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DICEMBRE 2020 - pag.

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ANNO 18 - DICEMBRE 2020- N. 12- MENSILE

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L’EDITORIALE

Rinnovo rdi

Buon Natale... (si fa per dire!) di Adelino Amistadi

Fra non molto festeggeremo il Santo Natale, una delle feste più importanti per i cristiani. Quest’anno servirà però anche ai non cristiani o agli indifferenti, per fermarsi un attimo. D’altronde non sono poi tante le distrazioni. Siamo tutti inchiodati in casa. Girando in paese si ha l’impressione di vivere una realtà surreale. Il tempo s’è fermato, sembra abbia smesso di correre. Negozi chiusi o semichiusi, avevano già allestito vetrine natalizie con panettoni, Babbi Natale e luminarie multicolori. A pagina 12

A pagina 8

EUROPA

Coronavirus, serve l’impegno di tutti

La cam di Paolo Magagnotti Dopo che in estate questo maledetto coronavirus ci aveva consentito un po’ di t

EUROPA

Networking per rimanere uniti

A pag. 10 e seguenti

di Paolo Magagnotti A pagina 15

Cultura

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Il difficile equilibrio fra salute ed economia

Aperture impianti sciistici, il turismo trema A PAG. 9

ESTATE Le proposte culturali della Valle del Chiese A pag 34 PORTO FRANCO Orsi sì, orsi no A pag. 8 GIOVANI InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda A pag 17

PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ SUL GIORNALE DELLE GIUDICARIE sponsorgdg@yahoo.it - 3356628973 - 338 9357093


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A cura della REDAZIONE

DICEMBRE 2020

Rassegna Stampa

RASSEGNA STAMPA NOVEMBRE 2020

DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA Coronavirus, dal 1° dicembre attivo il numero verde 800 867 388 - Rispondono a 360 gradi gli operatori del numero verde 800 867 388 che è stato riattivato il 1° dicembre, sulla scorta delle tante richieste di informazioni che stanno arrivando anche in questa fase dell’emergenza. Il numero verde gratuito - gestito dalla Protezione civile attraverso la Centrale unica di emergenza come nella prima fase della pandemia - risponde alle richieste dei cittadini dalle 8 alle 18 dal lunedì al venerdì e dalle 8 alle 14 il sabato.

Un’intera comunità piange la perdita di Valeria Artini - Sgomento, incredulità e tanta, tantissima tristezza. È quello che si è respirato nella comunità di Zuclo, oggi frazione del comune di Borgo Lares, quando si è diffusa la notizia della morte di Valeria Artini nell’incidente avvenuto a Preore il 28 novembre scorso. Un 22 enne di Caderzone Terme ha perso il controllo della Toyota Yaris della madre finendo contro alcuni alberi ai lati della strada. A bordo del veicolo oltre al Il vino “resistente” di Nicola è d’oro E’ una banalità affermare che le notizie in arrivo dalla Germania hanno riempito d’orgoglio Nicola Del Monte? Diciamo che è orgoglio scontato. D’altronde quando ricevi il primo premio fra i vini bianchi italiani, con 96 punti su 100... La Germania non è famosa per i vini: quando la immagini, pensi più alla birra. Tuttavia organizza un premio internazionale (l’International Piwi Award) per i vini resistenti di tutta Europa: quelli che si coltivano senza il bisogno di prodotti anticrittogamici, chimici o non chimici non importa. Insomma, senza bisogno di aiutini e aiutoni. Tre bianchi produce Nicola, nella azienda agricola Filanda de Boron, e con il Souvignier Gris 2019 etichettato “Tre” ha portato a Tione il primo premio fra gli italiani.

conducente, la 16 enne di Zuclo deceduta sul colpo, un 22 enne di Strembo e una 15 enne di Giustino. Una vita spezzata, nel pieno dell’adolescenza che ha lasciato un vuoto incolmabile non solo nella famiglia ma in tutta la Comunità. Valeria era un membro attivo della Pro Loco di Zuclo, giocava a pallavolo nella squadra giovanile della compagine tionese del Brenta Volley e frequentava l’indirizzo di scienze umane all’istituto «Lorenzo Guetti» di Tione. «Ho mandato un vino anforato - racconta Del Monte - sapendo di portare un buon vino, ma confesso che non immaginavo di ottenere un punteggio tanto alto. Consideriamo che la selezione prevede una trentina di caratteristiche». Anforato... «Sì - ci viene in soccorso il vignaiolo - tenuto in anfore di terracotta per un anno». Commenti? «Una bella soddisfazione risponde - capace di dare un po’ di carica in un momento in cui le difficoltà si toccano con mano». Chiedere com’è la situazione, è quasi imbarazzante. Abbassa la voce e la testa Nicola, che vende il suo vino principalmente ad alberghi e ristoranti: «Non c’è mercato adesso - sussurra - per noi vignaioli che forniamo enoteche e ristoranti. Stiamo soffrendo». (g.b.)

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Per Alfio Ghezzi una nuova stella Michelin - È uscita la 66esima guida Michelin. Per il Trentino, la stella Michelin è andata allo chef Alfio Ghezzi (ristorante Alfio Ghezzi Senso al Mart di Rovereto) e Peter Brunel (ristorante Peter Brunel Restaurant Gourmet di Arco). Le altre sette stelle trentine della Guida 2021 sono conferme. Le ottengono El Molin di Cavalese, Malga Panna a Moena, ‘L Chimpl di Vigo di Fassa, la già citata Locanda Margon a Ravina, e tre realtà di Madonna di Campiglio ovvero il Dolomieu, il Gallo Cedrone e la Stube Hermitage. Pier Paolo Benetollo nuovo direttore generale dell’Azienda Sanitaria - Pier Paolo Benetollo è il nuovo direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, sostituisce Paolo Bordon. È stato direttore generale dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 3 «Alto Friuli – Collinare – Medio Friuli» dal 2015 al 2018 e, precedentemente, per quasi sette anni direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona. Paolo Ghezzi si dimette dal consiglio provinciale - La lettera di dimissioni del leader di Futura: «Per la vita politica non avevo mai avuto aspirazione né ispirazione fino al giugno 2018 quando alcuni amici, Piergiorgio Cattani per primo, mi convinsero a fare il salto in un mondo che conoscevo solo dall’esterno, come giornalista che aveva sempre raccontato la politica e mai pensato di farla in prima persona. In questi due anni e mezzo (includo la campagna elettorale) ho fatto opposizione al #fugattismo che insiste con gli slogan di breve respiro invece di governare con scelte lungimiranti. Ho contestato il leghismo che smantella il civismo inclusivo del #Trentino, la cooperazione internazionale e la solidarietà sociale. Qualche risultato l’ho ottenuto. Ho avuto la soddisfazione di battere, per la prima volta, la maggioranza su un ordine del giorno a difesa dell’acqua bene comune. E grazie a una strategia ostruzionistica (solo così la giunta provinciale è costretta ad ascoltare le minoranze) sono riuscito a far inserire - nella legge sul trasferimento tecnologico - la priorità degli investimenti in ricerca nel bilancio provinciale. Abbiamo presentato disegni di legge sul sostegno alle donne che subiscono violenza, per il contrasto all’omofobia, per la vendita di prodotti agricoli a km zero. Sempre attenta alle questioni di genere, Futura ha designato due donne competenti, due docenti universitarie, all’Istituto di statistica e nel cda tutto maschile della Fondazione Mach. E sono felice di essere riuscito a far cambiare il regolamento del Consiglio provin-

ciale, nella stagione buia della pandemia, per introdurre la possibilità che anche un singolo consigliere, impedito per ragioni fisiche ad essere presente in aula, possa videopartecipare da remoto ai lavori dell’assemblea legislativa. Per i diritti dei disabili è una norma importante. Diverse altre iniziative di resistenza (come il libro bianco sui live show pandemici di Maurizio Fugatti) ho portato avanti, con il sostegno delle donne e degli uomini di Futura, in questi due anni e mezzo: ma lascio ad altri il giudizio su questa prima fase della sedicesima legislatura. Io posso dire che ho cercato di interpretare con dignità il ruolo angusto e disarmato che tocca a un consigliere d’#opposizione. Molti i fattori avversi: una maggioranza fugattista non disposta mai a considerare con attenzione le idee delle minoranze; una giunta oscillante tra inesperienza presunzione e approssimazione, che non risponde alle interrogazioni scomode e lascia cadere nel nulla le mozioni che pure ha condiviso; una presidenza del Consiglio inadeguata e sbilanciata sulla maggioranza; la scarsa coesione delle minoranze, divise tra chi critica aspramente Fugatti ma poi ne vota spesso le leggi e chi porta avanti un’opposizione più intransigente. Non si è così riusciti a dar vita a quella giunta-ombra che avrebbe potuto far bene al Trentino. Spero che le elettrici e gli elettori che nell’ottobre 2018 mi hanno dato il voto (e vi ringrazio ancora, ciascuno di quei 5.273) capiscano le mie ragioni: io ho lavorato seriamente e appassionatamente in questa nobilissima avventura ma ora lascio la politica nelle istituzioni perché sento di poter essere utile fuori. Credo nell’importanza della staffetta generazionale, non solo nel mondo del lavoro ma anche in politica, e sento che sia giusto consentirla oggi, per favorire un #rinnovamento del Consiglio. Per due anni e mezzo ho nuotato in questo fiume pieno di responsabilità, insidie e vanità, sparate di propaganda e resistenze al vero cambiamento. E ora che insieme siamo riusciti a evitare che Trento e #Rovereto e #Arco finissero sommerse dall’ondata salvinista posso lasciare a un’altra anima di Futura il compito di continuare l’opposizione in Provincia. Proseguirò il mio impegno nella società civile, in progetti sociali, culturali, editoriali. A partire da quello per far vivere la straordinaria eredità morale culturale e politica di Piergiorgio #Cattani, appassionato presidente di Futura, che ci ha lasciato l’8 novembre. E ci manca. Grazie di cuore alla presidente di Futura Claudia Merighi e a tutto il direttivo e ai compagni della prima ora come Andrea #Bertotti per il sostegno generoso, grazie alla mia tenace collega Lucia Coppola e alle preziose collaboratrici del gruppo consiliare, alle colleghe e ai colleghi del Consiglio, e a tutti i dirigenti, funzionari, dipendenti del Consiglio. Grazie alla libera stampa che racconta la politica. Se il prossimo consigliere di Futura sarà, come auspico, il primo dei non eletti Paolo Zanella, cofondatore del nostro movimento, competente sulla sanità e sulla pandemia, da sempre in prima linea per i diritti, sono sicuro che darà un importante contributo come rappresentante di Futura in Consiglio per il bene del Trentino. Grazie, care elettrici e cari elettori e, ancora insieme, buona strada futura».

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.


DICEMBRE 2020 - pag. Maurizio Fuga

Ribalto

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Primo Piano

DICEMBRE 2020

Calo del Pil provinciale fra il 10 e 11%

Fugatti: “La pandemia costringe a rivedere i programmi” di Denise Rocca Il rapporto fra periferie e centri urbani è un tema che riguarda la quotidianità dei trentini. Cosa avete in programma per migliorare la fruizione dei servizi e la vita delle persone che vivono nelle vallate? Quello del miglioramento del rapporto fra centro e periferie, o meglio fra i principali centri di fondovalle e le valli, è un impegno che ci siamo presi fin dall’inizio della legislatura, con gli Stati generali della Montagna. A Comano avevamo detto che avremmo usato tutti gli strumenti a nostra disposizione per il rilancio della montagna, compresa la leva fiscale, e vogliamo continuare a farlo, nonostante l’emergenza che stiamo affrontando. I nostri punti fermi sono: sostegno alla natalità e ai negozi di montagna, un nuovo ruolo per i Comuni trentini, autentico presidio istituzionale a favore dei cittadini, alloggi Itea gratuiti per le giovani coppie che decideranno di trasferirsi nelle valli, qualità e filiera corta dei prodotti, integrazione tra turismo agricoltura e artigianato, potenziamento del trasporto pubblico da e per le valli, scuola e alta formazione, alleggerimento della burocrazia, presidi sanitari di valle e tutela dell’ambiente. Prima la tempesta Vaia, ora l’epidemia di Covid19: praticamente una legislatura in emergenza. Quanto ha modificato gli obiettivi di governo che vi eravate dati questa situazione? Il 2020 si chiuderà con un calo del pil provinciale del 10 o 11 per cento circa rispetto all’anno precedente. E non sappiamo ancora quando usciremo dall’emergenza, anche se il 2021 sarà con ogni probabilità l’anno del vaccino. La situazione, inutile negarlo, è drammatica. Ai danni causati da Vaia il Trentino ha reagito bene, ma lo sapevamo: in queste circostanze il Trentino dà il meglio di sé. La pandemia ci costringe invece a

A due anni dall’inizio della legislatura, quello del presidente Maurizio Fugatti e della sua giunta è stato un biennio in emergenza: prima Vaia, poi il Covid. In

rivedere più in profondità i nostri programmi, perché dobbiamo dirottare risorse crescenti sulla sanità e sui servizi più direttamente coinvolti, come la scuola e la mobilità, nonché sul welfare, in termini di aiuti alle imprese e ai lavoratori che hanno perso il lavoro. Al tempo stesso il Covid-19 colpisce uno dei settori più importanti dell’economia locale, quello turistico. Ciò che possiamo fare è approfittare della situazione per modificare e innovare il nostro apparato produttivo e il nostro modo di erogare i servizi, pensiamo allo smart working, all’uso più pervasivo delle tecnologie informatiche nella pubblica amministrazione e così via. In questo modo, quando la pandemia sarà terminata, potremo ripartire con maggiore slancio, forti delle esperienze che abbiamo fatto in quest’anno difficile. Che bilancio fa di questi primi anni di governo dopo la fiducia, altissima, che ha ricevuto dai trentini due anni fa? Non mi sarei aspettato ovviamente di dover fronteggiare queste emergenze, subito e tutte assieme, ma sono contento della coesione che abbiamo svi-

luppato all’interno della nostra squadra di Governo. Credo di poter dire che questa è la maggioranza più coesa che si sia vista in Trentino da molto tempo a questa parte. Sono contento anche di alcuni risultati che abbiamo portato a casa in tempi brevi, a partire dal corso di laurea in Medicina. E mi pare che anche il rapporto con le periferie sia solido. Abbiamo iniziato dopo Vaia a riunire la Giunta di volta in volta in un comune diverso e ovunque abbiamo riscontrato attenzione, fiducia, concretezza. Dalla gestione dell’orso ai criteri per l’assegnazione delle case popolari e l’aiuto sugli affitti, gli

un’intervista il punto su come sono cambiati i programmi alla luce di queste due grandi emergenze e sul futuro del Trentino.

scontri con il governo centrale non sono mancati. Crede che l’Autonomia trentina sia indebolita? Indebolita no, ma certamente in più di un’occasione questo Governo ha dimostrato di avere visioni diverse rispetto alla nostra. In ogni caso, noi siamo a tutt’oggi impegnati a collaborare con le istituzioni nazionali per fronteggiare il Covid-19, questa è la cosa più importante e sicuramente il Trentino farà come sempre la sua parte. È stata avviata una riforma degli enti locali che ha visto, come primo passo, l’eliminazione delle comunità di valle. Degli altri step si sa an-

cora poco, in che direzione stiamo andando? Abbiamo rimesso al centro i Comuni e il loro organo di rappresentanza, il Cal, e continueremo in questa direzione. I Comuni sono per noi il primo presidio istituzionale sul territorio, soprattutto nelle zone di montagna. Vogliamo continuare a sostenerli con misure concrete sia per sopperire alla mancanza di personale sia per potenziare la digitalizzazione e in generale i processi di innovazione. Il Protocollo d’intesa in materia di finanza locale per il 2021, che abbiamo recentemente approvato, prevede nuove assunzioni nei Comuni, per adeguare gli organici alle funzioni istituzionali che svolgono e ai servizi che sono chiamati a erogare. Sul piano delle risorse, gli elementi sono tre: valutare i possibili miglioramenti da apportare al sistema di finanziamento degli enti locali, con particolare riferimento ai trasferimenti compensativi e a quelli destinati al sostegno di specifici servizi; la definizione della programmazione delle azioni a sostegno dell’attività di investimento, alla luce delle richieste di assegnazione delle risorse del Recovery fund; la valorizzazione del patrimonio del sistema pubblico provinciale, anche al fine di una programmazione coordinata degli interventi. Il turismo, che ha un posto importantissimo nell’economia trentina, si trova a fronteggiare le incertezze del Covid-19. La riforma avviata dalla sua Giunta verrà modificata alla luce di un mondo che, nonostante si parli di un imminente vaccino, potrebbe non tornare alle stesse abitudini turistiche di prima? È troppo presto per dire se quell’impostazione dovrà essere modificata. Abbiamo piena fiducia sia nella riforma che abbiamo av-

viato, sia nella fine della pandemia. Bisognerà vedere piuttosto quali effetti produrrà questa prolungata emergenza nei comportamenti delle persone. In generale, si è concordi nel ritenere che crescerà la richiesta di ambiente e natura, di luoghi dove praticare l’escursionismo e le attività sportive in sicurezza e in libertà. La disponibilità di servizi sanitari distribuiti sul territorio sarà inoltre un fattore importante nell’orientare le scelte del turista. Io credo che il Trentino sia perfettamente attrezzato a rispondere a queste sollecitazioni, sia nella stagione invernale che in quella estiva, e anche nelle stagioni “di mezzo” di cui dobbiamo esplorare a fondo le potenzialità. Anche l’offerta culturale, con i nostri musei e i nostri luoghi storici, offrirà un contributo importante alla “ripresa”. La sanità in Trentino fa fatica a trovare professionisti che vogliano impegnarsi professionalmente sul territorio. I concorsi vanno deserti e molti posti sono accettati in attesa di andarsene altrove. Eppure in Trentino si vive bene, lo dicono le classifiche che vedono il capoluogo spesso fra i primissimi posti per la qualità della vita. Dov’è quindi il problema e come risolverlo? Una risposta a questo problema abbiamo già iniziato a darla, come dicevo, con l’istituzione del corso di laurea in Medicina. È provato che l’università è un fattore importante nel trattenere i giovani medici sul territorio e attirarne dall’esterno. Abbiamo anche annunciato che intendiamo rivedere il modello cosiddetto “hub & spoke”, in favore di una strategia basata sull’“ospedale diffuso”. Anche questo è coerente con quanto dicevamo prima: non vogliamo concentrare i servizi di qualità nel fondovalle, vogliamo invece potenziare la rete assistenziale territoriale, conformemente alle specificità del Trentino.


Ruolo delle Pro Loco in Giudicarie

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Daniele Butterini, presidente della Pro loco di Condino

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Modesto Povinelli, direttore della Pro loco di Carisolo

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DICEMBRE 2020

Tavola Rotonda - Gestione foreste in Giudicarie

Giacomo Antolini direttore ufficio distrettuale e Damiano Fedel della stazione forestale di Tione

“Pesa l’elevata frammentazione della proprietà” La gestione del patrimonio forestale è da sempre un settore tradizionale ed importane per le Giudicarie; a due anni dalla terribile tempesta “Vaia”, come è la situazione? É un settore importante per il nostro territorio, caratterizzato da una notevole variabilità climatica e vegetazionale. Le specie forestali che popolano i nostri boschi sono numerose e le masse legnose consistenti. Questo si traduce nella possibilità di ottenere vari assortimenti commerciali (legname da opera e legna da ardere). In condizioni ordinarie cade al taglio, ogni anno, un volume di circa 85.000 m3, dato tra i più elevati in provincia di Trento. Vaia ha stravolto la gestione ordinaria del settore, regolata sulla base dei piani di gestione forestale. Pur se in modo diverso rispetto alla parte orientale della provincia, Vaia ha colpito anche le Giudicarie. Oltre 200.000 m3 di legname schiantato, sparso su un numero elevato di aree di estensione molto variabile. Con notevoli difficoltà per raggiungere capillarmente le zone colpite con i moderni mezzi d’esbosco (trattori, gru a cavo forestali, forwarder ecc). E sui nostri boschi in

sofferenza incombe anche il bostrico, un insetto il cui potenziale distruttivo non deve essere sottovalutato. Quali sono i maggiori problemi che stanno interessando il mercato del legno sia sul versante delle Amministrazioni pubbliche che delle imprese private del settore? Vaia ha accentuato i problemi strutturali del settore. Dal lato dei proprietari forestali pubblici pesa l’elevata frammentazione della proprietà. In Giudicarie il patrimonio boschivo pubblico è gestito da 44 enti, tra comuni e Asuc (amministrazioni separate degli usi civici). Anche se la provincia di Trento promuove da anni l’associazionismo forestale, per superare l’ostacolo della frammentazione e permettere la condivisione di strategie comuni di commercializzazione del legname, le proprietà meno consistenti adottano logiche di mercato prevalentemente di tipo tradizionale (vendita “in piedi”, assortimentazione limitata e ridotto numero di possibili acquirenti). Le imprese boschive private locali hanno affrontato la sfida di Vaia con un patrimonio adeguato sia di competenze professionali

e sia di attrezzature (da tempo la Provincia, attraverso i servizi forestali, promuove l’aggiornamento delle maestranze e finanzia l’acquisto di mezzi forestali). Incidono molto invece, sulla velocità di recupero del legname a terra, sia la limitata capacità operativa del comparto (in termini di volume legnoso lavorabile annualmente) e sia il prezzo del materiale schiantato che, dopo l’iniziale crollo del primo post Vaia, è ulteriormente progressivamente calato. Il settore della forestazione e la filiera del legno possono rappresentare ancora in futuro una risorsa economica importante per l’economia locale e uno sbocco occupazionale per i nostri giovani? Il settore forestale, nella sua declinazione produttiva della filiera del legno, rimane un settore importante nell’economia di montagna. La possibilità che attorno a questa potenzialità si crei un contesto economico favorevole dipende dalla capacità del territorio di adeguarsi ai modelli produttivi globali e di confrontarsi con un mercato che nel tempo si è progressivamente allargato oltre i confini

provinciali. Parallelamente il mercato è sempre più attento alla qualità dei prodotti, alla loro provenienza ed alla sostenibilità del processo produttivo; tutti aspetti che la filiera del legno locale potrebbe garantire. E’ quindi necessario proseguire quanto già avviato, modernizzando e strutturando una filiera efficiente e di promuovendone il senso ed i valori positivi che essa determina, non solo sull’economia ma anche sull’intero territorio montano, con le sue ricadute trasversali su tutti i settori sociali ed ambientali legati alla gestione forestale (paesaggio, gestione del territorio, turismo, ecc.). Quali azioni potrebbero intraprendere le Amministrazioni pubbliche, Provincia e Comuni, per rilanciare il mercato locale? Dal punto di vista dei proprietari forestali (Comuni e A.S.U.C.) la necessità è quella di promuovere la propria offerta di legname in un contesto più ampio, oltre quello di valle, esteso quantomeno alla provincia ed eventualmente anche fuori. In questo senso da vari anni il portale legnotrentino.it, creato dalla Camera di Commercio di

Trento in collaborazione con il Servizio Foreste e fauna della Provincia mette a disposizione uno strumento moderno ed efficace per la vendita on-line dei lotti di legname, che trovano riscontro anche fuori dal mercato provinciale. Altro fronte importante di intervento interessa in generale tutta la pubblica amministrazione e riguarda l’impiego diretto di prodotti in legno per i propri fabbisogni (per esempio l’edilizia scolastica), la promozione dell’impiego del legno nel settore dell’edilizia che sta avendo nel tempo sempre maggiore spazio e la promozione e la valorizzazione dei prodotti certificati sia del singolo prodotto che della catena di produzione che risiede a monte. Quali azioni sarebbero necessarie sia dal lato pubblico sia da parte delle imprese per favorire le collaborazioni tra tutti gli operatori e per consolidare quello che possiamo definire “distretto del legno”? L’obiettivo dovrebbe essere quello di sviluppare una filiera che massimizzi il valore aggiunto dell’offerta locale. Per fare questo è necessario che l’offerta dei proprietari fore-

stali venga aggregata e strutturata in modo tale da offrire alle aziende di lavorazione locali un prodotto specifico selezionato (tronchi classificati per l’imballaggio, la travatura, la falegnameria, ecc.) e rispondente alle esigenza della domanda. Per raggiungere questo obiettivo sarebbe opportuno che si introducesse, come forma principale, quella dell’utilizzazione in economia e della vendita del tondo a strada, differenziato per assortimenti, preferibile rispetto alla vendita in piedi dei lotti di legname, come avviene attualmente. A fianco della filiera principale del legname è necessario proseguire nella valorizzazione delle filiere secondarie come ad esempio quello dell’impiego della biomassa (cippato) nel settore energetico, sia termico che elettrico; altri fronti interessanti si stanno progressivamente concretizzando con lo sviluppo di nuove tecnologie, uno fra tutti quello della lavorazione della biomassa legnosa per la produzione di intermedi da destinare all’industria come per esempio i biocombustibili, la cellulosa per la produzione di filati o di bioplastiche, ecc.

Ilario Bagattini, titolare dell’azienda Forestal 4 srl

«I boschi rappresentano la gran parte del nostro territorio, è nostro dovere gestirli in modo corretto» La gestione del patrimonio forestale è da sempre un settore tradizionale ed importante per le Giudicarie. A due anni dalla terribile tempesta “Vaia”, come è la situazione? La Forestal 4 srl con sede a Borgo Chiese è un’azienda boschiva che svolge principalmente attività di utilizzazione forestale. Da quando si è verificato l’evento Vaia siamo impegnati esclusivamente con il recupero e lavorazione del legname schiantato e attaccato da bostrico. Il lavoro nei cantieri di recupero degli schianti è diverso rispetto alle utilizzazioni tradizionali, in quanto vi sono grandi quantità di legname da recuperare per singolo cantiere, le operazioni di recupero degli alberi sono talvolta complesse e pericolose il che aumenta i tempi di utilizzazioni e gli investimenti in ambito di sicurezza sui luoghi di lavoro. Oltre al legname, con gli schianti la quantità di residui di utilizzazione aumenta signifi-

cativamente a causa dei danni causati dalla tempesta alla materia prima il che richiede una logistica di cantiere più articolata ed efficiente impegnando ulteriormente la nostra attività. Lavoro per recuperare il legname danneggiato da Vaia ce n’è ancora tanto, sicuramente fino alla fine del prossimo anno. Quali sono i maggiori problemi che stanno interessando il mercato del legno sia sul versante delle Amministrazioni pubbliche che delle imprese private del settore? Il mercato del legname tondo per le imprese boschive, ha subito un calo sensibile dei prezzi vista la grande quantità di legname immesso in breve tempo sul mercato. Il calo del prezzo riguarda sia le fasi di acquisto nei confronti degli enti proprietari sia nella fase di vendita alle aziende di prima lavorazione, ossia le segherie. Il margine aziendale ha purtroppo subito ulteriori restrizioni a causa dei maggio-

ri costi di utilizzazione del legname in abito schianti. Altro fattore importante da considerare è che il legname tondo è un materiale deperibile e che con il passare del tempo diminuisce il suo valore. Pertanto il materiale schiantato ancora a terra ha caratteristiche tali da renderne sempre più difficile la commercializzazione a prezzi competitivi. La pandemia causata dal coronavirus ha intaccato anche il settore economico del legno, portando gli operatori di settore a riorganizzare alcune fette di mercato. Il settore della forestazione e la filiera del legno possono rappresentare ancora in futuro una risorsa economica importante per l’economia locale e uno sbocco occupazionale per i nostri giovani? La gestione del patrimonio forestale è tutt’ora, e pensiamo lo sia anche in futuro, un tassello importante per le nostre realtà di montagna. Ricordiamoci che i boschi rappresentano la gran parte del nostro territorio

ed è un nostro dovere gestirlo in modo corretto per poter garantire anche in futuro un ritorno economico dalla sua gestione. Negli ultimi anni assistiamo ad un ritorno di alcuni giovani all’attività agricola e di montagna in generale il che fa ben sperare per il futuro. La tecnologia e la forte meccanizzazione nelle utilizzazioni forestali sta sicuramente agevolando l’avvicinamento dei giovani a questo lavoro. Quali azioni potrebbero intraprendere le Amministrazioni pubbliche, Provincia e Comuni, per rilanciare il mercato locale? Attualmente gran parte del legname commercializzato dalle ditte boschive deriva dalla gestione degli schianti e quindi con il passare del tempo sarà sempre più di minore qualità. Nel territorio delle Giudicarie esistono numerose ed importanti attività di prima e seconda lavorazione del legno che rappresentano delle

vere e proprie eccellenze, ma proprio in virtù della loro tipologia produttiva necessitano di materia prima di qualità. Quello che si auspica è quindi che si riprenda gradualmente con il taglio di legname in piedi e quindi “fresco”. Probabilmente nei prossimi anni a seguito degli schianti verranno ridotte le quantità di legname tagliabile in quanto alcune aree forestali sono state fortemente “impoverite”, pertanto alcuni interventi necessiteranno si sostegni pubblici ben mirati. Quali azioni sarebbero necessarie sia dal lato pubblico sia da parte delle imprese per favorire le collaborazioni tra tutti gli operatori e per consolidare quello che possiamo definire “distretto del legno”? Anche in passato sono state promosse iniziative per favorire la collaborazione ed interazione fra i vari attori della filiera del legno e penso ad esempio alla “cabina di regia

del legno” che purtroppo non hanno portato hai risultati sperati. Anche il settore del legno ovviamente risente della concorrenza economica dei grandi paesi europei produttrici di legname (Austria e Germania) in primis. Che piaccia o no il fattore economico vincola fortemente anche il nostro settore: se riusciamo a far mantenere al legname il giusto valore economico, anche in futuro ci sarà chi investirà energie per poterlo recuperare dando così attuazione alla pianificazione e alla selvicoltura trentina, altrimenti resterà solo sulla carta. Al giorno d’oggi le aziende forestali investono e programmano la loro attività sulla base di pianificazioni a medio/lungo termine in quanto gli investimenti fatti in attrezzature rispetto al fatturato annuo hanno un’incidenza molto forte. Servono contratti con le amministrazioni pubbliche proprietarie dei boschi su più anni.


Gestione foreste in Giudicarie

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Andrea Bagattini, consulente del Bim del Chiese per il Piano Legno

“La svolta è un piano gestionale su una decina di anni” La gestione del patrimonio forestale è da sempre un settore tradizionale ed importante per le Giudicarie. A due anni dalla terribile tempesta Vaia, come è la situazione? L’avvento della tempesta Vaia ha provocato un forte cambiamento nella gestione del patrimonio forestale in quanto tutta la programmazione dei vari interventi in abito selvicolturale sono stati profondamente rivisti per dare priorità assoluta al recupero delle piante schiantate. Oltre ai danni legati agli schianti ci si trova a gestire i danni arrecati dal bostrico, uno scolitide che attacca le piante più deboli ed in difficoltà ossia quelle che hanno subito un forte cambiamento dell’ecosistema circostante a seguito degli schianti. Il recupero degli schianti è tutt’ora in corso e si prevede di concludere la maggior parte dei cantieri entro la fine del 2023.

Quali sono i maggiori problemi che stanno interessando il mercato del legno sia sul versante delle Amministrazioni pubbliche che delle imprese private del settore? Le problematiche maggiori riguardano sostanzialmente questi aspetti: anzitutto, grandi quantità di materiale legnoso disponibile sul mercato e quindi una diminuzione del valore del materiale stesso, quindi minori introiti per le amministrazioni pubbliche e per le imprese forestali; il continuo deprezzamento qualitativo, con il passare del tempo, del legname schiantato che incide ulteriormente in modo negativo sul valore economico; costi delle utilizzazioni forestali maggiori, in quanto lavorare in cantieri con piante schiantate richiede più attenzione agli aspetti legati alla sicurezza e tempi più lunghi di utilizzazione; le infrastrutture forestali a

versanti montuosi e la prevenzione dal dissesto idrogeologico. Dopo la tempesta Vaia andranno rivisti su molti enti le disponibilità di legname effettivamente prelevabile, ma in ogni caso le foreste che non sono state danneggiate da Vaia andranno gestite in modo corretto.

servizio del bosco, soprattutto nelle aree fortemente interessate da schianti, sono sottoposte ad un transito di veicoli molto importante il che richiede e richiederà interventi importanti di manutenzione e ripristino a carico delle amministrazioni pubbliche proprietarie; l’attività di riforestazione su ampie superfici pubbliche con ulteriori costi. Il settore della forestazione e la filiera del legno possono rappresentare an-

cora in futuro una risorsa economica importante per l’economia locale e uno sbocco occupazionale per i nostri giovani? Sicuramente si! La tempesta Vaia ha fatto emergere quanto sia importante la gestione del bosco e l’avere operatori formati, preparati ed attrezzati per poterci lavorare. Il bosco oltre alla funzione produttiva di legna e legname svolge molteplici funzioni importantissime per le comunità, soprattutto la salvaguardia dei nostri

Quali azioni potrebbero intraprendere le Amministrazioni pubbliche, Provincia e Comuni, per rilanciare il mercato locale? Sicuramente mantenere in buono stato la viabilità forestale a servizio del bosco per agevolare il più possibile le fasi di cantiere durante le utilizzazioni forestali riducendo i costi di utilizzazione e riscontrando quindi un maggior valore del legname lavorato. Favorire ed incentivare le attività di trasformazione del legno ad utilizzare il legname locale attraverso bonus in ambito energetico, volumetrico.

Sostenere l’attività forestale in alcune situazioni particolari con contributi economici mirati. Quali azioni sarebbero necessarie sia dal lato pubblico sia da parte delle imprese per favorire le collaborazioni tra tutti gli operatori e per consolidare quello che possiamo definire “distretto del legno”? Penso che una svolta importante possa essere quella di creare delle convenzioni o contratti di gestione del patrimonio forestale che raggruppino l’ente proprietario dei boschi, le ditte di utilizzazione e le ditte di trasformazione. Un piano gestionale che duri una decina danni che consenta una gestione programmata della risorsa boschiva a lungo termine e di fare economia di scala, non legata ad ogni singolo lotto.

Luca Vidi, assessore alle foreste di Pinzolo

“Il prezzo dei lotti freschi potrebbe salire notevolmente valorizzando la filiera del legno” La gestione del patrimonio forestale è da sempre un settore tradizionale ed importane per le Giudicarie; a due anni dalla terribile tempesta “Vaia”, come è la situazione? A distanza di due anni dalla tempesta “Vaia”, che ha modificato notevolmente il patrimonio forestale del Trentino e non solo, possiamo dire che la situazione in alta Rendena risulta buona, in quanto quasi la totalità del materiale schiantato è stato recuperato, evitando inoltre l’insorgere di altri problemi, in primis l’attacco del bostrico, un insetto dell’ordine dei coleotteri, che si nutre del legno tenero dell’abete rosso con conseguente essicazione della pianta. Custodi forestali e Provincia, sono intervenuti con professionalità e tempestività nel rilevare i numerosi schianti e dare un feedback della situazione alle amministrazioni, che hanno così potuto organizzare rapidamente gli interventi necessari. Nel Comune di Pinzolo, del quale sono amministra-

tore, l’evento “Vaia” non ha causato particolari problemi sul patrimonio forestale; tale situazione, inizialmente ha sì bloccato il mercato del legname, in quanto era diventato prioritario il recupero degli schianti sugli altri Comuni, ma in questi mesi essendoci stata una ripresa del mercato, il Comune di Pinzolo potrà riattivare le procedure per la sua gestione. Quali sono i maggiori problemi che stanno interessando il mercato del legno sia sul versante delle Amministrazioni pubbliche che delle imprese private del settore? I problemi maggiormente riscontrati dalle amministrazioni si riferiscono soprattutto al valore del legname, che ha raggiunto in questi due anni i minimi storici, influenzandone negativamente le entrate. Nello specifico si sono trovate costrette, in alcuni casi, a vendere il legname schiantato ad un valore nettamente inferiore rispetto alla normalità e in altri casi ad un blocco delle

nuove martellate, cioè l’assegno di materiale “fresco” da destinare al mercato. In merito alle imprese private, le segherie non hanno risentito della situazione causata dall’evento “Vaia”, in quanto hanno potuto acquistare il legname a prezzi nettamente inferiori rispetto al normale, mentre i singoli imprenditori boscaioli si sono trovati spesso, in questi ultimi due anni, a faticare maggiormente per rimanere “sul mercato” rispetto ad esempio agli stessi boscaioli che lavoravano direttamente per la segheria. Il settore della forestazione e la filiera del legno possono rappresentare ancora in

futuro una risorsa economica importante per l’economia locale e uno sbocco occupazionale per i nostri giovani? Sicuramente si, infatti, a livello di alta Rendena la tempesta Vaia non ha distrutto la filiera foresta legno, ma l’ha solo messa in una fase di stallo. Una volta che tutto il legname schiantato verrà recuperato, il prezzo dello stesso tornerà a salire. Aggiungo inoltre che dovremmo aspettarci un effetto ad elastico cioè che il prezzo dei lotti freschi potrebbe salire notevolmente vista la minore quantità di legname disponibile valorizzando ulteriormente cosi la filiera del legno

nella quale i giovani potranno eventualmente inserirsi.

quindi soggetti ad un’attenzione maggiore.

Quali azioni potrebbero intraprendere le Amministrazioni pubbliche, Provincia e Comuni, per rilanciare il mercato locale? Il mercato del legname in genere risente senza ombra di dubbio della globalizzazione, per cui risulta complicato parlare di rilancio a livello locale. Sicuramente, come ho scritto in precedenza, le amministrazioni che hanno avuto pochi danni dalla tempesta Vaia, avranno buone opportunità.

Le sinergie che andrebbero a crearsi dovrebbero garantire una gestione tempestiva, costante e attenta del “bene legno”. A mio modo di vedere si potrebbe pensare di creare un mercato del legno a livello di Valle dove convogliare il legname delle amministrazioni in “piazzali di accatastamento” identificati a priori, con la suddivisione in cataste a seconda della “scelta” (tipologia, qualità e dimensioni del legno), per essere così competitivi rispetto ad altre realtà.

Quali azioni sarebbero necessarie sia dal lato pubblico sia da parte delle imprese per favorire le collaborazioni tra tutti gli operatori e per consolidare quello che possiamo definire “distretto del legno”? L’analisi di un’eventuale collaborazione tra i diversi enti e operatori del settore è molto complessa, in quanto si sta parlando di beni facilmente deteriorabili nel tempo e

Il ricavato di tali operazioni verrà suddiviso tra le varie amministrazioni a seconda di quanto ogni amministrazione ha messo a disposizione. Con questa proposta le imprese farebbero parte di una sinergia di Valle che andrebbe a consolidare quello che possiamo definire il “Distretto del Legno”.


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Primo piano

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Le recenti elezioni comunali hanno portato al rinnovo dei sindaci e dei consigli comunali ma hanno evidenziato un senso di disaffezione da parte della popolazione. In quasi un terzo dei comuni si è presentato un unico candidato sindaco facendo perdere il senso democratico al confronto elettorale. Lei come valuta questa situazione? «In realtà non concordo sull’affermazione di disaffezione da parte della popolazione: le persone sono andate a votare con percentuali molto alte in tutte le competizioni elettorali, anche dove si presentava un’unica lista. Questo è un segno di evidente attaccamento al proprio territorio, al proprio Comune e la dimostrazione che le nostre comunità sono vive e ritengono anche di essere ben rappresentate da chi si propone. Ciò che manca attualmente è la voglia di partecipare attivamente ed in prima persona all’amministrazione del bene comune: lo spirito di servizio per gli altri è un pò assopito, oppresso da responsabilità e burocrazia, ma non solo». Il dibattito che ne è seguito ha evidenziato alcune criticità dovute al ruolo predominate della figura del Sindaco e al venire meno del confronto in seno al consiglio comunale. Qual è la sua opinione?

L’assessore provinciale agli enti locali Mattia Gottardi sulla disaffezione verso il servizio pubblico

“Non servono nuove leggi, serve riscoprire il bello del servizio in favore degli altri” di Denise Rocca Pochi candidati, pochi volontari nelle associazioni, e sempre più in là con gli anni. È un problema per il futuro, va da sé, ma quali sono i correttivi? Non «Il problema a mio avviso non è il ruolo centrale del sindaco o della giunta, rispetto alle prerogative del consiglio comunale bensì affonda le sue radici a cavallo degli anni ‘90 quando si è interrotta completamente la filiera di formazione e crescita della classe dirigente/politica. I bruschi (per quanto necessari) cambiamenti politici dovuti a tangentopoli hanno demolito il percorso di crescita e selezione di classe dirigente fino a quel momento attivo. Si iniziava da ragazzi nel mondo del volontariato (Pro loco, associazioni sportive, culturali) e attraverso la formazione sul campo si passava gradualmente al consiglio comunale ed a salire fino ai più alti livelli istitu-

zionali. Era un percorso, non un salto nel vuoto, e si diventava amministratori con un pò di competenza acquisita. Oggi le persone tendono ad evitare l’impegno diretto anche perché i luoghi comuni sul mondo della politica in generale condizionano molto».

servono nuove leggi o una riforma istituzionale per questo, ma una riforma culturale. Parola di Mattia Gottardi, assessore provinciale agli enti locali.

Quali potrebbero essere i correttivi da introdurre nella legge sull’ordinamento dei comuni per favorire una maggiore partecipazione, soprattutto dei giovani, alla amministrazione del proprio comune? «Per coinvolgere i giova-

ni, ma anche i più maturi, la ricetta non passa da una legge elettorale diversa, oggi manca partecipazione anche a livello associativo e nel volontariato non solo nei consigli comunali. Serve riscoprire il bello del servizio in favore degli altri, va rimessa al centro l’importanza di mettersi a disposizione per il bene comune. È importante trasferire il concetto che il futuro dei nostri territori passa dalle scelte e dalla partecipazione delle persone più brillanti e competenti e che non basta lamentarsi, bisogna agire e mettersi a disposizione. In questo un ruolo centrale dovrebbero tornare a giocarlo i partiti, intesi come luogo di incontro, di

Mario Tonina, Vicepresidente Pat

confronto, di sviluppo di buone pratiche ed idee. Riscoprire la partecipazione quale dovere sociale è la prima base su cui costruire, o meglio ricostruire, un modello di società diverso dall’attuale». E quali modalità dovrebbero essere introdotte per far si che il consiglio comunale torni ad essere un luogo di confronto e di indirizzo sulle scelte strategiche per la propria comunità? «Il consiglio comunale ha già questo ruolo e lo esercita al meglio, pur nelle difficoltà comunicative e di quasi nulla partecipazione di pubblico alle sedute. In questo, la tecnologia e le sedute trasmesse online hanno evidenziato, in questo periodo difficile, buona partecipazione almeno da casa».


Attualità

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Il difficile equilibrio fra salute ed economia

Natale 2020, a rischio le attività turistiche Battaglia sull’apertura di piste e impianti di risalita Una disputa complessa che viene giocata a livello europeo e mondiale in quanto proprio il settore turistico, e quello invernale nel nostro caso, movimenta milioni di turisti da tutto il globo. Aspetti sanitari, economici, nazionali e internazionali rendono il dibattito infuocato e incertissime le prospettive per i prossimi mesi. Con i dati del contagio che in questo momento sono in calo, dopo il picco di metà novembre e l’introduzione della classificazione delle Regioni tra gialle, arancioni e rosse in base alla diffusione del virus, ma con i reparti degli ospedali ancora affollati. Tra i più attivi nel richiedere una riapertura degli impianti di risalita l’Assessore provinciale al Turismo, Roberto Failoni. «Se i vacanzieri dello sci fossero costretti a rimanere a casa sarebbe un disastro dal punto di vista economico: per chi lavora nel settore ma anche per la Provincia. Quello che è certo, la sicurezza sanitaria viene prima di qualsiasi altra cosa, ma se la situazione migliorasse, allora bisognerebbe aprire, prima di Natale, nel rispetto chiaramente dei protocolli tostissimi già messi in campo. Bisogna essere seri. Gli scenari che si possono presentare sono due: il primo, una situazione sanitaria critica. A quel punto gli spostamenti tra regioni sono vietati e ognuno rimane a casa propria, e addio turismo dello sci. Ma c’è un secondo scenario. Se i dati sull’epidemia migliorassero e l’indice Rt calasse significativamente, tutte le regioni diverrebbero “gialle” e gli spostamenti sarebbero permessi. Dunque una famiglia con la seconda casa in Trentino potrebbe venire dalle nostre parti, e qualcun altro potrebbe prenotare in albergo. A quel punto non si capisce perché una persona non potrebbe andare a fare una sciata. Sempre - ovviamente! - con un’attenzione maniacale ai protocolli sanitari. Il governo sta cercando un accordo con gli altri Stati dell’Unione euro-

di Enzo Ballardini Sull’apertura o meno delle piste da sci e degli impianti di risalita per le prossime festività di Natale e fine anno si sta scatenando una battaglia durissima tra chi sostiene la necessità di mantenere le limitazioni già

introdotte a garanzia della situazione sanitaria e chi auspica una attenuazione dei divieti per evitare il disastro delle attività economiche soprattutto in campo turistico, già in crisi dopo diversi mesi di agonia.

pea affinché, nella peggiore delle ipotesi, “la legge sia uguale per tutti”. E tutti tengano chiuse le piste. Altrimenti andrebbe a finire che gli sciatori, anche italiani andranno in Svizzera e Austria e poi tornerebbero in Italia”. Oltre ai danni anche la beffa». Dello stesso parere anche Bruno Felicetti, direttore degli impianti di Madonna di Campiglio: «La vedo dura che a livello europeo ci sia compattezza. L’abbiamo già visto in marzo, con località che hanno tenuto aperto quando in Italia abbiamo chiuso, e hanno favorito il

diffondersi del contagio. Ad oggi, ad esempio, la Svizzera, che non è paese Ue, ha già aperto. D’altro canto i nostri protocolli sono sicurissimi. Ingressi contingentati, skipass acquistabili on-line, App che indicano le code da evitare ai singoli impianti, accesso su appuntamento ai noleggi sci. Noi a Campiglio stiamo innevando per essere pronti il 18-19, poi vedremo». Per il sindaco di Pinzolo, Michele Cereghini, «bisognerà fare una considerazione sull’impatto economico dell’indotto. Dobbiamo essere prudenti fino al 3 dicembre, poi vedere i numeri e analiz-

zarli. A livello di Trentino dobbiamo essere pronti ad aprire in sicurezza, con tutti i protocolli messi in campo, sperando che i dati siano positivi. Gli impianti dovranno essere gestiti al pari di bar e ristoranti e ci dovrà essere anche una grande responsabilità del cittadino». “Non solo neve…. è l’economia dei nostri territori” è lo slogan lanciato dagli operatori economici che ruotano intorno al turismo. Si parla di oltre il 20% del prodotto interno lordo del Trentino, un occupazione diretta di oltre 20.000 lavoratori ed un indotto di oltre 10 miliardi di euro. Non

solo impianti di risalita e alberghi ma un economia intera che trae dal turismo il suo reddito principale. Nell’ambito dell’area della Ski Area Madonna di Campiglio-Pinzolo-Val di Sole i numeri sono rilevanti: due milioni di sciatori all’anno sulle piste; 450 posti di lavoro garantiti dalle società funivie (di cui circa il 50 per cento fissi) per 18 milioni di euro all’anno di monte salari riversato sul territorio; un indotto stimato sul territorio pari a 500 milioni di euro e circa 5.000 posti di lavoro. Se queste sono le richieste del settore turistico dall’altra parte ci sono i numeri della seconda ondata della pandemia Covid-19 che parlano da soli. In Trentino circa 2500 i positivi attuali rilevati con i tamponi molecolari ma comprendendo anche quelli rapidi si arriva quasi a quota 10.000, oltre 700 decessi dall’inizio della pandemia, 400 pazienti ricoverati in ospedale e 40 in terapia intensiva. Dati che sono paragonabili a quelli tragici del marzo scorso, con l’aggravante di una seconda ondata che si è sviluppata in un solo mese nonostante tutte le precauzioni relative al distanziamento e all’uso delle mascherine. Molti gli

appelli da parte dei sanitari e ricercatori a mantenere le restrizioni relative agli spostamenti e al distanziamento sociale fino a quando, si spera già dai prossimi mesi, si avvierà la distribuzione del vaccino a partire dalle operatori sanitari e agli anziani. «La sensazione è che la seconda ondata di Covid-19 sia in fortissima espansione». Così Marco Ioppi, presidente dell’Ordine dei medici, solo pochi giorni fa e aggiunge: «Il personale sanitario è stremato, il contact tracing è in crisi e lentezze nella comunicazione delle positività ci lasciano perplessi perché poi c’è un innalzamento dell’età media». I medici sono preoccupati per la recrudescenza dell’epidemia e non basta cercare le rassicurazioni nei numeri (se il rapporto contagi/tamponi appare più contenuto rispetto agli altri territori, ci sono purtroppo molti morti ogni giorno in questa fase) perché il comparto lancia un grido d’allarme. C’è poi delusione nel subire decisioni per la carenza di personale come i reparti di cardiologia o ortopedia che vengono chiusi. «I dati ci illudono - commenta Ioppi - le percentuali condannano il Trentino che si tro-

va ai primi posti a livello nazionale per morbosità e mortalità. Il nostro intento è quello di appoggiare le istituzioni per migliorare quanto avviene e riteniamo doveroso fare un punto della situazione e fare proposte: abbiamo il titolo e il dovere di intervenire, anche per l’alto prezzo che gli operatori hanno fin qui pagato. Siamo preoccupati perché si sarebbe potuto prevedere la seconda ondata e il territorio poteva farsi trovare più pronto per affrontare questo momento. Non si deve dimenticare poi la presenza di altre malattie che devono essere costantemente seguite, non è facile». Tutti si ricordano ancora le ultime giornate di apertura degli impianti di sci verso la fine del mese di febbraio con il tutto esaurito come fosse Natale e le settimane successive, dove il contagio ha dilagato proprio in quelle zone. Nessuno vuole che ciò si ripeta e per garantire un comportamento corretto dei turisti Regioni, Provincie e impiantisti hanno predisposto un protocollo che permetterà il distanziamento tra le persone, a partire dall’acquisto dei biglietti on line e poi un limite al 50% dei posti sui impianti di risalita. Dall’altra parte si ribatte che il problema non è il distanziamento mentre si scia, ma tutto ciò che avviene dopo lo sci a partire dagli après-ski, ai bar, pub e discoteche, occasioni dove è difficile se non impossibile mantenere il corretto distanziamento soprattutto in località affollate da turisti. Tutti attendono giorno dopo giorno i nuovi dati con la speranza che possano diminuire rapidamente e con questo allentare le limitazioni introdotte. Ma sarà un equilibrio instabile, con il pericolo sempre presente di una terza ondata di contagi e con la speranza, sempre più vicina, che presto arrivi il vaccino che ci permetterà di guardare con più ottimismo al futuro, ricordando questi mesi invernali come un incubo ormai superato.


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Rubrica salute

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La maggior parte degli uomini dopo una certa età, di solito verso i cinquant’anni, si alza di notte per urinare , lamenta bruciori, deve spingere per iniziare la diuresi, non si sente soddisfatto come se dovesse ancora svuotare la vescica, urina spesso e a volte deve correre a cercare un bagno per l’urgenza che avverte. E’ tutto dovuto ad una malattia della prostata che si chiama Ipertrofia Prostatica Benigna o Adenoma Prostatico e che non ha nessun rapporto con il Tumore della prostata. I disturbi che sono caratteristici vengono anche indicati come Luts (lower urinary tract symptoms, sintomi delle basse vie urinarie). La diagnosi è facile e la cura può e dovrebbe essere prima di tutto igienico comportamentale, poi medica con farmaci specifici e in ultimo chirurgica o con approcci terapeutici innovativi. Di solito si rimanda il controllo urologico per tutta una serie di motivi, non ultimo per la visita in sé : la prostata si apprezza molto bene con una esplorazione digitale per via rettale. Specifichiamo che l’ingrossamento della prostata è un evento assolutamente legato all’età, succede quasi sempre e questo provoca la compressione e lo schiacciamento dell’Uretra, il condotto che porta l’urina all’esterno dalla vescica e passa proprio attraverso la prostata. La vescica cerca di forzare la strettoia che si crea ma così facendo si ipertrofizza nel tentativo di espellere l’urina , diventa più sensibile e contiene sempre meno costringendoci a urinare spesso. Si verificano quindi tutti quei

L’ipertrofia Prostatica Benigna di Gianni Ambrosini - oncologo “… si camminava già da tempo ma ogni tanto il mio amico di cordata si appartava dietro ad un albero per un bisogno veloce …”problemi ? ” …ma no è il diuretico… “ ti succede anche di notte ?”… si due o tre volte … “ e devi spingere ? disturbi che prima abbiamo chiamato Luts. Esiste anche un test per la loro quantificazione che si chiama Ipss ( International prostate sintoms score) che assegna un punteggio ad ogni sintomo e permette di valutare meglio la gravità del problema. La terapia è di vario tipo, i comportamenti e le abitudini di vita possono già fare la differenza. L’obesità, l’ipertensione mal curata, l’ipercolesterolemia, l’ipetrigliceridemia,il diabete sono tutte condizioni che possono aggravare un fenomeno purtroppo legato all’età. Non va dimenticato il fumo, l’alcool e sembrerebbe importante anche il freddo : uno sbalzo improvviso della temperatura può accentuare i disturbi. L’attività sessuale ha un effetto assolutamente benefico , l’astinenza infatti provoca un ristagno del liquido prostatico che peggiora la congestione.

La terapia va graduata in base ai sintomi e alla loro gravità; usato e consigliato a volte è un fitofarmaco, un derivato della Serenoa Repens , soprattutto quando prevalgono i disturbi di tipo infiammatorio (prostatiti), spesso responsabili dei sintomi più fastidiosi. Esistono però farmaci specifici , che vanno sempre usati sotto controllo medico, che modificano l’azione eccitante

”… si devo… “ mi sa che non è il diuretico e che hai bisogno dell’urologo, hai mai sentito parlare della prostata che si ingrossa ?” La conferma qualche giorno fa …” avevi ragione … prendo due pillole alla sera e le cose sono già cambiate”.

del sistema nervoso sulla vescica o che riducono il volume prostatico : le due azioni combinate sulla vescica e sulla prostata portano di solito ad un miglioramento della sintomatologia da discreto a importante. Quando la terapia medica non è più efficace o quando la situazione clinica lo richiede si ricorre alla chirurgia che viene quasi sempre eseguita con procedure mini

invasive per via endoscopica : la Turp (resezione trans uretrale della prostata) , la Tuip (incisione trans uretrale della prostata), la Tuvp (la vaporizzazione trans uretrale della prostata).Poi ci sono almeno tre tipologie di Laser terapia che vengono decise in base alla personalizzazione del problema. La chirurgia di tipo tradizionale, quella cosi detta a cielo aperto viene riservata solo a casi particolari e selezionati. Con le tecniche mini invasive le complicanze post operatorie sono minime e si riesce ad ovviare alla complicanza più grave che specie nei soggetti giovani è più disturbante, cioè la cosi detta eiaculazione retrograda. Innovative sono alcune terapie che utilizzano l’energia termica e il vapore acqueo. Si introduce vapore acqueo nei lobi prostatici, la temperatura produce un danno

cellulare che col tempo porta ad una riduzione del volume prostatico. L’intervento dura alcuni minuti e viene eseguito in anestesia locale. Di solito negli anni scorsi il mese di novembre è stato dedicato sempre alla prevenzione delle malattie della prostata : nello specifico la campagna chiamata “Movember “per il tumore della prostata, inventata anni fa in Australia unendo la parola mustache e novembre ( ci si faceva crescere i baffi come testimonial ) era la più importante e partecipata e di rimando l’incontro con lo specialista permetteva di fare il punto anche per l’ipertrofia prostatica benigna. Quest’anno per effetto della pandemia da Covid-19 la campagna di prevenzione è saltata . Non così l’attenzione ai problemi che abbiamo citato e che possono essere controllati e risolti con i suggerimenti riferiti.

I vaccini per il Covid-19

Augura alla Spettabile clientela Buon Natale e un Felice Anno Nuovo ...

In questi giorni non si parla d’altro, alcune case farmaceutiche (almeno tre) hanno comunicato risultati molto buoni, direi eccellenti per i loro prodotti. Non sono però ancora stati pubblicati i dati scientifici relativi alla fase III, che è la fase in cui si valuta l’efficacia e la sicurezza di un prodotto. E’ stata richiesta una “Autorizzazione di Emergenza“alla FDA (Food and Drug Administration)e all’EMA (European Medicines Agency), questo passo serve per accelerare i processi di verifica da parte di commissioni indipendenti dell’efficacia, della sicurezza e della capacità produttiva della aziende. Va anche detto che gli studi sono ancora in corso. Altrimenti non si spiega la frase del prof. Mantovani che intervistato da una giornalista di SKY ha detto testualmente di “vedere una piccola luce in fondo al tunnel ”. Quindi i tempi che vengono propagandati non sono assolutamente certi. Bisogna continuare “ancora” con le attenzioni personali, l’MDM ovvero: Mascherina, Distanza fisica e igiene delle Mani.

Augura alla Spettabile clientela Buon Natale e un Felice Anno Nuovo ...


Messaggio Promozionale

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Stile moderno, gusto classico: le tegole PREFA vestono il B&B Fulun Mountain Lodge a Pinzolo Immersi nel contesto paesaggistico del Parco Naturale Adamello-Brenta, in prossimità del centro di Pinzolo, due edifici realizzati sullo stesso lotto di terreno condividono lo stile moderno che accoglie elementi tradizionali dell’architettura locale, le forme lineari e i profili delle coperture articolati, che danno movimento e briosità all’insieme. Dal punto di vista estetico, i rivestimenti ad intonaco bianco delle facciate si alternano all’originale volume rivestito completamente in legno dell’ingresso, mentre il primo piano è ornato da balconi lignei in perfetto stile alpino. La copertura assume invece un accento tecnologico senza contrasti estremi: le tegole in alluminio PREFA nel colore marrone P.10, su una cui parte è fissato l’impianto fotovoltaico, assecondano l’intento estetico elegante, armonizzandosi alla perfezione con l’intorno. La posa è stata eseguita a regola d’arte dalla carpenteria F.lli Ferrari di Roncone.

l’involucro protetto da un sistema di isolamento ad alta coibentazione. Anche la scelta del rivestimento di copertura in alluminio PREFA, va nella stessa direzione di sostenibilità e naturalità. L’alluminio, infatti, è un materiale naturale, ecologico e riciclabile al 100% senza perdita di qualità. PREFA nel ciclo produttivo dei suoi sistemi impiega una percentuale importante di alluminio secondario, a tutto vantaggio dell‘ambiente. Inoltre, grazie alla lunga durata dei prodotti, viene raggiunto un bilancio ecologico positivo oltre ad offrire un investimento altamente duraturo e performante. L’alluminio è un materiale che riesce a coniugare caratteristiche preziose: l’elevata

Il progetto ha rivolto grande attenzione agli aspetti energetici e ambientali, infatti gli edifici sono certificati in Classe energetica A+, ad alto risparmio energetico e costruiti rispettando i principi di bio-edilizia. L’impianto di riscaldamento è alimentato con biomasse e

resistenza al gelo, alla corrosione, alle intemperie e ai carichi di neve, lo rendono ideale anche in condizioni climatiche estreme senza richiedere manutenzione, mentre agli installatori, come i lattonieri della Carpenteria F.lli Ferrari che hanno realizzato queste coperture, offre vantaggi ineguagliabili in termini

di lavorabilità in cantiere, maneggevolezza, praticità, facilità di posa e

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Attualità

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Ancora una volta siamo lontani da una visione realistica dell’ambiente, condizionati da un naturalismo teorico tanto valido e apprezzabile per contesti selvaggi quanto inopportuno per ambienti addomesticati come le nostre Alpi. Viene sempre richiamata la non pericolosità per l’uomo in quanto, nell’immaginario collettivo rappresentato dalla favola di Cappuccetto Rosso, fa maggiore effetto sull’opinione pubblica fornire certezze circa l’innocuità per le persone che non fare riferimento ai danni provocati ai pochi e inascoltati allevatori e pastori delle nostre montagne. Siamo alle solite! Le politiche della montagna vengono decise da chi in montagna va a fare il turista o il naturalista in cerca di emozioni ma non da chi ci vive e lavora. Indubbiamente, in riferimento all’incolumità dell’uomo, la presenza del lupo non è un problema se si escludono alcuni episodi registrati in un lontano passato. Il vero problema è la convivenza con chi lavora nell’allevamento e nella pastorizia. È arcinoto il ritornello secondo il quale basta fare uso di recinti e di strumenti di custodia come i cani da guardianìa per mettersi al riparo dai danni, oltre che chiedere i risarcimenti previsti dalle normative, burocrazie pubbliche permettendo. Ma la pratica è molto lontana dalla teoria, soprattutto quando la pratica viene dedotta dalla teoria e non viceversa. Si tratta di un’importante que-

L’antropologo Annibale Salsa preoccupato per l’abbandono delle malghe

Il ritorno dei lupi non è una buona notizia di Annibale Salsa Leggo sull’Adige del 6 Novembre, alla pagina delle GiudicarieRendena, un saluto di benvenuto ad una coppia stabile di lupi nel Parco Adamello-Brenta. La notizia viene data con enfasi da Andrea Mustoni, zoologo del Parco e promotore dell’operazione orso. Il tutto sembra richiamare espressioni proprie di altri constione epistemologica che mi appassiona da sempre. Tuttavia vi rinuncio in quanto non è questa la sede per digressioni di natura scientifico-filosofica. I rimedi che vengono proposti sono spesso peggiori dei mali. Ad esempio, i cani maremmani usati in Italia o quelli pirenaici impiegati in Francia, hanno sovente creato problemi ai passanti, escursionisti e turisti, costretti ad aggirare i sentieri e talvolta violentemente aggrediti dai cani come accaduto su alcune alte vie delle Alpi francesi fra le montagne di Barcellonette e di Briançon. Perciò, lungo i sentieri, sono stati posti cartelli che invitano i passanti a fermarsi e tornare indietro appena sentono abbaiare il cane. A questo proposito l’annuncio del rappresentante del Parco Adamello-Brenta, territorio che - da «rendenero» d’adozione - ben conosco, mi

ricorda un annuncio trionfalistico del tutto simile. Nell’anno 1990 mi trovavo a salire sulla tortuosa strada che conduce al Colle di Turini, porta del Parco Nazionale del Mercantour nelle Alpi Marittime francesi. Come mi è accaduto tante volte in ragione dei miei studi etnografici sulle popolazioni alpine ed ai ruoli ricoperti nell’ambito della Convenzione delle Alpi, la mia attenzione venne catturata da striscioni disposti lungo quella strada, nota al grande pubblico per il passaggio del rally di Montecarlo. Sugli striscio-

testi come: «Nuntio vobis gaudium magnum: habemus lupum». Non so se per i resistenti allevatori e pastori delle valli - Rendena, Sole, Non - la notizia possa giustificare una festa collettiva evocatrice di ben altre “feste” quali potrebbero essere gli attacchi al bestiame pascolante.

ni, in stile “corsa ciclistica o automobilistica”, era scritto a caratteri cubitali: «Benvenuto ai lupi!». Conoscendo le Alpi francesi e la diffusa pratica di transumanza ovina che coinvolge «troupeaux» di parecchie migliaia di pecore, ho subito pensato agli effetti che ne sarebbero derivati. Ma vi è un altro aspetto, meno appariscente, che si riferisce invece alle ricadute riguardo all’impoverimento del paesaggio. Che cosa c’entrerà mai il paesaggio con la presenza di branchi attivi di lupi, verrebbe da pensare di primo

acchito. Come sappiamo il paesaggio alpino è, anzitutto, un paesaggio culturale che le comunità rurali hanno plasmato nel corso dei secoli nel rispetto di regole di cui gli Statuti medievali rendono ancora testimonianza. In un mio precedente articolo sull’argomento avevo riportato la dichiarazione del massimo studioso di alpicoltura e zootecnia alpina, il professor Andrea Cavallero dell’Università di Torino, secondo il quale la presenza di branchi di lupi avrebbe portato all’abbandono progressivo delle malghe e ad un degradante re-inselvatichimento. La qualità paesaggistica della montagna alpina a rischio depauperamento e la sua progressiva “appenninizzazione” in termini di abbandono è, in sintesi, il messaggio accorato del celebre studioso. Su questi temi sarebbe opportuno un sereno contradditto-

rio che mettesse in luce i pro e i contro della delicata questione evitando “pensieri ad una dimensione”. L’abbandono ipotetico degli alpeggi pone anche il problema del ritorno alla montagna tante volte sbandierato quale antidoto allo spopolamento. Anche qui, per favore, usciamo dalle idealizzazioni e dalle petizioni di principio. Evitiamo le simulazioni astratte e confrontiamoci con la realtà ricordandoci che la scienza non è un dogma, anzi è il suo contrario! Anche in questi tempi di emergenza sanitaria si sentono argomentazioni di scienziati, o presunti tali, che esprimono tesi diametralmente opposte sulla base di pseudo-certezze anziché di legittime congetture. La scienza, ce lo ricordano i metodologi, è un sapere critico da verificare e sottoporre al «tribunale della ragione», teorica e pratica al tempo stesso.

L’EDITORIALE - di Adelino Amistadi

Buon Natale... (si fa per dire!) Continua dalla Prima E’ impossibile non pensare al Natale, anche se lo spirito natalizio appare di molto affievolito. E così la memoria va al Natale vissuto negli anni passati. Festeggiato felicemente, come sempre, in famiglia. Bei tempi! E pensare che di quanto fossimo fortunati e felici, non ce ne eravamo neppure accorti. Succede di apprezzare quello che si aveva quando non lo si ha più. Guardo avanti e vedo nebbia. “Ma quando ce la caveremo?” Per un po’ ci abbiamo creduto. Abbiamo passato l’estate brindando allo scampato pericolo. Poi siamo ritornati sotto. Siamo daccapo, come prima, peggio di prima. “Finirà prima o poi?” è quello che ci si chiede ad ogni incontro mascherato. Gli anziani cominciano a perdere la speranza. C’è chi li vorrebbe reclusi (per tutelarli!). Sono la fascia più fragile della popolazione, e, si dice, poco pro-

duttiva, quasi inutile. Non, i nostri anziani non sono solo la nostra storia e la forza che ci ha fatti crescere, ma un patrimonio di saggezza che serve al futuro. Ci sarà un nuovo lockdown? Impossibile escluderlo. I giovani sono per gran parte increduli. Non sanno cosa pensare. Eppure è importante che almeno loro ci credano, non perdano la fiducia e la speranza in un

mondo che non è del tutto ancora loro, ma lo sarà presto. “E come sarà il mondo di domani?” Chi ha qualche anno sulle spalle e qualche responsabilità, è ben conscio che il domani arriverà, ma intuisce pure che sarà un domani duro come non mai. Non è tempo di guardare al futuro, ma sbirciando oltre la nebbia, le previsioni annunciano un inverno ed una primavera

all’insegna della “guerra continua”, ben che vada, aumenterà la disoccupazione che avrà il volto di persone senza lavoro, travagliata da crucci, sofferenze, lunari da sbarcare. Nel contempo continuano gli attacchi sanguinosi un po’ in tutta Europa, come se non fosse sufficiente il Covid-19 a demolirci. Il morale rasenta la terra, c’è tanta rabbia, si va avanti giorno per giorno. I

sacrifici fatti in primavera con abnegazione e spirito di collaborazione, appaiono inutili. Siamo presi dalla delusione. Siamo insofferenti a nuove restrizioni. La nebbia ci sta avvolgendo inesorabile. Non riusciamo a vedere oltre il cortile. E il Natale? Quest’anno c’è un volto diverso del Natale. Accade quando le strade e le piazze del paese non sono più di nessuno, anche le luci fanno meno luce. Accade quando si vorrebbe regalare qualcosa a qualcuno, ma non c’è nessuno a cui fare un regalo. Accade quando si vorrebbe scambiare gli auguri e stringere con affetto le mani di amici e parenti, ma non ci sono mani da stringere. Accade quando gli unici volti conosciuti ed amati si sono ridotti a brandelli di mascherine consunte. Accade quando la tavola è apparecchiata per due. La famiglia s’è persa. Accade quando si regala qualche moneta ad un povero que-

stuante. Almeno da lui puoi averne un sorriso. Vorrei che a Natale la stampa e la TV la smettessero almeno, almeno quel giorno, di raccontarci della guerra che stiamo vivendo, che mettessero al bando Covid-19, virologi, professori, scienziati, politici e politicanti, governatori e urlatori, e propongano solo immagini di gente felice, quella che eravamo, solo un giorno, solo il giorno di Natale. Poi si tornerà a litigare, a dire il tutto e il contrario di tutto, a dire fesserie e passarle per profezie, a dire scempiaggini e passarle per teorie scientifiche. Torneremo in guerra. Ma almeno un giorno l’avremo trascorso serenamente. Accanto al presepio, accanto a Gesù Bambino, accanto alla Sacra Famiglia, ci sentiremo protetti, ci sembrerà d’essere tornati alla normalità e anche se solo per una giornata, ci sembrerà d’essere rinati. Auguri!!!


AttualitĂ

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Attualità

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La riflessione di don Sergio Nicolli

Certo, il Natale ci sarà! di don Sergio Nicolli È la domanda che si è fatto un parroco spagnolo, padre Javier Leoz, al quale ha telefonato qualche giorno fa papa Francesco proprio per congratularsi di un testo che il pre-

miglia povera, investita di una missione unica di cui forse non era nemmeno del tutto consapevole, la missione di dare un volto umano al Dio lontano e inaccessibile, un volto che suscita lo stupore di vedere Dio che si fa bambino, in un contesto di povertà

assoluta, lontano da casa e rifiutato dalla città dei benestanti, un Dio che viene al mondo in una situazione di precarietà estrema, un Dio costretto a fuggire con i genitori dalla persecuzione di Erode che lo ricerca a morte per paura di veder compromesso il suo

te aveva scritto rispondendo all’interrogativo di molti: ma quest’anno si farà il Natale?

potere… Forse è proprio questo che affascina del Natale: l’uomo che si sente cercato da Dio nella condizione di miseria in cui si trova. Natale è una storia di precarietà che va alla ricerca di quell’essenziale che rende vera e vivibile la vita.

Allora cosa significa per noi celebrare il Natale in questo clima di precarietà in cui il covid ci ha scaraventati? Non basta più gridare dai balconi “andrà tuto bene!”… questa “profezia” è rimasta muta di fronte alla seconda ondata del virus. Lasciamoci piuttosto pervadere dalla luce sobria e penetrante del Natale che è in grado di trasformare il nostro cuore disorientato, aprendolo a un modo nuovo di guardare la vita con realismo ma anche con la fiducia nel futuro che nasce da quella misera grotta nella quale un Dio dal volto umano ci ha trasmesso una tenerezza straordinaria e ci ha invogliati a camminare verso il futuro. La fiducia che nasce dal Natale si fonda su un amore contagioso che rivela la nostra dignità e che ci rende davvero “amabili” perché Lui stesso ci ha

detto, con il sorriso di un Bambino, io sono qui per te, per dirti che ti voglio bene.. Allora all’interrogativo “quest’anno non ci sarà il Natale?” possiamo rispondere ancora con le parole del parroco spagnolo che sono piaciute anche a papa Francesco: “Certo che ci sarà il Natale! Più silenzioso e più profondo, più simile al primo Natale, quando è nato Gesù, senza tante luci sulla terra ma con la stella di Betlemme, con le strade intermittenti della vita nella sua immensità”. E, continua padre Javier, “noi condivideremo, come fece Cristo nella mangiatoia, la nostra povertà, la nostra prova, le nostre lacrime, la nostra angoscia e la nostra condizione di orfani”. Con questa fiducia auguro a tutte le nostre famiglie delle Giudicarie – a quelle serene, a quelle provate dalla malattia, dalla paura del futuro o dalla complessità delle relazioni – BUON NATALE!

MARTINELLI

SNC

Parlando di covid, non c’è trasmissione di questi giorni che non tratti di quello che sembra il problema più grande provocato da questa pandemia: è a rischio il Natale? Cosa si può fare per dare alle famiglie e agli amici la possibilità di fare una deroga agli orari serali e alla possibilità di incontrarsi in occasione di questa festività così profondamente radicata nella nostra cultura e sentita anche da chi non la guarda in prospettiva religiosa? Una prima constatazione. È vero, il Natale è una ricorrenza sentita da tutti: per molti è solo un ritorno di emozioni forti vissute nell’infanzia davanti al presepio, all’albero, al fascino delle luci… Ma dove affonda le radici questo fascio di emozioni? Non credo si tratti solo di un romanticismo superficiale e passeggero. Forse il Natale – più di ogni altra festa della chiesa – suscita simpatia e tocca il cuore perché narra una storia vera: la storia di una fa-

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Europa

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Networking per rimanere uniti di Paolo Magagnotti Associazioni culturali che perdono motivazioni nei loro soci nel poter attivare contatti solamente telefonici o sui social. E tante altre realtà ancora, senza pensare al grave problema degli studenti che devono spesso limitarsi a seguire lezioni online. Di tutte queste limitazioni non possiamo certamente attribuire la responsabilità alle pubbliche istituzioni che, loro malgrado, ci chiedono vari sacrifici. Questa è la realtà, all’interno della quale possiamo e dobbiamo fare solo ciò che non compromette il nostro bene più prezioso, che si chiama salute. Certo è che il rapporto umano interpersonale è un presupposto fondamentale e insostituibile per consentire ad una società di crescere unita e alimentata dai migliori valori e sentimenti che l’essere umano può esprimere. È l’incontro fra persone che si guardano negli occhi, si stringono la mano, condividono idee, sensazioni, aspirazioni, gioia e sofferenze, che consente di tenere unito al meglio i consorzi umani,

Il distanziamento sociale, che per il bene della nostra salute di questi tempi dobbiamo rispettare, determina come effetto collaterale anche un’alienazione interpersonale in molti corpi sociali. Pensiamo, ad esempio, alle nu-

merose associazioni culturali e di altra natura che anche nel Trentino caratterizzano tradizionalmente le parti più vive delle nostre comunità. Cori e bande che non possono più riunirsi per fare prove.

al pari dei tessuti connettivi del nostro corpo. Le distanze che stiamo soffrendo, e che possono portarci a involontarie indifferenze, alimentate e accompagnate magari da ansia e paura, non devono tuttavia lasciarci andare alla rassegnazione di allentare o addirittura abbandonare certi rapporti umani. Dobbiamo fare tutto il possibile, ad esempio, per evitare che la mancata possibilità di eseguire prove fra i componenti dei nostri cori e delle nostre bande porti allo scioglimento di cellule vitali delle nostre comunità. Si tratterebbe di una perdita molto dolorosa e triste, che scalfirebbe uno dei tratti identitari più veri e genuini del nostro Trentino. E che dire dell’associazionismo in generale, e dell’immenso valore del volontariato. Ecco allora la necessità di fare tutto ciò che è possibile per reagire: dal punto di vista psicologico innanzitutto,

che, pur innata nell’essere umano, oggi più di ieri presenta debolezze anche in tempi normali. Cerchiamo allora di utilizzare queste possibilità di contatto virtuale che abbiamo a disposizione. Ci si potrà quantomeno parlare vedendoci sullo schermo di un PC o di un cellulare. Potremmo far vedere all’amico un socio qualcosa di particolare

e sforzandoci nell’attivare tutti quei collegamenti fra soci, amici e conoscenti possibili da quanto oggi la tecnologia si mette a disposizione. Strumenti tecnologici che non possono e non potranno mai sostituire evidentemente la stretta di mano, ma che potranno almeno aiutarci a non perdere, o a ridurre l’attenuazione della socialità; una socialità

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che nel frattempo abbiamo fatto in casa o nel nostro lavoro. Ci si potrà scambiare qualche idea o proposta per l’attività sociale che potrà essere ripresa quando questo maledetto virus si potrà consentire di uscire di casa senza mascherina e salutare un amicizia con un abbraccio. Per quanto possibile un cono potrà cercare di tentare qualche prova in webinar.

Certo, sono molti attualmente coloro che si tengono in contatto attraverso vari tipi di social. Importante è tuttavia il networking, questo gerundio inglese che bene rende l’idea di creare rete in termini dinamici, interattivi, non limitandosi a mandare un breve post di testo o una foto. Questo networking dovrebbe pure far parte dell’impegno di giovani che nel corso di studi in altri Paesi europei hanno conosciuto compagni ed amici. Un impegno che dovrebbe essere svolto anche in tempi normali per conservare quei legami che oltre a dare soddisfazioni personali possono conservare coltivare rapporti che possono essere utili per il lavoro dopo che sono stati terminati gli studi. Networking che in questo difficile momento anche per la vita dell’Unione europea significherebbe pure lasciare da parte dei giovani messaggi per quell’Europa unita nella quale possono costruire al meglio il loro futuro.

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Il Saltaro delle Giudicarie

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Tutti attenti alle irrorazioni droplets: su la maschera!

In altri tempi, lo so, in pieno contagio si erigeva un capitello in piazza intitolato a san Rocco, protettore degli appestati, o a san Bastiano armato di arco e frecce contro qualsiasi virus, o a santa Rita da Cascia, nei casi più difficili, e le cose, col tempo, si mettevano a posto. Ma oggi, in questo mondo ormai lontano dalla pietà dei nostri Santi, tutto preso da vaccini, lockdown, ed altre cose strampalate, con scienziati, i nuovi sacerdoti della modernità, che dicono tutto e il contrario di tutto, il virus maledetto continua la sua marcia infettiva coinvolgendo il mondo intero. E noi, Giudicariesi, che viviamo in una terra difficile, ognuno nel proprio paesino dove la convivenza quotidiana è il dono più bello del buon Dio, siamo ormai al limite, la nostra vita s’è interrotta, dobbiamo costruirci un’altra vita, adeguarci e sperare che tutto vada bene. Viviamo giornalmente in maschera(ina), come fosse carnevale, solo che a carnevale la maschera si usa per ridere e divertirsi, ora invece la mascherina si usa per non dover piangere domani. Lo spettacolo della gente immascherinata fa una certa impressione. Siamo un popolo che nasconde mezzo viso, che parla con una voce ormai confusa dal bavaglio. Non vedere più il naso e la bocca del prossimo è sconfortante, non si può neanche più valutare la bellezza o la bruttezza altrui: la mascherina potrebbe riservare qualche antipatica sorpresa. Se poi ti capita di tossire, sei fregato, se sei in Chiesa all’improvviso ti trovi al centro dell’attenzione, ti guardano come tu fossi un untore, se sei al bar, se offri da bere, qualcuno ci passa sopra, ma molti se ne vanno, la tosse, che sia asinina, canina, da covid o da semplice costipazione invernale, è abolita. Per non dire dello starnuto. E se qualche giovanotto spara un sonoro “etcì etci” addosso ad una signora intenta a far la spesa, che Dio gliela mandi buona, potrebbe prendersi una strigliata di fronte a tutti: “E’ possibile che voi giovani non sappiate che gli starnuti, i “droplets”, sono terribilmente contagiosi? Rimettiti la mascherina...” I “droplets” ? Dopo il lockdown arrivano anche i droplets, chissà che prima che finisca la pandemia in corsa non si parli un po’ tutti l’inglese. Però sul sul “droplets” ha ragione la signora. Lo starnuto è un terribile impasto di goccioline di saliva ed altre particelle orali o cadute

Caro etereo e sempiterno Saltaro delle Giudicarie, severo custode della nostra storia e della nostra vita, vedi se puoi far qualcosa. Ne abbiamo piene le scatole di questo covid-19 che ci ha scombussolato la vita, la nostra quotidianità, e ci ha portato, un po’ tutti, in cima

dal naso che, con una gittata di almeno un paio di metri, irrorano chiunque sia in zona, senza contare che l’orrida pol-

tiglia si depone sul banco del bar e sugli arredi, nonché sui mobili domestici, e lì rimane pronta all’assalto dell’ignaro

ad un baratro dove da un momento all’altro potremmo precipitare e buona notte. Tu che hai conosciuto le pandemie dei secoli passati, che hai convissuto con la peste per gran parte della tua storia, concentrati pensa qualcosa.

nuovo cliente. E il ragazzo, che dovrebbe aver capito la lezione, si rimette la mascherina e sotto sotto sghignazza che è

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un piacere. Eh sì, perché se hai la mascherina e c’è qualcuno che ti sta antipatico, mentre prima in qualche modo lo accoglievi con un sorriso forzato, adesso puoi fagli le boccacce che neanche se ne accorge. Ma ancora per quanto dovremo stare mascherati? E “sparati” in fronte se ti rechi negli uffici pubblici o in qualche ambulatorio? E con quante gelatine detergenti e sanificanti dovremo ancora impiastricciarci le mani? Ma al di là dei riti e delle abitudini ormai quotidiane è tutto da vedere come il covid-19 ci ha cambiato dentro, nel profondo. Non è facile davanti a noi scorgere il futuro, non ci sono scenari, orizzonti, c’è solo l’andare avanti, giorno dopo

giorno, verso cosa? C’è un domani? Io spero di sì, perché domani vado a caccia. E quando sono sui monti in attesa di far fuori un camoscio con cui ho un conto in sospeso, dimentico tutto e, senza maschera, ritrovo la mia vita. Ah...questa mascherina! Eppure c’è chi sostiene che la mascherina ci accomuna, ci da un senso di appartenenza ecumenico, universale: siamo sulla stessa barca, simpatici e odiosi, rompiballe, cittadini per bene e gente per male; dotati di tamponi, analisi, farmaci, ricoveri, cure intense più o meno, non possiamo che simpatizzare e consolarci a vicenda. Io credo che ce la faremo, ne sono sicuro, per rispetto, se non altro, dei più di quarantamila italiani già caduti, un prezzo di vite umane più alto delle tre guerre d’Indipendenza. Poi magari si discute, alcuni di loro non sono morti di, ma con, “coronavirus”, cosa cambia? Per non parlare poi dei negazionisti: tipi decisi, che ne sanno una pagina più d’ogni altro scienziato, per loro sarebbe tutta una messinscena, il potere malvagio si è inventato la pandemia per costringerci a cambiare vita. E i poveretti che continuano a morire? Facile: muoiono di influenza normale. E gli ospedali al collasso, le autoambulanze con le loro sirene, e i camion militari carichi di bare...no... sono bare vuote! La mascherina? Non serve a niente, anzi se non la si cambia di frequente può diventare infettante. E’ Il solito “megabusiness” dei soliti ricchi. E allora spariamo tranquillamente i nostri “etcì”, lasciamo che i “droplets”irrorino uomini e cose. Tanto è tutta una commedia. E c’è qualcuno che ci crede. I soliti rimbambiti, i soliti imbecilli che ti assicuro, caro Saltaro sono molti di più di quel che si può pensare. Caro Saltaro, tu che sei vissuto nei secoli dei secoli, non scandalizzarti, il mondo è questo e forse è sfuggito anche al tuo controllo. Ritorna ti prego a rimettere in ordine le tue valli, riportaci allo spirito antico, concorda con i Santi Protettori qualcosa di speciale per riportaci alla vita di sempre, fa che i nostri cuori riscoprano la preghiera che nei secoli ha guarito migliaia di generazioni, fa che la nostra gente riscopra l’umiltà di chiedere aiuto. Ne abbiamo bisogno. Datti da fare, noi confidiamo in te! Un tuo affezionato conterraneo


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Attualità

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Incontra è una cooperativa sociale che nasce ufficialmente nel 2018 dalla fusione tra la Cooperativa Bucaneve e la Cooperativa L’Ancora, entrambe operative sul territorio delle Valli Giudicarie. La Cooperativa è stata inoltre suddivisa in diverse aree, tra cui l’Area Minori, Disabilità, Adulti e Psichiatria, per poter garantire un supporto maggiore e specifico ai più “fragili”. Attraverso i suoi centri e le sue equipe specializzate vengono organizzate attività, laboratori e iniziative in collaborazione con i servizi socio-assistenziali del territorio e coinvolgendo anche le comunità. Per quanto riguarda l’Area Minori, i centri socioeducativi diurni presenti sul territorio sono tre: Pinzolo, Tione e Comano, mentre ad Andalo è presente un centro aperto. In questi luoghi per i bambini e i ragazzi presi in carico vengono proposte attività e laboratori formativi tutto l’anno, come ci spiega la responsabile dell’Area Minori Elisa Gargioni: «I laboratori si calibrano in base all’età. Durante il corso dell’anno per i più piccoli sono laboratori ricreativi dove si cerca di far sperimentare la manualità e la creatività, che puntano sul riciclo, l’arte, la creatività, cambiando le tematiche, mentre per le medie sono un po’ più specifici, quindi attività che riguardano anche le loro stessi». I laboratori erano pensati anche per questa specifica

L’iniziativa di Incontra nei comuni giudicariesi

Palloncini gialli per i diritti dell’infanzia di Francesca Cristoforetti Il 20 novembre è la data scelta dall’Onu per celebrare la Giornata Internazionale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Non essendo una giornata nota a tutti, l’Area Minori della Cooperativa Incontra ha deciso di promuoverla sul territorio in modo concreto, coinvolgengiornata, il 20 novembre, ma non è stato possibile proporre attività aperte a tutti: «Questa giornata era stata pensata in modo differente, la volontà era quella di coinvolgere anche i ragazzini delle comunità negli spazi aperti. Purtroppo, causa Covid, abbiamo dovuto ricalibrarla e promuovere questi laboratori solo ai ragazzini che sono inseriti nei nostri centri. In un contesto normale ogni centro ha dei momenti di spazio aperto, questo in un’ottica di socializzazione e integrazione per i nostri ragazzi», sostiene Gargioni. Mentre la Cooperativa può svolgere un ruolo “catalizzatore”, fondamentale deve anche essere la collaborazione con le ammi-

nistrazioni locali, le scuole, le associazioni, gli oratori, le pro loco che ricoprono un ruolo importante nell’inserimento sociale e lavorativo dei mi-

do per la prima volta la Comunità delle Giudicarie attraverso una campagna di sensibilizzazione. Nelle piazze dei Comuni principali dove opera la Cooperativa, è stata lanciata la campagna #NONPUOINONVEDERE, accompagnata da palloncini di colore giallo.

nori nella comunità. Ventidue Comuni hanno aderito a posizionare nelle piazze dei comuni dei palloncini gialli con annesso il foglio informativo

dei diritti fondamentali, con lo scopo di sensibilizzare il mondo degli adulti sui diritti dei minori, che spesso vengono violati e non riconosciuti: «All’interno dei nostri centri con i ragazzi in questa data abbiamo sempre organizzato qualcosa. Questo è il primo anno che abbiamo deciso di aprirci al territorio e uscire dai servizi perché ci siamo resi conto che il mondo adulto spesso non vuole vedere o fa finta di non vedere», spiega la coordinatrice. #NONPUOINONVEDERE nasce quindi per rendere consapevoli e cerca di rivolgersi agli adulti, che non possono fare finta di non vedere. La responsabile dell’Area Minori aggiunge

anche: «Vorremmo tenerla come data fissa quindi riproporla anche gli anni prossimi, collaborando ancora di più con le amministrazioni che ci hanno appoggiato, e quindi fare qualcosa, Covid permettendo, ancora più in grande». La campagna è stata seguita sia sui social media sia attraverso le amministrazioni e i comuni. Si è voluto mettere in luce soprattutto come la violazione di questi diritti vengano percepiti erroneamente distanti da noi: «la nostra idea era proprio richiamare all’attenzione delle nostre comunità che questa giornata esiste e che i bambini hanno dei diritti. Pensiamo di essere una società dove questi diritti sono rispettati, invece possiamo assicurare che, anche solo nel nostro piccolo, non sono così rispettati come si pensa. Non sono situazioni lontane da noi».

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Territorio

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Il Pane (con la maiuscola, come scrive Piffer per sottolinearne l’importanza) è l’ultimo anello di una filiera, ma è il primo simbolo della catena alimentare da che mondo è mondo. O meglio, da quando qualcuno si è messo a raccontare la storia della civiltà. Un simbolo forte anche sul piano religioso: cosa moltiplica Gesù? Pane e pesce. E veniamo alla filiera. Termine inusuale fino al terzo millennio, tant’è che nel mitico vocabolario “Devoto Oli” degli anni Ottanta fornisce tutt’altro significato. E’ diventato usuale negli ultimi lustri per spiegare la creazione, la trasformazione, la distribuzione, la commercializzazione e la fornitura di un prodotto finito. In parole povere e un pochino provocatorie, il percorso compiuto da un prodotto dalla nascita alla morte. Questa è la filiera. Nelle Giudicarie, e più in particolare nelle Giudicarie Esteriori, è nato un progetto chiamato “Filiera dei cereali”. A lanciarlo è stata la Condotta locale di Slow Food, un’associazione nata più di quarant’anni fa a livello nazionale, oggi con ramificazioni in tutto il mondo, per promuovere una sana alimentazione ed un modo “diverso” di stare a tavola. Detta in termini più semplici, stare a tavola per fare convivialità, al contrario dei fast food, dei pasti veloci. Mangiare bene, ossia con un “cibo sano, pulito e giusto”, come dicono i teorici di Slow Food, significa avere i prodotti genuini. Ecco perché nasce il progetto della filiera dei cereali. Biodiversità, sviluppo sostenibile. Tutti termini tanto usati da far temere un abuso. Perché se non metti in pratica le teorie, se ti limiti a predicare, perdi credibilità. Per questo la Condotta presieduta da Flavio Franceschetti si è lanciata nel progetto di filiera, trovando anzitutto la collaborazione di Mab Unesco Rete delle Riserve del-

Il recupero in Giudicarie Esteriori e valle del Chiese

La filiera dei grani vernini di Giuliano Beltrami “Fare il Pane è il nostro modo per prenderci cura della fertilità del suolo, per coltivare relazioni sincere e per esprimere il nostro senso di responsabilità verso il prossimo”. Parole quasi poetiche quelle

di Matteo Piffer, del Panificio Moderno di Isera, portavoce di PAU, Panificatori Agricoli Urbani, un’associazione nazionale che raccoglie un’ottantina di coraggiosi.

la Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria, ma poi cercando la collaborazione degli agricoltori e dei panificatori, o meglio, dei trasformatori, che sono i protagonisti della filiera. I grani vernini Vengono seminati in autunno e riposano per tutto l’inverno per essere raccolti in primavera. Così dicevano le poesie che ci insegnavano ai tempi delle elementari verseggiando che i grani “dormivano sotto la neve”. Non è così, naturalmente: i grani vernini lavorano per crescere e per diventare spighe. In primavera sono pronti per essere raccolti ed iniziare il percorso che li porterà sulla nostra tavola, sotto forma di fragranti pani o di profumati pasticcini. Recuperare la filiera significa valorizzare i luoghi, il territorio e perfino il paesaggio delle nostre terre, oltre naturalmente al mestiere di agricoltore. Non è un mistero che molti panifici preferiscano acquistare (per risparmiare) la farina sotto altri paralleli e meridiani: in Canada, per dirne una. In una serata organizzata da Slow Food alla fine di ottobre Marco Fedrizzi, giovane collaboratore dell’associazione, ha fornito qualche dato sulla diffusione della coltivazione: «In Trentino oggi sono messi a dimora 2.800 quintali di grani vernini in 80 ettari. Balza agli occhi la differen-

“grani vernini”, accordandosi con i trasformatori per portare nelle case pane, paste, pizze e focacce.

za di quantità rispetto ai dati ottocenteschi: la produzione media attuale è di circa 35 quintali all’ettaro. Quando don Lorenzo Guetti pensava alla nascita delle Cooperative, sui pendii terrazzati o nei fondovalle giudicariesi le rese medie erano ben altre e ben più misere: 16 quintali all’ettaro dalle parti di Stenico e addirittura 12,5 nelle campagne di Tione». La ripresa giudicariese della produzione ha due poli principali: le Giudicarie Esteriori e la valle del Chiese. Con due caratteristiche diverse. Nella valle del Chiese ha una valenza “industriale”, nel senso che è stata spinta dalla Cooperativa Agri 90, la società che trent’anni fa lanciò (pardon, rilanciò) la produzione del granoturco, definito grano nostrano di Storo, dal quale si ricava la ormai strafamosa farina gialla. Un po’ per la necessità di rotazione, un po’ per diversificare nella logica della creazione di un polo cerealicolo, sta di fatto

che negli ultimi quattro anni la superficie coltivata a frumento è aumentata, portando di conseguenza la produzione a superare i mille quintali. Dall’altra parte, nelle Giudicarie Esteriori, alcuni piccoli produttori hanno investito nei

Inseguire le tradizioni Come diceva il proverbio, non di solo pane vive l’uomo, anche se il pane (indiscutibilmente) è ancor oggi, nella civiltà dei piatti pronti e dei surgelati, l’elemento fondamentale della nostra alimentazione. Ci sono nelle Giudicarie Esteriori panificatori che hanno colto l’importanza della filiera. Ma ci sono anche aziende che dalla farina bianca traggono materia per produrre delle leccornie. Prendi per esempio Levà, sede a Sarche. Produce pane ed altri lievitati,

utilizzando frumento di Agri 90, olio della Agraria di Riva del Garda, acqua trentina, con metodologie vecchie di mezzo millennio. Ma poi ci sono i panifici delle Giudicarie Esteriori. «Da qualche anno abbiamo trovato nel Bleggio e dintorni un terreno fertile, proprio nella logica della biodiversità e della produzione con sistemi naturali, oltre che nella trasformazione dei cereali di montagna - racconta Flavio Franceschetti - sono nuove idee che non pretendiamo attecchiscano dall’oggi al domani. C’è bisogno di un salto culturale nella gastronomia, ossia nel rapporto con il cibo. Ecco il ruolo di Slow Food».


Azienda sanitaria

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Coronavirus, le domande più comuni su sintomi, tamponi, isolamenti e quarantene Ecco allora alcune delle domande più comuni su sintomi, tamponi, isolamenti e quarantene. 1. Chi ha dei sintomi riconducibili al Covid, cosa deve fare? La persona con sintomi riconducibili al Covid19 o che ha avuto dei contatti con un positivo deve fare riferimento al suo medico di medicina generale (o pediatra di libera scelta) che valuterà se fare un tampone rapido o prescriverlo con ricetta dematerializzata. Il tampone si prenota ai drive through o nelle farmacie che hanno aderito alla convenzione tramite il Cup-online (https:// cup.apss.tn.it/), la piattaforma TreC (https:// trec.trentinosalute.net/ home) e l’App TreC_FSE. Ad oggi Apss non effettua tamponi su richiesta autonoma dei singoli, se non nei casi di rientro dalle zone a rischio (sia dall’Italia sia dall’estero). 2. Che differenza c’è tra un tampone antigenico (rapido) e uno molecolare? La differenza sta essenzialmente nel tipo di reagente usato e nei tempi di risposta. Il test antigenico rapido viene fatto in presenza di sintomi o alla fine della quarantena e permette di identificare gli antigeni del virus Sars-CoV-2; si esegue con un tampone nasofaringeo e fornisce una risposta in tempi brevi. Il test molecolare è l’esame diagnostico di riferimento per il Covid-19. Si esegue con un tampone nasofaringeo e rileva la presenza del virus Sars-CoV-2 mediante analisi molecolare. Viene processato in laboratorio e fornisce una risposta entro 5/6 giorni. Il risultato del tampone è visibile su TreC e FastTreC dal sito dell’Azienda sanitaria (https://trec.trentinosalute. net/home) inserendo il codice di accettazione fornito al momento dell’esecuzione del test. Il referto è visibile anche sull’App TreC_FSE. L’esito del tampone antigenico rapido è visibile indicativamente dopo un paio d’ore dall’esecuzione, mentre per quello molecolare sono necessari 5/6 giorni. Se

Nella maggioranza dei casi la malattia da coronavirus – chiamata Covid-19, mentre il nome scientifico è SARS-CoV-2 – si manifesta con sintomi quali febbre, tosse e altri disturbi. Solitamente passano dai 4 ai 7 giorni dal momento dell’infezione al momento in cui compaiono i sintomi: tale periodo, detto di incubazione, può anche durare fino a 14 giorni. Questo è il motivo per cui il periodo di quarantena dura un massimo di 14 giorni (si può abbreviare solo tramite l’esecuzione di un test in decima giornata) e perché per individuare una possibile fonte di contagio bisogna ricordarsi gli eventi a rischio in questo lasso di tempo. In alcuni casi la malattia si manifesta in forma lieve, in altri la persona non ha niente e sta bene (senza

sintomi o a-sintomatico), ma riesce comunque a trasmettere la malattia. In altri casi la malattia colpisce in forma grave, i malati hanno bisogno di cure in ospedale, a volte in terapia intensiva anche per lunghi periodi e una parte di loro muore. Chi è più giovane e sano è meno a rischio di chi ha già qualche problema di salute (al cuore, ai polmoni o il diabete) o di chi è anziano. Ma esistono anche forme gravi in persone giovani e sane. Questo è il motivo per cui bisogna fare di tutto per evitare di ammalarsi e di trasmettere il virus ad altri: è importante quindi portare la mascherina, mantenere una distanza di sicurezza tra una persona e l’altra (almeno un metro e mezzo) e igienizzare frequentemente le mani.

trascorsi cinque giorni l’esito del tampone non è ancora disponibile è possibile fare una segnalazione attraverso FastTreC. 3. Che differenza c’è tra isolamento e quarantena? L’isolamento è la misura che deve adottare un positivo comprovato da un tampone. L’isolamento consiste nel separare quanto più possibile le persone affette da Covid19 da quelle sane al fine di prevenire la diffusione dell’infezione, durante il periodo di trasmissibilità (o contagiosità). La quarantena, invece, si riferisce alla restrizione dei movimenti di persone sane che potrebbero essere state esposte ad un agente infettivo o ad una malattia contagiosa per la durata del periodo di incubazione della malattia, con l’obiettivo di monitorare l’eventuale comparsa di sintomi e identificare tempestivamente nuovi casi. La quarantena viene indicata ai “contatti stretti”, ovvero persone a tutti gli effetti sane (fino a quando non insorgono sintomi) che sono state esposte ad un caso di Covid (un caso accertato da tampone). L’obiettivo in questo caso è di monitorare i sintomi e assicurare l’identificazione precoce dei casi. In sintesi, stanno in isolamento i malati, stanno in quarantena i sani venuti a contatto stretto coi malati. Per queste due categorie di persone (i positivi e i contatti stretti) le tempistiche di isolamento e quarantena cambiano a seconda delle situazioni. Se non insorgono sintomi la quarantena si conclude alla scadenza del certificato di quarantena.

comunque rispettare la quarantena di 14 giorni anche se è risultato negativo al tampone. È utile ricordare che qualsiasi test fatto dalle persone entrate in contatto con un positivo può dare dei falsi negativi (in assenza di sintomi). 7. Ho fatto il test antigenico privatamente ed è positivo, cosa devo fare? Deve verificare che la struttura privata abbia segnalato la positività ad Apss, come previsto dall’ordinanza del Presidente della Provincia autonoma di Trento n.48 del 15 ottobre 2020. 8. Posso fare il tampone rapido dal mio medico di base? Sì, ma viene effettuato in libera professione (a pagamento) se lei non ha sintomi e non è considerato un contatto stretto di un positivo.

4. Cosa fare se il tampone risulta positivo? Innanzitutto la persona deve mettersi in isolamento e seguire le indicazioni per la gestione dell’isolamento allegate al referto del tampone positivo: né lei né i suoi familiari conviventi possono andare a scuola, al lavoro o uscire dal domicilio. Il proprio medico o pediatra di famiglia è il riferimento per eventuali informazioni cliniche o le eventuali terapie da seguire. È necessario fare particolare attenzione alla sanificazione degli ambienti e al rispetto delle norme anticontagio e, se possibile, è consigliato avere una stanza e bagno dedicati alla persona positiva. Infine, si raccomanda di evitare contatti con persone anziane o con patologie croniche. La persona positiva sarà contattata il prima possibile dalla Centrale covid di Apss che fornirà il certificato di isolamento (se è risultato positivo prima del 12 novembre) e fisserà il tampone di guarigione - cioè il tampone che certifica la fine della malattia - trascorsi almeno 10 giorni dal test positivo (se positivo prima del 23 novembre). Se invece ha fatto il tam-

pone dopo il 12 novembre può trovare il certificato di isolamento allegato al referto del tampone visibile sulla piattaforma TreC o Fast TreC (https://trec. trentinosalute.net/home) e sull’App TreC_FSE. Chi risulta positivo dopo il 23 novembre può prenotare in autonomia al Cup-online il tampone di guarigione con i codici di prenotazione allegati al referto del tampone. Il tampone può essere prenotato non prima di dieci giorni dalla data di effettuazione del tampone positivo; se il primo tampone dovesse risultare ancora positivo, sarà possibile prenotare il secondo tampone di guarigione a 15 giorni. La centrale Covid effettuerà il tracciamento dei contatti stretti, prenoterà se necessario il tampone di fine quarantena per i conviventi e segnalerà alle forze dell’ordine e al sindaco la positività della persona. 5. Sono positivo al tampone rapido, come posso fare con il lavoro e la malattia? La persona positiva al tampone può chiedere al medico di medicina generale il certificato di malattia, che viene fatto sulla base

del certificato di isolamento. Se il tampone è stato effettuato dopo il 12 novembre il certificato di isolamento sarà allegato al referto del tampone visibile sulla piattaforma TreC e Fast TreC e sull’App TreC_FSE. Il certificato è visibile anche dal medico di medicina generale e dal pediatra di libera scelta. Chi invece ha fatto il test prima del 12 novembre deve aspettare l’invio del certificato di isolamento da parte della Centrale covid. Coloro che sono in quarantena in attesa del tampone possono fare riferimento al medico di medicina generale, che può rilasciare il certificato di quarantena e sulla base di questo fare il certificato di malattia. 6. Se il tampone di guarigione risulta negativo si può tornare a fare la vita di sempre? Sì, nel rispetto naturalmente delle misure anti contagio (utilizzo della mascherina, lavaggio frequente delle mani, distanziamento sociale) e anche nel caso in cui uno o più familiari conviventi siano ancora positivi. Chi è entrato in contatto con un positivo deve

9. Cosa sono i drive through? I drive through sono dei punti sul territorio raggiungibili in auto dove è possibile effettuare un tampone nasofaringeo senza scendere dalla macchina. I drive in Trentino sono tredici, dislocati a Trento, Rovereto e nei principali centri delle valli. In generale l’accesso ai drive through avviene su appuntamento (o del Cup-online o della Centrale covid). Il giorno dell’appuntamento è necessario presentarsi puntuali, spegnere la macchina durante l’attesa, tenere a portata la tessera sanitaria e abbassare la mascherina sotto il naso al momento dell’effettuazione del tampone. Nel caso di test rapido il risultato sarà disponibile entro un paio d’ore su TreC e FastTrec, mentre per il tampone molecolare saranno necessari indicativamente 5/6 giorni. Si può accedere ai drive anche in moto, bici e a piedi. Nel dubbio di essere positivi non è consentito raggiungere i drive through con mezzi pubblici. Non è consentito l’accesso ai drive through per richiedere informazioni.


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Porto Franco

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Sintetizziamo alcuni esitii: nelle città dove erano presenti i partiti con i loro simboli non è che il centro destra se la sia cavata bene. Ok ad Avio, ok a Riva del Garda dove una candidata giovane e nuova ha fatto la differenza di duecento voti sul vecchio sindaco, ma a Rovereto, Arco e Trento sono stati dolori. A Trento soprattutto si è persa un’occasione d’oro. C’era un candidato buono, l’avv. Alessandro Baracetti, ma ad un certo punto e a gara già avviata qualcuno ho pensato di sostituirlo con un altro avvocato, più giovane, più rampante e con una autostima forse eccessiva. Chi lo ha voluto non ha capito che i trentini, moderati e schivi per natura, non amano gli atteggiamenti da primo della classe. La stessa sorte è toccata ad un altro candidato sindaco del centro destra, Marcello Carli, al quale la modestia non fa certo difetto. E veniamo al centro destra inteso come area politica. Si è presentato a Trento con tre candidati sindaci: l’avv. Andrea Merler, sostenuto dalla Lega, da Forza Italia e dai Fratelli d’Italia, Marcello Carli sostenuto da Agire e da una sua lista chiamata Rinnovamento, da Silvia Zanetti, illustre sconosciuta, spinta da Progetto Trentino, ovvero dall’inossidabile e pur simpatico Silvano Grisenti. Ma vi pare che uno schieramento, che sulla carta doveva essere alternativo al centro sinistra si possa presentare con tre ben tre candidati sindaco? Cose da manuale per un suicidio politico perfetto. Facciamo un altro passo in avanti: al di là dei candidati quali e quanti erano i partiti del centro destra alle amministrative di settembre? Quel che ha contraddistinto l’alleanza è stata l’estrema frammentazione. Cominciamo dall’estrema destra. Ci sta Fratelli d’Italia e va bene. Poi però c’è Mattia Gottardi, origini di destra ed oggi in Consiglio provinciale con una sua lista civica. Poi la Lega che è l’architrave di questa armata. Quindi Forza Italia, che nei maggiori centri ha ottenuto un due per cento circa, non riuscendo ad eleggere manco un consigliere comunale. Col due per cento Forza Italia è all’ultimo miglio. Colpa di Berlusconi, sicuramente, ma anche di difficoltà locali e di un appiattimento politico sulla Lega. Proseguiamo: poi spunta Carli, ex Udc, che per l’occasione si inventa un nuovo partito. Però è un partito solo nella sua immaginazione: lo sostiene nell’ultimo chilometro da Agire di Claudio Cia, che peraltro non gli porta fortuna. Carli fa un tonfo ma pure Agire, che probabilmente ha fatto il suo tempo. Poi ci sono gli autonomisti di Kaswalder. Non riescono nemmeno a mettere insieme una propria lista e chiedono asilo politico in altre liste. L’aver Kaswalder presidente del Consiglio provinciale, peraltro criticatissimo, non serve a molto. Anzi peggiora la situazione. I risultati sono tali che fanno presumere che al prossimo giro delle provinciali sia Cia che Kaswalder andranno a casa. E infine eccoci a Silvano Grisenti, stratega nell’ombra, che formalmente è in giunta provinciale con Mario Tonina, ma che obiettivamente non si sa cosa voglia e dove voglia arrivare. Riassumiamo quindi. Il centro destra oggi è rappresentato da Fratelli d’Italia, Mattia Gottardi, la Lega, Forza Italia, Agire di Claudio Cia, Marcello Carli col suo Rinnovamento, Autonomisti di Kaslwalder, Grisenti con Progetto trentino. Poi c’è anche Renzo Gubert con la Democrazia Cristiana, risorta come Lazzaro dal sepolcro ma forse anche già ascesa al cielo. Da notare che in questo variegato panorama alcuni partiti di fatto sono ad personam: Mattia Gottardi, Claudio Cia, Walter Kaswalder, Marcello Carli, Progetto trentino, Gubert. Tutti rispettabilissimi per carità. Ma alla fin fine questi movimenti/partiti sono solo espressione di personalismi e di protagonismo politico di piccolo cabotaggio, senza alcun aggancio a prospettive nazionali, senza una proposta politica seria, che non sia quella di gestire qualche fetta di potere. Ma vi pare che con un simile esercito il centro destra possa vincere? La risposta l’hanno dato gli elettori. La Lega – come abbiamo detto – è stata ed è l’architrave della coalizione. Però alle amministrative a Trento ha avuto un meno dieci per cento rispetto alle ultime provinciali. E’ un segnale da non sottovalutare. Forse ci vorrebbe

Lo scenario politico dopo le amministrative

Si scrive centrodestra, ma si legge solo Lega di Ettore Zampiccoli Si scrive centro destra ma si legge Lega, nel senso che nel centro destra c’è la Lega in primis e a seguire un po’ di partiti formato nanetto che influiscono per nulla sulle politiche provinciali. Chi conduce i giochi è solo la Lega. Questo pensiamo sia da tener bene presente se si vuol analizzare la foanche una riflessione sulla gestione Fugatti di questi due anni, anche perché le provinciali del 2023 sembrano lontane ma di fatto potrebbero già risentire di scelte ed atti compiuti oggi. Al di là di questo c’è un’altra domanda di fondo: ma il centro destra pensa di andare, così frammentato e squalificato, alle prossime elezioni provinciali? Speriamo di no. E’ necessario un ripensamento profondo, che vada al di là

tografia del centro destra. Ciò premesso a due mesi dalla tornata amministrativa di settembre una riflessione, Covid permettendo, sui risultati ottenuti dalla Lega e dai suoi alleati in Trentino pensiamo sia lecita anche per capire lo stato di salute del centro destra.

dei piccoli protagonismi e dei cespugli ad personam. Bisogna riscrivere il centro destra ed è urgente che i partiti che hanno un riferimento nazionale riprendano in mano la situazione attraverso un confronto che esprima intelligenza e proposte politiche. Basta coi personalismi e con le prime donne. Il tempo dei nanetti della politica è finito ed è opportuno riempire i loro spazi con programmi e prospettive nuove. Bi-

sogna che il centro destra acquisisca autorevolezza politica e culturale e soprattutto che metta in campo una classe dirigente credibile. Questo compito spetterà soprattutto a Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. La sfida è aperta. Altrimenti il rischio è che il centro destra alle prossime provinciali vada a sbattere e il Trentino torni in zona …rossa ( non quella del Covid si intende ).

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Attualità

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L’arcivescovo Lauro Tisi: “Non c’è alcuna possibilità di vita se non si stringe la mano agli altri” di Alberta Voltolini

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Cooperando

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Un importante momento di confronto tra i diversi attori del nostro territorio provinciale, per un settore come quello dell’agricoltura che rappresenta non solo fonte di occupazione ma anche un punto di forza economico e di presidio dei territori. l’Assessore Tonina che ha aperto i lavori, ha rimarcato la necessità di un ripensamento organizzativo del settore per una adattabilità funzionale dello stesso, sia a fronte dell’emergenza epidemiologica e delle sfide di mercato in corso sia in virtù della nuova normativa PAC (Politica Agricola Comune) che caratterizzerà il prossimo decennio. In tal senso e a sostegno delle aziende agricole trentine, Provincia e Cooperazione Trentina hanno messo in campo nuove e importanti risorse. Prima fra tutte il nuovo Fondo Partecipativo gestito da Promocoop, con un apporto di oltre 45 milioni di euro, di cui 20 finanziati dalla Provincia, per bandi a supporto di progetti di sviluppo e consolidamento delle Cooperative agricole e dei loro consorzi. L’attivazione, attraverso Cooperfidi con il finanziamento dalla Provincia, di un Fondo di Rotazione Immobiliare con finalità quella di sostenere aziende in momentanea difficolta attraverso l’acquisizione di immobili che potranno poi essere affittati alle stesse

Nuove sfide perl’agricoltura e la cooperazione di Alberto Carli Si è svolto lunedì 30 novembre il convegno “Le nuove sfide per l’agricoltura e la cooperazione” organizzato da CIA Agricoltori Italiani Trentino. L’evento ricco di interventi ha visto la presenza come relatori di numerosi rappresentanti Istituzionali e la partecipazione di oltre 100 persone collegate online. Tra i relatori Herimprese e successivamente ri-acquistati dall’affittuario in qualsiasi momento. E non da ultimo, la disponibilità anche per le aziende agricole del sistema garanzie per l’accesso al credito. Sulla nuova PAC (Politica Agricola Comune) è intervenuto l’eurodeputato Herbert Dorfmann evidenziando come questa rappresenti una opportunità che potrà aiutare le aziende anche di piccole dimensioni. La nuova riforma dovrà essere concordata con il consiglio europeo e la commissione europea e per quanto riguarda il 2021 e 2022 ci si baserà sulla PAC in essere, con le stesse regole quindi del passato. Grande attenzione sarà data alla convergenza interna dei

pagamenti, i quali dovranno essere allineati al 100% senza discrepanze tra le zone di pianura e quelle di montagna. Convergenza ritenuta indispensabile per il Presidente di CIA Agricoltura Trentino Paolo Calovi che ha messo in luce come l’emergenza pandemica con le sue drastiche evidenze abbia colpito an-

bert Dorfmann Eurodeputato, il Vice-Presidente della Provincia e Assessore alla Cooperazione Mario Tonina, l’Assessore all’Agricoltura Giulia Zanotelli, il Presidente della Cooperazione Trentina Roberto Simoni oltre che il Presidente e il Direttore di CIA Trentino rispettivamente Paolo Calovi e Massimo Tomasi.

che il settore primario di montagna e come la ripresa dipenderà dalla capacità di governare i cambiamenti attraverso una alleanza con i centri di ricerca, in particolare Fondazione Mach e Fondazione Bruno Kessler, oltre ovviamente con la Cooperazione. Un impegno in riferimento ai temi della sostenibilità, dell’inno-

vazione e automazione in chiave 4.0 “su misura” per i nostri territori oltre che una particolare attenzione al risparmio idrico, alla gestione dei rischi attraverso nuovi strumenti per la protezione di impianti e strutture, e per la fluttuazione dei prezzi. Particolare attenzione da parte dei relatori è stata data al tema del biologico su cui la Provincia di Trento ha intenzione di investire e che sarà oggetto di una legge provinciale in fase di predisposizione, sulla scorta delle disposizioni normative europee e in concertazione con tutto il comparto agricolo trentino. Non da ultimo il Presidente della Cooperazione Roberto Simoni ha evidenziato come

Riconoscimenti a Lukas Forer e al Soccorso Alpino di Pinzolo e Campiglio

Solidar

l’attenzione all’ambiente si stia profilando come un tema a cui non possiamo prescindere caratterizzato però da un approccio che parta dal tema generale della sostenibilità ambientale attraverso prodotti sempre più biodegradabili, fino ad arrivare alla sostenibilità economica. Il biologico in questo senso per essere competitivo ha bisogno di aiuti, in quanto il mercato è molto attento al posizionamento del prezzo. Una produzione quindi calibrata anche sulla base della capacità di produzione e risposta alla domanda. Oltre a ciò una attenzione anche ai giovani e al ricambio generazionale, in un contesto dove la preparazione sia tecnica che economico finanziaria, oggi rappresenta un elemento necessario per costituire, far crescere e consentire alle aziende agricole di affrontare il futuro.


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Do “Grandezza e fragilità de di Denise Rocca

GRANDI OFFERTE DI NATALE E IDEE REGALO PER TUTTI!


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Territorio

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Gli abitanti del luogo misero in scena il primo presepe vivente della cristianità, in una grotta, e da allora la rappresentazione della nascita di Gesù è diventata una tradizione che riempie di stupore e serenità tutta la famiglia, un modo di festeggiare il più importante evento dell’umanità: Dio che si fa uomo. Anche per chi non crede Natale è una festa, perché può percepire in questa annuale ricorrenza cristiana qualcosa di straordinario e di trascendente, qualcosa di intimo che canta il dono della vita. Molto più moderno è tutto l’insieme dei festeggiamenti degli gli alberi addobbati, delle vetrine scintillanti e di Babbo Natale che porta i regali. Il grasso signore con la barba bianca che porta doni ha una data di nascita precisa: il 6 dicembre 1810. In un bel palazzo settecentesco di Broadway, a New York, si svolse la prima cena della Historical Society, una associazione filantropica di ricchi commercianti, che festeggia san Nicola. I componenti della associazione sono preoccupati: New York ha triplicato in pochi anni i suoi abitanti, e molti dei nuovi arrivati sono immigrati irlandesi che a fine anno festeggiano con balli e fiumi di alcool rituali antichissimi che si collegano alle feste pagane del periodo in cui i lavori dei campi sono fermi. Ne va del decoro della città, e per opporsi a tutto ciò l’Historical Society sceglie di recuperare le tradizioni di

Anche se Babbo Natale è figlio degli imperi commerciali

Quelle tradizioni natalizie da mantenere, nonostante il Covid I

di Chiara Garroni

l Natale quest’anno sarà diverso rispetto a quello che abbiamo festeggiato fino all’anno scorso, ma ci sono tradizioni che dobbiamo mantenere, perché questo ci fa bene e ci dà coraggio. Facciamo il presepe, perché è poetico, rievocativo e rincuorante, ed abbiamo quando New York era una piccola colonia olandese, dai costumi assai morigerati. Ma dato che non furono trovate tracce di festeggiamenti di alcun tipo, venne inventato tutto. Fu scritto un libro illustrato che diceva di raccontare la storia di san Nicola, il più venerato dagli antichi abitanti di Nuova Amsterdam, nominato Sinterklaas. In una delle figure del libro appare il personaggio suddetto vicino al camino da cui pende una calza con dolci e regali, ma che ha in mano un bastone per punire i bambini cattivi. In un secondo libro, sempre ideato da un altro componente della Historical Society, Washington Irvin, il vecchietto appare ingentilito, si chiama Sancte Claus, non ha più il bastone, si ferma col suo carro sui tetti e scende lungo il camino per portare

doni ai bambini. Nel 1823 Clement C. Moore pubblica la poesia intitolata “Il racconto della visita di San Nicola”, in cui il vecchietto arriva su una slitta trainata da renne, e lascia regali passando per i camini. E a questo punto il vecchietto ha anche cambiato data, non più il 6 dicembre ma la notte fra il 24 e il 25, e per due secoli la poesia verrà recitata in tutte le case americane. Ma la consacrazione

bisogno più che mai in questi giorni difficili di gustare la sua semplice bellezza (e nessun Dpcm ce lo potrà togliere!). La rappresentazione del presepe ha una origine medievale: fu ideato da san Francesco, nella notte di Natale del 1223 a Greccio, paesino laziale di montagna.

vera di questa festa arriva in Inghilterra, subito adottata in America, col racconto del 1843 di Charles Dickens “A Christmas Carol”. L’avarissimo Scrooge , visitato nella notte del 24 dicembre da tre spiriti del Natale passato, presente e futuro, si converte e riscopre il rapporto col nipote, con il suo impiegato Cratchit ed il figlioletto malato. L’enorme successo del libro ormai ha tracciato la

strada, ed anche i cristiani si adattano ai festeggiamenti delle tradizioni inventate oltre Oceano. Nel 1880 Macy’s, grande magazzino newyorkese, dedica grandi vetrine alle feste natalizie, e due anni dopo in un negozio di Boston appare una slitta trainata da renne meccaniche davanti ad un paesaggio innevato. La consacrazione definitiva di Babbo Natale come marketing economico dell’Occidente è la scelta della Coca Cola, alla fine degli anni ’20 del 1900, di Santa Claus come testimonial. Quello ormai è per tutti Babbo Natale, un vecchi pacioso nato a New York poco più di due secoli fa. Gli abeti decorati sono invece invenzione tedesca, forse è lo stesso Martin Lutero che in un suo viaggio invernale

resta colpito dai ghiaccioli che pendono dagli abeti, e li riproduce per le feste. O forse sono derivati da rappresentazioni medievali che si tenevano il 24 dicembre, con l’albero del frutto proibito di Adamo ed Eva. In ogni caso fu il principe tedesco Alberto, marito della regina Vittoria d’Inghilterra, che diffonde la moda alla corte britannica. La moda fu subito seguita dagli aristocratici e dai reali di tutta Europa, ed in Italia fu la regina Margherita, consorte del re Umberto primo, ad adottare l’usanza dell’albero addobbato al Quirinale. In America l’albero natalizio era stato portato dagli immigrati tedeschi, prima in Pennsylvania, poi dappertutto. Infine anche i regali subiscono l’influenza americana, ma comunque sono usanza ben più datata, se si pensa che nell’antica Roma le strenne sono i doni che le famiglie ricche fanno ai loro clientes per la festa di Strenia, la dea associata alla salute, durante le calende di gennaio.

Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella

ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI DICEMBRE 2020

PARTECIPARE È IMPORTANTE PER DUE RAGIONI: PER ESSERE PROTAGONISTA DELLA VITA DELLA TUA CASSA RURALE

PER CONTRIBUIRE A DARE UN AIUTO CONCRETO IN QUESTO MOMENTO DI EMERGENZA SANITARIA:

COMPILA DELEGA E ISTRUZIONI DI VOTO

INSERISCILE IN BUSTA CHIUSA CON LA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITÀ VALIDO

CONSEGNA LA BUSTA IN FILIALE PREVIO APPUNTAMENTO

LA TUA CASSA DONERÀ 25 EURO

PER OGNI SOCIO CHE PARTECIPERÀ ALL’ASSEMBLEA DI DICEMBRE LA CASSA RURALE DEVOLVERÀ 25 € A FAVORE DEGLI OSPEDALI E DELLE ASSOCIAZIONI DI PRIMO SOCCORSO DEL NOSTRO TERRITORIO


Territorio

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La Cassa Rurale: elezioni del consiglio di amministrazione e collegio sindacale Un momento importante per La Cassa Rurale al quale tutti i soci sono chiamati a partecipare, sia per contribuire democraticamente alla costituzione della nuova Governance, ma anche per poter essere protagonisti e motore dell’iniziativa di beneficenza che il Consiglio di Amministrazione uscente ha promosso. Dato il permanere dell’emergenza sanitaria, la Cassa Rurale ha infatti definito di devolvere, per ogni socio che parteciperà all’Assemblea, una quota di € 25,00 a favore degli ospedali e delle associazioni di primo soccorso del territorio in cui la stessa opera. Come per l’Assemblea Ordinaria di giugno e quella Straordinaria di luglio, l’emergenza Coronavirus non permette alla Cassa Rurale di organizzare l’Assemblea in modo tradizionale con la partecipazione fisica da parte

E’ di nuovo tempo di Assemblea Generale per la neonata Cassa Rurale Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella. Gli oltre 17.000 soci sono infatti chiamati ad eleggere il nuovo Consiglio di dei soci. Perciò, stante il divieto di assembramento e le previsioni dell’art. 106 del Decreto Legge 17 marzo 2020, anche questa assemblea avrà luogo unicamente con la modalità che prevede la partecipazione dei soci per il tramite di un Rappresentante Designato. Di fatto i soci potranno nominare un loro delegato, individuato nel notaio Raffaele Greco, dando a lui sia la delega sia le istruzioni di voto vincolanti. I soci della Rurale hanno ricevuto nei giorni scorsi un plico contenente due fascicoli (circa due terzi dei soci lo ha ricevuto in cartaceo mentre un terzo, su richiesta, via e-mail): - in uno dei due plichi sono contenute le proposte di delibera, ovvero tutte le informazioni relative ai singoli punti all’ordine del

Amministrazione ed il nuovo Collegio Sindacale che avranno il compito di guidare la Cassa Rurale nei prossimi anni. Ultima tappa di un percorso di fusione avviatosi circa un anno fa.

Durante la prima settimana di novembre si sono tenute le Assemblee Territoriali nelle quali sono stati presentati ufficialmente tutti i candidati alla carica di Consigliere di Amministrazione e di Sindaco. L’Assemblea dei soci, fissata per il giorno 18 dicembre 2020 in prima convocazione ed il 19 dicembre in seconda convocazione, eleggerà il Consiglio di Amministrazione composto da 11 consiglieri ed il Collegio Sindacale composto da 5 sindaci ( 3 effettivi e 2 supplenti) Sul sito internet della Cassa - sezione Assemblea Elettiva 2020 - sono disponibili i Curriculum Vitae, una scheda ed un video di presentazione di ogni candidato. giorno dell’Assemblea, dove è possibile trovare anche una presentazione di tutti i candidati; - il secondo fascicolo (di colore giallo) contiene la delega al rappresentante designato, che deve essere compilata e firmata e le istruzioni di voto che ogni socio dovrà indicare apponendo un segno a fianco della opzione prescelta.

Grande attenzione va posta alla compilazione del fascicolo giallo pena la nullità del voto: la delega va compilata con i dati anagrafici richiesti e la relativa firma, una seconda firma va apposta nella parte relativa alle istruzioni di voto e deve essere allegata una copia del documento d’identità. Il fascicolo giallo “Delega

e istruzioni di voto” dovrà essere consegnato debitamente compilato entro e non oltre il 15 dicembre 2020 compreso in busta chiusa firmata sui lembi presso le filiali della Cassa Rurale. Come per le operazioni bancarie, con l’obiettivo di limitare l’accesso agli sportelli a tutela della salute di tutti, anche per

CANDIDATURE PER IL CONSIGLIO DI AMMINITRAZIONE (in ordine alfabetico) BACCAGLIONI MARCO Età: 42 ANNI Residente a: VOBARNO BS Professione: DIRIGENTE AZIENDALE Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: VALLESABBIA BALLARDINI CARLO Età: 40 ANNI Residente a: TIONE DI TRENTO TN Professione: DIRIGENTE AZIENDALE Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: EX CR ADAMELLO BRENTA BONENTI MONIA Età: 51 ANNI Residente a: SELLA GIUDICARIE Professione: COMMERCIALISTA Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: EX CR ADAMELLO BRENTA CAOLA FABRIZIA Età: 61 ANNI Residente a: PINZOLO TN Professione: EX FUNZIONARIO AMMINISTRATIVO Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: EX CR PINZOLO COZZIO LORENZO Età: 42 ANNI Residente a: SPIAZZO TN Professione: COMMERCIALISTA Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: EC CR VAL RENDENA DIPRE’ SANDRO Età: 57 ANNI Residente a: TIONE DI TRENTO TN Professione: CONSULENTE AZIENDALE Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: SAONE

DONATI RUBEN Età: 46 ANNI Residente a: SAN LORENZO DORSINO TN Professione: INGEGNERE LIBERO PROFESSIONISTA Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: Giudicarie Esteriori FUSI CRISTIAN Età: 42 ANNI Residente a: BAGOLINO BS Professione: CONSULENTE AZIENDALE Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: CHIESE BAGOLINO GIUSTINA MICHELE Età: 46 ANNI Residente a: STREMBO TN Professione: COMMERCIALISTA Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: EX CR VAL RENDENA MOTTES MARIA ALESSANDRA Età: 44 ANNI Residente a: ANDALO TN Professione: AVVOCATO - LIBERO PROFESSIONISTA Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: PAGANELLA ROTALIANA OLIVIERI LUIGI Età: 64 ANNI Residente a: PINZOLO TN Professione: AVVOCATO Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: EX CR PINZOLO PASSARDI DINA Età: 49 ANNI Residente a: PIEVE DI BONO – PREZZO TN Professione: FUNZIONARIO Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: EX CR ADAMELLO BRENTA

PELLEGRINO CINZIA Età: 41 ANNI Residente a: PINZOLO TN Professione: DIRIGENTE AZIENDALE Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: EX CR PINZOLO PERNISI TULLIO Età: 65 ANNI Residente a: PIEVE DI BONO – PREZZO TN Professione: PENSIONATO – EX INSEGNANTE Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: EX CR ADAMELLO BRENTA RIGOTTI DANIELE Età: 35 ANNI Residente a: ANDALO TN Professione: AMMINISTRATORE DELEGATO Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: PAGANELLA ROTALIANA SARTORI ANDREA Età: 38 ANNI Residente a: CADERZONE TERME Professione: IMPEGATO AMMINISTRATIVO Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: EX CR VAL RENDENA VAGLIA PIERUCCIO Età: 61 ANNI Residente a: BORGO CHIESE TN Professione: IMPRENDITORE EDILE Candidato amministratore in rappresentanza del territorio: EX CR ADAMELLO BRENTA

la consegna delle delega i soci dovranno contattare preventivamente la propria filiale di riferimento per fissare un appuntamento. Ogni socio potrà consegnare fino ad un massimo di 6 buste (la propria e quella dei propri famigliari). In alternativa è possibile inviare a mezzo pec all’indirizzo di posta certificata del rappresentante designato delega e istruzioni di voto debitamente compilate e sottoscritte, riprodotte informaticamente (pdf). Tutto il materiale inviato ai soci è disponibile anche sul sito www.lacassarurale.it - sezione Assemblea Elettiva 2020. Ogni Socio potrà anche chiedere informazioni o chiarimenti relativi ai singoli punti all’ordine del giorno inviando una mail all’indirizzo assemb lea2020@lacassarurale.it oppure telefonicamente ai numeri 0465.673364 0465.673356

CANDIDATURE PER IL COLLEGIO SINDACALE (in ordine alfabetico) BOTTAMEDI DARVIN Età: 49 ANNI Residente a: MEZZOLOMBARDO TN Professione: COMMERCALISTA Candidato sindaco in rappresentanza della EX CR GIUDICARIE VALSABBIA PAGANELLA FRATTARUOLO GIOVANNI Età: 51 ANNI Residente a: SALO’ BS Professione: COMMERCIALISTA Candidato sindaco in rappresentanza della EX CR GIUDICARIE VALSABBIA PAGANELLA MARATTI ROSSANA Età: 39 ANNI Residente a: PRESEGLIE BS Professione: COMMERCIALISTA Candidato sindaco in rappresentanza della EX CR GIUDICARIE VALSABBIA PAGANELLA POLLA MARCO Età: 36 ANNI Residente a: S. ANTONIO DI MAVIGNOLA TN Professione: COMMERCIALISTA Candidato sindaco in rappresentanza della EX CR ADAMELLO TOMASI LUCA Età: 46 ANNI Residente a: TIONE DI TRENTO TN Professione: COMMERCIALISTA Candidato sindaco in rappresentanza della EX CR ADAMELLO TONEZZER ROBERTO Età: 63 ANNI Residente a: TIONE DI TRENTO TN Professione: REVISORE LEGALE Candidato sindaco in rappresentanza della EX CR ADAMELLO


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DICEMBRE 2020

Le Giudicarie in numeri

La popolazione straniera al 1° gennaio 2020 in Trentino

In conseguenza dell’alta natalità e della bassa mortalità della dell’Europa centro-orientale e il 30,3% dell’Unione Europea. popolazione residente straniera, il saldo naturale è nettamente I valori più consistenti di ogni gruppo di cittadinanze sono, L’Istituto di Statistica della provincia di Trento positivo (+626 unità). Le acquisizioni di cittadinanza italiana in generale, nel Territorio Val d’Adige e nella Comunità del(ISPAT) ha prodotto un interessante report sul ottenute nel corso del 2019 sottraggono 1.642 persone alla quo- la Vallagarina. Rispetto alla popolazione residente l’incidenza movimento della popolazione residente straniera ta totale degli stranieri residenti del 2020. Complessivamente, maggiore si rileva nel Territorio Val d’Adige (11,6%) e nella nell’anno 2019, per comunità di valle e comune di in Trentino sono presenti 146 cittadinanze straniere diverse. comunità Rotaliana-Königsberg (11,5%). La distribuzione per cui proponiamo i contenuti principali. I romeni sono la comunità più numerosa (22,0% degli stranie- età degli stranieri è molto diversa rispetto a quella degli italiani Al 1° gennaio 2020 risiedevano in Trentino 47.880 ri totali), seguiti dagli albanesi (11,9%), dai marocchini e dai residenti in Trentino. stranieri (8,8% della popolazione residente totapakistani; le prime quattro cittadinanze totalizzano insieme il La quota dei giovani è più consistente: il 21,6% degli stranieri le). 48,3% degli stranieri residenti in provincia di Trento. è minorenne rispetto al 17,2% dei residenti italiani e il 60,9% Il dato è in linea con la media nazionale e inferioLe donne straniere sono il 53,2% degli stranieri totali. Le don- ha meno di quaranta anni (41,1% gli italiani). Gli anziani sono re a quanto riscontrato nella provincia di Bolzano ne sono la componente più rilevante tra i cittadini dell’Ucraina solo il 5,7%, rispetto al 22,4% che rappresenta l’incidenza de(9,6% della popolazione residente totale) e nella (74,9% degli ucraini totali), della Polonia, del Brasile e della gli anziani di nazionalità italiana. Le donne sono la componenripartizione Nord-Est (il 10,9% della popolazioMoldova. Gli uomini, invece, prevalgono in modo particolare te più rilevante nelle classi di età sopra i 30 anni e superano il ne residente totale). Nel corso del 2019 i nati da tra senegalesi e bangladesi (oltre il 70% degli stranieri sono 69% nella classe oltre i 65 anni. stranieri residenti sono stati 707 con un tasso di maschi), pakistani e tunisini. natalità di 14,9 nati per mille abitanti che risulta La maggior parte degli stranieMOVIMENTO DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE STRANIERA doppio rispetto a quello dei residenti italiani (7,1 ri residenti sono cittadini euroNELL’ANNO 2019 IN GIUDICARIE PER COMUNE nati per mille abitanti). pei: nel dettaglio, il 31,3% sono Comuni N a t i Morti S a l d o Iscrit- C a n - A c q u i s . Pop resivivi naturale ti cellati di citta- dente al dinanza 1.1.2020 MOVIMENTO DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE STRANIERA Bleggio Superiore 13 12 2 72 NELL’ANNO 2019, PER COMUNITÀ DI VALLE Bocenago 1 1 4 11 Bondone 1 1 5 Comunità di Valle Nati Morti Saldo Iscritti Can- Acquis. di Pop. vivi naturale cellati cittadires. al Borgo Chiese 3 3 6 9 3 89 nanza 1.1.2020 Borgo Lares 9 6 20 13 3 10 171 144 48 1.319 Val di Fiemme Caderzone Terme 12 3 2 58 Carisolo 12 3 4 57 5 5 66 48 39 379 Primiero Castel Condino 3 7 18 2 16 300 186 41 1.662 Valsugana e Tesino Comano Terme 7 7 25 26 22 335 56 4 52 481 322 135 3.589 Alta Valsugana e B. Fiavè 1 1 9 6 3 121 7 1 6 87 83 44 672 Valle di Cembra Giustino 1 1 15 3 2 66 Massimeno 1 2 46 6 40 488 334 92 3.674 Val di Non Pelugo 4 4 3 37 15 2 13 137 162 46 1.142 Valle di Sole Pieve di Bono-Prezzo 4 2 2 55 37 5 32 308 268 101 2.411 Giudicarie Pinzolo 3 3 23 25 1 181 74 15 59 646 354 189 4.994 Alto Garda e Ledro Porte di Rendena 1 1 23 40 10 163 San Lorenzo Dorsino 1 -1 8 12 5 58 131 18 113 1.135 713 322 8.367 Vallagarina Sella Giudicarie 10 24 56 5 5 83 80 21 593 Comun G. de Fascia Spiazzo 3 3 10 20 8 122 3 3 38 42 2 285 Altipiani Cimbri Stenico 7 5 5 70 54 1 53 458 314 127 3.504 Rotaliana-Königs. Storo 6 2 4 28 10 4 256 1 1 43 27 4 307 Paganella Strembo 1 1 11 4 2 70 Tione di Trento 11 2 9 67 45 18 442 231 22 209 1.466 711 399 14.274 T. Val d’Adige Tre Ville 5 6 1 48 11 1 10 129 82 32 708 Valle dei Laghi Valdaone 2 10 707 81 626 6.036 3.870 1.642 47.880 Provincia Comunità di valle 37 5 32 308 268 101 2.411 Fonte: Ispat -Demografia Popolazione - tav. II.01 - Movimento della popolazione residente Tratto da: Provincia autonoma di Trento ISPAT - La popolazione straniera al 1° gennaio straniera nell’anno 2019, per comunità di valle e comune 2020 in Trentino - settembre2020

a cura di Virginio Amistadi

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Revisori legali, professionalità e controllo

Qual è lo scopo dell’Istituto che rappresenta? Lo scopo dell’Istituto Nazionale Revisori Legali, costituito a Milano il 20 febbraio 1956, è quello di tutelare gli interessi generali, morali, professionali ed economici dei Revisori Legali. L’iscrizione all’Istituto è, dal 21 aprile 1995, riservata ai soli Revisori Legali iscritti al Registro Presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Cosa fa un revisore legale? Il revisore legale è un professionista che si occupa di revisione contabile, quindi esperto in contabilità, bilancio e controllo interno ed esterno delle scritture contabili di società di capitali, enti pubblici, privati e non profit. In generale in una molteplicità di discipline economiche e spesso giuridiche. Certifica che il bilancio è stato redatto secondo corretti principi contabili, e l’aggiornamento continuo che ne operano la dottrina, la pratica e la normativa. Il revisore legale dei conti non ha

Roberto Tonezzer, revisore legale con Studio a Tione è il delegato per la Regione Trentino Alto Adige poteri ispettivi e non certifica i dati di bilancio e l’autenticità dei documenti. La legge attribuisce la responsabilità penale in materia di falso in bilancio esclusivamente agli amministratori della società. Il revisore è perseguibile qualora si dimostri la mala fede e il favoreggiamento. Le società che certificano i bilanci possono legittimamente supportare i clienti anche nella redazione del bilancio d’esercizio, evitando il conflitto di interessi fra le attività di certificazione dei bilanci e quella di consulenza amministrativa e contabile. Come si accede alla professione? Possono iscriversi al Registro dei Revisori Legali, acquisendo il diritto legale dell’utilizzo del relativo titolo professionale, coloro i quali, dopo l’iscrizione nel registro del Tirocinio, han-

no compiuto un praticantato di durata triennale presso un revisore contabile avente ad oggetto il controllo di bilanci di esercizio e consolidati. Per iscriversi è necessario, inoltre, essere in possesso di un diploma di laurea o qualsiasi altro titolo accademico in materie economiche, aziendali o giuridiche conseguito a seguito di un percorso di studi universitario della durata minima di tre anni. L’Esame di abilitazione all’esercizio della professione si tiene una volta l’anno a Roma , e consiste in prove scritte e orali dirette all’accertamento delle conoscenze teoriche del candidato e della sua capacità di applicarle praticamente. Gli sviluppi della professioni sono bloccati dal covid19, giusto? Il comma 3 dell’art. 379 del DLgs. 14/2019 (Codice della crisi d’impresa ) aveva fis-

La Cassa Rurale un voto importante un voto necessario Ogni società coopera�va basa i propri principi statutari sulla partecipazione. Lo è per le coopera�ve di lavoro con i soci lavoratori, lo è per le coopera�ve sociali con i soci lavoratori o uten�, lo è per le coopera�ve agricole con i soci conferitori, lo è per le coopera�ve di consumo con i soci consumatori, lo è infine per le coopera�ve di credito a�raverso i soci conferitori e fruitori. A quest’ul�mi è demandato il compito di sostenere la società a�raverso lo scambio mutualis�co che nel mondo del credito si riassume nel deposito e nella richiesta di affidamento finalizza� entrambi al comune sviluppo della coopera�va di appartenenza. Il tu�o passa necessariamente a�raverso la elezione democra�ca degli organi sociali che amministrano e controllano l’operato della coopera�va. E’ su questo principio che si basa l’esistenza delle società coopera�va, sul principio di “ogni testa un voto”, principio da non dimen�care e fare proprio a�raverso la necessaria partecipazione alla vita sociale ed al principale momento che si riassume nell’ASSEMBLEA DEI SOCI. “r.t..”

dell’Istituto Nazionale Revisori Legali ora con sede in Roma. Ci racconta la professione. sato nel 16 dicembre 2019 il termine entro il quale le srl (e le cooperative) già costituite al 16 marzo 2019 avrebbero dovuto provvedere a nominare il revisore legale o l’organo di controllo - e, se necessario, a uniformare l’atto costitutivo e lo statuto. La data entro la quale procedere all’approvazione dei bilanci

2019, poi, è stata prorogata, per tutte le società dal decreto Cura Italia. Di riflesso, le nomine del revisore legale hanno subito un ulteriore slittamento di due esercizi, dovendo avvenire entro la data di approvazione dei bilanci relativi all’esercizio 2021 (ovvero nel 2022), con i bilanci di riferimento che

Roberto Tonezzer

diventano quelli relativi agli esercizi 2020 e 2021. La sostenibilità entrerà presto nei parametri contabili delle aziende, cosa significa per i revisori? Secondo quanto riportato dal ‘Journal of Accountancy” la sostenibilità è destinata ad avere una presenza significativa nei parametri contabili delle aziende: in base allo studio redatto dall’Harvard School Forum, infatti, è stata rilevata una crescente attenzione delle imprese di numerose categorie merceologiche per investimenti mirati a salvaguardare l’impatto ambientale. Da questo crescente interesse ne deriva un sempre più significativo peso specifico dei costi per la sostenibilità che appaiono nei bilanci. Pertanto i revisori legali saranno chiamati ad analizzare con attenzione la tipologia di queste spese finalizzate alla sostenibilità, per poterne valutare con adeguato rigore contabile l’impatto sui conti aziendali.

La Cassa Rurale Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella ha convocato per il prossimo 18 dicembre 2020 l’assemblea ordinaria dei soci per l’elezione dei nuovi organi sociali con la modalità del RAPPRESENTANTE DESIGNATO.

Tale modalità, già conosciuta dagli oltre 17.000 soci in occasione dell’Assemblea di fusione, non prevede la presenza del socio ma avverrà con la so�oscrizione da casa della delega al RAPPRESENTANTE DESIGNATO e la compilazione della scheda di votazione.

PERCHE’ PARTECIPARE? Innanzitu�o perché il socio, oltre ai suoi diri�, ha il DOVERE DI PARTECIPARE e, come diceva Giorgio Gaber “libertà è partecipazione”, e in questa importante occasione, per completare il percorso di fusione eleggendo i nuovi organi sociali, Consiglio di amministrazione e Collegio Sindacale e in quanto il Consiglio di amministrazione, visto il permanere dell’emergenza sanitaria, devolverà, per ogni socio che

ENTRO IL 15 DICEMBRE parteciperà all’Assemblea con il proprio voto, una quota di 25,00 EURO a favore degli ospedali e delle associazioni di primo soccorso del nostro territorio

anche per questo il tuo voto è importante!! SUGGERIMENTI La nuova modalità impone di allegare alla delega presentata con la scheda di voto, UNA FOTOCOPIA DEL DOCUMENTO DI IDENTITA, che SI SUGGERISCE DI PREPARARE SUBITO Per favorire la consegna in CASSA, con prenotazione, della busta di votazione, ogni socio potrà consegnare, oltre alla propria, altre 5 BUSTE CHIUSE di votazione per conto di altri soci e quindi, per mantenere il distanziamento sociale, ORGANIZZATEVI con qualche amico socio se ritenete sia meglio uscire poco di casa. Si può votare anche tramite Posta Ele�ronica Cer�ficata – P.E.C.


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Attualità

DICEMBRE 2020

Famoso l’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, voluto da Goffredo da Buglione, e lo stesso Sovrano Militare Ordine di Malta nacque dopo la prima Crociata arrivando fino ai giorni nostri. Esaurita la spinta delle Crociate, che aveva ispirato la creazione dei primi ordini equestri, con l’affermarsi delle grandi monarchie nazionali e l’avvento dell’età rinascimentali, i Sovrani d’Europa, impegnati nel mantenimento dell’unità dei propri regni, sentirono la necessità di istituire analoghi sodalizi cavallereschi destinati a premiare principalmente i nobili per la lealtà ed il servizio reso alla Corona. La nascita degli ordini cavallereschi in senso moderno la si deve alla rivoluzione francese che abolì le prerogative della nobiltà con l’abolizione dei diritti feudali e di ogni altro privilegio. Fu poi Napoleone a riportare in auge le onorificenze equestri con l’istituzione di un nuovo ordine cavalleresco, la “Legion d’Onore”, per riconoscere e premiare, con segni concreti e pubblici, i meriti individuali sia civili sia militari, indipendentemente dall’estrazione sociale e dalle condizioni economiche. Il modello napoleonico s’è poi diffuso negli anni in tutti gli stati europei. Con l’avvento della Repubblica Italiana il 2 giugno 1946 e con l’abrogazione del sistema onorifico fino ad allora esistente, s’era creato un vuoto legislativo favorendo il proliferare di una serie di associazioni e di ordini senza alcun senso e legittimazione. Fu così che nel 1952 lo Stato Italiano cercò di metterci rimedio istituendo per legge l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana con lo scopo di “dare una particolare attestazione a

Dalle radici storiche all’oggi

Cavalieri d’Italia, fatevi avanti Con il termine “cavalleria” s’intende quell’insieme di valori e di regole che iniziarono a svilupparsi in Europa Occidentale fin dai tempi di Carlo Magno, in un momento storico difficile ed oscuro, durante il quale il perseguimento di onesti ideali, dei principi di rispetto del diritto prevalenti nell’epoca romana stavano tutti coloro che abbiano speciali benemerenze verso la Nazione”, a tale legge fecero seguito le norme d’attuazione, e anche le insegne furono nel contempo totalmente rinnovate. Tale Ordine comprende cinque classi: Cavaliere, Ufficiale, Commendatore, Grande Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce. La nomina a Cavaliere rimane comunque l’inizio della scalata a onorificenze più prestigiose. All’inizio ci fu la corsa all’Onorificenza, bastava magari la conoscenza di un politico importante o un funzionario qualsiasi per vedersi assegnata la qualifica di Cavaliere, con il conseguente calo di prestigio dell’onorificenza stessa. Per metterci rimedio, salvaguardando l’autorevolezza dei riconoscimenti onorifici, con le circolari del 2002 e 2007 si riduce della metà il numero delle onorificenze da concedere annualmente, e la selezione viene improntata alla severità delle informazioni ed al valore dei requisiti presentati raccomandando che il Cavalierato spetta principalmente a coloro

che con spirito e disinteresse contribuiscono alla promozione ed alla salvaguardia della cultura, dell’ambiente, della biodiversità, della salute umana, promuovendo i settori della vita sociale inerenti alla famiglia, alla scuola, al lavoro ed allo sviluppo economico attraverso il proprio apporto personale e professionale. L’Onorificenza viene quindi riconosciuta a coloro che abbiano svolto il proprio sevizio a favore della comunità con

scomparendo. Proprio in quel periodo di profonda crisi cominciarono a riaffiorare sentimenti di lealtà, di giustizia e di difesa dei più deboli che ispirarono i primi “cavalieri” solitari. Ma fu durante il periodo delle Crociate che si svilupparono i primi ordini cavallereschi, inizialmente militari e ospedalieri.

cura e dedizione, fornendo un servizio disinteressato alla collettività, meritando così la gratitudine della Repubblica. Per coordinare un po’ tutti gli insigniti di onorificenze, nel 1980, è stata costituita l’UNCI, Unione Nazionale Cavalieri d’Italia, con lo scopo di riunire un po’ tutti al fine di tutelare il diritto e il rispetto delle istituzioni cavalleresche. L’UNCI nazionale è suddivisa in varie sezioni provinciali, così anche a

Trento abbiamo una sezione fin dalla fondazione con numerosi iscritti da tutte le valli, comprese le Giudicarie. Purtroppo però, per dimenticanza, per negligenza, non tutti gli insigniti fanno parte dell’Unci, e quindi è difficile elencare i Cavalieri delle Giudicarie. Proprio in questi ultimi mesi è stato nominato Delegato delle Giudicarie il Cav. Artini Gilberto, che sta già lavorando alla ricerca dei Cavalieri dimenticati. All’oggi non si sa quanti siano e chi siano, ma, il messaggio del Delegato è che chi è stato dimenticato può comunque contattarlo per regolarizzare la propria posizione. Sono molte le iniziative dell’Unci, le più svariate: da gite culturali estremamente interessanti, ad azioni di sostegno nei momenti difficili della comunità trentina, all’assistenza ad anziani soli e bisognosi, c’è spazio per tutti per continuare nell’opera di vicinanza alla propria comunità, motivazione principale della loro onorificenza. Elenco provvisorio dei Cavalieri giudicariesi di

cui oggi si è a conoscenza: il delegato Artini Gilberto (Zuclo), Berghi Pierangelo (consigliere della sezione UNCI di Trento, San Lorenzo), Albertini Franco ( Ponte Arche), Amistadi Adelino (Roncone), Artini Guido - Madonna di Campiglio, Bonazza G.Luigi Breguzzo, Boanazza Giorgio - Breguzzo, Cassanelli Giovanni - Condino, Cattoni Giancarlo - Ponte Arche, Collini Tullio - Mavignola, Franchini Girolamo - Bolbeno, Guella Sandro - Fiavè, Mancina Mauro - Pinzolo, Mantovani Pietro - Bondone, Masè Ognibene - Pinzolo, Maturi Ottavio - Mavignola, Merli Remo - Fiavè, Pellegrini Luigi -Tione, Righi Remigio - Carisolo, Ruppert Fed. Carlo - Giustino, Serafini Paolo - Bleggio Sup., Viviani Renzo - Porte di Rendena, Lonardoni Ciro - Carisolo, Bruno Domenico - Strembo, Bonenti Felice - Bondo, Valenti Mario - Bondo, Lolli Nello - Praso, Zambotti Andreina - Fiavè, Bonazza Domenico - Breguzzo, Ferrari Domenico - Breguzzo, Valenti Arrigo Bondo, Bagozzi Fiorino - Castel Condino. Chi fosse interessato a farsi conoscere può telefonare al Delegato UNCI Gilberto Artini al numero: 3394802615. (a.a.)

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Territorio L’affiatato gruppo ha rappresentato un punto di riferimento per tante generazioni di appassionati di cultura e storia della nostra valle, ed ha lasciato un patrimonio di ricerche che ha arricchito le conoscenze del passato, gli usi degli antenati, le antiche istituzioni ed il linguaggio parlato. Rudi da alcuni anni sta riordinando l’archivio storico del padre, donato alle Regole Spinale e Manez, e più di tutti ha raccolto il testimone della passione per la ricerca storica. In particolare negli ultimi tempi si è appassionato allo studio delle origini della famiglia Scalfi, ampiamente trattato in un libro di Ezio Scalfi, dettato alla moglie Giovanna, edito nel 2009 grazie al Comune di Tione ed all’associazione Il Chiese nella persona di Gianni Poletti. Singolare lo spunto che spinse Ezio Scalfi, negli anni ’70, ad approfondire le ricerche dei suoi avi, che sapeva per tradizione familiare venire dalla bergamasca, probabilmente vicino alla zona della Presolana. Diede un passaggio ad un autostoppista, lungo la val del Chiese, mentre si stava recando a Storo. Il tizio era arrabbiatissimo con l’autista della corriera, che era partito in orario e non lo aveva aspettato, mentre lui stava bevendo al bar. Dopo un po’ di improperi coloriti, si instaurò un minimo di conversazione fra Scalfi e quello che si rivelò essere un pastore, con accento vagamente bresciano, ottimo conoscitore, dato il suo lavoro, di tantissime valli. Nella enumerazione delle valli bergamasche saltò fuori “la val de Scalf”, e la chiarissima effe finale che in dialetto nominava la val di Scalve, vicino alla Presolana, diede ad Ezio l’intima

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Il passaggio ad un autostoppista e la scoperta delle valle natia

Le radici degli Scalfi fra Bergamo e Trentino di Chiara Garroni Nell’incontro degli oriundi della val di Scalve tenutasi lo scorso settembre, i due giudicariesi presenti erano sicuramente i discendenti degli antenati che da maggior tempo se ne erano andati da quella zona montana in provincia di Bergamo: non qualche lustro o decennio, ma alcuni secoli! Parliamo di Rudi

sensazione di aver trovato la valle giusta da cui provenivano gli Scalfi. Nel maggio del ’72, dopo aver visitato le incisioni rupestri della val Camonica, i tre della

SPES seguendo il corso del torrente Dezzo arrivarono nel cuore della val di Scalve, e scrive Ezio “sentimmo di essere nella terra dei nostri avi, per un qualcosa di indescrivibile che

e Manlio Scalfi, figli del maestro Paolo Scalfi Baito, scomparso nel 2012, che assieme ad Ezio e Silvia aveva fondato la SPES, il circolo di intellettuali appassionati di storia e di tradizioni locali che ha animato la vita culturale delle Giudicarie dagli anni ’60 in poi.

l’ambiente ci trasmetteva”. Andati in libreria trovarono in un libro sull’etimologia dei nomi della valle ill termine “skalf”, che in celtico è una fessura, e tuttora viene chiamata così dagli abitanti la spaccatura che permise ai Camuni di penetrare nell’alta valle. Nell’antico palazzo pretorio di Vilminore, il Comune principale, c’è una mensola in cui venivano esposte le teste dei malfattori giustiziati: questa visione fornì ai tre amici l’idea di quale potrebbe essere stato il motivo che spinse il loro antenato ad andarsene via. Scappare per evitare la forca? Ma quando? Forse a metà del 1300, all’epoca dei Guelfi e Ghibellini? Queste però erano solo congetture, e qualche documento certo fu trovato solo tempo dopo, durante la consultazione di vecchi libri nella canonica di Santa Croce di Bleggio. L’atto

di matrimonio celebrato dal pievano Adam Farina il 21 giugno del 1586 fra “Batista fiolo del maistro Zordo da Scalfo da Bergamo, habitator a Cavrasto, e Maria fiola de Alouis delli Jachemoni da Balbì”. Questo primo documento è stato poi seguito da altre scoperte, che diedero ai tre amici della SPES la ragionevole certezza che i primi antenati siano stati un Antonio del 1515, Giorgio 1540, Battista 1565 e Domenico 1570. Tappa a Bagolino, poi a Larido dove molto probabilmente erano fabbri: in val di Scalve l’estrazione e lavorazione del ferro era un tempo l’attività più importante. A metà ‘500 la famiglia era già a Cavrasto, poi seguirono trasferimenti a Stenico, Preore e Saone. Tuttora in questi paesi ci sono degli Scalfi. Nel libro di Ezio c’è un albero genealogico costituito da alcune centinaia di

Scalfi, e Rudi ha voluto prendere contatto con gli abitanti della valle originaria dei suoi lontani avi. Da buon alpino è partito sentendo il capo degli Alpini Alberto Romelli, a cui si sono uniti altri appassionati di storia e cultura contattati anche grazie ai social. È nata così l’idea di trovarsi assieme, gli oriundi della val di Scalve, sparsi per lo più in tutto il nord Italia. L’incontro fissato in primavera è slittato, causa covid, all’autunno. Manlio Scalfi ha realizzato anche il logo della iniziativa, che riprende lo stemma della val di Scalve, con in più le rondini, simbolo del ritorno a casa. Curiosità: attualmente in val di Scalve non c’è neppure uno Scalfi. L’incontro dovrebbe esser ripetuto l’anno prossimo, la speranza è che diventi una vera tradizione, e che coinvolga sempre più persone.

AppassionAuto, motori e solidarietà

La storia della manifestazione inizia ben otto anni fa da un gruppo di amici che con le loro macchine d’epoca decidono di dare uno scopo al loro ritrovo, pensando di fare qualcosa di concreto per i meno fortunati. Da quel giorno l’evento cresce di anno in anno, coinvolgendo sempre più autovetture e sempre più persone, arrivando anche oltre le cento macchine. La beneficenza è quindi lo scopo principale: «La solidarietà è reale e la gente capisce che sta facendo qualcosa di positivo per chi ne ha bisogno. Poi si partecipa perché ci si diverte, con la macchina giriamo per il Trentino, per conoscere posti straordinari», dice l’ideatore e organizzatore di AppassionAuto Lorenzo Berlanda, «il ricavato va completamente in beneficienza. Abbiamo raccolto una cifra importante in questi otto anni.

AppassionAuto sulla carta di Francesca è un raduno di supercar e macchine d’epoca, di fatto è una manifestazione di solidarietà. Questa è la premessa per spiegare l’8° edizione di questo evento, che quest’anno si è tenuto dal 18 al 20 settembre nella valle delle Terme di Comano. Questa edizione è riuscita a raccogliere circa una Quest’anno a causa del Covid-19 abbiamo avuto un po’ di entrate in meno, essendosi iscritte meno persone, ma abbiamo raccolto comunque 13.825 Euro netti». Nel corso delle sette edizioni precedenti sono stati devoluti circa 81.950 Euro totali per sostenere sul territorio le strutture e coloro che si occupano dei ragazzi affetti dalla sindrome di autismo, come Casa Sebastiano a Coredo, in Val di Non, una struttura residenziale specifica per bambini e ragazzi, la Comunità Handicap, associazione che promuove attività e sostegno sia alle persone con disabilità che alle loro famiglie, e Oasi Valle dei Laghi, che so-

stiene il loro inserimento lavorativo e sociale attraverso progetti di varia natura. L’evento è stato realizzato grazie alla stretta collaborazione con Lions Club Tione Val Giudicarie - Rendena e con la Fondazione Trentina per l’Autismo. Inoltre con i fondi raccolti sono state

settantina di automobili, arrivando ad un ricavato netto di 13.825 euro devoluto in beneficenza a sostegno della struttura e delle associazioni trentine che si dedicano alle persone con disturbi dello spettro autistico: Casa Sebastiano, Comunità Handicap e Oasi Valle dei Laghi.

Cristoforetti

acquistate quattro macchine per la sanificazione degli ambienti, destinate ad alcune case di riposo presenti nelle Giudicarie. «Anche quest’anno è stato un evento straordinario, è andato benissimo e siamo stati fortunatissimi anche per il tempo. C’erano circa settanta automobili, un

po’ meno degli altri anni, di cui dieci Lamborghini, diverse Ferrari e una trentina di Porsche» prosegue Berlanda. Come ogni anno, la manifestazione si è svolta seguendo un fitto programma per esplorare il Trentino tra paesaggi, percorsi suggestivi e i suoi sapori tipici. L’itinerario di quest’anno ha compreso le Dolomiti di Brenta, con passaggio per Madonna di Campiglio e la Val di Pejo con aperitivi, pranzi e cene organizzati presso hotel, ristoranti e rifugi della zona, il tutto incluso nella quota d’iscrizione. Per quanto riguarda l’utenza, nonostante le iscritte siano sempre in netta minoranza, anche nell’edizio-

ne 2020 non è mancata qualche quota rosa e la consegna della “coppa all’equipaggio femminile”. Inoltre «i partecipanti vengono anche da oltreconfine. Quest’anno quattro automobili venivano dalla Germania, due dalla Svizzera, una dalla Francia. L’evento è cresciuto e se non ci fosse stato il problema del Coronavirus, avremmo dovuto dire di no a decine di persone perché non possiamo superare le cento vetture, anche per garantire un buon servizio», conclude l’organizzatore. «Normalmente organizzavamo [la manifestazione] tra fine maggio e i primi di giugno, ma è stato spostato tutto a settembre. E’ stato un anno difficile, ma c’era bisogno di solidarietà per dare un piccolo contributo alle associazioni, per questo noi abbiamo deciso di farlo anche quest’anno».


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Scuola

DICEMBRE 2020

Le voci dei nostri studenti

esto numero il “Giornale delle Giudicarie” riserva ogni mese una sua intera pagina al buto degli studenti dell’Istituto “Lorenzo Guetti”, dando loro spazio e voce. La one e tutta la redazione del Giornale attribuiscono molta importanza all’apporto di azioni, conoscenze, riflessioni e proposte che essi potranno offrire. Vi è nell’Istituto cezionale ricchezza di giovani menti che, contando su uno straordinario corpo ti, può esprimere, con conoscenza e creatività, importanti riflessioni e idee utili per a comunità giudicariese, e oltre. li studenti – che lasceremo riposare nel periodo estivo – potrà essere un utile zio per sentirsi maggiormente partecipi e protagonisti della vita culturale e economica della loro terra, sulla quale sapranno pure far riflettere i raggi di quegli nti europei e internazionali più ampi verso i quali desiderano proiettare il proprio . L’iniziativa potrà pure contribuire a realizzare un ulteriore raccordo fra la stessa

In questo momento di rinnovata difficoltà della scuola, in cui siamo tornati a vederci attraverso il monitor dei nostri computer, ancora di più abbiamo desiderio di parlare, di confrontarci, di dare un senso al nostro fare scuola e al nostro progetto. Ci siamo così trovate nel nostro solito meet, che non è solo un incontro “scolastico”, ma è soprattutto un incontro umano, fatto di pensieri, di sensazioni, di sguardi che si traducono in parole. E in questo numero desideriamo farvi sentire il suono delle nostre parole.

Perché hai scelto di aderire a questo progetto? Susanna Vaia: «Sono stata convinta da alcune mie compagne di classe che già da un anno stavano partecipando al progetto; mi raccontavano di un gruppo unito e molto collaborativo, vedevo in loro un interesse genuino nel partecipare e trovavo molti degli argomenti trattati interessanti. Un punto critico per la mia decisione era la paura del pubblico; trovavo molto interessante leggere i loro articoli, ma sapere che su una pagina di giornale si trovava il mio nome e un articolo scritto da me mi spaventava. Successivamente però ho capito che sarebbe stata un’esperienza buona per superare i miei limiti e testare le mie capacità. La partecipazione a questo progetto mi dà inoltre la possibilità di vedermi riconosciute alcune ore di Alternanza Scuola Lavoro». Cosa significa per te partecipare a questo progetto? Matilde Armani: «Spiegare a parole che cosa significhi per me questo progetto non è semplice. Innanzitutto, sono entrata a far parte di questo gruppo già nell’aprile 2019 e devo dire che l’attività è cambiata molto. Siamo partiti da una sorta di esperimento, abbiamo provato a vedere come sarebbe andata, fino a diventare un gruppo unito, molto collaborativo e per me davvero arricchente. Ho deciso di prendere parte a questa avventura mossa dalla mia grande passione per la scrittura, il giornalismo e la lettura. L’ho sempre definita una proposta interessante, poiché consente a noi giovani di far sentire le nostre voci e, nel lavoro di organizzazione, ci permette di perfezionare il pensiero critico, favorisce lo scambio di idee, talvolta differenti, su svariate tematiche. Inoltre, è una grande opportunità per far conoscere meglio sul territorio tanti aspetti del nostro istituto scolastico. É una responsabilità che ho accolto fin da subito con molto piacere e che fino

I giovani pensieri della redazione del Guetti a cura della prof. Antonella Moratelli

a giugno porterò avanti con entusiasmo, impegno ed un pizzico di orgoglio». Cosa cambia, nel tuo approccio alla scrittura, scrivere per te stesso o per dei lettori che non conosci? Eloisa Tisi: «Un gruppo davvero unito il nostro! Un’opportunità inaspettata di crescita personale che ci ha portate come in un altro mondo, un mondo fatto di passioni e determinazione nel fare ciò che ci piace. Questo richiede soprattutto originalità e capacità di esprimere vari punti di vista di ciò di cui dobbiamo scrivere; quando mi chiedono cosa cambi scrivere per me stessa o per gli altri, io rispondo che non vedo differenza, mi concentro più sulla parte in cui esprimo quello che penso, facendo in modo di mettermi nei panni degli altri, le parole si scrivono quasi da sole. Quindi se per “me stessa” si intende qualcosa come un diario, una riflessione scritta sulle note del telefono in un momento particolarmente ispirato, la differenza sta forse nella cura della forma: sul giornale ci concentriamo più sull’amore e l’accuratezza che ci mettiamo scrivendo l’articolo, in una sorta di relazione, comunicando con l’anima e la mente del lettore su un piano di intesa reciproca». Quanto incide, nel tuo percorso in questo progetto, l’intesa e l’unità con le tue compagne di viaggio? Anna Floriani: «Io penso che alla base di un buon lavoro ci debba essere anche l’intesa e l’unità tra le varie persone che ci lavorano e sono molto felice di dire che questa unità e intesa tra di noi c’è stata fin da subito. Sicuramente questo aspetto incide molto sul lavoro e personalmente, sapendo che tra di noi lo scambio di idee, i consigli, i pensieri e l’aiuto non mancano mai, ma anzi, sono sempre alla base di tutto, oltre a rendermi felice mi aiuta anche a non perdere mai l’interesse e la voglia di pensare e scrivere nuovi articoli, da condividere sia con le mie compagne che con tutti i lettori del giornale». Da dove e come è partito il progetto? Antonella Moratelli: «Come sempre, le cose migliori capitano quasi per caso. Non avevo intenzione di occuparmi di altri progetti due anni fa, ma raccogliere la richiesta del Prof. Pucci,

che era stato contattato dal Gdg per una collaborazione con il Guetti, è stato naturale, come tutte le sfide che in questi anni di insegnamento ho portato avanti, con l’unica modalità che conosco: la passione in ciò che faccio. Abbiamo iniziato non sapendo bene cosa avremmo dovuto fare, ma incontri importanti come quelli con Denise Rocca e con Paolo Magagnotti ci hanno aiutato e così siamo partiti. Trovare sulla mia strada studentesse entusiaste, dinamiche, vulcaniche come il gruppo che ho l’onore di coordinare è stato poi il valore aggiunto di questo progetto, la consapevolezza che avremmo potuto vivere un’esperienza unica. La voglia di vedersi, di discutere, di pensare agli argomenti da trattare ogni mese, di ridere insieme, di risolvere anche problemi e tristezze che ogni tanto ci accompagnano, di lavorare sulla scrittura (non dimentichiamo che è pur sempre un progetto scolastico, con degli obiettivi ben precisi), fanno sì che percorrere questo pezzo di vita insieme si sta rivelando una ricchezza personale e professionale che terrò fra le cose migliori della mia vita di insegnante». Cosa si prova a vedere la propria firma sul giornale? Alice Corradi: «Vedere il mio nome ogni mese sul Giornale delle Giudicarie è veramente un grandissimo onore, ma anche una responsabilità: da una parte sono orgogliosa di avere questa opportunità dall’altra però sono consapevole del fatto che non è semplice riuscire a scrivere qualcosa che lasci il segno alle persone che lo leggono e, ovviamente, più

sono i lettori, più questo risulta difficile. Inizialmente ero molto più spaventata, ma con il tempo ho capito che il gruppo della redazione è davvero fantastico: sono tutte pronte ad aiutare nel momento del bisogno e a dare un parere su ogni articolo prima della pubblicazione». Cosa significa per te e per quale motivo hai scelto di continuare in questo progetto, pur non facendo più parte della scuola? Alessia Chinetti: «Ho deciso di non abbandonare questo progetto, perché mi ha dato tanto e sono sicura che abbia ancora molto da darmi. Il motivo principale che mi ha spinta a continuare è il gruppo che si è venuto a creare, un gruppo coeso e affiatato, dove tutti sono sempre pronti a dare una mano, un consiglio, ma soprattutto fare una risata: non ci si annoia mai. Per me questo progetto significa mantenere un legame con delle persone con cui ho legato e condiviso molto, che altrimenti si sarebbe allentato; ma anche coltivare una delle mie passioni: la scrittura giornalistica. In conclusione vorrei ringraziare la professoressa Moratelli, per averci dato la possibilità di entrare in questo mondo e per tutta la pazienza e la passione per il suo lavoro con cui ci accompagna da più di due anni». Qual è il momento più bello e quello più difficile dal momento dell’ideazione del pezzo alla sua pubblicazione? Alba Pellizzari: «Secondo me il momento più bello è appunto l’ideazione del pezzo, quando ci troviamo tutte insieme a fare un brainstorming, pensando a quale po-

trebbe essere l’argomento migliore da trattare nel numero. È davvero divertente trovarsi tutte insieme, è un po’ come incontrare un gruppo di amici con un obiettivo comune, in questo caso scrivere per il Giornale delle Giudicarie. Questo momento è talmente bello che lo aspettiamo con entusiasmo, come se non fosse nemmeno un progetto scolastico, tanto che non pesa per niente restare a scuola anche il pomeriggio, anzi, è un’attesa piacevole a cui rivolgere il pensiero durante le ore più pesanti della mattinata. Il momento più difficile, penso per me come per tutte, è quello dell’effettiva stesura del pezzo, quando ci si trova davanti al foglio bianco cercando di scrivere l’articolo nel migliore dei modi. Quello è il momento in cui ti rendi davvero conto che la tua firma finirà su un giornale e che, nonostante tutte le risate e il divertimento che c’è nel gruppo, è comunque un impegno serio». Quali aspettative hai da questo progetto? Sei soddisfatta? Rifaresti questa scelta?Sofia Surci: «La mia decisione di entrare a far parte del progetto di collaborazione con il GdG è un qualcosa che rifarei sicuramente senza pensarci due volte. Essendo arrivata dopo e non avendo quasi nessuna idea riguardo a tutto ciò che sta dietro alla stesura di un articolo, inizialmente mi sentivo abbastanza titubante verso le mie capacità in confronto a quelle delle mie compagne. Ora sono più felice e sicura di quello che scrivo e credo sia dovuto soprattutto al fatto di “averci finalmente preso la mano”, se così si può dire. Sono soddisfatta del gruppo e degli argomenti che trattia-

mo, specialmente perchè credo fermamente nel fatto che sia importante dare la possibilità agli studenti di dire la propria, a maggior ragione in uno spazio come la pagina di un giornale, che tutti hanno la possibilità di leggere, e assimilare la prospettiva che abbiamo nei confronti degli argomenti che trattiamo. Da questo progetto mi aspetto di continuare a migliorare e di poter tornare a lavorare tutte insieme in presenza». Cosa ti sta insegnando questo progetto rispetto alla tua vita anche fuori dal contesto scolastico? Sara Nicolini: «Questo progetto mi ha insegnato molto e tuttora mi sta dando grandi insegnamenti e questo è uno dei motivi per cui vorrei continuare ad aderire. Innanzitutto, grazie a questo progetto, ho scoperto una grande passione per la scrittura, che mi piacerebbe portare avanti anche al di fuori di questo percorso. Inoltre sto imparando molto l’importanza del lavoro di gruppo, che è fondamentale; il saper ascoltare l’opinione degli altri e migliorarsi, scambiando idee e pareri diversi dai propri. Scrivere e condividere le mie idee mi ha aiutato molto ad aprirmi mentalmente, imparando ad accettare idee diverse dalle mie e ascoltare le altre persone, senza alcun tipo di pregiudizio. Ci terrei molto a ringraziare le mie compagne che hanno collaborato con me in questi anni e senza le quali probabilmente questo progetto non avrebbe avuto futuro e specialmente vorrei ringraziare la professoressa Moratelli per avermi dato la possibilità di aderire a questo progetto e di avermi fatto scoprire il mondo del giornalismo».


Scuola

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Che cosa è? È un torneo di dibattito argomentativo in cui le classi si sfidano su un tema e ogni gruppo deve sostenere una tesi differente. Ogni classe ha un numero definito di interventi e vince chi ottiene il punteggio più alto, assegnato da una giuria di 3 professori. Nella prima fase il gruppo deve sostenere la propria tesi; nella seconda fase è importante invece riuscire a smontare la tesi degli oppositori. In ogni fase prevale chi è più convincente. Lo scopo è imparare attraverso una gara divertente, con la dovuta attenzione a prenderlo come un gioco; non c’è niente da perdere, ma si guadagnano conoscenze.

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Il gioco del contraddittorio

A suon di parole Intervista alla referente, Paola Ferrari A chi si rivolge? Si rivolge alle classi terze e quarte. In quinta si può partecipare come singoli

per la versione in lingua (tedesco e inglese). L’organizzazione a livello provinciale è a cura del-

l’Iprase e della facoltà di Giurisprudenza di Trento. La classe vincitrice della fase interna alla scuola

avrà diritto a partecipare ai provinciali a Trento e poi, in caso di nuova vittoria, alle Olimpiadi a Roma. Quali sono state le rinunce causate dal coronavirus? Quest’anno il dibattito funzionerà con ogni classe all’interno della propria aula, che si collegherà su meet con le altre (anche la giuria sarà in un’altra aula). La gara avrà luogo durante la mattinata, non potendo fare attività pomeridiane. Non ci sarà più la dimensione del pubblico, quindi mancherà il faccia a faccia con giuria e avversari. La dinamica sarà la stessa, anzi,aiuterà ad ascoltare meglio e a capire

Quali sono i temi trattati? I temi sono vari, molto gettonata è l’educazione alla cittadinanza, che aiuta ad approfondire argomenti utili alla crescita degli studenti come cittadini. Le posizioni vengono assegnate a random, non sempre si è tutti d’accordo, ma è utile per imparare a comprendere gli altrui punti di vista, a esercitare l’empatia e aiutare a trovare la situazione migliore di compromesso.

gli altri, le due principali competenze da sviluppare in questo progetto. Quali sono le aspettative? A livello di organizzazione interna si sta procedendo, non si sa ancora niente da Trento, ma i docenti del Guetti si sono dimostrati molto entusiasti e disponibili. Ogni anno c’è una crescita generale delle competenze, del divertimento e della soddisfazione nelle classi. Un altro aspetto positivo è quello che gli elementi nelle classi che sono più “timidi” tirano fuori le proprie potenzialità nascoste. Alba Pellizzari, Anna Floriani e Susanna Vaia

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Bim del Sarca In vista di questo passaggio, il Parco ha recentemente prodotto un bilancio sociale per rendere conto di scelte, risorse impiegate, attività e risultati conseguiti, e far conoscere in modo semplice e trasparente le esperienze delle due Reti di Riserve della Sarca. Il nostro Parco Fluviale è la più grande Rete di Riserve del Trentino. Oltre al BIM Sarca Mincio Garda e alla P.A.T., ne sono Enti finanziatori le tre Comunità di Valle dei Laghi, Giudicarie e Alto Garda e Ledro. I sottoscrittori dell’Accordo di programma sono invece 27 Comuni e 16 Asuc. Dalla sua nascita, il Parco ha potuto gestire in favore del territorio oltre 4 milioni di euro, tra risorse dirette delle Reti e altri enti sovralocali. Gli uffici di Tione del Consorzio B.I.M danno al Parco il supporto necessario per svolgere attività e interventi, come la crescita del network territoriale secondo i principi base delle Reti di Riserve: partecipazione, sussidiarietà responsabile e integrazione tra politiche di conservazione e sviluppo sostenibile. Il Parco si impegna in cinque ambiti: studi, piani e monitoraggi; comunicazione e formazione; sviluppo locale sostenibile; valorizzazione e fruizione; conservazione e tutela attiva. Ha investito risorse in indagini su aree protette, habitat e specie, corpi idrici e lacustri, anche al fine di produrre il Piano di Gestione, strumento non vincolante grazie al quale le Reti si prendono cura delle aree protette e della sostenibilità dei propri territori. Per promuovere la conoscenza della biodiversità locale e la crescita di competenze

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A otto anni dalla nascita della prima Rete di Riserve, il bilancio del Parco Fluviale è positivo

Parco Fluviale Sarca, tra bilanci e prospettive di Gianfranco Pederzolli

Il nome di “Parco Fluviale Sarca”, dopo la fusione delle due Reti già attive nel Basso corso (dal 2012) e nell’Alto corso del fiume (dal 2013) avvenuta nel 2019 con la sottoscrizione dell’Accordo di programma, è stato approvato lo scorso 13 novembre dalla Giunta provinciale. È stato un riconoscimento importante per il lavoro

svolto nella costruzione di uno strumento nuovo come la “Rete di Riserve”, nato in Trentino con la LP 11/2007, per la gestione delle piccole aree protette e dei siti di interesse europeo “Natura 2000” che si prestano alla gestione unitaria (le Reti che hanno come matrice ambientale i fiumi possono chiamarsi Parco Fluviale).

Trame di Natura per un nuovo modello economico Parte Trame di Natura, un progetto di rete e coinvolgimento dei soggetti attivi in agricoltura, nel turismo e nel consumo nell’indagare le possibilità di un nuovo modello economico, che mutui dal passato contadino valori utili al presente (frugalità, solidarietà, rispetto dell’ecosistema e tutela della biodiversità) e li porti nel presente grazie alle attuali tecnologie. Il progetto, finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale per la P.A.T. 2014-2020, terminerà a maggio 2021 e attiverà tavole rotonde on line, webinair, visite e video interviste ad aziende “testimoni” (altre info su www.parcofluvialesarca.tn.it). legate alla gestione e alla sostenibilità, si è puntato sul coinvolgimento attivo di cittadini, amministratori, enti, associazioni e aziende locali; si sono offerte attività formative alle scuole. In fatto di sviluppo sostenibile si è messo a valore il sistema territorio, puntando su esperienze virtuose e progetti che aderissero a logiche di rete, in particolare sull’offerta dei cammi-

ni, sull’uso della bicicletta, sulle produzioni agroalimentari di qualità. Il Parco ha lavorato per migliorare la fruizione dei suoi ambienti naturali con interventi frutto di sinergie nell’uso di competenze, risorse e responsabilità. Per la conservazione di habitat e specie, in accordo con le normative esistenti, il Parco ha pianificato e svolto azioni di tutela attiva per il

mantenimento della biodiversità nei siti Natura 2000, nelle Riserve Locali e negli ambienti dell’ecosistema fluviale e lacustre. Nel caso dei corpi idrici, ha sempre cercato l’equilibrio fra esigenze di utilizzo della risorsa acqua e tutela ambientale, nel rispetto della sicurezza delle comunità. Il Parco Fluviale della Sarca non è un nuovo ente ma uno strumento gestionale

Arrivano le Porte Parco e i Percorsi tematici Di recente la Conferenza del Parco ha deliberato su un progetto organico di comunicazione pubblica , in coerenza con quello del basso Sarca, per la valorizzazione dei siti Natura 2000 e degli itinerari pedonali di fondovalle. Si tratta di 8 Porte Parco, pronte entro febbraio 2021, e di 10 Percorsi tematici, i cui lavori partiranno la prossima primavera. Le Porte Parco segnalano punti di accesso preferenziale, con informazioni su aree di territorio sovracomunali; sono costituite da un tabellone in acciaio corten traforato, pannelli e sei sedute e saranno collocate a Pinzolo (loc. Pineta, e loc. Laghetto a Campiglio), Bocenago, Pelugo, Tione, Fiavè, San Lorenzo

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Dorsino, Stenico. I Percorsi tematici, distribuiti in tutti i Comuni dell’alto corso, sono itinerari di visita per ogni area protetta più altri su temi legati all’acqua, alla memoria storica e al paesaggio: Ontaneta di Caderzone,

Zsc “Tione Villa Rendena”, Acque industriose , Storia e vita di un torrente, L’acqua di montagna, Lago di Ponte Pià, Valle dei Mulini, Forra del Limarò, Torbiera e palafitte di Fiavé, Torbiera Lomasona.

in capo alle comunità locali; è quindi responsabilità del territorio imparare a utilizzarlo, per renderlo sempre più efficace ed efficiente. In particolare, dopo le eccezionali piene di fine agosto e inizio ottobre, la Sarca ci ha mostrato che i sempre più frequenti e pesanti cambiamenti nel ciclo idrologico legati al riscaldamento globale necessitano di risposte concrete e

di strategie preventive di medio–lungo periodo per affrontarne gli effetti e garantire la sicurezza delle nostre comunità. Il Parco in questi anni ha assunto una visione, un metodo e conoscenze che oggi possiamo usare per affrontare queste sfide ed è a disposizione per avviare un largo confronto e aprire una nuova pagina nella storia della relazione fiume-comunità.

#cosafailparcofluvialesarca il nostro bilancio sociale 2012-2019

Il valore di fare sistema

Se un territorio vuole attivare una Rete di Riserve serve un impegno al ��������������. Ogni ente decide volontariamente �������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� ��������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������� si è ricorso anche a bandi e alla collaborazione con i servizi provinciali.

4.143.202 € per il territorio 2.291.040 €

834.538 €

818.600 €

199.024 €

Risorse dirette delle Reti di Riserve Sarca

Programma Sviluppo Rurale

Servizi PAT

Fondo Europeo Sviluppo Regionale

824.000 € PAT

Provincia Autonoma di Trento

689.462 € BIM Sarca

266.000 €

Comunità delle Giudicarie

Comunità delle Giudicarie

211.578 €

Comunità Valle dei Laghi

300.000 €

Comunità Alto Garda e Ledro

Comunità Alto Garda e Ledro


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Le radici degli Scalfi fra Bergamo e Trentino di Chiara Garroni


Attualità Non potremo nemmeno fare grandi feste, che oggi si chiamano assembramenti e non sono permessi. In realtà ad oggi non sappiamo nemmeno come può andare tra un mese. Al momento i sentimenti nei cuori di tutti sono perciò come sospesi in un limbo di pensieri che vanno dal più cupo pessimismo a grande speranza. Ecco, se c’è qualcosa che ci rimane è la speranza; sono, fino a prova contraria, i desideri. Almeno quelli quest’anno teniamoceli stretti (magari combattendo perché si realizzino). Questo è il motivo che ci ha spinto ad andare in piazza e a porre alla gente, a debita distanza, proprio la domanda: “Ma tu quest’anno a Natale cosa vuoi, vorresti succedesse?”. Ne è nato un quadro che dice che la gente è piuttosto preoccupata, dopo che la primavera scorsa la zona della Bassa Valle del Chiese è stata così duramente colpita dalla pandemia. E pur vivendo con fatica le restrizioni nella vita civile ed economica conseguenti alla diffusione del virus, cerca in generale di rispettare le regole per fare in modo che il contagio si attenui, motivi per essere comunque un po’ contenta (l’ambiente sano, coeso e pacifico in cui vive) e modi diversi per essere solidale con gli altri. A livello di desideri emerge come tra coloro che hanno una certa età sia forte il desiderio di poter rimanere in stretta relazione con i figli, i nipoti, le persone a cui si è legata una vita; ugualmente tra i giovani, tra i quali regna però comprensibilmente soprattutto una grande voglia di poter continuare a rimanere attivi e dedicarsi ad iniziative che aiutino a sopportare le limitazioni del caso. Certo non tutti hanno un atteggiamento così pacato rispetto a ciò che sta accadendo. Ma qualcuno almeno cerca coraggiosamente di vedere le luci oltre che le ombre di questo tempo così complicato. Ci accodiamo. Lucio Dalla nella sua bella canzone “Caro Amico ti scrivo”, scritta proprio per il tempo di Natale e dell’inizio di un anno nuovo, cantava: “La televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando. Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno. Ogni Cristo scenderà dalla croce, anche gli uccelli faranno ritorno”. In qualche modo crediamoci. Jasmine Camplani, gestore del “Bar Chiara”: “A Natale desidero serenità per la mia famiglia al di là di questo brutto momento. E, anche se con le restrizioni del caso, ma che si possa continuare a lavorare. La gente, soprattutto quella di una certa età, ha paura di ricadere nella situazione della primavera scorsa, lo vedo. Spero che ognuno sia attento, il paese resti unito e assieme si riescano a risolvere tutti questi problemi e andare avanti”. Betty

Butterini,

gestore

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Desideri a Borgo Chiese usciti dalla mascherina anti Covid

E tu, a Natale, che cosa vuoi? di Mariachiara Rizzonelli Già dalla metà di novembre hanno iniziato a passare pubblicità che reclamizzano prodotti tipici del Natale. Assieme alle luminarie ad addobbare le strade dei nostri paesi, ai motivetti natalizi a riecheggiare ovunque nei negozi e ai presepi nelle case, creano quella particolare atmosfera che sa riscaldare il cuore di tutti.

Questo però non sarà un Natale uguale agli altri. Se la diffusione del Coronavirus continuerà al passo con cui sembra procedere oggi non tutti avranno motivi per festeggiare (naturalmente si spera nel contrario); non gli ammalati, non i loro parenti, non chi avrà perso il lavoro. Lucia; ci teniamo tantissimo. Stiamo cercando di collaborare con Avis per raggiungere ogni bambino con un piccolo pensiero, non consegnato in piazza come gli altri anni, ma attraverso le locali scuole dell’Infanzia ed Elementare. La speranza per loro e per tutti è di poter tornare presto a poter vivere una vita per quanto possibile normale”. Mariagrazia Scaglia, dipendente Cooperativa Sociale “Incontra”: “Non sono abituata a ragionare in termini di desideri. Mi tornano in mente tre parole: una è passata di moda, l’altra troppo abusata, la terza quasi uscita dal nostro vocabolario. Prudenza, fermezza, limite. Penso che oggi sia il tempo di riscoprire nella nostra vita personale, professionale e di cittadini la pratica della prudenza e della fermezza e che dobbiamo riscoprire il senso del limite. Se torneremo a comportarci ed agire con coraggio ma con discernimento, valutando la conseguenze delle nostre scelte per chi ci sta accanto, ma soprattutto ad accettare che c’è un limite alla quantità di esperienze che possiamo fare, usciremo forse da questa esperienza migliori di come ci siamo entrati”.

Estetica “Fashion”: “Cosa vorrei per Natale? Che se ne andasse il Covid. E di poter lavorare. Già ora in profumeria posso far entrare due persone alla volta. Alla vigilia di Natale ne ho normalmente venti; aspetteranno le altre diciotto fuori al freddo? Spero almeno ci lascino aperti. Spero anche che gli ospedali reggano e ci sia abbastanza personale medico per seguire tutti”. Alfredo Rosa, pensionato: “Spererei che a Natale si potesse girare senza ci sia dappertutto il CoronaVirus. Il mondo è cambiato; anni fa dovevo coprire la mia indivia perché non ghiacciasse. Adesso non occorre. L’atmosfera è cambiata. Forse anche per quello c’è quello che c’è. Noi qui stiamo abbastanza bene, in città invece ci sono sempre conflitti e violenze.

Ecco spero ci sia tranquillità per tutti”. Una pensionata: “Andavo sempre a trovare i nonni alla casa di Riposo. Ora non si può. Certo posso sentirli per telefono ma il mio desiderio per Natale sarebbe quello di poter finalmente entrare e poter accarezzare loro almeno la mano. Nella mia malinconia vado al cimitero e parlo coi miei morti e mi sfogo. Che Gesù Bambino porti salute e serenità a tutti”. Daniele Butterini, Presidente Pro Loco Condino: “Purtroppo il divieto di assembramento limita fortemente il lavoro della Pro Loco. Quello che a noi preme di più arrivando a Natale, più del non poter ripetere iniziative come i “Presepi sulle Fontane”, è il poter essere vicini ai bambini in occasione della Festa di S.

Claudio Bertini, operaio comunale: “Il mio primo desiderio è che questa pandemia passi in modo che la gente torni ad essere serena. Forse questo momento insegna a volerci un po’ più bene, forse anche ad osservare un po’ di più le regole. Il Natale comunque anche involontariamente porta un po’ di felicità, vuoi per gli addobbi natalizi nei paesi, vuoi per il clima generale; che la possano sentire un po’ tutti”. Giuseppina Poletti: “A Natale quest’anno vorrei poter vedere i miei nipoti, che rispettano l’invito a non frequentare i nonni per via della diffusione del Covid. Mi piacerebbe che nevicasse, che le campane suonassero per chiamare a messa cantata e si tornasse tutti a casa in famiglia a bruciare sul fuoco ancora i rami di ginepro come faceva sempre mio papà una volta “per scaldare i piedini a Gesù Bambino”.


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Arte

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“Beso”(bacio in spagnolo), appunto, si chiama l’installazione di Wilfredo Prieto, quarantaduenne scultore cubano, che, accostando semplicemente due massi erratici granitici (di 30 tonnellate l’uno) che si sfiorano in un solo punto, scovati dopo una laboriosa ricerca nei pressi delle cave Pedretti in località Ponte Rosso in pieno Parco Adamello Brenta, è riuscito a rendere romanticamente, quanto plasticamente, la gestualità magica di un bacio. Fa impressione come due pietre grezze, modellate solo dalla natura, dall’azione millenaria dei ghiacciai, strappate dal loro contesto abituale e spostate nel loro significato, possano riconventirsi in una potente metafora visiva, fino a raccontare una tenerissima storia d’amore. Non è certamente il primo ‘bacio’ scolpito quello dell’artista cubano, potendosi annoverare nella storia dell’arte altrettanti strabilianti ‘baci di pietra’, ancora più prestigiosi, da quello classico in marmo di Carrara di “Amore e Psyche” (1787/1793) di Antonio Canova, a quello sensualissimo (1888/1889) di Auguste Rodin, per giungere al modernissimo “Le Baiser” (1907) del geniale scultore rumeno Constantin Brancusi, anticipatore con il suo bacio/ abbraccio di una straordinaria semplificazione formale, dal sapore arcaico, primitivo, che farà scuola fino ai giorni nostri. A proposito di primordialità, in qualche maniera, i due massi rendeneri richiamano i massi gemelli di Cemmo (Val Camonica, Comune di Capo di Ponte), anch’essi erratici, con incisioni dell’Età del Rame (III millennio a.C.) con figure antropomorfe, animali, scene di aratura, che hanno dato vita al primo sito d’arte rupestre camuna, svelando al mondo il meraviglioso racconto a fumetti, impresso sulle lavagne naturali di pietra non lontane dai graniti adamellitici. Pure le due pietre camune sono poste l’una accanto all’altra, in silenzioso e misterioso dialogo, all’interno del parco archeologico che le ospita. Non c’è dubbio che l’apparato decorativo che caratterizza queste ultime non si ritrova sulle grezze superfici dei due blocchi della Val di Genova, ma neanche si possono escludere fenomeni di megalitismo nostrano (monumenti eretti con blocchi di

Quando il granito diventa poesia

Un bacio di pietra fino a Milano di Giacomo Bonazza “Due graniti fino a Milano”, facendo il verso ai più famosi “Tre fili fino a Milano” di Ermanno Olmi (cortometraggio industriale del 1958 ambientato in Val di Daone che racconta, non senza accenti poetici, di una squadra di operai impegnati al montaggio di una linea elettrica a 220.000 volt ai tempi dei grandi lavori idroelettrici), si potrebbe intitolare la singolare

iniziativa artistica che ha visto piombare lo scorso settembre dalla Val di Genova nel cuore della metropoli lombarda, a mo’ di meteoriti, due rocce di tonalite dell’Adamello a comporsi in un suggestivo bacio di pietra, all’ombra delle tre torri/grattacielo di City Life, il riqualificato quartiere storico della ex Fiera Campionaria.

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1 - “Le baiser” (Il Bacio), 1907, Costantin Brancusi, Parigi 2 - “Beso” (Bacio) tonalite dell’Adamello , 2020, Wilfredo Prieto, Parco d’arte contemporanea ArtLine di Milano pietra di grandi dimensioni). Il nostro “Beso”, anzi, nella sua intriseca forza plastica, di una architettura che non può essere più essenziale, si pone in formidabile contrasto con i grattacieli super tecnologici delle archistar Zaha Hadid, Daniel Libenkind e Arata Isozaki, rivendicando alla natura il ruolo di primo modello per ogni processo creativo. Il ‘bacio’ rendenero, inaugurato il 9 settembre 2020, è una delle oltre venti sculture che danno corpo al progetto di arte pubblica a cielo aperto, denominato ArtLine, all’interno del magnifico recupero urbano di City Life, un vero gioiello del-

la nuova Milano. Finora sono state completate otto opere, tra le quali, molto vicino allo spirito di “Beso”, “Filemone e Bauci”(dalla mitologia greca) del duo artistico Ornaghi & Prestinari, due colonne di alluminio umanizzate, che abbracciandosi guardano in alto verso le tre torri. L’avventura milanese in forma d’arte dei due sassi giudicariesi non è la prima, però, di un uso estetico di questo materiale che negli ultimi anni è stato rilanciato grazie al progetto “Pietra: antichi e nuovi percorsi della Pietra Trentina, avviato nel 2002, trovando sintesi e guida nell’Atlante

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2 della Pietra Trentina, il primo compendio e guida delle pietre ornamentali trentine. Per quanto riguarda le Giudicarie, l’azienda Pedretti Graniti è in prima fila in questa particolare valorizzazione della tonalite dell’Adamello, pietra di difficile lavorazione, coinvolgendo artisti di levatura internazionale e mettendo a disposizione le storiche cave per esposizioni davvero affascinanti. Del 2003 la Fontana in Granito dell’Adamello del grande designer Ettore Sottsass junior, un ripensamento originalissimo di un elemento architettonico tra i più cari dell’immaginario collettivo alpino come le antiche fontane di montagna; del 2004 l’inizio della collaborazione con l’artista canalino Giuliano Orsingher, esponente

di punta dell’ Arte ambientale in terra trentina, con gli interventi installativi in Val di Genova di “Connubbio” (2005), cinque massi in granito adiacenti ad abeti rossi; “Litodomo”(2008), ad abbellire l’area espositiva/deposito della Ditta Pedretti a Spiazzo, e la splendida “Spleen”(2012), un incredibile nastro arricciato di granito lungo 12 metri dentro lo scenario della cava. Un interlocutore più recente dell’azienda rendenese è il designer londinese Max Lamb, noto per la progettazione dell’oggetto iconico più disegnato nel mondo, la sedia, sperimentandone i materiali di costruzione i più vari, sempre naturali. “Campione”(2016) e “Boulders”(2017) si chiamano le creazioni dell’artista

britannico che nascono dalla pietra grezza granitica, una sorta di troni preistorici di paradossale modernità. La Pedretti Graniti è arrivata pure ad Arte Sella, conosciuta rassegna di arte contemporanea nella natura, diventandone uno degli sponsor ufficiali. Nel 2008 la collaborazione con l’artista bavarese Nils Udo e il suo “Sella Nest”, un nido tra gli alberi con grandi uova di marmo levigate. Sempre all’interno della manifestazione valsuganotta, Eduardo Souto de Moura, architetto portoghese, vincitore del Leone d’Oro alla Biennale dell’Architettura 2018 di Venezia, realizza con i blocchi di tonalite dell’Adamello la sua porta/dolmen tra parco e foresta.


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Parlando giudicariese

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Le sofferte amarezze dell’emigrazione stagionale

I “bambini spazzacamini” del Banale di Mario Antolini Musón Limitatamente alle Giudicarie, questi ultimi provenivano in gran parte dalle Giudicarie Esteriori, ed in modo particolare dal Banale, caratterizzati dal fatto che, nella maggioranza dei casi, si trattava di ragazzetti fra gli 8 ed i 12 anni. Una vera e propria “tratta degli innocenti” motivata dall’endemica povertà che attanagliava le poverissime popolazioni delle vallate giudicariesi (e non solo). È con vero rammarico che non siano state ancora raccolte e documentate in appropriate pubblicazioni le peripezie e le sofferenze di un’infinità di “piccoli spazzacamini trentino-giudicariesi”, mentre in altre regioni - pure colpite dallo stesso fenomeno di sfruttamento minorile – qualcuno ha provveduto ad allestire perfino dei Musei di settore. In queste mie succinte annotazioni non posso che presentare dei singoli “quadretti” illustrativi, anche se soltanto riassunti e comprensibilmente incompleti, grazie alle testimonianze di alcune persone del Banale intervistate personalmente a viva voce, per cui si tratta di storie “vere” e non certo romanzate. Il padrone. - I “piccoli spazzacamini” non partivano per propria volontà o per spontanea e diretta iniziativa delle famiglie, bensì venivano “reclutati” da personaggi che vivevano sullo sfruttamento dell’universale povertà del tempo. - Emblematica la testimonianza scritta di Adelia Cornella: «Mio padre Antonio, classe 1882, all’età di 6 anni venne mandato a Riva del Garda con un capo degli spazzacamini a fare questo mestiere purché gli dessero da mangiare. Non si può immaginare quale rincrescimento provò la sua mamma nel vedere il piccolo andare via; ma purtroppo era così che andavano le cose: affidarlo al Signore ed al suo Angelo custode. A 11 anni è partito per Venezia, sempre come spazzacamino. Erano in alcuni ragazzi del paese, con il capo detto Patissi. - Alfonso Tomasi, esimio e stimato maestro elementare di San Lorenzo, ha lasciato scritto: «Fatiche e pene cominciavano ancora sulla porta di casa dei “paroni”

Giudicarie: terra di Emigranti! Angelo Franchini, il cantore dei “molèti” (arrotini) rendenesi, definì il triste fenomeno storico dell’emigrazione, sia stagionale che permanente, quale “Odissea giudicariese”. Un lunghissimo periodo (dal 1300 al 1950) che si estrinseove la mamma, coll’anima straziata, accompagnava il povero fanciullo per raccomandarlo alla loro pietà e… comprensione. Nel nostro caso i “paroni” si ricordano anche con i loro nomi, i quali non erano per nulla cattivi, ma che, bisognosissimi anch’essi, dovevano sottomettere i due o tre ragazzi a loro affidati a prove e disagi certo superiori alla loro età. - Molto più amara la testimonianza di Danilo Tomasi da Fiavé: «Mio nonno, Costante Merli, nato nel 1855 e morto nel 1948, a 8 anni era già a Ferrara a fare lo spazzacamino. Il cosiddetto “datore di lavoro” praticamente comperava dai genitori due o tre bambini di 7, 8 anni - che otteneva facilmente perché in casa vi sarebbe stata “una bocca in meno da sfamare” che portava con sé in città per tutta la “stagione dello spazzacamino”. Nella sua lunga vita non so quante volte mio nonno mi abbia ripetuto questa frase: “Quando morirò non me ne importa se andrò all’inferno, perché sono certo che vi troverò il mio padrone!”». - Di un’epoca successiva la testimonianza di Felice Rigotti: «Sono andato poco a scuola, visto che sono stato a Bologna come spazzacamino quattro volte: cinque mesi all’anno, dal novembre a Pasqua; per la prima volta nel 1931, quando avevo soltanto otto anni. Quelli del Trenta erano anni di miseria per tutti, ma più ancora per la mia famiglia: mio padre era morto che avevo tre anni; c’era bisogno di portare qualche soldo a casa». Il contratto. - «Il contratto di lavoro, generalmente, durava sei mesi (dal novembre ad aprile) e col salario fisso di 10 lire al mese per 180 giorni di fatiche, di stenti e di pene tremende»: questo quanto scrive Alfonso Tomasi sulla testimonianza di uno spazzacamino, classe 1994, che ad 8 anni (nel 1892!) era stato ingaggiato per andare a “lavorare” nella provincia

cò attraverso uomini e donne, soprattutto in giovanissima età, che percorsero le vie del mondo sobbarcandosi ad un’infinità di umili lavori: segantini, arrotini, giardinieri, carpentieri, domestici e domestiche, salumieri e… spazzacamini.

Tratta dal blog I viaggiatori Ignoranti

di Udine. - Gli fa eco Danilo Tomasi: «Nel patto coi genitori vi era l’obbligo del vitto (poco): sempre polenta e formaggio (poco). Una volta, in un momento di distrazione, un gatto gli rubò (a mio nonno) il formaggio: dovette mangiare solo polenta, poiché il padrone non volle dargliene un altro pezzo. A volte, qualche signora impietosita gli dava un pezzo di pane o qualche monetina; ma all’uscita di casa l’aspettava il padrone che gli vuotava le tasche, privandolo di tutto ciò che aveva ricevuto. Egli aspettava con ansia il giorno di Santa Apollonia (il 19 febbraio) poiché, combaciando con le giornate più lunghe dell’anno, aveva diritto alla “merenda”; naturalmente perché c’era più lavoro». - Un’altra fonte riferita da un certo Orlandi afferma: «Il periodo di attività di questi “lavoratori in erba” era dal mese di ottobre al mese di maggio».. - Diversa la situazione negli anni ’30 ricordata dal Bosetti: «Sentite le clausole del contratto! Lire 30 al mese più vitto e alloggio; viaggio a suo carico (del “padrone”) e, se andava bene, il “padrone” mi avrebbe regalato un berretti. - Assai duro il “resoconto economico” della propria esperienza da parte del Bosetti, che scrive: «Fate voi i conti… su quanto era costata l’operazione al nostro “padrone”! Vitto: ero io che lo mantenevo. Alloggio: avete modo di notarlo nelle pagine che seguono. Viaggi: San Lorenzo-Trento a piedi; Trento-Bologna: biglietto ridotto; ritorno a Trento: tutto gratis [a “spe-

se” della Polizia]. Erano le “vergogne” di quei tempi [soltanto 70 anni fa!]». Il viaggio. - La partenza avveniva dai paeselli natii, mentre la méta era assai diversa, ma - per i nostri - sempre nelle maggiori città della pianura padana, specie Bologna, Venezia, Ferrara. Suggestive le sporadiche testimonianze raccolte da pochi protagonisti. Citiamo alcuni esempi riferiti sia ai primi decenni del secolo ventesimo che agli anni Trenta. - La signora Adelia Cornella testimonia. «Mio nonno con alcuni altri ragazzi del paese partirono da San Lorenzo con un carretto a due ruote con sopra i loro attrezzi e un sacco contenente i propri indumenti. Arrivarono a Trento e lì fecero tappa. Poi presero la ferrovia della Valsugana ed arrivarono in fondo alla valle lungo le rive del fiume Brenta. Lì presero una zattera e, via fiume, arrivarono a Venezia». - Il maestro Tomasi scrive: «Caricati i “fagòti” sul carretto a due ruote, e

fatto “il segno della Croce”, si partiva a piedi, tirando o spingendo un po’ per uno, o dando tutti una mano “sulle pontère”. Il viaggio durava cinque giorni ed ecco l’itinerario con le tappe. 1° giorno: da San Lorenzo a Levico. 2° giorno: da Levico ad Arsiè (vicino a Feltre). 3° giorno: a mattina di Feltre, carretto e personale, montavano sulla chiatta per il trasporto del legname e, dopo vari rischi di annegare o di essere stritolati dai tronchi nelle “rapide”, arrivavano a Conegliano. 4° giorno: da Conegliano a Pordenone. 5° giorno: da Pordenone a San Vito al Tagliamento. Lì si rifaceva volentieri “il segno delle Croce” e cominciava il lavoro in quasi tutta la provincia di Udine». - Diversa l’esperienza di Felice Rigotti negli anni Trenta: «Mio fratello Pietro, di sette anni più grande, mi fece da padre e mi portò con lui a Bologna dove lavorava già. Prima di partire ero entusiasta, ma al momento di salutare la Mamma è stata un’altra cosa! A Bologna il nostro albergo era una stalla. I primi giorni sono stati duri, ma poi ci si abitua a tutto e devo dire che i Bolognesi erano molto buoni. Poi c’erano tante cose nuove da vedere: la città, le vetrine, i negozi, il mercato al sabato e, più tardi, qualche volta anche il cinema perché la gente generosa ci dava qualche mancia, poiché ci dicevano che: “Il spazzacamino

porta fortuna!!”». - Piuttosto emblematico il viaggio di Settimo Bosetti, classe 1919: «Così il 10 settembre 1933 ci siamo trovati per la partenza. Vidi che non eravamo soltanto in 2, bensì in 8: 4 “capi” e 4 “bòce”. C’erano anche i nostri famigliari a salutarci; erano le 9 di sera (le 21). Mia madre mi strinse a sé forte forte e mi raccomandò di dire le preghiere e di stare sano: “Riguardati la salute, che miserie ne abbiamo già troppe” mi disse. Si partì; era già notte. Da San Lorenzo a Trento a piedi: 40 chilometri! Arrivammo a Trento verso le 6 del mattino: ero disfatto. C’era già il treno pronto ed occupammo un intero scompartimento. Era un treno che si fermava a tutte le stazioni. Ci addormentammo come ghiri. Ci siamo fermati ad una forte frenata con stridio di ruote del treno: era una stazione. Arrivati a Bologna, ancora dalle prime mosse che mi ordinò il “padrone” capii che non sarei stato uno spazzacamino ma un mendicante: il peggiore dei lavori per il mio carattere!». - Appare qui un’altra testimonianza dello “sfruttamento minorile”: l’abuso perpetrato a danno dei ragazzi “reclutati” per un determinato lavoro, e poi invece buttati sulla strada per l’accattonaggio più avvilente. Oggi (2008) lo constatiamo praticato da altre etnie, ma non va dimenticato che lo ha praticato anche “gente nostra”! E nella vita dei “piccoli spazzacamini” (trentini e di altre regioni) è stata pure questa un’amarissima esperienza. (Prosegue sul prossimo numero)

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Comunità delle Giudicarie La Comunità delle Giudicarie ha accolto la proposta di sperimentazione di Spazio Argento nella consapevolezza che sia quanto mai urgente rivedere il sistema di welfare per gli anziani alla luce dei dati sull’invecchiamento della popolazione e della crescente complessità delle situazioni di fragilità sociale e sanitaria che si riscontra anche sul nostro territorio. Si tratta di una sfida che per essere vinta necessita di uno stretto coinvolgimento di tutte le realtà che si occupano di anziani nel nostro territorio: il Servizio socio assistenziale, l’Azienda provinciale per i Servizi sanitari, le sei Apsp, le Cooperative sociali e tutte le organizzazioni di volontariato e rappresentative dei bisogni di questa fascia di popolazione. L’aumento di situazioni di non autosufficienza impone un ripensamento della filiera dei servizi anche in termini di integrazione e innovazione, dove al centro deve essere posto il benessere della persona, con un’attenzione crescente al singolo anziano ma anche ai suoi familiari e alla rete sociale di riferimento. Altrettanto importante in una prospettiva di lungo periodo diventa il tema della prevenzione e dell’invecchiamento attivo per prevenire condizioni di non-autosufficienza e posticipare il più possibile l’istituzionalizzazione. L’attuale situazione sanitaria legata all’emergenza Covid19 ha messo in luce in modo dirompente i bisogni della

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Avviato il servizio di “SpazioArgento”, una sfida da vincere a favore dei nostri anziani La sperimentazione è iniziata il 2 novembre in Giudicarie, Primiero e a Trento, per poi poterlo estendere efficacemente su tutto il territorio provinciale Il 2 novembre scorso la Comunità delle Giudicarie, assieme alla Comunità del Primiero e al Comune di Trento, ha dato avvio ufficialmente al servizio di Spazio Argento. La Provincia di Trento ha scelto di

popolazione anziana, con necessità di assistenza che grava prevalentemente sulla rete familiare. Si è evidenziata ancor più la necessità di contesti che offrano risposte integrate a supporto degli anziani e di chi se ne prende cura e di procedure di presa in carico consolidate ed efficaci. Obiettivo di Spazio Argento, anche in questo difficile contesto, sarà quello di diventare il luogo specializzato rispetto a questo bisogno, con un’attenzione prioritaria verso l’integrazione degli aiuti territoriali socio-sanitari. Questo con l’intento prioritario di migliorare i servizi a favore degli anziani e supportare i nuclei che si fanno carico di persone non autosufficienti. Il Commissario della Comunità di Valle, Giorgio Butterini, sottolinea la necessità di

sperimentare modelli innovativi al cospetto di una tematica di grande attualità come quella relativa al progressivo invecchiamento della popolazione: “Ritengo che questa sperimentazione possa offrire al territorio un prezioso contributo nell’ottica di proporre risposte efficaci ai bisogni delle persone in età avanzata e delle famiglie e in generale. Il fatto che per lo studio e il collaudo di un ‘progetto pilota’ di rilevanza strategica sia stato scelto l’ambito delle Giudicarie ci inorgoglisce e costituisce un meritato riconoscimento verso la qualità di prestazioni garantita da nostro Servizio Socio-assistenziale. Va infatti sottolineato che questo modello è stato realizzato in buona parte dalle risorse umane che operano in Comunità”.

affidare a tre territori diversi tra loro la sperimentazione di questo progetto per coglierne le particolarità e le specificità e poterlo efficacemente replicare e diffondere su tutto il territorio. L’ufficio Spazio Argento trova collocazione presso la Comunità delle Giudicarie a Tione - 3° piano. A causa delle restrizioni di sicurezza per la pandemia in atto, in questo momento non è possibile l’accesso diretto, ma solo previo appuntamento telefonando al numero 0465.339570 tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.00, e mail: spazioargento@comuni tadellegiudicarie.it Cos’è Spazio Argento Il servizio di Spazio Argento è il soggetto locale specializzato rispetto al settore welfare anziani e contribuisce alla definizione della pianificazione socio/sanitaria territoriale rivolta agli anziani. Obiettivi e azioni di Spazio Argento La finalità prioritaria di Spa-

zio Argento è la presa in carico precoce della popolazione anziana per garantire il mantenimento nel tempo delle capacità ed autonomie residue. Per raggiungere tale obiettivo Spazio Argento intende: ▪ Mappare le risorse formali e informali presenti sul territorio delle Giudicarie in ambito anziani ▪ Raccogliere e analizzare dei bisogni del territorio ▪ Analizzare qualitativamente l’attuale risposta ai bisogni di assistenza domiciliare ▪ Promuovere attività di invecchiamento attivo per favorire uno stile di vita sano, occasioni di incontro e partecipazione della persona anziana ▪ Affiancare e accompagnare l’anziano fragile e la sua famiglia nel processo di

invecchiamento ▪ Ridurre della solitudine e l’isolamento di chi fa assistenza, con attività sia di supporto che di supervisione e formazione. ▪ Proporre risposte innovative ai bisogni dell’anziano ▪ Promuovere il raccordo con l’ambito sanitario per garantire un percorso di presa in carico unitario e semplifichi l’accesso ai servizi da parte delle persone. ▪ Garantire un supporto integrato ed unitario alle situazioni multiproblematiche con Il periodo di emergenza sanitaria potrebbe impedire l’attuazione nei prossimi mesi di alcune azioni, in particolare legate ad attività preventive o che implichino la necessità di incontri e partecipazione attiva. Sarà pertanto necessario considerare l’evoluzione della pandemia Covid-19 e le conseguenze che tale condizione produrrà a livello sociale e dei servizi.

a s a c a io resto COMUNITÀ DELLE GIUDICARIE

EMERGENZA cORONAVIRUS CONTATTI: Orari: 9:00 - 12:00 Telefono: 0465 339570

SPAZIO ARGENTO GIUDICARIE Servizio locale specializzato nel settore welfare anziani

Email: spazioargento@comunitadell egiudicarie.it Sede: 3° Piano, Comunità delle Giudicarie Via Padre Gnesotti, 2, 38079 Tione di Trento TN

A causa della pandemia in atto, non può essere concesso l'accesso diretto al pubblico ma solo su appuntamento contattando il numero di telefono.


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Opinioni a confronto

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A Tione la buona sanità da valorizzare Io e la mia famiglia vogliamo esprimere gratitudine alla dottoressa Luigina Robusti per il prezioso e attento lavoro svolto in queste difficili settimane. La salute è un bene prezioso. Affidarsi con fiducia a chi si deve occupare della nostra salute rende tutto meno doloroso, meno preoccupante. E’ importante sentirsi una persona e non un numero. Abbiamo trovato non solo estrema competenza, ma anche grande umanità. Nonostante la criticità del momento dovuto all’emergenza e una struttura riadattata in bre-

ve tempo,nell’ospedale di Tione ho trovato una squadra di infermieri, medici, e Oss veramente eccezionale, sempre disponibile, educato e capace. Mi riferisco in particolare al direttore dr. Egidio Dipede e all’intera equipe che lavora insieme con stile partecipativo ed empatico. Non ultimo, in un contesto così drammatico, tutti sono stati rassicuranti e preziosi sotto il profilo psicologico. Questa è la buona sanità che dobbiamo valorizzare. A volte mille parole non bastano per esprimere quello che si prova e uso solo una

parola detta con il cuore: grazie! Il Natale 2020 sarà diverso da tutti quelli che abbiamo vissuto,sarà un Natale diverso ma non per forza meno bello e non perderà affatto la sua magia. O, almeno, abbiamo il compito di tenerlo in vita, per noi e per i nostri bambini. Quel che conta, alla fine, è che ancora una volta sia Natale. E che ancora una volta il suo spirito abbia una voglia prepotente di emergere. Più forte di tutto e nonostante tutto. Buon Natale !!! B. Trpeska

Federazione, donne out Il 25 novembre da bambino nonno e zie mi portavano da Ragoli a Irón, sopra Coltura, paese abbandonato dagli abitanti dopo diverse epidemie di peste, per festeggiare Santa Caterina d’Alessandria, patrona di quel minuscolo paese. Santa Caterina, martire cristiana che subì la tortura della ruota per aver rifiutato le avanches dell’imperatore Massenzio – (preferiva Costanti-

no che aveva messo le croci sulle bandiere dei suoi eserciti) - divenne, in virtù di quel tipo di supplizio, la protettrice dei carrettieri, che nella circostanza accorrevano lassù numerosi a festeggiarla, ma anche delle sartine (“caterinette” erano chiamate a Burano le ricamatrici di pizzi e merletti) e delle fanciulle da marito…Proprio il 25 novembre è stato dichiarato in questi nostri tempi “giornata della violenza contro le donne”. E i mass media, in carta, in voce e in digitale, non hanno fatto altro che parlare di femminicidi, accaduti un po’ ovunque, specie in ambito familiare, di donne ammazzate con

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pistole. coltelli e quant’altro…. Una donna può essere

tolta di mezzo in tanti modi…. Riflettendo al termine femminicidio mi sono chiesto se quanto capitato di recente a Marina Mattarei in quel di Trento nei meandri della Federazione delle cooperative non si avvicini, per un certo verso, a questa categoria. Domanda stramba da situarsi fra gli interrogativi che possono passare per la mente solo a una certa età, quando il cervello perde colpi, va in fumo, o, in tilt, come si usa dire oggi. Giuseppe Ciaghi

Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento

Anno 18 n° 12 dicembre 2020 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Dario Beltramolli, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Alfio Ghezzi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Alessandro Togni, Ettore Zampiccoli, Marco Zulberti, gli studenti dell’Istituto Guetti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 2 dicembre 2020 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129


Opinioni a confronto

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Quell’America insofferente verso l’Europa

BOTTA E RISPOSTA

vilgiat@yahoo.it

Abbiamo seguito con interesse le vicende della campagna elettorale americana. Finita com’è finita (se è finita?), abbiamo però notato sia da una parte (Trump) che dall’altra (Biden) una certa avversione, quasi intolleranza, verso gli Europei in generale...cosa sta succedendo? Gli amici del bar

La cosa è venuta alla scoperto con Trump, ma da tempo ormai gli americani vorrebbero tornare all’isolazionismo degli anni Venti, e tutto sommato è sempre stata una delle tentazioni più diffuse negli States: occuparsi dei fatti propri e lasciare che l’Europa se la sbrighi da sola. C’è da sempre, nella storia americana, un mix di attrazione e di repulsione per quel Vecchio Continente da cui, come si sa, trae le sue radici. Un mio cugino, americano di seconda

generazione, mi raccontava, appunto, che non c’è da stupirsi della malevolenza verso gli Europei. L’America s’è fatta, fin dalle origini, da tutta una serie di persone che volevano o dovevano fuggire dall’Europa perché perseguitati, od espulsi o non desiderati: puritani perseguitati dagli anglicani, cattolici perseguitati dai protestanti, protestanti perseguitati dai cattolici, ebrei, affamati che non ce la facevano a sopravvivere nelle loro terre, asociali, spostati,

frustrati, avventurieri, tutta gente, la più disparata che ha dato vita al popolo americano. Prima ancora che arrivassero gli schiavi dall’Africa. In effetti non ci si pensa, ma la storia è storia. Gli States nascono da un rifiuto dell’Europa, anzi da un odio verso una terra che hanno dovuto abbandonare perché indesiderati. Malgrado siano nostri cugini, ed anche se sono scesi più volte in campo per darci una mano (ma soprattutto per salvaguardare la

propria economia), gli americani ci sopportano per necessità, ma sempre con maggiore insofferenza. Insofferenza che con la presidenza Trump s’è manifestata in mille modi, ma non credo che con Biden presidente le cose cambieranno di molto, anche se in passato e pure in sue dichiarazioni dopo la sua elezione ha dato segnali positivi verso di noi europei. Adelino Amistadi

Fondi europei a rischio per colpa dei litigi fra gli Stati L’Europa ha promesso da tempo di intervenire con parecchi milioni di euro in aiuto all’Italia per le difficoltà economiche causate dalla pandemia. Ma sembra che non ci sia accordo fra gli stati a Bruxelles e gli interventi promessi siano continuamente rimandati. C’è il pericolo che tutto finisca in briciole? Giuseppe

Per quel che ne so, non ci dovrebbero esserci grandi pericoli, prima o poi arriveranno, si tratta di oltre 200 miliardi di euro, una cifra colossale. Bisogna però rendersi conto che l’Europa non è la Caritas. Non è che distribuisca soldi in modo disinteressato. Anzi, sono assolutamente interessati a che vengano spesi nel miglior modo. Questo vale per l’Italia, ma anche per tutti gli

Stati che prendano sussidi dalla UE. Nel nostro caso Bruxelles ha deciso di mettere a disposizione dell’Italia una robusta dose di miliardi nella consapevolezza che se è vero che il nostro Paese ha bisogno dell’Europa, è altrettanto vero che l’Europa non può ignorare il peso ed il ruolo dell’Italia all’interno dell’Unione. Portare a casa questi importantissimi soldi dipende anche da

Filippo Sono perfettamente d’accordo. Derubare un anziano è di per sé un atto

ignobile e vigliacco. Il furto o la truffa agli anziani e alle persone fragili meriterebbero pene severissime. E non sempre succede. Chi deruba una di queste persone commette un gesto più grave di una rapina, forse più scellerato di una aggressione a mano armata. Ma troppo spesso i ladri, se presi, entrano in carcere dal portone principale ed escono poco dopo dalla porta laterale. E ricominciano impuniti.

Ve lo confermano molti esponenti delle forze dell’ordine. Di certo bisognerebbe inasprire il codice penale in modo specifico per quanto riguarda le ruberie e le truffe agli anziani. Potrebbe essere una soluzione. Intanto auspichiamo che la legge vigente venga applicata col il buon senso di punire i vigliacchi di turno in modo severo. Potrebbe essere un buon inizio per cambiare qualcosa (a.a.)

Augura alla Spettabile clientela Buon Natale e un Felice Anno Nuovo ...

ma stenta a trovare una soluzione univoca, ci sono non poche voci discordanti. Di fronte ad una simile situazione è ovvio che qualcuno in Europa cominci a rompere le scatole. Bisogna assolutamente arrivare ad una conclusione. L’occasione è storica perché 209 miliardi possono cambiare la vita e il futuro di tutti noi. Sprecarla sarebbe da imbecilli. (a.a.)

Chiusi in casa, proliferano gli acquisti online

Anziani, paura di aggressioni e rapine Sono anziano e mi spaventa la lettura quotidiana dei giornali. Ogni giorno leggo di anziani assaliti e derubati, alcuni rischiano la pelle e quasi sempre gli autori la fanno franca. Bisognerebbe in qualche modo metterci rimedio

noi. Sappiamo bene che ci sono Stati dell’Unione che non aspettano altro che avere una scusa per tagliarci i finanziamenti o addirittura annullarli. Proprio per questo dovremmo essere chiari, determinati e puntuali nel mettere a punto il nostro piano di investimenti da sottoporre all’Europa. La sensazione è che non stia succedendo questo. Il Governo ci sta lavorando,

La mia nonna, relegata in casa, passa il suo tempo facendo acquisti on-line, piccole cose, ma tutti i giorni c’è un pacchettino che arriva. Ma se tutti facessero così, cosa ne sarebbe dei nostri negozi. In gran parte dovrebbero chiudere. Mara Hai ragione, amica mia. La vendita on-line negli ultimi mesi è cresciuta a dismisura. E a me non piace per

niente. Col tempo questo nuovo modo di fare acquisti crescerà all’infinito e allora? Chiuderanno i negozi con tutto quel che comporta: meno reddito per i commercianti, dipendenti e proprietari dei locali, per i rappresentanti di commercio, ma anche per tutti i fornitori dei vari servizi. Così poche ditte internazionali, straricche e spesso non sempre a posto con la legge, fanno soldi a spese della nostra socialità comunitaria.

Purtroppo credo ci sia poco da fare, non è facile fermare il progresso (si fa per dire!), bisognerebbe comunque che lo Stato trovasse un equilibrio fra i due modi , tassando differentemente il commercio, favorendo la permanenza dei negozi a garanzia dell’interesse sociale delle città, ma ancor più dei nostri piccoli paesi di montagna. Ma credo che non se ne farà niente. Così va il mondo e non è sempre facile accettarlo! (a.a.)


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DICEMBRE 2020

Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella

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Alla fine di questo 2020, segnato in tutto il mondo ����������������������������������� e nelle nostre comunità da questa emergenza sanitaria, vogliamo porgere

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i migliori Auguri per un Felice Natale ed un Sereno 2021 con i disegni dei nostri bambini che, in piena pandemia, hanno saputo immaginare un tempo più sereno ricco di colore e speranza. �����������������������������

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