Architettura e arte

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DI
LUCA
GALOFARO A CURA

ISBN 978-88-6242-913-9

Prima edizione marzo 2024

© LetteraVentidue Edizioni

© Autori dei rispettivi testi

È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura.

In copertina: © Studio Fotografico Perotti, Civico Archivio Fotografico, Comune di Milano

Book design: Francesco Trovato

Finito di stampare nel mese di marzo 2024 presso la tipografia Priulla Print (PA)

LetteraVentidue Edizioni S.r.l.

Via Luigi Spagna 50 P 96100 Siracusa

www.letteraventidue.com

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INDICE

Is architecture art?

Pippo Ciorra

Arte e Architettura negli archivi del MAXXI

Elena Tinacci

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Roma 1960-1980, città d’avanguardia artistica

Luca Galofaro

L’archivio come Atlante

Luca Galofaro

Architetture a regola d’Arte

Luca Galofaro

BBPR tra arte e allestimenti

Maria Vittoria Capitanucci

Tangenziale – Rapporto tra ricerca estetica e nuova architettura

Costantino Dardi

109

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Costantino Dardi, una logica delle sensazioni artistiche

Luca Galofaro

Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco: la formazione, gli esordi, il sodalizio professionale

Piero Ostilio Rossi

Saggio fotografico

Giovanna Silva

«È qui, come è al vero». Vita e arte di Luigi Moretti

Gabriele Mastrigli

L’archivio di Luigi Moretti: una ricerca sulle diverse manifestazioni ed espressioni dell’intelletto

Tommaso Magnifico

Foto © Giorgio Benni. Courtesy Fondazione Maxxi. Calco della Pietà Rondanini di Michelangelo realizzato da Cesare Gariboldi, exhibition mockup. Foto © R. Mascaroni, Civico Archivio Fotografico, Comune di Milano.

Is architecture art?

Pippo Ciorra →

In questi suoi primi (quasi) quindici anni di vita il MAXXI è stato un museo dove l’arte e l’architettura hanno avuto la possibilità di sviluppare un dialogo alla pari, senza ostacoli e senza gerarchia. Sembra scontato, ma non è una cosa da poco. Nella sua versione museale moderna l’architettura ha un’origine doppia. Da un lato musei postottocenteschi un po’ pedanti, dove venivano conservate le collezioni degli architetti locali e dove i visitatori potevano informarsi della produzione e del patrimonio di quello specifico Paese. Dall’altro – dal MoMA in poi – una partecipazione minoritaria in musei d’arte moderna e contemporanea, oltre all’archetipo newyorchese basta pensare al Centro Pompidou o al V&A, nei quali le vengono di solito riservati uno spazio e un budget di programmazione ridotti. Questo ha fatto sì che storicamente la maggior parte dei dialoghi più entusiasmanti tra architettura e arte si siano sviluppati fuori dai grandi musei, grazie alle intuizioni di galleristi visionari – facile citare la Whitechapel di This is Tomorrow o la Jolly 2 di Pistoia di Superarchitettura – o alla scelta di occupare in modo performativo lo spazio della città che ha accomunato artisti e architetti dalla fine degli anni Sessanta in poi. L’altro ostacolo all’accesso all’arte da parte degli architetti ha invece a che fare con una condizione specificamente italiana, vale a dire con il poco interesse per gli artisti della loro generazione che, almeno nella vita pubblica e disciplinare, hanno avuto i maggiori “maestri” dell’architettura

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La mostra del MAXXI non è stata che un’occasione per tenere viva una discussione sui rapporti tra l’architettura e le altre arti che ci sembra oggi ancor più urgente e necessaria rispetto a quando si è per la prima volta pensato alla realizzazione di un museo nazionale per l’arte e l’architettura. Le urgenze sociali, ambientali e tecnologiche ci spingono a riconsiderare quotidianamente il ruolo dell’architettura e degli architetti. Alla sua natura artistica siamo forse indotti ad aggrapparci proprio per tenere in vita la nozione stessa di architettura. Tutti hanno bisogno di edifici, nessuno ha bisogno di architettura. È un bisogno che si crea con la cultura, in particolare con quegli aspetti della cultura che hanno a che fare con l’importanza del “superfluo”. L’arte è la componente essenziale di quella cultura, è vitale che le istituzioni che si occupano di architettura operino quotidianamente per tenere il discorso artistico all’interno della sfera complessa e multidisciplinare dell’architettura.

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Pippo Ciorra

Costantino Dardi, schizzo per l’allestimento della mostra Roma Capitale 1878-1911. Architettura e urbanistica, Mercati di Traiano, Roma, 1984.

Luigi Moretti, studio dei volumi de “La Rotonda” di Andrea Palladio, pubblicato sulla rivista Spazio n. 7 (dicembre 1952-aprile 1953), collezione MAXXI Architettura, Archivio Moretti-Magnifico.

Arte e Architettura negli archivi del MAXXI

Elena

Tinacci →

Gli archivi professionali degli architetti sono giacimenti preziosi e quasi inesauribili pur nella loro finitezza, che trova una rigida definizione tra i rami e sottorami della struttura archivistica codificata, nella suddivisione in serie, sottoserie, unità documentarie e via procedendo sino al singolo pezzo che diventa un numero, il numero d’inventario, codice univoco che viene apposto a un disegno, a una lettera, a una fotografia. Eppure i significati di questi oggetti sono tutt’altro che univoci, sono, anzi, molteplici e stratificati. Ed è nelle relazioni che si instaurano tra i documenti che si costruiscono o ricostruiscono storie, contenuti, mostre. Al curatore è assegnato questo compito, scrivere un racconto – completamente inedito o costruito su una sequenza di fatti storici – in forma di mostra. Gli archivi degli architetti sono insiemi spesso eterogenei di materiali diversi: schizzi di studio, disegni esecutivi, fotografie che ritraggono un’opera dal cantiere al suo completamento, modelli, prototipi, pubblicazioni, relazioni tecniche, carteggi e quant’altro è necessario all’ideazione, redazione e rappresentazione di un progetto. Ma sono anche una lente per guardare alle vite degli architetti, i “soggetti produttori”, sempre per rifarsi a un freddo lessico archivistico che di nuovo chiamo in causa perché in realtà funzionale a mettere l’attenzione, appunto, sugli aspetti soggettivi che un archivio può restituire quando le carte si fanno mezzo per rileggere pensieri e percorsi

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A fianco: studi sulla visibilità: Giudizio Universale, Roma, 1927-1931.

Villino Federici, via S. Crescenziano n. 40-42, Roma, 1950-1952. Vista della parete d’ingresso con le incisioni di Pietro Consagra.

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Elena Tinacci Locandina della mostra Contemporanea, 1973-1974, parcheggio di Villa Borghese, Roma. Foto © Massimo Piersanti. Centro Archivi MAXXI Arte, Fondo Incontri Internazionali d’Arte. Courtesy Fondazione MAXXI.

Roma 1960-1980, città d’avanguardia artistica

Luca

Galofaro →

«Distribuendo i loro segni nel paesaggio, collocando i loro oggetti nelle sale dei musei o impaginando le loro opere sulle pareti delle gallerie, Mario Merz e Joseph Beuys, Daniel Buren e Richard Long, Giulio Paolini e Vettor Pisani, Jannis Kounellis e Joseph Kosuth, pur nell’apparente disinteresse al controllo disciplinare dello spazio, hanno di fatto elaborato ogni volta un prodotto nuovo ed originale, un’analisi del luogo, ad un tempo, critica e creativa, una sintesi poetica ed irripetibile di oggetto e contesto: quella che tecnicamente viene definita un’installazione, ma forse è mirabile esercizio di una nuova arte della configurazione, di una nuova stagione della scenografia, silenziosamente eloquente e sottilmente retorica. Non a caso concettualismo e land art sono coevi e si muovono su comuni terreni di riflessione: entrambi praticano l’installazione, riomologando interno ed esterno, lo spazio muto della galleria e l’universo silenzioso della natura»

Costantino Dardi

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La mostra Contemporanea è invece un segno di come un clima culturale fecondo possa produrre in una città come Roma un’interferenza anche casuale tra alcuni protagonisti della storia dell’architettura, Luigi Moretti e il mondo dell’avanguardia artistica. Moretti ha sempre considerato l’arte come base di partenza per ogni pensiero sull’architettura, pur avendo aperto una galleria d’arte, Spazio, non ha mai progettato un museo. Non può essere quindi solo un caso che il suo parcheggio interrato a Villa Borghese, prima dell’inaugurazione, abbia ospitato una delle mostre più importanti che sono state organizzate in questa città nella sua lunga storia. Contemporanea infatti è stata ideata nel 1973 per gli Incontri Internazionali d’Arte organizzati da Graziella Lonardi Buontempo che diedero vita a quella che è tutt’ora riconosciuta come la più grande rassegna d’arte contemporanea tenutasi a Roma. Incontri Internazionali d’Arte inizia a operare nel 1970 promuovendo la creatività contemporanea e diventando un punto d’incontro fondamentale per il confronto e l’aggiornamento della comunità artistica. La mostra fu curata da Achille Bonito Oliva e curata da un’equipe di esperti. La sua interdisciplinarità – arti visive, poesia, danza, informazione, fotografia, teatro, cinema e architettura – l’ha resa un evento unico. Fu in quella precisa occasione che Christo impachettò il tratto delle Mura aureliane adiacente a via Veneto, per poi presentare nel 1975 i lavori di studio alla Galleria Ugo Ferranti. Oggi è il MAXXI a custodire questi archivi ed è stato di fondamentale importanza leggerli in parallelo al lavoro degli architetti in mostra.

Note

1. Renato Nicolini inventa Estate romana che dal 1977 caratterizzerà i mesi estivi dei romani con musica, cinema e avanguardie artistiche, prima nel centro storico e poi nelle periferie. Nel 1979 la prima edizione del festival dei poeti a Castelporziano vide la partecipazione di Ginsberg, Burroughs, Evtušenko e Soriano.

2. Maria Alicata (a cura di), Archivio Ugo Ferranti, Roma 1974-1985, MAXXI Arte Collection, Focus series 09, Quodlibet 2022, p. 20.

3. Ivi, p. 19.

4. Galleria d’Alessandro_Ferranti, Robert Morris, Untitled Walk Around, 1975.

5. Galleria d’Alessandro_Ferranti, The wall 1975 (Wrapped Roman Wall) drawings and documents, fotografie di H. Shunk.

6. Galleria d’Alessandro_Ferranti, Con il bianco. Lavoro in situ di Daniel Buren, 1978, Transitorio, 1980, Alcune pitture riunite, 1985.

7. Galleria d’Alessandro_Ferranti, Sol Lewitt, Wall Drawings 1980, Strutture 1982, Sol Lewitt, Wall Drawings 1983, Sol Lewitt_Cy Twomply, New Works 1983.

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Luca Galofaro

Costantino Dardi / Giulio Paolini ”DUETTO”, invito dell’omonima mostra a cura di Francesco Moschini tenutasi presso A.A.M. Architettura Arte Moderna, 2 ottobre 1980. 10x21 cm. Courtesy e copyright: FFMAAM | Fondo Francesco Moschini A.A.M. Architettura Arte Moderna.

Costantino Dardi, allestimento della mostra Roma Capitale 1878-1911. Architettura e urbanistica, Mercati di Traiano, Roma, 1984.

Gino Severini, pannelli decorativi per l’allestimento del Padiglione dei materiali ferrosi, 1938.
fotografico
Saggio
Giovanna Silva →

Luigi Moretti nel suo studio di piazza SS. Apostoli, Roma, 1965 circa, Archivio Moretti Magnifico (AMM). In primo piano il modello del Palazzo dei Conservatori di Michelangelo (a sinistra) e il pilastro delle Terme di Bonifacio VIII a Fiuggi (a destra). Moretti stringe tra le mani una scultura di Claire Falkenstein.

Luigi Moretti, studio dei volumi de “La Rotonda“ di Andrea Palladio pubblicato nella rivista Spazio, n. 7 (dicembre 1952-aprile 1953), collezione MAXXI Architettura, Archivio Moretti Magnifico (AMM).

«È

qui, come è al

vero». Vita e arte di Luigi Moretti

Gabriele

Mastrigli →

«Voglio, mi piace, è oggi un mio stretto dovere, dettare nella sua manifestazione in me irrefrenabile, l’elogio di un’opera che da lunghi anni mi attrae e usa sconvolgermi insegnandomi con quanta violenza vanno mutandosi i mezzi dell’uomo e quanta calma suggeriscono e impongono alle visioni di chi si propone di uniformare alla loro immagine e secondo la mutabilità incessante del loro impulso frenetico, la modellata saldezza stabile, immobile, delle sedi per persone umane, di raccolta, di dimora, di raccoglimento, di slanci inventivi propri delle città future. Il nome dell’architetto Luigi Moretti è l’unico, mi pare – e forse mi si vorrà riconoscere la lunga consuetudine nell’osservare e confrontare i risultati raggiunti dall’umano ingegno, felicemente e tali da mozzare il fiato, aderenti ai mutamenti, ininseguibili per velocità, degli aspetti palesi di questo nostro tempo: imposto variare alle forme dallo sviluppo logico e calcolato, incomparabilmente straordinario da quando mondo è mondo – il nome di Luigi Moretti, dicevo, e torno ad affermarlo, è l’unico, lo credo fermamente, che possa essere citato quando si voglia indicare uno che abbia coscienza di come avviare l’arte del costruire d’un architetto che non sia inferiore, nel suo operare, all’altezza e alle immani difficoltà che tale altezza richiede vengano studiate, sperimentate, valutandone le possibilità odierne di soluzione»1.

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Michelangelo, Biblioteca Laurenziana, Roma, 1927-1931.

Archivio Moretti Magnifico (AMM), foto Cartoni.

Modello per la identificazione della struttura compositiva ideale del Vestibolo.

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Gabriele Mastrigli Studio Moretti ricostruito agli Uffizi per la Biennale degli interni, Firenze, 1965. Collage dei Musei Vaticani, della cupola di San Pietro e delle Terme di Diocleziano. Collezione MAXXI Architettura, Archivio Moretti Magnifico.

Con contributi di:

Maria Vittoria Capitanucci

Pippo Ciorra

Luca Galofaro

Tommaso Magnifico

Gabriele Mastrigli

Piero Ostilio Rossi

Giovanna Silva

Elena Tinacci € 29

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