Compagnia abituata a non chiedere sovvenzioni pubbliche ma a vivere dei propri spettacoli; una prerogativa questa che ci ha insegnato a lavorare sodo, a scegliere con cura quando poter osare e quando assecondare le esigenze di chi ci viene a vedere, alternando spettacoli leggeri, rievocazioni storiche e grandi classici, magari in forma dialettale, per mantenere nel tempo l’uso di certi idiomi, leggende o modi di dire. A parte questo, auspico che le Istituzioni applichino la stessa volontà di far ripartire il settore sportivo anche al mondo dello spettacolo e di vedere riconosciuto il nostro ruolo di congiunzione no profit, tra la tradizione locale e la letteratura importante, tra il “far filò” e il teatro di professione. Noi siamo lì. Sosteneteci!

Devo dire che, per superare i problemi relativi all’emergenza, ho trovato estrema collaborazione e comprensione con il sindaco di Tre Ville che si è reso disponibile sia per quanto riguarda l’aspetto economico che per l’organizzazione dei punti pulizia e igienizzazione. In linea generale, credo che iniziative come la Virtus meritino, da parte di Provincia o Comunità di Valle, gli stessi aiuti che vengono riservati alle organizzazioni provinciali, in quanto giocano un ruolo importante nella società. La Virtus estiva in particolare, fin dalla sua fondazione nel 2000, si impegna per avvicinare i bambini allo sport in una forma meno legata alle leggi dei campionati e agli eccessi agonistici, favorisce la socializzazione e promuove la collaborazione tra i comuni, lavorando per crescere i bambini in un ambiente fondato sui valori della corresponsabilità, del rispetto e della sportività.

Prima di tutto credo che l’essenziale sia fornirci un protocollo sulla sicurezza che sia attuabile, una normativa che ci permetta di trovarci a suonare senza eccessivo impegno da parte della banda che è comunque un ente di volontariato con tutti i limiti che questo comporta. Dover anche solo sanificare le sale ad ogni utilizzo comporta un’organizzazione e una spesa che sono difficoltose per realtà come le nostre. Quasi tutte le bande hanno sedi messe a disposizione dei comuni, magari le amministrazioni potrebbero in rete, mettendosi d’accordo, fornire un servizio di sanificazione e i dispositivi di sanificazione che saranno sicuramente necessari per ritornare a suonare. Sono cose molto concrete di cui abbiamo bisogno per poter tornare a svolgere quel ruolo sociale che le bande hanno nel fare aggregazione, socialità, creare relazioni intergenerazionali.

rappresentante filodrammatiche

Mariagrazia Bosetti


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Primo piano

GIUGNO 2020

La testimonianza dell’Apsp Rosa dei Venti di Condino

Le ore drammatiche delle case di riposo durante la pandemia Coronavirus di Mariachiara Rizzonelli E la fase 1, conclusasi ai primi del mese scorso, chiediamo, di fatto com’è stata? «Periodo drammatico, a cui nessuno era pronto - risponde Radoani - ha visto arrivare il coronavirus in maniera diversa e non nello stesso periodo nelle strutture delle Giudicarie. Noi abbiamo avuto da un certo punto di vista il vantaggio di esserci arrivati con qualche settimana di ritardo. Questo ci ha dato modo di prepararci un pochino di più, anche se ai tempi bene non si conosceva la situazione. Ma ci ha colpito un’evoluzione velocissima. Nel giro di tre giorni ci siamo trovati dall’essere indenni ad avere diversi ospiti positivi. Anche se con la struttura già compartimentata, gli ospiti già nelle loro camere e gli ammalati in isolamento, da un giorno all’altro il piano della struttura identificato come dedicato al Covid non era più sufficiente. Da lì si è passati ai due piani, ai tre e infine a tutto il “vecchio” edificio dedicato a questa patologia”. Radoani sottolinea anche come tra il resto dall’inizio dell’emergenza Covid la struttura abbia avuto la sfortuna di avere subìto un numero elevato di malattie tra i dipendenti per cui ci si è ritrovati ad avere una situazione interna difficilissima da gestire e 22 malattie con-

“Fa dispiacere a pensarci ma è giusto che i parenti lo sappiano, sono già arrivate due bozze di linee guida provinciali; per il momento prevedono ancora uno scenario di isolamento per gli ospiti”, così risponde Matteo Radoani, diret-

temporanee tra gli operatori. Tanto che non si sapeva se si sarebbe riusciti a garantire la continuità dei servizi. “Devo dire - prosegue Radoani - che il personale mi ha stupito. Al 20 di marzo, con la struttura ancora indenne, sentendo ciò che succedeva altrove, in un weekend, assieme alla coordinatrice Katiuscia Odorizzi abbiamo riorganizzato tutta la struttura per nuclei, chiuso le sale da pranzo, fatto saltare tutte le ferie, modificato alcuni degli orari dei dipendenti per garan-

tire la copertura su tutti i nuclei e non ho avuto una lamentela”. Con l’escalation poi delle malattie per garantire i servizi necessari si è dovuto richiedere un numero di rientri in servizio elevatissimo, per quasi tre mesi senza ferie e molti riposi saltati. Anche qui senza alcuna rimostranza. Dopo questo periodo così duro però si teme ora un contraccolpo psicologico sui propri dipendenti, che hanno anche dovuto assistere alla morte di alcuni ospiti che intanto si erano aggravati

tore dell’Apsp Rosa dei Venti di Condino, a chi gli chiede cosa si prevede nel prossimo periodo. Questo per quanto riguarda l’inizio della Fase 2, che comunque, ricorda Radoani, sta andando molto meglio.

(tra marzo e aprile 12 in tutto, anche se, soprattutto quelli del primo mese non erano tutti malati covid). A ciò si sono aggiunte le controversie verso le Apsp: “Al momento non abbiamo avuto ancora

nessuna indagine giudiziaria - spiega a riguardo Matteo Radoani - ma la polemica emersa in quest’ultimo periodo contro le case di riposo fa molto male a chi ci ha messo l’anima: ci hanno dipinto

come eroi per quindici giorni, poi si è passati alle inchieste. Medici e infermieri hanno dato il massimo; questa polemica rischia invece, questo sì, di minare il futuro in termini di riaperture e decisioni in merito alla Fase 2. Ora ogni provvedimento verrà preso con grandissima cautela o anche all’eccesso, tanto che si rischia per contraccolpo di fare accanimento terapeutico”. La cosa buona è che la situazione dal punto di vista sanitario è molto migliorata (anche le persone attualmente positive sono asintomatiche). E, con tutta una serie di limitazioni, si può anche frequentare il giardino della struttura. “Speriamo che, con le cautele del caso, con prenotazioni di visite e divisorie in plexiglas, prima o poi un’autorizzazione a recarsi in un’area incontro ai parenti degli ospiti venga data. Stiamo anche ragionando in fase embrionale di poter riattivare punto prelievi e servizio di fisioterapia in locali esterni alla struttura”, conclude Radoani.


Primo piano

GIUGNO 2020 - pag.

La rete di assistenza anche a domicilio

La crisi della fragilità durante il Covid-19

Michela Simoni: “La Fase 2 un’occasione per ripensare, in una logica di comunità, il ruolo del Servizio sociale” di Denise Rocca

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Sanità

GIUGNO 2020 I sindaci giudicariesi chiedono cambiamenti

Ospedale diTione, dopo il Covid si torna a parlare di sviluppo Bordon: “Ci sono le risorse per i lavori ad Ortopedia” Cosa accade in questa Fase 2 all’ospedale di Tione? “Anzitutto bisogna dire che l’ospedale di Tione ha esercitato un ruolo straordinario durante l’emergenza Covid. Nel giro di due giorni ha ribaltato la propria organizzazione e tutti si sono messi a disposizione per gestire questi malati. Una risposta corale incredibile, anche organizzativa, sospendendo tutta attività chirurgia, con le due sale operatori trasformate in luoghi per una rianimazione ponte di persone che venivano intubate lì e poi spostate a Rovereto e Trento. Per fortuna oggi non c’è più nessuna malato Covid all’ospedale di tione, questa fase emergenziale è passata. Ma la drammatica esperienza ci suggerisce accorgimenti organizzativi e poi ci sono anche delle conseguenze negli investimenti. Dal punto di vista organizzativo, pur sperando che il Covid vada scomparendo, dobbiamo individuare dei percorsi di separazione fra persone che accedono per normali bisogni sanitari e chi si rivolgerà alla struttura con sintomi riconducibili al Covid. L’attività chirurgica è ripartita, a metà giugno ripartiranno anche i cantieri interrotti per la pandemia di adeguamento alle norme antincendio e di recente abbiamo incontrato i clinici per un’analisi sullo stato dell’arte dell’ospedale e ragionato su quali interventi servono: non sempre in passato si è avuta una condivisione così e ne siamo contenti”. Le visite specialistiche da ora in poi come si svolgeranno? “In tutte le nostre strutture il ritmo di erogazione delle prestazioni ambulatoriali è sostanzialmente ridotto, in percentuali che variano da un 30% a un 50%. Va anche detto che l’azienda ha introdotto le televisite che in questo momento stanno viag-

di Denise Rocca Paolo Bordon, direttore dell’azienda sanitaria, dopo i mesi tesissimi e drammatici della gestione del coronavirus, risponde a qual-

giando su circa il 30% delle prestazioni ambulatoriali. Vengono fatte su pazienti già noti, cronici, per i controlli, ma sono utili perché non serve che il paziente si sposti e riduce gli accessi all’ospedale. È uno strumento in più, non sostitutivo della visita fisica, ma si sta dimostrando un’arma efficace. Se l’epidemia tende a sparire spariranno le limitazioni, fino a che dobbiamo tenere la guardia alzata queste riduzioni rimarranno. Il lavoro molto importante che dobbiamo fare anche con i medici di medicina generale è individuare le vere urgenze considerando la riduzione della mole di lavoro: non escludiamo si possano fare visite in orari diversi rispetto a quelli classici per garantire elasticità e far fronte il più possibile alla richieste degli utenti”. Parliamo del protocollo sull’ospedale di Tione. Quando si faranno i lavori di ristrutturazione finalizzati all’espansione del reparto di ortopedia? “I lavori non erano avviati perché mancava il finanziamento per poterli fare, ora è stato recuperato. Sono circa 350 mila euro e ora che c’è la copertura, oltre al progetto, i lavori potranno partire. È un gioco di incastri con altri due appalti legati alla messa a norma della struttura, quindi stiamo concordando la tempisti-

ca. L’intervento si farà, con fondi recuperati dall’avanzo di esercizio dell’azienda sanitaria, e nel nostro cronoprogramma tutti gli interventi saranno risolti entro dicembre di quest’anno”. L’organico dei medici anestesisti richiesto dal protocollo non è mai stato completato. Che novità ci sono su quel fronte? “Va precisato che l’azienda ha sempre fatto concorsi per cercare questi professionisti e molto spesso non sono andati a buon fine. Però l’attività all’ospedale è sempre stata garantita: non abbiamo il quarto anestesista dipendente a tempo indeterminato all’ospedale di Tione, ma al di là della forma contrattuale sono garantite ore di accessibilità di professionisti dal resto dell’azienda sanitaria. Nei fatti questa attività è sempre stata garantita da altri anestesisti: non è mai saltata una procedura chirurgica per la mancanza di anestesista e per le ore notturne c’è una reperibilità attiva, in trenta minuti l’anestesista può arrivare a Tione. Come azienda vogliamo la stessa cosa degli amministratori locali, ma se i concorsi vanno deserti è complicato”. Gli amministratori locali hanno chiesto con una lettera il 3 maggio scorso di fare un’analisi della funzionalità di

che domanda sul futuro dell’ospedale giudicariese, che si è rivelato un presidio fondamentale durante la pandemia.

tutte le unità operative, preceduta da una fase di ascolto del territorio, anche per ragionare su una figura dedicata in maniera esclusiva al

coordinamento generale dell’ospedale. È stata accolta la richiesta? “Questo è un tema in capo all’assessorato provinciale. Dal documento

degli amministratori capisco una volontà di rinegoziare alcune cose con l’assessorato, credo di capire anche che ci sia la massima disponibilità ad affrontare un’analisi ora che la situazione Covid è fuori dall’emergenza. Da parte mia c’è disponibilità al confronto assieme all’assessorato per ascoltare queste esigenze e trovare delle soluzioni. Ho alcune proposte che trovo praticabili che condividerà con l’assessorato e gli amministratori locali: credo che con buon senso riusciremo a trovare soluzioni valide”.

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Azienda sanitaria

GIUGNO 2020 - pag.

Grazie di cuore

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Ai tempi del Coronavirus

L’ospedale di Tione in prima linea nella gestione dell’emergenza Tanti nomi un unico grande cuore.

Grazie a tutti i cittadini per la grande generosità e solidarietà dimostrate. Ogni vostro piccolo contributo ha aiutato la sanità trentina.

Test sierologici a Pieve di Bono-Prezzo e Borgo Chiese

L’elenco dei donatori è in: www.apss.tn.it Emergenza coronavirus puoi donare anche tu > Documenti > Elenco donatori

Grazie alla generosità e alla solidarietà delle Valli Giudicarie!


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Economia

GIUGNO 2020

“Riparti Trentino”: contributi a fondo perduto alle imprese Stanziati dalla Provincia 90 milioni di euro La misura del contributo verrà determinata in relazione al numero di addetti presenti nell’impresa, ad esclusione delle imprese neo-costituite, per le quali il contributo è individuato in un valore fisso. Sono previste inoltre maggiorazioni per gli imprenditori che abbiano sostenuto dei canoni di locazione per gli immobili nei quali esercitano la loro attività o canoni di affitto d’azienda o del ramo d’azienda. “ Sostenere le imprese è strategico in questa fase – sottolinea l’assessore Spinelli – sia per rilanciare l’economia e il lavoro sia per rimettere in moto quel circuito virtuoso che, in base ai meccanismi di autofinanziamento della nostra Autonomia speciale, ci consente di finanziare la spesa con le imposte generate localmente. Questi contributi puntano ad integrare il reddito degli operatori economici che occupano non più di undici addetti, in modo da consentire loro di

di Enzo Ballardini Sono stati approvati recentemente dalla Giunta provinciale i criteri per la concessione dei contributi a fondo perduto agli operatori economici, imprese e professionisti, che sono stati pesantemente danneggiati dagli effetti della pandemia da Covid19. La decisione della Giunta approvata fa seguito superare il periodo di crisi determinato dalla sospensione dell’attività economica. Sono quindi una boccata di ossigeno ma anche un carburante per consentire di rimettere in moto il motore della ripresa”. La concessione di questi contributi si inserisce in un contesto più generale di misure provinciali urgenti per il sostegno alla ripresa del Trentino (previste all’interno della legge 3 dello scorso 13 maggio, ribattezzata “Riparti Trentino”) e integra gli interventi anti Covid-19 previsti dalla della legge provinciale 2 del 23 marzo scorso e dalla normativa statale che però ha mostrato molte difficoltà e ritardi ad accedervi da parte degli imprenditori.

Il criterio guida è la perdita di almeno il 50% dei ricavi o dei compensi nel periodo del lockdown rispetto al 2019. Ulteriore criterio di ammissione è il possesso di un reddito inferiore a 40.000 e 70.000 euro in

alla legge provinciale approvata lo scorso 13 maggio per favorire la ripresa economica ed occupazionale del Trentino, con uno stanziamento di risorse pari a circa 90 milioni di Euro per l’anno 2020 e riguarda circa 27.000 operatori economici potenzialmente interessati.

base alla tipologia di operatore. In sintesi, per gli operatori economici la misura del contributo è pari a: euro 3.000,00 fino a 3 addetti; euro 4.000,00 fino a 6 ad-

detti; euro 5.000,00 fino a 11 addetti. Gli operatori economici neo costituiti ricevono un importo fisso di euro 3.000,00. Per gli operatori economici

e 45 Oltr i di ann e nza erie o u t esp l a lità a u ! q izio serv

che nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020 hanno sostenuto canoni di locazione o di affitto d’azienda è prevista una maggiorazione al contributo pari al 40% dell’ammontare totale dei canoni sostenuti per i mesi in questione e comunque non superiore a euro 1.200,00. Sono esclusi i canoni di leasing immobiliare, nonché i costi delle concessioni di beni immobili e aree pubbliche. La condizione di aver effettivamente corrisposto il canone deve essere certificata dal locatore. Ciascun operatore economico può presentare una sola domanda di agevolazione a valere sui presenti criteri. La domanda deve essere presentata dall’operatore economico o da un suo delegato - entro il 31 luglio 2020 - mediante piattaforma informatica che sarà messa a disposizione dalla Provincia.

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Economia

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Turismo, Failoni avanti tutta con la riforma Approvata la legge, tornano le polemiche su Apt e territori

Passarono le guerre, passò il Fascismo, arrivò la civiltà industriale, e l’industria dei forestieri divenne industria turistica: turismo di massa. Prima immortalato sulle Seicento degli impiegati che portavano al mare o ai monti le famiglie. Infine consacrato come fonte di benessere per popolazioni di ogni meridiano e parallelo del mondo. Ma non allontaniamoci troppo dal tema. Anzi, torniamo nelle Giudicarie. E torniamo all’attualità, per spiegare che i disuguali sono i territori (Baitoni è diverso da Campiglio, e chi ne discuterebbe?), ma si vuole renderli uguali: tutti sotto lo stesso tetto. Partiamo dalla campagna elettorale per le elezioni provinciali del 2018. Fra i candidati partiva in pole position (non fosse altro perché aveva la benedizione del Capitano Matteo Salvini) Roberto Failoni, albergatore di Pinzolo, che nei suoi incontri con gli elettori disse a chiare lettere: “Il turismo trentino va riformato, anche perché c’è stata una riforma nel 2002, ma l’impianto e i confini sono del 1986”. Come dire? Un tempo interplanetario! Concetto ribadito nei 50 incontri organizzati nei territori per illustrare il progetto di riforma. 1986: riforma, con parole e musica di Mario Malossini. Tema forte del neo assessore provinciale al turismo: “pari dignità per tutti”. Splendido proposito. Come sempre i problemi nascono quando i propositi debbono essere declinati. Ed ecco che chiudiamo il cerchio con il prete di Barbiana e con i trattamenti uguali fra disuguali. IL NUOVO DISEGNO Il disegno delle strutture turistiche territoriali (Aziende di promozione turistica e Consorzi delle Pro Loco, diventati Consorzi turistici) ha poco meno di 35 anni e ha subito nel tempo qualche evoluzione. Per fare un esempio, se in partenza nelle Giudicarie Esteriori c’era un Consorzio di Pro Loco, l’evoluzione ha significa-

“N

di Giuliano Beltrami

on c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”. E’ azzardato scomodare don Lorenzo Milani per un tema economico? In realtà quando parli di turismo in Trentino non parli solo di soldi, di affari e investimenti, ma anche delle to la creazione di una Apt, complice evidentemente l’esistenza delle terme di Comano, con la capacità di sviluppare numeri diversi e più significativi rispetto ad un bacino del cosiddetto turismo minore di ambiti vicini come la Busa di Tione e la valle del Chiese. Ora, con la riforma voluta da Roberto Failoni, il quadro in un certo senso si semplifica, anche se a detta di molti protagonisti del settore, si complica. La semplificazione. Passa attraverso l’annullamento dei Consorzi turistici, che sovrintendevano alle “zone minori” di cui sopra. Annullamento istituzionale, beninteso, perché i territori rimangono, ma entreranno nel calderone gigante dell’Apt Campiglio-Pinzolo-Val Rendena. Dall’altra parte si prevede che le Giudicarie Esteriori (Apt di Comano) passino al Garda. La complicazione. Nel disegno si sono prodotti degli strappi. Il primo riguarda il basso Chiese. A suonare la grancassa del dissenso è il noto albergatore di Lodrone Ferruccio Luzzani, che non si sente tutelato dall’Apt a guida campigliana: “Troppo lontani e con vocazioni completamente diverse. Noi abbiamo come vocazione il turismo estivo ed il lago, mentre in alta Rendena pensano al turismo invernale ed alle piste da sci”, sentenzia Luzzani. Nella confusione che si è creata, sono intervenuti i sindaci della valle del Chiese, il presidente del Bim e la presidente del Consorzio turistico di valle per scrivere, alla fine di aprile, una lettera a Failoni in cui spiegano: “Una riforma ‘storica’ deve venire alla luce solo dopo aver valorizzato la massima partecipazione di tutti gli enti e gli organismi coinvolti nel prodotto ‘turismo’, che per la nostra provincia è forse

l’attività principale”. Tradotto in termini semplici: richiesta di sospensione della legge per avviare una discussione. Dall’altra parte del bacino di Ponte Pià, ossia nelle Esteriori, c’è San Lorenzo in Banale, che non fa mistero di preferire il passaggio all’Apt della Paganella, piuttosto che andare con il Garda: sempre questione di lontananza e di vocazioni. In mezzo c’è un’altra idea, che però non pare trovare molti sostenitori, almeno per il momento. L’idea parte da una domanda: perché non creare un ambito unico delle Giudicarie, in grado di comprendere tutto il territorio della Comunità, da Campiglio a Lodrone, da Tione a Co-

comunità e del loro sviluppo. All’inizio del Novecento la chiamavano “industria dei forestieri”, e riguardava una schiera nemmeno troppo folta di regnanti, nobili e ricchi borghesi che potevano permettersi la villeggiatura “ai freschi” o “ai bagni”.

mano? LA SOLITUDINE DEL CHIESE La Busa di Tione non si danna l’anima se verrà collocata nell’ambito dell’Apt rendenera. In fondo ha delle affinità: basti pensare alla pista di Bolbeno, che sarà pure bassa (la più bassa d’Italia), ma richiama centinaia di ragazzi ogni anno ad avvicinarsi allo sci. E una volta avvicinati... Diventeranno utenti delle piste di Pinzolo e Campiglio. L’ambito più in difficoltà è il Chiese. Se la parte meridionale (Storo-Bondone, per capirci) ansima per mantenere una sua libertà di manovra, ossia per andare con il vicino lago di Ledro, da Pieve di Bono in

su si avverte qualche tensione. Per essere più chiari, la parte alta della valle del Chiese è quella che turisticamente ha maggiore significato: si pensi alla valle di Daone, a Roncone, alla val di Breguzzo. Gli operatori stanno a guardare quel che succederà, perciò ufficialmente se ne stanno a bocca chiusa. Ma se li prendi uno alla volta ti espongono i loro timori. “Il nostro ambito sarà piccolo, ma ha una sua identità – ci racconta con il rammarico nella voce un operatore – e va valorizzato. Siamo la valle del Chiese, abbiamo le nostre bellezze naturali e storiche; abbiamo promosso negli ultimi trent’anni il nostro territorio. Non dobbiamo ragionare con i numeri milionari delle Apt, perché noi soccomberemo sempre davanti a Campiglio. Ma abbiamo ospiti affezionati e abbiamo pure un’offerta che piace. Lasciateci la nostra gamma e la nostra possibilità di autonomia!”. LA PORTA APERTA Lo abbiamo detto, una gran confusione. L’idea di Failoni è chiara, e l’ha espressa con piglio salvi-

niano nei molti incontri che ha organizzato sul territorio fra il tardo autunno ed il mese di febbraio: “Ascolto tutti, ma decido io”. Certo, nel testo della legge ha lasciato uno spiraglio al cambiamento. Lo si legge all’articolo 5 comma 3: “Con regolamento, a decorrere dall’anno successivo a quello della data di entrata in vigore di questa legge, anche su richiesta motivata del Comune competente per territorio, possono essere ridefiniti gli ambiti e le aree territoriali di cui all’allegato A, fermi restando i numeri massimi previsti al comma 2, il principio di contiguità territoriale dell’ambito turistico e dell’area, nonché (con riferimento agli ambiti) l’organicità rispetto ai fini del marketing turistico e un ottimale dimensionamento complessivo di almeno un milione di presenze turistiche annue; il regolamento può prevedere eccezioni al numero minimo di presenze in relazione al numero di posti letto alberghieri”. Fuori dal giuridico-burocratese, una tazza di camomilla. “State tranquilli, che fra un anno potrete dire la vostra. Storo vuole andare con la valle di Ledro? San Lorenzo in Banale vuole andare con l’altopiano della Paganella? Ci penseremo”. Porta aperta, dunque, purché non sia per finta.

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Turismo

GIUGNO 2020

Approvato il progetto definitivo per il rinnovo dello stabilimento di cura

Terme di Comano, si riapre a fine giugno Fra le novità un nuovo percorso di Natural Wellness di Denise Rocca

Le Terme di Comano riaprono ufficialmente il 25 giugno: la data era attesa dagli operatori turistici per confermare le prenotazioni e iniziare finalmente una Alcuni servizi ripartono anche prima di fine mese: già dal 3 giugno si è potuti tornare a fare visite servendosi del centro ambulatoriale e ha riaperto i battenti anche il negozio al dettaglio della linea cosmeceutica dell’azienda consorziale, mentre nei fine settimana chi andrà a godersi il parco lungo la Sarca troverà anche il bar Laghetto e il ristorante aperti. Si ricomincia, per il sollievo degli operatori turistici della vallata, ma anche dei lavoratori che ogni anno contano sull’azienda locale per un impiego stagionale. E si riapre con delle novità che, nemmeno a farlo apposta, sembrano tagliate su misura per la voglia, e la necessità, di stare all’aria aperta: la novità assoluta di quest’anno è infatti il programma di attività “Natural Wel-

lness” creato per godere delle proprietà terapeutiche del parco di 14 ettari che circonda le terme. Si tratta di un programma di appuntamenti guidati sui prati, nei boschetti, lungo i sentieri del parco termale che si è arricchito anche di un nuovo percorso sensoriale dove camminare a piedi nudi, guidati dagli operatori delle terme o da soli, godendo degli stimoli dati dalla diversa pavimentazione con elementi naturali. Il percorso si accompagna ai “bagni di foresta”, alle camminate energizzanti nella natura e alle lezioni di respirazione, rilassamento e meditazione sulle nuove pedane create all’interno del bosco. Il parco ha sempre rappresentato un fiore all’occhiello e una meraviglia naturale per l’azienda termale e per gli abitanti

delle Giudicarie Esteriori, il progetto del Cdr è quello di inserirlo come elemento attivo di benessere e cura per gli ospiti, a fianco dell’acqua termale di Comano e le sue proprietà, note da tempo, per la cura della pelle. «Il contatto con la natura, l’aria pura di mezza montagna, i grandi prati verdi in cui passeggiare e rilassarsi, sono dei doni preziosi che ci teniamo stretti - spiega Elena Andreolli, consigliere delegato dell’azienda termale -. Per questo, in tempi non sospetti e molto prima dell’emergenza sanitaria, i nostri investimenti sono stati indirizzati all’arricchimento dell’offerta benessere nel parco». Le Terme di Comano aprono quindi con un nuovo programma di pacchetti pensati per il relax e la cura del corpo con gli elementi

naturali, che affianca le attività tradizionali di bagni, inalazioni e cura idropinica ai quali si accede tramite il sistema sanitario. Sono 8 i percorsi giornalieri - più snelli e rivolti ad un nuovo pubblico rispetto a quello tradizionale che viene a Comano da molti anni seguendo terapie di quindici giorni in media per curare specifici distur-

stagione già condizionata dal coronavirus che ha fatto saltare l’appuntamento, importante, con Pasqua e la tradizionale apertura primaverile.

bi della pelle - che l’azienda consorziale propone: protagonista è l’acqua con un’attenzione al relax, alla bellezza e il recupero della forma fisica e dell’armonia mentale. «La stagione che ci aspetta è difficile, non lo nascondiamo, e le incognite sul numero di presenze rimangono conclude Roberto Filippi, presidente delle Terme di

Comano -. Come azienda abbiamo però l’obbligo di guardare al futuro con ottimismo e per questo siamo impegnati da tempo su più fronti: garantire a dipendenti, collaboratori e clienti la massima serenità e sicurezza, e dedicarci con tutte le nostre energie alla promozione delle attività, per permetterci di lavorare tutti al meglio e il più possibile». Si guarda al futuro anche con lo sblocco della situazione dei lavori di rinnovo e riqualificazione dello stabilimento termale: il progetto da una ventina di milioni di euro è stato approvato nella sua versione definitiva dall’assemblea dei soci e il Cda ha ora il mandato di procedere con l’appalto integrato per l’aggiudicazione di progettazione esecutiva e lavori.

EDITORIALE di Adelino Amistadi

Continua dalla Prima Nel dopoguerra fu proprio la presenza al governo di politici all’altezza, pensiamo ad Alcide De Gasperi, Luigi Einaudi, Mario Scelba, Saragat, con Togliatti e Pietro Nenni all’opposizione, uomini che consentirono al nostro Paese di realizzare quello che fu definito “il miracolo italiano”, inserendoci fra le nazioni più sviluppate del mondo. Oggi, purtroppo, siamo in mano ad una classe politica arruffona, impreparata, inesperta, sia a destra e a sinistra, che va avanti per slogan e plateali bugie spacciate per verità: che pensa solo alla propaganda senza limiti, il più delle volte falsa e bugiarda, servendosi dei media sempre più asserviti alla politica. Niente a che vedere con la classe politica del dopoguerra che, nell’interesse del Paese, seppe compattarsi e perseguire gli interessi generali, lavorando tutti insieme per superare le difficoltà e dare un futuro alla nazione. Ma per restare all’oggi, credo sia importante pensare a quello che ci aspetta passata la tempesta virale. Riuscirà la classe politica a emulare l’operato dei governan-

Nostalgia degli artefici della ricostruzione postbellica

ti del dopoguerra? A rinnovare, cioè, “il miracolo” che l’Italia riuscì a compiere agli inizi degli anni cinquanta? Ed è qui, parlando con franchezza, che nascono forti perplessità, incertezze e non pochi timori. Purtroppo siamo di fronte ad un Parlamento che non ha dato sinora nessun segno di corresponsabilità sui drammi che si sono succeduti in questi ultimi mesi in ogni parte d’Italia. Quelli dell’opposizione continuano nella loro campagna elettorale, indifferenti alla tragica situazione della pandemia, continuano nella loro ricerca di voti e di visibilità. Con Salvini che usa, spudoratamente, rosari e madonne per far breccia fra i cattolici come se i cattolici fossero allocchi, parlando sempre alla pancia della gente e non alle loro menti. La Meloni che gli contende la leadership del centro destra, con la grinta del primo Benito, e Berlusconi, or-

mai alla frutta, che cerca una strada tutta sua che lo riporti in auge. Non parliamo dei 5Stelle, un movimento che ha saputo intercettare la voglia di cambiamento degli Italiani, ma poi se ne sono dimenticati, ed hanno portato al governo ministri approssimativi, inesperti e

dilettanti, che credono di poter governare con slogan e attraverso la piattaforma Russeau. Il Pd che fa quel che può, e fa poco, anch’esso titubante e timido nel mettere in campo scelte coraggiose che lo portino a recuperare il terreno perduto. Perduto come Renzi che con Italia

Viva deve farne di tutti i colori per acquistare un po’ di visibilità e un minimo di potere di cui sente grande nostalgia. In questa situazione il Premier Conte, pur non essendo un politico di professione, ma un professore avvocato prestato alla politica, emerge dalla massa costretto a barcamenarsi in una maggioranza rissosa ed eterogenea e facendo tutto quello che era in suo potere per far fronte alla situazione drammatica che si è trovato a governare. Resta comunque, angoscioso, il dubbio sulla capacità dell’attuale classe dirigente nel suo complesso (di destra, di sinistra o di centro, poco importa) di gestire un’opera di ricostruzione che richiede competenza, rapidità di interventi, e soprattutto il superamento di tutte quelle pastoie burocratiche nelle quali il nostro Paese è da tempo sprofondato. Che Dio ce la mandi buona...


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“Immuni” la nuova app percombattere il Covid 19 di Enzo Ballardini

L’iniziativa editoriale della cooperativa OrizzonteGiovani

Una nuova rivista che parla di mondo giovanile


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Il Saltaro delle Giudicarie

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Ai politicanti niente paradiso, parola di Saltaro San Pietro è su tutte le furie e se la prende con san Francesco d’Assisi, che secondo lui, ha da sempre favorito il lassismo e la superficialità di pensiero, la dabbenaggine dei suoi protetti.- E’ ora di finirla, o si prenderanno severi provvedimenti. Ormai l’Italia è un gran casino, politici, giornalisti, parassiti e portaborse hanno ridotto il più bel Paese del mondo ad un immondezzaio civile e sociale. E’ bastato un piccolo virus che neanche si sa da dove venga per sovvertire ogni comportamento civile ed adeguato alla drammatica situazione in cui si trova l’Italia. Dovrebbe essere il momento questo in cui non ci dovrebbero essere polemiche di sorta, né contrasti politici, né odiose prese di posizione propagandistiche, ma tutti dovrebbero lavorare insieme, compatti, convinti, per far fronte al maledetto cinese che sta annientando il mondo intero. Tutti dovrebbero impegnarsi: dai cinesi, ai migranti, agli scienziati, ai politici, ai responsabili del governo. Così come ogni cittadino che non sia un coglione, ha interesse a far bene e a rendersi utile per la causa comune. Mettendo in campo le forze disponibili, le strutture, gli esperti e ogni altro che possa aiutare a fermare quel maledettissimo virus che ci sta facendo impazzire. Macchè! E’ scoppiata la fregola del voler parlare ad ogni costo, anche oltre il ridicolo, di sparare giudizi anche fuori luogo ed apparire, apparire sempre e comunque in Tv e sui social, raggiungendo i più alti indici dell’indecenza. Restando, ovvio, nella casta dei politici di primo livello, che non son riusciti a frenare il loro istinto animalesco per sputare le loro quotidiane sentenze. Per spirito di rivalsa, per invidia, per bramosia di potere, certamente non per il bene del Paese che avrebbe bisogno di grande solidarietà e feconda unità d’intenti. Per non parlare degli opinionisti, giornalisti buoni per tutte le stagioni, impegnati in Tv o nei loro giornali. Riempiono pagine e pagine dei loro giornali ogni giorno, descrivendo il tutto e il contrario di tutto, saltellando verso sera nei vari salotti televisivi, dall’uno all’altro, spargendo dubbi, falsità, accuse, improbabili retroscene, insulti, dati sull’infezione, pressapoco, le guarigioni, decessi

Per il cielo non c’è mai un attimo di pace. Cherubini e Serafini a cui spetta l’ordine e la disciplina eterea sono in allarme. San Pietro più tetro che mai ha allarmato tutti i Santi dell’Italia Unita, li ha convocati urgentemente a Consiglio: “ Fratelli, parliamo dell’Italia e lasciatemi dire pane al pane e vino al vino: ne ho piene le tasche della politica italiana, dei

e quarantene. Senza mancare dall’ipotizzare catastrofi economiche da abbattere una piramide, passando il tempo a criticare, giudicare, sfottere il povero Giuseppe Conte che sta facendo e bene il proprio dovere. Tutti miseri personaggi che si arrogano il diritto di spargere veleno a piene mani. Pagliacci!! Ormai i professionisti delle false informazioni stanno dilagando in ogni dove. Sono vere e proprie bande, tutte al lavoro nella distorsione della verità, composte da squallidi personaggi avvezzi a leccare i culi dei potenti per dare addosso ai più deboli, a quelli senza padrini e padroni. Bene, anzi male, fratelli miei, è ora di metterci una

pezza, è ora di tirar fuori le palle e riportare l’Italia ad un minimo di recupero della sua antica civiltà, della sua intelligenza, della sua capacità di superare le prove più disperate. Se sulla terra si sta combattendo la guerra contro il coronavirus, a noi tocca combattere contro le azioni diaboliche che ho fin’ora descritto, c’è il chiaro segno di satana, tocca a noi liberarcene e liberare gli Italiani da tanto lerciume….” San Francesco non aveva parole, mai aveva sentito San Pietro inveire con parole cosi dure e severe (e un pò esagerate...) in un suo sermone. Dev’essere proprio arrabbiato. E per un attimo si sentì colpevole, lui il Santo protettore degli

politici e dei loro lecca c…. Bisogna metterci rimedio, neanche in momenti cosi tragici che richiederebbero un minimo di riflessione e di comportamento responsabile gli italiani riescono a venirne fuori con un pò di dignità e di decoro. Sono incorreggibili, con la consueta faccia tosta riescono a rendersi ridicoli anche nei momenti peggiori della vita... -

Italiani che neanche si era accorto di quanto fosse caduta in basso la credibilità dei suoi protetti. D’altronde, Lui si è sempre occupato della povera gente, di chi soffre, di chi è solo, malato e abbandonato, degli altri non se n’era mai preoccupato, gli altri stanno bene per loro conto, non hanno bisogno di me. Era il suo pensiero, ma mai avrebbe pensato che in sua assenza la depravazione, la bramosia, la cupidigia, la sete di potere e di ricchezze avrebbero ridotto il suo popolo ad un così basso livello di dignità. San Francesco si guardò intorno e il suo sguardo si scontrò con quello dei suoi confratelli. Erano tutti d’accordo con il Gran Capo. Abbassò gli

occhi e se ne andò, il lavoro che l’aspettava era davvero impegnativo. San Francesco aveva sempre pensato che che tutto sommato gli insulti non fossero così pericolosi. Gli insulti sono da sempre le più antiche parole della storia dell’uomo. Aveva letto da qualche parte come le parolacce abbiano segnato l’inizio della civiltà: invece di scagliare pietre gli uomini hanno imparato a scagliare parole. Ed era già un bel passo avanti. Purtroppo, però, oggi, si sta esagerando. E’ vero, anche quelli che ricoprono cariche importanti fanno sempre più spesso ricorso ad un linguaggio scurrile, per niente educativo. Così che l’avversario politico diventa un inutile idio-

ta e magari l’imprenditore un imbecille, col risultato che i genitori e gli insegnati hanno il loro bel da fare ad imporre ai loro ragazzi un linguaggio educato. Il Santo d’Assisi era più che mai scorato. Come avrebbe potuto frenare quel benedetto caprone di uno Sgarbi di dire la sua, che almeno lasciasse in pace le capre, a cui dovremmo essere grati per averci fatti crescere col loro latte energetico ed abbondante negli anni del dopoguerra, e quello lì, quello che su Rete 4 ti fa venir il mal di denti al solo sentire la sua voce, mi dicono che ne dice di tutti i colori e sui colori, anche i più discinti, si gode a ballarci sopra. Ormai più si sparano grosse e più ci sono quelli che si divertono ad ascoltarti. Non sarà facile zittirlo. Per non dire dei politici in Parlamento, se ne dicono di “bo e di vaca”, senza vergogna, senza un minimo di ritegno. Ehhh...sì, purtroppo, l’Italia delle buone maniere non esiste più, a quanto pare, ormai i conflitti son diventati un minestrone di rabbia, ira, grida, sputi ed insulti. Così è! E San Francesco cominciò il suo cammino verso una quasi impossibile redenzione del popolo a lui affidato. San Pietro, nel frattempo, s’era fermato a dialogare con gli altri celesti confratelli, sorpresi anch’essi dalla severità della sua parola e dal linguaggio poco pastorale usato per essere più chiaro ed incisivo. “Fratelli miei, stava dicendo con tutta la sua saggezza, le mie parole vi avranno anche stupito, ma io sono dell’avviso che quando ci vogliono, ci vogliono, fra tutte le nazioni del mondo l’Italia è quella che più mi sta a cuore, non posso vederla ridotta così male, io spero, e prego il buon Dio che l’aiuti a recuperare un po’ del suo orgoglio, di quello che la fece risorgere dalle macerie dell’ultima guerra, ritorni ad essere l’Italia della storia, dell’arte, dell’intelligenza così com’ è sempre stata per il passato, che torni ad essere la nostra Italia, l’Italia del nostro cuore….” Stupefatti, ma commossi, mai avevano sentito il loro Grande Capo lasciarsi andare a tanto sentimento, sciolsero il Gran Consiglio e tornarono nelle loro dimore a meditare sulle devianze diaboliche che sembrano ormai far breccia in gran parte del mondo.


Europa Next Generation EU, con una dotazione di 750 miliardi di euro, che rafforzerà il bilancio dell’UE con nuovi finanziamenti provenienti dai mercati finanziari per il periodo 2021-2024, e un bilancio dell’UE a lungo termine rafforzato per lo stesso periodo; la fetta più consistente è prevista per l’Italia. I mezzi previsti da Next Generation EU dovrebbero essere concessi in parte a fondo perduto e in parte a un tasso agevolato. A tale robusta dotazione vanno aggiunti altri prestiti già previsti che portano l’intervento dell’Unione europea per il dopo coronavirus a 2.400 miliardi di euro. Dopo che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato il piano di 750 miliardi abbiamo subito sentito esponenti governativi e politici nel nostro Paese commentare la decisione della Commissione come una vittoria italiana, se non addirittura del partito di appartenenza. Vorrei dire che analizzare in tali termini questo importante fatto significa capire poco del significato dell’unità europea. L’Italia, pur essendosi spesa in maniera importante con il suo governo per ottenere dall’Unione europea forti interventi europei per la ripresa economica, non ha avuto un ruolo determinante nella decisione della Commissione europea; i 27

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La vittoria di un’idea di Paolo Magagnotti L’Unione europea, dopo incertezze e ritardi manifestati all’inizio del dramma del coronavirus e che non abbiamo mancato di denunciare, ha assunto un nuovo indirizzo alquanto concreto e incisivo per risollevare i Paesi colpiti, fra i quali in primo piano vi è purtroppo l’Italia. Per contribuire a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia, rilanciare membri che la compongono - uno per ogni Stato membro -hanno fatto convergere nel Collegio dei commissari sensibilità, esigenze e responsabilità che hanno trovato una comune condivisione: questo è il fatto politico che assume grande rilevanza. Anche commissari di Paesi UE poco o per nulla disposti, ad esempio, a concedere aiuti a fondo perduto all’Italia, hanno fatto prevalere nel loro comportamento l’esigenza di una solidarietà di fatto che purtroppo negli ultimi tempi taluni governi nazionali UE hanno dimenticato. Va notato che i membri della Commissione europea prima di entrare in carica devono giurare davanti al Parlamento europeo di adempiere i loro compiti in piena

la ripresa europea, proteggere l’occupazione e creare posti di lavoro, lo scorso 27 maggio la Commissione europea ha proposto un massiccio piano per la ripresa che punta a sfruttare fino in fondo il potenziale del bilancio dell’UE. Per mobilitare gli investimenti necessari, si punta a una duplice risposta: un nuovo strumento per la ripresa denominati

I 27 membri della Commissione europea preseduta da Ursla von der Leyen

indipendenza, nell’interesse generale dell’Unione; in particolare, essi non possono sollecitare, né accettare istruzioni dai governi o da altri organismi esterni. Per diventare operativa la proposta della Commissione europea, che ha già

ottenuto il plauso del Parlamento europeo, dovrà superare le forche caudine del Consiglio europeo, ossia l’insieme dei capi di Stato di governo dell’Unione europea, nel quale vi sono rappresentanti di alcuni Paesi, primo fra tutti l’Olan-

da, tutt’altro che entusiasti. Dovranno essere condotti negoziati fra i vari Governi UE ed è qui che vi sarà una verifica fondamentale su quale sia la volontà di sostenere il Progetto europeo sulla base dell’ irrinunciabile principio della solida-

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rietà. Da una parte abbiamo la Commissione europea che con un atto di grande coraggio e responsabilità ha assunto una decisione che può dare ossigeno al processo di integrazione europea nei prossimi anni e dall’altra parte i governi nazionali che dovranno assumersi la responsabilità di fronte ai loro popoli su quale futuro potranno e dovranno incamminarsi. Il consenso raggiunto all’interno della Commissione europea non va considerato nella maniera più assoluta la vittoria di uno o dell’altro Stato, quanto piuttosto la vittoria di un’idea, quell’idea che fu dei padri fondatori, fra cui il nostro Alcide De Gasperi. Spetta ora al Consiglio europeo, ossia, lo si vuol sottolineare, ai governi nazionali, decidere se portare avanti il successo della vittoria o se vogliono trasformarla in una sconfitta, con gravi conseguenze, per il presente e, soprattutto per le prossime generazioni.


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Cooperando

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Gli succede alla direzione Bruno Felicetti

Funivie Campiglio, Francesco Bosco in pensione di Denise Rocca La transizione si è conclusa al rientro in ufficio dallo shock coronavirus: lunedì 4 maggio Felicetti ha assunto ufficialmente l’incarico di Direttore Generale di Funivie Campiglio. Dopo una vita passata ad occuparsi di turismo invernale Bosco va in pensione, anche se sarà in azienda per un giorno a settimana ancora per un po’ di tempo. «Sono 44 anni che pesto neve» riassume lui. Parliamo degli inizi, com’erano le Funivie e Campiglio quando ci è arrivato? Era la classica società impiantistica che si preoccupava di gestire gli impianti di risalita. Punto. La svolta che io ho dato, su precise indicazioni del Cda che aveva ravvisato questa necessità, è stata quella di aprire Funivie Campiglio e iniziare a rapportarsi con l’intero territorio e perciò con i vari operatori: ricettivo, maestri di sci, commercianti e il riavvicinarsi in maniera pressante all’Apt che abbiamo sempre visto come il tavolo di regia di una destinazione turistica. Per me è stato facile ragionare così perché venivo da un consorzio che avevo creato composto proprio così. È stato il primo

La decisione di andare in pensione nell’anno delle sue settanta primavere Francesco Bosco l’aveva annunciata già da tempo e non arriva certo come una sorpresa. La società Funivie Campiglio ha preparato la successione alla sua leadership con

attenzione, portando in Giudicarie dall’autunno del 2018 Bruno Felicetti, un curriculum nel marketing turistico dove vanta 13 anni come direttore dell’Apt di Fiemme, che ha affiancato Bosco per il passaggio di consegne.

vero consorzio di stazione il Ponte di Legno Tonale, perciò per me sposare questa filosofia era terreno fertile. Campiglio era un po’ seduta sugli allori. Cito un esempio su tutti: era riuscita a perdere anche la coppa del mondo. Viveva di bei ricordi, di un mondo che non esisteva più, la Belle Epoque milanese la chiamavo io, che arrivava a Campiglio più per fare società che per sciare. Ma aveva perso grosse fette di mercato e non si rendeva conto che era ad un punto di non ritorno. Come lascia oggi la località e le funivie? Oggi lascio una Funivie Campiglio più inserita nel territorio che ha contribuito in maniera determinante a far crescere. E la decisione di prendere come sostituto Bruno Felicetti è stata di continuare questa opera. L’indicazione del Cda stata molto chiara: non si è scelto un tecnico ma un manager che sappia rapportarsi a 360 gradi, oltre agli impianti, anche con tutto il resto.

Se dovesse dirci la decisione più azzeccata che ha preso in una carriera così lunga nel mondo dello sci, quale sceglierebbe? Credo quella di inventarmi un vero consorzio di destinazione turistica: allora Ponte di Legno Tonale era senza anima e senza corpo, profondamente divisa fra la rivalità di un Tonale trentino, cresciuto alla bene e meglio con i contributi provinciali, e una Ponte di

Legno nobile decaduta, che viveva come tante stazioni hanno fatto sugli allori del passato, vantandosi che nel 1911 il Touring Club aveva organizzato la prima settimana bianca proprio lì. L’idea di coinvolgere tuti gli operatori e farli sedere attorno ad un tavolo è stata allora l’idea vincente, che ha fatto scuola nel mondo del turismo montano italiano. Dopo quarant’anni che se ne parlava, riuscimmo a fare il collegamento: quan-

do sono arrivato le società impiantistiche incassavano 2 miliardi e 600 milioni, me ne sono andato che incassavano 33 miliardi. Qui a Campiglio credo sia stata una scelta coraggiosa quella del lago di Montagnoli. Alla luce del Covid, come vede il futuro del turismo sciistico come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi? Dovrà chiaramente essere ripensato. Una o due stagioni su un turismo

contingentato in modo intelligente si potrà sopravvivere, per sempre no. Le spese gestionali sono diventate enormi e per come è stato abituato oggi, il turista sciatore non sarà più in grado di tornare indietro. Oggi abbiamo 16 mezzi battipista che escono tutte le sere a preparare le piste come un biliardo perché questo vuole il mercato. Fino ai primi anni Novanta, le piste venivano battute solo quando nevicava. E poi c’è l’innevamento programmato che ha salvato stagioni intere. Abituati così, come si potranno spendere 3 milioni di euro all’anno solo per l’innevamento se non ci saranno i numeri per ammortizzare questi investimenti? Il turismo slow può sostituire quello di massa? Basta osservare: la gente va dove c’è gente, e più gente c’è e più ci va. Il turismo di massa piace e ha permesso lo sviluppo socioeconomico di intere destinazioni turistiche. Lo slow è un discorso complementare al turismo di massa, ma non può sostituirlo. Come si può pensare, a Campiglio, di riempire 9 mila posti alberghieri solo con il turismo slow? È pura utopia.


Economia Qualcuno mi ha scritto che il “Los von Trient” di Silvius Magnago venne molto prima del “Los von Rom”, come se l’inerzia trentina, infarcita e alimentata dai rapporto con la Democrazia Cristiana nazionalista romana, a metà degli anni Cinquanta avesse fatto perdere la pazienza alla classe politica sudtirolese. Scomparso prematuramente De Gasperi, che da deputato della Dieta di Insbruck prima del 1914 insieme a Cesare Battisti, conosceva come pochi il sistema legislativo austriaco e quello italiano. L’autonomia speciale che investi nella fase costituente le cinque regioni Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta e Firuli, si basava su dei presupposti soprattutto geopolitici come l’essere completamente circondati dalle acque, essere completamente montuosi e confinanti con stato estero. Un’autonomia che sarebbe dovuta aspettare anche alla Valtellina, che per secoli era appartenuta al Cantone dei Grigioni e quindi alla Confederazione dei Grigioni. Ora se questa deriva tra le due province continuasse e il Trentino si staccasse come regione da Bolzano entrambe oltre che rendere felici le due anime contrapposte di nazionalisti romani e pangermanici tedeschi si troverebbe a non essere

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Un’autonomia a dimensione regionale di Marco Zulberti

L’intervento sulla necessità di pensare al ritorno dell’unità regionale tra Trento e Bolzano nella gestione dei servizi di pubblica utilità come trasporti, energia, comunicazioni ha sollevato alcune domande sul perché Trento e Bolzano dopo secoli di più regione confinante con Stato estero come la Valcamonica, e quindi a perdere l’Autonomia, cosa che il Pd romano e il M5S vedrebbero con grande soddisfazione la possibilità di stoppare una volta per tutte i trasferimenti dallo Stato alla Provincia. Perché il PD nazionale e M5S non hanno ancora compreso che nella nostra regione le deleghe a settori come le strade, la scuola, la sanità non sono più a carico dello Stato. A Roma molti politici e giornalisti vedono questi trasferimenti finanziari come un di più, ma non sanno che nella nostra regione l’ANAS o il sistema scolastico sono regionali, a dir il vero ad-

dirittura provinciali e riceviamo il 90% delle imposte che paghiamo. Quest’aspetto nessuno lo capisce a Roma vista la scomparsa dei rappresentanti storici dell’Autonomia presso le istituzioni nazionali e ora a ogni trasferimento finanziario tra Stato e Regioni, si scatenano le critiche e le incomprensioni. Come sta avvenendo nuovamente in questa difficile fase economica, dove gli stessi rappresentanti del M5S locale sembrano non voler spiegare, ne tanto difendere ai loro colleghi romani. L’Autonomia del Trentino, ottenuta insieme a Bolzano, non è dipesa assolutamente dal fatto

autonomia vissuta insieme, prima con i principati vescovili di Trento e Bressanone e poi con l’annessione al Tirolo fino al 1918, abbiano ad un certo punto negli anni Settanta con l’attuazione del secondo “pacchetto” preso strade diverse. linguistico come la vulgata ritiene, ma affonda nei mesi immediatamente seguenti alla fine della Prima Guerra mondiale nel 192o quando si ebbero interventi dei politici nazionali del calibro di Turati, Salandra e Giolitti. Mentre Turati voleva subito la separazione di Trento da Bolzano Salandra espresse la sua contrarietà motivandola in questo modo: “Converrà dimettere (…) il pregiudizio dell’unità legislativa. Sarebbe grave errore, l’estensione pura e semplice della nostra legislazione vigente, «perché» essa è tecnicamente inferiore a quella austriaca”. Un politico italiano del calibro di Salandra espri-

Il pa kumbe

me la sua ammirazione per le leggi austriache. Ma non è il solo. Segue Giolitti che afferma di vedere nel modello austriaco delle “diete” provinciali un modello da impostare nelle nuove autonomie e nei “futuri ordinamenti delle nuove province”. La fonte è il libro Storia dell’Asar di Domenico Fedel a pag. 43. L’Autonomia della provincia di Trento insieme a quella di Bolzano non si devono quindi al principio etnico-linguistico ma all’apparato legislativo austriaco, visto come un modello da esportare in Italia!!! Per questo oggi il Trentino, che scomparso De

Gasperi ha totalmente dimenticato dove si trovano le sorgenti secolari della sua Autonomia, deve stare molto attento nelle motivazioni con cui la difende, che stanno soprattutto nel buon governo secolare, non solo delle due città capoluogo Trento e Rovereto, ma anche delle sue valli e delle sue montagne. Da queste riflessioni e da questi temi nasce l’importanza che i due presidenti Fugatti e Kompatscher ricuciscano quel “Los von Trient” che era sorto sugli scontri della scelta del capoluogo regionale tra Trento e Bolzano. Per questo sulla scia di queste “begotte”, inqualificabili al giudizio di oggi, dobbiamo reagire immaginando una nuova unità necessaria ad entrambe, come lo è stato per i molti secoli della nostra storia montana nel cuore dell’Europa.


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Attualità

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EugenioAntolini, “Orgogliosi di essere periferia” Il sindaco di Tione ribadisce l’importanza dei servizi nelle valli per superare il Covid Sono le periferie ad aver tenuto il Trentino in piedi, fornendo servizi ai cittadini, dando loro la possibilità di stare in sicurezza nei territori. Le nostre limitazioni sono diventate la nostra forza durante la pandemia e ci hanno mostrato che non siamo luoghi da far diventare dei dormitori. Il nostro volontariato, le nostre piccole strutture sono quelle che ci hanno slavato e fatto capire che per dieci anni ci hanno fatto credere che il grande, i centri commerciali, il Not che ancora non c’è, fossero il meglio. Invece dobbiamo ricordarci di chi c’era in questi mesi di pandemia, ed esserne orgogliosi. Gli ultimi trent’anni di benessere ci hanno fatto dimenticare perché cer-

di Denise Rocca «Orgogliosi di essere periferia», così il sindaco di Tione Eugenio Antolini ha aperto il primo consiglio comunale virtuale della borgata, delineando una linea politica fortemente territoriale e decisamente anti centralista. «Invito a diffidare di tutti quei te strutture furono fatte a suo tempo, la loro utilità, e il fatto che le dobbiamo difendere fino alla fine perché sono quei servizi che ci danno la possibilità di vivere le valli invece di trasformarle in dormitori. Nessuno venga più a dirci che gli ospedali non servono, le caserme dei vigili del fuoco sono troppo grandi, le scuole piccole vanno chiuse e che i servizi li dobbiamo spostare a Trento a Rovereto». E poi un ricordo per chi se n’è andato senza un funerale pubblico e un lun-

go ringraziamento a chi ha continuato a lavorare durante la pandemia e ai tionesi: «Sono orgoglioso

politici che ci dicono di centralizzare - ha detto la scorsa sera Antolini -, dobbiamo essere orgogliosi di essere periferia, perché senza le nostre amministrazioni locali, i nostri negozi di vicinato, il nostro ospedale di Tione, il Trentino sarebbe crollato.

di essere il vostro sindaco - ha detto Antolini - perché vi siete comportati con coscienza rispettan-

do anche scelte che non sempre erano chiare o spiegate fino in fondo. E sono dispiaciuto e addolorato per tutti coloro che si sono ammalati, per chi è mancato e per le loro famiglie che non hanno avuto il conforto della comunità in un momento così difficile». Mezzora di discorso ai suoi cittadini, come mai un sindaco dal carattere pragmatico e di poche parole come Eugenio Antolini aveva fatto prima, ad aprire i lavori del consiglio comunale dove si sono annunciate

misure per il turismo locale - il proseguimento del progetto di messa in rete e affitto delle baite, la realizzazione della nuova struttura ricettiva alle Sòle e i progetti sulla pesca - e per la mobilità alternativa con il progetto di un servizio di biciclette elettriche comunale per la borgata al quale sono stati destinati 50 mila euro. Il consiglio ha approvato anche una variazione di bilancio da 286 mila euro, cifra formata in parte da un debito fuori bilancio di 110 mila euro causato dal risarcimento dovuto dal comune dopo aver perso una causa risalente al 2009, in parte a minori uscite come la riduzione di 80 mila euro del capitolo dedicato ad Ecofiera. Denise Rocca

Scenari di dopo covid nel governo dei territori di Annibale Salsa I piccoli Comuni di montagna, i presidi sanitari come gli ospedali di valle (Tione, Cavalese, Cles), i minuscoli negozi di paese venivano rubricati, con una certa supponenza pseudoprogressista, alla stregua di retaggi pre-moderni se non, addirittura, anti-moderni. A livello nazionale venivano ridimensionate, se non cancellate, le Provincie e le Comunità montane. In un territorio come quello trentino, plasmato da buone pratiche secolari di autogoverno e di autonomia, quelle enunciazioni mi sembravano alimentate da un ottimismo ingenuo e lontane anni luce, se non antitetiche, ad una coerente concezione autonomistica. La crisi economica degli ultimi anni e, ancor di più, quella che ci attende nel dopo-pandemia, non ammette sprechi. Ma, tra i fautori del vecchio e del nuovo centralismo burocratico, i presunti costi anacronistici vengono imputati alle piccole en-

Nell’ormai lontano 2013 pubblicavo un articolo dal titolo: «Piccolo è bello». Lo scritto in questione faceva riferimento al ricorrente leitmotiv delle fusioni, degli accorpamenti, di una nuova sognata «grandeur» oscillante fra efficientismo tecnocratico, riflusso di miti centralisti (poco importa se nazionali, regionali, provinciali) e pregiudizi anti-localisti. Questa nascentità amministrative, quasi sempre di montagna. Negli Stati generali della montagna del Trentino dello scorso anno 2019 ho avuto la soddisfazione di sentire riproporre, attraverso molti interventi, temi che fino ad allora venivano ritenuti obsoleti, datati. Sempre in quei momenti di confronto non ho voluto perdere l’occasione per ribadire che, per i territori di montagna, debbano essere selezionati modelli di governance attenti alle specificità dei luoghi piuttosto che frutto dell’emulazione di modelli estranei inadeguati e controproducenti. Una convinzione che acquista, per me, il valore di un assioma sebbene sostenga, da sempre, che tutti i pro-

blemi di questo mondo debbano essere relativizzati o contestualizzati nello spazio e nel tempo. Ho ritenuto, pertanto, di riproporre ai lettori queste mie

te illusione, diventata nel corso degli anni un ossessivo «mainstream», un’opinione dominante, non avrebbe immaginato di dover registrare - forte della volontà di potenza di certezze tecno-scientifiche dai risvolti taumaturgici - un’improvvisa battuta d’arresto al cospetto di un evento imprevedibile come un’epidemia globale o, sarebbe meglio dire, globalizzata.

riflessioni per l’attualità che l’emergenza sanitaria riveste nel bisogno di riposizionare i piccoli territori montani al centro di una nuova attenzione. Il dopo-

Covid potrebbe segnare la fine dei fuochi fatui di un certo globalismo accentratore e di un’impoverente mondializzazione culturale ridimensionando miti

e riti obsoleti. Fra questi, in particolare, il falso esotismo di lontananza o gli spostamenti alienanti tra non-luoghi svuotati di autenticità e valore. Tuttavia, la ragione che mi ha convinto a riproporre queste argomentazioni è stato l’intervento del Sindaco di Tione nell’ultimo Consiglio comunale, in cui ha affermato testualmente: «Orgogliosi di essere periferia» aggiungendo come: «gli ultimi trent’anni di benessere ci hanno fatto dimenticare perché certe strutture furono fatte a suo tempo». Da convinto sostenitore dell’importanza imprescindibile dell’autogoverno per i territori di montagna quale antidoto allo spopolamento e al degrado, da vecchio studioso della montagna alpina e, perché no, da giudicariese d’adozione, non posso che apprezzare le sagge dichiarazioni di assoluta rilevanza socio-antropologica fatte dal Sindaco di Tione Eugenio Antolini.


Porto Franco Noi vorremmo ricordarlo citando le visite che fece in Trentino, alcune delle quali fecero cronaca e storia. La prima volta fu il 26 agosto del 1997. Il Papa doveva visitare la diocesi di Belluno. Bene. Ma visto che era lì perché non fare un salto sulla Marmolada? Papa Giovanni aveva una grande passione per la montagna e per la neve. Me lo confermò lui stesso quando lo incontrai al rifugio delle Lobbie. “La montagna – mi disse – avvicina a Dio”. Ebbene, visto che aveva espresso il desiderio di salire in Marmolada perché non accontentarlo? D’altro canto – disse qualcuno – era agosto e quindi una visita estiva non avrebbe creato problemi. E invece Augusto Giovannini, grande personaggio del mondo giornalistico trentino, alla vigilia del 26 agosto sentenziò davanti ai tanti colleghi, che avevano raggiunto la valle per seguire il Papa: “Domani vedrete, ci sarà una sorpresa…nevicherà !”. E la sorpresa fu appunto la neve. Ma il Pontefice non si scoraggiò. Col suo seguito, raggiunse la base di partenza della funivia et voilà in un attimo eccolo ai tremila metri circa della Marmolada. La neve era fitta e fredda, ma lui in quell’ambiente ci stava benissimo. Si raccolse in preghiera, distribuì benedizioni, si lasciò fotografe con guide alpine e tanti uomini della montagna saliti lassù. In quell’occasione dimostrò che nel clima…invernale ci stava benissimo. Non altrettanto alcuni colleghi e fotografi giunti lassù con un abbigliamento assolutamente poco adatto ai tremila metri della Marmolada. Le foto del Papa sotto la neve fecero ovviamente il giro del mondo. Ma questo era solo l’antipasto dell’impresa che compì qualche anno dopo, sorprendendo il mondo e facendo impazzire i giornalisti. Il 16 e 17 luglio del 1984 eccolo all’improvviso al rifugio delle Lobbie sull’Adamello a 3000 metri di altidudine assieme al presidente della Repubblica Sandro Pertini. Era arrivato alle Lobbie per sciare. Un Papa che scia… qualche giornale lo definì un avvenimento unico nella storia della Chiesa. Che cosa era accaduto? Me lo raccontò lui stesso il giorno 17 quando ebbi l’onore di incontrarlo alle Lobbie e di far colazione con lui. Per inciso io ero stato l’unico giornalista ( lavoravo per l’Ansa ) a raggiungere il rifugio, protetto sia sul versante bresciano che su quello trentino da pattuglie dei carabinieri, che avevano un ordine perentorio : non far passare nessuno. Io passai la sera del 16 luglio accompagnato da una guida eccezionale Toni Masè, ora purtroppo scomparso. Toni conosceva tutti i sentieri e gli fu facile evitare il contatto con i carabinieri. Camminammo otto ore passando dal ghiacciaio

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Papa Giovanni Paolo II e il Trentino In occasione del centenario dalla nascita del pontefice polacco di Ettore Zampiccoli Poche regioni italiane (escluso ovviamente il Lazio) hanno il singolare record del Trentino: Papa Giovanni Paolo II ha visitato la nostra terra per ben cinque volte. Di Papa Giovanni Paolo II nei giorni scorsi è stato celebrato il centenario della nascita. Per l’esattezza il Pontefice è nato il Mandron arrivando poi alle Lobbie. Quando, da solo, alle sei del mattino del giorno 17 luglio entrai nel rifugio ebbi la fortuna di incontrare subito il segretario del Papa, mons. Stanislaw Dziwisz, che mi sottrasse alle ire della guardia del corpo presente nel rifugio. Fu proprio grazie al suo segretario che potei assistere alla messa e quindi di fare colazione con lui. Poco meno di mezz’ora, io e lui soli, ascoltando il Papa a raccontare il suo amore per lo sport, il desiderio che da tempo aveva di sciare anche in estate, cosa che finora non gli era mai capitata e poi il fascino della montagna, la sua giovinezza sui monti della Polonia, la bellezza che avvicina a Dio e tanti, tanti elogi al presidente Pertini. Io prendevo nota e poi tradussi il tutto in una lunga intervista che, lanciata dall’Ansa, fece il giro del mondo. Che cosa era dunque accaduto? Semplicemente che il Papa aveva deciso di accogliere l’invito dei fratelli Rosa, gestori del rifugio, a trascorrere qualche giorno sulle nevi dell’Adamello. Qualche giorno prima aveva telefonato al presidente Pertini chiedendogli di accompagnarlo in questa singolare gita. E Pertini aveva detto subito di sì. Il 16 mattino erano partito da Roma con un areo dell’aereonautica militare, scalo a Verona e quindi in elicottero fino alle Lobbie. La notizia doveva rimanere segreta ma poco dopo mezzogiorno un breve comunicato della presidente della Repubblica informava che il presidente ed il Papa stavano sulle nevi delle Lobbie. Panico nella stampa, decine di inviati in val Genova, tutti bloccati dal servizio d’ordine. Per fortuna il giorno dopo, poco dopo le 13, l’Ansa cominciava a battere i miei servizi e così i giornalisti ed inviati poterono avere notizie fresche ed attendibili. Ricordo tante cose di quell’incontro e in particolare mi impressionò l’entusiasmo che il Papa manifestò per Sandro Per-

18 maggio del 1920 a Cracovia. Tanti giornalisti hanno ricordato questa ricorrenza illustrando la figura, il coraggio e l’eredità lasciata da questo Papa, venuto dal comunismo e che, una volta eletto Papa, contribuì non poco ad abbattere gli ultimi muri del comunismo.

Adelino Amistadi con Papa Giovanni Paolo II

tini : “Voi avete un grande Presidente “ : me lo ripeté più volte, ricordando anche il clima allegro del pranzo veloce che assieme avevano consumato il 16 luglio su un tavolo all’aperto ed al sole al rifugio. Ma siccome non c’è due senza tre, eccolo ancora in Trentino il 16 luglio del 1988. Papa Giovanni aveva accettato l’invito a celebrare una messa all’altare della Lobbie, collocato proprio

sulla linea del fronte della prima guerra mondiale. Era un modo per ricordare i tanti morti di quel conflitto e per pregare per la pace assieme agli alpini ed ai montanari. Grande folla, grandi applausi e grande commozione per l’atmosfera creatasi e per il discorso del Pontefice. “Le montagne – disse nell’omelia – hanno sempre avuto un particolare fascino per il mio animo, esse invitano a salire non solo materialmente ma

spiritualmente verso le realtà che non tramontano. Qui tra gli spazi infiniti e nel silenzio solenne delle cime si avverte il senso dell’infinito e della magnificenza di Dio”. E poi ci fu una quarta volta. Reduce da una visita pastorale alla diocesi di Bressanone, il Papa volle fermarsi a Stava, località che nel 1985 era stata colpito dalla nota tragedia che aveva provocato la morte 268 persone tra le quali 28 bambini. Fu una visita breve ma intensa per la commozione di tutti. Davanti ad una folla enorme il Papa nel piccolo cimitero di Stava si inginocchiò appoggiandosi con una mano alla croce che ricordava le vittime. Vi rimase qualche minuto, assorto ed in preghiera. Quella foto finì su tutte le tv e giornali del mondo. Poi si rivolse alla gente dicendo: “Oggi sono venuto tra voi per confortarvi negli ideali di fede, di speranza e di carità, che vi sostennero in questa durissima prova…” . E poi per concludere in bellezza ecco la cinquina : la

visita pastorale alla diocesi di Trento sabato 29 e domenica 30 aprile del 1995 per ricordare sia i 450 anni del Concilio di Trento e sia per la beatificazione del vescovo Giovanni Nepomuceno de Tschiderer ( 1777-1870). Era il tempo del sindaco Lorenzo Dellai e del presidente della Provincia Carlo Andreotti. Due giorni intensi di incontri con la chiesa trentina, con i sindaci del Trentino e soprattutto con i fedeli e la cittadinanza trentina. Gli incontri si svolsero all’Interporto, in piazza Fiera, in piazza Duomo con la celebrazione di una solenne messa in Duomo. Sempre con una folla enorme ed entusiasta. “Qui in Trentino – disse tra l’altro il Pontefice nel discorso ufficiale – il cristianesimo si è fatto animatore di cultura e persino elemento di sviluppo economico come dimostra il vasto movimento cooperativistico di ispirazione cristiana che mitigò le difficoltà economiche della popolazione e la orientò con la guida di sapienti sacerdoti e laici sulla via della solidarietà”. E in effetti a quel tempo via Segantini era tutta un’altra cosa rispetto ad oggi. Meno male che il Papa questo non lo sa.


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Scuola

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Le voci dei nostri studenti

Pagine a cura di Antonella Moratelli

Le ragazze della redazione del Guetti salutano con le proposte per tornare a scuola a settembre

La scuola? Non sarà più come prima

to numero il “Giornale delle Giudicarie” riserva ogni mese una sua intera pagina al o degli studenti dell’Istituto “Lorenzo Guetti”, dando loro spazio e voce. La e e tutta la redazione del Giornale attribuiscono molta importanza all’apporto di ioni, conoscenze, riflessioni e proposte che essi potranno offrire. Vi è nell’Istituto zionale ricchezza di giovani menti che, contando su uno straordinario corpo può esprimere, con conoscenza e creatività, importanti riflessioni e idee utili per omunità giudicariese, e oltre. studenti – che lasceremo riposare nel periodo estivo – potrà essere un utile o per sentirsi maggiormente partecipi e protagonisti della vita culturale e onomica della loro terra, sulla quale sapranno pure far riflettere i raggi di quegli europei e internazionali più ampi verso i quali desiderano proiettare il proprio ’iniziativa potrà pure contribuire a realizzare un ulteriore raccordo fra la stessa

Vorrei poter dire che tornerà tutto come prima, ma è una bugia che direi sia a me sia a tutti. La situazione della pandemia sta avendo alti e bassi, dal mio punto di vista abbiamo grandi possibilità di tornare alla fase 1, visto che un grande numero di italiani ignora completamente le regole sanitarie e di sicurezza. Mi piacerebbe tornare a scuola come se nulla fosse successo: aspettando i miei amici davanti al cancello, ridere a crepapelle se uno di loro fa una battuta, guardare i bei ragazzi che passano, arrivare in classe e lamentarsi già di voler andare a casa, avere paura di essere interrogata di quella materia che proprio non ti entra in testa, andare alle macchinette col pensiero che magari un po’ di caffè risolva tutto. Però no, niente tornerà come prima, mi rendo conto che anche se i telegiornali cercano di

rassicurarci facendo il loro lavoro, io sin dall’inizio ho un pensiero grigio. Da settembre avremo delle nuove regole e comincerà anche una nuova fase per noi, sia umana che scolastica. Sono convinta ci cambierà. Eloisa Tisi

La didattica mista? La peggiore proposta possibile In questi mesi di reclusione mi sono domandata, ho provato ad immaginarmi, come rientreremo a scuola dopo la fine di questa pandemia. Non voglio essere noiosa dicendo e ripetendo per la milionesima volta che non sarà più quella di prima, perché questo lo sappiamo tutti. Ho seguito le dichiarazioni della ministra Azzolina e dire che mi è venuta la pelle d’oca è poco. L’ipotesi più concreta ad oggi sembra essere la “didattica mista”: a mio parere una delle peggiori proposte che potessero fare. Non si può chiedere ad un insegnate di gestire contemporaneamente la lezione in classe e quella a distanza quando, già organizzare solo una delle due, impegna delle lunghe ore. Non si può chiedere alle famiglie con più di un figlio di doverli rincorrere perché un giorno va a scuola uno, l’indomani l’altro, la settimana successiva il contrario; la mensa non si sa se ci sarà, perciò devi tornare prima dal lavoro per preparare il pranzo se i figli non sono autosufficienti… Non si può chiedere a dei bambini delle elementari, che già fanno fatica a stare fermi seduti e ascoltare per cinque

giorni alla settimana, di andare a scuola anche il sabato, di guardare dal computer i loro compagni che sono in classe e magari fanno delle attività anche pratiche, che a distanza sono spesso impensabili. Con questo metodo si chiederebbe a milioni di genitori (la maggior parte donne) di licenziarsi dal lavoro per stare a casa a seguire i bambini o i ragazzi non autosufficienti e ancora una volta si accentuerebbero le enormi differenze di genere che sono ancora oggi uno dei maggiori problemi della nostra società. Ma da una Ministra che dichiara che la didattica a distanza sia arrivata e abbia funzionato per il 100% degli studenti italiani, non mi aspetto vengano prese in considerazione tutte le problematiche che potrebbero crearsi nel caso in cui a settembre si dovesse attuare questo metodo. Per ovviare questo problema si dovrebbe fare una scelta, fra la tutela della salute psico-fisica di studenti, famiglie e personale scolastico, oppure continuare così e… riaprire i manicomi! Alessia Chinetti

Fateci tornare in classe. Uncompromessoper Scaglionati. Ma in classe aiutare docenti e studenti La scuola è una delle principali preoccupazioni di noi giovani in questo momento. Certo, spesso ci lamentiamo, pensiamo di odiare le lezioni, i professori, la sveglia alla mattina… In questo periodo però io ho imparato ad apprezzare la scuola “normale”, quella in presenza, che, adesso che mi è stata tolta, mi manca più che mai. Mi mancano le mie compagne di classe, mi manca il tragitto in autobus, la sveglia alla mattina e sì, persino i professori. Qualcuno dice che non riavremo la nostra scuola normale nemmeno a settembre, ma che in qualche modo dovremo fare scuola. Una proposta che mi è venuta in mente in questi giorni, di cui hanno parlato in molti, è quella di scaglionare gli studenti della scuola per evitare il sovraffollamento di autobus, però piuttosto che dividere tutte le classi a metà preferirei che andassero ad esempio per un’intera settimana le prime e le seconde, per poi scambiarsi con le classi del triennio

(terze, quarte e quinte) la settimana successiva; oppure una settimana tutte le classi di alcuni indirizzi e poi gli altri. In questo modo i professori non dovrebbero fare il doppio del lavoro, ma andrebbero a scuola a svolgere le ore di lezione regolari a metà delle loro classi e poi magari il pomeriggio, a distanza, le ore rimanenti, cosicchè non aumenti il carico di lavoro dei professori, le classi non debbano dividersi e gli autobus non siano sovraffollati. Infatti il principale problema del ritorno a scuola con questa

situazione è quello relativo ai trasporti, solitamente sovraffollati, con studenti stipati anche nei posti in piedi. Una soluzione sarebbe aumentare i mezzi, ma non penso che gli organi competenti possano provvedere all’acquisto di attrezzature così costose, quindi quella suggerita potrebbe essere una buona soluzione. La cosa più importante però è tornare a scuola in sicurezza, in modo che non ci tocchi in seguito tornare alla reclusione forzata in casa. Alba Pellizzari

L’incertezza che si è radicata in noi a causa della pandemia si riflette anche sulla modalità che verrà adottata quando, e se, a settembre faremo ritorno a scuola. Le opzioni di cui Internet ultimamente è pieno variano dall’introduzione di lezioni miste alla suddivisione degli studenti in diverse classi, in modo da poter attuare un distanziamento tra i banchi senza la necessità di dover alternare le lezioni regolari a quelle online. Un’altra possibilità è quella che si decida di impostare gli orari in modo che le classi possano parteciparvi a rotazione Nell’eventualità in cui il virus dovesse giungere al termine, come nel caso della Sars, c’è la speranza che si possa tornare a vivere con normalità, tuttavia è sicuro che saremo costretti a fare i conti con un

periodo in cui l’ambiente scolastico ci verrà presentato in un modo mai visto prima d’ora. Essendo questa una situazione straordinaria, di conseguenza anche le norme che verranno introdotte necessitano di un’accurata attenzione. Sarà il buon senso di tutti l’arma vincente per giungere a un compromesso secondo cui sia studenti che insegnanti verranno messi nella situazione ottimale di poter ritornare alla normalità che, per assurdo, ora sembra essere diventata irraggiungibile. La scuola è una costante nelle nostre vite. Diamo per scontato quanto il confronto diretto, faccia a faccia con compagni e insegnati sia prezioso e nemmeno ci rendiamo conto dell’impatto che queste persone hanno sulle nostre giornate. Le videolezioni sotto certi aspetti sono fantastiche, eppure non è lo stesso proprio perché i rapporti vengono a mancare. Mi mancano le espressioni delle mie compagne; ora è tutto così diverso e una cosa insostituibile come la scuola in presenza mi fa solo rimpiangere il fatto di non averla apprezzata quando potevo viverla quotidianamente. Nonostante tutto spero davvero che a settembre si arrivi ad una soluzione che trovi un giusto compromesso fra le tante difficoltà che inevitabilmente ci saranno. Sofia Surci


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Ultimo anno di liceo: Dividere le classi è la speranza è spezzare i rapporti tutti assieme fra gli studenti Questo anno scolastico tutto particolare sta giungendo al termine e per la prima volta, invece di pensare all’estate, la mente di studenti e professori è già rivolta a settembre. Come ricomincerà la nostra scuola? Ci potremo vedere tutti oppure ci divideranno, creando più sezioni da una stessa classe? Una delle ipotesi più accreditate è proprio quest’ultima, ma il pensiero di iniziare il mio ultimo anno al Guetti con solo la metà dei compagni con cui ho condiviso gli ultimi quattro anni mi fa stare parecchio male. Sarebbe davvero brutto doverci separare dopo anni di risate, di litigate e di scoperte fatte insieme. Per una classe che inizia la prima penso che non sarebbe un dramma, dato che quando si comincia una nuova scuola si co-

noscono pochissimi ragazzi tra quelli che si hanno in classe e non si hanno legami particolari. Per noi che però speriamo di affrontare la quinta a settembre, la situazione è parecchio diversa: ormai tutte le classi, chi più chi meno, si sono trasformate in gruppi di amici che condividono quotidianamente gioie e preoccupazioni e penso di interpretare il pensiero di molti nel dire che pensare di trovarsi divisi non è certo la più rosea delle aspettative. Il pensiero di vedere molti dei legami che si sono creati nel tempo svanire solo perché non ho l’occasione di vedere tutti i miei compagni fuori dalla scuola non era ciò che mi aspettavo dalla quinta superiore. Insomma, in quinta speravo di poter condividere con tutti gli altri l’ansia

per la maturità, le idee per il futuro e soprattutto un sacco di risate. Sono perfettamente consapevole del fatto che qualcosa si dovrà pur fare, ma sognare non costa nulla e quindi spero di poter ricominciare la scuola così come l’abbiamo lasciata per l’ultima volta quel lontanissimo 3 marzo: tutti insieme. Alice Corradi

Ormai la fine di questo anno scolastico è dietro l’angolo e il pensiero che più preoccupa studenti e professori è quello di domandarsi come sarà la scuola il prossimo settembre. Sono sicura che alunni e docenti sentono la mancanza dell’ambiente scolastico. Personalmente mi mancano le mie compagne, le risate, gli intervalli, il divertimento e il confronto con i professori. Mi manca dovermi svegliare la mattina, andare alla fermata per salire su un autobus pieno di studenti che si

dirigono a scuola. Per via di questa pandemia, che per fortuna sembra diminuire, ma che comunque bisogna trattare con rispetto e serietà, l’ambiente scolastico non è idoneo a far sì che tutti gli studenti e i professori siano al sicuro. La soluzione di cui si parla maggiormente è quella di dividere le classi, ma io non la condivido in pieno, perché se da un lato evita il sovraffollamento degli studenti, dall’altro divide le classi, spezza in un certo senso i nostri rapporti. Sono convinta, però, che tutti si impegneranno e rispetteranno le scelte prese, per proteggere sia sé stessi che gli altri. La scuola che vorrei a settembre è una scuola sicura e preparata per ogni evenienza. Spero con tutto il mio cuore che entro settembre la situazione possa migliorare ulteriormente cosicché la libertà che tutti desideriamo ci sia restituita. Anna Floriani

Rientro in presenza? Un po’di empatia Sì, ma con le giuste da chi ha il potere di decidere precauzioni “Cosa succederà a settembre?” Questa è sicuramente la domanda che si stanno ponendo tutti gli studenti e gli insegnanti in questo periodo. Infatti a causa dell’emergenza Covid-19 le scuole sono ancora chiuse e probabilmente saranno tra le ultime ad aprire. Sicuramente la mancanza dei banchi di scuola e dei propri compagni si fa sentire, ma è giusto che si metta al primo posto la salute di noi stessi e degli altri. L’idea di dover svolgere un altro anno scolastico a distanza, però, preoccupa molto alcuni studenti e il corpo docenti; ci sono varie ipotesi, su come potranno svolgersi le lezioni in totale sicurezza, rispettando le distanze e indossando le precauzioni necessarie, come ad esempio, riducendo il monte ore e dividendo le classi in turni mattina-pomeriggio. Sicuramente questa è una delle proposte più efficaci, ovviamente nelle classi (divise con un massimo di 20 studenti) dovranno essere rispettate le distanze di sicurezza e gli alunni e i professori dovranno portare la mascherina. Ancor meglio, forse, sarebbe fare lezioni in

presenza delle materie che richiedono più comunicazione che teoria, come ad esempio lo studio delle lingue, mentre le materie incentrate specialmente sulla teoria e non sulla comunicazione, quindi dove non è estremamente necessaria l’interazione con lo studente, svolgerle online. Tutto è ancora molto incerto e si sta valutando quale sia la decisione migliore, ma la cosa più importante è che si scelga con buonsenso e che si garantisca la totale sicurezza per la nostra salute che, indubbiamente, in questo periodo è la cosa principale. Sara Nicolini

Mi capita spesso di chiedermi come affronteremo il prossimo anno scolastico. «Tornare a scuola a settembre è un diritto degli studenti». Sono queste le parole pronunciate dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, ma quali soluzioni si adotteranno visto che il Coronavirus sembra non abbandonarci così facilmente? Sono svariate le ipotesi fatte, dalle più attuabili a quelle più creative. Si sta considerando il distanziamento tra i banchi di un metro e mezzo, l’utilizzo obbligatorio della mascherina, l’assunzione di più insegnati, l’igienizzazione delle aule, la rilevazione della temperatura corporea. È stato proposto di iniziare con la cosiddetta “didattica mista”, ossia di dividere le classi e far partecipare metà ragazzi alla lezione dai banchi di scuola e l’altra metà da casa, con il supporto della didattica a distanza. Oppure si opterà per la suddivisione degli alunni tra mattina e pomeriggio. I ragazzi dovranno entrare e uscire, distribuiti magari ogni quindici minuti, con code ordinate come quelle a cui assistiamo nei supermercati. I mezzi

di trasporto non potranno riessere affollati come una volta e sarà difficoltoso organizzare viaggi scaglionati per ogni zona. In qualche Paese sono riprese le attività con l’utilizzo di spazi aperti, parchi, boschi, pareti divisorie e cappelli larghi un metro. E io, che scuola vorrei a settembre? Inutile dirlo, rivorrei quella che tanto mi manca, fatta di sguardi, sorrisi, condivisione e vicinanza. Mi auguro che ritorno a scuola non significhi vivere un incubo con ansia e preoccupazione costante di contagiarsi. Non ho grandi idee da proporre, ma chiedo un pizzico di empatia da parte di chi ha il potere decisivo in quest’ambito, con la speranza che l’estate porti loro consiglio. In un momento come questo vorrei fosse chiara a tutti una cosa: ciò che abbiamo l’opportunità di imparare da quest’emergenza vale molto di più di quello che la didattica a distanza e in presenza possano offrirci. L’educazione non si ferma nemmeno ai tempi del Covid: basta volerlo. Matilde Armani


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Rubrica Salute

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Ma le settimane sono passate e le privazioni e le mancanze che non venivano più vissute come sacrificio comune, stavano lasciando spazio solo alla frustrazione, alla rabbia e all’avvilimento. Ma finalmente, tutti liberi! Il Covid-19 sembra meno cattivo, forse è mutato. Sappiamo molto di più delle sue caratteristiche biologiche. Sappiamo curare meglio chi si ammala, questo sì, è sicuro. In televisione si vedono sempre di meno gli uomini di scienza e sempre di più gli opinionisti e i politici. Ma sapremo ipotizzare e creare un cambiamento virtuoso nell’ambito della cultura dominante? Rinunceremo a fare quello che si ritiene più conveniente per ottenere solo un guadagno immediato? C’è differenza fra il “sono” e il “siamo”. Speriamo di non perdere la percezione individuale del rischio. Ognuno protegge tutti. Il Covid-19 non lo abbiamo ancora fermato del tutto, lo stiamo ancora inseguendo. Stiamo attenti a non commettere errori. Il nostro cervello che è capace di fare delle cose mirabolanti , di sorprenderci con soluzioni insperate, alcune volte non si collega in modo razionale; ha dei coni d’ombra che ne azzerano il normale funzionamento. Non diamo la dovuta attenzione a ipotesi che contraddicono le nostre convinzioni . tutta colpa di un neuro trasmettitori che si chiama Dopamina. Alcune volte “dice” alla corteccia prefrontale ( una parte del cervello) di non dare importanza a informazioni che contraddicono i nostri comportamenti. Ma lo stesso neurotrasmettitore in un’altra parte del cervello (nel corpo striato) provoca l’effetto opposto; ci difende dall’eccessiva attenzione alle nostre convinzioni, ci impedisce di perseverare su un percorso sbagliato. Un altro ormone che si

Ognuno protegge tutti, l’ammonimento da ricordare

Covid, ora il tempo di cambiare per davvero di Gianni Ambrosini Il disastro annunciato sembra ormai lontano. E l’impotenza che aveva pervaso la nostra quotidiana esistenza è stata sostituita da un ottimismo discreto, nutrito sempre di più dalle buone notizie. Gli allarmi sono lontani e ci auguriamo che sarà la scienza a regalarci la sorpresa in cui tutti speriamo: il vaccino. chiama Cortisolo, l’ormone della paura, può farci perdere il controllo dei nostri istinti, perché prevalgono i comportamenti legati al nostro grado di civilizzazione. Un piccolo errore dalle enormi conseguenze potrebbe essere quello di non portare la mascherina. Ma una “riserva interiore” ci permette di non perdere la percezione del rischio, la percezione individuale della pericolosità: si chiama resilienza. Ci sono tanti tipi di resilienza ma in concreto è la capacità che hanno gli organismi di ripristinare le proprie condizioni di equilibrio dopo un intervento esterno particolarmente distruttivo. Ognuno di noi la può cercare in se stesso come preziosa forza interiore. In condizioni di normalità si manifesta in modo episodico; è nella situazione estrema che invece attingiamo alle risorse che utilizziamo nel momento di necessità. È un forza di reazione e di adattamento. I percorsi che portano

alla resilienza possono essere avviati in qualsiasi momento, la capacità di far fronte ad un evento si risolve in una crescita evolutiva. Le difficoltà vengono affrontate con serenità e sicurezza e si sviluppa una maggiore capacità di comprendere gli altri. Gli psicologi le chiamano “convinzioni di efficacia” ovvero la convinzione di sapere di poter fare qualcosa. Se avvertiamo che qualcosa è molto difficile ci sentiamo di conseguenza incapaci di farla, ma se attiviamo la convinzione

Siamo vissuti per molte settimane nella paura. E la paura si trasformava in ansia nutrita solo dalla solitudine. Stava diventando tutto intollerabile come la malattia e il dolore mentre i sentimenti, l’amicizia, l’amore si allontanavano fino quasi a scomparire, coinvolti nel lutto della catastrofe.

di efficacia, se prendiamo atto e competenza della nostra possibilità evolutiva di adattamento non c’è niente che ci ferma. Gli Italiani hanno dimostrato e stanno dimostrando una buona resilienza. Dopo settimane isolati al chiuso non c’è niente di meglio che passare del tempo all’aperto. Meglio ancora passare del tempo nel verde. Studi consolidati dimostrano che stare nel verde equivale a rischiare di ammalarsi di meno e vivere di più. Diminuisce lo stress, migliora il sonno, dimi-

nuisce il rischio di infarto. Si passa dalla modalità di allerta costante, come chi vive in città, alla condizione di riposo. I giapponesi parlano di bagno nella foresta e i botanici hanno scoperto che esistono i Fitoncidi , degli oli essenziali contenuti nel legno, che gli alberi emettono in forma volatile e che hanno su di noi un estremo influsso benefico. Non la scampagnata rumorosa ma l’immersione pervasiva fra gli alberi, nel silenzio dell’ascolto. Andiamo allora a riabitare i nostri boschi. Ho fatto un’indagine breve fra i miei colleghi e collaboratori e quando è risultato mi da la possibilità di un ulteriore ragionamento. Ho chiesto cos’ era più importante e cosa preoccupasse di più durante il periodo di lockdown e gli uomini hanno risposto: il lavoro, gli hobby, la famiglia; le donne: i figli, la cura di sé, il lavoro, il marito; gli adolescenti: gli amici, la vita sociale; i bambini : gli

amici, il gioco, l’ambiente di casa, il non poter uscire. Poi ho visto le immagini televisive dei centri commerciali stracolmi di gente e mi è venuto da pensare di come la nostra quotidianità è condizionata dai comportamenti di massa: quello che fanno in tanti non è una scelta condizionata ma un comportamento fiduciario. E mi è venuto in mente anche l’idea di mercato come fabbrica di socialità. Un fluire di voci e di confusione; un cantiere continuo della creatività della società umana. Il cercarsi con le parole e coi gesti che per settimane erano stai negati ad una comunità in conflitto con la libertà e che ora possono esplodere. Ma ricordiamoci che se il periodo del lockdown ha fatto scomparire la paura, che se la resilienza ci ha reso consapevoli di quanto noi possiamo acquisire in consapevolezza, sarebbe erroneo abbassare la guardia e consideraci fuori dal problema e dal pericolo. L’incontro fra persone favorisce la diffusione del Covid-19. Non dimentichiamo quello che con tanta sofferenza e tanto impegno abbiamo imparato. Spieghiamolo anche a chi non vuol capirlo. E ricordiamoci che ognuno protegge tutti.

I ragazzi dell’Upt di Tione hanno ideato un ciclo di webinar formativi per cittadini e aziende

Come si fa smartworking lo spiegano gli studenti La didattica a distanza per i ragazzi dell’Upt di Tione ha voluto dire anche mettersi al lavoro su un progetto molto concreto legato alla pandemia e alle nuove esigenze lavorative che ha portato con sé. Venerdì 15 maggio gli studenti dell’UPT di Tione hanno iniziato ad un ciclo di webinar, ovvero di seminari virtuali, tenuti direttamente da loro, standosene ognuno a casa propria – ovviamente – e collegandosi in videoconferenza attraverso un sito web realizzato direttamente da loro durante i mesi di lockdown. “Non poteva che essere così spiega Claudio Nicolussi direttore dell’Università Popolare Trentina di Tione Scuola delle Professioni per il Terziario - visto che proprio a maggio di un anno fa il nostro centro è stato la prima scuola in Italia a certificare le competenze sullo smartworking dei propri studenti, quando ancora questa metodologia

di lavoro era pressoché sconosciuta”. Un traguardo innovativo che ha fatto del centro di formazione professionale UPT un’eccellenza in tutta Italia, tant’è che gli studenti di Tione furono chiamati a relazionare in un convegno a Verona presso ConfCommercio per dare testimonianza della propria esperienza. “Non ci stiamo improvvisando scuola Smart da quando è esploso il coronavirus - puntualizza Nicolussi - Noi Smart lo siamo per davvero già da almeno un anno, snzi, da prima ancora. Il nostro è un percorso avviato già alcuni anni fa e che è stato riconosciuto anche dalla Provincia, che ha approvato già da qualche anno i nostri piani di studio per il terzo e il quarto anno. Esplosa la pandemia, per noi è stato facile far mettere in pratica ai ragazzi tutte quelle competenze che avrebbero comunque acquisito nei nostri percorsi di studio;

così dimostriamo che gli studenti dell’Upt di Tione sono in grado di gestire in digitale i flussi informativi che si generano sul lavoro durante l’erogazione di un servizio o la realizzazione e la vendita di un prodotto, senza dover per questo essere fisicamente presenti nello stesso momento o nello stesso luogo”. A lui fanno eco Patrizia Paoli e Gabriella Zanetti, le coor-

dinatrici dei corsi del quarto anno di Tecnico dei Servizi d’Impresa e Tecnico commerciale delle vendite: “Mettersi in vetrina, tra l’atro via internet in videoconferenza, per spiegare a cittadini e imprese quali strumenti digitali si possono utilizzare per fare smartworking è il modo migliore per dare concreta dimostrazione di possedere quelle competenze e di saperle applica-

re ad un contesto concreto. Senza contare il fatto che allo stesso tempo prendiamo un secondo piccione con la stessa fava, ovvero facciamo lavorare i ragazzi sulla comunicazione, li facciamo diventare dei relatori, li mettiamo nelle condizioni di affrontare un pubblico a loro sconosciuto davanti al quale devono parlare”. Soddisfazione anche da Stefano Poletti, il consulente che ha tenuto in qualità di docente esterno il corso ai ragazzi. “I relatori del progetto sono stati gli studenti di terza. Quelli del quarto anno, invece, hanno avuto un compito ancora più difficile, ovvero mettere in piedi sito web, canali social e soprattutto la piattaforma di webinar Zoom dove i compagni più giovani terranno le loro lezioni on-line. Il tutto è stato implementato facendo lezione a distanza. Più concreti di così!”.


Territorio

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Cifre da ca

L’aff di Giuliano Beltrami

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Ambiente

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Sempre tutto autofinanziato, perché finora questa sua grandissima conoscenza botanica non si è trasformata in lavoro stabile, infatti Merli al momento ha due lavori stagionali, uno estivo ed un altro invernale. Ricordiamo che quattro anni fa, proprio Merli, scoprì una nuova pianta, un salice questa volta, sulle Alpi Apuane in Toscana, e la battezzò Salix marchettii, in onore del botanico Dino Marchetti che lo accompagnava. Questa volta la dedica nel nuovo nome xSedeveria mauroi è andata al fratello Mauro, suo assiduo accompagnatore nelle numerose escursioni in montagna. Nel 2019 è uscito anche, con la sua collaborazione, il libro illustrato a cura del Museo civico di Rovereto sulla flora del Trentino, un lavoro immenso. Marco, dove è avvenuto il ritrovamento? Nella zona di Riva del Garda, presso la strada del Ponale, durante una delle escursioni che faccio sempre, accompagnato da mio fratello gemello Mauro, a cui ho dedicato la pianta nel nome. Se ci si pensa, una cosa straordinaria trovare un nuova specie nella conosciutissima Italia, e non in un posto sperduto del mondo. Era il febbraio del 2018, e dato che conosco molto bene le oltre 3000 piante trentine, ho capito subito che quella piantina grassa aveva qualcosa di inconsueto, non riuscivo a classificarla.

Il botanico autodidatta di Stenico l’ha riconosciuta sulla Ponale a Riva del Garda

Marco Merli scopre una nuova pianta grassa di Chiara Garroni

Una nuova scoperta scientifica del botanico Marco Merli di Sclemo: è la xSedeveria mauroi, bella pianta grassa frutto dell’incrocio fra Echeveria agavoides e Sedum pachyphyllum, rispettivamente tipiche del Messico e dell’Europa meridionale ed Africa centrale. Verosimilmente le due piante coltivate nei giardiE quindi cosa ha fatto? Ho scattato varie foto, e le ho inviate subito a Lorenzo Gallo di Torino, il massimo esperto italiano di piante grasse. Anche Gallo non riusciva a classificarla, e mi chiese maggiori informazioni. Dopo aver seguito ogni settimana la crescita della pianta, in giugno ho prelevato un fusto con foglie e fiori, e li ho spediti al professor Gallo. Questi la studiò per alcuni giorni, la giudicò estremamente interessante ed intuì che era qualcosa di mai visto prima. Per ulteriore verifica coinvolse Stephen Jankalski di Baltimora, esperto mondiale della materia, e per circa un anno tutti e tre abbiamo studiato a fondo quella che poi si

ni del Garda si sono incrociate, ed hanno generato la nuova specie. Una bella soddisfazione per Marco Merli, appassionato di piante fin dalla giovinezza, autodidatta, che con lo studio appassionato, la ricerca e le escursioni in buona parte di Italia ed Europa, è diventato una autorità in materia. è rivelata essere davvero una pianta nuova, un’altra pianta grassa fra le migliaia finora conosciute. Ne ho trovati 3 o 4 di esemplari nelle mie esplorazioni, ma a casa ho trapiantato in vaso due piccoli fusti, ed hanno attecchito; una in particolare è diventata bellissima! Quando è stato il riconoscimento ufficiale? A fine 2019 lo scrupoloso lavoro scientifico richiesto dalla commissione che controlla questo tipo di scoperte terminò, fu dato il nulla osta, e l’articolo che descrive la nuova specie è stato pubblicato su Brandleya, una delle più autorevoli riviste mondiali sulle

piante grasse. Naturalmente la stesura definitiva è stata rifinita dall’americano Jankalski, che sa l’inglese meglio di noi. Si è annoiato nel lungo periodo di reclusione dovuto al covid19? No, non mi sono annoiato; ho rivisto il mio erbario di 4 mila piante, ed alcune centinaia di campioni di salici che mi arrivano da botanici di tutta Italia per la revisione. E poi ho letto molto, sempre libri scientifici. Programmi per il futuro? In autunno, covid permettendo, andrò a Lugano ad un congresso in cui parlerò come relatore dei salici nelle Alpi, e questa sarà davvero una immensa soddisfazione per me, autodidatta, parlare davanti a tanti professori ed appassionati di botanica. Rimane ancora un sogno un viaggio in Scandinavia, dove vorrei andare per lo studio del salice, la pianta che prediligo.


Attualità

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I lavoratori immigrati nell’edilizia, importanti e invisibili di Giuliano Beltrami

Una brutta pagina per molti motivi. Gli imprenditori che non pagano le spettanze ai lavoratori; le pubbliche autorità che permettono la pratica del subappalto del subappalto; i lavoratori che perdono le staffe e si lasciano andare ad atti non proprio civili. Ma bisogna dirlo, i lavoratori sono pure le uniche vittime: da loro dipendono famiglie che senza soldi non vanno avanti. Fra i sindacalisti che si incaricano della mediazione c’è Venko Trpeski, giudicariese di Macedonia, in Italia da 18 anni, arrivato a Ravenna quando aveva 23 anni per cercare lavoro, dopo aver fatto il croupier in un casinò del suo Paese. Come facevano i nostri nonni che migravano? Seguivano le tracce dei paesani. Così ha fatto Venko: ha telefonato ad alcuni conterranei che avevano messo in piedi delle imprese. A Tione ha trovato ascolto. “Vieni – si è sentito dire – che qui c’è lavoro”. “Così ho potuto

Non è una bella pagina quella scritta a Pieve di Bono giovedì 14 maggio 2020 sul grande libro del lavoro. Chiamiamola col suo nome e definiamola brutta. Un gruppo di operai egiziani impegnati nella ristrutturazione del centro di aggregazione giovanile salgono sul tetto per protestare, non ricevendo stipendio da mesi. ottenere il primo permesso di soggiorno”, commenta oggi. “Poi è arrivata la sanatoria, e mi sono regolarizzato”. “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” (Articolo 1 della Costituzione). Lavoro di chi? “Prima gli italiani”, tuonano i sovranisti. Ma poi, senza gli stranieri... “48 occupati su 100 nell’edilizia sono stranieri”, spiega Venko, che dal 2012 è entrato a far parte della Cgil, chiamato da Maurizio Zabbeni proprio per seguire gli stranieri. Tutti con storie dure alle spalle; tutti partiti dalle loro case, lasciando spesso mogli e figli, per trovare un lavoro. Venko ricorda la frase di un anziano di Tione: “Tieni stretto il lavoro, perché oltre allo stipendio ti assicura la dignità”. “Il lavoro è molto

importante per assicurare la coesione sociale”. Belle parole, ma... Nella situazione attuale si può usare il termine disperazione? “Senti - ammonisce Venko quando non hai da mangiare, non puoi pagare l’affitto perciò vieni sfrattato, tu come la chiami? Non devi giustificare comportamenti estremi, ma

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La tensione è alle stelle; intervengono il sindaco, i Carabinieri e i sindacalisti. La trattativa va avanti per molte ore non senza insulti; più di una volta rischia di uscire dal controllo. Alla fine (quando il campanile della Pieve di Santa Giustina batte la mezzanotte) si raggiunge un accordo, e l’azienda stacca l’assegno agognato.

in simili condizioni a qualcuno viene da spaccare un vetro o da minacciare il suicidio”. Va oltre Venko. “Gli operai specializzati rappresentano il 13% della forza lavoro straniera a fronte del 36,5% degli italiani. La condizione è addirittura peggiorata negli anni. La condizione di lavoratore immigrato è di per sé una bar-

riera spesso invalicabile nella possibilità di accrescere la propria qualifica lavorativa. Compito delle istituzioni è difendere i diritti dei cittadini, che significa difesa dei redditi dei lavoratori, contrasto di tutte le irregolarità per favorire una cultura della sicurezza sui luoghi di lavoro”. C’è poi la questione appalti. “Le imprese che vengono in Trentino dovrebbero sapere che non c’è spazio per comportamenti illeciti e irrispettosi della dignità dei lavoratori. C’è ancora molto da fare, non solo nel settore delle costruzioni, per il rispetto dei lavoratori e per la loro formazione”, osserva Trpeski, che parla della “necessità di investimenti nella ricerca e nell’innovazione”.

I NUMERI I dati delle Cassa Edili evidenziano che i lavoratori stranieri sono diventati determinanti nel settore delle costruzioni in Trentino. Eccoli nazione per nazione per il 2019: Albania, 1038 lavoratori, Romania 941, Macedonia 293, Kosovo 268, Marocco 267, Moldavia 223, Egitto 222, India 156, Bosnia Erzegovina 118, Tunisia 110, Serbia 106, Ucraina e Svizzera 66, Pakistan 46, Germania 33, Polonia 32, Senegal 28, Cina 27, Brasile 26, Repubblica Dominicana 24, Algeria 23, Ecuador 15, Colombia, Francia e Slovacchia 14, Croazia e Perù 12, Argentina 11, Bulgaria 10, Ghana 9, Belgio e Canada 8, Cile, Cuba e Siria 7, Mali e Ungheria 6, Bolivia, Nigeria e Costa d’Avorio 5.


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Territorio

GIUGNO 2020 - pag.

BANDO InGenerAzione La Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella intende stimolare l’incontro tra due generazioni: quella dei giovani che fanno L’emergenza sanitaria che ha colpito tutti noi nei primi mesi del 2020 ha mostrato come la tecnologia sia un potente strumento e possa davvero essere d’aiuto in vari momenti della nostra quotidianità. La Cassa Rurale si è dunque interrogata ancora una volta per capire come sostenere le sue comunità, decidendo di promuovere un nuovo bando per le associazioni con l’obiettivo di stimolare, riconoscere ed incentivare le iniziative promosse da associazioni composte in prevalenza da giovani con meno di 35 anni e volte a favorire l’utilizzo delle tecnologie digitali tra le persone con più di 65 anni. “Se solitamente sono i nipoti che imparano dai nonni – afferma il Presidente Armanini – con questa iniziativa vo-

diana. Nella descrizione del progetto dovrà essere indicato chi sono i destinatari, quali sono le attività previste e le tecnologie oggetto del progetto, gli elementi innovativi, i tempi e gli spazi di realizzazione, eventuali collaborazioni e tutti i relativi costi. I progetti presentati saranno valutati dai Gruppi Operativi Locali e dal Consiglio di Amministrazione, che daranno priorità a quelli realizzati attraverso l’attività di volontariato dei componenti delle associazioni destinatarie. Il bando prevede uno stanziamento di beneficenza per un totale di Euro 50.000 e l’importo del contributo non potrà superare l’80% del costo preventivato per un massimo di Euro 5.000 per associazione.

NUOVO BANDO PER LE ASSOCIAZIONI

Uno stimolo per le associazioni under 35 per progetti volti a diffondere la conoscenza delle nuove tecnologie tra la popolazione over 65

parte di associazioni locali e quella della popolazione più adulta che vive nella comunità di riferimento dell’associazione

gliamo che siano i nonni ad imparare qualcosa dai nipoti, nella convinzione che il futuro di tutti noi non possa assolutamente prescindere dalla tecnologia. Attraverso il Bando InGenerAzione la Cassa vuole proseguire nell’intento di dare valore alle nostre Associazioni, rafforzando allo stesso tempo la connessione tra il mondo del volontariato e le comunità locali.” Le Associazioni interessate dovranno presentare un progetto di utilità sociale in grado di offrire alle persone più adulte un supporto nell’apprendimento delle modalità di utilizzo di smartphone, computer, tablet o altri dispositivi al fine di migliorare la qualità della vita e dare loro l’opportunità di semplificare, almeno in parte, alcune incombenze della vita quoti-

GenerAzione

<35 >65

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Associazioni di volontariato (under 35)

Supporto digitale per over 65 anni

Fino a 5.000 euro per progetto

Presentazione domanda entro 30 giugno 2020

Regolamento e domanda sono disponibili su www.lacassarurale.it Regolamento e form di partecipazione al bando sono disponibili sul sito www.lacassarurale.it nella sezione dedicata alle associazioni. Il termine di presentazione delle domande è il 30 giugno

2020. L’Ufficio Relazioni rimane a disposizione per informazioni riguardanti il bando all’indirizzo relazioni@lacassarurale. it e ai numeri di telefono 0465709 383 – 0465709 360.

La Famiglia Giudicarie ha inserito il Baby Pit Stop Unicef nel negozio di Tione

Una cooperativa a misura di persone Ristrutturato anche l’emporio Dopo il grande lavoro durante il periodo della pandemia, che ha visto impegnati in maniera straordinaria i negozi di vicinato a Saone, Montagne, Bolbeno, Coltura, Preore, Ragoli e Zuclo, la Famiglia Cooperativa Giudicarie accoglie i suoi clienti in questa Fase 2 con qualche bella novità. Anzitutto il Baby Pit Stop presso Conad Tione, ovvero un’area allestita tutta dedicata alle mamme che allattano i loro bambini e al cambio di pannolino, un ambiente accogliente dove i genitori possono sostare comodamente per allattare i loro piccoli e occuparsi delle loro esigenze che non sono sempre prevedibili. Un’area certificata dall’Unicef, la cui organizzazione e idoneità sono garantite da una verifica periodica da parte di Babyconsumers, associazione per la tutela dei diritti dei consumatori. Uno spazio per il futuro, i bambini, e di attenzione alle famiglie che la cooperativa giudicariese ha voluto per il suo punto vendita più grande, a Tione. L’azienda ha aperto questo 2020 con i lavori all’emporio di Tione che è stato ampliato

e collegato al supermercato: i lavori di ristrutturazione hanno permesso di ampliare la superficie di vendita del negozio e di conseguenza offrire ai clienti un maggior assortimento nei reparti di cancelleria e prodotti per la scuola, giochi per bambini, abbigliamento intimo uomo donna e bambino, casalinghi e idee regalo. L’emporio, dove l’esperienza di shopping può essere più lunga e variegata rispetto alla spesa alimentare, per agevolare i clienti fa orario continuato dal lunedì al sabato e ora c’è anche la nuova apertura domenicale. Per l’extra alimentare, la Famiglia Giudicarie ha anche il negozio a marchio Upim a Cimego dove la novità che arriverà a breve è l’ampliamento del reparto dedicato all’abbigliamento maschile. Sono stati mesi intensissimi questi del Covid per i punti vendita delle Famiglie Cooperative, soprattutto i più piccoli nei paesi, dove il lavoro è aumentato tantissimo quando il governo ha bloccato gli spostamenti fuori comune: i dipendenti si sono rimboccati le maniche per far fronte alle

nuove esigenze, si sono attivati servizi per gli anziani e chi era in difficoltà di consegna della spesa, mentre gli assortimenti sono stati ampliati per rispondere meglio alle necessità delle persone. I piccoli punti vendita sono tornati ad essere per molte più persone di prima il negozio di riferimento: accanto agli anziani che spesso hanno proprio nella spesa quotidiana un’occasione di socialità e movimento, accanto a tutte quelle persone che nei piccoli negozi trovano un’accoglienza, un lato umano e una famigliarità diverse dai grandi centri, molti volti nuovi sono entrati nelle piccole cooperative di paese. Ora che il picco dell’emergenza è passato, rimangono il presidio territoriale, i sorrisi, l’accoglienza, i prodotti, l’impegno dei dipendenti nel fornire il servizio migliore, rimane un modo di essere e fare la spesa che non è mai cambiato nelle famiglie cooperative che nel momento del bisogno hanno tirato fuori tutto il loro essere territoriali: il Covid ce l’ha fatto riscoprire, non dimentichiamocelo nel ritorno alla normalità.


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Territorio

GIUGNO 2020

Giudicarie in numeri, quanto è costato il Covid al turismo a cura di Virginio Amistadi

Le statistiche relative al movimento turistico mensile, oltre che nel dato generale, vengono proposte per ambito. Gli ambiti giudicariesi sono “Terme di Comano - Dolomiti di Brenta” e “Madonna di Campiglio - Pinzolo - Val Rendena”. I principali indicatori utilizzati fanno riferimento ad arrivi e presenze. Gli arrivi indicano coloro che hanno come meta un territorio. Le presenze sono Per avere una indicazione numerica sufficientemente affidabile si possono utilizzare i dati ufficiali del 2019 relativi allo stesso periodo, nell’assunto che in una situazione di normalità gli scostamenti annui sono poco significativi. Per il periodo Marzo - Maggio 2020 gli arrivi persi presso gli esercizi alberghieri negli ambiti turistici giudicariesi saranno nell’ordine di circa 49.000 unità. Questo dato rappresenta una perdita di circa il 16% del totale degli arrivi annui. A livello provinciale mancheranno circa 610.000 arrivi che rappresentano il 18% del totale annuo. Un danno notevole fortunatamente mitigato dal periodo di relativa bassa stagione in cui è avvenuto il blocco. Per i mesi di giugno, luglio e agosto la situazione diventa preoccupante in particolare per le Terme di Comano che hanno il loro picco stagionale con il 50% degli arrivi ma anche per la Valle Rendena che nello stesso periodo ha un terzo degli arrivi totali (32,2%). Si tratta di un movimento di più di 100.000 persone, prevalentemente italiane e in grande parte lombarde, da riportare negli esercizi alberghieri e sul territorio giudicariese. A livello provinciale nel periodo giugno – agosto andranno recuperati più di 1.200.000 arrivi che per il settore alberghiero rappresentano il 37% degli arrivi totali in un anno.

ARRIVI ANNO 2019 Periodo

Marzo Aprile Maggio Totale Trimestre Incidenza su anno Giugno Luglio Agosto Totale Trimestre Incidenza su anno Totale arrivi

i numeri degli arrivi moltiplicati per i giorni di permanenza. L’idea di questo articolo nasce dalla curiosità di capire, da non esperto del settore, quale sia stato il danno arrecato agli esercizi alberghieri dal blocco degli spostamenti nel periodo tra marzo e maggio 2020 e quali siano i rischi per i mesi successivi in caso di mancato riavvio della mobilità interna nazionale e internazionale.

Terme di Comano - Dolomiti di Brenta Italiani Stranieri Totale 440 26 466 2.789 602 3.391 1.517 1.209 2.726 4.746 1.837 6.583 15,0% 18,0% 15,8% 3.906 1.596 5.502 4.685 2.018 6.703 7.144 1.758 8.902 15.735 5.372 21.107 49,9% 52,6% 50,5% 31.542 10.221 41.763

Madonna di Campiglio - Pinzolo - Val Rendena Italiani Stranieri Totale 24.144 11.715 35.859 3.993 1.782 5.775 832 446 1.278 28.969 13.943 42.912 14,7% 19,6% 16,0% 9.412 2.662 12.074 26.399 5.966 32.365 37.248 4.463 41.711 73.059 13.091 86.150 37,2% 18,4% 32,2% 196.492 71.262 267.754

Provincia Italiani 187.026 80.100 59.603 326.729 15,3% 156.685 290.847 389.471 837.003 39,1% 2.141.170

Stranieri 117.622 73.999 91.203 282.824 22,8% 138.321 150.715 125.862 414.898 33,5% 1.238.282

Presenze anno 2019 131.495 29.404 160.899 822.554 373.993 1.196.547 8.057.768 5.097.084 Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri per ambito, provenienza e mese (Anno 2019) – Fonte: http://www.statweb.provincia.tn.it/

Totale 304.648 154.099 150.806 609.553 18,0% 295.006 441.562 515.333 1.251.901 37,0% 3.379.452 13.154.852

I dati provinciali risultano davvero impressionanti considerando gli arrivi abituali previsti per esercizi ricettivi, alloggi privati e seconde case; in questo caso il trimestre giugno, luglio, agosto dovrà recuperare più di due milioni e mezzo di arrivi di cui più di 1.700.000 composto da italiani. ARRIVI ANNO 2019 Periodo Marzo Aprile Maggio Totale Trimestre Incidenza su anno Giugno Luglio Agosto Totale Trimestre Incidenza su anno Totale arrivi

Italiani 354.942 196.749 125.364 677.055 15,6% 289.832 586.817 869.764 1.746.413 40,1% 4.350.108

Provincia Stranieri 149.844 112.228 133.988 396.060 20,8% 235.491 281.552 249.879 766.922 40,2% 1.907.223

Totale 504.786 308.977 259.352 1.073.115 17,1% 525.323 868.369 1.119.643 2.513.335 40,2% 6.257.331

Presenze anno 2019 24.206.707 8.572.633 32.779.340 Arrivi e presenze negli esercizi ricettivi, negli alloggi privati e nelle seconde case per provenienza e mese (2019) - Fonte: http://www.statweb.provincia. tn.it/


Comunità delle Giudicarie

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Nella criticità generale, emergono opportunità rispetto a sanità, organizzazione del lavoro e turismo

Le lezioni del Covid

La sanità Il Coronovirus ha messo in evidenza la necessità di un’organizzazione sanitaria e specialmente ospedaliera basata su una capillare rete territoriale: in passato con troppa disinvoltura e superficialità si sono ridotti servizi, chiusi reparti o addirittura interi nosocomi, pensando che pochi centri molto specializzati potessero rispondere alle esigenze della società moderna. In realtà, un’improvvisa calamità come quella che ci ha investito ha messo a nudo tutte le fragilità del modello. Vale la pena quindi di ripensarne i connotati, partendo da un potenziamento della medicina di base fino alla rivitalizzazione degli ospedali periferici, che in un frangente tanto delicato hanno dimostrato tutto il loro valore e la loro imprescindibilità. Non si pretende che in strutture come quella di Tione vengano introdotti reparti di oncologia o cardiologia, ma che funzionino in maniera efficiente le unità operative che un territorio come il nostro considera irrinunciabili, come medicina e pronto soccorso, ortopedia, chi-

Una nota massima di Albert Einstein recita che “nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità”. La pandemia Covid19 sta mettendo a dura prova il sistema globale sotto ogni profilo, sanitario, economico e sociale, ma sta pure ponendo all’attenzione generale, e del

Trentino in particolare, delle dinamiche da cui potrebbero scaturire delle riflessioni innovative per il futuro: esse riguardano l’architettura sanitaria, l’utilizzo delle tecnologie per una più efficiente conduzione del lavoro e uno sviluppo sostenibile del sistema turistico.

rurgia, anestesia, radiologia e percorso nascite. Il protocollo sottoscritto nel 2016 va esattamente in questa direzione e rispettarlo alla lettera oggi più che mai è un obbligo. L’utilizzo delle tecnologie Da molti anni, da amministratore e da professionista, sostengo che sia davvero discutibile recarsi continuamente a Trento anche per appuntamenti di mezz’ora, perdendo praticamente mezza giornata lavorativa, generando un costo di trasferimento e, non ultimo, inquinando, quando i sistemi informatici a nostra disposizione consentono di parlarsi e di vedersi direttamente dal proprio ufficio o dalla propria abitazione attraverso lo schermo del computer. In questa fase, per necessità, abbiamo scoperto un’opportunità che in realtà esiste da molto tempo ovvero la vi-

fologicamente complesso come il nostro.

deoconferenza, uno strumento che permette di incontrarsi virtualmente e quindi di razionalizzare al meglio l’attività professionale e istituzionale e di risparmiare tempo e risorse. Un discorso analogo vale per lo smart working: fino al lockdown esso pareva un’opzione assolutamente eccezionale, mentre ora molte aziende ed enti stanno (finalmente!) valutando di introdurlo stabilmente nelle rispet-

tive organizzazioni, consentendo ai dipendenti di garantire un apporto anche in condizioni di difficoltà logistica, grazie all’utilizzo di sistemi sempre più performanti. C’è davvero da augurarsi che, anche a livello locale, sia maturata la consapevolezza che le cosiddette autostrade virtuali e i mezzi informatici possono azzerare le distanze anche in un territorio mor-

Il turismo Questo settore, di strategica importanza per il Trentino e per le Giudicarie, è attualmente oggetto di una riforma da parte della Provincia, il cui iter è iniziato prima dell’emergenza. Senza entrare nel merito di questo, va evidenziato il fatto che il Covid non rappresenta che l’ultimo di una serie di infausti eventi che hanno caratterizzato gli ultimi vent’anni e che inevitabilmente hanno condizionato anche le dinamiche di spostamento turistico: l’11 settembre 2001, la grave crisi del 2008, il terrorismo fondamentalista e, appunto, il coronavirus hanno spesso spinto le persone verso le destinazioni considerate più sicure. Posto che purtroppo, è presumibile che in un sistema contratto e magmatico come quello

contemporaneo, non siano da escludere per il futuro ulteriori eventi oggi imponderabili, varrebbe la pena di riflettere sulle opportunità di vacanza “protetta” che proprio le nostre vallate potrebbero offrire agli ospiti provenienti da tutto il mondo, elaborando anche modelli di accoglienza che limitino gli assembramenti e valorizzino al massimo la risorsa più grande è indiscutibile: l’ambiente. La crescita turistica del Trentino dovrebbe essere più orientata sulla “qualità” e non necessariamente sulla “quantità”. In uno scenario di questo tipo anche le vallate minori potrebbero emergere, regalando nuove occasioni di crescita alla nostra economia. In sintesi, l’attuale emergenza, tra tante difficoltà e incertezze, lascia intravedere delle opportunità: sta a noi e in particolare agli amministratori saperle interpretare e cogliere. Per farlo, non occorre essere Einstein. Giorgio Butterini, Presidente della Comunità delle Giudicarie

Intervento 19 – Lavori socialmente utili: quattro le squadre al lavoro con 31 lavoratori Anche nel 2020, nonostante le difficoltà legate all’emergenza Corona virus, dalla settimana prossima inizieranno i lavori relativi all’Intervento 19 – “Progetti per l’accompagnamento all’occupabilità attraverso lavori socialmente utili” – per l’impiego di soggetti deboli in iniziative di utilità collettiva, in base ad un progetto attivato dalla Comunità delle Giudicarie in collaborazione con i Comuni di Sella Giudicarie, Borgo Làres, Tre Ville e Porte di Rendena, approvato in via preliminare dall’Agenzia del Lavoro. L’Assessore allo Sviluppo economico, Turismo e Occupazione, Walter Ferrazza, illustrando il progetto avviato dalla Comunità intende sottolineare: “Quest’anno l’occupazione nei lavori socialmente utili rappresenta un intervento ancora più strategico, se consideriamo le difficoltà che sono

state evidenziate nel mercato del lavoro in conseguenza della chiusura di molte attività soprattutto nel settore turistico e commerciale. Un impegno rispettato che, anche per quest’anno, è pronto a dare risposta occupazionale fin dal mese di maggio a 31 famiglie della Comunità”. Per l’anno in corso la Comunità delle Giudicarie ha affidato alla Cooperativa Lavoro, con sede in Borgo Làres, in seguito ad un confronto concorrenziale, l’attuazione del progetto di intervento che prevede l’assunzione di 31 lavoratori disoccupati, per la durata di 7 mesi, da metà maggio a dicembre, suddivisi in quattro squadre comunali impegnate nei Comuni sopra citati, per una spesa complessiva di circa 350.000 Euro, coperta per il 70% dall’Agenzia del Lavoro e per la rimanente quota dai Comuni interessati.

Inoltre la Comunità ha promosso lo stanziamento di un fondo straordinario, che può contare su un budget di altri 300mila Euro a carico del proprio Bilancio, che ha consentito quest’anno di inserire complessivamente una sessantina di lavoratori nelle squadre gestite dai Comuni e di tre Apsp giudicariesi. L’Intervento 19 riguarda la rea-

lizzazione di progetti per lavori socialmente utili, permettendo una fattiva integrazione di soggetti con difficoltà per essere inseriti nel mondo del lavoro. Con questi progetti i Comuni e le Comunità possono occuparsi della manutenzione del verde pubblico e dell’arredo urbano che rappresentano il biglietto da visita per i nostri piccoli centri, anche in funzione della

loro valorizzazione turistica. In tal modo viene data l’opportunità ai lavoratori di inserirsi, sia pure per un periodo ridotto, nel mondo del lavoro. Inoltre anche quest’anno, con l’intervento straordinario voluto dalla Comunità, si è cercato di dare un po’ di sollievo alle molte famiglie di lavoratori giudicariesi, per le quali il perdurare della crisi ha contribuito a minare la sicurezza occupazionale ed economica. Accanto ai lavori nel verde, non va dimenticato che sono stati attuati diversi progetti da parte delle Aziende per il servizio alla persona, anche con il finanziamento degli enti locali, che permettono tutta una serie di attività di animazione e di accompagnamento per migliorare la qualità della vita alle persone ospiti nelle Case di riposo, in un momento particolarmente difficile per gli anziani ricoverati.


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Economia

GIUGNO 2020

Continua la disputa fra Sait e Associazione Panificatori

La guerra del pane Dura la reazione di Emanuele Bonafini, presidente dell’Associazione Panificatori: “Restiamo allibiti davanti a questa ipotesi: per rincorrere il massimo ribasso, che poi non si tradurrà in un vantaggio per i clienti, si mette a rischio un grande lavoro di sensibilizzazione e promozione portato avanti da tutti i panificatori trentini. Ciascuna attività, infatti, consente di offrire al cliente prodotti tipici del territorio, con un’attenzione particolare alla qualità, alla sostenibilità ed alla filiera locale a chilometri zero. Un fornitore unico significa meno scelta per il consumatore, una produzione standardizzata, un aumento del traffico e delle emissioni inquinanti , oltre a mettere in difficoltà decine di aziende e centinaia di addetti e lavoratori. A questo si aggiunge il fatto che i consumatori del Trentino, sia residenti sia turisti, sempre di più sono alla ricerca della tradizione locale dei prodotti e lo dimostrano con la ricerca delle specificità nei

Il pane da sempre è un simbolo di comunione e di fratellanza, ma in alcune occasioni è diventato causa di scontro, ricordiamo la famosa rivolta del pane del 1628 descritta dal Manzoni ne “I Promessi Sposi”. Questa volta la disputa sul pane vede contrapposti l’Associazione Panificatori trentini da una parte e il Sait, il Con-

punti vendita. Esprimiamo la nostra perplessità per la scelta del Sait, non tanto dal punto di vista aziendale, in fin dei conti si tratta di una scelta legittima, ma del metodo, dei tempi e dell’opportunità da un punto di vista del sistema trentino”. Durante il con-

siglio direttivo dell’associazione, Bonafini ha ringraziato per gli appoggi ottenuti da parte di numerose personalità delle forze economiche, politiche e istituzionali, dal presidente di Confcommercio trentino, Giovanni Bort, al presidente della giunta

sorzio di acquisto delle Famiglie Cooperative dall’altra. La scintilla che ha fatto scatenare la guerra è stata la decisione da parte del Sait di rivolgersi ad un unico panificio per la fornitura del pane nei propri punti vendita, invece che acquistare il pane da più fornitori distribuiti su tutto il territorio provinciale.

provinciale, Maurizio Fugatti, assieme a numerosi assessori e consiglieri provinciali. Rammaricato anche il vicepresidente dell’associazione, Francesco Vivori, per le parole del presidente del Sait che lamenta un pane di scarsa qualità e dal prezzo

elevato. Le aziende trentine, molte delle quali sono storiche e attive da più generazioni, hanno fatto sacrifici e investito molto, sia in termini umani che materiali, per offrire ai clienti un prodotto di pregio. Questa decisione del Sait

riguarda principalmente i punti vendita delle Famiglie cooperative di Trento e della Valle dell’Adige e non riguarda i negozi delle Giudicarie che si riforniscono e continueranno a farlo anche in futuro, da numerosi panificatori locali, garantendo una offerta diversificata e di qualità. Dall’altra parte la risposta del presidente del Sait, Roberto Simoni: “Ciò che è successo è un normale avvicendamento fra operatori in un mercato di libera (e aspra) concorrenza, un diverso modello organizzativo che ha avuto impatto su una cerchia di fornitori che non avevano un rapporto di esclusiva e a cui non erano mai stati richiesti investimenti specifici per produrre pane per Sait”. Una diatriba che è destinata a trascinarsi anche in futuro e che dimostra come in Trentino sia difficile fare sistema tra i vari operatori economici per dare un’offerta completa, diversificate e di qualità come avviene ad esempio in Alto Adige. (E.B.)

Carlo Salvaterra, “featured teacher” su Sabian Education Network

Il “featured teacher” viene nominato mensilmente fra i membri che si sono particolarmente distinti all’interno della comunità. «Ho sempre incentrato la mia vita e le mie scelte con l’obiettivo di diventare un didatta e un ‘Drums Educator’ - spiega Carlo Salvaterra -. Amo la didattica della musica e cerco di dedicare più tempo possibile alla ricerca e al confronto delle varie metodologie e dei programmi usati dai migliori insegnanti, sia storici che attuali. Durante i miei studi, ho sempre cercato di entrare in contatto con i migliori insegnanti (evitando i migliori performers) nella ricerca di arrivare al mio obiettivo primario: ho avuto la fortuna di conoscere personalmente alcuni dei più importanti docenti americani e autori di

Caro Salvaterra è stato nominato “featured teacher” sul sito internazionale per batteristi Sabian Education Network, che raccoglie insegnanti di batteria con migliaia di iscritti da tutto il mondo ed è gestito dalla ditta Sabian, leader mondiale di piatti da batteria. È un luo-

go di incontro pensato per accrescere la professionalità degli iscritti, attraverso lo scambio e il confronto diretto fra i membri, la pubblicazione di materiale didattico e la partecipazioni a Masterclass con i migliori esperti del mondo batteristico e dell’educazione musicale.

metodi rinomati, e sto continuando a creare relazioni per entrare in contatto diret-

to con i migliori docenti del mondo». Il giudicariese Salvaterra si è formato frequen-

tando sia scuole musicali, sia insegnanti di chiara fama. Ha ottenuto diplomi presso il C.P.M di Milano e il C.D.M di Rovereto, in specializzazione Jazz, ha preso lezioni private al Drummers Collective di New York.


Alimentazione

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L’importanza della vitamina D di Dario Beltramolli Una valutazione approfondita dei casi di Sars covid 19 ha evidenziato che le donne anziane che assumono vitamina D regolarmente sembrano meno colpite (quelle giovani sono già più protette grazie agli estrogeni) rispetto a chi non la assume. La

lessia o cortisone, è consigliato dosare la vitamina D nel sangue. Per valori inferiori a 20 ng/ml è indicata la terapia con alte dosi (100.000 unità) fino al raggiungimento della normalità, quindi è utile

mantenere i livelli raggiunti con 4-5 gocce ogni giorno su un pezzetto di pane. La vitamina D si trova in elevata quantità nel pesce (in particolare nel baccalà e nelle alici), nel tuorlo

vitamina D è un ormone simile al colesterolo responsabile della compattezza dell’osso, ma anche dell’efficienza e quindi della forza muscolare. Ma alcune funzioni della vitamina D restano ancora oscure.

d’uovo, nei funghi (i chiodini ne sono ricchissimi), nel latte e nei latticini in genere. Ma senza apporto di calcio la sua azione è compromessa. Quindi l’alimentazione ha un ruolo duplice in questo caso

e l’assunzione di calcio diventa addirittura più importante di quello della vitamina D. I recenti stili alimentari, pieni di contraddizioni, tanto che nessuno sa più quel che dovrebbe mangiare, spesso

non permettono di coprire il fabbisogno giornaliero di 1 grammo di calcio. I consumatori abituali di latticini non dovrebbero assumere integratori a base di calcio perché un eccesso può provocare calcoli renali. Buone fonti sono le mandorle e alcuni semi come il sesamo. Ricordo anche che l’assunzione (tanto di moda oggi) di protettori dello stomaco che riducono l’acidità, limita fortemente l’assorbimento del calcio. Ci sono poi alcune indicazioni generali per la salute dell’osso di ogni età: prima di tutto il movimento che lo mantiene attivo (lunghi periodi a letto per malattia provocano un’elevata perdita ossea, che non può essere arrestata in nessun modo e con nessun integratore!), non bere caffè o tè ai pasti perché la caffeina riduce l’assorbimento intestinale di calcio e infine non fumare: nei fumatori infatti il rischio di frattura nell’arco della vita aumenta del 40%.

MARTINELLI

SNC

Il fatto che possa abbassare l’infiammazione di base di un soggetto sembra legato al benessere muscolare e osseo di cui è responsabile. La luce solare è indispensabili perché possa svolgere il proprio ruolo. I medici di famiglia sanno che nella nostra zona i valori di vitamina D della popolazione sono generalmente bassi rispetto all’Italia del Sud, dove la luce solare è maggiore nell’arco dell’anno. Ci sono sintomi che possono far pensare ad una carenza di vitamina D, il principale è il dolore osseo o muscolare, soprattutto quello ai quadricipiti ed ai glutei. Solamente in questi casi e in alcune categorie di persone più a rischio, ad esempio nel lavoro in ambienti poco illuminati o nelle malattie infiammatorie dell’intestino e nella celiachia - che causano malassorbimento - o ancora nelle persone che assumono continuativamente farmaci per l’epi-


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Territorio

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Vesti che strizzano l’occhio alla storia passata del paese e soprattutto del rione Brevine, che era infatti un tempo la località più “in” del paese, dove si concentravano i maggiori esercizi commerciali ed artigianali (fabbriche e negozi alimentari, concerie, fucine, sartorie, falegnamerie,...), oltre che molti esercizi pubblici (osterie, alberghi, trattorie, pasticcerie, bar e caffè) o uffici e altre attività (gendarmerie, caserme, la pretura con prigioni, banche, una farmacia, uffici, una biblioteca, alcune sedi notarili e cinema) e che oggi, con l’urbanizzazione di altre zone di Tione e lo spostamento di uffici ed attività in altre e più moderne sedi, sta soffrendo un graduale spopolamento. Spopolamento combattuto da volenterosi esercenti, come i proprietari del bar, che oltre a rappresentare con il loro locale un punto di riferimento nel paese mantenendo ancora vivo il rione, vogliono ora sensibilizzare gli avventori sulla storia e sul passato del paese. Come? Con una idea tanto originale quanto efficace: nuovi tavolini con impresse cartoline e foto antiche della Tione e della Brevine dei primi del Novecento. Prima di boom economici, di internet, di traffico automobilistico, quando la vita era più lenta e povera ma molto più legata al proprio paese. Qui tanti eventi e tante storie sono raccontate “sui tavolini” del bar: il passaggio nel 1912 dell’arciduca erede al

Al Brevine i nuovi tavolini sfoggiano le foto di un tempo

La Tione dei primi del Novecento al bar D

opo la pausa coatta imposta dalla recente epidemia di coronavirus, i nostri paesi stanno lentamente e con cautela ritornando alla normalità, così come tutte le attività commerciali.Tra queste, a Tione, il Bar Brevine ha approfittato di questo fermo per ripresentarsi in vesti rinnovate. trono d’Austria-Ungheria Francesco Ferdinando (il cui assassinio, due anni dopo, porterà allo scoppio della Prima guerra mondiale), le prime autocorriere o “messaggerie” che agli inizi del Novecento cominciavano i primi (avventurosi) collegamenti stradali tra le Giudicarie e Trento, e poi carnevali, matrimoni, foto di gruppo delle associazioni tionesi e molti scorci del paese, ormai irriconoscibili per moderne e distratte occhiate. Karin Santoni, gestrice del bar ed ideatrice di questa lodevole iniziativa, è felice del risultato, realizzato in collaborazione con

lo studio grafico Punto 3 di Alessandro Togni. Tiene molto al suo bar, uno tra i più longevi del paese, nei cui spazi nella prima metà del Novecento era collocato prima una cartoleria (la B. Antolini) e poi un cinema (era il cinema Smeraldo, gestito da Passoni e Vernesoni). I tavolini però non sono l’unica novità: infatti coloro che, finalmente, dopo i due mesi passati di lockdown possono recarsi nel loro locale di fiducia, troveranno molte nuove e piacevoli novità nell’arredamento e nelle decorazioni interne del bar. (A.G.)

IL BIM DEL CHIESE A SOSTEGNO DELLA FORMAZIONE DEI GIOVANI BANDO BORSE STUDIO E PREMI LAUREA 2020 PER LA CONCESSIONE DI BORSE DI STUDIO E PREMI DI LAUREA PER L’ANNO ACCADEMICO 2018/2019 A FAVORE DI STUDENTI UNIVERSITARI RESIDENTI NEL TERRITORIO DEL CONSORZIO DEL BIM del CHIESE

a) b)

c) d)

Possono presentare domanda di borsa di studio gli studenti che alla data del 30 settembre 2019 risultino essere residenti in uno dei Comuni rientranti nel bacino territoriale di competenza del Consorzio BIM del Chiese, e che abbiano sostenuto positivamente, entro il 30 settembre 2019, un numero di crediti pari a quelli previsti dalla tabella prevista dall’art. 2 del Bando Per il premio di laurea il/la neolaureato/a deve dimostrare, in aggiunta al requisito della residenza di cui all’art. 1, comma1, di aver completato l’intero percorso di studi universitario con conseguimento di diploma di laurea entro il primo anno accademico successivo al corso di studi legale, e di aver conseguito un voto di laurea uguale o superiore a 106/110. Il contributo assegnabile a titolo di borsa di studio è compreso tra un importo minimo di € 300,00 ed un importo massimo di € 2.000,00 in relazione alla condizione economica del richiedente risultante dall’Attestazione ISEE. Il contributo assegnabile a titolo di premio di laurea agli studenti che abbiano conseguito il titolo di laurea magistrale nell’anno accademico 2018/2019, entro la normale durata legale del corso di studi con la votazione prevista dall’art. 3, comma 1, lett. b è di importo pari ad €1.000,00, aumentato del 50% in caso di lode, e ridotto della metà se la laurea è conseguita entro il primo anno fuori corso La domanda, che ai sensi dell’art. 11 del DPR n.642/1972 è esente dall’imposta di bollo, potrà essere: compilata ON LINE accedendo al link sul sito www.bimchiese.tn.it spedita mediante P.E.C esclusivamente all’indirizzo bimdelchiesecondino@legalmail.it, inoltrata da un indirizzo PEC intestato al soggetto che presenta la domanda di contributo di studio. In tal caso la domanda deve essere firmata e scansionata unitamente ai relativi allegati in formato pdf, con allegata copia di documento di identità in corso di validità. Laddove invece il documento venisse sottoscritto con firma digitale, il documento di identità non deve essere allegato. spedita per email ordinaria all’indirizzo segretario@bimchiese.tn.it. la domanda deve essere firmata e scansionata unitamente ai relativi allegati in formato pdf, con allegata copia di documento di identità in corso di validità spedita mediante raccomandata con ricevuta di ritorno;

e) consegnata a mano solo in casi straordinari, e unicamente su appuntamento; Il termine per la presentazione delle domande è: LUNEDI’ 31 AGOSTO 2020 ore 12.00

BANDO DOTAZIONE INFORMATICA 2020 PER LA CONCESSIONE DI CONTRIBUTI A FAVORE DELLE FAMIGLIE CON ALUNNI/STUDENTI ISCRITTI AD UNA CLASSE DEL PRIMO E/O SECONDO CICLO DELLA SCUOLA PER L’ACQUISTO DI DOTAZIONE INFORMATICA NECESSARIA PER LA DIDATTICA A DISTANZA NELL’ESERCIZIO DEL DIRITTO ALLO STUDIO

Possono presentare domanda le famiglie residenti, o domiciliate con regolare permesso/carta di soggiorno, in uno dei Comuni rientranti nel bacino territoriale di competenza del Consorzio BIM del Chiese, con figli che siano alunni e/o studenti iscritti per l’anno scolastico 2019-2020 in una classe del primo o del secondo ciclo, e con i seguenti requisiti  almeno un figlio a carico iscritto in una classe del primo o del secondo ciclo all’atto di presentazione della domanda per il contributo;  ICEF per i servizi scolastici in corso di validità (ICEF 2020, calcolato su redditi 2019). In via eccezionale si ammette l’utilizzo dell’attestazione ICEF dell’anno precedente. Il Contributo è assegnabile per un importo da un minimo di € 200,00 ad un importo massimo di € 600,00 in relazione alla condizione economica della famiglia richiedente, risultante dall’Attestazione ICEF 2020 per i servizi scolastici, o in via eccezionale, dall’Attestazione ICEF 2019 (l’ultima valida utilizzata per i servizi scolastici). Il contributo spettante in applicazione della curva ICEF può essere incrementato del 30%, e in ogni modo non oltre il contributo massimo previsto qualora sussista uno dei seguenti requisiti economico/sanitari previsti dall’art. 6, comma 2. La domanda, che ai sensi dell’art. 11 del DPR n.642/1972 è esente dall’imposta di bollo, potrà essere: a) compilata ON LINE accedendo al link sul sito www.bimchiese.tn.it b) spedita mediante P.E.C esclusivamente all’indirizzo bimdelchiesecondino@legalmail.it, inoltrata da un indirizzo PEC intestato al soggetto che presenta la domanda di contributo di studio. In tal caso la domanda deve essere firmata e scansionata unitamente ai relativi allegati in formato pdf, con allegata copia di documento di identità in corso di validità. Laddove invece il documento venisse sottoscritto con firma digitale, il documento di identità non deve essere allegato. c) spedita per email ordinaria all’indirizzo segretario@bimchiese.tn.it. la domanda deve essere firmata e scansionata unitamente ai relativi allegati in formato pdf, con allegata copia di documento di identità in corso di validità d) spedita mediante raccomandata con ricevuta di ritorno; e) consegnata a mano solo in casi straordinari, e unicamente su appuntamento; Il termine per la presentazione delle domande è: LUNEDI’ 31 AGOSTO 2020 ore 12.00


Associazioni La domanda che apre questo articolo ha accompagnato la vita del Piano Giovani Giudicarie Esteriori per i suoi primi 8 anni di vita, dal 2012 al 2019. Talvolta posta da interlocutori critici ma curiosi e talvolta semplicemente da curiosi. Fortunatamente posta anche in maniera costruttiva dagli stessi protagonisti del Piano. “Il Piano Giovani Giudicarie Esteriori nasce nel 2012 su iniziativa dei comuni di Bleggio Superiore e Comano Terme (dal 2015 anche di Fiavé, Stenico e San Lorenzo Dorsino) per promuovere sul territorio le iniziative delle Politiche Giovanili della Provincia Autonoma di Trento, relativamente alla fascia d’età 11-29 anni”. Questa è un po’ la definizione ufficiale dalla quale si comprende poco di quello che in realtà è, ma soprattutto rischia di rispondere alla domanda iniziale in maniera approssimativa ed opaca. La parte più interessante del lavoro del Piano Giovani è stata (ed è tutt’oggi) la creazione annuale di un bando per la realizzazione di progetti, realizzabili dai giovani o per i giovani. Annualmente vengono così finanziati dei progetti con fondi derivanti dalla Provincia Autonoma di Trento e dai comuni che sostengono il Piano Giovani. Sono realizzabili solo progetti che prevedono la collaborazione di almeno 2 tra associazioni o enti pubblici del territorio. Questo per poter creare rete e collaborazione tra realtà che spesso faticano ad unire le proprie forze pur essendo vicine e magari animate dagli stessi interessi. Un po’ di dati. 25. Sono i membri del Piano Giovani delle Esteriori che rappresentando i giovani del territorio. Fanno di fatto vivere il Piano valutando e approvando i progetti che meglio rispondono alle esigenze del territorio. Persone capaci che, spesso alla prima esperienza di gestione della cosa pubblica, hanno saputo dare il loro contributo in maniera responsabile. In questi anni si sono avvicendate circa 60 persone dall’età media di 28 anni. 50. Sono i progetti che sono

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Un bilancio dei primi otto anni di vita del progetto nelle Giudicarie Esteriori

Ache serve un Piano Giovani? In questo momento storico di crisi endogena della nostra società a causa del Covid-19 nasce la necessità di non perdere tempo stando a casa e basta. E’ necessario far fruttare la situazione e fermarsi a riflettere su ciò che ci aspetterà dopo, trovando in primis il senso stati realizzati dalle associazioni e dagli enti pubblici dal 2012. Il 95% partiti dal basso, rispondendo al meglio alle esigenze che il territorio ha saputo esprimere. Altri invece sono stati proposti direttamente dal Piano Giovani. Come ad esempio due corsi per la gestione delle associazioni o il sito eventigiudicarie. com. 21. Sono le associazioni ed enti pubblici che hanno realizzato i progetti come ente capofila. (Tra cui: Associazione Giovane Judicaria, Associazione ImaGE, Associazione Gazer, L’Ancora, Associazione GGUB; Scuola Media di Ponte Arche; Associazione Don Guetti; ASD Giudicarie Basket; NOI San Luigi Bleggio e Stenico; Pro Loco Quadra; Pro Loco Piana del Lomaso; Banda San Lorenzo Dorsino; PromoSport Terme di Comano; Coro Voci Giudicariesi; Gruppo Giovani di San Lorenzo; Activity; Associazione Culturale Valorizzazione Rango; ACAT Tre Pievi, Fondazione Don Lorenzo Guetti e l’Associazione Piano Giovani Esteriori). Senza contare le altrettante associazioni che hanno collaborato. 3000 circa. Sono stati i giovani coinvolti. 22. Sono le tematiche affrontate. (Educazione alla Comunità, ai diritti e ai doveri; corsi di fotografia; corsi di videomaker; educazione musicale; turismo sostenibile; attività

di oratorio; problemi alcol correlati; lettura e interpretazione dei media; comunicazione efficace; corsi per la gestione delle associazioni; la sicurezza negli sport di montagna come lo scialpinismo; problemi ambientali e climatici; lotta alla mafia; cinema in inglese; corsi di teatro; coro giovanile; conoscenza delle istituzioni europee; aiuto nella scelta scolastica e universitaria; economia domestica; educazione alla genitorialità; lo sport con diverse abilità e avviamento al mondo del lavoro). Tutto questo con gli obiettivi, non raggiunti ma intrapresi, di creare dialogo, offrire opportunità nuove o difficilmente reperibili sul territorio ai giovani, dare

di ciò che facevamo prima. Questo per responsabilità verso quello che ci è stato donato e chiesto finora dalla comunità. Donato come opportunità di crescita e chiesto come richiesta di fermarsi per evitare di far dilagare in maniera ingestibile il virus.

più voce alle associazioni, contribuire al far diventare le Esteriori un luogo culturalmente vivace. Ren-

dendo le persone capaci di generare a loro volta cultura in maniera totalmente autonoma. Tra i compiti per il futuro ci sarà sicuramente quello di riuscire a leggere ed interpretare quei bisogni che il territorio non ha saputo esprimere ma che ci sono; di riuscire a ridistribuire al meglio le risorse in gestione migliorandone anche la fruizione e lavorare sempre più alla creazione di una rete allargata che si appoggi sul desiderio concreto di rendere il bisogno ed il piacere di fare comunità. Fatta di persone che partecipino liberamente. Il senso del Piano Giovani è da cercare nella possibilità di essere una parte che opera alla crescita e allo sviluppo delle Esteriori come luogo in cui è conveniente e soprattutto ragio-

nevole vivere. Nell’essere una possibilità in più in un territorio frammentato da moltissimi campanili che raramente hanno uno sguardo e un respiro di valle. Nell’essere una possibilità di unità, organica e collettiva. Dando voce al volontariato e a ciò che parte dal basso nonostante il Piano Giovani sia una realtà istituzionale. La risposta avuta in questi anni attraverso i progetti realizzati dalle associazioni anche grazie al Piano, ma anche da altri aspetti esterni al Piano stesso come la nascita di nuove realtà di valle (Comano Mountain Runners, Deges, La cooperativa di comunità Fuoco, l’associazione Giovane Judicaria solo per citare le esperienze partite dal basso), sono segnali anch’essi che la voglia tra i giovani di migliorare il luogo dove viviamo si muove con un trend positivo, che vuole prendere il presente e migliorarlo senza creare strappi come è accaduto in passato molte volte. Lettera firmata

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TERRITORIO, PERSONE E COMUNITÀ.

www.cr-adamello.it


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Arte

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Immagini antiche per emergenze contemporane, tenendo ben distinto e non per forza contrapponendo il dato di fede alle ragioni della scienza, altrettanto chiamata in causa in queste drammatiche ore a fornire le sue risposte; dimostrazione come anche nella sfera del sacro le immagini possono rivestire una forza che va oltre gli aspetti formali ed estetici, per farsi vitale medium con il trascendente. In questo senso va interpretata e ripresa l’iconografia delle nostre chiese, se non vuole rimanere relitto insignificante di un mondo ormai tramontato. In quest’ottica la felice intuizione di don Celestino Riz, parroco dell’Unità Pastorale Cristo Acqua Viva (Breguzzo, Bondo, Roncone e Lardaro), che per il suo messaggio del Sabato santo dalla chiesa ronconese, a spunto e a sfondo della sua meditazione, rigorosamente via WhatsApp, “utilizza” la preziosa “Deposizione”, copia da Luca Giordano, staccata opportunamente dal presbiterio ove è collocata ab immemore, per farne una interessante lettura teologica. Basta poco per re-illuminare quella tela e restituirla alle sua bellezza spirituale ed artistica, vista poi la qualità che le è intrinseca, trattandosi di una delle numerose copie di eccellente fattura (Riga/Lettonia, Bergamo, Vicenza, Bari, Bacchigliero/Calabria), messe in campo fra fine ‘600 e primi del ‘700 sulla scorta dell’originale del grande pittore barocco napoletano Luca Giordano (16341705), conservata presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia; lo stesso museo che ospita l’opera estrema di Tiziano, la dolentissima, struggente “Pietà” del 1575/1576, prefigurata dal vecchio maestro, ormai cieco, come ex voto contro l’epidemia di peste che aveva sterminato 50.000 veneziani, e che porterà alla tomba, novantenne, lo stesso genio cadorino prima di terminare il suo ultimo capolavoro: il corpo esamine del Cristo dal bianco spettrale richiama inevitabilmente il biancore diafano del Cristo deposto della composizione di Luca Giordano, che possiamo ammirare in copia a Roncone. “Il quadro della peste” per antonomasia, rimane per i ronconesi quello issato sulla cantoria, ai lati dell’organo, datato 1630, l’anno fatidico della peste bubbonica che solo nell’Italia settentrionale provoca un milione di morti, raffigurante la nota iconografia del Cristo “saettante” in procinto di scagliare i suoi tre dardi-castigo, peste, fame e guerra (corrispondenti secondo san Domenico di Guzman ai tre peccati capitali di avarizia, superbia e lussuria), fermato nella

Quando le implorazioni diventano a forma d’arte

“A peste, fame et bello libera nos domine!” La storia dei generosi committenti di Roncone e di Bolbeno di Giacomo Bonazza Tra le immagini simbolo di questo tempo periglioso, accanto a quelle della tragica sfilata dei camion dell’esercito a Bergamo, a quelle dapprima inquietanti, poi via via rassicuranti, degli infaticabili operatori sanitari scafandrati come palombari, trovano posto pure quelle del vecchio papa che si avvia solitario verso il sagrato di San Pietro ad invocare la fine del contagio, rivolgendosi all’icona bizantina della

“Salus populi romani”(Salvezza del popolo romano), la miracolosa Madonna col Bambino, dipinta secondo la tradizione addirittura dall’evangelista Luca, trasportata colà dalla Basilica di Santa Maria Maggiore, ed al Crocifisso prelevato dalla chiesa di San Marcello al Corso, che salvò Roma dalla peste nel 1522; un Christus patiens di tardo Trecento in legno policromo di intensa e realistica bellezza.

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Foto 1 - Luca Giordano, Deposizione, Venezia,Galleria dell’Accademia Foto 2 - Nicolò Grisiani, Quadro della peste, Roncone, chiesa di San Stefano Foto 3 - Carlo Pozzi (attr.), Madonna di Loreto in gloria, santi e Giovanni Giacomo Festi-Chiesa di S.Zeno, Bolbeno sua collera dall’intervento supplice della Madre, che lo accosta nel registro superiore della tela, e dai sottostanti intercessori Rocco e Carlo Borromeo, a sua volta implorati dal committente dell’opera, il notaio Pietro Antonio Bonapace di Roncone, in posizione defilata, a mani giunte, ai margini della composizione. Si tratta di un classico dipinto ex voto, ancora espressione di una religiosità della paura che intende la pestilenza come castigo divino, cionondimeno è ammirevo-

le il patos devozionale del notabile ronconese che “a sue spese”, come si evince dall’iscrizione apposta al quadro, vuole farsi materialmente latore di una richiesta di protezione per la sua comunità. Non è quindi il valore artistico che connota questa opera, assai modesto e in nessun modo competitiva con la Deposizione sopracitata, le pale dell’Adorazione o quella attribuita all’Orbetto dell’altare maggiore, sempre in San Stefano, ma il suo valore devozionale e stori-

co. L’autore, Nicolò Grisiani (Sec.XVII) “di Turino”, abitante in Salò, è un pittore girovago di ispirazio-

ne manierista, che guarda ai pittori bresciani, in particolare a Grazio Cossali, debitore anche lui della grande tradizione pitto-

rica lagunare. La cultura dominante a Brescia in quel periodo è quella veneziana; i modelli di riferimento, anche in ambito lombardo, sono Tiziano, Tintoretto, Palma il Giovane. Nicolò Grisiani, molto più artigianalmente, oltre rappresentare il “largo divulgatore delle iconografie cossaliane in Val Camonica”, viene pure attestato sul lago di Garda e nelle Giudicarie. Accanto al quadro di Roncone, sono da ascrivere al nostro le tele dell’ “Annunciazione” di Rango (1633), la “Madonna col Bambino e i Santi Filippo e Giacomo” (1627) di Comano, la pala del Rosario nella chiesa di San Michele a Darzo e la pala nella cappella del cimitero di Stenico. Nello stesso spirito del dipinto ronconese, quasi a farne da pendant anche cronologico, è la tela conservata nella chiesa di San Zeno a Bolbeno, con la Madonna di Loreto in gloria, sant’Elisabetta d’Ungheria, san Mattia, Santa Caterina d’Alessandria e il committente Giovanni Giacomo Festi; quest’ultimo un valoroso e nobile medico di ascendenze bolbenesi che si prodiga nella cura degli appestati nella città di Trento al tempo del morbo del 1631, come riporta l’iscrizione alla base del dipinto. L’opera che si rifà anch’essa al tradizionale schema devozionale controriformistico, è attribuita all’artista bresciano Carlo Pozzi (ca.1600/1610-1676), onesto pittore di provincia, che troverà casa a Trento a partire dal 1632, particolarmente prolifico in soggetti di carattere religioso (vedi il dipinto di sant’Anna nella Pieve di Condino). Ciò che colpisce nella tela bolbenese, ancora oggi dopo quattro secoli, è lo sguardo severo di Giovanni Giacomo Festi, rivolto verso lo spettatore, che ha il sapore di un amorevole ammonimento.


Memoria Una lavorazione in loco che trovò ulteriore conferma col ritrovamento di numerosi distanziatori (detti anche “tripunte” o “zampe di gallo”), ovvero piccoli oggetti di terracotta dalla particolare forma triangolare che servivano a distanziare tra loro gli oggetti all’interno della fornace, permettendo così di utilizzare tutto lo spazio disponibile all’interno. Era questa già di per sé una prova, ma fu poco in confronto a quanto Tomaso ritrovò nel febbraio del 2001. A quella data Tomaso e la sua ricerca erano molto conosciuti in tutta la valle e tutti gli abitanti erano sempre disponibili a renderlo partecipe di altri ritrovamenti o anche solo di cantieri nei quali forse si poteva trovare ancora qualcosa. In febbraio erano iniziati i lavori di ristrutturazione di un vecchio edificio di Rango, la “casa dei Gaetani”, dove si prevedeva di realizzare alla base della casa un piccolo garage. Tomaso, come in altri casi, si era recato sul posto ed aveva chiesto agli operai di avvertirlo in caso avessero trovato qualcosa di interessante durante gli scavi. Stava per andarsene quando uno degli operai, Angelo, addetto alla ruspa, lo fermò e gli mostrò uno scavo appena fatto. Tomaso non credette ai propri occhi. Dalla relazione che compilerà quello stesso giorno: “È stata identificata una platea di cotto della grandezza approssimativa di 1,45 x 1,90 metri la cui parte sottostante era formata da un drenaggio costituito da circa 30 centimetri di scarto di fornace (butto). Il materiale presente era composto prevalentemente da olle a pugno invetriate di diversi colori e da mattonelle da stufa con solo ingobbio (solo 1° cottura) di diversa foggia e disegno; sono presenti pure notevoli scarti di vasellame con decoro e senza e tripunte di diverse dimensioni. Si presuppone quindi che la presenza di un forno di cottura di ceramiche di notevole mole e gamma produttiva è molto attendibile.” Intorno anche vistosi segni di materiale bruciato e pietre annerite. Era con tutta probabilità la fornace (o quello che ne restava) che stava cercando! Ma quanto era antica? In questo ad aiutare arrivò un antico graffito su una facciata dell’edificio, che recita “Lano 1637 Luigio Bruneli fece fare Giuseppe C”: indicazione di un restauro ad un edificio già preesistente e che facilmente poteva essere la fornace, a quell’epoca già in disuso. Parlando invece dei ritrovamenti, di grande interesse sono

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La terza parte dell’avventura di Tomaso Iori

Le ceramiche del Bleggio, dalla scoperta al futuro di Aldo Gottardi

La storia di questa impegnativa ricerca di Tomaso andava sempre più in crescendo e col passare del tempo aumentavano non solo i ritrovamenti e le notizie, ma anche la febbrile impazienza del ricercatore nel trovare l’elemento probante che a Rango vi fosse effettivamente una fiorente industria di ceramiche e olle, con relative fornaci e luoghi

di produzione. È lo stesso Tomaso a scriverlo: “Il tempo passava e ormai avevo la certezza che 400 o 500 anni fa qualcuno a Rango svolgesse un’attività fittile e così la ricerca si è perfezionata ed allargata. I frammenti difettosi risultavano particolarmente interessanti, poiché testimoniavano l’antica lavorazione in loco”.

Le tre mattonelle da stufa ritrovate, uguali a quelle nella stufa al castello del Buonconsiglio di Trento

le mattonelle da stufa ritrovate, alcune recanti bassorilievi di cavalieri o di animali. In particolare tre, una con cavaliere medievale, una con leone e una a semisfera concava, sono uguali nel disegno e nelle dimensioni a quelle che compongono una stufa oggi presente in una sala del Castello del Buonconsiglio a Trento, assemblata negli anni ‘30 a partire da alcune antiche olle che provenivano da una stufa delle Giudicarie. In una relazione del sovrintendente delle belle arti di allora, Giuseppe Gerola, descrisse così nel 1930 le olle della stufa giudicariese a Trento: ““[…] il Museo nazionale di Trento è riuscito di recente ad acquistare tre mattonelle che si assicura

La stufa conservata al Buonconsiglio

provenienti da una stufa delle Giudicarie: l’una incavata in tondo, l’altra con rappresentazione di un cavaliere del secolo XV, la terza riutilizzata certo da un fornello più antico, con figura di leone passante di carattere tanto arcaico da doversi assegnare al secolo XIV e da doversi considerare come preziosa testimonianza della continuità della tradizione locale anche negli incunabuli dell’arte. [...]”. Che le olle visibili oggi a Trento provenissero da Rango non è dato saperlo con certezza, ma le somiglianze con quelle ritrovate nel febbraio del 2001 da Tomaso sono veramente impressionanti e possono far nascere non poche congetture. E un bel giorno del 2007, finalmente, dopo lunghe attese e letture di documenti e pergamene locali, arrivano i primi nomi. In un atto di matrimonio datato 23 novembre 1637 compare l’unione tra Margherita Riccadonna e Giuseppe Fenice, figlio di Domenico Fenice “magister figuli” (= maestro vasaio). Dopo Giuseppe, altri nomi della stessa famiglia Fenice, una dinastia di vasai:

da un documento del 13 novembre 1608 apprendiamo il nome di entrambi i genitori di Giuseppe, Domenico (Giovanni Domenico) e Biagia Gusmerotti, mentre da un altro datato 26 settembre 1599 arriva il nome del nonno, mastro Benvenuto Fenice, vasaio. Una famiglia forse tra altre che svolgevano questo lavoro, che a giudicare dai ritrovamenti era piuttosto diffuso in zona. Ma la storia non finisce qui, o meglio, adesso avrebbe bisogno di un ulteriore salto per elevare ancora di più la ricerca e la conoscenza di questo piccolo gioiello della storia delle Giudicarie Esteriori. Tomaso, grazie ai molti suoi aiutanti e chi lo ha supportato in questi anni, ha dato molto alla storia locale e lo sta dando tuttora con conferenze (l’ultima il 13 settembre 2018 a Sfruz in Val di Non in occasione del 3° Convegno Internazionale delle Stufe ad Olle), serate divulgative, mostre, articoli su riviste culturali e video-documentari (che si possono liberamente vedere sulla pagina youtube “ Museo Scuola Rango”). Intanto i ritrovamenti continuano, e molte domande ancora aspettano risposta che prima o poi, con impegno, arriverà. La Sovrintendenza è stata contattata ma nell’attesa che “qualcosa si muova”, è importante conservare queste memorie e valorizzare questi ritrovamenti, che Tomaso tiene custoditi nel suo Museo della Scuola a Rango, sempre a disposizione di chiunque, studiosi, tesisti, studenti o anche semplici curiosi ed appassionati. “. La Comunità dovrebbe essere orgogliosa di riscoprire una fetta, rimasta per secoli celata, della propria storia. La storia è tutt’altro che finita: Rango conserva, congelate nei suoi muri, preziose reliquie di queste antiche lavorazioni. Ogni volta che questi vengono toccati o manomessi rischiamo di disperdere questi frammenti di storie. É importante che la gente capisca la propria storia e quanta ricchezza la mancata conoscenza faccia disperdere”.


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Parlando giudicariese

GIUGNO 2020

Giudicariesi alle prese con l’incertezza Tutto è da rivedere e da reimpostare con rinnovato coraggio

Viene spontaneo riferirsi agli anni del secondo dopoguerra, dopo il ’45; per quanto mi ricordo, tuttavia, quella situazione era tutt’altra cosa. Allora si era tutti allegri ed entusiasti poiché regnava la “certezza” che tutto era possibile, anche con evidenti difficoltà da dover affrontare e da voler superare. Ciò che c’era da poter fare era reale e si sapeva che “cosa fosse”, “come fosse” e “cosa si dovesse fare”; tutto era identificabile, pur nella durezza della realtà. Durante gli anni della ricostruzione bastava un briciolo di buona volontà e ciascuno trovava il suo da poter fare; gli operai si spostavano in ogni dove pur di trovare il lavoro ed il lavoro lo trovavano senza permessi e carteggi di sorta; chi tentava di mettere su un’impresa di qualsiasi genere lo poteva fare senza il permesso di nessuno; bastava averne voglia. Non vi era il freno della burocrazia (vera “bestia nera” e pestifera) e la singola individualità trovava gli spazi per affermarsi con il suo proprio impegno personale e la sua propria soddisfazione col beneficio diretto ed indiretto della società. Oggi (2020) tutto è permeato della più acerba “incertezza” e le persone

di Mario Antolini Musón Terminato l’amaro periodo dei “chiusi in casa” ci si appresta a riprendere il vivere quotidiano ma ingabbiati dalla morsa delle “incertezze” che letteralmen- uscite avvilite e scoraggiate dall’essere state per troppo tempo dei “chiusi in casa” - si sentono quasi impotenti di fronte alle evidenti difficoltà nella reale incapacità di conoscere che strada prendere e come poterla e sapere imboccare e, ancor peggio, come poterla percorrere. La stessa situazione che si ha in montagna quando ci si trova avvolti dalla nebbia o nel deserto col vento che solleva la sabbia: ci si sente letteralmente incapaci di muoversi poiché ogni passo, in qualsiasi direzione, potrebbe costare la morte. Mi spiace affrontare questo triste argomento su questa colonne valligiane delle Giudicarie, ma non si possono chiudere gli occhi come non si chiudono fra la nebbia e la sabbia: nell’incertezza si ha bisogno di consapevolezza e di oculatezza nella mente con gli occhi almeno socchiusi per trovare uno spiraglio e carpire il momento giusto per uscire dalla catena dell’incertezza che equivale alle strettoie della incapacità di operare pure avendone la potenzia-

Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento

Anno 18 n° 6 giugno 2020 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Dario Beltramolli, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Alfio Ghezzi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Marco Zulberti, le studentesse dell’Istituto Guetti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 3 giugno 2020 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129

le volontà. È la prima volta al mondo che accade una situazione del genere, ossia che alle persone sia stato imposto l’obbligo del “chiudersi in casa” e di incontrarsi con gli altri soltanto in maniera distanziata. E, forse, è anche la prima volta che dall’alto dei responsabili del bene comune non si riesca a possedere con chiarezza che cosa si debba e si possa fare e come lo si debba fare con assoluta certezza: ai vari livelli istituzionali manca la possibilità di agire basandosi su certezze

te impedisce di muoversi nel momento stesso in cui il muoversi diventa di estrema necessità per andare avanti con decisione a scanso di soccombere.

scientifiche, con la conseguenza che i cittadini si trovano nell’incapacità di poter liberamente scegliere il da fare ed il poterlo fare: ci si sente ai piedi la stretta della catena dell’incertezza, la più terribile e pesante, che letteralmente lega la individuale libertà di scelta. Giustamente lo scrittore Karr ha definito l’incertezza “il peggiore di tutti i mali” appunto perché impedisce di riuscire a “vegnérghe fò” da qualsiasi anche drastica situazione. Per di più si è caduti nelle trappole di una “bu-

rocrazia” sfuggita dalle mani della giusta e saggia politica, per cui i cittadini si trovano avvinghiati e intrappolati fra norme sempre più ingarbugliate da applicare e, per di più, rese quasi incomprensibili dal linguaggio giuridico troppo intricato, di modo che, troppe volte, risultano di non facile applicazione dalla gente comune (che è sempre intelligente e avveduta e carica di buon senso) ma non certo abituata a districarsi fra l’infittirsi di norme che stanno dando un intenso lavoro agli avvocati, agli uffici di assistenza ed ai consulenti nei vari settori. Anche per i Giudicariesi si prospetta la stessa situazione. Il turismo è messo alle strette ed ancora non si sa quale saranno le norme che regoleranno i rapporti fra le regioni italiane e con l’estero. Sui posti di lavoro mancano ancora idee chiare sui comportamenti di vicinanza corporale. L’amministrazione pubblica brancola nell’incertezza delle finanze a disposizione. Vi è un dover “ricominciare da capo”, come dopo la guerra, ma senza sapere come muoversi e verso un dove poter andare. I periodi storici quanto amari per i Giudicariesi non sono certo mancati, ma da tutti la caparbietà delle popolazioni, use alla fatica ed all’indigenza, ha sempre saputo trovare le strada idonea per “vegnérghen fò” (come con l’emigrazione o stagionale o fissa) e certamente anche in questa insolita ed imprevista circostanza sapranno trovare i giusti modi per non lasciarsi scoraggiare. Contro l’avvilimento e lo scoraggiamento, che rimangono prevedibili per non sapere che pesci pigliare, si dovrà armarsi della “padronanza di sé”, di tanta pazienza, di assoluta calma e di maggiore oculatezza sia con chi stare e che cosa poter fare e come si riuscirà a farlo. Non sarà un correre festoso tutti insieme in allegria (come alla fine della guerra), ma un procedere passo

dopo passo con attenzione e prudenza, come quando ci si trova a scalare le rocce friabili della dolomia. Durante la quarantena si è avuto il tempo di prepararsi ad affrontare adeguatamente anche questa situazione del tutto insolita, ma – oso credere - che tutti insieme, in unità d’intenti, si sentiranno più che preparati a rimboccarsi le maniche in tutta fretta perché già si è già affacciato il momento dell’essere “molàdi fò” (ossia con la possibilità di uscire di casa) e, perciò, con la facoltà di muoversi verso una quotidianità che, per forza di cose, si presenterà piuttosto diversa da quella vissuta fino a pochi mesi fa. I “preparati” ce la faranno. Chi si dovesse, invece, invischiare nelle lamentele, nelle recriminazioni, nelle arrabbiature, nelle faziosità (cose del tutto comprensibili e prevedibili) si invischierà in trappole, specie burocratiche, da cui sarà sempre più difficile uscire. La “calma”, che vuol dire “padronanza di sé”, è la somma virtù dei giusti e dei vincenti. Mi piace concludere, quale augurio di saper superare l’incertezza, con alcune frasi celebri sull’argomento: «Il peggiore di tutti i mali è l’incertezza. (A. Karr). / L’incertezza è la morte, la passività, lo scoraggiamento e la sterilità. (Madame de Girardin). / L’orribile peso dell’incertezza ingrandisce tutto, moltiplica le possibilità, prende per realtà delle chimere e delle chimere per realtà: questo peso schiacciante non è comparabile a nient’altro. (Mirabeau). / I mali incerti sono quelli che ci tormentano di più. (Seneca). / Un male incerto provoca inquietudine. (Moravia). / Preferisco la disperazione all’incertezza. (Sartre)». Citazioni che credo sappiano trasformarsi in incoraggiamento per saper superare qualsiasi momentanea inquietudine per riuscire ad essere capaci di raggiungere la certezza del buon e bel vivere. Ed anche in Giudicarie se ne sente tanto il bisogno. Ne sono fiducioso con la mia ormai centenaria esperienza.


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Proseguono i progetti sostenuti dalla Riserva di Biosfera UnescoAlpi Ledrensi e Judicaria

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A cura di Gianfranco Pederzolli

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Il conte e i vassalli, astinenze e resilienze

Nelle settimane dell’emergenza Covid ci è toccato assistere alla messa in opera di una delle più efficaci strategie di sopravvivenza sociale, economica, sanitaria: l’Egoismo territoriale. L’arte dell’arrocco, la mossa con cui il Re, godendo della protezione della Torre, si sposta in una posizione più sicura allontanandosi dal centro della scacchiera. La Germania, motore economico dell’Europa, si è chiusa in sé stessa. Anche l’Europa, succube di Frau Merkel, si è chiusa in sé stessa, mostrando una volta ancora le sue contraddizioni interne e il suo analfabetismo cooperativo e solidale. In Italia, comuni e regioni si sono chiusi in sé stessi, involvendo a un disordine di concezione medievale, un caos fatto di ducati e staterelli, di ostilità e diffidenze da cortile, all’interno dei quali ogni vassallo decideva il cazzo che voleva. Ha prevalso la logica del ‘ghe penso mi…’, la dialettica verbosa ma sorda del ‘me ne frego…’, con Governatori di Regione a far marameo alle disposizioni dello Stato. Una lunga ed estenuante prova muscolare che ha innescato una spirale competitiva di decreti e ordinanze, di ricorsi e sentenze. La pandemia ha causato una frammentazione nociva a tutti i livelli sulla quale, in futuro e a bocce ferme, andrà fatta di sicuro una seria e profonda riflessione. E poiché la saggezza popolare insegna che non è mai bene fare di tutta l’erba un fascio, e che solo chi nulla fa mai sbaglia, tante decisioni prese, piccole e grandi, restano tuttora incomprese a quei pochi ma indomiti neuroni che ancora girano nella testa di chi scri-

ve. Ad esempio: perché vietare il gioco del tennis, sport basato sul distanziamento, alla stessa stregua degli sport di squadra o della lotta greco-romana? Perché tenere i tabacchini aperti e le chiese chiuse? Che società è quella che considera

il bisogno spirituale di un fedele meno importante del suo bisogno di auto-provocarsi un tumore ai polmoni? E i pubblicitari ci bombardano con i loro prodotti da vendere, infiocchettandoli con immagini e slogan di rinascita colmi di melassa. Tut-

Silvia Romano, giusto aver pagato il riscatto? Per tutto il mese di maggio s’è parlato della conclusione del rapimento di Silvia Romano liberata dai nostri agenti segreti dopo, si dice, aver pagato il riscatto richiesto. Tutto bene, o quasi. L’aver eventualmente pagato una discreta somma ad un gruppo di terroristi, che domani potrebbe tornare attivo contro di noi, non mi sembra la scelta migliore. Piero Non è la prima volta, tutti i nostri connazionali liberati dai rapimenti in Medio Oriente o in Africa sono stati salvati probabilmente pagando un riscatto più o meno gravoso. Riscatto pagato, ostaggio liberato. La Romano è tornata a casa e siamo tutti contenti. Ci ha dato un po’ fastidio che subito abbia dichiarato con gioia la sua conversione all’Islam, una dottrina religiosa che è alla base dei fanatici che da qualche anno, stanno ter-

rorizzando l’occidente compresa l’Italia. Come sia avvenuta la conversione, imposta, convinta, plagiata od altro, poco importa. Affari suoi, ma forse bisognava evitare di accoglierla come una star, con autorità nazionali all’aeroporto, mancava la banda militare, con lei che la prima cosa che dichiara è che il suo nome non è più Silvia ma, da buona convertita, il suo nome d’ora in poi sarà Aisha. Una cosa che magari può aver indispettito coloro che hanno trepidato e sperato per la giovane cooperante nei diciotto mesi d’attesa per la sua liberazione. Adesso sembra che voglia tornare in Africa, ma noi siamo solidali con suo zio che sembra abbia dichiarato: “Se vuole andare ancora in Africa, le brucio il passaporto...” Ben detto. Concordiamo; certamente non per toglierle dei diritti, ma per evitarle nuovi percoli, oppure vedere voi come pensarla. (a.a.)

Tutti giù per terra Tutti giù per terra di Massimo Ceccherini Podio

to in argomento Fase2, a scavare nei nostri pruriti, a stuzzicare le nostre goderecce astinenze. E i telegiornali, dopo 3 mesi di bulimia da notizie Covid, ci restituiscono poco a poco scalette emotivamente sostenibili. Basta con il loop di bollettini di morti e contagiati. E

basta con le repliche delle repliche delle repliche in tv. Un po’ alla volta torna tutto come prima, le facce di una volta, le beghe di una volta, amici e soliti ignoti, tutto quel rutilante bestiario mediatico che cadenzava le nostre giornate di divoratori dell’etere. Ridateci Greta e Cristiano Ronaldo, le Sardine e le ombrelline della moto GP. I concerti e i rave party, la reunion dei Ricchi e Poveri, i ‘Capra! Capra!’ di Sgarbi, i flirt di Belen e la Leotta a bordo campo. E a novembre non vorrei perdermi Brunori a Casalecchio di Reno. Nell’attesa, mi consolo con la ritrovata Praderio che sul Tg5 spoilera con voce orgasmica i finali dei film. E per carità, ditemi che la separazione di Gigi d’Alessio e della Tatangelo era solo uno scherzo. L’Ipse dixit del mese di maggio spetta a Lucia Azzolina, ministra della (d)Istruzione: ‘I bambini non sono IMBUTI da riempire di nozioni’. E dopo aver confuso recipienti con strumenti da travaso, l’ex insegnante di sostegno ha annunciato d’imperio e senza alcun bisogno di preventivo consulto scientifico: ‘A settembre si torna in classe!’. Ecco brava, ci torni anche lei. Ma noi umani, in quanto sapiens, bambini o adulti, imbuti o taniche, siamo duri a estinguerci. Per due mesi siamo riusciti a sopravvivere all’astinenza da movida organizzando aperitivi di gruppo in videochiamata. Anche questa è resilienza. E almeno sto guaio è passato. Ne resta però un altro, che ci affligge ogni giorno più volte al giorno: come risolvere il problema degli occhiali che si appannano quando mettiamo la mascherina.

Controlli più severi sul rispetto delle regole Ho la mia casa che guarda su una bella ciclabile che sfiora un gradevole giardino. Ho notato che mentre i più o meno giovani vecchietti hanno sempre la mascherina, giovani e meno giovani sfrecciano continuamente in bici o a piedi con i cani senza mascherina. Ne ho parlato con mia moglie e crediamo che non sia una questione di soldi per l’acquisto, ma piuttosto di mero menefreghismo. E’ opportuno che ci sia più severità nei controlli, non è ancora il momento di far finta di niente, se lo fanno gli anziani, credo lo debbano fare tutti. O no? Luigino L’abbiamo detto più volte, è una questione di responsabilità dei singoli. Il pericolo di contagio non è finito, anzi. L’essere cauti, dopo le ultime aperture, è fondamentale per evitare un ritorno del virus nei mesi prossimi. Le

mascherine sono più importanti oggi di ieri. Ovviamente perché con la Fase 2 la gente in circolazione è molto di più di quando eravamo chiusi in casa. Sarebbe davvero stupido ricadere nel contagio per colpa della nostra negligenza, per non aver osservato le regole. Il buon senso è l’unica cosa che ci rimane per difenderci in attesa del vaccino.(a.a.)


Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA

vilgiat@yahoo.it

Caro Adelino, che succede ancora in Italia, dopo il virus che ha condizionato la nostra vita e la sta condizionando tutt’ora, dopo le beghe che continuano quotidianamente fra forze politiche di destra e di sinistra, senza pudore, vista la situazione, adesso anche la magistratura sembra essere nell’occhio del ciclone. Si scopre che anche i magistrati, i giudici e i tribunali non sono più i garanti della giustizia, ma più che altro i garanti del proprio potere, dei propri interessi e delle proprie carriere. Sono allibito, non so che dire, davvero l’Italia è caduta così in basso? Sono rimasto anch’io basito da quel che leggo sulle intercettazioni dell’ex presidente dell’Ass. Nazionale Magistrati, dott. Luca Palamara, riportate dalla stampa nazio-

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La magistratura nell’occhio del ciclone

nale, che hanno gettato non poco discredito e sconcerto sui giudici e sulla magistratura in generale. Intercettazioni che hanno svelato un mondo fatto pastette, manovre, maneggi per mettere sulle poltrone più importanti gli amici degli amici. Una cosa a dir poco vergognosa che andava avanti da decenni, che vedeva coinvolti uomini politici, giornalisti, ed affaristi svergognati, tutti impegnati nel aiutarsi a vicenda per confermarsi nel potere e nell’uso scorretto della giustizia. Non essendo un grande conoscitore della materia, ho voluto informarmi da un mio amico ed esperto avvocato. La magistratura italiana gode di una condizione di forza come nessuna al mondo: è indipendente dai cittadini, però amministra la giustizia “in nome del popolo italiano”, è indipendente anche dalla politica (non c’è controllo da parte del Ministero della giustizia come in altri Stati), ha

un proprio organo di governo che stabilisce promozioni e sanzioni, si autodisciplina senza che alcun altro potere possa intervenire. E questo ci fa capire come sin’ora delle malefatte della magistratura non se n’era mai parlato, era un cosa tutta loro, che tutti conoscevano all’interno dei loro organismi, ma che nessuno osava denunciare e tutti cercavano di approfittarne a proprio vantaggio. Ora sembrano un po’ tutti cadere dalle nuvole. La politica innanzi tutto, che si è trovata completamente spiazzata. Adesso sono in molti a chiedere di puntare su una sollecita riforma della giustizia. Anche perché è meglio essere chiari: siccome l’esercizio della giustizia e’ uno dei pilastri della democrazia, quella che stiamo vivendo è un’altra vera e propria emergenza. Non bastava il coronavirus. Ho l’impressione che non sarà sufficiente una legge a risollevare l’autorevolezza e

la credibilità dei magistrati, sarà necessario che la magistratura stessa, nella sua autonomia, con uno scatto d’orgoglio e senso del proprio ruolo, si riabiliti agli occhi dei cittadini. Chi entra in un’aula giudiziaria per subire un processo dev’essere garantito dell’imparzialità del giudizio, deve esserne convinto e tranquillo, dopo essere stato indagato con la tutela dei diritti che spettano all’accusato. E’ ciò che avviene grazie all’impegno di migliaia di magistrati che di certo non meritano l’ondata di discredito che tutto travolge e niente distingue. Speriamo proprio che finalmente, “in nome del popolo italiano”, la politica intervenga quanto prima severamente e i magistrati riscoprano la decenza e l’orgoglio necessari per ritornare ad essere una garanzia per i cittadini e per il nostro Paese. Adelino Amistadi

Silvia Romano, giusto Controlli più severi sul aver pagato il riscatto? rispetto delle regole Per tutto il mese di maggio s’è parlato della conclusione del rapimento di Silvia Romano liberata dai nostri agenti segreti dopo, si dice, aver pagato il riscatto richiesto. Tutto bene, o quasi. L’aver eventualmente pagato una discreta somma ad un gruppo di terroristi, che domani potrebbe tornare attivo contro di noi, non mi sembra la scelta migliore. Piero Non è la prima volta, tutti i nostri connazionali liberati dai rapimenti in Medio Oriente o in Africa sono stati salvati probabilmente pagando un riscatto più o meno gravoso. Riscatto pagato, ostaggio liberato. La Romano è tornata a casa e siamo tutti contenti. Ci ha dato un po’ fastidio che subito abbia dichiarato con gioia la sua conversione all’Islam, una dottrina religiosa che è alla base dei fanatici che da qualche anno, stanno terrorizzando l’occidente compresa l’Italia. Come sia avvenuta la conversione, imposta, convinta, plagiata od altro, poco importa. Affari suoi, ma forse bisognava evitare di accoglierla come una star, con autorità nazionali all’aeroporto, mancava la banda militare, con lei che la prima cosa che dichiara è che il suo nome non è più Silvia ma, da buona convertita, il suo nome d’ora in poi sarà Aisha. Una cosa che magari può aver indispettito coloro che hanno trepidato e sperato per la giovane cooperante nei diciotto mesi d’attesa per la sua liberazione. Adesso sembra che voglia tornare in Africa, ma noi siamo solidali con suo zio che sembra abbia dichiarato: “Se vuole andare ancora in Africa, le brucio il passaporto...” Ben detto. Concordiamo; certamente non per toglierle dei diritti, ma per evitarle nuovi percoli, oppure vedere voi come pensarla. (a.a.)

Ho la mia casa che guarda su una bella ciclabile che sfiora un gradevole giardino. Ho notato che mentre i più o meno giovani vecchietti hanno sempre la mascherina, giovani e meno giovani sfrecciano continuamente in bici o a piedi con i cani senza mascherina. Ne ho parlato con mia moglie e crediamo che non sia una questione di soldi per l’acquisto, ma piuttosto di mero menefreghismo. E’ opportuno che ci sia più severità nei controlli, non è ancora il momento di far finta di niente, se lo fanno gli anziani, credo lo debbano fare tutti. O no? Luigino L’abbiamo detto più volte, è una questione di responsabilità dei singoli. Il pericolo di contagio non è finito, anzi. L’essere cauti, dopo le ultime aperture, è fondamentale per evitare un ritorno del virus nei mesi prossimi. Le mascherine sono più importanti oggi di ieri. Ovviamente perché con la Fase 2 la gente in circolazione è molto di più di quando eravamo chiusi in casa. Sarebbe davvero stupido ricadere nel contagio per colpa della nostra negligenza, per non aver osservato le regole. Il buon senso è l’unica cosa che ci rimane per difenderci in attesa del vaccino.(a.a.)

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Passata la paura sono tornate le divisioni

Purtroppo, com’era facile prevedere, dopo aver superato la fase più acuta del coronavirus, è ripresa la solita polemica fra i partiti. Lo spettacolo offerto dai nostri parlamentari alla Camera ed al Senato alla presentazione da parte del presidente Conte dell’informativa della Fase 2 è stata a dir poco disgustosa. Parolacce, insulti, accuse palesemente balorde, sembrava di assistere ad una festa orgiastica ove è possibile dire di tutto e il contrario di tutto. Nessuno che cercasse la miglior strategia per cercare di controllare il contagio e nel contempo trovare soluzioni per la crisi economica incombente, tutti cercavano visibilità per se e per il proprio partito, e dei cittadini in difficoltà non interessava niente a nessuno. Ettore Il dopoguerra è quasi sempre una stagione ancor più dura di quella che l’ha preceduta. Ovvio che sto parlando della Fase 1 del coronavirus, la fase del contagio, della paura e dei tanti deceduti in tutta Italia compresa la nostra Provincia. E’ stata davvero una guerra contro un nemico invisibile, subdolo, viscido, che ci ha trovati impreparati, ma che, dopo lo sfasamento iniziale, abbiamo saputo trovare la strada giusta per limitarne i danni ed avviarsi verso tempi migliori. Sono stati i tecnici (militari nelle guerre tradizionali, scienziati nel nostro caso) a orientare la politica nella maniera giusta, e la politica ne ha seguito le linee guida con senso di responsabilità. Verso la fine di maggio, visti i buoni risultati ottenuti, siamo entrati nella Fase 2, nel dopo guerra, tanto per capirci, e la politica è tornata padrona della scena. Di certo non è stato facile per la politica imporre la chiusura delle attività produttive, e costringere la gente a restare in casa per mesi interi. Ma rimettersi in moto, affrontare le conseguenze economiche e sociali di due mesi di blocco totale con l’onda di una crisi economica ormai alle porte, è una partita ancora più difficile e complessa. Senza contare che in qualsiasi momento potrebbe esserci una riaccensione del contagio con una seconda ondata dei virus nei prossimi mesi. Nonostante la situazione di estrema fragilità sociale, la politica italiana si è risvegliata più animosa di prima, non tanto nel lavorare assieme per trovare le giuste soluzioni, come la situazione richiederebbe, quanto nell’affrontarsi con sempre più contrasti e polemiche, il più delle volte irragionevoli e scriteriate. Purtroppo molti dei nostri esponenti politici di maggioranza ma ancor più di opposizione sembrano non aver capito che il dopo coronavirus non saremo più quelle di prima, cambieranno molte cose ed anche la politica pagherà lo scotto del suo irresponsabile comportamento. Già alcuni sondaggi sia nazionali che provinciali confermano il cambiamento che sta montando. E’ appena iniziato e continuerà. Anche se molti sembrano non averlo capito. (a.a.)


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GIUGNO 2020

Al nostro Direttore

Davide Donati grazie di �� Per il tuo infaticabile impegno �� Per la tua infinita passione �� Per la tua lungimiranza �� Per la tua determinazione �� Per la tua costante attenzione alle persone �� Per gli importanti risultati raggiunti dalla nostra azienda grazie alla tua guida �� Per averci insegnato la differenza tra il fare la banca e il fare la Cassa Rurale

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Maggio 2020


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