b2eyes magazine 3/2024

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n3 2024 www.b2eyes.com

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Mensile dedicato al mondo degli occhiali, della vista, della visione e della percezione visiva

Marzo 2024 numero 3 www.b2eyes.com

In copertina Galileo

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Sommario

ogni riproduzione totale o parziale di testi e immagini
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2 n3 2024 www.b2eyes.com MONTATURA PERFETTA MATERIALE COLORE FINITURA OCCHIALI INDOSSATI CONSIGLIATO CON LENTI PERSONALIZZATE editoriale 4 La magia del fotocromatico? Va vista con gli occhi di un bambino attualità 6 Transitions: con Gen S cambia il modo d’intendere la lente oftalmica 10 Cecop, tre pilastri per crescere ancora 14 Dal rilancio di Galileo al digitale di Nikon 16 Bausch + Lomb: gli ampi margini di sviluppo del multifocale torico 22 Vajont: uno spartiacque anche per l’occhialeria bellunese 30 l’ottico digitale Community building, un lavoro indispensabile 34 in store La metamorfosi del consumatore e l’evoluzione del professionista 38 lab Lac: la discrepanza tra percezione del rischio e compliance
n3 2024
Zeiss: lac e occhiali, la forza di essere complementari
Filab: focus sulla tecnologia per lo spazio di lavoro 52 Hoya: la videocentratura si potenzia con l’AI
lenti oftalmiche 44
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Correzione: lasciamola alla chirurgia, noi teniamoci la compensazione
lexicon 54

Transitions: con Gen S cambia il modo d’intendere la lente oftalmica

Vajont: uno spartiacque anche per l’occhialeria bellunese

Filab: focus sulla tecnologia per lo spazio di lavoro

Hoya: la videocentratura si potenzia con l’AI

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Tech Expert
Dal rilancio di Galileo al digitale di Nikon Community building, un lavoro indispensabile

La magia del fotocromatico? Va vista con gli occhi di un bambino

Si parla molto di gestione della presbiopia e della miopia, che hanno interessanti margini di crescita per il centro ottico. Lo stesso vale, anche se più sotto traccia, per l’upgrade degli indici o per il multi equipaggiamento. Tuttavia ancora troppo spesso si trascura un fattore che, oltre a presentare grandi praterie di sviluppo del business, può valorizzare ulteriormente la professionalità dell’ottico optometrista.

Nel 2023, alla luce dei dati GfK, presentati a metà marzo a Milano, in occasione della prima tappa del nuovo tour di Rodenstock, il fotocromatico è il segmento oftalmico che ha fatto segnare il maggior tasso di incremento rispetto all’anno precedente: +8% per numero di pezzi e +10% in valore. Tuttavia rappresenta ancora una quota molto contenuta per il volume d’affari del retail ottico: poco più del 10% in volume e del 19% in valore, a fronte rispettivamente dell’83% e del 75% abbondanti per le lenti bianche.

Eppure oggi tutte le multinazionali dell’oftalmica e anche la maggior parte delle altre aziende del settore puntano sull’innovazione e su tecnologie sviluppate in casa, in fatto di lenti dinamiche. Il leader in questo comparto, Transitions, alla sua tradizionale Academy, svoltasi a metà febbraio a Orlando, in Florida, che ogni anno richiama oltre mille professionisti, partner, addetti ai lavori e giornalisti da ogni angolo del pianeta, ha lanciato una tecnologia definita rivoluzionaria, alla luce dei risultati presentati in quell’occasione. E ha ribadito che, al di là del business legato al proprio marchio, il suo rimane un modello aperto, di cui possono conti-

nuare a disporre anche altre realtà oftalmiche, offrendo così al mercato un portfolio complessivo da oltre 110 mila combinazioni tra lenti e colori: in sintesi, un messaggio e un contributo di sostegno all’intera categoria.

Del resto il fotocromatico sta entrando anche nelle case degli italiani, grazie a pubblicità televisive mirate o abbinato a campagne incentrate sulle progressive, come ha fatto negli ultimi mesi Hoya. Segno che l’industria ci crede. Ora bisogna convincere i portatori, soprattutto quelli più giovani: grazie a investimenti importanti non soltanto sui tempi di scurimento e di schiarimento della lente, ma anche sulla gamma delle colorazioni, non deve essere più considerato una soluzione visiva solo per specifici target di consumatori, che una volta corrispondevano prevalentemente a quelli di età più avanzata. In altre parole, oggi si tratta di una proposta oftalmica che abbina visione, protezione e stile.

A Orlando gli ottici optometristi italiani presenti, una decina abbondante, titolari di punti vendita indipendenti o di insegne familiari di riferimento per i rispettivi territori, sono apparsi al tempo stesso incuriositi e affascinati dalle novità illustrate in merito alla nuova tecnologia di Transitions. Forse il professionista di casa nostra deve guardare così alla magia del fotocromatico: con uno stupore quasi fanciullesco, da fargli aprire la mente sulle opportunità che è in grado di offrire, ponendolo al servizio della propria professionalità e a beneficio del cliente finale e del suo benessere visivo.

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editoriale

LENTI PROGRESSIVE

3 MINUTI DI TEST PER IL RILEVAMENTO DELL’IMPRONTA DIGITALE VISIVA

LENTI OPERATIVE

47 SECONDI DI TEST PER IL RILEVAMENTO DEI DATI DIGITALI NEL PROPRIO AMBIENTE DI LAVORO

ITALIANE
LENTI

Transitions: con Gen S cambia il modo d’intendere la lente oftalmica

di Angelo Magri

La nuova tecnologia, disponibile in Italia dal 16 aprile, è stata presentata a metà febbraio alla Academy del brand a Orlando, in Florida, davanti a quasi 1.400 ospiti da 52 paesi di tutto il mondo

Più veloci a scurirsi, in meno di 25 secondi, e a schiarirsi, in meno di 2 minuti. Una palette di otto colori più luminosi e performanti, di tendenza e adatti a tutti, con la novità assoluta della tonalità denominata Ruby. Una esperienza visiva migliorata, grazie ad esempio alla riduzione dello stress degli occhi uscendo da una condizione di luce intensa e al miglioramento della sensibilità al contrasto, in seguito agli studi e ai test dell’Università della Georgia e di quella di Murcia in Spagna. Sono i principali pun-

ti di forza di Gen S, «non un semplice aggiornamento di Gen 8, ma un cambiamento del paradigma, un vero e proprio game changer che può sparigliare le carte in tavola nell’industria dell'ottica - ha detto Chrystel Barranger, presidente di Transitions Optical in EssilorLuxottica, il 12 febbraio, in apertura della Transitions Academy 2024, il tradizionale appuntamento a Orlando con cui il brand richiama in Florida clienti, partner, giornalisti e addetti ai lavori da ogni angolo del pianeta - Vogliamo riformulare l’occhiale

L’interno del JW Marriot, Grande Lakes di Orlando, che ha ospitato la Academy 2024 di Transitions

Gli ottici italiani? Attesa e interesse per questa novità

Curiosità, stupore, qualche iniziale perplessità. Ma soprattutto molta attenzione a una novità che potrebbe dare una svolta a un segmento, il fotocromatico, dalle grandi potenzialità per il centro ottico, ancora non del tutto sfruttate. Sono, in sintesi, gli stati d’animo che abbiamo raccolto ascoltando i tredici ottici optometristi italiani presenti alla Transitions Academy 2024, proprietari di punti vendita indipendenti o di family chain di riferimento per il nostro paese: all’evento statunitense erano accompagnati da Giorgio Parisotto e Antonio Gadaleta, rispettivamente professional business manager e senior business brand manager EssilorLuxottica wholesale Italia.

«Il ventaglio di colori che caratterizza Gen S ci aiuterà sicuramente nella proposta al consumatore finale: durante la kermesse è stato fatto il paragone con le sneaker, che negli anni più recenti hanno superato la loro funzione primaria, si sono adattate alla moda e sono diventate un oggetto del desiderio: con Gen S, Transitions potrebbe seguire la stessa strada», ha dichiarato Loris Antonelli dell'omonimo centro ottico di Terni Marco Righetti, titolare di Ottica Righetti di Modena, ricorda che nel mondo del fotocromatico c'è un prima e un dopo Transitions. E con Gen S si sta andando verso una nuova generazione di prodotto. «Quando apparve per la prima volta sul mercato, il consumatore considerava questo tipo di lenti una cosa per portatori anziani: oggi invece, grazie soprattutto alla sua comunicazione, Transitions ci dà la possibilità di proporle con successo a tutti i nostri clienti», ha affermato Righetti. La presentazione di questo nuovo paradigma per l'ottica, come lo hanno definito i vertici del marchio oftalmico, non ha solo incuriosito i professionisti della visione del nostro paese che hanno partecipato alla Academy 2024: tutti sono sembrati colpiti dalle sue potenzialità tecniche, in attesa di capire come trasferirle all'utente finale. «Sarebbe miope aspettare che siano i consumatori a venire a chiederci un prodotto così innovativo: dobbiamo essere noi stessi a suggerirlo, grazie alle nostre competenze tecniche, in grado di valorizzare al massimo la qualità visiva del portatore, e con il supporto di una lente come questa», ha detto Marco Sostegni dell'omonimo negozio di ottica di Vinci, in provincia di Firenze.

da vista, trasformandolo da statico a dinamico, offrendo un'esperienza senza precedenti: una soluzione moderna per i più giovani, con la possibilità di prescrivere occhiali a tutte le generazioni, così che i portatori da must wearer diventino love wearer».

Sul palco della kermesse americana, che si ripete da oltre vent'anni, sono saliti i principali esponenti del management di Transitions: hanno ricordato come, alla luce di alcuni studi recenti, i portatori siano sensibili

a queste nuove esigenze e che gli ottici optometristi sono il tramite fondamentale per favorire tale rivoluzione. «La gente vuole visione, protezione e colori bellissimi, nonché passare dalla luce esterna agli interni con fluidità: finora tutto questo era stato già realizzato ma con dei compromessi, ora non sarà più così, con Gen S, frutto di 5 anni di studi da parte dell'R&D team, vogliamo creare un nuovo standard per l'ottica - hanno affermato Jerome Butez e Brian O'Neill, rispettivamen-

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Una parte dei tredici ottici optometristi italiani, presenti all’evento di Orlando insieme ad Antonio Gadaleta e a Giorgio Parisotto, di EssilorLuxottica, rispettivamente il primo e il quarto da destra

te global marketing vice president e global vice president of innovation, technology & operations di Transitions Optical - Perché allora continuare a scegliere una lente statica?».

Gen S è un prodotto che va raccomandato a tutti, bisogna evidenziarne la rilevanza e i benefici e non si deve parlarne solo alla fine della trattativa: sono i tre passaggi chiave attraverso i quali gli ottici optometristi possono valorizzare le potenzialità offerte dalla nuova tecnologia di queste lenti ultra dinamiche. Lo ha spiegato alla nostra testata Nicolas Barbier, general manager del brand oftalmico, a margine della Academy 2024 di Orlando. «Stiamo parlando di una soluzione oftalmica e come tale va considerata da parte del mercato: ecco perché la diffusa perplessità legata alla domanda se questo prodotto si scurisce e si schiarisce adeguatamente davanti al parabrezza delle auto evidenzia una prospettiva errata nel giudicarlo. A una lente chiara, infatti, generalmente non si chiede questo: Transitions Gen S non sostituisce la lente da sole, ma vuole passare da un modo di concepire la correzione visiva statico a uno dinamico, cambiando com-

pletamente il paradigma di intendere questo tipo di soluzione - ha aggiunto Barbier - Da qui la necessità di seguire i tre passaggi che consigliamo a tutto il retail durante la proposta di vendita a un ametrope».

Questi concetti sono stati ripresi e approfonditi dallo stesso Barbier e da altri manager del brand nella seconda giornata di lavori della Academy 2024, che ha illustrato come proporre questa nuova realtà, dopo che il primo giorno ne erano state svelate le caratteristiche. Inoltre è stato ricordato che si tratta di un “modello” aperto, il quale garantisce un portfolio con oltre 110 mila combinazioni tra lenti e colori, grazie ai partner oftalmici con cui Transitions lavora, da Hoya a Shamir, da Younger Optics a Zeiss, da Nikon a Tog, per citare quelli riportati in una slide presentata in plenaria, alcuni dei quali erano presenti all'evento statunitense.

Gen S andrà a sostituire progressivamente e completamente le precedenti versioni di Transitions: dopo l’esordio ad aprile in Italia, Francia e Nord America, a maggio toccherà ai paesi dell’America Latina, esclusi Brasile e Argentina, in giugno al Regno Unito e nel terzo trimestre del 2024 al resto d’Europa.

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L’area dedicata alla brand experience di Gen S, dove i partner di Transitions hanno potuto testare in prima persona le peculiarità della nuova tecnologia

Quando le persone fanno la differenza, si vede.

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Cecop, tre pilastri per crescere ancora

A inizio marzo il network della distribuzione ottica associata, presente in otto paesi del mondo, ha illustrato a Milano, nel suo tradizionale appuntamento con gli affiliati italiani, iniziative e obiettivi a breve e medio termine

AExpoCecop 2024, svoltosi il 10 e 11 marzo, presso il Nhow Hotel di Milano, erano presenti più di 90 punti vendita italiani associati, per un totale di circa 200 partecipanti, tra accompagnatori, addetti ai lavori ed esponenti di una quindicina di aziende partner. «Ho fondato Cecop in Spagna 27 anni fa, poi, venendo a Mido, mi sono reso conto di quanto fosse importante il vostro paese per questo settore: così nel 2004 ho dato vita a Cecop Italia, nazione in cui mi sento a casa», ha ricordato Jorge Rubio, fondatore e ceo del network, in apertura dei lavori del tradizionale appuntamento con i professionisti di casa nostra: oggi sono 750 gli imprenditori ottici affiliati a Cecop Italia, per un totale di 830 negozi ubicati soprattutto in località con meno di 15 mila abitanti.

del network rilevato, per poi progressivamente integrarlo - hanno spiegato Rubio e Alejandro Garcia, vice president sales & strategic partners del gruppo - Non escludiamo l’ingresso in nuovi mercati, mentre non crediamo nella politica d’insegna: il nostro obiettivo è potenziare l’ottico indipendente, dargli gli strumenti per valorizzare il suo marchio».

Cecop è attualmente presente, oltre che in Spagna e nel nostro paese, anche in Portogallo, Regno Unito, Francia, Germania, Stati Uniti e Brasile. «Siamo il più grande gruppo d’acquisto a livello mondiale, con oltre 8.600 centri ottici aderenti: quando facciamo acquisizioni di altre realtà, il primo anno rispettiamo il brand

Per affrontare le prossime sfide Cecop poggia su tre pilastri, riassumibili nei concetti di redditività, comunità e fidelizzazione. «Per quanto riguarda il primo, con Frc, la nostra formula remunerata, restituiamo al centro ottico associato una quota pari a un valore compreso fra il 3% e il 15% del fatturato che realizza con le aziende fornitrici di Cecop - ha detto Garcia - In merito al secondo, non esiste alcun gruppo di ottica al mondo con una comunità così vasta: questo ci consente di condividere le best practice di ogni singolo mercato in cui siamo presenti, a vantaggio di tutti gli affiliati. Infine, il terzo pilastro si basa su ViveCecop, un programma di fidelizzazione unico per tutti i paesi in cui Cecop opera: si fonda su uno schema di accumulo punti da parte dell’ottico aderente, che gli

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attualità
Alejandro Garcia, vice president sales & strategic partners di Cecop

Miopia. Puoi scegliere di controllarla

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dà la possibilità di fruire di viaggi verso mete esclusive o, in alternativa, di servizi di marketing, oltre a un catalogo di regali. Lo abbiamo già testato in alcune nazioni e da quest’anno è parte integrante dell’offerta per i professionisti italiani».

Dal 2023 Cecop ha deciso di cambiare la propria governance: non più un’organizzazione per paese, ma tre business unit internazionali centralizzate, che si occupano delle alleanze strategiche con i partner, dei membri del network e di marketing, cui fanno capo le strutture nazionali, senza più un country manager come un tempo, ma rafforzando il ruolo del direttore commerciale di ognuno degli otto mercati in cui il gruppo è attivo. «Negli ultimi quattro anni Cecop ha fatto registrare una crescita costante, grazie soprattutto a nuove acquisizioni, ad esempio in Francia e Germania: nel 2022 abbiamo perciò deciso di creare una business unit dedicata all’analisi dei big data - ha affermato Garcia - Quante lenti si vendono abbinate a montature di un certo modello e prezzo? Quante progressive di alto valore vengono applicate su modelli dello stesso valore? E in quali zone del mercato considerato sono vendute di più? Tale unità operativa deve rispondere a queste e ad altre domande simili, così da monitorare quella che noi chiamiamo soluzione visiva integrata, la quale comprende oftalmica, lenti a contatto, eyewear, ma anche audiologia. In Spagna, primo paese messo sotto osservazione, chi nel 2023 l’ha introdotta nel proprio centro ottico è cresciuto del 25% rispetto all’anno precedente: l’obiettivo è esten-

dere questa opportunità a tutti i paesi in cui il network è presente».

Cecop punta forte, inoltre, sull’audiologia. «Tecnologia, attività di lobby e formazione sono le tre direttrici di un programma quadriennale in tale ambito - ha precisato ancora Garcia - Abbiamo siglato un accordo con Beltone, partner tecnologico di riferimento in questo segmento di mercato, lavoriamo con le istituzioni per migliorare la normativa e favorire la sinergia con il canale ottico, infine ci confrontiamo con le Università affinché gli specialisti in audiologia possano trovare sbocco anche presso i nostri centri ottici, una volta completato il percorso accademico».

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La platea all’ultimo ExpoCecop: sul palco Jorge Rubio, fondatore e ceo del gruppo Da sinistra: Eduardo Moran, decano del Colegio Nacional de ÓpticoOptometristas di Spagna, Garcia, Rubio e Fabio Galvani, titolare degli omonimi centri ottici a Modena

Dal rilancio di Galileo al digitale di Nikon

Un importante anniversario per il primo, innovazioni di prodotto e di tool per il secondo: il management dei due marchi racconta i progetti e le iniziative in programma per il 2024

Il 2024 è un anno molto importante per Galileo, in cui celebra il suo 160esimo anniversario: è nato nel 1864 ed è tra le realtà italiane più longeve nel mondo oftalmico. «Si tratta del secondo brand maggiormente noto sul mercato interno, con una riconoscibilità del 68% - spiega Paolo Cassinari, head of sales di Nikon & Galileo - Facendo leva su questo speciale traguardo, abbiamo avviato il rilancio di Galileo: l’obiettivo è trasformare il suo valore storico in un marchio contemporaneo e forte».

Una nuova storia da raccontare, dunque, che prende vita con un restyling. «Lo studio creativo dell’immagine rinnovata di Galileo si è basato su un approccio minimale, pulito e netto in grado di evocare tecnologia ed estetica - afferma Luca Bassani, business brand manager di Nikon & Galileo - Il logo, Galileo Italia 1864, si ispira al passato attraverso la palette, focalizzata sul colore Burgundy, che richiama i toni della bandiera italiana e della terra toscana, dove la sua attività ebbe inizio, ponendo l’accento su artigianalità ed esigenze contemporanee: l’obiettivo è entusiasmare i clienti già fidelizzati e appassionarne altri, per attrarre i consumatori di tutte le età».

Il rilancio di Galileo comprende alcune novità di prodotto strettamente legate al 160esimo anniversario, a partire dal nome. «Avremo tre nuove soluzioni visive, la cui produzione sarà quasi totalmente a Sedico, nello stabilimento bellunese di EssilorLuxottica - dice Nadia Lattanzi, business brand manager di Nikon & Galileo - Si tratta di Iconica 1864, la lente progressiva che si posiziona nella fascia media, Miria 1864, la monofocale evoluta, entrambe in lancio ad aprile, e Iconica 1864 Young, specifica per i giovani presbiti, sul mercato interno a giugno». Tutte saranno siglate con la signature G, la firma Galileo in esclusiva per le lenti dell’anniversario. Tra le principali novità di prodotto che vanno ad arricchire la proposta anche una nuova generazione di lenti intelligenti alla luce, Transitions Gen S, che si affianca a Transitions Xtractive New Generation e Xtractive Polarized».

Altro importante step è il debutto, dal 18 marzo, di Galileo su Leonardo, la piattaforma digitale di formazione del gruppo EssilorLuxottica. «Questo è un ulteriore elemento fondamentale che ci consente di raccontare al meglio Galileo Italia 1864 e

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attualità
Il nuovo logo di Galileo 1864

i suoi prodotti innovativi - prosegue Lattanzi - Sul portale sono infatti previste live session dedicate». Nel corso dell’anno sono poi in programma even ti sul territorio, con un roadshow che toccherà le principali città italiane. «Ai clienti ottici andremo a raccontare il rilancio del brand e il piano previ sto, illustreremo i prodotti e ci sarà un momento dedicato alla parte strumenti», precisa Cassinari. Nel progetto sono inoltre coinvolti il sito e i profi li social rinnovati, l’aggiornamento del portale b2b Galileo4you, oltre a nuovi materiali e demo per il centro ottico. «Con il lancio previsto ad aprile del catalogo di quest’anno ci sarà la partenza ufficiale di Galileo Italia 1864», ricorda Lattanzi.

Pure Nikon vanta una significativa storicità, con la prima lente prodotta nel 1946. «Anche per questo marchio abbiamo in serbo numerose novità e i pi lastri su cui ci concentreremo maggiormente sono innovazione, comunicazione e consumer journey, fa cilitato dall’utilizzo di strumenti digitali», aggiunge Cassinari.

A livello di innovazione protagonista sarà, nel mon do delle progressive, una nuova lente top di gamma personalizzata: Presio Ultimate che, nella versione SP, tiene in considerazione i parametri di sensibilità del portatore all’aberrazione e le sue abitudini visive. «Saranno rilevabili attraverso il sensitivity test, una app sviluppata appositamente da Nikon - spiega Bassani - Grazie a questo tool il professionista può effettuare due semplici test, in visione da vicino e lontano: al portatore vengono mostrate alcune immagini con livelli di sfocatura differenti; selezionando l’immagine per lui più nitida, il software indentifica la sua personale sensibilità alle aberrazioni. Inoltre, il design della lente Presio Ultimate SP viene progettato tenendo in considerazione il design della lente in uso fino a quel momento, tenendo così in considerazione le abitudini dell’utente e personalizzando al massimo la soluzione visiva». Verrà infine lanciato un nuovo range di lenti particolarmente adatte per la pratica sportiva, Presio Sports FP e Seemax Sports AP, mentre sul fronte delle monofocali Myopsee sarà disponibile da maggio anche in versione di stock. Anche il ventaglio di proposte Nikon si amplia con la novità 2024 di Transitions Gen S.

L’iRevealer, il dimostratore che riproduce situazioni di vita reale, lanciato da Nikon

game changer, che oltre ai pacchetti già esistenti, Pure Blue UV, Night Drive Boost, SeeCoat Bright UV, Transitions e Polashade, sarà arricchito nel corso del 2024 con nuovi pacchetti relativi a monofocali, progressive, indoor e sports. Il tutto grazie a un iPad e all’apposita lente per una simulazione digitale unica - racconta Lattanzi - Lanciamo poi ad aprile un nuovo modulo, il Lens Selector, che consentirà, in base alla valutazione delle abitudini e delle necessità del portatore, di determinare la soluzione visiva migliore: attraverso una simulazione digitale verrà mostrato un confronto tra le tipologie di lenti suggerite, potrà inoltre essere usato in combinazione con il iRevealer per proporre i trattamenti e le tecnologie più appropriate».

Altro pilastro del 2024 di Nikon è il consumer journey. «A tal proposito è disponibile la Nikon Difference App, un vero e proprio hub digitale personalizzato, caratterizzato da diverse tipologie di contenuti, tra cui il iRevealer, il dimostratore che riproduce situazioni di vita reale, svelando funzionalità e benefici di ciascun tipo di lenti: presente con successo sul mercato da un paio d’anni, rappresenta un vero

Infine, per quanto riguarda la comunicazione, nella seconda parte dell’anno sarà avviata una nuova campagna istituzionale Nikon Lenswear, che sostituirà “Detail”, online sui canali e profili social del brand dal 2021.

«Tutte queste attività andranno a sostenere il business dei due marchi, che nel 2023 hanno consolidato il numero di centri ottici partner sul territorio italiano e hanno chiuso l’ultimo esercizio con una crescita superiore a quella del mercato, in termini sia di volume sia di valore: tendenza confermata anche nei primi mesi del 2024», conclude Cassinari.

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Bausch + Lomb: gli ampi margini di sviluppo del multifocale torico

L’azienda di contattologia estenderà i parametri della propria lente mensile per presbiti astigmatici, offrendo un numero di combinazioni pari a otto volte la disponibilità attuale

Visione, stabilità e semplicità: sono i punti di forza di Ultra Multifocal for Astigmatism, la lente a contatto mensile di Bausch + Lomb, in distribuzione dal 2021, la cui gamma verrà estesa sui mercati europei, dopo i riscontri positivi già avuti negli Stati Uniti. «Per avere il prodotto più innovativo del listino Bausch + Lomb, i colleghi della ricerca e sviluppo hanno integrato in un unico prodotto le migliori tecnologie dell’azienda, partendo dal comprovato materiale in silicone idrogel di ultima generazione, unito alla tecnologia 3-Zone Progressive, che definisce la visione nitida nelle tre zone principali, vicino, intermedio e lontano, e a OpticAlign Design, per offrire ai portatori stabilità visiva», spiega Alessandro Protti, professional relations manager di Bausch + Lomb Italia.

Per presentare la Ultra Multifocal for Astigmatism la filiale italiana della società di contattologia con

casa madre negli Stati Uniti organizzerà due webinar dedicati agli applicatori del nostro paese. Con la conduzione di Simona Finessi, editrice di Platform Optic, per l’azienda è previsto l’intervento, oltre che di Protti, anche di Riccardo Ciprian, business unit director di Bausch + Lomb Italia: sono inoltre in programma le relazioni di due esperti dell’optometria e della contattologia, come il docente Fabrizio Zeri, che parlerà delle opportunità per la migliore correzione dell’astigmatismo attraverso le lenti a contatto, e Guido De Martin, key opinion leader della società di contattologia e applicatore di riferimento presso Ottica Gecele di Trento. «Si tratta di due eventi live su una piattaforma virtuale dedicata che potranno essere fruiti successivamente anche on demand: l’obiettivo sarà presentare al mercato nazionale l’estensione di questa soluzione contattologica, che passerà dalle attuali

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Alessandro Protti, professional relations manager di Bausch + Lomb Italia
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416 combinazioni a ben 3.280, con l’impegno di poterle fornire in pronta consegna - sottolinea Protti - Questo permetterà di aumentare considerevolmente la disponibilità dei parametri e, quindi, di ridurre i tempi di applicazione, favorendo così sia il professionista della visione sia il portatore».

Bausch + Lomb è infatti convinta che anche l’Italia e gli altri mercati europei potranno beneficiare dell’ampliamento dei parametri di Ultra Multifocal for Astigmatism: lo hanno confermato i riscontri sinora avuti sul mercato Usa, dove l’estensione della gamma è già stata sperimentata, oltre che da analisi interne.

Il Convegno di Monopoli organizzato da Giancarlo Montani e quello di Assottica a Roma, entrambi in ottobre, saranno tra i principali appuntamenti congressuali in cui l’azienda proporrà in presenza questa rinnovata soluzione. «Bausch + Lomb sta facendo importanti investimenti e sforzi nel multifocale: al suo interno esistono molti margini di sviluppo nel torico e, più in generale, la contattologia per i soggetti presbiti rappresenta un segmento profittevole sia per l’industria sia per i centri ottici, capace inoltre di fidelizzare l’utente finale e di allungare il periodo di porto delle lac», conclude Protti.

Per supportare gli ottici optometristi italiani nella proposta delle sue lenti a contatto per presbiti e astigmatici, Bausch + Lomb Italia ha recentemente lanciato FitBetter. Si tratta di una app, disponibile sia per iOS sia per Android, che prevede il calcolatore per la scelta della lac, il convertitore dell’acuità visiva, i protocolli applicativi e le informazioni tecniche sulla gamma di lenti dell’azienda dedicate alla correzione della presbiopia e dell’astigmatismo. «Il calcolatore Bausch + Lomb FitBetter è pensato per supportare il contattologo e non intende sostituirsi a lui - precisa Protti - In generale, con questa app vogliamo dare al professionista della visione un’opportunità in più per favorire la conoscenza e la diffusione dei vantaggi offerti dalle nostre lac per soggetti presbiti e astigmatici, tra cui Ultra Multifocal for Astigmatism con la sua estensione di parametri».

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Un decimo anniversario da record per 100% Optical

In occasione del suo decimo anniversario, 100% Optical, la maggiore fiera ottica del Regno Unito, ha fatto registrare al quartiere fieristico ExCeL di Londra un record di 11.725 presenze, in aumento del 10% su base annua rispetto all’edizione precedente.

La tre giorni è stata caratterizzata da lanci di prodotto, un programma educativo con oltre 100 ore di sessioni gratuite, sfilate, la cerimonia dei Love Eyewear Awards, tra i quali il riconoscimento alla carriera di l.a.Eyeworks, e il concorso annuale per gli studenti 100% Optical & Royal College of Arts. La manifestazione ha anche ospitato aree dedicate alle lenti a contatto e ai designer indipendenti, oltre a un nuovo hub focalizzato sull'oftalmologia, che ha fatto il suo debutto come evento nella medesima location. Una speciale caccia al tesoro organizzata per l'anniversario ha inoltre visto i visitatori esplorare ogni settore del salone alla ricerca di indizi nel tentativo di vincere una serie di premi.

«Ogni anno cerchiamo nuovi modi per migliorare 100% Optical, per far sì che i visitatori più fedeli tornino e per attirare nuovo pubblico: l’edizione 2024 non ha fatto eccezione - commenta Marlon Cera-Marle, direttore della rassegna fieristica londinese - Il feedback positivo e il fatto che l'80% degli spazi per il 2025 sia già stato prenotato in anticipo testimoniano il lavoro e la dedizione del team, nonché la fiducia che i nostri espositori, partner, sponsor e visitatori ripongono in noi per pianificare l'unico grande evento ottico del Regno Unito».

Il salone britannico, svoltosi a Londra dal 24 al 26 febbraio, ha richiamato quasi 12 mila presenze, oltre 250 espositori e ha visto un alto tasso di prenotazione anticipata degli spazi per la prossima edizione, in programma dall’1 al 3 marzo 2025

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Alcuni momenti dell’edizione 2024 di 100% Optical

Vajont: uno spartiacque anche per l’occhialeria

bellunese

di Giovanni Luigi Fontana

In seguito alla tragedia del 9 ottobre 1963, il territorio visse un periodo di crescita sia sul piano della ricostruzione sia su quello dell’industrializzazione grazie a progetti e investimenti favoriti dalle agevolazioni della legislazione: pure la produzione di occhiali, sviluppatasi con successo in Cadore già dagli ultimi decenni dell’800, ne beneficiò e in tale fervore vide moltiplicarsi il numero delle imprese e degli addetti, allargandosi anche ad altre aree del Veneto

Dopo la catastrofe del crollo della diga del Vajont, il 9 ottobre 1963, nel Bellunese niente fu come prima. I risvolti umani e sociali della tragedia indussero le istituzioni ad affrontare in maniera più determinata e incisiva anche le storiche arretratezze economiche della provincia.

Il generale quadro di cronica sottoccupazione ed emigrazione era meno pesante in una sola area, quella del Centro Cadore, dove nel 1878 era sorto il primo laboratorio per la fabbricazione di occhiali, a opera del venditore ambulante Angelo Frescura e del tecnico Giovanni Lozza. Sugli sviluppi di questa prima attività, tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta del Novecento, si era formato un forte nucleo di industrie moderne, innovative e competitive, capaci di radicare competenze e attrarre capitali, guadagnando in pochi lustri la leadership dell’occhialeria italiana e una crescente rinomanza sui mercati internazionali. Le imprese di

Carlo Enrico Ferrari (1887), Ulisse Cargnel (1901), Lucio Lozza (1920), Giorgio Fedon (1920), Callisto Fedon (1924) e la Safilo di Guglielmo Tabacchi (1934) divennero i motori di un processo di sviluppo endogeno che generò risorse imprenditoriali, professionali e sociali, favorendo la proliferazione di nuove imprese e di laboratori artigianali. Nel 1937-40 in Cadore era localizzato il 48,2% delle fabbriche italiane di montature e astucci, che esportavano il 70% della produzione. Su 1.666 addetti al settore, 1.087 lavoravano in aziende e laboratori cadorini. Il sistema produttivo dell’occhiale, divenuto molto presto un vero e proprio distretto industriale, rimase però per lungo tempo un’enclave

Nell’immediato secondo dopoguerra l’occhialeria cadorina ebbe una forte crescita, con 80 aziende che occupavano circa 4.000 operai e fabbricavano 15-20.000 occhiali al giorno. Nella prima metà degli anni 50, però, dovette fronteggiare notevoli difficoltà

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attualità
Professore Onorario Università degli Studi di Padova

La scelta intelligente per gli occhi dei bambini

congiunturali. Il mercato interno ristagnava e l’esportazione in molti paesi era frenata da dazi e licenze. L’incremento dei prezzi delle materie prime, delle retribuzioni e dei contributi aveva pesanti effetti su un’industria ad alta intensità di lavoro. Favoriti dal limitato capitale necessario ad avviare l’attività e dal successo conseguito negli anni precedenti, nacquero molti laboratori artigianali che facevano concorrenza alle imprese maggiori. Nel 1955 gli occupati nell’industria dell’occhialeria cadorina scesero a 1.500. Non calò invece il numero delle fabbriche, riducendosi pertanto la dimensione media: mentre nel 1937-40 la media degli occupati si attestava sulle 65 unità, nel ‘48 era calata a 50 e nel ’55 a 19. Non mutava neppure la dislocazione territoriale delle aziende, che nel 1951 si concentravano sempre nel Centro Cadore, con l’82% degli addetti e il 75% delle unità produttive locali.

In questa situazione di grande concorrenza, sia all’esterno sia all’interno dell’area, le industrie maggiori dovettero adottare nuove strategie e procedere all’ammodernamento degli impianti per incrementare la produttività. Una delle risposte vincenti fu il crescente spostamento della produzione verso gli occhiali da sole. In parallelo, assunse sempre maggiore rilievo il “fattore moda”, che avrebbe mutato in profondità uso e forma degli occhiali, nonché, in prospettiva, i rapporti tra le imprese. L’orientamento verso tale segmento determinò un ulteriore incremento delle esportazioni, ma fu soprattutto il fattore moda a sancire da allora in poi la leadership a livello mondiale dell’occhiale cadorino, consentendogli di imporsi dovunque sulla concorrenza francese e tedesca.

Modelli di occhiali da sole tratti dal catalogo Safilo di metà anni Settanta

Le foto di questa pagina provengono dall'Archivio Safilo di Calalzo di Cadore e sono state pubblicate nel libro di Giovanni Luigi Fontana, Guglielmo Tabacchi. Pioniere dell'occhialeria italiana, Amilcare Pizzi, Milano, 2000

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Lo stabilimento della Safilo a Calalzo, agli inizi degli anni Sessanta Un salone di lavorazione dello stabilimento Safilo di Calalzo negli anni Settanta

Al censimento del 1961, sulle 147 unità locali dell’occhialeria italiana, 72 erano situate in provincia di Belluno, occupando il 61% degli addetti, nonostante il grado di industrializzazione della provincia fosse ancora basso. Le imprese erano aumentate del 9% e gli addetti del 24%, arrivando a quota 2.429 unità. Le aziende maggiori ripresero a crescere e anche i piccoli laboratori mutarono le loro caratteristiche. Ora gli artigiani si specializzavano in singole fasi della lavorazione, situandosi all’inizio o alla fine della filiera. Non era più, dunque, una produzione in concorrenza, ma in cooperazione con quella delle grandi imprese. Questo processo fu alimentato dal crescente ricorso al decentramento produttivo da parte delle società di maggiori dimensioni. Il fenomeno trasse impulso non tanto dai conflitti sindacali degli anni 70, quanto dal fattore moda, che obbligava gli imprenditori a una sempre maggiore velocità nella sostituzione della modellistica, e questo riduceva sia i tempi per il disegno e la progettazione delle montature sia quelli di adattamento tecnico della produzione e della commercializzazione. Il terzismo fu dunque negli anni 60-70 la formula vincente dell’occhialeria cadorina.

Dagli anni 60 l’occhialeria si diffuse in altre zone del Bellunese, e anche in Veneto, grazie agli sforzi per la promozione dell’industrializzazione messi in atto concordemente dalle forze politiche e dagli enti locali e agli incentivi offerti dalla legislazione nazionale sulle aree depresse. Safilo, allora azienda leader del settore, alla metà degli anni 60 costruì un nuovo stabilimento a Santa Maria di Sala, a metà strada tra Padova e Venezia, per la produzione delle montature e degli occhiali da sole in acetato. Fra le istituzioni intermedie bellunesi, in quel periodo assunse un importante ruolo propulsore il Consorzio Bim Piave. Nell’occhialeria, tra le nuove iniziative si segnalò la formazione di un secondo polo nell’Agordino, dove non esistevano attività né artigianali né industriali legate al settore. Nel 1961, grazie all’opera del Bim e dell’azienda di Leonardo Del Vecchio e C., nacque Luxottica, che inizialmente produceva occhiali e minuterie per la Metalflex di Venas di Cadore. Successivamente iniziò a fabbricare per proprio conto, dando origine allo stesso processo di gemmazione dall’impresa incubatrice verificatosi in Cadore, ma con caratteristiche molto diverse. Nella zona di Agordo tutto il sistema produttivo, infatti, venne a ruotare intorno all’azienda-leader e si configurò come una “costellazione di imprese” con al centro l’impresa-guida. Alla volta del 1965, in conclusione del programma del Bim, erano state finanziate 42 nuove iniziative industriali in vari settori. L’occhialeria aveva creato il 16% dei nuovi posti di lavoro.

Nel frattempo, tuttavia, la situazione al contorno era

drammaticamente cambiata. La tragedia del Vajont costituì uno storico spartiacque nella vita della comunità bellunese. Guglielmo Tabacchi, oltreché patron di Safilo, era anche sindaco di Pieve di Cadore e come tale venne incaricato di occuparsi degli immediati interventi nel disastrato comune di Longarone. La risposta degli attori economici e istituzionali alla catastrofe diede la spinta decisiva al processo di industrializzazione precedentemente avviato. La Commissione provinciale per la riattivazione delle attività economiche e professionali e il Consorzio per il nucleo di industrializzazione della provincia di Belluno (Conib) furono i protagonisti di due distinte fasi temporali caratterizzate da ambiti e modalità differenti di intervento.

Durante la prima (1964-1970), mediante la formula della cessione a terzi del diritto di ricostruire e delle provvidenze finanziarie, furono approvati progetti di notevole portata economica, rispetto ai quali la Commissione ebbe un ruolo decisivo sia sul versante della ricostruzione sia su quello dell’industrializzazione. Il Conib assunse una funzione-chiave nel periodo successivo (1970-1992). Le agevolazioni della legislazione del dopo Vajont riscossero un forte interesse da parte degli imprenditori bellunesi e veneti, ma anche di gruppi lombardi, piemontesi e internazionali, grazie ai vantaggi che non si riscontravano in nessun’altra provincia dell’Italia settentrionale.

Molti furono i progetti approvati con ragguardevoli investimenti che segnarono anche il definitivo raccordo con la pianura centro-veneta in forte espansione industriale. Stabilimenti di notevoli dimensioni con impianti all’avanguardia vennero realizzati in tempi record. Innovazioni tecnologiche, produttive e organizzative, ricer-

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Il campanile di Pirago di Longarone dopo il disastro del Vajont

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L’occhialeria non beneficiò di specifiche provvidenze, ma le iniziative pubbliche favorirono, in una fase di forte espansione del settore, la diffusione degli insediamenti in nuove aree del Bellunese. Fra il 1976 e il 1986 il numero delle imprese nel Cadore centrale raddoppiò, ma triplicò nelle altre sub-aree del Comelico, del Boite, di Agordo, Belluno e Feltre, dove si concentrarono, eccettuati l’Agordino e il Feltrino, soprattutto aziende di piccole dimensioni, cresciute con le attività legate alle minuterie e a lavorazioni secondarie, alle quali, con il successo dei nuovi modelli e l’impennata della domanda, gli stabilimenti delle imprese maggiori non riuscivano a far fronte. Si resero necessari continui investimenti nelle aree tecniche e produttive che, per l’impresa leader del periodo, Safilo, riguardarono sia gli stabilimenti di Calalzo e Santa Maria di Sala sia la nuova fabbrica realizzata a Martignacco, in provincia di Udine, dove si sarebbe poi concentrata l’intera componentistica. Nel 1989, tra tutti i settori industriali presenti nel Bellunese, l’occhialeria poteva ancora vantare la più forte crescita percentuale di addetti (in totale 4.950) occupati nelle 126 unità locali.

L’emanazione della legge 235/1990, che rifinanziava i provvedimenti del dopo Vajont, accentuò la propensione a investire nelle sedi industriali del Conib. Zone industriali e aree attrezzate si svilupparono in

molti comuni della provincia, anche in competizione tra loro, mentre si registravano processi di concentrazione e crescita aziendale. A Longarone si insediarono quattro nuove industrie dell’occhiale: Orion del Gruppo Galileo, Dierre (De Rigo), Maxima e Quattro Valli Italian Flair, con una progressiva concentrazione in gruppi internazionali dalle grandi capacità produttivo-commerciali. Dal 1991 anche la progettazione e la realizzazione della componentistica Safilo vennero spostate a Longarone.

Negli anni 90 l’occhialeria bellunese conobbe una crescita esponenziale grazie alle richieste del mercato, all’inserimento di nuovi marchi su licenza già presenti dagli anni 80, all’acquisizione di brand stranieri, alla continua ricerca da parte delle maggiori aziende di soluzioni estetiche e tecniche d’avanguardia. Il Bellunese poteva vantare le prime tre imprese al mondo del settore ed era, a tutti gli effetti, un distretto di classe mondiale. Dopo le acquisizioni estere di Safilo, nel 1995 Luxottica rilevò la catena di negozi di ottica statunitensi LensCrafters e nel ’99 Ray-Ban, oggi marchio leader negli occhiali da sole. Nel 1995, un anno di straordinarie performance del prodotto italiano, sulle 1.500 aziende artigianali e industriali del settore, 1.280 erano venete e 930 bellunesi. Sui complessivi 17.780 addetti, 13.400 erano gli occupati nel Veneto e 11.200 quelli della provincia di Belluno. Nelle aree Conib, all’aprirsi degli anni 2000 l’occhialeria era il comparto che totalizzava il massimo di unità e di occupati, dando lavoro a quasi la metà degli addetti (46%). Dalla quantità era passata sempre più alla qualità, mantenendo la “testa” nel Bellunese e affrontando da protagonista la sfida della competizione globale.

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La valle del Vajont dopo l'esondazione del 9 ottobre 1963

Community building, un lavoro indispensabile

Il concetto implica la creazione e gestione di una comunità, per instaurare un senso di appartenenza e supporto reciproco tra i membri: sta assumendo un ruolo sempre più centrale nel retail e anche l’ottica può beneficiarne

Per community building si intende il processo di creazione e gestione di una comunità, con l'obiettivo di instaurare un senso di appartenenza e supporto reciproco tra i membri: implica l'identificazione di un fine comune, l'incoraggiamento alla partecipazione attiva, l'accoglienza di feedback e la celebrazione congiunta dei successi.

Calando il concetto nella realtà retail, più specificamente nel settore ottico, può tradursi in attività utili a incentivare la fedeltà del cliente, il miglioramento del servizio e del prodotto e, di conseguenza, un incremento delle vendite e dei ricavi. L'evoluzione del nostro settore richiede un continuo aggiornamento delle strategie di marketing e di vendita, tra le quali il community building emerge come strumento fondamentale. Tuttavia per implementare efficacemente tale leva, è essenziale che il negozio di ottica moderno segua alcuni passaggi chiave.

L’identificazione degli obiettivi specifici che si vogliono raggiungere attraverso la community è sicuramente una delle fasi più importanti. In seconda

«Potenzialmente rappresenta un canale privilegiato per comunicare valori fondamentali del nostro settore, come qualità, innovazione e professionalità, oltre che per raccogliere feedback preziosi e stimolare la fedeltà del cliente»

battuta appare necessario segmentare l’audience, ovvero differenziare i membri del network in base a criteri come età, interessi o posizione geografica, per personalizzare la comunicazione e le iniziative loro dedicate.

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Consulente di marketing e personal branding per gli ottici. Blogger e podcaster del progetto Ottico del Web
l’ottico digitale
di Nico Caradonna

Una volta definite tali attività, bisogna creare un ambiente in cui i clienti si sentano motivati a contribuire, attraverso la condivisione di idee, feedback e successi. Per ogni iniziativa diventa, quindi, fondamentale utilizzare i suggerimenti e le critiche, così da continuare a sviluppare la community in modo che soddisfi le esigenze dei membri.

In questa pianificazione svolgono un ruolo dominante i social media. Piattaforme come Instagram o Facebook sono utili per creare gruppi dedicati, dove condividere contenuti esclusivi, promuovere discussioni oppure organizzare eventi. Questi ultimi sono rilevanti per una community perché rappresentano un ottimo modo per rafforzare il senso di appartenenza: consentono infatti ai membri di interagire direttamente e di sentirsi sempre più parte del contesto.

Il lavoro di community building richiede quindi tempo e sforzi non indifferenti, oltre a un budget dedicato a tutte le attività che può svolgere un negozio di ottica.

Un esempio di successo in tema di community è quello di Decathlon Italia. Attraverso eventi sportivi, corsi e workshop sono riusciti a costruire una grande comunità di appassionati dello sport. Con una sana

politica di sostenibilità e inclusione hanno conquistato la fiducia degli italiani diventando un vero punto di riferimento nel settore. In aggiunta, attraverso la piattaforma digitale Decathlon Crea, coinvolgono continuamente il pubblico nella proposta o nel miglioramento dei prodotti, creando quindi engagement. Nel mercato odierno, caratterizzato da una forte concorrenza e da consumatori sempre più informati ed esigenti, l’attività di community building rappresenta un'opportunità unica per differenziarsi. Creare una comunità attorno al proprio brand permette di instaurare relazioni più profonde e durature con i clienti, trasformandoli in veri e propri ambasciatori del marchio. Nell’ottica, dove qualità, innovazione e professionalità sono fondamentali, la community può diventare un canale privilegiato per comunicare questi valori, raccogliere feedback preziosi e stimolare la fedeltà del cliente. Attraverso la creazione di una comunità solida e coinvolta, è possibile non solo aumentare la visibilità e la reputazione del proprio centro ottico, ma anche migliorare l'offerta di prodotti e servizi, rispondendo in modo più efficace alle esigenze del mercato.

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Immagine tratta da ©Freepik

La metamorfosi del consumatore e l’evoluzione del professionista

Di fronte al significativo cambiamento di necessità e abitudini di un utente finale digitale, esigente e iperconnesso, l’ottico non può più continuare a proporre modelli di relazione ormai superati

Fra i trend più marcati nel nostro settore spicca quello di un utente finale sempre più esigente, iperconnesso, alla ricerca di una maggiore personalizzazione, attento al proprio benessere e alla sostenibilità ambientale. Se cambia il consumatore, deve conseguentemente adeguarsi anche il centro ottico: non tanto nella direzione dell’online a tutti i costi, quanto nel concetto di un luogo fisico evoluto, che faccia leva sulla tecnologia a disposizione per garantire customizzazione, digitalizzazione, esperienze ad alto coinvolgimento emotivo e servizi innovativi. Cuore del punto vendita di questo tipo resta l’ottico professionista che, attraverso un processo di formazione continua, aggiorna le proprie competenze ed è in grado di proporre al cliente uno storytelling rilevante e personalizzato. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo assistito a una vera e propria metamorfosi dei clienti, che esprimono un atteggiamento decisamente favorevole nei confronti dei contesti digitali, superando ogni forma precedente di barriera e di timore.

Per meglio comprendere questo trend e quindi definire quali azioni strategiche di cambiamento adottare, NielsenIQ, azienda specializzata in ricerche di mercato, in una indagine sui consumatori, pubblicata nel 2021 e condotta in occasione dell’Osservatorio Multi-

«Se il cliente si evolve, deve farlo anche il centro ottico: non tanto nella direzione dell’online a tutti i costi, quanto nel concetto di un luogo fisico che faccia leva sulla tecnologia a disposizione per garantire personalizzazione, digitalizzazione, esperienze ad alto coinvolgimento emotivo e servizi innovativi»

canalità 2020,ha segmentato la popolazione italiana in cinque cluster, in base ai comportamenti, dai meno ai più digitalizzati: Digital Unplugged, Digital Rookie, Digital Bouncer, Digital Engaged e Digital Native (Rooted).

I Digital Unplugged rappresentano quella fetta minoritaria e tendenzialmente più anziana di coloro che

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in-store Formatore ed esperto in comunicazione

vivono lo shopping in una dimensione puramente fisica. Ancora rifiutano internet, ma la loro transizione online potrebbe essere facilitata dalla disponibilità di assortimenti più ampi rispetto al negozio tradizionale.

I Digital Rookie sono coloro che utilizzano il web, ma risultano ancora mossi da diffidente prudenza. Seppure incuriositi dal digitale, per loro il punto vendita resta di riferimento. Per indurli alla modifica delle abitudini, potrebbe essere d’aiuto la possibilità di pagare alla consegna e la definizione di negozi fisici sempre più integrati e coerenti con quelli online, in grado di definire una sostanziale continuità tra i due canali.

I Digital Bouncer usano la rete sia nella fase precedente sia in quella successiva alla vendita. Nell’e-commerce cercano la comodità, oltre a offerte esclusive. Ulteriori incentivi ai loro acquisti online potrebbero essere il pagamento e il ritiro in store, la consegna a domicilio dei prodotti sette giorni su sette, abbonamenti e, naturalmente, promozioni.

I Digital Engaged utilizzano internet in maniera intensa e disinvolta: vi si affidano abitualmente per cercare la soluzione ritenuta migliore abbinata al risparmio economico e per prestare attenzione a recensioni, descrizioni, foto dei prodotti e servizi di garanzia. Per avvicinare questo tipo di consumatore è necessario disporre di una presenza online matura e consapevole.

Infine i Digital Native (Rooted) sono coloro che usano la rete ovunque e per qualunque fase del processo d’acquisto, sfruttando i dispositivi mobili 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno. Seguono gli influencer e “vivono

digitalmente” perché qui trovano, in un contesto accogliente e immersivo, un mix di scelta, risparmio, rapidità di accesso, divertimento e offerte personalizzate. Si tratta del segmento più sfidante che impone una spinta decisa e vigorosa verso l’omnicanalità.

Mai come in questo periodo per l’ottico è indispensabile ascoltare e comprendere i propri clienti, se si vuole attivare, con ciascuno, la modalità di innesco giusta per incentivare l’acquisto. Abbiamo di fronte un consumatore nuovo che nutre grandi aspettative e che non può accontentarsi di un modello di business vecchio, condizionato dal presupposto dell’“abbiamo sempre fatto così”. Il cambiamento esige un professionista attento in grado di sperimentare nuove modalità di relazione con il cliente. Alla base del successo con un utente finale che nutre grandi aspettative sono quattro gli elementi cardine dello storytelling:

• rilevanza: i clienti si aspettano una comunicazione pertinente al comportamento e alle loro interazioni con l’insegna;

• riconoscimento: vogliono essere identificati come individui e ricevere un'attenzione personalizzata;

• personalizzazione: si aspettano una customer experience su misura, sulla base dei loro acquisti e delle loro esperienze passate;

• unicità: desiderano veder riconosciute le proprie caratteristiche con flessibilità ed empatia. Di fronte a una metamorfosi così rilevante del consumatore, l’ottico non può certo restare indifferente e continuare a proporre vecchi modelli di relazione.

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Lac: la discrepanza tra percezione del rischio e compliance

Nel numero precedente di questa rivista abbiamo visto come l’attenzione alla conservazione e alla sostituzione del portalenti risulti generalmente scarsa. Ora cerchiamo di capire perché lo sia nonostante la consapevolezza dei problemi cui si può andare incontro e come i professionisti possano essere più chiari nella comunicazione delle indicazioni al portatore

Se per una percentuale significativa di portatori si riscontra una inadeguatezza nella manutenzione delle lenti a contatto, soprattutto per quanto concerne la conservazione e la sostituzione degli appositi contenitori, pur a fronte della percezione dei gravi problemi cui si può andare incontro, che cosa è consigliabile fare per gestire correttamente il portalenti? Alcune ricerche hanno dimostrato che i biofilm possono svilupparsi entro ore o giorni dalla contaminazione superficiale all’interno del portalenti e che possono essere resistenti alle comuni procedure di pulizia7,20,33. È quindi essenziale non solo detergerlo quotidianamente, ma anche cambiarlo frequentemente, sebbene le raccomandazioni attualmente pubblicate per la cadenza di sostituzione vadano da uno a sei mesi27-29

Tale risultato potrebbe riflettere l'ampia percentuale di portatori che riferiscono la mancanza di conoscenza della corretta sostituzione del portalenti, evidenziata da Rueff et al., anche tra quelli dotati di una buona compliance in altri aspetti dell’utilizzo delle lac 23. In particolare, quasi la metà degli intervistati nello studio di Cardona et al. (2022) ha sostituito il portalenti con ogni nuovo flacone di soluzione, come spesso sugge-

rito (Wilson et al.)34. Pertanto, la strategia di consegnare gratuitamente un nuovo contenitore all’acquisto di una soluzione risulta essere efficace per migliorare le pratiche di sostituzione. Sebbene la maggior parte delle confezioni di flaconi ne includa già uno, sia i produttori, attraverso un’etichettatura o un’informativa adeguate, sia i professionisti, attraverso la formazione, dovrebbero rafforzare questa necessità, da mettere in atto almeno ogni tre mesi, anche se l’ideale sarebbe ogni mese.

Inoltre, la maggior parte degli intervistati teneva il portalenti in bagno, sopra o vicino al lavandino (42,1%), o all'interno dei mobiletti del bagno stesso (26,4%), come riportato in ricerche precedenti8. È stato documentato che l’Acanthamoeba e altri microrganismi proliferano nelle fonti d'acqua derivanti dalle tubature, le quali potrebbero fungere da sorgente microbica per un’eventuale infezione11,12. Un gran numero di partecipanti ha anche riferito di portare con sé i portalenti all'interno di borse, tasche dei pantaloni o custodie per occhiali: ciò porterebbe a un aumento delle probabilità di contaminazione esterna e, quindi, tra le mani e il portalenti stesso35

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Analogamente, l'American Academy of Optometry ha rilevato che l'igiene del portalenti, il contatto con l'acqua del rubinetto e il rabbocco sono pratiche scorrette, costantemente associate a un aumento del rischio di cheratite microbica, cui si associa anche la scarsa frequenza di sostituzione dei contenitori delle lac36 Quanta consapevolezza c’è dei rischi?

È interessante notare che nello studio di Cardona et al. (2022) la percezione del rischio associato a pratiche comuni non idonee era più alto nelle donne, negli intervistati con livelli di istruzione più elevati e nei portatori di lenti a contatto con esperienza31. Questi risultati sono indicazione di una discrepanza tra l’effettiva compliance e la consapevolezza del rischio26,37: può darsi, quindi, che quest’ultima implichi un diverso insieme di processi cognitivi che sono più suscettibili all'educazione e all'esperienza, un tipo di aspetto razionale che va poi in contrapposizione a un comportamento più istintivo.

Va sottolineato, però, che nello studio in oggetto il 60,3% dei partecipanti che ha ricevuto indicazioni scritte non le ha mai lette successivamente, spiegando così l'effettiva mancanza di informazioni. Tuttavia è stato riscontrato che la percezione del rischio aumenta nei soggetti dotati di istruzioni specifiche sulla manutenzione del portalenti, supportando anche l’ipotesi che la consapevolezza del rischio possa renderli più sensibili alle pratiche di manutenzione.

«Secondo alcune recenti indagini, la maggior parte degli intervistati che ha ricevuto informazioni scritte sulla manutenzione afferma di non averle mai lette successivamente»

Cosa fare per migliorare la compliance?

Campagne visivamente attraenti e ben progettate, diffuse attraverso i social network, possono essere un mezzo utile per raggiungere e catturare l’attenzione della maggior parte dei portatori più giovani, incoraggiati, ad esempio, a rispettare le pratiche di manutenzione e sostituzione delle loro lac attraverso l’uso di app in cui vengono proposti giochi a tema con assegnazione di punti o complimenti. Questi tipi di tool possono essere utilizzati anche dai professionisti della visione per inviare notifiche e promemoria periodici, come date di scadenza delle soluzioni, data di sostituzione del portalenti o appuntamenti di follow-up. Inoltre, poiché l’indagine di Cardona et al. (2022) è stata condotta dopo il Covid, la percezione dell’igiene potrebbe esserne stata influenzata e non riflettere accuratamente le pratiche abituali pre-pandemiche38,39

In conclusione, l’igiene e la sostituzione del portalenti è scarsa, con molti portatori che utilizzano l’acqua del rubinetto per pulirlo sostituendolo raramente. Tuttavia, la percezione del rischio associato ad alcune di queste pratiche scorrette è elevata e può essere influenzata dall’educazione dell’utente e da altri fattori. Gli applicatori dovrebbero perciò ricordare ai portatori di lenti a contatto di:35,40-42

• non usare mai l’acqua del rubinetto per pulire la lac e il portalenti;

• sostituire il portalenti regolarmente: ogni mese idealmente, al massimo dopo tre mesi con l’acquisto della soluzione nuova e quindi del nuovo portalenti all’interno;

• strofinare con un fazzolettino il portalenti riduce il biofilm;

• non far asciugare il portalenti all’insù ma a faccia in giù su un fazzoletto pulito;

• utilizzare promemoria rafforzati e periodici e implementare la comunicazione tra portatore e professionista.

In conclusione, è necessario tradurre la consapevolezza del rischio in pratiche corrette per aumentare la sicurezza delle lac e prevenire gravi complicanze.

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Riferimenti bibliografici*

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*si riferisce ai due articoli dell’autrice, pubblicati su questo numero di b2eyes magazine e sul precedente

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Zeiss: lac e occhiali, la forza di essere complementari

L’azienda, che ha recentemente introdotto tre nuove referenze nella propria gamma di lenti a contatto Oxy Contact Plus in silicone hydrogel, considera l’autorevolezza e la qualità riconosciute al marchio delle valide argomentazioni verso l’utente finale e un supporto per i centri ottici partner nel differenziarsi

Con l’obiettivo di soddisfare una fetta sempre più ampia di mercato, si parla infatti di un 80% circa di portatori di lac per quanto riguarda il segmento delle mensili e di un 55% per le giornaliere che in Italia usano prodotti in silicone hydrogel, Zeiss ha ampliato la gamma Oxy Contact Plus con tre nuovi prodotti pensati per rispondere alle esigenze di chi predilige lenti a ricambio giornaliero o mensile. «Si tratta delle Oxy Contact Plus Daily asferiche, che correggono miopia e ipermetropia, ma possono essere utilizzate anche per lievi astigmatismi entro lo 0.75 - spiega Marco Locatelli, product manager di Zeiss Vision Care ItaliaInoltre, dopo aver lanciato a giugno scorso le mensili asferiche, abbiamo implementato le Oxy Contact Plus Monthly Toric, toriche mensili per astigmatismo e ipermetropia o miopia: possiamo fornire queste lenti con quattro valori di cilindro, 0.75, 1.25, 1.75 o 2.25, e un’ampia gamma di assi con uno step di 10 gradi, per una buona scelta in termini di valori. Infine, sono disponibili le Oxy Contact Plus Monthly Multifocali, mensili per la correzione di presbiopia e ipermetropia o miopia. Sono lac con una geometria centro vicino, adatte per soggetti presbiti, disponibili in quattro addizioni, da 1.00 a 2.50

La famiglia di lac Zeiss Oxy Contact Plus

con uno step di 0.50, il che permette di calibrare meglio la scelta della lente in base alle esigenze del soggetto».

Le nuove referenze, come tutte le lac Zeiss disponibili esclusivamente attraverso il canale ottico, sono realizzate con un innovativo materiale silicone hydrogel che vuole assicurare maggiore traspirabilità

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lenti oftalmiche

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e comfort per l’occhio. «Tale materiale di ultima generazione garantisce che sulla cornea arrivino tutto l’ossigeno e i nutrienti necessari al metabolismo della cornea stessa, impedendo che venga alterato e facendo sì che resti assolutamente efficiente - aggiunge Locatelli - Assicura infatti un’alta traspirabilità e, grazie all’integrazione della tecnologia Water Grip che “cattura” le molecole d’acqua per rendere il silicone hydrogel maggiormente affine al film lacrimale, diminuisce i sintomi di discomfort oculare. Questo, insieme alla conformazione del bordo della lente, comporta un beneficio molto apprezzato: il fatto che la lente si “senta” poco e la sua presenza nell’occhio venga a malapena avvertita in fase iniziale, consentendo di indossarla anche 8-10 ore. Inoltre queste lac offrono una protezione UV: le giornaliere sono di classe 1 e bloccano la quasi totalità della radiazione ultravioletta sino ai 380 nanometri, mentre la versione mensile è di classe 2, con una diminuzione del passaggio dei raggi UV».

Le novità della gamma non riguardano solo le referenze e il materiale, ma anche la tecnologia produttiva degli stampi “ad alta definizione”, che ottimizza lo spessore della lente e compensa le aberrazioni periferiche, migliorando la qualità di visione anche in situazioni di scarsa illuminazione. «Il design asferico, che tale tecnologia consente di realizzare, ottimizza la resa anche nelle zone periferiche della lente e garantisce così performance visive elevate, permettendo di vedere chiaramente in ogni condizione di luminosità, pure quando la pupilla è maggiormente dilatata - sottolinea Locatelli - Questo assicura comfort e sicurezza nel portatore persino in caso di utilizzo prolungato».

L’ampliamento della gamma rafforza il posizionamento di Zeiss nel segmento della contattologia. «Come azienda stiamo lavorando molto per proporre il concetto di complementarità fra lenti a contatto e oftalmiche, che permette di porre l’attenzione sull’importanza di avere due ausili visivi, mai uno a esclusione dell’altro - ribadisce Daniel Squiccimarri, key account manager di Zeiss Vision Care Italia - L’idea di base è che una persona connessa e con uno stile di

vita dinamico, per la quale in alcune occasioni l’occhiale può diventare una barriera, ha oggi la possibilità di utilizzare delle lac che assicurino il medesimo livello di qualità delle lenti da vista Zeiss. L’autorevolezza e l’affidabilità riconosciuta al nostro marchio possono essere valide argomentazioni verso l’utente finale e aiutano i centri ottici partner a differenziarsi».

Tale sinergia è una leva che potenzialmente funziona in due direzioni. Principalmente, l’ottico può proporre al portatore che si reca in negozio per riassortire le lac, in media quattro volte l’anno, di realizzare un occhiale di qualità visiva pari alle lenti a contatto che utilizza: un’opportunità tutto sommato semplice per arrivare a una vendita di valore. «Sul percorso opposto, ovvero suggerire a chi usa gli occhiali di provare le lac, c’è ancora molto da lavorare, a livello culturale, per molteplici fattori: in particolare permane una certa ritrosia da parte del professionista, quasi un timore di invadere una sfera troppo privata - aggiunge Squiccimarri - A tal proposito abbiamo in cantiere diverse iniziative, sia di aggiornamento professionale, con la Zeiss Academy, sia di taglio più pratico. Ad esempio, diamo dei coupon ai nostri partner affinché, al momento della consegna dell’occhiale da vista con lenti Zeiss, possano offrire la possibilità di effettuare una prova lac gratuitamente. Ci sono poi momenti di incontro e applicazione in store attraverso i fitting day: un training pratico con la presenza di un nostro contattologo esperto, per provare insieme ai clienti le lac Zeiss. Un progetto che si sta dimostrando veramente efficace».

Per far fronte alle richieste di un consumatore che a partire dal periodo pandemico si è sempre più abituato, spostandosi verso il canale digitale, ad avere a disposizione una grande varietà di beni con estrema rapidità, Zeiss ha raccolto la sfida di abbassare i tempi di consegna a 12-24 ore. «Grazie al nostro nuovo magazzino automatico, attivo nell’headquarter di Castiglione Olona dal dicembre scorso, assicuriamo la consegna in 24 ore delle Contact Day1 Toriche 32 pezzi, nel 95% dei poteri più richiesti: si riducono così i tempi di consegna precedenti, generalmente sui 5-6 giorni», conclude Squiccimarri.

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Daniel Squiccimarri, key account manager di Zeiss Vision Care Italia Marco Locatelli, product manager di Zeiss Vision Care Italia

Guida confortevole e sicura: Easy Drive, la soluzione di Ital-lenti

È sempre più alta l’attenzione verso la ricerca di dispositivi per far fronte alle problematiche visive e psicofisiche legate alla guida diurna e notturna

Secondo recenti studi, durante la guida molte persone subiscono un aumento dello stress psicofisico, si stancano più velocemente e i loro tempi di reazione rallentano sensibilmente. Questo anche perché al volante le condizioni di luce cambiano repentinamente e spesso non sono ottimali. In situazioni di scarsa illuminazione le pupille, ad esempio, sono maggiormente dilatate. Ciò comporta un incremento della percezione delle aberrazioni dell’occhio e dell’eventuale occhiale correttivo indossato, con la conseguenza che diminuisce la capacità di valutare le distanze. L’esigenza di alternare continuamente e con rapidità la visione per lontano e per le zone intermedie, passando dalla strumentazione sul cruscotto agli specchietti retrovisori, inoltre, rende necessario un continuo stimolo accomodativo, che si traduce in un ulteriore stress per il sistema visivo. Se a tutto ciò aggiungiamo anche l’utilizzo dei moderni fari a Led e allo Xeno nelle macchine in avvicinamento, sicuramente più performanti, ma anche più abbaglianti per l’occhio, si capisce bene come sia nata l’esigenza di lenti specifiche per la guida notturna o in condizioni di scarsa illuminazione.

Il Centro Ricerche di Ital-lenti, per far fronte a tali problematiche, ha ottimizzato una linea di prodotti specifici, Easy Drive, con lo scopo di agevolare la qualità della visione in ogni condizione di luce. La gamma comprende due tipologie di lente, una monofocale e una progressiva, nate dalla combinazione di due diverse metodologie di sviluppo: la prima relativa alle geometrie delle lenti utilizzate e la seconda ai trattamenti antiriflesso applicati.

La capacità degli occhi di dilatare le pupille per consentire l’ingresso di una maggiore quantità di luce influenza la qualità delle immagini che vediamo, modificando la profondità di campo percepita. Le lenti nella versione monofocale Easy Drive presentano geometrie free form asferiche e atoriche in grado di compensare sensibilmente le aberrazioni geometriche delle lenti che raggiungono la retina

con la pupilla in condizioni di visione mesopica, correggendole quasi totalmente.

Per le progressive si è studiato con Premium Easy Drive un design che prevede delle zone di visione ottimizzate che privilegiano il lontano e l’intermedio, aree maggiormente utilizzate alla guida, che facilitano la messa a fuoco quando si alterna lo sguardo tra la strada, il cruscotto, lo specchietto retrovisore e gli specchietti laterali.

Per aumentare il comfort visivo, inoltre, tutte le lenti Easy Drive sono trattate con una specifica tecnologia antiriflesso Iron Drive, in grado di ridurre di oltre il 70% il discomfort visivo provocato dall’abbagliamento dei fari, misura necessaria per proteggere la visione dalle moderne fonti luminose a Led e allo Xeno di cui sono generalmente composti oggi i fari dei mezzi di trasporto. Il trattamento applicato alle lenti Easy Drive riflette, infatti, gran parte delle lunghezze d’onda dello spettro visibile ad alta energia della luce blu, consentendo un’attenuazione di specifiche lunghezze d’onda di questa fastidiosa luce, che è una delle principali cause dell’abbagliamento.

Grazie alla tecnologia Easy Drive, queste nuove lenti assicurano una visione ottimale in particolare durante le ore notturne o in condizioni di scarsa luminosità, ma sono adatte anche all’uso quotidiano.

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1994-2024 : CELEBRAZIONE DELLE TAPPE

CHE HANNO SEGNATO LA STORIA DELL’OTTICA E

DELL’OPTOMETRIA: EVOLUZIONI E PROSPETTIVE

Dalla rivoluzione delle lenti a contatto all’evoluzione della refrazione e dell’optometria, dei sistemi di correzione e compensazione e, in prospettiva, all’apporto dell’intelligenza artificiale e della telemedicina. Recap dei Key moment degli ultimi 30 anni e della sequenza delle innovazioni dell’Optometria e dell’Ottica, l’eccellenza dei relatori internazionali, l’esperienza con Aston University e il confronto con l’optometria anglosassone.

Tavole Rotonde

Domenica 5 Maggio «La Cattiva Scuola scaccia la Buona Scuola»

Lunedì 6 Maggio «Share Care e collaborazione tra le professioni oftalmiche. Come realizzarla, i benefici per i cittadini e gli attori coinvolti»

Evento, Domenica 5 Maggio

Cerimonia di proclamazione dei diplomati nell’A.S. 2022/2023

Bologna 5 e 6 Maggio 2024

Auditorium Centro Congressi Hotel Savoia Regency

Per informazioni: Segreteria Organizzativa Istituto Zaccagnini, Via Gherardo Ghirardini 17, 40141 Bologna

Tel. +39 051 480994, Fax +39 051 481526

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XXV CONGRESSO INTERDISCIPLINARE

Filab: focus sulla tecnologia per lo spazio di lavoro

a cura della redazione

Dinamica è la nuova lente office dell’azienda oftalmica, realizzata grazie all’esperienza del metaverso

Dopo Anima, Filab lancia una soluzione visiva su misura, sempre frutto di Matrice Digitale e del metaverso, studiata per il vicino e l’intermedio. «L’esperienza acquisita nello sviluppo della progressiva realizzabile grazie al metaverso ci ha permesso di evolverci ulteriormente con Dinamica, un nuovo prodotto creato per favorire la visione ottimale a ogni distanza nel proprio ambiente di lavoro - spiega Stefano Cazzola, direttore commerciale di Filab - È stato fondamentale investire in un progetto così importante, considerando che gli over 40 in Italia sono intorno al 60% della popolazione e che la necessità di una correzione per vedere meglio sia nel vicino sia nell’intermedio all’interno dell'ufficio o in smart working è diventata fondamentale per il portatore».

Nel sistema lavorativo di oggi non esiste, infatti, una sola distanza o un solo strumento su cui la visione si concentra, ma diverse postazioni a differenti distanze, il che rende complesso avere in tempo immediato un’immagine nitida. Da questa analisi nasce Dinamica, la lente che rileva l’impronta digitale visiva nel proprio ambiente professionale tramite un test di 47 secondi, esaminando il comfort visivo su continui cambi di focalizzazione. «Con questo brevetto siamo riusciti a semplificare la proposta da parte del centro ottico di un prodotto dedicato a chi lavora negli spazi moderni, grazie alla registrazione dei dati riguardanti anche postura, torsione e flessione del collo e movimenti oculari del soggetto - precisa Cazzola - Con tale sistema innovativo aiutiamo il portatore a conoscere e comprendere meglio i benefici di una lente di questo tipo e garantiamo al professionista di poter consigliare una soluzione efficace».

L’immagine di campagna di Dinamica, la soluzione visiva per vicino e intermedio della società di Lucca

Il percorso di Filab nella scelta di offrire opportunità per la crescita professionale dell’imprenditore ottico conferma l’impegno e la passione dell’azienda nel creare spunti di personalizzazione e fidelizzazione, oltre che di marginalità, «in un mercato che rischia di puntare più su offerte commerciali di basso valore che sulla qualità del prodotto - conclude il manager - Siamo certi che con Dinamica si possano aprire nuovi scenari per lo sviluppo di soluzioni di valore, rispondendo in maniera fattiva alle esigenze del nuovo presbite».

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lenti oftalmiche

Hoya: la videocentratura si potenzia con l’AI

a cura della redazione

Il visuReal Master, sviluppato dall’azienda oftalmica in collaborazione con la società tedesca Ollendorf Mess-Systeme, si arricchisce delle più recenti funzionalità dell'intelligenza artificiale: disponibile in Italia da aprile, si basa su un elaborato algoritmo che riduce gli interventi manuali, garantendo un processo più fluido, efficiente e preciso e un’esperienza completa per il consumatore finale

Il nuovo visuReal MasterAI di Hoya si è evoluto con l'integrazione dell'AI, consentendo una centratura e un match lente-montatura più veloci e precisi, migliorando il comfort e il supporto visivo a lungo termine del portatore. «Si tratta del primo sistema di videocentratura a integrare completamente le più recenti funzionalità dell’intelligenza artificiale per l'identificazione automatica delle pupille di ogni soggetto e della montatura - afferma Andrea Langè, new media manager di Hoya Italia - Questa innovativa tecnologia rappresenta un importante passo avanti nel settore ottico, garantendo misurazioni di estrema precisione, un'esperienza senza precedenti per gli utenti e una riduzione significativa dell'operatività del professionista della visione. Inoltre, lo strumento è progettato per integrarsi in modo armonioso con gli interni del punto vendita grazie a un design moderno e minimale: i clienti vedranno semplicemente un elegante specchio, complemento del tutto naturale nel negozio».

Nel dettaglio, il sistema utilizza sei fotocamere per ottimizzare automaticamente le immagini acquisite e rilevare tutti i dati necessari per la personalizzazione delle lenti. «Tramite iPad, con connessione wireless, si avvia il processo di acquisizione delle immagini stes-

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lenti oftalmiche
Andrea Langè, new media manager di Hoya Italia

La nuova versione del videocentratore visuReal Master, annunciato in anteprima ai partner italiani della società oftalmica che hanno

se e l'elaborazione dei risultati - spiegano dall’azienda oftalmica - La rilevazione termina con lo scatto della foto, offrendo precisione eccezionale in un clic. Il software è veloce e facile da usare: assicura misurazioni accurate e ripetibili riducendo l'operatività e consentendo una velocità estrema del flusso di lavoro. La complessa tecnologia all'interno di visuReal MasterAI si avvale di un punto di fissazione luminoso identificabile anche da chi presenta ametropie elevate, rendendo superfluo qualsiasi supporto di centratura o fotografia laterale. Inoltre i clienti, guardandosi allo specchio, assumono automaticamente una postura naturale».

I benefici di tale dispositivo sono dunque tangibili non solo per l'ottico optometrista, ma anche per i portatori: l'esperienza d’acquisto diventa infatti unica, con una misurazione rapida e confortevole, senza necessità di strumenti aggiuntivi da applicare alla montatura.

Annunciato davanti a una platea di quasi mille professionisti durante la convention Hoya del febbraio scorso all’ex Palazzo del Ghiaccio di Milano, visuReal MasterAI è disponibile in Italia a partire da aprile. «Stiamo lavorando per garantire una rapida ed efficiente diffusione del sistema sul mercato italiano, fornendo agli ottici optometristi l'accesso a questa innovativa tecnologia per posizionarsi come specialisti delle

«Lo strumento si integra in modo armonioso con gli interni del centro ottico, grazie a un design moderno e minimale: i clienti vedranno un elegante specchio, complemento del tutto naturale nel punto vendita»

soluzioni visive personalizzate di qualità nel proprio territorio - sottolinea Langè - A tale scopo, abbiamo predisposto una serie di post per permettere ai nostri partner di comunicare sulle pagine social la novità al loro pubblico».

A vantaggio dei centri ottici che intendono adottare il nuovo strumento Hoya ha anche pianificato di organizzare una formazione dedicata: i corsi forniranno tutte le informazioni necessarie per utilizzare il sistema in modo efficace e ottimale, garantendo una corretta implementazione e massimizzando i benefici per i clienti. Oltre a questo, saranno disponibili dei video tutorial.

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partecipato all’evento di inizio febbraio all’ex Palazzo del Ghiaccio di Milano

Correzione: lasciamola alla chirurgia, noi teniamoci la compensazione

Il termine correzione trae la sua origine dalla locuzione latina cum-rigere, che il Vocabolario Etimologico Pianigiani traduce con “far che altri lasci alcun vizio o difetto” o anche “ridurre a ben fare”.

Studiando la storia della professione registriamo che la correzione nasce prima delle ametropie: le lenti piano convesse, a comporre poi l’occhiale, appaiono sul finire del XIII secolo a Venezia e casualmente si accorgono che, fornendo immagini ingrandite degli oggetti, risultano utilissime per coloro che, “affievoliti nel vedere”, avessero voluto continuare a leggere o scrivere: Francesco Petrarca nella sua epistola autobiografica iniziata nel 1351, Posteritati, scrive che giunto all’età di sessant’anni “con disgusto” si è rassegnato all’uso “dell’ausilio oculare”. Con una montatura in legno a perno sul naso nascono i primi occhiali nei primi anni del ‘300 con lenti positive dette lentecchie o conspicilla

Il termine correzione è in uso sia in ambito visivo sia percettivo e la differenza non è oziosa. Gli psico-

logi che si occupano di quanti sono riconosciuti Dsa, con Disturbi specifici d’apprendimento, preferiscono, a termine trattamento, adottare il lemma compensazione e non correzione del soggetto: l’etimo infatti, raccolto nel Vocabolario Etimologico, è dal latino cum-pensare, ossia pesare insieme e accenna al ragguaglio di due pesi, “agguagliare una cosa ad un’altra supplendone il difetto”. Un soggetto miope, quand’anche compensato con gli occhiali o lenti a contatto, rimane strutturalmente miope anche se funzionalmente emmetrope: se viceversa si interviene chirurgicamente sulla struttura, la compensazione oftalmica non è più necessaria perché è nuovamente emmetrope.

Un lexicon, per quanto modesto, che si propone di assaporare i significati profondi delle parole dovrebbe adottare e preferire la compensazione delle ametropie alla sua correzione. L’ottico optometrista compensa, il chirurgo oftalmico corregge.

54 lexicon
Docente di ottica e optometria, autore di numerose pubblicazioni inerenti alla professione
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