Kenya. Avventura responsabile nell'eco-lodge dei Maasai

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Kenya

Non c’è speranza senza paura

di Lino Matti

Avventura responsabile nell’eco-lodge dei Maasai

Da tanto tempo la litania delle buone intenzioni si perde per l’apporto della furbastreria

di Barbara Lomonaco

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La proprietà della tenuta di Campi ya Kanzi è della comunità Maasai

fondi destinati alla collettività, che comprende circa settemila persone, di cui duecento impiegate nelle attività turistiche. L’acqua del lodge arriva da un sistema di raccolta dell’acqua piovana che copre il fabbisogno della tenuta anche nella stagione secca. Pannelli e celle fotovoltaiche forniscono acqua calda ed elettricità. In tema di safari, Campi ya Kanzi con i suoi dintorni è una delle maggiori attrazioni del continente, a cavallo fra due dei più famosi parchi del Kenya: Amboseli e Tsavo. Quest’anno Samson Parashina ha meritato il premio Champions of the earth del programma ambientale dell’Onu per il suo impegno nello sviluppo di un modello economico sostenibile. l

i www.maasai.com

volontariambiente Archiviata l’Assemblea

di Volontariambiente, si riparte per una nuova stagione di campi e progetti di volontariato. È già in programma, dal 29/12 al 2/1, un campo per festeggiare in modo utile, ecologico e divertente il nuovo anno a Sala Biellese (Bi), ai confini della Riserva naturale della Bessa. Sarà un campo aperto anche alle famiglie. I volontari allog-

FOTO: © Nagata / UN Photo

on è tutto eco quello che ruggisce: oltre la facile definizione di “ecolodge”, in Africa orientale si celano spesso imprese turistiche che offrono incontri esotici e “selvagge avventure” sulla terra di comunità che non beneficiano in alcun modo della loro presenza. Anzi ne sfruttano le risorse ambientali per offrire lussuosi alloggi dotati di ogni comfort ai loro clienti. Ma non al Campi ya Kanzi. L’ecolodge, che può ospitare fino a 26 persone, si trova in Kenya di fronte al Kilimanjaro, sulle colline di Chyulu, luogo al quale Hemingway si ispirò per Le nevi del Chilimangiaro. Luca, italiano laureato in Economia con una tesi sullo sviluppo sostenibile e la conservazione ambientale in Kenya, e sua moglie Antonella lo gestiscono con Samson Parashina, un maasai guida professionale. La proprietà della tenuta è della comunità Maasai Kuku, con l’aiuto e l’approvazione della quale è stata costruita. Il Maasai wildernest conservation trust, presieduto da Samson Parashina, gestisce i

di Giorgia Chiocchini

geranno nel centro di educazione ambientale Andirivieni e saranno impegnati in attività di ripristino della struttura. Il Cea Andirivieni, oltre a organizzare percorsi formativi, è impegnato nella realizzazione di percorsi naturalistici e storico-culturali legati alla Resistenza, agli usi e ai costumi locali. Nel tempo libero, oltre alle passeggiate nei boschi, saranno organizza-

te occasioni per interagire con la comunità locale, il cenone di Capodanno, workshop e attività mirate al coinvolgimento dei più piccoli. Quest’autunno sono in programma campi internazionali in Islanda (Rejkjavik) e alcuni progetti a mediolungo termine in Francia e Regno Unito.

i www.legambiente.it 0686268323-4

a tanti pizzi, ormai, e da tanto tempo, si continua a cantare di “salva suolo”, di “consumo del suolo”, di “distruzione del suolo”, di “difesa del suolo” e finisce l’inno sempre con l’acuto “salviamo il paesaggio. Difendiamo i territori”. Intanto, spero che non soltanto per Vittorio Taviani: «la Natura è più importante di tutti noi, di abitanti e turisti, di operatori e politici». Nel frattempo, Lipari è sommersa dal fango con l’aiuto di una discarica abusiva. Dalla guglia dell’informazione

e del potere veniamo a sapere che in 40 anni la perdita di superficie agricola somma a 5 milioni di ettari, un’estensione grande quanto Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna. «Abbiamo il paese più bello del mondo, proteggiamolo - dice Laura Puppato creeremo lavoro, cultura, benessere, felicità». Da quanto tempo la litania delle buone intenzioni si perde per l’apporto delle caste di furbastreria? «Da noi – dice Galli della Loggia

– ogni discorso sull’importanza della cultura, sulle necessità di custodire il passato e i suoi beni, di salvare ciò che rimane del paesaggio, rischia di essere fin dall’inizio perdente». Si parla da un po’ di tempo di stop al cemento selvaggio. Il presidente del Consiglio Monti dice “rimediamo ai nostri mali” e sposa la difesa del paesaggio. Credere di non credere forse è sciocco. Resta la speranza, malgrado la potenza impregante della furbastreria. Ma come dice Walter Benjamin: “Solo per chi non ha più speranza ci è data la speranza”. Pensare verde in un bosco verde è come essere assolti da selvagge estensioni di cementificazioni, giustificate (culturalmente?) da ogni espressione dell’uomo (civile?). Amen

novembre 2012 / La nuova ecologia

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