Novembre 2022

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Non potevamo dimenticare una delle feste più amate dai veneziani. L’immagine di copertina è la prima rappresentazione pittorica della chiesa del Longhena: risale al 1706 ed è opera del pittore olandese Van Wittel, padre del famoso “Vanvitelli” al quale si deve la Reggia di Caserta e altre importanti opere. Buona Festa della Salute a tutti, quindi, nella speranza che sia anche auspicio di pace, accoglienza e serena fraternità.

Gaspar Van Wittel il

MENSILE A SFONDO SOCIALE DI PUBBLICA UTILITÀ distribuzione gratuita presso gli esercizi commerciali a: Campalto - Favaro Veneto - Tessera - Dese NOVEBRE 2022 Anno XIX N°215 http://issuu.com/lapaginadicampalto lapaginadicampalto@gmail.com In questo numero: 21 NOVEMBRE LA FESTA PIÙ AMATA_UN SABATO TUTTO ROSA_LA GENESI DI UN DRAMMA_IL LIBRO DEL MESE_ BICI NEWS_SEI BELLA COSÌ COME SEI: RIFLETTI_CAMPALTO SÌ_LA PAGINA DELL’ARCHEOLOGIA.
Canal Grande verso la Salute Galleria
Colonna, Roma

LA FESTA PIÙ AMATA

La Festa della Salute è sicuramente quella dall'impatto meno "turistico" e che evoca un sincero sentimento religioso popolare. Anche questa festività, come quella del Redento re, ricorda una terribile pestilenza, quella del biennio 1630-31, e il conseguente voto pronunciato dal Doge per ottenere l'intercessione della Vergine. A tutt'oggi migliaia di cit tadini sfilano il 21 novembre davanti all'altare maggiore dell'imponente Chiesa della Salute a perpetuare il secolare vincolo di gratitudine che lega la città alla Vergine Maria Nel 1630, poco più di mezzo seco lo dopo la terribile pestilenza del 1575-77, il morbo si abbatté nuova mente su Venezia e nella speranza di porre rimedio Il doge fece voto di erigere una chiesa intitolata

alla Salute, chiedendo l'intercessio ne della Vergine Maria per porre fi ne alla pestilenza. La progettazione fu affidata al giovane architetto Bal dassarre Longhena. Il suo progetto rispondeva alle esigenze di grandiosità richieste dalla Serenissima: una chiesa che doveva esaltare la Vergine e al tempo stesso la Repub blica. La basilica era di così grandi dimensioni che prima di iniziare la costruzione furono utilizzati più di 110.000 pali formando uno zattero ne per rafforzare il suolo, al fine di reggere il peso dell’edificio. Fu con sacrata nel 1687. Davvero imponen te come struttura, è decorata ester namente ed internamente con circa 150 statue di profeti, apostoli, santi, i 4 evangelisti, sibille, dottori della chiesa, personaggi femminili del Vecchio Testamento. Di notevole rilevanza sono anche i 15 modiglio ni o “orecchioni” in pietra d’Istria a forma di spirale a cerchi concentrici, che creano l’illusione ottica di una spinta verso l’alto, verso l’enorme cupola, sormontata dalla statua del la Madonna, in veste di “Capitana da Mar”, dove si esaurisce e prende significato la spinta ascensionale dal basso. L’interno a pianta circolare, insolita per Venezia, richiama i vani ampi delle basiliche romane e delle costruzioni termali del tardo gotico. Colpisce il bellissimo pavimento a mosaico di marmi policromi con 32 cerchi concentrici che si uniscono

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al cerchio centrale, dove possiamo leggere “unde origo, inde salus” (donde Venezia ebbe origine, di lì vennero salute e salvezza), a sotto lineare l’inscindibile nesso che le ga la Vergine alla città, Capolavoro è l’altare maggiore, dello scultore fiammingo Juste Le Court, che rappresenta Venezia liberata dalla pe ste. Al centro del gruppo scultoreo l’icona bizantina della “Madonna della Salute” o “Mesopanditissa”, Fu portata dal Morosini come tro feo, conseguenza delle condizioni di pace ottenute con i Turchi alla fi ne della guerra di Candia (l’attuale Creta); venne qui collocata nel 1670. La basilica fu consacrata nel 1687. Chi ha l'opportunità di trovarsi a Venezia durante il giorno della Salute respira un'atmosfera di sincera e sentita partecipazione popolare, di religiosità non bigotta ma legata intensamente alla storia e alle tradi zioni della città.

La fila ininterrotta di persone che il 21 novembre percorre il ponte vo tivo su barche e si reca presso la maestosa Chiesa della Salute, molti con il tradizionale cero votivo, sta a testimoniare il legame ancora vi vo ed intenso esistente tra la città e la Madonna. Ancor oggi la festività della Salute propone una miscela di sentimenti e di motivazioni: accan to al sincero sentimento religioso convive anche l'aspetto più laico e gioioso con i tipici banchi di dolciu mi che popolano le calli adiacenti la chiesa. La Festa della Salute

esprime in sintesi la storia e la tradizione lagunare: è con questo spirito che si deve leggere l'abitudine di consumare, il 21 novembre, il piatto della “castradina”.

È un omaggio alla fedeltà del Dal mati che, nel lunghissimo isolamento patito da Venezia durante la pestilenza, sono stati gli unici a rifornire gli abitanti di cibo. Ma ciò che potevano offrire era quello che avevano a portata di mano, cioè il montone, diffusissimo in quei territori. Quindi durante quei lunghi di ciotto mesi i Veneziani hanno man giato quasi esclusivamente quella saporita pietanza.

Gianfranco Albertini

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UN SABATO TUTTO ROSA

Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne.

Ciao mi chiamo Anna e ho 7 anni. La mia mamma mi ha sempre detto che sono una piccola donna e, cre scendo diventerò una donna gran de e speriamo anche una grande donna! Con lei ho giocato osservando il manifesto de “Le città in festa” dove un momento leggevo: Campalto Dona Cultura e l’attimo dopo: Campalto DONNA Cultura, col sottotitolo “il ruolo delle donne nella cultura veneziana”. Sabato 8 e domenica 9 ottobre si è svolta infatti questa iniziativa ricca di eventi e appuntamenti, mostre e spettacoli. E proprio l’8 ottobre il mio sabato si è tinto di ROSA. Ho partecipato con entusiasmo alla biciclettata lungo la gronda lagunare organizzata per sensibilizzare

le persone alla prevenzione del tu more al seno e mi è piaciuto vede re tante biciclette tutte addobbate con palloncini rosa, manco a dirlo il mio colore preferito! Ho anche com prato la maglietta (sempre rosa ovviamente) con stampato lo slogan : “La prevenzione è vita” e mi è stata donata una mollettina col simbolo del fiocco rosa che ho orgogliosa mente indossato in classe lunedì mattina.

Terminata la biciclettata gli appuntamenti non sono però finiti ed ec comi ad ammirare le meravigliose foto della luna, delle stelle e dei pianeti esposte al Centro Culturale Pascoli, dove ho anche assistito alla mia prima conferenza. Su chi? Ovviamente su una donna: Margherita

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Hack! E ho capito che era una donna che si è sempre impegnata in ogni cosa che ha fatto, noi la ricordiamo giustamente per i suoi meriti: una delle prime donne laureate italiane, la prima ad aver diretto un osserva torio astronomico, un’astrofisica di immenso valore, ma è stata anche una giovane sportiva che ha vinto tante competizioni e una donna che spiazzava col suo particolare umo rismo, una donna soprattutto che è sempre stata fedele al suo essere donna. Una donna che ci lascia in eredità oltre alle sue scoperte e co noscenze scientifiche anche numero si insegnamenti morali e etici. “Le persone vere spaventano. Per questo spesso rimangono sole. Per ché sono sincere, sono oneste e quando vogliono dire qualcosa, lo dicono nel modo più vero che cono scono”. Margherita Hack

Anna Cargnelli, una giovane donna

Il mese di ottobre è stato arricchi to, nella nostra Municipalità e nel restante territorio cittadino, da nu merosi eventi “in Rosa” di sensibilizzazione verso uno dei problemi sanitari più gravosi che colpisce il mondo femminile, il tumore al seno. Per raccontarli tutti forse non sareb bero state sufficienti le pagine del nostro giornalino quindi un grazie di cuore lo rivolgiamo agli organizzatori e ai numerosissimi partecipanti.

Il Gabbiano

Circolo Ricreativo Culturale Campalto - Villagio Laguna

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Consulenza legale gratuita per i soci AUSER - si riceve solo su appuntamento Spesa a domicilio: il ns. Circolo ha il servizio per la consegna gratuita della spesa a domicilio per persone anziane, non autosufficenti, portatori di handicap o con problemi motori temporanei che non possono recarsi personalmnte presso i negozi.

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Circolo Ricreativo Culturale AUSER

“Il Gabbiano”

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LA GENESI DI UN DRAMMA

Nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 nella Germania nazista, e nei territori annessi e occupati dell’Au stria e dei Sudeti nella Cecoslovac chia, un’ondata di violenti pogrom prese come obiettivo le comunità ebraiche e i loro edifici. La persecu zione prese il nome di Kristallnacht, letteralmente “notte dei cristalli”, perché il giorno seguente le strade delle principali città tedesche erano tappezzate dalle schegge di vetro provenienti dalle finestre delle sina goghe, delle abitazioni e dei negozi di ebrei assaltati e, molte volte, dati alle fiamme.

Il regime nazista mistificò le cau se della persecuzione, affermando artatamente che essa costituì la reazione popolare all’assassinio di Ernst vom Rath, funzionario presso l’ambasciata tedesca di Parigi, ad opera del diciassettenne ebreo po lacco Herschel Grynspan. In realtà, le violenze vennero istigate e com piute da membri del partito nazio nalsocialista e delle SA (Sturmabtei lungen), i reparti d’assalto che co stituivano una milizia dello stesso

partito, e da aderenti alla “gioventù hitleriana”. Inoltre, le massima auto rità nazionalsocialiste non solo non ostacolarono, ma assecondarono le azioni, come dimostrato dalle dichiarazioni del ministro della propa ganda del Reich, Joseph Goebbels e dal telegramma che Reinhard Hey drich, comandante delle Forze di Si curezza, inviò la notte del 9 novem bre a tutte le stazioni della Polizia di Stato e ai dirigenti delle SA nei diversi distretti. Venne esplicitamente pianificata la distruzione di sinago ghe, negozi e abitazioni e ordinato l’arresto degli ebrei, “fino a riempire le carceri”. I comandi locali dei vigili del fuoco ricevettero l’ordine di non intervenire per spegnere gli incen di che avessero colpito gli edifici di culto ebraici, ma di fare attenzione che le fiamme non si propagassero alle abitazioni e ai quartieri vicini. Il bilancio della Kristallnacht fu drammatico: 267 sinagoghe distrut te o date alle fiamme, 7500 negozi appartenenti a ebrei vandalizza ti e saccheggiati. In molte regioni gli stessi cimiteri ebraici vennero

via Gobbi 259 - Campalto da martedì a sabato orario 8.15 - 17.30 per appuntamento: 3927242100

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profanati. Persero la vita almeno 91 persone e si stima che gli arrestati non furono inferiori a 30.000, spes se volte costretti a marciare lungo le strade delle città in corteo per raggiungere le prigioni. La “Notte dei cristalli” segna senza dubbio un salto di qualità delle politiche persecutorie antisemite del regime na zionalsocialista. Il governo dichiarò che gli stessi “giudei” erano i re sponsabili di quella notte e impose alla comunità ebraica una multa di un miliardo di marchi come riparazione. Nelle settimane successive la legislazione razzista antiebraica

L’immagine rappresenta il “Binario 21”, nascosto sotto la stazione Cen trale di Milano. Da qui partivano i convogli di deportati, Ebrei e altre persone non ben volute dal regime fascista, verso i campi di concentra mento. Infatti, il 17 novembre, so lo pochi giorni dopo la “Notte dei cristalli”, vengono promulgate le norme “Provvedimenti per la difesa della razza italiana”, comunemente note come leggi razziali. I provvedimenti antisemiti non arri vano come un fulmine a ciel sereno. Da tempo il regime fascista si serve infatti del razzismo sia per sostenere l’espansione coloniale, sia per scaricare le responsabilità dei fallimenti su alcuni capri espiatori. La politica razziale del fascismo non dipende soltanto dal consolidamento dell’al leanza con la Germania nazista.

moltiplicò l’emanazione di norme e provvedimenti che avevano co me obiettivo l’espropriazione delle proprietà degli ebrei tedeschi e la loro esclusone dalle professioni, in ambito pubblico e privato, fino alla perdita dei fondamentali diritti civili, sociali e politici. Si venne concretamente delineando la politica dell’”arianizzazione” della Germa nia che avrà nella “soluzione finale” del disegno di sterminio degli ebrei nell’intera Europa la conseguenza più lugubre e folle.

L’idea di fomentare l’odio delle masse contro un nemico, dipingen dolo come un essere radicalmente “diverso” dalla comunità nazionale, è parte integrante del pensiero fa scista. Recentemente, negli archivi dell’anagrafe milanese, sono stati rinvenuti e resi noti gli incartamenti con i dati delle famiglie deportate.

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Seconda fatica letteraria per la pro fessoressa Cristina Pappalardo. È appena uscito, per la Mazzan ti Editore, il romanzo breve “Mille e una Lei” che riparte da dove era terminato il primo romanzo “Tra Katana e Fossa Clodia: Storia di un amore impossibile” romanzo, che ri cordiamo, era ambientato nella città di Chioggia. Lia, la protagonista del primo libro, in cui si narrava, soprattutto, la sua infanzia e adolescenza, si ritrova, questa volta, lontano dalla città di Chioggia sperando, però, di ripo tersi congiungere con essa nel mo mento del trapasso. Poco prima di morire Lia fa un sogno particolare in cui le protagoniste sono tutte

donne accomunate dalla passione per quello che fanno.

Ecco che vediamo una giornalista alla continua ricerca della verità, a volte resa impercettibile proprio dai fatti; una pittrice impegnata a cat turare i momenti più belli che contraddistinguono un paesaggio; una sarta volta a rammendare i pezzi di una vita vissuta donandosi com pletamente all’altro e una ballerina pronta a rinunciare a una promet tente carriera per dedicarsi a ciò che una donna ha di più prezioso al mondo. Il tutto viene raccontato in più luoghi dando un sapore tipico di “Letteratura di viaggio” arricchen do il lettore di notizie su personaggi più o meno noti, alcune donne ci tate sono vissute nella Chioggia del secondo dopoguerra, entrati, co munque, nel cuore di chi li ha cono sciuti. Sullo sfondo rimane sempre il mare tanto caro all’autrice. Tutto inizia a Chioggia per poi con cludersi, dopo un viaggio che tocca il Lago di Garda e la Calabria, a Ve nezia. L’analessi, o il flashback se vo gliamo dirla all’inglese, crea sia una conoscenza in toto delle figure fem minili protagoniste del romanzo, sia quel pizzico di suspense che rende la storia ancora più avvincente. A volte sarà proprio il lettore a dare una risposta agli interrogativi po sti dalle protagoniste del romanzo, cercando magari di riconoscersi nella voce di quest’ultime: Le Mille e una Lei.

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G. A.

BICI NEWS

Le voci di Campalto e Tessera si sono fatte sentire anche in occasione della recente “Venice Marathon”. Da tempo siamo in attesa di una risposta seria e concreta sul progetto di pista ciclabile sicura lungo via Orlanda. Viste le competenze di ANAS e i costi elevati sembra, per il momento, che le amministrazioni competenti non vadano molto più in là di generiche proposte.

Via Ca’ Solaro: proseguono i lavori per la nuova ciclabile arrivati circa all’al tezza della chiesa di Sant’Andrea. Se in direzione Dese, utilizzando anche il preesistente non ci sono problemi, ben diversa è la situazione per quanto riguarda l’attraversamento di Favaro. Si era pensato diversi anni fa a un colle gamanto con via Indri ma il progetto si è dissolto nel tempo.

Via Triestina: la scorsa primavera sono iniziati i lavori di posa di alcuni sottoservizi che dovrebbero fare da preludio alla realizzazione della ciclabile vera e propria che ormai stiamo aspettando da troppo tempo.

Passo Campalto/San Giuliano: il percorso “tradizionale” lungo l’Osellino è chiuso dall’inverno scorso per il rifacimento del manufatto alla Rotte e non si vedono prospettive per una riapertura in tempi brevi. I lavori, che secon do le previsioni dovevano durare pochi mesi, procedono molto a rilento e il tracciato provvisorio, causa il pesante deterioramento del sedime, non è percorribile in sicurezza e comodità. Se consideriamo che anche il tratto ver so Tessera verrà coinvolto prossimamente per i lavori previsti sull’Osellino, il quadro futuro si presenta abbastanza fosco..

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SEI BELLA COSÌ COME

SEI! RIFLETTI!

Si chiama proprio così, "Reflect", il nuovo cortometraggio disponibi le alla visione di grandi e piccini su Disney+.

A Hollywood e non solo, da qualche anno a questa parte, si sono accorti che uno dei valori più importanti su cui puntare è l'amore verso il pros simo, lo slancio per se stessi oltre che per gli altri e l'accettazione del proprio corpo senza se e senza ma. In sei minuti circa di cortometraggio, l'eroina Disney, che si chiama Bianca, si accorge per la prima volta di essere una bambina in sovrappe so. Eppure lei ha una sola passione al mondo diventare ballerina di dan za classica.

Dopo una sequela di donne tutte belle, tutte bionde, tutte fastidiosa mente perfette, dei veri e propri so gni per ogni uomo comune o princi pe che si rispetti, ora Disney punta alla lotta al body shaming e all'accettazione della propria immagine mostrando agli spettatori un'aspi rante ballerina in conflitto con il suo corpo che si dedica alle figure di danza classica più complesse e co mincia a sentirsi a disagio vedendo la sua immagine riflessa nello specchio rispetto a quella delle compa gne longilinee e diafane. La stanza dove si allena sparisce e Bianca si trova sola di fronte a centinaia di immagini di se stessa riflessa in uno specchio rotto.Sarà solo con estrema determinazione e autocontrollo

che la bimba capirà come affrontare il suo disagio e superarlo.

E tu sei più Biancaneve, Pochaontas o Bianca? Pensi che qualcuno pos sa dirti davvero chi sei o come devi diventare? Si, cara la mia lettrice e perchè no, anche tu caro lettore, ricordati che solo tu puoi decidere chi sei e come vuoi diventare. Età, peso o estrazione sociale sono solo etichette. Spogliatene e urla al mondo quanto perfetto sei. Rifletti!

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CAMPALTO SI

Il 7 ottobre, presso il piazzale della chiesa di San Benedetto, la ludoteca “L’Albero dei Desideri”, assieme alle altre ludoteche del Comune di Venezia, ha partecipato alla decima edizione di “Dritti sui Diritti”, iniziativa dedicata alla salvaguardia dei diritti di tutti i bambini e ragazzi. La manifestazione trova la propria fonte di ispirazione nella Convenzione In ternazionale sui Diritti dell' Infanzia e quest'anno ha evidenziato in particolar modo l' Art. 6 :

"Gli stati riconoscono il diritto alla vita di ogni bambino e ne assicurano la sopravvivenza e lo sviluppo”

È stato proposto un divertente percorso di giochi avente come tema il diritto alla salute, ponendo così l' attenzione su uno dei diritti fondamentali dei bambini. Alla fine ogni bambino ha meritato l'attestato per aver superato brillantemente le prove.

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LA PAGINA DELL’ARCHEOLOGIA

Tutankhamon: i misteri di una tomba intatta (quasi)

4 novembre 1922, Valle dei Re, a circa 3 km dalla riva occidentale del fiu me Nilo, a ovest dell’antica città di Tebe (l’attuale Luxor) proprio di fronte all’ingresso della tomba del faraone Ramses VI, l’archeologo inglese Howard Carter scopre un gradino. Si rivelerà essere il primo della scala di accesso alla tomba sotterranea di Tutankhamon. (1341 a.C. circa -1323 a.C. circa).

A cento anni dalla sua scoperta, in occasione della grande mostra alle stita a Venezia, negli spazi di Palazzo Zaguri, sono ancora molti gli interrogativi che il “faraone bambino” ci pone. Uno dei quali riguarda la sua sepoltura: perché fu ritrovata (quasi) intatta, a differenza delle preceden ti tombe reali? Anzitutto, c’è da di re che non si tratta di una semplice tomba ma di un vero e proprio sistema ipogeo composto da sei ambien ti: una scala, costituita da 16 gradini, che porta a un corridoio, in leggera discesa, che conduce a sua volta in un’anticamera dalla quale partono gli accessi ad altre due camere. Da una di queste, quella funeraria, si

accede infine alla “camera del te soro”. Questo per dire che questo ambiente sotterraneo venne sì violato, in due occasioni, dai predoni di tombe, i quali però riuscirono solo ad accedere all’anticamera e al loca le denominato “annesso”. Vennero quindi lasciate intatte sia la camera funeraria che quella del tesoro. L’an nesso, un locale di piccole dimensioni, conteneva oltre 2.000 pezzi e si presentava in un disordine tale tanto da essere stato l’ultimo ambiente ad essere stato sgomberato (primavera del 1928). Una situazione caotica de terminata sia dal passaggio dei ladri e sia perché gli oggetti recuperati erano stati poi posti qui alla rinfusa. In alcuni casi ancora avvolti dai teli utilizzati dai ladri per asportarli. Am massati gli uni sugli altri, in fretta e in furia dopo l’ultimo furto subito. La tomba era quindi già stata “visitata” prima del fatidico 29 novembre 1922, data ufficiale della sua apertu ra. Infatti, Carter e la sua équipe ave vano rinvenuto rotti i sigilli. I ladri non erano però riusciti a portare a termine il furto, probabilmente scoperti, e quindi, successivamente, il sepolcro

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era stato richiuso dopo aver stipato, alla bell’è meglio, nell’annesso, co me si diceva, gli oggetti recuperati. I furti erano avvenuti poco dopo la sepoltura, come spesso accadeva in tali circostanze, e avevano riguarda to essenzialmente piccoli oggetti, fra cui alcune pietre preziose. In seguito, dopo che gli incaricati della sicu rezza dell’epoca ebbero richiuso le aperture praticate dai predoni sulla porta esterna e applicato dei nuovi sigilli anche a una porta interna, po sta alla fine del corridoio, la tomba era riuscita a passare inosservata agli occhi dei posteri, nascosta sotto ad altre strutture della Valle dei Re. In particolare, si trovava sotto a ben 150.000 tonnellate di rocce e detriti di un’altra tomba, scavata sul pendio sovrastante. Questo permise a Car ter di divenire il primo archeologo al mondo a essersi trovato di fronte a una tomba praticamente intatta e di far arrivare fino a noi più di cinquemi la oggetti preziosi di vario tipo: statue, sarcofagi, un trono, letti, catafal chi, cocchi, cofani, armi, gioielli, i vasi canopi contenenti gli organi estratti dal corpo durante l’imbalsamazione, arnesi vari. Oltre alle pitture, magni fiche, che ricoprivano le pareti di quattro delle sei stanze del complesso ipogeo. Anche qui abbiamo un unicum rispetto alle altre tombe reali: questi affreschi presentano la scena di un funerale, e furono fatti proprio per questa sepoltura. Al contrario quindi di quanto rinvenuto nelle altre tombe dove le immagini non sono

raffigurazioni di scene di vita reale e quotidiana, ma rappresentano una sorta di cliché figurativo. Un’altra particolarità è costituita dal fatto che nei baldacchini che ricoprono il sar cofago è rappresentata la scena di un diluvio universale: si tratta di uno dei primi diluvi mai raccontati Un suc cessivo unicum, per non dire mistero vero e proprio, è invece dato dai due feti mummificati rinvenuti all’interno di due piccoli sarcofagi antropomor fi conservati nella camera del tesoro. Si tratta delle figlie di Tutankhamon e ancora oggi gli egittologi si inter rogano sul significato di questa pre senza. Non vi sono infatti altri termini di confronto in quanto questa tom ba è la sola ad essere stata ritrovata praticamente intatta. Non si è quindi in grado di sapere se seppellire i feti fosse una tradizione o un fatto lega to solo a questa circostanza, ovvero alla storia personale di Tutankha mon. Un altro fatto degno di nota è che uno dei due pugnali rinvenuti avvolti sulla mummia è costituito da “ferro del cielo”, ovvero è composto da materiale ferroso (una lega di ni chel e ferro) proveniente da un me teorite. Un’ulteriore unicità è costi tuita dalla pietra traslucida, a forma di scarabeo, presente sul pettorale del faraone: proviene da una raris sima pasta vitrea di silicio, di colore giallo, proveniente dal deserto del la Libia. Si tratta dell’unico esempio finora accertato di utilizzo di questo materiale. Un materiale proveniente quindi anche questo dallo spazio,

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come il pugnale di cui si è appena detto: recentemente è stato accerta to che la pietra del pettorale è il frut to dell’esplosione di una cometa di ghiaccio avvenuta, sopra il deserto libico, alcuni milioni di anni fa. Come si può vedere, in cento anni a questa parte, il lavoro, iniziato da Howard Carter, non è ancora finito e procede ancora grazie alle moderne tecnolo gie. Quel che è certo è che, grazie al suo essere quasi intatta, la tomba di Tutankhamon rappresenta una importantissima “finestra” sull’antico Egitto, che ha fornito e continua ancora a fornirci informazioni e pre ziosissime testimonianze sulla storia egizia. È infine da menzionare il fatto che, contrariamente a quanto in uso fino a quel tempo, i reperti ritrovati non lasciarono mai l’Egitto. Questo paese, al tempo della scoperta di Carter, stava affermando la propria indipendenza dall’Inghilterra e quin di il governo egiziano riuscì a far sì che tutto ciò che venne ritrovato dal fatidico 4 novembre 1922 al 10 no vembre del 1930, quando gli ultimi

oggetti vennero rimossi dalla tomba, rimanesse per sempre nella terra dei faraoni. Anche questo un unicum rispetto alle scoperte precedenti. Tutankhamon, quindi, fin da subito, divenne un simbolo dell’identità egi ziana e i cinquemila oggetti del suo corredo funebre andarono a costitu ire il nucleo del nuovo Museo Egizio del Cairo.

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Editore: Circolo Auser “Il Gabbiano” - Direttore responsabile: Giorgio Marcoleoni.

Redazione a cura di: Blog Territori e Paradossi - Associazione Culturale. E-mail: info.blogterritorieparadossi@gmail.com

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