Giornale_delle Giudicarie aprile 2021

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APRILE 2021 - pag.

Mensile di informazione e di approfondimento

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ANNO 19 - APRILE 2021- N. 4 - MENSILE

L’EDITORIALE

Papa Francesco nella terra diAbramo di Adelino Amistadi

Sono in molti a chiedermi notizie del viaggio di Papa Francesco in Iraq all’inizio della Quaresima. Quando s’è dato l’annuncio ne rimasi sorpreso, sbalordito, e nel contempo preoccupato e così l’ho seguito con curiosità ed attenzione. Un viaggio nelle pianure dei due grandi fiumi, il Tigri e l’Eufrate, nella terra d’Abramo, tra chiese ancora oggi perseguitate e rosseggianti del sangue dei martiri che mostra ancora una volta come Papa Francesco concepisca il suo servizio nella chiesa e nel mondo come un servizio a favore di tutta l’umanità. Non è certo la prima volta che Papa Francesco compie viaggi apostolici là dove guerre e scontri tra diverse etnie e religioni sono all’ordine del giorno. Nel maggio del 2014 si recò in Palestina e in Israele e nel febbraio del 2019 negli Emirati Arabi. Ma quest’ultimo era da tempo che voleva portarlo a buon fine. Il viaggio in Iraq era stato uno dei grandi sogni di Giovanni Paolo II: avrebbe voluto aprire il grande Giubileo del 2000 proprio lì, nella terra di d’origine del patriarca Abramo, ma dopo mesi di trattative, per motivi di sicurezza, Saddam Hussein, allora padrone dello Stato si oppose e non se ne fece più niente. Quanto abbia sofferto quel Paese è noto. Un vero calvario. Ha subito, in successione, la seconda guerra del Golfo, l’invasione degli Stati Uniti, il periodo tribolato del dopo Saddam, la conquista di gran parte dell’Iraq da parte dello Stato Islamico...e infine la pandemia tanto quanto noi e forse peggio. A pag, 8

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FONDATO NEL 2002 - Distribuito da

La tavola rotonda del GdG

Politica provinciale in subbuglio

Alle pagine 4 , 6 e 7

EUROPA

Fiavè, l’archeo parco delle palafitte apre in estate

Questa Europa affare nostro di Paolo Magagnotti

A pag. 7 Economia

Ecobonus, le semplificazioni provinciali

A PAG. 8

Economia

Ristori, una delusione A PAGINA 10

MUSICA Tione, una canzone in orbita A pag. 25 ARTE Bellezze contemporanee A pag. 33 MEMORIA Kessler protagonista della modernizzazione del Trentino. A pag. 14

In un momento in cui tutti siamo condizionati da un maledetto virus per il quale solo negli ultimi tempi si sono rese disponibili armi per combatterlo, e nel mezzo di una grave crisi economica e sociale che rende incerto il nostro futuro, potrebbe apparire un po’ strano chiedere di concentrarsi sull’architettura istituzionale dell’Unione europea. Non è invece così, perché è proprio l’Unione europea che può darci una mano importante per affrontare meglio il nostro futuro. A Pag.15

Società

Pandemia, il commento di Gianni Poletti A PAGINA 16

Ospedale di Tione

Valduga nuovo primario di chirurgia

A PAG.20

ESTATE Le proposte culturali della Valle del Chiese A pag 34 PORTO FRANCO Orsi sì, orsi no A pag. 8 GIOVANI InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda A pag 17

PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ SUL GIORNALE DELLE GIUDICARIE sponsorgdg@yahoo.it - 3356628973 - 338 9357093


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Rassegna Stampa

APRILE 2021

A cura della REDAZIONE

RASSEGNA STAMPA MARZO 2021

DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA L’Italia domina a Madonna di Campiglio: tripletta maschile e Antonioli vince la Coppa del Mondo di Sci alpinismo. De Silvestro seconda tra le donne - Grande Italia alle finali di Coppa del mondo di sci alpinismo. Sulle nevi trentine di Madonna di Campiglio, Matteo Eydallin ha dominato l’individuale maschile seniores precedendo Davide Magnini, Nadir Maguet e Michele Boscacci. Ma la notizia è rappresentata dal sesto posto di Robert Antonioli, che permette al trentunenne valtellinese del Centro Sportivo Esercito di conquistare per la quarta volta in carriera la classifica generale dopo i trionfi del 2017, 2019 e 2020. Antonioli doveva difendere due punti di vantaggio su Thibault Anselmet, ma il transalpino è incappato in una giornata di scarsa vena, nella quale non è andato oltre il ventesimo posto, e l’Italia può festeggiare l’ennesimo trionfo con Antonioli che chiude a quota 764 punti contro i 733 di Anselmet, terzo è Davide Magnini con 623. Nella prova femminile arriva ancora un podio per Alba De Silvestro. La veneta si è piazzata al secondo posto nella gara vinta dalla francese Axelle Gachet Mollaret, regina di giornata con il tempo di 1h33’23″9, grazie al quale ha preceduto De Silvestro di 23″1, terzo posto per Tove Alexandersson a 54″4. La svedese ha tolto la gioia del podio a Mara Martini e Giulia Murada, rispettivamente quarta e quinta complessive con un ritardo di 1’36″9 e 3’21”, mentre Giulia Compagnoni è finita settima a 5’38”, Ilaria Veronese decima a 6’26” e Giorgia Felicetti diciottesima a 14′ circa.

Apss, vaccinazione anticovid alla moglie di un direttore Enrico Nava, direttore dell’integrazione socio sanitaria dell’azienda sanitaria, ha rassegnato le dimissioni dopo che la moglie, la giudice Alma Chiettini, avrebbe avuto accesso alle vaccinazioni pur non avendone diritto. L’azienda sanitaria ha aperto un’indagine sul caso, intanto Nava pur rimanendo dipendente dell’azienda, ha rassegnato le dimissioni dal suo ruolo. Scuole dell’infanzia: inviato un questionario alle famiglie per valutare l’apertura a luglio «Vogliamo capire le esigenze delle famiglie per poi decidere come organizzare il servizio delle scuole dell’infanzia nel periodo estivo». Così il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti che ha annunciato l’invio di un questionario alle famiglie trentine per verificare se sono interessate ad un’eventuale apertura delle scuole dell’infanzia nel mese di luglio. «In un momento così complesso come quello attuale – ha aggiunto Fugatti – crediamo sia fondamentale capire i bisogni delle famiglie e dei ragazzi ed agire di conseguenza». Canone ambientale: ampliati gli interventi che potranno essere realizzati dagli enti locali Ampliati gli interventi e le misure che i Comuni potranno attuare con le risorse introiettate per effetto del pagamento alla Provincia autonoma, da parte dei Concessionari di grandi derivazioni idroelettriche, del canone ambientale. A fronte della riduzione delle risorse derivante dalla crisi economica e finanziaria causata dalla pandemia da Covid19, la Provincia, d’intesa con il Consiglio delle autonomie locali, ha deciso infatti di consentire l’utilizzo del canone ambientale per una più vasta gamma di interventi che, anche indirettamente, producano un miglioramento ambientale, inteso anche come effetto positivo sul paesaggio. Gli introiti per il 2021 ammontano complessivamente ad euro 41.902.550, dei quali 3.101.223 per canoni ambientali e euro 38.801.327 per canoni aggiuntivi.

2021 Direttore Sanitario: ���������Cristantielli Patrizia

Sfoglia il Giornale delle Giudicarie su www.giornaledellegiudicarie.it Si ricorda che è possibile sfogliare il Giornale delle Giudicarie sul sito www. giornaledellegiudicarie.it aggiornato ogni mese con le notizie più importanti che accadono in Giudicarie.

Fino al 19 aprile per chiedere le borse di studio provinciali destinate agli studenti più meritevoli Premiare l’impegno degli studenti ed incentivare la prosecuzione degli studi, queste in sintesi le finalità del bando approvato dalla Giunta provinciale, rivolto agli studenti diplomati negli anni scolastici 2018/2019 o 2019/2020 con una votazione di 100 e lode, che decidono di iscriversi a percorsi di formazione terziaria. Le risorse stanziate sono pari a 85.400 euro.Le borse di studio andranno a coprire le tasse sostenute o da sostenere per il primo anno di iscrizione per un importo fino ad un massimo di 2.000 euro. Le domande per la concessione della borsa di studio dovranno essere presentate dal 19 aprile 2021 al 31 maggio 2021, al Servizio formazione professionale, formazione terziaria e funzioni di sistema.

Comuni trentini, via libera a 100 assunzioni Via libera in consiglio alla norma richiesta dalla giunta Fugatti per autorizzare il reclutamento di personale a tempo determinato per far fronte alle pratiche per il superbonus. L’assessore Gottardi: «Era una priorità, gli enti hanno contenuto la spesa e le risorse necessarie sono dunque già disponibili». Si è calcolato un fabbisogno di oltre 100 persone a tempo pieno, 30 delle quali destinate ai municipi più piccoli, fino ai mille abitanti, per garantire un minimo di “sportello” dei servizi sul territorio. Le assunzioni nei Comuni trentini erano bloccate da 10 anni. Chico Forti, rientro più vicino, è stato trasferito in un carcere di transito «Chico Forti lo sentiamo pressoché ogni giorno. Stiamo aspettando gli ultimi documenti dell’amministrazione Usa per poter procedere al trasferimento in Italia. La buona notizia è che è stato recentemente spostato in un nuovo penitenziario dove ci sono detenuti proprio in attesa di essere trasferiti». Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ospite di Tg2 Post sul caso del trentino in carcere in America. Rsa, dal primo aprile riaperti i posti «di sollievo», e ci sarà anche lo psicologo A partire dal primo aprile sarà riconosciuto, tra i parametri assistenziali delle Rsa del Trentino, anche la figura dello psicologo a supporto dell’équipe per la supervisione psicologica, il supporto nella gestione casi complessi e nel rapporto con i familiari, nonché il supporto emotivo del personale. Lo ha previsto la Giunta provinciale di Trento, integrando le Direttive per l’assistenza sanitaria ed assistenziale nelle Residenze sanitarie assistenziali pubbliche e private. La maggior spesa per il servizio psicologico nel 2021 è di 261.723,50 euro (l’importo annuo è di 350.000 euro). La copertura è prevista nel bilancio dell’Azienda sanitaria. Con la stessa deliberazione si assicura la ripresa, dal primo aprile, degli ingressi nei posti letto di sollievo in base alle presenze medie registrate nel mese di febbraio 2020. La lince B132 avvistata in val d’Ampola Un evento particolare e raro, che non si vede tutti i giorni. La lince B132, felino presente in Trentino da 13 anni, è stata avvistata dall’autista di una corriera in val d’Ampola, nella zona della valle di Ledro. L’animale, un maschio adulto del peso di circa 25 chilogrammi, unica lince nota agli esperti in Trentino, ha attraversato la strada di corsa la sera di venerdì 12 marzo 2021 proprio mentre passava il mezzo guidato da Alessandro Pialorsi. L’episodio è stato ripreso nel video della telecamera di servizio del pullman, tra lo stupore di conducente e passeggeri. Si tratta di un documento eccezionale, secondo gli esperti del settore Grandi carnivori della Provincia autonoma di Trento, che vede protagonista un animale estremamente elusivo monitorato costantemente dal 2008.

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.


APRILE 2021 - pag. Maurizio Fuga

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Tavola Rotonda: politica provinciale

APRILE 2021

Mattia Gottardi: “Dopo la pandemia un’altra crisi, prepariamo un forte sostegno all’economia” Sembra che la politica trentina sia già tutta presa dalle prossime elezioni nonostante manchino ancora un paio d’anni alla scadenza dell’attuale legislatura. Le cose non sembrano andar bene per molti dei partiti in lizza: Pd in crisi esistenziale, Patt abbandonato da Rossi, 5Stelle in ricostruzione, Fratelli d’Italia in discussione. Per chi cerca una nuova casa, la maggioranza di cui lei è uno dei massimi esponenti, come vede tutta questa inquietudine? Per abitudine e per scelta solitamente non mi esprimo sulle scelte dei singoli o sulle questioni interne di altri movimenti politici. È evidente che in queste settimane, un po’ per dinamiche nazionali ed un po’ per prospettiva elettorale provinciale, si inizino ad intravedere i primi movimenti. Qualcuno si riposiziona, qualcuno cerca spazio. Sono passaggi quasi fisiologici, dettati più da prospettive personali che da una visione politica. Non apprezzo molto i cambi in corsa: il voto viene dato al candidato all’inter-

no di un preciso contenitore politico. Cambiare movimento dopo il voto trovo sia sempre poco giustificabile, pur se ognuno rivendica “buone ragioni”. Un giudizio invece mi sento di esprimerlo per il movimento politico di cui ho l’onore di essere il presidente, La Civica, che in questi due anni e mezzo di legislatura provinciale cresce costantemente e si è radicata in tutte le Valli del Trentino, con una classe dirigente competente, giovane e motivata dai valori identitari del nostro Territorio: tantissimi amministratori locali ma anche professionisti e imprenditori aderiscono e hanno aderito e questo è motivo di soddisfazione. La collaborazione con la collega Vanessa Masè è costante e proficua ed i risultati sono tangibili. Al momento rivendico però che la Giunta è impegnata a fronteggiare la pandemia da Covid, cercando di costruire le condizioni per ripartire al termine dell’emergenza sanitaria, con una visione al 2050 e non al 2023. Un’azione fatta di sostegno a categorie

Mattia Gottardi,Assessore Provinciale de La Civica

economiche e famiglie nel breve, con investimenti infrastrutturali ed un rilancio dell’autonomia sul lungo periodo. Temi assolutamente non elettorali ma fondamentali per mantenere una prospettiva di sviluppo per il Trentino. Non pensiamo alle elezioni, pensiamo ai Trentini ed a fare il meglio possibile per loro. Si dice che il Patt pensi ad apparentarsi con voi, può essere? Io ritengo che la base valoriale del Partito Autonomista sia vicina ai valori della coalizione che attualmente governa la Provincia.

Io mi sento profondamente autonomista, territoriale, identitario e come me lo è tutta la componente territoriale della maggioranza provinciale, Lega inclusa. Non esiste un movimento non autonomista in maggioranza. Rivendico l’Autonomia come auto governo, come responsabilità e gestione del territorio. Uno spazio di dialogo c’è e penso possa essere in prospettiva proficuo. Rivendicare nuovi spazi per l’Autonomia trentina a Roma è un dovere e stiamo lavorando in questa direzione.

Intanto si prenotano nuove formazioni politiche per le prossime elezioni: Rossi con Calenda, Dellai sta tentando un improbabile rientro come da anni lo tenta Tarolli, i soliti Valduga e Co. sembrano pronti a mettersi in campo, ma lo sono pronti da un decennio, sarà la prossima, la volta buona. Qual è la sua opinione, pensa che tutta quest’ansia elettorale possa danneggiare le prospettive dell’attuale maggioranza? La Giunta ha una coesione interna che ne rappresenta uno dei maggiori punti di forza: lavoriamo insieme su ogni fronte ed affrontando le oggettive difficoltà del momento. Tutto ciò oltre l’appartenenza al singolo partito: siamo una squadra. La maggioranza che la sostiene è solida. Non mi appassionano le scelte altrui, al momento vedo tanti singoli in cerca di spazi personali. Idee assenti, solo una somma di “contro”. Noi al singolo preferiamo il lavoro di gruppo, insieme e senza competizione interna stiamo lavorando

senza, lo ribadisco, la dimensione elettorale come risultato. Nel 2023 alle elezioni ci presenteremo con i risultati ottenuti. Penso che il momento difficile che stiamo vivendo meriti solo attenzione rivolta alle persone, non alle elezioni. Secondo lei come andrà a finire tutto questo trambusto pre-elettorale e come vede in prospettiva la prossima legislatura? Penso che non sia un tema di attualità: prima pensiamo a risolvere i problemi che la pandemia ha causato. Chi si preoccupa oggi di essere rieletto o eletto nel 2023 non merita molta attenzione. Dovremo affrontare una nuova emergenza, al termine di quella sanitaria. Stiamo preparando un forte sostegno all’economia per consentire di superare il momento di difficoltà di famiglie e imprese. Cercheremo di non lasciare nessuno senza sostegno. Questa è la priorità, tutto il resto è secondario e ne parleremo quando avremo questa crisi alle spalle.

Ugo Rossi, a sorpresa, l’addio al Patt di cui è stato protagonista e segretario politico

“InAzione perdifendere l’autonomia, il Patt non disponibile ora su una scelta lungimirante perilTrentino” Simpatizzanti e sostenitori del Patt sono rimasti sorpresi e stupiti, nessuno s’aspettava che un tesserato da decenni, punto di riferimento e leader dell’ultima legislatura, lasciasse improvvisamente il suo partito. Vuole dirci quali sono state le motivazioni che l’hanno spinta ad una scelta così inaspettata? In estrema sintesi due motivazioni la prima riguarda il Patt e la seconda Trentino in Azione dentro il quale continuerò il mio impegno politico per costruire una seria alternativa di governo a questa maggioranza leghista che a mio avviso non fa il bene della nostra autonomia. La motivazione che riguarda il Patt è la seguente: serve una chiara scelta di campo per il futuro del Trentino e questa scelta va fatta

adesso con chiarezza e lungimiranza. Siamo a un bivio per la nostra autonomia. Purtroppo il Patt ora non è disponibile a farla e senza nessuna polemica credo sia giusto che faccia allora le sue riflessioni al riguardo e con i tempi che riterrà. Io come detto penso che il tempo sia questo e del resto non faccio che confermare quanto sempre detto e scritto in campagna elettorale: alternativi alla Lega. La seconda riguarda Azione: si tratta di un partito che va oltre gli schemi e gli steccati e che vuole unire diverse sensibilità lavorando sui contenuti e costruendo proposte serie. Lo fa in Trentino e lo fa a livello nazionale. Questo ci dà la possibilità di continuare nel solco che abbiamo sempre perseguito per un’ autonomia aperta e dialogante.

no, sulla base di questo, di essere però anche pragmatici e concreti.

Pare che si sia già impegnato in una nuova avventura politica che potrebbe essere già pronta per la prossima legislatura. Ritiene che ci sia spazio per una nuova forza rappresentativa in Trentino? Sono impegnato con Trentino in Azione per dare una mano a costruire un campo di sensibilità politiche che partendo dai conte-

nuti e sulla base di valori condivisi deve preparare un progetto credibile per il Trentino dei prossimi anni, con uno sguardo al futuro delle nuove generazioni. Come Trentino in Azione ci rivolgiamo a tutte le sensibilità politiche e civiche del nostro territorio e che rifuggono populismo e sovranismo. Vogliamo dare voce a tante persone che ci chiedo-

Con la sua uscita si dice che il Patt sia tentato dalle sirene della Lega con cui potrebbe collaborare nel prossimo futuro, che ne dice? Io mi auguro che ciò non accada perché significherebbe confondere l’idee di specialità della nostra autonomia con quella leghista e quindi per il Patt in definitiva rischiare di esserne fatalmente assorbito. Secondo lei quale potrebbe essere il nuovo quadro politico della prossima legislatura con tutte le novità che stanno maturando un po’ in tutti i partiti? Tutto è ancora molto fluido in un campo come nell’altro. Abbiamo ora un go-

verno nazionale dove convivono diverse sensibilità. Questo però non significa che si possa attendere per affrontare l’appuntamento del 2023. Non si può perché l’affrontare con serietà e quindi con credibilità un appuntamento elettorale come quello delle provinciali richiede saper mettere in rete le competenze in tempo utile per fare un lungo lavoro di costruzione del programma. Noi di Trentino in Azione abbiamo già cominciato e facciamo appello a quanti vogliono collaborare e portare il loro contributo. La politica deve saper tradursi in visione e in buona amministrazione e non è solo una questione di puro consenso. Quando la politica si basa solo sulla ricerca del facile consenso poi accade che i governi sono inadeguati.


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Tavola Rotonda: politica provinciale

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Simone Marchiori: “Nazionalisti e sovranisti sono la negazione dell’autonomismo. Mai con noi” Dopo l’abbandono di Ugo Rossi, i simpatizzanti del suo partito sembrano confusi, turbati, non sanno darsene una spiegazione. Quali possono essere state, secondo lei, le motivazioni dell’abbandono? La notizia dell’uscita di Rossi dal PATT ha colpito tutti, me compreso, come un fulmine a ciel sereno: non vi erano stati scontri, discussioni o contrapposizioni che facessero presagire a tale decisione. Anzi, per quanto mi riguarda i rapporti con Rossi erano ottimi e anche nel Partito, pur nella normale diversità di opinioni e di vedute, non vi erano situazioni critiche. Lo smarrimento dei simpatizzanti, quindi, deriva proprio dal metodo e dall’essersi trovati di fronte a qualcosa di inaspettato. Vedere un esponente di primo piano come Rossi uscire dal Partito e pochi giorni dopo aderire ad un partito nazionale non è stato di certo entusiasmante. Quello che mi fa piacere è stato vedere come sia prevalso subito un sentimento di ottimismo e di voglia di andare

avanti che ha compattato le fila creando le basi per affrontare i prossimi mesi che saranno impegnativi dal punto di vista politico. Tant’è che allo stato attuale tutti i tesserati e gli esponenti al vertice delle varie sezioni hanno manifestato la ferma intenzione di restare nel PATT. Corre voce che uno dei motivi di dissenso sia stata l’aria che tira da un po’ di tempo nel suo partito, c’è chi dice che il PATT per la prossima legislatura sia pronto ad un’alleanza con la Lega e con la destra, è vero? Ripeto, non vedo tracce di dissenso, nè di arie strane. Il PATT è da sempre un partito che raccoglie al suo interno anime diverse legate dall’obiettivo comune di difendere, rafforzare e valorizzare l’Autonomia della Provincia e dei suoi territori. In tal senso che chi si sente più vicino all’area riformista, chi più all’area liberale, chi, infine, all’area conservatrice. Su due cose, però, siamo tutti d’accordo: in primo luogo il

Simone Marchiori, segretario del Patt

PATT non ha mai fatto e non comincerà di certo ora a fare alleanze ideologiche. Il Partito Autonomista, semmai, può trovare convergenze sui temi e sui valori di rife-rimento, non è sul mercato per concedersi al miglior offerente. Il secondo punto riguarda un’ipotetica alleanza con la destra: i partiti nazionalisti e sovranisti sono la negazione dell’autonomismo. In tal senso il PATT non potrà mai dialogare con movimenti di tale matrice, a partire da Fratelli d’Italia. Queste precisazioni sono necessaria perché il tema non è “con chi andran-

no” gli autonomisti (affermazione che presuppone di inseguire gli altri), ma con chi potremmo ragionare per rafforzare l’Autonomia. In tal senso, dobbiamo dircelo, l’attuale maggioranza provinciale non ha brillato per coraggio nella gestione dell’Autonomia: troppo spesso Trento non ha costruito sinergie con Bolzano, creando pericolosi elementi di divisione fra le due Province. Per non parlare dei rapporti con Roma: spesso si sono attese le decisioni del Governo nazionale quando in realtà si sarebbe potuto procedere

almeno in parte con risorse proprie (vedi il tema ristori per il turismo invernale dove in Alto Adige la Pro-vincia ha stanziato 500 milioni di euro mentre in Trentino si sta ancora ragionando su come distribuirli). Mentre altre volte si è agito in autonomia quando la prudenza avrebbe imposto di attendere l’evolversi degli eventi: e in questo caso non posso che pensare alla vicenda delle aperture degli im-pianti da sci, sbandierate più e più volte ma mai arrivate e così via. E allora, con la movimentazione preelettorale che sta preoccupando un po’ tutte le forze politiche, quali sono le prospettive per l’avvenire del suo partito orfano di Ugo Rossi? Il PATT davanti a sé ha una strada sola da percorrere che è sempre stata la sua via maestra ed è anche la linea uscita dal congresso: fare affidamento alla sua storia e ai suoi valori che non sono mai passati di moda, anzi, diventano sempre più attuali. Valorizzare la rete di persone che

continuano a metterci la faccia e che credono in un Trentino che sappia camminare con le proprie gambe senza andare al traino di partiti nazionali che non conoscono la nostra realtà. Tenere fede alla propria natura blockfrei che significa dialogare con le altre forze senza imposizioni ideologiche, ma andando nel merito delle questioni e dei problemi dei trentini. Qualcuno potrà bollare questo atteggiamento come opportunistico, io penso, invece, che il bipolarismo serrato fra destra e sinistra abbia portato ad un avvelenamento del clima politico e, come ci mostra il livello nazionale dove per l’ennesima volta si è dovuti ricorrere ad un governo tecnico per sopperire all’incapacità di governare delle coalizioni nazionali, ad una pericolosa crisi del sistema. Il Trentino ha bisogno di ragionare in maniera diversa. Ė venuto il momento di mettere assieme, con un progetto chiaro, le forze migliori del Trentino e dare risposte non a leader nazionali, ma ai trentini.

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Tavola Rotonda: politica provinciale Il suo partito, a livello nazionale, sembra essere in una fase di ripensamento, i simpatizzanti dei 5S sono a dir poco confusi, tutti i giorni se ne sentono di nuove, Conte si, Conte no, Grillo c’è e non c’è, poi Di Battista che rema contro. Può spiegarci un po’ a che punto stanno le cose e come intendete uscire dall’“empasse” che sta disorientando un po’ tutto il vostro mondo e tornare ad essere il partito della speranza, così come vi eravate proposti all’ultima tornata elettorale? Riguardo a Giuseppe Conte, la sensazione è che la quasi totalità degli iscritti e degli elettori del M5S si riconosca nella sua leadership per l’onestà, la serietà e il pragmatismo con cui ha guidato il Paese prima di finire vittima dell’ennesima congiura di Renzi. Quanto ad Alessandro Di Battista, è un leader carismatico che con la sua passione ha contribuito alla crescita e allo sviluppo del M5S, basti pensare al lavoro che ha fatto per la campagna referendaria 2016. Non mi pare stia remando contro. Semplicemente non ha condiviso la scelta di sostenere il governo Draghi e si è spostato di lato senza dare sponde a scissioni. Faccio notare che il punto di vista di Di Battista non è necessariaLa Lega a livello nazionale, sta sostenendo con forza il governo Draghi. È una Lega che sta cambiando rispetto agli ultimi anni, più concreta, meno “sloganista”, cominciamo col chiederle: lei, tanto per capirci, è un europeista convinto alla Giorgetti e Zaia o un negazionista alla Borghi? Mi lasci premettere che la consapevolezza della gravissima emergenza sanitaria ed economica dovuta all’arrivo del Covid-19, unitamente al fallimento dell’operato del governo Conte bis sostenuto da centrosinistra e Movimento 5 stelle, ha portato all’assunzione di responsabilità di quasi tutte le forze politiche del parlamento per dare vita al governo Draghi, che ritengo sarà in grado di dare migliori risposte ai bisogni dei cittadini rispetto ai governi precedenti. Per la Lega sarebbe certamente stato più semplice sotto il profilo del consenso elettorale non entrare in alcun governo, ma il grande senso di responsabilità nei confronti del popolo italiano ci ha spinti a sostenere questo governo, forti delle rassicurazioni avute su molti punti programmatici che porteremo avanti con convinzione. In relazione alla sua domanda, il mio pensiero è che tra le due posizioni citate ci sia anche una posizione mediana, ovvero quella di appartenere ad un’Europa diversa, meno invasiva nelle prerogative dei singoli stati, che abbia una maggior incisività dal punto di vista politico nei confronti delle altre grandi realtà mondiali e che sia la vera Europa dei popoli. Io penso che dobbiamo essere europeisti in un’Europa diversa.

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Alex Marini: “La confusione è negli altri partiti, non nei cinque stelle”

mente ostile ai 5S visto che le sue critiche sono al malaffare, alla corruzione e all’avidità delle élite. Tutti argomenti sui quali c’è piena concordanza col M5S, molto meno con tutti gli altri partiti. Quanto alla confusione, io vedo che c’è il PD dilaniato dalle correnti, c’è la Lega con lo scontro fra Salvini e Zaia, ci sono i vari “badanti” di Berlusconi in guerra dentro Forza Italia e persino partitini in procinto di esplodere come Più Europa, eppure si parla del M5S. Riguardo al M5S, “partito della speranza” mi pare che se c’è stata una forza politica che in questi anni di Governo ha cercato di dare speranza agli italiani è stata il M5S. Ad esempio, i dati Eurostat attestano che le misure di welfare volute dal M5S hanno prima ridotto la povertà e poi hanno attenuato la gravità delle conseguenze economiche-sociali del Covid-

Alex Marini, consigliere provinciale M5S

19. Discorso simile vale per i provvedimenti di contrasto ai cambiamenti climatici, riduzione dell’inquinamento atmosferico, lotta alla criminalità, contrasto alla precarietà e mantenimento della biodiversità. Certo, c’è ancora tantissimo da fare ma di sicuro dando in mano il Paese a chi vuole licenziamenti facili, libertà di inquinare e porte spalancate

alla corruzione, non si alimenta proprio nessuna speranza. Quali sono attualmente i principali obiettivi del suo impegno istituzionale come consigliere provinciale? I fronti principali sono quattro: salute (tra le varie iniziative quella che mi sta più a cuore riguarda l’istituzione del garante per il diritto alla salute

e dei diritti degli anziani che vorrei arricchire estendendo le funzioni ai diritti per i disabili), contrasto alla criminalità (iter parallelo in regione e in provincia su Osservatorio, le resistenze sono innumerevoli ma è una battaglia che vale la pena di essere combattuta), tutela dell’ambiente (tramite atti in materia di energia, consumo di suolo, paesaggio, bilancio ambientale, conformità ad Agenda 2030, informazione ambientale), estensione dei diritti dei cittadini (in consiglio regionale ci sono diversi disegni di legge a mia firma su digitalizzazione della raccolta delle firme per esercitare i diritti politici, assemblee civiche dei cittadini, in Consiglio provinciale ho appena depositato un Disegno di Legge sui referendum per rimediare alle violazioni dei diritti da parte della Provincia recentemente evidenziate dal Tar).

Restando a Trento, dove già le forze politiche stanno preparando le proprie strategie per la prossima tornata elettorale, come pensate di proporvi all’elettorato trentino? È vero, non siamo ancora arrivati a metà legislatura, imperversa il Covid ma i partiti sono già entrati in campagna elettorale per le provinciali. Per quanto riguarda il M5S credo che la cosa migliore sia continuare a lavorare duro come abbiamo fatto dal primo giorno. Non dobbiamo farci distrarre dalla propaganda quotidiana, abbiamo invece il dovere di concentrarci sull’attività istituzionale per perseguire concretamente gli interessi reali dei cittadini. Poi certo, bisogna anche rafforzare la presenza sul territorio e far conoscere quello che stiamo facendo, che è tanto considerato che abbiamo un solo consigliere provinciale e che siamo all’opposizione.

Diego Binelli (Lega): “Dobbiamo essere europeisti di un’Europa diversa”

Bene. Come intende svolgere il suo mandato di segretario nei prossimi anni sul territorio trentino? Ringrazio il nostro segretario federale Matteo Salvini per la fiducia in me riposta affidandomi l’incarico di commissario della Lega Trentino per Salvini Premier. Si tratta per me di una grande soddisfazione ma anche una grande responsabilità, nella consapevolezza di rappresentare la voce del primo partito nazionale e del Trentino. Sostengo con forza le regole che vigono all’interno del nostro movimento, ma sono anche convinto della necessità di condivisione delle scelte con la base del partito. Per questo il mio impegno sarà quello di essere presente sul territorio e nelle sezioni per recepire le idee di tutti. Così come mi farò carico della necessità di rafforzare l’attuale coalizione che sostiene il presidente Fugatti, che ringrazio insieme a tutta la sua squadra di governo per l’importante lavoro che sta svolgendo in un periodo veramente difficile. Sarà poi importante proseguire con l’azione politica che vada nella direzione della valorizzazione della nostra Autonomia, patrimonio di tutti i trentini, anche attraverso l’interlocuzione con le forze politiche che condividono questa necessità.

Diego Binelli, deputato Lega e Commissario Lega Trentino

E torniamo a noi. Un giudicariese alla guida della Lega. Non male, fa sempre piacere che i nostri uomini si facciano valere. Ci dica, da osservatore esterno ma interessato, quali sono secondo lei i punti di forza dell’attuale maggioranza a livello provinciale? Per parlare dei punti di forza, dobbiamo ricordare che il governo provinciale ha dovuto affrontare fin dall’insediamento l’evento della tempesta Vaia, cui è seguita la drammatica emergenza sanitaria in corso ormai da più di un anno. Nonostante questi due gravi episodi, che nel recente passato nessuna amministrazione ha dovuto fronteggiare, e nonostante le minori risorse economiche disponibili rispetto ai governi provinciali precedenti, dobbiamo riconoscere l’ottima azione svolta dall’attuale amministrazione in carica guidata dal presidente

Maurizio Fugatti. Una caratteristica fondamentale che rappresenta la forte capacità di azione politica dell’attuale governo provinciale è quella dell’ascolto, requisito fondamentale per chi vuole veramente rappresentare la voce del popolo, compatibilmente con i vincoli normativi e le sempre minori disponibilità economiche. Altro importante punto di forza è l’audizione delle istanze provenienti dalle amministrazioni comunali, colonne del presidio territoriale, alle quali la maggioranza di governo Trentino presta forte attenzione e cerca di soddisfarne le richieste. Non possiamo infine dimenticare che l’amministrazione Fugatti ha finalmente avviato un deciso cambio di rotta nell’agenda politica trentina, dando maggior importanza al miglioramento dei servizi nei territori periferici e nelle nostre valli.

Quali sono e quali dovranno essere in prospettiva i tratti distintivi della Lega nella sua azione politica in Trentino? Dobbiamo per prima cosa intervenire per dare sostegno alle categorie economiche e sociali colpite dalla crisi economica in corso, integrando le misure previste a livello nazionale con interventi specifici a livello provinciale. Si dovrà inoltre proseguire nell’azione fin qui intrapresa e che da sempre ci caratterizza, ovvero quella della vicinanza ai cittadini con l’ascolto delle problematiche e delle proposte. Ma nell’ottica di un ancor più sinergico lavoro ritengo vadano ulteriormente rafforzati i già molto buoni rapporti con gli enti locali, veri presidi territoriali nella erogazione dei servizi. I Comuni sono il pilastro della nostra Autonomia ed il nostro dovere come governo è quello di aiutarli a dare risposte ai propri cittadini, indipendentemente dall’ideologica politica dei singoli amministratori che in democrazia va rispettata; un altro grande merito dell’amministrazione Fugatti è infatti quello di ascoltare tutti a prescindere, cosa che rappresenta un deciso cambio di passo rispetto al passato. Ritengo inoltre indispensabile proseguire convintamente negli investimenti infrastrutturali sull’intero territorio provinciale, che possano garantire una miglior connettività tra le periferie ed il

capoluogo e allo stesso tempo valorizzare il patrimonio delle nostre comunità e preservare il nostro splendido ambiente, vero biglietto da visita per il Trentino. Con tutta la movimentazione in ballo a livello politico, ritiene che l’attuale maggioranza possa tenere, magari con l’aiuto di un Patt spaesato, anche nella prossima legislatura? Questa maggioranza provinciale, nonostante le difficoltà affrontate fin dall’inizio della legislatura, ha fin qui dimostrato le grandi capacità di ascolto e di governo. Certo rimangono ancora tanti progetti e tante iniziative da portare avanti, siamo soltanto a metà legislatura e l’azione di un governo si giudica alla fine del percorso. Le movimentazioni a livello politico ci sono sempre state e sempre ci saranno; ritengo che l’attuale maggioranza riuscirà a trovare le motivazioni e le convergenze programmatiche tali per proseguire nel percorso anche per la prossima legislatura, anteponendo l’interesse dei Trentini a quello delle singole componenti della coalizione. Dobbiamo quindi proseguire nella nostra azione politica sulla base del programma elettorale; sono convinto che ci riusciremo e che a tempo debito gli elettori giudicheranno positivamente il nostro operato.


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Economia

APRILE 2021

Non si tratta di una sanatoria generalizzata perché riguarda solo le piccole difformità e l’attribuzione della titolarità edilizia anche agli edifici costruiti quando quest’ultima non era richiesta». Le misure di semplificazione edilizia e urbanistica contenute nella nuova legge rispondono alle richieste avanzate dai cittadini, dalle categorie economiche e dagli ordini professionali, ma anche dai Comuni, dal momento che le agevolazioni governative hanno incrementato notevolmente il numero di pratiche presentate ai fini della regolarizzazione edilizia, presupposto indispensabile per accedere al Superbonus 110 per cento. «Sul piano pratico - spiega ancora Tonina - il problema è rappresentato dalla mole di domande giunte agli uffici, che blocca l’avvio dei cantieri. Ci siamo concentrati perciò sulle microviolazioni, quelle che anche lo Stato, nel recente decreto semplificazione, ha qualificato non più come abuso edilizio. In questo periodo rappresentano circa il 70% delle pratiche presentate ai Comuni: si tratta di difformità marginali, che non impattano sulla normativa provinciale, orientata alla riduzione del consumo di suolo. Nessun condono, quindi, ma un attento recupero del patrimonio esistente, reso ancora più efficace grazie agli emendamenti introdotti in Terza Commissione per facilitare l’applicazione delle nor-

Il ddl 85 passa in aula con 29 voti favorevoli

Superbonus 110%, la Provincia semplifica e agevola l’economia di Denise Rocca È stata approvata dal Consiglio provinciale con una larga maggioranza - solo due astenuti (Marini e Degasperi) - la legge provinciale che rende più agevole l’applicazione in Trentino della misura nazionale del Superbonus al 110%. Ricordiamo come il Superbonus preveda che chi esegue una ristrutturazione fino al 30 giugno 2022 può contare su una detrazione del 110% delle spese sostenute per gli interventi che migliorano l’efficienza energetica degli edifici e che riducono il rischio sismico. Uno degli aspetti più importanti contenuti nella legge è una sostanme». L’iter di approvazione del disegno di legge ha previsto il confronto con il Consiglio delle autonomie locali, il Comitato interprofessionale ordini e collegi tecnici, l’Associazione tecnici comunali e delle Comunità del Trentino, il Coordinamento provinciale imprenditori e l’ANCE. Tutti gli attori coinvolti hanno fatto pervenire suggerimenti e proposte che hanno ampliato la portata della normativa. L’intento infatti è anche quello di intervenire in materia di edilizia, con l’approfondimento di nuovi istituti come la definizione di “stato legittimo” degli edifici e della tolleranza (indispensabile per l’accesso ai lavori previsti

dall’Ecobonus). Per gli interventi di demolizione e ricostruzione di edifici sono previste infine semplificazioni in materia di distan-

ziale “sanatoria” di irregolarità edilizie di minima entità per chi chiede il 110% rendendo quindi legittimo l’immobile e possibile l’accesso al bonus, semplificando le procedure negli uffici tecnici che sono inondati di richieste e fanno fatica a far fronte alla mole di lavoro. «L’obiettivo - spiega il vicepresidente e assessore all’Urbanistica della Provincia Mario Tonina che ha proposto la legge - è quello di semplificare la vita e il lavoro dei professionisti del settore, delle imprese edei comuni. La legittimazione dei fabbricati esistenti è una grande opportunità anche per il Trentino.

ze tra le costruzioni, per le quali varranno le distanze preesistenti entro determinati limiti fissati proprio dalla norma per assicurare

interventi coerenti con gli insediamenti esistenti. La nuova disciplina è scaturita da un’attenta comparazione tra le norme provinciali vigenti e i principi contenuti nel Decreto semplificazione e l’innovazione digitale che, a fine 2020, ha introdotto molte novità al Testo unico nazionale in materia di edilizia. «Era un provvedimento molto atteso - conclude Tonina - e il fatto che l’aula consiliare lo abbia approvato con 29 voti favorevoli e solo due astenuti ne è una prova. Il Superbonus 110 per cento rappresenta un volano importante per le imprese e il lavoro, in questo momento di crisi generata dalla pandemia, e viene incontro alle esigenze di

tante famiglie, che potranno ristrutturare e adeguare la propria casa: sono molto contento quindi che il disegno di legge che introduce norme di semplificazione in materia urbanistica e edilizia, consentendo un più facile accesso agli incentivi governativi per la riqualificazione del patrimonio edilizio e abitativo già esistente, costituisca l’ultimo provvedimento importante assunto dal Consiglio provinciale nella sessione di marzo. La nuova normativa rappresenta una grande opportunità per l’economia del Trentino, ma è anche un viatico per un’edilizia ecosostenibile, soprattutto sul versante energetico».

L’EDITORIALE - di Adelino Amistadi

Continua dalla Prima E così, malgrado tutte le difficoltà ad essa legate, Papa Francesco ha rotto gli indugi ed ha accolto l’invito della Chiesa cattolica locale. Il viaggio si è svolto dal 5 all’8 marzo. Si può tranquillamente dire che la scelta del Papa sia stata un grande atto di coraggio: il Paese non è del tutto pacificato e ancora poco sicuro, in questo momento di pandemia ogni intruso viene visto come “nemico”, ma se si pensa alle tragedie vissute in questi ultimi decenni da quelle popolazioni ed in particolar modo dalla ancora numerosa minoranza cristiana, bisogna dire che la scelta del Papa è stata quanto mai opportuna. Erano oltre un milione i cristiani nelle terre d’Abramo, dopo le traversie degli ultimi anni sono rimasti in trecentomila. Molti sono fuggiti, moltissimi sono iscritti nel libro dei martiri, messi a morte dalla furia dei terroristi dell’Isis nel nome di una fede considerata nemica. Trecento

Papa Francesco nella terra di Abramo mila fedeli appartenenti a diverse piccole chiese orientali cattoliche ed ortodosse, comunità che hanno conosciuto una fuga di massa verso l’Occidente e verso le nazioni vicine a causa della persecuzione dello Stato Islamico, ma già da tempo estenuate dall’isolamento e dalla povertà. E’ per tutti loro che Francesco non ha voluto rimandare oltre. Nel suo viaggio il Papa ha incontrato le minoranze cristiane, ma anche gli iracheni. Nella storica città di Ur, la patria di Abramo, cui fanno capo le tre religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo e islamismo), ha incontrato i rappresentanti delle diverse religioni: cristiani, mussulmani, sabei e

yazidi e anche una rappresentanza della religione ebraica. Ma uno dei momenti più significativi è stato poi l’incontro con l’ayatollah al-Sistani, capo indiscusso di tutti gli sciiti iracheni: un evento senza precedenti, annunciato anche con grande enfasi dalla televisione locale. Nell’occasione l’ayatollah al- Sistami ha voluto esprimere la sua preoccupazione e la sua vicinanza per i cittadini cristiani che dovrebbero poter vivere come tutti gli iracheni in pace e in sicurezza e nel pieno rispetto dei loro diritti costituzionali, ribadendo con vigore che il terrorismo religioso così spesse volte sofferto dalle minoranze non è l’Islam. E Papa Francesco lo ha

ringraziato a nome dell’intera umanità. I cristiani dell’Iraq, in un modo o nell’altro, sono stati vittime del terrorismo islamico. Hanno subito violenze disumane. Chiese distrutte, cimiteri violati, monasteri espropriati con i frati brutalizzati, fuga di massa e solo ultimamente qualche cenno al rientro. E il Papa non poteva non rendere omaggio ai cristiani e ai cattolici, a quelli che hanno testimoniato la loro fede fino al martirio e ai vescovi, ai pastori che sono rimasti con la propria gente, non sono andati via durante tutti gli anni di guerra, subendo violenze, soprusi, bombardamenti e persecuzioni continue. Sono rimasti alla guida dei loro fedeli. Baghdad,

Najaf, Nassirya, la piana di Ur e di Ninive, Erbil, Musul sono state le tappe del viaggio, ma sono state anche le tappe della sofferenza di un popolo al quale Papa Francesco ha voluto portare, con la sua presenza, non solo conforto, ma soprattutto speranza di un nuovo inizio di vita civile, sociale e religiosa. Per concludere ho la netta sensazione che il viaggio del Santo Padre in Iraq, allo stesso tempo completi un percorso e ne inizi uno tutto nuovo. Testimonia il lavoro diplomatico della Chiesa che continua a tessere rapporti nel rispetto di tutti e nel dialogo, in un mondo dove le insidie ataviche ostacolano da sempre la l’amicizia tra i popoli, l’ambiente e il benesse-

re. Ma nello stesso tempo apre spiragli di speranza perché nei canali aridi di Babilonia torni a scorrere la fraternità e la solidarietà per una rinnovata convivenza tra le genti, dove la violenza e la disperazione cessino per sempre, per percorrere insieme le vie della pace. Di solito restano nell’olimpo degli eroi coloro che compiono imprese ritenute impossibili. Allora se l’astronauta Amstrong ha definito l’allunaggio “un piccolo passo per l’uomo, ma un gigantesco passo per l’umanità”, un Papa nella terra dell’Isis e che da lì proclama la fraternità e l’amore fra i popoli, non può che essere un capolavoro di Dio.


Attualità Dove un tempo si estendeva l’antico lago Carera, oggi sta rinascendo l’abitato palafitticolo in un contesto ambientale e naturale di grande valore che di recente ha visto anche comparire un esemplare raro come lo sciacallo dorato. I lavori sono gestiti dalla Soprintendenza per i beni culturali della Provincia di Trento e l’appuntamento con questo 2021 non si poteva proprio saltare: ricorrono infatti i dieci anni dell’iscrizione nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco del sito seriale e transnazionale “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino” di cui fanno parte anche le palafitte trentine di Fiavé e Ledro. «L’intento con il Parco spiega Franco Marzatico, a capo della Soprintendenza - è quello di coniugare

la trasmissione divulgativa dei saperi con il gusto della scoperta e il coinvolgimento del pubblico, in un contesto naturalistico e paesaggistico preservato da sconvolgimenti antropici. Nel mondo degli studiosi il sito di Fiavè è il sito per eccellenza non ci sono altri luoghi dove i ritrovamenti sono stati così ingenti». Il parco palafitticolo fiavetano in via di conclusione contiene delle riproposizioni in grandezza naturale dei pali di sostegno delle capanne, la ricostruzione dell’ultimo villaggio con le sue ingegnose fondazioni a reticolo bloccate dai pali a plinto e la palizzata di cinta. Un itinerario didattico accompagnerà i visitatori nella scoperta del sito con una decina di installazioni ricostruttive e di ambientazioni scenografiche che, accompagnate da pannelli con brevi testi didascalici in tre lingue, illustreranno aspetti delle attività di sussistenza, della lavorazione del legno, della produzione ceramica e metallurgica nelle pala-

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Sono sostanzialmente conclusi i lavori di valorizzazione delle palafitte

Fiavè, in estate apre il Parco Archeo Natura di Denise Rocca Arriverà a giugno l’inaugurazione del Parco Archeo Natura di Fiavè, a completare il polo dedicato all’archeologia che recupera la storia e il valore delle palafitte locali. La sua riconosciuta importanza è dovuta a diversi fattori: l’eccezionale stato di conservazione

fitte. Tutto è strettamente correlato alla ricchezza di manufatti ritrovati a Fiavè nel corso degli scavi e dello studio del sito, a partire dagli anni Settanta: una parte sono conservati nel Museo delle Palafitte, in paese, dove si trovano esposte numerose testimonianze della vita quotidiana dell’età del Bronzo, fra i quali diversi oggetti in legno conservati grazie all’azione protettiva dell’acqua. Il Museo propone un’esperienza immersiva grazie anche alla presenza di un plastico che restituisce l’idea dell’ultima fase di vita del villaggio palafitticolo Fiavé 6, che viene ora proposta anche a grandezza naturale nelle ricostruzioni del Parco Archeo Natura. «La scelta consente di proporre al pubblico precisi spaccati di vita quotidiana del II millennio a.C. che hanno una stretta connessione con la realtà emersa durante le ricerche - spiega l’archeologo Franco Marzatico -. In questo modo sarà possibile conferire al Parco di Fiavé

una forte, specifica connotazione, basata proprio sull’attinenza, il più possibile “filologica”, con i dati di scavo del luogo. Questa stretta relazione permetterà di distinguere nettamente gli allestimenti di Fiavé da quelli realizzati in altri siti dove sono state pure riedificate palafitte, come la vicina Ledro o altri siti europei». La Soprintendenza si è direttamente fatta carico, oltre che dei compiti di tutela, conservazione, restauro e valorizzazione legati al funzionamento del Museo,

delle strutture lignee di sostegno delle antiche abitazioni (pali), la presenza di villaggi di epoche diverse (dal Neolitico all’età del Bronzo) caratterizzati da specifiche scelte costruttive (su sponda o in elevato sull’acqua).

anche della definizione del progetto ricostruttivo del villaggio palafitticolo e degli indirizzi gestionali connessi all’apertura del Parco Archeo Natura. L’investimento da parte della Provincia è stato ingente, è un ventennio che si lavora, a più mani, alla valorizzazione della torbiera e del sito: oltre alla creazione del Museo, c’è stata anche la rinaturalizzazione dell’area da parte del Servizio Sviluppo Sostenibile e aree protette, la continua manutenzione naturalistica. «C’è stata una condivisione di

prospettive rispetto a quel luogo in passato - prosegue Marzatico - e ora l’intenzione è quella di essere il più possibile inclusivi rispetto al territorio lavorando con Apt, Comune, Ecomuseo e anche con una gestione innovativa che metta in relazione Fiavè con gli altri siti archeologici». Accanto ai diversi servizi provinciali, il lavoro del Comune di Fiave, a cui sono affidati gli aspetti più strettamente pratici della fruizione del polo archeologico. «Stiamo valutando tutte le possibili questioni sull’organizzazio-

ne concreta, dai parcheggi, alla custodia e la pulizia spiega la sindaca Nicoletta Aloisi -. Da quando siamo arrivati in Comune ci siamo dedicati tantissimo a questo progetto. Per ora su punterà tanto sui parcheggi che Fiavè già ha». Il Parco Archeo Natura e l’area archeologica assieme al Museo delle Palafitte, creato in un antico edificio rurale nell’abitato di Fiavé e già attivo dal 2012, costituiscono un vero e proprio polo archeologico, sono un invito all’avventura e all’esplorazione del passato, ma per il paese rappresentano anche un’occasione di sviluppo turistico. «Il nostro obiettivo - prosegue Aloisi - è coinvolgere il paese: immaginiamo che i turisti vengano a Fiavè, visitino il Museo e vengano agevolati nell’entrare nel Parco Natura a piedi e in bicicletta. Immaginiamo una partenza della visita ideale dal paese visto che abbiamo un museo bellissimo e scorci attrattivi. Vedremo di implementare anche i servizi a Rudel, dove c’è la sede degli alpini, per poter magari ospitare le scolaresche in visita al nostro polo che è molto spinto sulla didattica e l’accompagnamento dei ragazzi. Ci piacerebbe anche, in tema di sviluppo turistico, che la pista ciclabile passasse dal Parco Natura: lo chiederemo all’Apt nel collegamento Esteriori - Riva del Garda».


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Economia

APRILE 2021

Decreto sostegni, grande delusione tra gli addetti del settore turistico

“C’è tutto e niente in questo decreto sostegni presentato dal governo nazionale. Sicuramente c’è molto coraggio, ma anche molta fantasia. Non manca nemmeno un pizzico di sobrio linguaggio truffaldino. La fantasia è quella di chi ha imposto alle aziende di non lavorare e che ora “spaccia” come sostegno un’elemosina. Il coraggio è quello di presentarsi davanti agli italiani dopo più di un anno tempestato da lockdown e decreti, di promesse e di ristori, e spacciare questo decretino come qualcosa che possa salvare l’Italia dalla povertà. La povertà, se questa è la risposta che dopo un anno lo stato riesce a mettere in campo per aiutare lavoratori ed imprese, non è più un miraggio ma è il destino certo. L’aggravante per il governo sta nell’atteggiamento truffaldino nel presentare una percentuale di ristoro che non ha niente a che vedere con la perdita effettiva. «L’ammontare dell’indennizzo è del 60% per le imprese sotto i 100 mila Euro, del 50% per quelle tra 100 e 400 mila Euro, del 40% tra 400 mila e 1 milione di Euro, del 30% tra 1 e 5 milioni, del 20% tra 5 e 10 milioni». Ma a cosa si riferiscono queste percentuali? Ci si aspetterebbe alla perdita avuta nell’anno. E invece no. Si basa sulla perdita media,

“Tanto tuonò…..che…. non piovve”, abbiamo scomodato questo famoso detto di Socrate per descrivere la situazione in cui si trovano gli imprenditori del settore turistico che da mesi attendono i ristori per le limitazioni subite alle loro attività dalla pandemia e dai DPCM governativi. Dopo tante promesse del Governo Conte, finalmente con l’arrivo di Draghi sembrava essere ma non di un anno, ma di un mese. Cioè sono riusciti nell’impresa di ristorare una percentuale che va dal 60% al 20% della perdita di una mensilità(perdita media mensile). E le altre 11? Questo decreto prevede quindi per le imprese sostegni che vanno dall’1,67% al 5% delle perdite avute nel 2020 (nulla dice sulle perdite 2021 di gennaio e febbraio). Ma perché è stato preso come intervallo l’intero 2020 e non si è considerato il periodo interessato dalla pandemia, cioè da marzo 2020 a febbraio 2021? Un’azienda che fatturava 200mila euro e ha avuto una perdita di 120 mila euro è inserita nella fascia rimborso del 50%. Quindi a logica uno è propenso a pensare che otterrà 60 mila euro. È no, pirla! Se hai perso 120 mila euro in un anno, ti rimborsano il 50% della perdita di un mese (perdita media mensile), non di tutto l’anno. Quindi i 60 mila euro vanno divisi per 12. Ecco che tu che hai perso 120 mila euro nel 2020 perché ti hanno

costretto a chiudere e ti hanno detto di stare tranquillo perché tanto sarebbero arrivati i ristori, devi dividere la tua perdita per 12 (mesi) e ottieni 10 mila euro. Di questa bella cifra prendi il 50%. Eccoti i tuoi 5mila euro pari al 4,16% della tua perdita del 2020. Puoi già essere contento perché ad altri, sembra impossibile, va anche peggio”. Per fortuna, in Trentino, sembra che la Giunta si sia accorta della pochezza dei ristori e ha annunciato che darà sostegno reale alle imprese. Speriamo non rimanga solo una promessa. I sostegni alle imprese saranno calcolati in Trentino sulla base del fatturato medio della stagione invernale appena trascorsa, dal 1 novembre 2020 al 30 aprile 2021. In questo modo la giunta provinciale interverrà, integrando i sostegni del governo, per garantire maggiore equità ed adeguatezza agli aiuti d’impresa, avendo a riferimento le reali perdite registrate dal settore economico trentino. E’ questa la novità più importante - che si configura quindi come un vero e proprio cambio di paradigma nel sistema di calcolo dei sostegni pubblici - emerso nel corso del vertice, tra la giunta provinciale e l’esecutivo di Confcommercio del Trentino. Il presidente Maurizio Fugatti, accompagnato dai colleghi Achille Spinelli (Sviluppo economico e lavoro) e Roberto Failoni (Commercio, turismo e artigianato), ha ascoltato le puntuali esigenze del-

giunto il momento tanto atteso. Ma per ora la delusione è tanta e altrettanta la rabbia che sta montando. Ecco quello che prevede il decreto sostegno visto dalla parte di un imprenditore turistico che dopo un anno di limitazioni ha perso completamente la stagione invernale e vede nubi nere anche per i prossimi mesi.

le categorie economiche, anticipando la strategia provinciale che non solo garantirà il sostegno alle aziende ma concorrerà alla ripartenza dell’economia del Trentino. “In un contesto oltremodo complesso e critico - ha assicurato il presidente Fugatti - la Provincia continuerà ad investire. Stiamo impostando la manovra con l’obiettivo di liberare nostre risorse,

trattando anche con il Governo, in sinergia con Bolzano, su due tavoli: il recupero di circa 400 milioni di crediti dovuti da giochi e dai combustibili, e la rinegoziazione dei versamenti annuali nei confronti dello Stato per il sostegno ai conti pubblici, che pesano per circa 300 milioni di euro”. I principali temi portati al tavolo della discussione tra Provincia autonoma di Trento e Confcommercio, per tramite del suo presidente Giovanni Bort, hanno riguardato i tributi locali (tassa sui rifiuti, le imposte di pubblicità e sui plateatici); l’efficienza e la digitalizzazione della pubblica amministrazione; l’Imis (di cui si chiede la conferma della cancellazione); l’attenzione alle neo aziende (che dal Governo riceveranno risorse esigue); la ripartenza dell’economia,

una volta superata la fase emergenziale; e l’accesso al credito, con la speranza di una moratoria dei mutui. Quanto al credito, la giunta ha annunciato l’incremento dei fondi di garanzia e la volontà di trovare misure in grado di allungare i tempi e la durata dei mutui. L’incontro è stato anche l’occasione per annunciare ulteriori novità, sulle quali la Giunta provinciale sta concentrando i propri sforzi, tra cui ad esempio l’introduzione di un bonus acquisti per il commercio e la ristorazione. I punti trattati nel corso del vertice saranno oggetto del disegno di legge a cui la giunta provinciale sta lavorando proprio in questi giorni. “La crisi - ha sottolineato il presidente Fugatti - richiede risposte in tempi stretti. Il Governo ha fatto la sua parte e non spetta a noi dare giudizi. Ora, però, tocca alla Provincia chiudere il cerchio con le migliori misure integrative possibili. Vedremo se questa volta arriveranno contributi veri agli operatori che oramai non possono più attendere.

Che la Pasqua possa portare un po’ di serenità

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Territorio

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Il progetto preliminare presentato in Provincia

Limarò, un percorso nella forra da 2 milioni di euro di Denise Rocca

A metà febbraio è stato presentato ai tecnici della Provincia il progetto preliminare per la valorizzazione della Forra del Limarò. Si tratta di 2 milioni e 200 mila euro di investimento, in parte finanziato con fondi del piano di sviluppo territoriale in parte, 110 mila euro fino ad ora ma è previsto un apporto maggiore, sono

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del Comune di Comano Terme che fa da capofila per i comuni delle Esteriori. Il progetto, realizzato dall’ingegnere Sandro Tagliaferri della Eng Group Srl di Pieve di Bono con un team multidisciplinare, prevede un percorso negli anfratti della forra formata dal fiume Sarca all’ingresso del paese di Ponte Arche.

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Il Saltaro delle Giudicarie

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E io aspetto ... ma quando toccherà il mio turno?

Prenderò quello che mi danno, senza fare storie. Solo che intanto sono qui che aspetto. Aspetto notizie giorno dopo giorno, ora dopo ora,. E arrivano! Alt...è bloccata la vaccinazione di Astra Zeneca in tutta Europa, sembra poco sicura, ne sono morti alcuni dopo la vaccinazione, neanche tanti e forse neanche a causa del vaccino, ma è meglio essere cauti, blocchiamo tutto fino alla fine delle verifiche. Mi pareva...e io aspetto! Quello che mi fa arrabbiare è il fatto di sentire in giro che ci sono dei miei coetanei e anche più giovani di me che il vaccino l’hanno fatto perché “sai...conosciamo un medico che lavora in ospedale”. Ne avanzano sempre, ogni sera, dicono, e quindi se hai un amico al posto giusto zac, ti telefonano e ti inoculano. O magari ti inoculano anche se non ne sono avanzati. Quando poi si tratta delle “mogli di” o dei “mariti di”, beh, allora meglio scomodare vaccini più sicuri, più fichi, Pfizer o Moderna. E non che siano personale sanitario, che ne avrebbero diritto, no: è gente comune, un po’ più furba di me, questo è certo, che semplicemente hanno trovato

Ho quasi 66 anni, dice l’Abele, incazzato nero, al folto pubblico (due-tre persone non di più) dell’osteria della Maroca, e sto aspettando il vaccino. Non ho ancora ben capito quando toccherà il mio turno. Data la mia età forse l’AstraZeneca non va bene, o non è efficace, o è efficace fino a un certo punto. Quello va bene sotto i 50 anni, magari funziona anche oltre, si potrebbe fare, Non sarà particolarmente attivo contro il Covid 19, ma almeno non mi farà morire: almeno spero. Però, sono confuso, non è fa-

la scorciatoia, classico per la tradizione italiota. E io aspetto. Intanto da tutta Italia si fanno sentire le varie categorie che vorrebbero “saltare la fila”. Già hanno provveduto a vaccinare i carcerati in Veneto e questo m’ha indignato, prima di spacciatori e delinquenti forse era meglio vaccinare gli anziani e i meno anziani come me. Forse che sono troppo onesto per chiedere d’essere vaccinato prima dei carcerati, che andranno certamente curati...ma vaccinarli prima della gente per bene non mi trova per niente d’accordo. Mica gliel’ha ordinato il dottore d’andare in carcere. Ora sembra che saranno quanto prima vaccinate le prostitute. L’ha richiesto il loro sindacato (?), e su questo potrei essere d’accordo, non credo che possano continuare a fare il loro mestiere con tanta di mascherina e magari mantenere le distanze

di due metri. Oltre tutto potrebbero essere già contagiate e potrebbero diffondere il virus un po’ ovunque, non ci sarebbe categoria esente. In Italia il loro mestiere è particolarmente diffuso e fiorente. E così ogni giorno leggo di nuove richieste di “saltare la fila”. Possibile che non ci sia nessuno che si occupi di quelli come me. Non si sente una sola parola a nostro favore. E io intanto aspetto. Ma verrà il mio turno? Persino i politici si sono fatti sentire, chiedono di essere giustamente vaccinati prima, se non l’hanno già fatto di straforo. Con il lavoro assillante che sono chiamati a fare, l’Italia non potrebbe fare a meno di loro. Come potrebbe Renzi ad andarsene a Dubai dai suoi amici emeriti Emiri, o Salvini a gozzovigliare nel ristorante del Parlamento, è da lì, da quelle parti che progetta il nostro futuro. Poi ci

cile capire come funziona! Fermi tutti, all’improvviso leggo che l’AstraZeneca è ottimo anche oltre i 65 anni, e allora pronti si parte si vaccinano gli over 75, e così rimango ancora una volta in brache di tela. I dubbi mi rimangono. Quando toccherà a me, vorrei però avere un vaccino di serie A, anche se ormai sono rassegnato, visto che l’AstraZeneca costa molto meno e ne abbiamo prenotato molto di più, temo che mi toccherà, chissà quando, il vaccino di serie A2.

sono gli architetti e gli ingegneri, se finissero in terapia intensiva non oso pensare che cosa succederebbe ai ponti e ai viadotti. E i pompieri… e i calciatori...Talvolta, quando non dormo, cerco di compilare una rassegna di categorie che rivendicano la precedenza. La precedenza agli anziani e ai malati, non ci sono dubbi. Fin qui ci siamo. Precedenza poi al personale sanitario: medici, infermieri, conducenti d’auto ambulanze, addetti alle pulizie in ospedale, sono d’accordo. Precedenza ai magistrati perché non rallentino i processi, mi vien da ridere, con i processi che durano decenni, che i magistrati siano salvaguardati o no, cambierebbe poco. Se ci sono i magistrati, allora gli avvocati...e i cancellieri? Precedenza agli imputati, no, quella no, chi se ne frega. Precedenza alle badanti, sì, sennò come fanno i nostri

vecchi? Precedenza ai ferrovieri che trasportano su e giù per l’Italia vagoni di virus... a quelli sì! Precedenza alle hostess, ai piloti, agli stewart degli aerei che importano le più strane varianti dai più strani paesi. I dipendenti pubblici andrebbero vaccinati prima di tutti, eccetto i capi di gabinetto, il vaccino nei cessi non entra e quindi sono al sicuro. Ma poi ci sono i baristi, i commercianti, i nulla facenti, i ristoratori, i fighetti del cinema e del teatro, i giornalisti che devono raccontarcela a modo loro tutti giorni, e infine i lavoratori delle fabbriche che sono quelli che stanno soffrendo di più, ma che contano meno. Beh, chi resta fuori? I vucumprà e quei poveri diavoli in bicicletta che girano le città e i paesi per distribuire pacchi e pacchetti. Ecco, almeno questi si mettano in coda e non rompano le palle. E io

aspetto. Con la mia famiglia aspettiamo. Fiduciosi, ma anche preoccupati. Ormai mi va bene tutto anche l’AstraZenica, rimessa in auge, ma anche lo Sputnik o Ho Cin Cin, quello cinese. Ma, porca vacca (pardon), che si diano da fare gli addetti ai lavori con ‘sto benedetto vaccino invece di occuparsi solo di dipingere le Regioni. E non si lasci l’Italia ai furbetti che vorrebbero saltare la fila. I furbetti vanno presi a calci nel sedere, come si usava dalle mie parti in altri tempi. Eh...sì...siamo nel casino più totale. Tutti prima di tutti. Il che equivale a nessuno prima di nessuno. Ah, forse ho dimenticato i poveri in canna, i mendicanti, i barboni. Tranquilli. Quelli li possiamo vaccinare per ultimi. In tanto io aspetto. Il vostro Saltaro è solidale con l’Abele, come sempre. E che Dio gliela mandi buona!


Turismo

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Impianti di risalita: continua la chiusura fino al 15 febbraio secondo quanto stabilito dal Dpcm

Ap Gli spostamenti tra regioni sono vietati, ma è possibile raggiungere le seconde case

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Memoria

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Ricordo a 30 anni dalla scomparsa

Bruno Kessler protagonista nella modernizzazione del Trentino Nel Consiglio regionale in quegli anni nelle nostre istituzioni autonomistiche venivano eletti i consiglieri regionali e coloro che ottenevano l’elezione in una delle due province componevano automaticamente il rispettivo Consiglio provinciale - venne subito designato capogruppo del suo partito, posizione che detenne fino al luglio del 1965. Durante questo periodo il Consiglio regionale ebbe un ruolo importante nei rapporti con il gruppo linguistico tedesco nel mezzo di grandi tensioni connesse in particolare all’insoddisfazione della SVP nell’attuazione dello statuto speciale per il Trentino Alto Adige. Fece notizia, e rimase storica, la presentazione che Kessler fece, in qualità di capogruppo DC, il 26 febbraio 1960 in Consiglio regionale in occasione della discussione sul bilancio. Presentò un piano, elaborato è condiviso con il suo partito, per tentare un “riaggancio” dei rappresentanti del gruppo di lingua tedesca che per protesta avevano lasciato la Giunta regionale. La fase politica che contribuì a farlo entrare nella storia come grande artefice nella costruzione dell’autonomia speciale e della modernizzazione del Trentino ebbe tuttavia inizio soprattutto il 31 dicembre 1960, quando venne eletto presidente della Giunta provinciale con la maggioranza di un solo voto rispetto all’altro candidato, il presidente uscente Riccardo Rosa. Da quel momento presero avvio iniziative e progetti che ridisegnarono l’assetto territoriale, il volto culturale e l’apertura dei trentini. Il Piano urbanistico provinciale, l’Università, l’Istituto trentino di cultura, articolato nell’istituto di ricerca scientifica e tecnologica(IRST), nell’Istituto italo-tedesco e nell’Istituto di scienze religiose. L’istituzione dei comprensori con la sua presidenza provinciale ha rida-

di Paolo Magagnotti Nei giorni scorsi è stato ricordato con eventi celebrativi e abbondanti articoli di stampa il 30º anniversario della morte di Bruno Kessler, politico coraggioso e lungimirante che ha legato il suo nome al processo di modernizzazione del Trentino, scomparso 19 marzo 1991. Era nato a Cogolo, in val di Sole, nel 1924 da umile famiglia e con tanti sacrifici era riuscito a laurearsi giurisprudenza e diventare avvocato. Venne eletto in Consiglio provinciale nelle elezioni regionali

Bruno Kessler e Paolo Magagnotti

to vita e fiato alla periferia trentina, in quelle vallate che frequentava con costanza per essere vicino alla gente e a quelle comunità che sperimentavano maggior difficoltà. Assunse ben presto anche la presidenza di vari enti che facevano riferimento alla Provincia, e contribuì significativamente a determinarne uno sviluppo notevole. Fra questi ricordiamo l’Istituto agrario di San Michele all’Adige, nel quale prese avvio nella seconda metà degli anni Cinquanta l’Istituto tecnico che nel 1963 licenziò i primi periti agrari. Era un produttore di rapporti umani e sapeva intrattenere importanti relazioni con il mondo tedesco, altoatesino e di oltre Brennero. Nel 1963 riuscì a superare le resistenze sudtirolesi e a far partecipare la Provincia alla comunità di lavoro ArgeAlp. Si trattò certamente

di un accentratore di poteri, poteri che probabilmente avrebbe potuto condividere con altri. Tuttavia, i risultati si sono visti. Nelle elezioni anticipate del maggio 1966 si dimise per essere eletto alla Camera dei deputati. Roma non era fatta per lui e la sua incidenza sulla vita del Trentino non è più stata come prima. Sostenitore determinato di progetti in cui credeva, aveva l’abilità politica di cogliere idee, che poi avrebbe fatto proprie per proporle e realizzarle, da una rete di “cervelli” che si era creato, e della quale Beniamino Andreatta era fonte di eccezionale creatività. Le elezioni regionali del 1973 hanno costituito per Bruno Kessler un “traumatico” cambiamento. Eletto con 24.000 preferenze, un numero mai visto in precedenza da quando nel 1948 ebbe avvio l’Autonomia in attuazione dell’ac-

del 1955, nel partito della Democrazia cristiana, e vi rimase fino al maggio 1976, quando si dimise per candidarsi, ed essere eletto, in Parlamento a Roma, dove, prima come deputato e poi come senatore rimase fino alla morte. Nella DC vennero ben presto comprese le sue particolari capacità politiche e nella sua prima legislatura venne subito nominato assessore provinciale effettivo per le finanze provinciali.

cordo De Gasperi-Gruber del 1946, prima del voto gli era stato detto che avrebbe dovuto continuare a guidare il governo di una Provincia alla quale in seguito alla riforma dello Statuto erano state trasferite dalla Regione robuste competenze. Ad elezioni avvenute si capì subito che il suo ruolo in Provincia doveva terminare. Nella stessa consultazio-

ne elettorale in cui trionfò, vennero eletti alcuni giovani consiglieri rampanti che, incuranti delle conseguenze, ne avrebbero determinato la destituzione. Nel 1956 venne eletto presidente della giunta provinciale per un solo voto del suo partito, dopo le elezioni del 1973, in una sorta di nemesi storica quello è stato l’unico voto che gli ha tolto la

presidenza provinciale, per poi mandarlo in “esilio” a presiedere il governo di una Regione in smantellamento che mal si conciliava con la sua “grinta” politica. Bruno Kessler è stato indubbiamente un grande personaggio politico artefice dello sviluppo della nostra provincia e come tale rimarrà nella storia. Sarebbe tuttavia fuori luogo farne un mito. Egli ha fatto e ha potuto fare quello che tutti conosciamo perché nel tempo in cui era protagonista non aveva attorno a sé il vuoto; c’era un’intera classe politica, nel suo partito, nelle coalizioni ed anche all’opposizione, che sapeva pensare, capire i problemi e proporre soluzioni in un contesto di condivisione. Vi era anche una delegazione parlamentare che è stata importante nel poter portare a termine certi progetti, fra cui l’avvio di quel processo di alta educazione che ora viviamo con la grande Università degli studi di Trento. Le sue intuizioni e la sua opera, al di là di aspetti che riguardano la sua sfera personale, sono state e rimarranno basi fondamentali dello sviluppo di quel Trentino dove oggi, pandemia a parte, viviamo in condizioni di sviluppo che negli anni Cinquanta erano inimmaginabili.

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Europa

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Questa Europa affare nostro di Paolo Magagnotti Lo scorso 10 marzo, dopo una serie di discussioni e la ricerca di convergenze su determinate linee, è stato deciso di dare concreto avvio ad una “Conferenza sul futuro dell’Europa”. I presidenti delle maggiori Istituzioni dell’Unione, Parlamento, Consiglio e Commissione, hanno sottoscritto una dichiarazione comune che indica motivazioni e procedure per lo svolgimento della Conferenza, la quale dovrà in primo luogo promuovere un “dialogo con i cittadini per la democrazia” per costruire “un’Europa resiliente”, un’Europa che sappia reagire in termini positivi e di prospettiva nell’affrontare le sfide di fronte alle quali ci troviamo, e ci troveremo.

In un momento in cui tutti siamo condizionati da un maledetto virus per il quale solo negli ultimi tempi si sono rese disponibili armi per combatterlo, e nel mezzo di una grave crisi economica e sociale che rende incerto il nostro futuro, potrebbe apparire

un po’ strano chiedere di concentrarsi sull’architettura istituzionale dell’Unione europea. Non è invece così, perché è proprio l’Unione europea che può darci una mano importante per affrontare meglio il nostro futuro.

proposte che dovranno contribuire a definire norme e politiche per il futuro. Al riguardo saranno or-

sure imposte dalla pandemia. Al riguardo tutti dobbiamo sentirci impegnati, coscienti che l’Europa

ganizzati dibattiti a vario livello, ricorrendo anche ai canali che sono stati e sono utilizzati per sopperire alle chiu-

unita, l’Unione europea non è solo una questione, un “affare” di quelli di Bruxelles, bensì un affare nostro, del quale

Con la Conferenza si vuol promuovere un forte coinvolgimento di tutti i cittadini per raccogliere da loro osservazioni, richieste e

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vogliamo essere partecipi. Fra le tematiche proposte come base dei dibattiti vi è in primo luogo la transizione verde e digitale: verde per salvare il nostro Pianeta sempre più in pericolo e digitale per utilizzare al meglio tutte le nuove tecnologie che la scienza e la ricerca ci mettono a disposizione e il cui impiego è necessario per reggere ad una crescente concorrenza globale. Per favorire la massima partecipazione non dobbiamo aspettare tutto da Bruxelles, ma è chiesto anche l’attivo impegno di tutte quelle istituzioni che sono particolarmente vicine alla gente, dalle Regioni alle Province e dai Comuni al consigli di quartiere. Un’importante ruolo potranno pure svolgere le associazioni, e un maggiore impego è richiesto ai media. Il nostro Giornale continuerà a fare la sua parte.

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Società

APRILE 2021 Intervista a Gianni Poletti, filosofo e storico

Analisi umanistica di una pandemia Lei ha molta esperienza personale, culturale e storica. Come vede vivere la società questo momento? La società ha vissuto sentimenti di spavento, insofferenza, fiducia e speranza. Non è ancora arrivata alla rassegnazione, ma in qualche momento ci è andata vicina. Oggi, sicuramente, col crescere delle vaccinazioni, aumentano i sensi di speranza. Intanto però la pandemia si lascia dietro, oltre a tante morti e conseguenze collaterali, anche molti insegnamenti. Uno soprattutto: obbliga il mondo intero, in particolare la società occidentale (che forse mai come negli ultimi cinquant’anni si è sentita dominante, sicura, artefice delle proprie fortune), a riprendere una relazione interiore con la dimensione della caducità, a passare dalla cultura dell’onnipotenza alla cultura del limite. Ci costringe a riconoscere che tutto è provvisorio e transitorio, ad accettarlo semplicemente, perché questa è una caratteristica costitutiva degli esseri viventi. È cambiato il modo di affrontare i grandi momenti di crisi nella storia? La società occidentale ha vissuto per secoli in confidenza con la morte. Si pensi che due secoli fa al mio paese l’età media della vita era di 30 anni; e il 30% delle morti complessive era di bambini sotto i quattro anni. A partire da settant’anni fa la civiltà moderna ha tentato di cancellare sempre più la realtà della morte, di sottrarla alla comunità, di ridurla a una faccenda privata. La pandemia, internet, la televisione e affini oggi globalizzano nuovamente le paure ed evidenziano la dimensione sociale di ogni morte. Quando si interrompe una relazione, muore una parte di noi stessi.

di Mariagrazia Rizzonelli Aprile è il mese per eccellenza della rinascita della natura e, per chi crede, della Pasqua di Risurrezione. Riusciamo ad essere tuttavia davvero in sintonia con questo atmosfera di rinascita e, dacché non siamo ancora del tutto fuori da questa pandemia, a scrollarci di dosso quel senso di pesantezza che attanaglia il nostro animo oramai da così tanto tempo? C’è spazio per credere in un possibile risorgimento sanitario, umano e culturale? Dove

trovare la forza? Non è solo questa generazione ad aver passato momenti gravi nella storia. Perché allora non indagarla per trovarvi esempi che servano a rinvigorire le nostre indebolite energie morali? Abbiamo perciò chiesto al professor Gianni Poletti, laureato in filosofia e storia e da sempre dedito a ricerche di storia locale e attività di promozione culturale del territorio, di fornirci qualche sua riflessione in merito a questi temi. Cosa ci insegna la storia? Si può parlare ancora di Historia Magistra Vitae? La storia è sempre maestra di vita, ma ci sono ancora gli scolari? Tre secoli fa Gianbattista Vico ci insegnò che la storia si sviluppa come una spirale, fatta di corsi e ricorsi. A noi viene spontaneo pensare che il moto di questa spirale sia sempre ascendente, verso “le magnifiche sorti e progressive”. Oggi, anche grazie al Covid-19, vediamo che non è così. Potrebbe esserlo; per un po’ di tempo, per pochi uomini del nostro pianeta, però non è così per la stragrande maggioranza degli abitanti della Terra e non lo è per il mondo naturale.

Le sembra che oggi ognuno viva in fondo per sé o nota anche movimento di persone in positivo per gli altri? L’individualismo ha marcato gli ultimi decenni della storia occidentale; non credo che basterà la pandemia per far invertire la rotta. Questo potrebbe avvenire se capissimo tutti, per primi i governi, che viviamo su una casa-Terra che è malata. L’epidemia ha dato evidenza a tante persone generose, ma mancano fino ad oggi opzioni strutturali forti. Sarà interessante indagare fra un po’ se la pandemia

ha aumentato il bisogno di religione e di ideologia. Religioni ed ideologie si differenziano proprio per le diverse risposte che danno al problema del limite. Come vivrebbero questo periodo di estrema difficoltà i nostri antenati? Nella gente povera dei nostri paesi (la stragrande maggioranza, quella che mi ha interessato di più nelle ricerche), i cliché comportamentali furono pressoché sempre uguali. Nella società contadina la gente semplice comprese le epidemie, le guerre, le alluvioni - e quindi

anche la morte - attingendo alle chiavi interpretative che aveva. Il contadino piegava le spalle, come faceva davanti alle disgrazie naturali, e aspettava che il temporale passasse, che la siccità finisse. La guerra, ad esempio, è un’esperienza avversa, un Widerfahrnis, come dice la lingua tedesca, un’esperienza-contro, una “brutta storia”. Nel 1915 un arruolato storese scrisse alla morosa: “Quando terminerà questa guerra forsi ci rivedremo… Adio”, poi cancellò la parola “guerra” e la sostituì con “brutta storia”.

Cosa potrebbe esserci di ispirazione per tornare a sperare? Noi oggi abbiamo la fortuna di avere papa Francesco. È un profeta. Invito a leggere i suoi scritti. Raccomando in particolare le due encicliche Laudato si’ del 2015 e Fratelli tutti dell’anno scorso. Sono testi di facile lettura, densi di insegnamenti che ci fanno riflettere sulla necessità di cambiare i paradigmi consumistici e le pretese di superiorità del mondo occidentale di oggi, comprese le pretese di superiorità delle chiese. Ma i cambiamenti (in negativo e in positivo) dipendono solo dall’azione di ognuno di noi. Non scenderà un meteorite a trasformare le nostre teste. Bisogna partire dalle “conversioni” coltivate dai singoli individui. È possibile che questi mo-

menti di enorme crisi causino una sorta di Rinascimento umano e culturale? Consiglio la lettura di un libretto (96 pagine) del filosofo tedesco Michiael Bordt, da me tradotto dieci anni fa. Si intitola “Ciò che conta nelle crisi” (Queriniana, Brescia, 2012). Bordt scrive pensando alle crisi che hanno sconvolto il mondo negli ultimi anni: il terrorismo internazionale, la catastrofe climatica e il crollo dei mercati finanziari con i loro effetti sul mondo economico. Eventi che hanno messo in discussione le fondamenta della società, della politica, dell’economia e della cultura. E non era ancora arrivato il Covid-19. Bordt è convinto che si sia giunti a queste crisi perché gli uomini hanno dimenticato che cosa veramente conta nella vita. Si aspettano la felicità da cose che non li fanno felici. Ma cosa ci porta a una vita riuscita? Bordt è convinto che siano soprattutto due cose: amare ed essere attivi. Non dobbiamo avere cioè soltanto relazioni superficiali con gli altri, ma dobbiamo avere persone che amiamo, dalle quali siamo amati e alle quali siamo legati da profonda amicizia personale. In secondo luogo, scrive ancora Bordt, è fondamentale che nella nostra vita facciamo qualcosa di valido e importante anche per gli altri. Il possibile “nuovo” Rinascimento, umano e culturale, può venire solo da queste conversioni individuali che sicuramente la pandemia ha suscitato.


Azienda sanitaria

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Piano vaccinazione covid-19: è il momento degli ultrafragili Sono stati già contattati e invitati per la vaccinazione i malati di fibrosi cistica, i dializzati, i pazienti in ossigenoterapia, i trapiantati (o in attesa di trapianto) e i malati oncologici. In alcuni casi le persone vengono chiamate direttamente dai propri centri di riferimento (come nel caso dei malati di fibrosi cistica), in altri casi, soprattutto a fronte di numeri maggiori, le persone ricevono un sms con un link per accedere ad una sezione riservata del CUP online («assistiti elevata fragilità»). È partita anche la vaccinazione delle persone

Prosegue a ritmi serrati la campagna di vaccinazione per le categorie più fragili e vulnerabili, maggiormente esposte al rischio di contagio da coronavirus. Dopo gli over 80, gli ospiti delle Rsa e la fascia d’età 75-79 (tutti i nati dal 1942 al 1946) si sta procedendo con i soggetti cosiddetti «ultrafragili». con grave disabilità: per accedere al CUP online occorre avere una certificazione di handicap grave permanente o temporaneo (legge 104/1992 articolo 3 comma 3). Si tratta in sostanza di tutti i portatori di handicap gravi certificati: soggetti affetti da disabilità fisica, sensoriale, intellettiva e psichica. Sul fronte dei soggetti ultra fragili, o meglio

Corsi per operatori socio sanitari: iscrizioni entro il 15 aprile

Foto: Piero Falco per Apss

Sono 125 i posti disponibili per i corsi di Operatore socio sanitario nelle sedi di Cles, Rovereto, Trento e Ziano di Fiemme. L’Oss è un operatore sanitario che assiste i pazienti nei bisogni quotidiani: coinvolge e supporta la persona e la famiglia nelle varie attività quotidiane e mantiene comfort, pulizia e riordino degli ambienti di vita e di cura, garantendo il benessere della persona. Il percorso formativo offre ampie prospettive occupazionali nei servizi residenziali (Rsa), nei centri diurni, in ospedale, nei servizi di assistenza domiciliare, nelle cooperative sociali e in altri servizi socio-assistenziali territoriali. Il corso formativo per OSS dura 15 mesi a Cles e Trento, mentre a Rovereto e Ziano viene svolto in modalità intensiva per 12 mesi. È prevista la frequenza obbligatoria con lezioni teoriche (in presenza o a distanza in base all’andamento dell’epidemia) a cui seguiranno attività di laboratorio e periodi di tirocinio. Per iscriversi è necessario avere 17 anni (per Cles e Ziano è richiesta la maggiore età), essere in possesso del diploma di terza media e aver assolto al diritto-dovere all’istruzione e alla formazione per almeno 12 anni. Le domande vanno presentate entro giovedì 15 aprile. L’esame di ammissione si terrà il 27 aprile al Polo universitario delle professioni sanitarie di Trento. Bando e modulo di iscrizione sono disponibili sul sito dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari: https://bit. ly/313iztd

“estremamente vulnerabili”, un ruolo importante e strategico lo giocano anche i medici di medicina generale che, sulla base di criteri definiti a livello nazionale, possono segnalare eventuali soggetti fragili all’Azienda provinciale per i servizi sanitari attraverso una piattaforma dedicata. Sarà poi Apss a contattare queste persone. Il piano vaccinale provinciale prosegue quindi secondo quanto definito a livello nazionale nel rinnovato piano strategico di vaccinazione che ha stabilito l’ordine di priorità delle categorie di cittadini da vaccinare. La sfida che ci attende nei prossimi mesi è notevole, ma il nostro sistema sanitario – con il sostegno di tutto il «sistema trentino» – è attrezzato e pronto ad affrontarla. La prima fase, con la vaccinazione del personale sanitario e socio-sanitario, nonché degli anziani ospiti delle Rsa e degli over 80, è praticamente conclusa, con risultati che ci vedono tra le prime realtà in Italia per vaccinazioni effettuate. Sono riprese a pieno ritmo anche le somministrazioni agli over 75, al personale scolastico e alle forze dell’ordine, dopo il via libera di Ema (Agenzia europea per i medicinali) e Aifa (Agenzia italiana del farmaco) alla somministrazione di AstraZeneca. Il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza di EMA ha ribadito il favorevole rapporto beneficio/rischio del vaccino AstraZeneca, escludendo un’associazione tra i casi di trombosi e il vaccino. Ha inoltre escluso, sulla base dei dati disponibili, problematiche legate alla qualità e alla produzione.

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PERSONE CON PATOLOGIE NON GRAVI, CATEGORIE PRODUTTIVE

SETT-OTTOBRE 2021

ENTRO GIUGNO 2021

FASCIA 60-69 ANNI

LUGLIO-AGOSTO 2021

POPOLAZIONE GENERALE SOTTO I 60 ANNI


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Rubrica salute

APRILE 2021

Organizzazione e obiettivi contro il Sars-Cov2

Veloci sulla campagna vaccinale per sconfiggere il Coronavirus di Gianni Ambrosini - oncologo I commenti possono essere molteplici, ma quello che è certo è che non possiamo perdere tempo, dobbiamo essere veloci, molto veloci, velocissimi nella campagna di vaccinazione ! Potremmo non riuscire a controllare le “variabili” del problema . Ma andiamo per gradi e facciamoci alcune domande. Perché gli americani hanno già vaccinato tanti milioni di persone? Forse perché hanno avuto un approccio al problema della pandemia completamente diverso dal nostro. Il mio tutor all’Università mi ripeteva sempre : «Se vai in America, anche per poco tempo ti rendi conto di come si affrontano i problemi». I risultati si ottengono se si fissano degli obiettivi. Bisogna perciò mettere in campo le forze migliori dando loro la possibilità di agire senza pastoie burocratiche (sic). Comunicare la Scienza in condizioni di emergenza è difficile e il dialogo con la Politica deve essere istituzionale e riservato non trasformarsi quasi sempre in dibattito. Già agli inizi del 2020 gli USA hanno creato l’Operazione Warp Speed, una partnerscip pubblico-privato per la produzione dei vaccini anti Covid-19 da fornire (300 milioni ) per la fine di gennaio 2021. E nel mese di agosto hanno selezionato otto aziende per la produzione degli stessi. A capo della Warp Speed era stato messo il generale G.F. Perna, capo della logistica dell’esercito americano e un ricercatore di altissimo livello che già lavorava nell’ambito della produzione dei vaccini : Moncef Slaoui nato in Marocco ma cittadino americano. La Warp Speed ha finanziato l’Industria e le Università americane per diciotto miliardi di dollari. La ricerca ha avuto un’accelerazione mai vista. I risultati degli studi sono stati condivisi tramite sevizi preprint e questo ha portato ad uno scambio di informazioni in tempo reale. Cento venti milio-

La 36° edizione della Coppa America si è appena conclusa, New Zealand ha vinto per la quarta volta. Luna Rossa ha fatto la sua bella figura ma non ce l’ha fatta : 7 a 3. Cosa è rimasto delle levatacce alle quattro di notte per assistere alle gare? Oltre alla bellezza del progetto tecnico, l’effetto volo e la “velocità”che avevano le barche col solo aiuto del vento. Ogni volta a gara conclusa ni di americani sono stati già vaccinati con Pfizer, Moderna e Johnson e Johnson. Non dissimile il risultato degli Inglesi che che hanno somministrato la prima dose di Pfizer e Astra-Zeneca a ventisette milioni di persone. A casa nostra nelle ultime settimane abbiamo cambiato molte cose; la gente risponde bene, stiamo mettendo in sicurezza le persone fragili, le regole ci sono anche se non tutti le rispettano come di dovere. Ci sono però dei Ma dettati dalla comunicazione imperfetta e dalla spettacolarizzazione di atteggiamenti culturali di facciata. Gli opinionisti più gettonati la fanno da padrone ma la politica, i mezzi di comunicazione e la scienza hanno dei linguaggi diversi e non sempre comprensibili che gettano le persone nello sconforto, nella paura e nell’indecisione se non espressi in modo chiaro e responsabile. Di Vaccini ne avremo parecchi fra qualche mese e tutti frutto di studio, di collaborazione e di verifiche puntuali da parte degli organi competenti EMA e AIFA. Stiamo già usando i vaccini Pfizer-BioNTech, Moderna e Astra-Zeneca. E’ stato appena approvato anche il vaccino Johnson e Johnson. Quello che deve essere chiaro e che la Scienza con la S maiuscola ha fatto in poco tempo passi da giganti, perché la Tecnologia oggi disponibile lo permette e perché la comunicazione dei risultati fra il laboratorio e l’industria viaggia alla velocità della luce. Compito dei Vaccini Pfizer-Biontech, Moderna, Astra-Zeneca, Jahnsen e Jahnsen, SputinikV, Sinovac, Covaxin, Sinopharm tutti già in uso in varie parti del mondo è quello di presentare la proteina Spike “in modo program-

mato” al nostro sistema immunitario. La proteina Spike si trova sulla corona del virus e si lega ad un composto specifico, che si chiama recettore ACE, per poter entrare nelle cellule del nostro organismo e scatenare la malattia Covid19. E’ intuitivo che se si blocca la proteina Spike il virus non ci infetta perché gli si impedisce di ancorarsi ad ACE ed entrare nelle nostre cellule. Il nostro sistema immunitario lo distrugge prima con gli anticorpi e poi con tante altre sostanze che fanno parte del sistema infiammatorio. Si scatena una guerra che noi impariamo a combattere molto bene, se ci vacciniamo. Risponde per prima il sistema immunitario cosi detto Innato: rileva gli invasori e attiva una cascata di segnali tramite delle proteine speciali chiamate citochine. Le citochine avvisano e richiamano le difese del sistema, i globuli bianchi B e T che producono gli anticorpi e attaccano direttamente gli invasori. Nel giro di

avrei voluto avere un “missile veloce” come Luna Rossa da scagliare violento contro il Coronavirus della pandemia. Eppure, i missili li abbiamo “velocissimi ed efficienti” ma facciamo fatica a capire il livello di emergenza in cui ci troviamo. L’Europa arranca, l’ultimo inciampo alla somministrazione del vaccino AstraZeneca ne è un esempio.

qualche settimana tutto si attiva e diventa efficiente il sistema Adattivo.. A differenza del passato quando per vaccinarci dovevamo iniettare il virus intero reso innocuo (attenuato) da tutta una serie di manipolazioni che occupavano molto tempo, ora con le nuove tecnologie abbiamo fatto molto in fretta perché siamo riusciti ad isolare solo quella piccola parte del virus chiamata Spike, contro cui Alleniamo il nostro

sistema immunitario. Prima considerazione non ci possiamo infettare con la vaccinazione perché non ci iniettiamo il virus, possiamo solo avere delle reazione contro i composti che servono per veicolare la proteina Spike. Come può succedere con qualsiasi sostanza che il nostro organismo non riconosce come propria. E questo succede con una puntura di insetto, con un alimento, con il polline, con un farmaco perché la

sorveglianza immunitaria è sempre attentissima. Ma se Non ci vacciniamo non siamo sicuri di niente, perché a volte per motivi che non conosciamo il nostro sistema immunitario non lavora in modo coordinato. Non solo non distrugge tutte le componenti dell’aggressore (in questo caso il virus) ma può essere molto aggressivo contro noi stessi attivando un processo infiammatorio esagerato e incontrollato. Si generano sostanze con non riusciamo a metabolizzare, scompaiono delle cellule importanti come i linfociti T, si riducono le Piastrine, si formano trombi a tutti i livelli, prevalgono delle sostanze chiamate Interleukine. Non vado oltre perché il discorso diventa molto tecnico ma da condividere è l’affermazione che noi siamo una macchina quasi perfetta che per ben funzionare ha bisogno qualche volta di essere guidata soprattutto se avendo una certa età non siamo più in grado di essere dei buoni autisti. E per concludere “Io come individuo singolo non ho il diritto assoluto di decidere per me stesso se vaccinarmi o no, perché vivo in una società e la mia scelta incide sulla salute altri. P. N.”.


Giudicarie in numeri

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Censimento Permanente della Popolazione: grado di istruzione dei residenti di Virginio Amistadi Sul sito di ISPAT (Istituto di Statistica della Provincia di Trento) sono stati pubblicati i primi dati definitivi del Censimento Permanente della Popolazione per gli anni 2018 e 2019. I dati del censimento, diversamente a quanto previsto fino al 2011, non provengono più dalla rilevazione diretta,

esaustiva e a cadenza decennale su tutti gli individui e tutte le famiglie, ma, in adempimento all’art. 3 della legge 221/2012, sono costruiti attraverso la combinazione di rilevazioni campionarie e dati di fonte amministrativa trattate statisticamente.

GRADO DI ISTRUZIONE DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE CON 9 ANNI E PIÙ Grado di istruzione a n a l f a b e t i licenza di licenza di scuola diploma di istru- Laurea di d o t t o r a t o e alfabeti scuola ele- media inferiore zione secondaria primo o di ricerca senza titolo mentare o di avviamento di II grado o di secondo lidi studio professionale qualifica profes- vello sionale Borgo Lares 11 101 183 293 75 1 Tione di Trento 105 409 923 1.370 498 23 Tre Ville 38 192 296 570 189 6 Giudicarie Centrali 154 702 1.402 2.233 762 30 Bondone 13 156 194 222 26 1 Borgo Chiese 54 333 535 752 169 9 Castel Condino 4 53 69 80 6 Pieve di Bono-Prezzo 42 228 347 578 132 3 Sella Giudicarie 57 437 732 1.189 244 8 Storo 138 760 1.259 1.668 392 5 Valdaone 31 211 316 445 91 1 Valle del Chiese 339 2.178 3.452 4.934 1.060 27 Bleggio Superiore 39 255 376 627 126 4 Comano Terme 84 407 709 1.146 305 11 Fiavè 37 143 267 436 92 2 San Lorenzo Dorsino 34 248 388 645 140 5 Stenico 28 141 282 511 130 5 Giudicarie Esteriori 222 1.194 2.022 3.365 793 27 Bocenago 4 56 94 168 35 3 Caderzone Terme 15 100 197 250 68 2 Carisolo 31 134 241 359 111 4 Giustino 17 84 178 302 92 2 Massimeno 0 21 30 68 12 Pelugo 7 45 100 163 47 1 Pinzolo 72 449 697 1.239 390 7 Porte di Rendena 46 240 447 716 175 4 Spiazzo 31 175 324 489 150 4 Strembo 11 88 162 211 66 3 Valle Rendena 234 1.392 2.470 3.965 1.146 30 Giudicarie 949 5.466 9.346 14.497 3.761 114 Trento 3.264 12.815 26.555 43.401 23.820 1.497 Rovereto 1.144 4.624 9.082 15.042 6.738 313 Provincia Autonoma 14.877 69.703 131.196 208.959 73.694 3.361 Trento Fonte: Censimenti Permanenti Data Warehouse. Dataset: Istruzione, lavoro, spostamenti pendolari. Dati elaborati Per gli addetti ai lavori si tratta di un radicale cambiamento di strategia che permetterà di avere dati costantemente aggiornati in quanto il Censimento Permanente della Popolazione è previsto secondo una cadenza annuale. IL primo documento di sintesi è liberamente scaricabile dal sito http://www.statistica. provincia.tn.it/. Come riportato nel documento tutti i dati dettagliati a livello di singolo comune sono consultabili su più strumenti, tra i quali il Data Warehouse tematico dei Censimenti permanen-

ti (raggiungibile al link: http://daticensimentipermanenti.istat.it/) Curiosando tra i dati disponibili sul Data Warehouse ci è sembrato interessante proporre qualcosa di inedito rispetto ai dati sulla po-

polazione residente, ormai riportati più volte, a partire dalla sezione Istruzione, lavoro, spostamenti pendolari. Proponiamo quindi i dati relativi al livello di istruzione della popolazione residente.

- ANNO 2019 Popolazio- % ne Totale diplomati

664 3.328 1.291 5.283 612 1.852 212 1.330 2.667 4.222 1.095 11.990 1.427 2.662 977 1.460 1.097 7.623 360 632 880 675 131 363 2.854 1.628 1.173 541 9.237 34.133 111.352 36.943 501.790

44,1% 41,2% 44,2% 42,3% 36,3% 40,6% 37,7% 43,5% 44,6% 39,5% 40,6% 41,2% 43,9% 43,1% 44,6% 44,2% 46,6% 44,1% 46,7% 39,6% 40,8% 44,7% 51,9% 44,9% 43,4% 44,0% 41,7% 39,0% 42,9% 42,5% 39,0% 40,7% 41,6%

% laureati

11,4% 15,7% 15,1% 15,0% 4,4% 9,6% 2,8% 10,2% 9,4% 9,4% 8,4% 9,1% 9,1% 11,9% 9,6% 9,9% 12,3% 10,8% 10,6% 11,1% 13,1% 13,9% 9,2% 13,2% 13,9% 11,0% 13,1% 12,8% 12,7% 11,4% 22,7% 19,1% 15,4%


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Sanità

APRILE 2021

Originario di Rovereto, è arrivato in Giudicarie il 2 marzo scorso

CarloValduga è il nuovo primario di chirurgia aTione di Denise Rocca Valduga oggi abita a Cles, è padre di 4 figli, e nella vita privata ha molti interessi soprattutto di tipo letterario-umanistico e artistico. Una curiosità: ha un fratello gemello, Paolo, anche lui primario facente funzioni a Cavalese. Laureato in medicina e chirurgia all’Università di Milano nel 1991, ha iniziato la sua carriera nel bresciano per trasferirsi poi nel 1997 in Trentino, all’ospedale di Cles, dove è rimasto occupandosi in particolare di chirurgia laparoscopica, diagnostica vascolare e flebologia, fino alla recente nomina a Tione. « Ho sempre lavorto in un ospedale periferico - spiega - è stata per me una grande fortu-

Carlo Valduga, 62 anni, originario di Rovereto, è il nuovo primario di chirurgia dell’ospedale di Tione, dove ha sostituito il dottor Gianni Ciaghi. Il direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale, Pier Paolo Benetollo, lo ha nominato alla guida dell’Uni-

tà operativa di chirurgia generale dell’ospedale di Tione scegliendolo in seguito all’esito del colloquio selettivo che, insieme al curriculum professionale, gli hanno valso il giudizio di ottimo nella graduatoria di merito.

na aver trovato dottor Rigamonti, attuale primario di Cles, che ha sviluppato in Trentino le tecniche laparoscopiche, ne è stato uno dei precursori e ho potuto apprendere e attuare molte tecniche, oltre in generale, ad una visione non solo in ambito tecnico-chirurgico ma anche di gestione del malato molto moderna. Nell’ambito di quello che potrebbe essere un profilo lavorativo credo di avere alcune specificità che ben si adattano all’ospedale di Tione, orientato verso

questo tipo di patologie, la maggior parte delle quali vengono trattate in day hospital».

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Come prosegue il progetto di fare dell’ospedale di Tione un centro di eccellenza sull’ortopedia? Gli ospedali di valle, in particolare quelle trentine, hanno un grosso afflusso turistico e ortopedia è una necessità. Diciamo che nell’ottica di una visione di rete degli ospedali dell’azienda sanitaria l’ospedale di Tione verranno assegnati dei ruoli, che sono in fase di definizione in sede aziendale, affinché sia un riferimento per il trattamento di determinate patologie specifiche. Associata al fatto che, trasversalmente a queste specificità, bisognerà supportare, per quanto tecnicamente di competenza, anche un aspetto generale della gestione del malato in chiave moderna. Significa, in altre parole, ottimizzare quelli che sono i percorsi clinici e renderli efficienti. Da un lato, quindi, delle specificità, dall’altro rendere il più attuale possibile una visione generale della chirurgia e in particolare dell’approccio laparoscopico che ormai

deve appartenere a tutti gli ospedali, anche quelli periferici. Come sarà il suo reparto chirurgico? Vorrei un reparto in cui due concetti viaggiassero paralleli e indissolubili: la sicurezza del percorso clinico e una gestione moderna ed efficiente del paziente. Quindi dei percorsi clinici che abbiano come indissociabili queste due visioni. La sicurezza viene prima di tutto, è questo un elemento che mi ha sempre caratterizzato anche nelle mie scelte cliniche: ho rinunciato a volte ad un po’ di efficienza per favorire la sicurezza. Ma teniamo presente che l’aspetto dell’efficienza del percorso clinico è da sviluppare, anche perché molto spesso efficienza significa proprio sicurezza, i due concetti dialogano tra di loro in maniera molto stretta. Sono aspetti che toccano tutto il percorso del paziente, dal suo inizio al suo termine, non si tratta solo di ragionare sul ricovero in sé: il ricovero ospedaliero è l’elemento più eclatante di un ragionamento che si fa anche prima e dopo il ricovero. Se abbiamo ricoveri brevi, con atti operatori anche relativamente complessi è perché a priori c’è stato un grosso lavoro di preparazione, sia tecnica all’intervento, sia del paziente.

Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento

Anno 19 n° 4 aprile 2021 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Presidente: Oreste Bottaro Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Achille Amistadi, Adelino Amistadi, Virginio Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Dario Beltramolli, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Alessandro Togni, Ettore Zampiccoli, gli studenti dell’Istituto Guetti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato l’1 aprile 2021 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129


Ambiente

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Riserva della Biosfera UNESCO: un’opportunità internazionale peril territorio giudicariese

Nata nel 2015 sul territorio dell’antica Judicaria e delle Alpi Ledrensi, al lavoro per il futuro delle nostre comunità Essere Riserva di Biosfera significa vedersi riconosciuto il grande lavoro di conservazione e di equilibrio fra Uomo e Natura, svolto nelle passate generazioni sul nostro territorio: cosa fa oggi la Riserva per portare avanti questi valori che tengono insieme il locale e il globale? Il nostro territorio già da parecchi anni è stato riconosciuto importante da UNESCO: pensiamo ai siti palafitticoli di Ledro e Fiavè, come anche alle Dolomiti, tutti Patrimoni Mondiali dell’Umanità. Il riconoscimento a Riserva di Biosfera è invece relativamente più recente e quindi in questi primi sei anni il lavoro principale è stato quello di gettare fondamenta solide: abbiamo costituito una governance territoriale dove sono rappresentate tutte le 10 comunità dal Garda, a Ledro, dal Chiese alle Giudicarie Esteriori; si è poi andati a costituire uno staff operativo, valorizzando competenze specifiche di giovani soprattutto locali. La declinazione a livello locale dei 17 Obbiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU è stato il grande obbiettivo che ci siamo dati sin da subito: abbiamo accompagnato e finanziato associazioni, imprese, istituti scolastici ed enti nella progettazione di azioni di sviluppo sostenibile nella logica del “pensa globale, agisci locale”. Questo processo ci ha fatto comprendere la grande ricchezza del tessuto sociale dei nostri territori, sempre in fermento e proattivo, facendo risaltare però anche la necessità di un continuo investimento in cultura, formazione e competenze per le nostre genti. I nostri territori sono insigniti di molti riconoscimenti per la qualità ambientale, per la sostenibilità e per la vivibilità: in cosa differisce la qualifica di Riserva di Biosfera e quali opportunità fornisce alle comunità?

47.000 ettari, 3100 metri di dislivello dal punto più basso, il Lago di Garda, al punto più alto, Cima Tosa, 10 comuni coinvolti e circa 16.00 abitanti; questi i numeri del territorio della Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria che dal 2015 è stato insignito da UNESCO di questo importante riconoscimento internazionale.

Un territorio dove è certamente la Natura la grande padrona, ma anche il luogo dove questa decina di comunità provano a dare concretezza a questo progetto di caratura globale. Gianfranco Pederzolli, vice-presidente del BIM del Sarca-Mincio, ente capofila della Riserva, ci racconta origine, presente e futuro di questo progetto.

La differenza non sta negli obbiettivi di lavoro degli enti: come noi, anche Parchi, Reti Riserve e molti altri Enti contribuiscono nel grande lavoro di conservazione e gestione dell’ambiente naturale e dei paesaggi presenti nelle nostre zone. La differenza che porta la Riserva sta eventualmente nella rete internazionale in cui entriamo grazie alla qualifica UNESCO: significa potersi rapportare con praticamente tutto il mondo, imparando da Ministero dell’Ambiente. Come Riserva di Biosfera quattro sono le tematiche centrali, oltre alla conservazione dell’ambiente naturale, su cui dovremo andare a focalizzarci: per quanto riguarda il turismo c’è da lavorare sulla limitazione degli impatti antropici, sulla destagionalizzazione e sulla diffusione di questo anche in aree tradizionalmente meno vocate; il tema delle energie rinnovabili andrà rimesso al centro, così come quello dell’efficientamento energetico delle abitazioni Paesi che fanno meglio di noi e potendo esportare le nostre buone pratiche territoriali; se questo non bastasse essere “marchiati” UNESCO dà ulteriore risalto agli alti standard di qualità di vita delle nostre comunità, elemento che in ottica turistica e in generale di marketing del territorio ha un valenza straordinaria. Un tempo “paludoso” però quello che stiamo vivendo adesso, dove c’è necessità di disegnare il futuro: verso quali strade si sta orientando la Riserva di Biosfera? Esiste qualche tematica di particolare interesse su cui andrebbe posto il focus nei prossimi anni?

“Paludoso” certamente, ma un periodo in cui esistono anche molte opportunità su cui, realtà come la nostra, dovranno riuscire a costruire progetti solidi, di ampio respiro e che ci proiettino in una dimensione nazionale ed internazionale. A livello governativo la strada intrapresa è quella della “transizione ecologica” e proprio le Riserve di Biosfera, nel loro equilibrio fra Uomo e Ambiente, verranno prese come modello di riferimento, mettendo inoltre in campo, a livello centrale, parecchie risorse economiche dedicate a queste aree e ai loro progetti, come per esempio lo stanziamento di 75 milioni di € fatto poche settimane fa dal

e dei trasporti; su questi ultimi sarà poi necessario mettere in campo una progettualità ampia che consenta a locali e turisti di muoversi verso e nei nostri territori in maniera più snella e meno impattante per l’ambiente e per le nostre comunità; dovremo infine essere aperti anche a tutta l’innovazione tecnologica legata al contrasto ai cambiamenti climatici, così come all’energia circolare, settori economici nuovi che potrebbero portare occasioni di lavoro qualificato anche sui nostri territori. Uno ultimo spunto che vuole lanciare al territorio.? Partecipazione e capacità di progettare: credo fermamente che tutto il territorio e le sue comunità debbano far sentire la propria voce all’interno della Riserva di Biosfera, portando opinioni, istanze ma soprattutto progetti di ampio respiro che coinvolgano più soggetti e siano in grado di diventare buone pratiche a livello internazionale. Il mio augurio in questo prossimo futuro è di poter incontrare soprattutto gli amministratori locali in modo da poter spiegare ancora più approfonditamente il ruolo e le possibilità che questo riconoscimento concede a tutti noi.


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Scuola

APRILE 2021

Le voci dei nostri studenti

Dal Liceo Guetti riflessioni su una ricorrenza appannata a cura della prof.ssa Antonella Moratelli

esto numero il “Giornale delle Giudicarie” riserva ogni mese una sua intera pagina al buto degli studenti dell’Istituto “Lorenzo Guetti”, dando loro spazio e voce. La one e tutta la redazione del Giornale attribuiscono molta importanza all’apporto di azioni, conoscenze, riflessioni e proposte che essi potranno offrire. Vi è nell’Istituto cezionale ricchezza di giovani menti che, contando su uno straordinario corpo ti, può esprimere, con conoscenza e creatività, importanti riflessioni e idee utili per a comunità giudicariese, e oltre. li studenti – che lasceremo riposare nel periodo estivo – potrà essere un utile zio per sentirsi maggiormente partecipi e protagonisti della vita culturale e economica della loro terra, sulla quale sapranno pure far riflettere i raggi di quegli nti europei e internazionali più ampi verso i quali desiderano proiettare il proprio . L’iniziativa potrà pure contribuire a realizzare un ulteriore raccordo fra la stessa

In questo numero parleremo della giornata del 25 Aprile e cosa si celebra. Tuttavia per poter riflettere bisogna conoscere. Infatti non è raro che alla domanda “ Cosa ricordiamo in questa giornata?” le persone non sappiano bene come rispondere. Per questo abbiamo fatto un piccolo ripasso storico dei principali eventi che hanno portato alla Liberazione dell’Italia dal Nazifascismo. Per fare chiarezza abbiamo chiesto alla prof.ssa Mittempergher, insegnante di storia e filosofia del nostro istituto, di aiutarci a ripercorrere i principali fatti storici di quel momento cruciale per la nostra nazione. Questo è

25 aprile 1945, la Liberazione

ciò che è emerso durante la nostra conversazione: Cosa rappresenta il 25 Aprile e come si arriva a quella data? � Questa è una data simbolica per l’Italia, è il giorno in cui si. ricorda il processo di liberazione del territorio italiano e la vittoria da parte dei movimenti antifascisti partigiani, con l’apporto degli eserciti alleati, contro

le forze nazifasciste. � L’Italia del centro-nord era occupata dall’esercito tedesco fin dal 1943 e dal governo fascista, riorganizzatosi nella Repubblica sociale italiana, con sede a Salò, sul lago di Garda. � Nello stesso anno, l’esercito angloamericano era sbarcato in Italia meridionale e stava risalendo la peni-

sola. � Parallelamente, soprattutto nel settentrione, si andavano organizzando formazioni partigiane, costituite sulla base dei diversi orientamenti politici antifascisti e riunitesi poi nel Comitato di liberazione nazionale (CNL). � Esse combatteranno a lungo contro gli eserciti nazifascisti e il

25 aprile del 1945 scateneranno l’insurrezione generale delle forze partigiane, riuscendo così a liberare alcune delle maggiori città del centro nord. � Finiva così un lunga guerra civile che aveva insanguinato il nostro paese e, da lì a pochi giorni, anche la Seconda Guerra Mondiale in Europa.

L’Italia diventerà così uno stato democratico, con una Costituzione che è stata scritta in nome di quei principi e valori di libertà, giustizia e democrazia, gli stessi che hanno guidato gli uomini e le donne che hanno combattuto quel 25 aprile. Per questo è importante ricordare e festeggiare. Eloisa Tisi e Sofia Surci

Una ricorrenza sempre attuale Che cosa vuol dire oggi il 25 aprile? Abbiamo forse un po’ perso il senso di questa giornata così importante? Siamo pienamente coscienti dell’enorme portata storica di questa ricorrenza? Con tutto quello che si sente dire in giro o in televisione negli ultimi anni, non ne sono così convinta. Sono sempre più frequenti le persone che non nascondono la loro speranza nel ritorno dell’ ”uomo forte al potere”, soprattutto in questo anno di enorme

instabilità economica e sociale. Tra queste persone, quelle che mi preoccupano di più sono i giovani. Le nuove generazioni non sono del tutto consapevoli del perché il 25 aprile sia festa nazionale, probabilmente a causa di un ridimensionamento storico dei fatti: ogni anno attorno al 25 aprile tanti si chiedono ancora se Resistenza e Liberazione furono davvero fattori determinanti per la fine della guerra, come se questo non fosse già ovvio. Ancora,

come per tutte le cose, si tende spesso ad archiviare tutto ciò che non ci appartiene direttamente, lo si considera “superato”. Una delle ipotesi che secondo alcuni, potrebbe far cambiare rotta a questa pericolosa tendenza potrebbe essere quella di approfittare, principalmente a scuola e finché siamo ancora in tempo, delle testimonianze di chi ha partecipato alla lotta partigiana. Questo non per “ritualizzare” questa ricorrenza,

ma per renderla un’occasione di serio confronto sul significato di Liberazione. Anche in questo caso, riuscendo a slegare le attività in aula dallo studio finalizzato alla valutazione. Mi trovo d’accordo con chi la pensa in questo modo, perché sono convinta che la consapevolezza nei giovani vada coltivata, non è e non può essere innata. Alessia Chinetti

Il punto di vista storico, intervista ad Elisabetta Castellaneta Per questo mese abbiamo deciso di proporre una riflessione sul 25 aprile, giornata della liberazione dal nazi-fascismo. Abbiamo quindi deciso di intervistare la nostra professoressa di storia, Elisabetta Castellaneta, per comprendere il suo punto di vista, che va oltre quello che potrebbe essere il contenuto di una lezione scolastica. Pensa che le nuove generazioni siano del tutto consapevoli delle conseguenze portate dai fatti avvenuti il 25 aprile 1945? Secondo me i giovani ne sono consapevoli, ma comprendo che per loro sia difficile immedesimarsi in qualcosa che non hanno

vissuto, ad esempio anche io li ho vissuti con distacco e quando mio papà mi raccontava non ascoltavo con interesse, anche perché la storia ha permesso alle donne di esprimersi solo fino ad un certo punto. Tuttavia questa inconsapevolezza non è sempre condannabile, infatti bisognerebbe chiedersi il motivo di questo disinteresse da parte dei ragazzi. Pensa che sia importante che i giovani conoscano il significato di questa giornata? E’ importante che lo conoscano perché è parte della nostra storia, ma è anche giusto che lo studino in modo critico, altrimenti rischia di apparire distante

dalla nostra vita. Andrebbe quindi studiato in modo meno manualistico per non cadere in idealizzazioni e avvicinarlo alle persone e in particolare ai giovani. Secondo lei cosa si potrebbe fare per aumentare la consapevolezza nelle nuove generazioni? Secondo me la distanza dei giovani è legittima, per colmarla non sono abbastanza le nozioni di base, ma bisognerebbe vedere la storia attraverso le immagini, perchè le parole sono lontane dalla realtà. Questo permette di rendersi conto che il passato è concreto, non sono solo concetti, ma delle persone hanno realmente vissuto queste situazioni.

È giusto che qualche giovane ritenga di non doverla festeggiare perché troppo politicizzata? Certo, se fosse una costrizione sarebbe controproducente, se c’è curiosità è giusto che ci si informi, se invece si crede che sia

troppo manipolata è giusto che non si festeggi. Per capire la storia bisogna stare al di sopra delle ideologie, Chabod ha scritto che la Resistenza è un fenomeno che ha messo d’accordo componenti politiche che sono sempre

state fra loro distanti. Secondo lei tutti i giovani festeggiano in ricordo di quello che è accaduto o per molti sarà solo un giorno di vacanza in più? Per molti sarà solo un giorno di vacanza in più, ma questo è anche giusto, perchè arriverà il momento in cui studieranno questo evento a scuola. Studiare è meglio di celebrare, perché dallo studio nasce la curiosità genuina. La celebrazione è importante, ma non è ciò che interessa, perché se non conosci un evento non lo senti tuo e questo produce distacco e diffidenza. Alba Pellizzari, Anna Floriani e Susanna Vaia


Scuola

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La Liberazione nella percezione dei giovani In occasione del 25 aprile, giorno della festa della Liberazione dell’Italia dal Nazifascismo, ho posto al mio professore di storia, Guido Giacomuzzi, alcune domande sul tema e in particolare sulla relazione tra questa festa e le nuove generazioni. Pensa che le nuove generazioni siano del tutto consapevoli delle conseguenze portate dai fatti avvenuti il 25 aprile 1945? In gran parte no. A questo proposito mi viene in mente il servizio di un giornalista televisivo che, per testare quanto i giovani fossero informati sull’importanza di questa data, ne chiedeva per strada il significato. Il risultato è stato deprimente: pochissimi sapevano rispondere; alcuni l’hanno confusa con la festa della Repubblica, altri con quella del lavoro, altri ancora con ricorrenze legate alla fede. Fortunatamente, però, alcuni ragazzi, nell’ignoranza dilagante, hanno saputo inquadrare la data nella giusta prospettiva e sono riusciti a darne una corretta interpretazione. Ritiene importante che i ragazzi celebrino questo giorno con le loro famiglie (rimanendo quindi a casa da scuola) o crede che sarebbe meglio approfondire l’argomento in classe? Il 25 aprile è festa nazionale ed è giusto che tale rimanga,

quindi anche stando a casa da scuola. Questo non significa che in classe non se ne possa parlare nei giorni immediatamente precedenti o successivi e non solo con i ragazzi di quinta superiore, che affrontano tale argomento nel programma di studi dell’anno, ma anche con gli studenti delle altre classi. Pensa che sia importante che i giovani conoscano il significato di questa giornata? Naturalmente la risposta a tale domanda non può essere che sì. Non conoscere il significato di questa ricorrenza significa disconoscere le radici stesse della Repubblica italiana, nata proprio sui valori espressi da tale data, e questo a prescindere dalla propria appartenenza politica, perché la commemorazione del 25 aprile dovrebbe accomunare tutti i cittadini italiani, sia di sinistra che di centro che di destra. Potrebbero disconoscerla solo degli antidemocratici che vogliano una riedizione della dittatura nazifascista in Italia, esperienza che il Paese ha messo da parte, speriamo, per sempre. In realtà, quindi, al netto di tutte le strumentalizzazioni politiche che sono state fatte intorno a questa data, l’essenza della commemorazione non cambia: il 25 aprile si festeggia la liberazione dell’Italia dal nazifascismo.

Secondo lei cosa si potrebbe fare per aumentare la consapevolezza nelle nuove generazioni? L’unico modo per aumentare la consapevolezza nelle nuove generazioni riguardo l’importanza di questa data è attraverso la conoscenza. Nel momento in cui un giovane viene a sapere i motivi che hanno portato alla creazione di tale festa nazionale, se ha radicati in sé i valori della Costituzione e un forte spirito democratico, non potrà che condividerne appieno la valenza simbolica. In questo lavoro, però, la scuola non può essere lasciata sola, infatti tale consapevolezza dovrebbe nascere già in famiglia, luogo privilegiato per la trasmissione dei valori democratici. È giusto che qualche giovane ritenga di non doverla festeggiare perché troppo politicizzata? Siamo in democrazia e quindi chiunque può decidere in piena libertà di non commemorare questa data ma, se posso fare una provocazione, ritenerla “di parte” significa, come ho già detto, porsi automaticamente tra gli antidemocratici e dichiararsi “tifosi” di Mussolini e di Hitler, cioè di due dittatori che hanno portato alla rovina i loro Stati, senza considerare tutto il corollario di leggi sull’eliminazione delle libertà civili, le persecuzioni,

La Costituzione più bella del mondo La Costituzione è la legge fondamentale, che fissa l’organizzazione di uno Stato, le regole, i principi, che non possono essere violati. La nostra Costituzione è stata approvata dall’Assemblea Costituente nel 1947 ed è entrata in vigore il primo gennaio del 1948. Come afferma l’attore Roberto Benigni nel suo discorso “La più bella del mondo”, la Costituzione è stata scritta per la libertà del cittadino; infatti già tra le prime pagine vengono elencati i principi fondamentali della Costituzione: Libertà, Uguaglianza e Solidarietà. La Costituzione ritrae i nostri diritti e doveri, le nostre leggi, ma perché il tutto si muova è importante che ci sia l’impegno, lo spirito e soprattutto la volontà di mantenere vivi questi principi e lottare affinché nel nostro Paese ci sia il rispetto di tutti i diritti, che la nostra Costituzione ci offre. Molte volte si sentono critiche riguar-

do la politica, perché le nostre leggi non funzionano, ma se ci ritroviamo nel 2021 con la quasi totalità delle libertà e dei diritti è proprio grazie a questa Costituzione. In questa Costituzione c’è tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, la Resistenza al fascismo; per questo è importante ricordarla e celebrare la sua importanza; grazie a queste leggi possiamo studiare, c’è uguaglianza tra uomo e donna, abbiamo il diritto di professare la religione che vogliamo e tante altre libertà che non avremmo mai avuto, se qualcuno non avesse combattuto per ottenerle. Per questo è importante la Costituzione, per ricordare chi ha lottato e per cosa dobbiamo continuare a lottare per poter finalmente vivere nella completa libertà. Sara Nicolini

i processi sommari, le leggi razziali, le ruberie e così via. Ma perché poi questa festa è stata politicizzata e vista come “di sinistra”? Solo perché i partigiani che hanno contribuito a liberare l’Italia dalla dittatura nazifascista appartenevano a ideologie politiche di sinistra e di centro, appuntando l’attenzione non sul fatto in sé, ovvero la liberazione del Paese da una dittatura opprimente e sanguinaria, ma su chi ha partecipato a quella liberazione. Sarebbe come dire: sto annegando e mi aggrappo al braccio di qualcuno, salvo poi sindacare sulla bontà o meno

di quel qualcuno, disconoscendone i meriti. Questa data, quindi, dovrebbe essere cara anche a chi appartiene a una destra democratica, moderna, liberale e moderata, soprattutto perché ciò permetterebbe di marcare la differenza con l’altra destra, quella xenofoba, estremista, antidemocratica e illiberale, rappresentata, per l’appunto, dal nazifascismo. Secondo lei tutti i giovani festeggeranno in ricordo di quello che è accaduto o per molti sarà solo un giorno di vacanza in più? In realtà quando si è gio-

vani è naturale vedere tutte le feste nazionali come dei giorni di vacanza in più. Spero solo che a molti di quei bambini o ragazzi che approfitteranno di questa data per staccare dagli impegni scolastici sorga la curiosità di interrogarsi sul perché di tale ricorrenza, ne colgano l’importanza e la colleghino al loro essere cittadini di una grande Repubblica moderna e democratica, sentendosi anche orgogliosi di farne parte. (scusate ma un filo di retorica, in questi argomenti, non sempre guasta). Alice Corradi

Il ruolo della scuola sul senso delle celebrazioni Il 25 aprile, la Festa della Liberazione, è una delle date più importanti della storia d’Italia. Per ragioni anagrafiche stanno morendo gli ultimi partigiani rimasti. Come testimonianze della Resistenza ci rimangono dunque solo racconti scritti, alcuni video e fotografie. Forse, proprio per tale motivo, questa giornata appare sempre più come una festività sbiadita, di cui difficilmente si ricorda il motivo, poiché legata ad eventi ormai trascorsi, con cui non avvertiamo più un legame così forte. È importante, però, non lasciare che la polvere del tempo ne faccia affievolire la memoria perché quello che è successo non dovrà mai più accadere. La storia ci ha insegnato il prezzo, carissimo, della libertà. Il presente ci ricorda improvvisamente l’importanza e l’attualità di questa celebrazione. Dobbiamo al 25 aprile il fatto di vivere in democrazia. Una forma di governo che ai giorni nostri viene troppo spesso incrinata e che, proprio come un fiore, richiede continue attenzioni e cure altrimenti rischia di appassire. Credo che oggi dovremmo impegnarci tutti in una dura battaglia sul piano culturale. La nostra deve essere una Resistenza contro l’odio, il razzismo e l’indifferenza, purtroppo ancora troppo presenti nel nostro Paese. Ma come viviamo questa ricorrenza noi giovani? Ne conosciamo veramente il significato? Solitamente si studiano il fascismo o la Resistenza così come si affrontano altri avvenimenti storici di epoche precedenti: memorizzando fatti e date, senza rendersi conto dell’impatto che ancora hanno sulla nostra vita. Inoltre, noi giovani tendiamo a fondare le nostre conoscenze su luoghi comuni, slogan, fonti di informazioni inaffidabili e improvvisate. Che ruolo ha dunque la scuola in tutto ciò? Ho colto l’occasione per porre alcune domande di approfondimento e confronto al mio docente di storia Cristian Mosca. Prof, crede che il 25 aprile sia una festività ancora viva nel cuore delle nuove generazioni?

No, è una ricorrenza che ormai appartiene alla storia. Le nuove generazioni tendono ad occuparsi e ad avere a cuore tematiche più vicine temporalmente alla loro sensibilità. Che ruolo ha la scuola nel salvaguardare e trasmettere ai giovani gli ideali rappresentati da questa data? Occorre ricordare che l’istituzione di questa giornata commemorativa è frutto di un lungo e travagliato percorso iniziato molto prima. La scuola ha un ruolo chiave: va approfondito il periodo storico in questione, considerando con attenzione le vicissitudini, i protagonisti e le ombre che hanno preceduto e seguito questa data, che di fatto segna la fine di una guerra civile. Ma non solo, dobbiamo ricordarci che la libertà è stata pagata con la vita da persone che volevano garantirci un futuro migliore e che hanno lottato con quegli ideali sul quale ora si basa la nostra Costituzione. I giovani, con l’ausilio dell’istituzione scolastica, dovrebbero imparare a conoscere, rispettare e difendere, in tutte le sue parti questo fondamentale documento e la democrazia. A mio parere, bisognerebbe ridurre le giornate commemorative e viverle in maniera più significativa. È importante avere delle ricorrenze, ma quando iniziano ad essere troppe diventa un problema anche per gli insegnanti affrontarle tutte in modo adeguato con le classi. L’Italia del 2021, secondo lei, di quale liberazione necessita? Sicuramente da qualcosa in più del coronavirus. Quello che va eliminato è un’esagerata tendenza a schierarsi da una parte o dall’altra: l’Italia ha il bisogno di arrivare a dei compromessi. Dobbiamo lasciare da parte l’eccessiva partigianeria, intesa nel senso negativo del termine. Buon 25 aprile! Buona Festa della Liberazione oggi e ogni giorno dell’anno! Matilde Armani


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Associazioni

APRILE 2021 I temi: letteratura, arte, storia, ambiente

I martedì culturali del Centro Studi Judicaria Le serate sono organizzate attraverso interviste, incontri, proiezioni di immagini e video, relazioni di esperti e ospiti e prevedono, ogni mese, temi legati alla Letteratura, all’Arte, alla Storia e all’Ambiente, sempre in tema con il nostro territorio. Per la LETTERATURA si è iniziato creando degli incontri-intervista con alcuni scrittori contemporanei giudicariesi, autori di saggi e romanzi. La rubrica è affidata a Loreta Failoni che li fa conoscere attraverso domande sulle loro opere, sulla loro vita, sulle loro aspettative anche in relazione al mondo letterario contemporaneo presente nelle nostre valli. Si continuerà poi andando ad esplorare il mondo letterario del passato: dal Prati al Maffei, dal Sicheri al Bolognini per approdare poi a quelli più vicini come Marcello Farina, Giacomo Botteri ed altri ancora. Nel vasto mondo legato all’ARTE sono molti gli argomenti e cercheremo, almeno in parte, di illustrare alcuni aspetti del variegato patrimonio storico, artistico, architettonico presente sul territorio judicariense. La pittura, la scultura, l’architettura, ma anche arti minori, saranno i temi fondamentali che animeranno queste serate, presentandoci opere custodite in chiese, palazzi,

Nell’intento di promuovere la cultura sul territorio judicariense anche in questo particolare e difficile momento di situazione, dallo scorso gennaio il Centro Studi Judicaria di Tione ha avviato una serie incontri in diretta on-line dedicati alla cultura locale. Si tratta di serate in diretta della durata di circa

un’ora, in programma ogni martedì dalle ore 20.00 alle 21.00 trasmesse sul canale social YouTube. Per chi fosse impossibilitato a seguirle in diretta c’è la possibilità di rivederle, dato che gli incontri rimangono memorizzati sullo stesso canale al quale si può accedere digitando Centro Studi Judicaria Coloro che fossero interessati possono guardare gli incontri passati sul canale YouTube digitando Centro Studi Judicaria Incontri con la letteratura a cura di Loreta Failoni: Vite nel kaos con Gabriele Biancardi; Mario Antolini: “voce” storica delle Giudicarie; Lorenzo Martinelli, artista e scrittore giudicariese Incontri con la storia: Francesca Nicolodi: Giudicarie: leggende antiche, realtà archeologica; Gianni Poletti e Maddalena Pellizzari: La Saga della Famiglia Lodron; I Lodron. Storie di castelli e palazzi Incontri con l’arte: Serena Bugna: Affreschi nelle Giudicarie tra ‘400 e ‘500; Scultura in legno nelle Giudicarie tra ‘500 e ‘600; Gabriella Maines e Danilo Mussi: I paesi dipinti della Judicaria Incontro con l’ambiente: Luigi Casanova: La montagna: uno scrigno da non perdere; Sara Maino e Pia Marchi: Andar per erbe dal Garda alla Rendena; Severino Papaleoni e Gianfranco Pederzolli: I B.I.M. del Sarca e del Chiese nelle esperienze di chi li ha vissuti in prima persona

castelli, ma anche sulle case e fra i borghi delle nostre valli. Artisti locali e non,

Il matrimonio, voluto dalla riforma del turismo ideata dall’assessore Roberto Failoni, fra l’Apt della Rendena e i due Consorzi delle Giudicarie Centrali e della Valle del Chiese è compiuto, anche formalmente dopo gli annunci dei mesi scorsi. Il nuovo, vasto e variegato ambito turistico comprende quasi 1.000 chilometri quadrati che vanno da Campo Carlo Magno a Baitoni di Storo, passando per la Busa di Tione, e comprende 19 delle 25 municipalità delle Giudicarie con oltre 27.000 abitanti. Ma le zone sono molto disomogenee, con un Alta Rendena nell’olimpo del turismo, una Busa di Tione alla ricerca di un’identità turistica e la Valle del Chiese che vanta il lago di Roncone e la Valle di Daone ma è un po’ la cenerentola in questo campo, avendo puntato soprattutto sull’industria dal punto di vista dello sviluppo economico in buona parte del suo territorio. Il timore dei due territori meno vocati è quello di sparire, e i soli due rappresentanti concessi nell’assemblea del nuovo ente turistico non aiutano a rassicurare sul peso futuro di Chiese e Busa. D’altra parte, però, nel piano marketing operativo 2021 approvato dall’Apt di Campiglio si legge un cambio di strategia che va incontro a quel turismo lento e delle piccole bellezze defilate a cui aspirano i territori diversi dalla Perla delle Dolomiti: nel documento si legge infatti che «Campiglio è centrale

del passato, ma anche del presente, verranno fatti conoscere al pubblico facendo

apprezzare e conoscere la bellezza di un patrimonio di cui spesso ne ignoriamo l’esistenza. La STORIA è cominciata seguendo un percorso cronologico, iniziando dall’archeologia e sviluppandosi poi sui temi principali che hanno caratterizzato la vita del nostro territorio: dalle comunità alle grandi famiglie, dalle epidemie ai fatti garibaldini, dagli eventi legati alla Prima Guerra Mon-

diale fino ai giorni nostri. Anche qui sono tanti gli argomenti, che avrebbero sicuramente bisogno di molto più spazio, ma l’intento è anche quello di invogliare le persone ad ulteriori ricerche più approfondite magari prendendo spunti dalle parecchie pubblicazioni che si possono trovare in librerie, archivi e biblioteche. Infine le serate dedicate all’AMBIENTE, ricche di spunti e stimoli per impara-

re a conoscere meglio il nostro territorio, uno fra i più belli dell’arco alpino, ma nello stesso tempo così fragile e soggetto all’attacco, non solo dei cambiamenti naturali, ma anche dell’uomo. Dalle montagne ai parchi, dai ghiacciai al patrimonio idrico di fiumi, laghi e torrenti, dalle piante e fiori che impreziosiscono il paesaggio, agli animali che lo abitano ed animano. Non è escluso che in futuro altri argomenti andranno a coprire altri interessanti campi come quelli della Musica, dell’Economia, della Scuola, ed altri ancora. Il Centro Studi Judicaria permetterà ad ogni incontro di scoprire qualcosa di nuovo di ciò che in passato, ma anche nel presente, crea trasformazioni naturali, sociali, culturali. Conoscere questa nostra terra per amarla, per preservarla e mantenerla è il compito che da sempre questa associazione si è prefissata come dice un preciso articolo dello statuto: “raccogliere, salvaguardare e valorizzare gli elementi e quell’insieme di aspetti sociali ed umani che, sotto il profilo culturale, ambientale ed economico, rappresentano la storia delle Giudicarie e dei territori finitimi di pertinenza dei Consorzi dei B.I.M. fondatori” del Sarca e del Chiese.

Un territorio di quasi mille chilometri, da Baitoni a Campo Carlo Magno

Apt: compiuto il matrimonio fra Rendena, Busa di Tione e Chiese nell’offerta turistica, ma il territorio d’ambito può essere coinvolto di più» e ancora «il brand Madonna di Campiglio, legato a glamour, lusso e mondanità, oggi sui mercati mondiali è superato per dare spazio al territorio nel suo complesso». Si punta su bike, outdoor, turismo avventura, natural wellness e attività a tema, tutte cose di cui è piò o meno spiccatamente attrezzato il territorio del nuovo grande ente turistico nel suo insieme. Si guarda al «coinvolgimento dell’intero territorio per definire un patto con impegni e responsabilità chiare» dove non ci sono solo le piste da sci, ma anche il percorso per bikers “ DoGA”, l’enogastronomia con la farina di Storo e la Razza Rendena e l’outdoor della cinquantina abbondante di vallate laterali di Rendena, Chiese e Busa.


Attualità

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La composizione è di un allievo della scuola musicale di Tione

Una canzone in orbita attorno alla luna Precisazione necessaria. Il brano è sì della Scuola musicale, ma (diamo a Cesare quel che è di Cesare) è stato scritto da Francesko, un ragazzino di undici anni che qualche numero fuori dall’ordinario lo deve avere. D’altronde è già fuori dall’ordinario il nome, con quella cappa a distinguerlo dall’italiano medio. Ebbene, Francesko Di Mauro (questi i dati della carta d’identità) è allievo di pianoforte di Annely (altro nome non proprio ordinario) Zeni, una delle più note insegnanti della Scuola tionese. Si è inventato un pezzo, intitolato “Run in the night”, che per i pochi che sono all’oscuro della lingua della Regina Elisabetta significa “Corsa nella notte”. Ascoltandolo, nella Scuola si sono detti: “Ma con questo possiamo partecipare al concorso organizzato dall’Agenzia spaziale italiana, che chiede alle scuole un messaggio (può essere un brano musicale, ma anche una poesia o un dipinto) da mettere nella stazione internazionale”. “Bella idea. Perché no? All’opera!”. All’opera significa prendere il brano, armonizzarlo e farlo suonare ad un ensemble: ad un gruppo insomma. Operazione compiuta dai docenti Annely Zeni e Giorgio Perini e dai loro allievi. Brano spedito, come si fa a scuola quando spunta un concorso. Spedito, magari senza troppe speranze: “Se va, bene; se non va... pazienza”.

di Giuliano Beltrami “Spaziale!”. Nel vocabolario italiano, che si evolve continuamente, questo termine è stato introdotto in tempi recenti e sta a significare qualcosa di eccezionale. E’ spaziale uno spettacolo o una torta, per dire. Ma è “spaziale” una macchina, un gol, un essere umano... Stavolta dobbiamo usarlo per la musica, e il termine Primi giorni di marzo dell’anno 2021: in mezzo alle notizie tristi legate alla pandemia, ecco la sorpresa. Alla scuola di Tione arriva la letterina inattesa: “Il brano è stato accolto”. Quindi farà compagnia agli ospiti della stazione che orbiterà intorno alla Luna. Facile immaginare la gioia dei dirigenti (a partire dalla presidente Margherita Cogo e dalla direttrice Gabriella Ferrari), dei docenti (in primis Annely Zeni e Giorgio Perini), ma anche degli allievi e dei genitori. Peccato che si viva in un periodo così irto di ostacoli. Però la Scuola si è attrezzata per la didattica a distanza, non facile per imparare uno strumento. E si è attrezzata pure per mandare i messaggi ai genitori ed a tutti coloro che sono interessati all’attività della Cooperativa. Per i saggi, ad esempio, come fare? “I saggi – ha spiegato la direttrice – verranno fatti in presenza dei soli allievi, ma registreremo un video da mandare ai genitori, perché vedano i progressi dei loro figli”. E non finisce qua. E’ sempre Gabriella Ferrari a comunicare alla stampa: “Per la fine dell’anno scolastico prepareremo il telegiornale della Scuola musicale. In-

seriremo le novità di quest’anno, che non sono solo didattiche e musicali. C’è per esempio la soluzione, dopo anni di trepidante at-

“spaziale” è piazzato al posto giusto. Il riferimento è ad un brano della Scuola musicale delle Giudicarie, che verrà lanciato nello spazio: nell’orbita intorno alla Luna, per essere precisi, dove sarà posizionata la stazione montata per studiare l’Universo e i suoi segreti.

tesa e di situazioni scomode, della sede staccata di Storo”. Nel telegiornale, naturalmente, non mancherà, non potrà mancare la

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musica di Francesko, il fiore all’occhiello dell’anno scolastico 2020-2021. Un fiore all’occhiello (manco a dirlo) spaziale! Musica per tutti “Non fatemi cantare. Sono stonato!”. Quante volte abbiamo sentito questa frase ad una festa? Sbagliata. Se la sente un musicista vi dirà: “Non esistono stonati. Esistono voci non educate”. Stesso discorso per l’uso di uno strumento: la musica deve essere per tutti. Certo, si può suonare uno strumento senza la pretesa di fare a gare con Uto Ughi o con Maurizio Pollini, ma per semplice diletto. Quando diciamo tutti, pensiamo proprio a tutti. Alla Scuola musicale delle Giudicarie poco meno di un anno fa presentavano un progetto innovativo di didattica per avvicinare (ci ripetiamo) tutti: dalla quarantina di allievi con bisogni

speciali al provetto aspirante concertista. Nacque così “Scuola giocando”, dedicato (poteva essere diverso?) a Ezio Bosso, il pianista e direttore d’orchestra scomparso proprio l’anno scorso. Progetto aperto a partire dai bimbi dai tre ai cinque anni per avvicinare alla musica non necessariamente attraverso la conoscenza del pentagramma. E poi su su lungo i gradini dell’età. Aperto a chiunque. Così la pensa l’autrice, Florence Marty. Nacque un libretto pieno di sorprese e di originali modi di insegnare. I numeri della scuola musicale Una scuola (di qualsiasi genere) senza il suo territorio non ha senso di esistere. La Scuola musicale delle Giudicarie parte dal presupposto di portare la formazione nei paesi e nelle valli in cui opera. Nasce a Tione attorno al 1983, un periodo in cui spuntano come funghi le Scuole musicali in Trentino. Nelle Giudicarie ne nascono due: una a Tione e una a Storo. Dopo alcuni decenni finiranno entrambe sotto lo stesso ombrello: quello di Tione. Oggi la sede principale è a Tione, ma da poco è stata conquistata la sede staccata di Storo, nello storico Palazzo Al Doss. Un movimento di grande vivacità, anche se l’anno pandemico ha portato anche qui, come altrove, conseguenze non gradite: si sono allontanati un centinaio di studenti. Ma i numeri rimangono altissimi. Alla sede di Tione fanno riferimento 278 allievi, compresi i 6 ragazzi di Madonna di Campiglio, i 19 bambini che frequentano i corsi di “Musica giocando” e di avviamento alla musica a Carisolo e le 12 allieve di “Musica e movimento” a Bersone. Frequentano la sede di Storo 41 allievi. Poi esistono i percorsi di formazione bandistica, con la partecipazione di 296 allievi. A tutti costoro vanno aggiunti i bambini che vengono raggiunti grazie al progetto per le scuole per l’infanzia del Chiese, sostenuto dal locale Consorzio Bim: un totale di 292 bambini seguiti da un docente della Scuola musicale. In tutto si parla di oltre 900 allievi.


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APRILE 2021

“Sulle conce

Mar


Territorio Tutti coloro che hanno combattuto per la democrazia hanno scritto una grande pagina della nostra storia. E vorrei anche che fossero ricordati quei soldati inglesi, americani, polacchi, e di tanti altri paesi alleati che versarono il loro sangue nella campagna d’Italia, dando un contributo essenziale alla nostra liberazione. A questo proposito permettetemi un ricordo di famiglia. Il 4 dicembre 1944 a Ravenna, la mia città d’origine, arrivarono le truppe alleate e si fermarono per alcune settimane. Gruppi di soldati requisivano stanze nelle case delle famiglie, e ci si doveva adattare alla convivenza forzata. Ai miei nonni capitarono soldati del Canada francofono, il Quebec, molto rispettosi ed educati, e dato che mia madre e mia zia erano fresche diplomate che avevano studiato il francese, si riuscì ad instaurare un po’ di conversazione, arrivando ad una certa familiarità. Particolarmente struggente fu passare assieme il giorno di Natale, dove ognuno parlò della propria famiglia, e del desiderio di essere laggiù coi propri cari. Il più loquace si chiamava Charles, e quando tornò in patria a guerra finita, scrisse subito ai suoi conoscenti ravennati, per dire che era vivo, si era salvato, ed era rientrato in patria. I miei risposero, anche loro erano salvi, e pian piano la corrispondenza divenne regolare. Mia madre e mia zia si sposarono, Charles pure, e le due persone che per anni hanno continuato a scriversi furono mio padre e la moglie di Charles: loro non si conoscevano, ma divennero quelli che tenevano i fili delle informazioni fra le famiglie. Dagli anni ’70 iniziarono ogni tanto ad arrivare parenti ed amici di Charles, che nel loro viaggio in Italia non facevano mai mancare la tappa a Ravenna, e sempre c’era un posto a tavola con buon cibo, apprezzatissimo dai

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Durante la guerra, la nascita di un’amicizia

Il 25 aprile, un giorno per essere riconoscenti di Chiara Garroni Le restrizioni dovute al Covid non permetteranno manifestazioni pubbliche per festeggiare il 25 aprile, ma mi auguro che quel giorno ognuno di noi possa meditare sul senso vero di questa data. Probabilmente sono un’illusa, ma a me piacerebbe che il 25 aprile fosse una festa condivisa da tutti, senza

contrapposizioni politiche o ideologiche. Mi piacerebbe che fossero ricordati con gratitudine e riconoscenza tutti quelli che si sono battuti per liberare l’Italia dal fascismo, non solo quelli di una parte, come purtroppo spesso è successo, che poi erano quelli che volevano instaurare un’altra dittatura. come la Bella Ciao delle mondine sia stata composta solo dopo la guerra da Vasco Scansani, che lavorò nelle risaie ed era autore di testi dialettali. La somiglianza con molti

canadesi, contornato dai ricordi di quei giorni difficili della guerra, e della bella amicizia scaturita nonostante tutto. Negli anni ’80 Charles tornò a Ravenna con moglie e cognati, e fu un momento di enorme commozione e di grande festa. Lui si ritagliò una mattina per fare visita al grande cimitero militare canadese, alle porte della città, e riconobbe su alcune tombe i nomi di alcuni suoi commilitoni. Grandi dolori e grandi gioie spesso si intrecciano, e quel viaggio per lui fu certamente tutto questo insieme di emozioni. Per la mia famiglia il 25 aprile è sempre stato anche questo, il ricordo di Charles e dei suoi compagni, che han-

no contribuito alla nostra libertà, e ai quali siamo sempre stati grati. Ci sono state anche pagine oscure, sono stati compiuti errori e qualcuno si è macchiato di gravi colpe, e se si è onesti bisogna ammetterlo. E ci sono stati dei martiri, come Salvo D’Acquisto che sacrificò la sua vita in cambio di altre vite innocenti. Dei militari, che da Cefalonia in poi hanno riscattato col sangue l’onore della divisa. Quelli internati in Germania, che scelsero il campo di concentramento piuttosto che collaborare coi nazisti. Uomini di Chiesa collaborarono alla causa della libertà, ed anche i giovani della Brigata ebraica,

arrivati dai ghetti di tutta Europa. In quel momento tutti accantonarono le differenze per combattere insieme, e questo aspetto dovrebbe essere un monito perché anche oggi ci si dovrebbe unire per combattere il nemico comune ed insidiosissimo che è il virus. Da tempo Bella Ciao è diventato l’inno ufficiale della Resistenza. E’ di origini molto incerte, ed è ancora difficile una definitiva ricostruzione storica. Tuttavia, per molto tempo una delle ipotesi più diffuse è stata quella di un probabile legame con i canti delle mondine padane. Alcuni studiosi però hanno definitivamente accantonato questa ipotesi, dimostrando

brani popolari diffusi nel Nord Italia, derivati probabilmente a loro volta da una ballata francese del 1500, ha portato studiosi come Carlo Pestelli ad affermare la provenienza di Bella Ciao dal settentrione. Pare ormai certo però che fosse cantata anche dai membri della Brigata Maiella, abruzzesi. Nonostante la sua diffusione, durante la guerra di Resistenza il brano era

ancora poco conosciuto dai combattenti. Fu negli anni Cinquanta, a guerra finita, che la necessità di unificare le varie anime della Resistenza trovò terreno fertile nelle famosissime parole di Bella Ciao: simbolo di una lotta contro l’invasore di ogni tempo, meno connotata politicamente rispetto ad altri canti famosi all’epoca, ma ugualmente efficace.

Il brano ebbe un successo internazionale dopo che nel ’63 lo incise Yves Montand. Più tardi fu incisa anche da Gaber, De Andrè, Milva e Claudio Villa. Nel 1976 la canzone chiuse il 13esimo congresso della Democrazia Cristiana, quando fu confermato segretario del partito Benigno Zaccagnini, che era stato partigiano.


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Economia

APRILE 2021 Turismo in attesa dell’estate e industria in crescita

Covid ed economia, un impatto altalenante di Giuliano Beltrami Tursimo: più croci che delizie Partiamo da qui. Una brevissima (peraltro conosciuta) cronistoria ci dice che la stagione invernale 2019-2020 si inchiodò bruscamente quel 10 marzo dell’anno scorso, quando (obtorto collo, in mezzo a polemiche infuocate) le autorità provinciali decisero di bloccare le discese ardite e le risalite. Dimenticando Lucio Battisti, gli impianti di risalita e le piste da discesa dei teatri dello sci. Sua Maestà Coronavirus avanzava a passi da gigante, e con lui il panico e le misure di confinamento. Per non parlare dei tristissimi aspetti sanitari e umani che tutti rammentano perfettamente: dai ricoveri improvvisi nei reparti ospedalieri trasformati in fretta e furia in Covid alle morti altrettanto improvvise e dolorose, fino ai desolanti funerali senza parenti. Stagione interrotta a metà, si diceva, ma si può dire che il più era fatto. Poi arrivò, a lenire i dolori, l’estate: una stagione turisticamente molto positiva. Sarà per l’idea di aria pura offerta dalla montagna, sta di fatto che le località turistiche si sono riempite. Infine è arrivato l’autunno, seguito dall’inverno, e si è ripiombati nello sconforto generale. Anzi, più sconforto di un anno fa, perché ai disagi si è aggiunta l’esasperazione. Per l’economia turistica è il tracollo. Si è passati da annunci di apertura degli impianti alle improvvise (e potremmo dire improvvide) smentite. E il cambio di governo non ha significato cambio di stile: tale Conte, tale Draghi. Il risultato è drammatico. Chiusura delle piste, ma prima chiusura dei confini regionali, perciò chiusura di alberghi, ristoranti, negozi. Solo in Rendena (dati forniti dal presidente dell’Apt) 1.400 lavoratori stagionali a casa. La speranza (serve dirlo?) si affida alla stagione estiva. Ma

Anno malefico il 2020, con tentativi di replica ricchi di successo per il 2021. Non tocchiamo la questione sanitaria, ché già è abbondantemente trattata sui mass media con il corollario di disgrazie, necrologi, appelli, polemiche e proclami. Soffermiamoci invece sull’economia, che nel territorio giudicariese è una medaglia, come ti aspetteresti, dalle

prima di tutto si affida al potere taumaturgico dei vaccini, che dovrebbero liberarci dagli incubi. Anche perché, se la stagione invernale 2021-2022 fosse come quella che abbiamo appena vissuto... sarebbe il canto del “De profundis” per chi vive sulla neve. Già ora si tratterà di capire se al momento della ripartenza riapriranno tutte le aziende. Anche in questo caso non ci resta che affidarci alle speranze. Industria: più delizie che croci Per guardare l’altra faccia della medaglia bisogna scendere dall’alta Rendena (dalle sfavillanti stazioni turistiche di Campiglio e Pinzolo) alla valle del Chiese: ai capannoni ed all’odore di olio e metallo delle fabbriche. E qui cambia la musica. Se in alta Rendena si contano gli stagionali a casa, nel Chiese c’è chi cerca manodopera. E paradossalmente non sempre la trova. Bisogna dire che da queste parti la questione occupazionale è una musica che alterna ritmi gioiosi a marce funebri. Nel 2020, per capirci, nella zona industriale di Storo hanno chiuso tre aziende: Isaf,

Waris e Schlaefer. A casa una settantina di addetti. In compenso il 2021 si è aperto con uno spiraglio. Anzitutto è arrivata dalla Val di Non l’intenzione di entrare in zona della Trafileria Punteria Ghezzi, quarta generazione di impegno nella produzione di chiodi, punti metallici e sistemi di fissaggio per l’imballaggio. Certo, in partenza non assumerà tutti i disoccupati: secondo il piano presentato a Trentino Sviluppo (la società della Provincia proprietaria del capannone già Lowara e Waris) ne assumerà 22, garantendo un investimento di molte centinaia di migliaia di euro. Ma non c’è solo questo annuncio a rendere (sia pure prudentemente) ottimisti. C’è, per rimanere a Storo, la Innova (società produttrice di pompe di calore e macchinari per l’energia) che cercherà quest’anno 20 nuove maestranze (in particolare donne) da aggiungere alle 140 che già producono nell’ampio capannone che fu della Trentino Legno. Se pensiamo che poco meno di dieci anni fa, quando lo stabilimento era nel BIC di Pieve di Bono, la Innova ave-

due facce: una tutto sommato sorridente, l’altra dall’immagine torva. Le due facce coincidono con i due settori principali in cui si può articolare l’economia locale: il sorriso (non privo di preoccupazioni, intendiamoci, nessuno pensa di essere ad un pranzo di gala) degli imprenditori manifatturieri; il broncio (forse sarebbe meglio dire il dolore) di chi vive sul turismo. va 20 dipendenti, si capisce che il salto profuma di miracolo. Non è l’unica azienda. A lanciare messaggi di fiducia, con annessa ricerca del personale, ci sono anche la Sanika (produttrice di bagni prefabbricati per strutture pubbliche come ospedali e scuole, ma anche per hotel di lusso, sempre in zona industriale a Storo), la Nova Filtri (filtri industriali, piantata da pochi anni nell’area artigianale di Darzo), la OMP (sempre a Darzo, componentistica per l’agricoltura

e l’automotive, come la Poncial, azienda storica di Storo), la Nuova Saimpa (uno dei leader europei nella produzione di manopole e maniglie per elettrodomestici). E potremmo continuare con aziende nuove come la Ecoline ed innovative come BM Group, entrambe a Condino. A fronte delle aziende che cercano lavoratori, uno dei problemi manifestati costantemente riguarda la manodopera specializzata: periti meccanici e ingegneri fra gli altri. Bisogna cercarli fuori,

con un paio di controindicazioni: prima, non è facile farli venire qua, perché (diciamocelo) i paesi di montagna non offrono particolari occasioni di svago; seconda, se li trovi, costano. Viva la campagna Infine c’è un altro settore che sta vivendo stagioni positive, sebbene appaia residuale. E’ l’agricoltura. Nelle Giudicarie operano due Cooperative di peso: Agri 90 a Storo e Co.P.A.G. nelle Esteriori. La prima ha come bandiera la famosa farina gialla, la seconda patate e mele. Ci piace citare un solo dato: le due Cooperative distribuiscono ai loro soci conferitori ogni anno più di quattro milioni di euro. Bisognerà pur essere prudenti, ma non si può non lanciare (almeno in questo caso) messaggi di ottimismo.

Polizia locale impegnata nei controlli anti-covid La pandemia ha impegnato moltissimo gli agenti delle tre polizie locali che si occupano del territorio giudicariese. E alcune voci di presunte “vessazioni” o di mancati controlli, soprattutto di visitatori fuori regione, vanno smentite. Solo a partire dal decreto Natale, a causa delle violazioni delle regole imposte per il contenimento, sono state sanzionate cinquanta persone, la punta di un iceberg delle decine di controlli che gli agenti delle polizie locali hanno messo in campo. «Dal “Decreto Natale” - spiega Carlo Marchiori, comandante della Polizia locale delle Giudicarie - abbiamo sanzionato 30 persone per spostamenti non consentiti, principalmente da fuori regione, 3 attività economiche per somministrazione nonostante i divieti ed una persona perché nonostante la quarantena circolava liberamente. Sicuramente in molti possono aver violato i divieti senza essere sanzionati, ma rispetto alle leggende metropolitane relative al continuo passaggio di veicoli provenienti da fuori regione ti posso confermare che la stragrande maggioranza erano diretti nelle seconde case da quando è stato possibile, addirittura per verificare facevamo controlli direttamente sul posto tramite il portale del catasto trentino “Openkat” suscitando anche un po’ di sbalordimento da parte degli interessati». In Alta Rendena in una decina di violazioni, due hanno riguardato pubblici esercizi «Ci tengo a precisare - spiega il comandante Filippo Paoli - che le violazioni ai due pubblici esercizi sono avvenute dopo numerosi avvertimenti effettuati nei confronti dei titolari che erano quindi ampiamente consci delle violazioni. In materia di controllo dei locali abbiamo sempre operato con un certo margine di buon senso, vedi gli orari di chiusura, pur nel rispetto delle misure di sicurezza che venivano garantite con controlli costanti e giornalieri grazie a due pattuglie che operavano congiuntamente una sul territorio di Madonna di Campiglio ed una seconda sul territorio dell’alta Rendena». La liberalizzazione degli ultimi decreti che consente il raggiungimento delle seconde case

ha creato una notevole difficoltà in sede di controllo dovuta all’aumentato flusso di veicoli diretti a Pinzolo e soprattutto Madonna di Campiglio che ha spostato parte dell’attività di controllo degli operatori, soprattutto nei fine settimana, nelle attività di coordinamento della viabilità sia interna che esterna all’abitato. In Valle del Chiese, dove gli agenti guidati dal comandante Stefano Bertuzzi hanno hanno contestato 25 violazioni nel periodo autunno inverno 2020/21, ha come i colleghi messo in campo un servizio costante e serrato di verifica del rispetto delle normative anti-covid. «La gravissima situazione medica di un familiare di uno dei componenti del corpo - racconta il comandante Bertuzzi - ha avuto gravissime ripercussioni psicologiche su tutto il personale aggravato anche dalla solitudine operativa vista la necessità di separare ciascun componente del corpo e la mancanza di personale degli altri uffici presso il municipio. Tutti gli operatori hanno dimostrato un impegno straordinario che è andato ben oltre il dovere istituzionale collaborando con gli organi comunali, provinciali e dello stato. L’attività di controllo, precisa e puntuale, ha avuto anche un eco nazionale relativamente ai trasferimenti tra regioni di chi utilizzava certificati medici dei quali però, dai nostri controlli, è stata dimostrata la mancata fruizione». (D.R.)


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Cooperando

L’economia sociale per riprendersi dalla pandemia

Cosi come inascoltato è rimasto l’analogo invito rivolto al Governo dalla Commissione europea affinché l’Italia partecipasse all’elaborazione del Piano di azione europeo per l’economia sociale, in approvazione nella seconda metà del 2021. Lo scorso mese di marzo è stato quindi presentato al Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro un ulteriore contributo, aperto alla condivisione e alla discussione, per dare più forza alla necessità di un’adeguata attenzione all’economia sociale di Alberto Carli non come rivendicazione di un gruppo di pressione, ma Nel giugno 2020, mentre si era ancora alle prese con la i promotori di una lettera indirizzata al governo con cui come requisito fondamentale coda della prima ondata della pandemia da coronavirus, si chiedeva di avviare un confronto utile a condividere ed di una ripresa solida e dureEuricse l’Istituto europeo di ricerca sull’impresa coope- elaborare il contributo dell’economia sociale e degli attori vole. La pandemia ha contrirativa che ha tra i soci fondatori la Cooperazione Trenti- che in essa operano, alla ripresa del paese. Tuttavia, l’apbuito ad un aumento della pona, l’Università di Trento e la Provincia di Trento fu tra pello non ottenne risposta. vertà e della disoccupazione, ma anche della sfiducia nelle dalle autorità pubbliche sono la Commissione Europea sta capacità di governare la com- state efficaci non tanto per il già lavorando in questa direplessità del nostro tempo con timore delle sanzioni minaczione. Il contributo a questo le regole del secolo scorso. La ciate (il più delle volte inappiano per l’economia sociale pandemia ha avuto l’effetto plicabili), ma per un diffuso è stato predisposto seguendo di riportare in primo piano senso civico che, riscoperto una articolazione per punti: 1. l’azione pubblica, concreta- per l’occasione, ci ha fatto Consolidamento e sviluppo: mente e non solo in teoria, accettare limitazioni alla noquindi nuove misure di sosteviste le centinaia di miliardi stra libertà in nome di un bene gno finanziario che puntino a stanziati per salvare aziende e comune. Volendo riflettere in facilitare la capitalizzazione e posti di lavoro e le decisioni prospettiva, sono diversi gli l’accesso al credito. 2. Innoassunte per fermare ogni atti- elementi che spingono verso vazione: iniziative di sostegno vità privata, chiudere le scuo- la consapevolezza che, per all’innovazione, l’adozione di le, congelare la vita sociale e il buon funzionamento delsoluzioni tecnologicamente rinchiuderci nelle nostre case. l’economia del futuro, non caratterizzati, al contempo, ed adeguate. Nell’appello di aggiornate e la diffusione di E massicci interventi pubbli- siano più sufficienti le im- dall’autonomia delle imprese Euricse si evidenzia la neces- strumenti per la digitalizzaci saranno necessari anche prese private tradizionali e le private e dal perseguimento sità di un Piano d’Azione che zione, e interventi per favorire nei prossimi anni per cercare istituzioni pubbliche – cioè le di obiettivi di servizio ai loro punti a sostenere la crescita i rapporti di collaborazione di rilanciare la crescita, con istituzioni che formano quello soci e alla comunità e quindi delle organizzazioni dell’eco- con centri di ricerca e sistema la speranza che le imprese che un po’ semplicisticamen- di interesse pubblico. Di essi nomia sociale nei prossimi universitario 3. Amministraprivate seguano. Guardando te viene chiamato il binomio è necessario liberare il poten- anni. Allineando peraltro zione condivisa: sviluppare alla fase più critica dell’emer- Stato-Mercato - ma si deb- ziale, riconoscendone ruoli e l’Italia con l’Europa nella pro- procedure che consentano di genza, non è difficile render- ba fare maggiormente conto spazi di azione e individuare grammazione e nell’utilizzo semplificare l’applicazione inserzione 280x200-febb2021.pdf 1 26/02/21 10:52 si conto che le misure prese anche sull’insieme di attori modalità di sostegno coerenti dei fondi strutturali, dato che della norma con la gestione e

la programmazione 4. Occupazione: sgravi fiscali per le nuove assunzioni, in particolare per l’assunzione di soggetti fragili, giovani al primo impiego, e persone espulse o a rischio di espulsione dal mercato del lavoro. 5. Formazione: corsi professionalizzanti e formazione permanente facilmente accessibile per chi sta già lavorando, e formazione specifica per il personale della pubblica amministrazione. 6. Visibilità: creazione di un osservatorio che fornisca una raffigurazione dettagliata dell’economia sociale, trattandone l’impatto economico diretto e indiretto 7. Dialogo istituzionale: coinvolgere e valorizzare tutte le forme giuridiche e organizzative riconducibili all’economia sociale. 8. Dimensione internazionale: partecipare attivamente alle iniziative dei vari organismi internazionali in cui si elaborano scenari e proposte di policy.

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Il sostegno de la Cassa Rurale alle associazioni del territorio: tra bandi e formazione La Cassa Rurale si distingue da sempre per la sua attenzione al sociale ed al bene comune incentivando la crescita responsabile e sostenibile del nostro territorio - afferma la Presidente Monia Bonenti – è con questo spirito che proponiamo oltre al bando Fund Raising (aperto dal mese di febbraio 2021) altri due nuovi bandi ed un percorso formativo per enti ed associazioni. Ammontano a ben 449.000 Euro le risorse messe a disposizione dalla Cassa Rurale per enti e associazioni di volontariato del territorio. Di queste risorse, 169.000 euro derivano dal fondo costituito grazie alla partecipazione dei soci all’Assemblea dello scorso dicembre: il Consiglio di Amministrazione aveva infatti definito di devolvere, per ogni socio parteci-

Nuovo anno e rinnovato impegno verso il mondo del no profit: così La Cassa Rurale Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella pro-

muove 3 iniziative rivolte ad associazioni ed enti senza scopo di lucro del territorio in cui opera. naria 2021 delle tante associazioni di volontariato operanti sul nostro territorio.

pante, una quota di € 25,00 a sostegno delle realtà socio-assistenziali e sanitarie del nostro territorio. “La massiccia partecipazione dei soci ha permesso di costituire un fondo importante che sarà destinato al Bando denominato Soci Solidali - afferma la Presidente Bonenti e che avrà come scopo

quello di sostenere le situazioni di difficoltà in ambito sociale e sanitario presenti sul territorio, anche a seguito dell’ incertezza e difficoltà generata dalla pandemia.” Ammontano invece a 280.000 Euro le risorse messe a disposizione dal Consiglio di Amministrazione per il sostegno all’attività ordi-

È previsto un momento di presentazione dei bandi in modalità on line per il prossimo 7

aprile alle ore 18.00. Gli enti ed associazioni interessate a partecipare dovranno iscriversi compilando l’apposito form sul sito www. lacassarurale.it entro il 6 aprile.

BANDO ATTIVITÀ 2021

BANDO SOCI SOLIDALI

CHI

Riservato ad enti/associazioni senza scopo di lucro attivi negli ambiti dell’istruzione, cultura, sport, promozione turistica, iniziative aggregative/ricreative e di valorizzazione del territorio operanti nella zona operativa della Cassa Rurale

Riservato ad associazioni di primo soccorso ed enti impegnati nell’assistenza socio-sanitaria e in iniziative socio-assistenziali operanti nella zona operativa della Cassa Rurale

COSA

Si sostiene l’attività ordinaria Si sostengono interventi ordidell’ente/associazione per l’an- nari e/o straordinari in ambino 2021. to socio-sanitario e socio-assistenziali volti a contrastare situazioni di fragilità sociale

QUANTO

Domanda semplificata: contribu- L’importo del contributo viene to fisso di Euro 200 definito sulla base del costo Domanda ordinaria: il contributo preventivato dell’intervento, richiesto non potrà superare il per un importo massimo di € 30% delle uscite/oneri dell’anno, 7.000 per un massimo di Euro 4.000

COME

Il regolamento e la modulistica dei due bandi sono disponibili sul sito www.lacassarurale.it nella sezione dedicata alle Associazioni. Il termine per la presentazione delle domande è per entrambi il 30 aprile 2021.

ASSOCIAZIONE IN FORMAZIONE

BANDO ATTIVITÀ 2021

Non solo bandi, ma anche iniziative in grado di creare opportunità di riflessione e informazione: “Associazione in formazione” prevede infatti l’organizzazione di una serie di percorsi formativi gratuiti online dedicati membri delle associazioni del territorio, con l’obiettivo di fornire ai volontari un supporto formativo e strumenti conoscitivi utili per migliorare il loro operato. I corsi sono attivi fino al 13 maggio e spaziano da argomenti tecnici e burocratici, come la Riforma del Terzo Settore, la redazione dei bilanci, la gestione della privacy e la necessità di assicurarsi, fino a tematiche attuali e di ampia visione, come la possibilità di ospitare volontari europei, organizzare eventi online e motivare il gruppo nonostante la distanza imposta dalla pandemia. Form di iscrizione, calendario e contenuti dei corsi sono disponibili sul sito www.lacassarurale.it nella sezione dedicata alle Associazioni. Per qualsiasi informazione l’Ufficio Relazioni rimane a disposizione all’indirizzo mail relazioni@lacassarurale.it e ai numeri 0465 709 383 / 360.

PER IL SOSTEGNO DELL’ATTIVITÀ ORDINARIA DI ENTI E ASSOCIAZIONI

RISORSE DISPONIBILI

€ 280.000

BANDO SOCI SOLIDALI PER IL SOSTEGNO DI INTERVENTI SOCIO-SANITARI E SOCIO-ASSISTENZIALI

RISORSE DISPONIBILI Presentazione online dei bandi il giorno 7 aprile alle ore 18:00 Iscrizioni sul sito www.lacassarurale.it

€ 169.000

Bandi e modulistica sono disponibili su www.lacassarurale.it

Termine presentazione domande: 30 aprile 2021 Le buone azioni per la crescita del nostro territorio


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Memoria

APRILE 2021

Finché, visto un minimo segno di vita o una piccola luce, scendeva veloce in picchiata come un falco e scaricava su quel punto un inferno di metallo tra bombe e colpi di mitragliatrice. Non faceva distinzioni tra civili e militari. Una volta colpito l’obiettivo, proseguiva il suo volo, per poi sparire alle prime luci dell’alba. Non era un bombardiere: quelli si muovevano in grandi stormi per bombardare le città, i centri industriali e le infrastrutture militari. E nemmeno un caccia: questi erano piccoli e si facevano vedere di giorno e non così spesso. Chi è che terrorizzava così le popolazioni rurali italiane? Ebbene tutte le testimonianze, dalla Puglia alla Lombardia e dalla Sicilia al Veneto sono concordi: si trattava di Pippo. E no, non si trattava del simpatico e goffo personaggio della Disney. Chi o cos’era esattamente? Per saperlo andiamo agli ultimi anni di guerra, quando la situazione in Italia era ormai disperata: l’imprudente scelta di entrare in guerra aveva portato la Penisola ad una serie di gravi sconfitte prima e dell’invasione poi. A partire dall’autunno del 1943, in un’Italia divisa e in preda a una vera e propria guerra civile, a farne le spese erano i civili innocenti. Era a loro che Pippo andava spesso a “far visita”. Ma chi era Pippo? Ebbene, Pippo era un aereo, o meglio, più aerei dell’aviazione angloamericana. Per la precisione bombardieri leggeri o cacciabombardieri adattati al ruolo di ricognizione notturna, dotati di sistemi radar per il volo cieco. Erano bimotori di diverso tipo: gli inglesi avevano i DeHavilland Mosquito e i Bristol Beaufighter, mentre gli americani schieravano i Northrop P-61 “Black Widow”, i Douglas A-20 “Havoc” e gli A-26 “Invader”. Tutti veloci, pesantemente armati e dotati di grande autonomia per svolgere la loro missione di ricognizione notturna in profondità nel territorio nemico. Sì, perché le azioni di (o dei) Pippo rientravano in un preciso piano strategico di “guerra psicologica”, chiamato “Night Intruder”. Queste missioni, che ogni aereo eseguiva in solitaria, venivano effettuate nel periodo dal tramonto all’alba e potevano avere diversi obiettivi tra i quali l’attacco a bersagli specifici (ferrovie, depositi, ponti), la semplice ricognizione o il rifornimento di brigate partigiane. In ogni caso era previsto l’attacco a qualsiasi “bersaglio d’opportunità” che

Le testimonianze di chi ha vissuto i raid aerei

“Spegnete le luci, arriva Pippo!” di Aldo Gottardi Qualcosa si aggirava di notte nei cieli dell’Italia centro-settentrionale durante la Seconda Guerra Mondiale, seminando il panico nelle campagne e nelle vallate. Nessuno sapeva chi o cosa fosse, ma nel buio lo si sentiva arrivare. E allora bisognava spegnere tutte le fonti di luce e nascondersi immediatamente.

Questa “cosa” arrivava all’improvviso, anticipata di poco dal cupo rombo dei suoi motori. Sembrava persa nel cielo nero della notte, o che se ne andasse in giro come un enorme predatore metallico in cerca della sua preda. Poteva vagare per ore, passando da valle a valle, aspettando ed osservando. i battenti, ma non erano fatti bene e quindi dalle fessure si poteva vedere la luce. Così noi mettevamo ai bordi delle finestre della carta blu in maniera che tutto sembrasse buio. Pippo si abbassava molto e sorvolava a pochi metri dalle nostre case, sembrava che fosse sul tetto. Aveva con sé mitragliatrici e bombe. Le mitragliatrici erano molto potenti e quando i colpi cadevano su una superficie la frantumavano.” (R. F., Ponte Arche) “Di notte si sentiva sempre il rumore di Pippo che volava sopra la valle. Una notte l’ho sentito scendere in picchiata verso la strada che saliva da Tione verso l’attuale località

si fosse incontrato, come movimenti sospetti, luci od ombre nel fondovalle o nelle campagne, con lo scopo di terrorizzare i civili e fiaccare la loro resistenza. E così anche le Giudicarie, nelle fasi finali della guerra, conobbero Pippo, del quale non mancano le testimonianze: “Negli ultimi mesi quasi tutte le sere veniva il Pippo, un aereo che bombardava se vedeva la luce,

allora c’era sempre il coprifuoco. A Marazzone, c’era una piccola falegnameria, e avevano qualche luce accesa, e il Pippo l’ha vista e bombardata, ma per fortuna le bombe sono cadute appena sopra, in un campo.” (Olivia Reversi, Rango) “Verso la fine erano apparsi dei bombardieri con mitragliatrici e quando volavano bassi bisognava cercare un riparo perché quasi sempre sparavano.

Sparavano sia di giorno che di notte, e non si poteva dormire per paura che Pippo arrivasse se vedeva anche solo un lumicino. Mi ricordo che a Dasindo un giorno è stata mitragliata un’auto privata con a bordo una signora che è morta!” (Costantina Zambotti, Campo Lomaso) “L’aereo più famoso era il Pippo e quando faceva buio noi, sapendo che egli mitragliava se vedeva luce, chiudevamo

Polin e mitragliare qualcosa. Non si è poi saputo cosa Pippo abbia attaccato, forse una macchina.” (P. C., Tione) Le missioni notturne di Pippo si fecero col tempo sempre più frequenti, tanto che ormai per i civili ogni aereo che si sentiva di notte era identificato con Pippo e, diventando ormai una presenza costante e spaventosa, circolarono anche diverse “fake news” nei suoi confronti.

Ad esempio, si diceva che in realtà Pippo fosse un velivolo dell’Asse che nottetempo controllasse il rispetto del coprifuoco, o che deliberatamente mitragliasse i civili in modo che questi lo identificassero per americano aumentando così l’odio verso il nemico. Più diffusa invece, grazie anche alla censura nazifascista, era la diceria che Pippo fosse solo un unico aereo, l’unico che fosse riuscito a scampare alla contraerea e agli intercettori. Per questo nella stampa era definito spesso come il “Molestatore Volante” e ogni tanto, per cercare di risollevare il morale della popolazione, usciva qualche notizia dei suoi abbattimenti. Ma invano. Pippo continuò i suoi solitari voli notturni fino alla fine della guerra, per poi sparire nel nulla. Nessuna delle parti in guerra ammetterà mai l’esistenza di queste missioni che erano segrete e “poco eleganti” da attribuire ad un esercito liberatore. Pippo rimase quindi confinato nel mondo della storia locale e della memorialistica, acquistando solo in tempi recenti la sua reale dimensione “storica”. FONTI: - Le testimonianze di Olivia Reversi, Costantina Zambotti ed R. F. sono tratte da: Classe III E Scuola Media “G. Prati” di Ponte Arche (anno scolastico 19811982), La Seconda Guerra Mondiale raccontata dalla nostra gente, 1982 - Chi era Pippo, il misterioso bombardiere notturno?, in https://www.combattentiereduci.it/notizie/chi-erapippo-il-misterioso-bombardiere-notturno - Ada Bottini, La mia guerra, in http://www.marenostrumrapallo.it/index. php?option=com_conten t&view=article&id=378: la-mia-guerra&catid=52: artex&Itemid=153


Arte

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Opere contemporanee belle e funzionali

L’ispirazione vitruviana dell’architettura giudicariese Nell’architettura contadina, come è facile intendere, a prevalere era più l’aspetto funzionale che quello estetico, anche se alla fine tutto tornava in termini di armonia strutturale ed ambientale, frutto di un innato senso delle proporzioni e del limite, oltre di un uso intelligente ed ottimale dei materiali poveri reperibili ed un profondo rispetto per il contesto naturale esistente: un mix di “architettura organica” e di “architettura funzionalista” ante litteram, anticipando le intuizioni che saranno alla base delle due correnti architettoniche più importanti del Novecento, che trovano una interessante sintesi ed anticipazione proprio nell’essenzialità e nella semplicità della tradizionale architettura di montagna. Non è un caso che i valori costruttivi che informano quella secolare esperienza siano riferimento ancora oggi per tanta architettura contemporanea ed in perfetta sintonia con lo spirito che anima gli ambiziosi progetti europei per lo sviluppo sostenibile. È di questi mesi la partenza, tenuto a battesimo dalla Presidente della Commissione europea Ursula von derLeyen, del progetto ambientale, economico e culturale dell’UE, denominato “New European Bauhaus” (Nuovo Bauhaus europeo), che si ispira all’omonima scuola di arte e design fondata in Germania all’incirca cento anni fa da Walter Gropius, mettendo in relazione arte/bellezza e scienza/tecnologia in un virtuoso compromesso tra sensibilità estetica e progettuale. Come spiega von der Leyen: “ È un progetto di speranza per esplorare come vivere meglio insieme dopo la pandemia. Si tratta di conciliare la sostenibilità con lo stile per avvicinare il Green Deal europeo (il Patto verde per l’Europa) alla gente, ai loro pensieri, alle loro case. Per riuscirvi abbiamo bisogno di tutte le menti creative: designer, artisti, scienziati, architetti e cittadini”; un invito rivolto a tutti per contribuire a costruire luoghi belli, sostenibili ed inclusivi, dentro un futuro in cui anche l’estetica giochi la sua parte per rendere migliore la qualità della vita. Nel loro piccolo le Giudicarie hanno preceduto questo invito, inserendo già a partire dal 2015 nel Piano Territoriale della Comunità, i manuali tipologici di “Architettura Tra-

di Giacomo Bonazza Di sicuro i contadini giudicariesi non conoscevano il “De architectura” (circa 15 a.C.) di Vitruvio, il testo a fondamento dell’architettura occidentale, quando progettavano le loro umili abitazioni rurali; eppure la loro sapienza costruttiva non era così lontana dai principi teorizzati dal celebre architetto-ingegnere dell’età di Augusto, che individuava nella solidità (firmitas), nella funzione (utilitas) e nella

bellezza (venustas), i tre requisiti necessari perché un manufatto edilizio possa considerarsi vera architettura. Quindi architetti sul campo loro malgrado, allo stesso tempo progettisti ed artefici del loro costruire, secondo l’etimologia di architetto, parola composta che viene dal greco: àrche/capo e técton/costruttore, che mette insieme consapevolezza teorica e capacità fabbricativa.

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dizionale nelle Giudicarie” (a cura di Guido e Francesco Moretti) e di “Architettura alpina contemporanea nelle Giudicarie” (a cura di Dante Donegani e Giovanni Lauda), due preziosissimi strumenti a disposizione dei comuni e dei professionisti per indirizzarli nella progettazione di interventi architettonici sia su edifici esistenti e legati alla tradizione, sia su nuove strutture, mettendo al centro la qualità dell’edificato e l’inserimento nel paesaggio. Due manuali per servire alla bellezza delle Giudicarie, parafrasando il titolo del famoso libro di Padre Gnesotti, che tutti i giudicariesi dovrebbero conoscere per riavvicinare da una parte la memoria materiale delle nostre comunità e le testimonianze della sapienza

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1. Casa Riga con agriturismo (Poia) - Architetti Stefania Saracino e Franco Tagliabu 2. Centrale idroelettrica di Cillà - Ingegnere David Marchiori -2016 3. Tavodo, circa 1900 4. Dove l’acqua riposa - Piccolo serbatoio idrico (Roncone) - Nexus associati, Architetto Roberto Paoli costruttiva che le pervadeva, promuovere la cultura deldall’altra le straordinarie no- l’architettura contemporanea vità offerte dalla tecnologia nella nostra provincia, portanper un abitare dove praticità, do all’attenzione dell’opinionaturalità e bellezza vengono ne pubblica i migliori edifici riattualizzate ed aggiorna- realizzati sul territorio. “Casa te, secondo tipologie e stili Riga con agriturismo” è un rispettosi dei luoghi e della progetto degli architetti Stefaloro storia. In questo ultimo nia Saracino e Franco Tagliaambito possono essere ri- bue, localizzato su un pendio compresi i tre progetti “giu- prativo nei pressi di Poia, un dicariesi” che hanno avuto esempio di felice simbiosi l’onore della menzione nella tra architettura e natura, dove sesta edizione (2013-2016) l’edificio, certificato CasaClidi “Costruire il Trentino”, il ma Oro, parzialmente ipogeo, prestigioso premio di archi- diventa invisibile da monte e tettura, nato con l’obiettivo di percepibile come un solo ta-

glio orizzontale da valle, quasi annullandosi nel paesaggio, dando vita ad “un positivo esempio di sparizione dell’architettura”. “Dove l’acqua riposa” è il progetto firmato da Nexus associati e dall’architetto Roberto Paoli, di un piccolo serbatoio idrico che spunta nei boschi di Roncone, lungo una passeggiata, “regalando ai passanti un senso di misura e di quiete che ben si addice all’acqua che vi riposa, protetta all’interno. In corrispondenza dell’ingresso si offrono al visitatore una porta ed una fontana suggerendo un rituale di gesti anonimi e generosi, quali quelli di abbeverarsi a una fonte...La sua presenza ai margini della strada conferisce carattere e qualità al luogo”. “Centrale idroelettrica di Cillà” è il progetto

dell’ingegnere David Marchiori, selezionato pure per partecipare alla Biennale di Architettura di Venezia 2018. La menzione così recita:“La piccola centralina elettrica è collocata sorprendentemente nella radura del bosco: a prima vista - per forma e dimensione - potrebbe sembrare un grande masso erratico rimasto in bilico sul pendio della montagna. A una lettura più attenta svela aperture e condutture sulla sua superficie che ne dichiarano l’artificialità. Il complesso volume sfaccettato è realizzato con originalità e accuratezza...”. Tre architetture contemporanee, riconosciute per la loro qualità, a dimostrazione che ciò che è necessario può anche essere bello.


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Arte

APRILE 2021 Si trova sui social e sul canale youtube dell’associazione

Arte online, la prima mostra virtuale dell’Age Da ormai un anno a questa parte, eccezion fatta per brevi periodi, il mondo dell’arte e della cultura è in lockdown. Musei, gallerie e luoghi della cultura, causa restrizioni Covid-19, continuano a rimanere chiusi e le esposizioni dal vivo di opere artistiche, modalità tradizionale che meglio si presta a fruire in modo completo ed empatico con lo spettatore, rimandate a tempi migliori. Nonostante ciò, a dispetto di quarantene e zone arancioni e rosse, il monIl tutto condotto in modalità virtuale. Nel nostro territorio, l’associazione Artisti Giudicarie Esteriori (A.G.E.), nell’ottica di recepire queste nuove modalità di proposta e interazione estetica, ha inaugurato il 20 marzo la sua prima mostra online, avente come tema la “Rinascita”. Ciascun artista partecipante ha declinato questo concetto, altamente simbolico visti i tempi che viviamo, seguendo la propria cifra artistica e interpretativa, imprimendo la propria visione su carta e su tela, su legno, su pietra, su tessuto. «Quello della Rinascita è un concetto potente e suggestivo - afferma il presidente dell’A.G.E., Massimo Ceccherini Podio - e che richiama il ciclo imperituro delle stagioni, che celebra il ritorno al lavoro della terra, la luce che vince sulle tenebre, l’impulso di rialzarsi dopo una caduta, la spinta che ci ridesta dopo un lungo sonno. È un’idea che evoca il bisogno ancestrale di rinnovamento dello spirito, più che mai attuale in un momento storico e terribile come questo». Il sodalizio artistico A.G.E., di cui quest’anno ricorre il decennale dalla fondazione, raggruppa un cospicuo gruppo di artisti e passionari dell’arte. L’associazione agisce sul terri-

torio giudicariese e provinciale con esposizioni personali e collettive, allestimenti e partecipazioni nell’ambito di manifestazioni organizzate sul territorio, con l’obiettivo di promuovere la conoscenza dei diversi linguaggi artistici e divulgare l’opera degli aderenti. È possibile iscriversi all’associazione in qualsiasi momento, come artisti o come sostenitori.

do dell’Arte non si è mai fermato continuando a svolgere la propria missione: diffondere Bellezza e stimolare riflessioni. Negli ultimi mesi infatti musei e gallerie d’arte, nazionali e internazionali, hanno utilizzato le tecnologie digitali e le piattaforme web per presentare la propria offerta artistica e culturale: video pubblicati sui social network, tour online guidati delle mostre e dei siti artistici, webinar in rete.

«Abbiamo scelto di inaugurare la mostra - continua Massimo Ceccherini Podio in concomitanza con il primo giorno di primavera, che quest’anno è cominciata con un giorno d’anticipo rispetto al solito, metafora astronomica della fretta che abbiamo noi tutti di riprenderci le nostre vite normali. Senza paure e senza mascherine, ma densa di abbracci e di in-

contri. Una vita che torni finalmente ad essere vita». La mostra online è disponibile sui profili social dell’A.G.E.: Facebook (Age – artisti giudicarie esteriori) e Instagram (artistigiudicarieesteriori) ed è visitabile sempre. Per chi non usasse i social, il video della mostra è visualizzabile su YouTube all’indirizzo: https:// youtu.be/MjZZHvuLOP0.

Una sfida fra le frazioni di Spiazzo Piccola sfida in ambito sportivo tra le frazioni del comune di spiazzo, in località pista da fondo di Campo Carlo Magno, ottimamente preparata dalla locale scuola di sci di fondo Malghette. Una sfida tra un rappresentante di ogni frazione nel segno dell’amicizia e della goliardia sportiva. Dopo la partenza del primo concorrente con la prima serie di 5 tiri con fucile ad aria compressa ad una distanza di dieci metri a terra centrando un bersaglio del diametro di 4 centimetri cm, quindi si è proseguito lungo l’anello di pista ben battuta e secondo giro per arrivare al poligono ed effettuare la seconda serie di tiri questa volta in piedi come fanno ai mondiali come la nostra wierer dorotea, soltanto che noi siamo un gradino inferiori, ma comunque abbiamo messo tutto il nostro impegno e molta rivalità per cercare di sparare bene e centrare il bersaglio. Al termine della competizione, fatti i calcoli del tempo impiegato e gli errori effettuati al poligono, è emerso che la sfida è stata vinta dalla frazione di Fisto con rappresentante l’atleta Fausto Terzi, al secondo posto la frazione di Mortaso con l’esperto tiratore Marco Collini ed al terzo posto la frazione di Borzago con Adriano. Stilata la graduatoria si è proceduto alla premiazione con un piccolo ricordo dell’evento, un brindisi finale e relativo pranzo sociale.

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Sport Sono noti i battibecchi che ci furono lo scorso anno per la gestione del campo “Grilli” di Storo passato, dopo anni sotto i colori biancoazzurri della società guidata dal presidente Ferruccio Moneghini, alla gestione della società neroverde oggi guidata dal presidente Marco Zontini. Le trattative per la fusione sono durate alcune settimane: la nuova società si chiamerà Settaurense 1934 e saranno mantenuti i colori sociali bianco-neroverdi. Il nuovo presidente sarà Ferruccio Moneghini con la prima squadra che si iscriverà al campionato di Promozione. «Da molti anni - hanno commentato i dirigenti delle due società - per troppi anni, lo sport che più ci accomuna ci stava dividendo, per sana competizione certo ma anche per crepe o ruggini del passato ormai fuori dal tempo. A fronte di tutto ciò, già nelle prime settimane della stagione calcistica 2020-2021, A.D. Calciochiese e S.S.D. Settaurense si sono avvicinate in un progetto stimolante e concreto con la categoria primi calci\piccoli amici mettendo al centro unicamente i valori umani e sportivi per dare un segnale di ripartenza concreto, valori fondamentali per la sana crescita sportiva degli atleti più giovani. A seguito dell’importante riscontro ottenuto dall’iniziativa – proseguono con entusiasmo i promotori della fusione - i contatti si sono intensificati portandoci ad un tavolo dove la volontà di unire le forze ha avuto la meglio conNonostante una stagione molto anomala, dove le centinaia di bambini che ogni anno impugnano le racchette per la prima volta non hanno potuto avvicinarsi allo sci, alle “Coste” di Borgo Lares si festeggia un risultato di accessi oltre le aspettative. Nel loro piccolo, le “Coste” se a sono cavata anche nell’anno nero del circo bianco. Come «una piacevole sorpresa» hanno infatti accolto i vertici della Pro loco Bolbeno, da oltre mezzo secolo ente gestore del Centro Sci Borgo Lares, i 120.000 passaggi allo skilift registrati durante la stagione invernale appena conclusa. Una stagione chiusa al pubblico, e aperta solamente agli atleti: «Chiaramente non sono i 220.000 passaggi che abbiamo avuto nella scorsa stagione invernale - commenta il presidente della Pro loco Roberto Marchetti - ma è un numero che impressiona se pensiamo che quest’anno ha potuto sfrecciare sulle piste solo una piccolissima parte di chi lo poteva fare in epoca prepandemia». A permettere l’uso della pista glli impianti di innevamento e illumi-

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Calciochiese e Settaurense, a sorpresa la fusione di Marco Maestri “Un passo lungimirante ed ambizioso per il calcio locale, un passo prezioso per la comunità.” Viene presentata così la notizia che, nei primi giorni di marzo, è stata resa ufficiale dai dirigenti di Ad Calciochiese e Ssd Settaurense, le due squadre di Storo.

cretizzando in una lettera d’intenti quanto condiviso ed esposto tra le parti, lettera sottoscritta anche dall’amministrazione co-

munale che ha partecipato attivamente come garante dell’operazione e che appoggerà con forza questa nuova avventura il cui sco-

Una notizia che ha colto di sorpresa tutto il mondo del calcio provinciale e regionale: le due società, entrambe militanti nel massimo torneo provinciale di Promozione, hanno infatti messo da parte gli attriti e le rivalità di questi ultimi anni.

po principale sarà quello di unire molte persone che condividono la stessa passione. Nei prossimi mesi – concludono i dirigenti

- daremo spazio alle formalità per la definizione e la nascita della nuova realtà calcistica che ci porteranno all’ufficializzazione della stessa al termine dell’attuale stagione. Con la speranza di contribuire alla crescita dello sport nel nostro territorio già da oggi invitiamo tutti gli appassionati ad interessarsi e proporsi senza remora alcuna per partecipare all’attività della nuova associazione. I protagonisti di tali iniziative sono sempre i volontari che con impegno, dedizione e sacrificio danno vita e futuro alle nostre associazioni sportive.» Fiore all’occhiello della nuova società del basso Chiese sarà, anche grazie al bacino d’utenza su cui operare, il settore giovanile. Le strutture (Storo, Darzo e Baitoni) potranno infatti offrire gli spazi ne-

cessari per programmare le attività delle varie categorie cercando di valorizzare giovani locali che un domani saranno le pedine fondamentali della prima squadra. Nelle prossime settimane, con la palla ancora ferma ai box causa l’emergenza sanitaria, si ragionerà anche sulla composizione del primo staff tecnico che guiderà la prima storica compagine storese nel prossimo campionato di Promozione. Servirà poi assemblare al meglio il “gruppo squadra” che dovrà, giocoforza, subire dei tagli necessari dall’unione di due squadre che ben figuravano nel massimo campionato provinciale. Per il momento, in attesa di ritornare a vivere le emozioni del calcio giocato, a Storo hanno di cui sbizzarrirsi: questa volta però non per fare torto al cugino neroverde o biancoazzurro ma per far crescere una nuova società frutto dell’impegno comune verso grandi obiettivi.

120mila i passaggi, nonostante lo stop agli sciatori amatoriali

Bolbeno, le Coste reggono al Covid nazione che la piccola realtà della Busa, negli anni, ha costruito: «Abbiamo rispettato scrupolosamente tutte le normative anti contagi” - ci tengono a sottolineare dalla Pro loco - e per questo siamo stati certamente favoriti dal nostro impianto di illuminazione notturna che ogni giorno ci permetteva di organizzare gli allenamenti su più turni di due ore e mezza ciascuno, con l’eliminazione di ogni possibilità di assembramento. Addirittura c’erano giornate in cui aprivamo l’impianto alle 8.00 del mattino e lo spegnevamo alle 21.30 la sera». Aperti dal 19 dicembre, a Bolbeno hanno potuto accedere solo atleti e

tecnici tesserati Fisi dei vari Sci Club e si è fatta un’eccezione - autorizzata dalla protezione civile - per una novantina di studenti del

Liceo della Montagna di Tione che per quattro settimane hanno potuto continuare la loro formazione sul campo proprio a Borgo

Lares per diventare, un domani, professionisti della montagna. Gli allenamenti si sono svolte sulle due piste parallele di 500 metri di cui attualmente dispone la ski area ovvero la pista “Saline” e la pista “Varisela”: l’organizzazione ha previsto l’apertura dell’impianto con un numero minimo di trenta atleti per turno e questa flessibilità, unità a tariffe particolarmente agevolate specialmente per i residenti negli oltre 40 comuni convenzionati, è stata molto apprezzata dai club, alcuni dei quali provenienti anche da Lombardia e Veneto, che complessivamente hanno portato a Borgo Lares oltre 400 atleti cui vanno aggiun-

ti gli studenti del Liceo delle Montagna. Si è riusciti a salvare anche qualcuno degli appuntamenti speciali che ogni anno si svolgono a Bolbeno: il 13 febbraio si è disputato il “Memorial Fedele Marchetti”, gara riservata ai ragazzi allievi che ha visto la partecipazione di oltre 200 atleti che hanno ricordato Fedele, fondatore dello Sci Club Bolbeno, scomparso lo scorso anno. Mentre domenica 28 febbraio si è disputato il XXVII Memorial Mario Marchetti con 250 baby cuccioli che si sono sfidati nel ricordo di Marchetti, scomparso un trentennio fa che del Centro sci locale è stato una delle anime pulsanti.


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Parlando giudicariese

APRILE 2021

Quando radio e tv vivacizzavano i giudicariesi

La presenza delle radiotelevisioni in Giudicarie di Mario Antolini Musón

Quell’eccezionale periodo di animazione comunicativa giudicariese, fortunatamente è stata fatta oggetto di una tesi di laura da parte di una cittadina di Zuclo, la dott.ssa Barbara Maffeis che, nell’anno accademico 2016-17 si laureò presentando la tesi: “Editoria e stampa in Trentino: il caso delle Giudicarie”. Sono certo che mi sia permesso stralciarne le testimonianze più significative per stendere queste righe di ricordo e di testimonianza, poiché altre fonti su quei fatti (per quanto ne sia a conoscenza) non risultano a disposizione. Da parte dell’Autrice l’argomento viene così introdotto: «A partire dagli Anni Sessanta del secolo ventesimo in ogni angolo delle Giudicarie compaiono i primi esperimenti radiofonici. Ricostruire le motivazioni e la storia esatta di ogni singola emittente è impossibile, poiché è venuta a mancare l’avvedutezza di lasciare documenti scritti; ossia mancano le testimonianze della nascita e dell’intensa attività delle varie emittenti, ed in particolare manca il dettagliato elenco delle “persone” - veri personaggi che meriterebbero di essere ricordati e tramandati - che hanno dato vita a tanto vivace lavoro di comunicazione sociale a livello locale». Quanto mai indicativo l’impatto comunitario che le radiotrasmissione (giorno e notte) avevano sulla popolazione giudicariese. Scrive l’Autrice: «Si trattava di “voci” che non soltanto entravano in ogni casa, ma che riecheggiavano in ogni bar, nelle officine, in tutti i luoghi di ritrovo e di lavoro. Quelle “voci”, così familiari e confortanti, hanno accompagnato la crescita di intere generazioni, sorrette dalla “voce di casa propria”. Ciò era dovuto dal fatto che la radio ha una penetrazione, a livello umano e sociale, che è unica ed insostituibile: il timbro di quella “voce” accompagna le persone ovunque si spostino: si addentra nella persona ed incide, direttamente ed indirettamente, su una crescita che può avvenire anche nel subconscio». Questo era il vero ed universale fascino di quel

Nei primi giorni di marzo del 2021, con mia vera e gradita sorpresa ho visto inseriti nei siti di facebook le testimonianze e qualche filmato di quella che fu la più eccezionale e, nel contempo, anche la più bella e la più importante avventura nelle Giudicarie nel settore della comunicazione durante la seconda metà del secolo scorso: ossia l’avvento e l’evento della “Televideo Giudicarie”.

Era giunta improvvisamente ed inaspettatamente ad animare le comunità comprensoriali in un periodo che, secondo me, è stato ed è rimasto il più vivace e il più sentito in fatto di “comunicazione locale”: un periodo di pochi decenni ma veramente ricchi di radiotrasmissioni a cui, inaspettatamente, si era aggiunta una stazione televisiva.

periodo anche da me personalmente e direttamente vissuto in prima persona, essendomi trovato convolto in varie trasmissioni di quelle benefiche e preclare istituzioni, socialmente assai importanti, e che nelle pagine della citata tesi vengono elencate anche se con qualche lacuna, riportando soltanto con la minima parte dei nominativi dei tanti volontari che hanno animato quegli ormai storici studi radiotelevisivi. Mi auguro che altri appassionati di storia locale ne prendano lo spunto per completare una ricerca che certamente merita di risultare esauriente a beneficio della storia e della cultura giudicariesi.

nimo e risulta gestita dai fratelli Beltrami. Mancano più precise testimonianze. •“Radio Neve”. - Aveva la propria sede a Pinzolo. Mancano altri particolari e dettagli. •“Radio Manuela” dal 2000 “Radio Digione”. - Nata nel 1975, rimane l’unica tuttora (2021) presente sul territorio, per cui è la più longeva delle testate radiofoniche giudicariesi. Ha la propria sede nelle Giudicarie Esteriori, nell’ambito del Comune di Fiavé. Nata come cooperativa, poi rilevata da tre Soci. Copre l’intero territorio comprensoriale. Nella citata tesi risulta gestita da Alma Lever quale direttore responsabile.

* Le radiotrasmittenti. - Di seguito viene riportato l’elenco delle “testate radio” che dominarono dagli anni Sessanta agli anni Novanta, riportando unicamente quanto si trova nelle pagine della citata tesi di laura della Maffeis. Bene sarebbe completare il tutto attraverso possibili ed eventuali segnalazioni che potrebbero essere segnalate al Centro Studi Judicaria per farne oggetto di archiviazione e di augurabili pubblicazioni. •“Radio GB1”. – Aveva la propria sede alla Cà’ Rossa alla periferia di Storo. È rimasta la classica “Radio” delle Giudicariese per eccellenza e indubbiamente la più “ascoltata” e seguita. Venne fondata da Luigino Bondoni e Dino Grassi, ai quali si unirono Enzo Fusco e Adelino Amistadi. Iniziò a trasmettere i propri programmi nel 1966. Il direttore dell’emittente era Gianni Bazzanella. Tra le trasmissioni più seguite la rubrica “Noi e voi” curata da Carlo Girardini e Maria Tonini e ispirata e scritta da Mario Antolini. Ebbero pure successo altre rubriche come “Filo diretto con gli Emigranti” assai partecipata grazie alla voce di

* Il giornalista Ettore Zini

emigranti lontani, nonché “L’ospite della domenica” gestita e condotta da Adelino Amistadi. Il bacino di utenza comprendeva la Val di Ledro e parte della confinante Lombardia. L’emittente, per vari decenni, aveva costituito un punto di riferimento per l’opinione pubblica giudicariese con ripercussioni anche al di fuori del comprensorio: un aspetto, questo, di alta valenza sociologia. L’emittente terminò la propria attività nel 1982. •“Radio Chiese”. - Trasmetteva dal bar “Al Cit” di Storo. Il direttore era Nereo Pederzolli; animatori i fratelli Moneghini e la dinastia Beltrami; • “Radio Chiese Kabul”. - Trasmetteva da un vòlt (avvolto) di Storo. Mancano altre più precise indicazioni. •“La mia radio”. - Nata a Storo verso la fine degli anni Settanta dalla volontà del dj ed animatore musicale Alessandro Quai. Fu un’emittente considerata “storica” e certamente di “avanguardia”, poiché molto partecipata grazie al contributo sia dei giovani che degli adulti e degli an-

ziani. •“Nova radio”. - Fondata a Condino da Efrem Ferrari, Claudio Rosa, Luciano Radoani e Fabiano Galante con studio e sale di trasmissione dislocate nella casa di abitazione della famiglia Baldracchi. La testata, negli anni Ottanta, passò ad Eugenio Valentini. •“Tele Radio Giudicarie (TG8)”. - Nasce a Tione negli anni Ottanta col trasferimento da Storo al capoluogo giudicariese di “Radio GB1”. Risulta gestita in forma cooperativa dalla locale sezione politica della Democrazia Cristiana. Risulta che un programma fosse riservato al “Mondo delle dediche” con la voce di Luana Revelli , mentre i programmi musicali erano seguiti da Silvano Cappella mentre le cronache quotidiane erano affidate ad Aldo Pasquazzo. Chiuse l’attività nel 1985. •“Radio Rendena”. - Rete trasmittente con sede a Spiazzo a gestione parrocchiale. Fu di breve durata ed ebbe un limitato impatto comprensoriale. •“Radio Campiglio”. - Sorta nel centro turistico omo-

La televisione. - Nel 1978 entrava come parroco a Saone don Gino Flaim, un giovane sacerdote appassionato dei nuovi sistemi radiotelevisivi, che volle immediatamente installare sulla sede parrocchiale un’antenna televisiva, creando la prima rete televisiva locale che venne denominata “Televideo Giudicarie (TVG)”. Fu di breve durata e rimase l’unico tentativo del genere a livello comprensoriale. Per curiosità si ricorda che, dati i suoi particolari interessi, quel sacerdote venne soprannominato “Don Vàlvola” e come tale è tuttora ricordato. Nella citata tesi, di cui sto usufruendo parte dell’interessante contenuto, il fatto della televisione a Saone viene testimoniato con le seguenti annotazioni che trascrivo: «Don Flaim, coinvolgendo con successo alcuni giovani del paese, aveva tentato di strutturare un’emittente televisiva, che nel 1981 aveva iniziato da Saone le prime trasmissioni. Il palinsesto prevedeva un telegiornale con notizie tratte dai quotidiani locali, un notiziario sportivo, rubriche di musica, giochi ed altro. La televisione, piazzata al centro della Busa

di Tione, era sempre più seguita in tutte le Giudicarie, poiché era una novità assoluta il poter vedere sullo schermo in casa dei protagonisti che si conoscevano di persona e sentire fatti ed avvenimenti del proprio territorio. La collaborazione dalle varie località non mancava; inoltre la trasmissione televisiva iniziava ad incuriosire anche qualche amministratore pubblico locale, che avrebbe così farsi conoscere meglio. Tra i programmi principali, le rubriche: “Buona domenica” che invitava ospiti accattivanti; “Help” una trasmissione sportiva; “Il lunedì” una specie di rotocalco sugli avvenimenti della settimana; “Paroliamo” una serie di serate di giochi a premio. Con gli anni si sistemò l’aspetto legale costituendo una cooperativa e migliorando gli impianti e la dotazione tecnica, giungendo al momento della “professionalità”…; ma non ci si divertiva più; la tv si era trasformata in un impegno di lavoro e non si riuscì a fare l’auspicato salto di qualità. Le troppe spese di gestione fecero sì che nel 1986 TVG fosse costretta a por fine alla sua troppo breve esistenza». Personalmente mi sono trovato coinvolto in alcune trasmissioni, ma il ricordo più insistente e pregnante (oltre alla figura di don Gino) rimane legato ad Ettore Zini, il pubblicista factotum delle registrazioni e dei servizi televisivi sul territorio: dei veri e propri gioielli a livello professionale che rimangono come testimonianze storiche e tuttora quanto mai godibili.. * Il periodo della presenza delle trasmissioni radiofoniche e televisive nelle ed a favore delle Giudicarie lo considero il maggiormente vivace per i Giudicariesi con un volontariato capace di una disponibilità ed una dedizione nel settore della comunicazione, di cui si avrebbe bisogno di poterne godere specie in questo periodo di pandemia con tutti i “chiusi in casa”. Quale meraviglio sarebbe il poter godere del conforto di ascoltare voci amiche e conosciute di “casa propria”!


Comunità delle Giudicarie Tracciando un bilancio personale dal 2000 al 2020, credo di poter affermare che, per esigenze amministrative, professionali e personali, mi sono fisicamente recato dal paese di residenza a Trento circa duemila volte, più o meno cento all’anno, due a settimana; complessivamente ho percorso 260.000 chilometri. Negli ultimi 365 giorni ciò è accaduto in una ventina di occasioni. La proporzione è di cinque a uno. E tutto ciò in conseguenza della necessità, imposta dal Covid, di mantenere le distanze, optando per le videoconferenze, un temine prepotentemente entrato nel linguaggio comune dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Circoscrivendo il ragionamento alla sola dimensione istituzionale, come dicevo, in passato mi sono chiesto frequentemente perché non si facessero degli sforzi per l’implementazione di sistemi e apparati che consentissero alle persone di interagire a distanza attraverso lo schermo di computer, tablet e smartphone: questa opportunità appariva lì alla portata di mano, ma mai seriamente considerata. Ho infatti sempre ritenuto discutibile l’esigenza di dovermi recare nel capoluogo per appuntamenti di quindici o venti minuti, come capitava spesso, perdendo letteralmente mezza giornata lavorativa, spendendo soldi per carburante, auto e parcheggi, alimentando un

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Uno strumento efficace per fare fronte alle distanze ed evitare gli spostamenti

Le videoconferenze, un’opportunità da cogliere oltre il Covid Da molti anni, anche attraverso le pagine di questo giornale, auspico che si investano risorse per la realizzazione di quelle che spesso vengono definite le “autostrade virtuali”, arterie non meno importanti delle “strade reali”: ci si riferisce metaforicamente alle infrastrutture tecnologiche, alle reti di connettività informatica, che consentono alle persone di avvicinarsi attraverso lo strumento digitale e comunicare senza doversi spostare fisicamente. traffico che sulla nostra contorta viabilità è già particolarmente congestionato e, non ultimo, inquinando l’ambiente. Come spesso accade, anche le situazioni più negative generano delle opportunità da cogliere: la pandemia ha determinato conseguenze pesantissime ad ogni livello, ma tutti ci siamo dovuti adattare agli incontri virtuali: nel lavoro, nell’amministrazione pubblica, nell’istruzione, attraverso la famigerata didattica a distanza, e persino negli affetti. Le videoconferenze all’inizio erano minate da connessioni pessime, da

continue uscite dalle cosiddette stanze virtuali e da una qualità della conversazione molto scadente; a mesi di distanza però, la situazione, sotto il profilo tecnologico, è sensibilmente migliorata e la comunicazione risulta efficace. Naturalmente tale perfezionamento è stato determinato da uno sforzo corale per aumentare banda e giga e per l’acquisto di computer e tablet più performanti. Anche la Comunità di Valle ha cercato di contribuire a questa “innovazione”, promuovendo un bando per il finanziamento di dispositivi destinati agli stu-

denti. La domanda sorge spontanea: questa opportunità sarebbe stata presa in considerazione se non in conseguenza dell’emergenza sanitaria? In realtà, la possibilità di percorrere le autostrade virtuali era probabilmente nelle corde da molto tempo, ma non è stata mai seriamente valutata, soprattutto a livello lavorativo e quindi il coronavirus ha funto

da acceleratore di un processo (ma sarebbe logico definirlo “progresso”) in cui evidentemente pochi credevano, ignorandone ingiustificatamente i benefici. Posto che il piacere di vedersi e confrontarsi fisicamente non può essere sostituito o compensato da alcuna tecnologia e che tutti attendiamo con ansia il ritorno di una normalità che abbatta l’odiosa imposi-

zione del distanziamento sociale; premesso anche che in alcune situazioni è oggettivamente necessario “guardarsi negli occhi” per dei confronti efficaci, assodato anche il fatto che la nostra viabilità stradale richieda investimenti urgenti e corposi per migliorarne la scorrevolezza e la sicurezza, c’è comunque da augurarsi che le videoconferenze, veicolate dalle infrastrutture tecnologiche, siano entrate definitivamente nella gamma delle occasioni di incontro, superando l’inconcepibile necessità di recarsi a decine di chilometri di distanza magari per un appuntamento di pochi minuti o per la semplice apposizione di una firma. Ma quello della firma digitale, dei file sostitutivi della carta e della sburocratizzazione in senso lato è un altro capitolo. Giorgio Butterini Commissario della Comunità di Valle delle Giudicarie

Bonus alimentari per le famiglie in difficoltà La crisi economica, dovuta al Covid-19, sta determinando ripercussioni gravissime anche a livello economico. Chi si era illuso di ritornare alla normalità in pochi mesi, si sta ricredendo ed è ormai auspicabile che la situazione potrà migliorare sensibilmente solo con il completamento della somministrazione dei vaccini, non prima della fine dell’anno. Con il passare dei mesi la condizione di molte famiglie è diventata sempre più critica anche per la chiusura di tutte le attività turistiche e dell’occupazione ad esse collegate. Nei primi mesi della pandemia, nella primavera dello scorso anno, la Provincia aveva distribuito, per le famiglie meno abbienti, i bonus alimentari per cercare di andare incontro almeno ai bisogni primari della popolazione. Ma il perdurare delle difficoltà economiche hanno reso necessario riproporre questo strumento di aiuto. Dal 26 gennaio al 10 febbraio 2021 è stato nuovamente possibile, per i nuclei familiari maggiormente colpiti dagli effetti economici del coronavirus, richiedere il bonus alimentare. L’iniziativa, è stata finanziata con risorse stanziate dallo Stato ed è stata gestita, anche in

Provincia di Trento, dagli Enti locali, attraverso le Comunità di Valle ed i Comuni di Trento e Rovereto. Hanno potuto quindi accedere immediatamente al beneficio i nuclei familiari che, al 31 dicembre 2020 avevano una disponibilità di denaro liquido, su conti correnti o altre forme di deposito, inferiore a 1.500Euro, e che rientravano in uno dei seguenti casi: CASO A: tutti i componenti del nucleo, in età lavorativa e abili al lavoro, sono in stato di disoccupazione, e nessuno ha percepito, o prevede di percepire nel gennaio 2021, entrate da pensioni di capitale, d’impresa, o diversi, oppure derivante dalla locazione o dall’affitto di immobili, conseguente a rapporti già esistenti al momento della domanda, oppure per ammortizzatori sociali o per prestazioni sociali finalizzate a contrastare situazioni di disagio economico. CASO B: nessun membro del nucleo familiare ha percepito, nel dicembre 2020, un’entrata per redditi di lavoro dipendente, da pensione, di lavoro autonomo, di capitale o d’impresa, per redditi diversi, oppure derivante dalla locazione o dall’affitto di immobili, oppure per ammortizzatori sociali o per prestazioni sociali, finaliz-

zate a contrastare situazioni di disagio economico. (CASO C). Hanno potuto inoltre fare domanda di bonus, ma la loro richiesta sarà accolta soltanto subordinatamente a quelle dei nuclei che ricadono nei CASI A e B, coloro che, al momento di presentazione della domanda, siano titolari di altre prestazioni sociali, finalizzate a contrastare situazioni di disagio economico, fermo restando il requisito della disponibilità di denaro al 31.12.2020 inferiore a 1.500 Euro. L’importo del bonus alimentare, stimato in funzione di un orizzonte temporale orientativamente pari a quattro settimane, è stato riconosciuto in misura pari a 150,00- Euro, per nuclei familiari costituiti da una persona, 250,00- Euro, per nuclei familiari costituiti da due persone, 350,00- Euro, per nuclei familiari costituiti da tre persone, 500,00- Euro, per nuclei familiari costituiti da quattro persone e più. La Comunità delle Giudicarie, in base ai criteri definiti per sostenere le famiglie che a causa della pandemia si sono trovate in gravi difficoltà a far fronte ai bisogni alimentari, ha accolto 184 domande per un totale di 57.850 Euro, corrispondente al 29,4% del budget totale

assegnato al nostro territorio e pertanto sono rimasti disponibili circa 154.000 Euro. Nelle prossime settimane verranno quindi riaperti i termini e si allargheranno le maglie, perché la crisi economica non è ancora finita. In questa fase i fondi non saranno assegnati ai singoli Comuni, ma verrà costituito un unico budget a livello di Comunità di valle. Questi i binari su cui si muove la seconda tranche del bonus alimentare, per un valore a livello provinciale di 1.900.000 euro circa. Si è preferito procedere per gradi, anche perché era necessario capire come distribuire i fondi, per andare a toccare le fasce di popolazione maggiormente colpite da Covid e che non avevano altre entrate e sussidi come eventuali redditi di cittadinanza, sostegni al reddito, contributi all’affitto. Si correva il rischio, altrimenti, di aiutare chi ha già un sostegno, lasciando fuori tutti quelli che non avevano avuto contatti con i servizi sociali, perché prima della pandemia non avevano alcuna necessità di aiuto. I nuovi criteri sono stati condivisi da Comuni e Comunità di Valle con il Consorzio dei Comuni. Innanzi tutto si è deciso di confermare l’assegno a chi aveva fatto domanda tra il 26

gennaio e il 10 febbraio scorso e ne aveva diritto. Queste persone non dovranno presentare una seconda domanda. Riceveranno il medesimo assegno e si confermerà la seconda erogazione. La ratio è facilmente spiegabile: se un mese fa queste persone erano in condizioni di indigenza, difficilmente oggi la loro situazione è cambiata. Questa fetta vale 900 mila euro circa a livello provinciale e 57.850 euro per le Giudicarie. Rimane da destinare un altro milione di euro in Provincia e circa 90.000 in Giudicarie. E a questo punto il Consorzio dei Comuni ha preso atto di un’istanza, arrivata dai municipi: seppur permanga la finalità di sostegno alimentare dell’intervento, si è ritenuto di ampliare maggiormente i criteri. Nella prima fase si accoglievano domande da soggetti che non avevano entrate, e non avevano sul conto corrente più di 1.500 euro. Ci si è resi conto che ci sono famiglie che hanno un’entrata, ma sono comunque in seria difficoltà. Quindi le Comunità e i Comuni potranno, attraverso i servizi sociali, raccogliere domande con mezzi autonomi, in base alla situazione del nucleo familiare. Significa che le singole Comunità potranno fare delle valutazioni autono-

me. Ma pur in questa discrezionalità, ci sono dei criteri comuni: si propone di concedere il beneficio a chi ha sul conto corrente non più di 3 mila euro, e ha un entrata limitata: 441 euro per i single, 608 euro per le famiglie con due componenti, 772 euro (quelle con 3), e a salire, 837 euro (con 4), 930 (con 5), 1.004 (con 6), 1.079 (con 7), 1.154 (con 8). In alternativa, i territori potranno eventualmente destinare i fondi rimasti per dare un aiuto alle associazioni di volontariato, da destinare all’aiuto alimentare. A breve verranno stabiliti i nuovi termini per la presentazione delle domande alle Comunità. Il Commissario della Comunità, Giorgio Butterini sottolinea l’impegno degli enti territoriali rispetto al supporto dei soggetti più bisognosi: “In questa fase il sostegno è diretto alle persone che stanno incontrando le maggiori difficoltà economiche; nei prossimi mesi, grazie sempre a contributi statali, ci si concentrerà sulle imprese e strutture che hanno subito pesanti danni a causa della pandemia. In questa situazione tanto delicata e di malessere generalizzato va sottolineati l’impegno da parte delle istituzioni, che pur si trovano ad operare spesso in condizione di grave precarietà”.


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Evoluzione, sopravvivenza e le mille varianti del nostro tempo Mentre nel mondo imperversano varianti inglesi, sudafricane e brasiliane, in Italia siamo sopravvissuti alla variante sanremese. C’erano una volta i ‘cantanti’, quelli che salivano sul palco e semplicemente…cantavano. Ora siamo alla loro evoluzione: i ‘performer’. Artisti a tutto tondo che non esibiscono solo la voce (per alcuni un po’ sfiatata) ma tanto di più: sfoggiano fisicità, piume e paillettes, movenze scatenate, doti recitative, trasgressione, spesso ambiguità sessuale, pose da riviste patinate. Un mix delle sette arti frullate in una esibizione di quattro minuti. Come per qualsiasi rivoluzione, c’è chi storce il naso e chi brinda al rinnovamento. Puristi e progressisti. Le varianti rappresentano la meccanica naturale che garantisce evoluzione e sopravvivenza. In qualsiasi campo, da quello artistico a quello biologico. Intanto è passato un anno dall’inizio della pandemia. Da allora, canzonette e coronavirus a parte, cosa è variato? Poco. Stesse autocertificazioni, stesse strade affollate di pedoni con cani al guinzaglio, tornati ad essere di colpo ticket per una passeggiata. Da lockdown a lockdown. Di diverso abbiamo solo qualche milione di mascherina in più nei negozi, non si canta più sui balconi (abbiamo per-

so pazienza e voce), ci siamo laureati in medicina con l’alta formazione acquisita sui social (roba che neanche la CEPU), e si è sgonfiata la bolla speculativa dell’Amuchina. Abbiamo assistito alle varianti lessicali date dai Governi ai decreti legge: da Rilancio a Ristori, da Ristori bis a Sostegno. Parole diverse per indicare lo stesso salvagente bucato. La sostanza, poca e per di più triste, non è cambiata. Gente sul lastrico disperata prima, gente sul lastrico disperata adesso. Abbiamo però a disposizione il cashback e una bella varietà di vaccini ‘alla carta’ che neanche al lounge bar più trendy della movida milanese. Negroni o Spritz? Oggi la discussione è: meglio un vaccino Pfizer liscio o un Moderna corretto con Barbital? Preferisce uno Sputnik con vodka? Gradisce un Johnson & Johnson aromatizzato con lime e foglie di menta oppure un AstraZeneca con ghiaccio? No grazie, l’AstraZeneca lo trovo pesante e mi si impianta sullo stomaco. Sì perché intanto mezza Europa ha prima sospeso e poi ripreso il vaccino anglosvedese, con grandi stappi di spumante da parte dei No Vax che non hanno perso l’occasione per riaffermare la validità delle loro tesi. Come dire che se in tv sospendessero le puntate di SuperQuark è perché han ra-

gione i terrapiattisti. Evoluzione e sopravvivenza. Concetti su cui tante organizzazioni di potere dovrebbero meditare. Il Vaticano ad esempio, che farebbe meglio a compiere una profonda riflessione sul tema, pena l’estinzione della religione cattolica. Il mese scorso la Chiesa ha ribadito il divieto di dare la benedizione alle coppie gay. Il che stride parecchio con il fatto che i sacerdoti benedicono di tutto: oggetti, automobili, animali, case, piante, addirittura armi. Ma continuano a negare la benedizione a due persone che si amano e che intendono vivere serenamente, e nell’abbraccio di Dio, la loro unione. Il Vaticano vive da decenni un periodo storico di grande crisi, travolto da scandali interni sia di tipo finanziario che morale. Se a ciò aggiungiamo le chiese vuote, la penuria di nuovi sacerdoti, l’inefficacia comunicativa, la liturgia noiosa, l’anacronistico irrigidimento su certi temi che toccano il vivere degli individui, inevitabilmente il declino potrebbe diventare inarrestabile. Di questo passo non è disfattismo pensare che nell’arco di un paio di generazioni potremmo assistere al progressivo dissolvimento della dottrina cristiana. Al pari di qualsiasi soggetto economico, che per sopravvivere sui mercati deve necessa-

riamente evolvere, diversificare l’offerta, stringere alleanze e aprirsi a nuove sfide e nuove strategie comunicative, anche la Chiesa ha la continua necessità di ristrutturarsi, di modernizzare architettura e contenuti del proprio messaggio in modo da ricollocarsi nelle coscienze e nelle anime delle

Tutti giù per terra Tutti giù per terra di Massimo Ceccherini Podio

persone: sia dei credenti, per evitare che smettano di credere, e sia dei non credenti, nella speranza di convertirli. La Chiesa deve recuperare la capacità di parlare ai bisogni spirituali delle persone, di essere faro e porto sicuro nella comunità civile, braccia accoglienti nelle quali le anime

possano trovare calore, sostegno, speranza, comprensione. Non basta avere al vertice gerarchico un Papa con la dolcezza e simpatia di un qualsiasi nonnino della porta accanto. La Chiesa deve dedicarsi al compito di servire quanti sono nel bisogno. Senza preclusioni. Incondizionatamente.


Opinioni a confronto

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Il punto sulla pandemia, un anno dopo

BOTTA E RISPOSTA

vilgiat@yahoo.it

Caro amico, stiamo considerando che siamo ad un anno esatto dall’inizio di questa pandemia da Covid, ma non riusciamo a fare il punto...provaci tu...grazie Gli amici del bar Eh già...è già passato un anno. Di certo, quando il 9 marzo 2020 arrivò il primo “lockdown”, non avevamo idea in che buio eravamo piombati. Era la sera del 9 marzo quando il primo ministro Giuseppe Conte annunciò agli Italiani che il Paese avrebbe chiuso e si sarebbe fermato. Era da un mese che si parlava del virus cinese, tutto sommato non ci preoccupava granchè, i cinesi sono circa tre miliardi, uno più uno meno, cento più cento meno, affari loro. C’era qualche ammalato in più del solito anche da noi, ma era influenza invernale, forse un po’ più pesante, ma niente in tutto. Finchè all’ospedale di Codogno, a meta febbraio, non è stato “certificato” il primo morto italiano di Covid19. Avevamo capito male, forse non avevamo capito per niente, siamo stai colti di sorpresa dal diffondersi del contagio anche da noi, dalla sua aggressività che non si è potuta affrontare con adeguatezza perché privi di piano sanitario e

anche non del tutto convinti che fosse qualcosa di terribile. E così, un anno dopo, nonostante il “lockdown”, l’abnegazione e il coraggio del personale sanitario che si è dato da fare rischiando in prima persona e nonostante il primo avvio delle vaccinazioni, siamo ancora in piena pandemia:

proprio in questi giorni abbiamo registrato la tragedia dei 100mila morti, in solitudine. Un anno senza tregua, 365 giorni in cui ci siamo sforzati ogni giorni di vedere la luce. Ma non è finita. Dodici mesi segnati dal lutto per molti, la mascherina e il distanziamento per

Susanna Cara amica, potrei anche essere d’accordo. Anch’io pensavo che la vaccinazione dovesse iniziare dai tanti lavoratori che tutto som-

tutti. Dodici mesi di stasi, con un gravoso disagio economico e sociale. Scuola ad intermittenza, un po’ si ed un po’ no, posti di lavoro in forse, attività commerciali in sofferenza, attività culturali scomparse, residenze per anziani chiuse ai parenti...Cos’è cambiato da quel 9 marzo 2020?

Poco o tutto. Poco perché oggi, come un anno fa, siamo ancora in “lockdown” e in prospettiva dobbiamo preparaci a nuovi sacrifici, coprifuoco, e l’economia sempre più giù. Tutto, perché oggi ci sono i vaccini, e forse la luce nel tunnel è a portata di mano. Speriamo. Adelino Amistadi

Addio a Raoul Casadei In questi giorni ho letto della morte di Raoul Casadei, quello che tutti considerano il re del ballo liscio. Mi è dispiaciuto anche perché la sua musica mi ha accompagnato per gran parte della vita, m’ha fatto divertire e devo alla sua musica se ho incontrato mia moglie con cui siamo sposati ormai da quarantanni. Bei tempi quelli passati con la musica dei Casadei. Un ballerino sfegatato di liscio

Purtroppo Raoul Casadei è un’altra vittima del covid che l’ha ucciso a 83 anni. Era un grande della musica popolare e conosciuto in tutto il mondo. Ma anche nelle nostre balere d’un tempo dove si ballava il liscio, i Casadei con le loro canzoni erano i più gettonati. Raoul ha iniziato ad appassionarsi alla musica seguendo lo zio Secondo Casadei, allora direttore della già nota orchestra del liscio

Vaccini, prima i giovani invece degli anziani Caro Adelino, ormai oggi non si fa che parlare di vaccini. Anche perché, a quanto pare, sembrano essere l’unico motivo di speranza per uscire da questa maledetta pandemia che sta cambiando il mondo. Una cosa però non ho capito, ma perché si è cominciato a vaccinare prima le persone anziane che possono starsene a casa senza problemi e non invece donne e uomini che ogni giorno si recano al lavoro per mantenere le proprie famiglie e sono costantemente a rischio? E non lo dico per interesse, io faccio parte, come te, della categoria privilegiata degli anziani.

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mato sono quelli che fanno andare avanti la baracca nonostante tutto, ma le cose sono molto più complicate. E così ho consultato un mio amico medico che mi ha chiarito il perché si sia deciso di cominciare le vaccinazioni dagli anziani. Il fatto è che stiamo combattendo contro la terza ondata della pandemia e contro le terribili varianti del virus, siamo ormai tutti, o quasi, in zona rossa, e allora quale può essere una delle preoccupazioni più urgenti della nostra sanità, è che il sistema regga, che i reparti ospedalieri di malattie infettive o terapie intensive non si riempiano di malati di Covid , evitare, cioè, che si debbano chiudere interi reparti, rinviare visite, interventi chirurgici, ed assistere impotenti alla morte dei malati da Covid. E’

ovvio che i soggetti più deboli e più fragili sono le categorie di cittadini che riempiono le corsie degli ospedali per il virus e che se contagiati, rischiano più di tutti di finire ricoverati in terapia intensiva. Bloccando così ogni attività ospedaliera. E questo non dobbiamo permetterlo. Ecco perché è stato deciso di vaccinare in via prioritaria gli anziani. Perchè si spera che il vaccino protegga soprattutto i più fragili in modo che il sistema ospedaliero non vada in crisi e sia in grado di reggere l’urto della pandemia. Poi è chiaro che si dovrà perseguire l’altro obiettivo: quello di vaccinare quanto prima tutti i cittadini che lo vogliono in modo da immunizzarne il maggior numero, l’unica speranza di poter uscire dal tunnel. (a.a.)

romagnola, e quando lo zio gli regalò una chitarra, non smise più di suonarla. Negli anni cinquanta cominciò la sua avventura nelle principali balere di liscio, prima romagnole, ma poi in tutta Italia. Fin d’allora il suo obiettivo rimase uno solo: far conoscere in tutti i continenti il genere musicale del liscio, la musica che racchiude in sé la tradizione ed i valori della terra romagnola: la famiglia, l’amore

e l’amicizia. E Raoul riuscì nel suo intento tant’è che negli anni 70/80 ci fu il “boom del liscio” un po’ ovunque. E’ nei primi anni ‘70 che Casadei scrive uno dei suoi più grandi successi, vi ricordate “Ciao Mare” e subito dopo “Simpatia” e “La mazurka di periferia” ? Ma è con “Romagna mia” che raggiunse l’apice della notorietà. A dir il vero la canzone l’aveva scritta suo zio Secondo con il titolo “Ca-

setta mia”, ma Raoul la reinterpretò diffondendo in tutto il mondo quello che ancor oggi viene considerato un vero e proprio inno alla Romagna. Sembra che la canzone abbia venduto più di cinque milioni di copie in Europa, Asia, Africa e America, è stata tradotta persino in russo e giapponese. Grande musicista e grande uomo, anche per me sarà difficile dimenticare la sua musica. Di sicuro. (a.a.)

Zona rossa, ma mancano i controlli Il Covid non si ferma, siamo in piena zona rossa, il che vuol dire che dovremo attenerci a numerose restrizioni severe e oltretutto necessarie se vogliamo uscirne vincitori da questa terribile guerra che stiamo combattendo. Purtroppo, ad ogni telegiornale, vediamo immagini di gente che tranquillamente si ammassa davanti a bar, pizzerie, come se niente fosse, così come continuano le cene fra amici e conoscenti, con relativa baldoria e conseguente facile contagio. Così non va. Non riusciremo mai a ridurre la diffusione del contagio. Allora mi chiedo perché non si facciano intervenire le forze dell’ordine, compresi i militari, se necessa-

rio, affinché controllino il corretto comportamento di tutti? Possiamo inventare fasce d’ogni colore, ma se vogliamo davvero cavarcela abbiamo bisogno di controlli adeguati, dato che sembra che il buon senso scarseggi e non poco nella testa degli italiani. Alessandro Lei ha ragione. Si parla tanto di cautela, di lavarsi le mani, di stare a distanza, di usare il buon senso, e poi ci sono sempre quelli che se ne fregano, e magari sono quelli che la fanno franca. Gli affollamenti sono sempre all’ordine del giorno, nelle città, di solito, ma non mancano scriteriati anche nei nostri piccoli paesi. Ragazzate? Direi di no, di solito son tutti adulti seppur non vaccinati. Di norma le forze dell’ordine ci sono, ma sembra che abbiano indicazioni di non esagerare negli interventi pur cercando di regolamentare le situazioni più pericolose. È sufficiente? Direi di no...prima o poi bisognerà cambiare metodo e usare la mano più pesante verso chi fa il furbo. La salute è un bene collettivo e nessuno può metterla in pericolo, neanche le bande sempre più numerose di sconsiderati. (a.a.)


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