Alba Siciliana - 2016.07.04 (n. 97)

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2016.05.17 – Intervento di Sandra Napoli all’incontro di Mineo

L’acqua dei Consorzi di Bonifica e i rimborsi agli agricoltori

I residenti nei Comuni circonvicini: “Finora pochi segnali rassicuranti, siamo preoccupati”

Per il comprensorio Calatino un nuovo inverno irrespirabile?

L'attività di trasformazione delle sanse d'oliva nella zona industriale di Caltagirone non sia di danno e nocumento agli abitanti di una vasta area, alla salute ma anche allo sviluppo turistico. Sono passati mesi da quando segnalazioni e echi della stampa hanno portato l'attenzione pubblica su una situazione di disagio che si ripete ormai da troppe stagioni. Un'attività produttiva non adeguatamente gestita nel suo impatto col territorio impatta ogni anno per parecchi mesi invernali con i livelli di vivibilità della Piana e dei paesi che vi si affacciano, a partire dalla città di Caltagirone fino a Palagonia e oltre verso Catania. I fumi prodotti dalla lavorazione delle sanse portate dai frantoi nella stagione delle olive sono sgradevolissimi, nauseanti e lasciano particelle untuose dove raggiungono cose e persone. Inoltre le attività turistiche della zona, attive tutto l'anno soprattutto nei fine settimana, sono costretti a convivere con un'aria che ha poco da distinguersi rispetto ai miasmi delle città inquinate. Cosa è cambiato nel frattempo? A quanto pare, poco o nulla. Il passaggio delle consegne all'Amministrazione comunale di Caltagirone ha installato al governo della cosa pubblica una nuova squadra, che già fin dal giorno del suo insediamento ha ricevuto ampia notizia e documentazione del problema del sansificio, ma finora non ha dato nessuna risposta ufficiale nemmeno per annunciare le proprie intenzioni al riguardo. Sono state anche contattate le nuove Amministrazioni di Comuni vicini a partire da Ramacca dove le correnti d'aria investono pesantemente l'abitato delle esalazioni maleodoranti, si attendono risposte dagli eletti. Non si è trascurato nemmeno di sensibilizzare alcuni neoeletti consiglieri di opposizione, per la doverosa attività di controllo che dovranno svolgere sull'attività degli amministratori, ma anche qui con scarso successo e risposte alquanto evasive. Infine non è dato sapere cosa abbiano fatto gli uffici delle Istituzioni e Enti pubblici responsabili per casi del genere, a partire dalla Sanità Provinciale di Catania e dall'Agenzia Regionale Protezione Ambiente. Non si può attendere per vedere se ci sono stati risultati, perché in caso contrario si avrebbe la spiacevole prospettiva di altri mesi disagevoli e di bassa qualità della vita soprattutto per i tanti giovani e anziani che popolano la zona. La salute è un diritto costituzionale e va tutelato anche per l'aria che si respira. È il momento di fare quanto necessario per risolvere definitivamente il problema, tutelando le esigenze di tutti con i necessari provvedi2016, luglio, lunedì 4 (n. 97) menti di adeguamento delle emissioni ai parametri di legge.

Gli amici di Alba Siciliana sanno quello che già a Palagonia si sta facendo relativamente ai problemi legati al Consorzio di Bonifica della zona, come del resto anche agli altri nel resto della Sicilia. Se voi agite da soli, certamente non riuscite a avere un impatto che invece se vi unite – e quindi la rete è determinante – riuscirete a raggiungere. Sapete benissimo che la rete idrica del Consorzio di Bonifica – sia il 9 che il 7, rispettivamente Catania e Caltagirone – è veramente fatiscente. Eppure vi arrivano le bollette, vi arrivano le cartelle esattoriali. Questo è un problema reale e concreto per chi fa agricoltura. Ebbene noi in virtù di un comitato che abbiamo costituito, un comitato libero fatto di agricoltori, siamo riusciti a avere sgravi e rimborsi per ca. sessanta persone. Il totale della somma è ca. cinquantamila euro. Questo a dimostrazione del fatto che i risultati arrivano se voi vi unite, se fate rete e pensate ai vostri figli e nipoti piuttosto che cercargli un posto fuori, mentre sarebbe più giusto crearlo qui. L’unione può dare la forza per raggiungere l’obiettivo finale. Mi rendo conto che tutti siamo un po’ scoraggiati, però io non credo che con un atteggiamento di assoluta passività si possa raggiungere alcunché. Non solo, la vostra passività nel dire che tanto non cambia niente non fa altro che offrire il fianco a coloro i quali fanno della vostra passività la loro forza. Pertanto vi dico che c’è questa possibilità, c’è la possibilità di agire uniti, per difendere i vostri diritti nei confronti dei Consorzi di Bonifica, perché spesso e volentieri mentre le bollette da pagare arrivano sempre, è difficile avere un servizio efficiente, spesso è a singhiozzo e crea molti problemi alle coltivazioni. Cerchiamo insieme, facendo rete, di creare un futuro migliore e non aspettare che qualcuno bussi alla nostra porta e a costui chiediamo come favore o come privilegio quello che è un diritto. Noi abbiamo tutta una serie di diritti costituzionalmente previsti, che sono letteralmente messi sotto i piedi. Prendiamone coscienza, prendiamone atto e soprattutto pensiamo che la Sicilia non è stata sempre e solo asservimento, è stata anche una terra nella quale siciliani sono morti – ricordiamoci i Vespri – e periodicamente abbiamo avuto persone che hanno lottato per questa terra. La politica è un evento storico come qualsiasi altro. Se è così oggi, non è detto che domani debba andare allo stesso modo. Potrebbe anche cambiare e in meglio. Io però non mi sento più di delegare a qualcuno – né movimenti né partiti ecc. – con il mio voto. Io voglio fare la politica partendo da me e la sto facendo, attraverso il mio lavoro. È bene che tutti coloro i quali hanno competenze, capacità, professionalità si mettano al lavoro per costruire un futuro migliore, per i propri figli e nipoti. Non ci lamentiamo soltanto, col dire che non c’è lavoro e quindi i figli devono emigrare. Mineo è un paese bellissimo, con grande storia e cultura. Eppure lo vedo terribilmente apatico e morto, dove sono i ragazzi? Chiediamocelo e cerchiamo di capire quali sono le nostre responsabilità di questo stato di cose, per non avere fatto nulla.


2016.05.17 – Intervento di Leone Venticinque all’incontro di Mineo (2)

Cara di Mineo – Il governo gioca senza pensare alle conseguenze Ultimamente ci sono delle novità per quanto riguarda il destino del centro di accoglienza. Nessuno si è preoccupato di dirci se a sua volta ha chiesto al governo nazionale che ha intenzione di fare. Se non avessimo delle tristi storie, anche molto brutte, legate purtroppo alle conseguenze di questa esperienza, potremmo dare fiducia a chi ci amministra. Purtroppo ci siamo accorti che molti personaggi hanno semplicemente colto una occasione di profitto per sé in quella struttura, in quella delicata questione che è l’accoglienza e l’immigrazione, senza preoccuparsi delle conseguenze. Non è una situazione rassicurante, già ne abbiamo subito i danni mentre altri si arricchivano. Non è giusto né accettabile, noi terremo alta l’attenzione sull’argomento. La politica non c’è solo quando arrivano le elezioni, dovremmo tutti abituarci a seguire i temi che contano per le nostre collettività. La politica è la conquista del nostro essere cittadini. È sbagliato rinunciare all’esercizio di sovranità e di attenzione che spetta a ciascuno di noi, sarebbe fare un passo indietro, cedere alla delega e all’aspettativa, pensare che c’è chi ci comanda che deve operare al meglio per noi. State tranquilli: non lo farà, perché non ha nessun interesse in questo senso. I nostri interessi dobbiamo difenderli noi, con la nostra attenzione e vigilanza, possibilmente insieme. Così potremo ricostruire la speranza e immaginare il futuro, ciascuno di noi con la sua cultura, con le sue idee, con le sue esperienze. Anche l’emigrazione in altri Paesi ha permesso a alcuni concittadini di conoscere realtà diverse, può raccontarci il mondo che ha visto, anche questa è una ricchezza. Cerchiamo di ragionare in questo modo piuttosto che dividerci in mille gruppetti assolutamente inconsistenti e inconcludenti. Quando ci concederanno di avere una campagna elettorale forse saremo anche un po’ avanti nell’aver capito cosa vorremmo per il nostro paese.

Per un cittadino nato in Sicilia l’identità siciliana è molto forte. Ma siamo stati educati fin da piccoli, in famiglia, a scuola, nei mezzi di comunicazione di massa a sentirci cittadini italiani. Arriva però il momento che ci si chiede il perché. Perché dovrei sentirmi italiano? Cosa fa l’Italia per farmi sentire italiano? Il tasso di lavoratori occupati in Sicilia è inferiore a tutte le altre regioni. La percentuale di disoccupati e soprattutto di giovani disoccupati non ha confronto. Un’intera generazione di giovani ha lasciato l’isola ed è stata costretta a cercare lavoro altrove. Gli investimenti per infrastrutture (strade, autostrade, scuole, ospedali) sono tra i più bassi in Italia. Crolla un pilone dell’autostrada e dopo più di un anno i lavori di ripristino non sono ancora iniziati (chissà quanto ci avrebbero messo se fosse accaduto a Firenze, o a Bologna o a Milano). La rete ferroviaria interna è antidiluviana, a binario unico, per larghi tratti abbandonata o addirittura non elettrificata (altro che alta velocità). Arrivano gli immigrati e i centri d’accoglienza con i relativi problemi sono tutti da noi. Produciamo da fonti alternative enormi quantitativi di energia elettrica che potremmo avere quasi gratis e invece la paghiamo carissima e la esportiamo quasi tutta nel resto d’Italia. I nostri prodotti agricoli, a partire dal nostro olio e dalle nostre arance sono fortemente penalizzati dagli accordi europei che permettono l’ingresso di prodotto dal Marocco e dalla Tunisia a costi doganali ridottissimi. Nessuna agevolazione nei trasporti aerei e ferroviari malgrado la penalizzazione dovuta alla distanza e al fatto di essere un’isola. Nessuna fiscalità di vantaggio come invece hanno tutte le isole europee. E infine uno Statuto, conquistato con il sangue dei siciliani, assolutamente non applicato con conseguente ladrocinio alla casse della Regione Siciliana di svariati miliardi l’anno da parte dello Stato italiano. Allora il problema non è ideologico, ma è prima di tutto di convenienza. Mi conviene essere italiano? La risposta è certa. No. Non mi conviene. Sono un cittadino di serie B. Ogni siciliano è un cittadino di serie B. E non c’è più speranza di diventare di serie A perché i vincoli europei impediscono, anche se ci fosse una volontà che non c’è, di investire sullo sviluppo del mezzogiorno e della Sicilia. Se fossimo uno Stato indipendente si potrebbe fare come Malta che fino agli anni ’70 era poverissima e adesso ha un PIL del 7% annuo. Come ha fatto? Semplice. Ha attratto imprese con fortissime riduzioni fiscali per chi investe nel Paese. La Sicilia adesso non può farlo perché l’Europa non consente fiscalità differenziate all’interno della stessa nazione. Ma se fosse uno Stato indipendente potrebbe. L’alternativa sarebbe l’applicazione integrale dello Statuto, andando persino oltre fino ad un nuovo patto federativo tra l’Italia e la Sicilia. Ma l’Italia non comprende che questa sarebbe l’unica strada per rimanere insieme e cerca persino di abolire lo Statuto mai applicato. E allora lo ripeto. Io sono siciliano. Perché dovrei sentirmi italiano? albasiciliana.com albasiciliana@gmail.com


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