SuccoAcido #2 .:. mar/apr'13

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SuccoAcido

Crossing languages, art, cinema, comics, music, theatre, writing Edizioni De Dieux srl

Euro zero,00

Distributed in 7 continents by friends and lovers

March/April 2013, No. 2

Komplot

Menoventi

Curatorial collective, art space based in Brussels

Los vestidos incómodos del espectáculo

SuccoAcido Community @ www.succoacido.net

Rllrbll 20 years after

Rllrbll is a special band, a unique mix of personality, musical taste, openmindness and creativity. In the last 20 years (almost!) they explored sound possibilities, copulating with improvisers and painters, roaming in european roads and digging the West Coast freeways. They developed their sound and above all the approach to record it, improving constantly their equipement and techniques, releasing an amazing amount of albums, Eps, vinyls and digital download. Here’s a new series of questions and answers to understand what they are about in 2013. CONTINUA A PAGINA 11

The Fridge, exhibition view, 2012, © Fabrice Dermience

In SuccoAcido’s years-long quest in search for - independent, nonprofit, interdisciplinary - Art Places, Komplot in Brussels stands out as a very interesting model of collective management. One of its most defining elements is mentioned in the project’s concept: Komplot is a curatorial collective interested in the mutual cross-pollination between

private, public and institutional spaces. We could even call it a “privately owned public space” since the space itself has been entrusted by the owner – a collector – to a group of artists and curators who, since 2002, have made it the home of the most diverse activities (artistic, editorial, didactical). CONTINUA A PAGINA 2

Elena Cologni A visual artist and researcher

L’elastico, MK Gallery, Milton Keynes and Ruskin Gallery, Cambridge, UK, 2012, © Elena Cologni

By choosing to live in England, Elena Cologni has tranformed her condition as foreigner into a transitory site for critical thinking and making. This being not only a starting point, but also a tool for redefining her own identity. Her art revolves around issues of memory and perception, and by investigating personal and subjective aspects of these, through an open analysis of her own experience, this in turn gives her a particular view on how to adopt collaborative strategies by looking at collective dynamics and methods. Elena Cologni’s intellectual and interdisciplinary artistic career

evolves through undertaking periods of study, and meeting with professionals within both the art and academic worlds, the artist engages with as active researcher, also by establishing collaborations with indifferent disciplines. From our interview arises the portrait of an artist constantly experimenting with, and re-inventing, her own very presence in front of the public. Cologni ultimately aims at re-elaborating negotiation strategies undelying human relations by proposing unconventional forms of interaction. CONTINUA A PAGINA 4

Isabella Bordoni Performer della relazione tra scrittura, corpo e paesaggio

Postilla © Monica Uccheddu e Olimpio Mazzorana

“Menoventi es una temperatura. Si miras el termómetro de tu sala al revés, te darás cuenta que es la temperatura de tu casa, lo que cambia es sólo el punto de vista”. Esta es la presentación de una de las compañias teatrales más activas en Italia, Menoventi, nacida del encuentro entre un romagnolo, una friulana y un napolitano. Desde 2005, cuando crean su primer espectáculo, In Festa, Gianni Farina, Consuelo Battiston y Alessandro Miele firman otros cinco trabajos mientras hunden aún más las manos en lo profundo de la relación controvertida entre actor y público y en las ambigüedades entre realidad y ficción. A lo largo de estos años han despertado así el interés de crítica y público y han ganado diferentes

premios. Con Semiramis, en el cual Consuelo interpreta el papel de la despótica y fragil reina de Babilonia, asistimos a la primera fractura en la cuarta pared con la cual la compañía va a jugar de forma siempre más irreverente en InvisibilMente y Postilla para su completa desestructuración en Perdere la faccia y L’uomo della sabbia. Lo que más interesa a Menoventi no es el contenido sino el contexto de ese contenido, el marco, es decir el escenario. En sus experimentos el escenario se vuelve un gran carrusel donde entrar y de donde salir continuamente. En lo que definen el primer nivel de la representación, una vez superada la cuarta pared y también la posición del actor que

se enfrenta directamente con el espectador, existiría sólo aquella figura que, aunque esté adentro del espectáculo, no sea consciente de tomar parte en ello. Pero quizás ésta sea simplemente la condición de quien toma parte en la que normalmente llamamos vida. De aquí la dificultad de caber en los vestidos incómodos, aunque perfectamente calibrados (es más, incómodos justamente porque tan perfectos), del espectáculo. Menoventi intenta solucionarlo todo con mucha ironía y el público les agradece. Pero detrás de las risas siempre hay algún tipo de mueca que nos acerca al lado más oscuro del hombre.

tale, recorded and mixed fully analogically by Giulio Ragno Favero. In this interview, together with the Bachi Da Pietra, we’ll revisit the Tornare Nella Terra and Quarzo years; we’ll touch upon the band’s most iconic collaborations, their lyrics and the “makeover” that seems to be the leitmotiv of their new album: a glaring metamorphosis, even to the dumbest ear. Or not. CONTINUA A PAGINA 10

Verso Sud

Marco Pinna sopravvivenza proletaria

Jsb / Loretta Strong

on SuccoAcido LoFi TV

nuova politica per la cultura

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Vincenzo Caricari Per un cinema documentario locale. Immagini e storie dalla Locride cambiare, migliorare e far conoscere le proprie condizioni di vita pur nella semplicità dei mezzi e delle ambizioni. Vincenzo è una di queste persone. Senza trucchi estetici né vittimismo, Vincenzo ha il tocco discreto e umile del reporter, di colui che guarda la realtà e sente l’urgenza di raccontarla nel modo più sincero possibile.

Vincenzo Caricari ha 30 anni. Dopo aver studiato e girovagato per la penisola, tre anni fa ha deciso di tornare a vivere nella sua terra natale, la Calabria, che presto è diventata protagonista indiscussa di tutti i suoi documentari. Una terra che si potrebbe definire come dimenticata da dio se non fosse per delle presenze eccezionali, quotidianamente impegnate a

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Il paese dei bronzi

Luigi Milani

Journaliste, traducteur, éditeur et écrivain, Luigi Milani est né à Rome, où il vit et travaille. Il a publié des récits et des poèmes pour divers éditeurs et revues littéraires. En Janvier 2011, il a édité Nessun futuro (Casini Editore), noir situé dans le monde du Rock. Le protagoniste «souterrain» du roman/backstage est Phil Summers, librement inspiré de Kurt Cobain et Dave Gahan, un personnage qui représente l’illustration

archétypale de la star du rock qui tombe victime de soi-même et de la Destinée adverse, réincarnation moderne du héros romantique de moule byronien, qui s’immole pour son art. La disparition mystérieuse de Phil Summers évoque les légendes métropolitaines de la «substitution» ou «feinte mort» de certaines rock stars. Parmi les ouvrages publiés après le roman, il a les collections d’histoires courtes Seasons et de

récits d’horreur - mystère L’estate del diavolo, pour les éditions Delirium. Avec Danilo Arona et Angelo Marenzana, récemment Luigi Milani travaille à une histoire encore dédiée au Rock, dans le cadre d’un projet à trois basé sur le concept de l’île comme lieu fermé. Pour les éditions Graphe.it, il est l’éditeur en chef de la série eTales, consacrée au roman et entièrement numérique. CONTINUA A PAGINA 15

REFUGEE, Stati d’esilio | Epifanie [2011-2014], Libro d’Artista, © Davide Dutto

vedendo in essi la traccia di una storia che può essere condivisa. Dal Montefeltro alla Val di Susa, «toccando il confine tra gli stati», questo spazio si è fatto racconto e ha preso la forma di un libro. Non solo scrittura, ma qualcosa di più, nel progetto di pubblicazione che qui raccontiamo. Entriamo dunque nell’attualità di un lavoro in fieri, partecipandovi, come l’opera stessa richiede, essendo costitutivamente legata alla trasmissione dei propri contenuti in uno spazio e in un tempo, ogni volta, diversi.

SuccoAcido Agenda

Roberto Bonfanti

events & festivals in Europe

narratore sincero e passionale

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festivals theatres comics books exhibitions arts music concerts cinema writing A PAGINA 9

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Titoli acidi

di Gianpiero Caldarella

Non è facile fare un titolo, quindi accontentatevi di “titoli acidi”. Il sommario, se volete, scrivetevelo da soli, non è faccenda da titolati. Perché fare un titolo non è come possedere un titolo. Una volta i “titolati” erano quelli col sangue blu, come il conte-marchese o il duca-suca, poi arrivò l’epoca del tuca-tuca e c’è stato il boom della titolazione di massa, dell’operaio che vuole il figlio dottore. Per carità, i nobili sempre nobili restano, i titoli mica glie li toglie nessuno, però, se si presenta un conte-duca a un concorso per titoli ed esami, presentando solo il pedigree e il quarto di nobiltà, la commissione come minimo gli fa un quarto di pernacchia. Al conte-suca, ovviamente. Invece, quelli che per lo Stato sono i titolati, quelli che c’hanno “le carte in regola”, tipo una laurea in ingegneria o bigiotteria aerospaziale, specie se hanno meno di quarant’anni, li trovi a lavorare nei Mc Donald o nei call center o dietro ai tavoli di un ristorante o a fare i netturbini. Perché un titolo, lo sanno anche i koala, non basta a svoltare. Per svoltare ci vuole l’aurea, non la laurea, che quella ormai ce l’hanno tutti. Ad esempio l’aurea del Dott. Oscar Giannino, lui sì che sembrava uno che aveva studiato assai parecchio assai, uno di quelli che i master in economia a Chicago se li sparava a colazione. Perché per portare un titolo ci vuole eleganza, anche se non ti serve a una cippa, anche se sta lì, magari sul biglietto da visita solo per divertissement, per civetteria. Avete presente il geometra della porta accanto? Quello che tutti chiamano ingegnere con sua grande soddisfazione? Anche lui ha una certa aurea. Bisogna darsi un tono per portare un titolo, soprattutto se il titolo non ce l’hai. Di gente che c’ha l’aurea in giro se ne trova tanta, quasi quanto i disoccupati coi titoli. In queste ultime elezioni politiche anche l’onorevole Guido Crosetto ha dimostrato di avercela bella grossa, per non parlare di tutti i manager pubblici beccati coi titoli falsi a fare lavori veri e profumatamente pagati. Intanto, quelli coi titoli veri, spesso si trovano a fare lavori fasulli in condizioni di sfruttamento. Siete ancora convinti che la laurea valga più dell’aurea? E allora chiedetevi come mai una laurea si può anche comprare mentre l’aurea no. Adesso, fatevelo da soli, il titolo. Il vostro biglietto da visita non aspetta altro.

Journaliste freelance, traducteur, éditeur, écrivain

Riprendiamo con Isabella Bordoni la riflessione, avviata nel 2009, sulla partecipazione dell’artista alla storia del proprio tempo. Nel suo più recente lavoro, Refugee, ritroviamo il medesimo approccio alla pratica estetica come indagine e ricerca, illuminata, oggi, dai nuovi risvolti di un percorso tra linguaggio e paesaggio, «per capire se corpo e paesaggio possono essere rifondati come spazio di utopia e di libertà». Refugee è il frutto di una lunga peregrinazione. Isabella, infatti, si è messa in cammino e camminando ha attraversato gli spazi dell’esperienza di persone altre e di altri corpi,

Rllrbll

Bachi da Pietra

Giovanni Succi and Bruno Dorella making their comeback Since 2005 Giovanni Succi (formerly Madrigali Magri) and Bruno Dorella (formerly Wolfango, currently Ronin and OvO) have been dredging the musical scene as Bachi Da Pietra (Stoneworms). With four rock-blues studio album, a live one – Insect Tracks, religiously recorded using vintage instruments only – and the split with Massimo Volume under their belts, they’re making their comeback in 2013 with Quin-

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Bachi da Pietra © Gabriele Spadini

reviews

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Art .:. art places

MARCH APRIL 2013, No. 2, SUCCOACIDO

Komplot

Curatorial collective, art space, editorial office based in Brussels. Interview with Sonia Dermience In SuccoAcido’s years-long quest in search for - independent, non-profit, interdisciplinary - Art Places, Komplot in Brussels stands out as a very interesting model of collective management. One of its most defining elements is mentioned in the project’s concept: Komplot is a curatorial collective interested in the mutual crosspollination between private, public and institutional spaces. We could even call it a “privately owned public space” since the space itself has been entrusted by the owner – a collector – to a group of artists and curators who, since 2002, have made it the home of the most diverse activities (artistic, editorial, didactical). Their work spans from curating contemporary art exhibitions and festivals to publishing a magazine (Year), to the institution of an actual Public School – alas, a project currently on hiatus that stood as a model of a platform for sharing knowledge inspired by the American example of Telic Art Exchange. In such a declination, the very concept of “public space” embraces social and cultural values, distancing itself from the notion currently emerging from the debate around occupied spaces, and revealing a different side of the issue: an “European way”, and an example of cultural liveliness and inclusiveness. But is it really so? One of the issues we touched upon in the interview is, for example, the definition of “non-profit” which the Komplot kids assume in an antirhetorical way, strongly oriented towards a practical, entrepreneurial attitude. The result is a combination of social issues – often perceivable in the collective’s aesthetic choices – and a “young”, fresh mentality capable of dialogue with the “system” – collectors, mainly, when it comes to the arts, but also public institutions – which becomes crucial for survival in a city that’s so defined by the presence of international politics. The Komplot collective is active, at the same time, both in experimenting new sustainability strategies for individual projects and in year-long planning of long term events. Sonia Dermience, whom we sat down to have a chat with, believes it’s crucial to establish and maintain a connection with other organizations in and outside Brussels, but also to keep an eye on the market at the same time (for example by selling advertising spaces on their magazine, Year). What is such way of thinking symptom of? Of belonging to a privileged reality? A reality where you don’t have to face, daily, the cultural degradation that many countries in Europe are falling victim to, due to the lack of resources? And what does living and operating in Brussels really entail? What does it mean for a group of young people to carry on and promote a cultural project? In between Sonia’s words we will find references to terms such as “sustainability”, “cross-cultural”, “exchange”. Perhaps it’s in these terms that we can find clues to a new way of “doing”; a practice shared by a new generation of artists and curators alike, beyond differences and striving for a future to shape.

The Fridge, exhibition view, Felicia Atkinson, Sofie Haersaerts, Lars Laumann, Jurgen Ots and Andrea Winkler, 2012 © Fabrice Dermience

First of all, I’d like to start with the name of this project, Komplot, which is a strong and polysemic word. What does it mean to you? 
 The name Komplot refers, on the one hand, playfully to the idea of an underground group, like the mafia or a band, and, on the other hand, to a more (serious) political based activity. People told us in the beginning that is was a bit risky, then they forgot it was a bit subversive. We don’t have to be political; it’s more a metaphor than real. A bit risky, and bad in a way. The name was also chosen because it is a Flemish word and a synonym of complot or conspiracy in French. It was important for the curators of Komplot to have a name that worked in both national languages. The name definitely implies a selfunderstanding of the group, but it refers more to the ‘character’ of the collective than to their direct practice.

 Your best known and widespread definition of Komplot is, “a curatorial collective concerned with nomadic creative practices, trends of specialization, survival architectures and the infiltration of private, public and institutional space.” 
Let’s try to explain… What do you mean

The Fridge, exhibition view, Komplot, 2012 © Fabrice Dermience

with “nomadic practices”? And what’s your curatorial field? 
 Projects such as Midi Zuid (on gentrification and speculation), Vollevox (on the voice in contemporary art) or Architecture of Survival (on ephemeral architecture) explored new terrain in relation to objects, spaces, artists and the public. Komplot conducted extensive research into post ‘68 collaborative art practices in Belgium; organising seminars and making two documentary films. Komplot hosted The Public School Brussels, a platform open to creative and participative contributions in all fields of knowledge and experience. Newly installed in their venue next the Wiels, Komplot produces exhibitions, films, books and a new annual magazine titled Year. We worked in different places, sometimes with no base for office or exhibition space. The initial idea was to produce and show pieces – objects or performances – in existing institutions, galleries or in public space. We started with the idea that there are enough places for art but not enough support for specific projects. Collaborating with other organisations in Brussels and abroad is part of the concept.

 Komplot is a collective… How did you meet? How many of you

are working on each project? 
 Vary variable. The curators working with us collaborate for a period or “regularly occasionally”, finally, I feel more like the coordinator of a large group also made up of artists. We founded the group with two artists. Meanwhile others came and now we are three in Brussels with Véronique Depiesse since 2004, Alberto Garcia del Castillo since 2011 and Elena Sorokina in Paris since 2010. Around us, there are curators collaborating occasionally like Agata Jastrzabek, Damien Airault and Dorothée Dupuis. We created an editorial board for YEAR magazine in 2011 with the artist David Evrard and the designers Pierre Huyghebaert and Uberknackig. The members of this board are Devrim Bayar, Jill Gasparina, Yann Chevallier, Jean Paul Jacquet and the already mentioned!
 You receive funds from the Ministry of Culture and other institutions. Are you a nonprofit organization? How do you address to artists’ issues? 
 We receive a modest amount of money from the French community of Belgium and budgets for projects from other bodies but recently started to look at the real market, by selling ad spaces in our The Fridge, exhibition view, Komplot, 2012

new magazine for example. We like working on private funding next to the government ressources. We have a great building almost for free from a private collector. The place welcomes exhibitions spaces from the basement to the back room plus offices, bedrooms for residents and 10 artists studios. But it’s very big compared to the cash in our pocket! Non profit is a nonsense. When I go to the country, I “profit” from the oxygen and the landscape. I want to “profit” (as I can use this word in the French sense of it) more and more. We are not in a business that just makes money, but we need money. We are not against doing commercial things, we just want to know in what kind of things we put money. The political dimension of our work as curators is in the choice of artists we invite, the space we use, the contexts we invest, which way we speak to the others... For example, there is an ecology and an economy of our working process that we become very aware of. 

 Thinking of your documentary films, Sad in Country 1&2 (2007/2008), which focuses on Belgian art collectives, what’s your relationship with the local system? Do you consider your project as a point of reference for artists?

The two documentary films Komplot produced were made by Kosten Koper and myself under the name of Catherine Vertige. The films and seminars Sad in Country 1&2 on Belgian collectives since the sixties became kind of referential. It can be liberating from the power of the art system to see groups of artists and other activists actually making art outside of the white cube. It always existed. The historical art movements emerged from groups of artists (Fauvisme, Dada, Situationisme, Surrealisme, Pointillisme…). One of the striking points for example is to see the figure of Broodthaers among many of those sixties and seventies groups. He was often involved at a certain point of action. These ephemeral actions resulting from collective works and fun escape the musealisation and bitterness.

 Let’s talk about your exhibition politics… How do you choose the artists; and what do you ask them for the exhibition space? 
 We support experimental and ambitious artists who work between conceptual, politics and formal research and have enthusiasm in general. Very often the artists become friends of Komplot and follow our activities after an initial cooperation, consult us for other projects. Like in a


Art .:. art places

SUCCOACIDO, No. 2, MARCH APRIL 2013

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people. They might come from Brussels, Belgium or abroad, but the same goes for anyone. The city is very democratic in that way, and that DIY art scene is receptive for foreign curators, critics and artists for sure.

 What is the relationship between art and politics? What do you think about the role of art practices in relation to social issues? Is Komplot involved in this research?
 The political dimension of our work as curator is in the choice of artists we invite, the space we use, the contexts we invest, which way we speak to the others. For example, there is an ecology and an economy of our working process that we become very aware of. Not only trying to be ecological with the material but also with our time and trying to make the best of the relations we instigate in the work; not only trying to print less documents and read less propaganda news but also being less self-exploitative and exploitative. Also we work a lot with artists and curators who take their inspiration from society matters, either in the imagery or the medium... Informed by conceptual art, those practices can be very pictural and sculptural and that’s the freedom. What’s in your opinion the importance of a cultural reflection on migration flows? 
 We are touched directly by that phenomenon we talk addressed particularly in our last year program titled INFLUENCE that put in relation artists who travel far to work and bring back something from this utopia of the exoticism and artists who work very locally with the architectural and human landscape. The next issue of Year magazine will be oriented on the search for the difference. Several contributions will talk about travels in non European countries or works on the history of either colonialism or tropicalism and others will be written by people living far from Belgium. Seyran Kirmizitoprak, Komplot, 2012

commercial gallery, there is a list of artists that we support and work closely with that shows on our website. There is a large flow-over between the curators and the artists, and how they use the exhibition space is quite similar: anything goes as long as it’s something we like. Why we compare ourselves to galleries? Because we have a white cube in which we make exhibitions for the moment. We position ourselves in that tradition but as we must not sell artworks, we have more possibilities to make projects that do not have to please any kind of audience. We work with small budgets that enable us to be certainly more free in our choices of artists and presentation. It is more about the encounter and what comes out of it in a flux of excitement. We must react sometimes against trends and it is mostly a way to reinvent ourselves. It can be this or it can be that. There is no mission. No dogma. A general direction toward implying people from different horizons and questioning how we make art and present it. If it is not a dialogue, it is anyhow a provocation. 

 You have recently taken part in Becoming rather than being - acts

of self-education, a discussion on self-education with the curators of two free school models. This participation occurred thanks to your leading role in free educational practices. You founded The Public School in Brussels… Can you tell us something about this? We started it in November 2009 at the occasion of a research residency, as a reaction against the “event” aspect of the art practice. We wanted to focus more on research, unfinished pieces and the sharing of thoughts and desires. Some classes were very serious, others are about learning a dance or making sculpture in food. In the form of workshops, lectures or meetings (all together mostly), learning was approached as an activity, hobby, entertainment or even therapy sometimes about what to do now!? The committee of The Public School was there to organize classes proposed by the people. There were about 6 committee members now, the number fluctuates. Most proposals emerge from talks we have with people we met. Sometimes people we didn’t know just posted something and we got into an adventure!

 The Public School is currently

Telling A Mind Stop Being A Mind, Bat Sheva Ross, Komplot, 2012

What are the projects you are working on at the moment? 
 We just launched Spirit of ecstasy a fiction book by David Evrard about an imaginary exhibition in a village by 10 real artists. Our current show the fridge is visible from the street until 20 of March, it includes kitchenware and pieces by Felicia Atkinson, Sofie Haesaerts, Lars Laumann, Jurgen Ots and Brussels is an European and Andrea Winkler. We make our intercultural city; in your opinion, annual bookfair Artists Print from are there enough opportunities in 22 to 24 of March at the same the field of art and criticism? time as Wiels. The Year magazine Maybe the best of Brussels is launch and exhibition will happen the encounter of cultures and from 15 of April until 15 June. languages, of rich expats and poor There will be a special intervention migrants. If it ever happens. We by Anthea Hamilton on the book. think there are opportunities, but Then we have a solo show by the you have to create the context Polish artist Jagna Ciuchta. We yourself. Brussels is a very diverse work on Kopioitu a collective show city, there are the rich expats and with Finnish and Belgian artists, Eurocrats, and then there is a big co-curated with Aura Seikkula, group of poor immigrants. Between in Helsinki and Brussels for this that, the stage is further diversified Summer. 2013 will end with by French- and Dutch speaking another collective show of artists people, a couple of either poorly from Berlin titled Carrefour. 2014 funded or bureaucratic museums will be oriented toward creating a and 3 governments to apply for new residency program in Europe funding for culture. Since there is with Lisbon, Marseille, Rotterdam, no possibility for a clear policy, London, Budapest, Palermo, and in and openness and improvement Benin, Africa. come slow, the DIY or selforganised initiatives are the most di Giovanna Costanza Meli interesting ones, as well as the DIY not active because we can’t not stimulate good classes without a dynamic committe and we felt that the last months, our colleagues in Brussels were more oriented toward producing exhibitions and books. But The project will be revived with ‘Lesson 0’, A project at Miro Foundation in Barcelona!

www.kmplt.be italiano su www.succoacido.net

We Like a Hardboiled Egg in the Morning but don’t Like to be 6-8 Minutes Late, Carl Palm, Komplot, 2012

Telling A Mind Stop Being A Mind, Bat Sheva Ross, Komplot, 2012


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Art .:. artists

MARCH APRIL 2013, No. 2, SUCCOACIDO

Elena Cologni A visual artist and researcher, active in interdisciplinary and participatory practices CONTINUA DA PAGINA 1

Your choice of life in England. What did it mean to change place, and settle down in a different context, after having studied and worked in Italy. You are an artist and academic, researcher and mother. In which way did your life journey intertwined with the artistic one, how does life inspire your work? My work has always been for me a way to understand life and produce knowledge (in a very broad sense). “I was born a long way from where I belong and I am on my way home.” as Bob Dylan said. I left Italy in 1994 to go to New York for a sabbatical, I was at the time teaching in a School of Visual Art in Bergamo, Italy. As an Artist I was pretty much by myself there, as the system of support for Italian artists called Gai was created only afterwards. I went back to my job in 1995 only to decide to get into full time postgraduate education in the UK and a practice based PhD in Fine Art, I’d won a bursary for. The latter was a way to come to terms with what I had been trying to do in Italy without finding a context: to work in Fine Art informed by Visual Perception (psychology) and Phenomenology. I then met my now husband and we settled down here. Retrospectively, I think artists in Italy are very conceptual especially if compared to the cultural landscape in England in the late ‘90s, but what I was looking for in the UK was more of an academic context for advancing my research to substantiate my intuitions on engaging in a dialogue with other disciplines. And this started from contributing with my work to the “art practice as research” debate, to claim that art has its own research methodology, however paradoxical this might be, in order to ground my own. My experience as emigrant has been more or less embedded in my art making and with the arrival of my two kids, I needed to negotiate my developing identity outside Italy. In my case the condition of been ‘in between’ two cultures has been quite productive, and I was able to reconstruct my identity in a more transnational space. One of the issues I had to deal with leaving Italy was placing myself as woman within society, away from the preconceptions Italians still have about women. (I did grow up in a context where Sunday lunch had to be eaten quickly in order for my brother to arrive at his football match on time!). Time went by after that, but it was only leaving Italy that I was able to fully function as a person. My piece Ancora Cerca, was a way to address the process of subjectification by the institution. I engaged with the CCTV system of the Museum, appearing as an image among other displayed portraits. But the piece was for me a way to start thinking about the time involved in the making and re-organizing the documentation by layering representations of time by technology. Also, this work together with a series of stills (myme), was produced in a period when I was thinking at me as the only one in control of my image, the one choosing the viewpoint of the film shot with my image in it... viewers always choose where to stand when looking at a work of art: I wanted to open up a negotiation between powers and positions in space. An example of this was the video live

Views from above, video installation (Northumberland Telescope), and still from video, Cambridge Institute of Astronomy, 2012, Elena Cologni ©

installation In Bilico, Experience Of Aesthetic Pain 1 where the two video projections where from cameras positioned from outside the performance ‘stage’ (a u-shaped dining table) and from within (I was wearing it). A strong accent on research processes can be found both on your website and on your more recent blog. Many of your pieces are at the intersection of studies of perception, with video and 3D technologies, and creative experimentation. Can you talk a bit about this aspects of your work, and more specifically the importance of the interdisciplinary approach therein?

role of the hand turning a page of a book found by chance in a dusty corner. The other point is that the phenomenon is a political one here in the UK. Our government has cut quite a bit of funding to the arts and the only survival mechanism is to join venture with other disciplines. The result is a variety of tangent possibilities the creative mind of artists has come up with, within education, corporate collaborations. I constantly create contexts for interdisciplinary exchanges with scientists, philosophers, curators and sociologists, by way of testing if what I wanted to investigate through art had any parallel significance. With my current project Rockfluid2,

Geomemos, Yorkshire Sculpture Park, 2009, Elena Cologni ©

My weakness is not to be able to repeat the same thing twice, and in art this means that I cannot work by adopting pre used formats. I guess that’s why I found in research the appropriate context. It was probably in my nature to look for depth in that way rather than through 1 medium. Italian art education left me a couple of very important and peculiar elements I carried with me: descriptive geometry and visual perception. Reading about geometrical representation systems and how we psychologically perceive what we see, made me aware of the political implications in positioning my video camera with a particular angle. However it is well before my formal research training that I practiced a widening of my horizon. I have a collection of tactile sketch books from 1992 full of notes and diagrams on Greek Optics as applied in architecture, patterns and geometric repetitions, and visualisations of philosophical concepts. Peripatetics used to walking up and down, up and down... I decided to start studying philosophy. But it was only through my PhD that a more rounded interdisciplinary approach converged in my art pieces. There are two considerations though, one has to make about the current discussion on interdisciplinarity. The first is that is it almost fashionable, but also understandably so, as one could argue that now virtually anyone can become an expert in any subject due to the access we all have through internet. And so artists go there to look for inspiration too. Although I tend to be a bit more sckeptical about the level of engagement of wikipedia and still believe in the

Re-moved, Glasgow international08, Centre for Contemporary Art, Glasgow, 2008 Elena Cologni ©

a number of strands are finding their position in my work. One is the link between my work from late 90s’ and my PhD on vision and perspective and the current interest on the role of technology in our lives. In particular since 1999 I claim that my art research is part of the critique to the ocularcentric discourse within western philosophy (Martin Jay). Yet, the fascination I have for perception and its psychology, and geometry (all linked to the primacy of vision) is a recurring aspect in my enquiry. Rockfluid has been for me a great opportunity to start a dialogue with a neuropsychologist with whom I share an interest in the relationship between memory and perception. Through meetings, workshops and events i incorporated aspects of the exchanged knowledge into newly conceived pieces for which i looked into notions coming from philosophy of science, but also resurrected a game i used to play as child either with others or using two pillars of our porch at home: L’elastico. I now would like to refer in more details to your works and the themes you deal with such as that of memory. Starting with your Mnemonic Present, Un-Folding project, I would like you to trace the steps until the more complex body of work developed as part of Experiential. This , based on video and installation, evolved from the Creative Lab Residency at the Centre for Contemporary Arts in Glasgow in 2006, but it has being very relevant to the work that followed. Here you particularly engaged with concepts of memory, perception

and re-presentation of archives, can you talk about it? As a ‘nomad’, I consciously cherish the transitional quality of the present moment and the possibility of continually shifting its meaning in a ‘future’ present one (deferral, Derrida). This was first investigated in Tracing and Mnemonic Present, Un-Folding series. In the series the use of the document as ‘liverecording’ and ‘prerecording’ has opened up questions on the involvement of the audience and their perception of what is present, represented, how they memorize it; generating a form of ‘present memory’ of the event from which the notion of ‘mnemonic present’ takes shape3. The latter underlines the significance of the act of recollecting memories in the present, a way of translating while re-presenting reality, which affects the original trace of that memory. Our way of experiencing, conceptualizing and translating reality make sense in the present and through perception4. It also relates to the way we experience it through video representation, no matter how delayed/deferred it may be, because even when we watch old footage we make sense of it in that very moment. Again, in the present. In this work as before, in terms of method, my re-occurring strategy is to locate/ visualize a conceptual system with set parameters and work in a meta-linguistic fashion to overturn it: to create a paradox. In this sense, while focusing of the issue of the document for instance, which should be evidence of performance for research purposes, I allow myself to prove that only by shifting the attention to accepting the failure of its purpose, and adopting the deferral of its meaning as point of reference, I essentially free myself/work from the static position an academic ground requires. This body of work is based on my belief that memory relates to the present of its becoming, in contrast with the early Bergsonian differentiation between memory and perception based on the assumption that the former is linked to the past (representation) and the latter to the present (action). Memory thus relates to perception dynamics and has an important role in processing information. The conclusion of the Mnemonic Present project has led me to conceive a more complex set of issues around time perception which are explored and developed in Experiential. Re-Moved, is a one-to-one video live installation, produced after a period of research about the Gorbals area (a purpose built area for immigrants, whose tenements houses where taken down in the 80s) during a residency at Centre for Conteporary Art in Glasgow and presented during Glasgow international 08. In this, I encountered participants and facilitated a dialogue while playing them some footage. We would address notions of memory as archival and removal, as I was trying to enhance the audience’s and my own experience of who we are in any given moment. Using video pre-recorded and archival material in the ‘presentness’ of the event, underlines the everyday’s condition of constantly engaging with (and processing) re-presentation of immediate or remote past, to make sense of the present. While working in a more socially oriented fashion I became interested in the psychological dynamics behind the relationship between memory and perception, while thinking spatially. This brought me to work on Geomemos at the Yorkshipre Sculpture Park on the one hand, and also drove me to develop the project Rockfluid I discussed earlier. Your projects evolve through time, and are punctuated by phases within, often accompanied by a blog, diary or other forms of writing to open up to the process. How important is this aspect? Do you think an artist has to explain to the public, by showing the internal mechanisms, thinking processes and ultimately share the very theory behind the work? And how does all this conceptual construction meet the exhibition moment? Is it a separate thing, an experience of its own, or is it a different mean of communication for a similar investigation? We want to talk about language here, which you use in its many folds,

but you then bring into your pieces, in particular in your more socially engaged ones, based on interaction. I believe that one of the dilemmas (the drive) for me is what to exhibit of the creative process, and at which point within it. I have a problem with defining something as ‘finished’ now that I work multimedia, as much as I used to when I was painting years ago. Now I realized that the process is what interests me

own to layer different personal experiences through memories as a whole. I left this country as a very different place from what it is like now, that one now only lives in my memories. I come back to Italy as a foreigner, only I understand the language. I trained myself to be open to changes and remove preconceptions by focusing on the present. In my work I focus on the perception and memorization of space and time in our everyday’s experience. I guess that going back

the most. What I present to the public is never a finished piece but it represents a stage of this process. It is a document of it and it can take different forms: event, participatory exercise, installation, video, drawing... and it has to do with the before, during or after of an encounter with the audience. I do think that the research, or process, is an activity which underlines a political position, unstable and not fixed, the position of the ‘unfinished’. But this is also linked to the importance of the performative aspect in my work

sometime now, I found my ‘place’ in the act of moving in space while drawing and that positioned my art practice in a conceptual phenomenological context. It naturally progressed from there. Currently, the overwhelming amount of information we get via technology, and the distorted perception of time and space which derives from this, is an illusional parallel world we get sucked in without realizing it. Rockfluid is an attempt to offer opportunities to regain a closer relationship with our ‘lived space’, within which we need

L’elastico, MK Gallery, Milton Keynes and Ruskin Gallery, Cambridge, UK, 2012, © Elena Cologni

Spa(e)cious, Wysing Art Centre, 2012, Elena Cologni ©

and within the creative process, the moment for the realization of the performative self which happens when artist and audience meet, before, during or after an event takes place. In a sense is like allowing people into my studio, just outside of its walls. The methodology in Rockfluid for example allows others (audiences, participants and collaborators alike) to access my creative process at different stages and through different platforms. The choice is based on the value of the encounters with others as a site for sharing and creating new knowledge through art. I would like to understand which is the relationship between the two dimensions of time and space -fundamental also in the processes of memory - in your works. Furthermore is there a relationship between your theoretical journey and your experience as artist? Between the personal and social dimensions of these two categories? I believe that each artist’s personal journey represents a social context, and I like the idea of interfering within different cultures with my

to be absolutely present to deal with it. I do this in different contexts and formats and for different audiences. For example the activity of walking around our cities and share our memories and thoughts, not from a remote location, but there and then. The work related to this project develops through a number of steps: walking, drawing, site specific interventions and participatory exercises. The series of tours are site specific and have a different connotation in each place. After having met people in those locations I then trace maps of the tours in my studio and develop a series of drawings. One of them is then chosen to be proposed to the audience as part of a game: L’elastico. It is based on a game I used to play as a child, and by overlapping this with a visualisation of those walks I thing I am trying to layer bits of identity from each person who participated, including me (is that how cultural memory takes shape in our society now?). Another way to engage people in specific experiences of time and space is through Spa(e)cious5. In this the relationship Memory – Time – Perception is informed by Bergson’s notion of the present


SUCCOACIDO, No. 2, MARCH APRIL 2013

Isabella Bordoni

Art .:. artists

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Performer della relazione tra scrittura, corpo e paesaggio. Intervista sul nuovo progetto Refugee. Stati d’esilio|Epifanie [2011-2014] within duration and as produced by the body in space, and by MerleauPonty’s reference to ‘sensation’ as the basis for knowledge. On the other hand the role of memory in the present is seen from a shared perspective (art, psychology and philosophy of science) including the definition of specious present as well as the nature of retention as involving perception of duration. The variable within this is an element of interference in our physical experience, which CONTINUA DA PAGINA 1

Cominciamo dal principio: quando hai ideato il progetto Refugee. Stati d’esilio|Epifanie [2011-2014], cosa cercavi, quale traccia? Avevi già allora in mente un percorso che associasse luoghi e tematiche? In principio c’è un’eccedenza e quell’eccedenza - quando davvero è tale - è un pieno che genera un vuoto. Nel caso di Refugee l’inizio si colloca nel 2010 come conseguenza dal progetto che avevo allora in corso, Contro la Purezza. Quell’inizio ha creato un anello di congiunzione tra pieno e vuoto, come un processo di svuotamento che nel lasciare un varies every time Spa(e)cious luogo chiuso e buio dove Contro takes place. The exercise creates la Purezza aveva chiesto di stare, the physical and psychological conditions to enhance an awareness cercava nell’aperto la possibilità of the perception of time and space di imparare un bilanciamento della luce e dello sguardo. L’eccedenza through interaction in three parts, di allora era quella di avere involving sculpture, psychology, lavorato a lungo intorno agli stati drawing, and performance, while e ai luoghi di contenimento del two projections of the space are corpo e di controllo della psiche. shown. Spa(e)cious is built around Contro la Purezza era anche a need to make the viewer aware questo, un lungo lavoro intorno ai of the space proximal to the body resti di edifici in bilico tra rovina in relation to a technology-driven e monumento (luoghi tutti di life where most of us become contenimento ma luoghi ex, ex increasingly familiar with (and carcere, ex manicomio, ex campo hooked into) the views form di detenzione) che ha creato un vortice nel buio, dove la “purezza” data come ente fisso e immobile mi aveva già chiesto di muovermi con un movimento contrario. Sono stata tra la fine di un progetto e l’inizio dell’altro, dentro a un processo di svuotamento ponendomi la domanda dell’adesso. “E adesso?” Adesso che abbiamo scavato nella storia, nelle sue macerie e scabrosità, nel suo buio, nel suo chiuso, nella patografia individuale, familiare, sociale, storica, e adesso? Quella domanda non aveva risposta ed è per quella risposta che mi sono messa in cammino. Per capire in maniera evidente che la questione era ancora contraddittoria: il cammino reale, fisico, corporeo, è un atto di evasione che si compie nell’aperto. Tuttavia l’aperto non è uno spazio di libertà ma è anch’esso spazio normato. Questo poi coincideva, drammaticamente, nel 2010, con la caduta di alcune dittature dei Paesi Arabi che ha prodotto spostamenti di vite, corpi che fuoriuscivano da regimi dittatoriali ma precipitavano non meno tragicamente in un (mare) aperto che per soccorrere la vita richiede statuti di riconoscimento non in virtù del tuo essere creatura vivente, ma in nome di Stati e Nazioni. Refugee ha voluto assumere degli ambiti di riflessione, che raccolti intorno alle parole “patria” e “cittadinanza”, affrontassero la questione dei corpi. Per quanto sia possibile e above (GPS, Googleearth, NASA giusto riassumere un progetto di satellites). The social element cui si conosce solo una parte e di is becoming quite important in cui altra parte è in divenire, direi my work, I gradually push the che Refugee è nato dall’urgenza di boundaries of collaboration to abitare la soglia tra parola e azione, allow space for negotiation and lo spazio biopolitico dei corpi communication in my pieces and sometimes test trust within groups. nella relazione con il linguaggio This ‘exercise’ was conceived as e il paesaggio, per capire se another paradox, as while offering corpo e paesaggio possono essere a shared a physical experience, this “rifondati” come spazio di utopia also stresses how illusional our very e di libertà. Refugee è partito dal perceptual apparatus might be. Montefeltro, è approdato nell’estate 2011 in Alta Val Susa, passato nell’inverno 2011 dalla Valle Tanaro ha sostato sui confini di 1 Curator Gulsen Bal, http://www.elenacologni.com/ Stati, cercato le montagne e i suoi inbilico.htm immaginari, identità, prospettive 2 Residency at the Faculty of Experimental della luce, utopie, ritorni. Psychology, Cambridge University - rockfluid.com 3 Cologni, E., Mnemonic present, Shifting Meaning, Nell’estate 2012 è uscito il libro Edizioni Mercurio, Vercelli, Italy 2009. d’artista che dall’inverno del 2012 4 Issues of metamind in psychology, in Cologni, E., sto usando come un dispositivo. Present-Memory: Liveness Versus Documentation And The Audience’s Memory Archive in Performance Il dispositivo “libro d’artista” fa Art, in Meyer-Dynkgraphe, D., International sì che un progetto di cammino si Conference Consciousness, Literature and the Arts, configuri ora come un progetto di Cambridge Scholars Press, January 2006 piccole soste. 5 http://rockfluid.com/cambridge-spaecious , this will be presented at PSi # 19, Stanford University, California, June 2013.

di Giovanna Costanza Meli www.elenacologni.com italiano su www.succoacido.net

Seguo il tuo lavoro da diversi anni e ho spesso riscontrato in esso la caparbietà e la tenacia di un approccio progettuale a lungo termine, caratterizzato da complesse fasi di gestazione e

momento mistico d passaggio tra la Già la poiesis platonica abbraccia notte e il giorno in cui le creature ogni forma di attività produttiva, notturne tornano a dormire e quelle che sia in grado di rivelare il diurne si svegliano. Questi temi non-essere in essere. Una formadi metamorfosi e rinascita hanno pensiero che abbraccia l’atto di ispirato il “Blue Hour” disegni che creazione. E con Hannah Arendt sono fatti con una penna a sfera siamo in maniera definitiva nel blu, soprattutto sulla carta, ma a rapporto tra persona e azione, volte su lenzuola di seta di grandi ovvero l’agire espone la persona dimensioni o oggetti architettonici per chi è, la rende manifesta. In tridimensionali. Molte delle opere questa epifania della persona sono delicati collage con i resti nell’azione, l’azione appare conservati di corpi di insetti o necessaria all’identità. Io credo che ali.” Ancora quindi, si tratta di più dei maestri, siano importanti gli soglia e di risveglio. Quindi la esempi. L’esemplarità è secondo consapevolezza di un tempo che me la molla della conoscenza che tappe successive che confluiscono è insieme eterno e transitorio, era diventa esperienza. Berger sull’arte, spesso, come nel caso del progetto contenuta sia nell’opera (di Jan Butor sull’impegno, Nancy sul attuale, in opere o pubblicazioni Fabre come di Raffaello) sia nella mutismo, Char sulla resistenza, che, a loro volta, non chiudono, relazione che li metteva in dialogo. sono per me non maestri ma ma aprono il percorso a incontri e Dialogo comunque aperto, benché esempi, di come il pensiero possa sviluppi nuovi. Mi piacerebbe che (o poiché) La Madonna del Prato farsi azione nel sottrarsi ad una tu parlassi di questa necessità, di Raffaello non fosse tra le opere quota di consenso passivo implicito dell’importanza che hanno strettamente legate a quel dialogo, nella vita ordinaria. Mi viene in per te il tempo e lo studio nella perché collocata spazialmente e mente questa frase di John Berger realizzazione di un’idea. Nei ideologicamente fuori dalla rete che dice “Non posso dirti quello tuoi testi e nelle tue interviste intenzionale delle relazioni stabilite. che l’arte fa e come lo fa, ma so hai sempre sottolineato questo E tuttavia è lì che è accaduto il mio che spesso l’arte processa i giudici, fattore: la lunga durata dei click, lì ho visto paesaggio e tempo chiede vendetta per l’innocente progetti. Può sembrare un abitare delle prospettive comuni, le e proietta verso il futuro quello concetto ovvio, ma non lo è. Non c’è un’equazione data che attribuisca al processo piuttosto che all’opera d’ingegno un valore specifico, per questo non voglio dare tale percorso per scontato. Cosa vuol dire “ricerca” per te? C’è un’espressione che mi ha colpito a questo proposito, nella presentazione di quest’ultimo lavoro, ovvero Tra paesaggio e tempo. Cosa mi dici? Sì, da diversi anni sono implicata in lunghi processi di senso. Artisticamente nasco nella scena europea delle arti multimediali e elettroniche dei secondi anni ottanta e primi anni novanta e in Italia sono sempre stata un outsider, anche quando il mio lavoro era più convenzionalmente riconosciuto nell’ambito teatrale. Ma già sul finire dell’anno 2000 ho abdicato le convenzioni produttive del teatro che chiedevano (in effetti allora più di ora, per ovvie ragioni che hanno successivamente smantellato anche quell’economia teatrale) per ogni stagione una produzione nuova. Allora, in età già piuttosto adulta, mi sono trovata davanti ad una soglia che ha richiesto un lavoro di lunga, parsimoniosa, preziosissima ricostruzione delle mie connessioni con il mondo. In quella fase, traumatica e promettente, non potevo avere fretta perché quella soglia che era anche un risveglio mi chiedeva uno sforzo immane di rieducazione alla vita. Benjamin afferma che Il risveglio è una “tecnica” del congedo dal passato; facendo del risveglio il caso esemplare del rammemorare. Qualche cosa di simile all’intendimento benjaminiano è REFUGEE, Stati d’esilio | Epifanie [2011-2014], Libro d’Artista, © Davide Dutto accaduto in me, perché la prima conseguenza di quel trauma fu una sorta di amnesia e per consentire alla rammemorazione - che non è stesse che ho cercato e indagato per che ha subito il passato, in modo il ricordare bensì il “richiamare” anni e che in un certo senso sono che non sia mai dimenticato. So alla memoria - di occupare un pronte da sempre, perché implicite anche che il potente teme l’arte proprio spazio e di farlo nel nome all’atto del vivere. Poiché la vita è in ognuna delle sue forme, ed della vita, dovevo d’altra parte questo stare su due fronti, quello a volte questa arte passa tra la trovare la forza di un congedo e del tempo che scorre e quello gente come una diceria e una con quello, anche di un nuovo atto della creazione di paesaggi da leggenda perché dà senso a ciò che linguistico. Un lavoro di richiamo e parte delle vite che li attraversano. la brutalità della vita non riesce nominazione che chiede di morire Paesaggio e tempo sono dimensioni a dare, un senso che ci unifica, e nascere ancora. In un processo reciproche. Ogni paesaggio accade perché alla fine è inseparabile dalla del genere, il tempo non può esserti temporalmente. In questa relazione giustizia. L’arte, quando funziona nemico. L’amicizia col tempo tra paesaggio e tempo, con Refugee così, diventa il luogo di incontro ribalta alcuni assetti e consiste in mi interessa capire cosa è il corpo, dell’invisibile, dell’irriducibile, primo luogo in un abbandono della quale la risorsa della sua caducità. durevole, il valore e l’onore”. Nel cristallizzazione dell’immagine Il corpo che entrambi – tempo e progetto - di cui il libro è parte del tempo e della storia. Questo paesaggio – abita e attraversa. convergono più raggruppamenti di significa potere abitare il tempo azioni, ragionamenti, esiti. Così ad come si può abitare il luogo, Entriamo nelle tematiche del esempio accade che uno dei suoi ovvero individuare nel tempo la progetto. Come in altri tuoi lavori capitoli siano le brevi residenze sua dimensione di paesaggio e precedenti - penso ad esempio a che hanno seguito l’esperienza di individuare nel paesaggio la sua Contro la purezza di cui parlammo montagna, un ciclo breve di tre dimensione di tempo. A volte basta nel 2009 - fai riferimento residenze: a Tuscania presso il suo un solo click per ricongiungere all’urgenza di un’azione artistica paesaggio d’entroterra, in cammino; con alcune caselle mancanti il intesa come azione civile. Qui ci a Bologna ospite dello spazio e puzzle che ci ha occupati per anni riferiamo ad Hannah Arendt, del progetto DOM al Pilastro; a e iniziare a fare una sintesi, per naturalmente, ma più in generale Forlì ospite del festival Crisalide me il click è stato rivedere in una ad un’estetica che, risalendo ai di Masque Teatro. Residenze giornata di grande assorbenza “Greci antichi, collega in vari che ho chiamato Adesso&Muto. visiva, al Kunsthistoriches modi l’arte all’agire. (…) attività Adesso&Muto ha cercato di fare Museum di Vienna un dipinto di poetica, artistica e letteraria (…) decantare quella domanda “e Raffaello. Ma questo rivedere spesso pensata come un operare, adesso?” da cui Refugee ha avuto vedere una seconda volta - non come un tipo particolare di azione inizio. Lì, in quella domanda è un’azione neutra, tutt’altro e talvolta più efficace che quella presente nel tempo, d’aiuto è anche in quel caso è stato il frutto militare, politica, economica.” stato un versante che a un tratto di un’ibridazione. Infatti non ero (M. Perniola) Ma ciò che vorrei ho chiamato mutismo. Perché ho lì per Raffaello ma per Jan Fabre, con te analizzare è il tuo specifico avvertito con chiarezza il potere poiché in quell’occasione la sua modo di intendere lo sguardo sovversivo del silenzio, contro esposizione The Years of the Hour sulla realtà, sguardo partecipe, l’esibizione logorroica della parola. Blue coabitava con alcuni grandi sì, ma con il particolare obiettivo Mutismo non come mancanza di classici della pittura. Il titolo che di “stanare il poetico nelle pieghe parola ma come suo salvataggio, Jan Fabre diede alla serie Hour del mondo”. Vorrei parlare allora oltre la sua eccedenza. Blue deriva dagli scritti del suo di questa dimensione poetica e di bisnonno, l’entomologo Jeanciò che hai stanato con il progetto Henri Fabre, “che ha studiato il Refugee.

In ultimo, vorrei chiederti qualcosa riguardo il libro che hai realizzato e che viene presentato e messo in vendita e in mostra a Rimini proprio in questi giorni. Cos’è un libro; perché un libro e con chi! E quali sono le prossime tappe del tuo lavoro. Refugee|Archivio1 è un libro d’artista, sia perché altera e amplia il formato libro, sia perché per sviluppo, modalità e procedimento di stampa, ha scelto vie del tutto insolite per il mercato editoriale. Questo libro in questa fase viene usato come un dispositivo. Stampato in 100 esemplari numerati e firmati, consiste in un box cartonato di 25 cm x 17,5 cm, comprende cartelle di testo composto in Linotype con carattere Garamond, stampato in tipografia su Heidelberg a stella; oltre ai testi scritti da me, Antonio Cipriani, Maria Nadotti, contiene tre fotografie di Davide Dutto, un video di Luca Berardi, una mappa di Erika Lazzarino e Luca Francesco Garibaldo. Questo il gruppo coinvolto nella sezione del progetto, che su mio invito e coordinamento, ha trovato in una porzione delle Alpi Occidentali dall’Alta Val Susa alla Valle Tanaro, un luogo dove mettersi in ascolto e in cammino. Le maniere nelle quali si è svolta questa sezione del progetto sono fondate sulla gratuità, fino e incluso l’incontro con un editore. Stampate a fine luglio 2012 da L’Artistica Editrice di Savigliano e con la collaborazione di Lab80 di Bergamo, centro di produzione e distribuzione del cinema documentario sperimentale, per la stampa gratuita del dvd, le 100 copie di Refugee|Archivio1 numerate e firmate, sono in vendita nelle librerie su richiesta o direttamente al sito dell’editore1. A Rimini la Libreria Riminese di Mirco Pecci lo ha esposto per un mese, fino al 16 febbraio 2013, mettendolo a disposizione di chiunque desideri leggerlo, mentre per tutto il mese di marzo sarà esposto come installazione anche acustica, con la possibilità di ascoltare parte dei test, alla Biblioteca Gambalunga di Rimini. Chi invece potrà e vorrà comprare il libro-cofanetto farà un gesto anche collettivo. Accademie, gallerie, biblioteche, musei, università, teatri, luoghi di piccole e grandi comunità permanenti o temporanee, festival, luoghi dove si intrecciano incontri ed eventi, spazi di azione civile, a loro soprattutto si rivolge l’invito a pensarne l’acquisto come bene comune e proprietà collettiva. D’accordo con l’editore abbiamo deciso di disporre di alcune copie fuori commercio, identiche a quelle in vendita ma non numerate. Alcune di queste hanno raggiunto in dono alcune persone che per noi sono di formazione e riferimento. Altre copie sono affidate a testimoni che lo ricevono in lettura e in visione e che poi lo passano ad altre seguendo un filo che si tesse di mano in mano. Questo percorso di “conoscenza” è stato avviato un paio di mesi fa a Rimini e a Milano e sta iniziando a Torino, Roma, Bologna, Firenze, Cesena e in Francia. Da queste catene di lettura dove le persone se lo passano di mano in mano, nascono gli incontri AROUND A TABLE, incontri intorno al tavolo, occasioni nelle quali alcune persone si raccolgono intorno al tavolo di una casa che le ospita, per aprirsi ad una narrazione reciproca che, direttamente o indirettamente, tocca i temi e le pratiche che hanno mosso e che ancora muovono il progetto Refugee nel suo insieme. I tavoli poi decideranno se anche loro farsi promotori dell’acquisto collettivo di una copia da donare alla Biblioteca di zona. A seconda di dove ci porteranno questi tavoli, si delineeranno anche le tappe successive. L’unica cosa certa è che con questo progetto si varcano dei confini e che ho in mente fin dall’inizio una sezione di cui non so prevedere con concretezza il formato – se libro o installazione o entrambi – che si chiama DARE PANE

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1 http://www.lartisavi.it/node/679

di Giovanna Costanza Meli www.ib-arts.org francese su www.succoacido.net


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Comics .:. authors

MARCH APRIL 2013, No. 2, SUCCOACIDO

Marco Pinna

Nicola, R-Esistenza precaria. Perdere con stile contro il grande capitale. Una saga post-proletaria scritta, sceneggiata, disegnata e colorata da Marco Pinna. per esempio nei campi da cui vengono i nostri bei pomodori, o nelle fabbriche fatiscenti in cui vengono cuciti i nostri vestiti alla moda. E per fortuna oggi il fondamentalismo si è spostato sul campo economico, dove stiamo tutti col collo sotto l’accetta del boia finanziario. E poi abbiamo la tecnica dalla nostra parte, così possiamo nascondere in un computer tutto quello che ci distingue da un sasso! Proviamo ad immaginare come reagirebbe il segretario del più grande sindacato italiano, la Cgil di Susanna Camusso, alla lettura del tuo libro. A tuo avviso, prevarrebbe l’entusiasmo o l’imbarazzo? MP: Dopo aver visto la Camusso sbracarsi dalle risate, a tavola pomposamente imbandita, insieme a Mario Monti (uno che alla Fiat di Pomigliano, da Marchionne, ha detto ‘‘questo è il modello che ho in mente per l’Italia’’), credo non possa imbarazzarla neanche girare un film con Tinto Brass. Forse potrebbe provare entusiasmo, ma proprio sfrenato, come quando proclama quattordici minuti di sciopero contro lo sfruttamento dei lavoratori.

Ciao Marco, vorrei cominciare chiedendoti di Nicola, il protagonista del tuo libro. In un’epoca come la nostra dove i supereroi vincono sempre e seducono un pubblico sempre più superaddomesticato (o supersegaiolo), perché hai deciso di mettere in scena un’epopea operaia? MP: Ciao Gianpiero, l’intento non era di sedurre il pubblico con una storia vincente. Volevo raccontare il grottesco della sconfitta odierna, quella sociale, e per di più cercando di schifare il lettore. Nicola è piaciuto molto ad Altan, che ha realizzato la prefazione del tuo libro affidandola alle parole del suo celebre personaggiooperaio Cipputi. Eppure, al di là delle affinità di classe, ho l’impressione che il Dna di Nicola sia molto diverso da quello di Cipputi e che per ritrovare le sue origini bisogna andare ancora più lontano, tra le storie della resistenza partigiana e quelle del ciclo dei vinti di Giovanni Verga. Dici che sono fuori strada? MP: Nicola è un personaggio nato senza troppe premeditazioni, che io stesso continuo a conoscere episodio dopo episodio (in seguito al libro son state pubblicate altre storie per I Siciliani di Orioles e Il Male di Sparagna). Posso dirti che sicuramente qualcosa dei Malavoglia mi si è sedimentata dentro. Allo stesso modo provo ammirazione per il coraggio e la voglia di libertà espressi dalle tante storie di Resistenza. Certamente tutto questo

può avere influito nel carattere del personaggio. L’interno fabbrica compare poco nel tuo fumetto. In realtà Nicola è il portatore di uno sguardo che non fa sconti su una condizione umana che riguarda tutti e che è rappresentata da tutto ciò che si muove fuori dalla fabbrica. Si parla di scuola, di famiglia, di corruzione, di mass media, di sanità di trasporti e di tanto altro. In Italia il punto di vista di un operaio negli ultimi decenni non ha trovato molto spazio sui giornali o nei dibattiti, laddove si cerca di indagare ed interpretare la contemporaneità. Eppure, Nicola è accusato dai figli di “vivere nel Medioevo”. Ma per te, cos’è esattamente il Medioevo? Tu, oggi, dov’è che lo ritrovi veramente? MP: Su grandi giornali e TV il dibattito è affidato a qualche giornalista sapientone e un paio di politicanti di fazioni diverse. Giusto come contorno o stacchetto folkloristico appare il cosiddetto popolo, e magari messo in grembo addirittura a Beppe Grillo. A farsi coinvolgere da certe demenzialità si finisce per esaminare una verità di cartone. Per quanto riguarda il medioevo, è passato alla storia come un periodo in cui il sangue scorreva per le strade, intellettualmente buio, buissimo, per il dominio della morale corrotta. Vogliamo cercare qualche fattore comune con l’era moderna? Il sangue scorre anche oggi, ma almeno un po’ più in là,

Il sottotitolo del libro recita: “Come perdere con stile contro il grande capitale”. In qualche modo vuoi anticipare ai lettori che questa è la storia di una sconfitta annunciata. Ma c’è un “ma”, una questione di “stile”, proprio quella parola che piacerebbe molto a Mario Monti. In che senso è possibile perdere con stile? MP: Il sottotitolo è da attribuire a Carlo Gubitosa (editore del libro e co-autore degli episodi più recenti, dove Nicola combatte contro Monti e Fornero) che avendo visto il fumetto man mano che prendeva forma, ha finito anche per regalare qualche battuta ai personaggi. Lo stile con cui perde Nicola fa riferimento al fatto che non abbia proprio alzato bandiera bianca... Lo stile che più piace a Mario Monti è invece quello in cui chi perde non cerca di dimenarsi troppo. Tutta la storia è una “saga postproletaria”. Significa che i proletari non esistono più o che, come nel caso di Nicola, la prole cioè i figli, non rappresentano più una speranza di riscatto ma una sorta di condanna all’accettazione dell’imbecillità e all’impossibilità di ribellarsi? MP: I proletari esistono ancora, soltanto in modo diverso. All’inizio degli anni settanta le lotte operaie portarono alla conquista dello statuto dei lavoratori, ma oggi sembra che per la maggiore si cerchi di non farsi rubare le briciole. È raro sentire casi come quello degli operai Innse (Milano) che per mesi, senza percepire alcuno stipendio, hanno

autogestito la produzione della loro fabbrica occupata (onorando tutte le commesse in barba al loro novello padrone, che voleva licenziare tutti per vendere i capannoni), riuscendo alla fine a trovare un altro compratore, impegnato a non chiudere la fabbrica, peraltro in piena salute economica fino ad allora. Io stesso ho due bimbi, due e cinque anni, e per ora sono gli esempi più nitidi di ribellione che abbia davanti agli occhi... anche se magari possiamo riparlarne fra una dozzina

mentre il tuo stile è volutamente sporco, lontano dal bel tratto talvolta asettico che esce da quelle scuole artistiche che ti compiaci di aver sempre disertato. Ripercorrendo la tua storia di vignettista e fumettista, qual è il percorso che ti porta a mettere insieme forma e sostanza? MP: Beh, il tratto è sporco ma non so quanto volutamente, e visto che l’episodio in questione l’ho disegnato tre anni fa, oggi noto anche un po’ d’immaturità. Sicuramente

cosa ne penseresti della satira che si pubblica sui giornali in Italia? Ne avresti realmente fastidio o piuttosto la avvertiresti come un lieve solletico, talvolta piacevole? E in Germania funziona diversamente? MP: Certo, a vedermi apparire in una scena grottesca come Mannelli a volte sa disegnare, mi farei un po’ schifo. Penso che la satira sia efficace quando svela al lettore qualcosa che non aveva preso in considerazione. Invece finché si limita a fare battute divertenti sulle caratteristiche del potente di turno, rimane una pippa tra amici. È anche socialmente utilissima la satira che non guarda ai potenti ma prende di mira noi sfigati qualunque. In Germania il Titanic, il sedicente ‘‘mensile satirico definitivo’’, che campa dagli anni settanta in ottima salute, con migliaia di lettori e abbonati, quasi un’istituzione, che viene citato sui quotidiani per i suoi scherzi irriverenti, che lancia appelli per salvare i grandi giornali indebitati perché altrimenti avrebbero meno bersagli da prendere per il culo, si è beccato una querela da papa Ratzinger: jackpot!

Questo è il tuo primo libro, ma ormai sono circa dieci anni o quasi che osservi dall’estero la tutto nasce dalla reazione diretta a d’anni... Certo, a volte mi chiedo vita politica e sociale del Belpaese certe notizie o situazioni, e visto cosa abbia sbagliato Nicola con la con gli occhi della satira. Hai sua famiglia... spero di capirlo pri- che sono dipendente dal disegno collaborato dal 2005 con Pizzino, fin da quando ero un bimbetto, mi ma che sia troppo tardi! per poi continuare con Emme de viene naturale, anzi necessario, svi- L’Unità, con Mamma, con Il Male “La mafia è come la fame, non si lupparci una vignetta o un fumetto di Sparagna, con mostre ad hoc e attorno. pubblicazioni sul web. Credi che discute”. Le zecche sono “gli asmettendo assieme il panorama sessori al pelo”. I crocifissi nelle editoriale satirico di questi anni scuole che crollano servono “sol- Se per un momento dovessi abbandonare il tuo ruolo di giovane si possa ripercorrere la storia dei tanto per spaventare vampiri e comunisti”. “I peli superflui sono operaio emigrato giovanissimo in cambiamenti (e degli immobiliGermania e di narratore e ti tro- smi) di questo Paese? Sono andacome i diritti dei lavoratori”. Il vassi ad indossare la giacchetta di ti di pari passo o una delle due è tuo libro è pieno di battute lapiandata più velocemente? darie, secche quanto un aforisma, chi detiene il “grande capitale”,


Cinema .:. authors

SUCCOACIDO, No. 2, MARCH APRIL 2013

Vincenzo Caricari

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Per un cinema documentario locale. Immagini e storie dalla Locride CONTINUA DA PAGINA 1

MP: Credo siano andati di pari passo, ma come dicevo prima, forse si è guardato un po’ troppo poco a noi stessi.

Vincenzo Caricari ha 30 anni. Dopo aver studiato e girovagato per la penisola, tre anni fa ha deciso di tornare a vivere nella sua terra natale, la Calabria, che presto è diventata protagonista indiscussa di tutti i suoi documentari. Una terra che si potrebbe definire come dimenticata da dio se non fosse per delle presenze eccezionali, quotidianamente impegnate a cambiare, migliorare e far conoscere le proprie condizioni di vita pur nella semplicità dei mezzi e delle ambizioni. Vincenzo è una di queste persone. Dopo essersi occupato, in GGGiovani – Ragazzi di Locri, delle contagiose e arrabbiate proteste dei cosiddetti “ragazzi della Locride”, scatenatesi dopo l’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale Franco Fortugno, ha seguito (nel documentario La guerra di Mario) con costanza e devozione le vicende di Mario Congiusta, padre di Gianluca, un giovane commerciante ucciso dalla ‘ndrangheta. Uno dei suoi ultimi lavori, prima di dedicarsi a un mestiere più redditizio, è Il Paese dei Bronzi, uno spaccato del comune di Riace e del suo modo originale e lungimirante di far fronte alla povertà e allo spopolamento crescenti. Senza trucchi estetici né vittimismo, Vincenzo ha il tocco discreto e umile del reporter, di colui che guarda la realtà e sente l’urgenza di raccontarla nel modo più sincero possibile. Da dove arriva la tua passione per il mondo del cinema e cosa ti ha spinto dietro la macchina da presa? VC: Ero a Rimini nel 2003, studiavo economia lì, e vagando per la città mi imbattei in alcuni manifesti su cui vi era scritto “Retrospettiva su Fellini”. Allora decisi di entrare e iniziai a vedere i suoi film, spinto solo dalla curiosità. Rimini è la città natale di Fellini. Dai suoi film capisco che esiste anche un cinema diverso dal solo cinema di intrattenimento. Da qui nasce la mia volontà di stare dietro la macchina da presa, in veste quasi di narratore, e l’esigenza di raccontare ciò che mi circonda da un punto di vista diverso da quello dei media tradizionali.

Come e’ nata la tua collaborazione con l’associazione culturale Altrinformazione, editrice dei tuoi fumetti? MP: Altrinformazione nasce dal progetto Mamma!, una bellissima rivista di satira e giornalismo a fumetti nata nel 2009, fino ad oggi autoprodotta e finanziata esclusivamente dai suoi lettori che sottoscrivono un abbonamento. Io sono stato uno dei disegnatori ufficiali fin dall’inizio, e alla fine ho avuto anche la bella possibilita’ di pubblicare il primo libro di Nicola.

Quando ti sei reso conto che potevi essere il narratore e non lo spettatore? VC: C’è stato un momento in cui ho iniziato a capire che avevo voglia di comunicare, di dire qualcosa, di raccontare me stesso e ciò che mi circondava, ma non nei modi consueti, bensì in modo diverso. Allora, resomi conto che il mezzo cinematografico poteva essere usato anche per questo, ho cercato di capire come fare vedendo film di registi che attraverso il loro cinema hanno detto tutto quello che volevano dire. Per fare tutto ciò scopro che esiste un genere di cinema, il documentario, che ti mette in stretto rapporto con lo spettatore,

Raccontare la Calabria è una scelta o una necessità? VC: Raccontare la Calabria nasce dall’esigenza di sfogare le mie frustrazioni nei confronti di ciò che mi circonda, le negatività che mi hanno fatto e mi fanno soffrire vivendo qui da 30 anni. L’arte può modificare la società? In tal senso la bellezza, dunque il valore delle immagini, può migliorare l’uomo e la società? VC: L’arte è decisiva per chi ha la disponibilità interiore di recepirla e fruirla, cioè una piccolissima parte della società. Le immagini ormai hanno perso valore: tutto è immagine. La tv con le sue immagini riciclate e standard ha la capacità di bloccare, anzi di far regredire il cervello. È difficile trovare le immagini giuste, quelle che potrebbero salvare la società, e chi si propone di cercarle e di proporle andrebbe tutelato, protetto e beatificato.

prende un’altra piega: non è più una storia sulle sue battaglie, ma sulla sua seconda vita. Qual è il messaggio de La Guerra di Mario? VC: La guerra di Mario nasce dalla voglia di capire come si sopravvive a una tragedia. Seguire Mario per quattro anni è stata una lezione di vita incredibile. Capire che da una tragedia può iniziare un altro tipo di esistenza, dedicata a far sì che queste disgrazie non si ripetano. Mario con la sua guerra ha ottenuto dei risultati straordinari, non solo personali, ma anche a livello sociale. Hai adottato metodi particolari di inquadratura, montaggio, ecc.? VC: Il mio obiettivo era raccontare le battaglie di Mario annullandomi totalmente, senza interviste, non facendo pesare la presenza della macchina da presa. Infatti ho usato

Il paese dei bronzi

Il tuo documentario forse più rappresentativo è La Guerra di Mario. Come nasce e perché? VC: Era il 2006, stavo girando il documentario sui ragazzi di Locri. Durante le riunioni mi accorgevo che spesso era presente un uomo, un 60enne, in mezzo a una decina di 16enni. Lo conoscevo di vista, sapevo della storia di Gianluca: quando è stato ucciso in paese siamo rimasti tutti di merda; era proprio sotto gli occhi di tutti, era conosciutissimo, un esempio di positività. Questo 60enne in mezzo ai ragazzi mi faceva un certo effetto. Abbiamo iniziato a frequentarci. Ho iniziato a conoscerlo , dal “voi” sono passato al “tu”, scopro che era compagno di scuola di mio padre. Inizio a seguirlo nei suoi interventi pubblici, noto la rabbia che c’è nelle sue parole durante le conferenze antimafia. I suoi discorsi sono diversi, non sono standard, sono fastidiosi. Inizio a riprendere tutti i suoi interventi. Diventiamo amici, compagni di lotta, così scelgo di contribuire alle sue lotte attraverso il mio mezzo, e cioè documentando

una m.d.p. piccolissima, la qualità del film ha risentito di questa scelta. Ma così facendo spero sia uscita la pura verità, che era l’obiettivo a cui aspiravo. Anche l‘assenza di musiche è stata una scelta prioritaria. Non volevo emozionare con mezzi esterni alla realtà. Ho cercato di usare il mezzo cinematografico in modo “morale” e discreto, infatti Mario lo seguo sempre da dietro. Il tuo ultimo lavoro, Il paese dei bronzi, è ambientato a Riace, un paese che da qualche anno cerca di sopperire allo spopolamento causato dall’emigrazione e al conseguente impoverimento con una politica di forte accoglienza nei confronti degli immigrati africani e non solo. Cosa ti ha spinto a indagare sul caso di Riace? Ci racconti le tappe del tuo lavoro lì? VC: Arrivo a Riace nell’aprile 2009. Avevo sentito che stava accadendo qualcosa di strano. Mimmo Lucano, il sindaco, lo conoscevo già, l’avevo sfiorato durante le riprese del mio film

“I have a dream!” era soltanto un’allucinazione? MP: Specialmente di questi tempi, per sognare, molti hanno bisogno di un aiutino...

A proposito dell’esperienza di Riace, so che hai collaborato con Wim Wenders al suo cortometraggio Il volo che, pur essendo un film di finzione, analizza poeticamente lo stesso tema dell’accoglienza. Com’è stato lavorare con Wenders?

è più diretto. Così il mio primo lavoro è stato un documentario su quei ragazzi ribellatisi all’indomani dell’omicidio Fortugno, a Locri. Il contesto in cui sono cresciuto, la Locride, non l’ho mai accettato: le regole non scritte, la mafia, la mentalità. Con questo mezzo sono riuscito a sfogare ciò che non mi andava, raccontando le negatività della mia terra in modo schietto e non artificiale.

la sua guerra, le sue battaglie che diventano tante, troppe. Nel gennaio 2007 mi sveglio e sento alla tv dell’arresto dei presunti killer di Gianluca. Corro dai Congiusta, abbraccio tutti, respiro un’aria strana, diversa, quasi di serenità, di sollievo. Da lì in poi il clima si distende, ma Mario non smette di fare battaglie. Allora capisco: la vita di Mario ormai non ha più un significato preciso e il mio documentario

precedente, quello sulla lotta di Mario: quest’uomo aveva invitato tutti e 42 i comuni della Locride a costituirsi parte civile nel processo contro i killer del figlio. Mimmo era stato l’unico sindaco a rispondere all’appello. Così me ne innamorai, sapevo di voler fare qualcosa su di lui nel mio prossimo film. Arrivato a Riace, capisco che fare un documentario solo su di lui sarebbe stato riduttivo, vista la

Vincenzo Caricari

Com’è cambiata la Calabria negli ultimi anni, da quando hai iniziato a lavorarci? VC: È cambiata in meglio: la crisi economica ha spinto molti di quei cervelli che erano scappati via per studiare o lavorare a tornare in Calabria, e questo è un bene. Perché qui, al Sud in generale, abbiamo migliaia di risorse da sfruttare per poterci vivere e un sacco di settori lavorativi vuoti da riempire. Questo è uno dei motivi che ha spinto anche me a restare. Cosa fai quando non te ne vai in giro facendo documentari sulla tua terra? VC: Mi occupo di videoproduzioni, lavoro in uno studio a Locri insieme ad altri due cineasti, tornati anche loro dal Nord (Asimmetrici Videoproduzioni), cercando di campare con quello che sappiamo fare meglio. La videoproduzione nel Sud Italia è ancora abbastanza vergine, un settore da potenziare. E noi stiamo cercando di farlo. Spaziamo dai video matrimoniali, ai videoclip musicali, agli spot pubblicitari, ai booktrailer. Poi nel tempo libero ci dedichiamo al cinema. Collaboriamo spesso con produzioni che vengono da fuori, ad esempio per location e casting.

GGGiovani - Ragazzi di Locri

VC: Come ciliegina sulla torta, arriva anche Wenders. Non sapevo se essere invidioso o lusingato. D’altronde viene a fare un film sul mio stesso soggetto. Invece è una bella esperienza, molto formativa. I riacesi non sapevano chi fosse, per loro era solo uno dei tanti. Poi lo hanno capito a poco a poco e si sono inorgogliti, giustamente. La mia collaborazione è consistita nell’occuparmi dei bambini immigrati protagonisti, visto che di me già si fidavano. Wenders è stato molto umile, nonostante la fama di cui gode; ha addirittura modificato il copione in progress per far entrare più realtà in un soggetto nato come fiction. Hai mai partecipato a qualche festival o a qualche concorso di cinema indipendente? VC: I miei primi due lavori (il documentario sui ragazzi di Locri e il documentario La guerra di Mario) hanno partecipato a festival nazionali e non, ottenendo un buon riscontro, e anche dei premi. Il Paese dei Bronzi è stato in corsa ai David di Donatello, in concorso al festival Docucity di Milano e al ViaEmilia DocFest di Reggio Emilia.

La guerra di Mario

di Gianpiero Caldarella www.emmeppi.tumblr.com www.mp-vignacce-e-fumetti.blogspot.it www.mamma.am/nicola www.mamma.am/governoladro

rivoluzione a cui stavo assistendo: in Italia stava iniziando la stagione dei respingimenti, qui invece gli si dava un’alternativa di vita. Inizio a fare amicizia coi riacesi e coi migranti. Iniziamo a giocare a calcetto, a seguire le partite nei bar. Nei sei mesi in cui rimango a Riace vedo passare un centinaio tra giornalisti e fotografi da tutto il mondo, e una decina di documentaristi: tutto ciò per via dei respingimenti e anche per le intimidazioni mafiose subite da Mimmo. Restavano alcuni giorni e sparivano. Il mio obiettivo invece è stato chiaro e semplice sin dall’inizio: nessuna intervista, concentrarsi sul presente e non sul passato, fare un doc su Riace intera e non solo sugli immigrati. Forse anche per questo riacesi e immigrati mi hanno accettato più facilmente. Tra di loro prendevano spesso in giro i giornalisti per la ripetitività delle domande che gli facevano. È incredibile la sofferenza dei riacesi di fronte al tema dei bronzi: si sono sentiti defraudati quando glieli hanno portati via. In quasi tutte le case e nei bar ce n’è una foto. Nella scuola li studiano. Mentre Mimmo continua a sostenere la casualità di quel fatto, confrontandolo con la volontà di quest’altro, l’accoglienza, voluta e strutturata volontariamente dai riacesi. Ha ragione lui. Così, nel decidere il titolo, mi sono ritrovato di fronte a un sacco di belle parole, un sacco di belle motivazioni, un sacco di belle cose che ci sono a Riace: invece ho voluto scegliere provocatoriamente proprio questo, per sottolineare ciò che a Riace non c’è, e che invece lo ha reso famoso nel mondo: proprio ciò che non ha...

Che ne è stato del tuo progetto su quella che definivi la “vergogna” del Sud Italia, l’autostrada Salerno/Reggio Calabria? Pensi non sia più necessario parlarne? VC: Tutti i giorni penso che sia necessario parlarne, ma il tempo da dedicare ai miei lavori cinematografici è sempre minore e un doc del genere richiederebbe uno sforzo produttivo enorme, vista l’importanza storica del soggetto. Ma è sempre nella mia lista di cose da fare...

Cosa prendi e cosa butti del cinema italiano? VC: Del cinema italiano butto i miliardi spesi per le commedie natalizie e i film giovanili idioti che hanno la capacità, come la tv, di farci regredire mentalmente. Invece mi interessa quel cinema che cerca di raccontarci, che si sforza, senza una lira, di raccontare ogni buco di questo Paese e che ormai, fortunatamente, è diffusissimo. Pensi che il mondo del Cinema così come lo conosciamo oggi possa cambiare e magari migliorare in futuro? VC: Il cinema è una risorsa preziosissima da tutelare, perché ci offre un punto di vista diverso e meno distratto a differenza degli altri media. Stanno nascendo autori che vogliono raccontare e raccontarsi giorno dopo giorno e questo è un bene per contrastare la moda dei cine-panettoni e delle fiction che servono solo a bloccare i cervelli. Qual è il tuo sogno nel cassetto? VC: Non c’è uno in particolare. Vorrei solo, ogni tanto, potermi esprimere col mezzo che mi sono scelto, cioè il cinema.

di Marta Ragusa e Giacomo Sferlazzo vimeo.com/user7533483 www.cinemaitaliano.info/pers/021246/ vincenzo-caricari.html


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SuccoAcido LFTV .:. V13

MARCH APRIL 2013, No. 2, SUCCOACIDO

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Interview à Arlon (Belgique) Décembre 2012 à propos du nouvel album “TRAQUEUR” par Jacopo Andreini, sans poser de questions... Nico: Nous sommes en tournée avec L’ER et ER, pour 7 dates et on fait la tournée de la sortie de l’album depuis le 12 octobre, deuxième album.

on est uniquement concentrés sur la musique, c’est des détails à la con mais... il n’y a pas d’horaires on pouvait enregistrer quand est-ce qu’on voulait...

Olivier: Je peux même rajouter qu’on a enregistré avec Steve Albini à Chicago. Il est arrivé avec une combine de garagiste, il a dit bonjour, il nous a installé des micros, on a joué, il a enregistré, c’était génial, il a mixé, et voilà, on était au top.

Laurent: … c’est midi-minuit...

Nico: Au depart on devait pas mixer chez Albini, on devait mixer avec notre ingé-son en France, et puis il s’est averé qu’il c’est passé tellement vite et tellement bien que au final c’est un peu lui qui c’est proposé pour mixer l’album, il nous restaient trois ou quatre jours de studio... Lucien: Il n’y a pas de trucs, de tour de magie, c’est juste qu’il fait les choses bien, il arrive, il met les micros, toi tu joue un morceau, puis après tu va l’écouter en cabine, la question c’est... toi tu fais déjà ton son, le group, en acoustique, et si ça te va c’est cool, après lui il t’enregistre un petit bout, puis tu vas écouter, et en gros il te demande “est-ce que ce que tu entends dans les enceintes, ce que je viens d’enregistrer, est-ce que ça sonne comme ce que vous avez en bas, est-ce que c’est ce que vous voulez?” Si tu lui dis “moi en bas à l’ampli je suis content de mon son, à la batterie je suis content de mon son” mais dans les enceintes tu ne le retrouve pas, il dit “touche rien, c’est moi qui va re-bouger les micros”

Nico: La première chose qui nous a dit quand on l’a rencontré, il nous a dit qu’il n’était pas producteur mais qu’il était ingénieur du son. En fait c’est une grosse différence, et je pense qu’il y a pas mal de groups qui font l’amalgame, et du coup, de toute façon notre son on l’a, et pendant les prises il est très effacé, il ne prends pas parti pris du tout, il reste très distant... si on valide la prise on passe à autre chose, si on ne valide pas il demande pourquoi et il est super pertinente par rapport aux réponses qu’on donne. Et c’est plus pendant le mixage qu’il s’envestit plus, c’est là qu’on voit qu’il est un mec qui à une oreille, plus une sensibilité, plus un savoir faire de dingue, quoi. Olivier: Je ne parle pas pour tout le monde, mais déjà c’est la référence pour nous. Déjà Chicago c’est quand même une ville hallucinante, en plus être aux Electrical Studio avec Steve Albini ça rajoute encore de l’exceptionnel, et puis de partir... ce n’est pas seulement d’être à Chicago, on aurait pu partir en vacance avec nos amies respectives, nos copines... c’est d’y aller en group, de vivre ça ensemble, d’être finalement dans un confort, parce que le confort ça aurait été de rester ici entre français, entre les choses qu’on connait... Laurent: bonne pression qu’on s’est mise... Olivier: au même temps en étant complètement à l’aise pendant les enregistrements Nico: en fait il arrive vraiment à mettre à l’aise, plein de détails mais... on arrive, on est chez nous,

Nico: oui, voilà, c’est très flexible, on pouvait fumer partout dans le studio, chose que en France c’est impossible, plein de petit détails comme ça qui font que du coup on est là uniquement que pour la musique. On dormait sur place, on mangeait sur place.... Olivier: oui, surtout c’est ça, qu’on partageait la vie avec lui, parce que quand on finissait les prises le soir à minuit ou une heure, peu importe, quand on avait fini ce qu’on avait à

gars” et des fois il est derrière son truc et le petit battement de pied, le petit machin, le petit regard et tout voilà c’était cool... il n’est pas là pour juger, pour dire si c’était bien ou pas, ce n’est pas son rôle mais bon c’est un musicien, c’est un amateur de musique quoi qu’il arrive donc, le moindre petit signe qui disait que il y avait un petit truc qu’il pouvait accrocher, on était fous quoi... Pour revenir à l’enregistrement, pas pour l’aspect technique mais, il a quand même quelque tour de magie quoi, parce que il y a des petit détails... il a passé, je ne sais pas le système, sur une vieille cassette où il avait enregistré des choses dessus, des trucs à lui, fin je ne sais pas ce qu’il y avait, et il a eu une idée, il voulait mettre de la disto sur la

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faire, au lieu d’aller se faire son truc il était avec nous sur le canapé on regardait la télé avec lui... On fait la prise du morceau, tout ça, on monte dans la cabine d’écoute, et nous on était attentif à... quoi qu’on en dit, on regardait tout ce qu’il faisait de toute façon, on comprenait rien mais on regardait tout, et nous on regardait, et les petits moments où il était derrière sa table et il bougeait la tête, tu te dis “waah cool”. Voilà il n’est pas très expressif, il n’est pas ”wow les

© Vanessa Chambard

Nico: … un truc qui ralenti.. Olivier: … ça fait un son un peu irréel... et c’est la première fois que ça lui arrive, il disait “en 20 ans d’enregistrement” que ça lui arrivait quoi. Et il a éclaté en fou rire... Lucien: ...le truc c’est arrivé à la prise, quand on a enregistré, et c’est rearrivé au même moment au même endroit sur la prise master, sur l’autre bande, le dernier coup du morceau, PAF le bout de la bande qui saute, et donc ça grave le moment où... tu as le son de la bande que “swuish”, et donc quand on a fait le mix on a regravé sur la bande master et ça a re-sauté au même endroit donc ça faisait un effet super. C’est marrant, tu te surprends, tu te balade dans le studio il y a les bandes, tu sais c’est comme des boites d’archive, tu as les bandes de Shellac, Neurosis, qui trainent, là tu te dis “putain”, là si tu n’as pas assez de trucs pour te le rappeler... c’est con car tu es avec Albini et tout mais il te met à l’aise... Jacques Narcy © Leny Lefebvre

batterie sur une fin de morceau, on ne savait pas comment finir un morceau réellement, on avait une fin mais toute con quoi, et lui il réfléchissait tout ça et puis il sorte une cassette, il a passé la batterie par une cassette, il a fait tout saturer, il a essayé, il n’avait pas fait “tiens je vais essayer ça” et après ça a rendu un truc magnifique... Puis deux trois autres anecdotes: on finit la mesure sur les bandes et à la fine de la bande ça correspond à la fin du morceau, pil poil, et ça a fait une espèce de..

Olivier: [A Chicago il y a] des supermarchés où il y a que des vinyls, on pourrait y passer une semaine dedans... des mecs qui jouent du blues dans la rue, à tout le coins de rue, et ils attrapent le mec d’ici qui se la pete “oui je fais du rock, du blues” et là le moindre gars avec son ampli 1Watt et demi avec des mauvaises guitares et c’est BBKing à tous les coins de rue quoi... voilà c’est le paradis, quoi... moi perso j’ai eu du mal à redescendre en effet, j’y suis encore un peu la bas, je suis rentré chez moi dans les sud et j’ai dit “on est vraiment des cons ici”, il n’y a rien, c’est pauvre.... ça conforte dans notre idée qu’il ne faut pas lâcher, il faut faire ce qu’on as envie de faire, le faire jusqu’au bout, c’est à dire... j’ai fait une petit discussion avec François , du coup, moi je n’achèterais jamais un Pod, et pour ça Albini il m’a conforté dans cette idée là quoi. C’est vrai que coté pratique et tout ça, je chambre un peu, mais ça donne plus envie d’avoir des instruments encore plus lourds, encore plus chiants à transporter, parce que c’est comme ça. On a fait ça pour que ça marche, on se disait si on mettait “Steve Albini” en gros sur la pochette, et ben peut être qu’il y aurait des mecs qui nous vont faire jouer Jacopo: et vous avez mis Steve Albini sur la pochette? Olivier: Non! Nico: le concept de la longévité, de se dire “on a eu des périodes de merde, la période où on était à Chicago c’était mortelle, l’année d’après on n’a pas fait grand chose car il s’est passé ce qu’il s’est passé”... là on repart en tournée, voilà... mois je pense ce qui prime, dans tous les groups que j’aime et je respecte, c’est la longévité du truc. di Jacopo Andreini www.v13theband.bandcamp.com video interview on SuccoAcido Lo Fi TV www.youtube.com/succoacidotv

Theatre .:. reviews JSB - Come Bach

Lavoro Nero Teatro e Teatro Coppola

Johann Sebastian Bach era un uomo. Dopo secoli, ascoltando la sua musica, potremmo confonderci e considerarlo un essere superiore che con poteri superiori ci abbia donato composizioni perfette. Era un musicista, sì, ma prima ancora era un uomo. JSB – Come Bach, la nuova e prima produzione che Lavoro Nero Teatro ha realizzato insieme al Teatro Coppola, nasce proprio da questo assunto. Bach viene raccontato come padre di numerosi figli, come marito innamorato, come bambino di origini modeste costretto a percorrere a piedi centinaia di chilometri per potersi istruire come desidera. Un racconto accorato, scandito da intervalli musicali che guidano lentamente lo spettatore verso quello che fu il mondo del compositore tedesco. Un’unica voce narrante, delicata e mai enfatica: quella di Cristiano Nocera, appollaiato sopra una colonna di marmo commemorativa. Ma l’uomo Bach, a poco a poco, getterà la sua parrucca settecentesca, la sua giacca elegante e ogni ornamento, scenderà dal piedistallo in cui la storia lo ha relegato per calarsi nella vita quotidiana, nelle ore di insod-

JSB Come Bach - Johanne Maitre e Cristiano Nocera © Dimitri Di Noto

disfazione per ruoli professionali di cui presto si stanca, nelle ore di gioia trascorse con i figli nati come fiori, nelle ore di dolore per la morte dell’amatissima moglie Barbara. I musicisti sono sul palco, accanto all’attore, e fanno da contrappunto al racconto in maniera equilibrata e naturale come forse la compagna musica ai suoi tempi seguiva e, nello stesso tempo determinava, i passi dell’uomo Bach: sono Johanne Maitre ai flauti e all’oboe (ma anche brevemente nel ruolo di Barbara), Enrico Sorbello al violoncello ed JSB Come Bach - Johanne Maitre © Dimitri Di Noto

Enrico Dibennardo al clavicembalo. Il repertorio musicale è abbastanza vario anche se, per i brani strumentalmente più complessi, i musicisti hanno dovuto affidarsi agli arrangiamenti, sostituendo gli assolo di violino, i secondi flauti e gli organi da

sonia. Il suo sogno, che realizzerà alla corte del principe Leopoldo a Cöthen, sarà quello di diventare Kapellmeister e dirigere quindi un’intera orchestra. Quella a cui il principe aveva dato vita assumendo i musicisti che Federico Guglielmo I di Prussia, preferendo investire in esercito e armi, aveva licenziato. È così che il racconto delle avventure musicali di Bach diventa uno spunto per denunciare lo scandalo attuale degli investimenti spropositati che gli Stati, Italia compresa, dedicano agli armamenti piuttosto che alla cultura, dimostrando che la stoltezza dei potenti ha radici ben profonde ma dimostrando anche che il genio di Bach e le sue composizioni tra le più belle furono possibili anche grazie all’illuminazione dei pochi che compresero l’importanza e il valore delle sue imprese musicali. Attraverso una modesta iperbole, attori e musicisti si ritrovano sul palcoscenico del tempo presente, “come Bach”. Ognuno di loro con un nome, una data di nascita e una capacità artistica da difendere con i denti poiché “mediocrità e violenza conducono inevitabilmente all’oblio. Solo cultura ed eccellenza quando s’incontrano, creano l’immortale”.

se viene liberata da qualsiasi tipo di orpello, un corpo di fronte a un pubblico, come nella messa in scena della compagnia milanese PhoebeZeitgeist che da diversi anni esplora in profondità e con devozione la drammaturgia dell’autore franco-argentino. La Terra è esplosa, Loretta è su un’astronave e deve adempiere una missione importantissima: portare l’oro su un altro pianeta prima che altri esseri dello spazio la derubino del suo tesoro. L’astronave non è altro che un triangolo argentato e lo stesso corpo di Loretta che in esso freneticamente si muove si colora d’argento luccicante riportandoci a un immaginario glittering alla David Bowie. La bravissima Margherita Ortolani è sola ma parla in continuazione rivolgendosi telefo-

@ Teatro Coppola, Catania di Marta Ragusa www.lavoroneroteatro.com

Johanne Maitre e Enrico Sorbello © Dimitri Di Noto

chiesa con i quattro strumenti a loro disposizione. Così, tra una partita per flauto in la minore e una sonata in sol maggiore, seguiamo il piccolo Bach ribellarsi silenziosamente al fratello che lo costringe al violino e che non gli permette di leggere gli spartiti per organo, lo strumento a cui Johann Sebastian sarà particolarmente devoto e che andrà spesso ad ascoltare nella Catharinenkirche di Amburgo, suonato dal maestro Johann Adam Reincken da cui anni dopo riceverà lodi emozionate. La sua instancabile curiosità lo condurrà a non accontentarsi di un posto come organista ad Arnstadt e nemmeno, successivamente, al ruolo di organista e maestro di concerto presso la corte ducale di Weimar dove lavorerà sotto la protezione del principe Johann Ernst di Sas-

Loretta Strong PhoebeZeitgeist Teatro

Era il 30 maggio del 1974 quando Loretta Strong, l’infinita creatura di Raul Dalmonte, in arte Copi, debuttò al Théâtre de la Gaïté Montparnasse, a Parigi. In scena lo stesso Copi interamente vestito di giallo e poi completamente nudo dipinto di verde meno il pene dipinto di rosso. Un essere umano o animale? Un uomo o una donna? Loretta fin dai suoi esordi si presta alle interpretazioni più svariate, l’essenza stessa di Loretta è ibrida, mobile, schizofrenica. Dopo 40 anni, la versatilità scenica di Loretta non perde la sua forza intrinseca, anzi ci appare sempre attuale e necessaria. Soprattutto

Loretta © Alessandra Catella

nicamente a una fantomatica Linda, la sua migliore amica, paventando l’arrivo di extraterrestri, venusiani o uomini scimmia della stella polare. È sola ma ogni oggetto o essere evocato, dal frigorifero alla miriade di topi dai quali si farà penetrare e con i quali concepirà altri topi, sembrano prendere magicamente forma attraverso le musiche e i suoni sapientemente costruiti da Giovanni Isgrò e le parole ripetitive e assillanti della protagonista, parole che perdono di vista il senso razionale per abbandonarsi al potere della visione. L’avventura di Loretta è un trip psichedelico? Alla fine della rappresentazione sento qualcuno mormorare: ma, secondo te, di che droga si faceva? In realtà Loretta

Strong è molto meno di una visione allucinata o surreale. È l’avventura di chi entra in scena e decide di interpretare una parte e di dedicarsi totalmente a quella, assoggettando il proprio corpo alle richieste più pazze del palcoscenico, dando forma ai personaggi più disparati ai quali noi crediamo, in quanto pubblico fedele, decidendo di entrare anche noi dentro quell’astronave luccicante. Finché lo spettacolo non finisce, nonostante l’oro non sia giunto a destinazione (o forse sì?). Dopo essere più volte esplosa ed essersi più volte ricomposta, Loretta ci saluta (saluta se stessa) e, stremata, annuncia la fine del suo e del nostro viaggio. “Esco”. @Teatro Garibaldi Aperto, Palermo di Marta Ragusa www.pzteatro.org


Agenda .:. march/april 2013

SUCCOACIDO, No. 2, MARCH APRIL 2013 Krems 02/03/2013 <> 01/04/2013 Imago Dei Regardless of all confessional, spiritual and cultural differences the festival Imago Dei - Music at Easter - reflects the wonderfully diverse possibilities we connect with this bright time of the year. www.klangraum.at Telese Terme (BN) 12/04/2013 <> 20/04/2013 ArTelesia Film Festival Il festival è arrivato alla sua VI edizione caratterizzandosi per la sua unicità come il più importante evento del territorio, uno dei più rilevanti della Campania, e uno dei più apprezzati Festival dedicati al cortometraggio favorendo il tema sociale. www.artelesiafestival.it Perugia 24/04/2013 <> 28/04/2013 Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia Un evento nato dal basso, aperto alle “incursioni” degli utenti, un evento unico dove i protagonisti dell’informazione provenienti da tutto il mondo si incontrano con i cittadini, i lettori, gli studenti, i professionisti, in un flusso continuo di idee, scambi, confronti. www.festivaldelgiornalismo.com Roma 04/04/2013 <> 07/04/2013 Romics Torna il Romics, la 13a grande rassegna internazionale sul fumetto, l’animazione, i games, l’entertainment organizzata dalla Fiera di Roma e da I Castelli Animati – Festival Internazionale del Cinema di Animazione. www.fantasysquare.it France 18/03/2013 <> 24/03/2013 L’Effet Scènes l’association des Scènes nationales organise L’Effet scènes / 200 plateaux pour la création, pour mieux comprendre comment vit et se réinvente le spectacle vivant, comment naissent de nouvelles esthétiques et se déploient de nouveaux talents: plus de 500 spectacles, rencontres, expositions sont proposés dans 68 salles du réseau, ainsi qu’une programmation cinéma consacrée aux premiers films. www.scenes-nationales.fr Sofia 07/03/2013 <> 17/03/2013 Sofia International Film Festival What started as a thematic music film festival, went through 15 previous editions to become the cinema event of the year, bringing the current world cinema trends to the domestic viewers in Bulgaria and the latest in Bulgarian cinema to the rest of the world. www.siff.bg Compiègne 05/03/2013 <> 26/03/2013 Festival Les Composites Ce festival curieux des courants actuels entièrement dédié au dialogue des arts (arts de la scène, arts visuels et arts numériques) en est déjà à sa 16e édition. À sa création, en 1998, Les Composites étaient l’un des premiers rendez-vous du genre. www.espacejeanlegendre.com/composites.aspx Stockholm 26/04/2013 <> 28/04/2013 Stockholm International Comics Festival This year’s festival theme is “escapism”, focusing on genres such as adventure, fantasy, horror, science fiction, superheroes and surrealism – and the wave of escapist and epic comics that has made its mark on the Swedish comics scene in recent years. en.kulturhuset.stockholm.se/Undersidor/TheStockholm-International-Comics-Festival-2013 Mons - Maubeuge 14/03/2013 <> 24/03/2013 Festival International VIA Focus théâtre/fr est un projet collectif imaginé et réalisé par le Manège Maubeuge-Mons, l’Institut Français et l’Onda dans le cadre du Festival Via. Cette manifestation entièrement dédiée au théâtre s’attache à rendre compte de la vitalité et de la diversité des créations réalisées par de jeunes artistes français et belges francophones. www.lemanege.com Berlin 15/03/2013 <> 24/03/2013 MaertzMusic 2013 Die 12. Ausgabe von MaerzMusik − Festival für aktuelle Musik der Berliner Festspiele verfolgt drei spannungsvolle, auch miteinander verflochtene thematische Stränge, die mit den Stichworten Schlagwerke, Minidrama – Monodrama – Melodrama und [Um]Brüche: Türkei – Levante – Maghreb umschrieben sind. www.berlinerfestspiele.de Roma 14/03/2013 <> 17/03/2013 Libri come. Festa del Libro e della Lettura Il tema della quarta edizione sarà l’Europa. Inoltre verrà presentato uno speciale focus sulla Grecia, la cui antica tradizione letteraria è ben nota ma di cui sono ancora poco noti gli scrittori nuovi che ne raccontano le recenti contraddizioni. www.auditorium.com/eventi/5423662 Paris – Pantin – Montreuil 11/04/2013 <> 21/04/2013 Festival Sonic Protest Cette année, le festival propose sur 10 jours près de 30 concerts, 5 jours d’expositions et 4 évènements en entrée libre. Un panorama subjectif mais non exhaustif des musiques expérimentales et des pratiques plastiques qui y sont associées. sonicprotest.com Bristol 09/03/2013 <> 14/05/2013 Filmic 2013 After the symphonic success of last year’s inaugural festival, Filmic is back with another brilliant line-up of film, music, talks, and special events throughout March, April and May. www.watershed.co.uk

Mulhouse 04/04/2013 <> 30/04/2013 Avril 2013 à la Filature Au programme, du théâtre avec la création Tout va bien en Amérique de Benoît Delbecq et David Lescot, Ma Cabane de Gaël Chaillat et Ramona Poenaru et le spectacle de marionnettes Pygmalion miniature / Actéon miniature par Renaud Herbin. Mais aussi le concert jazz – pop-rock La face cachée de la lune par Thierry Balasse. Sans oublier, l’exposition Walter Niedermayr, Appearances de Walter Niedermayr. www.lafilature.org Montpellier 06/04/2013 <> 13/04/2013 Festival de théâtre documentaire Hybrides 5 La compagnie Adesso e sempre organise le festival Hybrides, tourné vers les nouvelles écritures du spectacle vivant, où se cotoient théâtre, danse, vidéo, musique, cirque, art contemporain. En collaboration avec le Théâtre Jean Vilar de la Ville de Montpellier, la Chapelle Gély, Kawenga, le Domaine d’O, l’École nationale supérieure d’art dramatique, le CROUS de Montpellier, l’Université Montpellier 2, le Cinéma Diagonal, la Maison pour tous Léo Lagrange, l’association Les 4 chemins, la Laiterie. www.hybrides.over-blog.com Manchester 21/03/2013 <> 24/03/2013 Future Everything FutureEverything presents the Summit of Ideas & Digital Invention, a one-off event that has been designed to showcase a wide range of digital innovation projects from international artists and developers as well as hosting our annual conference. www.futureeverything.org Milano 15/03/2013 <> 17/03/2013 Cartoomics – XX Salone del Fumetto Cartoomics, lo storico salone milanese dedicato ai fantastici mondi del Fumetto, dei Cartoons, dei Cosplay, della Fantascienza, del Fantasy e del Collezionismo, compie vent’anni. Per festeggiare la ricorrenza in grande stile, grazie anche agli spazi della nuova location in Fieramilano a Rho, sotto la guida del direttore artistico Filippo Mazzarella, è stato approntato un ricchissimo programma di eventi, mostre, incontri, sfilate, proiezioni e anteprime con ospiti d’eccezione e tante sorprese. www.cartoomics.it Bergamo 09/03/2013 <> 17/03/2013 Bergamo Film Meeting Accanto alla Mostra Concorso, il Festival propone “Visti da vicino”, sezione dedicata al documentario; la personale del regista francese Robert Guédiguian; “Cantiere Europa”, percorso di 7 film sui temi più caldi del nostro continente e una selezione di corti delle scuole di cinema europee; “Falso d’Autore” con capolavori di Losey, Mankiewicz, Clément, Hawks, Welles e Hitchcock; un omaggio ad Alec Guinness; l’inaugurazione di Bergamo Jazz; una mostra dei disegni preparatori del film d’animazione di Andrea Aste “L’alchimista” insieme ad anteprime, cult movies, classici restaurati e incontri con gli autori. www.bergamofilmmeeting.it Middlesbrough 01/03/2013 <> 01/07/2013 John Gerrard The first UK showing of two recent works by Gerrard consolidates his reputation as one of the most innovative artists working today. Cuban School (Community 5th of October) 2010 and Cuban School (Sancti Spiritu) 2011 are meticulous slow-moving virtual portraits of schools constructed in the 1960’s Cuban countryside that are now decaying functional ruins. www.visitmima.com London 06/03/2013 <> 17/03/2013 Pioneers of Electronic Music Uncovering the mavericks, machines, heroes and heroines that helped shape modern music. www.nonclassical.co.uk Málaga 20/04/2013 <> 27/04/2013 Festival de Málaga El Festival es la gran fiesta del cine español, pero también un hecho cultural del máximo nivel y como tal ha de armarse desde la cultura y la participación de los malagueños. Para ello, el cine nos ofrece múltiples referencias que pueden servir de inspiración a otras formas creativas y artísticas. www.festivaldemalaga.com Brescia 21/03/2013 <> 24/03/2013 Luoghi Comuni Festival 2013 Quest’anno Luoghi Comuni Festival incontra Brescia, confermando le sue caratteristiche di festival itinerante dedicato alle arti dal vivo (teatro, danza, performance), che tocca le province lombarde dove operano le realtà del progetto Etre, concentrandosi ogni volta su una città chiave del panorama regionale. www.luoghicomunifestival.com

Torino 23/03/2013 <> 31/05/2013 Emily Jacir – Selections from ex libris Installation with a selection of works from the exhibition Commissioned and produced by dOCUMENTA (13). Installation with photographs taken by cell phone over the course of many visits at the Jewish National Library Jerusalem. The books belong to Palestinian homes, libraries, and institutions, that were looted by Israel in 1948. www.albertopeola.com Genève 28/03/2013 <> 31/03/2013 Electron – Festival des cultures électroniques de Genève Dès le début, le festival Electron s’est positionné en marge des mouvances commerciales, privilégiant la qualité à la popularité, les postulats visionnaires aux dictacts préétablis, les chemins de traverse inattendus aux auto- routes linéaires et sans surprise. www.electronfestival.ch Bruxelles 07/03/2013 <> 11/03/2013 Foire du Livre de Bruxelles Un thème: Ecrits Meurtriers. Un pays à l’honneur: L’Espagne. La Foire du Livre en 2013 rénove ses quartiers BD et offre aux visiteurs la possibilité de découvrir les univers de la BD sous une forme inédite: L’IMAGINARIUM BD. www.flb.be The Hague 21/03/2013 <> 27/03/2013 Movies That Matter Festival 2013 The Movies that Matter Festival is the Netherlands’ main platform for engaged cinema, with dozens of documentaries and movies of inspired film makers being screened every year. Films that stir the debate about human rights, human dignity and situations where these are at stake. The films often have their first and final screening at the festival. www.moviesthatmatter.nl Busto Arsizio 13/04/2013 <> 20/04/2013 Busto Arsizio Film Festival Al via la XI edizione del Busto Arsizio Film Festival. www.baff.it Trento 01/02/2013 <> 31/03/2013 White - Christian Fogarolli In this work, Christian Fogarolli - interested from the very beginning of his career in questions challenging the essence of the identity dimension – explores the archive of an Italian psychiatric institution. www.arteboccanera.com London 20/03/2013 <> 24/03/2013 London Ear – Festival of Contemporary Music As well as presenting concerts of music by established, emerging and undiscovered composers, the festival will host a major international composers’ competition, and offers opportunities for advanced young performers. www.londonearfestival.co.uk Salford 21/03/2013 <> 24/03/2013 Salford Sonic Fusion Festival Salford Sonic Fusion Festival celebrates cutting-edge international explorations in contemporary music from across the globe and blurs the boundaries between avant-garde classical, experimental electronic popular and improvised music. www.salford.ac.uk Köln 06/03/2013 <> 16/03/2013 lit.COLOGNE 206 Veranstaltungen an elf Festivaltagen, davon 103 Veranstaltungen im Erwachsenenprogramm, 103 Veranstaltungen für Kinder und Jugendliche, darunter 73 Klassebuchlesungen – das ist die lit.COLOGNE 2013 in Kurzform. www.litcologne.de Bucarest 15/04/2013 <> 21/04/2013 Festivalul International de film Bucuresti Conceived as a festival focused on art house cinema, which encourages fresh cinematic currents and perspectives, which discovers new talents and promotes young filmmakers already known both domestically and internationally, Bucharest International Film Festival continues the tradition and organizes a feature competition. www.b-est.ro Milano 20/03/2013 <> 24/03/2013 Uovo Performing Arts Festival 11 spettacoli, 7 prime nazionali, 50 artisti, 8 paesi di provenienza: Francia, Svizzera, Argentina, Stati Uniti, Portogallo, Croazia, Svezia, Italia. www.uovoproject.it

London 01/03/2013 <> 03/03/2013 Art13 Performances Programmed across the three public days of the Art13 London, and taking place on the hour, the dedicated booth will showcase 11 performances by international artists, representing the range of contemporary performance art being produced today. artfairslondon.com

Torun 22/03/2013 <> 23/03/2013 CoCArt Music Festival Unique in this part of Europe, the festival aims to integrate the latest trends in the field of contemporary music avantgarde with visual multimedia art projects. It’s a real celebration of electronic and electroacoustic music, gathering artists from all over the world. csw.torun.pl/activities/festivals/5.-cocart-musicfestival

Wolfsburg 02/04/2013 <> 05/05/2013 Movimentos Die 11. Movimentos Festwochen sind dem Thema „Toleranz“ gewidmet. Zunehmende Mobilität, Migration und sozialer Wandel bestimmen heute unseren Alltag und unser Zusammenleben. Wo Menschen aus verschiedenen Kulturen mit verschiedenen Meinungen und Überzeugungen zusammentreffen, wird Toleranz zu einer „Tugend, die den Frieden ermöglicht“, wie es in einer Schrift der UNESCO über die Prinzipien der Toleranz heißt. www.movimentos.de

València 26/04/2013 <> 28/04/2013 3er Festival Cabanyal Íntim El 3er Festival Cabanyal Íntim gira en torn a la «Celebració de la vida». L›autogestió ha sigut el model de finançament del Cabanyal Íntim. Un festival que aposta per la cultura al marge del poder i les seues deficitàries polítiques culturals. El equip de Cabanyal Íntim ha fet un projecte a la plataforma de micromecenatge Verkami, per poder autofinançar el Festival un any més. cabanyalintim.blogspot.com.es

London 26/02/2013 <> 29/06/2013 Blue Elephant Spring Season The Blue Elephant Theatre announces its Spring season, showcasing collaborative and ensemble work. Lazarus Theatre Company opens the season with a visceral production of Greek tragedy Oedipus, followed by Glass-Eye Theatre’s new work No Man’s Land. Little Soldier Productions present their absurd physical comedy, You and Me, as well as their newer show, The Knight of the Sorrowful Figure. Joon Dance invites the audience closer to the action, presenting a series of short dance pieces with rules about applauding. The Nightmare Dreamer, by Tattooed Potato, completes this exciting season of new and imaginative work. www.blueelephanttheatre.co.uk Napoli 25/04/2013 <> 28/04/2013 Comicon – Salone Internazionale del Fumetto Per la quindicesima edizione di Napoli COMICON, sempre in abbinata con GAMECON, tutta la sezione della Mostra Mercato, insieme agli appuntamenti principali del Festival, avrà luogo nei funzionali spazi della Mostra d’Oltremare, mentre le altre attività culturali saranno diffuse nelle altre sedi della Città di Napoli. www.comicon.it Berlin 05/04/2013 <> 06/04/2013 Denovali Swingfest Focused on experimental music the lineup offers a wonderful opportunity to discover a wide range of international denovali artists live and is rounded off by various renowned non-label guest artists. denovali.com Glasgow 05/04/2013 <> 07/04/2013 Counterflows Counterflows is back for 2013 with a fizzing line-up of artists. Peter Brotzmann, Loren Connors, Jandek, Kan Mikami are just some of the familiar names but there will be new names like Jarse from Finland and Rie Nakajima and local travellers like Hector Bizerk, Gareth Dickson and Richard Youngs There will be a new commission by Lina Lapelyte called Candy Shop looking at the dark disturbing mysogynist language in some hip hop. blog.counterflows.com Cremona 02/02/2013 14/04/2013 Matteo Giacagnovo Partendo dall’assunto aristotelico che ”non c’è realtà della natura che, per quanto umile, non implichi qualcosa di meraviglioso e di divino”, Giagnacovo compone un vero e proprio bestiario contemporaneo, una raccolta di immagini frutto di un’attenta meditazione sulla Natura. www.galleriainterno18.it Barcelona 02/03/2013 <> 21/04/2013 Dan Dan Dansa 2013 En la programación del Mercat de les Flors, una selección de espectáculos de diferentes temáticas para un público de todas las edades. www.mercatflors.cat Lisboa 18/04/2013 <> 28/04/2013 IndieLisboa ‘13 A programação caracteriza-se pela apresentação de longas e curtas metragens, obras de ficção, filmes de animação, experimentais e documentários. Tem como objectivo principal a promoção e divulgação de obras e autores nacionais e estrangeiros ao Público em geral e aos profissionais do sector. www.indielisboa.com Trento 28/03/2013 <> 31/05/2013 Federico Lanaro - RMX Una serie di lavori inediti che rimettono in ordine i principali filoni della sua ricerca artistica, ma aprono contemporaneamente altre strade. “Remix” per sottolineare con un titolo ripreso dalla musica elettronica, che si tratta di un generale ripensamento del lavoro senza forzature, lasciando intatte le linee di ricerca e anche il nomadismo linguistico che va dalla pittura alla scultura. www.studioraffaelli.com Amsterdam 08/04/2013 <> 17/04/2013 Imagine Film Festival Imagine has, in more than a quarter of a century, grown into a mature ‘player’ on the festival circuit. As a member of the EFFFF (European Fantastic Film Festivals Federation) it promotes European fantastic cinema through the Méliès competition for both feature length and short films. www.imaginefilmfestival.nl London 11/04/2013 <> 22/04/2013 London Independent Film Festival The London Independent Film Festival is committed to the independent filmmaker, giving special attention to films by first- and secondtime directors, films shot with budgets under £100,000, and quality films that, for whatever reason, are unlikely to receive distribution through other channels. www.londonindependent.org London 11/04/2013 <> 21/03/2013 RedSonic RedSonic is an annual festival dedicated to exhibiting sound as an artistic medium and encouraging an active listening experience. The ten-day festival includes live performances, exhibitions, presentations, workshops and lectures by major artists and acknowledged practitioners in the field of sound. redsonic.co.uk Luzern 16/03/2013 <> 24/03/2013 Fumetto Every spring, the Fumetto Comix Festival presents the art of comics from the avant-garde and independent scene. With its competitions and interdisciplinary projects this event has become a European trendsetter. www.fumetto.ch

London 02/03/2013 <> 01/09/2013 Yinka Shonibare, MBE Taking place in three of Yorkshire Sculpture Park’s indoor galleries and the open air, ‘FABRIC-ATION’ features over 30 vibrant works from the period 2002 - 2013 including sculpture, film, photography, painting and collage, with many works never before seen in the UK. www.stephenfriedman.com Napoli 22/02/2013 <> 22/03/2013 From down, from up & in between Organized as a cycle of thirteen events, the project seeks to explore the most recent artistic output, still debated and not wholly affirmed, through which it intends to contribute to researching, sustaining and displaying the most advanced experimental art, new ideas, themes and contemporary trends. www.fondazionemorragreco.com Roma 12/03/2013 <> 13/04/2013 Exodus Mostra collettiva con Sara Basta, Elena Bellantoni, Laura Cionci, Mariana Ferratto, Dunia Mauro, a cura di Emanuela Termine. www.salauno.com Krems 25/04/2013 <> 04/05/2013 Donau Festival The ninth edition of the Festival augments his focus on performative art forms that operate beyond the boundaries of theatre, in realms of visual arts and actionism, between installation and media art, between daring assertions and camouflage. This pursuit is also mirrored in this year’s music programme. www.donaufestival.at Lecce 09/04/2013 <> 13/04/2013 Festival del Cinema Europeo Al via la 14ª edizione del Festival del Cinema Europeo di Lecce. L’Associazione Culturale “Art Promotion”, in collaborazione con il Centro Nazionale del Cortometraggio, organizza nell’ambito del Festival un Concorso di cortometraggi per giovani registi pugliesi, Puglia Show. www.festivaldelcinemaeuropeo.it Roma 03/04/2013 <> 11/04/2013 Rome Independent Film Festival A partire dalla prima edizione del 2002, il RIFF è diventato sempre di più un appuntamento seguito con interesse dal pubblico di Roma e un riferimento per i filmakers di tutto il mondo. In questi anni, infatti, il Riff ha ricevuto opere provenienti dai 5 continenti finendo col rappresentare un attento testimone delle direzioni e delle passioni del cinema indipendente. www.riff.it Athens 26/04/2013 <> 28/04/2013 Borderline Festival Line up: Acte Vide (GR) / Jana Winderen (NOR) / Ryoichi Kurokawa (JAP) / SOMA + bestbefore (GR) / Bernier & Messier (CAN) / Ikue Mori (JAP) & Zeena Parkins (USA) / Mohammad (GR) / Reinhold Friedl (GER) & Elliott Sharp (USA). www.sgt.gr/en/programme/event/948 Perros-Guirec 13/04/2013 <> 14/04/2013 Festival de la Bande Dessinée de PerrosGuirec François Bourgeon est l’invité d’honneur de cette vingtième édition du Festival de la Bande dessinée, placée sous le signe de la joie, de l’amusement, des découvertes et des animations pour les plus jeunes, un festival familial riche en rencontres et surprises. www.bdperros.com Helsinki 11/04/2013 <> 14/04/2013 Night Visions Film Festival Night Visions Film Festival is the biggest, the oldest and the most prestigious film festival in Finland focusing on horror, fantasy, science fiction, action and cult cinema. The festival is arranged twice a year in the heart of the city of Helsinki. www.nightvisions.info Castello di Serravalle 09/03/2013 <> 29/03/2013 A teatro nelle case – Anteprima Il Teatro delle Ariette, in attesa della programmazione definitiva dei mesi di aprile e di maggio, propone la ripresa delle sue due ultime creazioni: “Teatro Naturale? A proposito di me, del couscous e di Albert Camus” e “Matrimonio d’inverno. Diario intimo”. www.teatrodelleariette.it Foggia 13/04/2013 <> 20/04/2013 Foggia Film Festival Il Festival si realizza annualmente senza il sostegno di fondi pubblici. Si autofinanzia ed è organizzato grazie alla libera e gratuita partecipazione di appassionati di cinematografia. www.foggiafilmfestival.it Torino 26/02/2013 <> 05/04/2013 Urs Lüthi La mostra personale dell’artista europeo fra i più rappresentativi dell’arte Concettuale e della Body Art. Nelle sue opere, Urs Lüthi, combina l’aspetto ironico/auto-ironico e provocatorio con una precisa ricerca formale ed estetica che lo porta al pieno possesso di diversi mezzi espressi, senza dimenticare i più tradizionali, come la pittura. www.operescelte.com Toulouse 13/03/2013 <> 29/03/2013 Traverse Vidéo Un festival d’art video, cinéma experimental, photographies, performances, installations. Traverse Vidéo n’a jamais abandonee ce qui motiva sa lancée, le désir de trasmission, de partage d’émois, lié à l’ambition de provoquer des questions e des reactions, par d’étranges images et sons, par des oeuvres différentes. www.traverse-video.org

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Creteil 22/03/2013 <> 31/03/2013 Festival International de Films de Femmes Le Festival accueille des réalisatrices du monde entier, avec près de 150 films qui défendent avec talent le regard des femmes sur leur société. Cette année le Festival a l’immense plaisir de consacrer sa série Autoportrait à la comédienne Jeanne Balibar. Actrice phare du cinéma d’auteur, comédienne accomplie de théâtre et chanteuse, Jeanne Balibar est l’invitée d’honneur de la 35e édition du Festival. www.filmsdefemmes.com Verona 23/03/2013 <> 31/05/2013 Giorgio Guidi - GRIT Una personale del giovane artista bresciano. La mostra presenta un importante nucleo di nuovi lavori realizzati in occasione dell’esposizione ed alcune opere della recente produzione dell’artista. www.famagallery.com Udine 19/04/2013 <> 27/04/2013 Far East Film La più grande mostra italiana di cinema popolare asiatico giunge quest’anno alla sua 15ª edizione. www.fareastfilm.com Paris 21/03/2013 <> 31/03/2013 Cinéma du Réel – Festival International de Film Documentaires Depuis 1978, le festival international de films documentaires Cinéma du Réel est un rendezvous international de référence, où public et professionnels découvrent films d’auteurs confirmés ou films de nouveaux talents, l’histoire du cinéma documentaire comme les propositions contemporaines. www.cinemadureel.org Milano 23/11/2012 <> 24/03/2013 Dracula e il mito dei vampiri Un’esposizione di 100 opere che indagano la figura del vampiro per antonomasia. La mostra è ideata, prodotta e organizzata da Alef-cultural project management in partnership con La Triennale di Milano e in collaborazione con il Kunsthistorisches Museum di Vienna. www.triennale.org/it/mostre/future/2180-dracula-e-il-mito-dei-vampiri Torino 06/03/2013 <> 05/05/2013 René Burri, Jean Tinguely – Harry Gruyaert e Nicus Lucà , Dimenticare a memoria Le mostre si soffermano proprio su questa vicinanza tra artista e fotografo; René Burri cattura l’essenza e la spontaneità dello scultore svizzero Jean Tinguely attraverso una serie di scatti realizzati tra il 1967 e il 1991, mentre Harry Gruyaert racconta la valle millenaria della regione del Tafilalt in Marocco, luogo dal quale l’artista torinese Nicus Lucà ricava le pietre fossili con cui realizza i libri-sculture in mostra. www.fondazionemerz.org Palermo 22/03/2013 <> 25/05/2013 Musica Manifesta Il Teatro Garibaldi Aperto presenta la prima edizione di Musica Manifesta, festival coprodotto da TGA e una dozzina di etichette discografiche del territorio siciliano. L’evento sperimenta una formula di coproduzione dal basso che sfocia nella realizzazione di un doppio cd compilation delle band di tutte le music label ed una dozzina di concerti distribuiti nell’arco dei 2 mesi al TGA e al Teatro Coppola di Catania. www.teatrogaribaldiaperto.com Enna 17/03/2013 <> 26/05/2013 Inondazioni – Teatro a Sud Festival Una rassegna di teatro contemporaneo a Sud con Carulli/Minasi, Saverio La Ruina, Di Gangi/Giacomazzi, Alessio Di Modica, Elisa Di Dio, un incontro con Tino Caspanello e tanto altro. www.larpa.it Roma 16/03/2013 <> 24/03/2013 Puglia in Scena Torna a Roma la vetrina che porterà sul palcoscenico del Palladium e del Piccolo Eliseo Patroni Griffi, sei tra le migliori espressioni del teatro pugliese, grazie alla collaborazione tra Fondazione Romaeuropa e Teatro Eliseo con il Teatro Pubblico Pugliese. www.romaeuropa.net Malmö 10/04/2013 <> 12/04/2013 International Female Film Festival The focus of this edition of IFEMA is on Women and Conflicts. www.femalefilmfestival.se Bologna 16/04/2013 <> 21/04/2013 Live Arts Week Xing presenta la seconda edizione di Live Arts Week che si terrà a Bologna con sede principale negli spazi di MAMbo Museo d’Arte Moderna. Evento unico in Italia dedicato alle live arts presenterà un insieme eterogeneo di nuove produzioni che ruotano intorno alla presenza, la performance e l’esperienza percettiva di suoni e visioni. www.liveartsweek.it Roma 26/02/2013 <> 05/04/2013 Verdecuratoda...voi. E Le farfalle volano sulla città pulita Due progetti espositivi che hanno come protagonista Ettore Favini. Le opere – realizzate utilizzando tecniche e materiali diversi – diventano materia processuale esse stesse. Ogni intervento è infatti aperto e sembra costituire l’evoluzione, la crescita e la messa in discussione del precedente. www.pastificiocerere.it More events @ http://www.succoacido.net/agenda.asp To submit Your events on SuccoAcidoAgenda Register to SuccoAcido.net community and upload any language, photos, video... WARNING!!! WARNING!!! WARNING!!! Internet addiction may cause brain damage...


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Music .:. bands

MARCH APRIL 2013, No. 2, SUCCOACIDO

Bachi da Pietra Giovanni Succi (formerly Madrigali Magri) and Bruno Dorella (formerly Wolfango, currently Ronin and OvO) CONTINUA DA PAGINA 1

From Tornare nella terra to Quarzo, a five-year path between the thoughtful and shaky notes of a post-nuclear blues guitar and an essential drum set, a true war machine in motion striking skins and cymbals… Would you tell us about this journey? GS: A path made of steps. And I’ll tell you that, despite being a war machine, we were crushed just right everywhere, live on stages all over Italy. We play following the same dynamics we use in our records; most people do not accept this listening proposal and talk. Their voices overwhelm us, they crush us just as you can crush an insect. But this is part of the game: Bachi Da Pietra (Stone Worms) also accept to succumb, they won’t be the first to attack. We have given ourselves five years and I would say that, according to numbers, we have lost. Now we’re changing our tune.

struggling to grasp the meaning of the Italian passages. Reading the simplified version in English will help them. Time, Life and Death in Quarzo: how would you explain the link between these three themes to our readers? GS: Life has a time span then you die. Time goes on, we don’t. Others remain temporarily. Life is everyone’s meanwhile. And so on.

After Seme Nero, the metaphor of inscription to describe the act of writing and producing a work of art comes back in Bignami, with inter-textual references ranging from the trobar clus to Gloria in excelsis Deo. Bignami’s questions about the purpose of life and its “chanting rhythm” also remind me of Leopardi’s Night song of a wandering shepherd of Asia. The dialogue results in a soliloquy, and questions How are you supposed to do it? remain unanswered. Would you GS: Human beings whose auditory tell us about your conception system is connected and in tune of language and the quest for with ours will be able to hear it. The communication that drives the others won’t lose anything. song? You make me think, if I may, of a GS: The question is first addressed sentence someone wrote a while to stars, then to the “beautiful ago, in a review of Tarlo Terzo. He souls”, so it shifts from the sidereal looked like an expert, brilliantly level to the earthly one (“without attributing all his certainties to us lifting from the ground”). In fact, as if they were granted. After this it’s human “beautiful souls” who exercise he ended disappointedly, have “hard, obtuse, deceived” ears, noting (after some long and not stars. Who are the beautiful exhausting listenings) that nothing souls? They are those people (the happens in our records. majority) that already have the That’s it: please note that all that answer to any question in their nothing is exactly what we are. But pocket. We don’t even have one this time even that guy could realize answer, because we’re bugs, and we that something’s going on. Maybe. love, we adore, we bless (as gods) those souls and (quiet) we sing to them. What? All of our worthless and vast world, told in our closed lines (double meaning: the one you read and the literal one, that is the closed world we find) to their ears that don’t perceive all this useless weaving, because the sound of living things is too subtle and most people don’t get it. They prefer (and perhaps they’re right to) highsounding false things. It’s our fate to go missing. That’s all. Hey, you don’t even know how I hoped that someone would notice the similarities with Leopardi’s Night song. Thanks, I’m touched.

Bruno Dorella e Giovanni Succi © Gabriele Spadini

Why the lyrics order inside the booklet does not coincide with Quarzo’s tracklist? GS: I suggested Mirko Spino, who took care of the page layout, to arrange them in an order that would make his work easier, without caring about the succession of songs. Moreover, the sequence conceived by the author, who mounts songs as sequences of a film, is increasingly frustrated by MP3 listening. Perhaps I’m trying to resign myself to the fact that all of a band’s production will perhaps be represented by a single random track inside a playlist as vast as the sea, through the cheap laptop speakers of some distracted listener. We might as well begin to disrupt the lyrics sequence. Will it be like this for all of us? Without a story and without a context? Yet we live and this makes a story and a context. Why did you choose to publish Quarzo’s lyrics with a parallel English translation? Have you ever thought of reinterpreting your songs in a foreign language? GS: I would if anyone asked me to. The fact that my language is Italian doesn’t mean I’m not open to other languages. With the exception that if I write, I write in mine. Lyrics have their universal value and I liked the idea of a good English rendition of them, which makes the reissues of our first three albums by Santeria/Audioglobe even more attractive. As luck would have it, I met Letizia Merello, writer and translator who extraordinarily offered to play the game in the most serious and fun way possible (the way a game should be played). I took advantage of this opportunity with pleasure. In the end, lyrics in English will be useful for the many Italian listeners who are now

“What they say is not true/ that he’s stunning and subtle/ do you know Lucipher/ he’s in the bathroom mirror/ his anonymous look/ as it appears/ boredom sickness/ the ordinary evil”… Lucifer locked himself in the bathroom to cry like Christ, “a plaster cast” in G. Caproni’s poem? GS: You don’t know how I hoped someone would see the similarities with Caproni! Thank you for avoiding to mention the usual clichés of the beat generation today’s bloggerjournalists are so keen on. But maybe here (... maybe just here) there’s little or no direct reference to Caproni (still he remains one of my masters). Nobody’s crying here. I was interested in focusing on the simple banality of evil. On how elementary and dull and so well-known it is in its dynamics. On how seemingly insignificant is the abyss that attracts us. Daily and anonymous, nothing extraordinary, it’s there at your fingertips. And you are Lucipher. The brightest star that can cast the darkest shadow. Like all things, even evil (however great it may become) has humble origins. It’s small when it comes to the

world. It has to be recognized and seen: you don’t need a magnifying glass, you need a mirror. The most usual mirror in your home is fine. Since we’re talking about literary references, the name Bachi Da Pietra, along with song lyrics, evokes a poetic line ranging from the refined roughness of Dante’s stone rhymes to Giovanni Giudici’s lowered sublime. Perhaps the insect and worm images refer to Guido Gozzano and the frail resistance of his butterflies? And to what extent the image of roaches has been affected by Tommaso Landolfi’s suggestion? GS: You really nailed it, you mentioned three authors of verses I’m deeply fond of, who have certainly set my style and my imagination. I don’t know Landolfi so well, as I’m generally less familiar with prose; in fact, I have no idea of the passage you refer to. To write “one”, you must have read at least “a thousand”. But “a thousand times a thousand” still remains unexplored. Life is one, our eyes are two... we remain ignorant due to mathematical reasons. A kind of rhabdomancy moves us towards the things we are more prone to. But who knows how many are they? We’ll never do. Your refusal of society, of its manto-man competitiveness, of the inability of the individual to be self-respectful, of the battle of the have-nots at its most, is clear in many of your lyrics. What is your vision of the future considering all this? GS: My friend, what you attribute to me it is your legitimate personal and sociological interpretation of what I write. I suppose you like it that way and that’s fine. But I have never written that I reject society, I may have implied it, which is

the result of every individual’s responsibility, without exception. Nothing shocks me as I get to know mankind and I’ll never tear my clothes for no reason. I observe and learn, even from the worst things. I don’t stand, as many love to do, as the champion of righteousness or the huckster of the day, showing them the way of wisdom, which obviously corresponds to the huckster’s way. But apart from that, if I’m pointing my finger, I’m pointing it to myself. If no one changes his way of living, life in general does not change. I have changed my life and intend to continue. It’s too easy to blame an abstract society: who is society? Society is me, it’s you: I don’t reject

you at all. And if society is also me, I’ll do my part as I think it should be done. I describe to understand, not to deny. If you ask me, I’ll tell you I don’t reject anything of the present, past and future. Simply because rejecting is useless. We’ll deal with all the futures we began to sow at the beginning of our days. Change the seeds if you don’t like the crops. The way you obtain such a complete, unique sound with just a tom, snare and ride is striking. How did you work on that? BD: I’ve been working on this set for years. Tom, snare, ride. I began in a very unconscious way with Wolfango, I’ve refined it over the years with OvO, then I created a tailor-made variant with brushes, bamboo sticks and clappers for Bachi Da Pietra. It’s a set that brings out my minimal-tribal approach to percussions, but the outcome can be very refined as well. I work on tuning and skins selection, as well as on the use of microphone amplification, where possible.

I know you have a great relationship with hardcore punk, and you have written your thoughts on the anarcho-punk movement for SuccoAcido. Do you think crust and grind have, let’s say, “torn apart” today’s scene? BD: The little good that exists in the contemporary hardcore-punk scene comes just from crust and grind. The extreme commercialization of punk disgusts me, as well as the hardcore scene’s rampant male chauvinism. Crust keeps its “Crassesque” attitude, which is the true identity of punk to me, while grind takes its relationship with metal to the utmost.

live footage by FantomaticAgency, Bachi Da Pietra haven’t produced any official music video yet.

You said Quarzo is your pop record. How does Bachi Da Pietra’s pop music sound like? GS: Not like Baustelle’s, but rather like Bachi Da Pietra’s, since we are Bachi Da Pietra; those who expected another type of pop will be greatly disappointed. That being said... BDP’s pop is basically like Quarzo. That is? Different from Tornare nella Terra and Non Io. In other words, the evolution of Tarlo Terzo. It’s not us who should be putting those things down in black and white. If you’re willing to tell, that would be definitely more interesting for everyone: we’re those who gave birth to the songs, everyone should have their say.

Some personal view on the current music scene in Italy and abroad… GS: I’d rather not say anything on the foreign scene, I have a partial vision and little direct experience. But, as I’ve been performing around Italy since 2005, I may have formed an opinion on the field. First, there’s a scenario: it’s a country for old people. If you have a project it’s not easy to get through: as a rule of thumb, you should be able to keep it alive for about 15-20 years. If you survive, people begin to take you a little more seriously. As for the scene, to me the stage is the real scene, the real school. All the rest is homework. The genre doesn’t matter, as far as it is convincing. As chance would have it, Italian bands with something to say and everything they need to say it, not immature and not yet overdone, are more than ever, I believe. Take the concert calendars. Judge them live. Step out of your homes. Meet. Talk. Listen to one another.

Have you had other production offers, besides the one from Wallace? GS: Yes, Santeria, one of the Audioglobe family’s labels, produced Quarzo and the first two album’s reissues. Your split EP with Massimo Volume was released in April by La Tempesta. Would you tell us about this collaboration? GS: It is matured in the wake of enthusiasm left on the boards of many stages around Italy. We have opened a dozen concerts for them and the spark was triggered in each other after the first. When they came up with this idea, actually aired in the beginning by a certain hieratic feline known as Chris from Bronson (sphinx-like and kindhearted evil genius), it was so good we couldn’t believe it. Not only the split with an unreleased track, but

a cover from each other: we found it pretty cool. When we heard their version of Morse we had bright eyes. Elegance. Some ghost from Portishead I’m deeply related to hovers over it like a scent of spices in the dark. We decided which of their songs we would have made ours almost immediately; it was also the first that got really stuck in my mind from the beginning of the tour: Litio. We courted other songs as well, Cattive Abitudini is basically a singles galore, there’s enough to be spoilt for choice. But we returned to Litio. What about the clip for the song Notte delle blatte, directed by Graziano Staino? GS: Another gift of chance. Graziano wrote us saying he had been looking so long for a soundtrack for one of its videos and that he hadn’t found the right solution yet, adding that Notte delle Blatte seemed perfect to him, and so it seemed to us. We got another much appreciated video contribution from Giordano Viozzi, on Dragamine. Except for the colossal work done by Luigi Conte and Rizoma Film for Insect Tracks (the DVD that comes with the LP) and some videos on YouTube with

Another special encounter was the one with Giordano Viozzi, author and director of Dragamine’s videoclip, culminating in a live performance... GS: I must admit that we are really lucky: all persons entering the orbit of the Bachi give us something special. Giordano has been very resourceful, he crafted a video on one of our songs from scratch, all by himself. Another “worm-crazed” person, to whom we are truly grateful.

Any ongoing projects? We just finished working on our next album with Giulio Ragno Favero. We did it all on tape. The result looks interesting. Despite the tough fights on some points Bruno and him came to blows, and separating them was no easy task - I must say that the music rocks. That guy who played in my place knows a lot about guitar, and even Favero’s random solutions (“... all knobs up, all knobs down, a bit up, a bit down”) gave unexpected results in the end. The climate was unbearable, and the record was affected by the tension of those days we spent at the Sauna Studio. The temperature was steady on 116 °F and there was no way to talk Andrea Cajelli into at least turning the steam off. We all tried to explain, but for him it was one and the same with a Turkish bath. You could not see anything, but the main issue was continuous dripping, which was not that great with electric shocks. So there was a lot of tension in the air. On those occasions, Giulio has been extraordinarily professional: I had never seen anyone fighting with his girlfriend at those temperatures. At some point Arrington De Dionyso came up, I guess he played the pan pipes. With his cloven hoof he left deep cuts on the studio’s parquet, right in the middle of the passage. Giulio will also have to pay for that, which perhaps got him upset. Giulio, like Bruno, is short-tempered. My memories of those days are opaque. During the recording I went a little off my head and started hearing voices. I felt the presence of the spirit of some Elvis impersonator who thought he was Lemmy, telling me exactly where to hit. Then I cooled off and listened. I like it, but now even Sinatra won’t answer my phone calls. However, we will get the best of it once again in the end and finally start our tour in 2013. Barbera will flow, MILFs will flock and our tension will be relieved. Provided we can find the tapes, the record will be released in January by La Tempesta and on vinyl by WoodWorm. We drained Wallace for years, but luckily the scene is huge...we would have split up a long time ago but for all the money the labels pay us to give a real semblance to this farce.

di Emilia Calabria, Gianluca Vitale inglese di Letizia Merello foto © Gabriele Spadini www.bachidapietra.com italiano su www.succoacido.net


Music .:. bands, records labels

SUCCOACIDO, No. 2, MARCH APRIL 2013

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Rllrbll

Rllrbll is a special band from Portland, a unique mix of personality, musical taste, openmindness and creativity. They are exploring music since 20 years

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Introduce your band to me, your colleagues, for sure yourself-- and tell a bit from where are you coming, how you formed etc, your style of music. I would love to know its influence as i believe to hear tons of jazz - freejazz. Cajon, aborigines, rootsmusic but also techno. How important is it for you to define in a certain style of music – do you define your sound in a certain style, which name would you give it? MS: RLLRBLL formed in the end of 1994 releasing our first cd called GARLIC in 1995 . In that time we were a three piece of Mae Starr (keys and vocals), Monte Allen (bass), Gilles (drums). We are all three from Bozeman Montana. Monte and I had bands in Montana but wanted to move to Portland

Oregon because of the need for more culture and more music in our lives. So we did in 1994. I had a dream that Gilles (still living in montana) saved us from drowning in a river, this encouraged us to write him a letter and ask him to move to Portland to be our drummer. He responded with a yes and has been our drummer ever since. After that we added Shane Deleon on trumpet and a few years later Amanda Mason Wiles on saxaphone. We played as a five piece for quite a few years. Eventually Shane left the band and a few years later Amanda left. Both to pursue their own bands. Always wanting to grow and embrace change as a band, we are pleased to now be a three piece again. Full circle. Over the years of recordings we have always included guest musicians on our music. The most beautiful thing that comes out of music are these friends you make through the music. Nothing is better than sharing this gift with other artists and playing music together. Our style has changed over the years and we never want to define it or be forced to be in a style of music. The description you gave is perfect.. jazz, freejazz, cajon, aborigines, roots music

other bands and tour that way. We definitely feel the economy and the sad state of America. Used to be so much easier 15 years ago. The world is changing. But we are blessed to have a studio and great practice space to play and record anytime we want. Always thankful for these things. The music will always be there. Monte: We live in portland oregon, it is on the northwest coast of america. Almost everyone I know is an artist or in a band , it feels normal to live a free lifestyle here because a lot of people are doing it. There is no isolated artist vibe, I grew up in a really small town in the middle of nowhere and I had no idea how good I had it. Occasionally, bands would come to town and play original music and it was very exciting.

and techno... we all listened and love music from every genre. All our taste constantly change. Most reviews and audiences tell us they have a hard time defining our music type. That is a good thing. Whats important is that the music we play makes you feel something. Creates an energy of some kind for you. Monte: Style is not important to me. I am a fan of all music and it can all be used as an influence or inspiration. Rllrbll is the energy that the 3 of us create when we are togather. We have a pretty deep psychic connection and we dont really talk about the music very much, so our sound remains undefined. If someone asks me what Rllrbll sound like, I usually just say it is rock music. Why have you changed name from rollerball to RLLRBLL ? MS: We had used that lettering before for awhile. No vowels. It is also a drum pattern. Right left left right bass left left. Becoming the three piece again it seemed like a nice thing to do. Change. There is a lot of rollerballs in the world... pens, skates, other bands... So now we are RLLRBLL. Please speak to about your singing that is so soft to my ears but also hard and your text? How do you collect them? Where you’re finding them? How they are coming to you: life, experiences, surroundings… And about what do you love to sing the most… or hate?

MS: I write lyrics from all my surroundings and everyday life. I write words constantly, on the bus, in the car, walking etc. I don’t believe in politics but sometimes sing about the evil that exists in the rulers of the world... the unfairness of it all. The way we as people have destroyed the earth with our selfishness. I do believe words have power so maybe I sing of these things in hope of offering some repair out into the ether. I have to sing about a subject matter that makes me feel something otherwise I feel my voice doesn’t come across as well. I do enjoy the dark side of things. I am always drawn to it. I feel this comes out in my music no matter what. We must not over value the light. Unfortunately I only speak English. I am good at remembering dirty Italian words though. What means nature to you? MS: This is a hard question to answer. I am in constant awe of nature. I believe in it like religion. I sing about it a lot. We can’t exist without it. To see the sky is my motivation to keep living and creating. East, West, South, North have powerful meaning. Please leave some words about reverbnation, and your current record label silber records / silbermedia. MS: RLLRBLL has put out many records and cds on our own labels and on other people’s labels. The latest Ep of out takes called MURWA MBWA we put out on our own label called Nillacat on cassette tape. Silber records offered to put it on the site for free download also (www.silbermedia. com/rollerball). RLLRBLL also has several other releases on silber records. We have put out several releases on the wonderful Italian label Wallace records. We respect and love Mirko a lot! He has helped us in so many ways. (www. wallacerecords.com) We also have

releases on the italian label HSYM? (www.haveyousaidmidi.blogspot. com) and we are on a compilation on the Lepers label (www.lepers. it). In the beginning we put out releases on Roadcone records run by the beautiful Mike Hinds. This is no longer a label but it was a great one. We also have a few releases on Cochon records in California, run by the great Manuel Guttierez (www.cochonrecords.com). So you see we have done both self releases and labels. All of the labels we have been on are run by a single person or very few people working really hard to put out good music. We love and admire these people who have been so generous and helped our music to be heard in so many ways. We have great respect for all of them. Monte and I have a label called Nillacat that has over

75 releases. The latest is a great compilation called Tandaan that has over 16 great northwest bands on it, including RLLRBLL. This is a free download. Among several other great releases on the label www. archive.org/details/nillacat. In the near future we will be releasing our latest recordings as a three piece on record. Coming soon! Be so kind and describe us the environment from which you’re coming, concluding, not only the from where you music comes and how it is inspired but also about the city & places where are you born, grew up its social and economically surrounding –and give an overview about todays situation and your idea about its development – how you find, if you want, you can / find a place in it and where.

MS: All of the members of RLLRBLL are from Montana. A beautiful desolate space. All of our youth was spent in small towns with not much culture . So every bit that was around was absorbed by us.Getting to go to see live music in Montana when we were younger was a treat, a blessing, because it was so rare. Living in Portland now is very different. There is a huge amount of music and art. Any night of the week you can go see a music performance of various kinds. Art is everywhere. I feel lucky to live in a place like this but also never want to be too spoiled by it. Take it for granted. The city has changed fast and drastically from when we moved here 18 years ago. A serge of people needing to create meeting here. It rains here for months at a time. Creating days and days

of very little sun. This seems to have an affect on the music. The darkness. A lot of other musicians here feel the same way. The green surrounding us is the reward for the rain. Rich colors inspire along with wet practice spaces. There is no place like Portland, Oregon. I love this place. Economically it is getting harder and harder to live. Touring is not as easy as it used to be (gas prices, no van). We find ways to share gear and van with

What is your view on Europe, how do you see, feel and experience it in confrontation to usa… MS: I love Europe and especially Italy. The culture and meaning in everyday life is much deeper there. The music of my friends there is the most pure and comes from the right place in the heart. The friends we have made in Italy are of the truest kind. Like no where else. The simple things like how important it is to sit and take time to have a meal with each other. The respect that is given at a show. A good soundcheck. A place to sleep. These things are few are far in America. Americans are in a hurry always over indulging and taking for granted. Not to say all humans don’t have some of each of these qualities but there is a magic over there... maybe from the history and the beginnings of time. America is selfish. It was stolen from beautiful people. That energy lingers here. My musical experiences in Europe have been life changing events that I am grateful for. Always making me come back to America wanting to change for the better. Monte: I have not seen all of europe only italia, which I love of course. It is a wonderful place to explore and I am always happy to be feeling and seeing it. It is hard for me to compare the two, since i really only know what it is like in to live/survive in america. I have a romantic view of Europe because I am an outsider, all of the beautiful architecture, and incredible food is way beyond the typical american shit.

How important is it for you to connect the music with other expression like a video and which way do they have to communicate / interact with each other? What happens in your live shows? Are they performances also? MS: Most of the videos we have to our music have been made by our friends. We have 2 new videos in the works that should be finished in the near future. We asked friends to make these videos giving them

a choice of song and freedom to create what they wanted. This is a great thing to see in our eyes. Our live shows are usually us playing. No performance other than the music being played. I have just started to make a few videos myself but am still learning. It is a slow process... the editing. I really respect how much time it takes. Yes I also do art. Mixed media. I am an untrained artist. I want to keep it this way. This keeps the art free for me. No rules. Just like the music. No restrictions or limits. Art and music should be free and I believe everyone should and can do art. Both of these things are very healing for me. Free therapy. Like the music my art also has a darkness to it. So i suppose they are somehow coming from the same place inside. Monte: I enjoy working with people that do film, paint, dance, cook, etc. Videos are maybe the best way to find people that want to hear new music, it is fun to have images and sound both be part of the perception for the audience. Rllrbll live shows are usually just the 3 of us playing music, nothing fancy.

Tell about your experiences to work with all this great italian musicians - how it came to this... MS: The first tour we ever did in Italy in 2000 was with OVO. They are our great friends!! Jacopo Andreini was in OVO at the time and that is how our great friendship began. All of OVO has been on RLLRBLL recordings over the years. We have toured with them again several times. Bruno Dorella asked me to sing on a Ronin song (Mandrake), I got the honor of performing live with Ronin twice in Italy. After that R.U.N.I asked me to sing on their album. And then this year De Curtis asked me to sing on their new release. I met them through Bruno Vanessi and Enrico Zambon of Rosolina Mar. We played a festival with them in Sardinia and Enrico Zambon booked two of our tours in Italy. So its all intertwined through years of touring in Italy and making great magical friends. I am truly honored to be a part of all these releases! What about chaos process in improvising with others? I will try and answer your question about chaos and how it plays a part in our improvising...i hope that is what you meant! Chaos obviously cannot be defined easily. I believe chaos is how the sky and air moves. Sort of like the visual of a time delay camera as it records night to day or weather. Words and sound can be very powerful when released into the air. I believe chaos is the very core for musical creativity. So when music is improvised it is flowing naturally. Sounds to the sky. An energy released into motion for cause and then the effect. Where it comes from where it flows. This is chaos in our music. di Jacopo Andreini, Marc De Dieux & Marion Weber www.silbermedia.com/rollerball www.archive.org/details/nillacat


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Theatre .:. authors

Menoventi

MARCH APRIL 2013, No. 2, SUCCOACIDO

Los vestidos incómodos del espectáculo. Una entrevista a Gianni Farina y Consuelo Battiston CONTINUA DA PAGINA 1

¿Quiénes son los Menoventi? CB: Menoventi es una compañia teatral nacida en 2005 y está formada por Gianni Farina, Alessandro Miele y yo, Consuelo Battiston. La compañia ha nacido de nuestro encuentro en ocasión de un laboratorio con el Teatro delle Albe, en Ravenna. Al acabarse el curso y después del espectáculo final, Salmagundi, nos hemos dicho: ¡hagamos algo juntos! ¡Hemos tardado dos años en hacer nuestro primer espectáculo! Hicimos los ensayos más importantes en invierno, en un teatro sin calefacción, en Toscana. A pesar del frío, logramos terminar nuestro trabajo, In Festa. ¿Cómo nació vuestra pasión hacia el teatro? CB: Mi pasión por el teatro nació desde pequeña. Pedía a menudo a las profesoras de italiano que organizaran cursos de teatro, pero yo nunca había ido a teatro y nadie en mi familia estaba aficionado al teatro. No sé bien de donde saqué esta idea. Luego en el bachillerato he participado a un curso organizado por algunos profesores y desde entonces he entendido que el teatro era lo que más felicidad me entragaba. GF: Yo, en cambio, he descubierto mi pasión más tarde. En principio quería ser músico, tocaba la guitarra eléctrica y tocaba un rock muy duro. Yo también, durante los años de bachillerato, he atendido a un curso teatral y me gustó mucho. He tenido la suerte de vivir en un pueblo muy pequeño, Casola Valsenio, en el cual vivían cuatro gatos entre los cuales Fiorenza Menni de la Compañia Teatrino Clandestino. Fiorenza organizó un pequeño festival invitando a compañias entonces desconocidas: fue allá que ví el debut de Motus, los primeros trabajos de Teatrino Clandestino y de Fanny&Alexander. ¡Había más compañias de teatro que espectadores! Yo me quedé alucinado. Luego Fiorenza me llevó consigo al Festival de Santarcangelo di Romagna y mi pasión por el teatro fue natural. Me enamoré del teatro pero en ese momento aún no sabía que habría trabajado en eso. Continuaba pensando en la música. Al terminar las escuelas, trabajé como obrero por cinco años pero poco a poco, cuando me dí cuenta que dedicaba todo mi tiempo libre al teatro, fui entendiendo que mi camino era otro, el teatro no era solamente un hobby. Y empecé el curso del que ha hablado Consuelo y donde nos conocimos. Pero muy tarde, tenía ya 25 años, he empezado a dedicarme al teatro totalmente. Así que hoy ésta es vuestra profesión. Cuéntenos de vuestra vida como miembros de una compañia teatral. ¿Lograís vivir de vuestro trabajo? GF: Desde hace unos años sí, logramos sobrevivir. Está claro, hay que apretarse el cinturón: nuestro sueldo no se puede comparar ni con el sueldo de un obrero sin especialización, es mucho más bajo. Pero nosotros no tenemos muchas pretensiones , así que logramos seguir adelante. Eso sí, desde hace años no tenemos otros trabajos: hasta hace tres años yo trabajaba como camarero, Consuelo como vendedora. La diferencia ahora no es que hemos decidido hacer teatro, es que hemos entendido que somos capaces de hacerlo. Nuestra decisión no es tan importante: hay que lograr hacerlo. Ahora no tendríamos el tiempo para hacer otros trabajos tampoco, por ahora, sería necesario, por suerte. Pero la situación histórica que estamos viviendo no es nada buena, así que no excluimos la posibilidad que volvamos a hacer otros trabajos también. Ahora todo va bien, pero nadie sabe lo que pasará en un año más.

scamos siempre ser muy receptivos hacia los input que el caso nos entrega durante nuestros ensayos, así como en cada otros momomentos de nuestra vida. En vuestros espectáculos ponéis en juego el mismo concepto de representación. L’uomo della sabbia (‘El hombre de arena’) creáis laberintos en los que el espectador se pierde, muchos marcos uno adentro del otro. ¿Por qué este interés tan viejo hacia ese tipo de investigación sobre las contradicciones de la representación, sobre la relación entre realidad y ficción? GF: En realidad el marco constituido por la representación no es nuestro verdadero blanco. Más bien es el blanco más evidente, el marco con el cual jugamos más evidentemente en nuestros trabajos porque es el más evidente en el teatro. Si hiciésemos deporte, trabajaríamos con el marco deportivo, si hiciésemos cine con el marco cinematográfico. La metateatralidad de nuestro lenguaje es la consecuencia Postilla © Monica Uccheddu e Olimpio Mazzorana de nuestro trabajo con los marcos. Hoy en día, es lo mismo para hace poco entregaba un pequeño GF: ¡Peleando! Discutimos y pelea- Jugamos con ella porque es muy cualquier tipo de trabajo, creo. contributo a Gruppo Nanou y estaba mos siempre. Es difícil encontrar un voluminosa y por eso ofrece miliardos de posibilidades de desestructuGF: Sí, pero tal vez en el teatro madurando la idea de otro para Me- equilibrio. Pero, al mismo tiempo, ración. Pero en realidad es el marco esto es muy fuerte porque el teatro noventi también. La Región no ha yo no sería capaz de trabajar sólo, a menudo sigue las modas. Es fácil simplemente sumado estos contrinecesito un equipo. Si trabajara sólo en sí mismo que nos interesa, el contexto. Jugar con los contextos, pasar de moda, tener mucho éxito y butos sino que, también ha añadido creo me apagaría. Además, te das luego volver a caer. Somos bastante algo más justamente para premiar cuenta que las renuncias son útiles. nuestro verdadero objetivo, lleva a conscientes del hecho que de todas nuestra unión. A otras instituciones, Tienes una idea genial, la explicas a una especie de desconcierto que, al cambiar radicalmente nuestro sisteformas hay siempre algun tipo de en cambio, no le importa nada. los otros pero ellos la rechazan. Es ma cognitivo, nuestra percepción restaurante detrás de la ezquina. obvio, quedas mal, peleas y hasta del mundo, nos pone en contacto CB: Otro tipo de teatro. Vuestra región (Emilia Romagna lloras. Luego esta misma idea se con otra forma de pensamiento, queda mucho tiempo adentro de tí y especialmente la Romagna) es para renacer luego, aunque sea años poco común y muy interesante. La cooperativa E, nacida hace una de las zonas de la península El cambio es radical pero no tiene después, y vuelves a proponerla a muy poco y compuesta por las más fértiles por lo que se refiere tus colegas, esta vez es más madura nada que ver con la voluntad de compañias Fanny&Alexander, al teatro. Me pregunto cuánto la cambiar el mundo (nada que ver ErosAntEros, Gruppo Nanou y presencia de una institución como y ellos la aceptan. Así que en reali- con discursos retóricos, políticos o dad no hay algún tipo de censura o la vuestra, hace parte de un proel ERT haya influído en esta ricastración en los compromisos que sociológicos), sino más bien tiene yecto que es también económico, queza teatral. que ver con la voluntad de cambiar cada tipo de equipo de trabajo ne¿verdad? ¿Os apetece contarnos el punto de vista del Hombre hacia cesita. Aunque parezcan censuras, como funciona y por qué habéis el Todo. Nuestras investigaciones decidido fundarla? siguen los estudios de Gregory BaCB: La cooperativa nació para que teson, Robert Hofstadter, Gabriele juntemos nuestras fuerzas, para Costa. Parece que esta forma difeno sentirnos solos. Así tenemos la rente de pensamiento permita lograr posibilidad de tener unos compaños el nivel superior al Homo Sapiens de viaje que hacen nuestro mismo Sapiens. El evolucionismo muestra trabajo pero que tienen compeque se abren muchos caminos evotencias diferentes de las nuestras. lutivos posibles y no es cierto que La cooperativa ha nacido también el camino del Homo Sapiens Sacomo una ocasión para intercambiar piens sea el mejor de todos. Quizás, nuestros saberes y para oraganizar con nuestro aparato cognitivo tan algo juntos. desarrollado, podemos elegir nueGF: Estoy muy sorprendido por la stro camino evolutivo y no confiar rapidez con la cual todos a menudo totalmente en las derivas del caso. coincidimos. Estaba convencido Aquí vuelvo a nuestra poética. Es que el proceso sería mucho más lenfundamental escuchar el caso y to. Sin duda es todavía muy pronto agarrar todo lo que nos entrega pero para hacer un balance, E no tiene ni tal vez hay una forma para ser artífiun año de vida. Pero pienso que en ces de nuestra suerte, de nuestra unos meses más será posible sacarprogenie. Activar esta nueva forma lo. Estamos quemando etapas. Hay de pensamiento, la que Bateson L’uomo della sabbia © Arianna Lodeserto un muy buen acuerdo a pesar de las llamaba el tercer nivel de pensafuertes diferencias de poéticas y de miento, es decir el pensamiento del experiencias. El 21 de diciembre pensamiento del pensamiento, es pasado Fanny&Alexander han para mí la aspiración mayor, quizás celebrado sus primeros 20 años de una utopía. Pero en el pasado, en mi vida, nosotros hemos cumplido 7, opinión, han existido hombres que ErosAntEros 2. Nuestro grupo es lo han logrado, hablo de Pitagora, muy heterogéneo. A pesar de todo Archimede, Nietzsche y quizás Careso logramos crear algo juntos. melo Bene también. A veces los que Como antes decía Consuelo, no llamamos genios simplemente son se trata sólo de compartir recursos los que han logrado este tercer nivel sino sobretodo competencias: cada de pensamiento. Nosotros no somos compañia ha logrado una compegeniales y nuestro objetivo no es tencia de muy alto nivel profesional ser genios nostros mismos, sino cada una en un campo diferente y permitir que nuestros espectadores decide compartirla con las otras, sean genios, aunque fuera por una así que cada una está empujada a fracción de segundo. hacerlo siempre mejor. Todo esto se CB: Quizás sea mejor que hable refiere también a la promoción, a la más concretamente... administración, a la organización , GF: Está bien. Vuelvo a tu pregunasí como a los aspectos técnicos. Se ta que terminaba con la palabra comparten también todo material L’uomo della sabbia © Arianna Lodeserto ficción. En nuestros trabajos siemtécnico: Fanny&Alexander en 20 pre hay un discurso que no es ni años han acumulado un montón GF: En mi opinión en nuestra repolítico, ni retórico sino más bien sólo se trata de salas de espera que de cosas, nosotros mucho menos. gión hay por lo menos tres realidasocial. El tema común es la relación hacen crecer y madurar tus ideas, o Pero ahora somos todos más des que han favorecido esta riqueza. apagar las menos buenas. Por cierto entre ficción y realidad, así como ricos, inclusos Fanny&Alexander. Por cierto olvidaré algunas, pero se trata de un trabajo más complejo, la entendía George Orwell, es decir Algunas instituciones, sobretodo las más importantes para mí son el por lo que se refiere al tema del la Región Emilia Romagna, han Festival de Santarcangelo di Roma- más largo. Tal vez quien trabaja control de nuestra mente. Nuestra solo, se pone a escribir y puede que premiado esta unión. Desde hace gna, la más antigua de todas, todo percepción del mundo está dirigida termine un trabajo en seis meses. años la Región financiaba la actitiene origen allí. Luego el ERT (una por los medios de comunicación, vidad de Fanny&Alexander, desde institución hija del mismo festival), Nosotros necesitamos dos años en los cuales enfrentarnos, escribimos Semiramis © Olimpio Mazzorana el teatro más receptivo hacia los y volvemos a escribir constantenuevos lenguajes. Finalmente, el Teatro delle Albe que lleva muchos mente. Pero al final nuestras obras siempre superan las capacidades años trabajando en su territorio y de cada uno de nosotros. Es un ocupándose de la formación de las equilibrio difícil pero nace como nuevas generaciones . Nosotros un sistema holístico, por lo cual la mismos hemos sido acompañados suma es un producto, los resultados por mucho tiempo por el Teatro delle Albe. La suerte de vivir en una se multiplican. CB: Partimos de una idea, empezaregión ilustrada como Emilia Romos los ensayos. Tal vez, a través magna compensa un poco la mala suerte de haber nacido en Italia que, de los mismos ensayos nacen otras en cambio, es un país realmente de ideas a las cuales nunca pensaríamos. Entonces puede pasar que mierda. damos en un blanco mucho más interesante de lo planeado. Nuestra Los tres sóis autores de vuestros libertad consiste en ser capaces de trabajos. ¿Qué tal trabajar juncambiar de camino. tos? ¿Cómo organizáis vuestro GF: Esto pasa porque somos capatrabajo, cómo nacen vuestros ces de escuchar lo casual. El caso espéctaculos? es nuestro más grande aliado. Bu-

la política, el vecino de casa, los encuentros en el bar. Ha sido esta preocupación que ha generado el discurso sobre los niveles de pensamiento: es necesario ir más allá de un cierto tipo de percepción y liberarse de los condicionamientos del mundo exterior enfermo. Orwell es muy actual: aunque la novela 1984 fue ecrita hace más de 60 años, el problema no está resuelto sino ha empeorado. Así que es necesario, en nuestra opinión, insistir sobre este tema. La falta de humanidad del hombre moderno existe porque se nos la han enseñado. Nos han enseñado, a través de imágenes y estímulos exteriores, el cinismo así que para mí el cinismo no es una calidad innata en el hombre. Pero al fin de cuentas todo lo que contáis pasa sobre un escenario. Esto significa rebajarse a tratar con el marco de la representación. ¿Cómo vivís desde adentro la contradicción de estar sobre un escenario, el hecho que en fin de cuentas los vuestro son sólo unos espectáculos?

GF: Nosotros buscamos propiamente ese tipo de contradicción. El escenario es el marco más voluminoso que tenemos, así que es con él que queremos jugar. La contradicción nos acerca a la paradoja. CB: En la primera parte de Semiramis, la reina esta encerrada en su cuarto y busca salir de allí. De repente ella se inclina, los espectadores aplauden y yo me relaciono directamente con ellos. Hay un momento de ambigüedad durante el cual no se sabe si el espectáculo se ha terminado o no. Hay como un limbo que me permite jugar con la ambigüedad. En ese momento (que es pura contradicción) yo estoy muy expuesta: estoy delante del público como una persona que acaba de hacer un espectáculo, como una persona que aún está desarrollando su papel y también como quién está aparentando no ser vista y hacer su papel. En aquel momento de amigüedad yo puedo pensar en más contextos a la vez pero no puedo prescindir lógicamente del espectáculo. Pero en ese momento puedo hasta pensar ejercer una cierta “fuerza” sobre la situación que de hecho estoy manejando (como la reina Semiramis delante de su pueblo). Se trata de crear simulando algo más real de lo real, significa crear emotivamente el esquema que me provoca la sensación efímera de encontrarme en más contextos a la vez. Si no trabajo en el contexto en el que estoy, por ejemplo declarándome Amleto, ¿cómo puedo pensar que tú me va a creer? Yo sé que tú eres un espectador abierto que quiere creer pero yo, para poder creer, necesito creer en ambas cosas. Necesito de la lógica que me dice que soy Consuelo, la que está aparentando hacer algo, y necesito creer en la posibilidad de estar en L’uomo della sabbia © Arianna Lodeserto


Theatre .:. reviews

SUCCOACIDO, No. 2, MARCH APRIL 2013

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Verso Sud. Una nuova politica per la cultura Delle Buone Pratiche del Teatro e dei Teatri Occupati meros tiempos, buscábamos copiar de sus trabajos. ¿Qué es lo que os gusta ver a teatro? CB: Hay muchas compañias: Fanny&Alexander, el Teatro delle Albe. Entre los más jóvenes el Teatro Sotterraneo, y luego I Sacchi di sabbia, Kinkaleri. GF: No hay una compañia que preferimos a las otras pero sí, el teatro de la Toscana entre I Sacchi di sabbia (pienso sobretodo en Tragos), Kinkaleri (Otto) y Teatro Sotterraneo, nos ha regalado mucho.

otro contexto. Y ambas cosas sirven para crear una pérdida, una pérdida fugaz de conciencia. En Semiramis, como espectadora, he vivido realmente un momento de desconcierto. En L’uomo della sabbia, en cambio, he encontrado

Invisibilmente © Massimo Bertozzi

que vuestro juego con los contextos, aunque crea una estructura perfecta para explicar la imperfección, es menos poderoso, menos visceral, más formal. GF: Sí, es verdad. De todas formas yo considero L’uomo della sabbia un paso adelante con respecto a Semiramis por lo que se refiere al trabajo con los marcos. En Semiramis hay la primera fractura adentro de nuestro teatro, ella es hija del actor, mientras que las fracturas en L’uomo della sabbia son hijas de la dramaturgia. Tal vez es esta la diferencia entre visceral y conceptual. CB: Además cuando te enfrentas

con muchos actores (y en L’uomo della sabbia hay muchos) hay que organizar bien el trabajo. En vuestros espectáculos hay mucha comicidad. ¿Cuánto os divertís vosotros? GF: No mucho porque el trabajo cómico exige una precisión que en fase creativa es muy aburrida. Claro, la improvisación que genera una escena cómica es irresistible. Pero luego ¡fijar aquellos tiempos cómicos es tan aburrido! CB: Invisibilmente, por ejemplo, nace de una locura, de una broma que Alessandro y yo hemos hecho a Gianni. Luego nos ha gustado y hemos seguido adelante con su complicidad. Los primeros tres cuartos de hora nos matamos de las risas. Pero luego ha sido dramático resumirlo todo (teníamos una hora y tres cuartos de material, una infinidad de disparates) en 40 minutos de espectáculo. Tuvimos que encontrar una lógica en esa locura. GF: De todas formas la comicidad de Invisibilmente y de L’uomo della sabbia se dirige siempre hacia

L’appuntamento fiorentino con Le Buone Pratiche del Teatro, organizzato da Mimma Gallina, Oliviero Ponte di Pino e Anna Maria Monteverdi, quest’anno è stato preceduto da due giornate preparatorie ¿Cuál es, entre los vuestros, el svoltesi a Ravenna e a Catania. espectáculo que preferís? L’incontro siciliano (Verso Sud. Invisibilmente © Olimpio Mazzorana GF: Yo no prefiero ninguno de ellos Una nuova politica per la cultura: en especial. progettualità, merito, trasparenza) Orwell. Oculta siempre ese tema CB: Depende. Estoy muy apegada a si è rivelato un momento di condel control, del condicionamiento. Semiramis pero cada vez que tengo fronto molto intenso. Un’occasione Cuando piensas mucho en eso en que representarlo es una tragedia per fare un resoconto dello stato del fase creativa vives la comicidad de para mí. Cada vez pienso que no teatro siciliano negli ultimi anni ma, forma mucho más seria. Pero es voy a poder hacerlo. Invisibilmente soprattutto, un punto di partenza justo que el público pueda vivirla para mí es el más divertido. L’uomo per un cambio di rotta. Un buon de otra forma. della sabbia es muy cansador porpunto di partenza considerando il que necesita mucha concentración. fatto che vi hanno preso parte molte Tal vez en los últimos tiempos me A lo largo de 2012 habéis tenido delle realtà teatrali siciliane e che gusta mucho Perdere la faccia mucho éxito entre la crítica y el a rappresentare la principale istitupúblico también. En vuestra opi- (‘Perder la cara’). zione con cui tali realtà dovranno nión, ¿por qué gustáis tanto? confrontarsi, ovvero l’Assessorato GF: En realidad ¡no nos damos ¿Qué tal vuestros proyectos al Turismo e allo Spettacolo della cuenta! Crítica y público estiman futuros? Regione Siciliana, è stato Alessanmucho nuestros trabajos pero los GF: Hemos empezado recién un dro Rais che, non solo ha tenuto un empresarios no. Son ellos que nos proyecto que nace de una imagen, lungo discorso concreto e del tutto permiten hacer espéctaculos, que la de Anita Berber así como aparece privo di retorica, ma ha presenziato organizan nuestras fechas durante en un retrato de Otto Dix. No sé anche al resto dell’incontro, eviel año, ellos tendrían que escubien lo que significa partir desde tando il solito intervento-lampo al char las opiniones del público y esta imagen, aún es muy temprano quale i politici ci hanno sempre abide la crítica pero no, ellos quedan para poder hablar, no sé ni si esta tuati. Sospiri di sollievo in sala nel con sus ideas inamovibles. Quién imagen se quedará hasta el final sentire sottolineata l’importanza di dirige una temporada o un festide nuestro trabajo. Hemos elegido un rinnovamento e un ripensamento val no cree que nuestros trabajos Anita Berber porque Consuelo se generale sul ruolo degli Stabili sicigustarían a sus abonados. Siempre le parece mucho, y no sólo por liani e nell’apprendere la definitiva hay alguna razón por la cual no los rasgos somáticos. Pero este es sepoltura del famigerato Circuito nos contratan: es muy cómico, no un proyecto a largo plazo. Antes del Mito, esperienza madre degli es bastante cómico, es muy serio, pienso terminaremos un trabajo que sperperi economici in ambito cules muy breve... Nuestro nombre es por primera vez ha nacido de una turale. Tuttavia tale pessima pratica bastante conocido pero no hacemos sugerencia de otra persona externa non si dovrebbe affatto dimenticare: una verdadera tournée. Invisibia la compañia. Angelo Romagnoli, ricordiamoci che il movimento dei mente, nuestro trabajo que más ha un actor de Siena que apreciamos Pre-Occupati a Palermo (dal quale viajado, desde 2008 sólo ha tenido muchísimo, nos ha propuesto de dopo sarebbe sorto il collettivo che unos setenta representaciones. trabajar sobre La vita agra de Luha riaperto il Teatro Garibaldi ab¡Hay espectáculos que en el miciano Bianciardi, un texto tan lejano bandonato) nacque anche contro la smo periodo han tenido algo como de todo lo que Menoventi ha hecho cecità, la connivenza e la mancata 200/300 representaciones! hasta el momento pero tan hermoso lungimiranza della Regione. In un que hemos aceptado. Allí pienso certo senso, potremmo dire che la que todo el tema de los niveles de ¿Hay unos autores sin los cuales risposta dei cittadini (una parte di vuestro teatro no sería lo que es? pensamiento, de los marcos, no ten- cittadini, ovvio) sia arrivata prima drá nada a que ver. Así que vamos GF: Uno de ellos ya lo conoces, es di quella della politica. È anche per a empezar un camino totalmente Hofstadter. questo che, nonostante si possano direfente. L’uomo della sabbia y CB: Y luego Philip Dick, Ray trovare mille difetti nelle recenti Perdere la faccia, dos trabajos que Bradbury. La revista Lo Straniero esperienze di occupazioni di teahan debutado casi contemporáneaes muy importante para nosotros tri un tempo pubblici, non se ne porque nos permite conocer mucha mente, por el momento han agotado possono biasimare il disincanto e la investigación sobre los marcos. poesía, extranjera también. Por la mancanza di fiducia nelle istituHemos llegado al límite. Por ahora zioni. Chi ci assicura che, trascorsa ejemplo, nuestro primer trabajo, In vamos a suspender ese asunto y Festa, ha nacido gracias a un poel’attuale reggenza alla Regione, vamos por otro camino, a ver lo ma de Hans Magnus Enzensberger non si torni a ricadere nel baratro? que pasa. Hay también otra obra que hemos leído en Lo Straniero. Che non si torni ad avere dirigenti que me fascina mucho, es tan vieja, en ella hay todo el siglo XIX más viejo y complicado. Se trata de Axël de Auguste de Villiers de l’IsleAdam, estamos llevando a cabo una traducción del francés al italiano y esperemos llevarla a teatro algún día. Es una obra fascinante pero necesita un trabajo muy largo. En ella el surrealismo está mezclado con el esoterismo y el ocultismo más oscuros. Hay una frase muy hermosa que el protagonista dice a su amada y que hemos citado en L’uomo della sabbia: “¿Vivir? ¡Dejémos que sean los siervos a vivir por nosotros!”. Son las palabras de un príncipe que acaba de descubrir un tesoro increíble y que se lo comisiona todo a sus criados. Se retira del dell’Assessorato al Turismo e allo mundo totalmente. Spettacolo che applaudano al teL’uomo della sabbia © Arianna Lodeserto atro come all’ennesima forma di intrattenimento per turisti (come GF: Y ¡SuccoAcido! Y luego el d’altronde recita la stessa denocine también influye mucho en minazione istituzionale), che non nuestro teatro: Andrei Tarkovsky, El abbiano idea di chi sia Grotowski? ángel exterminador de Luis Buñuel, L’argomento è scottante e non è al principio estudiábamos mucho un caso che uno dei momenti più a Stanley Kubrick sobretodo por di Marta Ragusa animati di queste Buone Pratiche la fuerte relación en sus películas spagnolo di Marta Ragusa siciliane sia coinciso con gli interentre imagen y música: él no es un www.menoventi.com venti del Teatro Garibaldi Aperto italiano su www.succoacido.net maestro, ¡sino un diós! En los pridi Palermo e il Teatro Coppola – Teatro dei Cittadini di Catania. Semiramis © Claudia Papini Le preoccupazioni sono diverse e non sembrano essere le stesse per i due teatri. Mentre gli occupanti del Garibaldi hanno cercato e cercano delle risposte anche dalle istituzioni, quelli del teatro catanese si dichiarano apertamente e provocatoriamente contrari a ogni tipo di ingerenza dall’alto. Le due occupazioni hanno generato quest’anno numerose polemiche, soprattutto quella del Teatro Garibaldi a causa, probabilmente, della poca chiarezza degli intenti: se all’inizio sembrava trattarsi di un gesto provocatorio e simbolico, in seguito è diventata palese l’intenzione di una vera e propria gestione del luogo con tanto di rassegne, festival e laboratori che col tempo si è rivelata non così

Verso sud - Zo Centro Culture Contemporanee © Marc De Dieux

“aperta” come da manifesto. Si è delineata una vera e propria direzione artistica blindata la cui impenetrabilità e la cui presunzione hanno scatenato l’ira di molti che, a parer nostro con toni fin troppo apocalittici, si sono spesi in parole, lettere, post sui social network carichi di risentimento, come se gli occupanti avessero sottratto a ciascuno di loro un qualche tipo di diritto. Sebbene non siano di certo mancate ambiguità ed errori, quello che possiamo affermare da semplici spettatori quali siamo è che, nonostante tutto, all’interno di quel teatro sopravvissuto ad anni di restauro pessimo e successivo abbandono, noi abbiamo visto avvicendarsi attori e spettacoli che altrimenti a Palermo non avremmo visto (in questo numero ne recensiamo un esempio eccellente). È vero, a volte il pubblico non è stato numeroso come in

prodotta nessuna opera d’arte): questo spettacolo e tutti coloro che l’hanno messo in piedi meritano di avere un futuro e per questo hanno bisogno di essere sostenuti, cautelati. Se, come si dice, “i soldi sono finiti”, preme escogitare delle alternative, ma pensiamo che il dialogo con le istituzioni sia comunque fondamentale al fine di garantire quel futuro che ci appare tanto nero e impossibile. I teatri “legali” dovrebbero dialogare con i teatri “illegali”, anche perché, checché ne pensino entrambi, il loro pubblico è spesso identico (fatta eccezione per quella fetta di pubblico assuefatta agli abbonamenti, fatta di spettatori che non scelgono cosa andare a vedere e che spesso riempiono le platee di molti teatri). Pagare tasse spropositate mentre altri, pur avendo un vero e proprio cartellone, non le pagano affatto non dovrebbe es-

Teatro Garibaldi Aperto - Palermo © Marc De Dieux

occasione di alcuni concerti, ma lo stesso potrebbe dirsi di altri teatri palermitani che ospitano compagnie di tutto rispetto lasciando che la platea rimanga mezza vuota. Molti degli accusatori hanno biasimato attori e registi celebri per aver offerto la propria opera alla causa del Garibaldi ma cos’altro hanno fatto questi registi o attori se non esprimere quello che sta loro più a cuore, ovvero la necessità del pubblico, la necessità di essere in scena ed esibirsi? Questa esigenza forse viene prima di tutto, prima ancora dell’esigenza di essere protetti, di avere delle garanzie e dei diritti. È per questo che le istituzioni dovrebbero

sere motivo di scontro ma di unione affinché le tasse stesse diminuiscano per tutti e così tutti potrebbero vivere più dignitosamente, pur nelle differenti scelte artistiche. Per tornare all’esperienza del Teatro Garibaldi ma anche a quelle del Valle e di tutti gli altri teatri occupati negli ultimi mesi, il nostro forse utopico invito è quello di una cogestione: un anziano affiancato a un giovane, un big insieme a un emergente, un direttore artistico con esperienza insieme a uno degli attuali occupanti. L’importante sarebbe, a differenza di quel che accade in molti stabili, la rotazione nella direzione, che nessuno si ammanti la proprietà

Verso sud - Zo Centro Culture Contemporanee © Marc De Dieux

sempre proteggere il teatro, senza aspettarsi nulla in cambio, perché la ricchezza che genera il teatro è soprattutto immateriale. A questo proposito, ripensando all’intervento di Cristiano Nocera del Teatro Coppola che ha dichiarato il proprio rifiuto di ogni ingerenza istituzionale, non possiamo che comprendere e condividere il suo stato d’animo, la sua sfiducia e la sua rabbia. Ma pensiamo all’ultima bellissima produzione di Lavoro Nero Teatro, Come Bach, la prima coproduzione del Teatro Coppola (in questo senso ci opponiamo all’affermazione di Dario Tomasello secondo il quale da questi teatri occupati non è stata

di un luogo che dovrebbe essere pubblico nel senso più esteso della parola. Occasioni come Le Buone Pratiche potrebbero dunque essere un buon inizio per mettersi a tavolino e partorire dei piani B da sottoporre alle amministrazioni (che, secondo noi, ne hanno un estremo bisogno vista la carenza economica e di inventiva), dei piani che siano davvero rivoluzionari per l’avvenire del teatro e dei suoi spettatori.

di Marta Ragusa e Marc De Dieux www.ateatro.org

Teatro Coppola di Catania e Teatro Garibaldi Aperto di Palermo al tavolo © Marc De Dieux


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Writing .:. writers

MARCH APRIL 2013, No. 2, SUCCOACIDO

Roberto Bonfanti Narratore diretto, sincero e passionale, dallo stile limpido e avvolgente Benvenuto su SuccoAcido, Roberto! Cosa diresti per presentarti ai nostri lettori? RB: Grazie! Innanzitutto ringrazio te, SuccoAcido e i vostri lettori per lo spazio e l’attenzione che mi state concedendo. Riguardo alle presentazioni, direi che abbiamo tutto il tempo dell’intervista per conoscerci con calma. Lasciamo un pochino di suspense. Ho letto dalla tua biografia: “Attraversa inconsapevolmente gli anni ‘80 e ne esce indenne”… e mi viene in mente una canzone degli Afterhours, Non si esce vivi dagli anni ‘80. Come hai fatto a sopravvivere? RB: Hai colto perfettamente: quella frase voleva essere proprio un richiamo alla canzone degli Afterhours. In realtà sono nato proprio nel 1980, per cui i miei ricordi di quel decennio sono legati alle scuole elementari, ai cartoni animati, alla bicicletta, al pallone e poco altro. Inoltre sono cresciuto in una piccolissima frazione di un paesino di provincia in cui, quando io ero bambino, le dinamiche sociali erano ancora le stesse dei primi anni ‘60. Forse sono questi i motivi per cui ne sono uscito vivo. Ci racconti del tuo percorso di formazione fino al tuo approccio alla scrittura? RB: Giusto per restare in tema di citazioni musicali, hai presente la canzone Scuola di Eugenio Finardi? Ecco: credo che quel brano rappresenti bene quello che è stato il mio percorso di formazione. Ho studiato ragioneria ma in realtà ho sempre cercato, in modo molto spontaneo e inconsapevole, di costruirmi un mio percorso personale completamente indipendente da quello scolastico; un percorso su cui hanno influito moltissimo i dischi che ho ascoltato, oltre ai libri che ho cercato di leggere in quel periodo indipendentemente da ciò che proponeva la pubblica istruzione. Poi ovviamente, nella vita, tutto ciò che attraversi finisce col lasciarti qualcosa e farti crescere un pochino –anche la scuola, certo-. Per esempio, all’interno del mio percorso credo sia stata fondamentale la collaborazione con Kronic, il web magazine su cui ho scritto per diversi anni e che ha ormai da un po’ di tempo chiuso i battenti. Riguardo all’approccio alla narrativa: il mio primo tentativo di scrivere un racconto risale a quando avevo circa sette anni, per cui la scrittura è una passione che ho sempre coltivato anche se, almeno fino a qualche anno fa, con molta discontinuità e senza nessuna reale aspirazione da scrittore. Quali autori consideri i tuoi punti di riferimento e perché? RB: Mi ha sempre affascinato l’abilità di Georges Simenon nello scavare l’animo di personaggi difficili e controversi: il mio riferimento principale credo resti lui, quanto meno nella sua produzione “non gialla”. Oltre a lui, mi risulta impossibile non citare John Fante (non solo per la curiosa assonanza col mio cognome), di cui ammiro la spontaneità e le doti di narratore puro. Poi chiaramente ci sono tanti altri autori che adoro e che mi hanno in qualche modo segnato: potrei citare Heinrich Böll, Milan Kundera, Sandor Marai, oppure Henry Miller, tanto per fare i nomi più significativi.

Hai esordito con una raccolta di racconti, Tutto passa invano (UNI Service, 2007), e sei già al tuo terzo romanzo. Ci daresti la tua definizione dei due generi letterari, tracciando le tappe dell’itinerario che ti ha condotto dalla prosa breve alla narrazione più estesa? RB: Il racconto dà modo di fotografare in poche righe una sensazione o un piccolo frammento di vita: rispetto al romanzo ha forse una forza evocativa potenzialmente maggiore, ma il romanzo ha una struttura più complessa che lascia molta più libertà di esplorare con più profondità le svariate sfaccettature dei personaggi e della storia che si sta raccontando. Personalmente, sia come lettore che come scrittore, oggi mi trovo più a mio agio con il romanzo. Il racconto è stata una forma di espressione che ho usato parecchio fino all’incontro con Falzea, quando mi capitava di scrivere solamente per l’esigenza di mettere su carta alcune sensazioni nel modo più diretto e immediato possibile. Una volta presa la decisione di dedicarmi alla scrittura in modo più serio, è stato naturale il desiderio di provare a confrontarmi con il romanzo. E sul tuo passaggio dall’UNI Service a Falzea Editore? RB: Anche questo è stato un passaggio estremamente naturale: Tutto passa invano è un lavoro nato dalla semplice esigenza, in un periodo di crisi personale e grandi cambiamenti, di fare il punto della situazione su me stesso fermando definitivamente su carta alcuni dei racconti scritti nei momenti più disparati dei sette anni precedenti. Vista la mia urgenza personale di vedere il libro stampato e la totale assenza di velleità commerciali, all’epoca decisi di affidarmi alla UNI Service, che è una realtà che lavora “on demand”. In quello stesso periodo mi è capitato di conoscere, per puro caso, tramite amicizie comuni, uno dei “boss”

di Falzea Editore: è stato un incontro fortuito al di fuori dei ruoli di scrittore ed editore, però è stato lui, dopo aver letto i miei racconti, a tornare a cercarmi, spronandomi ad impegnarmi nella scrittura con maggiore continuità e chiedendomi di fargli avere gli scritti su cui avrei lavorato in seguito. Così, grazie anche ai consigli e agli incoraggiamenti di Falzea, sono nati L’uomo a pedali e In fondo ai suoi occhi. Nel romanzo L’uomo a pedali (Falzea Editore, 2009) ritorna il tema del ciclismo come metafora della vita, che avevi affrontato in Giocando a vivere, l’ultimo di Tutto passa invano. La scelta di chiudere la raccolta con quel racconto era legata, in qualche modo, all’intento di narrare la storia di Sergio nella tua opera successiva? RB: No. La tua osservazione è corretta ma il processo è stato un altro. Fra Tutto passa invano e L’uomo a pedali credo ci siano parecchi punti di contatto: L’uomo a pedali, in fondo, nasce anche dall’esigenza di riprendere molti dei temi accennati in maniera molto grezza in Tutto passa invano e provare ad affrontarli in modo più maturo e compiuto all’interno di un vero romanzo. Personalmente ho sempre amato molto il ciclismo e l’ho sempre considerato la perfetta metafora della vita, per cui è stato naturale riprendere questo elemento, che in Tutto passa invano era stato solo sfiorato vagamente, e farlo diventare una colonna portante del romanzo successivo. Com’è nata e come si è sviluppata l’idea del tuo secondo romanzo, In fondo ai suoi occhi (Falzea Editore, 2010)? RB: L’idea mi è praticamente “piovuta addosso” in una serata, nel periodo in cui stavo scrivendo L’uomo a pedali. È una storia che è praticamente nata da sola: la vera sfida era riuscire a raccontarla e trovare il modo giusto per farlo, dosando le dosi industriali di rabbia e di tenerezza che generava in me. A livello emotivo è una storia che “sentivo” molto. Per questo, prima di iniziare a metterla su carta, ho dovuto aspettare il momento giusto e, se la prima stesura è nata in pochissimo tempo, le revisioni successive hanno richiesto parecchio impegno per riuscire a mettere bene a fuoco ogni singolo dettaglio e dosare al meglio le emozioni che doveva contenere. È un libro che ruota fondamentalmente attorno al personaggio di Elisabetta: una protagonista dalla personalità piuttosto complessa, ricca di sfaccettature e di contraddizioni. L’intento principale era proprio quello di cercare di scavare il più a fondo possibile nell’animo di questa ragazza, facendone una sorta di ritratto umano.

RB: Tornando al giochino delle citazioni musicali, potrei dirti che Guccini cantava: “gli eroi son sempre giovani e belli”. Forse per questo mi sono sempre stati antipatici e, fin da bambino, ho trovato più interessante il lupo cattivo rispetto al principe azzurro. Scherzi a parte, penso che il concetto stesso di eroe sia frutto dell’ipocrisia di voler dividere il mondo in buoni e cattivi: per questo lo trovo falso e troppo facilmente Dai tuoi scritti emerge una visione disillusa strumentalizzabile. della realtà e delle relazioni umane… “inutile”, Mi hanno sempre affascinato tantissimo i personaggi “trascurabile”, “insignificante” sono gli aggettivi delle canzoni di De André e dei romanzi di Simenon. che adoperi frequentemente… “The Gods forgot Personaggi che non sono mai né buoni né cattivi: they’ve made me/ so I forgot them to/ I listen to the sono semplicemente vivi e, in quanto tali, si arrogano shadows/ I play among their graves./ My heart is il diritto di avere dei difetti, compiere degli errori never broken/ my patience never tried/ I got seven e sporcarsi le mani. Mi piace pensare che anche i days to live my life/ or seven ways to die” cantava personaggi dei miei libri siano così. Mi sentirei un Bowie in Seven. Dal disincanto scaturisce una nuova idiota a lodare le virtù di un personaggio asettico e e costruttiva consapevolezza? irreale senza macchie e senza paure: preferisco scavare RB: Oddio... visto il preambolo, qualche lettore nella complessità di personaggi estremamente umani, distratto potrebbe prendermi per un nichilista. Cosa che con i loro dubbi, i loro sbagli e le loro insicurezze. In mi auguro di non essere assolutamente. questo senso, sì, la definizione “antieroi” mi piace. Premesso questo, sono perfettamente d’accordo con quanto dici: nei miei personaggi c’è una La provincia, Roma, Milano e Londra: ci parleresti bella dose di disillusione. Ma io sono convinto delle contrapposizioni tra le realtà in cui si che la disillusione sia, in realtà, una forma molto muovono i tuoi personaggi? profonda di romanticismo. Pensa a Sergio, il RB: Certo! Soprattutto In fondo ai suoi occhi è un protagonista de L’uomo a pedali: è un personaggio romanzo che vive molto su questi contrasti: da un lato segnato profondamente dal disincanto, ma resta c’è la morbosità pettegola della provincia in cui tutti fondamentalmente un romantico; uno che, a tratti, sembrano sapere tutto di tutti, e dall’altro c’è il gelo sembra vivere la quotidianità come se nulla avesse metropolitano in cui non conosci nemmeno il nome davvero importanza ma, al tempo stesso, si lascia del tuo vicino di pianerottolo; in un angolo c’è il caos commuovere, per esempio, dal ricordo dell’amore schizofrenico e asettico di Milano con i suoi aperitivi sfiorato quando aveva vent’anni. Sergio credo sia il infiniti e la sua scarsa poesia, e nell’altro quello perfetto esempio del romantico disilluso e, almeno più accondiscendente e solare di Roma, che a tratti in questo, penso sia anche il personaggio che più mi diventa accogliente e rassicurante; da qualche altra somiglia. parte, infine, c’è poi l’illusione di un “altrove” sempre Lasciando per un attimo da parte il romanticismo, mi migliore: forse a Londra o forse chissà dove. piace molto la tua considerazione sul fatto che dal Elisabetta rimbalza da un contesto all’altro e vive disincanto possa scaturire una nuova consapevolezza: in modo molto personale il rapporto con ognuno di penso sia così, almeno in teoria. In fondo anche la questi luoghi. Anche se poi, a ben vedere, ci si rende bolla di serenità di Sergio nasce dalla consapevolezza conto che certe differenze non sono poi nette come le che, come dice lui, “vincere o perdere è solo un si percepisce: anche la grande città, a lungo andare, dettaglio assolutamente insignificante” e che, preso finisce col rivelare lo stesso perbenismo bigotto della atto di questo, può godersi la sua pedalata metro provincia, per esempio. Per cui forse il problema reale dopo metro, assaporandone le sensazioni (sì, anche non sono solo i luoghi… le sensazioni “inutili” o passeggere) per ciò che sono realmente, senza bisogno di inseguire inutili illusioni. Ritrovi abitudini, spazi, “riti” ogni volta che Certo: in realtà le cose non sono mai così facili, come cominci a scrivere? d’altra parte testimonia anche la stessa storia di Sergio, RB: No, credo di non avere nessun particolare rito. O, perché comunque ci si ritrova sempre ad essere meno meglio, ogni libro -o addirittura ogni fase- ha i suoi disillusi di quanto si creda (e più romantici). Ma forse piccolissimi gesti che mi aiutano ad entrare nel giusto può essere uno spunto di riflessione da cui partire. stato mentale o a risvegliare le giuste sensazioni. In generale, comunque, mi viene più naturale scrivere di Nei tuoi personaggi rivedo la “gente comune”, i notte, quando il mondo cala nel silenzio, le ansie della “passanti”, i “precari” che attraversano i giorni giornata si stemperano, e non ci sono troppe distrazioni tra mancanze, abbandoni, alibi e una spinta esterne. interiore a cercare qualcos’altro, che spesso non è facile o non è necessario definire. Dai protagonisti Come procedi nel lavoro di revisione? A che cosa senza nome di Tutto passa invano a Sergio, fino ad miri, esattamente? Elisabetta, nella costruzione di queste figure quanto RB: Dopo tre libri pubblicati, ho imparato che la influiscono gli incontri e le conversazioni della tua revisione è la parte più importante del lavoro e forse vita quotidiana? anche la più divertente. Miro prima di tutto a capire RB: Mi piacerebbe rispondere che non influiscono per cosa ho realmente scritto, a cogliere tutte le sensazioni niente, ma sarebbe una balla clamorosa. Credo che che sono rimaste incastrate fra le parole e a dare a dietro ad ogni pagina ci sia, in qualche modo, qualcosa ognuna di essa la giusta luce per far sì che emerga il di vissuto, anche se, chiaramente, la narrazione ti porta più nitidamente possibile -per me stesso e per i futuri a rimescolare le carte, stravolgere i contesti o dare altre lettori- dal magma convulso di pensieri classico delle sfumature ai colori. Ma credo che sia naturale riversare prime stesure. Sotto molti aspetti, la revisione di un in ciò che si scrive molto di se stessi, del proprio mondo mio scritto, per me, si traduce in una sorta di “autoe del proprio vissuto. Se così non fosse, la scrittura psicoterapia”. rischierebbe di diventare un banale esercizio di stile. Nel caso di In fondo ai suoi occhi, poi, ho mirato molto ad “asciugare” la trama, quasi a ridurla ai minimi “Antieroi” è la definizione giusta per i protagonisti termini. Su quel libro ho lavorato “per sottrazione”, delle tue storie? Se ritieni di sì, potresti spiegarci che cercando di togliere tutto il superfluo per far sì che cosa intendi per “eroe”? tutte le luci puntassero sull’animo di Elisabetta.

La tua playlist musicale e cinematografica? RB: Musicalmente dovrei citare l’opera omnia di De André e tutto ciò che è uscito dalla penna di Giovanni Lindo Ferretti nelle sue diverse incarnazioni. Accanto a loro metterei sicuramente molti cantautori storici (su tutti De Gregori, Ciampi, Gaber e Vecchioni) e molto rock italiano anni ‘90 (dagli Afterhours agli Estra o i Massimo Volume). Inoltre, fra gli artisti più “recenti”, stimo molto i Valentina Dorme, Le Luci Della Centrale Elettrica, Cesare Basile e Pino Marino, tanto per fare qualche nome. In fatto di cinema sono più onnivoro e forse meno selettivo. In ogni caso ammiro molto i grandi registi italiani contemporanei, da Tornatore e Salvatores ad Avati o Rubini, e ho sempre avuto un debole particolare per Troisi. Oltre a questi, amo molto l’arguzia di Woody Allen e mi affascina la delicatezza del cinema francese recente. Infine, un film che mi ha toccato molto e che mi capita spesso di citare è “2046” di Wong Kar-wai. E se da una delle tue opere fosse tratto un film? RB: Sarebbe molto bello, certo! Anche per la curiosità di vedere un mio lavoro rielaborato da un’altra mente. Se posso spararla grossa: vedrei bene In fondo ai suoi occhi o L’uomo a pedali nelle mani di un regista come Pupi Avati, per esempio. A novembre è uscito Suonando pezzi di vetro, pubblicato dal progetto Neverlab Libri con il supporto di Edizioni Del Faro. Qual è la musica del tuo ultimo romanzo? RB: La musica del romanzo è costituita soprattutto dalle canzoni che il protagonista scrive e suona con la sua band. Canzoni in cui nel corso di tutta la sua vita ha cercato di condensare i suoi pensieri più intimi, le sue nostalgie più profonde e tutte le cose con cui, pagina dopo pagina, si ritrova a fare nuovamente i conti dopo essersi illuso, per un certo periodo, di essere pronto a lasciarsele definitivamente alle spalle. Poi, certo, sullo sfondo ci sono anche dei richiami a canzoni reali che pescano qua e là lungo gli ultimi quarant’anni di musica italiana, da Francesco De Gregori ai Valentina Dorme passando per i C.S.I. o i Massimo Volume. Hai rinnovato la veste grafica del tuo blog. Cosa significano quelle tre stelline sullo sfondo? RB: Quelle tre stelline, che porto anche tatuate sul mio polso destro, sono un simbolo personale che mi lega a una persona per me molto importante che ha segnato profondamente la mia vita. È uno dei simboli che spesso ritornano, in modo più o meno velato, anche nella mia scrittura e finiscono inevitabilmente con l’influenzarla. E questo mi fa riflettere sul fatto che ho sempre considerato i significati personali che attribuisco alle cose che faccio molto più importanti di tutto quanto il resto. In un certo senso non sono mai riuscito a staccarmi da quella che Vecchioni definiva “la confusione fra la vita e la poesia” e da un approccio profondamente personale alla scrittura.

Progetti futuri? RB: Prossimamente, a chiusura della promozione di Suonando pezzi di vetro, verrà pubblicata gratuitamente on-line, esclusivamente in formato elettronico, una mini raccolta di racconti in cui alcuni amici scrittori si sono divertiti a creare dei piccoli “spin-off” del romanzo, dando voce ad alcuni personaggi secondari ed arricchendo la storia di nuove sfumature. Più in generale, invece, non saprei proprio: ho nel cassetto un nuovo romanzo, scritto di getto in un tempo brevissimo, ma lo reputo troppo personale e denso per pubblicarlo. La sensazione che ho in questo momento è quella di avere, con i romanzi scritti finora, espresso tutto ciò che avevo da dire per cui, quando tornerò a posare la penna sul foglio, sarà per forza di cose per comunicare qualcosa di completamente diverso e nuovo. Ma ovviamente non so quando e come sarà. Vedremo... Nel frattempo sto portando avanti il progetto “Nella mia ora di libertà”, attraverso il quale racconto la storia della canzone d’autore italiana ai detenuti del carcere di San Vittore: è un progetto che umanamente mi sta dando parecchio e di cui sono particolarmente contento.

di Emilia Calabria nelle immagini Roberto Bonfanti a Bergamo, allo spazio Polaresco, il 6 novembre 2012, in occasione della presentazione ufficiale di Suonando pezzi di vetro, le copertine dei libri www.robertobonfanti.com


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SUCCOACIDO, No. 2, MARCH APRIL 2013

Luigi Milani Journaliste freelance, traducteur, éditeur CONTINUA DA PAGINA 1

Bonjour Luigi! Journaliste freelance, traducteur, editor, auteur de booktrailer et écrivain… est-ce que tu expliquerais aux lecteurs de SuccoAcido qu’est-ce qu’il rapproche et qu’est-ce qu’il distingue ces activités parmi eux, dans ton expérience? LM: Il y a un aspect qui fait de trait d’union aux versants différents de mon activité, et c’est le besoin de raconter, qui puis c’est le vrai et unique instrument dont je dispose au bout à faire abstraction du domaine spécifique dans lequel telle expectative se conjugue. Aussi l’activité journalistique est narration au bout, tentative de comprendre la réalité et copartager des contenus. Jamais comme aujourd’hui puis les langages différents - le mot écrit, l’écran, la photographie - ils tendent à interagir entre eux, pour donner vie, au moins dans les meilleurs cas, à une nouvelle figure d’artiste, celle-là vraiment « multimédia ». Dans la biographie sur false percezioni, ton blog, je lis: « Luigi Milani est né à Rome peu après la disparition de John Kennedy, et dans la capitale il vit et il essaye de travailler ». Est-ce que tu considères le secteur où tu opères en crise? Et si c’était ainsi, sur quelles conceptions alternatives tu viserais, malgré les difficultés? LM: Au-delà de l’ironie utilisée dans cette note je crois ne pas surprendre personne en te confirmer qu’oui, le monde de l’information et de l’industrie du livre vit moments difficiles. Les raisons sont multiples: surtout la crise grave qui a frappé en particulier le monde occidental, et qui en domaine journalistique a porté beaucoup d’importants publications de premier plan à la fermeture ou aux réductions radicales. Deuxièmement, le rapide et perpétuel changement des habitudes du public des lecteurs souvent écrasé par bombardements médiatiques continus et donc moins disposé qu’en passé à acquérir autre renseignement, encore moins à travers les médias traditionnels. De plus: la fragmentation du loisir à disposition de chacun de nous, entre smartphone, tablet et social network de plus en plus pénétrants. Le monde de l’information, le monde de ceux qui la font, ou essaient de la faire justement, avance péniblement derrière un progrès technologique qui aujourd’hui semble destiné à confirmer encore la validité de l’axiome célèbre de McLuhan, « Le médium c’est le message ». L’ère du numérique, après tout, est encore à ses débuts: dans le domaine de l’édition ils sont en train de commencer à se répandre, bien que de manière fluctuante, et avec des résultats pas toujours satisfaisants, les ebook. Mais auteurs et éditeurs se montrent pour la plupart prudents, il y a ceux qui craignent les changements inévitables qui se produiront dans les équilibres traditionnels. Tu me demandes à quelles conceptions alternatives on puisse tourner: en général, j’entends pouvoir répondre qu’on ne devrait pas avoir peur de l’avenir, pour imprévisible qu’il puisse apparaître. Les perspectives offertes par les nouveaux médias sont vastes, mais on ne pourra pas faire abstraction des contenus de toute façon, soit en domaine informatif soit en domaine narratif. Il restera à nous d’exploiter au mieux les nouvelles possibilités, sans pour cela devenir des technocrates stériles ou, au contraire, se réfugier dans un néo-luddisme conséquent. Pourquoi le nom de false percezioni? LM: Le nom fait ironiquement allusion à la perception, souvent altérée, que l’auteur du blog tire du monde autour de soi, médiée comme parfois elle est par de représentations elles même infidèles ou contrefaites du réel. Nous sommes couverts à la lettre de nouvelles, renseignements, rumours: une tempête médiatique qui finit souvent pour devenir seulement un bruit de fond indistinct, où le réel et le fictif, l’influent et le mensonger finissent pour se superposer, même à devenir indiscernables. Celui de la frontière entre réel et irréel, entre authentique et manipulé c’est un sujet qui me fascine et inquiète au même temps, et il est pas au hasard aussi présent dans mon roman, Nessun futuro.

d’une star du rock, pour puis culminer dans l’histoire complexe que tu connais. Le noyau initial du livre n’était qu’une quarantaine de pages, avant que le Démon de l’Écriture eût sur l’écrivain malheureux le dessous: pense tu que dans la rédaction avant-dernière j’avais dépassé les six-cents pages, mais ensuite j’ai dû nécessairement apporter un fort coup de ciseaux au texte. Comment tu procèdes dans le travail de révision? Et, dans le cas de Nessun futuro, sur la base de quels choix tu as réduit les pages de la rédaction avantdernière? LM: Je tends à effectuer trois révisions. La première est la plus importante, parce –qu’elle me voit au travail sur la structure et sur la forme. La seconde ressemble un petit peu à un editing profond. Finalement la troisième est comparable à l’arrangement final d’un disque: je tente d’éliminer répétitions, rimes inattendues, les cacophonies immanquables. J’ai supprimé de la version finale de Nessun futuro pas mal de pages au but de conférer grande unité et cohérence à l’histoire. En quelque cas les coupes ont aussi été douloureuses, je ne le nie pas, mais je crois qu’elles ont été nécessaires.

Ce que je voulais à ma manière dénoncer c’est par contre l’exploitation commerciale torve que l’industrie discographique met en acte, en thésaurisant bassement l’héritage artistique d’artistes qui dans ce sens, oui, ils continuent à facturer de l’au-delà. Pourquoi as-tu décidé de réserver, dans la narration, une place ample à l’histoire d’amour entre Kathy et Frank Colan, « le photographe du rock »? LM: Inutile se cacher derrière un doigt: depuis toujours l’amour est l’un des moteurs de l’existence. Il est vrais que beaucoup d’auteurs soi-disants « de genre » préfèrent exclure les aspects sentimentaux de leurs histoires, mais ce n’est pas mon cas, comme tu as non sans raison remarqué. D’autre part, le rapport entre Kathy et Colan a peu de la romance, et il ne pourrait pas être différemment, vu le type de relation qui va s’instaurer entre les deux.

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sans prétentions spéciales. Contenus multimédias ils en existent, d’autre part, en ligne: ils sont accessibles sur le site de l’éditeur en insérant le code approprié contenu dans le livre. Il y a contenus textuels, extraits de journaux et témoignages d’autres artistes sur le personnage de Phil Summers: bien sûr c’est toujours tout dans l’optique de la métafiction. Tu as défini Nessun futuro « un essai de métafiction ». La disparition prématurée et mystérieuse de Phil Summers, en effet, évoque les légendes métropolitaines de la « substitution » ou « feinte mort » de certaines rock stars - de Paul McCartney à Elvis à Michael Jackson - et dans l’histoire, à côté des personnages d’invention, célébrités apparaissent comme David Lynch et David Bowie. À ton avis, quels sont les avantages et quels les risques de l’utilisation de ces techniques? LM: Les avantages consistent en la plus grande implication qu’on peut exercer sur le lecteur, aux prises avec d’ambiances et des personnages qui ont déjà leur crédibilité, en considérant qu’ils sont tirés du monde réel. Le risque le plus grand peut être que, sans accorder beaucoup d’attention à l’écriture de la part « fictive », à la fin il va en résulter peu croyable tout l’ensemble.

Un moment difficile et une grande satisfaction, que tu voudrais partager avec nos lecteurs? De ton premier roman Ci sono stati dei disordini, où LM: Moments difficiles en ont été, à partir de la tu racontes la tragédie d’une femme aux temps du recherche des premiers éditeurs disposés à investir sur G8 de Gênes, à Nessun futuro, il revient le sujet de un nouveau nom comme le mien. Moi aussi, comme la l’avenir comme synonyme de solution, guérison, jus- plus grande part de ceux qui tentent le chemin difficile Un mot clé de Nessun futuro: Chaos… tice, vérité… donc tu crois possible un autre avenir? de l’écriture, j’ai dû passer à travers les Fourches CauLM: C’est vrai, le chaos est toujours présent dans le LM: Comme les ingénus ufologistes d’une fois procladines du tourbillon d’envois et des manuscrits refusés. roman. Dans un certain sens il représente l’adhésif de maient orgueilleusement, « I want to believe ». Dans le J’ai vécu par contre un moment de grande satisfaction toute l’histoire dans laquelle les différents protagosens que, même si la situation globale n’induit pas du en constatant que Nessun futuro, le travail auquel je nistes se trouvent à affronter situations imprévisibles tout aux pensées optimistes, je ne veux pas et je ne peux tenais le plus, il commençait à obtenir un large soutien et souvent plus grands qu’eux. Et si tu veux, le chaos pas me rendre à une conception de l’avenir entendu uni- près du public et de la critique, aussi celle « officielle » représente une des clés de lecture du livre aussi, surtout quement comme risque, danger, fin. Je crois que c’est des quotidiens et des peu nombreux programmes de si nous nous l’entendons d’une acception plus classique à nous essayer de construire un avenir différent, non la télévision et radiophoniques qui s’occupent de nos de la Destinée, ou, pour ceux qui sont croyants, le plan seulement pour nous, mais surtout pour les générations livres aimés. de Dieu. à venir. Ta playlist musicale et cinématographique? Dans tes livres il recourt souvent le sujet du SurEn tes écrits les femmes recouvrent rôles fondaLM: Inutile de dire qu’il y a dans ma playlist musicale naturel. Pourquoi es-tu curieux de connaître cette mentaux. Quelles sont les particularités de l’âme les Depeche Mode d’Ultra, mais aussi d’Exciter et Viodimension? féminine que tu préfères et comme tu procèdes dans lator; puis Nirvana je dirais, avec l’album de vive voix LM: Il me viendrait à te répondre avec une citation du leur représentation? MTV Unplugged en New York, Paranoid des Black SabHamlet de Shakespeare: « Il y a plus de choses dans le LM: L’âme féminine c’est infiniment plus à facettes que bath, mais aussi Revolver et Abbey Road des Beatles et ciel et sur la terre, Horace, que ta philosophie ne peut la masculine. Elle est plus instinctive et sensible, la plus Dark Side of the Moon des immanquables Pink Floyd. en rêver ». Le point est que je suis convaincu que la attentive à la sphère des sentiments de lesquels ne tend La playlist cinématographique espace de manière un dimension du Surnaturel soit rendue naturelle à notre pas à avoir honte, comme la part adverse masculine fait petit peu schizophrène entre genres et périodes très existence. En déplaçant le discours sur un plan plus par contre souvent. Je trouve en outre que les femmes éloignés entre eux: Boulevard du crépuscule de Billy prosaïque, parfois nous tous vivons des situations qui soient intrinsèquement plus fortes et capables d’une Wilder, La Prisonnière du désert de John Ford, 2001, tendent à échapper à notre contrôle, pour se tourner en plus grande réactivité, aussi d’un point de vue pratique l’Odyssée de l’espace, Les yeux grands fermés de directions qui ont bien peu de rationnel ou de contrôje veux dire, des hommes. Kubrick, La liste de Schindler de Spielberg. lable. Bien sans évoquer la parapsychologie, le TransTu me demandes comme je procède pour représenter les cendant joue un rôle dans nos vies, que nous le croyons personnages féminins: j’aime beaucoup écouter leurs Et si de Nessun Futuro il fût tiré un film? ou moins. Je pense à la synchronicité, par exemple, discours, et interagir avec les rôles féminins en général LM: Je crois je toucherais le ciel avec un doigt. Et, vu qui nombreuses personnes se trouvent à expérimenter, représente toujours pour moi une expérience stimulante que beaucoup de les rêves ne coûtent rien, il me plaît mais que nous tendons à nier, en nous réfugiant en la et agréable. Depuis l’enfance, le rôle de l’ami plus lui imaginer direct par Salvatores ou, parce que non, confortable, mais aussi réductrice explication du hasard. cher dans mon cas a été recouvert par une personne de même par Muccino. Malgré leur grande diversité je Comme tu rappelleras, le sujet de la synchronicité l’autre sexe, et donc j’admets ne pas rencontrer trop crois qu’ils seraient bien sûr à la hauteur d’une histoire a été exprimé avec grande clarté et passion par Carl de difficultés quand il s’agit d’entrer en certains mécaGustav Jung, dans les derniers ans de sa vie il concentra nismes mentaux typiquement féminins, même si - nous complexe comme celle-là racontée dans le livre. beaucoup d’attentions à l’inconscient et à l’Occulte. le savons très bien - autre caractéristique, à mon avis Après Nessun futuro, tu travailles à un ouvrage fascinante, de l’univers féminin c’est l’imprévisibilité encore dédié au Rock. Une avant-premiére? Dans la construction du personnage de Phil Suminnée. C’est ça qui me contraint, quand je deviens écri- LM: Volontiers ! L’ami Danilo Arona (http://www. mers, le protagoniste « souterrain » de Nessun vain, à accomplir ultérieurs travaux de pénétration dans daniloarona.com/), écrivain infatigable et très aimé, futuro, est-ce que tu as été inspire par une star du la psyché féminine. Mais je n’en regrette pas, il en vaut ainsi qu’un point de référence pour nombreux auteurs rock en particulier? toujours la peine. de «genre», a eu la… diabolique idée de créer Solo il mare intorno, un projet à trois basé sur le concept de l’île comme un lieu fermé. Il se compose de trois nouvelles écrites par autant auteurs - le susmentionné « capitaine » Danilo Arona, Angelo Marenzana et moimême - attribuables au genre du gothique marin. Mon histoire, pour revenir à la question précise, a strictement à voir avec le Rock. Je pense en effet que les lecteurs de Nessun futuro se sentiront à l’aise de la lire, car L’isola senza morte – c’est le titre de l’histoire - peut être considérée comme une sorte de suite au roman. La sortie du volume, qui sera disponible à la fois en version imprimée traditionnelle et numérique, est prévue plus tard cette année pour les types de Ciesse Edizioni, un éditeur vénitien petit mais très aguerri.

LM: Je mentirais si je disais de ne pas avoir tenu préEst-ce que tu nous raconterais de ton premier apsent Kurt Cobain, inoubliable et malheureux leader proche à l’écriture? des Nirvana. Il y a une sorte de jeu de miroirs entre le LM: Dans les ans ‘90 j’écrivais articles et critiques pour personnage réel et le fictif, avec similitudes évidentes, magazines techniques. Par la suite le contact, soit aussi mais aussi dissonances subtiles, que j’espère viennent y fugace, avec le monde du cinéma m’a progressivement ajouter leur grain de sel à l’histoire. Mais à ceux qui me poussé à écrire une paire de scénarios tout d’abord pour demandent si le protagoniste de Nessun futuro « soit » quelques « courts » et puis les premiers récits. À ce Cobain je réponde que Summers est Cobain « aussi ». point la maladie de l’écriture m’avait déjà capturé et En espérant ne pas être tombé dans le piège du cliché, peu après j’ai commencé à penser aux premiers romans. j’ai tenté de représenter celle qui est à tous les effets une illustration archétypale: la star du rock qui tombe Quels auteurs tu considères tes points de référence victime de soi-même et de la Destinée adverse, réinet pourquoi? carnation moderne si tu veux du héros romantique de LM: Don DeLillo et Salman Rushdie en particulier. Le moule byronien, qui s’immole pour son art. premier pour la capacité de construire histoires complexes et de souffle vaste - dans un mot, universelles Kathy Lexmark, la journaliste de plus de trente ans - autour aux événements uniques d’hommes et femmes qui travaille pour la télévision et qui recherche sur qui vivent, comme nous tous du reste, dans l’Histoire. l’histoire compliquée de Phil Summers, affirme: Je pense à un chef-d’œuvre comme Underworld, livre « La mort, elle peut être une affaire excellente pour qui m’a influencé fortement quand j’ai travaillé avec la celui qui reste dans cette vallée de larmes à pleurer structure de l’histoire de Nessun futuro. ton départ et se réjouir les royalties sur les ventes de Rushdie me fascine pour le mélange d’éléments tes œuvres. Le premier à chanter de l’au-delà a été magiques et exotiques, pour cette référence fréquente Elvis Presley. De la date de sa mort à aujourd’hui à l’Inde, pays vu à travers les yeux d’un anglo-indien, ils ont été publiés pas moins de trois cent cinquante et donc perçu et raconté dans une optique plus littéraire disques, soient-ils réimpressions, inédits, raretés, que réaliste. Entre les auteurs italiens j’admire énormé- bootleg. Pour ne pas parler de tout le merchandiment Dino Buzzati et Giuseppe Pontiggia, deux maîtres sing. Et je ne crois pas que la tendance changera, incomparables pour richesse de sujets et style bien comme le démontre l’avidité nécrophile de l’indussoigné. trie discographique ». D’autre part Elvis Presley comme Jimi Hendrix, Comment elle est née et comme elle s’est développée Janis Joplin, Jim Morrison, Freddie Mercury et l’idée de ton livre Nessun futuro (Casini Editore, Kurt Cobain, pour ne citer que quelques-uns, ils 2011)? ont été consacrés par le public idoles - je dirais – LM: Le point initial a été l’écoute d’un disque, Ultra des « intergénérationnels ». Est-ce qu’il s’agit d’un cercle Depeche Mode, qui a marqué la renaissance artistique, vicieux? mais dans un certain sens spirituelle aussi et émotive, du LM: Je crois que non. C’est à dire: il est évident que front-man du groupe, Dave Gahan. Le cœur de l’artiste, la musique d’artistes importants comme ceux que tu peu de temps avant de graver ce disque, il s’arrêta pour cites va à être appréciée en perpétuant dans le temps le plus d’une minute à la suite d’une overdose. L’artiste sur- mythe de ces auteurs. Personne ne s’étonne du succès vécut à cette expérience terrible, en sortant profondément posthume de Mozart, Vivaldi, Wagner - artistes pendant changé et ce changement est perceptible parfaitement des siècles ont disparu, comme chacun le sait – ainsi dans le disque. que j’imagine nous continuerons à jouir et apprécier Cet événement me troubla énormément et il me fournit la musique des Beatles, des Rolling Stones et des Pink l’idée initiale du roman. J’essayais d’imaginer une hisFloyd aussi quand il y n’aura plus, hélas, les très apprétoire qui prît l’occasion de la mort, réelle ou présumée, ciés auteurs de ces chansons.

Nessun futuro a été défini « un thriller avec des nervures surnaturelles situé dans le monde du rock », un « roman/backstage », « déjà pour sa nature insaisissable, extraordinairement inclassable et pas dans la répartition rebattue des genres de supposée pertinence ». Est-ce que tu voudrais ajouter quelque chose à ce propos? Est-ce que tu parlerais d’expérimentalisme en pensant à l’écriture de Nessun futuro? LM: Expérimentalisme? C’est une définition qui, audelà des possibles implications négatives contenus en tous les « ismes », me flatte et que j’espère de mériter. Disons que, au-delà des classements, j’ai essayé d’écrire une histoire sans me préoccuper trop du genre littéraire dans lequel puis quelqu’un l’aurait de toute façon placé inévitablement... Parce que, s’il est vrai que Nessun futuro techniquement pourrait être considéré un Noir qui par moments pénètre dans le Mistery et même dans le Horror, il est tout aussi vrai que la forme narrative adoptée est celle du journal intime. Tu vois, je crois qu’aujourd’hui, beaucoup plus qu’en passé, la narrative va se développer vers formes nouvelles, pas plus limitées à tel ou tel domaine. Un phénomène d’ailleurs qui traverse autres champs expressifs aussi, de la musique aux arts visuels. La contamination de formes et langages à l’apparence discordantes ne peut pas que porter à une nouvelle évolution pleine de promesses. Pas au hasard j’ai adhéré avec enthousiasme à l’invitation de l’éditeur de créer « extra » contenu, multimédias, pour accompagner la lecture du livre, accessibles à partir du Web. À propos de contenus multimédias, dans la création d’un booktrailer quel est exactement ton but? LM: Donner des suggestions, plutôt qu’à anticiper les contenus de l’histoire. Sinon, il faudrait penser à réaliser véritables mini-films, mais il semblerait dans cette manière de forcer le lecteur potentiel dans une cage représentative qui ferait tort à lui et, en définitive, au livre aussi. Et à propos du booktrailer de Nessun futuro? LM: Eh bien, techniquement c’est un « fan trailer » plutôt qu’un véritable booktrailer. J’ai cherché seulement de fournir quelque indication sur le contenu du roman,

Pour les éditions Graphe.it, tu es l’éditeur en chef de la série eTales, dédiée au roman et entièrement numérique. Souhaites-tu nous parler de cette expérience dans le cadre plus général de la situation de l’ebook dans notre pays? LM: eTales, une série de «roman numérique» lancée par Graphe.it Edizioni à l’automne 2011, s’est révélée immédiatement comme une expérience très stimulante. Caractérisée par un double critère, c’est-à-dire la brièveté des textes d’une part, et la qualité de l’écriture, d’autre part, elle présente les histoires de nombreux genres différents : la critique sociale, le noir, l’horreur, la science-fiction… Les écrivains impliqués sont souvent bien connus: Valerio Varesi, Francesco Verso, Sandro Battisti. Mais même dans le cas des auteurs moins connus, le niveau élevé de qualité les unit tous. Les résultats obtenus par eTales, je le dis sans hésitation, sont mélangés. Pas tous les ebooks ont atteint le succès qu’ils méritaient peut-être, mais je pense qu’il est un peu le prix à payer, compte tenu du degré objectif de la nouveauté de ce nouveau média. Si nous considérons que déjà la lecture en général tend à se circonscrire à un créneau plutôt étroit, hélas, l’image devient encore plus claire ... Mais, moi et l’éditeur, nous continuons à croire en ce nouveau format, confortés par la diffusion des données dans la dernière édition de la foire Più libri più liberi, qui montrent une augmentation régulière du nombre des lecteurs de ebooks. Quels sont tes prochains projets? LM: Je suis en train d’écrire un essai technologique. Sa publication, éditée par Graphe.it Edizioni, est prévue pour l’automne de cette année dans une nouvelle série, appelée PARVA, consacrée à la non-fiction. En 2013 aussi un couple de longues histoires devrait être publié dans deux anthologies consacrées, respectivement, au roman fantastique et lovecraftien et au thème, complexe mais fascinant, des uchronies. En 2014, j’espère pouvoir enfin publier un nouveau roman, un drame qui se déroule dans le monde du cinéma italien. di Emilia Calabria francese di Patrizia Birtolo, Emilia Calabria foto: Luigi Milani, Nessun futuro, Casini Editore - Copertina www.luigimilani.com italiano su www.succoacido.net


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