SuccoAcido #1 .:. dec'12/jan'13

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SuccoAcido

Crossing languages, art, cinema, comics, music, theatre, writing Edizioni De Dieux srl

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December 2012 / January 2013, No. 1

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Connecting Cultures

Masque Teatro

Incontro con Anna Detheridge

Viaggio nel cuore di Crisalide XIX: alla ricerca di possibili vie di fuga

Un modello di progettazione indipendente ma integrata nel contesto istituzionale; un progetto basato sulla ricerca e sull’approccio multidisciplinare al tema del paesaggio e del territorio, visti in chiave culturale e artistica; una proposta di intervento concreto sugli spazi urbani e residuali che spesso è scomodo indagare; ma, soprattutto, una riflessione sul ruolo attivo e unico che l’arte può giocare nella realtà, esprimendo liberamente il proprio potenziale metaforico e simbolico senza vincolarsi ad aspettative di carattere terapeutico o politico. Ecco la specificità del percorso intrapreso dall’associazione culturale Connecting Cultures di Milano, fondata da Anna Detheridge nel 2001 e, da allora, impegnata

Meeting Cristina Coltelli on stage is like venturing into a world that’s both archaic yet terribly relevant. The universality of the Commedia dell’Arte, a territory of dedicated research for Cristina since she was 17, takes shape through masks and acrobatic leaps that – although always different - keep in line with half a millennium of tradition. We have seen Vecchi e vastasi and Il segreto di Arlecchino, we have met enthusiastic students coming from all over the world to attend her workshops. We have taken home with us the explosive laughter roused by her Harlequin. We laughed about death, old age, habits, insanity: all things not quite easy to dismiss after a night at a theatre. Harlequin stuck with us. Off the stage, Cristina is irreverent, ironical and inquisitive, just like her character. Her profound love and reverence for her craft as an actress (and writer) - and for the acting craft in itself, with its centuries-long history – has left us extremely impressed. And with the ever-flowing Masque Teatro, Just intonation © Enrico Fedrigoli stream of ideas and anecdotes CrisIn una società in cui la cultura, stato attuale delle cose, nella scottante nostro cammino sia imprevedibile e tina has to tell, we kind of wished e il teatro insieme a essa, va urgenza di alcuni interrogativi. mai scontato. Abbiamo posto delle this interview would never end. CONTINUA A PAGINA 12 consumata e anche velocemente, Nessuna scelta è, nel cammino di domande a Lorenzo su Masque, l’esperienza teatrale di Masque è Masque, scontata. E questo fa di sul teatro, sul Crisalide, sull’Emilia una forma di resistenza che non ha Lorenzo Bazzocchi ed Eleonora Romagna, sulla scienza e sulla eguali nel panorama italiano. Da Sedioli degli artisti imprevedibili, conoscenza. Quello che abbiamo quasi vent’anni Masque organizza perché imprevedibili sono le ricevuto come risposta è stato questo un festival, Crisalide, che ha ben strade che conducono lo studioso testo che in parte offre uno spiraglio poco di festival quanto di esercizio nel cuore della propria ricerca. a quelle domande, in parte mostra e di creazione. Un’occasione in Ogni volta che ci avviciniamo a la loro impossibilità e in parte le cui teatro e filosofia dialoghino Masque, virtualmente o fisicamente, ignora. Ma sappiamo che, allo non separatamente, ognuna dal sentiamo di entrare in una stesso modo in cui Lorenzo ci parla proprio altare, ma mescolandosi dimensione altra dove le parole, un qui a proposito dell’inconcepibilità indissolubilmente: filosofia come cibo ingerito, uno sguardo, qualsiasi dello spettacolo considerato come gesto e gesto come fonte di pensiero. minuscolo evento, hanno un peso “confezione di un ragionamento, Il segreto di Arlecchino © Renè Purpura Un’occasione sempre più difficile considerevole nell’equilibrio delle chiusura di un progetto”, è dal punto di vista pratico visto che, cose e contribuiscono, ognuno plausibile che una serie di domande dall’anno scorso, ha dovuto subire la a suo modo, a rendere sempre rimanga aperta, affacciata sul vuoto, riduzione del 75% sui finanziamenti viva e costante una tensione che ché le risposte potrebbero dare di Gianpiero Caldarella della provincia. Eppure, nonostante individuiamo come linfa del loro l’idea di una forma che la realtà tutto, un’esperienza che non perde la lavoro e come stimolo per il nostro informe delle cose non possiede. CONTINUA A PAGINA 11 Le sua identità, il suo radicamento nello ruolo di spettatori, affinché anche il mafie. Plurale. Lo Stato. Singolare. Trattative. Plurale. Indagini e depistaggi. Strade che spuntano. Poi si chiudono. Ciecamente ci sbatti la testa. Ti al suolo, oppure rimbalzi, Journaliste et écrivain, auteur des livres Caravan to Baghdad et Tagliato per l’esilio accasci ammaccato, e con tanta voglia di textes et de photographies Baghdad recuperare il tempo perso. La cosa Né en 1967 à Tizi Ouzou, en Algérie, e la sua gente (Terre des Hommes più preziosa. Il tempo ritrovato. Karim Metref a travaillé comme proItalia, 2005), le recueil de lettres False prove. Esseri reticenti in fesseur d’éducation artistique dans Caravan to Baghdad (Mangrovie, Stato reticente. Altre strade, une école moyenne, après le diplôme 2007) et les nouvelles de Tagliato scorrevoli come piste costruite con de l’Institut technologique de l’éduper l’esilio (Mangrovie, 2008). Son asfalto ingannevole. Impossibile cation de Ben. Engagé dans la lutte fermarsi. Una volta imboccata blog, qui parle principalement des finisci per essere divorato in un solo pour l’accès aux droits démocradroits des immigrés et des questions boccone. Reincarnazioni giudiziarie. tiques en Algérie et militant du Mouinternationales (Afrique du Nord et Magistrati che tornano e puntano vement Culturel Berbère, il a contriMoyen Orient) est cité et repris régu- il dito contro vecchi onorevoli. bué à animer la vie culturelle de son lièrement par différents sites d’infor- Ministri paurosi nell'officiare il pays d’origine et à gérer la grève du mation et autres blogs. Il a aussi loro dio. Anime stanche dal tempo cartable, le boycott de l’école algécréé le site LettERRANZA, dédié à che le separa dai fatti. Procura di rienne pour exiger l’officialisation la production littéraire d’écrivains Palermo. Memoriale sulla trattativa de la langue berbère dans le système migrants en italien. Actuellement Stato-mafia. “Per accertare la scolaire, au côté de l’arabe. Depuis il travaille sur des sites d’infor- verità sulla stagione delle stragi 1998, Il s’est installé en Italie, et mation glocale et interculturelle. e della trattativa, nonostante i vit actuellement à Turin. Éducateur Nous vous proposons notre inter- tanti, troppi, depistaggi e reticenze, et formateur en éducation interculview de Karim Metref sur les luttes spesso di fonte istituzionale.” turelle, éducation à la paix, gestion politiques en Kabylie pendant la Allora non siamo fessi. La strada non-violente des conflits, il a collaguerre civile algérienne, le Prin- c'era. Depistaggi. Crisi. Singolare boré comme freelance avec différentes associations et organisations. Moustansiriya université, Baghdad temps arabe et le rôle de l’Occident e plurale, tutto insieme. Austerità. Macelleria sociale. dans la démocratisation des pays Singolare. Il a participé à une mission humanitaire à Bagdad sous l’occupation a pratiqué le journalisme et l’écriture arabes, la mission à Bagdad, l’exil, L'uomo a pezzetti fa sempre la sua américaine durant l’année 2004. Pa- sous différentes formes. Parmi ses l’immigration et l’interculture. porca figura. Rigore o punizione. Non fa differenza. Un'altra strada rallèlement au travail d’éducateur, il publications se trouvent le livre de CONTINUA A PAGINA 14 spunta. La crescita. False prove. “Mister Bond 2 – La Vendetta”. Asfalto levigato. Processione cieca. Nessuno muro. Tutti nella rete. Depistaggi istituzionali. La strada Arte, memoria, territorio. Un progetto per Pianoro, intervista a Mili Romano per uscire dalla crisi c'era. Allora non siamo fessi. L'orientamento conta. In un focus sui progetti italiani che particolare - il Comune di Pianoro, in video proiezioni. Tutto, sempre, Attivi o passivi. Non parlare coi nascono nel locale e rappresentano le provincia di Bologna - in risposta al nell’ottica di una condivisione giornalisti. Le parole pesano. Due diverse sfaccettature di un approccio piano di riqualificazione urbanistica della stessa progettazione estetica palle di cannone. Suvvia, signora site specific al territorio, si inserisce che avrebbe cambiato per sempre con la popolazione coinvolta dalla Fornero. Siamo in mezzo a una il nostro approfondimento su Cuore l’aspetto della cittadina. Il progetto modifica del territorio. Cerchiamo strada. Inseguendo una falsa pista. di Pietra. Il lavoro della curatrice ha accolto, nel suo svolgersi, diverse dunque il significato di questa Cresciamo. Le mafie. Le trattative. insieme alla sua Gli Stati. Noi in mezzo. O forse sotto. e artista Mili Romano rappresenta modalità espressive, a partire dalla operazione infatti un esempio di intervento a documentazione del processo di ideatrice, entrando nel merito di Spostiamo le lancette. Quelle pesano lungo termine, realizzato dal 2005 ad cambiamento in atto, alla messa in una definizione complessa e così più delle parole. Lo sa signor Monti? oggi, insieme ad artisti, architetti ed opera di concreti interventi artistici, diversificata nelle sue manifestazioni, Il tempo ritrovato. Il piacere delle esperti di varie discipline, in un’area quali performance, installazioni, come quella di Arte Pubblica. virgole. Le pause. Fuori dalla pista. CONTINUA A PAGINA 4

nella definizione di una metodologia di lavoro che prevede la lettura aggiornata dei mutamenti ambientali e sociali in atto, senza rinunciare all’individuazione di prospettive teoriche e culturali a lungo termine. La connotazione sperimentale, in progress, di Connecting Cultres permette di convogliare, all’interno di ciascun lavoro, molteplici energie e di coinvolgere competenze sempre diverse nella scrittura e nell’articolazione dei diversi interventi. Questa dimensione di collegamento tra soggetti ed enti diversi conferma la scelta dell’associazione di costituirsi come un’agenzia di ricerca e ne ha fatto un punto di riferimento nel panorama dell’arte contemporanea in Italia. CONTINUA A PAGINA 2

Gudrun Gut

Interview mit Monika Enterprise

Punk war gestern – doch die Musik-Schaffenden, die diese Szene klanglich prägten, sind mit ihrem heutigen Tun immer noch kreativ präsent, nicht dem Gestrigen verhaftet jedoch ohne ihre „alten“ Ideale guter Soundwelten über Bord geworfen zu haben. Bemüht, im Einbezug all Ihrer reichen Erfahrungen die musikalische Landschaft zu bereichern aber vor allem auch stetig weiterzuentwickeln. Im Gespräch mit Gudrun Gut wird deutlich, dass dieses Ansinnen, diese Art, Musik zu schaffen, einen Austausch voraussetzt, der nur dann möglich wird, indem

Gudrun Gut, Garten © Mara von Kummer

man unterschiedlichste Projekte ins Leben ruft, dann die sich herauskristallisierenden Ansätze und Ergebnisse sinnvoll miteinander vernetzt. Der Mut, der Wille, Dinge selbst in die Hand zu nehmen, die eigene Musik eigenständig zu vermarkten und zu produzieren und dabei gleichzeitig auch noch anderen die Chance zu bieten, ihre Kunst zu veröffentlichen, ist hierfür die Grundvoraussetzung. Gudrun Gut ist eine von wenigen Frauen, die dieses Prinzip verinnerlicht haben und es auf beeindruckende Weise lebt. Es wirkt. CONTINUA A PAGINA 8

Woodpecher Wooliams From Brighton... Gemma Williams

Cristina Coltelli An explosive Harlequin

Piste acide

Karim Metref

Cuore di Pietra

Woodpecker Wooliams © Nathan Gregg

The Woodpecker Wooliams are in fact a singer-songwriter, Gemma Williams. She’s just gotten back from a tour, saying to be dazzled and also gotten a post-tour cold. Over the last two years Woodpecker Wooliams has tours in Germany, Denmark, Switzerland, The Baltics, Russia and Italy, and she has played at Positivus festival (Latvia), The Big Chill, the Alternative

Escape at the Willkommen Foxtrot and the first Fano Free Folk Festival (Denmark). Sometimes ‘interesting connections’ (as she said) happen... This is one of those times. Gemma is that kind of special and rare person which is delightful to meet even virtually. She lives in Brighton, she’s a keeper of bees, all round naturophile and appears to be also a lover of Russian Dolls.

SuccoAcido Agenda

Laurent Ambre

CONTINUA A PAGINA 9

Oscar Cárdenas

events & festivals in Europe bandes dessinées et graphisme entrevista al director chileno festivals theatres comics books exhibitions arts music concerts cinema writing A PAGINA 13

A PAGINA 6

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È stato il figlio

Maurizio Boscarol

made in Palermo, o quasi...

with the inseparable dottorB

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Gianluca Merola Dio taglia 60

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Art .:. art places

DECEMBER 2012 JANUARY 2013, No. 1, SUCCOACIDO

Connecting Cultures Agenzia di ricerca non profit per l’arte contemporanea. Focus sul progetto Milano e oltre.

Centro Documentazione Connecting Cultures

Connecting Cultures. FuoriLuogo, Ettore Favini, 2007 CONTINUA DA PAGINA 1

Se la matrice del programma condiviso dal team composto da Anna Detheridge, Anna Vasta, Laura Riva, Daniela Ricciardi, Adelaide Santambrogio ed Elisabetta Mezzapesa è, infatti, decisamente curatoriale e indipendente, in ogni sua fase esso si arricchisce di collaborazioni, partnership istituzionali e private, contributi scientifici che ne ampliano l’orizzonte concettuale mediante la realizzazione di pubblicazioni, piattaforme di dialogo multimediali, occasioni di scambio e approfondimento che costituiscono una parte strutturale di ogni progetto, ponendosi come momenti di verifica del metodo di lavoro e della sua efficacia. Tra le tematiche su cui ruota la ricerca di CC un ruolo di primo piano è svolto dallo scambio interculturale, inteso come presupposto di uno sviluppo sostenibile e come condizione di crescita e di arricchimento per gli artisti stessi che vengono coinvolti nei progetti ideati e curati dall’associazione. In questa direzione si colloca la scelta di operare nel settore della formazione mediante l’organizzazione di diversi workshop e seminari sui temi della mediazione culturale, o la

Milano e Oltre , Barona, 2011 - progetto di Marta Griso e Valeria Codara

rivolta al complesso universo dell’arte pubblica, relazionale o community based, nell’ottica di un superamento delle mere definizioni in cui spesso tali elaborazioni si trovano intrappolate. A partire dalla ricerca svolta da Anna Detheridge con la mostra Arte pubblica in Italia. Lo spazio delle relazioni (realizzata nel 2003, presso la Fondazione Pistoletto), che introdusse in Italia l’indagine e il dibattito su queste forme d’arte, l’associazione si è posta come vettore di conoscenze, fulcro di

Milano e Oltre, Quarto Oggiaro, 2012, progetto Quarto Oggiaro Space Cake, workshop con Alterazioni Video

creazione di un ring di Art places di tutto il mondo, nonché la recente collaborazione con la Fondazione Ismu alla istituzione di un premio nazionale per giovani artisti dal titolo esplicito: Arte, Patrimonio e Diritti Umani. Un altro elemento che ha contraddistinto nel corso di questi dieci anni il lavoro di Connecting Cultures è l’attenzione

una rete di saperi e di pratiche finalizzata alla revisione costante delle forme e dei significati ad esse connessi. Così la nozione stessa di spazio pubblico (come vedremo nell’intervista ad Anna Detheridge), si complica, nella riflessione di Connecting Cultures, evitando di appiattirsi nella dimensione di uno

Milano e Oltre, Bovisa, 2011, progetto di Maria Giovanna Govoni, Alice Buoli, Cristiana Mattioli

sfondo neutro, contesto amorfo dell’azione creativa o scenario ideale per l’avvio di forme (più o meno autentiche) di rivoluzione dello status quo ante. Lo spazio pubblico non si contrappone necessariamente allo spazio privato, come il buono al cattivo, o la categoria dell’aperto a quella di chiuso. Si tenta invece di comprendere la complessità di ogni luogo che, nell’intreccio tra dimensione pubblica e privata, si fa teatro di un intervento artistico e critico. A differenza di ciò che avviene nei programmi culturali di enti pubblici o privati che spesso legano gli interventi artistici al cosiddetto marketing territoriale, il percorso dell’associazione nei diversi contesti in cui ha operato (dal Valdarno, alle periferie milanesi) vede lo studio e l’analisi del territorio e del paesaggio come momento interno al progetto e costitutivo dell’esperienza di artisti e partecipanti. Il team di Connecting Cultures segue gli artisti nel loro incontro con il territorio e li accompagna nelle diverse fasi di attuazione degli interventi, mantenendo un ruolo di coordinamento, stimolando un dialogo e un confronto tra i soggetti coinvolti a vari livelli, dalla curatela alla fruizione. L’indagine sulle esperienze di cittadinanza e sulle trasformazioni sociali in atto sono elementi di riflessione per gli artisti che operano in un contesto tutt’altro che neutro, ma ricco di storie e vicende collettive e individuali. L’incontro con il tema della città, nel caso di interventi come Imagining Parco Sud o Milano e oltre, si caratterizza dunque come la ricerca di uno sguardo molteplice, una cartografia complessa dei luoghi, che non profetizza ipotesi di miglioramento o di riconciliazione dell’individuo con la sfera collettiva, ma si nutre di apporti conoscitivi di diversa natura, nell’incontro tra arte e risorse locali. Così, ai progetti realizzati dagli artisti, si affiancano ipotesi di lavoro a lungo termine da effettuare nelle aree osservate, comprendendo tanto interventi di riqualifica, quanto operazioni legate all’immaginario e alla percezione dei diversi spazi. Accompagnare l’ideazione dell’intervento artistico (anche quello non di per sé “riqualificante”) con un’attenzione per i processi della produzione stessa dell’opera è un modo per avviare una riflessione anche sui fattori economici del territorio. Tale prospettiva multitasking chiama in causa la capacità di accendere la luce sulla realtà concreta degli spazi - per esempio le periferie urbane - su cui si agisce, per non cadere nella tentazione di un’analisi fredda che si poggi su un accumulo di saperi decodificabili soltanto dagli addetti ai lavori. Nel progetto Imagining Parco Sud l’attenzione alla natura prevalentemente agricola del parco è stata

accompagnata dalla riflessione su altre componenti come la trasformazione del territorio ad opera dell’edilizia; la difficile integrazione tra città e campagna; le contraddizioni tra sfruttamento delle risorse ambientali e ricerca della dimensione estetica della natura. Attraverso un progetto costruito nel tempo, l’agenzia si è proposta come “mediatore tra un bisogno inespresso e un patrimonio potenziale”, immaginando un percorso che, partendo dal territorio, si rivolgesse ad esso, pur non eseguendo una richiesta esplicita. Connecting Cultures si pone, infatti, l’obiettivo di contribuire ad un modello di sviluppo sostenibile che, partendo

O

ggi, dopo due anni di attività, possiamo tirare le fila anche di un progetto come Milano e oltre, nato dal bando “Valorizzare la creatività giovanile in campo artistico e culturale” indetto dalla Fondazione Cariplo nel 2009 per consentire ad artisti, organizzazioni non governative e non lucrative, di accedere a contributi economici da investire in interventi estetici sul territorio. Milano e oltre ha una struttura abbastanza semplice, basata essenzialmente sulla realizzazione di una serie di workshop che hanno consentito ad artisti la cui esperienza in ambito pubblico e relazionale è già affermata a livello internazionale, di confrontarsi con

suddivise in quattro “cantieri creativi”, per i quattro quartieri periferici del capoluogo lombardo: Bovisa, Barona, Quarto Oggiaro e Bicocca che sono stati, pertanto, coinvolti a diversi livelli, in un esperimento di connessione creativa tra le giovani generazioni sia ospiti, che residenti - e le realtà economiche presenti in ogni area. Un tessuto di piccole imprese che sono entrate a far parte del progetto al fine di promuovere nuove forme di committenza culturale e di mobilità sociale. Ognuno dei cantieri creativi era rivolto a dieci partecipanti selezionati nell’ambito di una open call seguita da una fase di autoselezione, mentre a guidare i workshop, sono stati

studenti di Belle Arti, videomaker, fotografi, designer, stilisti, architetti in formazione, da un lato, e con professionisti e docenti, dall’altro. Connecting Cultures, anche in questo caso, ha lavorato in termini di mediazione, curando e organizzando concretamente le diverse fasi di attuazione. Le attività di progetto sono state

chiamati gli artisti Claudia Losi, Alberto Garutti, Stefano Boccalini e Alterazioni Video. Dal confronto e dall’esperienza condivisa con ciascuno di loro, i giovani partecipanti hanno tratto spunto per immaginare e strutturare una serie di progetti dedicati alla zona studiata e conosciuta anche tramite l’osservazione diretta, la

Milano e Oltre, Barona, 2011 - progetto di Angela Zurlo

dalle istanze reali del territorio e dal loro riconoscimento, possa evolvere anche in direzione di nuove prospettive di governance, costruendo una cultura alternativa tanto alla logica dell’urbanizzazione dissennata, quanto alle politiche di mera conservazione, prive di sbocchi futuri.

Milano e Oltre, Quarto Oggiaro, 2012, progetto Quarto Oggiaro Space Cake, workshop con Alterazioni Video


Art .:. art places

SUCCOACIDO, No. 1, DECEMBER 2012 JANUARY 2013

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Anna Detheridge Interview with the President of Connecting Cultures

ricerca sul campo, l’incontro con la popolazione. Il luogo virtuale che ha accolto questa mappatura dei quattro quartieri/laboratori è una piattaforma web, che richiama alcuni dei temi e dei meccanismi di interazione già presenti nel sito di Imagining Parco Sud. Il sito di Milano e oltre, infatti, oltre ad ospitare la descrizione del progetto generale e gli strumenti per aderire al programma formativo, è stato organizzato attorno ai singoli blog che raccontano l’evolversi dei cantieri creativi, attraverso gli interventi e le relazioni dei partecipanti. Un osservatorio multimediale… uno dei “luoghi” su cui fare confluire idee, progetti, materiali e mappe elaborati

dagli studenti. Lo spazio web è individuato quindi come un altro luogo, un territorio fluido e aperto che disegna nuovi percorsi e mappe immaginarie o reali, oltre che come un documento, un archivio di immagini e progetti. La struttura del blog è inoltre particolarmente adatta al target di riferimento, ai giovani artisti che hanno modo di esporre i propri lavori in modo non convenzionale, mettendoli in circolo concretamente in una piattaforma virtuale che si basa sul confronto e che accoglie in modo orizzontale l’elaborazione di ciascuno. Alla fine dei quattro cantieri è stata prevista una mostra collettiva, a cura di Connecting Cultures, che, allestita negli spazi della Triennale, avrà lo scopo di raccogliere i lavori degli studenti: un’occasione per fare emergere i talenti dei giovani artisti coinvolti, ma anche per stimolare la consapevolezza del pubblico rispetto ad aspetti poco conosciuti delle realtà in cui vive. Un’ipotesi di intervento che si basa sulla convinzione che la natura e la fisionomia dei luoghi possano essere costruite e modificate nel tempo da comunità eterogenee, in modo fluido, prevedendone usi molteplici e non stereotipati. Questo vale anche per l’arte e i suoi linguaggi, che devono ripensarsi ogni volta, ad ogni nuovo incontro.

First of all I’d like to ask you something about your latest work, the book “Scultori della speranza. L’arte nel contesto della globalizzazione” about to be published by Einaudi. It’s a tough and sensitive subject, if the title is any indication. You chose to approach it from the left field, looking for an attitude in contemporary art which can be found not only in your critical research but also in the projects you’ve been promoting during these years. I’m talking about your concern for territorial issues and practices (and poetics) of social harmony, always focussing on possible futures to build. AD: The main subject of the book is not Public Art, my main concern was to highlight the idea of the responsibility of the artist in the sense that Luciano Fabro and many conceptual artists gave to the term, that is to trace the genealogies of many immaterial forms of art which can be entirely transversal but which never lose sight of what in the US is called “institutional critique”. I have attempted to focus on and make connections between particular moments and seminal experiences which to my mind have been neglected, starting with Conceptual Art and its legacy especially with reference to what happened in Italy where conceptual art has not been recognised as such and where very little is known of the work of some of the most intellectual and clear minded of artists such as Vincenzo Agnetti. I also think that it is high time for a reinterpretation of the work of Giulio Paolini who has always been contextualised as part of Arte Povera and almost never considered as a conceptual artist working in an Italian context, anticipating the times, along with another brilliant Italian artist, Piero Manzoni. Both these artists were making work which could be considered conceptual from 1960 onwards, ten years earlier than North American mainstream artists. Particularly important for me is also the transition from analytical forms of art typical of the late sixties and early seventies to more participatory practices, the breakdown of a universal idea of art in the face of a plural society and the proliferation of art practices based on ideas, interdisciplinary research and interactive attitudes. There is also a very Italian sensibility for space, the creation of a sense of place which forms a definite continuity and legacy of a long tradition of art and architects working in context which in the case of Italian artists was their way into relational aesthetics. My concern has also been to rescue relational art from the deadly embrace of curators like Bourriaud and to attempt to reinstate a confrontation with reality. Artwork that succumbs to solipsistic and self-referential practices makes fools of us all and becomes quickly irrelevant. The problem for a larger audience in understanding contemporary art is not lack of information but the cultivation of a sensibility, of self questioning, of looking with curiosity, an attitude which accompanies and interacts with the “attitudes” for artists.

Let’s talk about your most acknowledged project, the research agency “Connecting Cultures”. It is safe to say that it’s now a landmark for artists and scholars not just Italian but from all over the world. Between exhibitions, panels, publications and public art projects, how has your work evolved in these past 10 years? AD: Instinctively my first reaction would be to answer, by following my nose. Practically speaking, by concentrating on what we have been able to achieve thanks to small but significant public funds including two main mid term projects the Valdarno Project in the Tuscan Region in 2004-2006 and Milano e Oltre in Lombardy from 2010 still in progress. The basic premise is a vision of culture as a basic resource for both the development of society and the economy. There can be no long term development of society without cultural awareness. Cultural policies and cultural programming which encourage more interactive and di Giovanna Costanza Meli participatory attitudes are the www.milanoeoltre.com most important aspect of cultural www.connectingcultures.info planning. Inclusive public

policies are also the basis of all new work in the social sphere which is slowly reducing its assistential role which has in the past encouraged a recriminatory approach towards the institutions, in favour of policies designed to build confidence and capabilities designed to render individuals more self reliant and able to find collaborative solutions to problems within the community but also on a larger scale. Social cohesion is best encouraged by participatory projects. Moreover there has

moment you pinpoint something it tends to turn into its opposite. Unfortunately we have to realise that we live in a transient world, but despite the rapidity of change non everyone is aware of the constantly changing context. All definitions of art in the public sphere must take into account these rapid changes. What was considered public space until a few years ago: the square, the street, certain physical spaces is not always so. More and more chunks of the city are privatised and vice versa, private spaces such

Milano e Oltre, Bicocca, 2012, progetto di Adriana dell’Arte

been in recent years a complete misunderstanding between the cultural and the economic sectors encouraged by a shortsighted idea of maximising profits on the side of the business sector and an extremely conservative conception of the prerogatives of the nineteenth century bourgeois State and its paternalistic mission towards culture and heritage on the other. Here again there is very little insight towards policies that can address paradoxical situations such as Italian “cultural cities” overrun by forms of tourism no longer sustainable which are however in terms of percentages much lower than other European countries. The passivity of the tourist industry and those business sectors which benefit most from tourism in supporting heritage and cultural production is scandalous. This however is partly the fault of the cultural sector, its custodians and gatekeepers who have not properly understood the role economics should play in supporting the Arts. In general I would say that Connecting Cultures as an organisation has learnt to better understand the complexity of public art projects, whether we are referring to community based work or educational projects. We have become more articulate in separating skills, tasks, competence, sensibilities required in putting together a team and making a project work. There is a very high percentage of projects in this sphere that fail or are simply irrelevant. The main difficulty is to understand and measure the impact

as commercial centres become public scenarios. The ways in which we experience, or use public spaces has changed, more often than not we walk through and across spaces in solitude or distracted by a phone conversations or at a speed which does not allow any real observation. Parts of the city change identity according to the time of day. We need to take into account these changes in the mobility of individuals or we risk applying outdated ideas or realising projects that have very little real significance. What does having to deal with a changing city entail then? I’m referring here, for example, to Milan and the “Milano e oltre” (Milan and beyond) project. AD: Milano e oltre was an ongoing, artist led interdisciplinary workshop in different peripheral areas of the city. It was designed to give participants the skills necessary to understand landscape, its memory, and its potential as a resource and above all to give a select number of young professionals the opportunity of working together involving other stakeholders in the area. One of the main goals of Milano e oltre is to make Milan visible to the milanese, many of whom still believe they live in a city delimited by the Spanish walls of the historic city centre. The city has in fact exploded silently: in the eighties the Bovisa and Bicocca ex industrial areas took on a new vocation as university campuses,

Milano e Oltre, Bicocca, 2012, progetto di Adriana dell’Arte

of public art projects on society. If you use public money you have to find a credible way of accounting for what has been spent. A concept around which all over the world public art, social and relational art and community art tend to gravitate is that of “public space”. What is then this “space” in which art forms relationships through workshops and shared creation practices? Can it be a concept that changes through time? Is it necessary to re-negotiate it in the present with other disciplines such as human geography, sociology and landscape architecture? AD: Defining things too closely is always difficult because the

a process which came about with very little governance on the part of the local authorities. Milan is now the infinite city a metropolitan region, a metaphysical entity which no longer gravitates around a central nucleus but which is crossed in many different directions which now marginalise the centre, engulfing many extra urban areas. Our aim was to pinpoint the local, critical areas of an invisible city, attempting to turn them into potential resources. Speaking of Milan, you mentioned the definition of “infinite city”. In his essay – and in its namesake exhibition – sociologist Aldo Bonomi

analyses the process of ongoing transformation happening in this city and its landscape, extending beyond visible boundaries. He identifies storytelling as the ideal navigational tool for finding our way within the “social space” and to express its characteristics and contraddictions. The work of artists, architects, designers, filmmakers is seen as a way to reconnect past and present in a context of dramatic changes. Is there a narrative void in transformation, as far as you can tell? And does the changing nature of cities dictate the urgency to intervene with language and images to commit to memory and communicate what will inevitably be lost in the process? AD: I believe that the narrative element in many projects today is an important part of a more pluralistic and democratic representation of society, able to contrast the often empty rhetoric of many contemporary scenarios which are only a part of the story. However the most important thing is to bridge the void between specialistic knowledge often identified tout court as “knowledge” or worse “culture” and the understanding or sensibility for “place”, and for the landscape in general, for the many potential solutions and alternatives to heavy infrastructure which can often be less costly and less devastating for residents and inhabitants of a certain area. Every country has its NIMBY problems not always possible to solve through pacific negotiation. However, much damaging conflict can be avoided by an open discussion not with local politicians, but with local populations if (and only if) administrators are willing to learn from inhabitants, involve people in working towards solutions, listen to alternative, less invasive propositions, to evaluate and welcome possible alternatives. Evaluating territory from afar and from above, taking into account the local or what the local has to offer at a national or international level is a necessary step in the direction of a more interactive realistic conception of the common good. There is an often suppressed demand for a better quality of life which is not necessarily definable in terms of spending power but which is closer to those aspects of life which philosopher Martha Nussbaum and the Nobel prize winning economist Amartya Sen were able to give tangible and indexical value to in their study for the United Nations’ Human Development Index which revolutionised the term “quality of life” introducing a new crucial factor based on “capabilities”. In this definition, for example, poverty is defined as a “capability deprivation”. If a narrative serves the purpose of highlighting these values, then it can be considered relevant. If a narrative indulges upon the localistic, folkloric, nostalgic dimension just for the sake of itself or the glorification of a past long gone, I believe its only value is merely self-indulgent and something I personally do not care for in the least. In this process of repossession and rediscovery, imagination and the arts (theatre and literature as well) must not be exploited but be free to investigate and assist the transformation of places and identities in ways that are new both aesthetically and antropologically. Let’s talk about “landscape”. Publications about this specific subject are quite a relevant portion in the archives of Connecting Culture’s documentation centre. The landscape we’ve come across in the projects of your research agency – from Progetto Valdarno to Paesaggi della biodiversità; from Imagining Parco Sud to, currently, Milano e oltre – is, in itself a multifaceted reality. What’s the meaning of “landscape” in your work? AD: To begin with, we try to distinguish between “land” and “landscape”, the physical reality of territory and its representation. The physical reality of location means first of all positioning the observer within the landscape, coming to terms with cohabitation, economic development the needs and emergencies of change in a particular

geopolitical entity. Landscape cannot be contemplated today without a thought for the ecosystems regulating its survival, without engaging with a holistic approach relating to context and sustainability. The conclusion of “Milano e oltre” coincides with the 10 years anniversary of Connecting Cultures. Assuming we could trace back the start of this specific research in Arte pubblica in Italia. Lo spazio delle relazioni (Public art in Italy. The space of relationships.), the exhibition you curated for Fondazione Pistoletto in 2003, what do you feel has changed today? How can we narrate, today, the public dimension of art? And what sort of project do you have in mind to inaugurate the next 10 years of research? AD: The importance of space in relational terms is ever more evident and constitutes an implicit criticism of architecture and its values as cultivated in recent years. Spectacular architecture of the eighties in the style of the Guggenheim museum of Bilbao appears ever more sterile and unsustainable. The spectacular kills the relational, dwarfing and isolating the individual. Art in the public sphere has a

Centro Documentazione Connecting Cultures

number of different functions, as a service to the community, a platform for encounters, a catalyst for change. As for the next ten years my main hope would be to leave Connecting Cultures in a stronger position with an inbuilt autonomy and ability to sustain itself based on valid projects for the community and a good mix of fundraising skills. My main aim is to encourage competence and self reliance in all those who work in and with Connecting Cultures. My firm belief is that young professionals with whom I come in contact do not need jobs, any job that’s going. They mostly need something which their university training does not give them, mainly skills and capabilities in facing complex situations and problems in constantly changing contexts. Finding solutions in the real world beyond theory does not derive automatically from whatever highsounding academic school you come from, but on your acquired ability to understand, articulate and manage the situation to hand. The “Arte, Patrimonio e Diritti Umani” Prize, promoted by Connecting Cultures with the Fondazione Ismu; the “Milano e oltre” project. How does the agency value this specific aspect of its action, focussing on youth? What’s your goal when it comes to the new generation of young artists? AD: The Award entitled Art, Heritage and Human Rights grew out of an international conference Lost in translation held in 2010 on the uses of Art in intercultural dialogue. The award, open to young artists under the age of 35 is however much more than this. It has in fact a twofold goal: that of encouraging a public vocation for artists working with cultural institutions, and that of soliciting a greater activism on the part of the institutions directed at reaching a wider audience. We organise seminars for cultural institutions, museums, libraries etc. working to attract migrant or immigrant populations, and at the same time provide young artists embarking on a public commission with assistance and an informal training “on the field” enabling her to face the complex steps and burocratic tasks involved in a public programme.

di Giovanna Costanza Meli www.connectingcultures.info italiano su www.succoacido.net


Art .:. environments Cuore di Pietra

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DECEMBER 2012 JANUARY 2013, No. 1, SUCCOACIDO

Un progetto d’Arte Pubblica a Pianoro. Intervista a Mili Romano

CONTINUA DA PAGINA 1

Mili Romano, Cuore di pietra, marzo 2005

Proviamo ad analizzare le premesse del progetto Cuore di pietra - gli input che hanno determinato le tue scelte curatoriali - e a spiegare il perché e il valore di un approccio progettuale che affida all’arte una funzione non decorativa, né assertiva, ma centrale per accompagnare un programma di trasformazione urbana come quello che ha caratterizzato Pianoro. MR: Siamo in un Paese, l’Italia, profondamente contraddittorio, che da una parte è focalizzato sulla conservazione del paesaggio, mentre dall’altro permette l’espandersi di edilizia di bassa qualità, la cementificazione selvaggia e il dilagare di deserti urbani; un Paese con poca ricerca e sperimentazione architettonica e artistica e che conserva i centri storici come cammei senza pensare che a volte anche un piccolo segno della contemporaneità può essere un elemento dinamico, di rivitalizzazione e riqualificazione. Le scelte culturali spesso non si sedimentano, non si trasformano, come avviene altrove, in leggi e direttive che, una volta acquisite, durano, ma cambiano con il susseguirsi delle giunte comunali e dei governi. La politica agisce per spot e manifestazioni spettacolari e difficilmente si trasforma in una coerente indicazione di percorso futuro per lo spazio quotidiano delle nostre città, più identitario ed esistenziale. Il mutare continuo della città dovrebbe far emergere l’esigenza da parte delle amministrazioni e di coloro che governano il territorio di dotarsi di nuovi strumenti più appropriati per rispondere alle domande che la città esprime. Ciò che le città chiedono oggi è una maggiore vivibilità, la possibilità di usufruire di spazi pubblici che possano in qualche modo accompagnare “desideri e paure” (Le città come i sogni sono fatte di desideri e di paure, scriveva Italo Calvino in Le città invisibili), la partecipazione (non demagogica e strumentalmente politica) degli abitanti nei processi di riqualificazione e più in generale nei processi di trasformazione urbana. Queste sono le premesse del mio lavoro, della sperimentazione

di un metodo di intervento artistico negli spazi pubblici che non ha una mera funzione di abbellimento e di decorazione astratta, che non difende tout court la “centralità dell’opera” e l’individualità dell’artista, ma che stimola invece il confronto e il dialogo con il pubblico e con le altre discipline. Un metodo che cocciutamente vorrebbe che l’arte venisse considerata come un nuovo sapere e non come la ciliegina sulla torta, come un valore aggiunto. Così è nato Cuore di pietra, proprio con la caparbia volontà di passare dal sogno al segno trasformando, anche culturalmente, l’attitudine di interi quartieri e di un paese nei confronti dell’arte contemporanea e ponendosi come “spina nel fianco” e pungolo costante per gli amministratori.

Raccontiamo allora il contesto in cui ti sei mossa e dove è nato il progetto Cuore di Pietra: la riqualificazione di un centro urbano, la vicenda di Pianoro. MR: Il piano di riqualificazione a Pianoro era iniziato nel 2004 con l’abbattimento delle prime palazzine del centro del paese e prevedeva la progressiva cancellazione, entro il 2011, di tutto il “vecchio” centro. Il progetto è nato dalle mie passeggiate con macchina fotografica e videocamera e dalla documentazione che avevo cominciato a raccogliere. Il manifesto rosso, seguendo il rituale locale di mettere alla finestra la bandiera italiana il 25 aprile, voleva essere una sorta di sintesi fotografica della memoria del luogo e di una sua forza politica di resistenza un po’ poetica e un po’ ironica delle case ex-IACP. Era un pungolo e un invito a una sorta di resistenza del cuore di pietra degli edifici che stavano sparendo. Il cuore di pietra del titolo da una parte rinvia alla durezza della vita quotidiana nelle città, alla sua forza di repressione un po’ cinica, dall’altra prende spunto dall’omonimo romanzo, bellissimo, di Sebastiano Vassalli e da una storia di Gianni Rodari, Il muratore della Valtellina, rinviando così alle memorie, ai gesti, agli affetti racchiusi in quelle pietre che stavano per essere spazzate via, alla forza e all’energia dell’arte che

possono riconvertirle. Il manifesto è stato affisso nei regolari spazi pubblicitari e poi lasciato davanti alle porte degli appartamenti delle case ancora abitate, con un volantino nel quale io invitavo gli abitanti ad aderire al progetto, esponendolo fuori della finestra: questo è stato l’inizio di una storia che dovevamo costruire insieme. Di fronte ai tanti manifesti alle finestre ho cominciato a capire che ciò che fino a quel momento era un’idea solo mia, avrebbe potuto diventare un dialogo, una polifonia, una bella sfida da articolare nel tempo, per attivare delle energie che non fossero lamenti, né memorie nostalgiche, né enfatiche strumentalizzazioni sulla memoria. Bisognava che con modalità diverse - l’arte e i linguaggi scelti dagli artisti - si provasse a creare espressioni verbali, iconiche e progetti che in maniera ora lieve e divertita, ora più radicata nella trasformazione del luogo, coinvolgessero le persone che abitavano lì da cinquant’anni e per le quali quel processo di cambiamento di casa e di abitudini era molto lacerante e doloroso. Nasceva così Cuore di pietra, una sorta di “opera totale” e corale per la quale i tempi lunghi e la cura attenta - oltre che una presenza costante, la mia, che ha tessuto e mantenuto relazioni con l’amministrazione, le associazioni, le singole persone, gli sponsor locali e nazionali, istituzionali e privati - sono stati fondamentali. Gli effetti che ora sono apprezzabili ed evidenti, perché c’è un percorso di arte contemporanea che si snoda per tutto il paese, non erano ancora né visibili né

specific), o dalle direttive amministrative e politiche di riqualificazione urbana e ambientale. Si tratta, nel caso del progetto Cuore di pietra, di un nodo centrale. MR: L’arte pubblica è stata per me, sin dalla metà degli anni ’90, quando curavo insieme a Roberto Daolio la manifestazione Accademia in stazione, un’occasione di riflessione e di pratica continue, per trovare la misura tra le molte teorie e i passaggi all’azione, fra le letterature sulla città e l’arte come pratica. Essa implica un passaggio dalla rappresentazione o evidenziazione di certe problematiche del luogo, all’agire in esso, non più soltanto attraverso l’inconsueto gesto artistico che si insinua, sorprendente e destabilizzante, fra le maglie della vita quotidiana, ma facendo sì, e non è facile, che questa tattica come la definiva De Certeau, si trasformi progressivamente in pratica quotidiana volta a dar voce, a coinvolgere, a rappresentare, ciò che sta oltre ciò che di incontrollato vi è quotidianamente nella città, i flussi affettivi, istintivi, i desideri, le paure, tutto ciò che da queste nuove relazioni e prossimità può scaturire. È su quell’oltre, nel suo processo, che bisognerebbe focalizzare l’attenzione; è quell’oltre che bisognerebbe accompagnare: ciò che sta prima e viene dopo e ciò che rimane nella città come risultato degli esaltanti tentativi di produrre nuovi modi di appartenenza attraverso azioni performative, progetti e azioni artistiche, installazioni site-specific. Questo credo sia il problema fondamentale: non soltanto il fare e l’investire

installazione o qualsivoglia altro linguaggio dell’arte introdotto negli spazi pubblici non deputati ad essa: quanto esso è assorbito dalla comunità che quegli spazi attraversa; quanto esso riesce ad essere strumento di riconoscimento identitario; se abbia un “senso” e dunque una memoria narrativa e affettiva in divenire per la comunità che attivamente lo accoglie, oltre che per l’artista che lo ha progettato, per il curatore e per il committente (sia esso privato che pubblico); quanto quell’intervento sarà capace di aggiungere un tocco in più capace di trasformare il territorio burocratico ed amministrativo in paesaggio affettivo. Il più delle volte gli interventi artistici nelle città sono calati dall’alto e sortiscono delle reazioni di indifferenza o, peggio ancora e paradossalmente, vengono vissuti come un corpo estraneo per il luogo e il contesto. Da qui il vandalismo e la totale disattenzione. Questo significa dunque che anche il sitespecific e il contest-specific, così come i tradizionali monumenti, non sono garanzia di un’opera di “arte pubblica”. Cuore di pietra è un progetto a lungo termine. Cosa si modifica nella modalità operativa e nelle finalità quando si entra a contatto con i tempi lunghi del territorio? Hai avuto modo di analizzare le trasformazioni di questa realtà? MR: Il tempo e la durata sono fondamentali in un progetto di arte pubblica, soprattutto quando ha un valore sociale. La città contemporanea è spazio di affettività negate e di uno spaziotempo in cui l’individualismo impedisce di guardare ai legami biografici, sociali e ai rapporti intersoggettivi della vita pubblica come ad una risorsa. Tutto è strumentalizzato ed usato in modo personalistico; è come se l’idea di responsabilità morale perdesse significato, fosse svuotata di senso. La perdita di valore della durata mette in gioco l’assunzione di responsabilità verso l’altro con cui si interagisce e questo impedisce anche di assumere concreta responsabilità verso le conseguenze che le nostre azioni producono nel tempo. Con Cuore di pietra la progressiva assunzione

Mili Romano (realizz. tecnica Studio Ciorra), Passaggio di luce (con riflessi)

album “Cuore di pietra”

minimamente immaginabili nel primo anno di lavoro. Il trascorrere del tempo, la sempre più convinta collaborazione e sostegno delle due amministrazioni che si sono succedute, con le scuole e le varie realtà locali, dà la dimensione di quanto sia penetrato nel paese. Gli obiettivi accompagnare i lavori di ristrutturazione e accompagnare riqualificazione urbanistica del centro di Pianoro (documentando le mutazioni della struttura urbanistica e delle abitudini ad essa connesse); utilizzare l’intervento artistico come pratica propositiva e funzionale al rafforzamento dell’identità dei luoghi, della storia e della collettività che li vive (la creazione di opere d’arte nelle quali l’immaginario collettivo potesse riconoscersi e alla cui realizzazione contribuissero gruppi di abitanti); fare in modo che, anche in assenza del progetto e degli stimoli degli artisti, certe modalità innescate proseguissero da sole con una gestione e una cura autonome. Arte pubblica: una definizione dalla quale non si può prescindere per circoscrivere un ambito di intervento dell’arte contemporanea che si rivolge al contesto urbano e alle sue relazioni, ma che non può rivelarsi esaustiva quando si sceglie di prendere le distanze da un approccio commemorativo, legato all’edificazione di un monumento (per quanto site

in arte, ma come fare perché installazioni nello spazio pubblico esterno (o interno), o “percorsi museali a cielo aperto” non rimangano separati, in un dialogo muto con la città. E, attraverso l’arte, interrogarsi ed agire nello spazio metropolitano, nello spazio pubblico esterno oggi investito da uno dei grandi temi della contemporaneità che è ancora quello della minaccia, della paura, del degrado e della violenza. In questi ultimi due decenni di grande spinta e di sperimentazione nel campo dell’arte pubblica, ma di vuoto ideale e poca coesione sociale; di rimbecillimento televisivo che ha alimentato sempre più l’idea di spettacolarità e di vacua immagine; di crisi, oggi, con tagli forti all’arte e alla cultura, l’arte pubblica è usata demagogicamente, come portatrice di “bellezza” e “riqualificazione” astratta e non per la sua forza critica, propositiva e di spinta ad un cambiamento. Le città contemporanee hanno bisogno di nuovi pensieri e nuove azioni capaci di adattarsi e di accompagnare le mutazioni sempre più rapide del paesaggio urbano e naturale. Mutazioni che sono il risultato di scelte dalle quali si è quasi sempre, come cittadini, esclusi. Il problema non è il monumento o il non monumento, la decorazione o meno, quanto il metodo che porta a un buon intervento di arte pubblica, sia esso monumento, happening o segno effimero,

MP5, City look at city

di responsabilità (per altro mai da considerare acquisita per sempre) da parte dei partecipanti ai progetti artistici ha spinto a focalizzarsi sull’idea di cura: cura e attenzione di artisti e curatore, cura e attenzione del pubblico in un tempo che comprendesse il momento dell’ideazione del progetto, della realizzazione e della manutenzione (e nella manutenzione metterei anche il divenire dinamico dell’opera nella storia del paese). Per tempo e durata dunque si intende uno sviluppo costante che contempli passato, presente e futuro. Questo permette di capire di più del territorio e di trasformarlo in paesaggio affettivo dove ogni opera reca i segni “biografici” piccoli e grandi di chi ha contribuito a realizzarla e diventa dunque narrazione calda. Questa “com-prensione” (che ha in sé il doppio significato di capire e di annettere) ha fatto sì che il pubblico, coinvolto nel processo artistico, ha potuto percepire l’arte come acquisizione di coscienza e consapevolezza critica sulle cose che riguardavano l’urbanistica e le forme del suo abitare, che venivano prima sentite come “imposte”. Gli interventi che maggiormente si sono misurati con la pratica di una cura nel tempo lungo, consolidando un metodo che vuole distinguere senz’altro Cuore di pietra, sono: i Segnali di vita di Anna Ferraro che, insieme agli anziani del Centro Diurno e ai bambini e ai ragazzi delle scuole elementari e medie, ha disegnato una segnaletica stradale improntata ai desideri, come doppio speculare di quella normalmente in uso, e che segna nelle aree verdi e in alcune aree condominiali, un percorso sorprendente e ironico di affermazione di identità e riconoscimento; l’installazione permanente a fumetti di MP5, sviluppata in anni di lavoro; la luminaria di Zimmerfrei realizzata con i lampadari degli abitanti e la performance musicale che ha visto gli abitanti delle nuove palazzine accendere / spegnere le luci di casa al ritmo del Guglielmo Tell, happening sempre di Anna Rispoli di Zimmerfrei; il lavoro di raccolta di memorie sul vecchio cinema del paese e relative installazioni video realizzate con i filmini privati degli abitanti di Pianoro, di Daniela

Eva Marisaldi - Enrico Serotti, Direttissima Slow, via Carducci 19


Cinema .:. authors

SUCCOACIDO, No. 1, DECEMBER 2012 JANUARY 2013

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Oscar Cárdenas Entrevista a Oscar Cárdenas, director chileno de películas de alta calidad y bajo presupuesto

Andreco, Wall painting

Spagna Musso; la tenda-memoria di Annalisa Cattani per il Centro Diurno; il mio Passaggio di luce, una struttura in ferro e vetro colorato che sorge in luogo del vecchio gazebo di legno dove gli abitanti delle vecchie case giocavano a carte; il libro pop-up di Monalisa Tina, realizzato coi gruppi di aggregazione giovanile ASL; gli ultimi interventi di alcuni allievi dell’Accademia di Belle Arti come Claudio Renna, Michele Ferrari, Elisa Savignano e Paola Baccigalugo. Lo stesso murale di Andreco, che ha riportato sui muri grigi e sporchi di un sottopasso pedonale la storia della crescita armonica del paese legata alla storia locale della balena della Val di Zena, è il frutto di una collaborazione con il centro giovani e di un processo che ha fatto sì che quel luogo prima evitato, maleodorante e vandalizzato, adesso sia diventato luogo di incontro, di passeggiate e di nuove narrazioni.

cercando di affiancarci nelle varie attività e non mancando mai di concentrarsi sulla realtà autonoma delle varie installazioni nel tempo e sulla loro integrazione con la realtà circostante. Questi eventi hanno visto la partecipazione di alcune classi delle scuole e, come sempre, di un pubblico che non è soltanto di addetti ai lavori o degli artisti ma vede gli abitanti sempre interessati. Quali sono i prossimi passi di Cuore di pietra? Proseguirete con le mappature, con gli interventi artistici, con la didattica? In che modo si evolverà il rapporto tra vecchio e nuovo nella Pianoro di oggi e di domani? MR: Dal progetto è nata l’Associazione Cuore di pietra con l’obiettivo, oltre che di prendersi cura del percorso di installazioni permanenti, di riordinare il

Santiago de Chile. Una chica de 25 años busca trabajo como secretaria. La cámara la sigue por los pasillos de las empresas, adentro de los cuartos en donde encuentra a los entrevistadores, en la calle mientras se dirige a las oficinas. Esperas interminables y pocas charlas con las chicas que postulan al mismo puesto. No es un documental sino una película de ficción, Rabia, mucho más adherente a la realidad que muchos así llamados documentales. A través de largos primeros planos, la cámara busca en la cara de Camila Sepúlveda (la excelente Carola Carrasco) cada pequeña expresión y, aunque ella quede aparentemente tranquila, seguimos su rabia, su desesperación que crecen en su mirada siempre más triste. Lleva un año buscando trabajo y cada entrevista es más denigrante que las otras. El director de esta película simple y potente a la vez se llama Oscar Cárdenas, es chileno y es un partidario del cine de bajos presupuestos. Rabia, de hecho, fue rodada en sólo 3 días en los que fueron respetados los horarios de oficina, de 8:00am a 6:00pm, y costó unos 1000 euros. Las actrices (los actores masculinos sólo son dos) llegaban la mañana con la ropa de escena ya puesta, es decir entraban en el rol de sus personajes desde cuando salían de sus propias casas y cogían el metro para llegar a rodar. Nos sorprendió como con medios así de pocos Cárdenas logró hablarnos con elegancia y equilibrio de una historia tan común. Y se sabe que a menudo las historias más comunes son las más difíciles que contar. Es impactante la forma en que Cárdenas y su bella atriz nos cuentan a través de muchos silencios lo incómodo que las jovenes generaciones se sienten en buscar su lugar en el mundo y la dificultad de conocer sus propios deseos de verdad. Así que cuando uno de los entrevistadores (de los cuales sólo se escuchan las voces) pregunta a Camila qué le habría gustado hacer en su vida si no hubiera decidido ser secretaria, ella responde con asombrosa naturaleza: “bucear”. Oscar, ¿quieres presentarte a los lectores de SuccoAcido? OC: Soy Oscar Cárdenas, chileno, Director de Cine, actualmente tengo dos largometrajes en formato digital: Rabia (2006), y Una parte de mi vida (2010).

Annalisa Cattani, Toile de Joie, installazione permanente, Centro Diurno Enrico Giusti, via Matteotti 4

Puoi raccontarmi quest’ultimo appuntamento espositivo e di restituzione avvenuto il 6 ottobre? Come si è svolto e chi ha partecipato all’evento? MR: Per la Giornata del Contemporaneo già da due anni Cuore di pietra rinnova l’invito ad una passeggiata fra le installazioni permanenti e diffuse in vari spazi chiusi (Centro Diurno, sede ASL) ed aperti (strade, condomini, giardini pubblici e parco) e all’apertura di un’azione o di una installazione di giovani artisti. Quest’anno ci sono state due installazioni sonore realizzate da Rita Correddu e da Chiara Cavalleri dopo una raccolta di materiali durata molti mesi. Rita Correddu, con Bit-Pianoro ha registrato il battito cardiaco di centinaia di abitanti, restituendolo poi in un’unica traccia udibile in due luoghi speculari: via Carducci (avvicinando l’orecchio alla porta di una delle casette dismesse) e via Matteotti (dalle finestre aperte del centro Diurno, che è stato fra le prime palazzine della ricostruzione); Chiara Cavalleri ha raccolto fiabe, storie locali, filastrocche anch’esse riunite in un’unica traccia sonora e diffuse dal balcone di uno dei nuovi appartamenti e da una finestrella delle vecchie case a schiera che saranno prossimamente demolite. A questo è seguita la presentazione del film Cuore di pietra Public art. Un paese si racconta con l’arte da me realizzato in collaborazione con Marco Mensa ed Elisa Mereghetti, nel quale il materiale di archivio, da me girato nel corso degli anni, si è unito alle belle riprese di Marco Mensa che negli ultimi due anni ci ha seguito molto da vicino,

vastissimo e ricchissimo archivio video, fotografico e narrativo raccolto in tutti questi anni con l’intenzione di renderlo pubblico e fruibile al pubblico e agli studiosi; vorremmo inoltre mantenere e potenziare con nuovi progetti, anche fuori dai confini locali, la funzione importante di formazione e di educazione permanente che Cuore di pietra ha avuto, oltre che per le scuole di Pianoro, per i giovani artisti nel passaggio da una riflessione sui problemi “territorio vs paesaggio” –“spazio mobile delle città” ad una azione, e nella progettazione di interventi territoriali ed urbani negli spazi pubblici non deputati all’arte. Per questo continua ad essere di fondamentale importanza la collaborazione con le Accademie di Belle Arti. Si vorrebbe però continuare a mantenere a Pianoro un appuntamento annuale durante il quale giovani artisti selezionati alla fine di un percorso di workshop e di confronto e collaborazione con artisti professionisti, possano vedere realizzarsi i loro progetti. Credo che in questo campo sia estremamente educativo per dei giovani imparare a misurarsi e a riflettere sullo spazio in trasformazione perenne delle nostre città con il quale si è troppo abituati a rapportarsi in maniera troppo autoreferenziale.

Antes de empezar a rodar películas, trabajabas como programador. ¿Cómo pasó que decidiste dejar un trabajo normal para empezar haciendo cine independiente, es decir para empezar a morirte de hambre? OC: A decir verdad ambos tienen algo de similar, se trabaja muy disciplinadamente para conseguir un resultado, uno de carácter matemático y el otro emocional. El paso de un área a otra es en muchos sentidos natural, si uno lo analiza desde el punto de vista pragmático, claro está. ¿Por qué decidí morirme de hambre voluntariamente? Pues bien, a mí el cine me interesaba en un principio

El tema del trabajo es central en tu obra que hemos visto, Rabia. Es

ma de construir tu bienestar mediante el trabajo, se ha transformado en un pesadilla, al darte cuenta que nunca podrás pagar tus deudas, que la parte humana de cada uno de nosotros se ha ido dejando de lado, y que el diario vivir se ha transformado en una existencia angustiosa. Las generaciones jóvenes son finalmente las que más sufren, pues el sistema actual está haciendo agua por todos lados y la oferta laboral es mínima y de mala calidad. Poco a poco esta frustración se transforma en rabia. La protagonista de Rabia, Carola Carrasco, es perfecta en el desarrollo de su papel. A través de sus expresiones faciales logra transmitir un sentimiento que nunca estal-

de espectadores comunes? ¿Hubo nunca casos de suicidio después de haber visto la película? OC: Jajaja!!! Aún, que yo sepa, no se ha suicidado nadie al ver mis películas, pero sí la realidad que se muestra ha provocado que mucha gente se vea al borde de esa situación. La gente al ver mis películas se emociona, y eso es lo importante, el sentimiento que se provoque importa en la medida de lo que se quiera transmitir, de comprometer al espectador con lo que le sucede a mis protagonistas, pues claro, en el caso Rabia y Una parte de mi vida es más bien la angustia y la desesperanza respectivamente. La formalidad de trabajar como si fuese un documental ficcionado te permite adentrarte con mayor fidelidad a los problemas sociales que presento. Rabia se estrenó en el Festival de Locarno y particpó a muchos otros festivales internacionales en Europa. ¿Qué tal le fue en Chile? OC: La respuesta en Chile fue bastante buena, tuvo muy buena crítica y estuvo en un cine arte durante varios meses. Es una película que ha ganado su espacio, que ha inspirado a otras personas a plantearse la posibilidad de hacer cine de bajo presupuesto. Que es posible. Además, ha formado parte de ciclos mixtos de empresarios y trabajadores en distintas partes del país, y ha provocado una sana discusión del tema. La emoción se transforma en cierta medida en acción. Eso es bueno.

Oscar Cárdenas and Carola Carrasco

una verdadera obsesión para sus protagonistas. A través de largos primeros planos, traspasa toda la angustia de Camila y las otras. ¿Cómo puede ser, en tu opinión, que la actividad que nos ocupa la mayoría de nuestro tiempo, se volvió de repente en una pesadilla, sobretodo para las generaciones más jóvenes? OC: Esto creo que se debe al modelo capitalista que se instaló muy inteligentemente desde arriba, Chile fue pionero como laboratorio de toda la llamada Escuela de Chicago. He dicho inteligentemente, pues se nos ha hecho creer que es el único modelo posible y que cualquier cambio posible podría transformar nuestra sociedad en un caos absoluto. El trabajo es por supuesto la pieza clave, se ha logrado instalar la idea de un bienestar puramente material por sobre el humano, que si trabajas más puedes conseguir lo que sea, obviamente material, y que por añadidura lo demás vendrá después. Esta mentira ha provocado que aparezcan capas sociales absolutamente distanciadas de la realidad, que han servido al interés de los grupos económicos, que finalmente han estafado al estado directamente, tanto así que es el mismo estado el que en la actualidad paga las deudas de esta élite económica con nuestros ahorros, pensiones y recortes de presupuestos en materias tan vitales como salud y educación. Lo que en un principio sería una for-

la, una rabia que anida adentro y qué sólo al final saldrá con unas pocas lágrimas. En tu opinión, ¿este continúo guardar la rabia, la indignación, la desesperación, puede ser un obstáculo para que haya algún tipo de cambio en nivel socio-político? OC: No lo creo, es un proceso natural en el ser humano acumular estos sentimientos y no expresarlos en forma inmediata en acción. Pero claro, se ha llegado a un límite en nuestra sociedad, la gente ha comenzado a darse cuenta que el aguantar que la pisen en todo momento sin reclamar no es la solución, que el esconder la cabeza como avestruz a lo que le pasa a tu vecino no es correcto. Creo que poco a poco, y con gran resistencia mediática, se ha comenzado un sentimiento de solidaridad y de comunidad, que en el futuro derivará en organización y cambios sociopolíticos. Es proceso lento pero sin duda irreversible. Todavía no hemos visto tu segunda película que pronto llegará gratuita en la web, pero parece que la segunda también como la primera está muy apegada a la realidad. De hecho Rabia se parece mucho más a un documental. Y la realidad que nos describe es muy desalentadora. ¿La gente disfruta igual de tus películas? Rabia ha tenido mucho éxito entre los críticos, pero ¿cómo reacciona normalmente el público

¿Podrías aconsejarnos unas películas chilenas (aunque fuera sólo una) de los últimos años que nunca tendríamos que perdernos y decirnos porqué? OC: A mí me gustan mucho las operas primas, creo que a través de la primera película de un autor puedes llegar a descubrir elementos claves en las futuras obras. En ese sentido recomiendo ver La sagrada familia de Sebastián Lelio, una mirada muy reveladora de una parte de la sociedad chilena. Desde hace dos años vives en Australia. ¿Tienes allí también proyectos cinematográficos o tu cine está arraigado en Chile, tu País? ¿Nos hablas de tus próximos trabajos o simplemente de una idea que está todavía en tu cabeza y que piensas desarrollar un día? OC: En la actualidad tengo el guión terminado para la tercera película, que sería algo como un cierre con el personaje de Camila Sepúlveda, obviamente ambientada en Chile. Mi cine está muy arraigado con mi país, es difícil despegarse de una sociedad que tiene mucho por corregir, pero en el que puedes descubrir personajes que tienen un lado humano gigante, capaz de superar cualquier obstáculo respetando a la persona de al lado. Australia aún es una tarea y un desafío pendiente. di Marta Ragusa http://cinechile.cl/crit&estud-219 italiano su www.succoacido.net

È stato il figlio Il debutto di Daniele Ciprì come solista. Made in Palermo, o quasi...

Daniele Ciprì è un regista maturo. Palermo la conosce bene, è la sua città. Assieme a Franco Maresco ha esplorato per decenni un territorio nuovo per il cinema italiano e non solo, portando sullo schermo uomini e storie che a molti hanno fatto storcere il naso. Hanno fatto qualcosa di più che rappresentare l'inferno in terra, hanno puntato l'obiettivo su quella fetta di umanità che i più non vorrebbero neanche vedere. I freaks che tessevano le trame dei loro film o dei magnifici corti di “Cinico Tv” sembrava che facessero più paura dei demoni dell'horror. Storie di uomini che tra una battuta e un rutto, tra una grattatina alle parti intime e uno sguardo assente, riuscivano a restituire un'immagine esatta delle sensazioni che si possono provare vivendo in questo mondo disgregato, al di là delle rappresentazioni mediate, ammorbate ed ammorbidite dalla cultura dominante. Era una strana coppia quella formata da Ciprì e Maresco, dotata di un talento traboccante ma anche irritante per un'Italia sempre più stordita dai reality e da una cultura patinata e impaurita dalla possibilità di guardarsi dentro. Non hanno avuto vita facile i due, e la Palermo che rappresentavano era spesso irriconoscibile se non per il dialetto, una città ripresa lateralmente, dalle sue periferie più degradate e spesso eletta a luogo universale, di Giovanna Costanza Meli dove l'uomo è solo, spesso con una www.cuoredipietra.it “panza” così traboccante da renderlo

inglese su www.succoacido.net

como cinéfilo, pero con el tiempo me interesó explorar la posibilidad de hacer películas, simple curiosidad. Así es que cuando en Chile se abrió la primera escuela de Cine, decidí juntar el dinero trabajando como programador de ordenadores y entrar a estudiar. Creo que tuve la suerte de que las películas en la actualidad se pueden hacer con tecnología digital de bajo costo, esto es muy relevante al momento de egresar de una carrera como esta, pues marca la diferencia para intentar no morirse de hambre y buscar nuevas estrategias que te permitan vivir económica y artísticamente bien.

immobile, incapace di guardarsi persino l'ombelico. A un certo punto la coppia scoppia ed ognuno va per la sua strada. Ciprì presenta a Venezia il suo primo film: “È stato il figlio”, tratto da un romanzo di Roberto Alajmo. Il film viene premiato e distribuito in tutta Italia in molte copie, ma la prima viene presentata a Palermo, città dove la pellicola è ambientata. E in effetti il film merita veramente tanto. La regia è precisa, così come la luce, i movimenti di camera, il ritmo e poi gli attori tutti, da Rori Quattrocchi a Toni Servillo per citarne solo un paio, danno una prova magistrale della loro arte, lasciando gli spettatori entusiasti per quella “poetica dell'annacamento”, del movimento sinuoso e quasi barocco degli interpreti che sembrano reinterpretare la mitica gestualità siciliana in una chiave barocca e fiabesca. La storia infine è solida e ben scritta. Insomma ci sono tutti gli ingredienti perchè il film abbia successo. Però c'è un però. Il film è ambientato a Palermo ma non è girato a Palermo. Poco importa, direte voi. Sono tanti i film che si girano in altri luoghi rispetto a quelli dove sono ambientati. Basta pensare a “Baharia” di Tornatore girato in Tunisia o al “Federico Barbarossa”, tanto desiderato dalla Lega Nord, girato in Romania. E invece stavolta a qualcuno è importato. Durante la conferenza stampa, i giornalisti

del Corriere e dell'Ansa hanno incalzato il regista per sapere come mai il film è stato realizzato con il contributo della “Apulia Film Commission” e girato in Puglia anziché in Sicilia. Inizialmente Ciprì non voleva sollevare una polemica su questo aspetto, ma poi la sceneggiatrice Miriam Rizzo non ha più potuto trattenere il suo sfogo ed ha affermato: “Per oltre un anno abbiamo atteso risposte da Sicilia Film Commission. Ci hanno chiuso le porte in faccia. Palermo non merita il nostro film”. A quel punto anche Ciprì chiarisce: “Qui non avremmo potuto lavorare serenamente. Non volevamo fare la presentazione a Palermo, ma poi abbiamo deciso che era giusto perché la storia è ambientata qui, ed è stato un palermitano a scriverla”. Del resto, bisogna anche dire che persino gran parte del cast è siciliano. Tutto questo non è bastato per la Sicilia Film Commission, che avrebbe il compito di “creare le condizioni per attrarre in Sicilia produzioni cinematografiche, televisive e pubblicitarie italiane e straniere”. C'è da immaginare che nel palazzo di Via Notarbartolo 9, a Palermo, dove ha sede la SFC non l'abbiano presa bene. Uno smacco non da poco per questo Servizio rimesso in piedi nel 2007 dal Dipartimento regionale Turismo, Sport e Spettacolo della Regione e che dal 2008 gestisce il “Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo”. Dovrebbe funzionare

come una calamita la Sicilia Film Commission. Dovrebbe attrarre le produzioni in Sicilia. Invece, quello che è successo, almeno in questo caso, è che ha funzionato sì da calamita, ma in senso respingente. A noi spettatori poco ci cambia, invece in quanto cittadini e contribuenti vien voglia di rispolverare un brano di Renzo Arbore: “Sì, la vita è tutto un film”. In un certo senso, anche la Regione Siciliana è tutto un film. Solo che è un déja vu, un già visto. Niente di nuovo sotto il sole di Palermo. Certe storie hanno il sapore dell'universale, la lentezza della regione è un paradigma che ha anch'esso il sapore della tragedia greca, quando non sconfina nella farsa. Però se si tratta di raccontarle queste storie, è meglio lasciare la parola e la telecamera a professionisti come Ciprì. E ritrovare questa storia “Made in Palermo” in tutto il mondo. Quella storia non è più nostra, appartiene a tutti. Stamattina cercando sulle news di google “È stato il figlio di Ciprì”, mi compariva in testa il sito americano “Hollywood Reporter” e poi ancora “Variety”, “The Korea Herald”... Insomma, “È stato il figlio” è qualcosa di più di un film palermitano, molto di più, e lo è nonostante la Sicilia Film Commission sia rimasta lì a guardarsi l'ombelico. Come un personaggio di Cinico Tv. di Gianpiero Caldarella foto in prima pagina © Pietro Cusimano


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Comics .:. authors

DECEMBER 2012 JANUARY 2013, No. 1, SUCCOACIDO

Laurent Ambre

Les contradictions, les zones d’ombre et les ambiguïtés du monde dans ses dessins Votre travail a-t-il un message politique? LA: Oui. Tout travail est politique, si celui-ci est engagé et sincère. Un dessin est une vision du monde, un peu comme un discours. Je n’ai jamais été touché par la “ligne claire”, par exemple, qui est une vision du monde que je ne partage pas. J’aimerai faire entrer toutes les contradictions, les zones d’ombre et les ambiguïtés du monde dans mes dessins. Que signifient pour vous des mots comme: éthique – humanisme – religion? LA: Des concepts. Riez-vous parfois, et pourquoi? LA: Oui! L’humour est une distance nécessaire pour ne pas être aigri, désabusé, inactif, effrayé. Qu’est- ce qu’une œuvre humoristique selon vous? LA: Les films de João César Monteiro et Jacques Tati, par exemple, ou la musique d’Erik Satie. Sous le pseudonyme Ambre, Laurent Sautet a crée sa propre revue Hard Luck en 1991 et la maison d’édition Terre Noire en 1997. Son premier ouvrage de bande dessinée paraît en 1996 et il publie de nombreux récits dans les revues Le cheval sans tête, Jade... Il adapte Une trop bruyante solitude de Bohumil Hrabal en 2003 avec Lionel Tran et le Faust de Goethe en 2006 avec David Vandermeulen. Pour le projet La Passion des Anabaptistes, il décide d’étudier la gravure allemande de la Renaissance et radicalise son approche de la bande dessinée.

Quel rôle joue la musique dans votre vie? LA: Un très grand rôle; je travaille en écoutant constamment et à un volume assez fort de la musique lourde et agressive, mais aussi de la musique contemporaine, baroque… La musique intervient sur ce que je dessine en termes de structures et de rythmes.

Qui diable êtes-vous? LA: Si je le savais!

La plupart de vos travaux sont dominés par l’obscurité et les ombres, pourquoi? LA: Je n’aime pas mes dessins, donc je les cache, je les camoufle, je les traite comme des maladies, je les efface.

Où vivez-vous? LA: Je vis actuellement à Paris. Comment? LA: Je suis bibliothécaire à la Bibliothèque nationale de France où je suis chargé de la numérisation des manuscrits musicaux pour la bibliothèque numérique Gallica, en essayant de me lever très tôt tous les

Quels sentiments dégagent votre graphisme? Je n’y vois pas la lumière… LA: La lumière est là, je l’espère, je le crois, derrière l’obscurité.

Croyez-vous en Dieu? LA: Non, mais je n’en suis pas fier pour autant; La théologie et la spiritualité m’intéressent beaucoup.

Je vous vois comme quelqu’un de très sérieux et engagé… LA: Oui, je suis sérieux et engagé, mais circonspect et distancié dans le même temps. Mon travail de dessin n’a guère d’importance… À qui vous adressez-vous? LA: À celles et ceux qui seraient intéressés par ça. Aimez-vous les spaghettis, et si non, quelle est votre nourriture préférée? LA: J’AIME les spaghettis, et toutes les sortes de pâtes, par ailleurs. J’adore aussi les cuisines coréenne (le bibimbap et le kimchi en particulier), japonaise, portuguaise, vietnamienne, libanaise, marocaine… C’est dimanche aujourd’hui; que faites-vous? LA: Rien. Fumer un cigare, marcher. Êtes-vous parfois paresseux? LA: Oui, parfois, mais je n’aime pas ça. Je me punis quand je me laisse aller à la paresse, qui est, selon moi, une faiblesse. Je sais, c’est stupide. Couleur ou noir et blanc : qu’estce qui vous fait choisir l’un des deux dans vos créations? LA : Le choix dépend de la teneur du projet, de son orientation, de son propos, qui tous déterminent la technique avec laquelle je vais travailler. Mais les impératifs techniques et financiers sont tout aussi déterminants (le noir et blanc est souvent un choix financier). Réaliser Faust en couleurs directes, c’est-à-dire de façon analogique sans aucune intervention informatique, hormis pour la mise en place du texte, a été pour moi une folie que je ne referai jamais: trop long et trop compliqué à numériser. Mais je suis heureux de l’avoir fait une fois.

jours afin de dessiner avant de partir travailler. Le soir, j’évite de sortir ou de regarder la télévision pour dessiner à nouveau. Pourquoi avez-vous choisi ce médium pour vous exprimer? LA: La bande dessinée est un art difficile mêlant des mots et des images, éléments antagonistes, et intégrant le temps et la narration. Je lis peu de bande dessinée, et je dois dire que je n’aime pas particulièrement cela; leur lecture est complexe. D’où vient cet intérêt pour la Renaissance? Ce style? LA: Ce style que j’utilise en ce moment est spécifiquement approprié au projet de La passion des anabaptistes réalisé sur un texte de David Vandermeulen et qui traite d’évènements survenus dans l’empire germanique au xvie siècle, à l’époque où étaient actifs Albrecht Dürer, Urs Graf, Hans Holbein, Lucas Cranach…

Avez-vous des convictions politiques? LA: Oui, de plus en plus en fait, surtout depuis le mandat présidentiel précédent (2007-2012); mais je ne le montre pas frontalement. J’ai plus de questions que de réponses.

Selon votre expérience, qu’estce que la peinture et la bande dessinée ont en commun? LA : La peinture et la bande dessinée n’ont rien en commun ; les enjeux en sont respectivement et tout à fait différents. L’une hérite d’une histoire considérable, écrasante et demande des connaissances en chimie - hormis si on conçoit un peintre qui se fiche des matériaux avec lesquels il peint -, l’autre est un art jeune issu de l’industrialisation de l’imprimerie et demande des connaissances en typographie, en imprimerie, mais aussi dans le domaine de la narration et de la littérature… dont elle est finalement proche. Quels artistes ont particulièrement influencé votre travail? LA : Plein. Beaucoup ont une influence sur ce que je fais, comme Pierre Soulages, Johann Sebastian Bach qui influent tous deux sur la structure et le rythme. En général, je regarde beaucoup d’images. Dans le domaine de la littérature dessinée, l’école des comics américains m’a formé dès mon plus jeune âge. Philippe Druillet a ensuite pris le relais. Je scrute aujourd’hui les œuvres de Jean-Christophe Menu, Blutch, Dave McKean, Lucas Méthé, Frédéric Coché… ainsi que celles des graveurs germaniques de la Renaissance. Quelle a été la collaboration la plus intéressante pour vous? Pourquoi? LA : Une collaboration, sous des dehors polis et aimables, est une empoignade permanente et oblige

dans un même temps d’imposer et de justifier ses propres choix. Toutes les collaborations ont été intéressantes en elles-mêmes, qu’elles aient été des échecs ou des réussites. Mes deux principaux collaborateurs ont été Lionel Tran et David Vandermeulen, qui sont deux personnalités fortes et de grand talent. Vos prochains projets? LA : Je ne sais pas! Se projeter dans l’avenir n’est pas facile dans ce domaine. Le projet actuel,

La passion des anabaptistes, va m’occuper jusqu’en 2016 ou 2017. Tout est ensuite flou. Peut-être seraije dégoûté de la bande dessinée au point de tout arrêter! Peut-être ferai-je de la peinture abstraite. Peutêtre aussi que les futurs projets se dessinent malgré moi: parallèlement au projet qui m’occupe, j’ai produit des choses courtes pour la revue Jade, pour une anthologie sur la monstruosité (à paraître en janvier 2013 aux éditions Café Creed), pour un atelier en milieu carcéral dirigé par Gilles Rochier… Ces récits

courts me permettent de parler de ce que je fais; ils contiennent d’ailleurs plus de mots que d’images. Peut-être est-ce vers quoi je me dirige? Je ne vis pas de la bande dessinée; peut-être vais-je consacrer plus de temps à mon travail de bibliothécaire à la Bibliothèque nationale de France? di Marion Weber e Emilia Calabria illustrazioni © Laurent Ambre www.pastis.org/ambre inglese e italiano su www.succoacido.net


SUCCOACIDO, No. 1, DECEMBER 2012 JANUARY 2013

Maurizio Boscarol

Comics .:. satire

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With the inseparable dottorB, a parody of the character far more widespread in Italy… Welcome to SuccoAcido, Maurizio! I would like dottorB to introduce you to our readers… MB: Over to him, then… DB: Thanks for the opportunity. After a long period as a communications consultant for the State-Mafia negotiations, meeting with unexpected success, I agreed to appear as a testimonial for a deodorant, and my career changed. Then I dealt with some tricky business, such as the Palestinian issue, the management of major public works and small nonsense, all with aboveexpectation results, in part because there were no expectations. No wonder, we’re in Italy. Now it’s a few years I decided to contribute to socially useful causes, explaining to the world behind the scenes of politics, philosophy and science, unleashing the anger of Cecchi Paone and Alberto Angela simultaneously. But at least they started dating since then.

these trigger an imbalance which belongs to the European structure, not only linked to the policies of individual countries, but systemic. Different economies, different cultures, a single currency without regulation and compensation mechanisms. Banks with liabilities 4 or 5 times the GDP of their respective countries, which must be satisfied in order to save the nations: of course it does not work. The thing that bothered me was simply this: making us believe that the problem was the debt of the states, or messy accounts, when it was not (not only, at least: Spain had low debt, for example). And taking advantage of the situation to ask substantially to reform our social model. Welfare cuts, salary cuts to regain competitiveness. Of course, it is possible that these prove effective in the long term, but in the short

because I like confrontation. It’s rare to find someone who comments your work, both for journalists and for comic writers: usually, either it’s published or it’s not. So Vincino is a good exception. For the rest, I rely on the news, on what I see, read, hear. Everything I’ve read, authors I like, all influence me, but I don’t notice a direct influence of someone rather than someone else. In fact, I try to do different things, which are not similar to those that others do. Others already do them ...

Your work has appeared in Cuore, Emme, Mucchio Selvaggio, Internet News, Mamma!, Il Male etc… For what reasons do you choose and accept a collaboration? MB: First of all, you mentioned most of the few magazines that can publish satire, so the answer is already there. But I’d be seems that even Spain does better than us. A director virtually has the power to On the other hand, I am told that the library glad to appear on non-satirical magazines decide that your proposal doesn’t meet as well, if they were interested in comic sector is pretty well, in the sense that there the editorial line, and he can tell you with strips dealing with reality, even with other is a stratospheric number of microscop… amusing variations (“it’s weak”, “our And what would you say about dottorB? humour keys different from satire. sorry, DIY publishers. This is good news editorial board didn’t plan this”, “The MB: dottorB is the character that appears What pushes me is the opportunity to compared to the recent past, the quality of political moment is delicate, it’s better to most frequently in my strips and plates, speak to an audience, offering a reading the publications is often excellent but, in postpone”), or simply he tells you nothing, and he’s a bit of a parody of the omniscient of things and the world. When I can do order to subsist, authors are forced to rely the most frequent option. character, the expert, the journalist who this, I’m happy. The crucial aspect is not on humiliating activities: graphic, web The replacement of censorship with the knows everything and explains everything. designer, spoilt brat. The same often applies whether I agree fully with the editorial line editorial line also brings other advantages: A demiurge, variously understood, in fact. (usually not), but if I may, following that to publishers as well. the lack of freedom is compensated That is, the character far more widespread line, saying things to that specific public, To make things worse, it seems there are for. In case of breach of a contract, you in Italy, in all sectors. Everyone knows adding something, food for thought, a point structural problems, such as the small size appear before a court and you can get everything, everyone always explains of view which they may not have thought of the Italian-speaking market, the lack of compensation. Actually, most of the times everything. So here, dottorB really knows of, a different interpretation of things. In transparency and competition in the retail there is no contract, they give you the runeverything. And all is not what you were general, I like the idea of speaking ​​ to a sector and the lack of support to small around, and freedom is an illusion that told. large audience, I’m not interested in getting publishers. you actually get only by starting your own This character was born at the time of read only by those who already agree with newspaper or TV channel, as long as you’re But there are also editorial problems. my now distant degree: the old owner of me. Or in working only with those who Comics are still seen mainly as an artistic not boycotted or your sister doesn’t receive a shop in my town, she knew me since I already think like me. death threats (some argue that there is total expression of an individual and little as was a little boy and began at once to ask Then, let’s also say that I’m afraid I an editorial product, to be treated like any freedom only if you don’t have sisters, or my mother “how’s the doctor?”, “Give my wouldn’t have much to say to Padania other product, which seeks its audience at least if they are strong enough to defend greetings the doctor”... I was very amused readers. Well, it’s about openness with for reasons beyond the individual authors. themselves). that a lady who knew me since I was a baby term they create poverty and turmoil. And common sense... Those who are doing this are getting began to talk about me in such an absurdly we might die in the waiting. somewhere, although unfortunately being What changes the use of IT tools has led Basically, there’s a misunderstanding: obsequious tone just for a piece of paper. spoilt brats still helps a lot. in the creation of comics? Do you think Europe is not all the same, in terms of This made me realize a lot about Italy. that digital comics are the future? history, culture and traditions. This crisis With time, the character has proved What do you think of self-produced MB: For about a year I’ve been using a seems to northern Europe the opportunity versatile for both serious stories comics? graphics tablet and some design software. to quickly “transform” southern Europe (technology articles on Apogeonline) and MB: Self-productions are a good thing, It happened suddenly, probably while I was in its own image and for its own profit. the most surreal ones. And he got a little often necessary, but they are also testimony distracted, because I had the tools for years It is a vaguely neo-colonial (at the time innocent bonhomie. After all he’s such an to the difficulties of the publishing market. but I never thought of using them. As far economy was a territory of war), rather improbable expert, how can you take him Being a publisher is different from being as I’m concerned: unfair reflex: with Euro Germany has seriously? an author, and too often the latter must 1. You work much faster. gained a lot, its exports are five times more. Except for the shop lady, of course. improvise what he’s not. You make a 2. You can be more precise and detailed. Even for its merits, but not exclusively for self-production because you cannot sell 3. You can make changes much faster than those; likewise, responsibilities are not all anything to a publisher. Or because there linked to PIIGS countries. A compensation on paper. have been problems of freedom with a 4. With zoom, it’s easier to shift from an is needed, at least if you want to share the publisher. And self-production leaves the overview (plate layout and construction) to currency at a fixed rate. Otherwise, why not main problem open: distribution, finding an the detail. devalue? Then see if it’s still convenient... audience, keeping it. It requires managerial 5. My neck thanks, because I can draw So things are not exactly as they were skills comic authors are (we are) mostly standing straight. originally presented. lacking. It’s an economic conflict, in short, but Despite this, what is missing in Italy is not There are also some cons: the way you above all cultural (and political: Germany valuable self-productions, but a mature draw slightly changes depending on the does not have the formal qualifications market, with oriented readers who know Any future projects for you and dottorB? software you use, but the advantages to ask anything to Italy, but they tend to what to choose. Mamma!, a magazine I MB: There’s a small project I’m working outweigh the disadvantages. behave as if they had). The problem is work with, is an example: anyone who on with others, deadlines are quite tight that our players are inadequate: on the one reads it says, “but it’s beautiful!”, as if the and I’d rather not mention it just in case. hand, Berlusconi represents the worst of fact a self-production could be of such More generally, besides satire, I would Southern European culture, I understand Your blog is Boscartoon, un sito quality was amazing. Unfortunately, now like to work on humour for a wider public his name is enough to shoot up spreads inutilmente allegro (an unnecessarily this is not enough for a good distribution, and on social satire. In other words, I’d and piss everybody off. On the other cheerful site). But is it “socially useful”? for creating a loyal and large public, like to address more universal themes and hand, Monti is more friends with northern MB: The site is socially useless but, although we keep on believing and trying, not only those related to politics here and cultures. Too much, I fear, to represent compared with what media feed us, it thanks to the excellent work of Carlo now, as long as they speak of the present. I some of our specificities. suddenly becomes a public utility service. (Gubitosa), Mauro (Biani) and Kanjano. think dottorB would agree. There has been A strong left, not a radical one, would be It’s the beauty of being in Italy. You Having said that, self-productions at least no opportunity yet, but who knows! One useful to call for actions that would reimmediately cut a dash even if you’re a teach much to those who practice them. day or another I’ll send him forward to try, launch aggregate demand and establish goof-off. Unfortunately, I take little care of So they’re a positive experience and, we’ll see if he lives to tell the tale. European mechanisms for income support. the site because - thank god - it rarely gets regardless of results, a good thing to do. Even a Hollande-style left would be enough sick. I’m waiting for it to graduate, then They don’t solve problems, but it’s good to (Charlie Hebdo called him “the other way we’ll have to call it “Dr. Boscartoon, an think that they can. to beat the left,” and now he seems Che obsequiously cheerful site.” Guevara to us). But the Italian leftists still According to you, can we talk about believe that they should give in to financial In your 9 December 2011 post, Il futuro graphic journalism in Italy? What are its orthodoxy or the bourgeoisie won’t support è una bazzecola (Future is a trifle) you representatives? And its potential? Regarding digital fruition, my ideas are them. Therefore, even the left seems to wrote: «Now it would be nice if I also MB: I have a thing for journalism in not as precise. I have the impression, as be devoid of the minimum to negotiate knew how this crisis is going to end. I’m comics, I find that Mamma! is a great with all media, that digital will open up a solution that respects the European lucky just to understand how it started idea and I also tried on my own to do new possibilities, but will not replace the construction and the specificity of northern and what exactly its evolution depends old ones. I expect paper comics to survive. technology journalism through comics on and southern Europe. upon (don’t you worry, you’ll never Apogeonline.com. The same magazine shape, enjoyed in I just hope I’m wrong somewhere! understand from newspapers: they But I admit I don’t know how to answer the digital, becomes something else. I like prefer speaking of private wealth, solid question, in fact I see very little journalism turning pages. So I expect products will Speaking of comics: Maurizio Boscarol’s country, sacrifices, plots). Sooner or later in comics in Italy, or I’ve never seen it. I multiply at the beginning, until a new I’ll try to summarize it to clear my head. comics start from drawings or words? don’t mean the report, the investigation of killer-application, media or format clearly MB: I start with scenes that come to my If it doesn’t burst before». social events in recent history, the personal superior to others will come. Maybe mind, but it’s easier to stop and jot down Do you want to summarize it now for diary: those are there. I see few comics electronic paper. But I think the killer-app words rather than scenes, so it may seem our readers, maybe with a cartoon? that deal with the news. Perhaps because will be brain implants. Then it will be in the MB: Newspapers are now finally providing that the beginning is words. In fact, when I interests of the powerful to install comics the time for making a comic is difficult to get the words there is already an idea that more accurate reconstructions (confused reconcile with the speed of news. So the (mostly manga and hentai) right into our has a movement of its own. with sound nonsense that never fails). only hope is to deepen, or to shed light on cortex and call it “freedom”. Or “editorial At least up to a certain point. Because the Let’s say that there are triggers little known facts. line”. (speculation, rising inequality over the last classic is to get three quarters of the work At the moment, Mamma! is the project that 40 years, which has led the middle class to without knowing how to end it. It also best represent journalism in comics as I see How do you consider the current happens with the themes. So I trusted the resort to credit, increase in oil prices), but it. But much more could be done. patron saint of windbags to get a spark that situation of the comics market in Italy and abroad? would allow for an unexpected turning What authors - not only of comics - have MB: Is there a comics market in Italy? point, a surprise ending. particularly affected you and why? Sorry, I must have fallen asleep again! Now the patron saint of windbags got MB: Let’s see... I’d say Jacques Ellul, (goes away…) fed up because I wasn’t paying his Hanna Arendt and George Bernanos. I love (comes back in) contributions, so I hired a story-ending diversity... Here I am. I had a brief consultation with cooperative. It costs less, I don’t have to Seriously, I don’t know, I don’t have such my story-ending cooperative. It seems pay contributions as per contract and I strong influences. I just know that for that there is indeed a comics market, but contain production costs. Try it, you’ll be satire, for generational reasons, I was quite consisting of only two major newsstands fine. Mario Monti is studying this model to influenced by Michele Serra’s Cuore at its apply it to Italian history. We’re just before publishers, those Bonelli and Disney, and, beginning. I liked both the drawings and unlike in other major Western countries, that unexpected turning point. the writings. there are virtually no children’s nor adult For the rest, I learn every day from the humour magazines (someone suggests Satire and censorship in Italy. What is Fluide Glacial and its metrosexual spin-off, various projects I take part to, thanks di Emilia Calabria your point of view on this? to what my colleagues do and to what inglese di Letizia Merello Fluide G.). MB: Didn’t they tell you that censorship directors tell me (when they tell me). Let’s vignette © Maurizio Boscarol In short, it seems that the spread of the doesn’t exist anymore? A legislative www.boscartoon.com say the only one that tells me something publishing market is high, this time more decree has renamed it “editorial line”. It’s italiano su www.succoacido.net is Vincino, and I thank him very much with France than with Germany, and it more modern and creates fewer conflicts.


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Music .:. records labels

DECEMBER 2012 JANUARY 2013, No. 1, SUCCOACIDO GG: Werbung? Ich würde gerne Parfumwerbung machen mit meiner Musik. Fänd ich toll. Musik und Parfum passen gut. Ob ich selber Werbung mache? Ja - wir schalten einige Anzeigen allerdings geht das meiste Marketingbudget für die Promotion drauf. Die Presse und das Radio ist für uns ein wichtiger Partner - sie reflektiert ja auch und setzt sich mit der Musik auseinander.

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Gudrun Gut - wir sind hoch erfreut Dich bei uns zu haben bitte stelle Dich uns vor - Dein Label Monika und vor allem Monika Enterprises - ein Netzwerk Deiner verschieden Projekte. Und selbstverständlich auch alle beteiligten, wie viele Leute stehen hinter Dir? GG: Ja ich freu mich auch! grew up in the Lüneburger Heide (north German Heatherland), in Berlin since 1975, studied visual communication at the Hochschule der Künste, active in the musicscene since the 80ies, founding member of the bands Mania d, Malaria!, Matador. Since 1993 spoken word + performance project Miasma together with Myra Davies. Various record releases and live appearances worldwide. 1994 initiator of the Oceanclub, started the Monika Enterprise label (Barbara Morgenstern, Contriva, etc) in 1997. Producing and presenting the Oceanclub radio show for Radioeins together with Thomas Fehlmann. Since 2007 Solowork, 2010/11 Greie Gut Fraktion “Baustelle” with Antye Greie (agf). 2011/12 work on new solo album. October 2012 release of “Wildlife“. Beim Label ist da Dirk Markham - und meine Ex- Assistentin Uta Alder. Dann die VertriebspartnerMorrmusik mit Matze und Jens Adler der das digitale betreut. Meine Verlagspartnerin die für alle Verträge zuständig ist. Mit Thomas Fehlmann mache ich seit 1997 die Oceanclubradioshow. Mein Wildlife Album habe ich am Ende mit Jörg Burger gemischt. Am Ende einer Produktion ist man immer froh noch eine Person an der Seite zu haben. Er war mir eine große Stütze in der Endphase und er ist sehr lustig- macht immer nette Witze. Er hat einen super Sound gemacht. Daniel Meteo hat auf Erinnerung Gitarre gespielt und mit Annika Reich habe ich den Text zu Erinnerung geschrieben.

Gudrun Gut, Garten blond DJ @ Electronic Beats

Was kannst Du uns über Deine Erfahrungen und Erlebnisse im OCEANCLUBRADIO mit Thomas Fehlmann erzählen? GG: Wir machen die Sendung seit 1997 und die Arbeit mit Thomas ist immer eine Freude - er weiß sehr viel über Musik und er hat eine riesige Plattensammlung - er ist ein richtiger Plattensammler. wir haben nicht immer dieselbe Meinung und auch nicht unbedingt denselben Musikgeschmack - aber wir kennen uns inzwischen so gut, dass wir wissen was und warum der andere etwas mag oder nicht mag. Wir sind uns oft einig über die Musik die wir im Radio spielen wollen- die Qualität muss stimmen - künstlerisch und in der Präsentation. Es geht nicht um Charts oder so- die Musik, die wir auswählen hat viel mit gelebter Kultur zu tun und muss im Fluss der Sendung Sinn machen. Wir haben gerade eine 6 Monate Radiopause wahrscheinlich gehts im Januar weiter - wir sind noch am verhandeln.

Welche Künstler und Künste haben Deinen kreativen Prozess in der Vergangenheit beeinflusst und beeinflussen ihn heute? GG: Oh da sind immer wieder welche - manchmal auch nur ein Blatt was vom Himmel fällt. In den 80ern zB Brian Eno oder Neu oder Mit-

Gudrun Gut, Garten © Mara von Kummer

- Unabhängigkeit und Dynamik. Und Deutschland in seinem ganzen - wie siehst Du die Entwicklung Europas unter diesem Aspekt GG: Nun ich wohne ja in Berlin. Da hat sich natürlich durch die Maueröffnung sehr viel verändert - die Stadt ist doppelt so Groß und dann auch noch Hauptstadt geworden das Stadtbild hat sich sehr verändert - die Häuser wurden renoviert, neue Geschäfte, Startups, Gentrifizierung. Neue Ideen. Neue Clubs. Neue Menschen. Die Neunziger waren die Annäherung an den Osten. Man wollte sich kennenlernen. Da half der Club und der gerade Beat. Die 00er Jahre waren reines Netzwerken - viele soziale Dinge sind passiert. Man hat sich neu gefunden und definiert. Viele neue Labels und Zeitungen sind zB 1997 entstanden. So auch Monika und Oceanclubradio. 2007 habe ich dann meine Soloplatte „i put a record on“ herausgebracht und für mich begann erneut die Konzentration auf meine künstlerische Arbeit. Ich denke die wichtigste Entwicklung war die Verbreitung des Internets. Dadurch ist eine neue internationale Kommunikation entstanden. Viele Dinge wurden einfacher - die Welt rückte näher zusammen. Auch Berlin ist internationaler geworden die Musikszene setzt sich aus vielen Leuten aus den unterschiedlichsten Ländern zusammen. Ich kann heute im Netz hintereinander Musik aus Afrika Argentinien oder Neuseeland hören und sogar mit Menschen aus den gleichen Ländern sprechen und sie sehen - das war früher nicht möglich. Das verändert das Leben und die Einstellung zur Welt. Wir leben auf einer Kugel.

ben einen guten Shop: (www.anost.net) Bei den digitalen Verkäufen arbeiten wir mit Jens bei Morrmusic und Itunes mache ich direkt.

Beschreibst uns den Ort an dem lebst und Deine Wohnung / Haus? GG: Mein Leben ist 40% Berlin 40% Land und 20% Konzerte + Reisen

Ist in dieser Welt noch irgendetwas Punk für Dich? GG: Punk ist für mich stark verbunden mit einer Zeit - Ende der 70er Anfang 80er. Das Coming Out für mich.

Wie, würdest du sagen, hat sich Deine Zusammenarbeit mit Antye Greie entwickelt? GG: Die Arbeit mit Antye Agf war für mich sehr interessant - ich kannte sie aus Berlin und von ihrem Projekt mit Laub und habe sie solo in London gesehen. Wir trafen uns in Moskau auf einem Festival wo wir beide spielten und verstanden uns sehr gut- dort ist der Grundstein für unsere Greie Gut Fraktion gelegt worden. Ich habe vorher kaum mit anderen Produzentinnen sondern meist mit Sängerinnen gearbeitet- Antye ist technisch sehr versiert und hat einen ähnlichen drang zur Arbeit wie ich- sie ist permanent am machen. das war für mich wunderbar mit einer so guten Engineerin zusammen zu arbeiten - ihre mixe waren klar besser als meine. Wir konnten auch sehr gut über Differenzen reden/ Skypen. Eine offene freie moderne Arbeitsbeziehung. Die Arbeit hat mir super viel Spaß gemacht und mich inspiriert.

Wie sind Deine beiden Plattenlabel Monika Enterprise und Moabit Musik heute organisiert? GG: Mit meinem Soloablum 2007 habe ich mich mehr auf meine künstlerische Arbeit konzentriert und so habe ich die Labelarbeit geDu bist seit Jahrzehnten in der strafft - früher waren wir manchmal deutschen / berliner Under4 Leute im Office. Inzwischen arbeigroundmusik Szene aktiv - und ein te ich viel mit freien Mitarbeitern für wichtiger Bestandteil dieser - wie die verschiedenen Projekte - zB bei gestaltet sich die Szene heutzutaPromotion. Es gibt ein schönes Netz ge - was hat sich in den letzten 20 an Leuten. Dann ist da unser Verlag Jahren verändert zum guten und der die Lizensierungen und Verträge zum schlechten - bezüglich Ihrer betreut. Der Vertrieb läuft nun im - Ökonomie- Kreativität - Vielfalt ganzen über Morrmusic, die auch das gesamte AusGudrun Gut, Live Boulder US © sugarcurse.com land mit betreuen - früher habe ich viele Länder direkt gemacht und mit Indigo gearbeitet. Da die physischen Verkäufe sehr eingebrochen sind, ist das so besser alles in einer Hand zu haben. Morrmusic sind da gut organisiert und liefern auch direkt an in die Läden und ha-

„Malaria“ von Dir gemeinsam mit Musikerinnen wie Bettina Koester, Manon P.Duursma, Susanne Kuhnke und Christine Hahn ist im April 1981 wie ein Fieberschub ausgebrochen. Wie habt Ihr diese Epoche gelebt? An was erinnerst Du Dich besonders gerne aus dieser Zeit und den gemeinsamen Europatourneen bevor die Gruppe sich aufgelöst hat? GG: Ich denke gern an die meisten Konzerte zurück - wir hatten als Band eine gute Kraft und es hat uns Spaß gemacht live zu spielen. es war wirklich besonders. Auch die vielen Reisen und nicht nur Europa sondern auch die vielen New York Aufenthalte. Aber da war noch eine sehr eindrucksvolle Italien Tour- ha! Ich glaube es war Florenz - wir sollten auf einem großen Platz draußen spielen. Alles mit viel Aufwand und Pressekonferenz etc. - wir gingen auf die Bühne und nach 2 Minuten ist der Strom ausgefallen. Wir versuchten das Konzert erstmal akustisch weiterzuspielen - Drums und Saxofon - aber nicht lange - dann sind wir mit Bodyguards hinter die Bühne gebracht worden und quasi geflohen... das war was. Aber ich lebe nicht viel in Erinnerungen - ich war immer sehr aktiv und so denke ich auch gar nicht so oft an die 80er. Es gab viele tolle Zeiten und auch schwierige Sachen. Wir waren oft unglücklich verliebt und immer pleite. Ha. aber wir waren sehr jung und haben das Leben voll ausgeschöpft!

In wieweit haben die modernen Medien wie Internet, soziale Netzwerken und andere Plattformen Deine Möglichkeiten der Publikationen beeinflusst. GG: Es ist natürlich auch weitaus preisgünstiger ein File über DropBox nach USA zu schicken als einen Overnight Express Brief. Das ist ein Vorteil und ein Nachteil. Es gibt einen großen Informationsfluss. Überfluss. Man sehnt sich nach einer Auswahl - Filtern. In Deutschland ist es leider grade so, dass ausgerechnet jetzt die gut ausgebildeten Journalisten und Musikkenner aus dem Radio vertrieben werden - es werden nur noch Retorten und Charts gespielt. Ich glaube aber, dass grade jetzt diese Musikkenner gefragt sind und wichtiger werden. Denn bei so viel Informationen brauchen wir Filter. Guter Rat ist teuer. Welche Künstler vertrittst Du mit Deinem Label? GG: Die letzte Veröffentlichung war das großartige „Sweet Silence“ Album von Barbara Morgenstern. Davor Natalie Beridze, dann das Album „City Slitz“ mit 2 Berliner Künstlerinnen- Golden Disko Ship und Jasmina Maschina und nun mein Album „Wildlife“.

kritisiere sie auch. Wir sind ja quasi Geschäftspartner- also vor oder während einer Produktion reden wir natürlich über die Tracks oder die Produktion oder das Cover, die Fotos, den Text oder was alles so anfällt. Das ist ja Teil der Lagerarbeit für mich. Es ist allerdings bei jedem Künstler anders. Manche geben auch das fertige Band mit Cover ab - da geht es dann nur noch um die Art der Promotion und Konzerte etc. Aber ich mische mich nicht direkt in die Musik ein. Ich möchte dass die Künstler so eigenständig wie möglich ihre Arbeit machen, sie sollen völlig frei sein. Gleichzeitig wünscht sich ja jeder frei arbeitende einen Berater oder eine Reibefläche - das bin ich dann.

buch. Also schon persönliches - aber gespickt mit ausgedachten und zeitgenössischem. Meine gelebte Kultur. Ich bin immer an der Umgebung interessiert, nicht unbedingt an der Tagespolitik, aber ich mache Augen und Ohren auf was um mich herum passiert. Das vermische ich mit meinen eigenen Erfahrungen. Ich lebe sehr im Jetzt. Im Augenblick. Habe das immer getan. Es geht um Sachen, die im Alltag keinen Platz finden aber da sind. Sie wieder sehen lernen. Eine Befreiung von der Datenwelt. Gehoben werden! :) Gibt es eine Musikszene die Dir wiederstrebt oder die Du überhaupt nicht magst?

Gudrun Gut

Sinn-Flut der elektronischen musik. Interview mit Monika Enterprise

Gudrun Gut, Portrait © Malte Ludwigs

tagspause oder zB war ein Vorbild Claudia Skoda- eine Modemacherin aus Berlin die so selbstbewusst und eigen war dass ich von ihr begeistert war. Mein Umfeld beeinflusste mich früher und tut es auch noch heute. Da sind immer viele Musiker und Künstler in meinem Freundeskreis. Konkret hat mich tatsächlich auch Barbara Morgenstern beeinflusst - durch ihre Soloperformances und ihre künstlerische Selbstverständlichkeit. Auch Masha Grella. Weibliche Künstlerinnen sind für mich sowieso meist interessanter weil sie doch irgendwie direkte Konkurrenz sind. Da schaue ich genauer hin. Natürlich auch Thomas Fehlmannwir machen ja seit 16 Jahren unsere Oceanclubradioshow zusammen und reden so viel über Musik. Ich habe ihm auch mein neues Album kurz vor Fertigstellung vorgespielt und er hat die einzelnen Tracks kritisiert. Das tut gut: ein zweites Ohr. Bei diesem Album hatte ich nicht so sehr andere Musikreferenzen- das war mehr bei der „I put a record on“ die habe ich ja auch geleistet - wie zB „The Field“, „Clouddead“ etc. bei „Wildlife“ habe ich mich mit meiner neuen Liebe zur Natur auseinandergesetzt und sie mit reingenommen in die Musik. Da ist etwas bei mir passiert: plötzlich den Boden wahrzunehmen - vom Internet in den Wald zu gehen. Den Wind zu spüren und dabei sich selbst anders sehen.

Was sind die größten Probleme mit denen das Plattenlabe zu kämpfen hat? GG: Der Einbruch der Verkaufszahlen. Es ist schwer finanzierbar heutzutage. Damit meine ich gar nicht so sehr Gewinn zu machen sondern keine Verluste zu machen. Es ist besonders dann schwierig, wenn man neue Künstler rausbringen will. Die haben es sehr schwer sich durchzusetzen und müssen sehr kämpfen - ein Label kann diese Arbeit kaum noch leisten wenn der Künstler nicht selber aktiv wird. Deshalb gibt es heute auch so viele Re-Unions von Bands - weil deren Name bereits etabliert ist und so besser zu verkaufen Hast Du jemals Künstler auf Deiist als ein neuer Artist. nem Label kreativ beeinflusst oder sogar versucht sie in Ihrem Stil zu lenken? Was denkst und hältst Du von Werbung für Musik und unabhän- GG: Natürlich - ich rede ja mit den Künstlerinnen über ihre Arbeit. Ich gige Kunst?

Unter welchen Gesichtspunkten suchst Du Dir die Musiker für Dein Label aus? GG: Ich wähle nach persönlichen Interessen aus. Es muss eigenständig sein, der Künstler muss etwas zu sagen haben mit seiner Musik, es sollte speziell sein. In die Zeit passen und trotzdem individuell sein. Ich erwarte auch eine gewisse Selbstständigkeit - zB muss der Künstler in der Lage sein E-Mails zu schreiben und auch seine Musik Performern und von sich selbst überzeugt sein- denn wenn er es nicht ist, können es andere auch nicht sein. Bitte sprich über Deine neue Platte WILDLIFE. Was ist Dein Lieblingslied auf dieser Platte Die Texte wirken sehr abgeklärt aber auch sehr sinnlich, wie wichtig ist es Dir eine Botschaft mit Deiner Musik zu transportieren oder dem Zuhörer Denkanstöße zu versetzen. Welche Rolle spielt die Liebe in Deinem Leben und in der Musik und welche die Politik? GG: Es geht in der Musik natürlich immer um eine Art von Liebe. Ich habe mir viel Gedanken gemacht wie ich das neue Album angehen soll und es war bald klar, dass ich sie meiner neu endeckten Leidenschaft zu tun haben sollte oder diese als Rahmen für das Album dienen sollte: Die Entdeckung der Natur und das Empfinden des tatsächlichen in ihr- und das auch als ein gesellschaftliches Statement zur Vernetzung der Welt. Politik gestaltet unser Leben. Kunst hat aber auch die Aufgabe, über das tatsächliche hinaus zu gehen. Vielleicht sind meine Platten eine Art transzendierendes Tage-

GG: Ich verstehe Gitarrenmusik kaum noch - das fällt mir immer mehr auf. da wurde für mich eigentlich alles gesagt. und allgemeinen Mainstream finde ich einfach langweilig - Lopez etc. Gefällt Die Musik von anderen Kontinenten und in wie weit beeinflusst diese Dein eigenes Schaffen? GG: Ja natürlich gefällt mir Musik aus anderen Kontinenten - afrikanische Rhythmen, argentinischer Tango, japanischen Hardcore, etc. Was sind Deine Pläne für die Zukunft GG: Ich habe gerade mein neues Live Programm fertiggestellt. Dh. die Stücke des Albums für live arrangiert und neue Videos gemachtGudrun Gut, Italy, Selfportrait


Music .:. bands

SUCCOACIDO, No. 1, DECEMBER 2012 JANUARY 2013 das war sehr zeitintensiv. Meine Zukunftspläne sind bestimmt ein paar Kollaborationen mit befreundeten Musikern. Da ist einiges in Planung. Auch mit Matador möchte ich gerne wieder ein paar Sachen aufnehmen. Wir hatten letztes Jahr ein paar proben und ein kurzes Konzert und das hat Spaß gemacht. Dann arbeite ich grade an einem Remix für Lucrezia Pérez- eine wunderbare Künstlerin aus Kolumbien die jetzt in Barcelona lebt und ein Album auf Hemberlin (www.hemberlim.de) herausgebracht hat. Gibt es irgendeinen anderen Ort auf der Welt an dem gerne kreativ arbeiten würdest? GG: Ich bin grade sehr froh mit unserem neuen Studio auf dem Lande und arbeite hier tatsächlich sehr gern. Ich würde sehr gern mal wieder ein paar Wochen nach Los Angeles fahren und auch gern mal wieder nach Buneos Aires. Eine wunderbare Stadt. Ich liebe auch Istanbul. Und ich liebe die Ozeane. Im November fahre ich für ein Konzert und einen Workshop nach Lima/Peru. Darauf freu ich mich sehr- Peru ist ein Land was mich immer fasziniert hat.

Woodpecker Wooliams ‘The bird school of being human’, the Woodpecker Wooliams CONTINUA DA PAGINA 1

After a serious illness she sought out the countryside calm of Devon, moving in a cottage in Totnes, where she waitressed in a teashop. Totnes is a very peculiar town, affiliate to the Transition Town network, being among the towns which created it. A bunch of communities that are working to build resilience in response to climate destruction and economic instability, founding their existence upon the principles of permaculture. Her songs are unusual as her life and voice, an ethereal and maybe a little eerie voice. She’s created something halfway between folky sound and psychfolk, sometime noise music, blending traditional sweet harp sound with electronic, droney sound. An alluring, dramatic combination.

ibly talented musician; he recorded it and played a few parts on the songs, and another friend Tom Heather sprinkled on some of his marvellous drumming. We played together for the album launch shows, and then for the tour I’ve just landed back from we boiled it down to a powerduo, joined this time by another multi-talented friend Benny Gregory, and we kind of reinterpreted the form of the songs, but kept the spirit of them true. About your previous album, what would you like to say? And how have you changed along your artistic path during the last years? GW: The previous album, ‘Diving Down’, is pretty naive: It’s more

Eine oder mehrere Fragen die gerne den Lesern stellen würdest? GG: Warum machen nicht mehr Frauen elektronische Musik? Warum machen nicht mehr Frauen elektronische Musik, was denkst Du? GG: Na diese Frage stelle ich mir oft. Für mich ist das sehr unverständlich. Insgesamt scheinen Frauen nicht viel Interesse an ihrem Beitrag in der Popkultur zu haben bzw. sie tauchen einfach nicht oft auf. Vielleicht ist die Szene zu Nerdig? Zu viele Männervereine? Die Frauen brauchen wohl mehr Support. Die Musiker sollten nicht nur ihre männlichen Freunde promoten sondern auch die weiblichen.

Woodpecker Wooliams, bee outfit © Lucy Goodayle

She was also initiated onto a shamanic path, which is really remarkWie siehst Du die „Rolle“ der able, after completing a thorough Frauen im Allgemeinen in der practitioner’s training over several Musikszene? years, including an overnight earth GG: Mich interessiert die Aussaburial!! Truly an amazing side of her ge von Frauen in der Musikszene life. Indeed, her new album reveal a sehr- ich höre genauer und kritischer very shamanic point of view. hin. Weil es für mich dann doch ‘The Bird School Of Being Human’, Inspiration und auch Konkurrenz released on Robot Elephant Records, gleichzeitig ist: Wie macht sie das? is about birds that have stories to wie präsentiert sie sich? Was für eine tell. “Rather than anthropomorphisFrau verkörpert sie? Was für eine ing animal characters,” Gemma Aussage hat sie? Wie reibt sich das says, “these songs are kind of how mit meinem Selbstverständnis etc. it might be like if people were aviomorphised, or if the birds were in human bodies. Bird’s eye views... So Wer sind starke Frauen für Dich they’re the bird’s songs really.” und was zeichnet für Dich eine The songs are always compelling, „starke“ Frau aus? going from desperation to spiritual GG: Eigentlich sagt mir diese stark / schwach Beurteilung nicht so viel. elevation, throughout oversensitive frenzy, violence and self exploration. Schwächen und Stärken gehören für mich zusammen. Also ich denke And, more the one song gave me jede starke Frau kann auch gern und the feeling of becoming physically a bird, truly. oft schwach werden. :) A single from the album, ‘Sparrow’, my favorite actually, has been Kaufst Du Dir viele Platten im Plattengeschäft? Kannst Du uns in released on 3rd September, and a beautiful video has been shot for paar besonders gute Plattenläden her song Hummingbird by Paola in Berlin empfehlen? Suhonen. GG: Ich bestelle inzwischen oft bei Mailordershops bzw. höre sowieso viel Musik übers Internet oder durch Empfehlungen von Freunden und durch Demos und die Radio Promotion. Es gibt diverse gute Plattenläden in Berlin- kommt drauf an wo man wohnt und was man will. Zb Leila M oder Mr Dead and Mrs Free / Harwax / Space Hall Deine ganz persönliche Interpretation der Begrifflichkeiten - FREIHEIT - DABEISEIN und ERFOLG. GG: Freiheit- ohne Einschränkung Dabeisein- es erleben - Erfolg- eine Befriedigung. Ein Schlusswort GG: Alles Gute!! :) di Marion Weber e Marc De Dieux www.gudrungut.com http://monika.lineup-music.com inglese e italiano su www.succoacido.net

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Woodpecker Wooliams © Lucy Goodayle

Gemma, your music is something halfway between folky sound and psychfolk, sometime noise, even droney. The kind of music I’d like to do if I played music! Are you the all Woodpacker Wooliams or do you collaborate with other musicians? And how do you actually manage the recording, I mean, harp and taped-down keys, recorders, white noise…? Do you play and record everything by yourself? GW: I’m glad you like it! Well; essentially I’m the ‘Woodpecker. Previously I’ve recorded (and played) everything myself at home. For live shows too, actually, I’ve generally toured alone and tried to play as much at once as possible- hence taping down keys- but for this most recent album I was joined a few different musician friends. Marcus Hamblett is a dear friend and incred-

a document of me beginning to explore song and singing and the instruments- ideas really. People still seem to like it- I think it does have its own spirit- it was recorded in a cottage cut into the hill under Totnes castle, all in one room very simply so I think it’s quite atmospheric, but it’s not something I’d want to listen to myself now. Could you tell us something about who manage the labels that have released your cds? GW: It’s been a varied bunch. There’ve been a lot of bedroom labels who’ve released stuff: Folks in Copenhagen, Sicily, Russia, London, Scotland, Chicago- all working to differing degrees of home-spun or pro-looking. All putting a lot of heart into what they do and I’m sure spending their own money on it. A lot of time goes into the cultivating of these little labels and the crafting of the artwork. It’s a beautiful cottage industry. The most recent album was released through a slightly larger indie label based in London called ‘Robot Elephant Records’- they’re a lovely pair of gents working on that.

I was thinking about bards too… I understand perfectly, I had similar experience. Each song in your last album is about a bird that had a story to tell. You said “these songs are kind of how it might be like if people were aviomorphised, or if the birds were in human bodies. Bird’s eye views...” In my opinion that’s a very shamanic point of view. Have your path, your training, influenced this artistic choice? GW: I guess so. And you’re right, I suppose it is quite a shamanic perspective! I definitely approached the making of this album in a different way to before. It really did feel like each song arrived, via a bird that wanted to share something, rather than me conceptualising the whole thing and putting words into their beaks. I think too, that my training has led me to feel a great affinity with the natural world, with the land I was borne of. I still live in a city and perhaps birds are the most obvious creatures to me that dwell in both built-up and more natural spaces. They cross a lot of thresholds- air, land, sea- they’ve become totems to me I guess. Role -models... My favourite is Sparrow, it has a bit of desperation and rage and also vulnerably at the same time, the sparrow mirrors some fragile female oversensitive vulnerably, I felt that kind of vulnerability in myself, something precious, and I became a sparrow listening to that song. Every work of art is recreated by the audience, I believe. What your personal view about that song?

GW: I do agree that songs are recreated by the listener. When you take a song in you respond to it in your own way. That’s an exciting thing to be part of somehow... For me, it references Dolly Parton’s ‘Little Sparrow’. It definitely deals with a particular type of On your 20th birthday you’ve female over-sensitivity, fragility, been initiated onto a shamanic when a person becomes so taught path. Shamanism and music they might shatter. It also looks at are deeply intermingled in a how a particular type of maleness anthropological and magical perspective, music and percussions might respond to that. The potent , ambivalent passion of being are means used to provoke intoxicated by a woman’s fragility, trance-mind state. What kind of wanting to protect her, baby her, relationship do you find between how that turns into wanting to the Shaman and the Musician in suffocate her. Something so sweet yourself? GW: Hmm. Good question... You’ve you want to both cradle and crush it... hit the nail on the head really, that the two are very much interweaved. I’m of the belief that music is a Sparrow was not the only song primary tool for accessing altered which gave me the feeling of stated, for both the performer and becoming physically a bird, also the listeners. On the simplest “how it might be like if people of levels, music is known to ‘move’ were aviomorphised” your words. people. Was your intention, by means I’m not sure how much folks of your music, offer a manner to might know about shamanism, experience that feeling? but essentially a practitioner seeks GW: It’s amazing to hear you say to become the ‘hollow bone’ and that. If that’s the case, then it is a oftentimes uses voice and rhythm beautiful thing. The ‘intention’ of the to achieve this. The idea is that album., was more to create a school, by moving your ego aside, you a map, a textbook- a ‘bird school of can become a sacred vessel and being human’. For the various birds ‘transmit’ whatever you might seek to give their medicine stories so that to connect with. I’ve found that for I might have a better idea of how to me, making music is a much more get by in a confusing human world. accessible, contemporary method That was the purpose for me thoughof allowing oneself to move and beyond that I think they wanted their be moved. It’s easier for me to voice shared so if that means that rationalise, more easily explained you can feel birdlike and see through to friends. I suppose it also follows their eyes, that is a great thing! on in the ancient Bardic traditions of the British Isles. So- the two You lived in Totnes. I lived there sides are very much like the dual for a while, a very peculiar town, faces of Janus- the double-faced god isn’t it? Totnes is part of the of doorways- although I wouldn’t Transition Town network, being ordinarily talk about making music among the town which created in this way! I tend to try to keep it. What do you think about them a little separate, on the surface the Movement, a network of at least... communities that are working to build resilience in response to

Woodpecker Wooliams © Lucy Goodayle

climate destruction and economic instability, founding their existence upon the principles of permaculture? GW: I did! And yes, it is quite a bonkers place! That’s where I picked up the harp and started to make music, so I have fond memories of my very weird time there! I think it is a great idea, in principle. I’m not sure *how* much it works, but I think a lot has been done, and is happening that is good. I think that times are increasingly tough, and it’s exciting to see peoples’ various ways of dealing with the challenges of a modern world. My only caveat really is that a lot of these kind of projects only really seem to happen around, and to involve people who are already quite well-off. I’d love to see it permeating what might be termed ‘working class’ areas and communities of which there are still plenty in the UK.

Woodpecker Wooliams © Nathan Gregg

Tell me something about the place where you live…your home: you keep bees! You got a kind of farm, a cottage or what? GW: I wish! No- I live in Hove, Brighton. I can see the sea from my window- the bees are really near in a park, in a secret place. I’ve lived in the countryside, done wwoofing and things, but have always ended up back in the (small) city. It’s where friends are, work is- it’s a pretty good balance at the moment.. Gemma you has also recently collaborated with Ivana Helsinki, a Finnish fashion and design label. I love Scandinavia, and I find that sort of Scandinavian mood in your songs also, that peculiar hovering remoteness and intense bareness. Is that a coincidence? GW: What is ever a coincidence, eh? ;) I think like probably attracts like. It was a surprise collaboration really. It came from a friend of mine Fiona Sally Miller and I preparing to go and tour Russia together (I have a huge amount of time for Russianow that is a place of remoteness and bareness and intensity!). We kind of dreamed it up together and everything seemed to fall into place. I love the aesthetic of both the Ivana Helsinki clothes and the videos Paola makes. Yes! What is ever a coincidence… ;) About Russia, I’ve never been there, but I can image…. Is there any particular place where you’d love to live, or just go and visit? GW: Russia was a place like that for me. It was such dream to be able to go there, and return back a second time. I could be happy living in Italy; I worked in Sardegna for a summer, and have spent quite a bit of time back and forth on little trips, visiting friends, on tour... I always feel very at home out there...

Dou you remember any interesting or odd or funny experience during one of your tour? A good club, a good meal, anything you’d like to share with us..? GW: Not anything I can confess to in print! No - erm, my favourite meal would have been in Saransk, in Southern Russia. We got put up by the promoter of the night and his girlfriend spent the day created a series of lavish traditional meals for us. For lunch she made some kind of dumplings- floating in a vegetable broth, I think they were filled with something like sweet potato / carrots? Really nice. Russian sleeper trains whizzing through the snow at night were good. Riding bikes drunk around Bologna at night... I’ve seen the beautiful video that Paola Suhonen shot for your song Humming bird. She also took part in the first Finnish Fashion Film Festival in August 2012. I’m fascinated by the crossover of different form of art. What do you think about the disappearing of boundaries between different means of artistic expression? GW: Yes, it’s a beautiful thing she made, isn’t it? It’s a good thing in my books. I love the way things come together and create new things. There’s a lot of that within DIY labels- handmaking CD / cassette artwork, lino-cutting, felting, knitting, crafting... It makes me very happy. It helps you think about things from a new perspective too, and gives more life to projects. Thinking about it now has kind of inspired me to go and get on with some making... Do you listen to music a lot? Would you give us a few good listening advises about some album you love? GW: I do. I tend to rinse an album over and over. I listen to old vinyls a lot in my kitchen but not really ‘cool’ ones - things like Bert Kaemfert and Fleetwood Mac... Top albums to recommend though would be: John Surman & Karin Krogg ‘Such Winters of Memory’, Vivian Void ‘Div’, Soccer 96 ‘Call to Arms’... Is there anything else you’d like to tell us about yourself? GW: I think that’s plenty! xx Yes, of course! Definitely! I’m sorry for your cold, hope you get better soon!! Thank you for your time and our little chat, Gemma, it’s been not the usual interview.

Discography

2009 - ‘Fledgling’, on A Beard pf Snails, 2009 August 2009 - ‘Diving Down’ on Autumn Fermant Records May 2010 - ‘Sleeping Under Dark Suns’ limited edition cassette-tape through London based label My Dance The Skull May 2011 - ‘Patryoska’ Released on tiny Italian imprint Wool Shop Productions and March 2012 - re-released on hand-made cassette on Full of Nothing May 2012 - ‘Anni’ on Love Lion, Chicago, the score to a German film ‘Anni’, a collaboration with OCD September 2012 - ‘The Bird School Of Being Human’, on Robot Elephant Records di Barbara Lucrezia Paganelli e Marc De Dieux www.woodpeckerwooliams.com www.woodpeckerwooliams.bandcamp.com italiano su www.succoacido.net


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Theatre .:. festivals

DECEMBER 2012 JANUARY 2013, No. 1, SUCCOACIDO

Crisalide XIX

How shall I act? Viaggio all’interno del festival forlivese, alla ricerca di possibili vie di fuga

Attraversando la pianura Padana lentamente, in treno da Bologna verso Forlì, il verde della campagna, nonostante sia ancora estate, comincia a macchiarsi a poco a poco di nebbia, a diventare pallido. Quello che era chiaro, adesso, è avvolto da una sottile inconsistenza grigia. È così che ci si sente avvicinare a Crisalide, alla silenziosa fucina del pensiero che Masque Teatro installa tra le oscure pareti dell’ex Filanda, a Forlì. Winter years, il progetto triennale di esplorazione filosofico artistica del festival, giunge quest’anno a conclusione avendo come oggetto l’individuazione di una possibile “via di fuga” dai quotidiani e sempiterni processi di normalizzazione attuati dal potere che mette ordine, devitalizzandoli, agli innumerevoli percorsi minoritari intrapresi dall’essere umano. Minorità, normalizzazione, fuga. Ma cosa significa “fuggire”? Quella che viene suggerita come possibile alternativa alla paralisi che contraddistingue l’epoca contemporanea non è una soluzione né nichilista né autodistruttiva. Non comporta, come la parola fuga potrebbe indurre a pensare, una sottrazione, una negazione, quanto piuttosto una forma di resistenza. Rocco Ronchi, ospite del festival e professore ordinario di Filosofia Teoretica all’Università degli Studi dell’Aquila, parla di resistenza non in termini di reattività né di opposizione che nasce da un attrito e che, quindi, dipenderebbe da ciò a cui si oppone. Si tratta piuttosto di una resistenza speculativa, di un ritorno del pensiero alla sua funzione critica. La domanda che ci si pone e che Masque propone come punto di partenza per questa diciannovesima edizione del festival è How shall I act?, come devo comportarmi? Non cosa devo fare o come devo agire, bensì “cosa c’è di riducibile nella mia visione

del mondo”. Per riprendere le parole di Ronchi, come fare a divenire resistendo a un falso divenire? Il divenire sul quale ci si interroga prenderebbe forma proprio attraverso la fuga che non è quindi un ripiegamento ma una ricerca profonda che non può che avvenire in un territorio altro, ‘fuori’. Ma cos’è questo territorio altro da noi, questo fuori, se non la realtà stessa? La realtà è, in fondo, il terreno sul quale il nostro esercizio critico ha smesso di speculare da troppo tempo ormai, impegnato com’è stato nello studio di se stesso, in una spasmodica e immobilizzante introversione dello sguardo. Il “fuori” è qualcosa che non dipende da noi, Ronchi lo definisce l’assoluto, in quanto assolto, irrelato, che esiste indipendentemente dal soggetto che vi si relaziona. Niente di trascendentale, dunque: l’assoluto è il reale nel quale il soggetto è immerso e del quale il soggetto è parte integrante “sebbene tale reale sia molto più vecchio di lui e non correlato alla sua coscienza”. Il soggetto, in tal modo, recupera il suo status di piega del mondo, di cosa tra le cose. Crisalide ci offre questa prospettiva, dichiarandosi come spazio di creazione, con tutta la potenza di sovversione che questa parola porta con sé. Quello che Lorenzo Bazzocchi dichiara essere l’obiettivo del festival è “la reale produzione di pensiero”. In tal senso, gli interventi dei filosofi partecipanti alla giornata di studi non possono prescindere dagli interventi artistici. Né gli uni né gli altri, a Crisalide, dovrebbero essere mera esposizione o mera rappresentazione, quanto piuttosto occasione di creazione, riprendendo anche il concetto di Gilles Deleuze della filosofia come gesto. Di fatto, questa pretesa, questo intento, è sommamente arduo. I limiti imposti dal tempo e dalla rappresentazione Masque Teatro, Just intonation © Enrico Fedrigoli

Masque Teatro, Just intonation © Enrico Fedrigoli

nati indietro di un secolo: per un attimo si ha l’impressione di ritrovarsi nelle viscere di uno scantinato clandestino di fine ‘800 e di assistere a qualcosa che “accade” di fronte agli occhi dello spettatore. D’altronde in quello che accade non vi è nulla di misterioso e Bazzocchi si prodiga a spiegare, nella maniera più semplice possibile, i meccanismi che permettono alla corrente elettrica di essere trasmessa senza fili, dimostrando come la terra, al contrario di ciò che comunemente si pensa, è un ottimo conduttore di energia ed è grazie a questa sua proprietà che la Tesla Coil può mettersi in funzione. Nessun sortilegio, nessuna magia intorno al personaggio di Nikola Tesla che per tanto tempo invece, è rimasto avvolto da un alone di mistero, di leggenda. Se per un secolo il suo apporto alla scienza è stato ignorato è perché il potere (economico) aveva avuto tutto l’interesse a nascondere le sue verità. In un certo senso, volendo vedere in Tesla un inventore minoritario (soprattutto se pensiamo a personaggi che ebbero molta più risonanza come Edison o Marconi), questo riportare alla luce i suoi apparecchi e le sue tesi da parte di Masque Teatro cos’è se non Lorenzo Bazzocchi, Nikola Tesla. Lectures © Ninni Scovazzo una possibile via di fuga da quel procedimento di rimozione dell’egiungessero gli 80 metri. Se quella sperienza tesliana messo in atto dal ne più fertile affinché il pensiero di Bazzocchi è, per sua stessa defi- potere in un secolo di storia? I fulvenga effettivamente creato e, nizione, una conferenza esperimen- mini (di fronte ai quali lo spettatore quindi, non solo esposto. Tuttavia, la confluenza di tanti studiosi e arti- to, la suspense e la tensione genera- rimane scioccato) non sono che la te dal dubbio sul risultato metafora (o la sineddoche) di quelsti nello stesso luogo, negli stessi dell’esperimento e dal timore che la realtà di cui la ragion critica deve giorni, ha generato comunque e un fulmine possa deviare pericolo- tornare a occuparsi. Il regno proquasi magicamente quelle “condifondo del titolo del sermone dramzioni di incontro, di imbattersi for- samente la sua traiettoria, fanno di tuito” che Masque si impegna ogni questo incontro un atto teatrale allo matico portato in scena da Claudia anno a provocare. Gli interventi ar- stato puro. In particolare all’inizio, Castellucci è anch’esso nient’altro quando il buio profondissimo è che la realtà nuda e cruda. L’attrice tistici a Crisalide hanno essi stessi rivolge la propria preghiera a Dio, il sapore dell’esercizio, alcuni mol- spezzato dai fulmini della Tesla dando prova della contingenza delto più di altri. In Nikola Tesla. Lec- Coil che scaricano la loro energia intorno allo stesso Bazzocchi, pro- lo stesso concetto di preghiera: tures, Lorenzo Bazzocchi mette in scena un vero e proprio esperimen- tetto da una possente gabbia di Fa- “Desidero pregare senza credere a to. Mentre racconta delle disavven- raday rotante. Sembra di essere tor- qualcuno che mi ascolti”. Quasi stessa sono ben precisi e insormontabili. Il susseguirsi degli interventi dei filosofi invitati alla giornata di studi curata da Sara Baranzoni (Paolo Vignola, Katia Rossi, Fabio Polidori, Ubaldo Fadini, Silverio Zanobetti, Tiziana Villani e Bernard Stiegler, quest’ultimo via etere), è stato come un insieme di discorsi a parte, separati gli uni dagli altri a mo’ di convegno. Da questo punto di vista, un dialogo filosofico come quello che l’anno scorso avevano intavolato Florinda Cambria e Snejanka Mihaylova ci sembra uno strumento più efficace, un’occasio-

Masque Teatro, Just intonation © Enrico Fedrigoli

ture e dell’infausto destino di Nikola Tesla che, pur essendo l’inventore del primo motore a corrente alternata (la corrente di cui ci serviamo ormai quotidianamente) e dei primi apparecchi di trasmissione radio, è rimasto nel dimenticatoio per decenni, Bazzocchi mostra il funzionamento del primo esperimento di trasmissione di corrente elettrica senza fili, la Tesla Coil. A fine ‘800 Tesla aveva costruito una bobina simile, ma di proporzioni ben maggiori, nel suo laboratorio a Colorado Springs, una bobina capace di generare fulmini che rag-

non importasse quel sovra-mondo al qualche le preghiere si rivolgono, ma solo il gesto stesso della preghiera che è canto morbidissimo per la voce perfettamente intonata di Claudia Castellucci. In scena c’è solo lei, con un fazzoletto in testa, gli occhiali con la montatura scura e una maglietta nera con stampata la faccia di Alex di Arancia Meccanica e con la scritta Ultra Violence. Non si potrebbe immaginare la Castellucci in una mise più contraddittoria. Il suo sermone è a tratti ironico e tragico, allo stesso tempo, visto che in esso racconta la vita quotidiana, la realtà più triviale e umana, supplicando Dio soprattutto di non farla rinascere in nessun’altra vita, data la difficoltà di vivere già in questa che le è toccata in sorte, e piuttosto di essere lasciata, dopo la morte, al nulla. Nulla al quale abbandonarsi, finalmente, con sollievo. Ma questo Dio, “duro d’orecchi e ancor più duro di cuore”, è un Dio di nessuno, ancor prima che di Isacco e di Giacobbe. È un Dio uomo. E l’intero sermone è un canto dell’immanenza. L’incubo tracciato da Fanny & Alexander in Discorso grigio, interpretato da quel mostro di bravura che è Marco Cavalcoli, è anch’esso calato pienamente nel reale. Il discorso del titolo è quello che un politico, IL politico italiano, rivolge a fantomatici “cittadini”, continuamente presi in causa dal suo vaniloquio che diventa sempre più parossistico. In questo discorso ritroviamo tutte le formule, le frasi fatte e le inflessioni dei nostri politici attuali, svuotate completamente di senso nel loro essere reiterate in maniera sempre più convulsa. In un certo senso, è quello che succederebbe se alle ore 20 cominciassimo a fare zapping tra i diversi telegiornali nazionali. Vedremmo personaggi come burattini sempre più spaesati, affannati,

Masque Teatro, Pentesilea © Enrico Fedrigoli

Masque Teatro, Just intonation © Enrico Fedrigoli


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Masque Teatro

Un riflessione di Lorenzo Bazzochi troviamo un’infinità di sfumature di grigio. Lo stretto rapporto tra buio, luce e corpo che, grazie al suo movimento, dà forma a entrambe, lo ritroviamo in Obtus di Cindy Van Acker, interpretato dalla bravissima Tamara Bacci accompagnata dalle musiche di Mika Vainio e dalle luci magistrali di Luc Gendroz e Victor Roy. Obtus è, tra le cose che abbiamo visto a Crisalide quest’anno, quella che più si avvicina, secondo noi, al discorso portato avanti dai filosofi protagonisti del festival. Tamara appare, in questa coreografia, esattamente come sudati; aumentando la velocità del nostro zapping tali politici potrebbero perfino, insieme a noi, perdere i sensi. L’incubo in Discorso grigio, nella sua aderenza quasi maniacale alla realtà, è che tale discorso non finisce mai, ricomincia sempre da capo. In confronto al vuoto del personaggio creato da Fanny & Alexander, persino le macchine di Pentesilea di Masque Teatro hanno una parvenza più umana. Questa Pentesilea è liberamente ispirata all’opera omonima di Heinrich von Kleist e riletta attraverso l’Anti-Edipo di Gilles Deleuze e Félix Guattari, filosofi sem-

tarra elettrica modificati elettronicamente, una lunga sinestesia. Ricco di simboli ma poche sinestesie, invece, il concerto di Dewey Dell, Tuono, che ha chiuso l’intero festival. Alla fine delle quattro giornate di Crisalide, proviamo a fare le somme. How shall I act?. Non abbiamo una risposta certa a questa domanda, nessun filosofo ce l’ha fornita, nessun artista ce l’ha suggerita. Eppure nella condivisione del proprio modo di affrontarla, questa domanda, nell’incontro di cui Crisalide si fa promotore, intravediamo una qualche forma di riposta.

Isabella Bordoni, Adesso&Muto

mandosi in animale, contorcendo il proprio corpo e restituendogli quella materialità piena, viva, forte, che solo un corpo cosciente può possedere. Lo stesso Kleist aveva definito Pentesilea “metà furia, metà grazia” e tale ci appare nell’interpretazione di Eleonora Sedioli. Persino nelle immagini immobili delle foto scattate da Enrico Fedrigoli ed esposte, durante i giorni di Crisalide, all’Oratorio di San Sebastiano. ES, il titolo della mostra, ci riporta sia al nome di Eleonora, protagonista delle foto, sia a quello della “voce della natura nell’animo dell’uomo”, l’es della

Per quanto tempo abbiamo inseguito l’occhio di quella balena? Che cosa è stato. “Dove andare” ha a che fare con l’idea dell’esserci, della necessità di indagare sul senso della propria consistenza. La parola “scena” non ha per noi significato alcuno, se la si vede come luogo separato dal reale nel quale costruire lo spettacolo. La parola “spettacolo” non ha valore alcuno se lo si vede come opera, confezione di un ragionamento, chiusura di un progetto, scrittura di una visione. Traballanti, noi usciamo dalle nostre case, “in sarabachino”, accompagnati, in una perenne passeggiata. Lo stato del nostro moto è quello del ballerino che sceglie accuratamente la posizione dei propri passi sul bordo del marciapiede. In equilibrio. Precario. Inseguo la mano di un uomo sconosciuto, ne vedo chiaramente la schiena, la forma dei muscoli elevatori, i lividi delle cadute. Non si trema di fronte al nulla. Si accumula un dolore feroce per l’impossibilità di una qualsivoglia decente risposta. Da sempre sulla nuca l’alito della natura, di una natura che mortifica, che ci pone in uno stato di perenne allerta, che ci allontana dai simili a noi. Killer, una natura killer. Da

trova un parallelismo a certe linee di fuga. Faccio una grande fatica a descrivere tutto ciò. Ma è il corpo che decide dove andare, una volta che si sia scritta precisamente su carta l’intenzione. Mi chiedo cosa significhi inseguire la geometria. Forse che lo slittamento dei piani di un cristallo possa trovare ragione alcuna? Cosa insegue un cristallo quando accoppia gli spigoli dei suoi accrescimenti. Sta creando dei dispositivi di necessità. Necessità all’esserci. Precipitazione, crescita secondo precisi diagrammi di fase. Non sono paziente, quando è così evidente la direzione da prendere; non sono paziente, quando mi accorgo dell’inganno del piede, che se ne va per la sua strada, voglio che senta dolore. Dolore per esistere. Composizioni di contiguità, di alterazione, di ricostruzione. Il corpo ha sempre un muro di nebbia giallo al suo fianco. Sono qui, seduto sul primo piano della tribuna dell’orto. Di spalle ad un fotografo che scatta foto in bianco e nero alle cose; si è impuntato con la torretta di Achille. Ho dato il consenso a questi scatti. Ma non mi sento tranquillo. Per niente. Porta via qualcosa? Butto la testa di lato. Lui continua. Non ero neanche troppo giovane

Claudia Castellucci, Il Regno profondo

Rocco Ronchi

pre cari alla ricerca della compagnia forlivese. La Pentesilea innamorata di Achille che presa dalla furia, lo uccide e lo sbrana, prima di uccidere anche se stessa. In scena Achille è una macchina e Pentesilea, interpretata da Eleonora Sedioli, è succube dalla sua stessa furia. “Una macchina-organo è innestata su una macchina-sorgente: l’una emette un flusso che l’altra interrompe”, così come ne l’AntiEdipo dei due filosofi francesi. La potenza della furia di Pentesilea è tutta nei suoi sandali di ferro con i quali attraversa lo spazio che la separa dal corpo-macchina trasfor-

una di quelle pieghe del mondo, di cosa tra le cose, a cui accennava Rocco Ronchi. Il suo corpo ora appare, ora scompare, prendendo vita così dal buio come dalla luce di un unico lungo neon in scena. La sua danza è simile al nostro movimento sulla terra, nella sua semplicità e contemporanea complessità. Corpo visibile e ben definito che ogni tanto scompare, risucchiato dal buio, a poco a poco. La perfezione formale, in Obtus, piuttosto che rendere freddo o sterile il lavoro della Van Acker, ci emoziona per la sua naturalità. Il corpo della Bacci ci sembra la perfetta metafora di quel corpo che resiste, mobile, attivo, critico, ma mai esuberante, all’in-

Se è vero, come Ronchi diceva rifacendosi a un’immagine di Deleuze, che oggi l’uomo è l’incarnazione dell’esausto, di “colui che non ce la fa più non sul piano del reale, ma su quello del possibile”, ovvero l’uomo privato di un orizzonte; se è vero che viviamo una condizione di postumi, ovvero di esseri umani generati da un padre morto, come trovare questo fuori, come uscire dalla nostra soffocante finitezza se non grazie, anche, all’incontro?

Masque teatro, Pentesilea © Masque Teatro

sempre ho inventato la mia vita. Ho preteso da coloro che mi seguivano un attaccamento che non dava ricompensa, che non indicava una via, che lasciava aperta la strada dell’abbandono. Sempre perduti. Vedevo il colore, ne percepivo la forza; sentivo la materia che lambiva la figura. E il rivoltarsi su se stessa. E il piegarsi da sotto. Il prendere il bacino con le cosce e stringerlo al parapetto di marmo. Mi volto e scorgo pezzi di metallo, strisce di bianco, cenere; la luce radente, di sotto. Con le mani mi appoggio al pavimento, le assi di legno mi consegnano un piacere

psicoanalisi. Nei bellissimi scatti di Enrico Fedrigoli, eseguiti con il banco ottico, si percepisce tutta la materialità del corpo, di ogni suo minimo movimento che diventa quasi tridimensionale, arriva dal buio e sembra prendere forma proprio grazie alla luce. “Con il banco ottico è come se l’oggetto fotografato nascesse tra le mie stesse mani, sono io stesso a crearlo”, afferma Fedrigoli. La mostra è un capolavoro. Pura materia. Che non equivale a dire “solo” materia. Perché dentro il concetto di materia convive un’infinità di sfumature. Così come tra il bianco e il nero

quando incontrai La scrittura del disastro di Blanchot. Per intere giornate non facevo altro che ripetermi quel ritornello sulla morte. Forse era “Un passo al di là”. Viviamo in una costante alterazione della realtà. La modifichiamo per dare una parvenza di sopportazione alla durezza. Mi volto, o mi piego e intravvedo strutture di possibilità: sempre e solo legate ad una condizione: quella della lotta, del combattimento; digrigno i denti e mi vedo. Vedo anche lei, loro. Attorno. Prendiamo delle vanghe; portiamo al centro dello spazio una credenza, un vecchio mobile da

Cindy Van Acker, Obtus © Isabelle Meister

Cod.Act, Ex Pharao

Giacomo Piermatti

Dewey Dell, Tuono © Dewey Dell

verno. Protagonisti di Crisalide sono stati anche Isabella Bordoni che, attraverso la danza di Fabrizio Varriale, il suono curato da Nicola Ratti e la sua stessa poesia, con Adesso&Muto ragiona sul silenzio, dandogli forma; i Cod.Act, ovvero i fratelli André e Michel Décosterd, con la loro installazione Ex Pharao, che permette a qualsiasi spettatore che voglia interagire con questo complesso macchinario, di ricreare col proprio movimento alcuni passi dell’opera Mosè e Aronne di Arnold Shoenberg. E poi i musicisti Giacomo Piermatti con il suo splendido concerto Lux ex Tenebris e Elio Martusciello che con Akousma ci ha fatto immergere in una quadro in continua evoluzione, dipinto con i pennelli della sua chi-

Riprendendo un’espressione di Ronchi, Crisalide è un po’ come una botta di aria fresca per il pensiero, il fuori in cui vorremmo ritrovarci ogni volta che abbiamo bisogno di un confronto, di una ricerca condivisa, coscienti del fatto che noi, come tutti coloro che hanno intrapreso o no un cammino di ricerca, non siamo altro che una cosa tra le cose, l’uomo alla pari di un animale, di una pietra, di un albero.

di Marta Ragusa www.crisalidefestival.eu video su www.succoacido.net

Fanny & Alexander,_Discorso grigio © Enrico Fedrigoli

Masque teatro, Achille © Masque Teatro

raro. Vedo degli uomini, camminano in ordine sparso. Come posso giustificare la totale assenza dai miei pensieri, come continuare a vivere in compagnia di un “me” sempre altro: lui racconta e mi dice di certi fatti. Domani inizia un lavoro duro. Ci alziamo alle 6,30. Andiamo a correre per una mezz’ora. Poi un caffè. E subito all’orto. È così che chiamiamo la nostra catacomba. Catacomba/ tana. Per fuggire. Per vivere. Per vivere finalmente. Come trovare la forza per dirsi che solo lì sta la nostra vita. Non altrove. In questi giorni sto lavorando su una patch di Max che mi serve per seguire i passi della figura e contarli. Sto anche lavorando su un sistema di levitazione magnetica. Vorrei dare la possibilità ad Eleonora di stare sospesa, parzialmente intendo, sulla destra, fuori baricentro. Il corpo cerca una sua geometria, si allinea a volte all’orizzonte, a volte

cucina, e cominciamo a romperla. Per quanto tempo abbiamo inseguito l’occhio di quella balena? E meniamo, su quel legno. Saltano gli sportelli, si sfascia il tutto. La luce ora filtra. Mai illuminare direttamente una figura, un corpo. Occorre inventare nuove superfici per accogliere la luce. Le macchie sul metallo di Achille sembrano peggiorare ogni giorno che passa. Le sto controllando con una lente di ingrandimento. La malattia del ferro. Mi sta dicendo alcune cose. E comunque non risponderò mai a coloro che vogliono sapere della vita di masque, che mi chiedono precisazioni su quello che è stato. Masque è un gioco. Una grande illusione. Un’altra vita. Forse un mondo nuovo dove stare.

di Lorenzo Bazzocchi www.masque.it


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DECEMBER 2012 JANUARY 2013, No. 1, SUCCOACIDO

Cristina Coltelli

An interview with an explosive actress and director I perceive as a common contemporary style is that peculiar feeling of anxiety. A self-representative anxiety. Anxiety about communication. Maybe anxiety about the live communication that theatre imposes. We are not used to that anymore. We live in an era of big monologues with no reply, of catchy jingles and slogans and billions of quick images we can hardly remember. Amidst this unopposed chaos we are kind What is a typical day like, for Cristina of lost: we’re angry but we do not really Coltelli? know why; we feel lonely but we’re afraid CC: In order to have a typical day one to share; we invent billions of new topping should have a typical job, with a typical sauces, but forget to properly cook the meal. schedule, typical contracts and so on… Anxiety. Theatre of Anxiety. A different which is not my case. So basically my daily kind of anxiety from the one spreading routine changes depending on the project throughout the 80s, which could be cured I’m working on. I always keep a couple by the right psychotherapist. This peculiar, of permanent habits though: I train for contemporary anxiety we still don’t know almost 2 hours every day to keep in shape where does it come from. So there’s no way and develop new skills; then, if I have to know where it is going to. And what does Talking about Commedia dell’Arte, you no official duties (like rehearsing, shows all this have to do with theatre? I haven’t mentioned a “workshop philosophy”. or classes), I constantly look for stories. the slightest clue... What does it mean? I’m asking because Everywhere: in videos, books, tales from usually when it comes to theatre, usually the doorkeeper and so on. I’ve been an Speaking about contemporary theatre… avid devourer of tales since I was a child, why perform Commedia dell’Arte today? something more intellectual and remote and many of my adult works are deeply Because it is our very own big tradition, for comes to mind. CC : Oh yes, anything goes. But if I rooted in those tales I collected during my a start. And then because we never stopped want to pour my intellect onto a painting, childhood. actually, even though we’ve pretended to for example, I would need colors and forget about it for a couple of centuries. We had obvious, celebrated exceptions like paintbrush. And I must master those tools in order to communicate and express that Strehler and Dario Fo, and less obvious intellect effectively. Valentina Fois, an ones like Massimo Troisi and Roberto estimated colleague of mine, once said Benigni whose compositional techniques that Neorealismo is what ruined us. I think come directly from traditional Commedia she’s right. Since then, Theatre has been dell’Arte. Because I do think it’s crucial to victim of a prejudice that wants it to be a re-establish the mutual pact between the mere intellectual exercise. It’s obvious that audience and the stage: without it there’s this will always crash and collide with the no meaning, no theatre at all. And, to that purpose, Commedia dell’Arte works on the blood and flesh and sweat involved in live performances. Plus, there’s the technique senses even before intelligence. to achieve. It may sound trite and trivial, Il segreto di Arlecchino @ Ciro Battaglia but this starts with the basics, like the use Because there’s a lot of laughing? of the voice: if I don’t use it properly I What is Contemporary Theatre for you? CC: Yes. It’s a kind of “sacred” laughing, Do you have a definite opinion about it? and it’s part of human kind just as sense and will not be heard. An actor who’s able to master the vocal technique can not only CC: No, I don’t. Any suggestion? I’m sensibility. It’s a collective laughing: the create more original characters, but will joking of course, but I have the feeling that audience feels kind of a relief, an archaic make the production save a lot of money this topic turned so complex that it might be one. And I think this relief comes from the in microphones! And how do I master my worth tackling it from the very beginning. awareness that there’s nothing really new technique? Practicing everyday, with a I’m not trying in any way to provide some under the sun. We’re still there, the human workshop philosophy. Trite, yes. But true. sort of universal definition of contemporary kind is still there: “the starry sky above theatre: this is just the tale of how the word us, the truth within us”. The Commedia “contemporary” entered my life. When dell’Arte restores the collective rituality. referred to arts, this formula encompasses The other day I was chatting with some a wide span of time, starting from the young students about 3D movies; they early 20th century to nowadays. This very were not really impressed, so I said: “Well, thing is already in contrast with the literal what are you looking for when you go see meaning of the word itself because, going a 3D movie? To be into a 3D environment? by the timeline definition, Ibsen would have To have stuff thrown at you? But that’s to be considered as fully contemporary. what theatre is about, you guys! I can Not to mention Pirandello and Campanile, assure you that if I spit on you from the whose early surrealism is foreshadowing the stage my spit will reach you! And with no upcoming theatre of the Absurd. And what need of goggles that make you look like about Dario Fo? Is he still contemporary? a freak!” Commedia dell’Arte is a great I mean, he’s still alive and that should bridge and ally, especially in these times make of him a fair candidate. His narrative of crisis. Remember when you came to technique and the audience he placed see one of my shows, and you said: “We on stage were thrilling innovations…. feel all much safer knowing that you and oops….I said “were”, which is not a very Marcella (Marcella Colaianni, stage partner contemporary thing to do. To that you might ndr) are around”? I think you did not refer say: “ You’re a moron! You cannot be so specifically to me and Marcella, but to that strict about art!” True. As it is true that you sense of relief I talked about. In 1997 I cannot shoot in the dark expecting to hit debuted as Arlecchino and as author of “Le the bullseye. At least, allow me to say that 99 Fatiche di Arlecchino”; it was in Ivrea. “contemporary” is not a cultural or aesthetic At the end of the show, a woman came Il segreto di Arlecchino @ Renè Purpura movement with its own stylistic rules and into the dressing room and thanked me, But a workshop is the place where you agendas (like surrealism, neorealismo, epic because thanks to Arlecchino she was not theatre and so on), but a simple adjective. afraid to die anymore. She had cancer. That also share things, isn’t it? An adjective which sealed Theatre into its wonderful lady ruined my life: when you’re CC: Of course. Where you share things and experiment with others; where you can atavic, basic rule: something that occurs or just 18 and you write what you think is exchange different competences and create exists at the same time, here and now. But basically just a silly show, you go on stage all the best conditions for the show to be theatre has always been here and now… and then a lady from the audience comes done and finally presented to the audience. there’s no after, or before. Theatre is always Alessandra Galante Garrone used to say that “live”. So? I have a friend in Paris, she’s a everybody can have a good idea. But the plasticienne artist, so I asked her to explain difference between “everybody” and a pro me the difference in visual arts between is how you do manage to turn your idea into “modern” and “contemporary”. She reality. That’s what the workshop is for. And warned me right away that the explanation it’s also the place where oral and practical could have taken some time, and had the traditions can be passed from a generation potential to go on forever.... Great! My to another. Since the new researches on basic, moronic brain manages to grasp from Commedia dell’Arte began, thousands her extremely accurate explanation two of exercises, dissertations, discoveries, objective facts: methods and crafts have been shared from 1) Again, the wide span of time the most celebrated master to the most 2) The use of non-traditional tools, materials humble student, all over the world. And and techniques (where the traditional ones now, with the internet, all these groups can would be paint, sculpture, brushes, marble keep constantly in touch and it’s all kind and so on) like a global workshop. Which I adore, as it Ok, so which are the non-traditional tools teaches you how “there are more things in of theatre? And moreover, does anybody heaven and earth…” remember the traditional ones, even just to use them as comparison? For example, Do Arlecchino and Cristina Coltelli have Carmelo Bene’s outstanding research anything in common? on amplified voice would have had less CC: Well, the young fellow is a little bit purport without the contemporary, equally stressed. Not mentally but physically for extraordinary, diaphragmatic voice of Il segreto di Arlecchino @ Renè Purpura sure as he’s asked to do many things at the Vittorio Gassmann. Then of course there’s same time: always running for his life, he all sorts of new technologies available that to you, shakes your hands and says those have been working miracles in theatres things, then your professional life is marked. lives and moves at the speed of sound. Of course this is not what we have in common, large and small. I’m thinking of Thiérrée There will never be a director so important, as I can handle this rhythm for just about (Chaplin’s contemporary grandson) and an award so prestigious or a project so two hours and then I die. Have no idea Cotterau’s work, both awarded with the thrilling as the sense of responsibility that though. When I started, none of this was “ubertraditional” Molière award. Are Lady put in my hands that night. planned for sure: I was a different person, they contemporary or not, then? The only big lazy girl, with no wish whatsoever to undisputable evidence I can see here is So Theatre can and must be an act of end up with such a responsibility. But then that you cannot be strict with dates and responsibility? you must admit what masters say it’s true: tools. As it is true you cannot generalise CC: Each time you talk to somebody, even “It’s not the actor that chooses the mask. It’s nor be prejudicial. You must go back the just to a single person, you should take the mask that will always choose the actor.”. very root of what Theatre is, i.e. vibrations. responsibility of what you’re saying. It’s So why me? As a female actor I knew the And vibrations I get from contemporary much more useful than just vomiting words way I was perceived it would have been Italian stages feel like anxiety. If it’s true all over the place. crucial, and I felt uncomfortably squeezed that theatre is the celebration of the human kind, and that human kind will always Like those using Theatre for our personal between the two classic roles of beautiful woman or ugly funny character. Arlecchino investigate on the fundamental themes emotional outbursts? opened for me the dimension of androgyny, on our existential agenda (life, death, CC: We all use something for our personal and under a creative prospective this is love, hate and so on, regardless of tools outbursts. Theatre is just another means for very powerful. As an actor you should be and stylistic choices), then the only thing that purpose. CONTINUA DA PAGINA 1

Who is Cristina Coltelli? Would you like to introduce yourself to our readers? CC: I am an I.M .O. Imaginarily Modified Organism. According to the british writer Terry Pratchett it is “imagination, not intelligence, that made us human”. As for all the other technical details I trust you’ll find a good synthesis.

Arlecchino © Ciro Battaglia

able to be whatever you are asked to be. Arlecchino is right there, ready to catch and transform all the inputs you may suggest. Maybe this is what we have in common: we both are borderline personalities. And we do not mind really. It’s difficult to put a definite label on us. When you label Arlecchino, Arlecchino is over. Once I asked to my colleagues what my profession was. Another Commedia actor answered me straight away: “jackass!” I think Arlecchino would agree. Profession: Jackass. Yeah this what we do have in common, an involuntary, fresh anarchy.

Is it really a profession, being an actor? CC: It’s interesting that you’re asking me that. It’s interesting that someone is actually wondering that. It’s impressive how many people wonder that and it’s baffling how many people have a clear opinion about that, an opinion ready to be defended at the cost of heated arguments and insults. Above all, it’s interesting that, among that multitude, very few people have actually anything to do with Theatre professionally speaking. And, with “professionally” I mean with a mental, physical and cultural preparation in which burdens come before honors. Let’s pretend we live in the best of all possible worlds, where clients (theatre and festivals directors) make serious proposals, ask you to sign the contract before your performance and pay you that very evening: with that image in mind, let’s think about the audience. Those poor wretches, so ill-treated and ignored during the last 50 years; those without whom Theatre doesn’t exist. They have worked all day long; they cursed while stuck in traffic, they returned to their houses for a quick change of clothes and off they’ve gone braving traffic again; they have looked for a place to park, they paid a ticket to be stuck in the dark, on a chair, for one/two hours. They have gone through all this just to see you. Why? Because you’re nice? Because you’re glowing with sacred fire? Because you had a brilliant idea? These are all issues of the Ego. How you can do that night after night? How do you work a sleepy or a noisy crowd, a crying baby, your period, a loss of creativity? How do you manage all that, keeping a quality standard strong enough to justify and honor those people who are there and pay just to see you. Or, on the contrary - if you imagine the world as it is today, a world in which clients make ridiculous and impracticable proposals - how do you manage your show with dignity and respect? The answers to these questions are part of the profession. As long as I must pay taxes for it, yes, it’s a profession. Then there’s the Genius, which is something different but belongs to just one out of a thousand…as long as we make sure to not mistake Genius for selfentitlement. What about Cristina Coltelli the singer? CC: I don’t know what you’re talking about…I’m not a singer… It’s in your CV: I read you are a singer, too. CC: It’s a mistake I made when I joined Enpals (the Italian union for showbiz workers, ndr.) in the 90s; in the past century, that is! Cristina Coltelli the singer doesn’t exist. Cristina Coltelli is, perhaps, a musical

interpreter. Coltelli tells stories and she uses different tools. It happened while I was working on my voice with an extraordinary teacher, Candace Smith; she realized I had a very fast vibrato, a peculiar nasal quality. And that’s how my adventure with Edith Piaf happened; quite unexpectedly, like a sudden urge to pee. During my show I told the story of this mythological entity of a woman’s. Here in Italy we think her life was very pink-coloured (l’amour…), but Edith Piaf was a Rolling Stones’ precursor: she introduced rock in France, she wrecked hotel rooms, she was an alcoholic, a morphine addict; some of her cabaret songs were so bitter! But above all, she had the same effect of Commedia dell’Arte: I always to call her “Arlecchino in mourning”. I wrote this show and I sang it but I never published it. Someone invited me to repeat that experience but I would have to find very patient musicians because I cannot read music. But be careful spreading the rumor that Cristina Coltelli is a singer because real singers might rightfully get pissed off. What do you think about the wave of occupations of public places that’s sweeping Italy? CC: Our past Minister said “con la cultura non si mangia” (‘you can’t make money by making culture’) and it was a really crappy statement, along with too many others from the past government. A crappy and dangerous statement. It’s a misleading invitation to remain ignorant. Why even bother to send our children to school, then? A Nation without culture it’s a Nation without identity or chances of redemption. Indeed, we as a country have very serious issues with our own national identity and someone makes good profit upon that. It is easier for the government to misdirect with false issues like the supposed difference between “terroni” and “polentoni” (between South and North of the country) than to tackle real and huge issues such as, for example, the archaeological park of Pompeii collapsing – the very same Pompeii that’s always has been a huge touristic resource and a big source of profit for Italy! It’s a good thing that cultural and meeting places should be kept opened. But it’s also clear that it’s not enough: an occupation or an opening are not going to solve the core issue permanently. The solution lies in what it will happen after that occupation. There is always the danger of recreating the same system we are fighting against. There are many people involved in this kind of occupations: some of them are very qualified and worthy but some are not. How shall we achieve civilized and dignified regulations about our profession if it is complicated even to carry out a real discussion about what our profession is? I’m sorry but I don’t believe the times are ripe enough for that. You too are asking me whether it is a profession or not. I wish all the people involved the same thing a Master wished me when I was 17: let’s love theatre more than own weaknesses. And I hope all future generations interested in performing arts shall have a real regular access to this profession. You travelled a lot in your life. Which country would you recommend to your colleagues who are considering migrating? CC: England and France. But only if they’re fluent in English and French. Berlin is also very exciting lately, and going through a very dynamic phase. If they already have a clear plan or project and they want to actually put it to fruition, I should recommend Scandinavian countries (Eugenio Barba docet). I never went to Australia but some very good actor friends of mine grew up there. If they love stock comic characters, I suggest Italy, China, Japan and, a new entry: Africa. As for India and Brasil, you’ll have to enlighten me yourself!

di Marta Ragusa inglese di Nicoleugenia Prezzavento e Cristina Coltelli www.herlaking.it italiano su www.succoacido.net

Laboratorio internazionale di Commedia dell’Arte 2010 © Ciro Battaglia


SUCCOACIDO, No. 1, DECEMBER 2012 JANUARY 2013 Bruxelles 22/11/2012 <> 08/12/2012 Hollandse Bergen For several decades the Netherlands were the country that ‘guided’ Europe culturally, politically and socially. This is unfortunately a thing of the past. In 2013 many initiatives in the arts sector will be for the chop. At the time of going to press it is not yet known what the ultimate result will be. But it seems to us appropriate to pay tribute now. Hollandse Bergen presents theatre from the Netherlands. www.kaaitheater.be Paris 27/11/2012 <> 16/12/2012 Némo Festival Célébrant sa quinzième édition, le Festival Némo est l’un des principaux événements français dédiés aux arts numériques. Après avoir marqué l’actualité de l’infographie pendant de nombreuses éditions, il est désormais entièrement consacré aux performances audiovisuelles et aux installations multimédias, suivant une évolution parallèle à celle de l’Aide à la création multimédia expérimentale (Acme) d’Arcadi. www.arcadi.fr Torino 12/12/2012 Confini Diamanti Al Circolo dei Lettori, presentazione del libro “Confini diamanti. Viaggio ai margini d’Europa ospiti dei rom” (Ombre corte) di Andrea Mochi Sismondi. Evento a cura di GAI – Associazione Circuito Giovani Artisti Italiani. Ne parlano con l’autore Sergio Ariotti – Direttore Artistico Festival delle Colline Torinesi, Eva Frapiccini – visual artist e Luigi Ratclif – Segretario GAI. www.teatrinoclandestino.org Roma 03/12/2012 <> 21/12/2012 Perdutamente “Variazioni, incidenti, distrazioni, teorie sul tema della perdita”. Al Teatro India, i diciannove giorni conclusivi dell’inedita residenza creativa condivisa da un folto gruppo di artisti della scena romana contemporanea, invitati a giugno del 2012 dal direttore del Teatro di Roma Gabriele Lavia ad una factory, un cantiere nel cantiere, intorno al tema della perdita. www.teatrodiroma.net Bologna 13/12/2012 Francisco Meirino Xing e Sant’Andrea degli amplificatori presentano a Raum il concerto di computer e live electronics di Francisco Meirino. Il musicista ispano-svizzero Francisco Meirino esplora la tensione fra programmazione e potenziale fallimento utilizzando un insieme di software, registratori a bobine, rivelatori di campi magnetici, microfoni piezo elettrici e circuiti elettronici autocostruiti. www.xing.it Reims 29/11/2012 <> 15/12/2012 Reims Scènes d’Europe Nous nous battons pour un festival européen, au beau milieu d’une tempête. L’urgence, la menace, se font prégnantes. La prise de conscience est très forte, entre les spectateurs, les artistes, les compagnies invitées et les équipes accueillantes. www.scenesdeurope.eu Roma 15/11/2012 <> 26/01/2013 The Density of the Spectre, by Berger&Berger; Postcard from… Berger&Berger Mystères the first solo exhibition in Italy by the French duo, comprising a series of original works created especially for the occasion. The exhibition is a reflection on the material reality of colour as counterposed to the immaterial nature of the constitutive elements of light waves like photons. www.pastificiocerere.it Genève 11/01/2013 <> 12/01/2013 Présences électroniques La troisième édition d’un événement qui commémore la spatialisation du son se doit de couvrir l’alphabet des possibles, tout autant que de célébrer une certaine pluralité des points de vue, en ouvrant les frontières de son concept aussi bien à des styles antinomiques que synchrones. www.presenceselectroniques.ch Hong Kong 30/11/2012 <> 12/12/2012 DETOUR 2012: Design Renegade Hong Kong’s leading art and design festival, showcasing the work of 240 local and international designers.The relationships established through DETOUR are building an international network, which will further cement Hong Kong as one of Asia’s most important hubs for design. www.detour.hk Roma 06/12/2012 <> 09/12/2012 Più libri più liberi Più libri più liberi nasce per garantire ai piccoli e medi editori italiani la vetrina che meritano, in uno dei quartieri storici di Roma e durante il periodo natalizio. Accanto all’esposizione di oltre 50mila titoli, propone un programma culturale ricco di convegni, incontri, presentazioni e performance. www.piulibripiuliberi.it Paris 07/01/2013 <> 28/01/2013 Festival Genération Réservoir Créé par Mary de Vivo et Laure Virazels en 2006, le Festival Génération Réservoir ouvre ses portes aux nouveaux talents pour la 7e année consécutive. www.generationreservoir.com

Girona/Salt 04/10/2012 <> 09/12/2012 Festival Temporada Alta La programación de Temporada Alta continúa apostando por las grandes producciones internacionales, la autoría catalana y la creación jóven, el trabajo conjunto con El Canal y la colaboración con teatros y compañías del país. www.temporada-alta.net Marseille 12/12/2012 <> 21/12/2012 Nuit d’hiver #10 Pour cette édition de Nuit d’Hiver de 2012, le GRIM fait coïncider la dixième édition du festival avec le centenaire de la naissance du compositeur de John Cage (qui sont par ailleurs les 20 ans de sa mort) et propose un éclairage de sa musique, tout en ne restant pas figé sur une rétrospective monolithique. www.grim-marseille.com Caltagirone 09/12/2012 <> 03/03/2013 Famiglie a teatro Con l’arrivo dell’inverno e l’approssimarsi del Natale si rinnova a Caltagirone l’appuntamento con il teatro che l’associazione culturale “Nave Argo” propone con “Famiglie a teatro”, la rassegna di spettacoli per l’infanzia ideata e diretta da Fabio Navarra. www.naveargo.org Berlin 28/01/2013 <> 03/02/2013 The Golden Age The 14th edition of the CTM Festival. Under the title, The Golden Age, the Festival this time seeks to reflect on the (over-)abundance of music in the modern world and its consequences for individuals, aesthetics, politics and the economy. www.ctm-festival.de Bari 01/12/2012 <> 02/12/2012 Mei / Meeting degli Indipendenti Anche quest’anno appuntamenti con i premi ormai classici e di grande spessore come il PIMI (Premio italiano musica indipendente) e PIVI (premio italiano videoclip indipendente) a confermare quanto il MEI sia punto di riferimento per la scena indie italiana. www.meiweb.it Emilia Romagna 26/11/2012 <> 06/01/2013 Scena solidale Il progetto speciale “Scena solidale. Tra teatro e danza - a bassa voce e in punta di piedi” è promosso dal MiBAC, Direzione generale Spettacolo dal Vivo e dalla Regione Emilia Romagna. Il finanziamento - destinato a ATER, Tir Danza e Danza Urbana per quanto riguarda la danza e a Emilia Romagna Teatro Fondazione per le attività di prosa – è finalizzato alla promozione delle attività teatrali nei Comuni della Regione colpiti dal sisma. www.emiliaromagnateatro.com Courmayeur 10/12/2012 <> 16/12/2012 Courmayeur Noir InFestival Sotto l’ala protettrice della montagna più alta d’Europa, il Monte Bianco, Noir in Festival celebra ormai dal 1993 i suoi riti mondanocinematografici all’insegna del brivido. www.noirfest.co Parma 01/12/2012 <> 09/12/2012 Festival Natura Dèi Teatri Il nuovo progetto triennale (2012/2014) indica in Ovulo, Glorioso e I due piani ragioni sufficienti per un’indagine approfondita sui linguaggi della creazione contemporanea. www.lenzrifrazioni.it Monteveglio 08/12/2012 Cosa sono le lucciole? Laboratorio permanente di pratica teatrale. Esito dell’anno di lavoro 2012 condotto da Stefano Pasquini, Paola Berselli e Maurizio Ferraresi del Teatro delle Ariette. www.teatrodelleariette.it Cartagena 24/01/2013 <> 27/01/2013 Hay Festival Cartagena Desde Hay Festival Cartagena promovemos la cultura y la responsibilidad social. Literatura, artes visuales, cine, música, geopolítica, periodismo, medio ambiente... en un marco de diálogo y celebración. www.hayfestival.com London 10/01/2013 <> 27/01/2013 London International Mime Festival Promoting innovative, visual theatre since 1977, London International Mime Festival starts each year with spectacular, intense and unusual performance, cutting edge and essentially wordless. www.mimelondon.com Berlin 30/11/2012 <> 08/12/2012 20th Film Festival ContraVision The Festival ContraVision unites short movies from all over the world in the Berlin first-run cinema Colosseum. The class enslaved by full-lenght feature films demonstrates the stunning diversity of short movies from all over the world. Puncutal to the day of German Unification 63 movies will be united to form the program of the Filmfestival. www.contravision.de Roma 29/11/2012 <> 08/12/2012 Attraversamenti Multipli 2012 Sei giorni di eventi artistici nell’eclettico habitat urbano dei quartieri di S. Lorenzo e del Quadraro. Attraversamenti Multipli è un festival creato da Margine Operativo che si interroga sulle relazioni tra linguaggi artistici contemporanei e il presente, inserendo eventi in spazi urbani e in luoghi vitali della metropoli. www.attraversamentimultipli.it

Agenda .:. december 2012 / january 2013 Beograd 05/12/2012 <> 09/12/2012 Alternative film/video 2012 It is the festival of Yugoslav alternative film and video. The aim of the festival is to document and define in theory the trends, to point at the values and new creative possibilities in the fields of alternative film and video. All autors of alternative film and video have the right to participate. The founder and the organizer of the festival is Academic Film Center in “Student’s city” Cultural Center. www.alternativefilmvideo.org London 04/12/2012 <> 26/01/2013 Matthew Bourne’s Sleeping Beauty Matthew Bourne’s haunting new production is a gothic romance; a supernatural love story that even the passage of time cannot hinder. “Sleeping Beauty” sees Bourne return to the music of Tchaikovsky to complete the trio of ballet masterworks that started with “Nutcracker!” and the international smash hit, “Swan Lake”. www.sadlerswells.com Beaconsfield 05/12/2012 <> 06/12/2012 Atmospheres 4 - Touch.30 A two-day festival celebrating 30 years of Touch, with performances, installations and displays, and a full programme of workshops and masterclasses in design and music, recording, mastering and the digital realm. 30.touchmusic.org.uk Milano 03/12/2012 <> 06/12/2012 Gerundia felix Uno spettacolo duro, a volte surreale, che scivola nel comico, che mette a nudo una umanità impietosa che pur intollerante non può più vivere senza “l’altro”. www.teatrocrt.it Ajaccio 07/12/2012 <> 09/12/2012 Festival International de la Bande Dessinée d’Ajaccio Le festival d’Ajaccio offre une ouverture en direction du grand public et de la jeunesse. Dédicaces, découvertes d’albums, discussions, mini-conférence et projection de dessins animés sont au programme. www.bdajaccio.blogspot.fr Trieste 17/01/2013 <> 23/01/2013 Trieste Film Festival Il Trieste Film Festival, giunto alla sua 24° edizione, ha deciso di istituire una selezione di film italiani in collaborazione con il forum di coproduzioni “When east meets west” organizzato dal Fondo Audiovisivo Friuli Venezia Giulia e previsto tra il 21 e il 23 gennaio. www.triestefilmfestival.it Milano 16/01/2013 <> 21/01/2013 La merda. Decalogo del disgusto #1 La Merda è un assolo che nasce dall’intuizione di un’attrice di selvatico talento, come Silvia Gallerano, di sviluppare dentro a nuove scritture una maschera (fisica e vocale) di sua invenzione. Ne “La Merda” questa maschera (tragicomica) vive su di una ripida partitura letteraria concepita su misura. www.teatroi.org Modena 15/12/2012 <> 07/04/2013 Flags of America La grande fotografia americana del Novecento. Una collettiva di grande respiro, dedicata a ventidue autori che, tra gli anni Quaranta e Settanta del secolo scorso, hanno scritto alcune delle più importanti pagine della storia della fotografia. www.fondazionefotografia.it Bern 10/01/2013 <> 13/01/2013 Norient Festival Under this year’s festival motto “Parody, Dancing and Sex: other forms of protest”, Norient shows documentaries about dancehall in Jamaica, hip-hop in Morocco and Lebanon, generation gaps in the mountains of Albania, gripping cultural exchange between DJs and Roma musicians, as well as about a politically charged, emotional dance night in Northern Ireland. www.norient.com Kortrijk 01/12/2012 <> 02/12/2012 Sonic City A two day festival curated by Suuns (Can). Previous curators were Deerhoof (Usa), Millionaire (B), Dälek (Usa) and Liars (Usa). The festival 2012 is organized by De Kreun, Kortrijk, Belgium. www.soniccity.be Bilbao 31/01/2013 <> 10/02/2013 Zinegoak El Festival Internacional de Cine gay-lesbotrans de Bilbao llega este año a su décima edición con una selección de largometrajes, cortometrajes y documentales de temática gay-lesbo-trans. www.zinegoak.com Roma 04/12/2012 <> 06/01/2013 Fratto X_Compagnia RezzaMastrella Siamo sotto un fratto che uccide, si muore per eccessiva semplificazione. La manipolazione è alla base di un corretto stile di vita. Per l’ennesima volta la forma cambia attraverso la violenza espressiva. Mai come in questo caso o, per meglio dire, ancora come in questo caso, l’odio verso la mistificazione del teatro, del cinema, della letteratura, è implacabile. Il Teatro Vascello di Roma ospita il debutto dell’attesissimo spettacolo di RezzaMastrella. www.rezzamastrella.com

Milano 30/11/2012 <> 09/12/2012 Filmmaker Festival Filmmaker, a partire dalla prima edizione tenuta a Milano nel 1980, sostiene la ricerca, la sperimentazione, l’innovazione nella produzione audiovisiva italiana. Filmmaker favorisce la produzione di giovani autori milanesi. Più di ottanta tra film e video sono stati realizzati con il contributo di Filmmaker. www.filmmakerfest.org Zurich 07/12/2012 <> 08/12/2012 Kilbi im Überall Au commencement était la Kilbi. Avec beaucoup de bruit autour de la pop, le rock, et l’esprit d’ouverture. Elle existe encore, et non seulement sur les champs autour du club Bad Bonn à Guin, mais aussi pour la deuxième fois aussi à Zurich, du 7 au 8 décembre. www.kilbi-im-ueberall.ch Firenze/Roma 07/12/2012 <> 16/12/2012 River to river. Florence Indian Film Festival The aim of River to River is to promote only films from and about India and it is the first Festival of this kind in the world. For the first time, the Festival this year will also have a three days chapter in Rome, at cinema Trevi. www.rivertoriver.it Berlin 07/12/2012 <> 15/12/2012 Corruptive Climate N°1 CC N°1 celebrates the 10th anniversary of the collective cultural crusade of Ausland. Ausland is a crystal castle charity corporation for contemporary music and arts in Berlin. Ausland thrives in a corruptive climate of collateral coincidences, collective complications, and chaotic creativity. www.ausland-berlin.de Imola 05/12/2012 <> 09/12/2012 Corto Imola Festival XIX La XIX edizione del Corto Imola Festival riafferma la sua proposta culturale per il prossimo triennio con un rinnovamento che ritrova il radicamento con il passato e un altrettanto forte sguardo verso il futuro. www.imolafilmfestival.it Nottingham 02/12/2012 <> 03/12/2012 Ishraqah One year on from the Tunisian protests that sparked the revolutionary wave that swept the Middle East, Ishraqah (meaning sunrise, or beginning of a new era), explores Arab and Middle Eastern cultures through a programme of Hiwar (meaning dialogue) and Fonoon (arts) events. Visitors can participate in or simply enjoy the programme of film, debate, discussion, music, crafts, dance, and food. www.thenewartexchange.org.uk/Ishraqah. php

Mulhouse 15/01/2013 <> 20/01/2013 Festival Les vagamondes Cette première édition à Mulhouse du festival les Vagamondes est l’occasion de regarder vers le nord méditerranéen, de prendre le pouls de cette région qui loin de se réduire à une inquiétante actualité économique, fait preuve d’une insolente énergie créatrice. www.lafilature.org Palermo 16/11/2012 <> 27/01/2013 An Artful Confusion Nella mostra Francesco Simeti realizzerà un’installazione ambientale inedita, una sorta di messa in scena di una piccola selva, in un percorso che lo spettatore compie attraversando lo spazio che diventa metafora di un mondo costruito ad hoc, scenografia di una natura artificiale e inesistente. www.galleriadartemodernapalermo.it Oslo 11/01/2013 <> 13/01/2013 All ears. Festival for improvised music All Ears is a annual festival for improvised music, held in Oslo, Norway, since 2002. The goal is to present improvised music in all its forms, also incorporating other mediums like video and dance. all Ears is a nonprofit festival by music enthusiasts for music enthusiasts, organized by musicians Guro Moe, Paal Nilssen-Love and Lasse Marhaug. www.all-ears.no Roma 22/11/2012 <> 22/12/2012 Videozoom: Québec. L’entre-images. Una panoramica sulla nuova generazione di videoartisti del Québec. Videozoom è un’iniziativa “in progress” sulla videoarte contemporanea, pensata e realizzata da Sala 1 (Roma), con l’intenzione di far scoprire la nuova generazione di videoartisti, provenienti da diverse aree geografiche del mondo. Quest’anno la mostra fa parte del circuito della Biennale Orizzonte Québec 2012. www.salauno.com Liège 18/01/2013 <> 09/02/2013 Festival de Liège Dans l’esprit des Rencontres d’Octobre dont il a pris le relais il y a 10 ans, le Festival de Liège a ouvert une véritable fenêtre sur le monde. Une fenêtre qui doit laisser entrer le vent frais de la création artistique mais aussi refléter les interrogations qui traversent notre temps. www.festivaldeliege.be Vienna 23/11/2012 <>15/12/2012 The Organism no 1 As a manifestation of the artistic production that deconstructs the logic of the dominant distribution of the sensible, The Organism releases the potential of the curatorial to live the institutional critique through its practice. www.openspace-zkp.org

London 02/12/2012 New Music Show 3 The New Music Show is the London Sinfonietta’s platform for new music from the very best emerging talent from the UK and abroad. Enjoy a festival-in-a-day with performances, installations, talks and opportunities to participate. www.londonsinfonietta.org.uk

Bognor Regis 18/01/2013 <> 20/01/2013 Bugged Out Weekender This year Bugged Out will reflect their 18 year history with a programme consisting of all the best in techno, house, disco and bass music. The likes of Maya Jane Coles and Scuba will feature on the same bill as legends like Dave Clarke and Andrew Weatherall. www.buggedoutweekender.net

Rennes 05/12/2012 <> 09/12/2012 Rencontres Trans Musicales de Rennes Dans le cadre de ce projet artistique et culturel, les Rencontres Trans Musicales sont le premier festival à offrir chaque année depuis 1979 une exploration des grandes tendances musicales qui feront l’actualité de demain. www.lestrans.com

Firenze 01/12/2012 <> 15/03/2013 Raymond Hains, Mimmo Rotella. Artypò decollages Seita & Saffa. La mostra di Hains e Rotella contempla sedici lavori tra i due artisti e permette di riapprezzare insieme un nucleo delle loro opere della fine degli anni ‘60 e dei primi ‘70, quasi a ricostituirne il clima, ma di carattere nettamente distinto. www.galleriailponte.com

Strasbourg 07/12/2012 <> 16/12/2012 Les nuits électroniques Du 7 au 16 décembre prochain, l’Ososphère habitera un nouveau lieu : le site de La Coop au Port du Rhin et y déploiera un parcours artistique in situ, un programme de performances, un café-conversatoire et deux nuits électroniques. Ces deux Nuits Electroniques se dérouleront les 14 et 15 décembre. www.ososphere.org Nantes 07/12/2012 Soirée de soutien à Cable Les temps sont durs hein ! Heureusement il reste pas mal de gens sympas qui ont accepté de venir jouer pour soutenir CABLE#. Venez dépenser tout votre fric avant Noël pour aider CABLE# à continuer ses soirées toutes l’année et surtout à faire ce putain de festival en 2014. Grosses guitares, grosse electro, grosse acoustique, grosse soupe (miam miam) et le tryptique bière, noise et chaleur... WouhWouh, la fête au Blockhaus DY.10! www.cablenantes.org Amsterdam 30/11/2012 <> 26/01/2013 Atelier Van Lieshout | Manufactuur & SlaveCity Grimm is proud to present two major new exhibitions by Atelier Van Lieshout, the new installation Manufactuur together with SlaveCity, covering both gallery spaces. www.grimmgallery.com Milano 15/11/2012 <> 08/01/2013 Omaggio a Mimmo Germanà Una mostra di 24 tele di vario formato, opere che illustrano sufficientemente il lavoro dell’artista. La pittura di Germanà è fatta di spessori, pennellate dense e dal ritmo scorrevole. Le figure, le piante, i paesaggi si mostrano agli occhi dello spettatore in un movimento incessante e circolare. www.cannaviello.net

Berlin 13/12/2012 <> 16/12/2012 Many years after / Rumänisches Festival Seit Anfang 2000 hat sich eine junge rumänische Theater- und Performanceszene herausgebildet. Ihre Protagonisten, aufgewachsen im Rumänien Ceausescu, später konfrontiert mit den Erfahrungen der postsozialistischen Ära und heute mehr und mehr gelandet in einem zusehends auseinander driftenden Europa, begeben sich vor dem Hintergrund tiefgreifender gesellschaftlicher Umbrüche auf Spurensuche nach der eigenen Geschichte. In Zusammenarbeit mit dem Rumänischen Kulturinstitut zeigt das HAU fünf Produktionen, die diese Prozesse künstlerisch reflektieren. www.hebbel-am-ufer.de/programm/festivalsund-projekte Noisiel 07/12/2012 <> 16/12/2012 Festival du Cinéma Invisible Un Festival de cinéma à la Ferme du Buisson ne peut être un festival comme les autres. Et celui-ci est aussi inattendu que bienvenu car premier du genre, montrant les films oubliés, perdus, retrouvés, censurés, maudits, il rend gloire à ce qu’on ne pouvait voir…avant aujourd’hui. www.lafermedubuisson.com Roma 17/11/2012 <> 22/12/2012 Petrolio Per 36 giorni all’Angelo Mai Altrove Occupato, Petrolio diventa una lente che ingrandisce cose viste da lontano, trascurate. Da apprendisti ci avviciniamo a quest’opera perché abbiamo voglia di imparare, allora Petrolio diventa un grande laboratorio declinato a più voci, dove la musica, il teatro, il cinema, le storie, le visioni tutte sono solo frammenti – preziosi – per trovare il coraggio di infilare la testa nel pozzo e guardare quanto a fondo scende questa ferita. www.angelomai.org

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Lisboa 15/11/2012 <>26/01/2013 Cabedal A exposição Cabedal é uma oportunidade excepcional para apresentar a nova arte britânica, partilhar contactos e promover a arte contemporânea na cidade de Lisboa, a um nível internacional: 15 artistas provenientes de Manchester mostram diversas obras criadas especialmente para o espaço da Plataforma Revólver. transboavista-vpf.net Barcelona / Madrid 06/12/2012 <> 09/12/2012 Primavera Club San Miguel Primavera Club vuelve a mudar de formato de cara a su séptima edición con un cartel y unos horarios adaptados a cada ciudad, aunque los platos fuertes del certamen serán los mismos en Barcelona y Madrid. www.primaveraclub.com Reggio Calabria 11/12/2012 <> 15/12/2012 Mediterranean Experiences Festival 2012 With the support of the National Federation of the Italian Press and the National Union of Reporters and the collaboration of the Milano Film Festival, Academy of Fine Arts of Venice, the Liceo classico “Tommaso Campanella,” High School language “New Europe”, the Circle Calcidese, association Three Farfalli and Sea Festival. www.medef.it Torino 10/11/2012 <> 15/12/2012 Hydromemories Una mostra nomade e flessibile, a cura di a.titolo e Irina Novarese; un laboratorio che riunisce artisti di tutto il mondo che hanno dedicato parte della loro ricerca al tema dell’acqua per sensibilizzare il pubblico su un argomento urgente e globale. www.hydromemories.com Ozzano d’Emilia 16/12/2012 <> 21/12/2012 Pan Pot Laboratorio pratico per l’interpretazione e la scrittura, condotto da Fiorenza Menni. Panpot si svolgerà in esterno e in interno, immersi in panorami montani, collinari e urbani. Verranno proposti esercizi di contemplazione del paesaggio capaci di sviluppare l’allenamento immaginifico per aprire alla restituzione attraverso la creazione di autonome forme di espressione, inseguendo la costruzione di un’autonoma modalità creativa per la scena. www.teatrinoclandestino.org Torino 10/11/2012 <> 05/01/2013 Martin Disler Apre la galleria Opere Scelte. L’attività espositiva inizia con una mostra personale dell’artista svizzero Martin Disler, che fu contemporaneo al movimento del Nuovo Espressionismo tedesco, ma che si mantenne sempre autonomo e originale rispetto ai suoi coevi. www.operescelte.com London 15/11/2012 <> 24/02/2013 Death: A Self-portrait 300 works from a unique collection devoted to the iconography of death and our complex and contradictory attitudes towards it.This singular collection, by turns disturbing, macabre and moving, opens a window upon our enduring desire to make peace with death. www.wellcomecollection.org Cannes 26/01/2013 <> 29/01/2013 Midem Festival More than just a festival, midem festival is the reunion of music professionals and general public around a unique event. For its 2nd edition, midem festival welcomes you in a new & trendy venue: unique and cosy, made of wood and mirrors: The Magic Mirrors. www.midem.com Berlin 03/01/2013 <> 05/01/2013 Schubladen / She She Pop In Schubladen (‘drawers’), She She Pop (all of whom were raised in West Germany) meets several adversaries raised in the East onstage in order to open up each other’s drawers. A collective biography of the last 40 years should emerge from the personal materials of the performers. www.hebbel-am-ufer.de Paris 07/12/2012 <> 12/01/2013 Alexis Lippstreu. Quintessentiel Alexis Lippstreu, né en 1972, a commencé à dessiner de façon compulsive il y a une dizaine d’années. Ce qu’il ne dessine pas, il le tait, et lorsque - pour répondre à une sollicitation - il s’exprime, c’est par des monosyllabes portées par un souffle ténu. www.christianberst.com Paris 07/12/2012 <> 12/01/2013 Adalberto Abbate / Utopies: des mondes imaginaires vus à la loupe Satiriques et décalées, les oeuvres de l’artiste italien Adalberto Abbate sculptent un monde désenchanté. À l’image d’un miroir grossissant, elles attirent notre regard sur les défauts, les dysfonctionnements et les incohérences de notre société. www.centrepompidou.fr WARNING!!! More events @ http://www.succoacido.net/agenda.asp To submit Your events on SuccoAcido Agenda Register to SuccoAcido.net community and upload any language... WARNING!!! WARNING!!! Internet addiction may cause brain damage... Happy New Year 2013


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DECEMBER 2012 JANUARY 2013, No. 1, SUCCOACIDO

Karim Metref

Journaliste et écrivain, auteur des livres Caravan to Baghdad et Tagliato per l’esilio CONTINUA DA PAGINA 1

Bonjour Karim! Journaliste et écrivain né en Kabylie, une région située dans le nord de l’Algérie, vous êtes arrivé en Italie dans les années 90. Pourquoi l’Italie? KM: Bonjour. En fait l’Italie pour moi a été une espèce de non-choix. Il me plaît de penser que c’est un peu elle qui m’a choisi. Au tout début des années 90, à peine nommés professeurs d’école moyenne, avec un ex compagnon d’études, nous décidons de nous offrir avec les économies de notre première année de salaire un voyage en Europe pour les vacances. Il se trouve que l’Italie était à l’époque le dernier pays d’Europe occidentale qui accordait des visas aux algériens. Nous débarquons à Rome avec un visa de 5 jours seulement sur nos passeports et 3000 Francs Français chacun dans la poche. Mais armés de bonnes chaussures et de robustes sacs à dos, nous étions décidés à manger autant de kilomètre que nous auraient permis nos forces et nos maigres moyens. Nous avons parcouru tout le sud de la péninsule à pied et en autostop: Campagne, Pouilles, Calabre et Sicile. Une aventure parfois dure mais qui nous a changé la vie. Encore aujourd’hui, quand nous nous retrouvons nous continuons à évoquer les innombrables anecdotes nées de ce voyage. Un an après, comme un signe du destin, je recevais en tant qu’activiste pour les droits culturels depuis Rovereto (Trentino) une invitation à participer à une université d’été sur la culture de la Paix. Une expérience merveilleuse qui m’a fait rencontrer des associations et des organismes qui m’ont permis de revenir plusieurs fois en Italie pour participer à des formations, rencontres, ateliers, séminaires... Jusqu’au jour où j’ai connu une femme avec laquelle j’ai décidé de vivre. Et dans ce cas là, l’Algérie étant à l’époque immergée jusqu’au cou dans la guerre civile, je n’avais plus le choix. Je me suis installé avec ma compagne en Ligurie. A Rapallo, pas loin de Gènes. Et depuis, même si j’ai changé de compagne, de vie et de ville, je suis resté en Italie.

intégristes. Cela nous a mis entre deux feux. D’une part les Groupes Islamistes Armés (GIA), d’autre part l’Armée Nationale Populaire. Tenir la voie médiane n’a pas été facile. Mais à la fin la Kabylie s’en est sortie avec moins de victimes que les régions voisines. Mais la présence des groupes armés a permis de justifier une militarisation sans égal de la zone. Aujourd’hui la population a une impression très nette du fait que les groupes armés sont maintenus sciemment dans la région pour permettre la permanence de la lourde présence militaire. Le régime algérien sait très bien que si un jour il tombera ce sera par la Kabylie. Moi j’ai joué le rôle de milliers d’autres jeunes Kabyles de l’époque. J’étais une fourmille ouvrière parmi

un danger. Le régime ne demande pas mieux que l’apparition d’un mouvement armé kabyle. Ça lui donnerait carte blanche pour réprimer sauvagement. En ce qui concerne le Printemps arabe, pensez-vous que les émeutes des différents pays ont eu une base commune? Pour mieux comprendre la dynamique, faut-il se concentrer sur la composante « arabe » des soulèvements ou adopter une perspective plus large? KM: Les soulèvements qui ont marqué presque tout ce que l’on appelle le « Monde Arabe » ont effectivement une base commune. La base c’est le ras le bol des nouvelles générations qui savent n’avoir aucun avenir devant elles.

Zapatero et Sarkozy dirigeants sans patriotisme dont la seule idéologie sont les sondages d’opinion et qui travaillent exclusivement pour leurs carrières politiques. Carrières assurées en portant la diplomatie et la force de frappe militaire de leurs nations respective non plus au service de la nation même mais au service de quelques poignées de multinationales. De Gaulle mettait toute l’Afrique en chaine pour préserver le monopole de ElfAcquitaine, une entreprise d’état qui a enrichi la France. Sarkozy la bombarde pour favoriser Total, Bolloré, et Bouygues, des groupes privés qui portent leurs gains dans les paradis fiscaux. Donc si d’une part, l’occident qui devrait faire quelque chose et aurait tant de bonnes chose à faire pour aider les jeunes des pays arabes à se libérer, ne peut pas et ne sait pas faire. L’autre occident, celui des armées et des espions au service du capital ne veut absolument pas apporter une aide pour la démocratisation du monde arabe. Il est en train de faire ce qu’il peut pour qu’il y ait des dictatures mais qui soient à ses ordres. Au tout début des émeutes en Tunisie, en 2010, j’écrivais sur mon blog un post (De Tunis a Sanaa: Et si on laissait fleurir les jasmins?) qui disait: « Quelle serait alors la meilleure chose que pourrait faire l’Europe et les ÉtatsUnis pour aider nos pays? (…) Le mieux serait d’arrêter de soutenir les dictatures et les mafias, parce qu’ils seraient un « moindre mal ». Laisser les gens faire leur propre parcours politique. Ne pas décider ce qui est mieux pour eux et ce qui est pire. (…) remettre les laisses à leurs mercenaires, leurs trafiquants d’armes, leurs multinationales criminelles, leurs services secrets, leurs soit-disons experts en sécurité et autres conseillers militaires ... »

Le livre de textes et de photographies Baghdad e la sua gente (Ed. Terre des Hommes Italia, 2005) et le recueil de lettres Caravan to Baghdad (Mangrovie, 2007) sont le fruit de votre expérience dans la ville sous l’occupation américaine durant l’année 2004. Voulez-vous raconter certains de vos souvenirs de cette mission? KM: La Bagdad que j’ai connue n’était que l’ombre d’elle même. Les guerres qui se sont succédées les unes aux autres, 13 ans d’embargo, Parlez-nous des luttes politiques 30 ans de gestion criminelle de la en Kabylie pendant la guerre part du régime du Baath... tout cela civile algérienne et du Mouvement en a fait une ville absurde. Sans Culturel Berbère. Et quel rôle y passé ni futur. Les vieux quartiers avez-vous joué? mére et enfant, Baghdad du centre, ceux qui pouvaient KM: Je suis né quelques années être le vrai trésor de la ville, sont après l’indépendance du pays. tant d’autres. Quand le mouvement Les dernières bribes de richesses de dans un état désastreux. Un vrai Nos parents étaient encore dans a commencé j’avais une dizaine ces pays continuent à être accaparée gâchis. Le reste est une espèce de l’euphorie. Pour eux qui ont vécut d’années. Puis progressivement par les classes dirigeantes violentes, périphérie sans fin faite de maisons comme des sous humains sous la j’ai rejoint mes ainés. Vers les corrompues et corruptrices. Les individuelles sans caractère et de France, avoir l’école pour tous, années 90 le mouvement a assuré sa peuples sont condamnés à une bâtisses publiques prétentieuses mais le travail dignement rémunéré, la présence dans les villages à travers prison à perpétuité à ciel ouvert. Les sans charme. Malgré tout ça je suis santé gratuite, c’était le paradis sur les associations. Jusqu’à l’année de jeunes d’aujourd’hui ont cessé de resté fasciné par cette ville. Une ville terre. Mais nous qui n’avons pas ma venue en Italie, en pleine guerre croire dans la rhétorique nationaliste extraordinaire par sa population. connu le colonialisme et élevés avec civile, avec plusieurs activistes de panarabiste sur laquelle ces régimes Je suis parti, la tête farcie d’idées l’idée que le pays était propriété ma commune nous avons animé ont construit leur légitimité. préconçues sur l’Irak. Je m’attendais de son peuple, nous commencions la vie culturelle de la zone, en À vrai dire les avant-gardes (si on un pays monoculturel, rigide... à prétendre encore plus de justice cherchant à ne pas nous rendre à la peut les appeler ainsi) des révoltes des gens tristes et silencieux. J’ai sociale, plus de droits, de libertés... peur et à l’isolement. Nous avons n’étaient même pas sensibles à la trouvé une ville pleine de vie. Des Ensuite le cas de la Kabylie aussi contribué à gérer une des rhétorique islamiste. Ils n’avaient dizaines de cultures différentes. est particulier. La région est la actions les plus extraordinaires du pas une autre idéologie. Au début J’avais travaillé dans l’ex quartier plus grande et plus peuplée des mouvement: La grève du cartable. nous l’avons tous vu que l’islamisme juif « Al battawin ». Aujourd’hui régions berbérophone d’Afrique En 1995 le MCB a lancé un appel au était complètement étranger à ces il est habité par au moins dix du Nord. C’est un pays qui s’est boycott de l’école algérienne jusqu’à révoltes. groupes différents: arabes, Kurdes, toujours rebellé à la domination et l’introduction de la langue berbère La force de propulsion de ces Chaldéens, Assyriens, musulmans, à l’injustice depuis l’antiquité. Les dans le système scolaire. 1 million mouvements c’était le désir de chrétiens, Yazidis, Sabéens. On Chroniques romaines sont pleines d’étudiants de tous les niveaux se liberté. Mais malheureusement on m’avait dit qu’il y avait encore d’informations sur les révoltes sont abstenus d’aller à l’école pour ne vit pas de liberté et très vite les deux ou trois familles de juifs. Et récurrentes des « Quinquegentes une année entière. Une mobilisation islamistes se sont imposés comme tant que j’étais là, la Synagogue du del Montferratus » comme ils les sans pareil et une lutte unique en son l’unique force politique organisée quartier était encore en fonction, appelaient. genre. et … il faut le dire, généreusement jalousement surveillée par son Après l’indépendance pour laquelle financée par les monarchies du Golf gardien musulman. la Kabylie a payé le prix le plus Quelle est la situation actuelle en avec la bénédiction des pays de J’ai travaillé avec les enfants des lourd, nous nous sommes retrouvés Kabylie, du point de vue des droits l’OTAN. rues. Un phénomène assez nouveau pratiquement étrangers, parce culturels, civils et politiques? en Irak à l’époque. Une expérience que notre culture et notre langue KM: Si du point de vue culturel L’occident peut-il apporter merveilleuse. Les yeux des enfants étaient déclarées illégales par le la Kabylie a remporté plusieurs une réelle contribution à la d’Al Battawin quand ils ont vu un gouvernement né de la confiscation victoires: reconnaissance du démocratisation des pays arabes? clown pour la première fois dans du pouvoir par le groupe des Tamazight (langue berbère) comme KM: Avant de répondre à cette leur vie ont largement payé toute la nationalistes arabes au sein du langue nationale, introduction dans question, il faudrait établir d’abord fatigue et le stress accumulé pendant mouvement de libération, qui était le système scolaire, chaine télévisée Qu’est-ce que l’Occident? Sontla première phase du projet. C’était pourtant pluriel dans sa genèse. Ceci publique en Tamazight... D’un point ce ses mouvements de la société pendant les quelques mois de calme a fait que la Kabylie a été toujours la de vue civil et politique il y a eu un civile ou ses gouvernements et ses qui ont suivi l’occupation. Très plus active contre le régime. Et que retour de flamme. La région, plus multinationales? Est-ce l’humanisme vite on a tous du partir. Le jeu s’est les activistes « berbéristes » étaient que toutes les autres, paie les frais de et la culture des droits de l’homme fait très dur et le travail de rue était aussi souvent leader syndicalistes, la guerre civile. ou le colonialisme et l’extermination devenu impossible, surtout pour des féministes, leaders du mouvement La Kabylie est en profonde crise. de peuples entiers? Est-ce Sartre ou étrangers. estudiantin... Cela a fait aussi Le Mouvement Culturel Berbère De Gaulle? Je reste encore avec le désir d’y qu’après l’ouverture politique de n’existe plus. Les activistes ont Si les Sartres, en quelque sorte, et retourner un jour, ne serait-ce que 1989, la Kabylie n’a pas succombé vieilli, sont allés ailleurs, se sont un peu tard (mais mieux vaut tard pour remarcher dans les rues sales à la vague intégriste. Dans les embourgeoisés ou sont simplement que jamais) ont fini par s’opposer à d’Al Battawin, siroter un thé fort et autres régions les islamistes étaient fatigués. Les partis politiques nés la barbarie du colonialisme, les De très sucré dans la boutique de l’oncle l’unique alternative au pouvoir du mouvement ont perdu toute Gaulles -qui tiennent les cordons Ali, sur la place du marché de Bab en place. En Kabylie l’opposition crédibilité et continuent à se faire de la bourse et le fusil du bon cotéAshargi, pour manger le Mansaf n’était pas une nouveauté. Le la guerre pour ramasser les miettes ont juste fait semblant de partir -poisson cuit au feu de bois- le long Mouvement Culturel Berbère était de pouvoir laissées par le régime mais ont instauré un système, le des rives de l’Euphrate... à l’avant garde de toutes les luttes. autocratique. Les jeunes en veulent néocolonialisme construit sur les Ceci a fait que pendant la guerre à notre génération. Nos choix dictatures indigènes, encore plus Votre recueil de nouvelles civile la Kabylie a eu une situation progressistes, universalistes et barbare, encore plus criminel. Tagliato per l’esilio (Mangrovie, particulière. D’une part la population nonviolents ne sont pas toujours Aujourd’hui il n’y a plus ni 2008) s’ouvre sur une réflexion locale n’a pas contribué à alimenter compris. Aujourd’hui c’est surtout Sartre ni De Gaulle. La société autobiographique: Il 25 novembre les maquis islamistes et ne les as la loi du « chacun pour soi »: civile progressiste et humaniste 1967 nascevo in esilio sulla terra pas soutenus. Mais d’autre part, du individualisme, business, refus occidentale est plus faible et dei miei avi (Le 25 novembre 1967, fait que sa population ait toujours de la politique. D’autre part la désorientée que jamais. En je suis né en exil sur la terre de été hostile au pouvoir central, la région connait la naissance d’un Politique, la génération des De mes ancêtres)… Kabylie, riche de montagne et de mouvement autonomiste raciste Gaulle et Churchill est morte et KM: Oui, en fait depuis que je vis à forets, est devenue le refuge idéal et fascisant. C’est encore à un enterrée. La nouvelle génération l’étranger, loin de ma Kabylie, j’ai pour de nombreux groupes armés niveau embryonnaire mais ça reste est celle des Berlusconi, Blair,

enfants des rues, Bagdad

beaucoup réfléchi sur le thème de l’exil. Et je me suis rendu compte que: 1. il y a plusieurs formes d’exil, 2. on est souvent en exil même en vivant chez soi, 3. l’exil extérieur (celui du migrant) n’est pas le pire des exils. Même si la culture populaire nous a toujours gavé de concepts comme la nostalgie, le mal du pays, la mélancolie du migrant, de l’exilé. Et même si souvent les migrants ont joué le rôle et ont fait ce que l’on s’attend d’eux, être triste, penser et parler souvent du pays natal... etc. Les très faibles pourcentages de retours sont une des preuves de la fausseté de ces assertions. C’est vrai que l’immigré marginalisé, pauvre et discriminé se sent mal en exil et identifie le pays natal à sa recherche de bonheur. Mais c’est tout autant vrai que qui est marginalisé, pauvre et discriminé dans son pays natal se sent mal. Et alors souvent pour la recherche du bonheur il ne voit d’autre solution que la migration... Donc on peut dire que le pauvre est en exil partout. Moi mon exil intérieur n’est pas du a la pauvreté. Je suis né dans une famille ni riche ni pauvre. Bien que n’ayant jamais connu le luxe, j’ai toujours eu le nécessaire pour vivre plus que dignement. Mais ma famille, à cause de mon grand père, un libre penseur assez têtu qui a toujours dit ce qu’il pensait, a toujours vécu en marge de la communauté. Marginale parce que considérée différente. On ne subissait aucune discrimination. Personne ne nous manquait de respect. Mais nous n’étions pas comme les autres. Le regard des gens ne nous l’a jamais caché. Le départ vers l’émigration m’a fait réfléchir sur mes deux vies, à ma relation avec les deux sociétés où j’ai vécu. C’est ce qui m’a porté à écrire cette introduction.

Quels obstacles avez-vous rencontré dans votre travail d’éducateur interculturel en Italie? KM: Les obstacles que j’ai rencontré sont surtout d’ordre économique. Quand je suis arrivé en Italie, à la fin des années 90, on travaillait bien avec les écoles. Les enseignants faisaient plein de cours de mise à jour, et le ministère activait plein de cours et d’ateliers avec des externes. Aujourd’hui l’école italienne est complètement paupérisée. Elle n’arrive même plus à se payer le papier pour les photocopies. Figurez-vous les ateliers de mise à jour. L’autre problème est un problème de contenus. La parole « interculture » a été introduite dans les textes législatifs et programmatiques scolaire en 1990. Cela correspond exactement à l’année de la première loi sur l’immigration. Le pays décide de faciliter la présence d’ouvriers d’origine étrangère moins exigeant sur les salaires et porteurs de moins de droits pour maintenir compétitif le produit italien. Alors le gouvernement de l’époque a légiféré pour définir tout ce qui concerne la présence des travailleurs étrangers sur le sol italien. Y compris le regroupement familial et l’intégration à l’école des enfants. C’est inévitable après ça que la plupart des enseignants confondent les activités interculturelles avec l’accueil des enfants d’immigrés. La

plupart des écoles qui m’appellent disent: « cette année nous avons beaucoup d’élèves étrangers », ou bien « nous commençons à en avoir quelques un, alors nous avons décidé de... ». Alors trop souvent au lieu de vivre la dimension interculturelle comme une préparation continue des étudiants pour les aider à affronter un monde toujours plus globalisé, ils le vivent comme une bonne action à faire de temps en temps pour se donner bonne conscience. Ceci dit, malgré l’absence d’un projet structurel d’introduction de la dimension interculturelle dans l’éducation en Italie, il y a des expériences isolées d’école et de collèges qui ont vraiment réalisé des projets ambitieux et intelligents. Mais c’est seulement grâce à l’engagement, la créativité et la culture de certains enseignants.

Vous avez créé le site LettERRANZA, dédiée à la production littéraire d’écrivains migrants en italien. À votre avis, peut-on parler de «littérature migrante» comme un genre à part entière? KM: Moi je n’utilise pas les paroles «littérature migrante», je préfère l’expression plus longue de « production littéraire d’écrivains immigrés ». Cela parce que je ne crois pas à l’existence d’un genre littéraire migrant. Il n’y a pas un courant de pensée, il n’y a pas un genre, un style, un langage ou une thématique commune. Il y a un juste la condition des auteurs qui est semblable. Celle de personnes qui sont arrivées en Italie, de pays non italophones, et qui ont choisi d’écrire non pas dans leur langue natale, ou dans la langue coloniale dominante dans leurs pays d’origine mais dans la langue du pays d’accueil. C’est un choix d’ouverture et de dialogue mais en même temps d’affirmation de soi. L’écrivain immigré s’ouvre au dialogue avec la société d’accueil, mais il choisit de se raconter tout seul. Il ne laisse pas à la majorité le contrôle sur son histoire. Il refuse les deux résultats extrêmes du manque de dialogue: l’assimilation et le repli identitaire. Vos projets actuels et futurs? KM: Moi je suis une personne qui projette en continuation. Beaucoup des projets que j’ai en tête ne voient jamais le jour. Plusieurs autres voient le jour mais ne font pas long feu. À la fin les plus solides résistent et continuent leur bonhomme de chemin. Une espèce de sélection naturelle. En ce moment je travaille sur un site d’information glocale et interculturel (glob011.com) que j’ai créé avec une poignée d’amis à Turin. Nous voudrions le renforcer et peut-être le reporter sur le papier comme journal à distribution gratuite. Nous croyons que la presse gratuite est très lue par les couches les moins cultivées et nous voudrions mettre entre les mains des gens un journal gratuit mais qui parle de choses intéressantes. On voudrait aussi comme groupe lancer une grande foire culturelle qui s’inscrit dans la même ligne de porter de la culture dans les lieux populaires, loin des palais et des théâtres rutilants. Un autre projet sur lequel je travaille comme rédacteur en chef c’est un site d’information sur les questions qui concernent l’immigration et la multiculturalité (media4us.it). C’est une tentative de créer un réseau de reporter d’origine étrangère à travers le territoire pour faire arriver une vision de la société italienne vue par ceux qui y vivent mais qui viennent d’ailleurs. Ensuite j’aimerais bien finir deux ou trois livres que j’ai commencé sur mon pc, mais qui sont toujours mis de côté parce que j’ai autre chose à faire. di Emilia Calabria francese di Emilia Calabria e Karim Metref foto tratte dal libro Caravan to Baghdad (Mangrovie, 2007) di Metref © Bruno Neri www.karim-metref.over-blog.org italiano su www.succoacido.net


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SUCCOACIDO, No. 1, DECEMBER 2012 JANUARY 2013

oύζο amaro. La tragedia greca dalle Olimpiadi al gol di Samaras Patrizio Nissirio / Fazi Editore, 2012 L’ouzo è la bevanda regina dell’estate, evoca spiagge greche assolate, mare di cristallo, giornate pigre in attesa di sedersi in taverna ad ascoltare le malinconiche evoluzioni musicali del bouzouki. In Grecia questa immagine paradisiaca si sta sciogliendo – proprio come il ghiaccio nell’ouzo – in una situazione drammatica, sconosciuta a qualsiasi altro paese europeo dagli anni Sessanta in poi. Per questo ho voluto chiamare il mio libro sulla crisi greca “Ouzo amaro”: l’idea è che una cosa buona, solare, positiva, possa trasformarsi in qualcosa di imbevibile, indigesto, forse anche velenoso. Proprio come il “Riso amaro” del capolavoro neorealista di De Santis: un frutto prezioso della terra e dell’acqua che diventa dramma umano, sociale, storico. È la tragedia dei greci onesti quella che viene ripercorsa nel volumetto ούζο amaro. La tragedia greca dalle Olimpiadi al gol di Samaras (Fazi Editore, 2012) del giornalista di origini elleniche Patrizio Nissirio, responsabile del servizio ANSAmed, corrispondente ad Atene fino al 2004 ed inviato in Grecia nelle fasi cruciali della crisi. Dall’inizio della catastrofe, fissato significativamente al 2004, quando le Olimpiadi di Atene aprirono una voragine finanziaria destinata a pesare sul futuro stesso dello sport greco –la squadra olimpica nazionale ha aperto i giochi di Londra 2012 con soli settantacinque atleti, la metà di Pechino 2008 – alla vittoria della Nea Dimokratia di Samaras nelle elezioni legislative, Nissirio ricostruisce le cause e i numeri della crisi economica, del debito pubblico e delle richieste della comunità internazionale.

Le gravi responsabilità vanno ricercate tanto nella cattiva gestione del debito pubblico da parte della classe politica che ha permesso il dilagare della corruzione, del clientelismo, della speculazione edilizia e dell’inefficienza, quanto nella speculazione finanziaria internazionale e delle grandi banche d’affari, con la complicità dei partner economici europei – Francia e Germania in testa che hanno spinto Atene ad investire miliardi di euro in armamenti di cui non aveva alcun bisogno. Al piglio analitico, Nissirio unisce lo sguardo profondo del reportage attraverso il racconto dei drammatici scontri di piazza Syntagma, in occasione della manifestazione del 12 febbraio 2012, e della vita quotidiana del popolo greco tra il dilagare della disoccupazione, i suicidi legati ai debiti e l’esponenziale aumento della criminalità, mentre la crescita del numero dei cani randagi ha causato lo scoppio di un’epidemia di cimurro. Non mancano i riferimenti ai segnali di resistenza, creatività e vitalità nell’affrontare la crisi, come la campagna internazionale RepowerGreece, che coinvolge molteplici settori di interesse strategico, e l’iniziativa Hire a Greek, dedicata a tutti gli imprenditori di successo di origine greca, che sono invitati ad assumere i giovani connazionali in difficoltà. Nissirio conclude auspicando un profondo cambiamento del paese e delle pratiche di gestione della cosa pubblica. Altrimenti il gol elettorale di Samaras sarà come quello del suo omonimo in nazionale: un pareggio momentaneo, una sconfitta rinviata di qualche minuto, un’illusione seguita da un’eliminazione umiliante dall’Europa.

di Emilia Calabria

Vite Sospese. Dieci storie di resistenza contemporanea Vincenzo Figlioli / Navarra Editore, 2009 Sabi e Kossi i togolesi, Karimi l’afghano, Galeb il tunisino, Seref il curdo, Betlemme l’eritrea, Olivier l’ivoriano, Fumi la nigeriana, Alex il colombiano, Aden il somalo sono i dieci protagonisti delle storie raccontate da Vincenzo Figlioli, giornalista nato a Sondrio, ma cresciuto in Sicilia, nel suo primo libro Vite Sospese. Dieci storie di resistenza contemporanea (Navarra Editore, 2009), frutto di un viaggio-inchiesta nel centro di accoglienza per migranti richiedenti asilo di Perino, nella periferia marsalese. Raccogliere le testimonianze dirette dei migranti, con il loro carico di ricordi, speranze, sogni, per l’autore significa anche rievocare la storia spesso oscurata - dei regimi dittatoriali, delle tensioni internazionali e dei conflitti dei loro paesi d’origine, sottolineando come la fuga dallo strapotere, dalla persecuzione e dall’assenza di diritti sia una necessità e un atto di grande coraggio. Perché, in realtà, le scelte più difficili le hanno compiute durante gli anni trascorsi nei loro paesi, quando si sono rifiutati di accettare un’ingiustizia, quando sono andati alla ricerca della verità o quando si sono battuti per affermare un principio o uno spazio di libertà. Spesso hanno dovuto subire il carcere, molte volte sono stati picchiati e in certi casi anche torturati. Eppure hanno scelto di non tornare indietro, di

non abiurare le loro convinzioni, coltivando la speranza di poter far ritorno in futuro nel proprio paese a testa alta.Ma le vite dei dieci richiedenti asilo in Italia rimangono per lo più “sospese” a causa delle pastoie burocratiche di una legislazione incoerente con la normativa internazionale in materia di accoglienza e di respingimento, mentre i principali organi di informazione nazionali propongono una rappresentazione spesso parziale del fenomeno dell’immigrazione. Dare voce a Sabi, Karimi, Galeb e gli altri, secondo Figlioli, può essere il miglior servizio da rendere alla comunità ed alle generazioni future. Perché la democrazia è un valore che va coltivato costantemente. E la libertà di un paese dipende dalla forza con cui il suo popolo ha lottato per ottenerla. In appendice al volume, tra una sezione dedicata alle brevi storie di rifugiati celebri e le poesie di due richiedenti asilo, ospiti del Centro di Salinagrande, è riportata la Proposta del Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) per una legge organica sul diritto d’asilo e la protezione sussidiaria degli immigrati. Ad arricchire il volume, inoltre, contribuiscono la prefazione del giornalista e scrittore Diego Cugia e le immagini di Fabio Gambina che restituiscono l’atmosfera del Centro di Perino respirata per mesi dall’autore.

di Emilia Calabria

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Gianluca Merola La provincia, los tatuajes, las corrupciones de la política, los recuerdos de la infancia Hola Gianluca, te invito a presentarte a los lectores de SuccoAcido. GM: Hay muy poco que decir. Tengo poco más de treinta años y tengo nada más que discos, CDs y libros. Resisto en la provincia de Caserta y trato de criar a un hijo. Por lo que se refiere a tu elección de quedarte viviendo en Caserta, tú dices en Vomitare Caserta: «Me he quedado porque las raíces no se eligen, así como no se eligen a los padres. Me he quedado porque mis raíces ahondan en el vientre de tu tierra deformada y llena de barro: delgadas, débiles, pero bastante profundas como para impedirme ir a otro lugar». ¿De qué está hecho este vínculo?

norteamericana a la italiana de Pavese, por ejemplo. No amo mucho la literatura suramericana, puede que sea mi límite, pero no siento mucha afinidad con las historias exóticas.

de montaje han sido suficientes para entender lo que significa la alienación. La cadena de montaje es inhumana, tendría que estar prohibida por ley. Te deshace física y psicológicamente, te aniquila, te afea. El final del cuento del que hablabas, te hace entender ¿Cómo nace y toma forma un lo mínimo que es el drama del cuento de Gianluca Merola? ¿Hay unos hábitos, unos lugares, individuo, con respecto a un sistema que no se para frente a unos “ritos” que se repiten cada nada. El tema del trabajo de los vez que empiezas a escribir? GM: Un cuento, como cualquier otro obreros es un tema central para mí. tipo de producción creativa, nace de la exigencia de comunicar un punto En el cuento titulado Vaniglia, en de vista sobre las cosas, del deseo la antología AA.VV. 365 racconti de un enfrentamiento activo. Nada erotici per un anno (Delos Books) de ritos. Por importante que sea, la has enfrentado el tema erótico de escritura sólo es una pequeña parte manera muy cruda... de mi vida. No tengo un método, GM: El cuento no es propiamente

es un escritor buenísimo. Y luego Statti attento da me de Amleto De Silva. Volviendo a lo que decíamos antes, Amleto imprime sus libros por sí mismo, no porque no sería capaz de encontrar alguien que se los publique, sino porque no quiere tener nada que ver con las lógicas editoriales. Tu primer libro Dio taglia 60 (Ediciones Ad est dell’equatore), una antología de cuentos, está a punto de salir. ¿Serán todos cuentos inéditos? GM: No, no todos.

GM: La relación que tengo con Caserta es una relación conflictual en continua evolución. Cuando era adolescente habría trocado Caserta por cualquier otro lugar en el mundo que me pareciera sólo un poco más vivible. Se trataba de odio en estado puro. Con el tiempo, enfrentándome con otras realidades, me he dado cuenta que nuestro equilibrio no depende sólo del lugar en donde vivimos. La gente continua matándose también en lugares mucho más evolucionados del lugar en donde yo vivo. Claro, es indudable que aquí hay situaciones de deterioro muy pesadas y difíciles por gestionar. En el párrafo que tú citas, la relación con la familia no es casual: se trata de cuestionar el modelo de tu educación, de encontrar la fuerza y la valentía para resolverlo, subvertirlo y superarlo. Si no lo haces, hay el riesgo concreto que lo repitas un número infinito de veces. Los vínculos de todas formas se quedan siempre, por ejemplo condicionan la elaboración de nuestros juicios; pero lo mejor sería buscar una dimensión propria, personal, diferente de la dimensión preempaquetada en la cual nos proponen vivir. Ahora vivo en Caserta, con un cierto despego. La detesto pero no me voy. Exijo vivir aquí con dignidad. Cuéntanos como te has acercado al mundo de la escritura. ¿Por qué has empezado? GM: Soy un lector omnívoro desde siempre, pasar a la escritura ha sido gradual, pero a la vez puedo ubicarlo en un momento exacto de mi vida. Estaba leyendo a Bukowski y pensaba: esto me gustaría haberlo escrito yo. Lo he intentado muchas veces, pero lo único que lograba era la imitación de otros. Luego no sé lo que ha pasado, de repente, en un momento especial de mi vida, se ha puesto en marcha un mecanismo, y los resultados han sido diferentes, no sé si eficaces pero seguro más personales.

si llega el momento justo abro una página nueva y me pongo a escribir. Muchos de tus cuentos son en primera persona. ¿Cuánto hay del autor en los personajes narrados? GM: Utilizar la primera persona me ayuda a crear una relación más directa con el lector. Es una elección estilística consciente. Lo que escribo es el fruto de mis experiencias y de mi fantasía: podría decirte que el cincuenta por ciento es fantasía y el otro cincuenta por ciento es realidad, pero no existe una regla. Unos cuentos son totalmente autobiográficos, otros totalmente inventados, depende del momento. En cada caso es siempre un error pensar que la identidad del autor coincida con la de sus personajes. La incomunicabilidad, la soledad y la alienación son algunos de los temas fundamentales de tus cuentos: desde Antonio e Irene, los protagonistas de Bagnati di luce, hasta Livia y Luca, cada uno de tus personajes vive “su pena de hombre perdido entre los hombres”. Pero cada uno de ellos tiene una ocasión para encontrarse a sí mismo y para encontrar... GM: Son realidades que conozco o que he conocido, que me están cerca. Hablar de ellas es un manera para quedarme en la realidad de las cosas. Pero, lejos del final feliz, hay también una voluntad de rescate - la que tú has llamado “una ocasión para encontrarse a sí mismo y para encontrar” - que merece ser contada.

¿Cuáles son los autores que más han influído en tí? GM: Muchos han influído en mi trabajo, desde la literatura

La conclusión de Vita di fabbrica es emblemática: «En dos horas comienza el turno en fábrica, el hámster tiene que estar listo, la rueda tiene que girar, nadie la puede parar». ¿Cómo te has acercado a la realidad de la fábrica? GM: Vengo de allí. Mi padre ha empezado a trabajar como obrero desde niño y ha llevado 40 años trabajando en fábrica. Mi madre ha llevado 25 años trabajando en fábrica. Yo mucho menos: 5 años trabajando en la cadena

del fiore di carta, 1968), arrive à un total “désespoir non-dialectique”. Selon l’auteur, Pasolini ainsi que Giorgio Agamben reconnaissaient dans le mot “crise” une radicale “manque”. Mais, à la lumière aveuglante du pouvoir ils correspondent toujours, selon l’auteur, des petites lumières intermittentes. Il faut voir attentivement sans se laisser corrompre par l’horizon qui rend tout plat. Le pouvoir n’existe pas s’il n’y pas des opprimés et dans l’existence de ces opprimés il faut voir des petites signes de résistence. À ce propos, Didi-Huberman cite à Gilles Deleuze et Félix Guattari quand, dans le livre Franz Kafka. Pour une littérature mineure, parlent de “lumière mineure”, la lumière du peuple et des conditions

révolutionnaires innées dans sa même marginalitation. En réfutant les théories du dernier Pasolini et de Agamben, Didi-Hubermann montre un profond amour envers eux. Mais dans le même temps il cherche une possible voie pour s’échapper du désespoir qui caractérise leur pensé, une forme d’espoir pour rendre possible notre pleine existence ici, dans le monde que nous avons eu en partage. Pour cette raison, le philosphe subdivise sont livre en couples de chapitres qui s’opposent: Enfers? – Survivences, Apocalypses? – Peuples, Destructions? – Images. À la “lumière du pouvoir” il oppose la “lueur du contre-pouvoir”. C’est vrai: nous vivons une période de crise, de chute. Mais si quelque chose tombe, ça ne signifie pas qu’elle

erótico, es obsceno, espeluznante, en absoluto fuera de contexto en una antología de cuentos eróticos, pero creo que su fuerza es exactamente eso. Mi propósito era el de crear una tensión erótica para finalmente destruirla, en una sóla palabra. Espero haberlo logrado. En el cuento Su quattro file di mensole ¿te has inspirado en un terremoto en particular? GM: El único terremoto que he vivido en primera persona ha sido el de 1980, pero sólo tenía un año, no lo recuerdo. El terremoto sólo es un pretexto, un acontecimiento imprevisible, como la muerte o la enfermedad, que desinflan nuestra propensión a sentirnos inmortales, a hacer proyectos a largo plazo que a menudo te impiden disfrutar de lo que tienes hoy. ¿Qué piensas de los autores que pagan para publicar sus libros o que utilizan varios sitios de Self Publishing? ¿Piensas que la autopublicación puede ser algo negativo en el curriculum de un principiante, una vez que éste se presenta en una editorial? GM: No sé si pueda ser considerada una mancha en el curriculum, tendrías que preguntárselo a una editorial; pero seguro es una forma de publicar que no comparto. Si ninguna editorial acepta publicar tu trabajo, eso significa que no es muy bueno. Detesto a los principiantes, de los que soy parte, que adoptan una actitud victimista y echan mierda sobre todo y todos, como si fueran genios incomprendidos. Si no publican tu trabajo, tienes que trabajar más y mejor. Si tu trabajo vale, antes o después, alguien se dará cuenta. Es cierto, el sistema editorial no es infalible: hay novelas rechazadas por una editorial que, en manos de otra editorial, se convierten en novelas de mucho éxito, pero todo se desarrola en el ámbito de las editoriales clásicas, nada a que ver con el “print on demand” o con editoriales de pago. ¿Cuál es, entre tus lecturas más recientes, la más importante y porqué? GM: Il fiuto dello squalo de Gianni Solla me ha gustado mucho. Gianni

¿Has encontrado dificultades para su publicación? GM: Ninguna dificultad. Después de unos años he decidido enviar mis cuentos a unas editoriales que pronto me han hecho unas propuestas, entre estas una indecente por una editorial que me pedía una contribución de 1300 euros para la imprenta. Cuando le he dicho que no estaba interesado en la industria editorial de pago, me ha dicho que mejor utilizar la expresión “socorro mútuo”. Es obvio que le he dicho un montón de palabrotas.

Gianluca Merola

¿Quién es Dio taglia 60? GM: Dio taglia 60 es muchas cosas: es la primera persona tatuada que he visto en mi vida, un ex preso que estaba de bañista en la piscina comunal a donde yo me iba en verano. Es el título de un cuento y del libro, porque está todo allí: la provincia, los tatuajes, las corrupciones de la política, los recuerdos de mi infancia etc. La prefación de tu nuevo libro es de Alessandra Amitrano. ¿Nos cuentas de vuestro encuentro? GM: Alessandra, además que mi escritora preferida, ha sido quien me he ha enseñado el ABC de la escritura y muchas cosas más, cosas de vida, para entendernos. Para mí es un honor que haya escrito ella la prefación a mi libro. Ella dice que soy un coñazo y creo que tiene razón.

di Emilia Calabria spagnolo di Esther Mañas Cano, Margherita Aimola, Marta Ragusa bagnatidiluce.wordpress.com italiano su www.succoacido.net

Survivance des lucioles Georges Didi-Huberman / Éditions de Minuit, 2009 Dans un petit livre, Survivance des lucioles, le philosophe et historien de l’art Georges Didi-Huberman trace un parcours possible pour une “politique des survivances”. Pendant une période historique carácterisée par de profonds débâcles, Didi-Huberman arrive à nous suggérer que le déclin, même s’il nous paraît total, n’est pas synonyme de disparition. Ce que décline ne disparaît pas. Le point de départ pour le raisonnement du philosophe français est un article que Pier Paolo Pasolini publia dans le “Corriere della Sera” en 1975 (Il vuoto del potere in Italia) et ensuite rassemblé dans le livre Scritti Corsari. Dans cet article Pasolini théorisait la disparition des lucioles, c’est-à-dire la disparition de l’humanité dans la

société actuelle. Les lucioles sont les petits insectes presque magiques qui éclairaient les nuits de la campagne italienne avant que l’industrialisation et la pollution les décimât. Ce sont la métaphore de l’humanité, des differences, de la richesse qu’aujourd’hui on a perdu à cause de la homologation imposée par la société de consommation. Pasolini parlait d’un vrai génocide culturel. À travers de le pensé de differents philosophes comme Giorgio Agamben et Walter Benjamin, DidiHuberman réussit à prouver que cette disparition n’est pas réel: le pessimisme de Pasolini, qui jusqu’à un certain moment ne lui empêchait de voir les simples gestes du peuple dans la purété des mouvements de Ninetto Davoli (dans la Sequenza

disparaît. La chute est une forme de mouvement, c’est une experience elle même. Didi-Hubermann cite aussi Hanna Arendt et son expression “force diagonal” (dans le livre Between Past and Future): la force de l’activité du même pensé qui naît du point de collision entre passé et futur mais qui à un terme illimité. Ça depend tout de notre pensé, de notre capacité de voir les lucioles qui restent à éclairer la nuit. “Mais pour faire ça, nous devons gagner la liberté de mouvement, le retrait qui ne soit pas repliement sur soimême [...] Nous mêmes - en retrait par rapport au règne et à la gloire, dans la lacune ouverte entre passé et futur – devons nous transformer donc en lucioles et rèformer, ainsi, une communauté du dèsir”. On pourrait en-

tendre ce même petit livre de DidiHuberman comme une luciole qui, à travers de ses citations des philophes du dernier siècle, nous rend une lueur, une faible lumière sur le présent, capable de nous proposer une alternative à la soumission au pouvoir. Et, en parlant de “communauté du dèsir”, Didi-Huberman se réfère aussi à une dimension collective, pas seulement intérieur, personnel. D’ailleurs, les lucioles apparaissent souvent en petits groupes et, depuis les terribles années quatrevingts, des petits groupes de lucioles sont vraiment revenus à éclairer nos nuits champêtres. di Marta Ragusa italiano su www.succoacido.net


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L’orizzonte Ci si cammina addosso in una terra che è periferia e centro allo stesso momento. Mentre il mondo reclama lavoro, ci si affanna a trovare le formule demagogiche per tracciare un’illusione: che tutto questo produrre serva a qualcosa. In questo mio abisso felice immagino un mondo senza lavoro, senza salario, senza serialità... Proprio ora che la parola democrazia si gonfia in putrefazione, c’è chi fa la gara a mostrarsi più democratico dell’altro; proprio ora che ci vorrebbero milioni di dittature personali, ognuno diventi dittatore di se stesso, ognuno diventi democratico con se stesso, prima. Lo stato determina il confine, il confine determina lo straniero. Ora ci vuole una pedagogia dell’UNO continuo. La differenza è nell’uno. Se ci si accorda su questo, si può fare la rivoluzione. Bisogna darsi un nuovo orizzonte. Anzi, bisogna eliminarlo, l’orizzonte davanti a noi, ed esserlo. Giacomo Sferlazzo - Cantautore Buco Acido 2013 Tour Fondare una rivista perché? Ri-registrare una rivista perché? Editare una rivista perché? Impaginare una rivista perché? Regalare una rivista perché? Distribuire una rivista perché? Sostenere una rivista perché? Tradurre una rivista perché? Stampare una rivista perché? Sfogliare una rivista perché? Non chiudere una rivista perché? Son tutte domande che ci facciamo da almeno 12 anni e che a questo punto preferiremmo porci accanto a voi piuttosto che cercare le risposte da soli. Potremo parlarne insieme durante le date del Buco Acido Tour che, su piste acide da voi delineate, sarà uno dei protagonisti del 2013 nel procedere di questo esperimento. SuccoAcido tenterà uno show condiviso con pubblici eterogenei che necessitano un approccio più umano all’esperienza editoriale. Dopo aver vissuto questa gioia a Crisalide Festival nel settembre 2012 continuiamo a costruire con voi il tour, con le date che ci indicherete. Ci porteremo anima, corpo, costumi, limiti e strumenti… senza dimenticare SuccoAcido. Per quanto faticoso sembri è un’esperienza da vivere e da fare. Il miglior 2013 possibile a voi tutti. Marc De Dieux - SuccoAcido

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